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4 DICEMBRE  2003

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ROMANO PRODI: PRESENTAZIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO DI DICEMBRE A BRUXELLES UN PROGETTO AMBIZIOSO PER L'EUROPA

 

Bruxelles, 4 dicembre 2003 – Di seguito il discorso tenuto al Parlamento Europeo da Romano Prodi Presidente della Commissione europea nel corso della Presentazione del Consiglio europeo di dicembre a Bruxelles” Un progetto ambizioso per l'Europa”: “Signor Presidente, Onorevoli parlamentari, Il prossimo Consiglio europeo di Bruxelles sarà l'ultimo di un anno denso di avvenimenti. In questa fase di grandi trasformazioni per l'Europa, ci troviamo di fronte a sviluppi e a decisioni di grande portata per il nostro futuro a cadenza quasi settimanale. La settimana scorsa, che si è chiusa con la riunione della Conferenza intergovernativa di Napoli, non ha fatto eccezione. Ma prima di passare al dibattito sulla nostra futura Costituzione, voglio toccare brevemente un altro argomento di attualità per la vita dell'Unione. Il prossimo Consiglio europeo sarà preceduto da una riunione straordinaria del Vertice sociale tripartito a cui prenderanno parte, al massimo livello, i capi di Stato della troica e i rappresentanti delle parti sociali e della Commissione. È infatti assolutamente essenziale coinvolgere le parti sociali in questa fase del processo costituzionale e ascoltarne la voce. Il coinvolgimento dei sindacati e delle organizzazioni degli imprenditori europei è la miglior garanzia di successo di ogni iniziativa a favore dell'occupazione. L'incontro affronterà due temi che sono al centro della Strategia di Lisbona: la nostra recente Iniziativa per la crescita e la Strategia europea per l'occupazione. Il momento centrale dell'incontro sarà la presentazione della Relazione finale della Task Force sull'occupazione da parte del suo presidente Wim Kok. La relazione della Task Force indica come far fronte alle grandi trasformazioni dell'economia e del mondo del lavoro. Fra i suoi punti qualificanti troviamo la necessità di aumentare la capacità di adattamento delle imprese e dei lavoratori, di accrescere gli investimenti nel capitale umano e, infine, di creare nuove dinamiche sociali per sostenere le riforme e accelerarne l'attuazione. La Commissione terrà conto della Relazione della Task Force e delle raccomandazioni che essa contiene per preparare il Rapporto congiunto sull'occupazione che presenterà al Consiglio di primavera del prossimo anno. Signor Presidente Onorevoli deputati, Vengo ora al tema centrale del mio discorso di oggi. La Conferenza intergovernativa entra nelle sue fasi finali. Al Consiglio europeo di Bruxelles il 12 e il 13 dicembre la posta sarà alta. Dalle decisioni che la Conferenza prenderà vedremo i frutti del nuovo metodo della Convenzione, proposto dal Parlamento europeo e dalla Commissione e approvato dai capi di Stato e di governo al Consiglio europeo di Laeken nel dicembre 2001. Un ritorno al metodo delle trattative fra governi, che abbiamo vissuto nella notte del vertice di Nizza, rappresenterebbe un fallimento politico per l'Unione. L'opinione pubblica europea non lo accetterebbe. Per la Conferenza intergovernativa, la questione chiave è stabilire in che modo l'Unione possa raggiungere i suoi obiettivi di fondo e rafforzare la sua capacità decisionale. L'unione europea si trova di fronte a tre grandi sfide. 1. Abbiamo bisogno di politiche forti e di un maggior coordinamento a livello europeo al servizio della crescita economica, della creazione di posti di lavoro e della protezione sociale. 2. Dobbiamo dare una risposta comune alle sfide internazionali legate alla sicurezza, alla libertà e alla giustizia. 3. Dobbiamo mettere in comune le forze di tutti per far fronte alle nostre responsabilità globali e per promuovere i nostri valori e i nostri interessi. L'articolo 3 del progetto di Costituzione afferma solennemente gli obiettivi dell'Unione su queste linee. La Convenzione non ha evidentemente prodotto una Costituzione perfetta per affrontare questi compiti. Tuttavia, il risultato corrisponde, forse oltre le attese, ai propositi contenuti nella dichiarazione di Laeken. La Conferenza intergovernativa finora è stata impegnata più nelle dispute interne fra gli Stati membri che nella creazione degli strumenti adeguati ai problemi e alle esigenze dell'Europa. È certo deludente che non si sia registrato alcun progresso sull'adozione di una procedura in grado di rendere possibile l'emendamento della parte della Costituzione relativa alle politiche. La Commissione sosterrà ogni sforzo che la Presidenza metterà in atto per raggiungere questo obiettivo. Pensando alle nuove sfide che emergeranno, la Costituzione non deve diventare un vincolo per la nostra azione futura. Rispetto al lavoro della Convenzione, finora l'unico progresso di rilievo è stato il progresso nella definizione della cooperazione strutturata nel campo della difesa. Su tutte le altre questioni, c'è ancora il rischio che la Conferenza intergovernativa faccia passi indietro nella direzione del metodo intergovernativo. Questo vale anche per la cooperazione europea sul diritto penale, proprio in un momento in cui tutti i leader riconoscono la minaccia della criminalità e del terrorismo internazionali. C'è inoltre chi vuole indebolire la credibilità del Ministro degli affari esteri, sempre sostenendo a parole che l'Europa deve diventare più forte ed esercitare una funzione di leadership nel mondo. Alcuni ministri sostengono che estendere il sistema intergovernativo significa rafforzare il coordinamento della politica economica, mentre ciò che serve davvero è rafforzare la capacità europea di mettere la governance dell'economia al servizio di una strategia di crescita. Alcuni paesi arriveranno perfino a proporre la reintroduzione del diritto di veto dove la Convenzione l'ha abolito, per esempio nell'area della politica commerciale. La scelta è fra queste due opzioni: o un'Europa divisa che fa da spettatore sulla scena politica mondiale, o un'Europa unita che contribuisce alla pace, alla crescita e allo sviluppo sostenibile. L'europa, con queste scelte a ritroso, rischia di diventare un continente ai margini della mappa del mondo circondato da altri, potenti protagonisti. Il progetto di Costituzione, nella sua forma attuale, fornisce gli strumenti che consentono a un'Europa unita di operare in modo più efficace. Non c'è niente di meno, ma nemmeno niente di più. Esso non crea il progetto politico del futuro. Quindi, la questione centrale che i leader nazionali devono affrontare al vertice della Conferenza intergovernativa non è quella di impegnarsi su un ambizioso progetto europeo. La vera questione è se troveranno la capacità collettiva di adottare gli strumenti che saranno necessari in futuro per intraprendere un qualsiasi progetto europeo. La Convenzione ha mantenuto e migliorato l'equilibrio dei poteri tra le diverse istituzioni dell'Unione. Una Commissione forte è indispensabile per garantire l'applicazione imparziale delle regole dell'Unione. Quindi non si devono ridimensionare all'ultimo minuto i poteri della Commissione in settori cruciali come il controllo sugli aiuti di Stato. La nostra aspirazione di diventare una vera Unione di popoli e di Stati trova espressione nel sistema della doppia maggioranza proposto per le decisioni del Consiglio. È cresciuta la legittimità democratica rafforzando il ruolo del Parlamento europeo sulle questioni legislative, politiche e di bilancio. Il potere della Corte di giustizia di difendere la supremazia della legge è stato in parte rafforzato. Una cosa è chiara. La Commissione resisterà fino all'ultimo minuto della Conferenza intergovernativa contro ogni tentativo di ridurre i poteri del Parlamento europeo, soprattutto sulle questioni di bilancio. Come ci si può aspettare che il Parlamento europeo e la Commissione spieghino e difendano di fronte cittadini una Costituzione che il Parlamento stesso avrebbe bocciato? Per quanto riguarda la Commissione , notiamo con soddisfazione che la Presidenza ha riconosciuto che la distinzione fra commissari con e senza potere di voto è troppo complessa e non funzionerebbe. Esiste una soluzione semplice che mantiene l'uguaglianza fra tutti i commissari: una Commissione composta da un commissario per ciascun Stato membro, con una struttura decisionale più decentrata e un sistema di pesi e contrappesi che ne garantisce la collegialità. È questa la soluzione che la Commissione desidera vedere nella Costituzione. Infine, il sistema di voto a doppia maggioranza proposto dalla Convenzione (50% degli Stati membri in rappresentanza di almeno il 60% della popolazione dell'Unione) è semplice ed equo. Se si vuole cambiare, bisogna andare nel senso di rendere più facile il sistema decisionale del Consiglio. La Commissione continua a preferire un sistema basato sul 50% degli Stati membri in rappresentanza di almeno il 50% della popolazione. In nessun caso la Conferenza intergovernativa può decidere un sistema di voto che rende il sistema decisionale del Consiglio addirittura più difficile rispetto al sistema di Nizza. Una Costituzione 'peggiore di Nizza' è semplicemente indifendibile. Inoltre, dobbiamo evitare a tutti i costi i mercanteggiamenti dell'ultimo minuto a Bruxelles il cui unico risultato sarebbe quello di minare la credibilità della Costituzione ancor prima che veda la luce. Non dobbiamo dimenticare che i primi referendum sulla Costituzione si terranno appena sei mesi dopo la conclusione della Conferenza intergovernativa. Signor Presidente, Onorevoli deputati, Prima di concludere, e senza entrare nel dibattito che si svolgerà più tardi in quest'aula, voglio fare alcune brevi considerazioni sulla riunione del Consiglio Ecofin che si è tenuto all'inizio della settimana scorsa. La mia valutazione della vicenda si articola su due piani: quello della sostanza e quello della procedura. Nella sostanza, il Consiglio ha trovato un accordo di massima sui piani di rientro del deficit, piani che, peraltro, sono in linea con quelli previsti nei due paesi stessi. Il Consiglio ha quindi accettato gli impegni espressi da Germania e Francia per consolidare il bilancio nel 2005. Dal punto di vista procedurale invece, la vicenda ha risvolti più seri perché il Consiglio ha deciso di seguire una strada completamente intergovernativa piuttosto che quella prevista dalle procedure istituzionali. E qui ribadisco la mia critica di fondo: non si possono prendere scorciatoie quando le norme del Trattato e del Patto--concordate all'unanimità--diventano severe o scomode. L'utilità e il valore del Trattato e del Patto dipendono dalla certezza delle regole che tutti--Commissione, Parlamento, Consiglio e Stati membri--dobbiamo rispettare. La vicenda riveste un grado di gravità che non voglio passare sotto silenzio. Mi auguro tuttavia che, così come già tante volte è avvenuto nella storia dell'Unione, dalle crisi più severe possono nascere soluzioni più innovative e durature. Penso quindi che dobbiamo guardare avanti tenendo presenti due obiettivi: uno per il presente immediato e uno per il futuro. Nell'immediato, sono certo che gli Stati membri sapranno leggere nella dichiarazione finale del Consiglio il segnale di un impegno più forte e più determinato nella direzione della crescita e della stabilità. E capiranno anche che occorre applicare le regole in modo ordinato. Da parte nostra, continueremo a fare il nostro dovere applicando il Trattato e il Regolamento del Patto. È nostra responsabilità, soprattutto in questa fase, garantire a tutti gli Stati membri un'assoluta parità di trattamento. Ricordo inoltre che la disciplina di bilancio e la stabilità sono essenziali per l'Unione economica e monetaria. La vicenda contiene tuttavia anche un insegnamento per il futuro. Ricordate tutti le valutazioni critiche che ho espresso un anno fa. Esse non condannavano il Patto, ma chiedevano con forza che esso diventasse uno strumento più intelligente per coordinare le politiche di bilancio a livello europeo. Ora che la moneta unica è un fatto acquisito, i mercati e tutti i cittadini hanno bisogno di poter contare su una vera governance dell'economia, cioè su una vera politica economica. Dobbiamo aprire una nuova fase di consolidamento e di gestione delle nostre conquiste e adattarci alla nuova situazione, ma sempre in modo rigoroso e valido per tutti. Dobbiamo ripristinare la credibilità dei nostri strumenti di governance dell'economia e della nostra Comunità di diritto in un momento in cui si svolge il dibattito sulla nuova Costituzione. Già un anno fa la Commissione ha fatto un primo passo presentando proposte concrete per rafforzare e coordinare le politiche economiche e per interpretare il Patto con maggiore flessibilità e maggiore rigore. Questa linea d'azione proposta dalla Commissione è approvata dal Consiglio europeo. Inoltre, il nostro contributo alla Convenzione conteneva già una parte relativa al rafforzamento del coordinamento della politica economica europea. La Conferenza intergovernativa ha fatto propri certi elementi delle nostre proposte. Adesso non dobbiamo mettere in discussione i timidi passi avanti che abbiamo fatto. Tuttavia, le decisioni assunte dall'Ecofin dimostrano che il problema vero ancora irrisolto è quello di un'autentica debolezza dell'attuale sistema di governance economica a livello europeo. Risolvere questo problema è la vera sfida che sta davanti a noi. Guardando avanti, e dopo una riflessione matura, la Commissione preparerà un'iniziativa in questo senso. A mio avviso, rivedere le norme di attuazione del Patto non è sufficiente. Dobbiamo approfondire il dibattito sulla politica fiscale nel contesto più ampio della sorveglianza e del coordinamento generale della politica economica. Soprattutto, occorre collegare più strettamente le politiche di bilancio all'obiettivo più generale che consiste nell' aumentare il potenziale di crescita senza compromettere la sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche. In questo senso, dobbiamo utilizzare più attivamente i Grandi orientamenti di politica economica congiuntamente con il Patto di stabilità e di crescita come strumenti di coordinamento delle politiche economiche per garantire il buon funzionamento dell'Unione economica e monetarie e il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona. Occorre trovare un nuovo equilibrio fra questi due strumenti per mantenere la disciplina di bilancio e, allo stesso tempo, stimolare la crescita. Signor Presidente, Onorevoli deputati, Nei pochi giorni che ci separano dal Consiglio europeo di Bruxelles, dobbiamo operare con forza e con ottimismo per raggiungere i grandi risultati che si siamo proposti. In questo modo, la Costituzione che sta nascendo chiarirà i nostri obiettivi di fondo, saprà definire con maggior precisione il campo d'azione dell'Unione e renderà più semplice e trasparente il funzionamento delle nostre istituzioni. Sono certo che lasceremo alle generazioni future un'Unione che non sarà solo più grande e più influente, ma anche più coerente, più democratica e più vicina a tutti i cittadini europei. Non possiamo accontentarci di meno”

 

RINVIGORIRE I PARTENARIATI PUBBLICO-PRIVATO PER L'INNOVAZIONE
Bruxelles, 4 dicembre 2003 - Un consorzio di partner europei ha presentato una serie di nuove raccomandazioni per la creazione di un mercato europeo in grado di abbinare sistematicamente i progetti di ricerca finanziati dal settore pubblico agli investitori privati più adatti. L'iniziativa Euromaplive è una misura d'accompagnamento della durata di un anno, finanziata nell'ambito del Quinto programma quadro, volta ad analizzare le possibili modalità d'incremento dei benefici economici che l'Europa trae dalla scienza e dalla ricerca. Il Notiziario Cordis ha intervistato Giovanni De Duonni del Gruppo Capitalia (Banca di Roma) - uno dei sei partner del progetto - e Maurizio Borghi della Dg Ricerca della Commissione europea, il quale si occupa di finanziamento dell'innovazione nell'ambito della priorità tematica "Nanotecnologie, materiali e processi di produzione" del Sesto programma quadro (6Pq). Le raccomandazioni del progetto sono basate su un'analisi dettagliata e sulle interviste effettuate ad oltre 130 operatori del settore del finanziamento dell'innovazione di tutt'Europa, approccio che, secondo Borghi, è pienamente condiviso dalla Commissione. "Poiché viviamo in un mondo sempre più complesso, quando si affrontano questioni complicate è importante raccogliere le opinioni di tutti gli attori coinvolti, in questo caso Pmi [piccole e medie imprese], grandi società, istituti finanziari e organismi pubblici", ha dichiarato Borghi. Il progetto Euromaplive individua una serie di fattori che impediscono di trasformare un numero maggiore di innovazioni frutto della ricerca pubblica, in applicazioni commerciali. Fra questi figurano il problema dei modelli d'innovazione, "incalzati dalla tecnologia" anziché "orientati al mercato" e la tendenza degli inventori che cercano opportunità commerciali a "restare in loco". Altri ostacoli riguardano la riluttanza degli inventori ad assumersi i rischi delle imprese a base tecnologica e la scarsa conoscenza, da parte delle Pmi, degli strumenti finanziari che gli investitori sono in grado di offrire. I partecipanti al progetto suggeriscono varie opzioni per contenere tali problemi. Innanzitutto, propongono di incrementare il numero di partenariati pubblico-privato nella prima fase dei progetti d'innovazione. Ciò consentirebbe ai partner, sia pubblici che privati, di valutare insieme la gamma completa dei rischi connessi alla ricerca e all'innovazione, dando vita ad una cultura della "condivisione del rischio", che potrebbe stimolare l'interesse degli investitori nelle imprese a base tecnologica. Una seconda raccomandazione propone di basare il finanziamento pubblico dei progetti di ricerca su una procedura strutturata in due fasi. La fase 1 prevede la presentazione di una proposta sintetica, che verrebbe valutata principalmente in base alle aspettative di crescita e alle esigenze del mercato. La creazione di un mercato europeo, secondo la raccomandazione, consentirebbe di abbinare i progetti ammessi ad un finanziamento nella prima fase ad investitori appropriati. La fase 2 consiste nella presentazione alle autorità pubbliche di un piano imprenditoriale completo, corredato delle informazioni su eventuali accordi finanziari già siglati con altri investitori. Se giudicato positivamente dagli enti finanziari, il progetto riceverebbe un pacchetto di finanziamenti pubblici e privati complementari. A tal proposito, Borghi ha osservato che la Commissione sta incoraggiando i proponenti nell'ambito del 6Pq ad includere un piano imprenditoriale nelle loro proposte di progetto. Si tratta di un notevole cambiamento rispetto al passato, quando la rilevanza scientifica e la presenza di validi partenariati erano considerate i principali elementi di una proposta: "Alcuni sottovalutano i requisiti di un buon piano imprenditoriale e l'evidenza di una gestione efficace [...]. In alcuni casi, può essere necessario un cambiamento di mentalità", ha affermato Borghi. Parlando a nome del progetto Euromaplive, De Duonni ha affermato che le raccomandazioni del consorzio contrastano con l'idea secondo cui i partenariati pubblico-privato distorcerebbero il mercato. "Contrariamente a quanto pensiamo, negli Usa le piccole imprese ricevono un forte sostegno dai fondi pubblici", ha spiegato De Duonni, aggiungendo: "La sfida per l'Europa, quindi, consiste nel rafforzare il coordinamento dei fondi pubblici e privati: da qui la grande rilevanza di questo progetto". Entrambi gli intervistati hanno ricordato il successo del workshop conclusivo del progetto Euromaplive, svoltosi a novembre, il quale ha registrato un numero elevato di partecipanti ed è stato contrassegnato dagli interventi di importanti protagonisti del finanziamento dell'innovazione e dei partenariati pubblico-privato. Iniziative di questo tipo, si auspica, serviranno a migliorare la comprensione delle questioni in gioco e condurranno ad uno sforzo congiunto per il potenziamento degli investimenti nelle attività innovative. Infolink: http://www.Euromaplive.icon-innovation.de/index.html

 

 

L'ISTUD FOTOGRAFA LA LA CORPORATE SOCIAL RESPONSIBILITY (CSR) IN 28 MULTINAZIONALI EUROPEE
Milano, 4 dicembre 2003 - La Corporate Social Responsibility (Csr) ha oggi in Europa un carattere evolutivo e dinamico. Pur non essendo possibile definire un modello unico di pratica della Csr, è però evidente che essa impatta e trasforma la strategia, la comunicazione, l'organizzazione e lo stile di management delle multinazionali europee, influenzando le attività "core" delle aziende, mentre è ancora poco incisiva l'influenza della Csr sull'innovazione di business o di prodotto e quasi mai la Csr è trattata come oggetto specifico di pianificazione e controllo. E' quanto è emerso oggi nel convegno milanese "Pratiche socialmente responsabili", cui hanno partecipato un centinaio tra amministratori delegati, direttori generali e manager d'impresa, nel corso del quale l'Istud - Istituto Studi Direzionali ha presentato i risultati definitivi del progetto Rebus - Relationship between Business & Society, un progetto finanziato dall'Unione europea, promosso dall'Istud e patrocinato dall'Associazione Istud per la cultura di gestione. Il progetto, che si è articolato nell'arco di due anni (novembre 2001-dicembre 2003), ha ricostruito la percezione che il management e la società nel suo complesso hanno del tema della responsabilità sociale attraverso 28 casi di studio di grandi imprese in Italia, Francia, Germania e Svizzera. I partner dell'Istud in questo progetto sono stati: Formaper-azienda speciale della Camera di Commercio di Milano, che si è occupata nello specifico della realtà delle piccole e medie imprese; Sfera - Servizi Formativi Emiliano-romagnoli Associati; bfz Norimberga Berufliche Fortbildungszentren der Bayerischen Wirtschaft, che ha studiato le realtà aziendali tedesche; Esc Grenoble - École Superieure de Commerce di Grenoble per le aziende francesi. Le 28 aziende che hanno partecipato alla ricerca in Italia sono state: Abb; Banca Popolare di Milano; Boehringer Ingelheim Italia; Citigroup; Comprabene; Granarolo; Ikea Italia; illycaffè; Italcementi; Ortho-clinical Diagnostics; Sabaf; Unicredito Italiano. In Francia, Germania e Svizzera: Adidas Salomon; Bmw; Credit Suisse Group; Datev; Evian; Hvb; Ina-schaeffer; Legrand; Migros; Rossignol; Schneider Electric; Schurter; Seb Tefal; Siemens; Stmicroelectronics; Verlag. La metodologia utilizzata è stata la metodologia qualitativa dello studio dei casi con interviste in profondità ai profili aziendali: amministratore delegato e/o direttore generale; responsabili di funzione; responsabili "Csr" ove presenti; altre figure ritenute rilevanti per la specificità del caso. Secondo le evidenze della ricerca, non esiste un modello dominante nell'esercizio della Csr, mentre sono evidenti alcuni elementi che ci consentono di capire meglio come le diverse componenti dell'agire aziendale vengono influenzate e modificate dal crescente impatto della Csr. Csr e strategia aziendale- La Csr influenza le attività "core" della catena del valore in più della metà dei casi studiati, mentre è ancora poco incisiva l'influenza della Csr sull'innovazione di business o di prodotto. I diversi "stakeholder" sono indicati come i beneficiari diretti delle strategie di Csr. I confini tra interno ed esterno dell'impresa sono "sfumati" quando si parla di Csr e vengono invece evidenziati effetti molteplici e multidirezionali delle azioni di Csr sui diversi stakeholder. La quantificazione dell'investimento in Csr non è una priorità. Csr e comunicazione- La questione è controversa per la presenza di due filosofie opposte: quella del "fatti non parole" e quella del "parlarne per fare cultura"; quest'ultima sembra quella che più probabilmente si affermerà nel prossimo futuro. I destinatari della comunicazione della Csr sono principalmente all'interno dell'azienda e, come dipendenti o collaboratori, sono indicati come i protagonisti della creazione di una nuova identità aziendale, e della diffusione di quest'ultima anche verso l'esterno. Csr e organizzazione- La responsabilità della Csr è distribuita lungo la struttura organizzativa: sono rari i casi in cui compaiono unità dedicate. Il top management, con il contributo delle funzioni di staff della Csr, è direttamente coinvolto nella gestione di questa issue. La partecipazione e il coinvolgimento del middle management sono decisamente limitati. Csr e stile di management- La leadership è decisiva, soprattutto nelle fasi di innovazione e cambiamento verso la Csr. Il processo decisionale sulla Csr è prevalentemente direttivo e top-down. I sistemi di gestione delle risorse umane sono pesantemente influenzati dai principi della Csr. Gli artefatti più diffusi sono i codici etici e le carte dei valori. Solo in pochi casi un esplicito riferimento alla Csr è presente nella mission dichiarata. Csr e pianificazione & controllo- La Csr non è quasi mai trattata come oggetto specifico di pianificazione e controllo. Il bilancio sociale nelle sue diverse forme è presente nella maggior parte delle imprese analizzate. Per quanto prevalgano i casi in cui viene utilizzato come strumento di comunicazione, emerge tuttavia una tendenza verso un utilizzo gestionale del bilancio sociale. La certificazione Iso9000 è spesso il punto di partenza della revisione dei processi che conduce, nella maggior parte dei casi, alla certificazione ambientale Iso 14000 e/o Emas. La certificazione etica (Sa 8000) è quasi del tutto assente. Il "ciclo di maturità della Csr"- La Csr sembra avere un carattere evolutivo e dinamico: è possibile tracciare un "ciclo di maturità della Csr", determinato dalla particolare combinazione dei modi con cui la Csr influenza, in ciascuna impresa: 1) la relazione con il mondo esterno, ovvero il cosa faccio e come lo comunico; 2) i processi di integrazione interna, ovvero come coordino e controllo. «La creazione e la diffusione nelle imprese di una cultura di Csr - afferma Marella Caramazza, Direttore Generale dell'Istud - Istituto Studi Direzionali - passa attraverso il susseguirsi di momenti in cui la Csr influenza vicendevolmente opzioni strategiche e soluzioni organizzative e produce, nei casi più auspicabili ancorché rari, lo sviluppo armonico e coerente di entrambe le dimensioni. La ricerca mette in luce che la sperimentazione di pratiche socialmente responsabili porta i membri dell'organizzazione ad apprendere nuovi modi di operare, di "fare business" e successivamente a consolidare prassi e valori, assenti fino ad ora nella cultura dell'impresa, compatibili con le attese di chi rappresenta, a vario titolo, il contesto esterno in cui l'impresa opera».

 

LA RESPONSABILITA ’ SOCIALE COME FATTORE COMPETITIVO PER LE AZIENDE IN CAMERA DI COMMERCIO UNA GIORNATA FORMATIVA GRATUITA
Milano, 4 dicembre 2003. La responsabilità sociale è la scelta, da parte di un’impresa, di integrare nelle sue strategie e prassi gestionali anche attenzioni di carattere sociale e ambientale, sia all’interno dell’azienda, che verso l’esterno. Un’opportunità per le piccole e medie imprese che potranno diffondere l’utilizzo di questi buoni comportamenti, aiutati anche da Formaper, azienda speciale della Camera di Commercio di Milano, che ha organizzato, per giovedì 11 dicembre, una giornata formativa gratuita presso la sua sede, in Via Camperio 1 a Milano - Sala Turchese, ore 9-18. “Sensibilizzare le imprese sul tema della responsabilità etica e sociale significa promuovere un mercato più equo, e quindi più efficiente, in tutte le sue componenti – ha commentato Renato Borghi, Presidente Formaper, azienda speciale della Camera di Commercio di Milano –. La Camera di Commercio, nei cui compiti istituzionali vi è quello di regolazione del mercato, ha voluto in questo senso promuovere l’incontro proprio per diffondere la cultura della certificazione etica e sociale: le imprese che la adottano possono godere di un vantaggio in termini di competizione, immagine e affidabilità”. Temi della giornata informativa - Verranno trattati il concetto di Responsabilità Sociale delle imprese: lo scenario. Opportunità e limiti degli strumenti di attuazione: Codice Etico, Bilancio Sociale, norma Sa8000. La Responsabilità sociale nella gestione dei collaboratori: se può servire alle imprese una gestione socialmente responsabile delle risorse umane. I vantaggi, i costi di una gestione di questo tipo e alcuni orientamenti. L’incontro e il progetto Rebus - L’iniziativa nasce all’interno del progetto Rebus, Relationship between Business & Society, finanziato dalla Commissione Europea – Dg Occupazione e Affari Sociali - nell’ambito dell’articolo 6 del Fondo Sociale Europeo. Il progetto Rebus ha ad oggi coinvolto numerose piccole aziende, con un duplice risultato: da una parte, alcune esperienze aziendali sono diventate casi di responsabilità sociale, pubblicati prossimamente in un libro "La responsabilità sociale e le piccole medie imprese"; dall'altra, è stato condotto un progetto pilota nell’area nord Milano, in collaborazione con l'Associazione Imprenditori Nord Milano, per diffondere le buone prassi della responsabilità sociale nelle piccole imprese operanti in quel territorio. Dall’esperienza maturata è emerso come la responsabilità sociale possa produrre risultati tangibili e contribuire al successo aziendale. Che cosa si intende per Rsi (Responsabilità Sociale dell’Impresa) - Promuovere azioni di responsabilità sociale significa per una impresa essenzialmente decidere di propria iniziativa di contribuire a migliorare la società e rendere più pulito l'ambiente. Sono azioni di responsabilità sociale le buone prassi collegate all'istruzione e alla formazione lungo tutto l'arco della vita, all'organizzazione del lavoro, all'uguaglianza delle opportunità, all'inserimento sociale, alla tutela dell'ambiente, allo sviluppo della comunità locale, quindi allo sviluppo sostenibile. Un numero sempre maggiore di imprese europee promuove azioni di responsabilità sociale in risposta ad una serie di pressioni sociali, ambientali ed economiche. Infatti, il nuovo cittadino e il nuovo consumatore sono sempre più attenti e apprezzano le aziende che non inquinano o che adottano sistemi di tutela dell'ambiente, aziende che non usano lavoro minorile, che non fanno discriminazioni tra i dipendenti uomini e donne, che non utilizzano forme di lavoro nero. Quindi le imprese che si trovano ad affrontare il concetto di responsabilità sociale investono nel loro avvenire, sempre più consapevoli del fatto che la responsabilità sociale può rivestire un valore economico diretto. Per informazioni e adesioni: Segreteria Organizzativa Formaper - Tel. 02/8515.4342 - Fax 02/8515.5331 E-mail: formaper.Mkt2@mi.camcom.it

 

CERIMONIA PER IL 40° ANNIVERSARIO DEL PRIMO EUROBOND NELLA STORIA INTERVENTO DELL'AMMISTRATORE DELEGATO DI AUTOSTRADE, VITO GAMBERALE
Milano, 4 dicembre 2003 - Il contesto economico degli anni '60 - Il contesto macroeconomico in cui si svolge il primo bond della storia europea, emesso dalla Società Autostrade nel 1963 e collocato dall'allora Sg Warburg, è l'Italia in pieno boom. All'inizio degli anni '60 il Paese si era lasciato alle spalle le distruzioni della guerra, la produzione industriale era in pieno sviluppo e i tassi di crescita medi annui registravano valori superiori al 5%. Protagonisti dello sviluppo furono i grandi gruppi industriali, come Fiat e Pirelli, ma anche le imprese a partecipazione statale, come Sip-stet, Eni, Rai e Autostrade, le quali svolsero un ruolo fondamentale nella costruzione delle reti di infrastrutture per la mobilità e la comunicazione che resero possibile il nascente benessere. 40 anni dopo... - Oggi il sistema macroeconomico si muove su binari opposti. Il problema è individuare i fattori che possono sollevare l'attività produttiva dal ristagno e stimolare la crescita e i consumi, considerando anche che i paradigmi competitivi sono cambiati e che lo scenario è un sistema di concorrenza su scala globale. In questo quadro, il ruolo di volano svolto dalle infrastrutture è ancora più importante: non si tratta solo di supportare un'economia in crescita, ma di stimolare un nuovo ciclo di sviluppo, attraverso l'ammodernamento del network esistente e la creazione di sistemi integrati di reti e servizi. Le condizioni di allora - I due diversi scenari macroeconomici sono accomunati da politiche di stabilizzazione monetaria, di controllo dei tassi di inflazione e di mantenimento di bassi tassi di interesse. Nel 1963 fu emesso dalla Società Autostrade sul mercato finanziario interno un primo bond venticinquennale, per un importo totale di 60mld di vecchie lire, ad un tasso del 5,5% (un tasso competitivo anche oggi). Nello stesso anno Autostrade emise anche un prestito obbligazionario, sempre al 5,5%, di 15 milioni di $Usa (al cambio di 621 lire per dollaro), garantito dall'Iri e collocato sul mercato europeo, con un sindacato di collocamento presieduto dalla S.g. Warburg&co. Ltd. Di Londra. L'istituto per la Ricostruzione Industriale assunse a suo carico il rischio derivante dall'oscillazione dei cambi. Entrambe le operazioni avvennero parallelamente all'impegno della Società Autostrade per lo sviluppo di una rete nazionale di viabilità autostradale nel Paese, così come programmato da Governo e Parlamento. I piani di sviluppo della rete autostradale italiana negli anni '60 - Nel 1963 la Società Autostrade aveva quasi portato a compimento l'Autostrada del Sole (Al Milano-napoli), opera emblematica del processo di modernizzazione del Paese, concessa dall'Anas con la prima Convenzione del 1956. Nel 1963 la società aveva circa £224m1d di indebitamento finanziario netto con le banche e con l'Iri ed aveva ricevuto l'approvazione, da parte del governo Fanfani, del "Piano di sviluppo del sistema autostradale". Il Piano, predisposto con la consulenza dell'ufficio studi dell'Iri, diretto da Pasquale Saraceno, contava su stime di incremento annuo del parco circolante pari a circa il 10% annuo e su tassi di crescita del traffico di oltre il 15% all'anno. L'obiettivo era quello di disegnare una linea tirrenica, una dorsale centrale e una direttrice adriatica. La logica era quella di collegare i grandi centri industriali del nord con il resto del Paese, in modo tale da servire i flussi di mobilità nord-sud e, nello stesso tempo, inserire in un sistema integrato le arterie autostradali già esistenti (es., primo tronco autostradale a pedaggio nel mondo, Milano-varese, 42 Km , inaugurata nel 1924; Milano-bergamo, 1927; Napoli­pompei, 1928; Bergamo-brescia, 1931; Torino-milano, 1932; Firenze-mare, 1933; Autocamionale Genova-serravalle- Scrivia, 1935). I ritmi di crescita del traffico e del parco circolante si dimostrarono coerenti con le stime. Nel 1960 le automobili immatricolate erano quasi 2 milioni; nel 1970 superavano abbondantemente i 10 milioni. Il traffico sulla rete gestita da Autostrade, si confermava in linea con le previsioni. La stasi realizzativa degli anni seguenti - Rispetto alla crescita del decennio precedente, il trentennio 1970-2000 segna una stasi della fase realizzativa di opere autostradali, a fronte di un costante incremento della mobilità delle merci e dei passeggeri sul territorio. La strada è la modalità più efficiente e flessibile in un contesto, quale quello italiano, caratterizzato da numerose aree urbane e da un tessuto imprenditoriale di piccole e medie imprese. I fattori che contribuirono a determinare il consistente gap tra domanda di mobilità e offerta di infrastrutture autostradali sono numerosi e complessi. Negli anni '70 la stasi realizzativa fu determinata, all'inizio, dalla crisi energetica e, successivamente, dall'entrata in vigore di una legislazione fortemente restrittiva riguardo alla costruzione di nuove opere (Dl 13 agosto 1975, n.379). Negli anni '80 il blocco alla realizzazione di nuove infrastrutture autostradali fu, solo in parte, superato, e le opere in programma spesso non furono realizzate per motivi di compatibilità ambientale e per vincoli di carattere burocratico-amministrativo. La storia di Autostrade negli anni '90: una storia di innovazione - Malgrado lo stallo della fase realizzativa, la forza innovativa di Autostrade, in Italia e nel mondo, non si è arrestata. Nel 1990 la Società ha introdotto il primo sistema di esazione dinamica al mondo, il Telepass, che oggi conta circa 3,8 milioni di utenti, che rappresentano circa il 50% del mercato europeo. Nel 1992 Autostrade ha partecipato al primo progetto di autostrada a pedaggio nel Regno Unito, la M 6 Toll di Birmingham, la cui entrata in esercizio è prevista per la fine del 2003. Nel 1995 la Società ha realizzato la prima autostrada a pedaggio finanziata con risorse private negli Stati Uniti, la Dulles Greenway , in Virginia. Nel 1999 Autostrade è stata privatizzata con grande successo da parte dello Stato, che ha realizzato la più grande operazione in Europa nel settore. Con l'aiuto di Ubs, nel 2002 Autostrade si è aggiudicataria della concessione decennale assentita dal governo austriaco per la costruzione e gestione del primo sistema di esazione mutilane applicato su scala globale a 2000 Km di rete stradale e autostradale nazionale. Altri esempi di mutilane esistono solo a Toronto e Melbourne, su scala limitata (50- 100 Km ). Il sistema entrerà in esercizio a gennaio del 2004. Il rilancio infrastrutturale del Paese - Sul fronte delle nuove opere, la svolta per l'Italia arriva nel 2001 con la Legge Obiettivo , che ha introdotto una fase di rilancio delle infrastrutture per il Paese. Autostrade partecipa in prima linea alla fase di ricostruzione del Paese, con un piano di investimenti complessivo di circa €20 mld (includendo le opere già in corso di costruzione, gli interventi compresi nel 4° Atto Aggiuntivo, in fase di approvazione presso il Cipe, gli investimenti delle società controllate e la partecipazione a società di progetto finalizzate ad altre iniziative in ambito autostradale). Autostrade si proietta fortemente in una dimensione europea e vuole svolgere un ruolo attivo nel processo di evoluzione del sistema autostradale italiano verso le reti transeuropee, nel contesto dell'allargamento ad Est dell'Europa unita. Nei 2003 Autostrade ha varato il Progetto Mediterraneo, a valle del rafforzamento degli azionisti di controllo attraverso l'Offerta Pubblica di Acquisto dei febbraio 2003. Il Progetto Mediterraneo risponde all'esigenza di adeguare la struttura organizzativa del Gruppo Autostrade sulla base dei modelli di corporate adottati dai principali operatori del settore in Europa. Con il Progetto Mediterraneo è stato dato rilievo strategico al core business autostradale attraverso l'impegno diretto della società, che ha assunto la nuova denominazione di "Autostrade per l'Italia". Il nuovo nome enfatizza l'impegno che Autostrade si assume, oggi come negli anni ' 60, in questa nuova fase di rilancio della costruzione di infrastrutture per il Paese intrapresa dal governo. La capacità finanziarie e gestionali del Gruppo - Al termine delle grandi operazioni sul capitale, effettuate secondo criteri di trasparenza e di tutela degli interessi degli azionisti di minoranza nel corso del 2003, la Società si è dotata di una struttura finanziaria snella ed efficiente. A valle di queste operazioni, il punteggio assegnato dalle agenzie di rating Moody's e Standard&poor (rispettivamente, A e A3) riflette la credibilità della Società Autostrade presso i mercati creditizi. Coerentemente con il nuovo profilo, la Società guarda ai mercati finanziari come fonte di approvvigionamento per sostenere il piano di sviluppo del Paese. Per favorire lo sviluppo delle infrastrutture e dei collegamenti internazionali, servono gruppi ad assetto privatistico con grande capacità realizzativa e gestionale, con forte reputazione sul mercato, sia in termini di assets finanziari (rating e attrattività presso risparmiatori e investitori istituzionali) che in termini di assets tecnici (concretezza e valore tecnico dei progetti, efficienza e funzionalità gestionale). Conclusioni - Oggi, come nel '63, Autostrade guarda con grande interesse ai mercati finanziari, e in particolare ai mercati obbligazionari internazionali, come fonte di finanziamento efficiente a sostegno dei piani di investimento del Gruppo. La storia ed i primati di Autostrade definiscono il profilo di un'azienda che ha costruito la propria solidità nel tempo, lontana dagli esempi recenti, che hanno generato forte scetticismo da parte degli investitori verso i corporate bond. Autostrade è il maggiore operatore privato del settore; E' membro del Mib30 e del Msci World Index, l'indice mondiale dei titoli a maggiore capitalizzazione; Ii 70% del flottante della società è detenuto da investitori istituzionali internazionali. E ci è motivo di orgoglio constatare che più della metà del flottante di Autostrade è in mano ad operatori di Gran Bretagna e Stati Uniti, paesi da sempre, e sempre più, attenti ai temi di governance societaria, trasparenza e comunicazione. Autostrade ha il rating più elevato tra i gruppi industriali privati italiani; Per il secondo anno consecutivo, Autostrade è stata selezionata, unitamente a sole due altre aziende italiane quotate, come componente del Djsi Stoxx (Dow Jones Sustainability Index Stoxx), il più importante indice etico che misura le imprese sotto il profilo della sostenibilità economica, sociale e ambientale. Si conferma così che i gruppi privati possono contribuire attivamente allo sviluppo dei Paese, senza gravare sulla finanza pubblica, ricorrendo ai mercati finanziari quale fonte per lo sviluppo delle infrastrutture e della crescita economica.

 

40° ANNIVERSARIO DEL PRIMO EUROBOND NELLA STORIA INTERVENTO DI INNOCENZO CIPOLLETTA, PRESIDENTE DI UBS CORPORATE FINANCE ITALIA
Milano, 4 dicembre 2003 - Il clima economico del 1963 - Quando venne emesso il bond Autostrade nel luglio 1963 non ero in Ubs, ma ricordo bene quell'anno. Avevo allora 22 anni e muovevo i miei passi tra l'Università a Roma e la Comunità Economica Europea a Bruxelles, dove svolgevo uno stage. Vivevo l'entusiasmo per la costruzione europea e percepivo l'eccitazione di una vita internazionale: una vita non più riservata solo alle classi agiate o, per converso, ai poveri emigranti, come era stato fino ad allora. Ma possibile per tutti e che ci faceva lasciare alle spalle i non lontani e drammatici anni della guerra. L'italia viveva allora la prima crisi congiunturale di natura classica, nata dal surriscaldamento dell'economia, che cresceva a ritmi elevati negli anni del cosiddetto "miracolo economico". Secondo la cronologia ciclica definita dall'Isco, vivevamo la terza fase ciclica dell'economia italiana: la fase di espansione era iniziata nell'agosto del 1958 ed aveva raggiunto il suo culmine proprio nell'ottobre dei 1963, mese in cui iniziò una forte fase di recessione che durò 15 mesi, fino al gennaio 1965. Così quella fase veniva descritta dall'Isco (Rapporto al Cnel del 5 febbraio 1965): "si è verificato un eccesso di domanda sia sul mercato dei fattori, sia sul mercato dei beni. Sul primo l'effetto si è manifestato in una pressione sul credito e raggiungendo 11 pieno impiego della mano d'opera; sul mercato dei beni l'eccesso di domanda ha influenzato anche gli scambi con l'estero" Di fatto la crescita economica era particolarmente forte (6% l'aumento del Pil), ciò che aveva fatto salire l'inflazione all'8% ed aveva squilibrato i conti con l'estero. Già a quell'epoca c'era una sorveglianza europea, pur in assenza di un Patto di Stabilità. La Comunità Economica Europea emanava dei suggerimenti ed espresse il timore che, dall'Italia, l'inflazione si propagasse al resto dell'Europa di allora: si parlò allora di "focolaio italiano" di inflazione. Le autorità italiane intervennero, prima con una stretta monetaria e poi con una politica fiscale restrittiva. Si attuò quella che, nella nostra storia, fu chiamata la "stretta Cadi Colombo" (dai nomi del Governatore della Banca d'Italia e del Ministro del Tesoro) volta a frenare l'inflazione ed a contenere le richieste salariali. Notava infatti il Governatore della Banca d'Italia Guido Carli nella relazione letta all'Assemblea del 30 maggio 1964: "i livelli retributivi, che già nel 1962 arano aumentati più della produttività, sono saliti nel 1963 in misura più elevata dell'anno prima, mentre l'incremento della produzione per occupato è diminuito, cosicché l'aumento del costo del lavoro per unità di prodotto è stato molto maggiore" In effetti, le retribuzioni lorde erano aumentate in quell'anno del 22% ed il costo del lavoro per unità di prodotto era cresciuto del 16%. Da allora e per molti anni in Italia la parola "congiuntura" divenne sinonimo di crisi, licenziamenti, squilibri ed ogni tipo di disagio economico, tanto che venne celebrata in un film degli anni sessanta dal titolo "La congiuntura" di Ettore Scola, interpretato da Vittorio Gassman e centrato sulle tragicomiche vicissitudini di un nobile coinvolto in esportazioni illegali di capitali. Il prestito Autostrade - In questo contesto congiunturale, il prestito Autostrade, fortemente voluto da Guido Carli, testimoniava dell'attenzione che le autorità monetarie dell'epoca portavano alla crescita economica a medio termine del paese, pur in presenza di forti difficoltà congiunturali. La stretta del credito, operata all'interno del paese per motivi congiunturali e volta a domare un focolaio inflazionistico, non doveva impedire la realizzazioni di opere importanti per il paese o strangolare imprese rilevanti, come erano allora quelle del gruppo Iri. Ecco allora che si determinò una "coalizione di capacità e di intelligenze": la propensione di Guido Carli, Governatore della Banca d'Italia, a guardare fuori dal nostro paese; la sensibilità e la prontezza di una "giovane" banca d'affari inglese, quella di Siegmund Warburg; la consistenza e la vivacità dei gruppo industriale Iri con Autostrade e Finsider. Con quell'emissione iniziò di fatto l'euromercato che avrebbe avuto tanti sviluppi. Con quell'operazione si consentì all'Italia di non fermare il suo sforzo di infrastrutturazione di cui aveva un enorme bisogno. Tanto più che la vitalità dell'economia con il suo miracolo economico cominciava a mostrare alcuni limiti. Non è questa la sede per dibattere quali furono le cause che portarono ad una certa disaffezione degli imprenditori e ad un rallentamento della propensione ad investire (lo sciopero degli investimenti, come venne definito), mentre i capitali uscivano copiosi dal paese che si avviava ad entrare nell'autunno caldo dei 1969. Di certo, alla fine degli anni sessanta, appariva chiaro che la fase eroica della crescita economica era esaurita e c'era un certo smarrimento su come ritrovare quello spirito di inventiva e di sacrificio che aveva consentito l'uscita dai disastri della seconda guerra mondiale. Una riflessione al presente - Fatte tutte le dovute proporzioni e differenze, anche oggi ci troviamo di fronte ad una fase di incertezza. E' terminato il processo di aggiustamento macroeconomico che ci ha consentito di entrare nell'euro, Abbiamo domato l'inflazione che era penetrata nella vita economica del paese per ben venti anni dopo la prima crisi da petrolio. Abbiamo ricondotto il disavanzo pubblico entro margini europei (che oggi appaiono più elastici di quelli per i quali ci eravamo allora impegnati). Ma la spinta dell'economia si è affievolita, la crescita è ridotta ai minimi termini, il bisogno di infrastrutture è cresciuto dopo anni di rinuncia e di rinvio. Le nostre imprese stentano a tenere il passo con la competizione internazionale e la loro dimensione, come segnala continuamente Antonio Fazio Governatore della Banca d'Italia, è troppo piccola per consentire quello sforzo di innovazione di investimento che garantisca loro una posizione di controllo sui mercati internazionali. 2 Abbiamo ancora bisogno, quaranta anni dopo, di una coalizione di capacità e di intelligenze, come quella che consentì, negli anni del miracolo economico, la crescita dimensionale del paese. Abbiamo bisogno di infrastrutture moderne: l'ammodernamento ed il completamento del sistema autostradale, con una particolare attenzione ai collegamenti con i paesi dell'Europa Centro-orientale che nel maggio del 2004 faranno parte integrante dell'Unione Europea. La costruzione delle linee ferroviarie ad alta capacità ed alta velocità: dal tratto italiano dei corridoio numero 5 (Lione - Torino - Milano - Venezia - Trieste - Lubiana), al tunnel del Brennero, al secondo valico della Genova - Milano, fino all'ammodernamento della tratta da Napoli a Messina e Palermo. Opere come il Ponte sullo Stretto di Messina ed il tunnel per l'attraversamento di Genova. Dobbiamo costruire linee metropolitane per le nostre città. Dobbiamo aprire le autostrade dei mare con le infrastrutture portuali. E mi fermo, perché la lista delle necessità potrebbe continuare per molto. Abbiamo la necessità di far crescere il tessuto industriale in termini di soggetti, di mercati e di dimensioni di impresa. Questo significa investire nella ricerca, alimentare una domanda pubblica innovativa. Far crescere le imprese, attraverso anche fusioni ed acquisizioni, in modo che si collochino sui mercati internazionali in posizioni tali da poter gestire le loro strategie. Ecco allora che c'è lo spazio, anzi la necessità, di una convergenza di più attori. Delle istituzioni, che sappiano creare le condizioni per una crescita dei paese entro un sistema di regole che siano rispettate e che non costituiscano una gabbia. Delle imprese, che abbiano ambizioni di competere sui mercati internazionali e che siano pronte a darsi quelle strutture organizzative e finanziarie che consentano loro di operare con una visione di medio termine. Di un sistema finanziario, che sia composto da soggetti attenti alle possibilità di crescita, capaci di facilitare i processi di aggregazione delle imprese e che sappiano trovare strumenti e mezzi finanziari per la realizzazione di grandi progetti. Da parte nostra, confermiamo l'impegno di Ubs ad essere vicina alle esigenze degli attori economici dell'Italia, così come lo è stata sin dai tempi dei miracolo economico, come questa cerimonia ricorda. In questi 40 anni abbiamo seguito ed accompagnato costantemente l'Italia, nello sforzo delle imprese per crescere, nei processi di privatizzazione, negli accessi alla Borsa, nei finanziamenti per le opere di infrastrutture. Non per pubblicità, ma solo per segnare il filo di un discorso che Ubs, nelle sue diverse identità, ha sempre mantenuto con il nostro paese, mi fa piacere qui ricordare che, tra le tante operazioni svolte, siamo stati coinvolti come attori: nella privatizzazione dell'Imi e di Autostrade; nei collocamenti di Campari, Snam Rete Gas, Acea, Brembo; abbiamo collaborato al progetto Pronto Italia da cui è nata la seconda licenza per la telefonia mobile Omnitel; abbiamo assistito le Generali nell'Opa dell'Ina; abbiamo operato per il convertibile di Stmicroelectronics e per i Corporate bonds di Eni, Fiat, Edison; abbiamo eseguito le cartolarizzazioni di Sace e Inps; abbiamo collocato sui mercati internazionali prestiti per la Repubblica Italiana , per le Regioni, e per comuni d'Italia: ultimo quello di Roma dei giorni scorsi per 600 milioni di euro, il primo a 30 anni con condizioni di particolare vantaggio (idealmente, questo prestito si ricollega al primo bond estero per un comune italiano che esegui proprio Martin Gordon per il comune di Torino nei primi anni Settanta); stiamo completando, in questi giorni, il processo per il finanziamento della Tav, il treno ad alta velocità, per la linea Torino - Milano - Roma - Napoli; infine, mi piace ritornare ad Autostrade, che abbiamo assistito recentemente per la gara vinta in Austria e relativa alla licenza per l'uso dei passaggi automatici. Questo è il contributo che una banca d'affari, come la Ubs , ha dato all'Italia. Su questa linea noi ci impegniamo ad essere presenti, anche per il futuro, al fine di contribuire allo sviluppo ed all'ammodernamento dei nostro paese, così come avvenne nell'ormai lontano 1963.

ANTICIPAZIONI SUI DATI DEL MESE DI NOVEMBRE 2003 FONDI COMUNI: AZIONARI SEMPRE FORTI CON +1.150 MLN. DI EURO.
Milano, 4 dicembre 2003 - Continuano a crescere i fondi azionari che, anche a novembre, raccolgono più di un miliardo di euro. La raccolta complessiva registra un –1.778 mln. Di euro. Il saldo annuale tuttavia si mantiene ampiamente in territorio positivo a +24.232 mln. Di euro. Raccolta in nero per i flessibili, mentre i bilanciati tendono al recupero. I fondi di liquidità si mantengono in linea con ottobre, non lontani dalla parità. Segno meno per gli obbligazionari. Nell’insieme di tutti fondi (italiani, lussemburghesi e esteri) per le macro categorie si registra: Azionari raccolta netta positiva per +1.150 mln. Di euro; Bilanciati raccolta netta negativa per -164 mln. Di euro; Obbligazionari raccolta netta negativa per -2.972 mln. Di euro; Di Liquidità raccolta netta negativa per -297 mln. Di euro; Flessibili raccolta netta positiva per +504 mln. Di euro. La raccolta netta, per tipologia giuridica, è così costituita: I fondi armonizzati hanno registrato una raccolta netta negativa per –3.550 mln. Di euro. I fondi non armonizzati (riservati, speculativi esteri/italiani e altri) hanno registrato una raccolta netta positiva di circa +399 mln. Di euro. I fondi e gli organismi di diritto estero costituiti da intermediari italiani hanno registrato, in Italia, una raccolta netta positiva per circa +1.221 mln. Di euro. I fondi lussemburghesi storici hanno registrato una raccolta netta positiva per circa +160 mln. Di euro. I Fondi di fondi, che non vengono inclusi nei totali per evitare duplicazioni, hanno registrato nel mese di novembre una raccolta netta positiva per circa +284 mln. Di euro e un patrimonio pari a 7.431 mln. Di euro. Il patrimonio dei fondi armonizzati di diritto italiano risulta, a fine novembre, di circa 378.038 mln. Di euro. Il patrimonio dei fondi non armonizzati (riservati, speculativi esteri/italiani e altri) è pari a 10.761 mln. Di euro. Il patrimonio dei fondi e organismi di diritto estero degli intermediari italiani è di 90.594 mln. Di euro. Il patrimonio dei fondi lussemburghesi storici è di 25.750 mln. Di euro. Complessivamente il patrimonio gestito dalle forme collettive degli intermediari italiani ammonta, a fine novembre, 505.143 mln. Di euro. I dati riportati nel presente comunicato sono provvisori e suscettibili di variazioni. Giovedì 4 dicembre Assogestioni renderà pubblici i risultati completi e definitivi.

BANCA INTESA HA IN CORSO TRATTATIVE PER LA CESSIONE DELLA BANCA TEDESCA BANKHAUS LÖBBECKE A M.M. WARBURG & CO KGAA
Milano, 4 dicembre 2003 - Nel quadro della dismissione delle attività non strategiche prevista nel Piano d’Impresa 2003-2005, Banca Intesa ha in corso trattative per la cessione della banca tedesca Bankhaus Löbbecke, di cui il Gruppo Intesa detiene la totalità del capitale, a M.m. Warburg & Co Kgaa, banca privata tedesca con sede ad Amburgo. In caso di esito positivo delle trattative che sono in fase avanzata, il closing della cessione è previsto già entro fine anno subordinatamente alle necessarie autorizzazioni.

TRADINGLAB LANCIA I NUOVI EQUITY PROTECTION UNICREDIT, PER INVESTIRE IN UN'AZIONE, E DA OGGI ANCHE IN UN INDICE, PROTEGGENDO IL CAPITALE
Milano 4 dicembre 2003 – Da oggi saranno quotati da Tradinglab presso Borsa Italiana i nuovi Equity Protection Unicredit su indici azionari. Gli Equity Protection su indici uniscono alla possibilità di puntare al rialzo dei mercati proteggendo il capitale, il vantaggio di poter investire in un paniere di blue chip ben diversificato al costo di una sola transazione in borsa. Sottostanti dei nuovi Equity Protection su indici, con scadenza 18.03.2005, sono Nasdaq100, Eurostoxx50, Nikkei225 e il “nuovo” S&p/mib, destinato a diventare l’indice rappresentativo del mercato italiano nei prossimi mesi. Fanno parte dell’emissione anche Equity Protection collegati alle principali blue chip italiane ed estere, con scadenza 15.10.2004 e 15.06.2005, che completano la gamma di Equity Protection su azioni attualmente quotati sul mercato. Gli Equity Protection Unicredit sono strumenti pensati per soddisfare le esigenze degli investitori che desiderano investire sui mercati azionari, proteggendo il capitale. Alla scadenza viene automaticamente rimborsato un importo in Euro, in funzione della quotazione del sottostante rispetto al livello di protezione e della percentuale di partecipazione al rialzo prescelta. Se l’azione o indice si sono deprezzati, il capitale investito è protetto, perché all’investitore viene corrisposto alla scadenza l’importo minimo pari al livello di protezione. Se invece il sottostante è salito, l’investitore partecipa alla sua performance positiva nella misura percentuale prefissata. Alle partecipazioni 25% e 50% previste per gli Equity Protection Unicredit finora disponibili, si aggiunge con questa emissione per tutti i sottostanti la partecipazione al 100%, che permette di beneficiare interamente del rialzo del titolo o indice prescelto. Per ogni sottostante sono disponibili diversi livelli di protezione e 3 livelli di partecipazione al rialzo (25%, 50% o 100%), per offrire all’investitore la possibilità di scegliere in funzione della propria propensione al rischio e delle proprie aspettative sull’andamento del mercato. Sono tutti quotati su Borsa italiana, dalle 9.10 alle 20.30, dove Tradinglab è market maker. Tutte le informazioni sono reperibili gratuitamente su www.Tradinglab.it  o chiamando il Numero Verde gratuito 800.01.11.22.

ACCORDO TRA BANCA STEINHAUSLIN E FIDELITY INVESTMENTS PER LA DISTRIBUZIONE DI FIDELITY FUNDS SICAV
Milano, 4 dicembre 2003 - Fidelity Investments, il più grande gestore di fondi d’investimento indipendente al mondo, e Banca C. Steinhauslin & C., la private bank del Gruppo Mps annunciano l’accordo per la distribuzione della gamma dei fondi Fidelity Funds Sicav. Questa nuova alleanza è un passo importante per Fidelity, dopo l’accordo con Banca121, verso unamaggiore integrazione con il Gruppo Mps. La partnership permette inoltre a Fidelity di rafforzare lapropria presenza in un settore particolarmente interessante sotto il profilo qualitativo e a Banca Steinhauslin di distribuire i fondi della prima società indipendente di gestione del risparmio gestito al mondo. “L’accordo con Banca Steinhauslin per noi è molto importante” - commenta Alessandro Fonzi, responsabile di Fidelity Investments in Italia. – “È un ulteriore riconoscimento della qualità dei fondi di Fidelity in Italia poiché Banca Steinhauslin vanta un’esperienza di oltre 130 anni nel settore del Private Banking e offre ai suoi clienti un servizio di pianificazione finanziaria personalizzato e indipendente di alta qua-lità, basato su un’attenta selezione delle società di gestione e dei prodotti d’investimento.” “La partnership con Fidelity – sottolinea Stefano Malferrari, direttore generale di Banca Steinhauslin– è un passo importante nell’offerta di fondi in un’ottica multibranding. La filosofia di Fidelity coinci-de perfettamente con la nostra: indipendenza nelle scelte di investimento, massima riservatezza e trasparenza nei rapporti con la clientela, eccellenza nel livello di servizio, tempestività e professionalità nelrispondere all’andamento dei mercati finanziari.”

MELIORBANCA: ASTA INOPTATI
Milano, 4 dicembre 2003: Meliorbanca s.P.a. Comunica che durante il periodo di offerta in opzione, conclusosi il 1° dicembre 2003, dell’aumento di capitale deliberato dall’assemblea straordinaria in data 24 luglio 2003 ed interamente garantito da un consorzio di garanzia organizzato da Banca Popolare dell’Emilia Romagna, sono state sottoscritte dal mercato complessivamente n. 10.335.960 nuove azioni ordinarie, pari al 82.54% del totale delle azioni offerte. Gli azionisti Risparmio Famiglia Servizi s.P.a. E Banca Popolare Emilia Romagna Scarl, che avevano assunto impegni in proposito, hanno esercitato integralmente i diritti d’opzione relativi alle azioni da essi possedute, sottoscrivendo complessivamente n. 4.205.060 nuove azioni ordinarie. Risultano non esercitati n. 13.880.719 diritti di opzione validi per sottoscrivere complessive n. 2.185.940 nuove azioni ordinarie. In adempimento a quanto disposto dall’art. 2441, comma 3 del codice civile, tali diritti verranno offerti in Borsa, nelle riunioni del 9, 10, 11, 12, 15 dicembre 2003. I diritti saranno messi a disposizione degli acquirenti presso Monte Titoli s.P.a. E potranno essere utilizzati per la sottoscrizione di nuove azioni ordinarie, godimento 1 gennaio 2003, al prezzo di Euro 4 per azione, nel rapporto di n. 20 nuove azioni, ogni n. 127 diritti posseduti. La sottoscrizione delle nuove azioni dovrà essere effettuata presso la Monte Titoli s.P.a. Per il tramite dei relativi depositari, entro e non oltre il 17 dicembre 2003, a pena di decadenza. La sottoscrizione, al prezzo di emissione, delle azioni corrispondenti ai diritti d’opzione che risultassero eventualmente non esercitati dopo la conclusione dell’offerta in borsa dei diritti d’opzione ai sensi dell’art. 2441, comma 3 del codice civile, sarà garantita da un consorzio per la cui organizzazione è stata incaricata Banca Popolare dell’Emilia Romagna (global coordinator).

DETERMINAZIONE DEL PREZZO DELL'OPA RESIDUALE SULLE AZIONI ORDINARIE MANULI RUBBER INDUSTRIES
Milano, 4 dicembre 2003 - La Consob ha fissato in 2,224 euro per ogni azione il prezzo dell'offerta pubblica di acquisto residuale che Finm spa è tenuta a promuovere, ai sensi degli artt. 108 e 109 del Tuf, sulle azioni ordinarie Manuli Rubber Industries spa. A seguito dell'offerta pubblica di acquisto svoltasi dal 1° al 25 luglio 2003, Finm ha acquisito il 16,76% del capitale della Manuli Rubber Industries. Tenuto conto che i signori Manuli, azionisti della società offerente Finm, sono complessivamente titolari del 74,16% del capitale della Manuli e che tra l'offerente e i signori Manuli è stato sottoscritto in data 10 giugno 2003 un patto parasociale, l'offerente è giunto a detenere - unitamente ai soggetti aderenti al patto, direttamente e indirettamente - il 90,92% delle azioni Manuli, circostanza che ha determinato l'obbligo di opa residuale. A tale obbligo sono solidamente tenuti, in base all'art. 109 del Tuf, tutti gli aderenti al patto; con comunicato del 29 luglio 2003 l 'offerente ha peraltro confermato l'intenzione, già espressa nel documento d'offerta, di non ricostituire il flottante e di voler promuovere un'offerta residuale, anche in nome e per conto degli altri aderenti al patto. Il prezzo dell'opa residuale è stato determinato ai sensi dell'art. 50, comma 3, del regolamento emittenti attribuendo peso preminente, in ragione degli elementi valutativi forniti, al valore del patrimonio a valore corrente dell'emittente; tale parametro, per la metodologia utilizzata (unlevered discounted cash flow), ricomprende quello dell'andamento e delle prospettive reddituali dell'emittente. Un peso minore è stato attribuito al parametro costituito dal prezzo dell'opa precedente, a suo tempo fissato in 1,90 euro, in considerazione del giudizio espresso dal mercato per via della percentuale di adesione all'offerta. Un peso limitato è stato infine attribuito al parametro del prezzo medio di mercato dell'ultimo semestre, tenuto conto della ridotta significatività degli scambi.

NATA L'ASSOCIATION MONACO-ITALIE
Milano, 4 dicembre 2003 - Sabato 29 novembre 2003 è stata ufficialmente presentata l'Associazione Italia-monaco, destinata a promuovere scambi culturali sempre più significativi, affinché, così prossimi sulla carta, i due paesi lo siano anche attraverso manifestazioni culturali, sportive, esposizioni d'arte ecc. E di sicuro l'esordio dell'Associazione è stato ben accolto: con i migliori messaggi d'auguri del Presidente Onorario dell'Associatione, S.a.s. Il Principe Ereditario Alberto e del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il parterre, del resto, è stato quello delle grandi occasioni, il Ministro di Stato di Montecarlo Patrick Leclercq, il Senatore Andrea Manzella, il Console Generale a Montecarlo Mario Piersigilli, l'Ambasciatore del Principato di Monaco in Italia Henri Fissore, Boris Biancheri-chiappori, l'ex Ministro Enzo Bianco, attualmente Presidente del Comitato Parlamentare di controllo sui servizi segreti. Non mancano nemmeno i nomi dell'Alta finanza, fra cui Enrico Braggiotti, Presidente della Cmb (Compagnie monégasque de banque) Foundation, che metterà a disposizione lo spazio per la sede della neonata Associazione. A rappresentare la grande opportunità che coinvolgerà il capoluogo ligure, il Sindaco di Sindaco di Genova, Giuseppe Pericu e il Presidente di Genova 2004 Capitale Europea della Cultura, Davide Viziano, che hanno voluto sottolineare l'ancestrale trait d'union tra monegaschi e italiani (numerosi gli abitanti, oltre ai transfrontalieri), ancor più coi Liguri, popolo che ai tempi degli etruschi si estendeva anche alla costa mediterranea francese. Senza contare l'origine genovese della famiglia Grimaldi. L'associazione Italia-monaco sarà operativa a partire dal 1o gennaio 2004.

INFERENTIA DNM: AUMENTO DI CAPITALE, DELOITTE & TOUCHE RILASCIA IL PARERE DI CONGRUITA' VALORE DELLA PRODUZIONE A FINE ANNO, A PARI PERIMETRO: € 45 MLN (+6-7%)
Milano, 4 dicembre 2003 - Il Consiglio di Amministrazione di Inferentia Dnm S.p.a., riunito ieri a Milano sotto la presidenza di Enrico Gasperini, ha preso atto del parere di congruità espresso dalla Società di revisione Deloitte & Touche, in merito al prezzo di emissione delle azioni Inferentia Dnm per l'aumento di capitale, con esclusione del diritto di opzione, della stessa Società al servizio del conferimento di azioni Onetone S.p.a., nel quadro dell'integrazione fra la stessa Onetone e Inferentia Dnm. Nelle conclusioni della Relazione, redatta ai sensi degli articoli 2441 del codice civile e 158 della D. Lgs 58/98, i revisori attestano, infatti, che il metodo di valutazione adottato dagli Amministratori è adeguato e che esso è stato correttamente applicato ai fini della determinazione del prezzo di emissione delle azioni Inferentia Dnm. Il prezzo di emissione era stato fissato dagli Amministratori in € 6,72 per azione, comprensivi di € 6,22 di sovrapprezzo. La proposta di aumento di capitale sarà sottoposta a una prossima Assemblea straordinaria degli azionisti, che si terrà il 16 e il 18 dicembre 2003, rispettivamente in prima e in seconda convocazione. Nel corso della riunione, il Consiglio ha anche aggiornato le previsioni relative al valore della produzione a fine anno, che si è stimato attestarsi intorno a € 45 milioni, con una crescita rispetto al 2002, a parità di perimetro e di trattamento contabile, del 6-7% circa. In valore assoluto, il valore della produzione registra, rispetto al risultato consolidato, una diminuzione del 5% circa. In Consiglio ha, inoltre, preso atto della positiva conclusione delle trattative con le Organizzazioni sindacali per l'attuazione del piano di riduzione del personale, annunciato dalla società lo scorso ottobre. Nell'ambito di tale accordo, sono stati messi in procedura di mobilità su base volontaria 17 dipendenti, cui si aggiungono altri 22 dipendenti che hanno già lasciato l'azienda nelle scorse settimane.

E' MERLONI LA MIGLIORE SUL WEB VINCE L'OSCAR DELLA RETE IN ESCLUSIVA LA SUPER CLASSIFICA DI HALLVARSSON & HALVARSSON CHE GIUSTIFICA LA COMUNICAZIONE FINANZIARIA ON LINE
Fabriano, 4 dicembre 2003 - Merloni porta a casa anche l'Oscar della Regione. Il re degli elettrodomestici - capace di farsi valere in Borsa quando le cose andavano male e indicato da molti come un vero fenomeno industriale - brilla pure sul fronte della comunicazione finanziaria via Internet. Dopo di lui vengono Eni, Benetton, Ras e la italo-francese Stmicroelectronics. Ecco i risultati della classifica 2003 che analizza i siti delle prime 50 societ)taliane, curata da Hallvarsson & Halvarsson - societ$i consulenza svedese - in collaborazione con il Financial Times e presentata in esclusiva da Corriere Economia. La societ#he pubblica anche la "Europe top150 corporate website" - il premio della comunicazione on line alle migliori aziende europee ormai giunta alla settima edizione - ha presentato anche questo focus sull'Italia. Il principio 3emplice: in un mercato sempre piý globale, dove le decisioni e le notizie macroeconomiche influenzano l'andamento delle Borse di tutto il mondo, il web si puý trasformare in un potente mezzo per attirare investimenti "concreti". Ma cosa vuol dire comunicare on line? "La classifica - spiega Joakim Eundquist, responsabile della parte italiana dello studio - ha preso in considerazione 99 criteri suddivisi in due categorie: tecnologia e funzionalit$a una parte e contenuti finanziari dall'altra". La qualit$ei siti 3tata valutata anche in base all'indicazione degli indirizzi email e dei numeri di telefono dei contatti per le Investor relations, presenza di un calendario di eventi, informazioni dettagliate sul titolo, storia dell'azienda ed elenco degli azionisti. Facevano premio anche il fatto di avere un archivio dei bilanci e dei comunicati stampa, informazioni finanziarie in formato excel, un motore di ricerca interno al sito, una sezione dedicata alla corporate governance, profili del top management e, magari, materiale sulla Corporate & Social responsability. Il punteggio che fa da spartiacque tra buoni e cattivi si aggira intorno ai 40, ma tra le top 50 italiane (selezionate in base alla capitalizzazione in Borsa escluso il Mercato Ristretto) solo 22 si trovano al di sopra di questa soglia. E solo le prime otto hanno superato l'asticella dei 50 punti. Tanto per avere un termine di paragone, con questi punteggi, l'Eni, che nel ranking italiano si trova al secondo posto, ha guadagnato solo la 45esima posizione nella classifica globale europea dove si trovano solo 11 societ)taliane. Prima assoluta 2isultata la societ&inlandese Stora Enso. Tra le società considerate peggiori in Italia, ci sono molte banche, come Monte Paschi, Popolare di Milano e Banca Carige. All'ultimo posto la Fondiaria. Tra i tanti difetti dei siti italiani, anche tra quelli delle societ$el Mib30, c'!ncora la scarsit$i informazioni reperibili nella lingua madre della finanza, l'inglese, una carenza sintomatica di mentalit!ncora "provinciali". Mentre tra i migliori balzi in avanti rispetto ai risultati ottenuti nell'edizione 2002 della classifica vanno segnalati quelli di Ras (era 32esima). Finmeccanica (passata dal 27esimo al nono posto) e Banca Fideuram che ha guadagnato 20 posizioni partendo dal numero 37.

ENEL ESAMINA OFFERTA PER PATRIMONIO IMMOBILIARE MANDATO ALL’ AMMINISTRATORE DELEGATO PER VERIFICARE LA DISPONIBILITÀ DI DBCDC IXIS AD UNIFORMARE LE CONDIZIONI DI VENDITA E ADEGUARE IL CONTENUTO ECONOMICO DELLA PROPOSTA DI ACQUISTO.
Roma, 4 dicembre 2003 – Il Consiglio di amministrazione di Enel, riunito oggi sotto la presidenza di Piero Gnudi, ha preso in esame l’offerta ricevuta da Deutsche Bank/cdc Ixis per il patrimonio immobiliare oggetto della procedura di vendita. Il Consiglio ha ritenuto l’offerta non rispondente alle condizioni contrattuali previste nella procedura e non soddisfacente per il contenuto economico. Il Consiglio ha peraltro dato mandato all’amministratore delegato Paolo Scaroni di proseguire nel negoziato per verificare la disponibilità di Db/cdc Ixis ad aderire in tempi brevi alle richieste di Enel volte a uniformare le condizioni di vendita a quelle previste dalla procedura ed adeguare il contenuto economico, riservandosi la facoltà di accettare una offerta definitiva così modificata.

LE PARTECIPAZIONI DI SOGEFI FILTRATION CONFLUISCONO IN SOGEFI. SI ACCORCIA LA CATENA DI CONTROLLO DEL GRUPPO
Mantova, 4 dicembre 2003 - Si è riunita ieri a Mantova, sotto la presidenza dell’ing. Carlo De Benedetti, l’Assemblea Straordinaria di Sogefi Spa che ha approvato la scissione parziale della controllata Sogefi Filtration Spa. L’operazione, approvata ieri anche dall’Assemblea Straordinaria di Sogefi Filtration Spa, prevede l’attribuzione a Sogefi Spa delle partecipazioni detenute da Sogefi Filtration Spa nelle società Sogefi Filtration Ltd (Gran Bretagna), Sogefi Filtration Bv (Olanda), Sogefi Filtration Ab (Svezia), Sogefi Filtration Sa (Spagna), Sogefi Filtration Sa (Francia). L’operazione di scissione consentirà di accorciare la catena di controllo del Gruppo, di ottimizzare il flusso dei dividendi dalle società operative alla Capogruppo, e sarà propedeutica allo snellimento e alla razionalizzazione della struttura gestionale e societaria. L’operazione non comporterà alcuna modifica nel perimetro di consolidamento. Pertanto Sogefi Spa non produrrà il documento informativo previsto dall’art. 71-bis della delibera Consob 11971/1999 in materia di operazioni con parti correlate.

INDUSTRIA CALZATURIERA MARROS, HA DECISO DI AFFRONTARE UN AMBIZIOSO PIANO DI SVILUPPO A MEDIO E LUNGO TERMINE,
Milano, 4 dicembre 2003 - L’andamento del mercato, ed in particolare il settore pelle e calzaturiero, ha subito in anni recenti una serie di fluttuazioni repentine, ben note agli addetti ai lavori, tali da imporre alle realtà più importanti del settore una presa di coscienza globale per attribuire al Made in Italy una nuova forza propulsiva. Sulla scia di un riposizionamento globale del prodotto ed in funzione di un’esportazione più consapevole ed adeguata ai nuovi parametri economici, Icm Industria Calzaturiera Marros – proprietaria del marchio Tremp - ha deciso di affrontare un ambizioso piano di sviluppo a medio e lungo termine, partendo da nuovi obiettivi di crescita e rivedendo in un’ottica sempre più internazionale le strategie commerciali e di prodotto. Le azioni intraprese da Industria Calzaturiera Marros individuano l’importanza di affrontare le congiunture di mercato attraverso un’ottica globale, interagendo con il territorio, ampliando l’indice di occupazione, sviluppando nuove partnership, rafforzando il legame con il mercato internazionale, adottando piani di espansione a largo raggio. Tra gli obiettivi più ambiziosi di questa strategia, voluta dai proprietari Marcello Borghi e Roberto Meacci, la valorizzazione delle risorse umane e del know-how conquistato in tutti questi anni dall’azienda. Procedendo con una dislocazione dell’area produttiva dei semilavorati all’estero (in Romania), esportando un sistema completamente italiano di tecnologia ed attivando un programma di formazione della manodopera estera (200 unità), la Società ha raggiunto una produzione di 570.000 paia di scarpe annue per un fatturato complessivo di 18,5 milioni di Euro. Insieme alla sede estera Industria Calzaturiera Marros ha inaugurato, lo scorso anno, una nuova unità produttiva e direzionale a San Miniato, dove operano 100 soggetti tra management e dipendenti. Il ruolo dell’Azienda sul mercato è cresciuto così di pari passo con un programma che ha imposto il rinnovamento del concetto di Made in Italy, che non è, infatti, più sufficiente a decretare il successo di un marchio se questo non sia supportato da un mix equilibrato (e competitivo) di prezzo-qualità-servizio. Oltre alla ricerca di prodotto l’Industria toscana ha puntato, infatti, sulla creazione e l’inserimento di più evoluti sistemi informatici, come un software per gli ordini on-line, collegato ad un nuovo Costumer Service telematico, per velocizzare le procedure commerciali ed assicurare un controllo in tempo reale della situazione di ogni cliente. L’industria Calzaturiera Marros è riuscita a superare l’effetto di una congiuntura economica poco favorevole, investendo in risorse umane e tecnologiche, ampliando il settore ricerca e design, conquistando sempre più quote di mercato in Europa, inserendosi in Spagna, Portogallo, Francia, Grecia per poi passare al Nord America ed al Medio Oriente. I soddisfacenti risultati di fatturato sono così suddivisi nei diversi mercati di riferimento, i dati più interessanti sono rappresentati dalla quota italiana del 20%, dal 37% per i paesi della Comunità Europea, dal 26% con il Nord America. Un discorso a parte merita l’attività svolta nell’Est europeo, una delle aree più ambite del momento, in cui il marchio Tremp è già presente con una quota del 3%. Riconoscendo il potenziale di questo mercato, con un piano di sviluppo progressivo il Calzaturificio Marros ha deciso di stabilire una base operativa in loco, con l’inaugurazione di uno show-room a Mosca. L’attenzione verso i nuovi mercati ha inoltre permesso alla Società di ampliare la sua strategia di espansione, elaborando un piano strategico che sarà lanciato nel 2004, per l’insediamento nel Sud-est asiatico, dove il Made in Italy, promosso dal marchio Tremp, sicuramente riuscirà a conquistare un ruolo da protagonista, forte dei successi già ottenuti nelle aree più importanti del mercato mondiale.  

CNEL: LAVORO PRIMA PREOCCUPAZIONE DEGLI ITALIANI, CRESCE TIMORE PER PENSIONI AUMENTA LA RICHIESTA DI CONCERTAZIONE, STABILE LA FIDUCIA NEL SINDACATO
Roma, 4 dicembre 2003 - Il lavoro è il primo ‘pensiero’ degli italiani, ma cresce, più che in passato, anche la preoccupazione per le pensioni. In aumento anche la richiesta di concertazione tra governo e parti sociali, ritenuta necessaria dal 78% dei cittadini, mentre resta stabile la percentuale di chi si sente rappresentato dai sindacati. E’ quanto emerge dall’indagine "L’agenda degli italiani", realizzata nel mese di ottobre 2003 dal Cnel, in collaborazione con l’Eurisko, su un campione particolarmente rappresentativo della popolazione (oltre 4000 casi), presentata oggi a Villa Lubin. La rilevazione, giunta alla nona edizione, secondo un programma avviato nel 1997, fotografa il grado di priorità attribuito dagli italiani a temi rilevanti della vita nazionale. La classifica delle priorità Il lavoro preoccupa il 33% degli italiani, una percentuale maggiore rispetto allo scorso anno (+3%), ma in considerevole calo se confrontata con quella di cinque anni fa (-16%). Al secondo posto, tra le priorità, figura l’allarme criminalità, sentito dal 22% (+5% rispetto al 1998), seguito dal servizio sanitario (18%, pari al 4% in più rispetto al 1998). Ma sono le pensioni a segnare l’aumento maggiore nella classifica. Se, infatti, nel 1998 preoccupavano solo il 6% della popolazione e l’anno scorso il 9%, oggi sono salite al 17%, pari rispettivamente all’11% e 8% in più. In netto calo, invece, i timori per l’immigrazione, che oggi sono una priorità solo per l’8% (il 10% in meno rispetto allo scorso anno e -5% rispetto al 1998). Ultime, nell’agenda degli italiani, le grandi opere, che preoccupano solo il 2% (-1% rispetto al 2002, ma +1% rispetto al 1998).Nelle diverse aree del Paese Il problema del lavoro è avvertito di più al Sud, dove arriva al 44% (con punte del 50% in Sicilia e del 49% in Calabria), contro il 34% del Centro, il 26% del Nord-ovest e il 21% del Nord-est. Mentre il problema pensioni è sentito in misura maggiore nel Nord-est (21%, con un picco del 30% in Trentino-alto Adige, che è la regione con il valore più alto) e al Centro (19%), contro il 16% del Nord-ovest e il 15% del Sud. La criminalità segna un valore più basso rispetto alla media nazionale al Centro (19%, contro il 24% del Sud e il 23% di Nord-ovest e Nord-est), mentre l’immigrazione preoccupa di meno al Sud (3%, contro il 12% del Nord-est, l’11% del Nord-ovest e il 9% del Centro).secondo l’età e il sesso Il lavoro sembra preoccupare di più le persone tra i 25 e i 34 anni (tra questi, il 41% lo indica come priorità) e meno i giovani tra i 18 e i 24 anni (27%) e gli over 64 (23%). Mentre le pensioni sono indicate in cima alla graduatoria dagli anziani (28%), ma sono segnalate anche dal 17% di giovani fino ai 24 anni; scendono poi al 9% tra i 25 e i 34 anni, per risalire nelle fasce di età più elevate. A indicare quale priorità l’immigrazione sono, invece, prevalentemente i giovani (15%, contro il 4% di anziani). La criminalità preoccupa giovani e anziani (28% tra i 18 e i 24 anni e 25% tra gli over 64) e in minor misura le fasce intermedie. Non si rilevano sostanziali differenze tra uomini e donne, salvo una percentuale lievemente superiore di uomini che mettono al primo posto le pensioni (18% contro il 16% delle donne) e di donne che indicano il servizio sanitario (21% contro il 15% degli uomini). Gli approfondimenti Queste le principali tendenze rilevate nei singoli ‘items’ presi in considerazione: Lavoro - La maggioranza degli italiani (53%, pari al 4% in più rispetto al 1998) è convinta che lo Stato dovrebbe garantire un posto di lavoro a tutti, mentre è in calo di cinque punti la percentuale di chi è convinto che un aumento dell’occupazione si possa ottenere solo se le imprese sono libere di operare sul mercato (39%). Ma, rispetto a un anno fa, la maggioranza degli italiani si sente meno garantita nella sicurezza del posto (51%, pari al 6% in più) e solo il 7% si considera più sicuro (pari al 6% in meno). Per il 52%, inoltre, la maggiore flessibilità di assumere o licenziare non favorirebbe l’economia (la pensa così il 10% in più rispetto a cinque anni fa, mentre i contrari sono in calo dell’11% e ammontano al 32%). Per quanto riguarda l’ingresso nel mondo del lavoro, accetterebbe un salario più basso, pur di cominciare a lavorare, il 65% (ma la percentuale è diminuita del 13% rispetto al 1998), contro il 27% dei contrari (aumentati dell’11%) e il 40% giudica insufficiente la capacità della scuola di formare i giovani. A chiedere una efficace lotta contro il sommerso è il 78% della popolazione (-4% rispetto al 2002). Pensioni - Per gli italiani, l’età giusta per andare in pensione è mediamente 59 anni, mentre gli anni di contribuzione per l’anzianità dovrebbero essere 34. In particolare, il 63% non è d’accordo con la prospettiva che si possa andare in pensione solo dopo i 40 anni di contributi e il 50% con l’ipotesi di innalzare l’età pensionabile a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne. Il 61%, invece, è favorevole alla possibilità che una persona, se vuole, possa continuare a lavorare oltre il limite attuale d’età fissato per il pensionamento. In generale, il 67% ritiene che il sistema previdenziale vada riformato. Ad essere preoccupato per il proprio futuro pensionistico è il 63% degli italiani e una percentuale analoga sta seguendo il dibattito sulla riforma (ma la maggioranza, 56%, non si sente informata). Il 64% (+10% rispetto a cinque anni fa) è convinto che le pensioni future non saranno adeguate ai bisogni, mentre pensa il contrario il 10% (-4% rispetto al 1998). Il 34% degli italiani è convinto che il nostro sistema pensionistico costi troppo e sia inefficiente (34%) e la percentuale è in aumento (+8% rispetto al 2002 e +4% rispetto al 1998). Il 57%, invece, chiede di non intervenire più sulle pensioni, perché "non possono essere sempre i pensionati a pagare", ma la percentuale è in calo (-5% rispetto al 1998 e -6% rispetto al 2002). Criminalita’ E Immigrazione - Chiede pene più severe per combattere la criminalità il 48% degli italiani (in aumento del 4% rispetto allo scorso anno), mentre una percentuale lievemente inferiore (47%) preferirebbe processi più rapidi ed efficienti. Gli italiani sembrano sempre più convinti che gli immigrati siano una risorsa per il Paese, che contribuisce allo sviluppo economico (la pensa così il 45%, pari al 21% in più rispetto al 1998 e al 6% in più rispetto al 2002). Ma per una percentuale analoga, sebbene in calo, i cittadini stranieri continuano a rappresentare un problema (45%, pari al 18% in meno rispetto a cinque anni fa). Servizio Sanitario E Grandi Infrastrutture - A favore di una gestione statale del servizio sanitario sono sempre più cittadini (71%, pari al 15% in più rispetto al 1998 e al 6% in più rispetto al 2002). Mentre diminuiscono coloro che preferirebbero affidarlo ai privati (19%, pari a -13% rispetto al 1998 e -6% rispetto al 2002). Quanto alle infrastrutture, sono sempre più numerosi gli italiani che chiedono maggiori investimenti (52%, pari all’8% in più rispetto al 1998 e al 6% in più rispetto al 2002). Ritiene, invece, che vi siano problemi sociali ben più gravi cui destinare risorse il 43% (ma la percentuale è diminuita di otto punti rispetto al 1998). Concertazione E Rappresentanza - Favorevole alla concertazione tra governo e parti sociali è la stragrande maggioranza degli italiani (78%, in crescita di tre punti rispetto a cinque anni fa). Ma il 65% dichiara di non sentirsi rappresentato nei propri interessi economici e professionali da nessuno (+4% rispetto al 1998). Mentre l’11% si riconosce nel sindacato e il 4% nell’ordine professionale o associazione di categoria.

RYANAIR LANCIA UNA NUOVA ROTTA: BARI – LONDRA STANSTED E ALTRE OTTO ROTTE DA LONDRA, STOCCOLMA E FRANCOFORTE
Milano, 4 dicembre 2003 - Ryanair, la compagnia a bassa tariffa N.1 in Europa, ha annunciato ieri,3 dicembre 2003, il nuovo collegamento giornaliero fra Bari e Londra Stansted. La nuova rotta verrà inaugurata il 15 gennaio con voli giornalieri e tariffe a partire da Euro 29.99. Annunciando i dettagli della nuova rotta Peter Sherrard, Direttore Marketing e Vendite per l’Italia di Ryanair, oggi a Bari ha detto: “Questo è uno sviluppo molto importante per la presenza di Ryanair in Italia e per la Puglia dato che offre per la prima volta la possibilità di viaggiare a bassa tariffa verso Londra da questa regione dell’Italia e mette fine ad anni di limitate possibilità di viaggio create dalle compagnie ad “alte tariffe”. Inoltre il turismo locale riceverà importanti benefici dalla forte presenza di cittadini inglesi che visiteranno la Puglia durante tutto l’anno. Questa rotta porterà 100.000 passeggeri nel primo anno di operazioni e creerà 100 nuovi posti di lavoro nella regione. La nuova rotta porterà il numero totale delle rotte operanti in Italia di Ryanair a 33 e costituirà un’importante presenza per noi nel sud dell’Italia.” Inoltre Ryanair ha annunciato tre nuove rotte da Londra Stansted con destinazione Austria, Germania e Spagna, e due nuove rotte da Francoforte Hahn con destinazione Spagna e Finlandia. Nuove Rotte Da Londra Stansted Per: Linz – Erfurt – Jerez. Nuove Rotte Da Stoccolma Skavsta Per: Milano E Roma.
Nuove Rotte Da Fracoforte Hahn Per: Reus Tampere .

RYANAIR LANCIA UNA NUOVA ROTTA: MILANO ORIO AL SERIO-STOCCOLMA SKAVSTA E ALTRE OTTO ROTTE DA LONDRA, STOCCOLMA E FRANCOFORTE
Milano, 4 dicembre 2003 - Ryanair, la compagnia a basse tariffe N.1 in Europa, ha lanciato ieri una nuova rotta giornaliera dalla sua base di Milano Orio al Serio per Stoccolma Skavsta con tariffe a partire da soli 19.99 Euro, in aggiunta alla rotta annunciata recentemente che collega Milano a Glasgow. Ryanair ha ora nove destinazioni servite dall’aeroporto di Milano Orio al Serio, e la nuova rotta per Stoccolma aggiungerà 100.000 passeggeri extra al traffico dell’aeroporto di Milano Orio al Serio e creerà 100 posti di lavoro in più nell’economia locale. Oltre alle nuove rotte italiane da Milano e da Roma per Stoccolma e da Bari per Londra, Ryanair ha annunciato tre nuove rotte da Londra Stansted con destinazione Austria, Germania E Spagna, e due nuove rotte da Francoforte Hahn con destinazione Spagna E Finlandia. Nuove Rotte Da Milano E Roma Per: Stoccolma Skavsta Nuove Rotte Da Bari Per: Londra Stansted Nuove Rotte Da Londra Stansted Per: Linz – Erfurt – Jerez Nuove Rotte Da Fracoforte Hahn Per: Reus – Tampere Annunciando le nuove rotte a Milano oggi, Peter Sherrard, Direttore Marketing e Vendite per l’Italia, ha detto: “Fin dal lancio delle nostre operazioni e della nostra base di Milano Orio al Serio, Ryanair ha promosso con successo sette destinazioni, trasportato 1.5 milioni di passeggeri e fatto risparmiare ai consumatori italiani più di 150 milioni di Euro. Oggi stiamo dimostrando il nostro impegno per la base di Milano Orio al Serio annunciando la nuova rotta per Stoccolma Skavsta, che verrà inaugurata il 15 gennaio del 2004. Ryanair è la prima linea aerea a basse tariffe in Europa che offre ai consumatori Europei il network N.1 e il servizio clienti N.1 d’Europa. L’annuncio di oggi conferma l’impegno di Ryanair di offrire basse tariffe a milioni di cittadini europei. Per festeggiare le nuove nove rotte, Ryanair, lancia una fenomenale offerta promozionale per il mese di gennaio: Le Tasse Le Paghiamo Noi!* Su tutti i posti, su tutti i voli. Questa incredibile offerta è disponibile da adesso su ryanair.Com e la prenotazione deve essere fatta entro la mezzanotte di lunedì 8 dicembre 2003” Milano Orio Al Serio – Stoccolma Skavsta 19.99 Euro Fr 1944 20.35 – 23.15 Andata Fr 1943 17.30 – 20.10 Ritorno Le Tariffe Per Questa Nuove Rotte Partiranno Da Soli Euro 19.99 E Sono Disponibili Ora Su Ryanair.com

*Periodo di prenotazione:

Giovedì 4 Dicembre - Mezzanotte Lunedì 11 Dicembre

Periodo di Viaggio:

5 Gennaio 2004 – 11 Febbraio 2004

Giorni di Viaggio:

Tutti

Offerta:

Soggetta a disponibilità e condizioni specifiche

Acquisto:

On Line

DOPO I PRIMI 11 MESI IN ITALIA 2.098.132 IMMATRICOLAZIONI (+0,80%) FLETTONO (-4,55%) IN NOVEMBRE LE VENDITE DI NUOVE AUTO MA IL CONFRONTO E’ VIZIATO DAGLI ECO-INCENTIVI DEL 2002
Roma, 4 dicembre 2003 - Come previsto, le immatricolazioni di novembre, elaborate dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, hanno proposto un consuntivo inferiore rispetto a quelle del novembre del 2002: 171.200 contro 179.355 con una flessione del 4,55%. Il confronto negativo, atteso dagli analisti, è dovuto al fatto che nel novembre dello scorso anno erano in vigore gli eco-incentivi, che avevano generato una spinta verso l’alto di una domanda sostanzialmente stanca e che ancor più hanno poi agito sul successivo mese di dicembre. Negli 11 mesi, comunque, le immatricolazioni registrano un sia pur lievissimo attivo (+0,80%), a conferma della forte spinta che il mercato ha ricevuto dai nuovi modelli, dalla crescita dell’offerta di motorizzazioni diesel nei segmenti più popolari e dalle costanti azioni promozionali, che hanno espresso interessanti offerte, evidentemente gradite dai consumatori. Nel periodo gennaio-novembre 2003 le targhe consegnate risultano essere 2.098.132 rispetto alle 2.081.551 dell’analogo periodo dell’anno precedente. Quanto agli ordini, frutto di uno scambio di informazioni fra Anfia e Unrae, la raccolta è stata nel mese di novembre di 183.966, contro i 192.678 dell’analogo mese del 2002, con una flessione del 4,52%. E anche qui va considerata la spinta degli eco-incentivi in atto nel 2002. Nel cumulato degli undici mesi, la flessione è quasi azzerata: -0,23%, frutto della differenza fra i 2.131.538 ordini del 2003 e i 2.136.540 del 2002. Dal canto suo, l’usato prosegue nel suo trend di crescita, a conferma che comunque la voglia di automobile dei consumatori italiani è sempre alta. I passaggi di proprietà - comprensivi delle “minivolture” - in novembre sono stati, infatti, 379.828 contro i 317.294 dello scorso anno (+19,71%). In notevole aumento anche il consuntivo degli 11 mesi: 3.694.092 rispetto ai 3.432.601 del gennaio-novembre 2002, con un aumento del 7,62%. Nel complesso, quindi, i dati del mercato dell’auto confermano un andamento sicuramente meno negativo di quanto gli stessi operatori prevedevano alcuni mesi fa. Nonostante l’economia del nostro Paese dia solo segnali molto timidi di ripresa, i risultati che vengono dal mondo dell’automobile delineano un livello di domanda soddisfacente. Va sottolineato, inoltre, che è in costante crescita l’attenzione per le vetture meno convenzionali delle berline, e questo è un ulteriore segno che non si tratta di un mercato passivo, ma che al contrario l’interesse per le novità e per le vetture che riflettono il proprio stile di vita sta caratterizzando sempre di più il rapporto tra gli italiani e l’automobile. Altro elemento di grande stimolo è dato dalla domanda di vetture diesel, ormai saldamente sopra il 50% del totale. In novembre, le immatricolazioni di vetture a gasolio hanno segnato un nuovo record storico: 52,91% di tutto il mercato.

LA COMMISSIONE EUROPEA INFLIGGE AMMENDE A CINQUE IMPRESE ADERENTI AD UN CARTELLO RELATIVO A PRODOTTI A BASE DI CARBONE E GRAFITE
Bruxelles, 3 dicembre 2003 - In data odierna la Commissione europea ha deciso di infliggere ammende per un importo complessivo di 101.44 milioni di Eur a Carbone Lorraine, Sgl, Schunk, e ad altre due imprese per aver partecipato ad un cartello operante nel mercato del carbonio per applicazioni elettriche e meccaniche e dei prodotti a base di grafite, utilizzati principalmente per la conduzione di elettricità nei motori elettrici. Tra le possibili applicazioni si annoverano i finestrini elettrici degli autoveicoli, i rasoi e gli aspirapolvere, nonché applicazioni ferroviarie (spazzole di carbonio per trazione). Ad una sesta impresa, Morgan Crucible, anch'essa aderente al cartello, è stata accordata l'immunità dalle ammende per aver preso l'iniziativa di denunciare tale comportamento illecito alla Commissione. Dopo un'approfondita indagine, iniziata a settembre del 2001 con la richiesta di immunità da parte dell'impresa britannica Morgan Crucible Company plc, la Commissione ha stabilito che questa, assieme alla francese Carbone Lorraine S.a. (Francia), alle tedesche Schunk Gmbh e Schunk Kohlenstofftechnik Gmbh (queste ultime sono considerate un'unica impresa ai fini della suddetta decisione), Sgl Carbon A.g. E C. Conradty Nürnberg Gmbh, e all'austriaca Hoffmann & Co. Elektrokohle Ag (facente ora capo al gruppo Schunk) ha partecipato ad un cartello operante nello spazio economico europeo. I prodotti a base di carbonio e grafite per applicazioni elettriche sono utilizzati per la conduzione di elettricità nei motori elettrici impiegati in un'ampia gamma di settori applicativi. Tra questi vi sono il settore automobilistico (finestrini elettrici di autoveicoli, motorini di avviamento, aria condizionata), dei trasporti pubblici (treni, metro, tram) e praticamente tutti i beni di consumo dotati di motore (aspirapolvere, rasoi, ecc). I prodotti a base di carbonio e grafite per applicazioni meccaniche sono utilizzati, ad esempio, per sigillare gas pericolosi e liquidi in pompe, compressori e turbine. Il mercato europeo dei prodotti in causa ha un volume complessivo annuo di 290 milioni di Eur. Secondo le informazioni raccolte dalla Commissione, tra l'ottobre del 1988 e il dicembre del 1999, le sei imprese hanno dato vita ad un cartello segreto. In tale periodo le imprese, che controllano il 93% del mercato europeo, hanno tenuto più di 140 riunioni per concordare gli incrementi di prezzo da applicare ad una vasta gamma di prodotti e a singoli grandi clienti, nonché per neutralizzare la concorrenza esterna, praticando prezzi inferiori a quelli delle poche rivali rimaste. Nel corso delle riunioni condotte a massimo livello, che venivano definite 'vertici', le imprese in causa stabilivano i loro orientamenti strategici e risolvevano eventuali problemi, mentre la fissazione dei prezzi specifici ed altri accordi erano discussi e concordati nell'ambito delle riunioni del 'comitato tecnico'. Nessuna delle imprese in questione ha confutato in modo soddisfacente i fatti accertati dalla Commissione. Considerata la gravità dei fatti, la durata dell'infrazione e la dimensione delle imprese in causa, la Commissione ha imposto le seguenti ammende: Carbone Lorraine: 43,05 milioni di Eur; Morgan: 0; Schunk: 30,87 milioni di Eur; Sgl: 23,64 milioni di Eur; Hoffmann: 2,82 milioni di Eur; Conradty: 1,06 milioni di Eur; Va rilevato che nello stesso periodo alcune delle imprese aderenti hanno partecipato parallelamente ad altri due intese restrittive, individuate e sanzionate dalla Commissione. Si trattava dei cartelli riguardanti gli elettrodi di grafite (decisione del 18 luglio 2001, Ip/01/1010) e delle grafiti speciali (decisione del 17 dicembre 2002, Ip/02/1906). Ad Sgl, che ha aderito a tutti e tre i cartelli, è stata inflitta un'ammenda complessiva di 131 milioni di Eur, mentre a Carbon Lorraine è stata comminata una multa di 50 milioni di Eur per aver partecipato a due di questi cartelli. Le multe inflitte in data odierna non sono tuttavia state maggiorate nonostante tale aggravante, poiché i comportamenti collusivi sono stati in gran misura simultanei. La Commissione ha invece ridotto l'importo dell'ammenda altrimenti spettante a Sgl del 33% precisamente, avendo l'impresa già ricevuto forti ammende in relazione agli altri due cartelli e a causa della sua difficile situazione finanziaria attuale. Nell'importo della multa inflitta a Carbon Lorraine è incorporata - conformemente a quanto stipulato al punto D della comunicazione del 1996 sulla non imposizione e riduzione delle ammende1 - una riduzione del 40%, a titolo di ricompensa, avendo l'impresa collaborato in modo costruttivo all'indagine. A Morgan Crucible, la prima impresa ad aver fornito informazioni decisive sugli accordi di cartello, è stata concessa l'immunità totale, conformemente al disposto del punto B della suddetta comunicazione. Tutte le altre imprese hanno beneficiato di riduzioni minori, ad eccezione di Conradty, che non ha collaborato; l'ammenda inflitta a quest'ultima non è di grande entità, in ragione della minore dimensione dell'impresa.

LA COMMISSIONE AUTORIZZA L'ACQUISIZIONE DI KUMBA RESOURCES DA PARTE DI ANGLO AMERICAN
Bruxelles, 3 dicembre 2003 - La Commissione europea ha deciso, in base al regolamento sulle concentrazioni, di approvare l'Opa lanciata da Anglo American per assumere il controllo dell'insieme delle attività dell'impresa mineraria sudafricana Kumba Resource. L'operazione prospettata non desta alcuna preoccupazione sotto il profilo della concorrenza, poiché nelle aree ove vi è duplicazione d'attività tra le due imprese segnatamente l'estrazione di biossido di titanio e di zirconio destinati all'industria dei pigmenti l'incremento delle quote di mercato è minimo e si manterrà una sufficiente dinamica della concorrenza. Anglo American è un'impresa diversificata, impegnata nel campo delle attività minerarie e delle risorse naturali, operante nel settore dell'oro, platino, diamanti, carbone, metalli di base e metalli ferrosi, nonché dei minerali industriali. Kumba Resources è un'impresa sudafricana impegnata nell'attività estrattiva di minerali di ferro, carbone, zinco e sabbie minerali, con sedi in Sud Africa ed in Australia. Il 31 ottobre 2003 Anglo American ha annunciato un'offerta pubblica d'acquisto con l'intento di acquisire tutte le restanti azioni dell'impresa Kumba Resources, di cui già detiene una partecipazione non di controllo. L'acquisizione dell'insieme delle attività di Kumba Resources comporterà la sovrapposizione orizzontale di attività soprattutto nell'estrazione di biossido di titanio e di zirconio destinati a processi industriali (materie prime per l'industria dei pigmenti). L'indagine di mercato condotta dalla Commissione ha rivelato che tali duplicazioni d'attività sono di portata limitata e che anche con la loro aggregazione, i forti concorrenti presenti sul mercato e le grandi e sofisticate imprese acquirenti continueranno ad esercitare pressioni concorrenziali. Dallo studio del mercato è emerso inoltre che i due mercati in questione non sono trasparenti, soprattutto sotto il profilo dei meccanismi di fissazione dei prezzi, e l'ingresso di nuovi operatori potrebbe costituire uno stimolo per gli operatori già presenti sul mercato, atto a ravvivare la concorrenza. Si può pertanto escludere che l'operazione prospettata porti alla creazione di una posizione dominante, sia individuale sia collettiva.

LA COMMISSIONE AUTORIZZA L'ASSUNZIONE DA PARTE DELLA PREEM DEL CONTROLLO ESCLUSIVO SULLA RAFFINERIA SVEDESE SCANRAFF
Bruxelles, 4 dicembre 2003 - La Commissione europea ha approvato l'acquisizione da parte della società petrolifera svedese Preem della partecipazione del 25 % detenuta da Norsk Hydro nella raffineria svedese Scanraff, che è attualmente un'impresa comune fra le due società. Il passaggio dal controllo congiunto al controllo esclusivo non suscita preoccupazioni dal punto di vista della concorrenza, poiché continueranno ad esistere concorrenti forti sul mercato. La raffineria Scanraff è situata a Lysekil, sulla costa occidentale della Svezia. La Scanraff è attualmente controllata congiuntamente dalla Preem e dalla Norsk Hydro, con partecipazioni rispettivamente del 75% e del 25%. Come conseguenza della transazione proposta Preem acquisirà il controllo al 100% della raffineria Scanraff . La Preem è una società svedese che si occupa di distribuzione, al dettaglio e non, di prodotti petroliferi raffinati (benzina, diesel, gasolio e olio combustibile), tramite organizzazioni di commercializzazione proprie e distributori di benzina. Preem possiede una seconda raffineria, la Preemraff , anch'essa situata sulla costa occidentale della Svezia. La Commissione ha esaminato gli effetti della transazione sul mercato della vendita non al dettaglio di carburante e sul mercato a valle della vendita di carburanti al dettaglio. L'analisi ha concluso che l'acquisizione proposta non dà adito a preoccupazioni dal punto di vista della concorrenza, poiché le quote di mercato dell'entità derivante dall'operazione non sono molto elevate e parecchi concorrenti forti, quali Shell, Statoil e Fortum, rimarranno sul mercato.

AMBIENTE ED ENERGIA: COSI' LA LOMBARDIA SEGUE KYOTO …E ANTICIPA BRUXELLES OLTRE 550 MILA EURO PER SPERIMENTARE NUOVE MODALITÀ DI RIDUZIONE DELL’INQUINAMENTO LOCALE E GLOBALE
Milano, 4 dicembre 2003 - Emergenza inquinamento atmosferico: che ruolo possono giocare Milano e la Lombardia nel quadro degli obiettivi di riduzione delle emissioni assunti a livello internazionale dal nostro Paese? Ci saranno interventi più severi per le imprese? Grazie al progetto, del valore di oltre 550.000 euro, promosso da Camera di commercio di Milano, Regione Lombardia, Università Bocconi, Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpa) con il cofinanziamento della Commissione Europea (50%), in Italia per la prima volta, e in anticipo sulle scadenze previste dalle norme europee, verrà sperimentato un vero e proprio “mercato delle emissioni”. E l’impresa che sceglierà di investire per portare le proprie emissioni ad un livello più basso rispetto a quello fissato per legge potrà far rientrare di una parte i costi sostenuti. Se ne parlerà al Convegno "Politiche locali per le fonti rinnovabili di energia e per l’applicazione dei meccanismi flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto" venerdì 5 dicembre 2003 ore 9.00-13.00 Fiera di Milano - Padiglione Italia (ingresso Porta Gattamelata) via Gattamelata - Milano Parteciperanno: Massimo Sordi, Presidente Osservatorio Ambiente e Infrastrutture Camera di Commercio di Milano; Corrado Clini, Direttore generale Direzione per la Protezione Internazionale dell’Ambiente, Ministero dell’ambiente; Maurizio Bernardo, Assessore alle Risorse Idriche e ai Servizi di Pubblica Utilità, Regione Lombardia; Antonella Manno, Direttore generale, Assessorato alla Qualità dell’Ambiente, Regione Lombardia; Luigi Cocchiaro, Assessore all’Ambiente, Provincia di Milano; Marco Citterio, Presidente Unioncamere Lombardia; Alessandro Lanza, Direttore Fondazione Eni Enrico Mattei; Rodolfo Danielli, Direttore generale Italcementi Group; Salvatore Giammusso, Consigliere Delegato Actelios S.p.a.; Nino Tronchetti Provera, Vice Presidente Kyoto Club.

COP9 WWF: “SOLO ARIA FRITTA PRIMA DELLE ELEZIONI LE DICHIARAZIONI DI UN CONSIGLIERE ECONOMICO DI PUTIN”
Milano, 4 dicembre 2003 -Le dichiarazioni del consigliere economico della Russia contro il Protocollo di Kyoto non sono altro che semplici uscite estemporanee in vista delle elezioni. Domenica, infatti, in Russia si votera’ per eleggere i membri della Duma. Lo dicono il Wwf e Greenpeace che partecipano alla Conferenza sul Clima che si e’aperta ieri a Milano. Un consiglie economico di Putin, Andrei Illarionov, ha dichiarato oggi di pensare che la Russia non sia intenzionata ratificare il Protocollo di Kyoto nella sua forma attuale poiche’ pone limitazioni significative alla crescita della Russia. Alexey Kokorin, il responsabile del Programma Clima del Wwf Russia ha dichiarato che quelle di Illarionov sono solo affermazioni pre-elettorali e non hanno alcun peso sulle reali decisioni del paese. “Illarionov non parla a nome del Presidente del Governo Russo – a detto Kokorin – “Questo e’solo l’ultimo di una lunga serie di previsioni fatte da Illarionov puntualmente fallite. Questo consigliere si e’opposto alla strategia sull’energia che e’ stata adottata nel maggio del 2003 e ha frenato l’adozione del Piano per la crescita del Prodotto Interno Lordo che e’stato adottato piu’tardi”. Le elezioni della Duma si terranno domenica 7 dicembre: le elezioni presidenziali russe invece avverrano nel marzo 2004. Nei mesi scorsi la Russia ha promesso di ratificare il Protocollo di Kyoto e ci si aspetta che lo faccia dopo questo ciclo di elezioni. Il Wwf ricorda che la maggiorparte del paese russo appoggia il Protocollo di Kyoto: societa’civile, industriali e politici sono afavore, come dimostrano recenti sondaggi.

SUMMIT INTERNAZIONALE COP9: EMISSIONI NOCIVE PER L’ATMOSFERA: DIMINUIREBBERO ANCHE CON L’UTILIZZO DI CARTA RICICLATA, ANCORA POCO DIFFUSO…ALMENO FRA LE AZIENDE ITALIANE
Milano, 4 dicembre 2003 – Questo il dato abbastanza preoccupante emerso dalla ricerca Ecocopia condotta dalla società Freepping (research and contact center del gruppo J. Venture & Partners) su un campione di 500 aziende italiane (ecosensibili e non) e realizzata in occasione del Summit Internazionale Cop9, il vertice annuo organizzato dalle Nazioni Unite fra firmatari del protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas da effetto serra e che si sta svolgendo in questi giorni a Milano. L’intenzione di questa ricerca è stata quella di fare il punto della situazione sulla conoscenza e l’utilizzo di carta riciclata negli uffici italiani, come azione che contribuirebbe non poco alla prevenzione di sgradevoli fenomeni ambientali che minano l’equilibrio del nostro ecosistema. Riciclare carta e, parallelamente, utilizzare carta riciclata ha, infatti, diversi risvolti positivi, non solo in ambito di deforestazione, ma anche per quanto riguarda la qualità dell’aria: secondo i dati elaborati dal Consorzio nazionale recupero e riciclo imballaggi a base cellulosica, Comieco, per ogni tonnellata di prodotti cellulosici avviati al riciclo, si realizza un taglio di ben 1.308 kg di anidride carbonica che, riportati alle reali proporzioni della raccolta differenziata in Italia nel 2002, hanno fatto risparmiare potenziali emissioni nocive per l’atmosfera, equivalenti al blocco totale di tutto il traffico su strada, auto, camion e mezzi pubblici compresi per 6 giorni e 6 notti. Dal sondaggio Ecocopia, condotto sui Responsabili Acquisti di società ecosensibili e non (egualmente rappresentate) sull’intero territorio nazionale, e appartenenti ai più diversi settori, è però purtroppo emerso che, sebbene sia elevato il numero di aziende che conosce la carta ecologica (87% delle ecosensibili e 72% delle non-ecosensibili), è decisamente inferiore la percentuale di quelle che la utilizzano (il 23% per entrambe le categorie). Il motivo? E’ da ricercarsi nei pregiudizi che molti utilizzatori hanno ancora rispetto a questa tipologia di carta: a loro parere, troppo scura, troppo cara e poco adattabile alle nuove tecnologie (fotocopiatrici, stampanti, fax ecc…). Se è vero, come afferma Legambiente che il materiale più riciclato, ma anche più usato, in Italia è la carta (i consumi di carta per usi grafici e per usi igienico sanitari sono cresciuti tra il 1995 e il 2000 di circa 1,3 milioni di tonnellate -+26,5%- raggiungendo un valore di circa 5,8 milioni di tonnellate), è vero anche, purtroppo, che non viene poi riutilizzato… almeno dalle aziende. Sempre in base al sondaggio Ecocopia, ancora troppo poco noto e poco adottato è il sistema dell’ eco-certificazione europea Ecolabel (riconoscimento dell’Unione Europea a tutti i prodotti che, in base a rigidi criteri, si dimostrino rispettosi dell’ambiente grazie a processi produttivi eco-compatibili). La maggior parte delle aziende intervistate (il 47% per le aziende ecosensibili e il 53% di quelle che non lo sono) non conosce ancora questo importante marchio. Una grave mancanza se si pensa che è proprio l’Italia a detenere il primato di certificazioni Ecolabel in Europa (ben 34 – per 10 tipologie diverse di prodotti, dalla carta alle vernici, dalle scarpe ai detersivi- contro le 27 di Francia e Danimarca, le 13 della Spagna, 9 della Grecia, 8 della Svezia e 17 dei restanti paesi). Una maggiore adesione alla certificazione Ecolabel andrebbe a vantaggio di tutta la collettività europea, contribuendo a combattere le sempre crescenti problematiche ambientali.

DUE CONVEGNI ALLA 9A CONFERENZA DELLE PARTI SUL PROTOCOLLO DI KYOTO IN FIERA (1-12 DICEMBRE)
Milano, 4 dicembre 2003 - All'interno di questo importantissima conferenza internazionale il Wwf promuove due incontri che vogliono fare il punto su i cambiamenti climatici e il ruolo dell'efficienza e del risparmio energetico e sull'importanza delle foreste per la stabilità climatica Enrambi i convegni sono aperti al pubblico e l'ingresso è libero. Il primo si svolgerà Lunedì 8 Dicembre Orario: 15.00 - 18.00 Pad. Italia Porta Gattamelata Fiera di Milano Side Event Wwf Italia Fondazione Eni Enrico Mattei Editoriale "Vita" "Il ruolo dell'efficienza e del risparmio energetico nella lotta ai mutamenti climatici. Vantaggi e potenzialità per cittadini, aziende, pubblica amministrazione. Il ruolo del non profit e lo strumento della Banca del Clima." L'efficienza e il risparmio rappresentano il mezzo più economico e più sicuro per evitare i black-out, promuovere l'innovazione tecnologica e conseguire gli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Cosa frena una strategie in tal senso? E' questo l'interrogativo che Wwf, Fondazione Eni Enrico Mattei e editoriale Vita invitano a discutere in questo incontro. Moderatore: Riccardo Bonacina, Editoriale Vita Interventi di: Gianfranco Bologna, Wwf Italia; Stephen Schneider, Stanford University ; Alessando Lanza, Fondazione Eni Enrico Mattei; Corrado Clini, Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio; Paolo Bertoldi, European Commission Jrc; Andrea Caizzi Autorità per l'energia elettrica e il gas; Sergio Ulgiati, Università di Siena. Sessione "Cittadini" Andrea Masullo, Wwf, Vittoria Terenzi Cittadinanzattiva, Domenico Gaudioso, Apat. Sessione "Impresa" Bruno Soresina, presidente Atm Milano, Giuseppe Onufrio, Issi, Giuseppe Gamba, Provincia di Torino, Gianni Silvestrini, Kyoto Club Il convegno è aperto a tutti, l'ingresso è libero. Per info: Wwf Italia tel. 02831331 www.Wwf.it/clima  Il secondo convegno avrà luogo venerdì 5 dicembre dalle ore 15,00 alle ore 17,00 presso la Sala delle Colonne della Banca Popolare di Milano di Via San Paolo 12, a Milano. Convegno Incontro Con La Stampa Sul Tema: "Deforestazione e clima, l'importanza delle foreste per la stabilità climatica" Incontro promosso dagli Amici della Terra e Wwf Italia, in collaborazione con il Coordinamento Cop9. Il giorno venerdì 5 dicembre dalle ore 15,00 alle ore 17,00 presso la Sala delle Colonne della Banca Popolare di Milano di Via San Paolo 12, a Milano. Partecipano: Mario Monzoni, Ces Brasile, Amigos da Terra - Amazonia Brasileira; Colonnello Mario Giuliacci, Direttore del Centro Epson Meteo di Milano; Edoardo Isnenghi, responsabile foreste Wwf Italia; Laura Radiconcini, Amici della Terra Italia - vicepresidente Friend of the Earth Europe; Armando Buffoni, Legambiente. Moderatore: Stefano Apuzzo, giornalista, rappresentante di Pro Africa-gaia. L'incontro, in concomitanza con la Conferenza delle Parti alla Convenzione sui cambiamenti climatici di Milano, Cop 9, intende porre l'attenzione al problema della conservazione delle foreste primarie, con particolare riguardo all'Africa e all'Amazzonia. Con l'ausilio del Centro Epson Meteo di Milano sarà illustrato il contributo che le ampie zone di foresta offrono al mantenimento della stabilità climatica. Le ultime foreste pluviali hanno un importante ruolo non solo per la straordinaria ricchezza e biodiversità che rappresentano, ma anche per la conservazione del clima globale. I promotori intendono porre ai rappresentanti dei Governi che si incontreranno a Milano per la Cop 9, il problema della conservazione e della compensazione per il mantenimento del "patrimonio verde tropicale", ovvero l'assunzione dell'impegno internazionale verso i paesi di foresta per il non taglio, l'uso sostenibile della risorsa forestale e la preservazione di questo insostituibile patrimonio naturale.

UN PROGETTO INTEGRATO CONTRIBUISCE A RIDURRE I LIVELLI DI RUMORE CON L'AUSILIO DELLE VIBRAZIONI "BUONE"
Bruxelles, 4 dicembre 2003 - Commissione europea sta concludendo le negoziazioni relative al lancio di un progetto integrato del valore di 34 milioni di euro, che punta a ridurre i livelli di rumore associati ai sistemi e alle infrastrutture di trasporto. Il rumore è una grave forma di inquinamento ambientale che si ritiene incida sulla vita di circa 100 milioni di cittadini europei. Si stima che il costo dei danni provocati superi i dieci miliardi di euro all'anno. Attualmente, un consorzio di circa 42 partner provenienti da 13 paesi europei si accinge ad affrontare il problema nell'ambito della sezione "Nanotecnologie e nanoscienze, materiali multifunzionali basati sulla conoscenza, nuovi processi e dispositivi di produzione" (Nmp) del Sesto programma quadro (6Pq). L'obiettivo del progetto Inmar (Intelligent materials for active noise reduction -Materiali intelligenti per la riduzione attiva del rumore) è ridurre, tanto all'interno quanto all'esterno, i livelli di rumore correlati al trasporto stradale e ferroviario, nonché alle infrastrutture di trasporto come i ponti. Il consorzio può scegliere tra vari tipi di approccio. Uno di essi consiste nell'utilizzo di materiali intelligenti, che producono vibrazioni contrarie in grado di contrastare o annullare quelle che si propagano dalla fonte di rumore. A tale scopo, i diversi componenti dei materiali impiegano circuiti di controllo elettronico e di dati per creare l'interazione necessaria. Oltre a queste tecniche, ideate per eliminare il rumore alla fonte, si studieranno anche altri materiali per valutarne la capacità di isolare i rumori. In veste di coordinatore del progetto congiunto, il dott. Thilo Bein dell'Università di Darmstadt ha dichiarato al Notiziario Cordis che la creazione di un consorzio su larga scala costituisce un passo essenziale per affrontare la questione. "Inmar riunirà atenei e istituti di ricerca prestigiosi, Oem [produttori di attrezzature originali] del settore automobilistico e ferroviario, produttori di componenti e nove Pmi [piccole e medie imprese] specializzate in strutture e materiali intelligenti. "Dobbiamo ricorrere a tutti questi partner che operano in settori diversi, perché intendiamo introdurre nella produzione di massa nuove tecnologie di cui è già stata dimostrata l'efficacia in laboratorio", ha dichiarato il dott. Bein. Il consorzio auspica che il contratto sia sottoscritto all'inizio del 2004, quando saranno erogati i finanziamenti per sostenere i primi cinque anni del progetto. Successivamente, secondo il professor Hoger Hanselka, coordinatore del progetto, "noi e gli altri partecipanti [...] potremo avviare l'attuazione degli obiettivi del progetto". Infolink: http://www.Cordis.lu/nmp/home.html

ASNM: NASCE AIDA ASSOCIAZIONE ITALIANA DELLE AGENZIE DI SVILUPPO LOCALE E MARKETING TERRITORIALE. PROMUOVERÀ LA COOPERAZIONE TRA GLI OPERATORI DEL SETTORE ED ELABORERÀ PROPOSTE IN TEMA DI POLITICHE ECONOMICHE E TERRITORIALI A SCALA LOCALE, NAZIONALE E COMUNITARIA
Sesto San Giovanni (Mi) 4 dicembre 2003 - Non poteva che essere il Salone dello Sviluppo Locale, rassegna d'incontro e di scambio per le comunità politiche e professionali che si occupano di sviluppo territoriale, la sede ideale per presentare ufficialmente la nascita di Aida, Associazione Italiana delle Agenzie di Sviluppo Locale e Marketing Territoriale. Aida, unica forma associativa di livello nazionale tra agenzie territoriali che esiste in Italia, si propone come rete di cooperazione per promuovere il dibattito e le relazioni istituzionali. "Attraverso questa associazione vogliamo valorizzare l'esperienza, i risultati e, soprattutto, il ruolo svolto dalle agenzie e dagli operatori dello sviluppo nell'ambito della promozione territoriale e della rivitalizzazione economica e sociale. Uno dei nostri obiettivi - dichiara Fabio Terragni neo presidente di Aida - sarà quello di fare riconoscere il ruolo delle agenzie come interlocutori nei processi di negoziazione e programmazione degli interventi a sostegno dello s! viluppo locale. Anche in stretta relazione con enti e associazioni analoghe che operano in altri paesi e a livello internazionale". Oltre a Fabio Terragni, attuale amministratore delegato di Agenzia Sviluppo Nord Milano (Asnm), alla presentazione pubblica di Aida hanno partecipato tutti i membri del consiglio direttivo e i rappresentati delle agenzie promotrici dell'iniziativa: Umberto Mosso, vicepresidente di Aida e amministratore delegato di Risorse per Roma; Corrado Fedrizzi, presidente di Agenzia per lo Sviluppo della Provincia di Trento; Gaetano Torcinaro, presidente Asse Avellino; Francesco Lippi, Assessore alla Programmazione del Comune di Cagliari/ask - Agenzia di Sviluppo; Giuseppe Matolo, direttore di Bic Sardegna; Edoardo Terenziani, direttore di Società Provinciale Insediamenti Produttivi (Soprip) di Parma e Piacenza; Salvatore Vozza, amministratore delegato di Tess Costa del Vesuvio; Paolo Verri, direttore di Torino Internazionale. Riflessione e promozione culturale Oltre a svolgere un'attività di promozione politico-istituzionale, l'Associazione opererà sul fronte della riflessione, della promozione culturale e svilupperà servizi-prodotti per i soci. L'attività di promozione culturale si concretizzerà nella realizzazione di convegni ed eventi pubblici, pubblicazioni, studi, workshop. La promozione di ricerche, di analisi di benchmarking sarà soprattutto utilizzata per la diffusione e l'affinamento delle competenze tecniche e gestionali utili alla progettazione di interventi e servizi per lo sviluppo locale. Aida è improntata ad una logica di sussidiarietà e di servizio: le sue attività dovranno "coprire" quegli ambiti e quelle scale d'azione che, per ragioni di opportunità o convenienza economica non siano già praticati efficacemente dalle strutture esistenti. L'associazione intende qualificarsi come risorsa e strumento al servizio dei propri associati, offrendo prodotti, servizi innovativi, promozione culturale ed istituzionale. Potranno associarsi ad Aida tutte le organizzazioni che, indipendentemente da ragione e compagine sociale, abbiano per missione prevalente la promozione dello sviluppo locale: dalle agenzie costituite su iniziativa dei Comuni o delle Camere di Commercio, alle società di gestione di patti territoriali, contratti d'area e altri strumenti di programmazione negoziata, ai centri di servizio quali i Bic. Per raggiungere i suoi obiettivi, Aida promuoverà forme stabili di relazione con tutti i soggetti che intervengono nella progettazione e nell'attuazione di interventi di sviluppo locale quali università, banche locali e finanziarie regionali, professionisti, esperti e studiosi. Svilupperà inoltre forme di cooperazione con un ampio ventaglio di attori economici, sociali ed istituzionali per avviare iniziative congiunte. Le attività dell'associazione saranno svolte principalmente da gruppi di lavoro formati dal personale operativo delle agenzie associate. In questa prima fase la sede sociale di Aida è presso l'Agenzia Sviluppo Nord Milano.

FORUM UNIVERSITÀ-INDUSTRIA SULLA SOSTENIBILITÀ
Bonn, 4 dicembre 2003 - Il 26 e 27 febbraio si svolgerà a Bonn (Germania) un forum europeo università-industria sulla sostenibilità. La manifestazione sarà organizzata da Copernicus-campus, una rete universitaria europea per la sostenibilità, e beneficerà del sostegno della Commissione europea nell'ambito del programma Socrates della Dg Istruzione e cultura. Il forum mira ad incoraggiare la comprensione reciproca, attraverso la presentazione delle migliori prassi adottate dalle università e dall'industria nel settore dello sviluppo sostenibile, ed a rafforzare le partnership tramite l'analisi di possibilità volte ad intensificare la cooperazione innovativa. I principali temi della conferenza sono i seguenti: migliori prassi nelle università e nelle aziende; ricerca e tecnologia per lo sviluppo sostenibile; responsabilità sociale delle imprese; risorse umane: tipo di competenze richieste per sviluppo sostenibile; e-learning, un collegamento tra università e imprese. Per informazioni: Copernicus-campus Tel: +49 231 652424 Fax: +49 231 652465 E-mail: info@copernicus-campus.Org  http://www.Copernicus-campus.org/conference_index.html

STUDIARE IN PROVINCIA? E’ MEGLIO! LO DICONO GLI STUDENTI DEL POLO REGIONALE DI COMO DEL POLITECNICO DI MILANO UN SONDAGGIO CONDOTTO TRA GLI STUDENTI METTE IN LUCE LE MOTIVAZIONI DI CHI, ALL’INTERNO DI UN GRANDE ATENEO STORICO, SCEGLIE UNA SEDE UNIVERSITARIA LONTANO DALLE GRANDI CITTÀ
Como, 4 dicembre 2003 – Opportunità di trovare lavoro facilmente, rapporto diretto con i docenti, limitati disagi negli spostamenti: sono, queste, le principali motivazioni che spiegano la scelta di iscriversi al Polo di Como del Politecnico di Milano, così come emerge da un sondaggio condotto tra circa 640 studenti dei quasi 2200 iscritti ai corsi di laurea Triennali e ai corsi di Laurea Specialistica. Oltre alla vicinanza al luogo di residenza infatti, a motivare tale scelta c’è anche il vantaggio di godere di un rapporto più diretto con i docenti (la pensano così il 65,79% degli studenti delle Lauree Specialistiche e il 48,26% degli studenti delle Lauree Triennali) di avere un minor numero di disagi negli spostamenti (45,61% per gli studenti delle Lauree Specialistiche, 52,39% per le Lauree Triennali) e di godere di una vita meno caotica che lascia più tempo per studiare e preparasi meglio alla vita professionale. Gli studenti di ciascun anno accademico si dimostrano poi concordi sulle motivazioni che li hanno spinti a scegliere un determinato corso di studio: l’interesse per le materie (che spesso offrono un orientamento specifico presente a livello nazionale solo nella sede di Como), la sicurezza di avere molti sbocchi professionali una volta terminati gli studi e la percezione di potersi inserire nel mondo lavorativo in tempi decisamente ridotti. In ogni caso è premiante la qualità della formazione dal Politecnico di Milano, offerta paritariamente in tutte le proprie sedi: la quasi totalità è soddisfatta della scelta effettuata tanto che rifarebbe lo stesso passo (92,11% degli studenti delle Lauree Specialistiche, 81,74% degli studenti della Lauree Triennali). Tale affermazione è rafforzata dal fatto che la maggior parte degli studenti consiglierebbe l’iscrizione ad un amico (85,09% Lauree Specialistiche, 82,83% Lauree Triennali). Proseguire gli studi oltre la Laurea Triennale infine è un “must” per quasi tutti gli studenti (il 74,35% pensa infatti di scegliere la laurea specialistica) per il fatto che, oltre alla passione per lo studio, pensano in questo modo di trovare più facilmente lavoro in futuro (55%). Solo il 3,69% infine pensa di non proseguire gli studi con la Laurea Specialistica corrispondente, e di passare a un’altra Laurea Specialistica. Segno questo che forse non è ancora stata considerata a fondo l’opportunità, resa possibile dal Sistema del cosiddetto “3+ 2” avviato recentemente con la Riforma , di seguire un corso formativo variegato e costruire una preparazione più multidisciplinare.

IL SERVIZIO ATM DI SABATO 6, DOMENICA 7 E LUNEDI’ 8 DICEMBRE 2003
Milano 4 dicembre 2003 - Sabato 6, domenica 7 e lunedì 8 dicembre 2003, in occasione delle festività e degli appuntamenti fieristici e folkloristici previsti in città, il servizio Atm è potenziato. E’ inoltre prevista una task force di supporto al servizio di trasporto pubblico. Linee Metropolitane 1 , 2 , 3: sabato 6 dicembre: orario del sabato con potenziamento del servizio; domenica 7 lunedì 8 e dicembre: orario festivo con potenziamento del servizio. Linee Di Superficie Urbane E Interurbane: sabato 6 dicembre: orario del sabato; domenica 7 dicembre: orario festivo con potenziamento della linea automobilistica 50; lunedì 8 dicembre: orario festivo con potenziamento delle linee tranviarie 2, 14, 16, 24 e 27; delle linee automobilistiche 50, 54, 57; della linea filoviaria 92. Linee Tranviarie Milano-desio E Milano Limbiate: sabato 6 dicembre: orario del sabato: domenica 7 e lunedì 8 dicembre: orario festivo. Parcheggi Di Corrispondenza: Parcheggi a raso: aperti gratuitamente senza la presenza di personale Atm, domenica 7 e lunedì 8 dicembre. Parcheggi multipiano: aperti a pagamento con il consueto orario dalle 7 all’1. Uffici Abbonamenti E Informazioni: Atm Point (Duomo M1-m3) e uffici abbonamenti Cadorna (M1-m2), Loreto (M1-m2), Romolo (M2), Centrale (M2-m3): regolarmente aperti al pubblico nella giornata di sabato 6 dicembre; chiusi al pubblico lunedì 8 dicembre ; Atm Point (Duomo M1-m3) e uffici abbonamenti Cadorna (M1-m2), Centrale (M2-m3): domenica 7 dicembre aperti dalle 9,45 alle 18 Per ulteriori informazioni i Clienti Atm possono contattare il Numero Verde 800.80.81.81, operativo tutti i giorni dalle 7.30 alle 19.30, o consultare il sito Internet www.Atm-mi.it

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