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MARTEDI
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Notiziario Marketpress di
Martedì 06 Settembre 2011 |
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L´UE OFFRE NUOVI FONDI PER AUMENTARE L´ASPETTATIVA DI VITA SANA |
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Bruxelles, 6 settembre 2011 - Le attività per aumentare il numero di anni che gli europei vivono in buona salute stanno per diventare più energiche grazie a un contributo di 4,2 milioni di euro messo a disposizione dei ricercatori dall´Ue. Nell´ambito del Partenariato per l´innovazione dedicato all´invecchiamento sano, l´aspettativa di vita sana aumenterà di due anni tra adesso e il 2020, mitigando in modo efficace i problemi delle persone per quanto riguarda l´invecchiamento e il benessere. I ricercatori che vogliono intraprendere questa sfida possono presentare le loro richieste di finanziamento per il primo invito congiunto europeo per la ricerca sull´invecchiamento: Era-age 2 ("European Research Area on Ageing 2"). Questa iniziativa è finanziata nell´ambito dello schema Era-net, che aiuta gli europei a gestire il problema dell´invecchiamento consolidando le risorse di ricerca e il know-how e ottimizzando l´impatto della ricerca sulla politica, la pratica e lo sviluppo di prodotti. "È un enorme passo avanti per la ricerca sull´invecchiamento," osserva Alan Walker, professore dell´Università di Sheffield nel Regno Unito e coordinatore di Era-age 2. "È il primo programma del genere in Europa e mira direttamente a fornire le conoscenze di ricerca che aiuteranno i paesi europei a rispondere all´invecchiamento della popolazione e ad assicurare la massimizzazione della salute e del benessere in età avanzata." L´invito Era-age 2 dà ai ricercatori di diversi settori l´opportunità di immettere applicazioni che si occupano di un "Invecchiamento attivo e sano per tutto il corso della vita". In definitiva il finanziamento stanziato aiuterà i ricercatori a risolvere il problema di come le persone possono vivere in modo sano e attivo nonostante l´avanzare degli anni. Per questo scopo, l´Economic and Social Research Council (Escr) e il Biotechnology and Biological Sciences Research Council (Bbsrc) con sede nel Regno Unito si sono uniti alle agenzie di Canada, Finlandia, Francia, Israele, Lussemburgo, Lettonia, Romania e Svezia per sostenere i team multidisciplinari che comprendono fino a cinque dei paesi partner. "L´esrc è onorato di ricoprire un ruolo di leader in questo nuovo programma europeo," dice Adrian Alsop, direttore per la ricerca e la strategia internazionale dell´Esrc. "Si baserà sulla nostra eccellente ricerca nazionale e comincerà a occuparsi di quella che è una sfida fondamentale per tutta l´Europa, creando un´opportunità perché i migliori esperti di scienze sociali del Regno Unito collaborino con esperti di altri paesi a vantaggio di tutta la società." Commentando su quanto è importante la collaborazione tra i ricercatori europei, il Direttore della ricerca del Bbsrc, professoressa Janet Allen, dice: "I partenariati tra ricercatori in Europa sono molto preziosi. Incoraggiando questo modo di lavorare vogliamo assicurare che alcune delle maggiori sfide che ci troviamo davanti siano affrontate tramite la ricerca della più alta qualità. Si spera che Era-age 2 riunirà le migliori competenze e risorse di tutta l´Europa per generare quelle conoscenze che in definitiva miglioreranno la salute e il benessere in età avanzata per molte persone." Lo scambio di informazioni e la promozione di partenariati tra i migliori ricercatori multidisciplinari e interdisciplinari di tutto il mondo avrà risultati positivi non solo per l´Era-age 2, ma anche per gli europei di tutte le età. I ricercatori possono presentare pre-proposte di prima fase fino al 3 ottobre 2011 per i seguenti settori: (1) generazione di nuove conoscenze sui fattori biologici, clinici, comportamentali, sociali e ambientali che permettono agli individui di vivere attivamente e in modo sano in età avanzata; (2) studio di modelli, metodi, approcci e buone pratiche comparativamente diversi nelle risposte sociali alla maggiore longevità che mettano in rilievo sia l´inclusione sociale che la sostenibilità; e (3) l´inizio di efficaci attività di scambio di conoscenze che aiuteranno i paesi, sia in Europa che all´estero, a raggiungere l´obiettivo e migliorare l´aspettativa di vita sana di due anni entro il 2020. Per maggiori informazioni, visitare: Era-age 2: http://era-age.Group.shef.ac.uk/ Era-net: http://ec.Europa.eu/research/fp7/index_en.cfm?pg=eranet-projects-home Economic and Social Research Council (Esrc): http://www.Esrc.ac.uk/ |
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SI STA TESTANDO UN NUOVO FARMACO PER L´HIV COLTIVATO DA PIANTE DI TABACCO OGM |
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Bruxelles, 5 settembre 2011 - Un esperimento clinico di un potenziale farmaco per l´immunodeficienza acquisita (Hiv) coltivato da piante di tabacco Ogm è finalmente in corso nel Regno Unito. L´inizio dell´esperimento segue diversi anni di negoziazioni normative ed esso è condotto dal consorzio, finanziato dall´Ue, Pharma-planta ("Recombinant Pharmaceuticals from Plants for Human Health"), un gruppo internazionale di 28 istituti accademici e 4 piccole aziende. Il farmaco antivirale profilattico con l´anticorpo P2g12 è stato sintetizzato a partire da piante di tabacco Ogm e attualmente è in fase di sperimentazione su un piccolo numero di donne nel Regno Unito per stabilire se è sicuro o meno. La prima fase dell´esperimento, che è cominciato a giugno, comporta test sulla sicurezza dell´anticorpo chiamato P2g12 da applicare in vagina su 11 donne sane. I risultati di questi test saranno pronti a ottobre e potrebbero portare il mondo scientifico più vicino allo sviluppo di cure accessibili per l´Hiv. L´anticorpo riconosce le proteine sulla superficie dell´Hiv per bloccare l´infezione, ma ancora non è stata dimostrata la sua efficacia sugli umani. C´è voluto così tanto tempo perché l´Agenzia regolatrice inglese dei farmaci (Mhra) desse ai ricercatori il via libera per cominciare i test perché bisognava essere sicuri al 100% che i farmaci non contenessero zuccheri allergenici della pianta o pesticidi. Le piante sono interessanti veicoli dell´espressione di proteine farmaceutiche ricombinanti perché sono sistemi poco costosi e versatili e possono essere portate su scala industriale in modo rapido ed economico. Sebbene l´uso di piante e colture Ogm per gli alimenti è controverso in Europa, l´opinione pubblica è più positiva verso il loro uso nei farmaci e nei vaccini. I farmaci usati nell´esperimento sono prodotti presso uno speciale stabilimento ad Aquisgrana, Germania, usando un processo che produce 5 grammi di anticorpo purificato da 250 kg di tabacco. Il progetto Pharma-planta, che ha ricevuto 12 Mio Eur nell´ambito dell´Area tematica "Scienze della vita, genomica e biotecnologia per la salute" del Sesto programma quadro (6° Pq) dell´Ue, è stato lanciato nel 2004 e ha come obiettivo generale l´uso di piante Ogm per abbattere i costi dei farmaci che sono difficili da produrre. Gli scienziati sperano che questo a sua volta porterà a un aumento della disponibilità di medicine moderne nelle regioni più povere del mondo. Sebbene l´uso di farmaci Ogm sia stato già sviluppato prima, con l´insulina umana e il vaccino per l´epatite B, questo progetto su larga scala costituisce la prima volta che nell´Ue si è studiato l´uso materiali derivati da piante sugli esseri umani. Oltre a studi su piante di tabacco e piante produttrici di medicine, i risultati precedenti del consorzio Pharma-planta hanno mostrato nuovi modi di produrre semi ad efficienza idrica, che aiutano le piante a resistere alla siccità e contribuiscono alla sicurezza alimentare globale. Questi recenti sviluppi sono anche gli ultimi di una serie di diversi altri farmaci biologici prodotti dalle piante che hanno fatto il loro ingresso nelle cliniche. L´azienda farmaceutica Bayer ha appena ricevuto l´approvazione dalla Food and Drug Administration (Fda) statunitense per testare la sicurezza degli anticorpi umani prodotti dal tabacco che attaccano il linfoma non-Hodgkin. In Canada, l´azienda Sembiosys Genetics in un esperimento su 23 volontari ha scoperto che la sua versione di insulina prodotta dal cartamo è sicura e funziona bene quanto la versione del farmaco già disponibile sul mercato. Per maggiori informazioni, visitare: Pharma-planta: http://www.Pharma-planta.net/ |
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SCIENZIATI SCOPRONO UN GENE INAFFERRABILE RESPONSABILE DI UNA RARA MALATTIA CONGENITA |
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Bruxelles, 6 settembre 2011 - Un team di ricercatori franco-britannici ha scoperto un misterioso gene responsabile della rarissima malattia congenita conosciuta come Sindrome delle piastrine grigie che causa un disturbo del sanguinamento. Finora sono stati descritti solo 50 casi. Il team spera che i risultati dello studio porteranno allo sviluppo di un test del Dna (acido deossiribonucleico) in grado di diagnosticare la malattia. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Genetics. Le piastrine sono le seconde cellule più comuni del sangue e il loro ruolo principale è controllare che la parete del vaso sanguigno non sia danneggiata. Sono responsabili anche di organizzare il lavoro di riparazione della parete del vaso sanguigno quando è necessario. Ma le piastrine hanno anche un "lato oscuro". Quando le pareti dei vasi sono danneggiate, le piastrine potrebbero potenzialmente generare dei coaguli di sangue che potrebbero causare ictus o infarto. Grazie a questo recente studio, coordinato dal professor Willem Ouwehand e dal dott. Cornelis Albers del Wellcome Trust Sanger Institute e dell´Università di Cambridge nel Regno Unito, insieme alla collega dott.Ssa Paquita Nurden del Laboratoire d´Hématologie, Centre de Référence des Pathologies Palquettaires, Hopital Xavier Arnozan in Francia, gli scienziati hanno maggiori informazioni su come diagnosticare meglio i pazienti a rischio. Gli esperti dicono che ci sono persone nate con piastrine disfunzionali e per lo più credono che questo disturbo sia ereditario. La Sindrome delle piastrine grigie può provocare casi gravi e potenzialmente letali poiché il rischio di sanguinamento aumenta, in particolare se avviene nel cervello. Questa malattia è stata identificata per la prima volta negli anni 1970. Così chiamata a causa dell´aspetto grigiastro delle piastrine al microscopio, la Sindrome delle piastrine grigie ha sconfitto i tentativi dei ricercatori di determinare la causa della malattia e l´aumento del sanguinamento nei pazienti giovani. Gli esperti precisano che c´è un enorme bisogno per il mondo della ricerca di ottenere dei test diagnostici basati sul Dna più veloci e più semplici, è importante soprattutto quando si tratta di portare risultati della ricerca nella genetica umana e di sviluppare cure migliori per i pazienti. Per il team era fondamentale identificare il gene responsabile di questo raro disturbo del sanguinamento. Prima non si poteva fare perché i ricercatori dovevano identificare e analizzare geneticamente diverse grandi famiglie affette dallo stesso disturbo. Per riuscire a chiarire la questione, i ricercatori hanno usato un approccio più semplice e hanno identificato circa 40 milioni di lettere di codice genetico che coprono l´intera frazione di codificazione del genoma di 4 pazienti francesi non imparentati. Secondo gli scienziati, Nbeal2 è un gene disfunzionale nella Sindrome delle piastrine grigie. Fa parte della famiglia di geni che contengono il dominio unico chiamato Beach. In questo studio, il team ha dimostrato che la proteina codificata da questo gene è alterata in una posizione diversa nei quattro casi non imparentati, i pazienti affetti dal disturbo hanno ereditato due copie non funzionanti del gene (una cioè per ogni genitore). "È eccezionale vedere come l´uso di tecnologie genomiche moderne avrà benefici diretti per le cure dei pazienti," dice il professor Ouwehand. "Questo studio ne è un esempio e ci rende più fiduciosi di ottenere lo stesso risultato per un gran numero di altri disturbi ereditari rari delle piastrine. Adesso è importante che usiamo questa scoperta per migliorare la cura dei pazienti nella sanità pubblica e non solo." I ricercatori hanno anche confermato l´identificazione del gene Nbeal2 nel danio rerio, che ha le piastrine (chiamate trombociti). Quando il gene Nbeal2 è stato disattivato nel pesce, provocando un´assenza del 100% di queste cellule, quasi il 50% dei pesci soffrivano di emorragie spontanee come quelle trovate nei pazienti colpiti dalla malattia. Commentando i risultati, il dott. Albers dice: "La nostra scoperta che un altro membro della famiglia delle proteine Beach sia alla base di una grave malattia granulare delle piastrine conferma con certezza l´importante ruolo di questa categoria di proteine nella biologia granulare. Le ragioni per le quali le piastrine dei pazienti affetti da Sindrome delle piastrine grigie sono grigie è che mancano di granuli alfa. I granuli alfa portano il carico di proteine che inducono la riparazione delle pareti del vaso e formano il tappo delle piastrine. Capire meglio come questi granuli si formano e come il loro tempestivo rilascio da parte della piastrine sia coordinato a livello molecolare potrebbe un giorno permettere lo sviluppo di una nuova classe si farmaci anti piastrine più sicuri da usare da parte di pazienti che hanno avuto un infarto o un ictus. È stato un viaggio interessante per identificare un nuovo e importante percorso riunendo i rapidi progressi della tecnologia di sequenziamento all´analisi computazionale. Per maggiori informazioni, visitare: Nature Genetics: http://www.Nature.com/ng/index.html Wellcome Trust Sanger Institute: http://www.Sanger.ac.uk/ |
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DISTURBI D´ANSIA, RICERCATORI ITALIANI SVELANO UN DIFETTO DI COMUNICAZIONE TRA AREE DEL CERVELLO |
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San Vito al Tagliamento, 6 settembre 2011 - Il disturbo d’ansia generalizzato è una condizione patologica cronica e debilitante, che affligge circa il 2-3% della popolazione e presenta sintomi psicologici e somatici persistenti che portano progressivamente a difficoltà nelle relazioni interpersonali e sociali e a problemi occupazionali. Studi recenti di imaging hanno evidenziato che persone con disturbo d’ansia presentano un coinvolgimento in particolare delle aree dell’emisfero destro. Tuttavia fino ad oggi ancora non si conosceva come venivano interessati gli spetti microstrutturali e la connettività tra queste importanti regioni del cervello. L’irccs Medea di San Vito al Tagliamento, in collaborazione con l’Università di Udine e l’Università di Verona, per la prima volta ha studiato con risonanza magnetica diffusiva la connettività cerebrale in pazienti con disturbo d’ansia generalizzato. La ricerca, appena pubblicata sulla prestigiosa rivista dell’Università di Cambridge Psychological Medicine, ha preso in esame 12 pazienti con diagnosi di disturbo d’ansia generalizzato e 15 controlli sani. Per ottenere informazioni sull’organizzazione microstrutturale dei tessuti nella sostanza bianca dei quattro lobi (frontali, temporali, parietali, occipitali) in entrambi gli emisferi e nel corpo calloso, è stato indagato il coefficiente di diffusione dell’acqua, un indice della facilità con cui l’acqua si diffonde all’interno di un tessuto che offre importanti informazioni sulle sue caratteristiche biologiche e strutturali. I ricercatori hanno evidenziato un aumento significativo di tale coefficiente nel lobo parietale destro e nello splenio del corpo calloso di destra nei pazienti rispetto ai controlli sani, senza rilevare alcun impatto dell’età cronologica, delle severità clinica o del trattamento psicofarmacologico. Ciò vuol dire che nelle persone con disturbi d’ansia vi è un’alterazione della connettività della sostanza bianca nelle regioni posteriori parietali e callosali dell’emisfero destro. Si tratta di un difetto di comunicazione tra regioni che sono coinvolte nella elaborazione di stimoli sociali ed emotivi: questa alterazione potrebbe avere un impatto sul controllo di tali stimoli e rappresentare quindi un marker strutturale della malattia. “Un difetto di comunicazione tra aree così importanti del cervello in soggetti con disturbo d’ansia generalizzato potrebbe interferire con le strategie cognitive di modulazione di emozioni negative interne od esterne o dello stress di tutti i giorni”, afferma Paolo Brambilla, responsabile del team di ricerca. Come conseguenza dell’anomalia, quindi, si avrebbe un rinforzo di pensieri negativi, quali ruminazioni, preoccupazioni e tendenza alla catastrofizzazione che, in ultima analisi, si manifesterebbe come un eccesso dei livelli di ansia. Studi futuri di imaging dovrebbero approfondire come le aree parietali e callosali posteriori comunicano con regioni corticali e sottocorticali - fondamentali nel sostenere la processazione di stimoli sociali ed emozionali - come l’amigdala, l’ippocampo e la corteccia prefrontale dorsolaterale e come questo potenziale network moduli gli stimoli ad alto impatto emotivo nel disturbo d’ansia generalizzato. |
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UN TEST RAPIDO ED ECONOMICO POTREBBE SALVARE LA VITA DEI BAMBINI NATI CON DIFETTI CARDIACI CONGENITI
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Lecce, 6 settembre 2011 - Un recente studio effettuato su ben 20.055 neonati, pubblicato su The Lancet, ha dimostrato che per la diagnosi dei difetti cardiaci dei neonati un test di verifica dei livelli di ossigeno nel sangue ha avuto più successo di altri controlli tradizionali disponibili, tant’è che i ricercatori britannici hanno chiesto che tale esame venisse introdotto in tutti gli ospedali del Regno Unito. Persino, la British Heart Foundation ha comunicato che il test potrebbe "fare la differenza" specie in alcuni casi che con i normali strumenti diagnostici non verrebbero verificati e quindi non scoperti. Eppure, i difetti congeniti del cuore, colpiscono circa uno su 145 bambini e la diagnosi precoce costituisce la chiave per garantire maggiori possibilità di sopravvivenza ai piccoli affetti da problemi spesso gravissimi e non sempre rilevati tempestivamente. Non tutti i bambini che nascono con un difetto cardiaco, infatti, evidenziano alcun segno o sintomo, per cui i problemi possono passare inosservati. Ecco perché il test in questione, rapido e semplice nell’effettuazione, potrebbe aiutare a rilevare i difetti cardiaci e far salvare tante piccole vite umane o comunque alleviarne le sofferenze. In molti casi, essi vengono rilevati con l´ecografia durante la gravidanza o auscultando il cuore dopo la nascita, tuttavia, il tasso di successo delle verifiche è ancora basso con questi strumenti. Vi è da dire però che in alcuni paesi sviluppati specie negli Stati Uniti e nel Regno Unito, l’utilizzo di “pulsossimetri”, così vengono chiamati se la traduzione è corretta, vengono utilizzati da tempo ed hanno dato dei risultati assai confortanti pari al 75 % delle anomalie più gravi scoperte mentre se combinati con le tecnologie tradizionali si arriva intorno al 92 % dei casi rilevati. Per tali ragioni, anche alla luce delle percentuali di successi nella diagnosi di malformazioni congenite del cuore nei neonati, Giovanni D’agata, componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” auspica che questi strumenti diagnostici vengano introdotti anche nei protocolli medici degli ospedali italiani al fine di ridurre la mortalità infantile e migliorare le possibilità di sopravvivenza dei più piccoli. |
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SANITA’: TRAPIANTI, IL VENETO CRESCE NEI PRIMI 6 MESI DEL 2011. IL RECORD ALLA DONAZIONE DELLE CORNEE, SODDISFATTO IL 50% DEL FABBISOGNO NAZIONALE. CALANO I RIFIUTI ALLA DONAZIONE. |
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Venezia, 6 settembre 2011 - Nei primi sei mesi del 2011 il sistema trapianti della Regione del Veneto ha fatto segnare un considerevole aumento dell’attività sia di donazione che di trapianto ed una significativa inversione di tendenza rispetto alle percentuale di rifiuti alla donazione. L’indicazione viene dalle rilevazioni sul primo semestre dell’anno effettuate dal Centro Regionale Trapianti. Rispetto allo stesso periodo del 2010 sono aumentati del 10% i donatori segnalati e i prelievi utilizzati; i trapianti sono passati da 171 a 179, con un vistoso aumento (da 13 a 22) di quelli di cuore. Clamoroso il dato fornito dalla Banca degli Occhi del Veneto: da gennaio a giugno sono state donate e raccolte più di 2000 cornee, record assoluto, e grazie a questo il Veneto oggi soddisfa il 50% del fabbisogno nazionale. Il tasso di rifiuto alla donazione, infine, è sceso dal 32% del 2010 all’attuale 17,5%. “Numeri – sottolinea l’assessore alla sanità Luca Coletto – di grande significato, che indicano un’inversione di tendenza rispetto ad alcune difficoltà registrate nel rapporto annuale 2010 e testimoniano del grande lavoro portato avanti dal Centro Trapianti, dalla Fitot dell’appassionato presidente Pilade Riello, dalla Banca degli Occhi e da tutte le organizzazioni del volontariato, Aido in testa. Li ringrazio tutti, a titolo personale, ma anche a nome di quei trapiantati che ricevendo un organo hanno ritrovato la vita e di tutti quei cittadini che, con una nuova cornea, sono tornati a vedere. Una vera e propria squadra vincente”. Coletto pone particolarmente l’accento sul forte calo dei dinieghi alla donazione. “E’ il fronte sul quale, fin dai primi contatti con le organizzazioni del settore, era apparso necessario incentivare informazione e conoscenza tra le persone – dice l’assessore. Evidentemente il lavoro di sensibilizzazione realizzato in questo periodo ha dato i frutti sperati, facendo leva anche sulla tradizionale, grande generosità dei veneti. Oggi più di prima – aggiunge Coletto – il sistema trapianti del Veneto conferma la sua leadership a livello nazionale”. La Rete trapianti della Regione del Veneto è oggi articolata in 10 programmi di trapianto di organi solidi; 23 coordinamenti di ospedale; 3 banche di tessuti. L’attività di coordinamento del Centro Regionale e di tutta la rete è sempre attiva 24 ore su 24. L’impegno di tutti, Regione, Fondazioni e Associazioni di volontariato è stato rilanciato per il futuro in un vertice con l’assessore Coletto tenutosi a fine luglio. La parola d’ordine che ci si è dati è “sinergia”; ed una bella metafora di questo concetto è stata espressa da una partecipante al programma di “team building” recentemente promosso dalla Fondazione Banca degli Occhi tramite un progetto di navigazione su “Nave Italia” dedicato a medici, infermieri, psicologi, tecnici che operano nel settore: “…alzare 1300 metri quadri di vele sembra un’impresa impossibile e tirare le corde all’inizio è una fatica tremenda. Ma se guardi il tuo compagno e si tira tutti assieme, le vele si issano e poi la nave va…”. |
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FVG: PIÙ DEFIBRILLATORI PER TRATTARE ARRESTI CARDIACI |
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Trieste, 6 settembre 2011 - La Regione Friuli Venezia Giulia sta per acquistare un congruo numero di defibrillatori semiautomatici, da collocare in luoghi pubblici ad alta frequentazione che attualmente ne sono privi, in modo da consentire sempre più tempestivi interventi in caso di arresto cardiaco, e salvando così una vita umana grazie ad una scarica elettrica in grado di far ripartire il battito del cuore. Ne ha dato notizia l’ 1 agosto l´assessore regionale alla salute Vladimir Kosic, spiegando che la Giunta regionale ha dato il via libera ad uno specifico programma per la diffusione di questi dispositivi, il cui utilizzo risulta abbastanza semplice anche per un soccorritore non professionista, in quanto una voce registrata guida le manovre da effettuare. Proprio per questa ragione il programma, che mette in campo risorse pari a 164 mila euro, prevede anche una capillare campagna informativa, finalizzata a sensibilizzare i cittadini su queste tematiche e a coinvolgerli proprio quali potenziali soccorritori volontari. "Il trattamento di un arresto cardiaco è legato alla capacità di intervenire rapidamente; ogni minuto di ritardo nel somministrare la scarica elettrica riduce del 10 per cento le possibilità che il cuore riprenda il suo ritmo regolare", evidenzia Kosic, precisando che "dove sono stati attuati programmi per la defibrillazione all´infuori degli ospedali, i tassi di sopravvivenza sono significativamente aumentati". In Friuli Venezia Giulia si registra in media circa un caso di arresto cardiaco ogni mille abitanti. Defibrillatori, manuali o semiautomatici, sono naturalmente presenti nelle strutture sanitarie, sulle autoambulanze, nei principali centri abitati, nelle stazioni turistiche (ve ne sono ad esempio ben 14 Lignano), in centri sportivi, in stabilimenti produttivi. "Ora vogliamo potenziare la rete di postazioni di emergenza dotate di defibrillatori semiautomatici, creandone delle altre, facilmente riconoscibili". |
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FVG: NOVITÀ NEL SERVIZIO DI TELESOCCORSO |
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Trieste, 6 settembre 2011 - Sensori di monitoraggio ambientale e rilevatori di eventuali cadute, telefonate mirate per rammentare la regolare assunzione dei farmaci prescritti, consegna a domicilio di medicinali: sono queste le principali novità che la Regione ha introdotto nel servizio di teleassistenza e di telesoccorso, la cui gestione è stata affidata per altri cinque anni a Tesan - Televita spa. Attiva 24 ore su 24, la teleassistenza - ricorda l´assessore regionale alla salute e politiche sociali Vladimir Kosic - consente la permanenza nel proprio domicilio ad anziani e disabili, che altrimenti rischierebbero il ricovero in strutture sociosanitarie senza questo costante controllo a distanza, garantito da un telecomando da tenere sempre con sé, collegato al telefono di casa o anche ad uno speciale cellulare. Attualmente sono 3.700 le persone che beneficiano di questo servizio, che non solo regala sicurezza e serenità perché assicura un interevento immediato in caso di emergenza, ma aiuta anche a non sentirsi soli e a prevenire i bisogni grazie a periodiche telefonate "di compagnia" effettuate dagli operatori, presenti nelle centrali operative di Udine e di Trieste. Il servizio di teleassistenza e telesoccorso è gratuito o semigratuito a seconda del reddito del diretto interessato o del suo nucleo familiare. Per ottenerlo va presentata domanda al Distretto Sanitario di appartenenza o al Servizio Sociale del proprio Comune. Oltre che negli stessi Distretti e Uffici dei Servizi sociali dei Comuni, i moduli per la richiesta sono disponibili sul sito internet della Regione www.Regione.fvg.it, nonché sui siti web delle Aziende per i Servizi Sanitari e su quello del gestore, www.Tesantelevita.it Per ogni informazione è possibile chiamare il numero verde gratuito 800 846 079. |
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NUOVO INRCA, LA REGIONE MARCHE INTEGRA CON PROPRI FONDI LE RISORSE NECESSARIE ALL´AVVIO DELL´APPALTO. SPACCA: ´ATTINGIAMO AL NOSTRO BILANCIO PER NON PRIVARE CITTA` E COMPRENSORIO DELLE NUOVE STRUTTURE SANITARIE´. |
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Ancona, 6 Settembre 2011 - La Regione Marche garantisce la copertura finanziaria alla gara di appalto del nuovo complesso ospedaliero di Ancona Sud. Con una variazione di bilancio, recupera altri 8 milioni e 445 mila euro che si aggiungono ai 27 milioni della Regione gia` disponibili. L´intera quota regionale, circa 35 milioni, viene assicurata grazie ai fondi dell´ente, ai quali vanno sommati i 39 milioni di parte statale. L´appalto verra` assegnato sulla base del progetto predisposto dalla F&m, l´associazione di imprese che si e` aggiudicata, nel 2009, il concorso di idee indetto dalla Regione Marche. La nuova struttura sanitaria di Ancona Sud, in localita` Aspio di Camerano, ospitera` l´ospedale di rete, l´Inrca e l´Agenzia per la terza eta`. La Regione cura le fasi progettuali per l´assegnazione dei lavori che dovranno concludersi entro il 2014. ´La Regione mantiene i propri impegni e procede secondo la programmazione definita ´ afferma il presidente Gian Mario Spacca ´ nonostante le mancate varianti al Piano regolatore di Ancona ci facciano venir meno le risorse necessarie alla realizzazione degli investimenti sanitari nel capoluogo e nella sua area metropolitana. In un momento di gravi ristrettezze economiche, dovute alle manovre del governo nazionale, la valorizzazione del patrimonio immobiliare della Regione diviene un imperativo per garantire la disponibilita` di fondi per gli investimenti, recuperando, seppure parzialmente, i tagli dello Stato. Per non privare la citta` e il comprensorio delle nuove strutture sanitarie, si e` deciso di attingere, con enorme sacrificio, dal nostro bilancio, per avviare la gara dell´Inrca nei tempi previsti´. |
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COMUNITÀ TERAPEUTICHE, VIA LIBERA DELLA GIUNTA SARDA ALL´ADEGUAMENTO DELLE RETTE
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Cagliari, 5 Settembre 2011 - Via libera da parte della Regione all´adeguamento delle rette delle comunità terapeutiche, che oggi rispetto al passato erogano numerosi servizi sanitari e sociosanitari. Su proposta dell´assessore della Sanità Simona De Francisci, la Giunta regionale ha approvato la delibera che adegua, dal 1 gennaio 2012, le quote dei servizi residenziali e semiresidenziali per il trattamento di varie dipendenze patologiche, a carico interamente dell’assessorato della Sanità e introdotte da un precedente provvedimento del 2008, a quanto viene offerto oggi. In particolare oggi le circa dieci strutture sanitarie che operano in diverse parti della Sardegna erogano prestazioni complesse, come la doppia diagnosi, servizi pedagogico-riabilitativi, accoglienza di madri tossicodipendenti con bambini, cure per persone con patologia Hiv o dipendenti da alcol e altri che hanno comportato per queste strutture un aggravio di spese e la presenza di maggior personale specializzato. "L´incremento medio percentuale delle rette - spiega l´assessore De Francisci - è del 39,5 per cento e si tratta di un adeguamento ormai non più rinviabile per migliorare l´efficienza dei servizi socio-sanitari delle comunità terapeutiche e per coprire i maggiori costi rispetto al passato". Come stabilisce la delibera, e in accordo con i rappresentanti delle comunità terapeutiche, le nuove tariffe saranno valide dal prossimo 1° gennaio e saranno applicabili alle sole strutture con i requisiti in materia di autorizzazione e accreditamento. |
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SANITA`, LA GIUNTA REGIONALE MARCHIGIANA INDIVIDUA LE SEDE DELLE AREE VASTE TERRITORIALI.
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Ancona, 6 Settembre 2011 - Su proposta dell´assessore alla Salute, Almerino Mezzolani, la Giunta regionale ha approvato, ieri mattina, la collocazione delle sedi delle cinque Aree vaste territoriali. Per le province di Macerata, Fermo e Ascoli Piceno le sedi saranno nei capoluoghi di provincia, mentre per quelle di Ancona e ´Pesaro e Urbino´ ´ dove i capoluoghi sono sede di aziende ospedaliere ´ il coordinamento di area viene confermato, rispettivamente, a Fabriano e Fano. |
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TUMORI NEUROENDOCRINI: TERAPIE MIRATE E NUOVI FARMACI PER BATTERLI |
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Viagrande (Ct), 5 settembre 2011 – Se ne parla poco perché sono rari anche se aggressivi e in crescita. Sono i tumori neuroendocrini (Nets dall’inglese “neuroendocrine tumors”) la cui incidenza negli ultimi dieci anni è cresciuta del 2%, con una media di 8-10 casi ogni 100mila abitanti, che tradotto significa 2500 nuovi malati all’anno in Italia. Colpiscono gli uomini e le donne e aggrediscono sia adulti che bambini, benché siano più numerosi nella fascia d’età tra i 50 e i 60 anni. “Si tratta di carcinomi le cui cellule hanno caratteristiche comuni alle cellule nervose ed endocrine – spiega il dottor Dario Giuffrida, direttore del dipartimento di Oncologia dell’Istituto oncologico del Mediterraneo di Viagrande, a pochi chilometri da Catania - e sono in grado di produrre sostanze di tipo ormonale o simil-ormonale che possono manifestare sindromi specifiche. Nel 70% sono più diffusi quelli gastro-entero-pancreatici e toracici, ma possono interessare ogni organo e tessuto. Un tempo appartenevano alla categoria dei tumori rari per la loro bassa frequenza ma negli ultimi dieci anni l’incidenza è aumentata notevolmente rispetto ad altri tipi di tumore (mammella, polmone, colon)”. È ancora molto difficile riconoscere un malato con tumore neuroendocrino, perché è un carcinoma silente per anni, che cresce lentamente e spesso diventa metastatico prima di essere sintomatico. “I sintomi con cui questi tumori si presentano sono spesso aspecifici – commenta il dottor Giuffrida - e ciò può condizionare nel 60-65% dei casi un ritardo nella diagnosi. Circa il 35-40% di questi tumori manifestano una sintomatologia abbastanza specifica ma difficile da interpretare, che può essere data da diarrea, arrossamenti cutanei (flushes) al volto, al collo e alla parte anteriore del torace, accompagnati da tachicardia, vomito e dolori addominali. Quando si presentano questi sintomi e la diagnostica comune non riesce a mettere in evidenza o a chiarire il quadro clinico, alla base ci potrebbe essere un tumore neuroendocrino”. L´aumento del numero di casi diagnosticati osservato negli ultimi anni rende ragione di una maggiore attenzione verso questa particolare patologia, la cui causa è ancora sconosciuta, grazie al ricorso a nuove tecniche di laboratorio, nonché all´uso di molecole con un impatto favorevole sulla malattia. “Il 70% di questi tumori ben differenziati possono trarre giovamento anche in termini di riduzione di massa dagli analoghi della somatostatina. In questi anni oltre alla chemioterapia che viene riservata alle forme scarsamente differenziate o in progressione avanzata, un altro approccio terapeutico è quello delle terapie a bersaglio molecolare che stanno dando ottimi risultati. La chemioterapia si basa sulla morte della cellula e quindi blocca quelli che possono essere i sistemi di controllo del Dna. Però il suo limite è l’aspecificità, ovvero colpisce tutte le cellule che si riproducono velocemente, sia neoplastiche, sia sane. La terapia a bersaglio molecolare invece è mirata. Ciò significa che il suo meccanismo d’azione è specifico solo per il bersaglio contro cui è diretta e che è presente soltanto nelle cellule tumorali. Il bersaglio può essere un recettore presente sulla superficie o all’interno della cellula neoplastica: in entrambi i casi si tratta di componenti indispensabili per la crescita della cellula, che sono bloccati e non possono più svolgere la loro azione”. Quindi la grande sfida per questi pazienti è rappresentata dai nuovi trattamenti. Oggi sono disponibili strategie terapeutiche che permettono, se gestite in maniera adeguata e con un approccio integrato, di assicurare al malato una lunga sopravvivenza e una buona qualità di vita. Questa particolare tipologia di tumore necessita della messa a punto di sostante specificamente efficaci contro la sua composizione genetica. “Tra i farmaci chemioterapici più attivi ricordiamo la streptozotocina, la dacarbazina, la temozolamide e i derivati del platino. Lo sviluppo di farmaci che hanno meccanismi d’azione molto più selezionati può permettere un’efficacia maggiore e una riduzione della tossicità, tenendo conto che potrebbe essere utile arrivare all’utilizzo di farmaci sulla base di prove di vitalità o di mortalità indotte sulle cellule tumorali. Si potrebbe arrivare a terapie mirate per singolo tumore ma anche per singolo paziente”. Centro oncologico specializzato e punto di riferimento per la Sicilia è l’Istituto Oncologico del Mediterraneo-u.o. Oncologia Medica, conosciuto anche come Iom, che riesce a conciliare eccellenze scientifiche, diagnostiche e terapeutiche con il rispetto del malato e della sua patologia. “L´istituto Oncologico del Mediterraneo – aggiunge il dottor Giuffrida - fornisce prestazioni diagnostiche e terapeutiche quali diagnostica per immagini, ecografia, endoscopia urologica e digestiva, fisiopatologia respiratoria, anatomia e istologia patologica. Il dipartimento oncologico è organizzato con un attrezzato dipartimento chirurgico e a parte l’attività ambulatoriale di Day Hospital dispone di un reparto di cure palliative per seguire il paziente dalla diagnosi ai momenti finali. Oltre allo Iom, che si occupa di clinica, c’è Iom-ricerca, istituto di ricerca indipendente deputato esclusivamente alla ricerca clinica e in vitro”. |
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SALUTE, POLVERINI: NEL LAZIO MEDICI DI BASE IN PRONTO SOCCORSO PER LA GESTIONE DEI “CODICI BIANCHI E VERDI” |
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Roma, 6 settembre 2011 - Per la prima volta nel Lazio i medici di base in Pronto Soccorso sono una realtà. E’ partito infatti in questi giorni il progetto pilota redatto dalla Asl Roma A con i medici di medicina generale che saranno impegnati 7 giorni su 7 e 24 ore su 24 presso il Dipartimento Emergenza Accettazione del Policlinico Umberto I. “Dopo i buoni risultati raggiunti con l’esperienza di Piazza d’Istria e il punto di primo intervento h24 del Nuovo Regina Margherita – dichiara la Presidente della Regione Lazio Renata Polverini – prende il via un’altra importante iniziativa che vede protagonisti i medici di base, che andranno a dare un importante supporto al sistema dell’emergenza della nostra regione”. Obiettivo del progetto è quello di creare un canale alternativo per la gestione dei “codici bianchi e verdi” consentendo al contempo un utilizzo migliore delle risorse umane per l’assistenza e la cura dei casi più gravi e urgenti (codici gialli e rossi) che giungono in ospedale. In un’ottica di riorganizzazione dell’intero sistema assistenziale della regione questo progetto rappresenta il primo passo verso una concreta rimodulazione dell’offerta, creando una sinergia tra ospedali e strutture aziendali territoriali di cure primarie. Questo nuovo modello consentirà inoltre una migliore presa in carico dei pazienti che avranno così certezza di continuità nelle cure. “Come per l’apertura serale degli ambulatori – prosegue Polverini – si tratta di una nuova esperienza che testeremo nei prossimi sei mesi per poter essere estesa poi in altri nosocomi della Capitale. A breve i medici di medicina generale entreranno in servizio anche presso il Dea del San Giovanni Addolorata”. Nei prossimi mesi presso la Asl Roma A verranno attivate altre postazioni territoriali fino a coprire tutti e 4 i distretti . |
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NUOVO OSPEDALE DEL TRENTINO, SÌ AL PROGETTO FINANZIARIO |
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Trento, 6 settembre 2011 - Proseguono le tappe del lavoro preparatorio alla pubblicazione del bando di gara per il Nuovo Ospedale del Trentino. Lo scorso 19 agosto sono stati presentati alla Giunta provinciale gli scenari finanziari che si producono scegliendo la finanza di progetto quale modalità di finanziamento per la realizzazione e la gestione del nuovo polo ospedaliero. "La necessità di rispettare i tempi - sottolinea l´assessore alla salute e politiche sociali, Ugo Rossi - deriva da una parte dalla previsione di pubblicare il bando a novembre, dall´altra dalla volontà di assicurare al nostro territorio un presidio moderno, dotato degli standard più avanzati sia dal punto di vista tecnologico che da quello della sicurezza. La complessità del progetto e la ricerca dei migliori risultati tecnici e finanziari ha fatto propendere per l’applicazione del project financing. Una strada che permette di impegnare una minor quantità di risorse pubbliche a favore dell’apporto privato e che garantisce la celerità della realizzazione dell’opera. Oggi alla Giunta è stata prospettata una situazione che ci fa dire: siamo pronti, ci sono tutti gli elementi per graduare l´intervento - che è uno dei più importanti in Trentino, da decenni a questa parte - e per ribadire che l´intero progetto si può sostenere anche mettendo in campo capitali privati". I fattori che hanno portato ad una valutazione positiva del project financing sono in particolare: il trasferimento di parte dei rischi al settore privato; si tratta ad esempio dei rischi legati ai ritardi, agli extra costi di progettazione, ai ritardi dell’entrata in funzione del nuovo ospedale; l’ottenimento di condizioni di convenienza per l’amministrazione; la valutazione dell’economicità del progetto sulla base di metodologie di costo complessivo dell’operazione in tutta la durata della concessione. Oggi sono stati presentati alla Giunta provinciale i risultati di questa prima fase: il fabbisogno stimato per la realizzazione dell´opera è nell’ordine dei 300 milioni di euro, onere che sarà sostenuto in parte dalla Provincia autonoma in parte da privati. "La Provincia - ha detto Dellai nel corso della riunione - parteciperà per una percentuale non inferiore al 50% e non superiore al 67%. La decisione ultima verrà assunta non appena si chiarificherà il quadro finanziario, anche alla luce della manovra nazionale." Il modello prevede il contestuale affidamento dell’attività di costruzione e manutenzione dell’opera. Ciò consente, oltre che di ridurre tempi e di semplificare i rapporti (unica gara ed unico interlocutore dell’Amministrazione), di incentivare il concessionario privato al rispetto dei tempi e ad adottare tecniche di costruzione ed accortezze che assicurano opere di elevata qualità. Alla scadenza della concessione l’opera tornerà all’Amministrazione in ottimo stato di funzionamento dopo una durata della concessione proposta in 25 anni più i cinque di costruzione. Nello scenario illustrato la Provincia autonoma di Trento, mediante un´unica gara, seleziona l’offerente che provvederà - oltre alla realizzazione e gestione dell’opera – alla gestione di una pluralità di servizi strumentali al servizio sanitario per l’intero bacino provinciale. Tale gestione unitaria a livello provinciale di alcuni servizi strumentali alle prestazioni strettamente sanitarie (servizio di lavaggio, nolo e guardaroba, pulizia e sanificazione, servizio rifiuti e calore: consente di generare delle utili economie di scala ed assistenze tecnica per apparecchiature ed arredi) genera ottimizzazioni dell’operatività ed economie di scala. Inoltre sono previsti gli affidamenti della gestione di servizi di natura strettamente commerciale (gestione parcheggi ed aree commerciali). In sintesi nel modello proposto la Provincia Autonoma di Trento rende disponibile un contributo in conto investimento, mentre la società veicolo (mediante il capitale sociale ed i finanziamenti della banche) assicura la copertura del residuo fabbisogno finanziario. La società veicolo provvede, quindi, alla realizzazione dell’ospedale, a fornire attrezzature ed arredi, alla manutenzione ed al rinnovo degli stessi, nonché ad erogare i servizi necessari alla regolare operatività del Nuovo Ospedale del Trentino. A fronte dell’investimento iniziale e della gestione dei servizi per l’intera durata della concessione, il concessionario privato riceve un canone di disponibilità. |
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IL PRESIDENTE SCOPELLITI ED IL SINDACO DI CATANZARO TRAVERSA HANNO DISCUSSO DELLA REALIZZAZIONE DEL NUOVO OSPEDALE |
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Catanzaro, 6 settembre 2011 - Si è tenuta ieri mattina a palazzo Alemanni una riunione operativa sulla costruzione del nuovo ospedale di Catanzaro. Presieduta dal Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, all’incontro hanno preso parte il Dirigente generale della Presidenza Francesco Zoccali, il Sindaco di Catanzaro Michele Traversa, il Dirigente generale del Dipartimento Lavori Pubblici Giovanni Laganà, rappresentanti della Struttura commissariale dell’emergenza socio sanitaria, il professor Aldo Quattrone per l’Università “Magna Graecia”, Gerardo Mancuso, Direttore Generale dell’asp di Catanzaro, Elga Rizzo, Direttore Generale dell´Azienda Ospedaliera ´´Pugliese-ciaccio´ di Catanzaro, Antonio Belcastro, Direttore Generale dell´Azienda Ospedaliera Universitaria “Mater Domini" di Catanzaro e per Infrastrutture Lombarde l’ing. Rognoni e la dott.Ssa Felicetti. In merito alla realizzazione del nuovo ospedale a Catanzaro sono state esaminate le varie problematiche in rapporto alla riorganizzazione della rete ospedaliera complessiva ed all’integrazione funzionale con l’Università nell’ottica di una valorizzazione delle strutture del territorio, in particolare la Fondazione Campanella. E’ stato deciso che nelle prossime settimane il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti ed il Sindaco di Catanzaro Michele Traversa illustreranno i particolari del progetto. |
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SERVIZIO 118, ACCORDO IN REGIONE SARDEGNA: PIÙ FONDI E CONVENZIONI TRIENNALI
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Cagliari, 6 Settembre 2011 - Trovato l´accordo tra l’assessorato regionale della Sanità e le cooperative del 118. Il 2 settembre a Cagliari, dopo un incontro convocato dall’assessore Simona De Francisci con i rappresentanti delle cooperative che effettuano il servizio delle emergenze/urgenze, è stata raggiunta un’intesa sul rinnovo delle convenzioni: le novità riguardano un aumento dello stanziamento per il servizio del 118 (+ 2,4 milioni di euro rispetto al 2009) e la durata del contratto, che passa da uno a tre anni con inizio retroattivo al 1 gennaio 2011 per consentire di poter pagare gli arretrati agli operatori. Soddisfazione è stata espressa dagli operatori delle cooperative, che hanno deciso di annullare la manifestazione di protesta annunciata nei giorni scorsi. “Pur nei limiti di spesa sempre più stringenti imposti dal Ministero della Salute – ha spiegato l’assessore De Francisci – la Regione sta facendo uno sforzo importante per assicurare un miglior servizio, operato sia dalle associazioni che dalle cooperative. Questo sia grazie a maggiori risorse finanziarie che a nuovi parametri più professionalizzanti contenuti nelle nuove convenzioni, tra cui un’attenta formazione degli operatori, la certificazione di qualità per il servizio, corsi di guida per chi conduce le ambulanze". Soddisfatto anche Francesco Ladinetti, del consorzio cooperative riunite Emergenze sanitarie Sardegna: “Si tratta di un accordo molto importante – ha dichiarato – che avrà un impatto positivo non solo sul fronte del servizio di 118 agli utenti, ma anche perché consentirà di salvaguardare e incrementare i posti di lavoro del settore". |
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ITALIAN ZERO & AVANTGARDE ‘60S MULTIMEDIA ART MUSEUM MOSCOW, RUSSIA 13 SETTEMBRE / 30 OTTOBRE 2011 |
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Mosca, 6 settembre 2011 - Questa mostra e il catalogo intendono testimoniare fisicamente – cioè attraverso l’esposizione materiale di opere e di documenti – un’atmosfera artistica comune a molti paesi europei tra la metà degli anni 50 e gli anni 60. La decisione di non premettere alcun testo critico alla mostra fa parte di una scelta ben precisa: riteniamo che lo spettatore, così come il lettore, possano costruire relazioni critiche tra gli autori e le loro opere partendo da un punto di vista assolutamente autonomo, fornendo così una lettura nuova, rispetto a quelle ormai codificate dalla storia dell’arte occidentale. Analizzando le opere, i fatti e i documenti, sarà quindi possibile una sorta di “ritorno alle origini” per alcuni, e di scoperta di un terreno vergine, per altri. In questo senso, la mostra che qui si propone è la prima a essere concepita in questo modo, e pensiamo possa costituire un coraggioso precedente sia per il pubblico russo che per quello genericamente europeo. Le opere in mostra hanno il solo supporto dei documenti che furono elaborati dagli artisti, e solo da loro, circa cinquant’anni fa. Uno dei vanti particolari di questo progetto è proprio quello di aver tradotto, per la prima volta in lingua russa, molti dei documenti fondamentali di quegli anni. Dal Manifesto tecnico dello spazialismo del 1951 di Lucio Fontana, a Continuità e Nuovo di Enrico Castellani e Libera Dimensione di Piero Manzoni, entrambi pubblicati su "Azimuth 2" nel 1960, fino ad arrivare al manifesto Miriorama 1, scritto dal Gruppo T nello stesso anno e a molti altri ancora. Allo stesso modo, i quattordici artisti qui presentati non appartengono a un gruppo, ma ai molti gruppi nati in quegli anni, e d’altronde non sono esposti come semplici esponenti di gruppi, ma come singoli e autonomi autori che, come artisti individuali hanno creato il loro percorso, e ora sono tra i più acclamati protagonisti della scena europea. Italian Zero & Avantgarde ´60s è dunque una mostra che intende riproporre un’atmosfera comune ai più avanzati ambienti artistici delle neovanguardie europee, in cui l’apporto italiano è stato decisivo. Il richiamo all’esperienza di Zero – neoavanguardia tedesca, nata nel 1957 e scioltasi nel 1966, i cui componenti sono Otto Piene, Heinz Mack e Günther Uecker – è appunto il rimando a una vera e propria comunità internazionale di artisti e di idee, che si veniva formando su basi comuni in alcuni dei paesi più sensibili ai nuovi linguaggi, come Germania, Francia, Olanda, Belgio, Svizzera e, appunto, Italia. Il terreno comune su cui si stava edificando il linguaggio dell’arte che avrebbe portato in pochissimo tempo alla rivoluzione linguistica degli anni sessanta, contemplava l’abbandono di certi eccessi individualistici e psicologistici tipici dell’arte appena precedente: all’individualismo dell’informale, delle neoavanguardie, del neoespressionismo, dell’astrattismo e persino del Bauhaus, tutti sorti significativamente tra il 1957 e il 1961. Spesso gli artisti opponevano l’immagine del gruppo a quella del singolo, come nel caso specifico dei gruppi cinetici T e N, un collettivo che potesse discutere di problemi comuni della visione, e diventava prioritaria una ricerca volta a stabilire nell’autore e nello spettatore reazioni visive, emotive, sentimentali e razionali simili. La ricerca di un linguaggio condivisibile da tutti, basato più sulla percezione umana che sulle sovrastrutture culturali e storiche, portava necessariamente alla condivisione delle esperienze che, sostanzialmente, avevano come campo di ricerca “l’umano”, inteso come sistema di reazioni fisiologiche originarie, e quindi slegato da ogni aspetto storico, individuale, geograficoculturale. Gli artisti impegnati in queste ricerche non avevano nazionalità, non volevano averla, e anche per questo era facile e interessante per loro relazionarsi allo scopo di confrontarsi nelle mostre. Si trattava, di concetti sovranazionali e addirittura sovraculturali, e la prova è nella nascita pressoché contemporanea di gruppi, dediti agli stessi tipi di ricerca estetica, in paesi storicamente e culturalmente diversi: non dovrà dunque stupire l’immediata accettazione dell’idea di “gruppo” sovranazionale di artisti e la presenza di questi operatori in mostre realizzate in più paesi, o itineranti attraverso di essi. In Italia, la presenza di Lucio Fontana, con la sua ricerca sullo spazialismo cominciata nel 1947, e di Bruno Munari per la ricerca cinetica e programmata, aveva ispirato e catalizzato l’interesse delle generazioni più giovani, nate tra il 1930 e il 1940. La nascita di Azimut – con Piero Manzoni, Enrico Castellani e altri amici come Agostino Bonalumi, Nanda Vigo e il romano Francesco Lo Savio –, del Gruppo T – di cui in mostra sono presenti le opere di Gianni Colombo, Davide Boriani e Gabriele Devecchi – e del Gruppo N – le cui presenze in mostra sono quelle di Alberto Biasi e di Manfredo Massironi – aveva fatto dell’Italia un referente imprescindibile nel panorama artistico europeo, per questo molti artisti come Dadamaino, il giovane Paolo Scheggi e molti altri, si erano avvicinati alle poetiche di questi gruppi e di Azimut, sino a formare una “massa” consapevole, che aveva definitivamente messo in crisi tutte le esperienze maturate sino ad allora. L’apertura del nuovo decennio aveva infatti visto l’irresistibile ascesa di questa “nuova concezione artistica” (come l’aveva definita Piero Manzoni in un famoso scritto del 1959), che aveva immediatamente mostrato la sua vocazione internazionale, conquistando tra l’altro presenze massicce in grandi manifestazioni come la Biennale di Venezia o le rassegne di Nuove Tendenze a Zagabria. Fu un periodo di intensi scambi europei, che al di fuori dei media, allora praticamente inesistenti, si svilupparono quasi in contemporanea sotto sigle diverse; è interessante notare lo scambio di artisti da una manifestazione all’altra, vale a dire che fin dagli inizi di questa fenomenologia, molti esposero con il Gruppo Zero, con l’arte programmata o con i gestaltici fino alla famosa, perché determinante, mostra di Zagabria del 1963 dove si produsse la definitiva scissione tra i gruppi. Da quel momento, Zero fu Zero e i cinetici, i programmati e i visuali si ordinarono definitivamente. |
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CAMPANIA: AMERICA´S CUP. REGIONE, PROVINCIA, COMUNE: FATTO LA NOSTRA PARTE. NON ABBIAMO MOTIVO DI DUBITARE |
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Napoli, 6 settembre 2011 - "Apprendiamo dalle agenzie di stampa che sarà la città di Venezia ad ospitare le tappe previste per il 2012 e per il 2013 dell´America´s Cup Word Series. Teniamo a sottolineare che la Regione Campania, la Provincia e il Comune di Napoli si sono adoperati per predisporre, con la massima tempestività e in perfetta sintonia con le altre istituzioni coinvolte, tutte le procedure amministrative e istituzionali affinchè il soggetto delegato a condurre la trattativa con l´Acea, ovvero il presidente dell´Unione degli Industriali della Provincia di Napoli Paolo Graziano, potesse disporre delle condizioni ottimali per portare l´evento a Napoli". Così il 4 settembre in una nota congiunta il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro e il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. "Questa settimana era previsto a Napoli dagli organizzatori l´incontro con l´Acea per la firma ufficiale del contratto ed avevamo già attivato tutta la filiera organizzativa per rendere l´area di Bagnoli pronta ad ospitare l´evento nell´aprile 2012. Restiamo perciò meravigliati delle notizie di stampa di oggi perché ci erano state fornite informazioni in senso contrario. Del resto, non abbiamo motivo di dubitare. Chi ha gestito la trattativa, in particolare il presidente dell´Unione industriali Napoli, interfaccia per l´Acea, negli incontri avuti con noi ed anche pubblicamente, ha sempre manifestato e manifesta tuttora certezza circa la realizzazione della America´s Cup a Napoli", concludono Caldoro, Cesaro e de Magistris. |
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