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VENERDI

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Notiziario Marketpress di Venerdì 14 Gennaio 2011
BIELLA (MUSEO DEL TERRITORIO BIELLESE, VIA QUINTINO SELLA 16): “BIELLESI TESSITORI DI UNITÀ”, CELEBRAZIONI DEL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ D’ITALIA – FINO AL 27 FEBBRAIO  
 
“Cavour e Mazzini: due protagonisti del Risorgimento rivisti da artisti contemporanei”. A cura di Francesco Santaniello. Con le opere di Umberto Mariani, Serafino Maiorano, Omar Ronda, Gianluca Costantini, Daniele Basso, Luigi Mainolfi, Valentina Crivelli, Cristiano Carotti, Paolo Lagna, Sergio Coppi. Inaugurazione sabato 15 gennaio alle ore 17,30, con conferenza dedicata al tema della mostra con la presenza degli artisti e del curatore Francesco Santaniello. Orari mostra: giovedì e venerdì dalle ore 16 alle 19 – sabato e domenica dalle ore 10 alle 12,30 e dalle ore 16 alle 19 – visite guidate al mattino su prenotazione per le scolaresche. Ingresso libero e gratuito. Info Museo del Territorio Biellese – tel. 015 2529245 www.Biellesitessitoridiunita.it  info@museodelterritorio.Biella.it    
   
   
MONZA (ARENGARIO): MOSTRA CHE CELEBRA LE AZIENDE STORICHE - DAL 13 AL 29 GENNAIO  
 
Giovedì 13 gennaio all’Arengario di Monza è stata inaugurata la nuova mostra dedicata alle aziende storiche del territorio. Tra queste, Candy Hoover Group è protagonista. Candy ha “inventato” nel 1945 la lavabiancheria italiana nella sede di via Gaetana Agnesi, Monza, delle “Officine Meccaniche Eden Fumagalli”, primo nucleo, avviato negli anni Venti, di quello che è diventato un gruppo internazionale, sempre guidato dalla famiglia Fumagalli. Oggi, con Aldo Fumagalli, presidente e amministratore delegato, alla terza generazione. Gli elettrodomestici erano una novità rivoluzionaria nell’Italia della ricostruzione: la lavabiancheria ebbe subito successo in quanto rispondeva a esigenze vere e sentite dalle famiglie e toglieva alle donne la fatica del bucato. Candy divenne rapidamente sinonimo di lavabiancheria in Italia ed è, oggi, tra i leader in Europa. E’ presente nel mondo attraverso 40 consociate e ha centri produttivi in Italia, Francia, Spagna, Russia, Turchia, Cina. La sede direzionale, i principali laboratori di ricerca e sviluppo, il maggior stabilimento per le lavabiancheria sono a Brugherio. Al marchio Candy, si sono affiancati Hoover e vari marchi nazionali. All’arengario viene esposta la prima lavabiancheria Candy Modello 50, prodotta a Monza e lanciata alla Fiera di Milano 1946. È scortata dal robot Tic, protagonista di un celebre spot televisivo degli anni Sessanta, entrato nella piccola storia della pubblicità in Italia. E’ stato lui a lanciare il claim: “Tante grazie, è Candy”, ideato da un grande designer e creativo monzese, Pietro Geranzani. Una selezione di fotografie e filmati raccontano l’evoluzione di Candy Hoover Group, scandita da tutta una serie di innovazioni continue, avviate dai fratelli Niso, Enzo, Peppino Fumagalli che hanno creato l’azienda dal nucleo fondato dal padre Eden e l’hanno guidata fino al cambio generazionale. La mostra “Evoluzione del Click-storie eccellenti della Brianza: le imprese tra passato, presente e futuro” è aperta fino al 29 gennaio. Orari: da martedì a venerdì 15-18; sabato e domenica 10-13/15-18. Ingresso gratuito. La mostra è organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Monza con la collaborazione di Ex-it e il contributo di Provincia di Monza Brianza, Confindustria Monza Brianza, Camera di Commercio Monza Brianza, Autodromo di Monza. Candy Hoover Group, società a totale capitale privato (famiglia Fumagalli), è tra i leader europei dei grandi elettrodomestici: lavabiancheria, lavastoviglie, asciugatrici, frigoriferi, congelatori, cucine e forni, da incasso e accosto, al top dei valori ecologici e prestazionali. Opera con i marchi internazionali Candy e Hoover e quelli nazionali Iberna, Jinling, Otsein, Rosières, Süsler, Vyatka, Zerowatt, Hoover-helkama, Hoover-grepa. Hoover è leader nel floor-care in Italia. Candy Hoover Group ha 6.300 addetti, 9 centri produttivi in Europa e Cina, 40 consociate nel mondo. La sede centrale, industriale e di ricerca e sviluppo è a Brugherio (Monza Brianza). http://www.candy-group.com/  
   
   
TRENTO (CASTELLO DEL BUONCONSIGLIO): ANTICHE MADONNE D´ABRUZZO  
 
Sino al primo maggio 2011 il Castello del Buonconsiglio ospita una mostra dedicata ai capolavori di scultura lignea salvati dal terremoto che ha colpito L´ Aquila. Dopo la felice riuscita dello spettacolo "Glass" dedicato alla mostra del vetro ideato e organizzato dalla compagnia L´uovo Teatro Stabile di Innovazione de L´aquila, andato in scena nel mese di agosto al Castello del Buonconsiglio, il museo proporrà fino al 1 maggio un´altra importante iniziativa con l´Abruzzo. Da questi giorni di Festività e sino al 1 maggio 2011 il Castello del Buonconsiglio di Trento ospita la mostra "Antiche Madonne d´Abruzzo. Dipinti e sculture lignee medioevali dal Castello dell´Aquila". In esposizione una ventina di opere fra dipinti su tavola e sculture lignee, databili tra la fine del Xii e gli esordi del Xiv secolo, in gran parte salvate dai vigili del fuoco dal Museo Nazionale d´Abruzzo dopo il terremoto dell´aprile 2009, come documenta il filmato Arte salvata. Sono inoltre proposte due sculture concesse in prestito dalla diocesi di Teramo: la straordinaria Madonna di Castelli e la Madonna della Cattedrale di Teramo, al pari delle altre elaborate dagli abili intagliatori e pittori che hanno operato stabilmente o transitato in Abruzzo nel corso del Medioevo. Tutte le opere erano state esposte temporaneamente al Castello Piccolomini di Celano (Aq), nel Museo Nazionale della Marsica. Tra i dipinti spiccano la Madonna de Ambro e la Madonna di Sivignano, tra le sculture la Madonna di Lettopalena (Ch), databile alla fine del Xii secolo. Questi capolavori ben rivelano come l´Abruzzo sia stato un crocevia di culture e un centro di elaborazione di spinte culturali aggiornate, grazie ai frequenti contatti con i territori d´oltralpe e l´Oriente bizantino, sulle rotte dei pellegrini e dei commerci lungo la Via degli Abruzzi e per le vie del mare. La Madonna delle Concanelle da Bugnara, e i simulacri provenienti da chiese di Scoppito e Collettara, nei pressi dell´Aquila, ascrivibili al Duecento, delineano il profilo di una regione dalla vivace attività artistica, legata ad una pratica devozionale radicata nel tessuto sociale popolare. Ammirevoli, come prodotti di un´abilità tecnica che investe non soltanto l´arte dell´intaglio ma anche quella pittorica, anche la Madonna di Pizzoli e la Madonna di Penne (Pe), con il volto ancora adolescente e la scollatura che le copre le spalle. In chiusura della mostra è esposta la Madonna di San Silvestro, realizzata per l´omonima chiesa aquilana, che rappresenta un esempio eloquente del nuovo gusto ´francese´ diffusosi dopo l´affermazione della sovranità angioina nel Regno di Napoli. La mostra, curata da Lucia Arbace, è frutto della collaborazione tra la Soprintendenza Beni Storico Artistici, Etnoantropologici dell´Abruzzo e la Provincia autonoma di Trento. Catalogo Allemandi, con testi di Lucia Arbace, Gaetano Curzi, Alessandro Tomei e Marta Vittorini. Info: Castello del Buonconsiglio - Via B. Clesio 5, 38100 Trento - tel. 0461233770 - fax 0461 239497 - info@buonconsiglio.It  - www.Buonconsiglio.it    
   
   
BRESCIA (MUSEI MAZZUCCHELLI): LA MOSTRA IL TEATRO ALLA MODA. COSTUME DI SCENA. GRANDI STILISTI, A CURA DI MASSIMILIANO CAPELLA – DAL 19 GENNAIO 2011 AL 20 FEBBRAIO 2011  
 
Dopo l’eccezionale successo riscosso nella capitale, presso il Museo della Fondazione Roma, la mostra Il Teatro alla Moda. Costume di scena. Grandi Stilisti, a cura di Massimiliano Capella, approda il 19 gennaio 2011 ai Musei Mazzucchelli di Brescia. Fino al 20 febbraio 2011, si potranno ammirare cento costumi originali, realizzati per famosissime rappresentazioni teatrali, operistiche e coreutiche, insieme a bozzetti, figurini e a rari documentari video dei relativi spettacoli. La mostra è promossa dai Musei Mazzucchelli che già ospitano, nelle sale delle antiche scuderie, il Museo della Moda e del Costume con una pregiata collezione, ormai riferimento culturale del settore, costituita da circa 5000 pezzi databili tra l´inizio del Settecento e la nascita dell´alta moda nel Novecento. I capolavori di sartoria creati dagli stilisti per la scena si collocano dunque in un contesto ideale, completando altresì il percorso della raccolta permanente sull’evoluzione del gusto in due secoli di storia. Sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica Italiana e con il premio di Alta Rappresentanza della Presidenza della Camera dei Deputati, l’evento è promosso insieme ad Altaroma e vanta il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Ministero del Turismo, dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero, della Regione Lombardia, Culture, Autonomie e Identità della Lombardia, della Provincia di Brescia e del Comune di Mazzano. La Moda è una componente centrale della cultura contemporanea e Il Teatro alla Moda riunenisce per la prima volta ceazioni uniche come opere d’arte; abiti e costumi, realizzati per il Teatro, l’Opera e la Danza da alcuni tra i più importanti stilisti italiani, quali Gianni Versace, Roberto Capucci, Emanuel Ungaro, Fendi, Missoni, Giorgio Armani, Antonio Marras, Romeo Gigli, Alberta Ferretti, Valentino, Enrico Coveri. Attraverso un’accurata selezione delle loro creazioni, provenienti da prestigiose collezioni teatrali (Teatro alla Scala e Piccolo Teatro di Milano, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Regio di Parma, Teatro San Carlo di Napoli, National Opera di Washington Dc), oltre che dalle Maison coinvolte e dalle collezioni di attori e cantanti, si ripercorre uno dei momenti più glamour del teatro internazionale moderno e si intende valorizzare l’indiscussa qualità artistica del Made in Italy. Il titolo è un omaggio al testo “Il Teatro alla Moda” di Benedetto Marcello; trattazione nella forma di saporito commento umoristico del teatro lirico, apparso in prima edizione nel 1720. Si dovrà attendere tuttavia il Xx secolo per assistere all’intreccio tra “mondi” diversi; oltrepassando la settorialità delle discipline a favore della condivisione delle arti: dalla pittura alla scultura, dall’architettura al design, dal gesto teatrale al canto e alla danza. Il teatro rappresenta uno dei luoghi privilegiati di questa rivoluzione linguistica e, proprio sul palcoscenico, gli artisti hanno trovato spazio per esprimere la loro fantasia più libera, al servizio di regie, scene e costumi innovativi. Anche l’alta moda, entra nel “luogo teatro” e vi accede già nell’Ottocento con Worth, Poiret e, soprattutto, nel 1924 quando Coco Chanel, su invito di Sergej Pavlovich Diaghilev (1872-1929), disegna i costumi per Le Train Bleu, di Cocteau. Dopo questo importante debutto, nel corso del Xx secolo, l’affascinante liason tra Moda e Teatro si rafforza. A partire dai primi anni Ottanta nei cartelloni delle più prestigiose compagnie d’opera e balletto compaiono i nomi dei maggiori stilisti italiani le cui straordinarie creazioni si possono oggi ammirare nel percorso dell’esposizione romana, divisa in otto sezioni. La Mostra Prima Sezione: Moda, Teatro e Grandi interpreti Dagli anni Ottanta del Novecento i grandi nomi della moda italiana si uniscono a quelli di registi, scenografi e, soprattutto, ai grandi interpreti internazionali del teatro: Luciano Pavarotti, Montserrat Caballè, Katia Ricciarelli, Cecilia Gasdia, Luciana Savignano, Carla Fracci, Kiri te Kanawa, Teresa Stratas, Raina Kabaivanska, Luciana Serra, Lucia Aliberti, Sesto Bruscantini. Ogni volta che un creatore di moda si avvicina al teatro vi imprime il proprio marchio di unicità, andando oltre la ricostruzione filologica propria di un vero costumista. Lo stilista impone la propria griffe e si parla dunque de Il Flauto Magico di Gigli, della Lucia di Lammermoor di Missoni, del Capriccio e della Salomè di Versace, del Così fan Tutte di Armani. In questa sezione si possono ammirare alcuni importanti esempi usciti dall’atelier di Gianni Versace tra cui spiccano, per il Capriccio di Strauss (in scena a San Francisco, all’Opera House, e a Londra, al Royal Opera House, nel 1990), l’abito creato per Dame Kiri te Kanava interprete della Contessa, interamente ricamato con cristalli policromi che formano motivi geometrici ispirati alle grafiche di Sonia Delaunay; e l’abito ricamato per la ballerina Luciana Savignano interprete di Eva Peron nel Patrice Chéreau, devenu danceur, règle la rencontre de Michima e Eva Péron di Béjart, presentato al Théatre de la Monnaie di Bruxelles nel 1988. Si trovano qui esposti anche i costumi realizzati da Genny per la Ricciarelli, da Capucci per la Kabaivanska, da Missoni per Pavarotti e di Fendi per la Gasdia. Seconda Sezione: Fendi. L’opera in Pelliccia La seconda sezione della mostra è interamente dedicata all’amore delle sorelle Fendi per l’opera lirica. L’opera si mette in pelliccia: costumi con inserti di pelliccia, manicotti, mantelle; tutta l’eleganza delle Fendi viene esibita in numerose produzioni, da Verdi a Puccini, da Mozart a Bizet, con una continuità che non ha eguali. Uno dei vertici teatrali è rappresentato dal manto in pelliccia rosa color cipria, qui esposto, realizzato nel 1984 e indossato da Raina Kabaivanska per la Traviata di Mauro Bolognini, con i costumi di Piero Tosi, allo Sferisterio di Macerata. L’impegno operistico più articolato di Fendi è però rappresentato dai sessantatre costumi (di cui tre esempi in mostra) realizzati per Carmen di Bizet all’Arena di Verona nel 1986, con la regia di Pier Luigi Pizzi, in una rilettura di forte impatto cromatico, essenziale e moderna. Una storia dove tutto è danza, passione, movimento e colore, una storia di vita povera e libera, dove i costumi di Fendi creano una sorprendente modernità: jeans con inserti di pelliccia in una esplosione di colori mischiati. Terza Sezione: Missoni. Dalle nebbie di Scozia alla luce di Africa I Missoni si presentano nel 1983 al grande pubblico del Teatro alla Scala con 120 costumi disegnati per Lucia di Lammermoor di Donizetti, con regia di Pizzi. Sette di questi abiti sono esposti in mostra e rivelano una suggestiva fusione delle linee e dei materiali impiegati per i modelli con la musica e la storia dell’opera, tratta da Walter Scott, ambientata tra le nebbie di Scozia. D’altra parte, nelle esperienze teatrali, i Missoni rispettano sempre la loro essenza creativa. E così avviene nell’happening Africa di Missoni, ideato per Italia ’90. Ne possiamo ammirare i costumi in cui righe, zig-zag, geometrie primitive, espliciti riferimenti alla cultura Masai, Mali, Atuna, Dogon, Chad, Senufo, Bantù, si intrecciano a simboli artistici più colti, ispirati a Klee e alla cultura metafisica. Quarta Sezione: Roberto Capucci e le primedonne del belcanto La sezione illustra l’attività teatrale di Roberto Capucci che nel 1986 debutta sulla scena operistica dell’Arena di Verona, con i suoi 500 metri di taffetas bianco, argento e ghiaccio, utilizzati per i 12 costumi delle vestali in sfilata solenne sulle note di Casta Diva, un omaggio a Maria Callas. La teatralità delle creazioni di Capucci diventa segno imprescindibile delle primedonne del belcanto che indossano i suoi abiti in occasione di importanti recital. Abiti plasmati sul carattere delle interpreti, sul loro repertorio e sui loro atteggiamenti in scena: l’eleganza dell’attrice-cantante Kabaivanska, la soavità della purezza vocale della Ricciarelli, l’aerea leggerezza della Bonfadelli e la solennità della tragedienne Antonacci. Nel 2002 vengono presentati al Teatro San Carlo di Napoli due costumi realizzati per un nuovo Capriccio di Strauss, con le scene di Arnaldo Pomodoro. June Anderson indossa nel primo atto un costume in taffetas plissé in nove toni di rosso e nel secondo atto un costume-manto in taffetas e lamé in nove sfumature dal giallo, al beige, all´oro. È questo uno dei rari casi in cui moda, teatro, arte e musica si fondono magistralmente e naturalmente viene messa in scena la capacità espressiva e comunicativa dell’abito-costume che, attraverso l’eloquenza delle stoffe, descrive un carattere, suggerisce e costruisce un personaggio femminile capace di essere unico. Quinta Sezione: Armani Il primo impegno di Giorgio Armani come costumista teatrale risale al 1980. Per Janis Martin in Erwartung di Schönberg al Teatro alla Scala, disegna un abito-tunica bianco, segno luminoso in una scena buia e spoglia. Negli impegni teatrali successivi lo stilista lavora come puro creatore di moda, con adattamenti cromatici dei suoi abiti alle scene. Segni della sua produzione si trovano nell’Elektra di Richard Strauss per il Teatro alla Scala nel 1994, in Les Contes D´hoffmann di Offenbach sempre per la Scala nel 1995, nel Rigoletto di Verdi alla Los Angeles Opera nel 2000 con la regia del cineasta Bruce Beresford e, soprattutto, nel Così fan Tutte di Mozart, presentata il 18 gennaio 1995 alla Royal Opera House Covent Garden di Londra e il mese seguente a Roma. La produzione teatrale di Armani trova tuttavia il suo terreno d’elezione nella danza e nel musical com’è ben dimostrato dai costumi per Bernstein Dances di Neumeier, per Tosca Amore Disperato (2003) di Lucio Dalla, liberamente ispirata all´opera di Giacomo Puccini, e soprattutto dalla spettacolare Bata de Cola indossata da Joaquin Cortes in Joaquin Cortes Show (2002), mai esposta in Italia prima d’ora. Sesta Sezione: Marras da Sogno Le suggestioni, il mistero e la magia del teatro shakespeariano inducono Antonio Marras a creare nel 2008 i costumi, qui esposti, per il Sogno di una notte di mezza estate, allestito al Piccolo Teatro di Milano con la regia di Luca Ronconi e le scene di Margherita Palli. La storia, intrisa di libertà e fantasia, dell’amore di Titania e Oberon, di Elena, Lisandro, Ermia e Demetrio, viene trasposta da Ronconi in una sorta di scenario urbano, un bosco-città, una foresta incantata, dove i costumi dello stilista sollecitano il mondo visionario del testo, alternano il tulle oscuro delle fate e la garza bianca stropicciata dei quattro amanti, divise eleganti e, per gli elfi, un look stile vittoriano-dark. Settima Sezione: Il Made in Italy diventa teatro A partire dalla metà degli anni Novanta, accanto a stilisti che mantengono una continuità nell’impegno teatrale, si registrano apparizioni solitarie, ma sorprendenti, come nel caso di Romeo Gigli che disegna nel 1995 i costumi per Die Zauberflöte di Mozart al Teatro Regio di Parma, esposti in questa sezione; in un gioco di intrecci tra colori, fogge surreali, con riferimenti al passato e a un’idea di futuro, lo stilista mette in risalto il tema della trasformazione dello spirito umano, amplificato dal movimento dei danzatori e dalla voce umana. Nel segno di Carmen è l’esperienza teatrale di Alberta Ferretti che nel 2001 disegna 490 costumi di scena (di cui cinque magnifici esempi in mostra) per l’opera di Bizet alle terme di Caracalla a Roma, dove reinventa una Spagna essenziale, tutta giocata sui colori bianco, rosso e nero. Il clima degli anni Venti del Novecento, con riferimenti all’art déco, alla cultura del jazz e del charleston, è rievocato invece nei costumi di Enrico Coveri per i protagonisti di Il Grande Gatsby, andato in scena nel 2000 al Teatro alla Scala e, soprattutto, nei costumi creati da Valentino per l’opera contemporanea in due atti The Dream of Valentino, presentata nel 1994 in prima mondiale al Kennedy Center di Washington Dc. La storia di Rodolfo Valentino viene ripercorsa nella sua fase americana, tra il 1913 e il 1926, con creazioni che spaziano dalla rievocazione settecentesca per i costumi à la française di Monsieur Beaucaire, al modello da gaucho per la citazione del film Sangue e Arena, ai modelli femminili che rimandano alle linee e alle decorazioni tipiche degli anni Venti. Ottava Sezione: Versace Teatro “Il teatro è il mio vero amore...” così affermava Gianni Versace parlando della sua passione per l’opera e per la danza. Il teatro per la maison Versace è un impegno continuo, con la creazione di costumi che esprimono pienamente il trionfo del suo gusto barocco, in un’accezione di pura teatralità seicentesca. Lo sguardo di Versace si apre ad una libertà totale di inventiva e la collaborazione con Maurice Béjart, Bob Wilson, Roland Petit, John Cox, William Forsythe e Twyla Tharp gli offre la possibilità di reinventare il passato coniugandolo con il presente. Si trovano qui riuniti capolavori assoluti, dai costumi per il balletto Josephlegende di Richard Strauss, in scena al Teatro alla Scala nel 1982, a quelli per il Don Pasquale di Gaetano Donizetti del 1984; anno in cui incontra anche il coreografo Maurice Béjart e realizza i costumi del balletto Dionysos. E soprattutto quelli creati nel 1987 per Salomé di Strauss, messa in scena da Bob Wilson al Teatro alla Scala di Milano, in cui raggiunge uno dei suoi vertici creativi: velluto, taffetas e crêpe de chine di seta, organza, raso, cordoni di fili di seta, con un chiaro omaggio a Elsa Schiaparelli, nelle fogge anni Quaranta, e a Roberto Capucci per le maniche a scatola. La regia sdoppiò i personaggi su due piani, i cantanti con modelli altamente scenografici, e i mimi e i ballerini, rivestiti da strutture che sintetizzavano lo spirito del costume principale. Gli impegni per il teatro diventano per Versace sempre più numerosi; lavora moltissimo con Béjart, ma anche con Roland Petit e l’American Ballet Theatre. L’intreccio tra arte e moda raggiunge l’apice nel 1989 nelle invenzioni per Doktor Faustus, presentato al Teatro alla Scala con la regia di Bob Wilson: intreccio di combinazioni cromatiche e libertà informali delle linee, abiti e copricapi sculture, con segni grafici arditi, netti, ispirati alle invenzioni di Mirò. Ogni sezione è corredata da un video con immagini tratte dalle principali rappresentazioni teatrali, in cui i costumi ideati dagli stilisti si possono vedere indossati dagli interpreti, godendo così a pieno della bellezza e dell’arte di queste creazioni nel contesto per cui sono nate  
   
   
MILANO (TRIENNALE): IL CINEMA CON IL CAPPELLO. BORSALINO E ALTRE STORIE - DAL 18 GENNAIO AL 20 MARZO 2011  
 
Dedicata al binomio centenario tra cinema e cappello, la mostra propone l’esplorazione di un mito, un viaggio attraverso i linguaggi della contemporaneità, uno sguardo ironico, nostalgico, poetico e trasgressivo, capace di creare ponte tra arte cinematografica e storia del costume. A partire dall’immersione in un grande cilindro multimediale, caleidoscopica macchina del tempo, la mostra condurrà il visitatore di sala in sala, con un meccanismo sempre teso tra il ritrovamento e la scoperta, lungo un percorso fortemente emozionale che utilizza tutti linguaggi della contemporaneità. Il viaggio termina laddove questa mostra ha inizio, con un’emblematica carrellata dei Borsalino più famosi nella storia del cinema: se da sempre il cinema è indissolubilmente legato alla capacità narrativa del cappello, la storica casa Borsalino ha con il cinema un legame antico e speciale. La mostra propone l’esplorazione di un mito, un viaggio attraverso i linguaggi della contemporaneità, uno sguardo emozionale, ironico, nostalgico, poetico e trasgressivo, capace di creare ponte tra arte cinematografica e storia del costume, la mostra itinerante Il cinema con il cappello. Borsalino e altre storie, che dal 18 gennaio al 20 marzo 2011 vedrà la sua prima tappa alla Triennale di Milano. La mostra è aperta gratuitamente al pubblico. Dedicata al binomio centenario tra cinema e cappello, la mostra è ideata da Elisa Fulco, curatrice della Fondazione Borsalino, e curata dal critico cinematografico Gianni Canova. All’arte cinematografica è affidato il compito di raccontare le suggestioni e di trovare le connessioni in una molteplicità di mondi diversi che hanno scandito l’immaginario collettivo nel secolo breve e nel nuovo millennio. La mostra narra non solo la storia del classico cappello maschile in feltro, che ancora oggi porta il nome del fondatore Giuseppe Borsalino, ma propone tutte le evoluzioni e deviazioni di cui il copricapo è stato ed è protagonista, nella vita come nel cinema. Ad accogliere il pubblico all’ingresso della mostra è un grande cilindro multimediale, una sorta di macchina del tempo che, giocando con parole e immagini, diviene un generatore di storie: ponendosi al di sotto di esso, il visitatore sarà avvolto da infinite narrazioni che svelano il ruolo chiave del copricapo nella costruzione dell’identità: cosa sarebbe Indiana Jones senza il suo cappello a larghe falde? O Charlot senza la sua bombetta? Da sempre il cinema si è appropriato della capacità del cappello di raccontare efficacemente e silenziosamente, generando riconoscimento e identità, sollecitando trasformazioni (in Sabrina il cappello segna la trasformazione parigina di Audrey Hepburn in donna di classe, i cappelli di Greta Garbo in Ninotchka sono segni precursori della fine del comunismo). Al cinema il cappello crea mode e tendenze (da James Dean che negli anni ’50 lancia il grande cappello con falda rialzata al colbacco che con Il dottor Zivago entra a far parte del vestiario occidentale, al berretto di lana de Il cacciatore a quello di Rocky che diventa il copricapo popolare degli anni ’70) attraversando illeso i generi cinematografici (commedia, spy story, western, film in costume, noir), le varie classi sociali, nonché le barriere sessuali. Senza dimenticare che grandi registi hanno depositato la propria icona in un’immagine col cappello: da Federico Fellini a Sergio Leone ad Orson Welles. Il cappello definisce ruoli, professioni, stili. Sancisce gerarchie. Innesca discorsi sociali. Implica e consente una gestualità e un rituale che nessun altro capo di abbigliamento prevede: lo si tocca, lo si calza e lo si leva in pubblico. E’ il cappello la componente dell’abbigliamento maggiormente delegata a svolgere un ruolo centrale nel cerimoniale sociale e, come tale, è uno straordinario volano di azioni e narrazioni: il cappello può scatenare lacrime e risate, travestimenti e ribellioni, malinconie e passioni. Il cappello produce ombra (le ombre degli assassini hanno sempre il cappello…). E, soprattutto, genera mode, posture, comportamenti. La mostra si articola secondo cinque nuclei tematici, scanditi secondo un percorso espositivo in cui l’allestimento multimediale e visionario, fortemente emozionale, realizzato dallo Studio Masoero-tondo Architetti, conduce il visitatore di sala in sala secondo percorsi obbligati o solo suggerti, alla scoperta di un mondo caleidoscopico, tra memoria e rivelazione. L’identità ovvero Il cinema con il cappello: un grande cilindro multimediale svela il ruolo chiave del copricapo nella costruzione identitaria, utilizzata dal cinema. Dai protagonisti della pellicola sino all’emblematico dialogo di Peter Falk ne Il Cielo Sopra Berlino di Wim Wenders in cui attraverso la ricerca del cappello giusto si racconta il cambio di identità sotteso a ogni cambio di copricapo: gangster, borghese, eccessivo, comico. Il cappello che emoziona: una sequenza di sale, ciascuna diversa dall’altra, scandisce le diverse emozioni suscitate dal copricapo nelle sue diverse fogge. Guidato da suoni e rumori, il visitatore incontrerà il cappello che fa ridere, il cappello che fa piangere, il cappello che seduce, il cappello che fa paura. Scappellamenti e gesti: 10, 20, 100 scappellamenti cinematografici (riverenza, rispetto, saluto, ringraziamento, esultanza) a confronto, per ritrovare tutti i molteplici significati dei gesti legati all’uso del cappello: codici comportamentali vecchi e nuovi che hanno negli attori i massimi interpreti di segni che ci parlano di un decoro perduto e di più attuali costumi. La giostra dei nomi: dal Borsalino, nome proprio divenuto sinonimo di cappello classico maschile, al basco, all’elmo, al casco, alla coppola, al turbante, alla bombetta, al colbacco, berretto, feluca, etc. Una lunga lista di nomi cui corrispondo infinite e curiose forme di cappelli, raccontate attraverso un’installazione multimediale realizzata dal gruppo N!03, pensata come una vera e propria galleria del vento. Borsalino lancia Borsalino: la mostra si conclude là dove tutto ha inizio: la sezione presenta una carrellata dei Borsalino più famosi nella storia del cinema ed è introdotta dai due celebri film Borsalino (1970) e Borsalino & co (1974), entrambi di Jacques Deray (film cult con Jean Paul Belmondo e Alain Delon), il cui titolo porta il logo dell’antica casa alessandrina, scelta dal regista per rappresentare il gusto degli anni Trenta. Completano la narrazione i bozzetti d’epoca di Jacques Fonteray, costumista parigino delle due pellicole, e i lavori appositamente realizzati per la mostra da Gianluigi Toccafondo. Infine, un inedito cinematografico e un documento storico per il made in italy: in prima nazionale sarà presentata la versione integrale restaurata di un documentario di cinema industriale realizzato nel 1912 dalla ditta Borsalino, con la regia Luca Comerio: un esempio unico nel suo genere, in cui la fabbricazione del cappello viene introdotta e spiegata attraverso una vera e propria fiction. “Se il cinema è indissolubilmente legato al potenziale narrativo del cappello - ha detto Roberto Gallo, Presidente della Fondazione Borsalino - l’azienda Borsalino ha con l’arte cinematografica un’antica relazione. Oltre a creare un canone estetico che ha dato il via alla leggenda cinematografica, l’azienda è da sempre attenta al linguaggio video in ogni sua forma, come attestano numerosi documenti storici che mostrano come il cinema abbia sempre rappresentato negli anni la chiave per comunicare la qualità del cappello alessandrino.” La mostra è accompagnata da un catalogo, edizioni Corraini, in italiano e in inglese. Ospita i contributi di Francesco Alò, Stefano Bartezzaghi, Mario Boselli, Gianni Canova, Emanuele Enria, Paolo Fabbri, Giusy Ferré, Elisa Fulco, Roberto Gallo, Giorgio Gosetti, Franca Sozzani, Dario Edoardo Viganò, Sergio Toffetti. Progetto grafico di Mari Conidi  
   
   
MILANO (TRIENNALE DESIGN MUSEUM): GIOIELLI PER MILANO E IL SISTEMA ORAFO LOMBARDO - FINO AL 9 FEBBRAIO 2011  
 
Gioielli per Milano presenta quaranta gioielli dedicati a Milano, realizzati da designer e produttori orafi lombardi che per la prima volta hanno lavorato insieme per dedicare un omaggio orafo al capoluogo meneghino. I 40 prototipi sono stati realizzati espressamente per la mostra e rappresentano, secondo la curatrice Alba Cappellieri, professore di design del gioiello al Politecnico di Milano, “l’opportunità per mettere insieme persone e idee, maestri del gioiello e giovani designer, imprenditori e artigiani, ricerca e business, tradizione e innovazione, territorio e globalità, in quel clima di collaborazione capillare che è tipica del sistema produttivo lombardo. A tale visione sistemica si deve, del resto, il riconoscimento di Milano come capitale della moda e del design. Anche per il gioiello il territorio lombardo presenta i medesimi caratteri di eccellenza: la compresenza di progetto, produzione, formazione, promozione e comunicazione ma, contrariamente, a quanto avvenuto per la moda e il design, tali forze non si sono mai coagulate né tantomeno hanno mai avviato progetti condivisi e strategie comuni“. La prima azione di sistema è stata riunire insieme 14 microimprese orafe (Albor, Alvaro Bossi, Casellato, Maurizio Colombo, Elite Gioielli, Giampiero Fiorini, Gioielli Unici, Gioielmede, Jew & Co., Macrì, Remo Mondia, Silmar, Dante Socci, Maurizio Zanardi) attraverso l’Associazione Orafa Lombarda, il Cso di Mede e il Consorzio Varese Orafi che con il Politecnico di Milano - dipartimenti Indaco (Industrial design, arti e comunicazione) Dig (Ingegneria gestionale) il Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica e Fondazione Politecnico di Milano hanno partecipato al bando regionale Artemide con l’acronimo di Regio (Rete Eccellenza Gioiello). Alle microimprese di Regio si sono aggiunte altre aziende orafe lombarde, eterogenee per dimensione di impresa e linguaggi espressivi, che sono state abbinate ad altrettanti designer lombardi per realizzare un gioiello per Milano. E’ la prima volta che i principali attori della filiera del gioiello convergono in un progetto comune che sigla la costituzione di un sistema orafo lombardo. Fare sistema rappresenta del resto l’imperativo categorico della contemporaneità, i cui vantaggi sono sia commerciali, perche’ rivolti alle imprese, sia culturali perché indirizzati alla valorizzazione delle risorse territoriali. E’ nato il gioiello made in Lombardia all’insegna del “bello e ben fatto”  
   
   
GENOVA (PALAZZO DUCALE): PUGLISI - IL MEDITERRANEO. COSTE E COSTELLAZIONI – FINO AL 30 GENNAIO 2011  
 
Mentre in Palazzo Ducale si ammirerà ciò che il "Mediterraneo" delle coste francesi e liguri, la Bordighera di Monet, ha ispirato a cinque generazioni di artisti tra metà Settecento e metà Novecento, un altro Mediterraneo, quello del mare di Sicilia, sarà proposto da Giuseppe Puglisi nella mostra a lui dedicata nella medesima sede di Palazzo Ducale. "Puglisi. Il Mediterraneo. Coste e costellazioni", curata da Marco Goldin e promossa dal Comune di Genova, dalla Fondazione Palazzo Ducale e da Linea d´ombra, con la determinante collaborazione del Gruppo Euromobil dei fratelli Lucchetta, resterà allestita in Palazzo Ducale dal 9 al 30 gennaio 2011. Artista tra i più interessanti nel più giovane panorama italiano contemporaneo, cresciuto in quella Sicilia feconda di talenti e di maestri, Giuseppe Puglisi (Catania, 1965) ha realizzato quadri di delicata bellezza sul paesaggio urbano e naturale, come testimoniano i 40 lavori presenti in questa antologica, dedicati in particolare alla vastità dello spazio e alla duttilità morbida della luce. La ricerca pittorica di Puglisi si focalizza inizialmente sul tema della città e di figure sospese nell´acqua, dove il colore è frammentato, le immagini quasi impronte sindoniche, eco di una certa pittura di Tornabuoni, Forgioli, Ferroni e Sarnari. Nel tempo la sua ricerca si volge al recupero di una luce più atmosferica e morbida, ed emergono nuovi gruppi tematici: le terrazze, le città di notte, i paesaggi urbani. C´è il tentativo di recuperare la figura e il colore, come raccontano i quadri raccolti attorno al tema delle piscine, nei quali il colore si fa più corposo e viene steso con pennellate più fluide. Puglisi ha dipinto giardini, aiuole, rose, quadri nei quali si conferma questa sua aderenza-immersione nel mondo delle cose. Lo spiega bene l´artista stesso, descrivendo in modo significativo il proprio procedimento pittorico: «Quando dipingo un paesaggio, anche urbano, temo molto che possa diventare tutto troppo onirico, che le luci in lontananza possano sembrare dei coriandoli. Allora sento di dover strutturare in modo molto forte l´immagine che porto sulla tela, sento il bisogno di oggetti, anche vicini, da percorrere in modo plastico con il colore. Anche i giardini di alcuni miei lavori rientrano nella città. Mi lascio incantare da piccoli spunti, ma per portarli poi sulla tela devo creare un distacco, devo leggerli attraverso uno sguardo severo. Solo così riesco a ricreare lo stupore originario.» Con gli anni 2000 i suoi lavori sono dominati da una maggiore morbidezza di toni, forse per la ripresa in questo stesso periodo del disegno e la sua ricerca si volge più specificamente verso i valori plastici del colore; protagonista è ora il farsi e il disfarsi dello spazio dove la presenza umana viene ridotta a un brulichio di luci, luminescenze. La sua attenzione si concentra su immagini particolari, oggetti dimenticati, relitti, figure spiate nella loro immobilità, quasi a cogliere il senso segreto della luce e del colore. Negli ultimi due anni Puglisi ha approfondito ulteriormente l´indagine sul paesaggio naturale, dedicandosi al paesaggio vulcanico dell´Etna e ai cieli notturni carichi di stelle, dei quali questa antologica reca suggestiva testimonianza. I lavori più recenti sono spesso città viste con un´osservazione a volo d´uccello o parti di costa terrestre osservata sempre da un punto di vista alto, e anche per i quadri di questa mostra l´indagine pittorica si è focalizzata sull´osservazione dello spazio - porzione di cielo - che sta sopra i soggetti affrontati in precedenza, e, in questo caso, sul fascino del paesaggio mediterraneo. Lo sguardo si trasforma in un occhio particolare, quasi fotografico, che osserva il rapporto tra le due visioni: da un lato il paesaggio, o costa terrestre, con il mare e con le sue geometrie e prospettive, e dall´altro le architetture celesti che lo sovrasta. In questa dialettica continua Puglisi cerca di rappresentare l´imprendibile densità dello spazio che si frappone tra queste due realtà immaginando poeticamente un atlante del cielo, del mare e della terra con i suoi paesaggi. Info e prenotazioni: www.Lineadombra.it  Organizzazione: Linea d´ombra srl, Strada di Sant´artemio 6/8 - 31100 Treviso Tel. +39 0422 3095; Fax +39 0422 309777 info@lineadombra.It ; www.Lineadombra.it  
   
   
BIELLA (CITTADELLARTE, FONDAZIONE PISTOLETTO): “ARTEALCENTRO DI UNA TRASFORMAZIONE SOCIALE RESPONSABILE 2010” - FINO AL 30 APRILE 2011  
 
Wael Shawky “Contemporary Myths”: mostra personale a cura di Judith Wielander. “Visible – where art leaves its own field and becomes visible as part of something else”: progetto editoriale di Cittadellarte e Fondazione Zegna a cura di Angelika Burtscher e Judith Wielander. Inaugurazione venerdì 25 con incontri pubblici alle ore 15 e 17, buffet di inaugurazione alle ore 20 e, sabato 26 dalle ore 10,30 alle 13 e alle ore 15 working conference. Orari mostra: martedì, mercoledì e giovedì solo su prenotazione con almeno due giorni di anticipo – venerdì dalle ore 16,30 alle 19,30 – sabato e domenica dalle ore 10 alle 19,30 – lunedì chiuso. Biglietto d’ingresso: intero 6 euro – ridotto 4 euro. Info Cittadellarte – tel. 015 0991461 www.Cittadellarte.it  store@cittadellarte.It    
   
   
TRUSSARDI: 8½ . TREDICI ARTISTI PER CELEBRARE CENTO ANNI DI TRUSSARDI. UN´ANTOLOGIA DI OPERE DALLE MOSTRE DELLA FONDAZIONE NICOLA TRUSSARDI A FIRENZE  
 
Darren Almond, Pawel Althamer, John Bock, Maurizo Cattelan, Martin Creed, Tacita Dean, Michael Elmgreen & Ingar Dragset, Urs Fischer, Peter Fischli e David Weiss, Paul Mccarthy, Paola Pivi, Anri Sala e Tino Sehgal In occasione del Centenario del Gruppo Trussardi, la Fondazione Nicola Trussardi presenta 8½, una mostra a cura di Massimiliano Gioni, realizzata in collaborazione con la Fondazione Pitti Discovery, che apre i festeggiamenti per i cento anni della Maison Trussardi. Prima grande mostra collettiva organizzata dalla Fondazione, 8½ riunisce negli spazi monumentali della Stazione Leopolda le opere dei tredici artisti internazionali a cui a Milano, dal 2003 a oggi, la Fondazione Nicola Trussardi ha dedicato ambiziose mostre personali e spettacolari progetti d’arte pubblica. La mostra inoltre presenta in anteprima in Italia una nuova opera di Maurizio Cattelan. Come in una parata carnevalesca, 8½ presenta per la prima volta insieme le opere di Darren Almond, Pawel Althamer, John Bock, Maurizio Cattelan, Martin Creed, Tacita Dean, Michael Elmgreen & Ingar Dragset, Urs Fischer, Peter Fischli e David Weiss, Paul Mccarthy, Paola Pivi, Anri Sala e Tino Sehgal, artisti che nell’ultimo decennio si sono imposti come alcune delle voci più interessanti e significative del panorama internazionale. 8½ propone un’antologia del meglio della storia recente della Fondazione Nicola Trussardi, ripercorrendo in un lungo piano sequenza i momenti salienti della sua attività che coincide con un importante capitolo della storia dell’arte del nostro tempo. Museo nomade e agenzia per la promozione della cultura e l’arte contemporanea, la Fondazione Nicola Trussardi organizza e produce grandi mostre concepite ad hoc per palazzi dimenticati, architetture monumentali e spazi simbolici di Milano, che vengono in questo modo riaperti e restituiti alla città e al pubblico dell’arte. Con la mostra 8½ per la prima volta la Fondazione Nicola Trussardi organizza una sua mostra a Firenze, dove dall’11 al 14 gennaio 2011 il Gruppo Trussardi sarà l´ospite d’onore di Pitti Immagine Uomo 79 con un progetto che coinvolge i quattro mondi in cui il marchio è da anni impegnato nella ridefinizione del Made in Italy - la moda, il design, l´arte e il cibo – e che ha come suo fulcro principale la Stazione Leopolda. Per l’occasione la Fondazione Nicola Trussardi porta a Firenze alcune delle opere più importanti che ha commissionato e prodotto negli ultimi otto anni e mezzo oltre ad alcuni capolavori indiscussi di maestri dell’arte di oggi. Come evocato dal titolo, preso in prestito dal leggendario film di Federico Fellini, 8½ è un racconto per immagini, un susseguirsi continuo di flash back e di suggestioni, di ricordi e déjà vu. Le opere dei tredici artisti coinvolti si snodano all’interno delle maestose navate ottocentesche della Stazione Leopolda come un carosello fatto di sogni e ossessioni, di desideri e fantasie, che toccano tanto la sfera più intima e personale quanto la dimensione sociale e collettiva. 8½ cuce insieme scene di vita vissuta e stati di allucinazione permanente, dimensione onirica e visioni ai confini della realtà, dando vita a una straordinaria galleria delle meraviglie. Everything is Going to Be Alright (Andrà tutto bene), la scritta al neon di Martin Creed che campeggia sulla facciata della Stazione Leopolda, sembra fare da premessa a questo grande gioco ma è anche un monito: con il suo smaccato entusiasmo l’opera fa da ironico commento a quello che si presenterà ai visitatori una volta varcata la soglia dell’ingresso. All’interno dello spazio della ex-stazione inizia infatti una serie di incontri inaspettati. L’auto bianca con roulotte di Elmgreen & Dragset, come una metafora del turismo globale, spunta dal pavimento dopo un lungo viaggio immaginario al centro della terra, mentre a pochi passi di distanza il gigantesco autoritratto del polacco Pawel Althamer - un pallone aerostatico lungo oltre 20 metri – incombe sulle teste dei visitatori come un insensato e temporaneo monumento pubblico, ipertrofico e carnevalesco. Il surreale lungometraggio Frammenti di un film con un orso e un ratto, di Fischli e Weiss, realizzato a Palazzo Litta durante la grande retrospettiva del duo svizzero organizzata dalla Fondazione Trussardi, sembra fare da contrappunto alla provocatoria e dissacrante rappresentazione di George W. Bush in Static (Pink) di Paul Mccarthy, mentre i ritratti intimi e melanconici di Darren Almond dialogano con la casa di pane di Urs Fischer, che sembra uscita da una fiaba dei fratelli Grimm. Le vicende grottesche raccontate da John Bock nel film Meechfieber – un pot-pourri di macchine irreali, astronavi bric-à-brac, animali travestiti e danze frenetiche - entrano in contrasto con il lamento musicale del sassofonista Jemeel Moondoc - ritratto da Anri Sala nel video Long Sorrow. Le atmosfera silenziose e contemplative di Still Life e Day for Night, due film realizzati da Tacita Dean nello studio di Giorgio Morandi che ne svelano le mille storie rimaste celate per decenni, fanno da perfetta cornice alle riflessioni di Maurizio Cattelan sulla morte e la fragilità della vita, sottolineata in questo caso con distacco, ironia e gusto per il paradosso, con un´opera in anteprima per l´Italia. I visitatori sono immersi in un clima giocoso e insieme tragico: le inquietanti moltitudini di Paola Pivi e le sculture viventi dirette da Tino Sehgal appaiono come presenze aliene che trasformano lo spazio della Stazione Leopolda nello sfondo perfetto per una nuova enigmatica messa in scena. Con 8½ la Fondazione Nicola Trussardi per la prima volta organizza una grande mostra al di fuori di Milano, proprio territorio d’elezione, e approda felicemente nella città di Firenze, da sempre intimamente legata all’arte e alla cultura. Proseguendo in questo modo nella sua attività di divulgazione e promozione dei linguaggi del contemporaneo, 8½ diventa l’occasione per fare un bilancio non solo dell’attività ma delle strategie stesse della Fondazione Nicola Trussardi, che proietta il suo sguardo verso i progetti futuri e offre al pubblico internazionale una nuova imperdibile opportunità per confrontarsi con il meglio dell’arte di oggi  
   
   
TRIVERO (CASA ZEGNA, VIA MARCONI 23): MOSTRA “BIELMONTE, LA MONTAGNA CHE NON C’ERA – STORIA DI UNA LOCALITÀ INVERNALE" - FINO AL 27 FEBBRAIO 2011  
 
L’allestimento si prefigge di raccontare, senza esaurire, le sfaccettature salienti della storia di Bielmonte attraverso documenti d’archivio quali progetti tecnici, plastici, immagini, pubblicità, video e testimonianze di eventi sportivi eccellenti come quelli legati alla Valanga Azzurra del 1976 e del 1977 e del chilometro lanciato del 1998 e del 1999. Orari mostra: tutte le domeniche dalle ore 14 alle 18. Per gruppi e scuole (solo con prenotazione) martedì e giovedì dalle ore 9 alle 13 e dalle ore 14 alle 18. Ingresso libero. Info Casa Zegna – tel. 015 7591463 www.Casazegna.org  archivio.Fondazione@zegna.com    
   
   
BIELMONTE (OASI ZEGNA): NOTTURNO CON TECNOLOGIA 22 GENNAIO 2010  
 
22 gennaio 2010 – Bielmonte, Oasi Zegna – Notturno con tecnologia Ciaspolata con Gps. Il calendario può subire cambiamenti nel corso della stagione: vi invitiamo a verificare sempre eventi e date telefonando oppure consultando il sito. Info Chalet Bielmonte – tel. 015 744126 www.Oasizegna.com  oasizegna@zegna.Com    
   
   
BRUGHERIO (TEATRO SAN GIUSEPPE): OTTAVIA PICCOLO IN DONNA NON RIEDUCABILE DI STEFANO MASSINI. SPETTACOLO TEATRALE SU ANNA POLITKOVSKAYA - GIOVEDÌ 20 GENNAIO 2011, ORE 21.00  
 
All’interno della rassegna Fuori Pista 2011 dedicata al monologo teatrale, viene presentato al Teatro San Giuseppe di Brugherio Donna non rieducabile, spettacolo su Anna Politkovskaya che vede protagonista assolta Ottavia Piccolo con la regia di Silvano Piccardi. Il lavoro è stato scritto da Stefano Massini adattando in forma teatrale brani autobiografici e articoli di Anna Politkovskaya, la giornalista russa che il 7 ottobre 2006 venne trovata uccisa da quattro colpi di arma da fuoco. Testimone scomoda, sempre in prima linea, la Politkovskaya ha vissuto sulla propria pelle e raccontato al mondo i lati più oscuri della Russia postsovietica, gli episodi più drammatici, dalla strage di bambini nella scuola di Beslan al sequestro di ostaggi al Teatro Dubrovka, alla guerra cecena. Anna Politkovskaya è sta definita dal Cremlino una “donna non rieducabile”. E non senza ragione. Info: www.Lacontemporanea.it  - Cinema Teatro San Giuseppe - Via Italia 76, 20047 Brugherio (Mb) - Tel. 039 870181 - 039 2873485 - info@sangiuseppeonline.It  - www.Sangiuseppeonline.it    
   
   
FORTE DI BARD. VALLE D’AOSTA: MOSTRA FOTOGRAFICA WILDLIFE PHOTOGRAPHER OF THE YEAR 2010 A CURA DI BBC WILDLIFE MAGAZINE E LONDON NATURAL HISTORY MUSEUM  
 
Gli Scatti Più Belli Della Fotografia Naturalistica Al Forte Di Bard. Dal 16 gennaio al 1° maggio 2011, presso il Forte di Bard, principale polo culturale della Valle d’Aosta, si terrà la prima tappa italiana del tour mondiale della mostra fotografica Wildlife photographer of the year 2010. L’esposizione raccoglie oltre cento immagini, vincitrici nelle 18 categorie del concorso indetto dal Natural History Museum di Londra in collaborazione con il Bbc Wildlife Magazine, giunto ormai alla sua 46esima edizione. Il premio, che si tiene ogni anno dal 1964, è senz’altro il più prestigioso al mondo nel suo genere, e in questa edizione ha visto la partecipazione di oltre tremila concorrenti provenienti da 91 Paesi. In ognuna delle categorie, tra cui Animali nel loro ambiente, Comportamento degli animali, Mondo subacqueo e Luoghi selvaggi, sono stati selezionati un vincitore, uno o due secondi posti, e una selezione di encomi e menzioni speciali. Tra le immagini esposte, saranno presenti al Forte di Bard la vincitrice del premio più ambito, il Veolia Environnement Wildlife Photographer of the Year, assegnato al fotografo ungherese Bence Máté per la sua fotografia A marvel of ants (Il miracolo delle formiche), istantanea che cattura la complessità del comportamento della formica tagliafoglie della foresta pluviale della Costa Rica e la prima classificata nella sezione giovani. Il Veolia Environnement Young Wildlife Photographer è stato vinto dallo scozzese Fergus Gill, vincitore già lo scorso anno, per la sua immagine The frozen moment (Il momento ghiacciato), in cui ritrae una cesena posata sopra un albero. Anche due fotografi italiani sono stati eletti vincitori di altrettante prestigiose categorie. Grazie ad un’immagine che cattura l’essenza dell’Africa selvaggia, Antonio Busiello ha vinto il premio nella categoria La natura in bianco e nero con la sua Storm gathering (La tempesta che cresce), riuscendo a cogliere il meraviglioso contrasto tra la quiete del momento e l’imminente tempesta. Dell’artista italiano, che vive in California, uno dei giudici esalta la bravura nell’aver rappresentato un panorama onirico che ritrae animali che sembrano recitare su un palcoscenico. L’opera A wild wonder of Europe (Una meraviglia selvaggia dell’Europa), che immortala le cascate di Veliki Prstvaci, nel Parco Nazionale del Lago Plitvice in Croazia, di Maurizio Biancarelli, nato a Gubbio, è stata giudicata la migliore nella categoria Luoghi selvaggi, perché espressione perfetta del timore reverenziale dell’uomo di fronte alla natura selvaggia. Le foto sono state selezione tra i 31.152 scatti presentati provenienti da tutto il mondo, da una giuria di famosi fotografi naturalisti e esperti studiosi del mondo animale  
   
   
TANTA NEVE, TREKKING E NON SOLO ... NEI PARCHI  
 
Il 15 gennaio - trekking breve al Parco Regionale La Mandria (Piemonte) All´ora Dell´allodola. Trekking All´alba Un affascinante trekking lungo il selvaggio rio Torto, nelle prime ore del mattino, per scorgere con discrezione gli animali del bosco mentre rientrano nelle loro tane. Partenza: Ingresso Ponte Verde, alle ore 6.30. Durata: 3 ore. Costo: 11 Euro a persona + 8 Euro colazione all´inglese presso il ristorante didattico Cascina Prato Pascolo. Minimo 8, max 20 partecipanti. Prenotazione obbligatoria: Tel. 011/4993381. Altre info sul Parco La Mandria http://www.Parks.it/parco.mandria Il 15 gennaio - escursione notturna con le ciaspole al Parco del Corno alle Scale (Emilia-romagna) Luna Piena Sul Crinale Itinerario serale guidato oltre il limite degli alberi per raggiungere il Rifugio Duca degli Abruzzi situato nei pressi del Lago Scaffaiolo sul crinale appenninico. Ritrovo alle ore 18.00, rientro alle ore 23.30 con sosta e possibilità di cena presso il rifugio. Costo: Euro 15,00 compreso il noleggio (esclusa la cena). Attività della Cooperativa Madreselva patrocinata dal Parco Corno alle Scale. Prenotazione obbligatoria. Per ulteriori informazioni: Tel. 0534/51761 - Email: promozione@parcocornoallescale.It  Altre info sul Parco del Corno alle Scale http://www.Parks.it/parco.corno.scale  Il 15 gennaio - alla luce della luna al Parco delle Alpi Marittime (Piemonte) Sulle Orme Del Lupo Gita con le racchette da neve (possibilità di noleggio) al chiar di luna con l´opportunità di camminare accompagnati da un guardiaparco tra le recinzioni del Centro "Uomini e lupi" per osservare gli animali ospitati nell´area faunistica. Al rientro dalla passeggiata cena con il "Menu del lupo" presso il ristorante "Vecchio mulino". Ritrovo a Entracque. Dislivello: 150 m circa. Tempo di percorrenza: 3 ore ca. Difficoltà: facile. Rientro previsto per le ore 20.30 ca. Costo: 26 Euro (accompagnamento e cena). Info e prenotazioni: Parco Alpi Marittime, Tel. 0171 978616. Prenotazione obbligatoria entro ore 13.00 del giorno precedente l´uscita (l´ora e il punto di ritrovo saranno comunicati all´atto dell´iscrizione). Altre info sul Parco delle Alpi Marittime http://www.Parks.it/parco.alpi.marittime  Il 15 gennaio - ciaspolata notturna al Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri (Liguria) Primo Plenilunio A Monesi Come è ormai tradizione da alcuni anni, anche in occasione della prima luna piena di questo 2011 l´Associazione Pro Loco di Mendatica (Im), con il suo Centro di Turismo Escursionistico (conosciuto come Cte Alpi Liguri), organizza una suggestiva ciaspolata notturna sulle piste della stazione sciistica di Monesi. Il ritrovo è previsto a partire dalle ore 17.00 a Monesi; per le iscrizioni e i pagamenti; la partenza sarà alle ore 18.00. Si richiede la prenotazione al Cte Alpi Liguri (Pro Loco Mendatica): 0183 38489 (lunedì, giovedì, sabato e domenica dalle ore 8.00 alle ore 13.00) - 338 3045512 (martedì e venerdì mattina o tutti i giorni dopo le ore 19.00) - iat@mendatica.Com  - www.Mendatica.com Altre info sul Parco delle Alpi Liguri http://www.Parks.it/parco.alpi.liguri  Il 15 gennaio - paesaggi invernali sotto le stelle al Parco del Frignano (Emilia-romagna) S. Annapelago By Night Una notte d´inverno un gruppo di temerari, ma non troppo, si avventureranno sulle distese innevate di S. Annapelago per estasiarsi del paesaggio invernale illuminato dalle stelle… per poi infine ritrovarsi ad assaporare prelibati manicaretti! Livello facile. Partenza: S.annapelago - Parcheggio Seggiovia alle ore 18.00. Quota di partecipazione: Euro 30,00 (quota comprensiva di escursione guidata, ciaspole se sprovvisti, cena tipica montanara). Note: minimo 15 partecipanti, munirsi di torcia. Prenotazioni: Sagi, Tel. 320/7559283 (Silvia) - caranisilvia@gmail.Com  Altre info sul Parco del Frignano http://www.Parks.it/parco.frignano Il 16 gennaio - i movimenti degli animali al Parco Nazionale Appennino Tosco-emiliano (Toscana, Emilia-romagna) Sentieri Sperduti Calpestati Dagli Animali Del Parco Il manto nevoso nei dintorni del Monte Fageto darà la possibilità di scoprire i movimenti degli animali del Parco con la collaborazione dei Tecnici del progetto Life Ex-tra del Parco Nazionale dell´Appennino Tosco-emiliano che ci insegneranno a capire, attraverso le tracce trovate sulla neve, come si muovono e come vivono lupi, caprioli, cinghiali e tutto ciò che bazzica nel nostro territorio durante il periodo invernale. Ritrovo alle ore 9.00 presso la trattoria Il Ponte Antico in loc. Ponte di Lugagnano (Comune di Monchio delle Corti - Pr). Percorso: il percorso si deciderà sul momento in base al manto nevoso, lo si svolgerà comunque nei pressi di Vecciatca - Monte Fageto. Tempo di percorrenza: 3.00 ore circa. Difficoltà: media. Costo a persona: escursione Euro 10,00, pranzo in trattoria Al Ponte Antico Euro 20,00. Possibilità noleggio ciaspole presso il negozio Parma Sport di Prato Spilla a Euro 5,00. La Guida può andare a ritirare e riportarle in negozio e farle trovare sul posto dell´escursione previa prenotazione. Per motivi organizzativi, prenotazione obbligatoria almeno 48 ore prima dell´escursione telefonando alla Guida Ambientale Escursionistica Monica Valenti - cell. 3488224846. Altre info sul Parco Nazionale Appennino Tosco-emiliano http://www.Parks.it/parco.nazionale.app.tosco.emil  Il 16 gennaio - escursione col Mazarol al Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi (Veneto) San Marcello E Le Campagne In Festa Carrarecce medievali che portano all´antica Sagra. Percorso: Umin, Grum, Vignui, Umin, pranzo alla rinomata sagra di San Marcello, pomeriggio visita a Castel Lusa (25 partecipanti max). Ritrovo presso la stazione di Feltre (Bl) alle ore 8.30. Dislivello: 200 m. Difficoltà: facile. Costo: 16 Euro (pranzo alla Sagra escluso). Per ulteriori informazioni: Tel. 0439/3328 - e-mail: info@dolomitipark.It  Altre info sul Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi http://www.Parks.it/parco.nazionale.dol.bellunesi Il 16 gennaio - alla scoperta del Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane (Friuli Venezia Giulia) Escursione Storico-ambientale Escursione storico-ambientale della durata di 3,5 ore. Ritrovo alle ore 9.30 presso l´Ufficio informazioni Diga del Vajont. Guida: Antonio Cossutta (cell. 329/6872503). Numero minimo partecipanti: 10. Prenotazioni entro le 12.00 del giorno precedente. Info: www.Guidedolomitifriulane.com  Altre info sul Parco delle Dolomiti Friulane http://www.Parks.it/parco.dolomiti.friulane  Il 16 gennaio - percorso trekking al Parco Nazionale Alta Murgia (Puglia) La Necropoli Di S. Magno Escursione guidata alla necropoli di S. Magno e dintorni, in agro di Corato (zona C). Percorso in ambiente di pseudosteppa, lungo il quale si potranno osservare alcune ben conservate tombe a tumulo, risalenti all´Età del Bronzo. Si coglierà l´occasione per visitare anche la chiesetta-neviera di S. Magno, collocata nei pressi dell´omonima masseria ottocentesca. Ore 8.00, raduno. Ore 8.30, partenza. Ore 14.00, ritorno. Per ulteriori informazioni, contattare l´Ente Parco: Tel. 080/3262268 - E-mail: info@parcoaltamurgia.It Altre info sul Parco Nazionale Alta Murgia http://www.Parks.it/parco.nazionale.alta.murgia Il 16 gennaio - escursione invernale naturalistica al Parco Naturale Regionale delle Prealpi Giulie (Friuli Venezia Giulia) Con Le Racchette Da Neve A Sella Nevea ...Per scoprire la pecceta e sui abitanti nella sua veste invernale. Partenza dalla vecchia funivia del Canin a Sella Nevea alle ore 9.30. Durata: 5 ore. Quota individuale di partecipazione: Euro 12,00. Prenotazione: entro le ore 17.00 di venerdì 14 gennaio. Per partecipare alle escursioni è previsto l´obbligo della prenotazione da eseguirsi presso l´Ufficio educazione-ambientale e promozione dell´Ente Parco telefonando al numero 0433 53534 oppure scrivendo a info@parcoprealpigiulie.It  
   
   
MERCATI DI TRAIANO: ORI ANTICHI DELLA ROMANIA PRIMA E DOPO TRAIANO - 140 PREZIOSI ORI PROVENIENTI DA TESORI, CORREDI TOMBALI E ARREDI LITURGICI - DAL XVII SECOLO A.C. AL VI D.C. - IN MOSTRA AI FINO AL 3 APRILE  
 
Grazie alla presenza di ricche miniere d’oro, già nel Xvii secolo a.C. L’antica Romania fu caratterizzata da una produzione artistica di altissimo livello legata al prezioso metallo. E ora una mostra eccezionale porta per la prima volta in Italia un nucleo consistente degli antichi tesori romeni, ospitati dal 17 dicembre al 3 aprile 2011 ai Mercati di Traiano. Tra di essi risaltano gli oggetti prodotti dai Daci, la popolazione resa celebre dalla conquista dei Romani guidati dall’imperatore Traiano, all’inizio del Ii secolo d.C. La scelta dei reperti è quindi prestigiosa ed insieme con un forte valore simbolico, vista la presenza della Colonna di Traiano, innalzata a Roma proprio dopo la conquista della Dacia ed emblema di unione tra le due culture. La mostra “Ori antichi della Romania. Prima e dopo Traiano”, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Romania, è promossa dal Ministero degli Affari Esteri, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, da Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – Sovraintendenza ai Beni Culturali, dal Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale della Romania, dall’Ambasciata di Romania a Roma, dal Ministero della Difesa Nazionale della Romania, dal Museo Nazionale di Storia della Romania di Bucarest e dall’Accademia di Romania in Roma con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, ed è a cura di Ernest Oberländer-târnoveanu, Direttore del Museo Nazionale di Storia della Romania di Bucarest e di Lucrezia Ungaro, Responsabile del Museo dei Fori Imperiali nei Mercati di Traiano. Il catalogo è edito da Silvana Editoriale. L’esposizione raccoglierà 140 oggetti provenienti in gran parte dal Tesoro Nazionale conservato nella Sala degli Ori del Museo Nazionale di Storia di Bucarest. I reperti coprono un arco cronologico molto ampio, che va dall’Età del Bronzo (Xvii secolo a.C.) al periodo bizantino (V-vi secolo d.C.) così come varie sono le loro destinazioni d’uso. Sarà possibile ammirare la preziosissima collana di Hinova del Xii secolo a.C. Proveniente dal più ricco tesoro protostorico della Romania ma dalla fattura incredibilmente moderna; i famosi bracciali spiraliformi di Sarmizegetusa (la capitale della Dacia conquistata da Traiano), realizzati nel Ii-i secolo a.C. E recuperati di recente dopo il loro trafugamento, che vengono prestati per la prima volta ad un museo estero dal governo romeno; l’elmo di Poiana-coţofeneşti, splendido prodotto dell’arte traco-getica del Iv secolo a.C.; il rhyton d’argento dorato, un contenitore per liquidi che veniva utilizzato principalmente durante le cerimonie religiose, proveniente da Poroina Mare, del Iii-ii secolo a.C.; la raffinata patera, piatto ampio usato nei riti religiosi, e la coppia di fibule (spille) del tesoro di Pietroasa del V secolo d.C., attribuito alla casa reale ostrogota o visigota e noto come “Gallina con i pulcini d’oro” per la presenza di fibule a forma di aquila. Va inoltre evidenziata la presenza di 20 dei numerosi stateri d’oro rinvenuti nella capitale della Dacia, con il nome del re Koson scritto in lettere greche. Queste monete, datate alla metà del I secolo a.C., rappresentano l’unico caso in tutta la produzione numismatica dacica nel quale compare il nome dell’autorità emittente. Negli anni Settanta Roma ospitò due importanti mostre sul patrimonio culturale dell’antica Dacia, territorio che il processo di romanizzazione trasformò in una vera e propria isola “romana” tra le popolazioni “barbare”. Da allora la capitale non ha più promosso grandi eventi espositivi e culturali dedicati alla Romania, malgrado con la più recente immigrazione moltissimi romeni si siano stabilizzati in Italia, formando la maggiore comunità straniera. Un vuoto che la mostra “Gli ori antichi della Romania” intende colmare, anche per consentire agli italiani di conoscere le prestigiose origini del popolo romeno e per far riscoprire le proprie tradizioni alle generazioni di romeni nati in Italia. Dal mese di febbraio saranno organizzati cinque incontri di approfondimento sui principali aspetti delle opere in mostra in collaborazione con l´Accademia di Romania in Roma e con il sostegno finanziario dell´Istituto Culturale Romeno di Bucarest. Dal 10 gennaio laboratori e visite guidate – per le scuole e per il pubblico – consentiranno un ulteriore approccio ai meravigliosi tesori esposti, grazie a questa mostra, ai Mercati di Traiano  
   
   
GLI ETRUSCHI DALL’ARNO AL TEVERE: MUSEO DELL’ACCADEMIA ETRUSCA E DELLA CITTÀ DI CORTONA. ESPOSIZIONE REALIZZATA CON LA COLLABORAZIONE ECCEZIONALE DEL MUSEO DEL LOUVRE  
 
A Cortona, l’eccezionale esposizione di opere etrusche del Louvre testimonia la civiltà e la cultura dell’Etruria, tra l’Arno e il Tevere. Quaranta oggetti, tra cui alcuni capolavori, di una delle collezioni d’arte etrusca più importanti d’Europa esposti in Italia, nel cuore dell’Etruria. E’ l’Arianna da Falerii, pervenuta al Museo del Louvre nel 1863 insieme a una consistente parte della celebre collezione Campana, l’opera “simbolo” dell’importante mostra in programma a Cortona (Ar) dal 5 marzo al 3 luglio 2011, che proporrà presso il Maec-museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona oltre quaranta opere di grandissimo interesse appartenenti alla collezione d’arte etrusca del Museo francese. Un evento reso possibile grazie all’eccezionale collaborazione avviata con il Museo del Louvre, che nei mesi scorsi ha sottoscritto un accordo triennale con Cortona, antica lucumonia etrusca, a conferma – dopo la mostra realizzata due anni fa con il Museo Ermitage di San Pietroburgo - della rilevanza assunta a livello internazionale dalla città toscana sul tema degli Etruschi. Il primo risultato di questa convenzione è il progetto espositivo, condiviso tra studiosi francesi e italiani, che darà modo di apprezzare la ricchezza e la varietà della collezione del Louvre - tra le più significative in Europa - capace di testimoniare, con opere esemplari, la complessità della cultura etrusca e soprattutto le peculiarità delle diverse regioni e località dell’Etruria. La mostra “Le collezioni del Louvre a Cortona. Gli Etruschi dall’Arno al Tevere” propone infatti una selezione accurata di reperti di grande fascino, incluse anche opere poco note al grande pubblico ed esposte per la prima volta in Italia, per offrire importanti e nuovi elementi di riflessione sulla società etrusca in relazione alle diverse località di quest’area, anche grazie a studi, indagini e restauri recenti o effettuati per l’occasione. Così è per il grande busto in terracotta di Arianna risalente al Iii secolo a.C., frammento di una statua monumentale appartenente forse a un gruppo culturale, che ­no a una decina d’anni fa era conservato, privo ancora d’identità, nei depositi del Dipartimento delle Antichità greche, etrusche e romane del grande museo francese. Oggi, questa scultura femminile ornata da gioielli e con una corona di foglie di vite e pampini sui capelli, che era raffigurata nell’atto di scoprirsi il capo dal velo - gesto tipico delle rappresentazioni dei matrimoni sacri - viene considerata uno dei più significativi esempi di coroplastica etrusca di età ellenistica. Promotori dell’evento, che ha il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Ministero degli Affari Esteri e il sostegno dell’École française de Rome, sono il Museo del Louvre e il Maec-museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona, il Comune di Cortona, la Regione Toscana, la Provincia di Arezzo, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, il Mibac-direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana, la Soprintendenza per i Beni Archeologici per la Toscana e l‘Accademia Etrusca, con il contributo della Banca Popolare di Cortona, Coingas, La Braccesca, Valdichiana Outlet Village e Arezzo Fiere e Congressi, oltre ad uno stuolo di operatori locali che aderiscono all’operazione. Curata da Paolo Bruschetti, Françoise Gaultier, Paolo Giulierini, e Laurent Haumesser, con organizzazione generale del Dipartimento delle Antichità greche, etrusche e romane e della Direzione della Produzione Culturale del Museo del Louvre, del Maec, di Villaggio Globale International e con catalogo Skira, la mostra si sviluppa dunque secondo le aree di provenienza dei materiali - da Fiesole a Chiusi, da Orvieto a Bomarzo, da Perugia a Falerii - su progetto allestitivo di Andrea Mandara con la collaborazione di Fabiana Dore (Studio di Architettura - Roma). È un percorso affascinante quello proposto, che ci porta anche a rievocare le singolari figure di collezionisti, amatori e mercanti attraverso i quali sono transitate le opere etrusche pervenute al Louvre: pensiamo a Edme-antoine Durand - ricco collezionista che al momento della sua morte, nel 1835, si trovava proprio a Firenze per acquistare pezzi antichi sul mercato italiano - o a Giovanni Pietro Campana direttore del Monte di Pietà a Roma, la cui straordinaria collezione, messa in vendita dopo il tracollo finanziario e la condanna per peculato, venne acquistata nel 1861 in parte dall’Inghilterra, in parte dallo Zar Alessandro Ii e per la maggior parte da Napoleone Iii; oppure pensiamo ad Alessandro Castellani, esponente dell’importante famiglia romana di orafi e antiquari che, introdotto nella società francese dall’amico Gioacchino Rossini, ebbe contatti diretti con lo stesso imperatore Napoleone Iii. Un percorso che è soprattutto una sorta di grande fotografia dell’Etruria interna - e del ruolo che ebbero le valli dell’Arno e del Tevere negli scambi - attraverso vasi e statue in bronzo, urne e monumenti sepolcrali, gioielli, preziose terrecotte. Saranno in mostra a Cortona opere famose, come la Testa da Fiesole - un bronzo del Iii secolo a.C., acquistato dal Louvre nel 1864, parte di una statua onorifica raffigurante un giovane aristocratico etrusco - e quattro importantissimi bronzi del Falterona: statuette appartenenti a un eccezionale deposito votivo rinvenuto nel 1838 e oggi diviso tra i maggiori musei europei, entrate a far parte delle collezioni del Louvre, attraverso acquisizioni successive. Sarà possibile ammirare pezzi d’artigianato artistico, come la pisside in avorio proveniente della collezione Castellani - scoperta nella necropoli di Fonte Rotella presso Chiusi - lavorata da un’unica porzione di zanna d’elefante, in stile orientalizzante, con raffinate decorazioni d’animali reali e fantastici e delicati elementi fitomorfi; nonché contemplare preziosi pezzi d’oreficeria, comprati a Roma nel 1861 dagli emissari del Governo francese venuti a negoziare l’acquisto della collezione Campana, come gli orecchini in oro con pendenti ornati da motivi raffiguranti il carro del Sole e la Vittoria. Ancora il mirabile Vaso conformato a testa femminile, recipiente bronzeo databile tra la fine del Iii e l’inizio del Ii secolo a. C., forse prodotto da un atelier orvietano. Caratterizzato dalla bella acconciatura - originariamente impreziosita da un diadema ora perduto - e dall’iscrizione Suthina incisa sulla fronte (che indica l’appartenenza alla sepoltura), il recipiente senza fondo doveva servire come simulacro di un unguentario. Di grande interesse l’elegante statuetta di Menerva in bronzo, proveniente dalle vicinanze di Perugia e connessa al culto di Menerva combattente - diffuso nell’Etruria centro settentrionale - ma anche le lamine bronzee di Bomarzo decorate a sbalzo con straordinaria raffinatezza e con attenzione per i particolari, e - sempre da Bomarzo - il pregevole Lebete-situla falisco a figure rosse, tra le opere di età tarda di questa produzione meglio conservate, raro esemplare ad avere mantenuto integri il coperchio e la decorazione, sia plastica che pittorica. A rappresentare Chiusi, alcuni pezzi eccezionali: dal canopo antropomorfo databile alla seconda metà del Vi secolo a.C., a una bella urna cineraria in terracotta; dalla collana con catena a fili d’oro intrecciati e pendente raffigurante una testa di Acheloo – ulteriore straordinario esempio di oreficeria etrusca – a un gruppo funerario con una storia complessa: tra i principali esempi di monumento funebre a tutto tondo della produzione chiusina, raffigurante un banchetto funebre con il defunto semidisteso su una kline e ai suoi piedi un demone femminile alato. Cortona dunque - sede fin dal Xviii secolo della prestigiosa Accademia Etrusca, apprezzata in tutta Europa e alla quale hanno aderito anche grandi personalità francesi come Voltaire e Montesquieu – continua con questa eccezionale mostra a confrontarsi con i maggiori musei internazionali, con il supporto di Villaggio Globale International, e a sviluppare occasioni di studio e ricerca sul tema etrusco. La grande tradizione di erudizione e collezionismo, le campagne di scavo condotte in questi venti anni che ancora consentono risultati e ritrovamenti sorprendenti, il restauro dei reperti direttamente in loco - avviato grazie all’apertura di un apposito laboratorio presso il Tumulo I del Sodo e ai corsi realizzati con la Soprintendenza - la conservazione e l’esposizione delle opere nelle sale del Maec, affascinante museo ispirato ai più innovativi criteri allestitivi e museografici e, infine, la valorizzazione e fruizione di questo enorme patrimonio (comprendente anche il parco archeologico diffuso in città e nel territorio) hanno dato vita a Cortona a un ciclo archeologico “completo”, in cui la collaborazione internazionale con le grandi istituzioni museali e di ricerca diviene ulteriore tassello fondamentale  
   
   
INAUGURATA LA MOSTRA REGIONALE DIFFUSA “SIMPOSIO ETRUSCO”. IN CINQUE MUSEI DELLA PROVINCIA DI GROSSETO ALLESTITO IL BANCHETTO ETRUSCO  
 
Dopo le iniziative di Bruxelles, Parigi e Paestum, il progetto “Le Terre degli Etruschi” mette a sistema 18 realtà museali della Regione Toscana. La Maremma con le 5 strutture coinvolte è la grande protagonista di questa mostra regionale che si articola in 20 sedi in Toscana e rientra nel più ampio progetto interregionale “Terre degli Etruschi”. La Maremma è la protagonista del “Simposio Etrusco”, la mostra diffusa regionale che coinvolge 20 strutture in Toscana, 18 musei e due portali del Parco degli Etruschi a Massa Marittima e Sorano, di cui 5 situate in provincia di Grosseto, porta d’ingresso alla Toscana etrusca. Tema principale e filo conduttore di tutte le esposizioni è il simposio, la parte del banchetto dedicata al consumo del vino. Nei musei archeologici coinvolti nell’iniziativa verrà imbandita una tavola come quelle dei nobili etruschi dell’epoca arcaica, la fase di maggiore splendore di questa civiltà. Il banchetto sarà composto da reperti archeologici conservati nei singoli musei: brocche, coppe e argenteria, riproduzioni plastiche che completano il quadro con gli alimenti e il grande protagonista: il vino. Il vino, infatti, rappresentava un elemento di prestigio, che gli Etruschi presero a prestito dalla cultura dei Greci: dalla Grecia, infatti, non solo importarono il vino in se, ma col tempo, anche l’ideologia del consumo del vino, come elemento di convivialità all’interno della coppia e della famiglia. “Per il visitatore – dichiara Simona Rafanelli, leader scientifico del progetto - sarà come entrare nella casa di un principe o di un aristocratico etrusco. Ogni struttura museale racconterà il banchetto e il simposio in modo diverso, poiché differenti sono i reperti che conserva al suo interno e che saranno utilizzati per comporre la tavola. A Grosseto e Vetulonia, inoltre, ci sarà una mostra tattile: i non vedenti potranno toccare gli oggetti della tavola”. La mostra “Simposio Etrusco” che domani inaugura in 5 location, Grosseto, Cortona, Pitigliano, Vetulonia e Castellina in Chianti e successivamente negli altri musei della regione, vedrà la presenza di un totem multimediale in cui verrà mandato un Dvd di circa 20 minuti suddiviso in 6 tematiche sulla cultura e la civiltà etrusca. Il Dvd è stato realizzato dal regista grossetano Francesco Falaschi e prevede l’uso di un applicativo informatico che consente di navigare a volo d’uccello sulle aree dell’antica Etruria, sui siti archeologici, le necropoli, i porti etruschi, e tramite hotspot avere ulteriori informazioni delle aree sorvolate, come immagini, testi e video. Il materiale multimediale e gli allestimenti potranno protrarsi nelle strutture museali fino al 30 settembre 2011 a discrezione delle singole realtà. Altre informazioni sugli etruschi saranno garantite da “I nostri geni etruschi”, la parte multimediale del progetto, a cui sarà possibile accedere anche da Sorano e Massa Marittima, porte d’ingresso al Parco degli Etruschi. “Si tratta della proiezione di un’iniziativa - spiega Francesco Tapinassi, Direttore dell’Apt Grosseto, che rientra nel più ampio progetto interregionale “Terre degli Etruschi” che coinvolge la Toscana, l’Umbria e il Lazio in un percorso di valorizzazione degli itinerari e delle testimonianze su questo popolo. Capofila del progetto è la Regione Toscana che ha incaricato l’Apt di Grosseto di coordinare tutti gli interventi e le iniziative delle 3 regioni coinvolte. La caratteristica principale di questo format - continua Tapinassi – che stiamo supportando con una massiccia campagna di comunicazione, è l’interregionalità e l’intersettorialità tra cultura, agricoltura, enogastronomia, ambiente e turismo: puntiamo ad avvicinare le persone ai beni culturali valorizzando le elevate potenzialità turistiche dei territori coinvolti. Lo scopo, infatti, è quello di aumentare la fruibilità turistica sul territorio e, attraverso un marketing territoriale mirato, di creare un turista più consapevole e più informato della cultura e della civiltà dei nostri antenati Etruschi.” “Un progetto – commenta Gianfranco Chelini, assessore al Turismo – che offre importanti opportunità in termini di promozione e crescita di presenze turistiche. Crediamo nel valore degli abbinamenti tra diversi attrattori turistici che consentono di legare insieme quanto di eccellente ha da offrire questa terra”. “Gli etruschi sono stati dei grandi innovatori, soprattutto in agricoltura. – aggiunge Enzo Rossi, Assessore Provinciale allo Sviluppo Rurale – Mi piace pensare che siamo eredi di questo popolo e che proprio valorizzando l’innovazione possiamo far si che l’agricoltura torni ad essere la chiave di successo di questo territorio”  
   
   
STOCCOLMA: “NASA - UN´AVVENTURA UMANA” 28/1 / 6/11  
 
Il Museo della Tecnica di Stoccolma, Tekniska Museet, avrà l’anteprima mondiale della grande mostra internazionale “Nasa - Un´avventura umana”. La mostra di oltre 2000 metri quadrati esporrà più di 400 oggetti autentici, originali e copie di capsule spaziali, motori, tute spaziali, telescopi spaziali e satelliti, la maggior parte in mostra per la prima volta. “Un’avventura umana” verrà inaugurata il 28 gennaio 2011 e rimarrà aperta fino al 6 novembre 2011, per poi andare in tournée in Europa e negli Stati Uniti. Il Museo della Tecnica sarà probabilmente l´unico posto in Scandinavia dove si potrà vedere la mostra. Www.tekniskamuseet.se Www.visitsweden.com  
   
   
GENNAIO 2011: WEEKEND...SURREALE BRUXELLES!  
 
Uno dei gioielli della capitale europea è il recente Museo dedicato al pittore Surrealista René Magritte, nel cuore della sua città adottiva, in Rue de la Régence, nel quartiere dei grandi musei: Mont des Arts. Gli appassionati d´arte potranno dunque organizzare un weekend particolarmente intenso a fine Gennaio 2011 (21-23 oppure 28-30) in occasione della 56° edizione del Brafa (Brussels Antique & Fine Arts). Dal 21 al 30 Gennaio 2011 infatti, all´interno del Tour&taxis di Bruxelles (Avenue du Port 86 C/b) 120 galleristi esporranno opere di ogni secolo, proponendo ai visitatori una passeggiata fra capolavori di varie specializzazioni. Fra questi anche un disegno di Magritte, "Studio per La Viol"del 1934, presentato dalla Galleria David Lévy & Associés (Parigi e Bruxelles) e Les deux Mystères (Ceci n´est pas une pipe) del 1966, esposto dalla Galerie Offa. Le saboteur tranquille come venne chiamato René Magritte per la sua capacità di insinuare dubbi su ciò che è reale, è protagonista di un allestimento museale davvero imperdibile, che ha registrato un grandissimo successo nel primo anno di apertura. A Gennaio sarà ancora possibile vedere "L´assassin menacé", una delle più importanti opere di Magritte vicino al suo "pendant" "Le Joueur Secret", prestato eccezionalmente al Magritte Museum dal Moma (Museum of Modern Art) di New York. Brafa 2011 - Tour&taxis - Avenue du Port 86 C/b - 1000 Bruxelles www.Brafa.be  21-30 Gennaio 2011 Orario 11-19. Martedì 25 e Giovedì 27 fino alle 22.30. Ingresso: 10€ Museo Magritte- Rue de la Régence 3 Tel. +3225083211 - www.Musee-magritte-museum.be