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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 02 Marzo 2010
POLITICA COMUNE DELLA PESCA: RIFORMA RADICALE E MAGGIORI FONDI  
 
Bruxelles, 2 marzo 2010 - Una riforma radicale e maggiori fondi per il settore della pesca Ue, tenendo conto delle specificità regionali e con un occhio di riguardo per la pesca artigianale e costiera. E´ quanto chiede il Parlamento, sollecitando anche un´efficace politica di non-rigetto in mare del pescato, il sostegno all´acquacoltura di qualità, una maggiore informazione dei consumatori e la tracciabilità dei prodotti, anche importati. Vanno anche sviluppate le organizzazioni interprofessionali e le vendite dirette. Approvando con 456 voti favorevoli, 50 contrari e 65 astensioni la relazione di Maria do Céu Patrão Neves (Ppe, Pt) sul libro verde della Commissione relativo alla riforma della politica comune della pesca (Pcp), il Parlamento rileva anzitutto "l´importanza strategica" di questo settore per suo rilevante contributo "in termini di benessere socioeconomico delle comunità costiere, sviluppo locale, occupazione, conservazione e creazione di attività economiche a monte e a valle, rifornimenti di pesce fresco e conservazione delle tradizioni culturali locali". I deputati chiedono quindi una "riforma radicale" della politica della pesca per evitare il rischio di "ritrovarsi senza risorse ittiche e senza industria della pesca al momento della prossima riforma". Ricordano, peraltro, che il principale obiettivo della Pcp "deve essere di garantire il futuro "tanto delle risorse quanto dei pescatori" e sottolineano che la salvaguardia della sopravvivenza della pesca e la conservazione della sostenibilità degli ecosistemi marini "non sono obiettivi inconciliabili". Ritenendo poi che il processo di riforma della Pcp debba concludersi all´inizio del 2011, i deputati rilevano che, con l´entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Parlamento "non è più soltanto un organo consultivo ma diventa colegislatore nel settore della pesca, condividendo il potere decisionale con il Consiglio, tranne in materia di fissazione di Tac e quote". Il Parlamento ritiene inoltre che le risorse finanziarie da negoziare nell´ambito del nuovo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 "debbano comprendere una dotazione finanziaria maggiore per la Pcp", e respinge "ogni tentativo di rinazionalizzare i costi della Pcp". A suo parere, occorre poi "garantire un accesso più agevole" agli strumenti finanziari dell´Ue e chiede "con insistenza" che sia articolata una strategia di sostegno finanziario "agli operatori professionali della pesca che potrebbero veder ridotta la loro attività o perdere il posto di lavoro in seguito all´adattamento delle capacità di pesca alle disponibilità di risorse alieutiche o a piani di ricostituzione delle risorse". In generale, il Parlamento sostiene un sistema di gestione per il settore della pesca che si discosti dall´approccio verticale tradizionale (top-down), puntando invece sul principio della regionalizzazione e della sussidiarietà (decentramento a livello orizzontale). Respinge quindi "fermamente" ogni tentativo inteso ad adottare un modello comunitario unico di gestione della pesca e chiede invece che "si tenga debitamente conto delle caratteristiche specifiche dei vari mari europei". Ma sottolinea anche l´esigenza di evitare di mettere a repentaglio la parità di opportunità tra i produttori nell´Ue o l´armonizzazione delle condizioni di concorrenza. Il Parlamento si dice favorevole a trattare in modo differenziato la pesca di altura e quella a carattere più artigianale. Sollecita quindi la Commissione a lavorare "in vista di un modello distinto, chiaramente definito, liberale, de-burocratizzato e semplificato" per la gestione della pesca artigianale e costiera. Andrebbero poi istituiti programmi comunitari specifici di sostegno alla piccola pesca costiera e artigianale e alla pesca di molluschi, anche per ottenere un maggiore accesso ai mercati e aumentare il valore dei prodotti. Al contempo l´attuale Fep e i futuri fondi strutturali devono continuare a sostenere il rinnovo e l´ammodernamento dei pescherecci, in particolare per quanto riguarda la piccola pesca costiera e artigianale. I deputati sollecitano la Commissione a esaminare la possibilità di adottare nuovi modelli di gestione della pesca, "che siano complementari al sistema di Tac e quote", anche per agevolare l´introduzione della politica di non-rigetto in mare e favorire "un adattamento più flessibile della flotta allo stato effettivo delle risorse nella loro diversità e distribuzione". Ritengono inoltre che un meccanismo di gestione basato sullo sforzo di pesca permetterebbe di sviluppare un´efficace politica di non-rigetto e di semplificare le attuali procedure amministrative e di controllo. Occorrerebbe anche creare un Fondo per il disarmo, "quale soluzione efficace e a breve termine ai problemi di eccesso di capacità". D´altro canto, i deputati ritengono essenziale che, in caso di periodi di riposo biologico per la flotta al fine di preservare gli stock ittici, "si tenga debitamente conto anche dell´industria conserviera, che non dispone di fonti alternative di approvvigionamento delle specie interessate da dette misure". Il Parlamento chiede anche di rafforzare la protezione e la competitività dell´acquacoltura comunitaria "con un sostegno forte e continuo alla ricerca e allo sviluppo tecnologico, il miglioramento dell´assetto delle zone costiere e dei bacini idrografici". Vanno quindi sostenuti gli investimenti in nuove tecnologie dell´acquacoltura piscicola off-shore e d´acqua dolce, sostenendo in via prioritaria il miglioramento della sostenibilità ambientale. Nel chiedere incentivi a favore dell´acquacoltura biologica e di iniziative volte ad incrementare l´efficienza degli impianti di piscicoltura, sollecita finanziamenti alle imprese di acquacoltura "a prescindere dalle loro dimensioni". Lo sviluppo sostenibile dell´acquacoltura, per i deputati, deve anche promuovere la produzione di "prodotti di qualità superiore" attraverso norme sanitarie migliorate, standard elevati in materia di benessere animale e un elevato livello di protezione dei consumatori. In proposito, sollecitano la Commissione ad accrescere le informazioni rivolte ai consumatori sull´origine e la qualità dei prodotti della pesca, tramite un monitoraggio rigoroso e una "tracciabilità completa", dall´ottenimento della materia prima alla commercializzazione del prodotto finito, sia per la vendita di catture fresche che di prodotti trasformati derivanti da attività di pesca o dall´acquacoltura. In materia di politica commerciale, il Parlamento sottolinea anche la necessità di assicurare anche la tracciabilità dei prodotti importati e la loro conformità ai medesimi requisiti sanitari, ambientali e sociali dell´Ue. Inoltre, chiede di impedire che nuove concessioni a livello della protezione esterna "non vanifichino o compromettano gli sforzi per garantire sbocchi alla produzione comunitaria a prezzi sufficientemente remunerativi". I nuovi accordi di pesca con paesi terzi dovrebbero quindi essere oggetto di una valutazione complessiva, "sulla base di criteri definiti dal Parlamento europeo". Occorre poi adoperarsi per evitare di aggravare la dipendenza dell´Ue dalle importazioni da paesi terzi e garantire, invece, la promozione esterna dei suoi prodotti quali le conserve di pesce, "in particolare ... Finanziandone la presentazione a concorsi e fiere internazionali". Quale primo importatore mondiale, l´Ue dovrebbe anche dare priorità alla lotta contro la pesca illegale. Il Parlamento ritiene infine necessario creare raggruppamenti interprofessionali nel settore della pesca, con la partecipazione di proprietari, lavoratori, trasformatori, intermediari, ecc.. Considera inoltre necessario ridurre il numero di intermediari nella filiera tra produttore e consumatore ed incentivare e sostenere tutte le attività di vendita diretta o di commercializzazione da parte del produttore idonee ad accorciare la filiera. Occorre inoltre creare meccanismi "per promuovere la concentrazione dell´offerta".  
   
   
SCIENZIATI SEQUENZIANO IL GENOMA DEGLI AFIDI  
 
Un team internazionale di scienziati ha sequenziato il genoma delle afide del pisello. Oltre a gettare nuova luce sul concetto di ecologia ed evoluzione degli insetti, i risultati potrebbero portare allo sviluppo di nuovi modi di controllare gli afidi, che sono importanti parassiti agricoli. I risultati sono pubblicati nella rivista Public Library of Science (Plos) Biology, mentre i documenti di accompagnamento si trovano su Plos Genetics, Genome Biology e un numero speciale di Insect Molecular Biology. Gli afidi vivono sulle piante e sono dotati di un apparato buccale specializzato, che permette loro di sfruttare le strutture delle piante preposte al trasporto degli zuccheri. Nel mondo ci sono circa 5.000 specie di afidi, molti dei quali attaccano colture agricole e di piante ornamentali. Oltre a danneggiare le piante nutrendosi delle loro parti, gli afidi spesso danneggiano le piante anche indirettamente, trasmettendo virus vegetali. "A livello mondiale, i costi annuali dovuti alle perdite di raccolti causate degli afidi, sono stimate in centinaia di milioni di dollari´, scrivono i ricercatori. Nello studio in questione, gli scienziati hanno focalizzato l´attenzione sull´afide del pisello (Acyrthosiphon pisum), che, come suggerisce il nome, si nutre di piselli e altri legumi. La prima sorpresa per i ricercatori è stata la grande quantità di geni riscontrata nell´afide del pisello. "Abbiamo trovato 35.000 geni, rispetto ai 15.000-20.000 in altri insetti, e i 25.000 negli esseri umani", ha commentato Stephen Richards del Baylor College of Medicine negli Stati Uniti. Si pone quindi la domanda del perché l´afide ha così tanti geni. È probabile che abbia duplicato alcuni dei suoi geni. "Cosa significa questo? Vuol dire che l´afide del pisello probabilmente ha fatto una sorta di ´backup´ del suo materiale genetico", ha detto Denis Tagu dell´Istituto nazionale francese per la ricerca agricola. "Un´ipotesi è che una copia di questo backup è mantenuta invariata e utilizzata per il funzionamento delle cellule e dell´organismo, e la seconda serie permette delle modifiche attraverso delle mutazioni". "La maggior parte delle mutazioni sono probabilmente neutre o negative per i geni, senza effetti sulla biologia degli organismi", ha aggiunto David Stern della Princeton University negli Stati Uniti. "Ma alcune mutazioni rare potrebbero produrre nuove funzioni per alcuni dei geni, che potrebbero aiutare - come in questo caso - l´afide del pisello ad adattarsi al suo ambiente. Un´altra possibilità è che forse gli afidi hanno bisogno di copie di geni per regolare tutti gli aspetti del loro complesso ciclo di vita". Gli afidi hanno sviluppato una serie di forme diverse per adattarsi alle mutazioni ambientali. In primavera e in estate le femmine asessuate partoriscono una prole asessuata, che in realtà è composta da cloni della genitrice. Tuttavia, quando arriva l´autunno e l´ambiente diventa più ostile, gli afidi producono femmine e maschi sessuati. Quando questi si accoppiano, le femmine depongono uova che si schiudono in primavera e producono femmine asessuate, e l´intero ciclo ricomincia. Esistono inoltre forme di afidi alate e senza ali; le forme alate sono in grado di viaggiare di più e di colonizzare nuove piante, ad esempio. Un´altra scoperta fatta dai ricercatori è stata l´assenza di molti geni coinvolti nel sistema immunitario. "Data l´assenza di questi geni, sembra che gli afidi abbiano un sistema immunitario debole", ha osservato Nicole Gerardo della Emory University negli Stati Uniti. Una possibile spiegazione potrebbe essere che gli afidi hanno sacrificato un sistema immunitario forte, in cambio della capacità di riprodursi rapidamente. "È probabile che gli afidi siano selezionati per i tassi di riproduzione estremamente elevati: devono colonizzare una pianta e produrre prole prima di essere divorati e [sterminati] dai loro nemici", ha detto Charles Godfrey dell´Università di Oxford nel Regno Unito. "Sappiamo che avvengono degli scambi tra le caratteristiche di difesa e altri componenti legati alla forma, e negli afidi la selezione naturale potrebbe aver favorito la riproduzione anziché la difesa". Un´altra possibilità è che il loro sistema immunitario indebolito impedisce agli afidi di uccidere i loro batteri simbiotici. La dieta degli afidi, fatta di zuccheri succhiati dalle piante, manca di aminoacidi essenziali. Questi sono forniti da batteri simbiotici chiamati Buchnera, che vivono all´interno di cellule speciali degli afidi, e sono tramandati di generazione in generazione. Lo studio di questo sistema potrebbe avere implicazioni per la salute umana. "Ci sono persone che si sentono male quando prendono gli antibiotici, perché il farmaco uccide tutti i batteri benefici [nell´intestino umano]", ha detto la dottoressa Gerardo. "Se riusciremo a studiare il processo di come conservare i batteri benefici, eliminando i batteri nocivi in diversi organismi - tra cui gli afidi - allora forse potremo essere in grado di capire meglio". I risultati hanno anche portato ad una migliore protezione delle colture. "Capire il dialogo molecolare tra i geni dei batteri e degli afidi potrebbe portare alla scoperta di importanti meccanismi di regolazione, che potrebbero diminuire l´efficienza della simbiosi e ridurre l´impatto degli afidi sulle colture," ha sottolineato il dottor Tagu. "I biologi impegnati nello studio dell´afide del pisello hanno ora a disposizione una serie di nuovi strumenti utili per cercare di rispondere a nuovi quesiti", ha concluso il professor Godfrey. "Gli studi sull´afide del pisello ci forniranno informazioni sulla biologia degli afidi e degli insetti più in generale, con evidenti vantaggi economici in un periodo di crescente insicurezza alimentare". Per maggiori informazioni, visitare: Database Aphid Genome: http://www.Aphidbase.com/aphidbase/  Numero speciale di Insect Molecular Biology dedicato al genoma degli afidi: http://www3.Interscience.wiley.com/journal/118497253/home  Per scaricare l´articolo su Plos Biology, fare clic: http://www.Plosbiology.org/article/info:doi/10.1371/journal.pbio.1000313    
   
   
AGRICOLTURA, VIA LIBERA IN SARDEGNA AL NUOVO REGIME DI CONDIZIONALITÀ  
 
Cagliari - Via libera dalla Giunta regionale al nuovo regime di condizionalità in agricoltura. Su proposta dell’assessore dell’Agricoltura Andrea Prato, l’esecutivo ha approvato la delibera di applicazione della condizionalità per il 2010, con il recepimento del decreto ministeriale n. 30125 del 22 dicembre 2010. Tra le novità: l’elenco dei Piani di gestione delle aree Sic della Rete Natura 2000 e la diversa esposizione delle norme per il raggiungimento degli obiettivi delle “Buone condizioni agronomiche e ambientali”; in particolare i periodi di copertura minima del suolo (Standard 1.2) e il rispetto delle procedure di autorizzazione per l’utilizzo dell’acqua irrigua (Standard 5.1). Cosa è il regime di condizionalità - Con il processo di riforma della Politica agricola comune (Pac), dal giugno 2003, sono stati introdotti cambiamenti di grande rilievo sul funzionamento di questa politica e sulle responsabilità degli agricoltori. A partire da Agenda 2000 infatti, si è realizzato un progressivo rafforzamento dell´integrazione degli obiettivi ambientali, tanto all´interno del primo pilastro della Pac (politiche di mercato), quanto del secondo pilastro (sviluppo rurale). Lo spostamento di priorità degli aiuti Pac, dal sostegno ai prezzi verso aiuti diretti agli agricoltori, è stato accompagnato dall’introduzione di obblighi più chiari e più cogenti per gli agricoltori che devono gestire la loro azienda in modo sostenibile. Si è creato, quindi, il cosiddetto sostegno condizionato o condizionalità (anche cross compliance) che subordina la concessione di pagamenti diretti al rispetto di particolari disposizioni normative riguardanti l’ambiente, la sanità pubblica, salute delle piante e degli animali, il benessere degli animali, nonché il mantenimento dei terreni agricoli in buone condizioni agronomiche e ambientali. Il provvedimento sulla condizionalità entra in vigore dal 1° gennaio 2010 e, per assicurare la capillare divulgazione e la massima diffusione degli adempimenti a carico degli agricoltori beneficiari di aiuti, è stato dato mandato all’ Agenzia Laore di procedere, con la collaborazione degli Uffici e delle Agenzie regionali competenti, all’organizzazione di una intensa attività di divulgazione, informazione e assistenza tecnica sull’applicazione a livello aziendale degli impegni contenuti negli allegati 1 (Criteri di gestione obbligatori - Cgo) e 2 (Buone condizioni agronomiche e ambientali.  
   
   
CIRCA 10 MILIONI DI KG DI SPECK ALTO ADIGE IGP PRODOTTI NEL 2009 NEL 2009 SONO STATI PRODOTTI OLTRE 2 MILIONI DI BAFFE DI SPECK ALTO ADIGE IGP IL PREAFFETTATO CONTINUA A CRESCERE, +22%  
 
 Bolzano - Sono finalmente disponibili i dati relativi alla produzione del 2009, rilevati dall’istituto indipendente Ineq (Istituto Nord Est Qualità) che esegue anche i controlli di qualità. Le cifre del 2009 confermano il trend positivo degli ultimi anni: nel 2009 sono stati infatti prodotti 2.183.507 di baffe di speck, equivalenti a quasi 10 milioni di kg di Speck Alto Adige Igp che ha così mantenuto il livello di crescita lento e costante degli ultimi anni. Sebbene rispetto al 2008 la produzione del 2009 abbia registrato una flessione del 9%, va tuttavia considerato che il 2008 è stato un anno straordinariamente positivo. Nel 2009 la produzione totale di speck di tutti i produttori riconosciuti dal Consorzio ha raggiunto 5.556.294 di baffe, con una quota del 39% attribuibile allo Speck Alto Adige Igp. Il preaffettato guadagna terreno - Lo sviluppo di differenti tipologie di confezionamento nello scorso anno, mostra per lo Speck Alto Adige Igp un chiaro balzo in avanti del preaffettato. Con un incremento del 22% - da 14,9 milioni di confezioni vendute nel 2008 a 18,2 milioni nel 2009 – il preaffettato è risultato il segmento che ha fatto registrare il tasso di crescita più repentino. Ormai il 20,5% dell’intera produzione di speck di marca viene venduto in forma di preaffettato. Il Presidente del Consorzio Franz Senfter conferma l’importanza di questo prodotto che soddisfa le moderne abitudini di consumo. Il 40% dello speck continua comunque ad essere venduto al banco, prevalentemente in forma di baffe intere (24%) o di mezze baffe (16%). Speck Alto Adige Igp – Descrizione del prodotto - Lo Speck Alto Adige Igp è un prosciutto crudo leggermente affumicato e stagionato per 22 settimane. Inconfondibile per aspetto, profumo e sapore, deve la propria peculiarità al metodo di lavorazione tradizionale, tramandato di padre in figlio e protetto dall’Unione Europea. Questo prodotto poteva nascere solo in Alto Adige dove si incontrano la cultura mediterranea e mitteleuropea, creando una simbiosi perfetta tra l’affumicatura nordica e la stagionatura mediterranea. Da qui il risultato di un gusto equilibrato tra il dolce e l’affumicato. La disciplina di produzione prevede essenzialmente un’affumicatura leggera, che avviene con legna poco resinosa (ad una temperatura del fumo inferiore ai 20 gradi centigradi), una stagionatura media di 22 settimane che avviene con il prezioso contributo dell’aria fresca e frizzante delle vallate altoatesine, un basso contenuto di sale non superiore al 5%. Il rispetto delle regole di produzione porta, nel prodotto finito, alla marchiatura a fuoco e all’uso del logo ovvero dalla pettorina verde loden “Speck Alto Adige Igp” in italiano. Cosa significa Igp? Igp è l´Indicazione Geografica Protetta cioè il riconoscimento dell´Unione Europea che garantisce sicurezza, tipicità e genuinità. Il prodotto che lo ottiene deve essere originario della regione geografica di cui porta il nome, e quindi possedere caratteristiche che lo rendono unico e non riproducibile al di fuori di essa. A norma del regolamento Cee n. 2081/92 la denominazione Igp tutela contro qualsiasi usurpazione, imitazione o evocazione, nonché indicazioni false o ingannevoli relative all’origine, alla natura o alle qualità essenziali dei prodotti. Allo Speck Alto Adige la denominazione Igp è stata conferita nel 1996 sulla base del relativo disciplinare di produzione. Nello specifico, sono previste sanzioni per chi utilizza non solo la denominazione Alto Adige ma anche altre indicazioni riferibili e evocanti questo territorio, come previsto dal regolamento europeo per la protezione delle Igp.  
   
   
AGRUMI: SICILIA, BANDO PER CONVERSIONE IN SUCCO PRODOTTO RITIRATO  
 
Palermo - Dopo aver pubblicato il bando per il ritiro di cinquantamila tonnellate di arance da destinare alla trasformazione in succhi per aiuti umanitari, arriva un altro passo avanti dell´amministrazione regionale per portare a compimento gli aiuti previsti dalla norma a favore del settore arancicolo, inserita nella legge sull´agriturismo. Il dipartimento per le risorse in agricoltura ha infatti predisposto lo schema di richiesta di offerta per la conversione in succhi del prodotto agrumicolo che verra´ ritirato dal mercato. La domanda presentata alle organizzazioni prevede la suddivisione in dieci lotti da cinquemila tonnellate ciascuno. Per partecipare all´assegnazione dei lotti, gli imprenditori del settore della trasformazione dovranno comunicare, tra l´altro, il quantitativo di succo di arancia rosso al 100%, confezionato in gable-top, con tappo a vite, da 1.000 ml, che intendono riconoscere come controvalore in riferimento a ciascuna tonnellata di prodotto fresco e per singolo lotto, nonche´ il servizio di confezionamento e pallettizzazione per il successivo invio per aiuti umanitari. Le offerte dovranno essere presentate secondo le modalita´ indicate nello schema pubblicato dall´amministrazione regionale. Il bando scade il prossimo 3 marzo. Il programma a favore del settore agrumicolo e´ stato reso possibile grazie a un emendamento del governo regionale, a firma dell´assessore alle risorse agricole Titti Bufardeci. La dotazione finanziaria e´ di 12,5 milioni di euro.  
   
   
PESCA: PROROGATI BANDI MISURE FEP SICILIA  
 
Palermo - Per venire incontro alle esigenze del mondo della pesca siciliana, l´amministrazione regionale ha deciso di concedere una proroga di quindici giorni alle scadenze previste per fine febbraio dei bandi delle misure del Fep, il fondo europeo per la pesca, lo strumento di programmazione comunitaria per il settore. Le proroghe sono state comunicate dal dipartimento regionale della Pesca e saranno pubblicate lunedi´ prossimo sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana. I bandi oggetto di proroga sono: "bando porti, misura 3.3", "bando acquacoltura, misura 2.1","bando ammodernamento misura, 1.3", "bando trasformazione e commercializzazione misura, misura 2.3" e i bandi relativi a caro gasolio, "isola grande" e "isole minori". Per l´assessore regionale alla Pesca, Titti Bufardeci, c´e´ una sola chiave di lettura: "Questa proroga - spiega - va incontro alle profonde modifiche organizzative che il mondo della pesca siciliana deve affrontare per raggiungere gli standard di sicurezza definiti dalla politica comune europea e dalla necessita´ di un nuovo assetto che crei i presupposti per essere nuovamente competitivi sui mercati nazionali e internazionali". "La crisi economica - conclude Bufardeci - ha colpito anche la nostra filiera ittica ed e´ un nostro preciso dovere fare in modo che ogni centesimo di risorsa vada utilizzato e speso bene".  
   
   
MITILICOLTURA DI OLBIA: UN GRUPPO DI LAVORO PER ARRIVARE A UNA SOLUZIONE CONDIVISA  
 
Cagliari - Un gruppo di lavoro studierà le problematiche della mitilicoltura di Olbia per arrivare a brevissimo a una soluzione condivisa che possa rilanciare lo storico comparto produttivo della città. La proposta è stata fatta 24 Febbraio dall’assessore regionale dell’Agricoltura, Andrea Prato, durante il vertice convocato a Cagliari e che ha visto la partecipazione del sindaco di Olbia, di diversi consiglieri regionali della maggioranza, dell’Autorità portuale, della Capitaneria di porto, delle associazioni di categoria e dei rappresentanti dei mitilicoltori. Il gruppo di lavoro avrà l’obiettivo di elaborare una proposta di mediazione tra le esigenze dei mitilicoltori olbiesi e quelle dell’Autorità portuale, che ha presentato qualche giorno fa il nuovo Piano regolatore. «Oggi – ha dichiarato l’assessore - riscontro da parte di tutti una grande sensibilità per uno dei settori chiave di Olbia. La Regione attuerà ogni iniziativa per arrivare a un punto di mediazione tra le parti. Quella di oggi è solo la prima di una serie di tappe di un percorso che vuole approfondire ulteriormente il tema della mitilicoltura. Un tema che non deve essere visto come problema ma semmai come opportunità. Non è pensabile Olbia senza questo settore e senza la sua produzione primaria, che dev’essere incrementata e rilanciata perché c’è tanta richiesta e ci sono i mercati pronti". A brevissimo si terrà a Olbia un nuovo incontro dove si farà il punto della situazione, dopo gli approfondimenti tecnici e i contributi che arriveranno dal gruppo di lavoro.  
   
   
BOLZANO: DURNWALDER INCONTRA IL NUOVO VERTICE DEI PANIFICATORI: FORMAZIONE E OFFERTA IN PRIMO PIANO  
 
Bolzano - La formazione degli apprendisti, la possibilità della maturità professionale e la richiesta di poter somministrare bevande in pannetterie e pasticcerie: questi alcuni dei temi che il presidente della Provincia Luis Durnwalder ha discusso il 25 febbraio a Bolzano con i nuovi vertici dei panificatori altoatesini. Benjamin Profanter, 26 anni, di Bressanone, è il nuovo presidente dei panificatori dell´Alto Adige. Succede allo storico presidente Richard Schwienbacher di Santa Valpurga d´Ultimo, che ha retto per molti anni la categoria all´interno dell´Unione commercio turismo servizi. A Palazzo Widmann il nuovo e il vecchio presidente, con i vertici della sezione e il direttore dell´Unione Werner Frick, hanno discusso con il presidente Durnwalder alcune richieste e scadenze importanti. Durnwalder ha ringraziato l´uscente Schwienbacher per il costante impegno: "Grazie a molteplici iniziative e alle sue capacità, il presidente uscente è riuscito a compiere un grande lavoro di sensibilizzazione a favore dei panificatori e ha sempre mirato al miglioramento della qualità, anche attraverso l´affinamento della formazione", ha sottolineato Durnwalder. I giovani panificatori, ha aggiunto, "dispongono di un ottimo mix tra knowhow specifico e qualità manageriali." Una modernità che si combina sempre con la tradizione: "Il pane altoatesino e le sue ricette antiche sono diventati un biglietto da visita della nostra provincia", ha confermato Durnwalder. Tra le richieste avanzate dalla categoria, quelle di coinvolgere i panificatori nell´attuazione della riforma scolastica e della maturità professionale, "una opportunità che si augurano di vedere estesa a tutti gli indirizzi formativi delle scuole professionali provinciali", ha sintetizzato Durnwalder. Un altro problema riguarda la mancanza di spazi scolastici nella scuola professionale di Bressanone: "I panificatori si augurano che nei lavori di ammodernamento della scuola vengano previsti uno spazio adeguato al settore gastronomico e un´attrezzatura tecnica corrispondente." Infine si è parlato anche della richiesta dei panificatori di poter somministrare bevande - ad esempio caffé, latte o succhi - all´interno di panifici e pasticcerie senza dover ricorrere a una specifica licenza. "Non ho potuto né voluto dare alcuna assicurazione - così Durnwalder - perchè il tema va prima approfondito con la categoria degli albergatori e pubblici esercenti." In ogno caso, ha concluso il Presidente, "deve valere sempre il principio: uguali diritti solo con uguali doveri."  
   
   
CRISI DEL COMPARTO LATTIERO CASEARIO: LA PROVINCIA DI BARI INCONTRA LE ORGANIZZAZIONI DI CATEGORIA  
 
Costituire un gruppo di lavoro composto da organizzazioni di categoria, rappresentanti della Grande Distribuzione Organizzata e di Confindustria al fine di individuare azioni concrete da intraprendere in favore del comparto lattiero - caseario. E’ quanto è emerso dall’incontro convocato, presso il Palazzo della Provincia di Bari, dall’Assessore all’Innovazione Agricolo - Aziendale, Franco Caputo, al quale hanno preso parte le organizzazioni professionali di categoria Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri, Apa, Cna e Uspa Confartigianato. Obiettivo dell’iniziativa affrontare la crisi di mercato che interessa gran parte della filiera produttiva del comparto lattiero – caseario. Le massicce importazioni di latte da altri Paesi anche extracomunitari, con prezzi largamente inferiori al costo di produzione delle aziende zootecniche del barese, – hanno evidenziato i rappresentanti di categoria – stanno determinando la chiusura di molti allevamenti con profonde ripercussioni sull’intera filiera del comparto. Una crisi che si manifesta con una riduzione del prezzo del latte alla stalla, pari al 25%, ed una profonda riduzione del prezzo dei formaggi a pasta filata. “Il settore lattiero - caseario - ha affermato l’Assessore Caputo - è di fondamentale importanza per il nostro territorio per questo la Provincia di Bari, su disposizione del Presidente Schittulli, ha ritenuto opportuno mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori di questo comparto per avviare strategie condivise e azioni programmatiche”. Il gruppo di lavoro costituito si concentrerà su tre obiettivi primari quali: favorire un accordo sul prezzo del latte, promuovere il latte di qualità e valorizzare le produzioni della Terra di Bari.  
   
   
CRISI AGRICOLTURA SICILIANA: POSSIBILI ANCHE ACCORDI CON GDO  
 
Palermo - Accorciare la filiera dei prodotti agroalimentari, raffreddare i prezzi al consumo garantendo la redditivita´ per i contadini siciliani e sostenere con attivita´ di promozione le eccellenze del nostro paniere. Sono gli obiettivi ambiziosi di una programma a lungo termine che vede l´amministrazione siciliana avviare un dialogo con la grande distribuzione e vedra´ protagonisti principali anche le associazioni di produttori. Una bozza per una stipula di accordo tra la Regione siciliana e la grande distribuzione organizzata e´ gia´ sul tavolo dell´assessore regionale alle risorse agricole, Titti Bufardeci. "E´ una strada che dobbiamo percorrere - spiega l´assessore - per porre freno alla crisi di mercato perche´ attraverso la stipula di accordi con la filiera possiamo incidere sul livello dei prezzi da riconoscere all´origine per le imprese agricole e contenere il costo per i consumatori finali". Esistono gia’ esperienze di questo tipo, che hanno visto le regioni protagoniste di interventi mirati, prediligendo due strategie: la prima verte sulla creazione di una filiera corta con prezzi ridotti o bloccati; la seconda, partendo sempre dal taglio dei passaggi commerciali, punta alla promozione di prodotti di qualita’. "Per la Sicilia, ciascuna delle due strategie non esclude l’altra - sostiene Bufardeci - perche´ puntiamo a prezzi bloccati ma vogliamo anche promuovere le tante eccellenze della nostra agricoltura. Il progetto e´ ancora in fase di studio, ma gli obiettivi sono chiari: accorciare la filiera per ridurre il numero degli intermediari, per offrire un prodotto a prezzi piu’ contenuti e garantire una maggiore remunerativita´ ai produttori".  
   
   
AGRICOLTURA: MENO BUROCRAZIA PER PSR SICILIA  
 
Palermo - Meno burocrazia senza allentare il sistema dei controlli: cambiano le regole d´accesso alle provvidenze della misura 121 del Piano di sviluppo rurale della Sicilia, 2007/2013. La misura e´ destinata all´ammodernamento delle aziende agricole siciliane. Sino ad oggi, oltre al certificato Dia, la dichiarazione di inizio attivita´, era necessario produrre la certificazione sanitaria di rito. "Abbiamo deciso di ridurre la mole di carte da presentare - afferma Titti Bufardeci, assessore regionale alle risorse agricole - per snellire le procedure". Con una nota inviata all´assessore alla sanita´ Massimo Russo, Bufardeci delinea il nuovo iter per la presentazione delle istanze. "In un primo momento - spiega - sara´ sufficiente presentare soltanto la Dia, mentre la certificazione sanitaria verra´ richiesta prima dell´erogazione dei finanziamenti". In campo anche gli ispettorati provinciali dell´agricoltura, che avranno il compito di inviare al dipartimento sanita´ gli elenchi delle aziende agricole che hanno presentato l´istanza ai sensi della misura 121. La dotazione finanziaria complessiva della misura per l´ammodernamento della aziende agricole e´ stimata in 382 milioni di euro.  
   
   
PRODOTTI TIPICI E DI QUALITÀ IL 18 APRILE A SASSARI LA MANIFESTAZIONE "LE PIAZZE DEL BIO"  
 
Cagliari - L´assessorato regionale dell´Agricoltura informa che domenica 18 aprile il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali promuove in tutte le regioni d´Italia l´iniziativa "Le Piazze del bio": una giornata per gustare sapori naturali e far conoscere ai cittadini i vantaggi del biologico per la salute e per l´ambiente. In Sardegna l´evento si svolgerà a Sassari. Ai produttori saranno riservati, gratuitamente, 37 spazi coperti (gazebo) di circa 16 metri quadrati, mentre un´area istituzionale di metri 20X10 sarà riservata agli enti pubblici e alle associazioni di categoria e di settore regionali. Gli operatori del biologico certificati iscritti negli appositi elenchi regionali, sezione produttori aziende biologiche e sezione preparatori, possono partecipare all´iniziativa portando in piazza i prodotti biologici per la degustazione e la vendita al pubblico. Le domande di partecipazione dovranno essere inviate via fax all´Assessorato dell´Agricoltura e riforma agro-pastorale, al numero 070/6066387, entro l´8 marzo 2010. Per chiarimenti, è possibile contattare l´Assessorato ai numeri telefonici 070/6066493 e 070/6066226.  
   
   
BOLZANO: RABBIA SILVESTRE, SETTIMANA PROSSIMA AL VIA LE VACCINAZIONI DI MASSA  
 
Prende il via questa settimana una delle più grandi vaccinazioni di massa anti-rabbica nella storia altoatesina. "I casi segnalati nelle province confinanti a sud-est - spiega l´assessore Hans Berger - si stanno moltiplicando, e per questo abbiamo deciso di partire con le vaccinazioni nelle zone di confine e negli altri territori i cui animali vanno al pascolo nei comuni di confine" Dopo il riscontro del primo caso di rabbia silvestre anche in Trentino, l´assessore Hans Berger ha incaricato il Servizio veterinario provinciale di porre in essere tutte le misure precauzionali per cercare di tenere l´Alto Adige al riparo da una malattia che può rischiare di colpire non solo gli animali, ma anche le persone. "L´unico strumento a disposizione - sottolinea Berger - è la vaccinazione anti-rabbica di massa". Il via alle operazioni, con l´arrivo dei vaccini, verrà dato durante la prossima settimana, e riguarderà innanzitutto bovini, pecore, capre e cavalli che vivono nei comuni di confine con le zone già colpite dalla rabbia silvestre. "I veterinari - spiega l´assessore Hans Berger - si recheranno personalmente presso i singoli masi, e gli allevatori saranno chiamati a versare un contributo minimo per la vaccinazione, pari a 2,70 euro più Iva per ogni animale sottoposto al trattamento". I primi comuni ad essere interessati dalla vaccinazione anti-rabbica saranno Sesto Pusteria, San Candido, Dobbiaco, Villabassa, Braies, Valdaora, Pieve di Marebbe, San Martino in Badia, Vanga, Badia, Corvara, Selva di Val Gardena, Santa Cristina, Ortisei, Castelrotto, Fiè allo Sciliar, Tires, Cornedo, Nova Levante, Nova Ponente, Aldino, Trodena e Anterivo. Per tutti gli altri comuni non sussiste l´obbligo generale di vaccinazione, ma verranno comunque sottoposti al trattamento tutti quegli animali che nei mesi estivi si sono recati al pascolo nelle zone di confine o nelle altre province colpite dalla rabbia silvestre. Due i motivi che hanno spinto la Provincia ad avviare immediatamente le vaccinazioni anti-rabbica di massa. "Da un lato - spiega il direttore del Servizio veterinario provinciale Paolo Zambotto - l´enorme lavoro, dal punto di vista logistico, che un´operazione del genere comporta. Dall´altro lato, invece, prevale una questione scientifica: affinchè il vaccino sia veramente efficace, occorrono 21 giorni prima che l´animale sviluppi gli anticorpi necessari a renderlo immune dal rischio di infezione". La campagna di vaccinazione si inquadra nelle misure previste dal comitato di crisi insediato presso il Ministero della salute, il quale ha già richiesto la replica nei mesi di marzo e aprile, per Alto Adige, Trentino e Friuli-venezia Giulia, degli interventi preventivi rivolti alle volpi tramite il lancio di esche vaccinali anche dagli elicotteri.  
   
   
BASILICATA: DISTRETTO AGROALIMENTARE: PROGETTI INTEGRATI DI FILIERA  
 
Il Distretto Agroalimentare di Qualità del Metapontino prosegue le attività di animazione e promozione territoriale finalizzate alla partecipazione al Bando pubblico per la presentazione di Progetti Integrati di Filiera emanato dalla Regione Basilicata e pubblicato sul bur n. 59 del 31 dicembre 2009. Attraverso l’attività di animazione territoriale, il Distretto – si legge in una nota - intende promuove le manifestazioni di interesse e stimolare il massimo coinvolgimento degli operatori presenti sul territorio per raccogliere le adesioni da parte di soggetti privati, pubblici o pubblici-privati, a vario titolo interessati allo sviluppo delle filiere produttive oggetto del Bando. Con gli incontri tenutisi nei mesi di gennaio e febbraio con gli operatori della filiera vitivinicola, olivicola ed ortofrutticola, è stato possibile rilevare ed analizzare i fabbisogni dei diversi comparti produttivi, attraverso un approccio progettuale complessivo e condiviso, per favorire l’aggregazione e la cooperazione tra i diversi operatori di filiera, dalla produzione alla commercializzazione. Nei prossimi incontri, il Distretto intende favorire e supportare una programmazione coordinata degli interventi delle diverse aziende al fine di favorire la concentrazione dell’offerta, aumentare il valore aggiunto del settore e la competitività delle imprese, valorizzando le produzioni ed il territorio. Gli incontri del 1 e 2 marzo, rispettivamente dedicati alla filiera olivicola e ortofrutticola e successivamente vitivinicola, si svolgeranno presso l’Aasd Pantanello di Metaponto (Ss 106 Jonica km 448+200) sede del Distretto Agroalimentare di Qualità del Metapontino. I soggetti interessati a partecipare potranno richiedere ulteriori informazioni all’indirizzo e-mail: info@distrettoaqmetapontino.It.  
   
   
BASILICATA, IPAA LAGOPESOLE: TAVOLA ROTONDA SU DIETA MEDITERRANEA  
 
 La scuola punto d’incontro tra l’offerta formativa e le realtà produttive della zona. La scuola in prima linea per favorire lo sviluppo del territorio e delle aziende che in esso operano. Questi i fini della tavola rotonda sulla “Dieta mediterranea, prodotti tipici, qualità, innovazione, commercializzazione” che si è tenuta il 26 febbraio all’Istituto per l’agricoltura e l’ambiente “Giustino Fortunato” di Lagopesole, oggi 26 febbraio. L’incontro – spiega una nota dei promotori dell’incontro - si è aperto con una relazione sulla “Dieta mediterranea” svolta dalla nutrizionista Ester Castaldi, che ha evidenziato i benefici di scelte alimentari equilibrate e ha messo in guardia rispetto alle “diete fai da te” reperibili facilmente su internet ma non certo indicate dal punto di vista medico. Sono intervenuti numerosi produttori dell’area. Ospiti dell’istituto, gli alunni della scuola media di Lagopesole e di San Giorgio, i quali hanno assistito alla tavola rotonda ed hanno poi partecipato al laboratorio di trasformazione dei prodotti agro alimentari tenuto da alunni e docenti dell’istituto professionale. Notevole successo – aggiunge il comunicato – hanno riscosso gli stand delle aziende di prodotti agroalimentari della zona, allestiti nei locali della scuola. La scuola – conclude la nota dell’Ipaa di Lagopesole - rimarrà aperta anche oggi pomeriggio e domani per ospitare alunni e famiglie intenzionate a partecipare ai laboratori di trasformazione organizzati.  
   
   
LIMONE SIRACUSA OTTIENE IGP  
 
Palermo - "Da Bruxelles e´ arrivato il via libera al riconoscimento Igp per il limone di Siracusa". Lo comunica Titti Bufardeci, assessore regionale alle risorse agricole e alimentari. La qualifica di indicazione geografica protetta sara´ pubblicata in una delle prossime edizioni della Gazzetta ufficiale dell´Unione Europea. "Il prestigioso riconoscimento ottenuto a livello comunitario per il marchio Limone di Siracusa Igp - spiega Bufardeci - consentira´, al prodotto principe dell´agricoltura siracusana, di entrare nella stretta cerchia dei prodotti ortofrutticoli europei di qualita´. "Questo obiettivo non sarebbe stato raggiunto - continua l´assessore - senza il prezioso gioco di squadra, che ha visto coinvolto la sezione operativa di assistenza tecnica di Siracusa, il consorzio e le amministrazioni locali che hanno lavorato in sinergia per raggiungere questo riconoscimento, che aggiunge lustro all´economia agricola siciliana". Veri protagonisti di questo successo, per Bufardeci, sono gli agricoltori di Siracusa, " a loro - spiega l´assessore - che rappresentano ben 680 aziende attive nel territorio con una superficie di più di 2.000 ettari coltivata va il mio sincero ringraziamento".  
   
   
RITORNANO I PRESTITI PER L’AGRICOLTURA: RICONFERMATO L’IMPEGNO DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA PER IL 2010  
 
La Giunta provinciale, presieduta da Paolo Filippi, su proposta dell’assessore all’Agricoltura, Lino Rava, ha deliberato, nell’ambito programmatico del proprio Piano Operativo Provinciale del triennio 2009 – 2013, un intervento di sostegno alle imprese agricole alessandrine attraverso la concessione di contributi negli interessi sui prestiti di conduzione contratti per soddisfare le esigenze aziendali, tra cui l’approvvigionamento dei mezzi tecnici per la produzione. L’intervento si esprime in un forte impegno economico da parte dell’amministrazione provinciale, pari a 110.000 euro, che permetterà l’attivazione di prestiti per un ammontare complessivo pari a 12.000.000 euro di finanziamento. L’intervento può essere così schematizzato: Beneficiari Imprese agricole aventi sede operativa in Provincia di Alessandria, condotte da imprenditori agricoli singoli in possesso dei requisiti di cui all’art. 1 commi 1 e 3 del D.lgs. N°99/2004 iscritte al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio ed alla gestione previdenziale ed assistenziale, che risultino altresì in possesso di partita Iva per il settore agricolo e che abbiano costituito il fascicolo aziendale presso uno dei Centri Autorizzati di Assistenza Agricola (Caa); Entità Del Prestito Determinato in base ai seguenti parametri ettaro / coltura Colture erbacee: € 522/Ha (frumento – orzo – colza e ravizzone - girasole); € 627/Ha (soia – foraggere); € 835/Ha (mais); € 1253 /Ha (riso); € 1.567/Ha (colture industriali – patate – pomodoro – cipolle – tabacco); € 2.924/Ha (ortive in pieno campo); € 21.932/Ha (floricole in pieno campo e colture protette). Colture arboree specializzate: € 2.611/Ha vigneti; € 2.402/Ha frutteti; € 2.089/Ha barbatellai e piante madri viti – vivai; € 1.044/Ha pioppeti; € 1.044/Ha noccioleti; Le aziende zootecniche con carico Uba superiore alle 3 unità, possono adottare i seguenti parametri: € 940/Ha orzo; € 1.504/Ha mais; € 1.128/Ha soia e foraggere; € 940/Ha colza e girasole. Importo Massimo Del Prestito € 45.000 per azienda agricola. Importo Minimo Del Prestito € 10.000 per azienda agricola ubicata in zone di pianura e collina € 5.000 per azienda agricola ubicata in zona montana. Contributo In Conto Interessi Per le imprese ubicate in zona di pianura e di collina il contributo negli interessi a carico della Provincia di Alessandria sarà fino al 50% del tasso di riferimento vigente alla data di presentazione delle domande di finanziamento. Qualora almeno il 50% dell’importo del prestito sia assistito da garanzia prestata da Confidi che operino in agricoltura e che rispettino i requisiti previsti dall’art. 13 della Legge n°326/2003, il contributo negli interessi sarà aumentato di 0,30 punti percentuali. Per le imprese ubicate in zona montana, nel limite fissato del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29/11/1985, il contributo negli interessi così come sopra determinato è incrementato fino ad un punto percentuale. Ammortamento Rimborso in un’unica soluzione alla scadenza . Durata 12 mesi. Tasso Applicato non potrà essere superiore al tasso euribor 12 mesi in essere alla data di perfezionamento del prestito, maggiorato di uno spread massimo pari a 1,75 punti percentuali in assenza di garanzia confidi e a 1,50 punti percentuali in presenza di garanzia confidi; Spese A Regime Fiscale Le spese di istruttoria bancaria saranno pari a 50 € più la trattenuta 0,30% a favore del Fondo Interbancario di Garanzia per il Credito Agrario Istituti Di Credito Tutti gli Istituti legalmente autorizzati all’esercizio del credito agrario “Si tratta di un importante provvedimento – sottolineano il presidente della Provincia, Paolo Filippi, e l’assessore all’Agricoltura, Lino Rava – adottato nell’ottica di rendere all’azienda agricola ulteriori elementi di competitività produttiva e commerciale, nel pieno rispetto del concetto di “impresa moderna” così come delineata dalle politiche della Comunità Europea”. Le domande nelle modalità predisposte dell’Assessorato Agricoltura, da presentarsi sia alla Direzione provinciale Agricoltura che agli Istituti di Credito, dovranno pervenire entro il 02/04/2010. Nel caso in cui le richieste di contributo superino il budget finanziario a disposizione, le domande verranno ripartite per fascia altimetrica di appartenenza e per età anagrafica del richiedente in ordine crescente e verrà applicata una graduatoria, dando priorità alla zona montana, poi, a quella collinare e, infine, a quella di pianura. Per ogni ulteriore informazione gli interessati potranno rivolgersi all’Assessorato Agricoltura – Servizio Interventi di Solidarietà e Sostegno all’Agricoltura – via Guasco n. 1 – Alessandria (tel. 0131.304442 – 0131.304412) o alle Organizzazioni Professionali Agricole territoriali – loro sedi.  
   
   
IL MIELE BIELLESE VERSO LA DOP OTTIMA LA QUALITÀ, UNICA LA VARIETÀ DI TERRITORIO E PRESSOCHÉ NULLO L´INQUINAMENTO AGRICOLO E INDUSTRIALE.  
 
Grande successo di pubblico per la serata di venerdì 19 febbraio organizzata, presso la sede della Provincia di Biella, dall’Assessorato all’Agricoltura in collaborazione con l’Associazione provinciale apicoltori di Biella e Vercelli, Servizio Veterinario dell’Asl 12, Oo.pp.aa. E Comunità Montane coinvolte nel progetto. Motivo dell’incontro è stata la presentazione agli apicoltori biellesi dei risultati ottenuti dalla ricerca sperimentale sulla caratterizzazione dei mieli biellesi, condotta da Paola Ferrazzi e dal suo staff di ricercatori della Facoltà di agraria dell’Università degli studi di Torino. L’incontro ha preso avvio con i saluti da parte dell’assessore all’agricoltura della Provincia Guido Dellarovere che brevemente ha ripercorso le tappe che hanno portato alla nascita e sviluppo del progetto, finanziato da Provincia con la collaborazione tra tutti gli attori coinvolti nel progetto stesso. "Il Biellese - spiega Dellarovere - è una terra che si caratterizza per produzioni di ottima qualità perché oltre ad offrire una varietà di territorio unica nel suo genere e anche interessata da un inquinamento agricolo e industriale pressoché nullo. In particolare l’apicoltura è un’attività antichissima che soprattutto nelle vallate biellesi ha costituito una risorsa economica e ambientale insostituibile". Il progetto è stato quindi propedeutico ad iniziare il percorso per dotare il miele biellese di un suo marchio a Denominazione di origine protetta (Dop). Paola Ferrazzi ha quindi illustrato il progetto spiegando il lungo e complesso iter burocratico necessario per conseguire il riconoscimento della Dop. Tale riconoscimento prosegue la Ferrazzi, consente al consumatore di identificare immediatamente la zone d’origine e lo tutela da eventuali contraffazioni e frodi. Il rispetto poi del disciplinare di produzione, formulato secondo la normale prassi produttiva garantisce la qualità finale del prodotto a cui naturalmente contribuisce anche la varietà e ricchezza di flora botanica che caratterizza il biellese. Una lode particolare la professoressa ha rivolto agli apicoltori biellesi e alla loro associazione per l’interesse e la disponibilità offerta fin da subito a dimostrazione della sensibilità che contraddistingue i nostri produttori quando si parla di valorizzazione dei prodotti locali. Ma come si è arrivati a definire le caratteristiche fisico-chimiche e melissopalinologiche (l´origine botanica e geografica dei mieli sulla base dell´analisi microscopica del loro componenti n.D.r) dei principali mieli biellesi? Tipicizzare un miele significa individuarne l’origine floreale o la zona di provenienza. E il Biellese per la ricchezza di rilievi alpini e prealpini, la varietà di ambienti e di flora botanica è un territorio particolarmente adatto a tale studio. Ancora una volta è la caratteristica morfologica, floreale e botanica che il territorio biellese è in grado di offrire a decretare il valore aggiunto dei prodotti agricoli locali.. "Ecco quindi - ha concluso l’Assessore Dellarovere - il ruolo dell’ente pubblico il quale individuate le caratteristiche qualitative dei nostri mieli deve farsi da promotore al fine di puntare ad una più efficace valorizzazione e tipicizzazione dei prodotti, seguendo appunto la strada, seppur tortuosa, dei marchi Dop e Igp. Anche perchéil consumatore moderno è alla ricerca di prodotti di qualità, legati al territorio possibile solo con l’adozione di un marchio d’origine, ma occorre garantire anche al produttore il giusto grado di remunerazione per il maggior impegno, anche in termini economici, che la qualità richiede. Merita quindi ogni nostro forzo per far sì che tra le offerte dei prodotti tipicamente biellesi rientri anche il miele biellese Dop nelle sue varianti più diffuse (acacia, castagno e melata) a garanzia di tutela e salubrità di un prodotto naturale che però, in un mondo globalizzato, è sempre più spesso oggetto di contraffazione e simulazione".  
   
   
VIII EDIZIONE DEL CONCORSO NAZIONALE DEGLI OLI DOP, L’UNICO CONCORSO ITALIANO RISERVATO ALLE PRODUZIONI OLEICOLE A DENOMINAZIONE DI ORIGINE PROTETTA.  
 
Il premio Sirena d’Oro fruttato leggero è andato all’Azienda Agraria Calvarone con la Dop Umbria, mentre alla Sicilia della Dop Monte Etna spetta l’oro del fruttato medio dell’Azienda Merlino Antonio e quello dell’Azienda Agricola Terraliva di Frontino Giuseppina con il fruttato intenso della Dop Monti Iblei. Sono le Dop Umbria, Monte Etna e Monti Iblei i migliori oli italiani. Nascono in Sicilia e in Umbria gli extravergine che si sono aggiudicati l’oro alla Viii edizione del premio Sirena d’Oro di Sorrento, l’unico concorso nazionale dedicato agli oli a Denominazione di Origine Protetta promosso dall’Assessorato all’Agricoltura e alle Attività produttive della Regione Campania e dalla Città di Sorrento con la partecipazione di Associazione Nazionale Città dell’Olio, Oleum, Federdop e Ice. Dopo la tappa a Napoli con il Salotto degli Oli Dop d’Italia, il 20 e 21 febbraio scorsi, le preselezioni itineranti e la selezione finale a cura di una giuria di 20 assaggiatori, ecco i nomi delle migliori Dop d’Italia. A premiare i produttori nel Teatro Tasso di Sorrento, l’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania Gianfranco Nappi, che ha firmato un documento d’intesa tra Regione, Associazione Nazionale Città dell’Olio e Federdop dichiarando: “Il Premio Sirena d’Oro vuole essere il concorso di tutti i produttori d’olio Dop, per valorizzare coloro che della qualità fanno una scelta di vita. E proprio per rafforzare ancora di più tale iniziativa mi impegno personalmente a confermare l’attività profusa fino ad oggi nella valorizzazione delle Dop e nell’organizzazione del Sirena d’Oro di Sorrento, affinché questo Premio possa diventare un evento annuale per una promozione delle Dop continuativa e duratura”. Insieme a lui, hanno premiato gli oli vincitori il Sindaco di Sorrento Marco Fiorentino, il Presidente dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio Enrico Lupi, il Presidente di Federdop Silvano Ferri, Laura la Torre, Dg Ispettorato Controllo Qualità Repressione Frodi, Direzione Controlli e Vigilanza e il Responsabile Olivicoltura e Valorizzazione Regione Campania Luciano D’aponte. Il premio Sirena d’Oro nella categoria fruttato leggero è andato all’Azienda Agraria Calvarone con la Dop Umbria, già vincitore del bronzo per la medesima categoria nel 2009, seguito dagli Olivicoltori Associati Colli del Basso Vicentino S.c.a. Con la Dop Veneto. Il bronzo è invece andato alla Dop Penisola Sorrentina della Coop Innovazione e Tradizione. La Sirena d’Oro per il fruttato medio è stato assegnato all’Azienda Merlino Antonio con la Dop Monte Etna, mentre sul secondo gradino del podio si è posto L’oliveto Matarazzo con la Dop Tuscia, vincitore dell’oro nell’edizione 2009, e in terza posizione si è classificata la Cooperativa Agricola Brisighellese con la Dop Brisighella. Ad aggiudicarsi l’ambita Sirena d’Oro nella categoria dei fruttati intensi è stata l’Azienda Agricola Terraliva di Frontino Giuseppina della Dop Monti Iblei, mentre l’argento è andato all’Azienda Rollo Giorgio per la medesima Dop, già vincitrice dell’oro nel 2005, nel 2007 e nell’edizione 2009. La Sirena di Bronzo per i fruttati intensi è stata assegnata all’Agraria Riva del Garda con la Dop Garda. Dietro alle Sirene i quarti e quinti classificati, per la categoria fruttato leggero l’Az. Olivicola Canaiella della Dop Riviera Ligure e l’Az. Agr. Pruneti di Gionni Pruneti con la Dop Chianti Classico. Per i fruttati medi a ridosso del podio si posizionano l’Az. Agr. D’alì di M. Aurelia e M. Stella con la Dop Valle del Belice e la Società Agricola Mascio della Dop Umbria. Infine, per la categoria fruttati intensi il quarto posto va all’Az. Agr. Biologica Titone della Dop Valli Trapanasi, mentre il quinto posto all’Accademia Olearia Srl con la Dop Sardegna.  
   
   
A MATERA CONVEGNO SU PRODOTTI TIPICI E PAESAGGIO  
 
Martedì 2 marzo (ore 9.30) a Matera all’interno della Vi Rassegna Urbanistica Nazionale si svolgerà un convegno sul tema “Prodotti tipici e paesaggio, binomio da valorizzare per una nuova visione dello sviluppo rurale nazionale”. “Un momento di confronto – spiega il Consiglio dell’Ordine nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali che ha promosso l’iniziativa - che prende spunto dalla condivisione all’interno della categoria professionale dei dottori agronomi e dottori forestali che solo un oculato governo delle singole componenti ambientali e antropiche all’interno di una pianificazione del territorio, può conseguire l’obiettivo di conservare e valorizzare il paesaggio, mentre azioni disgiunte sui singoli elementi non può risultare pienamente efficace. In particolare, saranno affrontati e analizzati alcuni progetti pilota di strategie di marketing dell’agroalimentare coniugati ad esempi di paesaggio che hanno messo in luce la felice e armonica sintesi tra produttività e diversificazione ambientale creando un carattere identitario dei luoghi”.  
   
   
MATERA, CONFERENZA INTERREGIONALE CONSORZI BONIFICA  
 
Semplificazione, comunicazione, efficienza delle strutture consortili, progettazione e completamento delle opere incompiute, opportunità derivanti dalle fonti rinnovabili per abbattere i costi, razionalizzazione e innovazione tecnologica, economie di scala: sono questi alcuni degli argomenti affrontati ieri mattina durante la Conferenza territoriale del Consorzi di Bonifica di Basilicata, Puglia e Calabria. La mattinata dei lavori, svoltasi a Matera presso la sede del Consorzio di bonifica di Bradano e Metaponto – spiega una nota - è servita per analizzare le criticità e le opportunità che saranno poi affrontate alla 5a Conferenza organizzativa nazionale dell’Anbi (Associazione nazionale delle bonifiche delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari) in programma dal 3 al 5 in Calabria.  
   
   
IL CONCENTRATO DI POMODORO, LA PASSATA DI POMODORO E LA POLPA DI POMODORO MUTTI PROTAGONISTI DI RICETTE GUSTOSE E CREATIVE  
 
“aspiranti” chef hanno partecipato al concorso caricando una videoricetta realizzata con l’utilizzo di un prodotto Mutti a scelta tra: il concentrato di pomodoro, la passata di pomodoro e la polpa di pomodoro in finissimi pezzi, e si sono sfidati per primeggiare in una delle tre categorie divise tra leggerezza, rapidità e creatività in cucina. Tra tutte le ricette pervenute sono stati selezionati i video più votati dal pubblico per accedere alla fase finale del concorso. I concorrenti che hanno raccolto maggiori consensi dagli utenti di Madeinkitchen sono stati: Gianna Delucchi con la ricetta “Mini gaspacho di pomodoro e fragole con polpette di quinoa”, Paolo Agus con la ricetta “Gelo di Caprese” e Rita Risi con la ricetta “Lenticchie per tutti”. I tre finalisti provenienti da diverse città d’Italia hanno quindi gareggiato oggi “live” davanti ai fornelli, preparando una nuova ricetta per conquistare i gusti della giuria e aggiudicarsi così il Mutti Passion Award. Assegnato il Mutti Passion Award A Rita Risi con la ricetta Torta di Crêpes di patate. La giuria che ha decretato il vincitore era composta dallo chef Riccardo Mora, da Barbara Torresan e Marcello Cividini, due conosciuti e quotati food bloggers, da Giulia D’agostino della redazione di Madeinkitchen e da Francesco Mutti, Ad dell’azienda in veste di Presidente della giuria. Il vincitore assoluto del Mutti Passion Award, Rita Risi con la ricetta Torta di Crêpes di patate, si è aggiudicato il Superpremio, il secondo classificato, Paolo Agus ha presentato la ricetta Parmigianau, il terzo classificato, Gianna Delucchi la ricetta Taglierini freschi con sugo di pescatrice.  
   
   
CHIQUITA LANCIA IL NUOVO FRULLATO MANGO & PASSION  
 
In arrivo per la primavera l’inedito frullato Mango e Passion Fruit: per sentirsi più belli e più sexy Voglia di primavera, voglia di benessere: con l’arrivo della nuova stagione, che preannuncia il calore dei mesi estivi, scatta per tutti la voglia di sentirsi meglio. La voglia di rinnovamento - sentirsi più belli e in forma per vivere meglio con il proprio corpo - coinvolge tutti, complice un sano narcisismo che spinge a vivere in salute e a coltivare il benessere psico-fisico. Intorpiditi dall’inverno, dalla mancanza di giornate di sole, a partire da Marzo, potremo trovare una golosa fonte di vitalità e rinnovamento nel nuovissimo frullato Mango & Passion preparato con frutta fresca prodotta e selezionata da Chiquita nella classica bottiglia da 250ml. Un mix di ingredienti perfettamente calibrato per offrire un doppio livello di efficacia: stimolante ed energizzante. Esattamente quello che ci vuole in questo periodo dell’anno quando stanchezza e pigrizia rischiano di prendere il sopravvento. Ce lo conferma la nutrizionista e diet coach Samantha Biale: “Il nuovo frullato di frutta fresca Chiquita Mango & Passion rappresenta una soluzione ideale per una veloce ed efficace cura di bellezza, perché oltre alla praticità di consumo e alla naturale golosità può completare una dieta rapida concentrando le virtù dei frutti che lo compongono. Le sue proprietà stimolanti derivano poi da un reale effetto “rinvigorente” tipico di alcune sostanze”. Come dice il nome, il Passion Fruit è il frutto della passione per eccellenza. Le caratteristiche stimolanti sono dovute alla presenza di due sostanze sinergiche: la vitamina A, che incrementa nel sangue i livelli di testosterone, estrogeni e progesterone per sentirsi più attivi, e la vitamina Pp, che interviene nella sintesi degli ormoni e aiuta a mantenere il buon umore. Il Mango, frutto esotico dolce e succoso, dal colore acceso e dall´aroma sensuale, è da sempre considerato un alimento afrodisiaco capace non solo di regalare passione, ma anche eterna giovinezza. Merito dei carotenoidi di cui è ricchissimo, che favoriscono la rigenerazione dei tessuti epiteliali e contribuiscono a mantenere una pelle luminosa e splendente e dei flavonoidi, importanti per il microcircolo e la circolazione del sangue in generale. E anche in questo nuovo gusto non manca la banana, considerata uno dei carburanti più efficienti per l’organismo grazie al contenuto in zuccheri e amidi che producono un effetto dinamizzante immediato, e non provocano pesantezza. Senza dimenticare la vitamina B6, utile - tra le altre cose - per la regolazione dell’equilibrio ormonale e la produzione di serotonina, che allontana ansia e tensione, regalando una piacevole sensazione di benessere. Fedele alla ricetta Chiquita, il nuovo frullato Mango & Passion è totalmente privo di additivi, coloranti, conservanti, acqua e zuccheri aggiunti. I Frullati Chiquita sono leggermente pastorizzati per garantire il meglio del gusto con la massima sicurezza. Si trovano nei banchi frigo dei reparti ortofrutta nei migliori supermercati.  
   
   
FRIULKIWI NON CONOSCE DIFFICOLTÀ  
 
"In un periodo in cui le aziende si visitano quasi solo per problemi legati alla crisi mondiale, è consolante essere qui alla Friulkiwi, un´azienda che non conosce difficoltà e che esporta in tutto il mondo il prezioso frutto prodotto nel Friuli Venezia Giulia". Così si è espresso il vicepresidente della Regione e assessore alle Attività produttive, Luca Ciriani, che ieri ha visitato la "Friulkiwi" di Rauscedo (in Comune di San Giorgio della Richinvelda, Pn) accolto dal presidente della cooperativa, Pietro Dorigo, dal consiglio di amministrazione, e dal direttore Antonio Pittana, presenti anche amministratori comunali di Vivaro, con il sindaco Mauro Candido. Come è stato illustrato, la Friulkiwi è una cooperativa operante da 25 anni, ha circa 165 soci operanti nelle province di Pordenone e Udine, raccoglie e commercializza il 50 per cento dell´actinidia prodotta nel Friuli Venezia Giulia (100 mila quintali); è attrezzata con celle frigorifere in grado di conservare il frutto, che viene esportato per la quasi totalità nell´Unione Europea, ma ora anche oltre oceano: Usa, Canada, Brasile, Australia, riuscendo a garantire una buona remunerazione dei produttori. Se gli investimenti realizzati nei periodi ante-crisi hanno messo la cooperativa al riparo da contraccolpi, tuttavia - è stato detto - bisogna continuare a lavorare per il futuro: cercare di aggregare quanti più produttori è possibile per fare "massa critica"; poter contare sui porti dell´alto Adriatico per la spedizione dei container oltre oceano; poter avere un marchio del prodotto Friuli. Per Ciriani "il fatto che oggi la Friulkiwi non risenta della crisi dipende da due fattori: aver saputo investire con lungimiranza e avere una struttura cooperativa che meglio di altre forme sa rispondere alle difficoltà. Quindi un plauso va a chi ha saputo amministrare con attenzione questa interessante realtà volta così massicciamente all´export". Circa i problemi manifestati, il vicepresidente della Regione ha assicurato attenzione: "la Regione ha cercato di sostenere la cooperazione e cerca di indirizzare gli imprenditori a ´fare squadra´ perché dall´unità possono venire benefici per tutti: ma non possiamo costringere nessuno. Con l´assessore all´Agricoltura si sta lavorando per giungere a un marchio agroalimentare e speriamo di riuscirci in tempi brevi".  
   
   
“NERO DI NORCIA” NELLA SERATA DELLA PUGLIA, “REGIONE OSPITE”, RENZO ARBORE “CONFRATELLO” DEL TARTUFO  
 
Perugia – “Mi consideravo già un po’ umbro, per via della presidenza di ‘Umbria Jazz’ e per le mie frequenti visite nella regione, ma soprattutto, a causa del jazz, nella zona di Perugia. Adesso, con la Valnerina, divento umbro ancora di più, e anzi, umbro a tutti gli effetti”. Lo ha detto Renzo Arbore, ricevendo sabato sera 28 febbraio a Norcia, in occasione di una cena offerta dalla Puglia, regione “ospite” di “Nero di Norcia 2010”, l’attestato di ammissione alla prestigiosa ed antica “Confraternita del Tartufo”. “Sono già presidente onorario, in Puglia, dell’‘Associazione Amici del Fungo Cardoncello’ – ha detto Arbore -, e questo abbinamento con il tartufo, che nasce in queste terre meravigliose, non può che farmi piacere. Da oggi, oltre che pugliese, mi sento davvero umbro ed anche un po’ nursino”. La serata (dopo la cena offerta il giorno prima dall’Umbria, a base di prodotti tipici nursini interpretati dallo “chef” Flavio Faedi) era dedicata ai prodotti agroalimentari della Puglia: tre giovani “chef” pugliesi, Domenico Ragone, Domenico Minervini e Diego Picerno hanno proposto (su iniziativa dell’Associazione “Amici del Fungo Cardoncello”, della Regione Puglia, dei Comuni di Norcia e di Perugia) ricette ispirate all’abbinamento fra i “Neri di Puglia” (Nero di Troia, nero di seppia, grano arso, pane integrale di semola, olive, maiale nero) e i “Neri d’Umbria”, con l’ovvio riferimento al tartufo: così al “cappuccino” al nero di seppia (dedicato da Domenico Ragone, che fa parte della famosa brigata de le “Calandre” di Padova, al suo chef Massimiliano Alajmo, inventore del piatto) si è avvicendato un risotto bianco all’uovo di quaglia e tartufo di Norcia; alle orecchiette di grano arso (preparate da Bruna e Grazia Incampo) con funghi cardoncelli sono seguiti trancio di ricciola e cozza nera tarantina e “crème brulè” al tartufo nero. Alla iniziativa hanno partecipato il presidente del consiglio regionale della Puglia, l’assessore al Turismo di Perugia e il direttore regionale delle politiche agricole Ernesta Maria Ranieri.  
   
   
ZOOTECNIA RILANCIO COMPARTO EQUINO, VERTICE A CAGLIARI  
 
La Regione Sardegna è fortemente impegnata a rilanciare il comparto del cavallo in tutti i suoi settori: allevamento, competizioni sportive, manifestazioni di folklore e promozione turistica. Lo ha detto il 26 febbraio l’Assessore regionale dell’Agricoltura, Andrea Prato, all’incontro che ha convocato a Cagliari per fare il punto sulle strategie della Giunta. All’iniziativa hanno partecipato le agenzie Agris e Laore, diverse associazioni del settore, le sezioni equine delle Aipa (Associazione interprovinciali allevatori), amministratori locali, i rappresentanti della Fiera di Cagliari e degli ippodromi di Sassari, Ozieri-chilivani e Cagliari. "Questo comparto è stato ingiustamente trascurato negli ultimi anni – ha spiegato l’Assessore –, ma è intenzione dell’assessorato e della Giunta, con la collaborazione delle agenzie agricole e di tutti gli attori della filiera, attuare una serie di iniziative per promuoverlo a ogni livello, a cominciare dalla valorizzazione dell’anglo-arabo sardo. Ecco perché ho scritto a enti e istituzioni regionali e locali chiedendo la massima collaborazione affinché, in occasione di manifestazioni equestri legate alle tradizioni e al folklore dell’Isola, si concentrino le risorse finanziarie per interventi che premino chi alleva e utilizza l’anglo-arabo sardo, una delle nostre eccellenze del comparto". Prato ha, inoltre, ricordato il progetto delle ippovie, strategico non solo per il settore ma anche per rilanciare in chiave turistica e multifunzionale le piccole aziende agricole delle zone interne della Sardegna. Da parte loro, i partecipanti all’incontro hanno chiesto alla Regione di intervenire su tre fronti: sulla programmazione, che dovrà essere di ampio respiro e, dunque, pluriennale; sulla formazione e qualificazione professionale degli operatori della filiera (guide equestri, maniscalchi, fantini, preparatori) per una maggiore e adeguata valorizzazione del comparto; infine, sui dati aggiornati che possano agevolare le operazioni di commercializzazione.  
   
   
RECUPERO DELLE ECCEDENZE DI PRODOTTI ALIMENTARI E NON ALIMENTARI  
 
Torino - Per la realizzazione di progetti finalizzati al recupero delle eccedenze di prodotti alimentari e non alimentari rimaste invendute ma ancora del tutto commerciabili, la Giunta regionale del Piemonte , su proposta dell’assessore al Commercio, ha approvato ieri la delibera che istituisce un gruppo di lavoro che avrà il compito di definire i criteri e le modalità per l’attribuzione dei contributi da erogare a favore degli enti locali che presenteranno i progetti e di procedere all’esame e valutazione dei progetti stessi. La Regione Piemonte infatti intende indirizzare gli enti locali ad assumere iniziative che nel proprio territorio siano finalizzate a recuperare e a distribuire i beni invenduti, diminuendo i costi di gestione per gli enti beneficiari, la quantità dei rifiuti di discarica e i costi di smaltimento dei rifiuti. Al gruppo di lavoro parteciperanno esperti indicati dalle Direzioni regionali di Commercio, Sicurezza e Polizia Locale; Politiche sociali; Sanità; dalle Facoltà di Economia e Commercio e di Agraria di Torino. La delibera della Giunta attua le disposizioni in materia di commercio previste dalla legge regionale n. 22/2009 e si allinea a esperienze simili già realizzate in Italia, come il “Last minute market” ideato dall’Università di Bologna, che promuove un’azione di sviluppo sostenibile coniugando a livello territoriale le esigenze delle imprese con quelle degli enti “no profit” e delle istituzioni.  
   
   
VINO E SCIENZA: SVELATO IL DNA DELLA BACCA SIMBOLO DELL’AMARONE UNIVERSITA’ DI VERONA: GENI ATTIVI NELL’APPASSIMENTO VERO SEGRETO DEL VITIGNO  
 
 Verona - Geni di Beta amirina sintasi, strictosinidina, delta cadinene sintasi. Non è il contenuto di una medicina, ma alcuni dei 415 geni che svelano i segreti dell’Amarone. Ci sono voluti 3 anni e tutti i recenti progressi della ricerca sulle biotecnologie per permettere all’Università di Verona – che già aveva partecipato al sequenziamento del genoma del Pinot nero - di svelare il mistero dell’appassimento della bacca principe della Valpolicella: la Corvina. Si tratta di una novità assoluta: la Corvina è infatti il primo vitigno autoctono al mondo a cui è stato sequenziato il Dna. La scoperta, presentata oggi a Verona, è la conferma scientifica di quanto viticoltori ed enologi intuiscono da decenni: il vitigno tipico della Valpolicella ha caratteristiche e proprietà del tutto particolari. Infatti, il business che vale un fatturato complessivo all’uscita dalla cantina di 100 milioni di euro e oltre 9 milioni di bottiglie vendute nel 2009, ha alle spalle una spiegazione scientifica sorprendente. Massimo Delledonne e Mario Pezzotti – i 2 ricercatori del Centro di Genomica Funzionale dell’Università di Verona – hanno scoperto come la bacca di Corvina attivi dei geni unici proprio nella fase di appassimento. Dalle sequenze del Dna prelevate (quasi 60 milioni), l’Università di Verona ha assemblato 479 geni fino ad oggi sconosciuti alla comunità scientifica. Oltre a ciò, rivela la ricerca sostenuta da Fondazione Cariverona e Orvit , Società per la valorizzazione dei vini veronesi (F.lli Bolla, Gruppo Italiano Vini, Masi, Pasqua e Sartori), è stata notata una minuscola inserzione che trasforma una sequenza inattiva in Pinot nero in un gene perfettamente funzionante in Corvina, gene che ben rappresenta la peculiare complessità del processo di maturazione di questo pregiatissimo vitigno. La ricerca ha inoltre scoperto che l’ appassimento (fase in cui i viticoltori della zona adagiano le uve nei fruttai in collina per 3-4 mesi) non consiste in una semplice disidratazione, ma risulta essere un articolato processo biologico nel quale si attivano ben 415 i geni, incaricati di fronteggiare lo stress di appassimento e di controllare la produzione di aromi e metaboliti secondari responsabili del sapore e del bouquet dell’Amarone. Da qui, i geni specifici come il Beta amirina sintasi, la strictosinidina, la delta cadinene sintasi, geni che conferiscono proprietà e aromi particolari al vino, come quello di liquirizia e i geni che codificano per la biosintesi del resveratrolo. La ricerca, messa a disposizione del territorio e dei produttori veronesi, apre la strada ad un approccio sempre più innovativo nella gestione del prodotto in vigna e in cantina. “L’obiettivo - affermano i titolari della scoperta, Massimo Delledonne e Mario Pezzotti, rispettivamente del Dipartimento Biotecnologie e del Dipartimento di Scienze, Tecnologie e Mercati della Vite e del Vino dell’Università di Verona – è consegnare alla realtà produttiva veronese e al suo territorio uno strumento utile per un’attività fondamentale del nostro made in Italy. Con questo strumento ad esempio sarà possibile monitorare l’attività del genoma nella sua interazione con l’ambiente e quindi di definire le condizioni ottimali per la coltivazione e la produzione di un’uva di qualità”.  
   
   
VINO E SCIENZA, UNIVERSITA’ DI VERONA: LA CINA STA MAPPANDO LE NOSTRE PRODUZIONI  
 
“La Cina sta facendo incetta di genomi in giro per il mondo. L’obiettivo è chiaro: decodificare il genoma di un organismo significa comprenderne i segreti più profondi, porre le basi per la ricerca applicata, acquisire un vantaggio tecnologico e conoscitivo formidabile”. L’allarme sullo ‘shopping scientifico’ cinese arriva dall’Università di Verona, che ha presentato il 26 febbraio, in anteprima mondiale, il genoma sequenziato del primo vitigno autoctono: la Corvina, bacca tipica per la produzione di Amarone. Secondo i due ricercatori del Centro di Genomica Funzionale dell’Università di Verona, Massimo Delledonne e Mario Pezzotti: “Il pericolo è reale e andrà a incidere significativamente nei prossimi anni sul nostro export agroalimentare. È necessario – hanno proseguito i ricercatori - incrementare l’attività di ricerca presso i nostri centri di eccellenza e successivamente trovare le formule idonee per proteggere il Dna delle nostre tipicità. Qui a Verona 3 anni fa abbiamo contribuito per primi a sequenziare il genoma del Pinot nero, oggi decifriamo per la prima volta un vitigno autoctono – quello della Corvina - che presenta tratti di unicità sorprendente. È necessario che questo patrimonio rimanga in casa nostra”. Il Beijing Genomic Institute, principale centro cinese di ricerca che conta oggi 500 ricercatori, ha da poco annunciato di voler sequenziare 1000 genomi (500 animali e 500 vegetali) nei prossimi due anni grazie ad un finanziamento da 100 milioni di dollari. Ora l’Istituto, che ha acquistato 130 sequenziatori di ultima generazione, sta contattando ricercatori di tutto il mondo per stabilire collaborazioni e decidere cosa sequenziare. Dopo aver sequenziato il Dna del riso nel 2002, del melone a fine 2009 e quello del Panda poche settimane fa, il Beijing Genomic Institute sta ora lavorando alla sequenziamento del genoma dell’Orso polare e del Pinguino. Per l’Università di Verona, il business sull’agroalimentare è enorme, e una volta in possesso delle ‘chiavi’ della vita delle nostre produzioni, individuato il microclima ideale e adottato le nostre tecniche di produzione, il passo verso la concorrenza diretta fatta con gli stessi prodotti del made in Italy è breve. Per questo Orvit, Società per la valorizzazione dei vini veronesi (F.lli Bolla, Gruppo Italiano Vini, Masi, Pasqua e Sartori), ha commissionato la ricerca sviluppata presso il Centro di Genomica Funzionale che è stato costituito grazie al sostegno della Fondazione Cariverona per lo sviluppo della ricerca di base  
   
   
SARDEGNA: COMPARTO VITIVINICOLO STRATEGICO PER L´ISOLA  
 
Cagliari - Gli indennizzi per i danni alle aziende vitivinicole, il problema dell´acqua nei vigneti, i nuovi mercati e la commercializzazione, i disciplinari di produzione, il tempo da dedicare alla burocrazia, le varie misure e la spesa del Programma di sviluppo rurale: sono stati tra i temi affrontati questa mattina a Dolianova durante l’incontro convocato dalla Cantina e al quale ha partecipato l’assessore regionale dell’Agricoltura, Andrea Prato. Un´iniziativa che ha consentito ai soci e agli amministratori del Parteolla e dei territori vicini di portare alla luce i problemi del settore vitivinicolo. "La Regione - ha detto l’assessore Prato - considera questo comparto, e un territorio ad alta vocazione vitivinicola, determinante per l’economia agricola della Sardegna, soprattutto per la sua vivacità, per l’elevato grado di diversificazione produttiva, perché ha garantito un ricambio generazionale all’interno delle aziende". Riguardo alle varie problematiche, l´assessore ha risposto punto per punto alle domande dei presenti. Sugli indennizzi ha confermato che la Regione, a differenza del passato, ora paga mediamente dopo un anno e il 13 per cento del danno quantificato (prima dopo 3 anni e solo l’8 per cento). Ma in ogni caso questo sistema si è rivelato fallimentare e ora contro le calamità naturali l’unica soluzione, così come prescritto dalle norme statali e comunitarie, si chiama Piano assicurativo: «Nella Finanziaria 2010 - continua Prato - ci sono 20 milioni di euro e la Regione può coprire dal 50 all’80 per cento i costi del premio assicurativo. Occorre dunque, e lancio un appello alle aziende agricole, approfittare di questa opportunità». Problema acqua. Oggi in Sardegna, come in Italia, si spende ancora poco per infrastrutturare le campagne, eppure dotare le aree rurali di un bene fondamentale come l’acqua è necessario per farle vivere e renderle produttive: "Stiamo lavorando alla controriforma dei Consorzi di bonifica, anche se non è facile - ha spiegato l’assessore - È certo però che dobbiamo far arrivare l’acqua a chi produce e questa Giunta è impegnata a concentrare le risorse per migliorare le infrastrutture nell’agro, comprese anche le energie rinnovabili che devono integrare il reddito degli agricoltori professionali". Nuovi mercati e commercializzazione: la Regione privilegerà i mercati “freddi” e quelli ricchi (tra cui Russia, Nord Europa, Stati Uniti) dove c’è tanta richiesta e potenzialità per l’agro-alimentare della Sardegna. "Inoltre, quest’anno il Vinitaly di Verona promuoverà in maniera importante i vini dell’Isola con eventi e iniziative di valorizzazione per sostenere il comparto, in un anno sicuramente difficile a causa della congiuntura negativa". Infine, l’assessore ha fatto il punto sulle modifiche dei disciplinari di produzione e ha ribadito il ruolo di terzietà e di arbitro della Regione.  
   
   
GARANTITO! VINO IN VILLA DAL CONSORZIO PER LA TUTELA DEL VINO PROSECCO DI CONEGLIANO-VALDOBBIADENE  
 
Un evento a “tutta G”. La g è quella di Garanzia offerta dalla Docg ( denominazione di Origine Controllata e Garantita), il massimo riconoscimento qualitativo assegnato ai vini italiani. Un’eccellenza dimostrata dai numeri: in Italia vi sono oltre 300 vini doc ma solo 44 Docg. La “numero 44” è il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, cui sarà dedicato Vino in Villa, Festival internazionale di questo spumante italiano inimitabile. Per festeggiare la nuova identità, e promuovere la conoscenza della sigla docg, ancora poco nota al consumatore, il Consorzio per la Tutela del Conegliano Valdobbiadene ha deciso di chiamare i 43 colleghi, vini famosi o rari. In una sola sede, i visitatori potranno immergersi in questo “Mondo G come Garantito” e degustare i vini delle 44 docg d’Italia! L’evento offrirà momenti dedicati ad ogni visitatore. Per i giornalisti vi sarà la presentazione della nuova annata e il convegno dedicato al valore delle Docg in Italia, ma anche gli incontri a tavola curati da Alma, Scuola Internazionale di Cucina Italiana, che vede rettore Gualtiero Marchesi. Per gli “addetti ai lavori” sempre Alma realizzerà il lunedì riservato ai ristoratori, enotecari e operatori del settore. Per l’occasione presenterà l’Atto Unico, ovvero il modo moderno di intendere il pranzo, sempre più spesso costituito da un piatto unico. Se queste sono le esigenze del consumatore, il grande chef deve saper evolvere e tradurre la propria arte anche in questa proposta. Durante il food show e per tutta la giornata, gli chef di Alma daranno la propria interpretazione. Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, d’altro canto, è il vino moderno per eccellenza poiché unisce finezza, eleganza e vitalità, ad una moderata alcolicità, che gli consentono di divenire partner perfetto a tavola, durante la serata importante così come nella pausa pranzo. A fare da cornice a Vino in Villa sarà, come sempre, il castello di San Salvatore, borgo del Xiii secolo immerso nell’area del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, un nome difficile come faticoso è coltivare la vite in queste colline ripide quanto spettacolari. Una bellezza che, nei secoli, si è mantenuta intatta, come dimostra la pittura di un maestro del Cinquecento, Cima da Conegliano. Proprio nel 2010 al Cima sarà dedicata la più grande mostra mai realizzata, organizzata da Artematica a Palazzo Sarcinelli a Conegliano. Cima: Poeta del paesaggio - 67.000 km per un ritorno alle origini sarà lo slogan dell’evento che, da febbraio a giugno, ospiterà opere provenienti da ogni parte del mondo, da Londra a New York, da Parigi a San Pietroburgo. Degustare un vino, ammirare un’opera d’arte saranno, quindi, la terza proposta di Vino in Villa, rivolta ai consumatori. Cima da Conegliano è considerato un padre del paesaggismo assieme al Bellini e al Tiziano e proprio le colline del Prosecco Superiore furono uno dei suoi soggetti preferiti. Molti dei luoghi dipinti dal Cima si sono mantenuti integri attraverso i secoli, grazie alla viticoltura e il paesaggio è il modo migliore per spiegare l’inimitabilità del Prosecco, prodotto a Conegliano Valdobbiadene. Attraverso la collaborazione con Artematica, Vino in Villa darà la possibilità di conoscere, in un unico giorno, un artista importante e un vino unico. Un legame che sarà dimostrato, anzitutto, dalla sede di Vino in Villa. Il Castello di San Salvatore, infatti, è immortalato in una delle opere più belle, la Madonna dell’Arancio. Vino in Villa, quindi, consentirà ai visitatori di confrontare i luoghi del Cima com’erano nel Cinquecento e come sono oggi, visitando prima la mostra e poi l’evento ma anche attraverso le escursioni nei luoghi del Cima, dove una guida spiegherà, opere d’arte alla mano, come è cambiato nei secoli l’ambiente delle colline del Prosecco Superiore. Si tratterà, quindi, di un’originale esperienza interattiva. E se, ovviamente, nei secoli il territorio è cambiato, è anche vero che esso si è mantenuto ben conservato grazie alla viticoltura che, anzi, ne ha arricchito l’aspetto. Prova ne è il progetto Unesco che, nonostante rappresenti una sfida difficile, sta procedendo in tempi record dopo l’approvazione da parte della Regione Veneto. Ci sarà anche un quarto motivo per visitare Vino in Villa: i momenti culturali de I Simposi, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari, che realizzerà quest’anno incontri a partire da giovedì 13 maggio. Tema di quest’anno sarà “Meraviglie”, dove si parlerà del legame tra la lingua e, in particolare, il dialetto, e il paesaggio.