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13  LUGLIO 1999
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SPECIALE NUOVA FIAT PUNTO

 NUOVO MARCHIO DELLE VETTURE FIAT

A partire da Fiat Punto, proprio in occasione dei cent'anni della Fiat, le vetture della Marca adottano un nuovo marchio. Si tratta del celebre scudetto rotondo degli anni Venti, con la corona d'alloro che contorna un campo blu sul quale spicca la scritta argentata. Ristilizzato, il simbolo torna a campeggiare, per la prima volta, sul frontale dell'"auto del centenario" e da oggi in poi sarà gradualmente adottato nell'arco di qualche tempo da tutti i modelli Fiat.

Il nuovo simbolo ha un diametro di 72 mm. Cornice e scritta sono argentati e l'acronimo, con caratteri di corpo più grosso rispetto ai marchi storici, è riproporzionato con un abbassamento e allargamento dei caratteri ed è posto al centro su di un fondo blu puntinato opaco.

Fiat dunque guarda al futuro, al mercato globale nel quale da tempo ormai gioca un ruolo di primo piano, conservando identità e radici, di cui il nuovo marchio è simbolo. Disegnato dal Centro Stile Fiat, lo scudetto rappresenta il "cambiamento nella continuità", un segno del passato riletto in chiave moderna.

Il logo rotondo sostituisce le cinque barrette che dal 1991 costituiscono il family feeling delle auto della Marca, cioè quell'insieme di elementi che rendono un prodotto riconoscibile come appartenente alla "famiglia" Fiat. Invariato resta il marchio del Gruppo, i famosi quattro rombi inclinati di 18 gradi, che rimarranno sulla parte posteriore dei modelli come firma inconfondibile dell'Azienda.

Curiosa e talora affascinante la storia dei 14 marchi comparsi, in questi cento anni, sulle calandre delle vetture Fiat. La raccontiamo, facendo riferimento all'anno nel quale ogni simbolo è stato usato, per la prima volta, come unico family feeling della Marca.

1899

È l'11 luglio 1899 quando il cavaliere Giovanni Agnelli, l'avvocato Lodovico Scarfiotti e il conte Emanuele Bricherasio di Cacherano entrano nello studio notarile di Ernesto Torretta, in via Arsenale numero 6 a Torino, per depositare l'atto di costituzione della Fabbrica Italiana di Automobili Torino.

Inizia così una delle avventure più affascinanti del XX secolo, una storia fatta di uomini, motori, strade, tecnologia e anche arte. Tra questi, il pittore torinese Giovanni Carpanetto, incaricato dalla nascente società di realizzare un manifesto pubblicitario per l'evento. In alto a sinistra, l'artista dipinge una piccola pergamena con le iniziali della ditta opportunamente puntate, in modo che il nome F.I.A.T. non venga letto come vocabolo unico, dato l'impegnativo riferimento biblico.

Ed è proprio quel logo, apparso nel 1899 su un manifesto pubblicitario, a diventare il primo marchio della Casa torinese. Riprodotto su una placca di ottone, in stile rococò, bene si addice ai gusti del periodo e alla foggia delle prime vetture, esteticamente ancora molto simili alle carrozze trainate da cavalli. Su questo marchio si può leggere per esteso la ragione sociale dell'Azienda (Fabbrica Italiana di Automobili Torino), il nome F.I.A.T. e il numero di serie della vettura. In questo modo è chiaro che l'acronimo non è ancora il nome ufficiale dell'Azienda, ma unicamente il marchio riservato al prodotto, con tanto di numero progressivo.

Le prime vetture a fregiarsi di questa targhetta sono i ventisei esemplari prodotti dal 1899 al 1900 del modello Fiat 3 1/2 HP, anche conosciuto all'epoca come 4 HP.

1901

A due anni dalla fondazione della Società torinese, la produzione delle vetture entra in una dimensione industriale definita.

A sottolineare il promettente esordio, la Società decide di applicare sulla 12 HP un vero e proprio marchio, frutto di un preciso e curato studio grafico e stilistico. Si tratta di una placchetta in ottone smaltato, con elementi grafici in stile liberty. Abbandonati, quindi, i caratteri della precedente creazione del pittore Carpanetto, la scritta Fiat assume una nuova disposizione e una foggia diversa. Al centro del marchio, rinchiuso in un rettangolo, il nome Fiat non è più puntato e la lettera A porta la caratteristica curvatura in alto a destra, lasciando spazio alla lettera T, in modo da bilanciare gli altri caratteri. Equilibrio, solidità e identità, sono questi gli elementi ai quali rinvia la scritta. Quest'ultimo aspetto, in particolare, è sottolineato dall'assenza di punti tra le lettere, segno che l'acronimo ormai è diventato di uso comune e che non vi sono più perplessità o letture fuorvianti. Non a caso la denominazione sociale è scritta per esteso, ma confinata nella parte bassa del marchio, spostando quindi l'intera attenzione sul nome Fiat.

Interessanti anche gli altri elementi grafici. Dalla ragione sociale, che in basso chiude il marchio, un sole nascente investe con i propri raggi l'acronimo. Quest'ultimo, inserito in un rettangolo posto al centro dello scudetto, viene sorretto da due arbusti, simbolo del rigoglioso fiorire della ditta. A rafforzare questi segni di prosperità, il colore giallo oro che risalta sul fondo azzurro e accentua in questo modo la nascita del sole e la diffusione della luce, da sempre simbolo di vita. In alto, infine, un apposito rettangolo di dimensioni contenute, dove trova posto il numero di serie dell'autotelaio.

1904

A partire dal 1903 la Fiat assume sempre più un ruolo di primo piano tra le case automobilistiche, esportando le proprie vetture non solo in Francia e Inghilterra, ma anche in America, con una produzione in quell'anno di 134 unità del modello 12 HP.

Ormai l'acronimo rappresenta non solo il prodotto, ma l'intera Azienda, e questo risulta evidente dal nuovo marchio del 1904, privo ormai di denominazione sociale scritta per esteso e numero di telaio. È il famoso stemma ovale, che resterà in uso fino al 1926, con disegno simile a quello precedente: in stile liberty, viene rappresentato il sole nascente su fondo blu prussia. Anche i caratteri che compongono l'acronimo sono gli stessi del 1901, più spessi ma con la medesima curvatura della lettera A. Essenziale nelle decorazioni, lo stemma si afferma in breve tempo come il logo della Società, tanto che la carta ufficiale di quegli anni riporta il sole che illumina in controluce il nome Fiat. Per la prima volta, inoltre, a partire dalla Fiat 24-32 HP, il marchio ovale trova una collocazione precisa ed uniforme su tutte le vetture della Casa torinese: in cima al radiatore.

Bisogna attendere il 1912 per vederlo modificato: creato piatto, viene realizzato con una leggera bombatura, per adattarsi ai nuovi tipi di radiatori dalla forma "a pera". La prima vettura a fregiarsi di questo stemma è la Fiat Zero, che è anche la prima auto della Società di modesta cilindrata (1847 cm3), prodotta in grande serie: dal 1912 al 1915 ne vengono infatti costruite oltre duemila.

Il logo resterà in uso fino al 1926, quando cessa la produzione dei tipi Fiat 501 e 502. Nel frattempo, e precisamente a partire dal 1921, è già stato introdotto su alcune vetture un nuovo marchio rotondo.

1921 - 1925 - 1929 - 1931 - 1965

Lo scudetto del 1921, con scritta rossa su fondo bianco, appare per la prima volta sulla Superfiat a 12 cilindri e sulla 519 a 6 cilindri. Fino al 1934 lo adottano tutte le vetture a 6 cilindri.

In realtà lo stemma circolare era già stato utilizzato, all'inizio, sulla Fiat 801, una sportiva che aveva partecipato ai Grands Prix subito dopo il primo conflitto mondiale. Ma è con la Superfiat che fa il suo ingresso nel mondo delle vetture di serie.

Lo scudetto circolare apparso nel 1921 rimane per gli anni successivi con pochi cambiamenti nei colori del fondo e della scritta.

Nel 1925, per esempio, la Fiat 509 utilizza un logo con l'acronimo bianco in campo blu, che resta in vita fino al 1929. Nello stesso anno, la Casa torinese presenta un'altra utilitaria, in sostituzione della 509. È la 514, che adotta un marchio uguale a quello precedente, ma con un diverso blu sul fondo. Il modello è costruito in quasi 37 mila unità fino al 1932, anno del lancio della famosa Balilla.

Tra il 1931 e il 1934, infine, un logo rotondo con fondo rosso e scritta argentata, viene utilizzato dalla Fiat 515, venduta in 3.405 unità.

Ben prima del 1934, lo stemma circolare abbandona il mondo delle corse, dove era nato. Infatti il 4 settembre 1927 a Monza si disputa il Gran Premio Milano, vinto da Pietro Bordino su una Fiat 806, alla media di 152 km/h. È l'ultima volta che una vettura sportiva Fiat corre in gara.

A partire dal 1965 il marchio rotondo con alloro ("Fiat" scritto in bianco su campo rosso) riconquista per alcuni anni la scena, non sostituendo però quello rettangolare, ormai divenuto lo scudetto ufficiale della Casa. Infatti appare solo sui modelli sportivi: coupé e spider 850, Fiat Dino, 124 e 131 Abarth Rally. È un simbolo che ricorda alla clientela, interessata alle automobili di grandi prestazioni, la vocazione e la competenza di Fiat anche in questo campo.

1931 - 1932 - 1938 - 1959

Con gli anni Trenta il radiatore cede il posto alla calandra, cioè alla griglia, concepita in funzione non solo estetica ma anche aerodinamica, perlopiù a forma di scudo e con elementi verticali. Ed è proprio del 1931 il nuovo marchio rettangolare che vi s'inserisce in modo coerente, con una placchetta smaltata verticale e le lettere accentuate nella loro verticalità.

Adottato per la prima volta dalla Fiat 524, il simbolo è influenzato dall'architettura del tempo che si distingue per la regolarità e la precisione delle forme. Pur con lievi variazioni, il marchio è destinato a superare il secondo conflitto mondiale, giungendo quasi alla fine degli anni Sessanta.

La versione del 1932, con una forma leggermente arrotondata negli spigoli e con una base più stretta, che lo trasformano quasi in un trapezio, è applicata anche alla Fiat 508, la celebre "Balilla". Presentata nel 1932 al Salone dell'Automobile di Milano, è la vettura più popolare prodotta dalla fondazione della Casa torinese: dal luglio dello stesso anno fino al 1934 se ne vendono oltre 41mila.

Nel 1938 lo scudetto rettangolare, con una forma particolare a scudo, viene applicato sul frontale della 2800, una vettura di rappresentanza, prodotta in 621 esemplari, anche nella versione militare CMC.

Per trent'anni il marchio rettangolare non subisce altre modifiche di rilievo, fino a quando nel 1959 contraddistingue due nuove vetture: la 1800 e la 2100. Anche per le caratteristiche di maggior prestigio di questi modelli, il logo viene infatti ridisegnato con maggiori dimensioni e un contorno ancora più arrotondato.

Fiat 850, Fiat 124 e Fiat 127 sono le ultime vetture a fregiarsi del logo rettangolare, con l'eccezione delle versioni sportive (Coupé e Spider) che riprendono lo scudetto rotondo degli anni Venti.

Intanto nel 1968 la Casa torinese avvia la complessa strategia aziendale che darà vita alla holding Fiat. Occorre un nuovo marchio che identifichi questa realtà. È così la volta dei quattro rombi blu.

1968

Si tratta di un logo dal carattere grafico moderno e che rende riconoscibili a colpo d'occhio i vari messaggi pubblicitari e di informazione: i quattro rombi inclinati di 18 gradi, con la scritta Fiat in carattere "univers" corsivo, in campo blu (sulle vetture, per i primi anni, è di colore nero). È la firma ufficiale sia del Gruppo industriale sia degli autoveicoli della marca (family feeling), fino al 1982. Per la prima volta, infatti, sul musetto della Panda i quattro rombi appaiono insieme a un logo stilizzato, le famose cinque barrette.

1991

Per nove anni i due scudetti coesistono sul frontale delle vetture, fino al 1991, quando la Cinquecento è presentata con le cinque barrette davanti (logo del family feeling) e i quattro rombi dietro (logo del Gruppo).

Da allora lo scudetto con le cinque barrette su fondo blu, non subisce rilevanti modifiche. Variano solo le dimensioni, a seconda del musetto dei modelli.

1999

Quest'anno su Fiat Punto è riproposto lo scudetto rotondo in sostituzione delle cinque barrette, senza comunque privare il nuovo modello del Marchio di Gruppo: i quattro rombi, infatti, rimangono nella parte posteriore a firma del prodotto.

NATA DA CENT'ANNI DI ESPERIENZA
La Punto esce di produzione e nasce la nuova Fiat Punto. Ma perché una casa automobilistica dovrebbe sostituire una vettura che meno di un anno e mezzo fa era ancora l'auto più venduta d'Europa? Un modello molto apprezzato dal mercato anche oggi: nei primi sei mesi di quest'anno ha raccolto oltre 330 mila ordini. Una vettura invecchiata così poco da non sfigurare neppure in un confronto diretto con modelli appena lanciati.

La risposta, è nel desiderio della Fiat, di mantenere nel segmento delle compatte quel ruolo di primo piano che le viene universalmente riconosciuto.

È nell'ideale impegno assunto con gli automobilisti di essere capace, in questo campo, non solo di realizzare prodotti competitivi e di qualità, ma anche automobili belle e portatrici di innovazione. Vale a dire modelli capaci di staccarsi dall'uniformità del panorama nel quale sono destinate a competere per diventare una proposta che fa un passo avanti: nell'immaginare le linee di tendenza del gusto, nell'interpretare i desideri del pubblico.

Con queste premesse, la nuova Fiat Punto doveva segnare un cambio di generazione: come fu per la Uno nei confronti della 127 e per la Punto in quelli della Uno. Insomma, non poteva nascere da una trasformazione, sia pure profonda, del modello precedente. Doveva, invece, essere un'altra automobile: diversa per impostazione, stile, soluzioni tecniche. E così è stato.

Resta il nome, come bella eredità di un'auto apprezzata da tanti clienti diversi per gusti, età, nazionalità e professione. In tutto oltre tre milioni di automobilisti di tutta Europa.

Fiat Punto, invece, cambia lo stile. Perché è lo stesso comfort, la medesima piacevolezza di guida, uguali prestazioni in termini di sicurezza e di rispetto per l'ambiente, ma in due vetture stilisticamente diverse: una 3 porte dinamica e con una certa carica di aggressività e una 5 porte dalle linee più eleganti che privilegia la disponibilità di spazio.

Fiat Punto cambia i contenuti. È, infatti, la prima vettura del suo segmento che adotta un motore turbodiesel di tipo "Common Rail"; la sola dotata di un cambio automatico a controllo elettronico che può essere usato anche come cambio manuale sequenziale (e che nella versione sportiva dispone di 7 marce); la prima con servosterzo elettrico dotato di due logiche di funzionamento.

Fiat Punto cambia il modo stesso di pensare l'auto compatta, che da oggi non ha più nulla da invidiare ai modelli dei segmenti superiori. Niente in tema di sicurezza (dalla cintura a tre punti per il quinto passeggero agli airbag laterali), niente in termini di prestazioni (la versione sportiva sfodera 130 CV), nulla in fatto di apparecchiature che garantiscono il piacere di stare in auto: navigatore satellitare, radio Hi-Fi, CD-changer sistemato sulla plancia, luci di cortesia temporizzate per facilitare discesa e allontanamento dalla vettura, tergicristalli e alzacristalli "intelligenti", sedili "con memoria".

Realizzare un'auto così poteva essere difficilissimo e non è certo stato facile. Sicuramente è stato possibile solo ricorrendo ad un'esperienza progettuale e costruttiva iniziata cent'anni fa.

È stato possibile grazie all'impegno e alla competenza professionale di quanti l'hanno progettata e realizzata, di tutti coloro che negli stabilimenti di Mirafiori, Melfi e Termini Imerese la costruiscono.
      

  

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