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di
GIOVEDI'
4 DICEMBRE 2003
pagina 1
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ROMANO
PRODI: PRESENTAZIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO DI DICEMBRE A BRUXELLES UN
PROGETTO AMBIZIOSO PER L'EUROPA
Bruxelles, 4 dicembre 2003 – Di seguito il discorso tenuto al Parlamento
Europeo da Romano Prodi Presidente della Commissione europea nel corso della
Presentazione del Consiglio europeo di dicembre a Bruxelles” Un progetto
ambizioso per l'Europa”: “Signor Presidente, Onorevoli parlamentari, Il
prossimo Consiglio europeo di Bruxelles sarà l'ultimo di un anno denso di
avvenimenti. In questa fase di grandi trasformazioni per l'Europa, ci
troviamo di fronte a sviluppi e a decisioni di grande portata per il nostro
futuro a cadenza quasi settimanale. La settimana scorsa, che si è chiusa
con la riunione della Conferenza intergovernativa di Napoli, non ha fatto
eccezione. Ma prima di passare al dibattito sulla nostra futura
Costituzione, voglio toccare brevemente un altro argomento di attualità per
la vita dell'Unione. Il prossimo Consiglio europeo sarà preceduto da una
riunione straordinaria del Vertice sociale tripartito a cui prenderanno
parte, al massimo livello, i capi di Stato della troica e i rappresentanti
delle parti sociali e della Commissione. È infatti assolutamente essenziale
coinvolgere le parti sociali in questa fase del processo costituzionale e
ascoltarne la voce. Il coinvolgimento dei sindacati e delle organizzazioni
degli imprenditori europei è la miglior garanzia di successo di ogni
iniziativa a favore dell'occupazione. L'incontro affronterà due temi che
sono al centro della Strategia di Lisbona: la nostra recente Iniziativa per
la crescita e
la Strategia
europea per l'occupazione. Il momento centrale dell'incontro sarà la
presentazione della Relazione finale della Task Force sull'occupazione da
parte del suo presidente Wim Kok. La relazione della Task Force indica come
far fronte alle grandi trasformazioni dell'economia e del mondo del lavoro.
Fra i suoi punti qualificanti troviamo la necessità di aumentare la capacità
di adattamento delle imprese e dei lavoratori, di accrescere gli
investimenti nel capitale umano e, infine, di creare nuove dinamiche sociali
per sostenere le riforme e accelerarne l'attuazione.
La Commissione
terrà conto della Relazione della Task Force e delle raccomandazioni che
essa contiene per preparare il Rapporto congiunto sull'occupazione che
presenterà al Consiglio di primavera del prossimo anno. Signor Presidente
Onorevoli deputati, Vengo ora al tema centrale del mio discorso di oggi.
La Conferenza
intergovernativa entra nelle sue fasi finali. Al Consiglio europeo di
Bruxelles il 12 e il 13 dicembre la posta sarà alta. Dalle decisioni che
la Conferenza
prenderà vedremo i frutti del nuovo metodo della Convenzione, proposto dal
Parlamento europeo e dalla Commissione e approvato dai capi di Stato e di
governo al Consiglio europeo di Laeken nel dicembre 2001. Un ritorno al
metodo delle trattative fra governi, che abbiamo vissuto nella notte del
vertice di Nizza, rappresenterebbe un fallimento politico per l'Unione.
L'opinione pubblica europea non lo accetterebbe. Per
la Conferenza
intergovernativa, la questione chiave è stabilire in che modo l'Unione
possa raggiungere i suoi obiettivi di fondo e rafforzare la sua capacità
decisionale. L'unione europea si trova di fronte a tre grandi sfide. 1.
Abbiamo bisogno di politiche forti e di un maggior coordinamento a livello
europeo al servizio della crescita economica, della creazione di posti di
lavoro e della protezione sociale. 2. Dobbiamo dare una risposta comune alle
sfide internazionali legate alla sicurezza, alla libertà e alla giustizia.
3. Dobbiamo mettere in comune le forze di tutti per far fronte alle nostre
responsabilità globali e per promuovere i nostri valori e i nostri
interessi. L'articolo 3 del progetto di Costituzione afferma solennemente
gli obiettivi dell'Unione su queste linee.
La Convenzione
non ha evidentemente prodotto una Costituzione perfetta per affrontare
questi compiti. Tuttavia, il risultato corrisponde, forse oltre le attese,
ai propositi contenuti nella dichiarazione di Laeken.
La Conferenza
intergovernativa finora è stata impegnata più nelle dispute interne fra
gli Stati membri che nella creazione degli strumenti adeguati ai problemi e
alle esigenze dell'Europa. È certo deludente che non si sia registrato
alcun progresso sull'adozione di una procedura in grado di rendere possibile
l'emendamento della parte della Costituzione relativa alle politiche.
La Commissione
sosterrà ogni sforzo che
la Presidenza
metterà in atto per raggiungere questo obiettivo. Pensando alle nuove sfide
che emergeranno,
la Costituzione
non deve diventare un vincolo per la nostra azione futura. Rispetto al
lavoro della Convenzione, finora l'unico progresso di rilievo è stato il
progresso nella definizione della cooperazione strutturata nel campo della
difesa. Su tutte le altre questioni, c'è ancora il rischio che
la Conferenza
intergovernativa faccia passi indietro nella direzione del metodo
intergovernativo. Questo vale anche per la cooperazione europea sul diritto
penale, proprio in un momento in cui tutti i leader riconoscono la minaccia
della criminalità e del terrorismo internazionali. C'è inoltre chi vuole
indebolire la credibilità del Ministro degli affari esteri, sempre
sostenendo a parole che l'Europa deve diventare più forte ed esercitare una
funzione di leadership nel mondo. Alcuni ministri sostengono che estendere
il sistema intergovernativo significa rafforzare il coordinamento della
politica economica, mentre ciò che serve davvero è rafforzare la capacità
europea di mettere la governance dell'economia al servizio di una strategia
di crescita. Alcuni paesi arriveranno perfino a proporre la reintroduzione
del diritto di veto dove
la Convenzione
l'ha abolito, per esempio nell'area della politica commerciale. La scelta è
fra queste due opzioni: o un'Europa divisa che fa da spettatore sulla scena
politica mondiale, o un'Europa unita che contribuisce alla pace, alla
crescita e allo sviluppo sostenibile. L'europa, con queste scelte a ritroso,
rischia di diventare un continente ai margini della mappa del mondo
circondato da altri, potenti protagonisti. Il progetto di Costituzione,
nella sua forma attuale, fornisce gli strumenti che consentono a un'Europa
unita di operare in modo più efficace. Non c'è niente di meno, ma nemmeno
niente di più. Esso non crea il progetto politico del futuro. Quindi, la
questione centrale che i leader nazionali devono affrontare al vertice della
Conferenza intergovernativa non è quella di impegnarsi su un ambizioso
progetto europeo. La vera questione è se troveranno la capacità collettiva
di adottare gli strumenti che saranno necessari in futuro per intraprendere
un qualsiasi progetto europeo.
La Convenzione
ha mantenuto e migliorato l'equilibrio dei poteri tra le diverse istituzioni
dell'Unione. Una Commissione forte è indispensabile per garantire
l'applicazione imparziale delle regole dell'Unione. Quindi non si devono
ridimensionare all'ultimo minuto i poteri della Commissione in settori
cruciali come il controllo sugli aiuti di Stato. La nostra aspirazione di
diventare una vera Unione di popoli e di Stati trova espressione nel sistema
della doppia maggioranza proposto per le decisioni del Consiglio. È
cresciuta la legittimità democratica rafforzando il ruolo del Parlamento
europeo sulle questioni legislative, politiche e di bilancio. Il potere
della Corte di giustizia di difendere la supremazia della legge è stato in
parte rafforzato. Una cosa è chiara.
La Commissione
resisterà fino all'ultimo minuto della Conferenza intergovernativa contro
ogni tentativo di ridurre i poteri del Parlamento europeo, soprattutto sulle
questioni di bilancio. Come ci si può aspettare che il Parlamento europeo e
la Commissione
spieghino e difendano di fronte cittadini una Costituzione che il Parlamento
stesso avrebbe bocciato? Per quanto riguarda
la Commissione
, notiamo con soddisfazione che
la Presidenza
ha riconosciuto che la distinzione fra commissari con e senza potere di voto
è troppo complessa e non funzionerebbe. Esiste una soluzione semplice che
mantiene l'uguaglianza fra tutti i commissari: una Commissione composta da
un commissario per ciascun Stato membro, con una struttura decisionale più
decentrata e un sistema di pesi e contrappesi che ne garantisce la
collegialità. È questa la soluzione che
la Commissione
desidera vedere nella Costituzione. Infine, il sistema di voto a doppia
maggioranza proposto dalla Convenzione (50% degli Stati membri in
rappresentanza di almeno il 60% della popolazione dell'Unione) è semplice
ed equo. Se si vuole cambiare, bisogna andare nel senso di rendere più
facile il sistema decisionale del Consiglio.
La Commissione
continua a preferire un sistema basato sul 50% degli Stati membri in
rappresentanza di almeno il 50% della popolazione. In nessun caso
la Conferenza
intergovernativa può decidere un sistema di voto che rende il sistema
decisionale del Consiglio addirittura più difficile rispetto al sistema di
Nizza. Una Costituzione 'peggiore di Nizza' è semplicemente indifendibile.
Inoltre, dobbiamo evitare a tutti i costi i mercanteggiamenti dell'ultimo
minuto a Bruxelles il cui unico risultato sarebbe quello di minare la
credibilità della Costituzione ancor prima che veda la luce. Non dobbiamo
dimenticare che i primi referendum sulla Costituzione si terranno appena sei
mesi dopo la conclusione della Conferenza intergovernativa. Signor
Presidente, Onorevoli deputati, Prima di concludere, e senza entrare nel
dibattito che si svolgerà più tardi in quest'aula, voglio fare alcune
brevi considerazioni sulla riunione del Consiglio Ecofin che si è tenuto
all'inizio della settimana scorsa. La mia valutazione della vicenda si
articola su due piani: quello della sostanza e quello della procedura. Nella
sostanza, il Consiglio ha trovato un accordo di massima sui piani di rientro
del deficit, piani che, peraltro, sono in linea con quelli previsti nei due
paesi stessi. Il Consiglio ha quindi accettato gli impegni espressi da
Germania e Francia per consolidare il bilancio nel 2005. Dal punto di vista
procedurale invece, la vicenda ha risvolti più seri perché il Consiglio ha
deciso di seguire una strada completamente intergovernativa piuttosto che
quella prevista dalle procedure istituzionali. E qui ribadisco la mia
critica di fondo: non si possono prendere scorciatoie quando le norme del
Trattato e del Patto--concordate all'unanimità--diventano severe o scomode.
L'utilità e il valore del Trattato e del Patto dipendono dalla certezza
delle regole che tutti--Commissione, Parlamento, Consiglio e Stati
membri--dobbiamo rispettare. La vicenda riveste un grado di gravità che non
voglio passare sotto silenzio. Mi auguro tuttavia che, così come già tante
volte è avvenuto nella storia dell'Unione, dalle crisi più severe possono
nascere soluzioni più innovative e durature. Penso quindi che dobbiamo
guardare avanti tenendo presenti due obiettivi: uno per il presente
immediato e uno per il futuro. Nell'immediato, sono certo che gli Stati
membri sapranno leggere nella dichiarazione finale del Consiglio il segnale
di un impegno più forte e più determinato nella direzione della crescita e
della stabilità. E capiranno anche che occorre applicare le regole in modo
ordinato. Da parte nostra, continueremo a fare il nostro dovere applicando
il Trattato e il Regolamento del Patto. È nostra responsabilità,
soprattutto in questa fase, garantire a tutti gli Stati membri un'assoluta
parità di trattamento. Ricordo inoltre che la disciplina di bilancio e la
stabilità sono essenziali per l'Unione economica e monetaria. La vicenda
contiene tuttavia anche un insegnamento per il futuro. Ricordate tutti le
valutazioni critiche che ho espresso un anno fa. Esse non condannavano il
Patto, ma chiedevano con forza che esso diventasse uno strumento più
intelligente per coordinare le politiche di bilancio a livello europeo. Ora
che la moneta unica è un fatto acquisito, i mercati e tutti i cittadini
hanno bisogno di poter contare su una vera governance dell'economia, cioè
su una vera politica economica. Dobbiamo aprire una nuova fase di
consolidamento e di gestione delle nostre conquiste e adattarci alla nuova
situazione, ma sempre in modo rigoroso e valido per tutti. Dobbiamo
ripristinare la credibilità dei nostri strumenti di governance
dell'economia e della nostra Comunità di diritto in un momento in cui si
svolge il dibattito sulla nuova Costituzione. Già un anno fa
la Commissione
ha fatto un primo passo presentando proposte concrete per rafforzare e
coordinare le politiche economiche e per interpretare il Patto con maggiore
flessibilità e maggiore rigore. Questa linea d'azione proposta dalla
Commissione è approvata dal Consiglio europeo. Inoltre, il nostro
contributo alla Convenzione conteneva già una parte relativa al
rafforzamento del coordinamento della politica economica europea.
La Conferenza
intergovernativa ha fatto propri certi elementi delle nostre proposte.
Adesso non dobbiamo mettere in discussione i timidi passi avanti che abbiamo
fatto. Tuttavia, le decisioni assunte dall'Ecofin dimostrano che il problema
vero ancora irrisolto è quello di un'autentica debolezza dell'attuale
sistema di governance economica a livello europeo. Risolvere questo problema
è la vera sfida che sta davanti a noi. Guardando avanti, e dopo una
riflessione matura,
la Commissione
preparerà un'iniziativa in questo senso. A mio avviso, rivedere le norme di
attuazione del Patto non è sufficiente. Dobbiamo approfondire il dibattito
sulla politica fiscale nel contesto più ampio della sorveglianza e del
coordinamento generale della politica economica. Soprattutto, occorre
collegare più strettamente le politiche di bilancio all'obiettivo più
generale che consiste nell' aumentare il potenziale di crescita senza
compromettere la sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche. In
questo senso, dobbiamo utilizzare più attivamente i Grandi orientamenti di
politica economica congiuntamente con il Patto di stabilità e di crescita
come strumenti di coordinamento delle politiche economiche per garantire il
buon funzionamento dell'Unione economica e monetarie e il raggiungimento
degli obiettivi di Lisbona. Occorre trovare un nuovo equilibrio fra questi
due strumenti per mantenere la disciplina di bilancio e, allo stesso tempo,
stimolare la crescita. Signor Presidente, Onorevoli deputati, Nei pochi
giorni che ci separano dal Consiglio europeo di Bruxelles, dobbiamo operare
con forza e con ottimismo per raggiungere i grandi risultati che si siamo
proposti. In questo modo,
la Costituzione
che sta nascendo chiarirà i nostri obiettivi di fondo, saprà definire con
maggior precisione il campo d'azione dell'Unione e renderà più semplice e
trasparente il funzionamento delle nostre istituzioni. Sono certo che
lasceremo alle generazioni future un'Unione che non sarà solo più grande e
più influente, ma anche più coerente, più democratica e più vicina a
tutti i cittadini europei. Non possiamo accontentarci di meno”
RINVIGORIRE
I PARTENARIATI PUBBLICO-PRIVATO PER L'INNOVAZIONE
Bruxelles, 4 dicembre 2003 - Un consorzio di partner europei ha presentato
una serie di nuove raccomandazioni per la creazione di un mercato europeo in
grado di abbinare sistematicamente i progetti di ricerca finanziati dal
settore pubblico agli investitori privati più adatti. L'iniziativa
Euromaplive è una misura d'accompagnamento della durata di un anno,
finanziata nell'ambito del Quinto programma quadro, volta ad analizzare le
possibili modalità d'incremento dei benefici economici che l'Europa trae
dalla scienza e dalla ricerca. Il Notiziario Cordis ha intervistato Giovanni
De Duonni del Gruppo Capitalia (Banca di Roma) - uno dei sei partner del
progetto - e Maurizio Borghi della Dg Ricerca della Commissione europea, il
quale si occupa di finanziamento dell'innovazione nell'ambito della priorità
tematica "Nanotecnologie, materiali e processi di produzione" del
Sesto programma quadro (6Pq). Le raccomandazioni del progetto sono basate su
un'analisi dettagliata e sulle interviste effettuate ad oltre 130 operatori
del settore del finanziamento dell'innovazione di tutt'Europa, approccio
che, secondo Borghi, è pienamente condiviso dalla Commissione. "Poiché
viviamo in un mondo sempre più complesso, quando si affrontano questioni
complicate è importante raccogliere le opinioni di tutti gli attori
coinvolti, in questo caso Pmi [piccole e medie imprese], grandi società,
istituti finanziari e organismi pubblici", ha dichiarato Borghi. Il
progetto Euromaplive individua una serie di fattori che impediscono di
trasformare un numero maggiore di innovazioni frutto della ricerca pubblica,
in applicazioni commerciali. Fra questi figurano il problema dei modelli
d'innovazione, "incalzati dalla tecnologia" anziché
"orientati al mercato" e la tendenza degli inventori che cercano
opportunità commerciali a "restare in loco". Altri ostacoli
riguardano la riluttanza degli inventori ad assumersi i rischi delle imprese
a base tecnologica e la scarsa conoscenza, da parte delle Pmi, degli
strumenti finanziari che gli investitori sono in grado di offrire. I
partecipanti al progetto suggeriscono varie opzioni per contenere tali
problemi. Innanzitutto, propongono di incrementare il numero di partenariati
pubblico-privato nella prima fase dei progetti d'innovazione. Ciò
consentirebbe ai partner, sia pubblici che privati, di valutare insieme la
gamma completa dei rischi connessi alla ricerca e all'innovazione, dando
vita ad una cultura della "condivisione del rischio", che potrebbe
stimolare l'interesse degli investitori nelle imprese a base tecnologica.
Una seconda raccomandazione propone di basare il finanziamento pubblico dei
progetti di ricerca su una procedura strutturata in due fasi. La fase 1
prevede la presentazione di una proposta sintetica, che verrebbe valutata
principalmente in base alle aspettative di crescita e alle esigenze del
mercato. La creazione di un mercato europeo, secondo la raccomandazione,
consentirebbe di abbinare i progetti ammessi ad un finanziamento nella prima
fase ad investitori appropriati. La fase 2 consiste nella presentazione alle
autorità pubbliche di un piano imprenditoriale completo, corredato delle
informazioni su eventuali accordi finanziari già siglati con altri
investitori. Se giudicato positivamente dagli enti finanziari, il progetto
riceverebbe un pacchetto di finanziamenti pubblici e privati complementari.
A tal proposito, Borghi ha osservato che
la Commissione
sta incoraggiando i proponenti nell'ambito del 6Pq ad includere un piano
imprenditoriale nelle loro proposte di progetto. Si tratta di un notevole
cambiamento rispetto al passato, quando la rilevanza scientifica e la
presenza di validi partenariati erano considerate i principali elementi di
una proposta: "Alcuni sottovalutano i requisiti di un buon piano
imprenditoriale e l'evidenza di una gestione efficace [...]. In alcuni casi,
può essere necessario un cambiamento di mentalità", ha affermato
Borghi. Parlando a nome del progetto Euromaplive, De Duonni ha affermato che
le raccomandazioni del consorzio contrastano con l'idea secondo cui i
partenariati pubblico-privato distorcerebbero il mercato.
"Contrariamente a quanto pensiamo, negli Usa le piccole imprese
ricevono un forte sostegno dai fondi pubblici", ha spiegato De Duonni,
aggiungendo: "La sfida per l'Europa, quindi, consiste nel rafforzare il
coordinamento dei fondi pubblici e privati: da qui la grande rilevanza di
questo progetto". Entrambi gli intervistati hanno ricordato il successo
del workshop conclusivo del progetto Euromaplive, svoltosi a novembre, il
quale ha registrato un numero elevato di partecipanti ed è stato
contrassegnato dagli interventi di importanti protagonisti del finanziamento
dell'innovazione e dei partenariati pubblico-privato. Iniziative di questo
tipo, si auspica, serviranno a migliorare la comprensione delle questioni in
gioco e condurranno ad uno sforzo congiunto per il potenziamento degli
investimenti nelle attività innovative. Infolink: http://www.Euromaplive.icon-innovation.de/index.html
L'ISTUD
FOTOGRAFA
LA LA CORPORATE
SOCIAL RESPONSIBILITY (CSR) IN 28 MULTINAZIONALI EUROPEE
Milano, 4 dicembre 2003 -
La Corporate Social
Responsibility (Csr) ha oggi in Europa un carattere evolutivo e dinamico.
Pur non essendo possibile definire un modello unico di pratica della Csr, è
però evidente che essa impatta e trasforma la strategia, la comunicazione,
l'organizzazione e lo stile di management delle multinazionali europee,
influenzando le attività "core" delle aziende, mentre è ancora
poco incisiva l'influenza della Csr sull'innovazione di business o di
prodotto e quasi mai
la Csr
è trattata come oggetto specifico di pianificazione e controllo. E' quanto
è emerso oggi nel convegno milanese "Pratiche socialmente
responsabili", cui hanno partecipato un centinaio tra amministratori
delegati, direttori generali e manager d'impresa, nel corso del quale l'Istud
- Istituto Studi Direzionali ha presentato i risultati definitivi del
progetto Rebus - Relationship between Business & Society, un progetto
finanziato dall'Unione europea, promosso dall'Istud e patrocinato
dall'Associazione Istud per la cultura di gestione. Il progetto, che si è
articolato nell'arco di due anni (novembre 2001-dicembre 2003), ha
ricostruito la percezione che il management e la società nel suo complesso
hanno del tema della responsabilità sociale attraverso 28 casi di studio di
grandi imprese in Italia, Francia, Germania e Svizzera. I partner dell'Istud
in questo progetto sono stati: Formaper-azienda speciale della Camera di
Commercio di Milano, che si è occupata nello specifico della realtà delle
piccole e medie imprese; Sfera - Servizi Formativi Emiliano-romagnoli
Associati; bfz Norimberga Berufliche Fortbildungszentren der Bayerischen
Wirtschaft, che ha studiato le realtà aziendali tedesche; Esc Grenoble - École
Superieure de Commerce di Grenoble per le aziende francesi. Le 28 aziende
che hanno partecipato alla ricerca in Italia sono state: Abb; Banca Popolare
di Milano; Boehringer Ingelheim Italia; Citigroup; Comprabene; Granarolo;
Ikea Italia; illycaffè; Italcementi; Ortho-clinical Diagnostics; Sabaf;
Unicredito Italiano. In Francia, Germania e Svizzera: Adidas Salomon; Bmw;
Credit Suisse Group; Datev; Evian; Hvb; Ina-schaeffer; Legrand; Migros;
Rossignol; Schneider Electric; Schurter; Seb Tefal; Siemens;
Stmicroelectronics; Verlag. La metodologia utilizzata è stata la
metodologia qualitativa dello studio dei casi con interviste in profondità
ai profili aziendali: amministratore delegato e/o direttore generale;
responsabili di funzione; responsabili "Csr" ove presenti; altre
figure ritenute rilevanti per la specificità del caso. Secondo le evidenze
della ricerca, non esiste un modello dominante nell'esercizio della Csr,
mentre sono evidenti alcuni elementi che ci consentono di capire meglio come
le diverse componenti dell'agire aziendale vengono influenzate e modificate
dal crescente impatto della Csr. Csr e strategia aziendale-
La Csr
influenza le attività "core" della catena del valore in più
della metà dei casi studiati, mentre è ancora poco incisiva l'influenza
della Csr sull'innovazione di business o di prodotto. I diversi "stakeholder"
sono indicati come i beneficiari diretti delle strategie di Csr. I confini
tra interno ed esterno dell'impresa sono "sfumati" quando si parla
di Csr e vengono invece evidenziati effetti molteplici e multidirezionali
delle azioni di Csr sui diversi stakeholder. La quantificazione
dell'investimento in Csr non è una priorità. Csr e comunicazione- La
questione è controversa per la presenza di due filosofie opposte: quella
del "fatti non parole" e quella del "parlarne per fare
cultura"; quest'ultima sembra quella che più probabilmente si affermerà
nel prossimo futuro. I destinatari della comunicazione della Csr sono
principalmente all'interno dell'azienda e, come dipendenti o collaboratori,
sono indicati come i protagonisti della creazione di una nuova identità
aziendale, e della diffusione di quest'ultima anche verso l'esterno. Csr e
organizzazione- La responsabilità della Csr è distribuita lungo la
struttura organizzativa: sono rari i casi in cui compaiono unità dedicate.
Il top management, con il contributo delle funzioni di staff della Csr, è
direttamente coinvolto nella gestione di questa issue. La partecipazione e
il coinvolgimento del middle management sono decisamente limitati. Csr e
stile di management- La leadership è decisiva, soprattutto nelle fasi di
innovazione e cambiamento verso
la Csr. Il
processo decisionale sulla Csr è prevalentemente direttivo e top-down. I
sistemi di gestione delle risorse umane sono pesantemente influenzati dai
principi della Csr. Gli artefatti più diffusi sono i codici etici e le
carte dei valori. Solo in pochi casi un esplicito riferimento alla Csr è
presente nella mission dichiarata. Csr e pianificazione & controllo-
La Csr
non è quasi mai trattata come oggetto specifico di pianificazione e
controllo. Il bilancio sociale nelle sue diverse forme è presente nella
maggior parte delle imprese analizzate. Per quanto prevalgano i casi in cui
viene utilizzato come strumento di comunicazione, emerge tuttavia una
tendenza verso un utilizzo gestionale del bilancio sociale. La
certificazione Iso9000 è spesso il punto di partenza della revisione dei
processi che conduce, nella maggior parte dei casi, alla certificazione
ambientale Iso 14000 e/o Emas. La certificazione etica (Sa 8000) è quasi
del tutto assente. Il "ciclo di maturità della Csr"-
La Csr
sembra avere un carattere evolutivo e dinamico: è possibile tracciare un
"ciclo di maturità della Csr", determinato dalla particolare
combinazione dei modi con cui
la Csr
influenza, in ciascuna impresa: 1) la relazione con il mondo esterno, ovvero
il cosa faccio e come lo comunico; 2) i processi di integrazione interna,
ovvero come coordino e controllo. «La creazione e la diffusione nelle
imprese di una cultura di Csr - afferma Marella Caramazza, Direttore
Generale dell'Istud - Istituto Studi Direzionali - passa attraverso il
susseguirsi di momenti in cui
la Csr
influenza vicendevolmente opzioni strategiche e soluzioni organizzative e
produce, nei casi più auspicabili ancorché rari, lo sviluppo armonico e
coerente di entrambe le dimensioni. La ricerca mette in luce che la
sperimentazione di pratiche socialmente responsabili porta i membri
dell'organizzazione ad apprendere nuovi modi di operare, di "fare
business" e successivamente a consolidare prassi e valori, assenti fino
ad ora nella cultura dell'impresa, compatibili con le attese di chi
rappresenta, a vario titolo, il contesto esterno in cui l'impresa opera».
LA RESPONSABILITA
’ SOCIALE COME FATTORE COMPETITIVO PER LE AZIENDE IN CAMERA DI COMMERCIO
UNA GIORNATA FORMATIVA GRATUITA
Milano, 4 dicembre 2003. La responsabilità sociale è la scelta, da parte
di un’impresa, di integrare nelle sue strategie e prassi gestionali anche
attenzioni di carattere sociale e ambientale, sia all’interno
dell’azienda, che verso l’esterno. Un’opportunità per le piccole e
medie imprese che potranno diffondere l’utilizzo di questi buoni
comportamenti, aiutati anche da Formaper, azienda speciale della Camera di
Commercio di Milano, che ha organizzato, per giovedì 11 dicembre, una
giornata formativa gratuita presso la sua sede, in Via Camperio
1 a
Milano - Sala Turchese, ore 9-18. “Sensibilizzare le imprese sul tema
della responsabilità etica e sociale significa promuovere un mercato più
equo, e quindi più efficiente, in tutte le sue componenti – ha commentato
Renato Borghi, Presidente Formaper, azienda speciale della Camera di
Commercio di Milano –.
La Camera
di Commercio, nei cui compiti istituzionali vi è quello di regolazione del
mercato, ha voluto in questo senso promuovere l’incontro proprio per
diffondere la cultura della certificazione etica e sociale: le imprese che
la adottano possono godere di un vantaggio in termini di competizione,
immagine e affidabilità”. Temi della giornata informativa - Verranno
trattati il concetto di Responsabilità Sociale delle imprese: lo scenario.
Opportunità e limiti degli strumenti di attuazione: Codice Etico, Bilancio
Sociale, norma Sa8000.
La Responsabilità
sociale nella gestione dei collaboratori: se può servire alle imprese una
gestione socialmente responsabile delle risorse umane. I vantaggi, i costi
di una gestione di questo tipo e alcuni orientamenti. L’incontro e il
progetto Rebus - L’iniziativa nasce all’interno del progetto Rebus,
Relationship between Business & Society, finanziato dalla Commissione
Europea – Dg Occupazione e Affari Sociali - nell’ambito dell’articolo
6 del Fondo Sociale Europeo. Il progetto Rebus ha ad oggi coinvolto numerose
piccole aziende, con un duplice risultato: da una parte, alcune esperienze
aziendali sono diventate casi di responsabilità sociale, pubblicati
prossimamente in un libro "La responsabilità sociale e le piccole
medie imprese"; dall'altra, è stato condotto un progetto pilota
nell’area nord Milano, in collaborazione con l'Associazione Imprenditori
Nord Milano, per diffondere le buone prassi della responsabilità sociale
nelle piccole imprese operanti in quel territorio. Dall’esperienza
maturata è emerso come la responsabilità sociale possa produrre risultati
tangibili e contribuire al successo aziendale. Che cosa si intende per Rsi
(Responsabilità Sociale dell’Impresa) - Promuovere azioni di
responsabilità sociale significa per una impresa essenzialmente decidere di
propria iniziativa di contribuire a migliorare la società e rendere più
pulito l'ambiente. Sono azioni di responsabilità sociale le buone prassi
collegate all'istruzione e alla formazione lungo tutto l'arco della vita,
all'organizzazione del lavoro, all'uguaglianza delle opportunità,
all'inserimento sociale, alla tutela dell'ambiente, allo sviluppo della
comunità locale, quindi allo sviluppo sostenibile. Un numero sempre
maggiore di imprese europee promuove azioni di responsabilità sociale in
risposta ad una serie di pressioni sociali, ambientali ed economiche.
Infatti, il nuovo cittadino e il nuovo consumatore sono sempre più attenti
e apprezzano le aziende che non inquinano o che adottano sistemi di tutela
dell'ambiente, aziende che non usano lavoro minorile, che non fanno
discriminazioni tra i dipendenti uomini e donne, che non utilizzano forme di
lavoro nero. Quindi le imprese che si trovano ad affrontare il concetto di
responsabilità sociale investono nel loro avvenire, sempre più consapevoli
del fatto che la responsabilità sociale può rivestire un valore economico
diretto. Per informazioni e adesioni: Segreteria Organizzativa Formaper -
Tel. 02/8515.4342 - Fax 02/8515.5331 E-mail: formaper.Mkt2@mi.camcom.it
CERIMONIA PER
IL 40° ANNIVERSARIO DEL PRIMO EUROBOND NELLA STORIA INTERVENTO DELL'AMMISTRATORE
DELEGATO DI AUTOSTRADE, VITO GAMBERALE
Milano, 4 dicembre 2003 - Il contesto economico degli anni '60 - Il contesto
macroeconomico in cui si svolge il primo bond della storia europea, emesso
dalla Società Autostrade nel 1963 e collocato dall'allora Sg Warburg, è
l'Italia in pieno boom. All'inizio degli anni '60 il Paese si era lasciato
alle spalle le distruzioni della guerra, la produzione industriale era in
pieno sviluppo e i tassi di crescita medi annui registravano valori
superiori al 5%. Protagonisti dello sviluppo furono i grandi gruppi
industriali, come Fiat e Pirelli, ma anche le imprese a partecipazione
statale, come Sip-stet, Eni, Rai e Autostrade, le quali svolsero un ruolo
fondamentale nella costruzione delle reti di infrastrutture per la mobilità
e la comunicazione che resero possibile il nascente benessere. 40 anni
dopo... - Oggi il sistema macroeconomico si muove su binari opposti. Il
problema è individuare i fattori che possono sollevare l'attività
produttiva dal ristagno e stimolare la crescita e i consumi, considerando
anche che i paradigmi competitivi sono cambiati e che lo scenario è un
sistema di concorrenza su scala globale. In questo quadro, il ruolo di
volano svolto dalle infrastrutture è ancora più importante: non si tratta
solo di supportare un'economia in crescita, ma di stimolare un nuovo ciclo
di sviluppo, attraverso l'ammodernamento del network esistente e la
creazione di sistemi integrati di reti e servizi. Le condizioni di allora -
I due diversi scenari macroeconomici sono accomunati da politiche di
stabilizzazione monetaria, di controllo dei tassi di inflazione e di
mantenimento di bassi tassi di interesse. Nel 1963 fu emesso dalla Società
Autostrade sul mercato finanziario interno un primo bond venticinquennale,
per un importo totale di 60mld di vecchie lire, ad un tasso del 5,5% (un
tasso competitivo anche oggi). Nello stesso anno Autostrade emise anche un
prestito obbligazionario, sempre al 5,5%, di 15 milioni di $Usa (al cambio
di 621 lire per dollaro), garantito dall'Iri e collocato sul mercato
europeo, con un sindacato di collocamento presieduto dalla S.g. Warburg&co.
Ltd. Di Londra. L'istituto per
la Ricostruzione Industriale
assunse a suo carico il rischio derivante dall'oscillazione dei cambi.
Entrambe le operazioni avvennero parallelamente all'impegno della Società
Autostrade per lo sviluppo di una rete nazionale di viabilità autostradale
nel Paese, così come programmato da Governo e Parlamento. I piani di
sviluppo della rete autostradale italiana negli anni '60 - Nel 1963
la Società Autostrade
aveva quasi portato a compimento l'Autostrada del Sole (Al Milano-napoli),
opera emblematica del processo di modernizzazione del Paese, concessa dall'Anas
con la prima Convenzione del 1956. Nel 1963 la società aveva circa £224m1d
di indebitamento finanziario netto con le banche e con l'Iri ed aveva
ricevuto l'approvazione, da parte del governo Fanfani, del "Piano di
sviluppo del sistema autostradale". Il Piano, predisposto con la
consulenza dell'ufficio studi dell'Iri, diretto da Pasquale Saraceno,
contava su stime di incremento annuo del parco circolante pari a circa il
10% annuo e su tassi di crescita del traffico di oltre il 15% all'anno.
L'obiettivo era quello di disegnare una linea tirrenica, una dorsale
centrale e una direttrice adriatica. La logica era quella di collegare i
grandi centri industriali del nord con il resto del Paese, in modo tale da
servire i flussi di mobilità nord-sud e, nello stesso tempo, inserire in un
sistema integrato le arterie autostradali già esistenti (es., primo tronco
autostradale a pedaggio nel mondo, Milano-varese,
42 Km
, inaugurata nel 1924; Milano-bergamo, 1927; Napolipompei, 1928;
Bergamo-brescia, 1931; Torino-milano, 1932; Firenze-mare, 1933;
Autocamionale Genova-serravalle- Scrivia, 1935). I ritmi di crescita del
traffico e del parco circolante si dimostrarono coerenti con le stime. Nel
1960 le automobili immatricolate erano quasi 2 milioni; nel 1970 superavano
abbondantemente i 10 milioni. Il traffico sulla rete gestita da Autostrade,
si confermava in linea con le previsioni. La stasi realizzativa degli anni
seguenti - Rispetto alla crescita del decennio precedente, il trentennio
1970-2000 segna una stasi della fase realizzativa di opere autostradali, a
fronte di un costante incremento della mobilità delle merci e dei
passeggeri sul territorio. La strada è la modalità più efficiente e
flessibile in un contesto, quale quello italiano, caratterizzato da numerose
aree urbane e da un tessuto imprenditoriale di piccole e medie imprese. I
fattori che contribuirono a determinare il consistente gap tra domanda di
mobilità e offerta di infrastrutture autostradali sono numerosi e
complessi. Negli anni '70 la stasi realizzativa fu determinata, all'inizio,
dalla crisi energetica e, successivamente, dall'entrata in vigore di una
legislazione fortemente restrittiva riguardo alla costruzione di nuove opere
(Dl 13 agosto 1975, n.379). Negli anni '80 il blocco alla realizzazione di
nuove infrastrutture autostradali fu, solo in parte, superato, e le opere in
programma spesso non furono realizzate per motivi di compatibilità
ambientale e per vincoli di carattere burocratico-amministrativo. La storia
di Autostrade negli anni '90: una storia di innovazione - Malgrado lo stallo
della fase realizzativa, la forza innovativa di Autostrade, in Italia e nel
mondo, non si è arrestata. Nel 1990
la Società
ha introdotto il primo sistema di esazione dinamica al mondo, il Telepass,
che oggi conta circa 3,8 milioni di utenti, che rappresentano circa il 50%
del mercato europeo. Nel 1992 Autostrade ha partecipato al primo progetto di
autostrada a pedaggio nel Regno Unito,
la M
6 Toll di Birmingham, la cui entrata in esercizio è prevista per la fine
del 2003. Nel 1995
la Società
ha realizzato la prima autostrada a pedaggio finanziata con risorse private
negli Stati Uniti,
la Dulles Greenway
, in Virginia. Nel 1999 Autostrade è stata privatizzata con grande successo
da parte dello Stato, che ha realizzato la più grande operazione in Europa
nel settore. Con l'aiuto di Ubs, nel 2002 Autostrade si è aggiudicataria
della concessione decennale assentita dal governo austriaco per la
costruzione e gestione del primo sistema di esazione mutilane applicato su
scala globale a
2000 Km
di rete stradale e autostradale nazionale. Altri esempi di mutilane esistono
solo a Toronto e Melbourne, su scala limitata (50-
100 Km
). Il sistema entrerà in esercizio a gennaio del 2004. Il rilancio
infrastrutturale del Paese - Sul fronte delle nuove opere, la svolta per
l'Italia arriva nel 2001 con
la Legge Obiettivo
, che ha introdotto una fase di rilancio delle infrastrutture per il Paese.
Autostrade partecipa in prima linea alla fase di ricostruzione del Paese,
con un piano di investimenti complessivo di circa €20 mld (includendo le
opere già in corso di costruzione, gli interventi compresi nel 4° Atto
Aggiuntivo, in fase di approvazione presso il Cipe, gli investimenti delle
società controllate e la partecipazione a società di progetto finalizzate
ad altre iniziative in ambito autostradale). Autostrade si proietta
fortemente in una dimensione europea e vuole svolgere un ruolo attivo nel
processo di evoluzione del sistema autostradale italiano verso le reti
transeuropee, nel contesto dell'allargamento ad Est dell'Europa unita. Nei
2003 Autostrade ha varato il Progetto Mediterraneo, a valle del
rafforzamento degli azionisti di controllo attraverso l'Offerta Pubblica di
Acquisto dei febbraio 2003. Il Progetto Mediterraneo risponde all'esigenza
di adeguare la struttura organizzativa del Gruppo Autostrade sulla base dei
modelli di corporate adottati dai principali operatori del settore in
Europa. Con il Progetto Mediterraneo è stato dato rilievo strategico al
core business autostradale attraverso l'impegno diretto della società, che
ha assunto la nuova denominazione di "Autostrade per l'Italia". Il
nuovo nome enfatizza l'impegno che Autostrade si assume, oggi come negli
anni '
60, in
questa nuova fase di rilancio della costruzione di infrastrutture per il
Paese intrapresa dal governo. La capacità finanziarie e gestionali del
Gruppo - Al termine delle grandi operazioni sul capitale, effettuate secondo
criteri di trasparenza e di tutela degli interessi degli azionisti di
minoranza nel corso del 2003,
la Società
si è dotata di una struttura finanziaria snella ed efficiente. A valle di
queste operazioni, il punteggio assegnato dalle agenzie di rating Moody's e
Standard&poor (rispettivamente, A e A3) riflette la credibilità della
Società Autostrade presso i mercati creditizi. Coerentemente con il nuovo
profilo,
la Società
guarda ai mercati finanziari come fonte di approvvigionamento per sostenere
il piano di sviluppo del Paese. Per favorire lo sviluppo delle
infrastrutture e dei collegamenti internazionali, servono gruppi ad assetto
privatistico con grande capacità realizzativa e gestionale, con forte
reputazione sul mercato, sia in termini di assets finanziari (rating e
attrattività presso risparmiatori e investitori istituzionali) che in
termini di assets tecnici (concretezza e valore tecnico dei progetti,
efficienza e funzionalità gestionale). Conclusioni - Oggi, come nel '63,
Autostrade guarda con grande interesse ai mercati finanziari, e in
particolare ai mercati obbligazionari internazionali, come fonte di
finanziamento efficiente a sostegno dei piani di investimento del Gruppo. La
storia ed i primati di Autostrade definiscono il profilo di un'azienda che
ha costruito la propria solidità nel tempo, lontana dagli esempi recenti,
che hanno generato forte scetticismo da parte degli investitori verso i
corporate bond. Autostrade è il maggiore operatore privato del settore; E'
membro del Mib30 e del Msci World Index, l'indice mondiale dei titoli a
maggiore capitalizzazione; Ii 70% del flottante della società è detenuto
da investitori istituzionali internazionali. E ci è motivo di orgoglio
constatare che più della metà del flottante di Autostrade è in mano ad
operatori di Gran Bretagna e Stati Uniti, paesi da sempre, e sempre più,
attenti ai temi di governance societaria, trasparenza e comunicazione.
Autostrade ha il rating più elevato tra i gruppi industriali privati
italiani; Per il secondo anno consecutivo, Autostrade è stata selezionata,
unitamente a sole due altre aziende italiane quotate, come componente del
Djsi Stoxx (Dow Jones Sustainability Index Stoxx), il più importante indice
etico che misura le imprese sotto il profilo della sostenibilità economica,
sociale e ambientale. Si conferma così che i gruppi privati possono
contribuire attivamente allo sviluppo dei Paese, senza gravare sulla finanza
pubblica, ricorrendo ai mercati finanziari quale fonte per lo sviluppo delle
infrastrutture e della crescita economica.
40°
ANNIVERSARIO DEL PRIMO EUROBOND NELLA STORIA INTERVENTO DI INNOCENZO
CIPOLLETTA, PRESIDENTE DI UBS CORPORATE FINANCE ITALIA
Milano, 4 dicembre 2003 - Il clima economico del 1963 - Quando venne emesso
il bond Autostrade nel luglio 1963 non ero in Ubs, ma ricordo bene quell'anno.
Avevo allora 22 anni e muovevo i miei passi tra l'Università a Roma e
la Comunità Economica
Europea a Bruxelles, dove svolgevo uno stage. Vivevo l'entusiasmo per la
costruzione europea e percepivo l'eccitazione di una vita internazionale:
una vita non più riservata solo alle classi agiate o, per converso, ai
poveri emigranti, come era stato fino ad allora. Ma possibile per tutti e
che ci faceva lasciare alle spalle i non lontani e drammatici anni della
guerra. L'italia viveva allora la prima crisi congiunturale di natura
classica, nata dal surriscaldamento dell'economia, che cresceva a ritmi
elevati negli anni del cosiddetto "miracolo economico". Secondo la
cronologia ciclica definita dall'Isco, vivevamo la terza fase ciclica
dell'economia italiana: la fase di espansione era iniziata nell'agosto del
1958 ed aveva raggiunto il suo culmine proprio nell'ottobre dei 1963, mese
in cui iniziò una forte fase di recessione che durò 15 mesi, fino al
gennaio 1965. Così quella fase veniva descritta dall'Isco (Rapporto al Cnel
del 5 febbraio 1965): "si è verificato un eccesso di domanda sia sul
mercato dei fattori, sia sul mercato dei beni. Sul primo l'effetto si è
manifestato in una pressione sul credito e raggiungendo 11 pieno impiego
della mano d'opera; sul mercato dei beni l'eccesso di domanda ha influenzato
anche gli scambi con l'estero" Di fatto la crescita economica era
particolarmente forte (6% l'aumento del Pil), ciò che aveva fatto salire
l'inflazione all'8% ed aveva squilibrato i conti con l'estero. Già a quell'epoca
c'era una sorveglianza europea, pur in assenza di un Patto di Stabilità.
La Comunità Economica
Europea emanava dei suggerimenti ed espresse il timore che, dall'Italia,
l'inflazione si propagasse al resto dell'Europa di allora: si parlò allora
di "focolaio italiano" di inflazione. Le autorità italiane
intervennero, prima con una stretta monetaria e poi con una politica fiscale
restrittiva. Si attuò quella che, nella nostra storia, fu chiamata la
"stretta Cadi Colombo" (dai nomi del Governatore della Banca
d'Italia e del Ministro del Tesoro) volta a frenare l'inflazione ed a
contenere le richieste salariali. Notava infatti il Governatore della Banca
d'Italia Guido Carli nella relazione letta all'Assemblea del 30 maggio 1964:
"i livelli retributivi, che già nel 1962 arano aumentati più della
produttività, sono saliti nel
1963 in
misura più elevata dell'anno prima, mentre l'incremento della produzione
per occupato è diminuito, cosicché l'aumento del costo del lavoro per unità
di prodotto è stato molto maggiore" In effetti, le retribuzioni lorde
erano aumentate in quell'anno del 22% ed il costo del lavoro per unità di
prodotto era cresciuto del 16%. Da allora e per molti anni in Italia la
parola "congiuntura" divenne sinonimo di crisi, licenziamenti,
squilibri ed ogni tipo di disagio economico, tanto che venne celebrata in un
film degli anni sessanta dal titolo "La congiuntura" di Ettore
Scola, interpretato da Vittorio Gassman e centrato sulle tragicomiche
vicissitudini di un nobile coinvolto in esportazioni illegali di capitali.
Il prestito Autostrade - In questo contesto congiunturale, il prestito
Autostrade, fortemente voluto da Guido Carli, testimoniava dell'attenzione
che le autorità monetarie dell'epoca portavano alla crescita economica a
medio termine del paese, pur in presenza di forti difficoltà congiunturali.
La stretta del credito, operata all'interno del paese per motivi
congiunturali e volta a domare un focolaio inflazionistico, non doveva
impedire la realizzazioni di opere importanti per il paese o strangolare
imprese rilevanti, come erano allora quelle del gruppo Iri. Ecco allora che
si determinò una "coalizione di capacità e di intelligenze": la
propensione di Guido Carli, Governatore della Banca d'Italia, a guardare
fuori dal nostro paese; la sensibilità e la prontezza di una
"giovane" banca d'affari inglese, quella di Siegmund Warburg; la
consistenza e la vivacità dei gruppo industriale Iri con Autostrade e
Finsider. Con quell'emissione iniziò di fatto l'euromercato che avrebbe
avuto tanti sviluppi. Con quell'operazione si consentì all'Italia di non
fermare il suo sforzo di infrastrutturazione di cui aveva un enorme bisogno.
Tanto più che la vitalità dell'economia con il suo miracolo economico
cominciava a mostrare alcuni limiti. Non è questa la sede per dibattere
quali furono le cause che portarono ad una certa disaffezione degli
imprenditori e ad un rallentamento della propensione ad investire (lo
sciopero degli investimenti, come venne definito), mentre i capitali
uscivano copiosi dal paese che si avviava ad entrare nell'autunno caldo dei
1969. Di certo, alla fine degli anni sessanta, appariva chiaro che la fase
eroica della crescita economica era esaurita e c'era un certo smarrimento su
come ritrovare quello spirito di inventiva e di sacrificio che aveva
consentito l'uscita dai disastri della seconda guerra mondiale. Una
riflessione al presente - Fatte tutte le dovute proporzioni e differenze,
anche oggi ci troviamo di fronte ad una fase di incertezza. E' terminato il
processo di aggiustamento macroeconomico che ci ha consentito di entrare
nell'euro, Abbiamo domato l'inflazione che era penetrata nella vita
economica del paese per ben venti anni dopo la prima crisi da petrolio.
Abbiamo ricondotto il disavanzo pubblico entro margini europei (che oggi
appaiono più elastici di quelli per i quali ci eravamo allora impegnati).
Ma la spinta dell'economia si è affievolita, la crescita è ridotta ai
minimi termini, il bisogno di infrastrutture è cresciuto dopo anni di
rinuncia e di rinvio. Le nostre imprese stentano a tenere il passo con la
competizione internazionale e la loro dimensione, come segnala continuamente
Antonio Fazio Governatore della Banca d'Italia, è troppo piccola per
consentire quello sforzo di innovazione di investimento che garantisca loro
una posizione di controllo sui mercati internazionali. 2 Abbiamo ancora
bisogno, quaranta anni dopo, di una coalizione di capacità e di
intelligenze, come quella che consentì, negli anni del miracolo economico,
la crescita dimensionale del paese. Abbiamo bisogno di infrastrutture
moderne: l'ammodernamento ed il completamento del sistema autostradale, con
una particolare attenzione ai collegamenti con i paesi dell'Europa
Centro-orientale che nel maggio del 2004 faranno parte integrante
dell'Unione Europea. La costruzione delle linee ferroviarie ad alta capacità
ed alta velocità: dal tratto italiano dei corridoio numero 5 (Lione -
Torino - Milano - Venezia - Trieste - Lubiana), al tunnel del Brennero, al
secondo valico della Genova - Milano, fino all'ammodernamento della tratta
da Napoli a Messina e Palermo. Opere come il Ponte sullo Stretto di Messina
ed il tunnel per l'attraversamento di Genova. Dobbiamo costruire linee
metropolitane per le nostre città. Dobbiamo aprire le autostrade dei mare
con le infrastrutture portuali. E mi fermo, perché la lista delle necessità
potrebbe continuare per molto. Abbiamo la necessità di far crescere il
tessuto industriale in termini di soggetti, di mercati e di dimensioni di
impresa. Questo significa investire nella ricerca, alimentare una domanda
pubblica innovativa. Far crescere le imprese, attraverso anche fusioni ed
acquisizioni, in modo che si collochino sui mercati internazionali in
posizioni tali da poter gestire le loro strategie. Ecco allora che c'è lo
spazio, anzi la necessità, di una convergenza di più attori. Delle
istituzioni, che sappiano creare le condizioni per una crescita dei paese
entro un sistema di regole che siano rispettate e che non costituiscano una
gabbia. Delle imprese, che abbiano ambizioni di competere sui mercati
internazionali e che siano pronte a darsi quelle strutture organizzative e
finanziarie che consentano loro di operare con una visione di medio termine.
Di un sistema finanziario, che sia composto da soggetti attenti alle
possibilità di crescita, capaci di facilitare i processi di aggregazione
delle imprese e che sappiano trovare strumenti e mezzi finanziari per la
realizzazione di grandi progetti. Da parte nostra, confermiamo l'impegno di
Ubs ad essere vicina alle esigenze degli attori economici dell'Italia, così
come lo è stata sin dai tempi dei miracolo economico, come questa cerimonia
ricorda. In questi 40 anni abbiamo seguito ed accompagnato costantemente
l'Italia, nello sforzo delle imprese per crescere, nei processi di
privatizzazione, negli accessi alla Borsa, nei finanziamenti per le opere di
infrastrutture. Non per pubblicità, ma solo per segnare il filo di un
discorso che Ubs, nelle sue diverse identità, ha sempre mantenuto con il
nostro paese, mi fa piacere qui ricordare che, tra le tante operazioni
svolte, siamo stati coinvolti come attori: nella privatizzazione dell'Imi e
di Autostrade; nei collocamenti di Campari, Snam Rete Gas, Acea, Brembo;
abbiamo collaborato al progetto Pronto Italia da cui è nata la seconda
licenza per la telefonia mobile Omnitel; abbiamo assistito le Generali nell'Opa
dell'Ina; abbiamo operato per il convertibile di Stmicroelectronics e per i
Corporate bonds di Eni, Fiat, Edison; abbiamo eseguito le cartolarizzazioni
di Sace e Inps; abbiamo collocato sui mercati internazionali prestiti per
la Repubblica Italiana
, per le Regioni, e per comuni d'Italia: ultimo quello di Roma dei giorni
scorsi per 600 milioni di euro, il primo a 30 anni con condizioni di
particolare vantaggio (idealmente, questo prestito si ricollega al primo
bond estero per un comune italiano che esegui proprio Martin Gordon per il
comune di Torino nei primi anni Settanta); stiamo completando, in questi
giorni, il processo per il finanziamento della Tav, il treno ad alta velocità,
per la linea Torino - Milano - Roma - Napoli; infine, mi piace ritornare ad
Autostrade, che abbiamo assistito recentemente per la gara vinta in Austria
e relativa alla licenza per l'uso dei passaggi automatici. Questo è il
contributo che una banca d'affari, come
la Ubs
, ha dato all'Italia. Su questa linea noi ci impegniamo ad essere presenti,
anche per il futuro, al fine di contribuire allo sviluppo ed
all'ammodernamento dei nostro paese, così come avvenne nell'ormai lontano
1963.
ANTICIPAZIONI SUI DATI
DEL MESE DI NOVEMBRE 2003 FONDI COMUNI: AZIONARI SEMPRE FORTI CON +1.150 MLN.
DI EURO.
Milano, 4 dicembre 2003 - Continuano a crescere i fondi azionari che, anche
a novembre, raccolgono più di un miliardo di euro. La raccolta complessiva
registra un –1.778 mln. Di euro. Il saldo annuale tuttavia si mantiene
ampiamente in territorio positivo a +24.232 mln. Di euro. Raccolta in nero
per i flessibili, mentre i bilanciati tendono al recupero. I fondi di
liquidità si mantengono in linea con ottobre, non lontani dalla parità.
Segno meno per gli obbligazionari. Nell’insieme di tutti fondi (italiani,
lussemburghesi e esteri) per le macro categorie si registra: Azionari
raccolta netta positiva per +1.150 mln. Di euro; Bilanciati raccolta netta
negativa per -164 mln. Di euro; Obbligazionari raccolta netta negativa per
-2.972 mln. Di euro; Di Liquidità raccolta netta negativa per -297 mln. Di
euro; Flessibili raccolta netta positiva per +504 mln. Di euro. La raccolta
netta, per tipologia giuridica, è così costituita: I fondi armonizzati
hanno registrato una raccolta netta negativa per –3.550 mln. Di euro. I
fondi non armonizzati (riservati, speculativi esteri/italiani e altri) hanno
registrato una raccolta netta positiva di circa +399 mln. Di euro. I fondi e
gli organismi di diritto estero costituiti da intermediari italiani hanno
registrato, in Italia, una raccolta netta positiva per circa +1.221 mln. Di
euro. I fondi lussemburghesi storici hanno registrato una raccolta netta
positiva per circa +160 mln. Di euro. I Fondi di fondi, che non vengono
inclusi nei totali per evitare duplicazioni, hanno registrato nel mese di
novembre una raccolta netta positiva per circa +284 mln. Di euro e un
patrimonio pari a 7.431 mln. Di euro. Il patrimonio dei fondi armonizzati di
diritto italiano risulta, a fine novembre, di circa 378.038 mln. Di euro. Il
patrimonio dei fondi non armonizzati (riservati, speculativi esteri/italiani
e altri) è pari a 10.761 mln. Di euro. Il patrimonio dei fondi e organismi
di diritto estero degli intermediari italiani è di 90.594 mln. Di euro. Il
patrimonio dei fondi lussemburghesi storici è di 25.750 mln. Di euro.
Complessivamente il patrimonio gestito dalle forme collettive degli
intermediari italiani ammonta, a fine novembre, 505.143 mln. Di euro. I dati
riportati nel presente comunicato sono provvisori e suscettibili di
variazioni. Giovedì 4 dicembre Assogestioni renderà pubblici i risultati
completi e definitivi.
BANCA
INTESA HA IN CORSO TRATTATIVE PER
LA CESSIONE DELLA
BANCA TEDESCA BANKHAUS LÖBBECKE A M.M. WARBURG & CO KGAA
Milano, 4 dicembre 2003 - Nel quadro della dismissione delle attività non
strategiche prevista nel Piano d’Impresa 2003-2005, Banca Intesa ha in
corso trattative per la cessione della banca tedesca Bankhaus Löbbecke, di
cui il Gruppo Intesa detiene la totalità del capitale, a M.m. Warburg &
Co Kgaa, banca privata tedesca con sede ad Amburgo. In caso di esito
positivo delle trattative che sono in fase avanzata, il closing della
cessione è previsto già entro fine anno subordinatamente alle necessarie
autorizzazioni.
TRADINGLAB LANCIA I NUOVI EQUITY
PROTECTION UNICREDIT, PER INVESTIRE IN UN'AZIONE, E DA OGGI ANCHE IN UN
INDICE, PROTEGGENDO IL CAPITALE
Milano 4 dicembre 2003 – Da oggi saranno quotati da Tradinglab presso
Borsa Italiana i nuovi Equity Protection Unicredit su indici azionari. Gli
Equity Protection su indici uniscono alla possibilità di puntare al rialzo
dei mercati proteggendo il capitale, il vantaggio di poter investire in un
paniere di blue chip ben diversificato al costo di una sola transazione in
borsa. Sottostanti dei nuovi Equity Protection su indici, con scadenza
18.03.2005, sono Nasdaq100, Eurostoxx50, Nikkei225 e il “nuovo” S&p/mib,
destinato a diventare l’indice rappresentativo del mercato italiano nei
prossimi mesi. Fanno parte dell’emissione anche Equity Protection
collegati alle principali blue chip italiane ed estere, con scadenza
15.10.2004 e 15.06.2005, che completano la gamma di Equity Protection su
azioni attualmente quotati sul mercato. Gli Equity Protection Unicredit sono
strumenti pensati per soddisfare le esigenze degli investitori che
desiderano investire sui mercati azionari, proteggendo il capitale. Alla
scadenza viene automaticamente rimborsato un importo in Euro, in funzione
della quotazione del sottostante rispetto al livello di protezione e della
percentuale di partecipazione al rialzo prescelta. Se l’azione o indice si
sono deprezzati, il capitale investito è protetto, perché
all’investitore viene corrisposto alla scadenza l’importo minimo pari al
livello di protezione. Se invece il sottostante è salito, l’investitore
partecipa alla sua performance positiva nella misura percentuale prefissata.
Alle partecipazioni 25% e 50% previste per gli Equity Protection Unicredit
finora disponibili, si aggiunge con questa emissione per tutti i sottostanti
la partecipazione al 100%, che permette di beneficiare interamente del
rialzo del titolo o indice prescelto. Per ogni sottostante sono disponibili
diversi livelli di protezione e 3 livelli di partecipazione al rialzo (25%,
50% o 100%), per offrire all’investitore la possibilità di scegliere in
funzione della propria propensione al rischio e delle proprie aspettative
sull’andamento del mercato. Sono tutti quotati su Borsa italiana, dalle
9.10 alle 20.30, dove Tradinglab è market maker. Tutte le informazioni sono
reperibili gratuitamente su www.Tradinglab.it
o chiamando il Numero Verde gratuito 800.01.11.22.
ACCORDO TRA BANCA
STEINHAUSLIN E FIDELITY INVESTMENTS PER
LA DISTRIBUZIONE DI
FIDELITY FUNDS SICAV
Milano, 4 dicembre 2003 - Fidelity Investments, il più grande gestore di
fondi d’investimento indipendente al mondo, e Banca C. Steinhauslin &
C., la private bank del Gruppo Mps annunciano l’accordo per la
distribuzione della gamma dei fondi Fidelity Funds Sicav. Questa nuova
alleanza è un passo importante per Fidelity, dopo l’accordo con Banca121,
verso unamaggiore integrazione con il Gruppo Mps. La partnership permette
inoltre a Fidelity di rafforzare lapropria presenza in un settore
particolarmente interessante sotto il profilo qualitativo e a Banca
Steinhauslin di distribuire i fondi della prima società indipendente di
gestione del risparmio gestito al mondo. “L’accordo con Banca
Steinhauslin per noi è molto importante” - commenta Alessandro Fonzi,
responsabile di Fidelity Investments in Italia. – “È un ulteriore
riconoscimento della qualità dei fondi di Fidelity in Italia poiché Banca
Steinhauslin vanta un’esperienza di oltre 130 anni nel settore del Private
Banking e offre ai suoi clienti un servizio di pianificazione finanziaria
personalizzato e indipendente di alta qua-lità, basato su un’attenta
selezione delle società di gestione e dei prodotti d’investimento.”
“La partnership con Fidelity – sottolinea Stefano Malferrari, direttore
generale di Banca Steinhauslin– è un passo importante nell’offerta di
fondi in un’ottica multibranding. La filosofia di Fidelity coinci-de
perfettamente con la nostra: indipendenza nelle scelte di investimento,
massima riservatezza e trasparenza nei rapporti con la clientela, eccellenza
nel livello di servizio, tempestività e professionalità nelrispondere
all’andamento dei mercati finanziari.”
MELIORBANCA: ASTA
INOPTATI
Milano, 4 dicembre 2003: Meliorbanca s.P.a. Comunica che durante il periodo
di offerta in opzione, conclusosi il 1° dicembre 2003, dell’aumento di
capitale deliberato dall’assemblea straordinaria in data 24 luglio 2003 ed
interamente garantito da un consorzio di garanzia organizzato da Banca
Popolare dell’Emilia Romagna, sono state sottoscritte dal mercato
complessivamente n. 10.335.960 nuove azioni ordinarie, pari al 82.54% del
totale delle azioni offerte. Gli azionisti Risparmio Famiglia Servizi s.P.a.
E Banca Popolare Emilia Romagna Scarl, che avevano assunto impegni in
proposito, hanno esercitato integralmente i diritti d’opzione relativi
alle azioni da essi possedute, sottoscrivendo complessivamente n. 4.205.060
nuove azioni ordinarie. Risultano non esercitati n. 13.880.719 diritti di
opzione validi per sottoscrivere complessive n. 2.185.940 nuove azioni
ordinarie. In adempimento a quanto disposto dall’art. 2441, comma 3 del
codice civile, tali diritti verranno offerti in Borsa, nelle riunioni del 9,
10, 11, 12, 15 dicembre 2003. I diritti saranno messi a disposizione degli
acquirenti presso Monte Titoli s.P.a. E potranno essere utilizzati per la
sottoscrizione di nuove azioni ordinarie, godimento 1 gennaio 2003, al
prezzo di Euro 4 per azione, nel rapporto di n. 20 nuove azioni, ogni n. 127
diritti posseduti. La sottoscrizione delle nuove azioni dovrà essere
effettuata presso
la Monte Titoli
s.P.a. Per il tramite dei relativi depositari, entro e non oltre il 17
dicembre
2003, a
pena di decadenza. La sottoscrizione, al prezzo di emissione, delle azioni
corrispondenti ai diritti d’opzione che risultassero eventualmente non
esercitati dopo la conclusione dell’offerta in borsa dei diritti
d’opzione ai sensi dell’art. 2441, comma 3 del codice civile, sarà
garantita da un consorzio per la cui organizzazione è stata incaricata
Banca Popolare dell’Emilia Romagna (global coordinator).
DETERMINAZIONE DEL PREZZO DELL'OPA
RESIDUALE SULLE AZIONI ORDINARIE MANULI RUBBER INDUSTRIES
Milano, 4 dicembre 2003 -
La Consob
ha fissato in 2,224 euro per ogni azione il prezzo dell'offerta pubblica di
acquisto residuale che Finm spa è tenuta a promuovere, ai sensi degli artt.
108 e 109 del Tuf, sulle azioni ordinarie Manuli Rubber Industries spa. A
seguito dell'offerta pubblica di acquisto svoltasi dal 1° al 25 luglio
2003, Finm ha acquisito il 16,76% del capitale della Manuli Rubber
Industries. Tenuto conto che i signori Manuli, azionisti della società
offerente Finm, sono complessivamente titolari del 74,16% del capitale della
Manuli e che tra l'offerente e i signori Manuli è stato sottoscritto in
data 10 giugno 2003 un patto parasociale, l'offerente è giunto a detenere -
unitamente ai soggetti aderenti al patto, direttamente e indirettamente - il
90,92% delle azioni Manuli, circostanza che ha determinato l'obbligo di opa
residuale. A tale obbligo sono solidamente tenuti, in base all'art. 109 del
Tuf, tutti gli aderenti al patto; con comunicato del 29 luglio
2003 l
'offerente ha peraltro confermato l'intenzione, già espressa nel documento
d'offerta, di non ricostituire il flottante e di voler promuovere un'offerta
residuale, anche in nome e per conto degli altri aderenti al patto. Il
prezzo dell'opa residuale è stato determinato ai sensi dell'art. 50, comma
3, del regolamento emittenti attribuendo peso preminente, in ragione degli
elementi valutativi forniti, al valore del patrimonio a valore corrente
dell'emittente; tale parametro, per la metodologia utilizzata (unlevered
discounted cash flow), ricomprende quello dell'andamento e delle prospettive
reddituali dell'emittente. Un peso minore è stato attribuito al parametro
costituito dal prezzo dell'opa precedente, a suo tempo fissato in 1,90 euro,
in considerazione del giudizio espresso dal mercato per via della
percentuale di adesione all'offerta. Un peso limitato è stato infine
attribuito al parametro del prezzo medio di mercato dell'ultimo semestre,
tenuto conto della ridotta significatività degli scambi.
NATA L'ASSOCIATION
MONACO-ITALIE
Milano, 4 dicembre 2003 - Sabato 29 novembre 2003 è stata ufficialmente
presentata l'Associazione Italia-monaco, destinata a promuovere scambi
culturali sempre più significativi, affinché, così prossimi sulla carta,
i due paesi lo siano anche attraverso manifestazioni culturali, sportive,
esposizioni d'arte ecc. E di sicuro l'esordio dell'Associazione è stato ben
accolto: con i migliori messaggi d'auguri del Presidente Onorario dell'Associatione,
S.a.s. Il Principe Ereditario Alberto e del Presidente della Repubblica
Carlo Azeglio Ciampi. Il parterre, del resto, è stato quello delle grandi
occasioni, il Ministro di Stato di Montecarlo Patrick Leclercq, il Senatore
Andrea Manzella, il Console Generale a Montecarlo Mario Piersigilli,
l'Ambasciatore del Principato di Monaco in Italia Henri Fissore, Boris
Biancheri-chiappori, l'ex Ministro Enzo Bianco, attualmente Presidente del
Comitato Parlamentare di controllo sui servizi segreti. Non mancano nemmeno
i nomi dell'Alta finanza, fra cui Enrico Braggiotti, Presidente della Cmb
(Compagnie monégasque de banque) Foundation, che metterà a disposizione lo
spazio per la sede della neonata Associazione. A rappresentare la grande
opportunità che coinvolgerà il capoluogo ligure, il Sindaco di Sindaco di
Genova, Giuseppe Pericu e il Presidente di Genova 2004 Capitale Europea
della Cultura, Davide Viziano, che hanno voluto sottolineare l'ancestrale
trait d'union tra monegaschi e italiani (numerosi gli abitanti, oltre ai
transfrontalieri), ancor più coi Liguri, popolo che ai tempi degli etruschi
si estendeva anche alla costa mediterranea francese. Senza contare l'origine
genovese della famiglia Grimaldi. L'associazione Italia-monaco sarà
operativa a partire dal 1o gennaio 2004.
INFERENTIA DNM: AUMENTO DI
CAPITALE, DELOITTE & TOUCHE RILASCIA IL PARERE DI CONGRUITA' VALORE
DELLA PRODUZIONE A FINE ANNO, A PARI PERIMETRO: € 45 MLN (+6-7%)
Milano, 4 dicembre 2003 - Il Consiglio di Amministrazione di Inferentia Dnm
S.p.a., riunito ieri a Milano sotto la presidenza di Enrico Gasperini, ha
preso atto del parere di congruità espresso dalla Società di revisione
Deloitte & Touche, in merito al prezzo di emissione delle azioni
Inferentia Dnm per l'aumento di capitale, con esclusione del diritto di
opzione, della stessa Società al servizio del conferimento di azioni
Onetone S.p.a., nel quadro dell'integrazione fra la stessa Onetone e
Inferentia Dnm. Nelle conclusioni della Relazione, redatta ai sensi degli
articoli 2441 del codice civile e 158 della D. Lgs 58/98, i revisori
attestano, infatti, che il metodo di valutazione adottato dagli
Amministratori è adeguato e che esso è stato correttamente applicato ai
fini della determinazione del prezzo di emissione delle azioni Inferentia
Dnm. Il prezzo di emissione era stato fissato dagli Amministratori in €
6,72 per azione, comprensivi di € 6,22 di sovrapprezzo. La proposta di
aumento di capitale sarà sottoposta a una prossima Assemblea straordinaria
degli azionisti, che si terrà il 16 e il 18 dicembre 2003, rispettivamente
in prima e in seconda convocazione. Nel corso della riunione, il Consiglio
ha anche aggiornato le previsioni relative al valore della produzione a fine
anno, che si è stimato attestarsi intorno a € 45 milioni, con una
crescita rispetto al
2002, a
parità di perimetro e di trattamento contabile, del 6-7% circa. In valore
assoluto, il valore della produzione registra, rispetto al risultato
consolidato, una diminuzione del 5% circa. In Consiglio ha, inoltre, preso
atto della positiva conclusione delle trattative con le Organizzazioni
sindacali per l'attuazione del piano di riduzione del personale, annunciato
dalla società lo scorso ottobre. Nell'ambito di tale accordo, sono stati
messi in procedura di mobilità su base volontaria 17 dipendenti, cui si
aggiungono altri 22 dipendenti che hanno già lasciato l'azienda nelle
scorse settimane.
E' MERLONI
LA MIGLIORE SUL
WEB VINCE L'OSCAR DELLA RETE IN ESCLUSIVA
LA SUPER CLASSIFICA
DI HALLVARSSON & HALVARSSON CHE GIUSTIFICA
LA COMUNICAZIONE FINANZIARIA
ON LINE
Fabriano, 4 dicembre 2003 - Merloni porta a casa anche l'Oscar della
Regione. Il re degli elettrodomestici - capace di farsi valere in Borsa
quando le cose andavano male e indicato da molti come un vero fenomeno
industriale - brilla pure sul fronte della comunicazione finanziaria via
Internet. Dopo di lui vengono Eni, Benetton, Ras e la italo-francese
Stmicroelectronics. Ecco i risultati della classifica 2003 che analizza i
siti delle prime 50 societ)taliane, curata da Hallvarsson & Halvarsson -
societ$i consulenza svedese - in collaborazione con il Financial Times e
presentata in esclusiva da Corriere Economia. La societ#he pubblica anche la
"Europe top150 corporate website" - il premio della comunicazione
on line alle migliori aziende europee ormai giunta alla settima edizione -
ha presentato anche questo focus sull'Italia. Il principio 3emplice: in un
mercato sempre piý globale, dove le decisioni e le notizie macroeconomiche
influenzano l'andamento delle Borse di tutto il mondo, il web si puý
trasformare in un potente mezzo per attirare investimenti
"concreti". Ma cosa vuol dire comunicare on line? "La
classifica - spiega Joakim Eundquist, responsabile della parte italiana
dello studio - ha preso in considerazione 99 criteri suddivisi in due
categorie: tecnologia e funzionalit$a una parte e contenuti finanziari
dall'altra". La qualit$ei siti 3tata valutata anche in base
all'indicazione degli indirizzi email e dei numeri di telefono dei contatti
per le Investor relations, presenza di un calendario di eventi, informazioni
dettagliate sul titolo, storia dell'azienda ed elenco degli azionisti.
Facevano premio anche il fatto di avere un archivio dei bilanci e dei
comunicati stampa, informazioni finanziarie in formato excel, un motore di
ricerca interno al sito, una sezione dedicata alla corporate governance,
profili del top management e, magari, materiale sulla Corporate & Social
responsability. Il punteggio che fa da spartiacque tra buoni e cattivi si
aggira intorno ai 40, ma tra le top 50 italiane (selezionate in base alla
capitalizzazione in Borsa escluso il Mercato Ristretto) solo 22 si trovano
al di sopra di questa soglia. E solo le prime otto hanno superato
l'asticella dei 50 punti. Tanto per avere un termine di paragone, con questi
punteggi, l'Eni, che nel ranking italiano si trova al secondo posto, ha
guadagnato solo la 45esima posizione nella classifica globale europea dove
si trovano solo 11 societ)taliane. Prima assoluta 2isultata la societ&inlandese
Stora Enso. Tra le società considerate peggiori in Italia, ci sono molte
banche, come Monte Paschi, Popolare di Milano e Banca Carige. All'ultimo
posto la Fondiaria. Tra i tanti difetti dei siti italiani, anche tra quelli
delle societ$el Mib30, c'!ncora la scarsit$i informazioni reperibili nella
lingua madre della finanza, l'inglese, una carenza sintomatica di mentalit!ncora
"provinciali". Mentre tra i migliori balzi in avanti rispetto ai
risultati ottenuti nell'edizione 2002 della classifica vanno segnalati
quelli di Ras (era 32esima). Finmeccanica (passata dal 27esimo al nono
posto) e Banca Fideuram che ha guadagnato 20 posizioni partendo dal numero
37.
ENEL ESAMINA OFFERTA PER PATRIMONIO
IMMOBILIARE MANDATO ALL’ AMMINISTRATORE DELEGATO PER VERIFICARE
LA DISPONIBILITÀ DI
DBCDC IXIS AD UNIFORMARE LE CONDIZIONI DI VENDITA E ADEGUARE IL CONTENUTO
ECONOMICO DELLA PROPOSTA DI ACQUISTO.
Roma, 4 dicembre 2003 – Il Consiglio di amministrazione di Enel, riunito
oggi sotto la presidenza di Piero Gnudi, ha preso in esame l’offerta
ricevuta da Deutsche Bank/cdc Ixis per il patrimonio immobiliare oggetto
della procedura di vendita. Il Consiglio ha ritenuto l’offerta non
rispondente alle condizioni contrattuali previste nella procedura e non
soddisfacente per il contenuto economico. Il Consiglio ha peraltro dato
mandato all’amministratore delegato Paolo Scaroni di proseguire nel
negoziato per verificare la disponibilità di Db/cdc Ixis ad aderire in
tempi brevi alle richieste di Enel volte a uniformare le condizioni di
vendita a quelle previste dalla procedura ed adeguare il contenuto
economico, riservandosi la facoltà di accettare una offerta definitiva così
modificata.
LE PARTECIPAZIONI DI SOGEFI FILTRATION
CONFLUISCONO IN SOGEFI. SI ACCORCIA
LA CATENA DI
CONTROLLO DEL GRUPPO
Mantova, 4 dicembre 2003 - Si è riunita ieri a Mantova, sotto la presidenza
dell’ing. Carlo De Benedetti, l’Assemblea Straordinaria di Sogefi Spa
che ha approvato la scissione parziale della controllata Sogefi Filtration
Spa. L’operazione, approvata ieri anche dall’Assemblea Straordinaria di
Sogefi Filtration Spa, prevede l’attribuzione a Sogefi Spa delle
partecipazioni detenute da Sogefi Filtration Spa nelle società Sogefi
Filtration Ltd (Gran Bretagna), Sogefi Filtration Bv (Olanda), Sogefi
Filtration Ab (Svezia), Sogefi Filtration Sa (Spagna), Sogefi Filtration Sa
(Francia). L’operazione di scissione consentirà di accorciare la catena
di controllo del Gruppo, di ottimizzare il flusso dei dividendi dalle società
operative alla Capogruppo, e sarà propedeutica allo snellimento e alla
razionalizzazione della struttura gestionale e societaria. L’operazione
non comporterà alcuna modifica nel perimetro di consolidamento. Pertanto
Sogefi Spa non produrrà il documento informativo previsto dall’art.
71-bis della delibera Consob 11971/1999 in materia di operazioni con parti
correlate.
INDUSTRIA CALZATURIERA
MARROS, HA DECISO DI AFFRONTARE UN AMBIZIOSO PIANO DI SVILUPPO A MEDIO E
LUNGO TERMINE,
Milano, 4 dicembre 2003 - L’andamento del mercato, ed in particolare il
settore pelle e calzaturiero, ha subito in anni recenti una serie di
fluttuazioni repentine, ben note agli addetti ai lavori, tali da imporre
alle realtà più importanti del settore una presa di coscienza globale per
attribuire al Made in Italy una nuova forza propulsiva. Sulla scia di un
riposizionamento globale del prodotto ed in funzione di un’esportazione più
consapevole ed adeguata ai nuovi parametri economici, Icm Industria
Calzaturiera Marros – proprietaria del marchio Tremp - ha deciso di
affrontare un ambizioso piano di sviluppo a medio e lungo termine, partendo
da nuovi obiettivi di crescita e rivedendo in un’ottica sempre più
internazionale le strategie commerciali e di prodotto. Le azioni intraprese
da Industria Calzaturiera Marros individuano l’importanza di affrontare le
congiunture di mercato attraverso un’ottica globale, interagendo con il
territorio, ampliando l’indice di occupazione, sviluppando nuove
partnership, rafforzando il legame con il mercato internazionale, adottando
piani di espansione a largo raggio. Tra gli obiettivi più ambiziosi di
questa strategia, voluta dai proprietari Marcello Borghi e Roberto Meacci,
la valorizzazione delle risorse umane e del know-how conquistato in tutti
questi anni dall’azienda. Procedendo con una dislocazione dell’area
produttiva dei semilavorati all’estero (in Romania), esportando un sistema
completamente italiano di tecnologia ed attivando un programma di formazione
della manodopera estera (200 unità),
la Società
ha raggiunto una produzione di 570.000 paia di scarpe annue per un fatturato
complessivo di 18,5 milioni di Euro. Insieme alla sede estera Industria
Calzaturiera Marros ha inaugurato, lo scorso anno, una nuova unità
produttiva e direzionale a San Miniato, dove operano 100 soggetti tra
management e dipendenti. Il ruolo dell’Azienda sul mercato è cresciuto
così di pari passo con un programma che ha imposto il rinnovamento del
concetto di Made in Italy, che non è, infatti, più sufficiente a decretare
il successo di un marchio se questo non sia supportato da un mix equilibrato
(e competitivo) di prezzo-qualità-servizio. Oltre alla ricerca di prodotto
l’Industria toscana ha puntato, infatti, sulla creazione e l’inserimento
di più evoluti sistemi informatici, come un software per gli ordini
on-line, collegato ad un nuovo Costumer Service telematico, per velocizzare
le procedure commerciali ed assicurare un controllo in tempo reale della
situazione di ogni cliente. L’industria Calzaturiera Marros è riuscita a
superare l’effetto di una congiuntura economica poco favorevole,
investendo in risorse umane e tecnologiche, ampliando il settore ricerca e
design, conquistando sempre più quote di mercato in Europa, inserendosi in
Spagna, Portogallo, Francia, Grecia per poi passare al Nord America ed al
Medio Oriente. I soddisfacenti risultati di fatturato sono così suddivisi
nei diversi mercati di riferimento, i dati più interessanti sono
rappresentati dalla quota italiana del 20%, dal 37% per i paesi della
Comunità Europea, dal 26% con il Nord America. Un discorso a parte merita
l’attività svolta nell’Est europeo, una delle aree più ambite del
momento, in cui il marchio Tremp è già presente con una quota del 3%.
Riconoscendo il potenziale di questo mercato, con un piano di sviluppo
progressivo il Calzaturificio Marros ha deciso di stabilire una base
operativa in loco, con l’inaugurazione di uno show-room a Mosca.
L’attenzione verso i nuovi mercati ha inoltre permesso alla Società di
ampliare la sua strategia di espansione, elaborando un piano strategico che
sarà lanciato nel 2004, per l’insediamento nel Sud-est asiatico, dove il
Made in Italy, promosso dal marchio Tremp, sicuramente riuscirà a
conquistare un ruolo da protagonista, forte dei successi già ottenuti nelle
aree più importanti del mercato mondiale.
CNEL: LAVORO PRIMA PREOCCUPAZIONE
DEGLI ITALIANI, CRESCE TIMORE PER PENSIONI AUMENTA
LA RICHIESTA DI
CONCERTAZIONE, STABILE
LA FIDUCIA NEL
SINDACATO
Roma, 4 dicembre 2003 - Il lavoro è il primo ‘pensiero’ degli italiani,
ma cresce, più che in passato, anche la preoccupazione per le pensioni. In
aumento anche la richiesta di concertazione tra governo e parti sociali,
ritenuta necessaria dal 78% dei cittadini, mentre resta stabile la
percentuale di chi si sente rappresentato dai sindacati. E’ quanto emerge
dall’indagine "L’agenda degli italiani", realizzata nel mese
di ottobre 2003 dal Cnel, in collaborazione con l’Eurisko, su un campione
particolarmente rappresentativo della popolazione (oltre 4000 casi),
presentata oggi a Villa Lubin. La rilevazione, giunta alla nona edizione,
secondo un programma avviato nel 1997, fotografa il grado di priorità
attribuito dagli italiani a temi rilevanti della vita nazionale. La
classifica delle priorità Il lavoro preoccupa il 33% degli italiani, una
percentuale maggiore rispetto allo scorso anno (+3%), ma in considerevole
calo se confrontata con quella di cinque anni fa (-16%). Al secondo posto,
tra le priorità, figura l’allarme criminalità, sentito dal 22% (+5%
rispetto al 1998), seguito dal servizio sanitario (18%, pari al 4% in più
rispetto al 1998). Ma sono le pensioni a segnare l’aumento maggiore nella
classifica. Se, infatti, nel 1998 preoccupavano solo il 6% della popolazione
e l’anno scorso il 9%, oggi sono salite al 17%, pari rispettivamente
all’11% e 8% in più. In netto calo, invece, i timori per
l’immigrazione, che oggi sono una priorità solo per l’8% (il 10% in
meno rispetto allo scorso anno e -5% rispetto al 1998). Ultime,
nell’agenda degli italiani, le grandi opere, che preoccupano solo il 2%
(-1% rispetto al 2002, ma +1% rispetto al 1998).Nelle diverse aree del Paese
Il problema del lavoro è avvertito di più al Sud, dove arriva al 44% (con
punte del 50% in Sicilia e del 49% in Calabria), contro il 34% del Centro,
il 26% del Nord-ovest e il 21% del Nord-est. Mentre il problema pensioni è
sentito in misura maggiore nel Nord-est (21%, con un picco del 30% in
Trentino-alto Adige, che è la regione con il valore più alto) e al Centro
(19%), contro il 16% del Nord-ovest e il 15% del Sud. La criminalità segna
un valore più basso rispetto alla media nazionale al Centro (19%, contro il
24% del Sud e il 23% di Nord-ovest e Nord-est), mentre l’immigrazione
preoccupa di meno al Sud (3%, contro il 12% del Nord-est, l’11% del
Nord-ovest e il 9% del Centro).secondo l’età e il sesso Il lavoro sembra
preoccupare di più le persone tra i 25 e i 34 anni (tra questi, il 41% lo
indica come priorità) e meno i giovani tra i 18 e i 24 anni (27%) e gli
over 64 (23%). Mentre le pensioni sono indicate in cima alla graduatoria
dagli anziani (28%), ma sono segnalate anche dal 17% di giovani fino ai 24
anni; scendono poi al 9% tra i 25 e i 34 anni, per risalire nelle fasce di
età più elevate. A indicare quale priorità l’immigrazione sono, invece,
prevalentemente i giovani (15%, contro il 4% di anziani). La criminalità
preoccupa giovani e anziani (28% tra i 18 e i 24 anni e 25% tra gli over 64)
e in minor misura le fasce intermedie. Non si rilevano sostanziali
differenze tra uomini e donne, salvo una percentuale lievemente superiore di
uomini che mettono al primo posto le pensioni (18% contro il 16% delle
donne) e di donne che indicano il servizio sanitario (21% contro il 15%
degli uomini). Gli approfondimenti Queste le principali tendenze rilevate
nei singoli ‘items’ presi in considerazione: Lavoro - La maggioranza
degli italiani (53%, pari al 4% in più rispetto al 1998) è convinta che lo
Stato dovrebbe garantire un posto di lavoro a tutti, mentre è in calo di
cinque punti la percentuale di chi è convinto che un aumento
dell’occupazione si possa ottenere solo se le imprese sono libere di
operare sul mercato (39%). Ma, rispetto a un anno fa, la maggioranza degli
italiani si sente meno garantita nella sicurezza del posto (51%, pari al 6%
in più) e solo il 7% si considera più sicuro (pari al 6% in meno). Per il
52%, inoltre, la maggiore flessibilità di assumere o licenziare non
favorirebbe l’economia (la pensa così il 10% in più rispetto a cinque
anni fa, mentre i contrari sono in calo dell’11% e ammontano al 32%). Per
quanto riguarda l’ingresso nel mondo del lavoro, accetterebbe un salario
più basso, pur di cominciare a lavorare, il 65% (ma la percentuale è
diminuita del 13% rispetto al 1998), contro il 27% dei contrari (aumentati
dell’11%) e il 40% giudica insufficiente la capacità della scuola di
formare i giovani. A chiedere una efficace lotta contro il sommerso è il
78% della popolazione (-4% rispetto al 2002). Pensioni - Per gli italiani,
l’età giusta per andare in pensione è mediamente 59 anni, mentre gli
anni di contribuzione per l’anzianità dovrebbero essere
34. In
particolare, il 63% non è d’accordo con la prospettiva che si possa
andare in pensione solo dopo i 40 anni di contributi e il 50% con
l’ipotesi di innalzare l’età pensionabile a 65 anni per gli uomini e 60
per le donne. Il 61%, invece, è favorevole alla possibilità che una
persona, se vuole, possa continuare a lavorare oltre il limite attuale
d’età fissato per il pensionamento. In generale, il 67% ritiene che il
sistema previdenziale vada riformato. Ad essere preoccupato per il proprio
futuro pensionistico è il 63% degli italiani e una percentuale analoga sta
seguendo il dibattito sulla riforma (ma la maggioranza, 56%, non si sente
informata). Il 64% (+10% rispetto a cinque anni fa) è convinto che le
pensioni future non saranno adeguate ai bisogni, mentre pensa il contrario
il 10% (-4% rispetto al 1998). Il 34% degli italiani è convinto che il
nostro sistema pensionistico costi troppo e sia inefficiente (34%) e la
percentuale è in aumento (+8% rispetto al 2002 e +4% rispetto al 1998). Il
57%, invece, chiede di non intervenire più sulle pensioni, perché
"non possono essere sempre i pensionati a pagare", ma la
percentuale è in calo (-5% rispetto al 1998 e -6% rispetto al 2002).
Criminalita’ E Immigrazione - Chiede pene più severe per combattere la
criminalità il 48% degli italiani (in aumento del 4% rispetto allo scorso
anno), mentre una percentuale lievemente inferiore (47%) preferirebbe
processi più rapidi ed efficienti. Gli italiani sembrano sempre più
convinti che gli immigrati siano una risorsa per il Paese, che contribuisce
allo sviluppo economico (la pensa così il 45%, pari al 21% in più rispetto
al 1998 e al 6% in più rispetto al 2002). Ma per una percentuale analoga,
sebbene in calo, i cittadini stranieri continuano a rappresentare un
problema (45%, pari al 18% in meno rispetto a cinque anni fa). Servizio
Sanitario E Grandi Infrastrutture - A favore di una gestione statale del
servizio sanitario sono sempre più cittadini (71%, pari al 15% in più
rispetto al 1998 e al 6% in più rispetto al 2002). Mentre diminuiscono
coloro che preferirebbero affidarlo ai privati (19%, pari a -13% rispetto al
1998 e -6% rispetto al 2002). Quanto alle infrastrutture, sono sempre più
numerosi gli italiani che chiedono maggiori investimenti (52%, pari all’8%
in più rispetto al 1998 e al 6% in più rispetto al 2002). Ritiene, invece,
che vi siano problemi sociali ben più gravi cui destinare risorse il 43%
(ma la percentuale è diminuita di otto punti rispetto al 1998).
Concertazione E Rappresentanza - Favorevole alla concertazione tra governo e
parti sociali è la stragrande maggioranza degli italiani (78%, in crescita
di tre punti rispetto a cinque anni fa). Ma il 65% dichiara di non sentirsi
rappresentato nei propri interessi economici e professionali da nessuno (+4%
rispetto al 1998). Mentre l’11% si riconosce nel sindacato e il 4%
nell’ordine professionale o associazione di categoria.
RYANAIR
LANCIA UNA NUOVA ROTTA: BARI – LONDRA STANSTED E ALTRE OTTO ROTTE DA
LONDRA, STOCCOLMA E FRANCOFORTE
Milano, 4 dicembre 2003 - Ryanair, la compagnia a bassa tariffa N.1 in
Europa, ha annunciato ieri,3 dicembre 2003, il nuovo collegamento
giornaliero fra Bari e Londra Stansted. La nuova rotta verrà inaugurata il
15 gennaio con voli giornalieri e tariffe a partire da Euro 29.99.
Annunciando i dettagli della nuova rotta Peter Sherrard, Direttore Marketing
e Vendite per l’Italia di Ryanair, oggi a Bari ha detto: “Questo è uno
sviluppo molto importante per la presenza di Ryanair in Italia e per
la Puglia
dato che offre per la prima volta la possibilità di viaggiare a bassa
tariffa verso Londra da questa regione dell’Italia e mette fine ad anni di
limitate possibilità di viaggio create dalle compagnie ad “alte
tariffe”. Inoltre il turismo locale riceverà importanti benefici dalla
forte presenza di cittadini inglesi che visiteranno
la Puglia
durante tutto l’anno. Questa rotta porterà 100.000 passeggeri nel primo
anno di operazioni e creerà 100 nuovi posti di lavoro nella regione. La
nuova rotta porterà il numero totale delle rotte operanti in Italia di
Ryanair a 33 e costituirà un’importante presenza per noi nel sud
dell’Italia.” Inoltre Ryanair ha annunciato tre nuove rotte da Londra
Stansted con destinazione Austria, Germania e Spagna, e due nuove rotte da
Francoforte Hahn con destinazione Spagna e Finlandia. Nuove Rotte Da Londra
Stansted Per: Linz – Erfurt – Jerez. Nuove Rotte Da Stoccolma Skavsta
Per: Milano E Roma. Nuove
Rotte Da Fracoforte Hahn Per:
Reus
–
Tampere
.
RYANAIR LANCIA UNA NUOVA ROTTA: MILANO ORIO AL SERIO-STOCCOLMA SKAVSTA E
ALTRE OTTO ROTTE DA LONDRA, STOCCOLMA E FRANCOFORTE
Milano, 4 dicembre 2003 - Ryanair, la compagnia a basse tariffe N.1 in
Europa, ha lanciato ieri una nuova rotta giornaliera dalla sua base di
Milano Orio al Serio per Stoccolma Skavsta con tariffe a partire da soli
19.99 Euro, in aggiunta alla rotta annunciata recentemente che collega
Milano a Glasgow. Ryanair ha ora nove destinazioni servite dall’aeroporto
di Milano Orio al Serio, e la nuova rotta per Stoccolma aggiungerà 100.000
passeggeri extra al traffico dell’aeroporto di Milano Orio al Serio e
creerà 100 posti di lavoro in più nell’economia locale. Oltre alle nuove
rotte italiane da Milano e da Roma per Stoccolma e da Bari per Londra,
Ryanair ha annunciato tre nuove rotte da Londra Stansted con destinazione
Austria, Germania E Spagna, e due nuove rotte da Francoforte Hahn con
destinazione Spagna E Finlandia. Nuove Rotte Da Milano E Roma Per: Stoccolma
Skavsta Nuove Rotte Da Bari Per: Londra Stansted Nuove Rotte Da Londra
Stansted Per: Linz – Erfurt – Jerez Nuove Rotte Da Fracoforte Hahn Per:
Reus – Tampere Annunciando le nuove rotte a Milano oggi, Peter Sherrard,
Direttore Marketing e Vendite per l’Italia, ha detto: “Fin dal lancio
delle nostre operazioni e della nostra base di Milano Orio al Serio, Ryanair
ha promosso con successo sette destinazioni, trasportato 1.5 milioni di
passeggeri e fatto risparmiare ai consumatori italiani più di 150 milioni
di Euro. Oggi stiamo dimostrando il nostro impegno per la base di Milano
Orio al Serio annunciando la nuova rotta per Stoccolma Skavsta, che verrà
inaugurata il 15 gennaio del 2004. Ryanair è la prima linea aerea a basse
tariffe in Europa che offre ai consumatori Europei il network N.1 e il
servizio clienti N.1 d’Europa. L’annuncio di oggi conferma l’impegno
di Ryanair di offrire basse tariffe a milioni di cittadini europei. Per
festeggiare le nuove nove rotte, Ryanair, lancia una fenomenale offerta
promozionale per il mese di gennaio: Le Tasse Le Paghiamo Noi!* Su tutti i
posti, su tutti i voli. Questa incredibile offerta è disponibile da adesso
su ryanair.Com e la prenotazione deve essere fatta entro la mezzanotte di
lunedì 8 dicembre
2003”
Milano Orio Al Serio – Stoccolma Skavsta 19.99 Euro Fr 1944 20.35 –
23.15 Andata Fr 1943 17.30 – 20.10 Ritorno Le Tariffe Per Questa Nuove
Rotte Partiranno Da Soli Euro 19.99 E Sono Disponibili Ora Su Ryanair.com
*Periodo di prenotazione:
|
Giovedì 4 Dicembre - Mezzanotte Lunedì 11 Dicembre
|
Periodo di Viaggio:
|
5 Gennaio 2004 – 11 Febbraio 2004
|
Giorni di Viaggio:
|
Tutti
|
Offerta:
|
Soggetta a disponibilità e condizioni specifiche
|
Acquisto:
|
On Line
|
DOPO
I PRIMI 11 MESI IN ITALIA 2.098.132 IMMATRICOLAZIONI (+0,80%) FLETTONO
(-4,55%) IN NOVEMBRE LE VENDITE DI NUOVE AUTO MA IL CONFRONTO E’ VIZIATO
DAGLI ECO-INCENTIVI DEL 2002
Roma, 4 dicembre 2003 - Come previsto, le immatricolazioni di novembre,
elaborate dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, hanno proposto
un consuntivo inferiore rispetto a quelle del novembre del 2002: 171.200
contro 179.355 con una flessione del 4,55%. Il confronto negativo, atteso
dagli analisti, è dovuto al fatto che nel novembre dello scorso anno erano
in vigore gli eco-incentivi, che avevano generato una spinta verso l’alto
di una domanda sostanzialmente stanca e che ancor più hanno poi agito sul
successivo mese di dicembre. Negli 11 mesi, comunque, le immatricolazioni
registrano un sia pur lievissimo attivo (+0,80%), a conferma della forte
spinta che il mercato ha ricevuto dai nuovi modelli, dalla crescita
dell’offerta di motorizzazioni diesel nei segmenti più popolari e dalle
costanti azioni promozionali, che hanno espresso interessanti offerte,
evidentemente gradite dai consumatori. Nel periodo gennaio-novembre 2003 le
targhe consegnate risultano essere 2.098.132 rispetto alle 2.081.551
dell’analogo periodo dell’anno precedente. Quanto agli ordini, frutto di
uno scambio di informazioni fra Anfia e Unrae, la raccolta è stata nel mese
di novembre di 183.966, contro i 192.678 dell’analogo mese del 2002, con
una flessione del 4,52%. E anche qui va considerata la spinta degli
eco-incentivi in atto nel 2002. Nel cumulato degli undici mesi, la flessione
è quasi azzerata: -0,23%, frutto della differenza fra i 2.131.538 ordini
del 2003 e i 2.136.540 del 2002. Dal canto suo, l’usato prosegue nel suo
trend di crescita, a conferma che comunque la voglia di automobile dei
consumatori italiani è sempre alta. I passaggi di proprietà - comprensivi
delle “minivolture” - in novembre sono stati, infatti, 379.828 contro i
317.294 dello scorso anno (+19,71%). In notevole aumento anche il consuntivo
degli 11 mesi: 3.694.092 rispetto ai 3.432.601 del gennaio-novembre 2002,
con un aumento del 7,62%. Nel complesso, quindi, i dati del mercato
dell’auto confermano un andamento sicuramente meno negativo di quanto gli
stessi operatori prevedevano alcuni mesi fa. Nonostante l’economia del
nostro Paese dia solo segnali molto timidi di ripresa, i risultati che
vengono dal mondo dell’automobile delineano un livello di domanda
soddisfacente. Va sottolineato, inoltre, che è in costante crescita
l’attenzione per le vetture meno convenzionali delle berline, e questo è
un ulteriore segno che non si tratta di un mercato passivo, ma che al
contrario l’interesse per le novità e per le vetture che riflettono il
proprio stile di vita sta caratterizzando sempre di più il rapporto tra gli
italiani e l’automobile. Altro elemento di grande stimolo è dato dalla
domanda di vetture diesel, ormai saldamente sopra il 50% del totale. In
novembre, le immatricolazioni di vetture a gasolio hanno segnato un nuovo
record storico: 52,91% di tutto il mercato.
LA COMMISSIONE EUROPEA
INFLIGGE AMMENDE A CINQUE IMPRESE ADERENTI AD
UN CARTELLO RELATIVO A PRODOTTI A BASE DI CARBONE E GRAFITE
Bruxelles, 3 dicembre 2003 - In data odierna
la Commissione
europea ha deciso di infliggere ammende per un importo complessivo di 101.44
milioni di Eur a Carbone Lorraine, Sgl, Schunk, e ad altre due imprese per
aver partecipato ad un cartello operante nel mercato del carbonio per
applicazioni elettriche e meccaniche e dei prodotti a base di grafite,
utilizzati principalmente per la conduzione di elettricità nei motori
elettrici. Tra le possibili applicazioni si annoverano i finestrini
elettrici degli autoveicoli, i rasoi e gli aspirapolvere, nonché
applicazioni ferroviarie (spazzole di carbonio per trazione). Ad una sesta
impresa, Morgan Crucible, anch'essa aderente al cartello, è stata accordata
l'immunità dalle ammende per aver preso l'iniziativa di denunciare tale
comportamento illecito alla Commissione. Dopo un'approfondita indagine,
iniziata a settembre del 2001 con la richiesta di immunità da parte
dell'impresa britannica Morgan Crucible Company plc,
la Commissione
ha stabilito che questa, assieme alla francese Carbone Lorraine S.a.
(Francia), alle tedesche Schunk Gmbh e Schunk Kohlenstofftechnik Gmbh
(queste ultime sono considerate un'unica impresa ai fini della suddetta
decisione), Sgl Carbon A.g. E C. Conradty Nürnberg Gmbh, e all'austriaca
Hoffmann & Co. Elektrokohle Ag (facente ora capo al gruppo Schunk) ha
partecipato ad un cartello operante nello spazio economico europeo. I
prodotti a base di carbonio e grafite per applicazioni elettriche sono
utilizzati per la conduzione di elettricità nei motori elettrici impiegati
in un'ampia gamma di settori applicativi. Tra questi vi sono il settore
automobilistico (finestrini elettrici di autoveicoli, motorini di
avviamento, aria condizionata), dei trasporti pubblici (treni, metro, tram)
e praticamente tutti i beni di consumo dotati di motore (aspirapolvere,
rasoi, ecc). I prodotti a base di carbonio e grafite per applicazioni
meccaniche sono utilizzati, ad esempio, per sigillare gas pericolosi e
liquidi in pompe, compressori e turbine. Il mercato europeo dei prodotti in
causa ha un volume complessivo annuo di 290 milioni di Eur. Secondo le
informazioni raccolte dalla Commissione, tra l'ottobre del 1988 e il
dicembre del 1999, le sei imprese hanno dato vita ad un cartello segreto. In
tale periodo le imprese, che controllano il 93% del mercato europeo, hanno
tenuto più di 140 riunioni per concordare gli incrementi di prezzo da
applicare ad una vasta gamma di prodotti e a singoli grandi clienti, nonché
per neutralizzare la concorrenza esterna, praticando prezzi inferiori a
quelli delle poche rivali rimaste. Nel corso delle riunioni condotte a
massimo livello, che venivano definite 'vertici', le imprese in causa
stabilivano i loro orientamenti strategici e risolvevano eventuali problemi,
mentre la fissazione dei prezzi specifici ed altri accordi erano discussi e
concordati nell'ambito delle riunioni del 'comitato tecnico'. Nessuna delle
imprese in questione ha confutato in modo soddisfacente i fatti accertati
dalla Commissione. Considerata la gravità dei fatti, la durata
dell'infrazione e la dimensione delle imprese in causa,
la Commissione
ha imposto le seguenti ammende: Carbone Lorraine: 43,05 milioni di Eur;
Morgan: 0; Schunk: 30,87 milioni di Eur; Sgl: 23,64 milioni di Eur; Hoffmann:
2,82 milioni di Eur; Conradty: 1,06 milioni di Eur; Va rilevato che nello
stesso periodo alcune delle imprese aderenti hanno partecipato
parallelamente ad altri due intese restrittive, individuate e sanzionate
dalla Commissione. Si trattava dei cartelli riguardanti gli elettrodi di
grafite (decisione del 18 luglio 2001, Ip/01/1010) e delle grafiti speciali
(decisione del 17 dicembre 2002, Ip/02/1906). Ad Sgl, che ha aderito a tutti
e tre i cartelli, è stata inflitta un'ammenda complessiva di 131 milioni di
Eur, mentre a Carbon Lorraine è stata comminata una multa di 50 milioni di
Eur per aver partecipato a due di questi cartelli. Le multe inflitte in data
odierna non sono tuttavia state maggiorate nonostante tale aggravante, poiché
i comportamenti collusivi sono stati in gran misura simultanei.
La Commissione
ha invece ridotto l'importo dell'ammenda altrimenti spettante a Sgl del 33%
precisamente, avendo l'impresa già ricevuto forti ammende in relazione agli
altri due cartelli e a causa della sua difficile situazione finanziaria
attuale. Nell'importo della multa inflitta a Carbon Lorraine è incorporata
- conformemente a quanto stipulato al punto D della comunicazione del 1996
sulla non imposizione e riduzione delle ammende1 - una riduzione del 40%, a
titolo di ricompensa, avendo l'impresa collaborato in modo costruttivo
all'indagine. A Morgan Crucible, la prima impresa ad aver fornito
informazioni decisive sugli accordi di cartello, è stata concessa l'immunità
totale, conformemente al disposto del punto B della suddetta comunicazione.
Tutte le altre imprese hanno beneficiato di riduzioni minori, ad eccezione
di Conradty, che non ha collaborato; l'ammenda inflitta a quest'ultima non
è di grande entità, in ragione della minore dimensione dell'impresa.
LA COMMISSIONE AUTORIZZA
L'ACQUISIZIONE DI KUMBA RESOURCES DA PARTE DI
ANGLO AMERICAN
Bruxelles, 3 dicembre 2003 -
La Commissione
europea ha deciso, in base al regolamento sulle concentrazioni, di approvare
l'Opa lanciata da Anglo American per assumere il controllo dell'insieme
delle attività dell'impresa mineraria sudafricana Kumba Resource.
L'operazione prospettata non desta alcuna preoccupazione sotto il profilo
della concorrenza, poiché nelle aree ove vi è duplicazione d'attività tra
le due imprese segnatamente l'estrazione di biossido di titanio e di
zirconio destinati all'industria dei pigmenti l'incremento delle quote di
mercato è minimo e si manterrà una sufficiente dinamica della concorrenza.
Anglo American è un'impresa diversificata, impegnata nel campo delle
attività minerarie e delle risorse naturali, operante nel settore dell'oro,
platino, diamanti, carbone, metalli di base e metalli ferrosi, nonché dei
minerali industriali. Kumba Resources è un'impresa sudafricana impegnata
nell'attività estrattiva di minerali di ferro, carbone, zinco e sabbie
minerali, con sedi in Sud Africa ed in Australia. Il 31 ottobre 2003 Anglo
American ha annunciato un'offerta pubblica d'acquisto con l'intento di
acquisire tutte le restanti azioni dell'impresa Kumba Resources, di cui già
detiene una partecipazione non di controllo. L'acquisizione dell'insieme
delle attività di Kumba Resources comporterà la sovrapposizione
orizzontale di attività soprattutto nell'estrazione di biossido di titanio
e di zirconio destinati a processi industriali (materie prime per
l'industria dei pigmenti). L'indagine di mercato condotta dalla Commissione
ha rivelato che tali duplicazioni d'attività sono di portata limitata e che
anche con la loro aggregazione, i forti concorrenti presenti sul mercato e
le grandi e sofisticate imprese acquirenti continueranno ad esercitare
pressioni concorrenziali. Dallo studio del mercato è emerso inoltre che i
due mercati in questione non sono trasparenti, soprattutto sotto il profilo
dei meccanismi di fissazione dei prezzi, e l'ingresso di nuovi operatori
potrebbe costituire uno stimolo per gli operatori già presenti sul mercato,
atto a ravvivare la concorrenza. Si può pertanto escludere che l'operazione
prospettata porti alla creazione di una posizione dominante, sia individuale
sia collettiva.
LA COMMISSIONE AUTORIZZA
L'ASSUNZIONE DA PARTE DELLA PREEM DEL
CONTROLLO ESCLUSIVO SULLA RAFFINERIA SVEDESE SCANRAFF
Bruxelles, 4 dicembre 2003 -
La Commissione
europea ha approvato l'acquisizione da parte della società petrolifera
svedese Preem della partecipazione del 25 % detenuta da Norsk Hydro nella
raffineria svedese Scanraff, che è attualmente un'impresa comune fra le due
società. Il passaggio dal controllo congiunto al controllo esclusivo non
suscita preoccupazioni dal punto di vista della concorrenza, poiché
continueranno ad esistere concorrenti forti sul mercato. La raffineria
Scanraff è situata a Lysekil, sulla costa occidentale della Svezia.
La Scanraff
è attualmente controllata congiuntamente dalla Preem e dalla Norsk Hydro,
con partecipazioni rispettivamente del 75% e del 25%. Come conseguenza della
transazione proposta Preem acquisirà il controllo al 100% della raffineria
Scanraff .
La Preem
è una società svedese che si occupa di distribuzione, al dettaglio e non,
di prodotti petroliferi raffinati (benzina, diesel, gasolio e olio
combustibile), tramite organizzazioni di commercializzazione proprie e
distributori di benzina. Preem possiede una seconda raffineria,
la Preemraff
, anch'essa situata sulla costa occidentale della Svezia.
La Commissione
ha esaminato gli effetti della transazione sul mercato della vendita non al
dettaglio di carburante e sul mercato a valle della vendita di carburanti al
dettaglio. L'analisi ha concluso che l'acquisizione proposta non dà adito a
preoccupazioni dal punto di vista della concorrenza, poiché le quote di
mercato dell'entità derivante dall'operazione non sono molto elevate e
parecchi concorrenti forti, quali Shell, Statoil e Fortum, rimarranno sul
mercato.
AMBIENTE ED ENERGIA:
COSI'
LA LOMBARDIA SEGUE
KYOTO …E ANTICIPA BRUXELLES OLTRE 550 MILA EURO PER SPERIMENTARE NUOVE
MODALITÀ DI RIDUZIONE DELL’INQUINAMENTO LOCALE E GLOBALE
Milano, 4 dicembre 2003 - Emergenza inquinamento atmosferico: che ruolo
possono giocare Milano e
la Lombardia
nel quadro degli obiettivi di riduzione delle emissioni assunti a livello
internazionale dal nostro Paese? Ci saranno interventi più severi per le
imprese? Grazie al progetto, del valore di oltre 550.000 euro, promosso da
Camera di commercio di Milano, Regione Lombardia, Università Bocconi,
Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpa) con il
cofinanziamento della Commissione Europea (50%), in Italia per la prima
volta, e in anticipo sulle scadenze previste dalle norme europee, verrà
sperimentato un vero e proprio “mercato delle emissioni”. E l’impresa
che sceglierà di investire per portare le proprie emissioni ad un livello
più basso rispetto a quello fissato per legge potrà far rientrare di una
parte i costi sostenuti. Se ne parlerà al Convegno "Politiche locali
per le fonti rinnovabili di energia e per l’applicazione dei meccanismi
flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto" venerdì 5 dicembre 2003
ore 9.00-13.00 Fiera di Milano - Padiglione Italia (ingresso Porta
Gattamelata) via Gattamelata - Milano Parteciperanno: Massimo Sordi,
Presidente Osservatorio Ambiente e Infrastrutture Camera di Commercio di
Milano; Corrado Clini, Direttore generale Direzione per
la Protezione Internazionale
dell’Ambiente, Ministero dell’ambiente; Maurizio Bernardo, Assessore
alle Risorse Idriche e ai Servizi di Pubblica Utilità, Regione Lombardia;
Antonella Manno, Direttore generale, Assessorato alla Qualità
dell’Ambiente, Regione Lombardia; Luigi Cocchiaro, Assessore
all’Ambiente, Provincia di Milano; Marco Citterio, Presidente Unioncamere
Lombardia; Alessandro Lanza, Direttore Fondazione Eni Enrico Mattei; Rodolfo
Danielli, Direttore generale Italcementi Group; Salvatore Giammusso,
Consigliere Delegato Actelios S.p.a.; Nino Tronchetti Provera, Vice
Presidente Kyoto Club.
COP9
WWF: “SOLO ARIA FRITTA PRIMA DELLE ELEZIONI LE DICHIARAZIONI DI UN
CONSIGLIERE ECONOMICO DI PUTIN”
Milano, 4 dicembre 2003 -Le dichiarazioni del consigliere economico della
Russia contro il Protocollo di Kyoto non sono altro che semplici uscite
estemporanee in vista delle elezioni. Domenica, infatti, in Russia si
votera’ per eleggere i membri della Duma. Lo dicono il Wwf e Greenpeace
che partecipano alla Conferenza sul Clima che si e’aperta ieri a Milano.
Un consiglie economico di Putin, Andrei Illarionov, ha dichiarato oggi di
pensare che
la Russia
non sia intenzionata ratificare il Protocollo di Kyoto nella sua forma
attuale poiche’ pone limitazioni significative alla crescita della Russia.
Alexey Kokorin, il responsabile del Programma Clima del Wwf Russia ha
dichiarato che quelle di Illarionov sono solo affermazioni pre-elettorali e
non hanno alcun peso sulle reali decisioni del paese. “Illarionov non
parla a nome del Presidente del Governo Russo – a detto Kokorin –
“Questo e’solo l’ultimo di una lunga serie di previsioni fatte da
Illarionov puntualmente fallite. Questo consigliere si e’opposto alla
strategia sull’energia che e’ stata adottata nel maggio del 2003 e ha
frenato l’adozione del Piano per la crescita del Prodotto Interno Lordo
che e’stato adottato piu’tardi”. Le elezioni della Duma si terranno
domenica 7 dicembre: le elezioni presidenziali russe invece avverrano nel
marzo 2004. Nei mesi scorsi
la Russia
ha promesso di ratificare il Protocollo di Kyoto e ci si aspetta che lo
faccia dopo questo ciclo di elezioni. Il Wwf ricorda che la maggiorparte del
paese russo appoggia il Protocollo di Kyoto: societa’civile, industriali e
politici sono afavore, come dimostrano recenti sondaggi.
SUMMIT INTERNAZIONALE COP9: EMISSIONI NOCIVE PER
L’ATMOSFERA: DIMINUIREBBERO ANCHE CON L’UTILIZZO DI CARTA RICICLATA,
ANCORA POCO DIFFUSO…ALMENO FRA LE AZIENDE ITALIANE
Milano, 4 dicembre 2003 – Questo il dato abbastanza preoccupante emerso
dalla ricerca Ecocopia condotta dalla società Freepping (research and
contact center del gruppo J. Venture & Partners) su un campione di 500
aziende italiane (ecosensibili e non) e realizzata in occasione del Summit
Internazionale Cop9, il vertice annuo organizzato dalle Nazioni Unite fra
firmatari del protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas da effetto serra e
che si sta svolgendo in questi giorni a Milano. L’intenzione di questa
ricerca è stata quella di fare il punto della situazione sulla conoscenza e
l’utilizzo di carta riciclata negli uffici italiani, come azione che
contribuirebbe non poco alla prevenzione di sgradevoli fenomeni ambientali
che minano l’equilibrio del nostro ecosistema. Riciclare carta e,
parallelamente, utilizzare carta riciclata ha, infatti, diversi risvolti
positivi, non solo in ambito di deforestazione, ma anche per quanto riguarda
la qualità dell’aria: secondo i dati elaborati dal Consorzio nazionale
recupero e riciclo imballaggi a base cellulosica, Comieco, per ogni
tonnellata di prodotti cellulosici avviati al riciclo, si realizza un taglio
di ben
1.308 kg
di anidride carbonica che, riportati alle reali proporzioni della raccolta
differenziata in Italia nel 2002, hanno fatto risparmiare potenziali
emissioni nocive per l’atmosfera, equivalenti al blocco totale di tutto il
traffico su strada, auto, camion e mezzi pubblici compresi per 6 giorni e 6
notti. Dal sondaggio Ecocopia, condotto sui Responsabili Acquisti di società
ecosensibili e non (egualmente rappresentate) sull’intero territorio
nazionale, e appartenenti ai più diversi settori, è però purtroppo emerso
che, sebbene sia elevato il numero di aziende che conosce la carta ecologica
(87% delle ecosensibili e 72% delle non-ecosensibili), è decisamente
inferiore la percentuale di quelle che la utilizzano (il 23% per entrambe le
categorie). Il motivo? E’ da ricercarsi nei pregiudizi che molti
utilizzatori hanno ancora rispetto a questa tipologia di carta: a loro
parere, troppo scura, troppo cara e poco adattabile alle nuove tecnologie
(fotocopiatrici, stampanti, fax ecc…). Se è vero, come afferma
Legambiente che il materiale più riciclato, ma anche più usato, in Italia
è la carta (i consumi di carta per usi grafici e per usi igienico sanitari
sono cresciuti tra il 1995 e il 2000 di circa 1,3 milioni di tonnellate
-+26,5%- raggiungendo un valore di circa 5,8 milioni di tonnellate), è vero
anche, purtroppo, che non viene poi riutilizzato… almeno dalle aziende.
Sempre in base al sondaggio Ecocopia, ancora troppo poco noto e poco
adottato è il sistema dell’ eco-certificazione europea Ecolabel
(riconoscimento dell’Unione Europea a tutti i prodotti che, in base a
rigidi criteri, si dimostrino rispettosi dell’ambiente grazie a processi
produttivi eco-compatibili). La maggior parte delle aziende intervistate (il
47% per le aziende ecosensibili e il 53% di quelle che non lo sono) non
conosce ancora questo importante marchio. Una grave mancanza se si pensa che
è proprio l’Italia a detenere il primato di certificazioni Ecolabel in
Europa (ben 34 – per 10 tipologie diverse di prodotti, dalla carta alle
vernici, dalle scarpe ai detersivi- contro le 27 di Francia e Danimarca, le
13 della Spagna, 9 della Grecia, 8 della Svezia e 17 dei restanti paesi).
Una maggiore adesione alla certificazione Ecolabel andrebbe a vantaggio di
tutta la collettività europea, contribuendo a combattere le sempre
crescenti problematiche ambientali.
DUE
CONVEGNI ALLA 9A CONFERENZA DELLE PARTI SUL PROTOCOLLO DI KYOTO IN FIERA
(1-12 DICEMBRE)
Milano, 4 dicembre 2003 - All'interno di questo importantissima conferenza
internazionale il Wwf promuove due incontri che vogliono fare il punto su i
cambiamenti climatici e il ruolo dell'efficienza e del risparmio energetico
e sull'importanza delle foreste per la stabilità climatica Enrambi i
convegni sono aperti al pubblico e l'ingresso è libero. Il primo si svolgerà
Lunedì 8 Dicembre Orario: 15.00 - 18.00 Pad. Italia Porta Gattamelata Fiera
di Milano Side Event Wwf Italia Fondazione Eni Enrico Mattei Editoriale
"Vita" "Il ruolo dell'efficienza e del risparmio energetico
nella lotta ai mutamenti climatici. Vantaggi e potenzialità per cittadini,
aziende, pubblica amministrazione. Il ruolo del non profit e lo strumento
della Banca del Clima." L'efficienza e il risparmio rappresentano il
mezzo più economico e più sicuro per evitare i black-out, promuovere
l'innovazione tecnologica e conseguire gli obiettivi del Protocollo di Kyoto.
Cosa frena una strategie in tal senso? E' questo l'interrogativo che Wwf,
Fondazione Eni Enrico Mattei e editoriale Vita invitano a discutere in
questo incontro. Moderatore: Riccardo Bonacina, Editoriale Vita Interventi
di: Gianfranco Bologna, Wwf Italia; Stephen Schneider, Stanford University ;
Alessando Lanza, Fondazione Eni Enrico Mattei; Corrado Clini, Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio; Paolo Bertoldi, European
Commission Jrc; Andrea Caizzi Autorità per l'energia elettrica e il gas;
Sergio Ulgiati, Università di Siena. Sessione "Cittadini" Andrea
Masullo, Wwf, Vittoria Terenzi Cittadinanzattiva, Domenico Gaudioso, Apat.
Sessione "Impresa" Bruno Soresina, presidente Atm Milano, Giuseppe
Onufrio, Issi, Giuseppe Gamba, Provincia di Torino, Gianni Silvestrini,
Kyoto Club Il convegno è aperto a tutti, l'ingresso è libero. Per info:
Wwf Italia tel. 02831331 www.Wwf.it/clima
Il secondo convegno avrà luogo
venerdì 5 dicembre dalle ore 15,00 alle ore 17,00 presso
la Sala
delle Colonne della Banca Popolare di Milano di Via San Paolo
12, a
Milano. Convegno Incontro Con
La Stampa Sul
Tema: "Deforestazione e clima, l'importanza delle foreste per la
stabilità climatica" Incontro promosso dagli Amici della Terra e Wwf
Italia, in collaborazione con il Coordinamento Cop9. Il giorno venerdì 5
dicembre dalle ore 15,00 alle ore 17,00 presso
la Sala
delle Colonne della Banca Popolare di Milano di Via San Paolo
12, a
Milano. Partecipano: Mario Monzoni, Ces Brasile, Amigos da Terra - Amazonia
Brasileira; Colonnello Mario Giuliacci, Direttore del Centro Epson Meteo di
Milano; Edoardo Isnenghi, responsabile foreste Wwf Italia; Laura Radiconcini,
Amici della Terra Italia - vicepresidente Friend of the Earth Europe;
Armando Buffoni, Legambiente. Moderatore: Stefano Apuzzo, giornalista,
rappresentante di Pro Africa-gaia. L'incontro, in concomitanza con
la Conferenza
delle Parti alla Convenzione sui cambiamenti climatici di Milano, Cop 9,
intende porre l'attenzione al problema della conservazione delle foreste
primarie, con particolare riguardo all'Africa e all'Amazzonia. Con l'ausilio
del Centro Epson Meteo di Milano sarà illustrato il contributo che le ampie
zone di foresta offrono al mantenimento della stabilità climatica. Le
ultime foreste pluviali hanno un importante ruolo non solo per la
straordinaria ricchezza e biodiversità che rappresentano, ma anche per la
conservazione del clima globale. I promotori intendono porre ai
rappresentanti dei Governi che si incontreranno a Milano per
la Cop
9, il problema della conservazione e della compensazione per il mantenimento
del "patrimonio verde tropicale", ovvero l'assunzione dell'impegno
internazionale verso i paesi di foresta per il non taglio, l'uso sostenibile
della risorsa forestale e la preservazione di questo insostituibile
patrimonio naturale.
UN PROGETTO INTEGRATO
CONTRIBUISCE A RIDURRE I LIVELLI DI RUMORE CON L'AUSILIO DELLE VIBRAZIONI
"BUONE"
Bruxelles, 4 dicembre 2003 - Commissione europea sta concludendo le
negoziazioni relative al lancio di un progetto integrato del valore di 34
milioni di euro, che punta a ridurre i livelli di rumore associati ai
sistemi e alle infrastrutture di trasporto. Il rumore è una grave forma di
inquinamento ambientale che si ritiene incida sulla vita di circa 100
milioni di cittadini europei. Si stima che il costo dei danni provocati
superi i dieci miliardi di euro all'anno. Attualmente, un consorzio di circa
42 partner provenienti da 13 paesi europei si accinge ad affrontare il
problema nell'ambito della sezione "Nanotecnologie e nanoscienze,
materiali multifunzionali basati sulla conoscenza, nuovi processi e
dispositivi di produzione" (Nmp) del Sesto programma quadro (6Pq).
L'obiettivo del progetto Inmar (Intelligent materials for active noise
reduction -Materiali intelligenti per la riduzione attiva del rumore) è
ridurre, tanto all'interno quanto all'esterno, i livelli di rumore correlati
al trasporto stradale e ferroviario, nonché alle infrastrutture di
trasporto come i ponti. Il consorzio può scegliere tra vari tipi di
approccio. Uno di essi consiste nell'utilizzo di materiali intelligenti, che
producono vibrazioni contrarie in grado di contrastare o annullare quelle
che si propagano dalla fonte di rumore. A tale scopo, i diversi componenti
dei materiali impiegano circuiti di controllo elettronico e di dati per
creare l'interazione necessaria. Oltre a queste tecniche, ideate per
eliminare il rumore alla fonte, si studieranno anche altri materiali per
valutarne la capacità di isolare i rumori. In veste di coordinatore del
progetto congiunto, il dott. Thilo Bein dell'Università di Darmstadt ha
dichiarato al Notiziario Cordis che la creazione di un consorzio su larga
scala costituisce un passo essenziale per affrontare la questione. "Inmar
riunirà atenei e istituti di ricerca prestigiosi, Oem [produttori di
attrezzature originali] del settore automobilistico e ferroviario,
produttori di componenti e nove Pmi [piccole e medie imprese] specializzate
in strutture e materiali intelligenti. "Dobbiamo ricorrere a tutti
questi partner che operano in settori diversi, perché intendiamo introdurre
nella produzione di massa nuove tecnologie di cui è già stata dimostrata
l'efficacia in laboratorio", ha dichiarato il dott. Bein. Il consorzio
auspica che il contratto sia sottoscritto all'inizio del 2004, quando
saranno erogati i finanziamenti per sostenere i primi cinque anni del
progetto. Successivamente, secondo il professor Hoger Hanselka, coordinatore
del progetto, "noi e gli altri partecipanti [...] potremo avviare
l'attuazione degli obiettivi del progetto". Infolink: http://www.Cordis.lu/nmp/home.html
ASNM: NASCE AIDA ASSOCIAZIONE ITALIANA DELLE AGENZIE DI
SVILUPPO LOCALE E MARKETING TERRITORIALE. PROMUOVERÀ
LA COOPERAZIONE TRA
GLI OPERATORI DEL SETTORE ED ELABORERÀ PROPOSTE IN TEMA DI POLITICHE
ECONOMICHE E TERRITORIALI A SCALA LOCALE, NAZIONALE E COMUNITARIA
Sesto San Giovanni (Mi) 4 dicembre 2003 - Non poteva che essere il Salone
dello Sviluppo Locale, rassegna d'incontro e di scambio per le comunità
politiche e professionali che si occupano di sviluppo territoriale, la sede
ideale per presentare ufficialmente la nascita di Aida, Associazione
Italiana delle Agenzie di Sviluppo Locale e Marketing Territoriale. Aida,
unica forma associativa di livello nazionale tra agenzie territoriali che
esiste in Italia, si propone come rete di cooperazione per promuovere il
dibattito e le relazioni istituzionali. "Attraverso questa associazione
vogliamo valorizzare l'esperienza, i risultati e, soprattutto, il ruolo
svolto dalle agenzie e dagli operatori dello sviluppo nell'ambito della
promozione territoriale e della rivitalizzazione economica e sociale. Uno
dei nostri obiettivi - dichiara Fabio Terragni neo presidente di Aida - sarà
quello di fare riconoscere il ruolo delle agenzie come interlocutori nei
processi di negoziazione e programmazione degli interventi a sostegno dello
s! viluppo locale. Anche in stretta relazione con enti e associazioni
analoghe che operano in altri paesi e a livello internazionale". Oltre
a Fabio Terragni, attuale amministratore delegato di Agenzia Sviluppo Nord
Milano (Asnm), alla presentazione pubblica di Aida hanno partecipato tutti i
membri del consiglio direttivo e i rappresentati delle agenzie promotrici
dell'iniziativa: Umberto Mosso, vicepresidente di Aida e amministratore
delegato di Risorse per Roma; Corrado Fedrizzi, presidente di Agenzia per lo
Sviluppo della Provincia di Trento; Gaetano Torcinaro, presidente Asse
Avellino; Francesco Lippi, Assessore alla Programmazione del Comune di
Cagliari/ask - Agenzia di Sviluppo; Giuseppe Matolo, direttore di Bic
Sardegna; Edoardo Terenziani, direttore di Società Provinciale Insediamenti
Produttivi (Soprip) di Parma e Piacenza; Salvatore Vozza, amministratore
delegato di Tess Costa del Vesuvio; Paolo Verri, direttore di Torino
Internazionale. Riflessione e promozione culturale Oltre a svolgere
un'attività di promozione politico-istituzionale, l'Associazione opererà
sul fronte della riflessione, della promozione culturale e svilupperà
servizi-prodotti per i soci. L'attività di promozione culturale si
concretizzerà nella realizzazione di convegni ed eventi pubblici,
pubblicazioni, studi, workshop. La promozione di ricerche, di analisi di
benchmarking sarà soprattutto utilizzata per la diffusione e l'affinamento
delle competenze tecniche e gestionali utili alla progettazione di
interventi e servizi per lo sviluppo locale. Aida è improntata ad una
logica di sussidiarietà e di servizio: le sue attività dovranno
"coprire" quegli ambiti e quelle scale d'azione che, per ragioni
di opportunità o convenienza economica non siano già praticati
efficacemente dalle strutture esistenti. L'associazione intende qualificarsi
come risorsa e strumento al servizio dei propri associati, offrendo
prodotti, servizi innovativi, promozione culturale ed istituzionale.
Potranno associarsi ad Aida tutte le organizzazioni che, indipendentemente
da ragione e compagine sociale, abbiano per missione prevalente la
promozione dello sviluppo locale: dalle agenzie costituite su iniziativa dei
Comuni o delle Camere di Commercio, alle società di gestione di patti
territoriali, contratti d'area e altri strumenti di programmazione
negoziata, ai centri di servizio quali i Bic. Per raggiungere i suoi
obiettivi, Aida promuoverà forme stabili di relazione con tutti i soggetti
che intervengono nella progettazione e nell'attuazione di interventi di
sviluppo locale quali università, banche locali e finanziarie regionali,
professionisti, esperti e studiosi. Svilupperà inoltre forme di
cooperazione con un ampio ventaglio di attori economici, sociali ed
istituzionali per avviare iniziative congiunte. Le attività
dell'associazione saranno svolte principalmente da gruppi di lavoro formati
dal personale operativo delle agenzie associate. In questa prima fase la
sede sociale di Aida è presso l'Agenzia Sviluppo Nord Milano.
FORUM UNIVERSITÀ-INDUSTRIA
SULLA SOSTENIBILITÀ
Bonn, 4 dicembre 2003 - Il 26 e 27 febbraio si svolgerà a Bonn (Germania)
un forum europeo università-industria sulla sostenibilità. La
manifestazione sarà organizzata da Copernicus-campus, una rete
universitaria europea per la sostenibilità, e beneficerà del sostegno
della Commissione europea nell'ambito del programma Socrates della Dg
Istruzione e cultura. Il forum mira ad incoraggiare la comprensione
reciproca, attraverso la presentazione delle migliori prassi adottate dalle
università e dall'industria nel settore dello sviluppo sostenibile, ed a
rafforzare le partnership tramite l'analisi di possibilità volte ad
intensificare la cooperazione innovativa. I principali temi della conferenza
sono i seguenti: migliori prassi nelle università e nelle aziende; ricerca
e tecnologia per lo sviluppo sostenibile; responsabilità sociale delle
imprese; risorse umane: tipo di competenze richieste per sviluppo
sostenibile; e-learning, un collegamento tra università e imprese. Per
informazioni: Copernicus-campus Tel: +49 231 652424 Fax: +49 231 652465
E-mail: info@copernicus-campus.Org
http://www.Copernicus-campus.org/conference_index.html
STUDIARE IN PROVINCIA? E’ MEGLIO! LO DICONO
GLI STUDENTI DEL POLO REGIONALE DI COMO DEL POLITECNICO DI MILANO UN
SONDAGGIO CONDOTTO TRA GLI STUDENTI METTE IN LUCE LE MOTIVAZIONI DI CHI,
ALL’INTERNO DI UN GRANDE ATENEO STORICO, SCEGLIE UNA SEDE UNIVERSITARIA
LONTANO DALLE GRANDI CITTÀ
Como, 4 dicembre 2003 – Opportunità di trovare lavoro facilmente,
rapporto diretto con i docenti, limitati disagi negli spostamenti: sono,
queste, le principali motivazioni che spiegano la scelta di iscriversi al
Polo di Como del Politecnico di Milano, così come emerge da un sondaggio
condotto tra circa 640 studenti dei quasi 2200 iscritti ai corsi di laurea
Triennali e ai corsi di Laurea Specialistica. Oltre alla vicinanza al luogo
di residenza infatti, a motivare tale scelta c’è anche il vantaggio di
godere di un rapporto più diretto con i docenti (la pensano così il 65,79%
degli studenti delle Lauree Specialistiche e il 48,26% degli studenti delle
Lauree Triennali) di avere un minor numero di disagi negli spostamenti
(45,61% per gli studenti delle Lauree Specialistiche, 52,39% per le Lauree
Triennali) e di godere di una vita meno caotica che lascia più tempo per
studiare e preparasi meglio alla vita professionale. Gli studenti di ciascun
anno accademico si dimostrano poi concordi sulle motivazioni che li hanno
spinti a scegliere un determinato corso di studio: l’interesse per le
materie (che spesso offrono un orientamento specifico presente a livello
nazionale solo nella sede di Como), la sicurezza di avere molti sbocchi
professionali una volta terminati gli studi e la percezione di potersi
inserire nel mondo lavorativo in tempi decisamente ridotti. In ogni caso è
premiante la qualità della formazione dal Politecnico di Milano, offerta
paritariamente in tutte le proprie sedi: la quasi totalità è soddisfatta
della scelta effettuata tanto che rifarebbe lo stesso passo (92,11% degli
studenti delle Lauree Specialistiche, 81,74% degli studenti della Lauree
Triennali). Tale affermazione è rafforzata dal fatto che la maggior parte
degli studenti consiglierebbe l’iscrizione ad un amico (85,09% Lauree
Specialistiche, 82,83% Lauree Triennali). Proseguire gli studi oltre
la Laurea Triennale
infine è un “must” per quasi tutti gli studenti (il 74,35% pensa
infatti di scegliere la laurea specialistica) per il fatto che, oltre alla
passione per lo studio, pensano in questo modo di trovare più facilmente
lavoro in futuro (55%). Solo il 3,69% infine pensa di non proseguire gli
studi con
la Laurea Specialistica
corrispondente, e di passare a un’altra Laurea Specialistica. Segno questo
che forse non è ancora stata considerata a fondo l’opportunità, resa
possibile dal Sistema del cosiddetto “3+
2”
avviato recentemente con
la Riforma
, di seguire un corso formativo variegato e costruire una preparazione più
multidisciplinare.
IL SERVIZIO ATM DI SABATO
6, DOMENICA 7 E LUNEDI’ 8 DICEMBRE 2003
Milano 4 dicembre 2003 - Sabato 6, domenica 7 e lunedì 8 dicembre
2003, in
occasione delle festività e degli appuntamenti fieristici e folkloristici
previsti in città, il servizio Atm è potenziato. E’ inoltre prevista una
task force di supporto al servizio di trasporto pubblico. Linee
Metropolitane 1 , 2 , 3: sabato 6 dicembre: orario del sabato con
potenziamento del servizio; domenica 7 lunedì 8 e dicembre: orario festivo
con potenziamento del servizio. Linee Di Superficie Urbane E Interurbane:
sabato 6 dicembre: orario del sabato; domenica 7 dicembre: orario festivo
con potenziamento della linea automobilistica 50; lunedì 8 dicembre: orario
festivo con potenziamento delle linee tranviarie 2, 14, 16, 24 e 27; delle
linee automobilistiche 50, 54, 57; della linea filoviaria 92. Linee
Tranviarie Milano-desio E Milano Limbiate: sabato 6 dicembre: orario del
sabato: domenica 7 e lunedì 8 dicembre: orario festivo. Parcheggi Di
Corrispondenza: Parcheggi a raso: aperti gratuitamente senza la presenza di
personale Atm, domenica 7 e lunedì 8 dicembre. Parcheggi multipiano: aperti
a pagamento con il consueto orario dalle 7 all’1. Uffici Abbonamenti E
Informazioni: Atm Point (Duomo M1-m3) e uffici abbonamenti Cadorna (M1-m2),
Loreto (M1-m2), Romolo (M2), Centrale (M2-m3): regolarmente aperti al
pubblico nella giornata di sabato 6 dicembre; chiusi al pubblico lunedì 8
dicembre ; Atm Point (Duomo M1-m3) e uffici abbonamenti Cadorna (M1-m2),
Centrale (M2-m3): domenica 7 dicembre aperti dalle 9,45 alle 18 Per
ulteriori informazioni i Clienti Atm possono contattare il Numero Verde
800.80.81.81, operativo tutti i giorni dalle 7.30 alle 19.30, o consultare
il sito Internet www.Atm-mi.it
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