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LUNEDI

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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Luglio 2013
TELECOM ITALIA MEDIA E VIACOM: SOTTOSCRITTO L’ACCORDO PER LA CESSIONE DI MTV ITALIA  
 
Roma, 8 luglio 2013 - Telecom Italia Media e Viacom International Media Networks (Vimn), società del Gruppo Viacom, hanno sottoscritto il 4 luglio l’accordo relativo alla cessione del 51% di Mtv Italia S.r.l. A Viacom. I principali termini dell’accordo prevedono il riconoscimento a Telecom Italia Media di un corrispettivo pari a 10 milioni di euro, che sarà sottoposto ad un aggiustamento alla data del closing sulla base della variazione del capitale circolante. Nell’ambito dell’accordo, Telecom Italia Media si è impegnata a rinunciare, al perfezionamento dell’operazione, ai crediti finanziari vantati al 30 giugno nei confronti di Mtv Italia, pari a circa 9,7 milioni di euro. Le parti hanno infine concordato il rinnovo, per una durata pluriennale, del rapporto di fornitura di capacità trasmissiva e servizi da Timb a Mtv Italia. Il perfezionamento dell’operazione, subordinato alle autorizzazioni previste dalla normativa applicabile, è atteso entro il mese di settembre 2013. L’operazione avrà un impatto sui risultati del Gruppo Telecom Italia Media per il 2013, sia in termini di miglioramento della redditività che di riduzione dell’indebitamento netto rispetto a quanto precedentemente comunicato al mercato. Al termine dell’operazione il Gruppo Viacom, che già detiene una quota del 49% del capitale di Mtv Italia, assumerà il controllo editoriale e operativo di tutte le attività di Mtv Italia inclusi: il canale di intrattenimento per giovani-adulti Mtv, i canali dedicati alla musica Mtv Music, Mtv Classic, Mtv Hits, il sito www.Mtv.it e Mtv Pubblicità, mentre Telecom Italia Media focalizzerà il proprio business sulle attività di broadcasting. Grazie a questa acquisizione Vimn accrescerà il suo portfoglio all’interno del mercato italiano arrivando ad un totale di 7 canali televisivi compresi Nickelodeon, Nick Jr e Comedy Central.  
   
   
FIUGGI FAMILY FESTIVAL 2013, UNA FESTA CON IL CINEMA INTORNO MILLE E UNA SORPRESE ALLA VACANZA-EVENTO PIÙ ATTESA DELL’ANNO  
 
  Fiuggi, 8 luglio 2013 - “Tutti per Uno” è il tema della sesta edizione del Fiuggi Family Festival, in programma dal 21 al 28 luglio. L’offerta ludico e culturale del Fff è quest’anno particolarmente ricca di novità interessanti e divertenti per tutte le età, tra proiezioni ed eventi dal primo pomeriggio alla mezzanotte, open space in piazza per le famiglie con esecuzioni di musiche dal vivo e degustazioni regionali gratuite. Cinema Per quanto riguarda il cinema nel cartellone delle retrospettive figurano titoli come Bianca come il Latte Rossa come il Sangue, di Giacomo Campiotti, tratto dall´omonimo romanzo di Alessandro D´avenia (il regista è tra gli ospiti attesi); Il Figlio dell´Altra, di Lorraine Lévy; L´amore Inatteso, di Anne Giafferi; Un Giorno devi Andare, di Giorgio Diritti; tra le retrospettive per tutte le età i film “live action”: Il Sole Dentro, di Paolo Bianchini ( il regista sarà presente per incontrare il pubblico); Il Grande e Potente Oz, di Sam Raimi (prequel de “Il mago di Oz” di Victor Fleming) e l’acclamato Vita di P diretto da Ang Lee, basato sull´omonimo romanzo di Yann Martel. Per i più piccini in programma una ricca selezione dei più recenti film d’animazione come, tra gli altri, The Croods di Chris Sanders e Kirk De Micco (film d´animazione del 2013 con protagonisti del cast vocale Nicolas Cage, Ryan Reynolds, Emma Stone e Catherine Keener, primo film prodotto dalla Dreamworks Animation dopo l’accordo di distribuzione con la 20th Century Fox); Ribelle, The Brave, di Mark Andrews e Brenda Chapman (il nuovo film d´animazione siglato Disney-pixar); e poi ancora, le avventure di Zarafa, di Rémi Bezançon e Ralph Spaccatutto, di Rich Moore. Un posto d’onore, alla presenza di cast e produzione, spetta al lavoro di Edoardo Winspeare, L´anima Attesa, sull’eredità spirituale di don Tonino Bello, vescovo di una Chiesa ‘con il grembiule’. Tra i documentari: Bells of Europe, realizzato dal Centro Televisivo Vaticano e Rai Cinema sul futuro della Cultura in Europa. In concorso, tra gli altri film in anteprima e ancora inediti, la commedia Allez, Eddy!, di Gert Embrechts; Jappeloup, di Christian Duguay; Touch of the Light, di Jung-chi Chang.; The Pearl, di Sirous Hassanpour. La giuria del concorso cinematografico, presieduta dal regista Fernando Muraca, è composta dal regista Stefano Alleva e l’attrice Ewa Spadlo; il regista/attore Alessandro Benvenuti; la prof.Ssa Stefania Schettini Perillo (Agesc, membro del Cnu, Consiglio nazionale degli utenti); la dott.Ssa Stefania Binetti, responsabile Relazioni Esterne Fondazione Alberto Sordi; il dott. Patrizio Romano e la dott.Ssa Daniela Paludi, entrambi membri della presidenza dell’Associazione Far Famiglia. Al festival verranno distribuite gratuitamente a tutti i partecipanti copie del prestigioso mensile di cinema Best Movie della E-duesse ormai tradizionale media partner ufficiale della manifestazione.  
   
   
INVESTIRE IN CULTURA CONVIENE: OGNI EURO PRODOTTO DA UN SITO ARCHEOLOGICO SI TRADUCE IN DUE EURO DI RICCHEZZA PER IL TERRITORIO  
 
Macerata, 8 luglio 2013 – Ogni euro prodotto da un museo o da un sito archeologico si traduce in altri due euro di ricchezza per il territorio. L’artigianato artistico insieme alle altre industrie creative ne generano ulteriori 2,1. La produzione di un audiovisivo, di un libro o di una rappresentazione teatrale altri 1,2. Quindi, investire in “cultura” conviene. E’ quanto mostrano le elaborazioni contenute in “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, il Rapporto realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere, con la collaborazione e il sostegno dell’Assessorato alla cultura della Regione Marche, presentato oggi a Macerata. L’analisi evidenzia che i 4 comparti che compongono il sistema produttivo culturale hanno differenti ricadute in termini economici sui territori. Queste ricadute moltiplicano la capacità di generare ricchezza del settore in sé in quanto attivano un circuito “virtuoso” di produzione di beni e servizi anche in comparti non prettamente culturali. Primo tra tutti il turismo, ma anche il commercio, i trasporti, le attività immobiliari, il marketing o la pubblicità. La media dei 4 settori è 1,7 (per ogni euro di valore aggiunto che l’intero sistema produttivo culturale realizza, se ne generano altri 1,7 in prodotti e servizi di varia natura), ma il “moltiplicatore” è compreso tra un massimo del 2,1 generato dalle industrie creative a un minimo dell’1,2 derivante dalle performing art e dalle industrie culturali. Esattamente a 2, invece, ammonta quello prodotto dalla gestione del nostro immenso patrimonio storico-culturale. In termini monetari, gli 80,8 miliardi di euro di valore aggiunto realizzati da tutti i comparti produttivi che si occupano di “cultura” (inclusa la componente pubblica e quella non profit) nel 2012, sono riusciti ad attivare quasi 133,4 miliardi di euro, arrivando così a costituire una filiera culturale intesa in senso lato di 214,2 miliardi di euro, equivalenti al 15,3% del Pil prodotto dall’intera economia italiana. “Nel mondo c´è una domanda di qualità che l´Italia sa intercettare - commenta Fabio Renzi, Segretario generale di Symbola - Fondazione per le qualità italiane –. Non a caso quando l´Italia fa l´Italia e scommette su innovazione, ricerca e green economy e le incrocia con bellezza, qualità, legame con i territori, con la forza del made in Italy, è un Paese forte capace di competere sui mercati internazionali. Proprio l’intreccio tra cultura e bellezza è una delle radici più profonde e feconde della nostra identità e della competitività della nostra economia. Il rapporto presentato oggi sta qui a dimostrarlo: l’industria culturale rappresenta, già oggi, parte significativa della produzione di ricchezza e dell’occupazione in Italia. Per affrontare la crisi e guardare al futuro l’Italia deve fare l’Italia. La cultura è l’infrastruttura immateriale fondamentale di questa sfida. In questo quadro – conclude Fabio Renzi - le Marche si confermano un laboratorio di quella manifattura culturale che ha saputo innovare settori produttivi tradizionali puntando sulla creatività, sulla sostenibilità e sulla qualità. La sfida, però, è anche quella di rendere più accessibile e fruibile lo straordinario patrimonio storico, artistico, ambientale e naturalistico della Regione utilizzando codici e linguaggi contemporanei propri delle industrie creative e culturali” “Con questo rapporto, abbiamo voluto mettere sotto i riflettori ciò che di nuovo e di positivo si sta muovendo, pur nella crisi: le tante imprese che rinnovano il nostro made in Italy attraverso una sintesi unica fra cultura, creatività e tecnologia dove, non a caso, sono spesso protagonisti i giovani e le donne, anche nel Mezzogiorno” - sottolinea Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere. “Il sistema produttivo culturale rappresenta la vera ‘filiera territoriale’: quella che produce all´interno del territorio nazionale e moltiplica benessere per i territori, secondo una logica di rete che coinvolge tanti piccoli e medi imprenditori, anche del mondo del non-profit. La sua capacità anticiclica deve far capire dove occorre oggi concentrare gli sforzi di politica economica e dove - a livello nazionale e locale - è necessario incentivare investimenti che ottengano effetti moltiplicativi certi sull´occupazione, sui consumi, sul turismo e a vantaggio delle esportazioni di beni e servizi“. “La collaborazione della Regione Marche con Symbola e Unioncamere alla realizzazione di questo rapporto – commenta l’Assessore alla Cultura della Regione Marche Pietro Marcolini - fa parte di una strategia di sviluppo a base culturale. Il Rapporto è uno strumento conoscitivo estremamente utile per capire le innovazioni e le tendenze della nostra economia e come si posizionano le Marche rispetto ai trend emergenti. Anche quest’anno la nostra si conferma una delle regioni con la migliore performance culturale: dalle industrie di questo comparto arriva, infatti, oltre il 6% del valore aggiunto della nostra economia, incidenza per la quale siamo secondi soltanto al Lazio. Si tratta di un dato che corrobora l’investimento dell’istituzione regionale che punta a fare della cultura un vettore trasversale alle diverse politiche settoriali. Emblematico in questo senso è il progetto del Distretto culturale evoluto delle Marche, il cui primo avviso pubblico, chiusosi recentemente (21 giugno), ha registrato la presentazione di ben 20 progetti d’interesse regionale”. “L’integrazione di turismo e cultura può significare la condensazione delle tante risorse - materiali e immateriali – a nostra disposizione in un disegno di sviluppo qualitativamente virtuoso, organico e sostenibile”, ha detto Simonetta Giordani, Sottosegretario Ministero Beni e Attività culturali, intervenendo al convegno. “Si tratta di una strategia che è anche quella del governo che, come ha spiegato il Presidente del Consiglio in occasione del suo insediamento, intende rilanciare la capacità competitiva italiana sfruttando appieno la cultura nelle sue innumerevoli manifestazioni e declinazioni. Le molte risorse che il Paese può vantare (artistiche, enogastronomiche, manifatturiere) offrono al turismo nuove, significative opportunità di affermazione. Come si ricorda spesso, ‘l’Italia deve fare l’Italia’: è attraverso una più marcata caratterizzazione del proprio profilo e delle proprie ricchezze che il Paese può esercitare un ruolo davvero competitivo sul mercato internazionale”. Cosa si intende per cultura? Il cuore della ricerca sta nel non limitare il campo d’osservazione ai settori tradizionali della cultura e dei beni storico-artistici, ma nell’andare a guardare quanto contano cultura e creatività nel complesso delle attività economiche italiane. Attraverso la classificazione in 4 macro settori: industrie culturali propriamente dette (film, video, mass-media, videogiochi e software, musica, libri e stampa), industrie creative (architettura, comunicazione e branding, artigianato, design e produzione di stile), patrimonio storico-artistico architettonico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici), e performing art e arti visive (rappresentazioni artistiche, divertimento, convegni e fiere). Al corpo centrale della ricerca è stata inoltre affiancata anche un’indagine su tutta la filiera delle industrie culturali italiane, ovvero quei settori che non svolgono di per sé attività culturali, ma che sono altresì attivati dalla cultura. Una filiera articolata e diversificata, della quale fanno parte: attività formative, produzioni agricole tipiche, attività del commercio al dettaglio collegate alle produzioni dell’industria culturale, turismo, trasporti, attività edilizie, attività quali la ricerca e lo sviluppo sperimentale nel campo delle scienze sociali e umanistiche. Il moltiplicatore della cultura L’effetto moltiplicatore calcolato da Unioncamere e Symbola è massimo nel caso delle industrie creative (2,1). Ciò significa che i 35,9 miliardi euro di valore aggiunto prodotti da queste attività hanno attivato ulteriori 76,8 miliardi di euro di ricchezza sul resto dell’economia. La gestione del patrimonio storico-artistico ha un effetto solo lievemente inferiore (2), ma è comunque in grado di “trasformare” i 3,3 miliardi di euro di valore aggiunto prodotti dal settore in ulteriori 6,6 miliardi di euro. La ricaduta economia delle industrie culturali e delle performing art, infine, è pari a 1,2. I 37,3 miliardi generati dalle industrie culturali, così, producono altri 45,2 miliardi di euro mentre i 4,2 miliardi di Pil prodotti dalle performing art generano altri 4,9 miliardi di euro negli altri settori non culturali. A livello territoriale, l’effetto del moltiplicatore complessivo del settore produttivo culturale è massimo nelle due ripartizioni settentrionali (1,8), pari alla media nazionale nel Centro (1,7), inferiore nel Mezzogiorno (1,2). Il Friuli Venezia-giulia è la regione che meglio riesce a far “fruttare” il patrimonio culturale di cui dispone: la ricaduta sull’economia locale della produzione di cultura è pari a 2,1. Segue il Veneto (2), quindi pari merito a 1,9 la Toscana, la Lombardia e le Marche. Da segnalare sul fronte opposto i più contenuti effetti del sistema culturale in Sardegna e Calabria (0,9) e nel Molise (1). Quanto “pesa” la cultura in Italia Il sistema produttivo culturale nella sola componente privata frutta al Paese il 5,4% della ricchezza prodotta, equivalente a quasi 75,5 miliardi di euro, e dà lavoro a quasi un milione e quattrocentomila persone, ovvero al 5,7% del totale degli occupati del Paese. Estendendo il calcolo dal sistema produttivo culturale privato anche a quello della pubblica amministrazione e del no-profit, il valore aggiunto della cultura arriva a 80,8 miliardi, pari al 5,8% dell’economia nazionale. Nel 2011 la quota era pari a 5,7%. Geografia della cultura. L’intreccio tra bellezza, creatività, innovazione, saperi artigiani e manifattura ha fatto di Arezzo la propria capitale. La provincia aretina si conferma al primo posto sia per valore aggiunto, che per occupati legati alle industrie culturali (rispettivamente 8,4% e 9,9% del totale dell’economia). Nella classifica provinciale per incidenza del valore aggiunto del sistema produttivo culturale sul totale dell’economia, seguono Pordenone (8,2%), Pesaro e Urbino (8,1%) e Milano (7,9%). Quindi Vicenza con il 7,8%, Treviso al 7,5%, Roma a quota 7,4%, Macerata al 7%, Pisa e Verona entrambe al 6,8%. L’incidenza del valore aggiunto della cultura sul totale della ricchezza prodotta è invece minimo a Taranto e Sassari (entrambe 2,7%), Livorno e Caltanissetta (2,8%), La Spezia (2,9%). Dal punto di vista dell’incidenza dell’occupazione del sistema produttivo culturale sul totale dell’economia, come detto prima, è sempre Arezzo la provincia con le migliori performance. Ma subito dopo si incontrano Pesaro e Urbino (9,6%), Vicenza (9,0%), Pordenone (8,6%), Treviso (8,5%), Macerata e Pisa (7,9%). E poi Milano (7,7%), Firenze (7,5%), e Como (7,4%). Le ultime posizioni della classifica sono invece occupate da Taranto (3%), Livorno (3,2%), quindi Foggia, Caserta e Caltanissetta (3,3%).  
   
   
LOMBARDIA.REGIONE: VALORIZZIAMO I NOSTRI BENI CULTURALI OPERE DI GRANDE VALORE DA CUSTODIRE PATRIMONIO ARTISTICO: PRIMA LA CHIESA, SECONDA LA LOMBARDIA  
 
Milano, 8 luglio 2013 - ´Spesso quando si parla del nostro patrimonio artistico, purtroppo, è per denunciarne la cattiva conservazione. La Regione Lombardia, invece, ancora una volta è protagonista di un´iniziativa di eccellenza´. Il vice Presidente e assessore alla Salute della Regione Lombardia, Mario Mantovani, così affermando ha portato il suo saluto alla conferenza di presentazione della pubblicazione che traccia le ´Linee guida per valorizzare i beni culturali degli enti del Sistema regionale lombardo´. Il volume, curato da Pietro Petraroia, si presenta con due introduzioni: una scritta dall´assessore regionale alle Culture, Cristina Cappellini, e l´altra dall´assessore Mantovani. Il libro è stato presentato stamane a Palazzo Lombardia. Seconda Solo Alla Chiesa Cattolica - Il libro ´Capolavori fuori dai musei´ nasce dalla constatazione che ´Regione Lombardia e gli enti sanitari del Sistema regionale sono proprietari di un rilevante patrimonio di interesse storico e culturale - evidenziano gli esponenti della giunta regionale - stimato come il più grande complesso di beni culturali mobili dopo quello della Chiesa Cattolica derivante da acquisizioni dirette o da donazioni avvenute nel corso dell´attività sanitaria, assistenziale e scientifica´. Opere D´arte Da Custodire - Si tratta di dipinti, statue, arazzi, incisioni, ma anche strumentazione scientifica di valore ormai storico: tutti pregevoli testimonianze del passato che non sono esposte in un museo, ma si trovano sotto gli occhi di tutti, nei nostri ospedali lombardi. Le linee guida per la cura e la conservazione di questo eccezionale patrimonio, frutto di virtuosa solidarietà e di committenza illuminata, dunque, sono oggi racchiuse nel volume ´Capolavori fuori dai musei´. Il Vademecum Per Esperti - Una sorta di vademecum a disposizione di tutti i dirigenti e gli operatori incaricati presso gli enti sanitari del Sistema regionale, affinché la tutela di questo importante patrimonio artistico contribuisca a fare dei nostri ospedali lombardi veri e propri luoghi di cura anche dello spirito e non solo del corpo.  
   
   
CALABRIA: LA GIUNTA REGIONALE HA ISTITUITO LA CABINA DI REGIA PER IL PROGRAMMA ANTICA KROTON  
 
Catanzaro, 8 luglio 2013 - La Vicepresidente della Regione Antonella Stasi è intervenuta sull’approvazione, da parte della Giunta, della delibera riguardante l’intervento di recupero e valorizzazione ‘Antica Kroton’, che ha individuato il Dipartimento responsabile dell’Apq (Presidenza) e l’istituzione di una cabina di regia per la sorveglianza sull’attuazione. “L’intervento complessivo – ha detto la Vicepresidente Stasi - si compone di più sotto-interventi per la bonifica dei suoli, lo scavo archeologico e restauro, la progettazione e realizzazione del parco archeologico e la realizzazione del teatro virtuale e museo multisensoriale”. E’ stata trasferita, su un apposito capitolo di spesa, la somma di otto milioni di euro, già riscossa a titolo di anticipazione. L’intervento per le caratteristiche e la natura delle attività da porre in essere, oltre che per la sua localizzazione, richiede il coinvolgimento di più Dipartimenti regionali oltre al Ministero dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare, al Ministero per i beni e attività culturali, alla Provincia e al Comune di Crotone. Le operazione di scavo archeologico e il restauro, saranno realizzati dalla Soprintendenza regionale ai beni archeologici, mediante la stipula di apposita convenzione di finanziamento tra la Regione Calabria e la Soprintendenza stessa. E’ stato quindi assegnato al Dipartimento Presidenza la responsabilità dell’Apq da stipulare per la realizzazione dell’intervento di recupero e valorizzazione dell’Antica Kroton’ e il coordinamento di tutti gli adempimenti per la sottoscrizione dell’Accordo nonché per la realizzazione dell’intervento, individuando il Settore Protezione Civile, quale la struttura amministrativa responsabile dell’attuazione dell’intervento nel suo complesso. “Sarà anche costituita una cabina di regia per la sorveglianza sull’attuazione dell’intervento costituita da un referente per ciascuno dei Dipartimenti (Presidenza, Politiche dell’ambiente, Cultura e Lavoro) con un rappresentante della Soprintendenza regionale ai beni archeologici. “Lunedì prossimo otto luglio – ha detto la Vicepresidente Stasi - è previsto un incontro i Ministeri interessati, al fine di verificare le procedure per completare l’accordo di programma quadro rafforzato da firmare entro il trenta luglio”.  
   
   
LOMBARDIA.EXPO: PIÙ APERTURE ISTITUTI CULTURALI UN´OCCASIONE UNICA PER MOSTRARE NOSTRE ECCELLENZE  
 
Milano, 8 luglio 2013 - ´Expo 2015 rappresenterà un´occasione irripetibile per rilanciare sulla scena internazionale le nostre eccellenze culturali. Per questo Regione Lombardia ha già messo a punto importanti linee di intervento, contenute nell´informativa che ho presentato in Giunta giovedì scorso. Occorre lavorare per un´offerta culturale integrata, anche tramite l´apertura straordinaria degli istituti culturali e dei luoghi della cultura della nostra Regione, uno sforzo straordinario che porterebbe vantaggi anche in termini occupazionali e economici in generale´. Lo dice l´assessore alle Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia, Cristina Cappellini, in vista dell´appuntamento istituzionale ´Verso Expo 2015´ che si è tenuta ieri alla Villa Reale di Monza. ´Sto pensando inoltre - ha aggiunto l´assessore - ad iniziative da poter condividere con le altre Regioni limitrofe. I contatti in tal senso sono già in corso. Ritengo indispensabile anche in campo culturale una collaborazione forte e fattiva tra Regioni che hanno interessi ed esigenze comuni, sia per sperimentare insieme idee e iniziative, sia per quanto riguarda le istanze da esprimere al governo centrale´. ´Expo sarà un´ottima occasione per rilanciare tutti i territori di cui si compone la nostra bellissima Regione - ha concluso l´assessore - per questo l´obiettivo principale del mio assessorato sarà quello di mettere a sistema la vasta e variegata offerta culturale che ciascun territorio prevedrà in vista del 2015 ma pensando anche al dopo 2015´.  
   
   
DEDICATA A MASCAGNI E VERDI LA 59A EDIZIONE DEL FESTIVAL PUCCINIANO  
 
Firenze, 8 luglio 2013 – Con un cartellone di grande qualità e richiamo, che sembra irridere ai venti di crisi oppure da ottimi teatranti riesce a fare di necessità virtù, parte il prossimo 12 luglio a Torre del Lago il 59mo Festival Pucciniano, con un dittico insolito con la regia di Antonio Calenda: Il Tabarro e La Cavalleria Rusticana di Mascagni, primo direttore negli anni 30 del festival che gli viene dedicato nel 2013 in occasione del 150mo anniversario dalla nascita, insieme all’altro grande della lirica, Giuseppe Verdi, di cui ricorre invece il bicentenario dalla nascita. “Il Pucciniano è una perla della cultura non solo toscana, ma internazionale; il che spiega il gran numero di spettatori provenienti dall’estero che affollano le sue rappresentazioni e che ne fanno anche uno strumento efficace di richiamo turistico per la Versilia e la Toscana – ha dichiarato stamani l’assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti alla presentazione dell’evento svoltasi a Palazzo Strozzi Sacrati, presenti anche il neo assessore alla cultura del Comune di Viareggio Glauco Dal Pino, il presidente del Consiglio provinciale Andrea Palestrini e il presidente della Fondazione Festival Pucciniano Giuseppe Ferrazza -. La Regione continuerà a lavorare per dare continuità e stabilità al lavoro di chi vi opera così bene da garantire anche quest’anno una programmazione che si segnala per la sua qualità”. Tre i nuovi allestimenti previsti in questa edizione per cinque titoli d’opera e sedici serate in riva al lago di Massaciuccoli: detto del Tabarro e della Cavalleria rusticana, ci sarà poi la Turandot diretta da Daniel Oren con la regia di Maurizio Scaparro, le scene di Ezio Frgerio e i costumi di Franca Squarciapino; la Tosca in nuovo allestimento sotto la direzione di Alberto Veronesi; il Rigoletto di Verdi diretto dal maestro canadese Boris Brott. Non si possono dimenticare gli eventi collaterali, dal Pierino e il lupo con la voce recitante di Gigi Proietti; i balletti Amarcord, Achille e Pentesilea e Romeo e Giulietta; Un bacio nel cuore, racconto della storia d’amore tra Verdi e Giuseppina Strepponi con Michele Placido, Isabella Ferrari e Alessandro Preziosi; Riccardo Cocciante, l’Orchestra di Piazza Vittorio con la sua versione del mozartiano Flauto magico e Jesus Christ Superstar.  
   
   
LA PROVINCIA DI TORINO ED ALTRI TRE PARTNER EUROPEI IMPEGNATI NELLA VALORIZZAZIONE DEL CAMMINO CULTURALE DEDICATO ALLA RIFORMA PROTESTANTE  
 
Torino, 8 luglio 2013 - La Riforma Protestante, nei suoi aspetti storici e culturali, ma anche nei suoi risvolti geografici e turistici sarà al centro di un cammino culturale europeo, grazie al progetto Leader “Sui passi degli Ugonotti e dei Valdesi”, di cui è partner, per l’Italia, la Provincia di Torino. Su proposta dell’Assessore all’Agricoltura, Montagna e Turismo, Marco Balagna, la Giunta Provinciale ha approvato nei giorni scorso l’adesione della Provincia all’accordo di partenariato internazionale per il 2013 nell’ambito. Il progetto riunisce quattro partner italiani, francesi, tedeschi e svizzeri, con l’obiettivo di promuovere progetti locali di sviluppo rurale nei territori che sono stati candidati ad ottenere il marchio “Itinerario culturale europeo” del Consiglio d’Europa. I promotori dell’iniziativa internazionale intendono dar vita ad un cammino culturale continuo tra Laval e Bad Karlshafen, denominato “Sulla strada degli Ugonotti”. A partire da Ginevra, luogo di raccordo del tronco italiano del cammino, il progetto diventa “Sulla strada degli Ugonotti… e dei Valdesi”. La Provincia di Torino ha candidato alla concessione del marchio i territori della Valsusa e delle Valli Chisone, Germanasca e Pellice e della pianura del Pinerolese attraversati dagli itinerari del Glorioso rimpatrio dei Valdesi e dell’Esilio dei Valdesi. Capofila internazionale del progetto è l’associazione “Sur les pas des Huguenots”, mentre gli altri partner sono l’associazione tedesca “Hugenotten und Waldenserpfad e.V.“, la fondazione svizzera “Via-sulla strada degli Ugonotti e dei Valdesi piemontesi in Svizzera” e, per l’Italiua, la Provincia di Torino. I partner del progetto sono impegnati nella realizzazione di una brochure informativa dedicata al grande pubblico, curata dai partner francesi, con testi in francese, tedesco, italiano e inglese, che presenta una nuova carta stilizzata della totalità del sentiero, dando informazioni generali sul progetto e rinviando ai dettagli pubblicati nei siti Internet. Dopo l’ottenimento del marchio “Itinerario culturale europeo” del Consiglio d’Europa, i partner si impegnano a coordinare le loro azioni al fine di mantenere la certificazione (consiglio scientifico, azioni culturali e artistiche, azione rivolte ai giovani) e a partecipare all’animazione delle reti di autori nazionali e internazionali. L’itinerario Del “Glorioso Rimpatrio” Dei Valdesi Nel 1689 - Camminarono per 14 giorni tra monti, colli e vallate alpine per tornare alle loro terre, da cui li avevano scacciati l’intolleranza religiosa e la ragion di Stato. A 322 anni di distanza, nel 2011 anno in cui si celebrava il 150°anniversario dell’Unità d’Italia, la pagina di storia del “Glorioso Rimpatrio” dei Valdesi venne rievocata, ripercorrendo quello che oggi è diventato un itinerario escursionistico, un cammino che, sul versante italiano, è lungo 100 Km ed è suddiviso in sei tappe dal Col Clapier a Bobbio Pellice. Sono 11 i Comuni coinvolti: Giaglione, Salbertrand, Chiomonte, Exilles, Pragelato, Sauze d’Oulx, Oulx, Massello, Salza di Pinerolo, Prali (frazioni Rodoretto e Ghigo), Bobbio Pellice. L’itinerario assume un significato che non è soltanto storico-militare (la strategia di fuga utilizzata pare sia stata studiata e ammirata da Napoleone) e naturalistico, ma storico-culturale, poiché ripercorre le tappe drammatiche ed avvicenti di un popolo che difese la propria libertà di coscienza contro l’assolutismo e il proprio diritto ad esistere e ad abitare le proprie case. La marcia, resa particolarmente difficoltosa dal percorso montano, dal tempo inclemente e dalla resistenza delle truppe franco sabaude, ha da sempre suscitato interesse e ammirazione. L’itinerario attuale ripercorre, abbastanza fedelmente (alcuni sentieri sono diventati strade asfaltate e sono quindi state scelte varianti fedeli su sentiero) quella marcia, cercando anche di rievocare l’emozione che provarono i Valdesi nel loro ritorno a casa. L’intero percorso misura circa 330 Km ed è costituito da 20 tappe, di media e alta montagna, con partenza da Nernier (sulla sponda sud del lago di Ginevra) per arrivare a Sibaud (Bobbio Pellice). Le tappe in territorio francese sono 14, mentre 6 sono in Italia. In realtà, per tornare alle loro vallate e sfuggire ai loro persecutori, i Valdesi compirono l’intero percorso in 14 giorni e, ad esempio, marciarono per due giorni e una notte intera per percorrere la prima tappa. Il moderno turista-escursionista può certamente camminare ad un ritmo più blando, anche se nel 1989 un gruppo di guide e appassionati ripercorse l’itinerario in 14 giorni. Le 6 tappe sul territorio italiano vanno dal Col Clapier (un antico passo nel territorio del Comune di Giaglione, in Valsusa) a Bobbio Pellice: sono in tutto 100 Km di camminate. E’ un itinerario militare, un percorso di fuga, attraverso le montagne e le valli, caratterizzato a volte da repentini cambi di rotta. Fu percorso da uomini abituati alla montagna, accompagnati talora da guide non sempre affidabili. L’itinerario da nord a sud non fu certamente scelto per ammirare le bellezze paesaggistiche. Eppure, oltre a mantenere intatto il fascino di una storia straordinaria, vissuta da un “piccolo” popolo, attraversa alcune tra le località più significative e belle del territorio alpino: la Val Cenischia fino al Gran Bosco di Salbertrand, la Val Chisone, la Val Germanasca e la Val Pellice Le tappe e la loro ricostruzione storica - Il cammino storico di rientro e di fuga dei Valdesi, inseguiti dall’esercito francese e piemontese, è compreso tra i 2.500 e gli 800 metri di quota. A partire dal confine franco-italiano del Col Clapier (area del massiccio dell’Ambin), attraverso un passaggio al bivacco Vaccarone, dove si pernotta al termine della prima tappa. La seconda tappa transita al Colle dei Quattro Denti (Exilles) e ridiscende verso Salbertand. La terza risale per 1.500 metri (il dislivello giornaliero piu’ importante di tutto il percorso) attraversando il Gran Bosco di Salbertrand fino a Monte Genevris, poi scende a al Colle Costa Piana e successivamente a Grange di Pragelato. La quarta tappa risale da Pattemouche di Pragelato alle borgate Laval e Jossaud, al Clot de la Soma ed al Colle del Pis, per poi scendere alla Balsiglia, dove si trovano il Museo Valdese e una foresteria. La quinta tappa porta dalla Balsiglia a Ghigo di Prali (dove ci sono un Museo ed il Tempio Valdese) attraverso Rodoretto, la Colletta delle Fontane e il “sentiero del pastore”. La sesta e ultima tappa conduce da Ghigo al Colle Giulian, scendendo poi a Sibaud di Bobbio Pellice. Il percorso è stato tramandato da due testimonianze scritte: il diario originale di Paul Reynaudin, studente di Bobbio Pellice, scritto dallo storico calvinista Vincent Minutoli qualche tempo dopo il Rimpatrio; il diario di Henri Arnaud intitolato “Il Glorioso Rimpatrio dei Valdesi”. Cenni Storici Le origini del movimento Valdese - Il movimento valdese ha una lunga storia. Inizia con la vicenda di Valdo, ricco mercante di Lione che, intorno al 1170, attraversò una crisi religiosa, al termine della quale decise di condurre una vita in assoluta povertà e predicare il ritorno ad una fede cristiana fedele al Vangelo. La sua scelta di vita venne condannata dalla gerarchia cattolica e vennero espulsi da Lione lui e i suoi discepoli. I “Poveri di Lione”, così si chiamarono, si dispersero in Provenza e Lombardia. Scomunicati nel 1180 a Verona, furono definitivamente condannati nel 1215. Pur essendo costretti a vivere nella clandestinità e perennemente ricercati dall’Inquisizione si dispersero in molti paesi europei: Austria, Germania, Linguadoca ed in parecchie regioni italiane. Una delle zone di maggior presenza del movimento fu la regione alpina del Delfinato e del Piemonte occidentale. L’organizzazione molto precisa dei loro gruppi ne permise la sopravvivenza. A curare la vita religiosa dei gruppi erano i “Barba”, predicatori itineranti che li visitavano regolarmente e che produssero una ricca letteratura in lingua valdese, una forma del provenzale alpino. Al sorgere della Riforma protestante in Europa i Valdesi aderirono naturalmente alla nuova prospettiva di fede e, a partire dal 1555, organizzarono nelle vallate alpine le loro comunità sul modello delle chiese riformate svizzere, poi calviniste. Sottoposti a dure repressioni dai Duchi di Savoia, riuscirono a sopravvivere grazie alla situazione politica e alla realtà alpina delle loro terre. Il Glorioso Rimpatrio - Nel 1686 i Valdesi costituivano nelle valli San Martino (oggi Val Germanasca) e di Luserna (l’attuale Val Pellice) una popolazione di circa 13.500 persone. Seguendo la politica di Luigi Xiv di Francia, Vittorio Amedeo Ii impose ai suoi sudditi di religione riformata di cessare ogni manifestazione pubblica (revoca dell’Editto di Nantes), demolire i luoghi di culto, allontanare i loro ministri e battezzare i figli nella Chiesa romana. I Valdesi però, rifiutando l’ipotesi di un esilio, decisero di resistere, ma furono duramente colpiti. Deportati nelle prigioni e nelle fortezze, perirono di stenti. Poco piu’ di 3.000 poterono ritirarsi in esilio in Svizzera, anche grazie all’intervento degli Stati protestanti europei che intercessero presso i piemontesi per portarli in salvo. Tre anni dopo, nell’agosto del 1689, la situazione internazionale si volse in loro favore: Guglielmo Iii d’Orange diventato re d’Inghilterra ricostituì il fronte anti francese della Lega di Augusta e nel quadro della guerra contro la Francia finanziò una spedizione militare in Piemonte, composta da un migliaio di uomini, in maggioranza Valdesi. Partendo dal lato sud del Lago Lemano il 17 agosto 1689, la spedizione (20 compagnie di 50 uomini per un totale di 1.000, di cui 650 Valdesi e 350 Ugonotti) guidata dal pastore Henri Arnaud attraversò la Savoia con una marcia di 14 giorni, scontrandosi a Salbertrand con le truppe francesi. Ripreso possesso delle loro valli, per evitare sbandamenti i Valdesi si impegnarono a Sibaud (obelisco), una frazione sopra l’abitato di Bobbio Pellice, a mantenere fra loro unione e solidarietà. Stretti dalle truppe francesi, si trovarono impegnati in mesi di guerriglie e furono costretti ad asserragliarsi alla Balsiglia (attuale Comune di Massello, in Val Germanasca) e in altri luoghi diventati storici (“Il vallone degli invincibili” sopra Angrogna, Guglia e Guglietta sopra Torre Pellice). Erano rimasti ormai in poche centinaia e l’attacco nel maggio 1690 delle truppe franco-sabaude (che li avevano inseguiti invano fino ad allora) stava per segnarne la fine. Li salvò l’improvviso cambiamento nelle alleanze politiche, che portò il Duca di Savoia a scendere in guerra contro i suoi ex alleati francesi. Nel 1889, in occasione del bicentenario di questi avvenimenti, vennero inaugurate la Casa Valdese a Torre Pellice ed una scuola-monumento alla Balsiglia. L’impresa del Glorioso Rimpatrio si colloca nel quadro della lotta delle potenze europee coalizzate contro l’assolutismo francese di Luigi Xiv, assecondato dal Duca di Savoia Vittorio Amedeo Ii, ma anche nell’importante fase della nascita degli Stati europei.  
   
   
BRAND ITALIA E MADE IN ITALY: IL POTERE DELLA RETE NELLE NUOVE ECONOMIE PER L´ITALIA NASCE PROGETTO "INSIEME PER L´ITALIA"  
 
Roma, 8 luglio 2013 - Giovedì 4 luglio l´Associazione La Scuola di Atene ( http://www.scuoladiatene.com/ ), in collaborazione con l´Associazione Alunni Bocconi (http://www.alumnibocconi.it/ ) ha organizzato l´evento sul tema: "Brand Italia e Made in Italy: il Potere della Rete e le nuove economie per l´Italia". I progetti della Fondazione "Paolo di Tarso". La Fondazione Paolo di Tarso, presieduta dalla D.ssa Luana Gallo, che proprio quest´anno festeggia dieci anni di attività (2003-2013), è stata invitata a relazionare su quanto ha realizzato per l´Italia e a favore del Valore Italia, rilevando la necessità che la nostra Nazione si riappropri della sua identità culturale per il tramite della Rete, capace di generare nuove economie nel Paese, anche con conseguenti nuovi sviluppi occupazionali. Dopo il saluto di benvenuto agli ospiti del dott. Giovanni Cossiga Presidente dell´Associazione La Scuola di Atene, il luogo d´incontro e soggetto di stimolo di una rinnovata collaborazione di tutte le forze che hanno l´orgoglio e la responsabilità di guidare il Paese, relaziona la Fondazione Paolo di Tarso con il Dott. Fabio Gallo, Responsabile dell´Area Progetti e Rapporti Istituzionali, esperto di gestione della conoscenza (http://www.paoloditarso.it/ ). Nella seconda parte dell´evento, tra le insigni personalità, sono intervenuti e alimentato la Tavola Rotonda "Riflessioni e proposte progettuali per l´Italia": Prof. Pasquale Lucio Scandizzo - Docente di Politica Economica e Finanziaria - Facoltà di Economia, Università di Tor Vergata (www.Ceistorvergata.it/beniculturali ); Dott. Marcello Tagliente, Direttore Generale Ministero Beni e Attività Culturali Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale (www.Mibac.it); Dott. Carlo Hausmann Direttore Generale Azienda Romana Mercati, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Roma-settore agroalimentare e Gestione Borsa Merci (http://www.romamercati.com/ ); Ing. Giuseppe Fiandanese Direttore Generale Inforav - Istituto per lo Sviluppo e l´Agenzia avanzata dell´Informazione (www.Inforav.it). "Nell´attuale periodo di crisi sociale e di consolidamento fiscale in cui viviamo - dice il Presidente dell´Associazione Scuola di Atene dott. Giovanni Cossiga - l´Associazione La Scuola di Atene ha ritenuto opportuno organizzare un incontro sul tema dei Beni Culturali e la loro gestione in Italia. Il bene artistico e culturale rappresenta una risorsa economica non indifferente e può e deve diventare un driver di sviluppo dell´economia del nostro Paese. Per perseguire questa finalità, l´Associazione ha coinvolto una Fondazione molto autorevole, già amica dell´Associazione e con un curriculum invidiabile: si tratta della "Fondazione Paolo di Tarso" che ha messo in pratica con successo alcune azioni volte a valorizzare il patrimonio culturale italiano e più complessivamente il Brand Italia e il Made in Italy. Ricordiamo che la nostra Associazione vuole promuovere, in questa prospettiva, un´alleanza strategica ed operativa del management pubblico e privato, per mobilitare, con il cemento del coordinamento e delle sinergie che così si producono - le grandi risorse intellettuali presenti nel Paese". Si è parlato anche di Dieta Mediterranea, Patrimonio Unesco e dei suoi alimenti che rappresentano il Cibo Sano attraverso il progetto "Dieta Mediterranea"futuro Alimentare" che ha ricevuto l´Adesione del Presidente della Repubblica per la sua politica etica finalizzata anche all´occupazione giovanile attraverso la prima forma di mercato italiana nata in Rete con la Master Brand Etica "Simply Med" che con le sue Aziende Contadine propone la Dieta Mediterranea pronta da servire in Tavola. Il coordinamento tecnico dell´evento è stato a cura della D.ssa Eleonora Cafiero Responsabile delle Attività Telematiche della Paolo di Tarso. Modera la D.ssa Viviana Normando, Giornalista e Storico dell´Arte, Direttore del Gruppo Comunicareitalia.it, http://www.gruppocomunicareitalia.it/ . Si è parlato anche di Dieta Mediterraneo intesa come futuro alimentare e mercato del cibo sano. Partecipano all´importante briefing sulla situazione italiana Rappresentanti della Presidenza della Repubblica Italiana, Enti Pubblici tra cui Mibac, Ministero del Tesoro, Istat, Unioncamere l´Unione Italiana delle Camere di Commercio, Regione Lazio ed Enti Privati, tra cui Arcus Spa, Oc&m Media e Comunicazione, Dieta Mediterranea S.r.l., autorevoli no profit, Atenei italiani e Autorità civili, militari, religiose. La Fondazione Paolo di Tarso proporrà alle Alte Istituzioni presenti di unirsi nel progetto "Insieme per l´Italia" di cui è già stata data notizia al Presidente della Repubblica.  
   
   
ROMA: LA FESTA FINALE E L´ATTESA KANSAS CITY 1927 NIGHT  
 
Roma, 8 luglio 2013 - Il Roma Fringe Festival si avvicina alla conclusione della sua seconda edizione con una settimana ricca di ottime proposte artistiche “off” e una serata speciale: la Kansas City 1927 Night, il 13 luglio alle 22.00 con Diego Bianchi, Simone Conte, Zerocalcare e Valerio Aprea. Grandi ospiti a concludere un’edizione che dell’off ha fatto il suo marchio di fabbrica, coinvolgendo il grande pubblico dai giovani alle famiglie, intorno a spettacoli, installazioni, eventi e presentazioni di libri tutti tassativamente “live”. L’ultima settimana, dal 7 al 14 luglio vedrà protagonisti ancora una volta spettacoli provenienti da tutta la penisola, con una giornata dedicata alle donne il 12 luglio a partire dalle 18.00, a cura di Autori Ebook, e le presentazioni dei libri a cura di Graphofeel. “Siamo molto soddisfatti delle prime tre settimane di festival” ha spiegato il Dir. Art. Davide Ambrogi “e ancor di più nel constatare un’affluenza di pubblico in continuo crescendo, con un’attenzione particolare non solo agli spettacoli italiani, ma anche a quelli stranieri che hanno coinvolto i romani con serate da sold out. Il festival continua fino al 13 luglio con la sua programmazione classica e domenica 14 luglio sarà invece la volta della serata finale con le compagnie più votate da giuria e pubblico dal 15 giugno a oggi”. Questa settimana in scena andrà la danza con la Freefall Dance Company e il suo “Inbloom”, tratto da “Il linguaggio segreto dei fiori” di Vanessa Diffenbaugh, l’impegno e la cronaca con “Walking No Tav”, l’importante tema del lavoro, globalizzazione e società tra ironia e denuncia con “Choose! Il lavoro mobilita l’uomo”, “Libera Uscita”, “Le Fondamenta dell’Impero” e le mille anime dell’agorà di “Ballarò”. Grande spazio anche alle donne e alla “questione femminile” con “Ri-evolution” della compagnia Demix, “Cromosoma X. Nelle viscere delle poetesse beat”, “Monodia” e “Deae et Medeae”, e alla lotta all’omofobia con “Io mai niente con nessuno avevo fatto”. Dal 7 al 13 luglio al Roma Fringe Festival, vanno in scena anche imperdibili installazioni artistiche site specific come “Elementos” per la regia di Chiara Murru, sperimentazioni drammaturgiche in “Pass/ages”, nuove drammaturgie come “Chi fa da sé fa più fatica”, “Altrove”, “Loop” spettacolo dalle tinte tarantiniane, il meta teatrale “Delirio Registico” e “Stop The M”, liberamente tratto dal “Malinteso” di Camus. Per info: http://www.romafringefestival.it/