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APPUNTAMENTI NOTIRIZIARIO SABATO pagina 3
La nostra vetrina dei
L'esposizione dei
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NON SOLO CANZONI PER SANREMO Spettacolo di fiori non solo sul palco dell'Ariston ma anche a Radio 2 Hall, lo spazio riservato ai giovani, al trend e al rock nell'ex area del Mercato dei Fiori. Questa è la Liguria che si presenta a Sanremo: un balcone fiorito per una terra sospesa tra cielo e mare, un'anteprima dell'appuntamento internazionale Euroflora 2001 che si svolgerà a Genova dal 21 aprile al 1 maggio. La Regione, l'Agenzia Regionale per la Promozione Turistica "in Liguria" e l'A.p.t. di Sanremo, sensibili alle proteste dei floricoltori in merito alla scelta RAI di realizzare addobbi solo con anturium e altri fiori provenienti dall'estero, hanno utilizzato esclusivamente fiori di produzione ligure per addobbare lo spazio riservato all'immagine della Liguria. Lo stand richiama un giardino fiorito ed è stato realizzato in collaborazione con Euroflora. Numeroso il pubblico presente all'inaugurazione, soprattutto giovani che chiedono informazioni sulla Liguria - non solo su Sanremo o sul Festival. La Regione intende impegnarsi per valorizzare in chiave turistica il prodotto floricolo e il territorio ancora da scoprire, dotato di straordinarie risorse artistiche, culturali e paesaggistiche soprattutto nell'entroterra. Terminato da poco l'appuntamento della Borsa Internazionale del Turismo di Milano, un'altra occasione importante attende la regione: l'ITB, Borsa Internazionale del Turismo che si svolgerà a Berlino dal 3 al 7 marzo; l'obiettivo è quello di presentare all'estero un'immagine della Liguria per i più sconosciuta e per moltissimi inedita. Anche in Germania fiori, fiori che appartengono alla tradizione e alla produzione della Liguria e che saranno offerti alla stampa da Euroflora 2001. Info: tel. 010/53082-e-mail: ufficiostampa.inliguria@liguriainrete.it GASTRONOMIA MESSICANA - ORIGINI DELLA CULTURA DEL MAIS Le origini della cultura gastronomica messicana risalgono al periodo preispanico, a partire dalla cosiddetta "Cultura del Mais". Il mais, nutriente pianta graminacea, veniva consumato in grande abbondanza ed era accompagnato da peperoncino piccante, zucca, carne di coniglio, armadillo o pesce. Con questi ingredienti si preparavano piatti completi, che venivano utilizzati anche come offerta rituale alle divinità o ai cari defunti. "El Coquistador" Hernàn Cortés partecipò ai sontuosi banchetti dell'imperatore Moctezuma e rimase affascinato dall'elaborata presentazione delle pietanze e delle bevande. In seguito alla colonizzazione spagnola vennero introdotti in Messico nuovi alimenti: frutta, cereali, spezie, carne bovina ed ovina, che arricchirono la già molto ricca cucina locale, dando origine a quella che oggi conosciamo come la Cucina Messicana, una delle migliori e più varie del mondo. Furono principalmente le monache ad adottare i nuovi alimenti, li integrarono nelle ricette tradizionali e crearono così nuove specialità gastronomiche, ancor oggi molto conosciute ed apprezzate in tutto il mondo. La cucina messicana ha successo ovunque, per gli aromi che emana, per l'arte della presentazione dei piatti e per il loro sapore unico. GEOGRAFIA GASTRONOMICA MESSICANA Il Messico, con il suo vasto territorio, offre una grande varietà di specialità gastronomiche regionali. Sia le pietanze di consumo quotidiano sia quelle tipiche dei giorni di festa hanno un sapore speciale e fanno ormai parte della più sofisticata cucina internazionale. Nel Nord del Paese, zona ricca di paesaggi contrastanti, con deserti, boschi e spiagge, la cucina propone soprattutto piatti a base di pesce e molluschi, come il "filete imperial" preparato con gamberetti pressati, disposti a cerchio, contornati da pancetta e cotti alla griglia. La Baja California è famosa per l'ottima qualità dei vini, paragonati spesso ai vini francesi di Bordeaux. In Coahuila e Chihuahua, deliziose tortillas di farina di grano accompagnano la "machaca con huevo", piatto di carne sminuzzata, essiccata, salata, e cucinata con uova, oppure le tortillas vengono farcite con formaggio e prosciutto. Uno degli stati che vanta la miglior qualità di carne è il Nuevo Leòn, dove si cucina tipicamente il "cabrito a las brasas" (capretto alla brace) e un dolce a base di noci e latte, chiamato "glorias". A Durango viene servito il "menudo", carne di manzo in brodo con l'aggiunta di origano, chiodi di garofano e peperoncino. Per gustare un piatto di carne molto leggero, si può optare per la "liebre campirana", con carne di lepre, tipica dello stato del Sonora. La specialità più diffusa in Sinaloa è il "chilorio", piatto a base di carne di maiale sminuzzata e condita con peperoncino e spezie. Nella cucina tipica del Tamaulipas predominano i sapori del mare: pesce e molluschi preparati in diversi modi, granchi e altri crostacei, il cui guscio viene di solito riempito con la polpa stessa condita con pomodoro piccante. Nello stato di Zacatecas, nel Messico centrale, viene servito la "birria", piatto di carne di manzo con condimento piccante, e il "puchero vaquero", deliziosa zuppa con pezzetti di carne di manzo e verdure. La gastronomia di Nayarit, stato affacciato sull'Oceano Pacifico, è famosa per il "pescado zarandeado", pesce fresco grigliato su carbonella di radice di mango, e per il "pozole blanco", una zuppa con chicchi di mais, carne di maiale e pollo. A San Luis Potosì sono tre i piatti che vale la pena assaggiare: il "patlache", involtino di carne in foglie di banano, le "enchiladas potosinas", tortillas di mais marinate in salsa rossa e ripiene di formaggio e il "queso de tuna" un formaggio a base di fico d'India, In Aguacalientes il piatto più diffuso è la deliziosa "barbacoa de lomo", lombata di maiale avvolta in foglie di agave e cotta a carbone per un giorno interno. In Guanajuato, oltre ai tipici piatti messicani come i "tacos", la "quesadillas" (tortillas ripiene e fritte) e le "sopes" (tipi di tortillas con fagioli,salsa, pollo e cipolla), si possono gustare anche le "charamuscas", forme di caramello fatte a cavatappi. Lo stato di Jalisco vanta una grande varietà di proposte culinarie: il "caldo tlapeño", brodo di pollo con avocado e peperoncino; le "tostadas", tortillas di mais fritte ricoperte di fagioli, pollo o altra carne, lattuga, cipolla, formaggio, crema e salsa; i "tamales", una deliziosa pasta di mais e strutto, ripiena di salsa e carne, oppure, nella versione dolce, ripiena di uvetta e avvolta in foglie di pannocchia e cotta al vapore. Per concludere il pasto si può scegliere tra i dolci locali: il "dulce de leche", a base di latte bollito a fuoco lento; i "borrachos", gelatina imbevuta di vino e ricoperata di zucchero; gli "arrayanes", frutta zuccherata a forma di palline. Michoacàn, stato confinante con Jalisco, Guanajuato y Guerriero, vanta tra le sue specialità le "carnitas", carne di maiale stufata con succo d'arancia. Propone, inoltre, le "corundas" e "huchepos", involtini di pannocchia tenera accompagnati da formaggio, e gli "ates", pasta alla frutta, e le "morelianas", deliziosa pastella cotta al forno con latte e zucchero. Lo stato di Veracruz, affacciato sul Golfo del Messico, è famoso per la varietà dei piatti a base di pesce e molluschi. Il "huachinango a la veracruzana" è una portata di pesce cucinato con pomodoro piccante, olive, peperoncino ed erbe fini; il "chilpacole" è un brodo di molluschi e pomodoro piccante; il "ceviche", pesce crudo marinato con limone e condito con cipolla, pomodoro piccante, peperoncino e coriandolo sono tre tipiche portate veracruzane da non perdere. Puebla, ricca di storia ed arte, offre anche un'ottima gastronomia. Il "mole poblano" è una salsa preparata con 32 tipi diversi di peperoncino, cioccolato, mandorle e spezie usata come contorno alla carne di pollo. Nel mese di settembre, quando si festeggia l'indipendenza del Messico, viene preparato il "chiles en nogada": il peperone poblano, di color verde, viene farcito con un intingolo di carne e frutta ricoperto con salsa di noci, dal colore bianco, e il tutto viene presentato su grani di melograno color rosso e prezzemolo per ottenere i tre colori della bandiera messicana. Tra i dolci, sono tipici di questa zona i "camotes", barrette di patate americane con frutta e zucchero. In Hidalgo, nel centro del Messico, vengono proposti piatti originali e nutrienti come i "gusanos de maguey" (tipo di lombrico, molto pulito, che viene servito fritto) e gli "escamoles" (larva di formica in brodo stufata con fico d'India o uova). Il "pollo alla Tlaxcala", piatto originario di Tlaxcala, è un piatto a base di pollo con agave. Sia a Hidalgo che a Tlaxcala si serve il "mixiotes" di agnello o di coniglio, in entrambi i casi la carne marinata si cucina avvolta in foglie di agave. Nella Valle de Mexico, il fico d'India, alimento molto nutriente utilizzato anche come rimedio curativo naturale, è un ingrediente molto usato. Viene servito con gamberetti, rosmarino e salsa con peperoncino e sesamo (portata nota con il nome di "revoltijo"), o nelle insalate insieme a cipolla, pomodoro piccante, coriandolo e peperoncino oppure nelle marmellate o, ancora, con albume montato a neve. Questa zona offre, inoltre, la più vasta scelta di dolci di tutto il Messico: "alegrìas" (seme di amaranto con miele), "pepitorias" (ostie con miele e semi di zucca), "mueganos" (frittura di farina e miele), "merengues" (meringhe, preparate con albume montato e zucchero), "duquesas" (tortillas di cocco e uova, ripiene di meringa) e "buñuelos" (sottili pastelle di farina di grano fritte e inumidite con miele). Nello stato di Guerrero i piatti più diffusi sono il "pescado a la plancha" (pesce grigliato), il "pozole verde", il tamarindo con peperoncino e zucchero e le "cocadas", dolce di cocco a fette. Nel vicino stato di Oaxaca, affacciato sull'Oceano Pacifico, predominano i "moles" (salsa con peperoncino piccante e sesamo), presenti in tutto il Messico, ma personalizzate nel sapore e dai nomi variopinti: il "mole negro" cucinato con ben trenta ingredienti; il "mole amarillo" (giallo), preparato con l'aggiunta di spezie esotiche, che tingono di giallo le carni; i gustosi "moles" verde e colorati. In questa zona è diffuso anche il "manchamantel" (letteralmente "il macchia-tovaglia"), marinatura completata da fettine di frutta, nonché il "mezcal", deliziosa di grappa di agave, servita di solito come aperitivo. La cucina tipica dello Yucatàn è saporita e originale. La "sopa de lima", zuppa preparata con brodo di pollo insaporito con lima e con striscioline di tortillas fritte; la "cochinita pibil", carne di maiale cucinata con succo d'arancia e accompagnata da cipolla imbrunita a fettine; i "papadulzes", bocconcini ripieni di uovo sodo fritto e coperti con salsa pepita; il "queso relleno", un formaggio di tipo olandese ripieno di trito e salsa di pomodoro piccante, sono tutti piatti che portano il tocco unico della cucina yucateca. La gastronomia messicana vanta grande varietà di pesce e carne, di dolci creati dalla fantasia popolare e di pane dalle diverse forme e nomi singolari, di bevande uniche come la tequila, il mezcal, l'atole (bibita di farina di mais cotta in acqua o latte) oltre alla birra, sempre ottima, che nell'insieme offrono una cucina unica nei sapori e negli aromi e apprezzata in tutto il mondo. IL MESSICO VINCE IL PREMIO "SLOW FOOD 2000"- IL PREMIO É CONSIDERATO IL NOBEL DELLA GASTRONOMIA. Slow Food è un'Associazione Internazionale che si occupa della salvaguardia delle tradizioni gastronomiche attraverso la conservazione della biodiversità come patrimonio universale. Il Messico ha vinto, tra gli oltre 400 candidati provenienti da 32 Paesi, il premio Slow Food 2000 per aver recuperato la coltivazione della vaniglia nella foresta chinalteca sulle montagne di Oaxaca. Il premio è stato consegnato a Manuel Raùl Antonio, responsabile della comunità Rancho Grande, che da quindici anni si batte per preservare la produzione della vaniglia, un'eredità dell'epoca coloniale. Il premio di circa 11.000 US$, sarà utilizzato per favorire la coltivazione della vaniglia nel Rancho Grande. "Dopo aver abbandonato la monocoltura del caffè, che stava danneggiando il terreno, ora la cooperativa produce vaniglia di ottima qualità e in futuro, quando la produzione aumenterà, si prevede la sua esportazione in Europa. E' bene consumare alimenti sani che non danneggino la natura poiché il mondo è di tutti" commenta Manuel Raùl Antonio. "Attualmente nel Rqncho Grande si continua a coltivare anche il caffè, ma utilizzando tecniche innovative" aggiunge Manuel Raùl Antonio. Info:Sitoweb: www.visitmexico.com tel. 02 463410 www.martinengo.it Digitando sul video i siti indicati appariranno immagini webcam amazone, di Cancun e Acapulco: http://4webcams.4anything.com/network-frame/0,1855,7301-30303,00.html live from Cancun beanch cam http://4webcams.4anything.com/network-frame/0,1855,7301-30303,00.html NUAGES APRE UN NUOVO SPAZIO IN VIA DEL LAURO 10 CON ILLUSTRAZIONI DEL DECAMERONE DI EMANUELE LUZZATI - CHINE DI HUGO PRATT DA NUAGES IN VIA SANTO SPIRITO 5 La galleria Nuages aperta da Cristina Taverna nell'aprile 1981 con una mostra di Folon, ha raccolto intorno a sè tanti tra i più importanti e amati artisti di comunicazione. L'interesse é stato infatti sin dall'inizio rivolto e quegli autori conosciuti da un vasto pubblico attraverso i giornali, i libri, i libri, il cinema, il teatro, il design. Si sono avvicendate a Nuages mostre di Altan, Hugo Pratt, Tullio Pericoli, Andrea Pazienza, Folon, Milton Glaser, Milo Manara, Guido Crepax, Sempé, Lele Luzzati, Moebius, Lorenzo Mattotti, Franco Matticchio, Roberto Perini, Paul Davis. Dal 1989 Nuages ha iniziato a pubblicare una bellissima serie di classici illustrati. I volumi delle Edizioni Nuages sono presenti nelle migliori librerie e alcuni dei ventiquattro titoli sono già alla seconda edizione ( tra questi Poesie di Kipling e 1ettere dall'Africa di Rimbaud illustrato da Hugo Pratt, Favole di La Fontaine, illustrato da Folon, Pinocchio di Collodi illustrato da Emanuele Luzzati). Gli originali realizzati per La Divina Commedia pubblicata alla fine del 1999 e illustrata da Mattotti (Inferno) Milton Glaser (Purgatorio) Moebius (Paradiso) sono stati esposti nell'estate 2000 alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Nuages ha realizzato diverse esposizioni pubbliche, tra le più recenti l'antologica di Milton Glaser allestita alla Fondazione Bevilacqua, La Masa di Venezia e ai Musei di Porta Romana a Milano. Dopo vent'anni di appassionata attività si può dire che Nuages e le sue edizioni rappresentano in Italia una significativa realtà culturale. Tutta l'attività di Nuages si è svolta sino alla fine del 2000 in una piccola stanza molto accogliente in via Santo Spirito 5 a Milano. Una sorta di scatola magica affacciato su di un cortiletto. Dal prossimo mese di marzo Nuages verrà trasferita in via del Lauro 10 in uno spazio più grande e con molto charme. La prima mostra nella nuova sede sarà quella delle illustrazioni realizzate da Emanuele Luzzati per il Decamerone (ultimo Volume delle Edizioni Nuages). Emanuele, Luzzati, uno degli autori più presenti e vicini alla galleria, aprirà la scena della nuova Nuages. Lo spazio di via Santo Spirito 5 diventerà la libreria delle edizioni Nuages e delle edizioni Lizard, vi si troverà una scelta di oggetti su Corto Maltese e si presenteranno mostre di illustrazio e fumetto. Prima mostra: Hugo Pratt Chine di guerra. LIBRERIA NUAGES VIA SANTO SPIRITO, 5, MILANO. CHINE DI GUERRA ILLUSTRAZIONI DI HUGO PRATT, 15 MARZO - 5 MAGGIO, ORARIO, 10-13 16-19; 10-13/14-19 IL SABATO CHIUSURA FESTIVI E LUNEDÌ. Giovedi 15 marzo alle 18 si inaugura una mostra di 42 chine di Hugo Pratt. Attraverso queste magiche chine, Pratt ha Illustrato le pagine del romanzo "A]l'ombra del sole" dì Wilbur Smith, in occasione della sua pubblicazione sul quotidiano "Il Messaggero" nel 1989. Si tratta di un romanzo d'avventura la cui interpretazione è del tutto congeniale al creatore di Corto Maltese. "All'ombra del sole" è la storia intensa e violenta di un gruppo di legionari nel Congo dei primi '60, durante la rivolta del Katanga. Le illusioni di Pratt ne riproducono il senso di avventura, il disagio, la forza e al tempo stesso la precarietà della vita degli uomini che parteciparono a questo genere di conflitti, Pratt è riuscito con queste chine a raccontare visivamente le vicende della guerra con piglio giornalistico e fotografico. Le chine di guerra sono raccolte in un prezioso volume rilegato, che inaugura la nuova collana Lizard "Spazio d'autore". Il libro 96 pagine in bianco e nero, cartonato £ 145.000. NUAGES VIA DEL LAURO, 10 MILANO. GIOVANNI BOCCACCIO DECAMERONE, ILLUSTRAZIONI DI EMANUELE LUZZATI, 8 MARZO - 28 APRILE 2001 ORARIO: 13,30-19, 10-19 IL SABATO CHIUSURA FESTIVI E LUNEDÌ. Giovedì 8 marzo alle 18 si inaugura, alla presenza di Emanuele Luzzati, la mostra degli originali realizzati per il Decamerone, delle edizioni Nuages. Quaranta opere realizzate a collage e pastelli che illustrano una scelta di venti novelle saranno esposte nel nuovo spazio di Nuages in Via del Lauro 10 a Milano. Questo spazio consentirà un allestimento di tipo teatrale dove sarà ricostruita la Cucina di Chichibio. A Chichibio è anche dedicata la copertina dei libro, ultimo dei classici illustrati di Nuages e quarto interpretato dalla fantasia di Luzzati dopo Candido, Pinocchio e Alice nel Paese delle meraviglie. Il libro: 160 pagine, Lit. 58.000, L.400.000 (edizione rilegata con acquaforte e acquatinta). IL NUOVO MUSEO ARCHEOLOGICO AL SANTA MARIA DELLA SCALA DI SIENA - PER L'OCCASIONE UNA MOSTRA CON OPERE PROVENIENTI DA GROSSETO, PALERMO E POMPEI Sabato 3 marzo 2001 alle ore 11.00, verrà inaugurato il nuovo museo archeologico allestito nei locali appositamente recuperati lungo il Chiasso di Sant'Ansano, all'interno del Santa Maria della Scala. Da oltre 3 anni il Comune di Siena in collaborazione con il Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell'Università di Siena e con la Soprintendenza Archeologica della Toscana sta procedendo al pieno recupero di alcune delle aree più suggestive del millenario edificio: una sequenza di vani e cunicoli scavati nel tufo sotto la Piazza del Duomo. Questi spazi, adibiti un tempo a depositi, magazzini e vani tecnici, ospiteranno le collezioni archeologiche e i materiali provenienti dal territorio senese , circa 2500 metri quadrati che potranno essere percorsi in una sequenza continua di grande suggestione lungo i quali troveranno posto sia le opere ordinate secondo criteri topografici, sia quelle provenienti dalle collezioni entrate progressivamente a far parte del museo senese. Queste ultime infatti furono per la prima volta ordinate dal grande studioso senese Ranuccio Bianchi Bandinelli nel 1933, come Antiquarium comunale. Si trattava di donazioni di eruditi e nobili senesi che, già dalla metà del Settecento, confluirono nella Biblioteca degli Intronati, in cui fu costituito un primo nucleo di antichità arricchito nel corso dell'Ottocento da ulteriori lasciti e da materiali rinvenuti in città nel corso di scavi. A ciò si aggiunsero ulteriori donazioni come, ad esempio, quella del marchese Piero Bargagli Petrucci, costituite per la maggior parte da ritrovamenti e da materiali di scavi condotti nella proprietà di famiglia. Il Santa Maria della Scala, con i nuovi spazi sotterranei dedicati all'archeologia, allestiti anche con il contributo della Banca Monte dei Paschi, offre oggi complessivamente ai visitatori circa diecimila metri quadrati di percorso museale ed espositivo il cui perno è costituito dal celebre ciclo del Pellegrinaio con gli affreschi quattrocenteschi di Lorenzo Vecchietta e Domenico di Bartolo. In occasione dell'apertura del nuovo segmento museale verrà inaugurata anche la mostra Messaggi dall'Antichità, nella quale saranno esposte opere di grande pregio provenienti da alcuni dei principali musei italiani, come il Museo Antonio Salinas di Palermo, la Soprintendenza Archeologica di Pompei e il Museo Archeologico e d'Arte della Maremma di Grosseto. Esse resteranno esposte fino al 16 aprile e costituiranno il primo di una serie di eventi espositivi dedicato all'archeologia che il Santa Maria della Scala intende promuovere, al fine di favorire una sempre più diffusa e diretta conoscenza di questo importante settore della nostra cultura. Accompagnerà l'apertura del museo un volume edito da Protagon Editori Toscani. Info: g.spaini@bondardo.comi b.gambaccini@bondardo.com LE COLLEZIONI E I MATERIALI ARCHEOLOGICI AL SANTA MARIA DELLA SCALA Il Museo Archeologico senese nasce nel 1933 come Antiquarium Comunale. La sua prima organizzazione è dovuta ad un grande studioso senese, Ranuccio Bianchi Bandinelli che, mosso da passione e sensibilità non comuni, fin dal 1927, quando era direttore del Museo Numismatico dell'Accademia dei Fisiocritici, aveva richiamato l'attenzione sulla necessità impellente di raccogliere insieme i materiali archeologici del senese. Già nella seconda metà del Settecento infatti, in una temperie che favoriva soprattutto l'antiquaria, attraverso donazioni di eruditi e nobili senesi si era costituito presso la Biblioteca un primo nucleo di antichità, in massima parte monete, bronzetti e sigilli, arricchito nel corso dell'Ottocento da ulteriori lasciti e dai materiali rinvenuti in città in occasione della realizzazione della via Campansi, poi trasferito nel 1856 nell'Istituto delle Belle Arti. Contemporaneamente anche l'Accademia dei Fisiocritici, fondata nel 1691, che già aveva un museo numismatico, stava mettendo insieme una raccolta. Nella seconda metà dell'Ottocento il desiderio di creare un museo delle antichità cittadino portò alla richiesta di annettere alla collezione dei Fisiocritici il materiale depositato presso le Belle Arti. Quando Bianchi Bandinelli fu incaricato dell'organizzazione del nascente Museo Archeologico, questo poteva contare su alcune importanti raccolte, con materiali per la maggior parte provenienti dai territori senese e chiusino, ma non solo. Oltre ai menzionati nuclei della Raccolta Comunale e dell'Accademia dei Fisiocritici, infatti, confluirono nel nuovo Antiquarium comunale la collezione Mieli, donata al Comune di Siena nel 1882 dal cavalier Leone Mieli (in un primo momento depositata presso l'Accademia dei Fisiocritici) e costituita dal materiale raccolto dallo stesso Mieli nei suoi possedimenti nei dintorni di Pienza, in vaste aree interessate da necropoli ma anche da insediamenti etruschi e da depositi votivi e la collezione Bargagli Petrucci di Sarteano, formata tra l'ultimo venticinquennio dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, lasciata in eredità allo Stato nel 1918 dal marchese Piero Bargagli Petrucci e trasferita successivamente a Siena, costituita per la maggior parte da ritrovamenti fortuiti, ma anche dai materiali di scavi condotti nelle proprietà di famiglia sia nei pressi di Sarteano che di Casole d'Elsa. Tra gli oggetti della collezione spicca il materiale proveniente dal sepolcro dei Cumere, rinvenuto nel 1835, una tomba a camera con lungo dromos di accesso in cui erano state deposte tredici urnette cinerarie in alabastro e un sarcofago in travertino. Negli anni 1951-52, inoltre, entrarono a far parte del museo due altre importanti raccolte, la Chigi Zondadari e la Bonci Casuccini. La prima fu costituita fra l'ultimo quarto dell'Ottocento e gli inizi del Novecento dal marchese Bonaventura Chigi Zondadari, personalità attenta al recupero documentato delle antichità e al problema della dispersione del patrimonio archeologico: la collezione comprendeva materiale dal territorio, ma anche oggetti acquistati sul mercato antiquario, soprattutto romano e alla fine dell'Ottocento era una delle più importanti raccolte private. Alla morte del figlio del marchese, le sculture in marmo della collezione furono divise tra gli eredi, molti vasi, soprattutto greci, andarono dispersi sul mercato antiquario, mentre tutti gli altri materiali, donati allo Stato, passarono al Museo senese. La collezione Bonci Casuccini, formata agli inizi del Novecento da Emilio Bonci Casuccini (la ricchissima collezione del suo bisavolo Pietro, acquistata dal Regno d'Italia nel 1863, finì a Palermo), comprendeva i materiali in larga parte provenienti dal territorio chiusino raccolti nella villa della Marcianella, passati nel 1952 allo Stato e trasferiti a Siena. Nel corso degli anni il Museo si è arricchito per il materiale, soprattutto da contesti funerari, recuperato nel corso di campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana nel territorio senese. Esso viene così ad essere oggi articolato in due sezioni, l'Antiquarium che comprende appunto le varie collezioni private (Bonci Casuccini, Bargagli Petrucci, Chigi Zondadari, Mieli, Accademia dei Fisiocritici e Raccolta Comunale) e la sezione topografica, che illustra gli aspetti salienti dell'archeologia del territorio senese, con particolare riguardo ai rinvenimenti nel tessuto cittadino, nel suo interland più prossimo, nel Chianti, nell'alta Val d'Elsa e a Murlo, da cui provengono tre lastre in terracotta che decoravano la cosiddetta seconda Regia. Le raccolte, così articolate, riassumono in sé la memoria storica della nostra cultura archeologica, offrendo un panorama complesso dello sviluppo del territorio senese. Questa memoria è conservata dagli stessi edifici che nel tempo hanno ospitato il materiale, dalle sale del Palazzo Pubblico alla sede della Sapienza, dove il nucleo è rimasto fino al 1988, ai suggestivi locali del Santa Maria della Scala fino agli ambienti del chiasso di Sant'Ansano appositamente recuperati all'interno del medesimo complesso, dove grazie alla preziosa collaborazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e, in particolare, della Soprintendenza Archeologica della Toscana, troveranno finalmente la loro definitiva sede. b.gambaccini@bondardo.com IL TESORO DEI POPOLI DELLE STEPPE: "ORO", IL MISTERO DEI SARMATI E DEGLI SCITI MILANO, PALAZZO REALE, 15 MARZO - 15 LUGLIO 2001. MOSTRA PROMOSSA DA COMUNE DI MILANO - SETTORE CULTURA MUSEI E MOSTRE MONDADORI MOSTRE, BANCA INTESA IN COLLABORAZIONE CON MUSEO STATALE ERMITAGE, SAN PIETROBURGO, CENTRO STUDI ETNOLOGICI DEL CENTRO SCIENTIFICO DI UFA DELL'ACCADEMIA DELLE SCIENZE RUSSA, THE METROPOLITAN MUSEUM OF ART, NEW YORK. Dopo il successo ottenuto al Metropolitan di New York dove la mostra si chiude con oltre 350.000 visitatori, Palazzo Reale, Mondadori Mostre e Banca Intesa, in collaborazione con il Museo dell'Ermitage, presentano a Milano lo straordinario tesoro dei popoli delle steppe. Promossa dal Comune di Milano, la mostra, a cura di Ermanno A. Arslan per l'edizione italiana, raccoglie per la prima volta il risultato degli scavi effettuati fra il 1986 ed il 1990 presso il sito archeologico di Filippovka, nella Russia Meridionale, dove è stato riportato alla luce un tesoro inestimabile: 200 oggetti in oro, ispirati ad un bestiario favoloso, intorno ai quali gli studiosi stanno ipotizzando l'esistenza di un popolo finora sconosciuto, diverso dai più noti Sciti e dai Sarmati. Oltre ai nuovi tesori, il percorso espositivo sarà completato da cento famosissimi reperti d'arte nomade, nucleo fondamentale della celeberrima Stanza D'Oro dell'Ermitage, che permetteranno di evidenziare i punti di contatto, ma anche le diversità con i tesori attribuiti alle culture limitrofe. Duemilacinquecento anni fa un popolo a cavallo si affaccia sul nulla. Galoppa tra la civiltà greca e la "barbarie" dei nomadi. Vaga fra l'Europa e l'Asia, il Bosforo e la lontanissima Siberia. Questo popolo senza case conosceva il fasto orgoglioso e sfacciato della reggia di Persepoli, aveva rapporti con l'Atene del Partenone, spingeva i propri emissari fino alle terre del Catai, superando gli Urali, gli Altai, la Mongolia. Gli Sciti, i Sarmati e gli altri antichi popoli delle steppe, vivevano nella zona fra la Crimea, il Caucaso e le pianure russe, nel cuore dell'Eurasia, quell'unico continente che le vicende storiche hanno diviso in due, creando una frattura fra Oriente e Occidente. Le principali notizie sulla loro storia, oltre che dai ritrovamenti archeologici, vengono dallo storico greco Erodoto, che le racconta mischiando verità certe a stravaganti fantasie e raccapriccianti dettagli. In ogni sua pagina si avverte il bagliore dell'oro, la grande ricchezza degli Sciti: nelle parole di Erodoto, l'oro scintilla dovunque, perfino sui crani dei nemici uccisi in battaglia, che venivano dorati all'interno e usati come coppe da cerimonia. Orgogliosi della propria identità, ma arricchiti dalla molteplicità degli apporti culturali di genti anche lontanissime, nel III secolo a. C. i popoli delle steppe sono stati quasi improvvisamente cancellati dalla storia e sembrano dissolversi sotto la spinta delle invasioni mongole. Il ricordo della loro cultura nomade è affidato a una sottile traccia di preziosissimi oggetti d'oro, lasciati nei kurgan, le uniche "residenze" stabili, quelle dei loro morti. All'interno di questi tumuli funerari, talvolta di imponenti dimensioni, erano ricavate le stanze in cui, al termine di un rituale dai risvolti sanguinosi e drammatici, venivano sepolti i principali esponenti delle antiche popolazioni insieme a sfarzosi corredi. I più eminenti venivano sepolti insieme ai loro cavalli, il principale patrimonio del nomade: in un kurgan sui monti Altai, nell'attuale Kazakhstan, accanto alla tomba di un principe sono stati trovati i resti di venti cavalli, alcuni dei quali "travestiti" da stambecchi giganti con l'aggiunta di corna posticce. La mostra del Metropolitan Museum di New York e di Palazzo Reale a Milano, presentando la straordinaria raccolta di oggetti preziosi del Museo dell'Ermitage, costituisce la più appassionante occasione per accostarsi al mistero e all'arte dei popoli delle steppe, e offre l'opportunità di osservare in anteprima i ritrovamenti delle più recenti campagne di scavo, i cui risultati stanno aprendo scenari clamorosamente nuovi. Fin dall'inizio del XVIII secolo, le collezioni di San Pietroburgo raccolgono i più importanti reperti dell'arte di questi popoli e in particolare gli eccezionali tesori di oggetti d'oro, quasi tutti databili fra il VI e il IV secolo a. C. Una legge emanata dallo zar Pietro il Grande riuscì a frenare i saccheggi e le ruberie all'interno delle antiche tombe: soprattutto, fu vietato fondere gli oggetti, come sciaguratamente era avvenuto fino ad allora. Il tesoro dell'Ermitage si è progressivamente arricchito e ampliato, seguendo il corso degli scavi e delle ricerche. A questo favoloso patrimonio di arte e di storia si sono recentementi aggiunti gli oggetti venuti alla luce una decina di anni fa nel sito archeologico di Filippovka e conservati nel Museo archeologico della città di Ufa. Il Ritrovamento verso la fine degli anni Ottanta, a Filippovka, non lontano dalla foce del fiume Ural sul Mar Caspio, vennero scoperti circa due dozzine di kurgan. Sebbene molti di questi fossero già stati in parte saccheggiati, un gran numero di manufatti d'oro squisitamente lavorati - trovati in un unico kurgan - sono rimasti a indicarci il sepolcro del capotribù. Oltre a straordinarie figure di cervi rivestiti di lamine d'oro (delle quali sedici sono esposte in mostra), di grandiosa forza espressiva, lo scavo ha raccolto centinaia di placche d'oro decorate con figure di altri animali - lupi, leopardi, cinghiali, cammelli, stambecchi, pesci e grifoni - che in origine adornavano ciotole di legno e coppe per le bevande. Gli studiosi ritengono che questa popolazione abbia fatto parte di una tribù nomade che occupava la zona intorno al IV secolo a.C., da associarsi forse con i Sarmati. L'arte qui testimoniata richiama quella delle culture nomadi dell'Eurasia primitiva soprattutto nella moltitudine e nella varietà delle forme animali utilizzate per ornare gli oggetti. Ma il baluginio dell'oro si accende su molti altri oggetti della vita quotidiana dei popoli delle steppe: vasi, monili, bassorilievi, foderi di armi, spilloni, appliques, ornamenti per vestiti, bardature di cavalli, rivelandone la sorprendente ricchezza culturale. A convalidare il complesso rapporto che sembra essere esistito tra culture limitrofe del primo millennio a.C., la mostra espone, inoltre, oggetti in oro provenienti da tombe scite situate vicino al Mar Nero e oggetti in oro e bronzo provenienti dal Caucaso e dall'Asia Centrale. Tra le opere più significative provenienti dal Museo Ermitage di San Pietroburgo si annoverano il pettine d'oro ritrovato nel 1913 nel kurgan Solokha (nella regione Dnepropetrovsk, Russia) e il vaso d'oro scoperto nel 1830 nel kurgan Kul'Oba (vicino a Kerch, Crimea, Ucraina). L'evento si avvale della collaborazione de, Alitalia, ATM e Il Giornale, Orario: da lunedi a mercoledi 9.30-20 / da giovedì a domenica 9.30-23 Ingresso: £ 15.000, ridotto £ 10.000 Catalogo: Electa Infoline: 0329/5257152 Ufficio Stampa:Comune di Milano - Maria Grazia Vernuccio - tel. 02.88454838 - 88450154 - fax 02.88454840, e-mail: hvernu@tin.it Assessorato Cultura e Musei - Comunicazione e immagine Camilla Talfani - tel. 02.88450293; fax 02.88450104 Electa - Isabella Di Nolfo - tel. 02.21563250 - fax 02.21563314, e-mail: dinolfo@mondadori.it Sveva Fede - tel. 0336.693767 - 0575.24566 - fax. 0575.370368 MARIALUISA DE ROMANSIO SONO L'ALFA E L'OMEGA FIGURAZIONI DALL'APOCALISSE COMO, CENTRO ESPOSITIVO SAN FRANCESCO, LARGO SPALLINO 1 (VIA CESARE BATTISTI) 9 MARZO - 25 APRILE 2001, ORARIO: 15-20, SABATO E DOMENICA 10-13/15-20, CHIUSO LUNEDÌ. INAUGURAZIONE: GIOVEDÌ 8 MARZO, ORE 18.00. PATROCINIO DEL COMUNE DI COMO, ASSESSORATO ALLA CULTURA. Il Centro espositivo San Francesco di Como, dopo la Chiesa di San Stae a Venezia, il Convento del Sacro Cuore di Trinità dei Monti a Roma e il Palazzo del Vescovado di Narni, accoglie dal 9 marzo al 25 aprile una rassegna di particolare rilievo. Sotto il titolo "Io sono l'Alfa e l'Omega" si sviluppa il mondo visionario dell'Apocalisse, riletto, rivissuto e tradotto in immagini di grande suggestione da Marialuisa de Romans, artista che giunge a questo appuntamento dopo esperienze di grande levatura che l'hanno accreditata ai massimi livelli nazionali e internazionali, con mostre e presenze in spazi espositivi di tutto il mondo (da Venezia e Roma a Tokyo, Bombay, Colonia, Ginevra, Zurigo, New York, Chicago, Rio de Janeiro, Città del Messico, ecc.). Attorno all'Apocalisse l'artista ha condotto una lunga ricerca visiva; le parole spesso ermetiche del libro sacro si sono tramutate in innumerevoli immagini. I bozzetti relativi a singole "letture", a frammenti della "parola", hanno nel tempo definito un percorso che si è completato in due grandi tele di trentadue metri quadrati ciascuna che costituiscono il fulcro della mostra. L'immersione nella visionarietà del racconto dell'apostolo Giovanni ha coinvolto e sconvolto Marialuisa de Romans, che si è sentita intimamente pervasa dal messaggio di salvezza in esso implicito e ha voluto indagarlo con gli strumenti suoi propri. "Questo mio lavoro - ha scritto nel suo diario - è diventato assai più che dipingere, è una "chiamata" dello Spirito Santo". L'opera parte da lontano. Prende le mosse nel 1990 e nel 1991 da una profonda rilettura dell'Apocalisse. Sensazioni, stimoli, visioni si accumulano sulla carta (ecco i numerosi bozzetti), ma soprattutto dentro l'animo. Solo alla fine hanno trovato sfogo nella pittura. I due teleri - Dall'abisso e L'Alfa e l'Omega - sono stati per Marialuisa de Romans una vera e propria scommessa sulla propria capacità di comporre e di vivere figure e colori. Attorno ad essi la mostra propone altri dipinti di analoga ispirazione, una trentina di bozzetti e studi preparatori, che consentono di seguire l'iter creativo e di percepire la profondità di rapporto che si è instaurata tra l'artista e il testo sacro. Promossa da "Trimarchi Arte Moderna" di Bologna, l'esposizione mette in evidenza la grande capacità di de Romans di coniugare figurazione e astrazione, ponendosi come momento riassuntivo della sua ricerca che non si è mai fatta condizionare dalle mode o dalle tendenze del momento. Per chi non la conosce questa sarà l'occasione di una scoperta; per chi invece l'ha seguita nelle prove che si sono succedute negli anni sarà questa un'ulteriore conferma delle sua capacità coloristiche e compositive. La rassegna, che si avvale del patrocinio del Comune di Como, Assessorato alla Cultura, verrà inaugurata giovedì 8 marzo alle ore 18 e resterà aperta fino al 25 aprile, da martedì a venerdì con orario 15-20, sabato e domenica 10-13/15-20, lunedì chiuso. Sarà accompagnata da un catalogo, pubblicato da Edizioni Bongiovanni di Bologna, introdotto da Mons. Gianfranco Ravasi, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Marialuisa De Romans - Mostre principali in spazi pubblici: 1972 - Città del Messico, Museo de Arte Moderno 1979 - Ferrara, Palazzo dei Diamanti 1986 - Gibellina, Museo Civico d'Arte Moderna 1987 - New York, Istituto italiano di Cultura 1991 - Chicago, Istituto italiano di Cultura 1992 - Cesena, Palazzo del Ridotto e Biblioteca Malatestiana 1992 - Busto Arsizio, Palazzo Bandera 1993 - Verona, Palazzo Forti 1994 - Roma - Convento del Sacro Cuore, Trinità dei Monti 1996 - Urbino, Palazzo Ducale 1998 - Narni, Palazzo del Vescovado 2000 - Venezia, Chiesa di San Stae. Info: uessearte via Natta 22 - Como tel. 031.269393 fax 031.267265 e-mail: uessearte@tin.it |