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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 15 Marzo 2011
SCIENZIATI SCOPRONO IL GENE DIETRO IL RISCHIO DI INSUFFICIENZA RENALE  
 
Bruxelles, 15 marzo 2011 - Un team internazionale di scienziati ha identificato una mutazione associata a un indicatore fondamentale dell´insufficienza renale cronica, cioè alti livelli della proteina albumina nelle urine. La scoperta potrebbe portare a nuovi metodi per curare l´insufficienza renale e per rallentarne il progresso. Lo studio, che è stato in parte finanziato dall´Ue, è stato pubblicato sul Journal of the America Society of Nephrology (Jasn). L´insufficienza renale cronica è un problema serio in tutto il mondo; in Europa, si pensa che circa 1 su 10 persone ne siano affette. I fattori di rischio conosciuti per l´insufficienza renale comprendono il diabete e l´ipertensione. Chiarire i fattori genetici che stanno alla base dell´insufficienza renale cronica si è però rivelato difficile. In questo studio, il team rivela che una singola mutazione in un gene chiamato Cubn è legata a una malattia chiamata albuminuria, nella quale la proteina albumina va a finire nelle urine. Livelli più alti di albumina nelle urine sono un indicatore chiave dell´insufficienza renale cronica e sono legati a un maggiore rischio di sviluppare l´insufficienza renale cronica terminale, che può essere curata esclusivamente tramite dialisi o trapianto di rene. Inoltre l´albuminuria è associata a malattie cardiovascolari e mortalità. I ricercatori hanno scoperto la mutazione scannerizzando e confrontando i genomi di 63.000 persone di discendenza europea e 7000 afro-americani. I campioni comprendevano sia persone affette da diabete che persone non affette da diabete. L´associazione tra la mutazione del Cubn e l´albuminuria è stata trovata in persone di discendenza europea e africana e in persone diabetiche e non. "L´importanza di questa scoperta è che, anche se nel settore si conosce la funzione della cubilina (la proteina codificata dal gene Cubn) a partire da studi sperimentali su animali, il nostro studio è stato il primo a stabilire il legame tra una variazione genetica in questo gene e l´albuminuria," ha commentato uno degli autori anziani dell´articolo, la dott.Ssa Linda Kao della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health negli Stati Uniti. "L´identificazione del Cubn e la sua associazione con l´albuminuria darà origine a tanti lavori collegati che ci aiuteranno a cominciare a capire il meccanismo che sta dietro all´albuminuria e speriamo all´identificazione di nuovi obiettivi di cure." L´ue ha sostenuto questo lavoro attraverso diversi progetti. Eurodia ("Functional genomics of pancreatic beta cells and of tissues involved in control of the endocrine pancreas for prevention and treatment of type 2 diabetes"), Aneuploidy ("Understanding the importance of gene dosage imbalance in human health using genetics, functional genomics and systems biology"), Eurospan ("European special populations research network: quantifying and harnessing genetic variation for gene discovery") e Genecure ("Applied genomic strategies for treatment and prevention of cardiovascular death in uraemia and end stage renal disease") tutti finanziati nell´ ambito dell´ Area tematica "Scienze della vita, genomica e biotecnologia per la salute" del Sesto programma quadro (6° Pq). Epic ("European prospective investigation into cancer, chronic diseases, nutrition and lifestyle") è stato finanziato nell´ambito della linea di budget "Assistenza all´amministrazione" del 6° Pq. Hypergenes ("European network for genetic-epidemiological studies: building a method to dissect complex genetic traits, using essential hypertension as a disease model") e Eunefron (´European network for the study of orphan nephropathies") sono stati entrambi finanziati nell´ambito del Tema Salute del Settimo programma quadro (7° Pq). Questo lavoro ha inoltre ricevuto il sostegno dell´Ue tramite una borsa Marie Curie intra-europea. Hanno partecipato allo studio ricercatori provenienti da Austria, Belgio, Canada, Germania, Croazia, Islanda, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti, Svezia e Svizzera. Per maggiori informazioni, visitare: Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health: http://www.Jhsph.edu/  Journal of the American Society of Nephrology (Jasn): http://www.Jasn.org/    
   
   
IL CERVELLO PRENDE PER REALE IL TERZO BRACCIO FASULLO  
 
Bruxelles, 10 marzo 2011- Mai desiderato avere un terzo braccio? Alcuni ricercatori in Svezia hanno scoperto un modo per far credere alle persone che hanno veramente un arto aggiuntivo In condizioni di laboratorio controllate, gli scienziati sono riuscito a trarre in inganno i soggetti portandoli a pensare che un braccio protesico fosse veramente parte del loro corpo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Plos One, è stato parzialmente finanziato da una sovvenzione del Consiglio europeo della ricerca (Cer) nell´ambito del Settimo programma quadro (7° Pq). I neurologi hanno creduto a lungo che la percezione del nostro corpo sia limitata dal nostro innato piano corporeo e che possiamo solo fare l´esperienza di avere una testa, due braccia e due gambe. Tuttavia, un´équipe dell´università clinica svedese Karolinska Institutet ha dimostrato che è possibile fare in modo che volontari sani facciano l´esperienza di avere tre braccia contemporaneamente. I ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di sedere a un tavolo con un braccio protesico verosimile posizionato di fianco al loro braccio destro. I soggetti potevano vedere i loro due arti reali e il braccio protesico aggiuntivo di plastica. Per fargli credere che il braccio di plastica fosse loro, gli scienziati hanno accarezzato la mano destra del soggetto e la mano di plastica con due piccole spazzole in punti omologhi, sincronizzando i colpi con la massima perfezione possibile. "Quel che succede è che si crea un conflitto nel cervello su quale delle due mani destre sia quella del corpo del soggetto", ha spiegato Arvid Guterstam del dipartimento di neuroscienze del Karolinska Institutet. "Ci si potrebbe aspettare che solo una delle mani è sentita come propria, presumibilmente quella vera", ha detto. "Ma abbiamo scoperto, sorprendentemente, che il cervello risolve questo conflitto accettando entrambe le mani destre nell´ambito dell´immagine del corpo e il soggetto fa l´esperienza di avere un braccio aggiuntivo". Per testare i risultati, gli scienziati hanno condotto una serie di esperimenti su un totale di 154 volontari sani e, per provare che l´arto protesico era veramente vissuto come terzo braccio, hanno "minacciato", alternativamente, la mano protesica e quella reale con un coltello da cucina. Quindi hanno misurato il grado di sudorazione del palmo della mano come segnale di risposta fisiologica a questa provocazione. I risultati hanno dimostrato che i soggetti manifestavano lo stesso disturbo da stress quando era minacciata la mano protesica o quella reale, ma soltanto mentre sperimentavano l´illusione del terzo braccio. Pertanto non c´era nessun disturbo da stress quando il braccio protesico destro era sostituito con un braccio sinistro o un piede protesico. "In quattro esperimenti ben controllati, abbiamo dimostrato le condizioni minime richieste per l´elicitazione di questa illusione della mano soprannumeraria", hanno scritto gli autori nella monografia. "Nel quinto e ultimo esperimento, abbiamo mostrato che l´illusione qui riferita è qualitativamente diversa dalla tradizionale illusione della mano di gomma poiché è caratterizzata da minore ripudio della mano reale e da una più forte sensazione di avere due mani destre", aggiungono. "Questi risultati suggeriscono che la mano artificiale ´prende in prestito´ alcuni dei processi multisensoriali che rappresentano la mano reale, portando alla duplicazione del tocco e al possesso di due braccia destre". Gli scienziati hanno detto che lo studio rappresenta "un significativo avanzamento perché mette in discussione la visione tradizionale della morfologia complessiva del corpo umano come limitazione fondamentale a ciò che potremmo sperimentare del nostro ´Io´ fisico, dimostrando che la rappresentazione del corpo può essere facilmente aggiornata per includere un arto aggiuntivo". Gli studiosi sperano che questi risultati siano di beneficio per i pazienti, aprendo la strada alla creazione di nuove applicazioni nella ricerca nel campo delle protesi. "In futuro potrebbe essere possibile offrire a un paziente colpito da ictus, con una parte del corpo paralizzata, un braccio protesico che può essere usato e vissuto come proprio, mentre il braccio paralizzato resta all´interno dell´immagine corporea del paziente", ha detto il responsabile dello studio Henrik Ehrsson. "È anche ipotizzabile che persone con situazioni di lavoro molto impegnative possano beneficiare di un braccio aggiuntivo, come per esempio i vigili del fuoco durante le operazioni di salvataggio o i paramedici sul campo". Per maggiori informazioni, visitare: Karolinska Insititutet http://ki.Se/?l=en  Plos  One http://www.Plosone.org/home.action    
   
   
L´ARTRITE REUMATOIDE È UNO DEI MOLTI BERSAGLI DEI NUOVI PROGETTI SUI FARMACI INNOVATIVI  
 
Bruxelles, 15 marzo 2011 - Nuove terapie per i pazienti con artrite reumatoide, ma anche con cancro e malattie infettive, verranno sviluppate grazie a otto nuovi progetti finanziati dall´Iniziativa in materia di medicinali innovativi (Imi), un partenariato pubblico-privato tra l´Unione europea e la Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche (Efpia). Questi otto nuovi progetti sono la seconda ondata di importanti investimenti effettuati dall´Imi in un´iniziativa tecnologica congiunta finanziata nell´ambito del Settimo programma quadro (7° Pq). Questo porta il numero dei progetti operativi a 23. Un totale di 450 milioni di euro è stato ora destinato alla ricerca e sviluppo di farmaci innovativi in Europa. "L´unicità di ciò che l´Imi sta facendo per facilitare l´innovazione nel settore biofarmaceutico è rappresentato dalla portata della ricerca collaborativa che viene ora portata avanti; essa sta cambiando il modo in cui avviene lo sviluppo dei farmaci," dice Michel Goldman, direttore esecutivo dell´Imi. "Appare chiaro che l´Imi sta svolgendo un ruolo fondamentale nell´azione rivolta a trovare soluzioni migliori per i pazienti in tutta Europa." La priorità è posta sulla ricerca collaborativa, poiché tutti i progetti finanziati dall´Imi e dalla Efpia coinvolgono consorzi da tutta Europa. Questo significa che ogni progetto è formato da diversi gruppi di ricerca provenienti da aziende farmaceutiche, team accademici, piccole e medie imprese (Pmi) e associazioni dei pazienti. Questi 8 nuovi progetti, con un budget totale di 172 milioni di euro, coinvolgono 103 team accademici, 23 Pmi e 2 associazioni dei pazienti, tutti al lavoro per l´obbiettivo dominante del secondo invito a presentare progetti; essi stanno sviluppando delle cure per l´artrite reumatoide, il cancro e le malattie infettive. Uno degli otto nuovi progetti è "Be the cure" (Btcure), che mira a sviluppare nuove terapie contro l´artrite reumatoide. Con un budget totale di 38 milioni di euro e 34 partner provenienti da tutta Europa, ci si augura che combinando risorse accademiche e industriali si riusciranno a migliorare la comprensione di base dei processi della malattia e lo sviluppo terapeutico. "Btcure studierà i meccanismi molecolari che guidano lo sviluppo della recidiva della malattia nell´artrite reumatoide. Facendo questo, noi ci aspettiamo di separare le diverse forme di artrite reumatoide e di sviluppare nuove terapie curative che sono in contrasto con gli attuali trattamenti che attenuano i sintomi", ha detto Tom Huizinga, professore alla Leiden University Medical Center (Lumc) nei Paesi Bassi, uno dei due coordinatori accademici del consorzio Btcure. Portando alla luce gli eventi molecolari che causano la malattia e che costituiscono le sue forme precoci, il deterioramento funzionale può essere rallentato e l´immunità rimessa a punto, e ciò potrebbe a sua volta portare a una cura. Sviluppare strumenti per separare le varie forme della malattia è anche un obbiettivo chiave del consorzio Btcure, come spiegato da Lars Klareskog, professore al Karolinska Institutet in Svezia e coordinatore generale del progetto. I ricercatori preleveranno dei campioni da delle biobanche e li analizzeranno in vitro, con esperimenti in ambiente controllato. A partire da questi risultati verranno stabiliti dei modelli delle diverse varianti della malattia. Tre altri progetti, Predect ("New models for preclinical evaluation of drug efficacy in common solid tumours"), Oncotrack ("Methods for systematic next generation oncology biomarker development") e Quic-concept ("Quantitive imaging in cancer: connecting cellular processes with therapy"), si concentrano tutti sullo sviluppo di strumenti migliori per individuare e curare il cancro a polmoni, prostata, ovaie, seno e colon. Ddmore ("Drug disease model resources"), Open-phacts ("The open pharmacological concepts triple store") e Ehr4cr ("Electronic health records systems for clinical research") svilupperanno nuovi metodi dedicati a standard comuni e alla condivisione di dati per uno sviluppo di medicinali e trattamenti dei pazienti più efficienti; i ricercatori impegnati nel progetto Rapp-id ("Development of rapid point-of-care test platforms for infectious diseases") svilupperanno un affidabile test eseguito nel luogo di cura in grado di individuare rapidamente la tubercolosi. Il processo dell´invito a presentare proposte per la terza ondata di progetti è attualmente in corso. Questa volta i progetti si concentreranno su autismo, tubercolosi, diabete e sicurezza di farmaci e vaccini. Secondo gli artefici del partenariato, questo tipo di collaborazione pubblico-privato può portare a dei risultati in grado di fare una notevole differenza riguardo al modo in cui i farmaci sono sviluppati, oltre ad aumentare l´efficienza della aziende farmaceutiche. Máire Geoghegan-quinn, Commissario per la ricerca, l´innovazione e la scienza ha detto: "Accelerando lo sviluppo di farmaci in tutta Europa, gli investimenti effettuati dalla Imi alla fine salveranno e miglioreranno delle vite, oltre a contribuire significativamente alla Innovation Union, alla crescita e alla creazione di posti di lavoro." Per maggiori informazioni, visitare: Iniziativa in materia di medicinali innovativi: http://www.Imi.europa.eu/  Scheda informativa degli otto progetti nuovi: http://www.Imi.europa.eu/sites/default/files/uploads/documents/2nd%20call%20fact%20sheets.pdf  Karolinska Institutet: http://ki.Se/ki/jsp/polopoly.jsp?l=en&d=130  Leiden University Medical Center (Lumc): http://www.Lumc.nl/home/?setlanguage=english&setcountry=en    
   
   
OGGI IN SARDEGNA UN SEMINARIO DAL TEMA "INFORMATION TECNOLOGY E DNA"  
 
Cagliari 15 marzo 2011 – Oggi alle ore 11, il Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna - Crs4 con il patrocinio della Presidenza della Regione, organizza a Cagliari, presso l´auditorium in via Roma 253, il seminario dal tema "Information technology e Dna, dal 1953 ad oggi" a cura di Patricia Rodriguez Tomé. L´incontro è il secondo di un ciclo di seminari volti a presentare i risultati delle ricerche scientifiche in corso al Crs4 nei campi della biomedicina, telemedicina, ambiente ed energie rinnovabili e le soluzioni tecnologiche avanzate basate sull´Ict e sul calcolo ad alte prestazioni. Il programma prevede in tutto 15 appuntamenti che si terranno a Cagliari e presso la Cittadella universitaria di Monserrato sino a dicembre. Per iscriversi al seminario è necessario collegarsi al sito del Crs4 all´indirizzo: http://www.Crs4.it/news  
   
   
A MILANO I PRIMI GIARDINI DELLA SALUTE, I CITTADINI POSSONO CONTRIBUIRE ACQUISTANDO GLI ALBERI ANALLERGICI  
 
Milano, 15 marzo 2011 - A una settimana dall´inizio della primavera, l´Assessorato alla Salute del Comune ha presentato i primi giardini anallergici del progetto “Milano Allergy Free - Dona una pianta anallergenica a Milano”, una novità non solo a livello italiano, ma anche europeo. Parchi, questi, rarissimi in tutto il mondo. “Milano ha bisogno di verde, ma di verde sano non allergenico ed è per questa ragione - spiega l´assessore alla Salute Giampaolo Landi - che ho deciso di lanciare questa iniziativa in collaborazione con Fisma (Fondazione Internazionale per le Scienze Mediche e Allergologiche) che si potrà realizzerà nel corso del 2011 con il sostegno scientifico di allergologi, di esperti agronomi e di architetti del verde. Chiedo ai cittadini di Milano di darmi una mano a realizzare tanti piccoli siti verdi di piante non allergeniche (i Giardini della Salute). Entrando da oggi nel sito www.Milanoallergyfree.it si possono acquistare alberi interi, o solo una parte o degli arbusti e si rimane costantemente aggiornati sullo sviluppo dell´albero adottato”. Proprio come faranno l’Interact Milano San Babila-arco della Pace, i cui associati sono ragazzi dai 14 ai 18 anni, ed i due Rotary Club Milano San Babila e Milano Arco della Pace che hanno adottato il Giardino della Salute di largo dei Gelsomini, il primo giardino non allergenico a Milano progettato da un gruppo di esperti (allergologi, botanici, e agrari). Altri giardini saranno realizzati in tutte le zone di Milano: il secondo sarà in piazza Udine e già adesso è possibile collegandosi al sito www.Milanoallergyfree.it consultare il progetto e acquistare le piante non allergeniche. Altri spazi di verde anallergico seguiranno a breve in altre zone, in via Sulmona e in via Marco D’agrate. Altre aree saranno mano a mano individuate e progettate. In questo modo è possibile rendere più vivibile e bella la nostra città, progettando e realizzando un’espansione del verde cittadino e nello stesso tempo salvaguardare i tanti cittadini allergici da un ulteriore aumento dell’esposizione al polline allergenico”. Le piante potranno essere acquistate con un semplice click sul link dell’Associazione Florovivaisti della Lombardia che si incaricherà di reperirle presso i propri associati, di trasportarle, di piantumarle nelle aree designate e di curarne la manutenzione per il primo anno, il più delicato per la loro sopravvivenza. Dal secondo anno in poi la manutenzione sarà a totale carico del Comune. Il costo indicato per ciascuna pianta è quindi maggiorato del costo del trasporto, della piantumazione e della manutenzione ed è comprensivo dell’Iva. Una volta fatto il versamento il cittadino riceverà per e-mail la ricevuta dell’avvenuto pagamento e il suo nome sarà inserito nell’elenco dei donatori presente nel sito Milano Allergy Free. È possibile anche solo donare un contributo parziale all’acquisto di una pianta non allergenica che sarà quindi comperata con il concorso di più cittadini. “L’assessorato alla Salute, in un quadro di prevenzione e di promozione di una cultura ambientale (binomio benessere-verde cittadino) - precisa Landi - ha posto una particolare attenzione alle allergie e ai fenomeni allergici, che provocano sintomi anche invalidanti (riniti, asma e congiuntiviti) in un numero crescente di cittadini. Le allergie si manifestano soprattutto in primavera, ma ci sono anche casi ´fuori stagione´, è il caso dell’ambrosia, una pianta non europea e neppure italiana giunta qui con il traffico aereo e lungo le rotte commerciali, che fiorisce tra agosto e settembre e provoca una vera e propria epidemia di rinite. Rinite e asma rappresentano circa il 75% dei disturbi allergici di cui soffre almeno il 10% degli abitanti dei Paesi industrializzati, una percentuale in crescita, soprattutto per quanto riguarda l’asma bronchiale, una delle patologie definite ´croniche´ che secondo l’Oms entro il 2015 aumenteranno del 20%". "Si stima che nella Comunità Europea il 20% degli allergici sia in età pediatrica: 1 bambino su 4. Da una ricerca recente svolta in Germania, Austria e Svizzera su un campione di 34mila e 500 bambini di età compresa fra i 6 e i 12 anni è emerso che i fenomeni allergici sono significativamente meno frequenti nei bambini che vivono in fattoria e non in città entro i primi 3 anni di vita. Questa prima fase di lavoro ci ha motivati ad allargare il ragionamento e a pensare un piano d’azione più ampio: moltissime piante sono killer inconsapevoli delle mucose del naso e della gola dei cittadini milanesi, anche nei parchi dove si cerca refrigerio dal sole e dall’inquinamento atmosferico quando sboccia la primavera. Un parco, lungi dall’essere spazio di ristoro e serenità, per gli allergici è un inferno di pollini e allergeni". A Milano almeno 450mila persone (il 35% della popolazione) soffrono di riniti e asma stagionali. L’ambrosia è una pianta che provoca fenomeni allergici anche molto violenti al 3% dei milanesi (39mila persone). Il 26% di chi soffre di allergia da ambrosia ha la rinite e il 29% la congiuntivite. I bambini milanesi allergici sono almeno 100mila (tra il 25 e il 30% della popolazione). "Il nostro obiettivo - aggiunge Landi - è costituire dei parchi allergy free (I Giardini della Salute), ossia delle aree verdi piantumate con alberi a bassissimo rischio di allergia donati dai cittadini tramite l’Associazione Italiana Vivaisti. Zone dedicate alla salute del respiro, in cui intendiamo estendere anche il divieto di fumo. Sono state individuate alcune linee guida che analizzano la capacità allergizzante di piante e arbusti, considerando anche le loro caratteristiche di adattamento alle diverse situazioni urbanistiche”. “Abbiamo pensato - conclude Landi - che questo ´manuale del buon giardiniere´ potrà essere in futuro un importante strumento per quanti nelle città si occupano di verde urbano (amministratori pubblici, urbanisti, architetti del verde, vivaisti, proprietari di giardini e giardinieri)”. Il coordinamento del progetto “Milano Allergy Free - Dona una pianta non allergenica a Milano” è stato affidato alla Fondazione Fisma Onlus. "La pollinosi - dichiara il presidente, professor Claudio Ortolani - colpisce circa il 15% della popolazione e si accompagna ad asma in circa la metà dei soggetti colpiti. Paradossalmente questa malattia stagionale che dovrebbe riguardare gli abitanti delle aree rurali, ricche di vegetazione, piuttosto che quelli che risiedono in aree urbane, invase dal cemento, colpisce di più chi vive in città. Ciò dipende da una serie di fattori. In primo luogo, la scelta delle piante per le aree verdi cittadine, pubbliche e private, in passato è stata attuata senza tener conto dell’aspetto allergenicità. A Milano, ad esempio, non solo vi sono molti carpini, piante autoctone e quindi a ben diritto presenti, ma anche betulle, noccioli, frassini, cipressi, scelte anche per motivi ornamentali. Più recentemente si è sviluppata la tendenza a piantare specie arboree estranee al territorio, come l’olivo, o addirittura esotiche, come la Criptomeria japonica. Nella stagione primaverile – estiva nell’aria della città è quindi presente un cocktail pericoloso di pollini allergenici. Un altro fattore è dato dall´aumento della potenza allergenica conseguente all’inquinamento atmosferico. Per l’effetto serra, in città si riscontrano più alte temperature medie e concentrazioni atmosferiche medie di Co2 più elevate rispetto alle aree rurali. Ne consegue che, rispetto alla campagna, in città le piante si sviluppano maggiormente, producono una quantità superiore di polline e hanno un periodo di pollinazione più prolungato. Il polline in queste condizioni ambientali contiene una maggiore concentrazioni di allergeni rispetto a quello delle aree rurali ed è quindi più pericoloso per gli allergici". "La presenza nell’aria cittadina di elevate concentrazioni di polveri sottili (Pm 2,5) - aggiunge Ortolani - è un altro fattore che favorisce la sensibilizzazione allergica ai pollini e l’aggravamento della sintomatologia asmatica perché le proteine allergeniche si coniugano con il particolato raggiungendo, così, facilmente i bronchioli e gli alveoli polmonari. Infine, in città sono presenti molte specie arboree i cui pollini sono per sé poco allergenici, ma se si liberano in un’atmosfera già ricca di pollini molto allergenici e di particolato sottile, determinano un ulteriore aggravamento dello stato di salute degli allergici. Piante con queste caratteristiche sono ad esempio il tiglio, il faggio, il platano. L’assessorato alla Salute dal Comune di Milano si è impegnato in un’azione correttiva di questa situazione che può essere pericolosa per la salute dei cittadini. Si è convenuto, quindi, di dare un segnale importante per influenzare l’opinione pubblica e orientare scientificamente le future scelte degli addetti alle nuove piantagioni cittadine verso specie non dotate di rilevante allergenicità”. “Una maggiore conoscenza di queste problematiche - sottolinea Mario Previdi, responsabile della Struttura di Allergologia Ambientale, Dipartimento di Prevenzione della Fondazione Irccs Cà Granda Policlinico - dovrebbe orientare gli Enti Pubblici ad andare oltre le indicazioni dell’eradicazione delle erbe allergeniche favorendo, nel contempo, la piantagione di alberi compatibili con la salute dei cittadini. E’ nostra convinzione che la convergenza di conoscenze diversificate, e quindi anche mediche, debba essere applicata in funzione degli ambiti territoriali e degli obiettivi di salute da tutelare. E’ infatti necessario indirizzare gli addetti alla progettazione del verde verso una scelta che non porti alla introduzione di alberi in grado di produrre molecole dannose per la salute pubblica. In realtà lo scopo dovrebbe essere più ambizioso: si dovrebbe mirare ad individuare alberi che abbattano il particolato inquinante anziché renderlo più aggressivo. Infatti le particelle ultrafini presenti in atmosfera possono svolgere un importante effetto negativo sul polline che, in zone pesantemente inquinate, può incrementare l’esposizione, la concentrazione e l’attività biologica allergenica”. “Il primo giardino anallergenico di Milano in largo Gelsomini - aggiunge Giovanni Sala, fondatore del gruppo Land - rappresenta un ´piccolo´ ma significativo tassello di un più complesso e articolato mosaico che l´Assessorato alla Salute del Comune di Milano, assieme ad altri soggetti pubblici e privati, sta costruendo per far sì che la nostra città diventi sempre più verde, più vivibile e più bella. Il progetto dei giardini anallergenici può rappresentare un contributo significativo alla strategia urbana dei Raggi Verdi lanciata qualche anno fa dall’Associazione Interessi Metropolitani e fatta propria dal Comune di Milano che l´ha recepita nel Piano di Governo del Territorio recentemente approvato dal Consiglio comunale. Questo primo intervento trova anche un importante riferimento nella Carta delle Green City, sottoscritta a giugno dell’anno scorso da tutte le Green Cityeuropee convenute a Milano per il loro primo Forum europeo. Questo modello di collaborazione tra ente pubblico e società civile, che mira a recuperare e valorizzare lo spazio pubblico, è pronto da esportare in altre realtà urbane italiane. Ciò anche grazie al fatto che questo tipo di intervento è perfettamente riferibile alla filosofia di Expo 2015 e alle buone pratiche individuate da Expo Verde".  
   
   
DISABILE GRAVE CHIUSO IN CASA CON LA ZIA MORTA SALVATO DALL’INTERVENTO DEI SERVIZI SOCIALI  
 
Monza, 15 marzo 2011 - I Servizi Sociali del Comune di Monza sono intervenuti ieri mattina in un delicato caso che ha visto coinvolto un uomo disabile grave. Il 49enne che da tempo frequenta il Centro Diurno Disabili in via Silva, non si è presentato all’appuntamento di ieri. Il personale, insospettito dalla sua assenza, ha provato a telefonare, senza però esito, presso l’abitazione dove l’uomo risiedeva con la zia che lo assisteva. Giunti sul luogo, non ricevendo ancora risposta, hanno dovuto far intervenire i Vigili del Fuoco per procedere all’apertura della porta. In casa hanno trovato il cadavere della donna e l’uomo in condizioni precarie dato che è rimasto diverso tempo senza l’assistenza della zia. Il 49enne è stato ricoverato all’Ospedale San Gerardo per le prime cure. I Servizi Sociali stanno lavorando per trovare un’idonea sistemazione per lo sfortunato disabile. “L’intervento del personale dei Servizi Sociali è stato indispensabile e prezioso per l’uomo che è stato soccorso in una situazione davvero delicata e potenzialmente letale considerate le gravi condizioni di salute e di disabilità in cui versa. Il personale – afferma Pierfranco Maffè, Assessore alle Politiche Sociali - è andato oltre al semplice lavoro di routine e ha dato prova di svolgere la professione con passione e con il cuore insospettendosi della semplice assenza di uno degli ospiti. Ora il 49enne continuerà ad essere seguito dai Servizi Sociali che stanno già lavorando per trovargli un’idonea sistemazione alternativa”.