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MARTEDI'
19
DICEMBRE 2000
pagina 5
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RIPRESA ECONOMICA ANCORA LONTANA CONSUMI,
LUCI E OMBRE: CRESCONO A NATALE FERMI DURANTE L’ANNO
Qualche stipendio
in più tra i lavoratori dipendenti, timidi segnali di crescita ma inferiori
alla dinamica del PIL, inflazione superiore alle previsioni, maggiore
disponibilità alle spese di Natale, ancora debole l’economia italiana: questi
alcuni elementi dell’analisi congiunturale sui consumi elaborata dal Centro
Studi di Confcommercio.
Il contesto macroeconomico
Il quadro
generale dell’anno che sta per concludersi lascia ritenere che gli acquisti
effettuati nel periodo delle festività natalizie dovrebbero riflettere le
recenti tendenze positive registrate dal mercato del lavoro e gli effetti della
diminuzione della pressione fiscale sulle famiglie.
Si allarga, infatti, la platea dei percettori di reddito da lavoro, con un
ampliamento della capacità di spesa delle famiglie, grazie all’accelerazione
della crescita occupazionale nei primi tre trimestri del 2000, con circa 320
mila occupati in più (+1,6%) rispetto al 1999 – concentrati per quasi il 90%
tra i dipendenti. Per contro, permane ancora elevato il tasso di disoccupazione,
al 10,8% circa nella media nazionale, con il divario tra Nord (4,8%) e Sud
(21,3%) che si mantiene inalterato nel tempo.
Accanto ai timidi segnali di ripresa sul fronte occupazionale, ancora da
consolidare, permangono però preoccupanti elementi di debolezza che sembrano
caratterizzare l’economia italiana da circa un quinquennio.
L’attività produttiva risulta più contenuta rispetto alle previsioni estive
del Documento di Programmazione. A fine anno ci si attende una crescita del
prodotto interno lordo tra il 2,6 ed il 2,7%. I consumi delle famiglie,
principalmente quelli di beni, non si discostano da un profilo di crescita
moderato (+2,0%), mantenendosi al di sotto della dinamica del PIL.
Dall’ultimo trimestre del 1999 si sono gradualmente riacutizzate tensioni
inflazionistiche che sembravano domate, sotto la duplice spinta del sensibile
rialzo delle quotazioni internazionali del greggio e della debolezza via via più
accentuata dell’euro, che dall’inizio del 1999 si è deprezzato nei
confronti del dollaro di circa il 27%, scendendo sensibilmente sotto la parità
con la valuta statunitense.
Naturalmente, il ritorno dell’inflazione su dinamiche pericolosamente vicine
al 3% in questo scorcio d’anno, penalizza proprio i maggiori consumi
tradizionalmente connessi alle festività natalizie, in quanto erode in modo
significativo il reddito disponibile aggiuntivo rappresentato, per coloro che
percepiscono redditi da lavoro dipendente e di pensione, dalla
"tredicesima" mensilità. D’altra parte, il reddito disponibile
reale delle famiglie è cresciuto, secondo indicazioni della Banca d’Italia,
di appena l’1,5% nei primi sei mesi del 2000. Se si dovesse tener conto anche
dell’erosione del potere d’acquisto dei rendimenti dei titoli del debito
pubblico e di altri impieghi del risparmio, come i fondi comuni, a causa
dell’accelerazione dei prezzi, la dinamica del reddito disponibile si
attesterebbe su un più modesto 1% in termini reali.
Tuttavia, il dato nuovo del "Natale 2000" è rappresentato dalla
concessione di sgravi fiscali alle famiglie ed alle imprese, con la restituzione
delle eccedenze delle entrate tributarie rispetto agli incassi attesi.
Lavoratori dipendenti e pensionati, infatti, già dal novembre scorso hanno
beneficiato di una maggiorazione di 350 mila lire, come effetto della riduzione
delle ritenute sulla busta paga.
In pratica, i circa 13 mila e 300 miliardi a favore delle famiglie sotto forma
di riduzioni fiscali e contributive dovrebbero tradursi in circa 11 mila
miliardi di consumi, destinati per circa il 55%, ossia quasi 6 mila e 600
miliardi, all’acquisto di beni, contribuendo a rendere più ricco il Natale
della famiglia media italiana, che potrà spendere quasi il 30% in più del
Natale del 1999.
Sotto il profilo metodologico, è bene sempre tenere presente che i consumi di
questo particolare periodo, al di là delle varianti congiunturali, presentano
sempre un "picco stagionale" positivo, risultando cioè molto
superiori alla media.
Derivare però da questi peculiari andamenti stagionali implicazioni che lascino
supporre l’avvio di fasi di recessione o di espansione risulta quanto meno
fuorviante.
Natale: dal ’90
ad oggi
Da un’analisi
retrospettiva risulta che il 1990 è l’anno in cui le famiglie hanno
dimostrato la maggiore disponibilità alle spese collegate al Natale: quasi il
56% in più della media dell’anno. Dal 1991, invece, la "voglia di
spendere" degli italiani si è progressivamente ridotta, toccando il punto
di minimo nel 1995, con circa il 38% in più della media, per poi risalire nel
1999 e nel 2000, anno in cui l’incremento sulla media supera il 60%,
soprattutto per effetto della restituzione fiscale disposta dal Governo.
Questi andamenti, tradotti in termini reali, cioè misurati in termini di potere
d’acquisto e quindi di quantità, evidenziano una forte casualità che non è
in alcun modo spiegabile con la dinamica dei consumi di beni.
Con riferimento ad un ipotetico nucleo familiare, quello che potrebbe definirsi
come "effetto Natale", cioè la spesa aggiuntiva rispetto ad un
ammontare medio mensile, è variato tra il 1990 ed il 2000 rispettando i
cambiamenti di segno della stagionalità relativa al mese di dicembre.
Come è cambiato
l’"effetto Natale" per una famiglia media (lire correnti)
|
Spesa media
mensile (a)
|
"Effetto Natale"
(b)
|
Spesa totale in
dicembre (c)=(a)+(b)
|
incremento
sulla media
|
l’"Effetto
Natale"
in lire 2000
|
1990
|
1.264.210
|
707.049
|
1.971.260
|
55,9%
|
1.020.696
|
1991
|
1.492.987
|
702.080
|
2.195.067
|
47,0%
|
952.512
|
1992
|
1.707.569
|
678.935
|
2.386.504
|
39,8%
|
873.789
|
1993
|
1.870.489
|
870.884
|
2.741.373
|
46,6%
|
1.075.716
|
1994
|
2.085.923
|
989.782
|
3.075.705
|
47,5%
|
1.176.257
|
1995
|
2.166.679
|
816.838
|
2.983.517
|
37,7%
|
921.393
|
1996
|
2.258.410
|
1.025.370
|
3.283.780
|
45,4%
|
1.113.244
|
1997
|
2.312.963
|
1.057.392
|
3.370.355
|
45,7%
|
1.128.449
|
1998
|
2.411.539
|
1.101.687
|
3.513.226
|
45,7%
|
1.154.898
|
1999
|
2.684.500
|
1.288.566
|
3.973.067
|
48,0%
|
1.329.801
|
2000(*)
|
2.722.530
|
1.657.319(*)
|
4.379.849
|
60,9%
|
1.657.319
|
(*)
L’importo incorpora il maggior reddito disponibile derivante da
"tredicesime" e restituzione fiscale.
FONTE: Elaborazioni Centro Studi
CONFCOMMERCIO su dati ISTAT.
Gli effetti della tredicesima
La tredicesima
contribuisce, come si è accennato, a spiegare il picco positivo nella spesa per
i consumi natalizi in quanto integra, in alcuni casi notevolmente, il reddito
disponibile corrente. Degli oltre 71.000 miliardi percepiti sotto tale forma nel
2000 come retribuzioni da lavoro dipendente e pensioni, resteranno a
disposizione delle famiglie, una volta detratto il prelievo fiscale, poco più
di 56.500 miliardi sotto forma di reddito disponibile aggiuntivo.
Se si considerano gli acquisti, soprattutto di beni durevoli, effettuati con
formule di pagamento differito o dilazionato, più del 7%, cioè oltre 4.000
miliardi, è rivolto a coprire gli impegni assunti.
Circa il 15%, più di 8.600 miliardi, è utilizzato per il pagamento del saldo
dell'ICI, in scadenza il prossimo 20 dicembre. Si tratta di un esborso
ragguardevole, soprattutto se si considera che il gettito complessivo di questa
imposta è diventato una delle principali fonti di entrata dei bilanci comunali.
La "Tredicesima" degli
italiani
RIPARTIZIONE PER IMPIEGO
|
miliardi di lire
|
composizione
|
Pagamento saldo ICI
|
8.600
|
15,2
|
Spesa carburanti e parcheggio per lo shopping
|
1.285
|
2,3
|
Accantonamenti per scadenze (*)
|
5.900
|
10,4
|
Lotto e Superenalotto
|
3.957
|
7,0
|
Pagamenti rateali per acquisti già effettuati
|
4.300
|
7,6
|
Ratei di mutui e assicurazioni
|
3.630
|
6,4
|
Spese per consumi
|
28.800
|
51,0
|
Totale
|
56.472
|
100,0
|
(*) Tassa di
proprietà veicoli, canone radio-TV, imposte di bollo
FONTE: Elaborazioni
Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT, Ministero Finanze, ACI.
Negli ultimi
cinque anni il gettito complessivo è cresciuto, in termini cumulati, di quasi
il 22%, portandosi poco al di sotto dei 17.500 miliardi. È probabile però che
le pressanti esigenze di bilancio inducano i comuni ad inasprire nei prossimi
anni l’aliquota, portandola a ridosso del 7 per mille, il massimo consentito,
con una ulteriore riduzione del reddito disponibile delle famiglie.
Si stima, ancora, che circa il 6,4% sia destinato all’adempimento di scadenze
contrattuali, quali ad esempio ratei di mutui e di polizze assicurative.
Una quota di poco superiore al 10% è lasciata dalle famiglie sotto forma di
accantonamento per fronteggiare le scadenze dei primi mesi del prossimo anno
(imposte di bollo, abbonamento Rai, tassa di proprietà dei veicoli, ecc) ed in
parte per i normali motivi precauzionali che inducono tutti gli operatori a
detenere liquidità.
Quasi il 2,5%, cioè 1.285 miliardi, sarà rappresentato dalle spese per gli
spostamenti ed il parcheggio connessi allo shopping, ben 136 miliardi in
più del Natale dello scorso anno per l’impennata nei prezzi dei carburanti,
mentre il 7%, in calo rispetto agli anni precedenti, verrà "bruciato"
sotto forma di giocate del lotto e del superenalotto.
Circa 29.000 miliardi, pari cioè al 51% delle "tredicesime", sarà
disponibile per i consumi effettuati nel periodo natalizio.
Come sarà il natale 2000
Dal punto di
vista dei prodotti sui quali si concentreranno gli acquisti, è superfluo dire
che oltre il 40% della spesa riguarderà i prodotti alimentari, mentre circa un
quinto sarà assorbito da articoli di abbigliamento, calzature e pelletteria. Il
restante 40%, circa, si ripartirà tra articoli di arredamento, prodotti di
profumeria, libri e abbonamenti a riviste, giochi e giocattoli, per citare i più
importanti.
Come spende
una famiglia media in occasione del Natale(ripartizione % per tipo di
prodotto)
|
Natale 1999
|
Natale 2000
|
Prodotti alimentari
|
38,0
|
39,5
|
Abbigliamento, pellicce e pelli per pellicceria
|
20,8
|
21,9
|
Calzature, articoli in pelle e da viaggio
|
3,2
|
3,2
|
Mobili, articoli tessili, arredamento per la casa
|
7,0
|
6,6
|
Elettrodomestici
|
1,9
|
1,9
|
Radio, televisori, registratori e dotazioni per l'informatica
|
2,2
|
2,2
|
Foto-ottica e pellicole
|
0,7
|
0,6
|
Generi casalinghi durevoli e non durevoli
|
1,7
|
1,6
|
Utensileria per la casa e ferramenta
|
3,6
|
3,4
|
Prodotti di profumeria e cura della persona
|
3,0
|
2,9
|
Cartoleria, libri, giornali e riviste
|
6,3
|
5,0
|
Compact disc, supporti magnetici audio-video
|
2,0
|
1,9
|
Giochi, giocattoli, articoli per lo sport ed il campeggio
|
3,0
|
2,9
|
Altri prodotti
|
6,7
|
6,4
|
Totale
|
100,0
|
100,0
|
FONTE: Elaborazioni Centro
Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT.
Analizzando le
singole voci merceologiche si riscontrano alcune differenze rispetto al Natale
del 1999.
L’alimentare
Relativamente
all’andamento dei consumi alimentari nel periodo di fine anno è attesa,
rispetto allo scorso anno, una sostanziale stazionarietà della domanda in
termini quantitativi.
Tale evoluzione potrebbe essere determinata da due fattori:
il confronto con il Capodanno
del 2000, che aveva spinto i consumatori ad acquisti nettamente superiori
alla norma;
lo spostamento sempre più
accentuato dei consumatori verso i prodotti di qualità, in particolare
certificata. Tendenza che porta generalmente ad un aumento della spesa
globale in presenza di una diminuzione o di una stabilità dei quantitativi
acquistati.
Sotto
quest’ultimo aspetto si dovrebbe registrare, durante le prossime
festività, una netta accelerazione del fenomeno di sostituzione, anche in
relazione ai problemi sorti nelle ultime settimane su alcuni prodotti del
comparto alimentare.
Relativamente alle dinamiche dei consumi delle diverse merceologie si sottolinea
come gli stessi problemi di certificazione della qualità potrebbero portare a
sensibili mutamenti nella domanda verso alcuni prodotti.
In particolare i consumi di pesce, dovrebbero, stando alle indicazioni degli
operatori, evidenziare una sensibile crescita rispetto ai già normalmente
elevati livelli registrati durante il periodo natalizio. Situazione che potrebbe
creare alcune tensioni sui mercati qualora l’offerta non fosse adeguata alle
esigenze della domanda.
All’interno del comparto delle carni, fortemente coinvolto dai problemi legati
alla certificazione di qualità, è atteso durante le prossime festività un
ulteriore sensibile spostamento verso le carni bianche ed i suini.
Relativamente al segmento dolciario il mercato dei prodotti tipici, nonostante
gli sforzi di innovazione compiuti sia dalle grandi aziende, che da quelle
artigianali, non dovrebbe mostrare una accentuata tendenza all’incremento,
anche per il diffondersi dell’abitudine all’acquisto dolciario durante gli
altri periodi dell’anno.
In questo contesto le prospettive a livello di tipologia di impresa non appaiono
particolarmente disomogenee. La diversificazione dell’offerta dovrebbe portare
oltre che ad un buon andamento della domanda presso la grande distribuzione,
anche ad una evoluzione sostanzialmente positiva delle vendite presso le piccole
imprese del settore dell’alimentazione al dettaglio, che essendosi attrezzate
già da tempo ad affrontare la competizione sul piano della qualità dei
prodotti dovrebbero risultare in grado di rispondere anche alla nuova domanda
dei consumatori, in particolare in questo periodo dell’anno.
Il non alimentare
Elettrodomestici
ed elettronica: ancora cautela degli operatori, tira ancora il televisore i
piccoli elettrodomestici, il telefonino. Multimedialità: in attesa del
consenso dei consumatori. Abbigliamento: vivace, cappotti e maglieria con
segno positivo, sportivo e causal in linea con gli altri anni. Giocattoli:
vendono le novità. Cura della persona: bene ma nella norma i prodotti
tradizionali, molto bene i prodotti a contenuto "salutistico e
naturale". Viaggi: lieve aumento della domanda per le città
d’arte e la montagna, mete preferite quelle a medio raggio, penalizzate quelle
a lungo raggio.
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