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Notiziario Marketpress di Lunedì 10 Novembre 2008
GOOGLE: PROCESSO PER VIDEO CON DISABILE  
 
Il prossimo 3 dicembre saranno processati quattro dirigenti di Google: David Carl Drummond, presidente del Cda di Google Italy Srl, George De los Reies, membro del Cda di Google Italy, Peter Fleitcher, responsabile delle strategie per la privacy per l´Europa di Google Inc. E Arvind Desikan, responsabile del progetto Google Video per l´Europa. La Procura di Milano li ha citati in giudizio con l´accusa di concorso in diffamazione e violazione della privacy per un filmato in cui un minore disabile era insultato e vessato da quattro compagni di scuola nel Torinese. Secondo i pm, Alfredo Robledo e Francesco Caiani, i quattro dirigenti avevano "un obbligo giuridico di impedire l´evento" e dovevano predisporre una informativa sulla privacy visibile nel momento in cui l´utente caricava il ´file´ sul sito. Google tramite i suoi legali afferma che "non possiamo condividere la tesi secondo cui lo strumento è corresponsabile dell´utilizzo che ne viene fatto … Anche per questo, crediamo fermamente che il procedimento riguardi non tanto Google, quanto la natura di Internet: un ambiente libero e aperto, del quale ciascuno di noi può contribuire alla crescita e alla tutela, ma che non può essere imbrigliato o censurato … Nel ribadire la nostra solidarietà alla famiglia del ragazzo …. Rammentiamo che Google è da tempo impegnata al fianco delle istituzioni e di molte associazioni al fine di diffondere e alimentare una corretta cultura di Internet. Ci preme infine ricordare che è grazie alla nostra collaborazione con le forze dell´ordine che i protagonisti del video incriminato sono stati individuati e puniti" . .  
   
   
GOOGLE E AUTORI ED EDITORI USA: RAGGIUNTO UN ACCORDO PER GOOGLE LIBRI  
 
Google ha raggiunto un accordo con la Authors Guild, il sindacato degli scrittori, e con la Association of American Publishers, l’associazione degli editori, per permettere ai lettori di avere sul web milioni di libri protetti dal diritto d´autore, di sfogliarli e di acquistarne copie. In base a tale accordo Google pagherà 125 milioni di dollari per creare il cosiddetto Book Rights Registry: in esso autori ed editori potranno registrare le proprie opere e ricevere compensi provenienti da sottoscrizioni istituzionali e dalla vendita dei libri. Con la sottoscrizione dell´accordo si è chiusa anche la vertenza giudiziaria, durata tre anni, relativa al progetto di Google di mettere a disposizione sul web molti dei capolavori della letteratura. Come si ricorderà la causa era stata intentata dalle case editrici Mcgraw-hill Cos, da Pearson Education e Penguin Group del gruppo Pearson Plc e da Simon & Schuster e John Wiley & Sons Inc. L´accordo deve essere ora approvato dalla Corte federale. . .  
   
   
CROTONE: È POSSIBILE CANCELLARE IL GAP TECNOLOGICO NEL SUD ITALIA  
 
Lo scorso 5 novembre, presso il Comune di Crotone è stato firmato un importante accordo per la realizzazione di un sistema di telecomunicazione cittadino con la tecnologia Wi-max che consente l´interconnessione alla rete su grandi superfici, facendo a meno di collegamenti con fili o cavi. L´accordo è stato firmato tra il Comune e la Linkem Spa, società italiana di telecomunicazioni, che si è aggiudicata la licenza del Wi-max in 13 Regioni italiane tra cui la Calabria, partecipando alla gara indetta dal Ministero delle Comunicazioni, giunta a conclusione lo scorso mese di Marzo. A siglare l´intesa sono stati il Vice Sindaco di Crotone, Arturo Crugliano Pantisano su delega del Sindaco della città, Peppino Vallone e Carlo Simeone, Direttore Generale di Linkem. Il Comune di Crotone sottoscrivendo l´intesa per la realizzazione della rete Wi-max, che sarà totalmente finanziata da Linkem, ha ritenuto di voler infrastrutturare la città con un moderno sistema di telecomunicazioni radio che non ha bisogno dell´interramento del cavo e delle successive e costose opere di manutenzione, che tanto disagio causano alle attività urbane. Grazie alla rete Wi-max quindi i cittadini potranno collegarsi alla rete e navigare su Internet ad alta velocità anche in mobilità. L´intesa raggiunta costituisce, inoltre, una valida risposta per indicare una soluzione agevole nei riguardi della diffusione della banda larga al sud e per favorire il superamento del ritardo che il nostro Paese ha accumulato nei servizi di interconnessione alla rete Internet. La Linkem Spa ha conseguito una solida esperienza nei collegamenti senza fili (Wi-fi, Hiperlan e Wi-max) a servizio di centinaia di comuni sul territorio nazionale oltre che dei principali siti italiani ad alta pedonabilità (aeroporti, porti, reti autostradali, centri congressi). Inoltre, gli elevati standard professionali raggiunti da Linkem, hanno consentito alla società di conquistare importanti piazze all´estero, come l´aeroporto Jfk di New York, l´ O´hare di Chicago e Heatrow a Londra. "Si tratta di un momento importante per la nostra città"– dichiara il Vice Sindaco Arturo Crugliano Pantisano" "Una delle linee del primo piano strategico della città voluto dal Sindaco Peppino Vallone e recentemente approvato, quella dell´accessibilità e dell´innovazione tecnologica, si sposa idealmente con quanto è avvenuto oggi attraverso la sottoscrizione di questa intesa". "L´innovativo sistema di telecomunicazione cittadino – aggiunge Pantisano – contribuirà a superare l´isolamento anche di natura tecnologica che caratterizza il nostro territorio. " "Stiamo lavorando per diffondere il Wi-max in tutta Italia, dal Veneto alle isole, – dichiara Carlo Simeone – ma ci teniamo a sottolineare la valenza del nostro impegno nel Mezzogiorno d´Italia, di cui Crotone rappresenta il primo significativo traguardo, come segnale forte e chiaro dell´opportunità di sviluppo sociale ed economico che un´innovazione tecnologica come il Wi-max è realmente in grado di portare anche, e soprattutto, nelle aree più penalizzate dal digital divide. " E a proposito dei vantaggi portati dal Wi-max all´economia locale: "L´arrivo del Wi-max a Crotone e, progressimamente, nel crotonese imprimerà al nostro territorio un salto di qualità enorme. – dichiara Vincenzo Saggese, Presidente di Confindustria Crotone - Oggi non bisogna inseguire solo le infrastrutture materiali ma anche quelle immateriali, come può esserlo internet senza fili. Per fare un esempio, noi abbiamo un bacino marittimo meraviglioso e se, nel nostro porto turistico, i grandi manager potranno grazie al Wi-max mantenersi in contatto dalle rispettive imbarcazioni con le loro aziende e col resto del mondo, ciò darà un impulso fortissimo allo sviluppo di una regione tecnologicamente arretrata. " Per ulteriori informazioni: www. Linkem. Com.  
   
   
PRIVACY: ACCOLTA LA SEGNALAZIONE ACCPI SUGLI ECCESSI DEI CONTROLLI ANTIDOPING WADA E CONI “A SORPRESA”  
 
Nell’ambito del Salone del Ciclo e Motociclo in corso alla Fiera di Milano, è stata data notizia dell’accoglimento da parte del Garante per la Protezione dei dati personali della segnalazione presentata lo scorso maggio dall’avvocato Federico Scaglia per conto dell’Assocorridori riguardo agli “eccessi” dei protocolli Wada e Coni, che paiono pregiudicare il diritto alla privacy dei ciclisti. Il Garante ricorda come il Gruppo di lavoro per la Protezione dei dati personali abbia già sottolineato alcuni elementi critici presenti nel codice Wada, la cui attivazione è prevista a partire dal 1° gennaio 2009. Quanto al modello predisposto dal Coni e destinato agli atleti, il Garante rileva che non vi è chiaro con quale livello di dettaglio debbano essere fornite le informazioni sulla reperibilità giornaliera “anche in considerazione” osserva il Garante “del breve periodo di attesa dell’atleta da parte dell’ispettore antidoping nel luogo indicato in caso di controlli senza preavviso, periodo trascorso il quale viene comminata all’atleta la sanzione per elusione del controllo”. Il Coni, inoltre, non fornisce alcuna indicazione sul flusso di dati tra le organizzazioni nazionali ed internazionali, le federazioni internazionali e la Wada. “Pertanto” sottolinea il Garante “l’informativa fornita dal Coni agli atleti risulta inidonea e dev’essere rivista”. Il Coni dovrà specificare le informazioni personali sulla localizzazione e la reperibilità giornaliera degli atleti, così che essi sappiano con certezza quali sono i dati da trasmettere e vengano evitate indebite interferenze nella loro vita privata. Il Garante per la Privacy si sofferma anche sul sistema Adams progettato dalla Wada, la banca dati su piattaforma internet che serve da centro di raccolta e scambio dei dati inerenti all’attività antidoping. In questo caso, le riserve del Garante si riferiscono alla mancanza di precise e adeguate garanzie sulla titolarità della banca dati, l’autorità di protezione dei dati, i tipi di informazioni trattate e la loro comunicazione a terzi. Non manca un intervento sul luogo di esecuzione dei controlli fuori competizione: “Si evidenzia che l’eventualità che i controlli a sorpresa di svolgano nell’abitazione o nella stanza di albergo dell’atleta potrebbe comportare la raccolta di informazioni riguardanti la vita privata dell’atleta o riferite a terzi estranei (per esempio, i familiari) non necessarie, non pertinenti o eccedenti rispetto alla finalità di verifica del doping, con conseguente ingiustificata ingerenza nella sfera personale degli interessati”. Il Garante, che ora potrebbe verificare i presupposti per una sanzione amministrativa nei confronti del Coni, sollecita il Comitato olimpico nazionale a specificare in modo inequivoco le informazioni personali obbligatorie per la reperibilità degli atleti, evitando di richiedere informazioni che comportino indebite interferenze nella vita privata o portino a rilevare dati sensibili e giudiziari. «Si tratta di un indubbio successo dell’Accpi» sottolinea il presidente uscente Amedeo Colombo. «Viene così premiata la nostra intransigenza: siamo a saremo determinati tanto nei confronti di chi all’interno del nostro mondo continua a barare, inclusi gli stessi corridori, quanto nei confronti di chi dimostra scarso rispetto per i diritti degli atleti. ».  
   
   
PRIVACY: IL PAZIENTE PUÒ AVERE FOTO INTERVENTI CHIRURGIA PLASTICA  
 
Anche le foto scattate prima e dopo gli interventi di chirurgia plastica contengono dati personali e i pazienti hanno il diritto di accedervi. Lo ha chiarito il Garante nell´accogliere il ricorso di una donna che si era vista negare da due medici l´accesso alle fotografie scattate prima e dopo alcuni interventi di liposuzione cui si era sottoposta. La signora, prima di rivolgersi all´Autorità, aveva chiesto più volte copia delle fotografie degli interventi ai due medici che gliele avevano negate sostenendo che la paziente non aveva mai chiarito di quale materiale volesse entrare in possesso e soprattutto affermavano che, trattandosi di dati sanitari, doveva motivare la richiesta. L´autorità, con un provvedimento di cui è stato relatore Mauro Paissan, nell´accogliere il ricorso ha ordinato ai due medici di comunicare alla paziente i dati personali che la riguardano, in particolare le fotografie realizzate prima e dopo gli interventi chirurgici, dando conferma, entro un termine, dell´avvenuto adempimento. Nel provvedimento il Garante evidenzia che l´interessato ha diritto di accedere a tutti i dati personali che lo riguardano, in qualunque documento, supporto anche visivo o archivio essi siano contenuti, senza dover fornire giustificazioni della necessità di ottenere tali informazioni. La motivazione, erroneamente richiesta dai medici in questo caso, è necessaria invece quando l´accesso ai dati contenuti nelle cartelle cliniche è effettuato da parte di terzi diversi dall´interessato. Ai sensi del Codice Privacy, infatti, l´esercizio del diritto d´accesso ai dati conservati dal titolare del trattamento consente all´interessato di ottenere la comunicazione in forma intelligibile dei dati o, quando la loro estrazione risulti particolarmente difficoltosa, la consegna in copia dei documenti che li contengono, comprese le informazioni sullo stato di salute riportate su fotografie, filmati, radiografie, ecc. Le spese sostenute per il procedimento dovranno essere liquidate dai due medici direttamente a favore della signora.  
   
   
PRIVACY: MULTA A GESTORE TELEFONICO CHE NON RISPONDE AL GARANTE  
 
Chi non fornisce all´Autorità informazioni o documenti che gli sono stati richiesti è soggetto al pagamento di una sanzione pecuniaria. È quanto accaduto a un gestore telefonico al quale il Garante ha ordinato di pagare una multa di 20. 000 euro per violazione della norma del Codice privacy che stabilisce, appunto, l´obbligo di fornire informazioni richieste dall´Autorità. Il provvedimento è stato adottato a seguito della segnalazione di una signora che lamentava di ricevere telefonate indesiderate da parte di un sistema automatizzato di chiamata senza operatore, senza che fosse stato preventivamente chiesto e ottenuto il consenso. In questi casi la normativa stabilisce che per effettuare telefonate attraverso l´uso di sistemi automatizzati di chiamata è necessario aver acquisito prima il consenso degli interessati. Il Garante, che aveva già invitato la società a fornire ogni informazione in merito all´utilizzo del sistema, non avendo ricevuto risposta ha contestato la violazione. Trascorsi i termini che il gestore telefonico aveva per presentare scritti difensivi e documenti o per effettuare il pagamento previsto in misura ridotta, l´Autorità ha applicato la sanzione pecuniaria prevista dal Codice privacy tenendo conto della gravità della violazione.  
   
   
PRIVACY: GARANTITO L´ACCESSO AI DATI PERSONALI NEI PROCEDIMENTI DISCIPLINARI A CARICO DI TERZI  
 
Le persone citate specificamente nell´ambito di procedimenti disciplinari hanno diritto di accedere ai dati personali che li riguardano riportati all´interno dei verbali. È quanto ha chiarito il Garante accogliendo il ricorso di due impiegati bancari esplicitamente menzionati negli atti di un giudizio disciplinare a carico di un collega, accusato di sottrazione di denaro dalle casse dell´istituto di credito presso il quale lavorava. Interpellati in proposito dalla banca, i due avevano chiesto, ai sensi del Codice in materia di tutela dei dati personali, di conoscere quanto li riguardava all´interno della documentazione relativa al procedimento. La banca si era però inizialmente opposta alla richiesta, affermando di non poterli fare accedere alla documentazione di un procedimento disciplinare nei confronti di un terzo senza consenso di questi. Insoddisfatti, i due dipendenti avevano presentato ricorso al Garante Privacy, ribadendo la richiesta di accesso anche in relazione all´eventualità di dover tutelare i propri diritti nei confronti di quanto affermato, secondo loro falsamente, dal collega. Sollecitata dal Garante ad accogliere le richieste dei due dipendenti, la banca aveva continuato ad opporsi sostenendo questa volta che la richiesta originaria era in realtà finalizzata ad ottenere copia della documentazione relativa al procedimento disciplinare riguardante esclusivamente un terzo, anziché la semplice comunicazione dei dati personali relativi ai due impiegati. La decisione del Garante ha considerato legittima la rivendicazione dei due: la richiesta, infatti, formulata ai sensi del Codice Privacy, doveva essere intesa dalla banca come finalizzata alla sola comunicazione dei dati personali che li riguardano direttamente e che a tale richiesta l´istituto avrebbe dovuto adeguarsi nei tempi e nei modi stabiliti dalla normativa.  
   
   
PRIVACY: L´UNIONE EUROPEA APRE LA STRADA ALL´USO DELLE "ETICHETTE INTELLIGENTI"  
 
La presidenza francese dell´Ue ha organizzato a Nizza nelle scorse settimane una conferenza ad alto livello dedicata alla costruzione di quello che viene definito "l´Internet degli oggetti". La conferenza fa parte di una serie di iniziative della Commissione europea, che si appresta a presentare un pacchetto di misure finalizzate a superare i timori per la privacy connessi all´impiego dei microprocessori (o "tag") Rfid che si ritiene faranno da apripista della nuova rivoluzione tecnologica. Le etichette Rfid sono microcircuiti dai costi relativamente contenuti, in grado di comunicare con un dispositivo fisso o portatile, il lettore. Le etichette si compongono di un´antenna e di un microprocessore al silicio e possono essere applicate ad articoli di consumo, imballaggi ed altri oggetti, ovvero impiantate in animali o nell´uomo. Bruxelles considera la creazione dell´ "Internet degli oggetti" una priorità fondamentale, poiché potrebbe offrire soluzione ad un´ampia gamma di problemi sociali quali l´invecchiamento della popolazione. La Commissione ritiene che, in un futuro in cui etichette e sensori omnipervasivi sarebbero applicati ad ogni oggetto di uso quotidiano, compresi gli articoli di vestiario, si apriranno enormi occasioni di progresso ed avanzamento. Tanto da potersi spingere ad affermare che "chi è non vedente potrebbe vedere", grazie ad una rete di sensori Rfid che potrebbero indicare la posizione di tutti gli oggetti circostanti. Tuttavia, l´impiego dei tag Rfid solleva anche una serie di preoccupazioni rispetto alla privacy ed alla sicurezza delle informazioni che essi veicolano. I tag Rfid possono contenere, infatti, informazioni personali potenzialmente utilizzabili da chiunque sia munito di un lettore, anche all´insaputa dell´interessato. La Commissione europea sta lavorando ad un progetto di raccomandazione in materia che fa seguito agli esiti di una consultazione pubblica lanciata all´inizio del 2008. Numerose proposte contenute in tale raccomandazione derivano dalle indicazioni formulate nel documento di lavoro sull´Rfid adottato dal Gruppo che riunisce le Autorità per la privacy europee nel 2005: adeguata informativa agli utenti, misure di sicurezza idonee per evitare intrusioni, disattivazione automatica dei tag Rfid all´uscita dagli esercizi commerciali. Le etichette Rfid sono utilizzate soprattutto negli Usa, in Giappone, in Cina e nella Corea del Sud. In Europa il mercato è in fase iniziale. Secondo Idtechex, una società di consulenza specializzata, attualmente sono già 2 miliardi le etichette utilizzate a livello mondiale. Fra dieci anni si ritiene che il numero dei dispositivi Rfid sarà aumentato di 300 volte.  
   
   
CNIPA: ANNUNCIATA LA RISTRUTTURAZIONE  
 
Il Ministro per la Pubblica Amministrazione e Innovazione, Renato Brunetta, ha annunciato la volontà di provvedere alla ristrutturazione del Centro Nazionale per l´Informatica (Cnipa) che dovrebbe lavorare a progetto sotto la supervisione del Dipartimento per l´Innovazione e le Tecnologie .  
   
   
NINTENDO: AZIONE LEGALE CONTRO I DISPOSITIVI ILLECITI PER CONSOLE NINTENDO  
 
Nintendo ha depositato un ricorso cautelare presso il Tribunale Civile di Milano contro un rivenditore per chiedere l´immediata cessazione dell´offerta e della commercializzazione di dispositivi illegali per console Nintendo come l´R4 Revolution per Nintendo Ds, e il loro sequestro. Tali dispositivi, noti come Game Copier, permettono di aggirare le misure tecnologiche di protezione delle console Nintendo e di utilizzare videogiochi duplicati scaricati illegalmente da internet. "Nintendo considera molto seriamente il problema della diffusione dei dispositivi illegali per le proprie console", ha dichiarato Andrea Persegati, Direttore Generale di Nintendo Italia. "Per questo abbiamo deciso di scendere in campo con un´azione legale e non esiteremo ad assumere con la massima determinazione e fermezza tutte le misure necessarie per contrastare questo fenomeno nel nostro paese". Nintendo nell´ultimo anno ha già intrapreso azioni legali in 11 paesi contro il fenomeno dei game copier e collaborato con le autorità di Belgio, Cina, Danimarca, Francia, Hong Kong, Italia, Korea, Olanda, Spagna, Gran Bretagna e Usa ottenendo il sequestro di 30. 000 game copier e assumendo iniziative contro i relativi produttori e distributori. Il fenomeno illecito oltre a danneggiare in modo significativo Nintendo, ostacola anche lo sviluppo e la crescita dell´industria videoludica nel suo complesso. Secondo i dati forniti dall´Entertainment Software Association (Iipa Special 301 Report), in Italia la percentuale di pirateria nel settore dei videogiochi è salita dal 40% nel 2006 al 67% nel 2007 con un mercato illegale del valore di oltre 556,5 milioni di euro.  
   
   
ECOMMERCE: +21% FATTURATO A 6 MILIARDI NEL 2008 NONOSTANTE LA CRISI - DATI NETCOMM - SCHOOL OF MANAGEMENT POLITECNICO MILANO  
 
Nel 2008 gli acquisti su Internet, nonostante la crisi, supereranno i 6 miliardi di Euro con una crescita rispetto al 2007 di oltre il 20%. Il fatturato arriva a 7 miliardi se si contano anche gli acquisti di italiani da siti esteri. Oggi sono circa 18 milioni gli italiani che usano il Web per ricercare informazioni su prodotti e servizi (il cosiddetto "info-commerce"): lo scarto fra questo dato e i 6 milioni di italiani che fanno un passo in più e completano la propria transazione online segna anche il perimetro di crescita potenziale del commercio elettronico. La situazione sta velocemente evolvendo anche a causa della recessione che porta le imprese a scoprire modalità innovative per competere e i consumatori ad apprezzare sempre più la possibilità di confrontare online prezzi e caratteristiche dei prodotti prima di effettuare gli acquisti e di ridurre gli spostamenti. Ottime le prestazioni del Made in Italy. La Moda segna la crescita maggiore con un balzo in avanti del 43%, raggiunge i 250 milioni di Euro di fatturato. Il Turismo che rappresenta il 56% del settore cresce del 28% raggiungendo la quota di 3,4 miliardi di Euro. Questa la fotografia tracciata dall´Osservatorio Netcomm - School of Management del Politecnico di Milano giunto all´ottava edizione illustrata lo scorso 4 novembre presso l´Aula Rogers del Politecnico di Milano nell’ambito del Convegno "L´ecommerce B2c in Italia: una crescita che sfida la crisi" organizzato dall´Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - School of Management del Politecnico di Milano (www. Osservatori. Net). Durante il Convegno sono stati presentati i risultati della Ricerca, basata su oltre 200 casi di studio, che fornisce la valutazione preconsuntiva del mercato italiano dell´eCommerceb2c nel 2008, oltre al consuntivo del 2007, e analizzerà puntualmente tutte le principali evoluzioni strategiche in atto. La Ricerca di quest´anno è stata arricchita da due ulteriori approfondimenti: una lettura dell´eCommerce in una prospettiva multicanale e una valutazione critica della user experience dei siti di eCommerce italiani. Anche nel 2008 ci si attende per l´ottavo anno consecutivo una crescita a due cifre che porterà il valore dell´eCommerce in Italia, inteso come fatturato dei siti italiani, a oltre 6 miliardi di Euro. A trainare il mercato nel 2008 è ancora il Turismo che cresce con un tasso superiore alla media. Molto bene anche il comparto dell´Abbigliamento dove vi sono alcune interessanti novità: iniziative nuove con modelli di business innovativi e l´ingresso di alcune grandi "griffe". Certo è un buon risultato, ma si può fare di più. Anzi, si deve fare di più se si vuole colmare il divario che ci separa dagli altri Paesi industrializzati. Con una crescita del 20%, allineata a quella dei principali Paesi europei, l´Italia rimane "indietro" agli altri, sia in termini di valore assoluto dell´eCommerce - l´Italia è un decimo della Gran Bretagna e un terzo della Francia - che in termini di penetrazione dell´eCommerce sul totale delle vendite ai consumatori finali (quasi 1% in Italia contro valori che vanno dal 3 al al 10% circa negli altri paesi). Sono molte le motivazioni usualmente addotte: dai limiti strutturali dell´Italia - penetrazione di Internet e della banda larga, costi della logistica distributiva - alle attitudini degli Italiani - forte diffidenza verso l´utilizzo della carta di credito online, scarsa propensione all´acquisto a distanza - fino alla oggettiva difficoltà nel vendere online talune tipologie di prodotti. In questo quadro manca tuttavia la motivazione principale. Un sistema dell´offerta con importanti "buchi", specialmente in talune categorie merceologiche (abbigliamento, prodotti per la casa, auto e accessori, vino e gastronomia, etc. ), e che fatica a sfruttare sapientemente la multicanalità, in particolare tra canale online e canali fisici "tradizionali. " "Dai dati presentati emergono spontanee due domande tra loro interconnesse. - ha dichiarato Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell´Osservatorio eCommerce B2c di Netcomm e School of Management del Politecnico di Milano - Come mai vi sono così pochi web shopper in Italia? Come mai vi è una così limitata offerta di prodotto ed una così eclatante assenza della distribuzione moderna? Sembra che in Italia sia in atto un circolo "vizioso" difficile da scardinare: vi sono pochi web shopper in quanto l´offerta online è "deficitaria" e nel contempo gli operatori del commercio più affermati sono restii ad andare online perché ritengono la domanda ancora immatura e numericamente non significativa. Come scardinare questo circolo vizioso ed attivare invece quel circolo virtuoso per cui l´offerta attira la domanda e la domanda attira l´offerta? In primo luogo, è decisivo che la distribuzione moderna giochi seriamente la partita del commercio elettronico. Senza distribuzione moderna, come l´esperienza all´estero testimonia inequivocabilmente, non si colgono almeno due obiettivi primari: la crescita di fiducia del consumatore verso lo strumento dell´eCommerce, che può essere enormemente rafforzata dalla presenza online delle insegne e dei marchi di riferimento, e la capacità di sfruttare le sinergie tra il canale "fisico" ed il canale online. I consumatori sarebbero i primi a sentire gli effetti positivi della discesa in campo della distribuzione moderna, ma tali effetti si estenderebbero di riflesso sulla crescita complessiva del mercato a beneficio di tutti gli operatori. In secondo luogo, per tutte le categorie merceologiche più tipiche del Made in Italy - dal turismo al fashion, dalla gastronomia all´arredamento - occorre puntare sui consumatori stranieri che del circolo virtuoso dell´eCommerce sono già protagonisti. Non è un caso che i comparti con i più alti tassi di crescita in questi ultimi anni siano proprio i comparti del Turismo e dell´Abbigliamento che hanno una significativa componente di vendite fuori dall´Italia. " "L´e-commerce in Italia quindi conferma la sua crescita a due cifre, nonostante la congiuntura negativa, ma non è ancora abbastanza. Il problema è che questa crescita non sufficiente fa perdere competitività al sistema Paese. - ha dichiarato Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, Consorzio del Commercio Elettronico Italiano - Lo dimostra il fatto che, per esempio, nei siti di turismo, che sono tra i più performanti in termini di commercio elettronico, gli acquisti digitali rappresentino in Europa mediamente oltre il 25%, mentre in Italia siamo poco oltre il 10%. Sin dalla sua iniziale affermazione in Italia il commercio elettronico è stato dominato dalle imprese dot. Com, ossia da realtà che non dispongono di altri canali tradizionali. A crescere sono ancora soprattutto questi operatori che oggi rappresentano quasi il 50% del mercato, una percentuale che negli ultimi è risultata addirittura in crescita. Credo si sia trattato di un grave errore di valutazione delle imprese italiane che solo oggi, quindi in ritardo rispetto alle imprese omologhe internazionali, stanno scoprendo le potenzialità del commercio elettronico come canale da affiancare a quelli tradizionali in una logica di multicanalità. Il rischio della cannibalizzazione tra canali è certamente inferiore ai vantaggi provenienti dalla possibilità di raggiungere il consumatore nei vari momenti della sua vita. Il commercio elettronico va pensato in modo integrato. Il consumatore, infatti, a seconda del momento della giornata e del luogo in cui si trova può scegliere canali differenti, ma la possibilità di fidelizzarlo al proprio brand in ognuno di questi è un vantaggio competitivo che in Italia pochissimi hanno colto fino ad oggi, nonostante i nostri ripetuti appelli in tal senso. Oggi la crisi economica porta a rivalutare con forza queste potenzialità e l´Italia dimostra sempre di sapere reagire con vigore e creatività, soprattutto nei momenti di maggiore incertezza. Ci auguriamo quindi che almeno questa esternalità positiva possa emergere dal drammatico quadro congiunturale che tutti noi stiamo vivendo". L´ecommerce B2c in Italia, inteso come il totale delle vendite realizzate da siti italiani, dovrebbe superare nel 2008 quota 6 miliardi di €, facendo registrare una crescita superiore al 20%, in linea con quella realizzata nel 2007 (+23%). Escludendo la quota destinata ai consumatori stranieri, circa 850 milioni di €, e sommando la quota che i consumatori italiani acquistano su siti stranieri si può stimare un valore dell´acquistato su Internet da parte dei consumatori italiani pari a circa 7 miliardi di €. Con questi dati, la penetrazione sul totale vendite retail è ancora inferiore all´1%, con significative differenze tra comparto e comparto: il Turismo online rappresenta ormai circa il 10% delle vendite complessive di prodotti turistici, mentre l´acquisto online di altre categorie merceologiche, che incidono molto sul totale consumi degli Italiani, come i Prodotti Alimentari o per la Casa e l´Abbigliamento, è su valori ancora trascurabili (largamente inferiori all´1%) se confrontati con le vendite offline. Il comparto con il tasso di crescita più elevato è l´Abbigliamento con il 43%, seguito dal Turismo con il 28% e dall´Editoria, musica ed audiovisivi con il 20%, mentre tutti gli altri comparti faranno registrare tassi di crescita inferiori alla media del mercato. Il contributo alla crescita complessiva dell´eCommerce in Italia, pari a circa 1 miliardo di € in valore assoluto, è però differente alla luce del "peso" relativo dei diversi comparti. Il solo Turismo, con 750 milioni di €, contribuirà per il 75% circa della crescita complessiva. Abbigliamento, Assicurazioni (+17%) e Informatica ed elettronica di consumo (+15%) contribuiranno alla gran parte della crescita residua. L´italia risulta fortemente polarizzata sulla vendita di servizi (prodotti turistici, biglietti, ricariche telefoniche, prodotti assicurativi, etc. ) che rappresentano oltre il 70% delle vendite online. Questo fenomeno è ormai in costante crescita da diversi anni. Se escludiamo le vendite di Informatica ed elettronica di consumo, che pesano per un 9% circa, i rimanenti settori merceologici rappresentano percentuali largamente inferiori al 5% del totale delle vendite online (Abbigliamento: 4%, Editoria, musica ed audiovisivi: 2%, Grocery: 1%). Questo dato è in netta contrapposizione con la ripartizione dei consumi degli Italiani che vede una forte predominanza della componente prodotti (indicativamente pari all´80%) e con la composizione del paniere nei mercati online all´estero. Le vendite all´estero dei siti di eCommerce italiani - grazie in particolare alle prenotazioni alberghiere e all´Abbigliamento - raggiungeranno quota 850 milioni di €, in modesta crescita rispetto al 2007. Circa un settimo dell´intero valore dell´eCommerce B2c viene quindi generato all´estero e, più specificamente, in tre mercati principali: l´Unione Europea, gli Stati Uniti e il Giappone. Analizzando il fenomeno per ciascun comparto merceologico, si nota la rilevanza dell´export nei settori del Turismo, sia da parte dei portali di hotel che degli operatori del trasporto tradizionale, e dell´Abbigliamento, grazie ad una spiccata propensione all´export di quasi tutti gli operatori (tra cui Yoox Group e Glamonweb). La crescita non esaltante del 2008 rispetto al 2007 è dovuta essenzialmente a due fenomeni: da un lato alla crescita inferiore alla media del mercato e alle previsioni di quei player che nel turismo vendono prevalentemente all´estero (i portali di hotel), dall´altro ai risultati della nostra compagnia di bandiera che rimarrà sostanzialmente stabile rispetto al 2007 nella vendita di biglietti online. Limitato anche il numero di iniziative significative nella vendita di prodotti enogastronomici e di merchandising, al di fuori di qualche rara eccezione (ad esempio Ferrari e Wineshop). Quasi il 50% del mercato alle Dot Com, ancora debole il peso della distribuzione tradizionale . Pur senza grossi stravolgimenti rispetto al 2007, si nota una lieve inversione di tendenza nella ripartizione delle vendite per tipologia di impresa (Dot Com e Multicanale). I Pure Player continuano comunque a rappresentare metà del mercato, grazie alle prestazioni di grandi operatori del calibro di eBay, Expedia, Ibs. It, Venere, lastminute. Com, Volagratis, Yoox. Si riduce però di due punti percentuali il peso delle Dot Com in favore sia delle imprese tradizionali commerciali che delle tradizionali produttrici. Il fenomeno, anche se bisogna sottolinearne la lieve entità, è da ricondursi, più che ad un rallentamento delle Dot Com storiche, alla buona crescita di alcune imprese tradizionali commerciali (ad esempio Esselunga, Mediaworld, Monclick) e all´ingresso di alcuni grandi marchi nel comparto dell´abbigliamento (ad esempio Diesel, Armani, Gucci, Prada, Valentino, Stoneisland, Energie, Bata, Pinko). In generale, la presenza online della distribuzione moderna continua ad essere estremamente debole. Solo il 12% delle insegne della distribuzione alimentare, meno rispetto a cinque anni fa, ha un sito di commercio elettronico e la solita Esselunga continua da sola a "fare comparto". Nell´ambito della distribuzione non alimentare il 27% delle insegne ha un sito di commercio elettronico, più del doppio rispetto al 2003, anche se in molti casi si tratta ancora di iniziative sperimentali (come ad esempio Coin, Ikea e Mercatoneuno). Oltre 260 miliardi di $ l´eCommerce negli Usa e oltre 170 miliardi di € in Europa, pari a circa il 6-7% delle vendite retail. L´ecommerce B2c in Usa e nei principali paesi europei ha un tasso medio di penetrazione sul totale delle vendite al consumo ormai significativo e continua a crescere con tassi del 15% e del 25% rispettivamente. Più nello specifico, le vendite online nel Turismo valgono circa il 20% delle vendite attraverso tutti i canali. In alcuni comparti di prodotto, come l´Editoria, musica e audiovisivi e l´Informatica ed elettronica di consumo, la penetrazione raggiunge addirittura il 30%. Con un tasso di penetrazione inferiore, ma comunque nell´ordine di alcuni punti percentuali, seguono il Grocery e l´Abbigliamento. Il mercato inglese vale 10 volte il mercato italiano, il mercato francese 3 volte. Il "gap" con i principali mercati europei paragonabili all´Italia, per dimensioni del mercato potenziale e popolazione, è significativo e, di mantenendo questi tassi di crescita, destinato ad aumentare di anno in anno. Quest´anno per la prima volta il mercato italiano è infatti allineato agli altri mercati in termini di crescita percentuale. In Italia vi sono ancora pochi web shopper (poco più di un quarto rispetto a Uk) che comprano ancora poco online (meno di un terzo rispetto a Uk). Il gap con l´estero è meglio interpretabile se si confrontano il numero di web shopper (in questo caso definiti come coloro che nell´ultimo anno hanno effettuato almeno un acquisto online) e la spesa media annua per web shopper. In Italia ci sono all´incirca un terzo dei web shopper francesi e poco più di un quarto dei web shopper inglesi e di quelli tedeschi. La spesa media per web shopper, intorno ai 900 € all´anno, è inferiore a quella di Francesi e Tedeschi (15-20% in meno) e meno di un terzo rispetto a quella degli acquirenti online nel Regno Unito che dimostrano una familiarità e una naturalezza nell´uso dell´online come nessuno in Europa. All´estero oltre il 60% degli acquisti online è costituito da prodotti. Determinante per spiegare le ragioni di un divario così significativo con i principali mercati esteri è la composizione del "paniere" degli acquisti che, sia in Europa sia in Usa, è per oltre il 60% costituito da prodotti, contro un 30% dell´Italia. In Europa e negli Stati Uniti, nonostante il Turismo risulti comunque il settore con la maggiore incidenza sul totale delle vendite online con un peso medio nell´intorno del 30%, vi sono tuttavia molte categorie merceologiche - l´informatica e l´elettronica di consumo, il grocery, i prodotti per la casa, l´editoria, la musica e gli audiovisivi - che hanno ciascuna una incidenza tra il 7 ed il 14% sull´eCommerce B2c. All´estero, almeno 15 imprese sulle prime 20 in termini di fatturato eCommerce vendono prodotti, in Italia solo 4 su 20. Anche l´analisi dei primi 20 siti di commercio elettronico per i diversi mercati conferma una differente struttura dell´offerta e attitudine all´acquisto di prodotti da parte dei consumatori online stranieri. In Usa, Uk e Francia almeno 15 dei primi 20 siti di commercio elettronico vendono prodotti (in Usa sono addirittura 18 su 20), mentre in Italia sono solo 4 su 20 (abbiamo escluso in questo caso le assicurazioni online e i siti da cui si possono effettuare le ricariche telefoniche per uniformità con le principali analisi estere). Di questi solo 2 sono operatori della distribuzione moderna contro 11 operatori tra i primi 20 dell´eCommerce negli Usa e 7 in Uk. Alcuni segnali incoraggianti iniziano ad arrivare dalle imprese "tradizionali", specialmente nel fashion. Dalla seconda metà del 2007 si sono visti alcuni segnali incoraggianti nel mondo del fashion, e, finalmente, alcuni dei brand più noti del Made in Italy hanno aperto negozi online (ad esempio Marni, Armani, Valentino, Diesel, Stoneisland, Misssixty, Energie, Gucci, Prada, Bata, ecc. ), autonomamente o appoggiandosi ai servizi di Yoox Group, che dopo essersi affermato come leader internazionale nell´ambito della vendita di abbigliamento online ha deciso di giocare la propria partita anche con il nuovo cappello di service provider. Molti altri ingressi sono previsti per il 2009 e il circolo virtuoso sembra essere iniziato. Per ulteriori informazioni: School of Management Politecnico di Milano - Barbara Balabio - Tel. : 02 2399 9578 - email barbara. Balabio@polimi. It.  
   
   
SCHOOL OF MANAGEMENT DEL POLITECNICO DI MILANO  
 
La School of Management del Politecnico di Milano, con oltre 240 docenti, e circa 80 fra dottorandi e collaboratori alla ricerca, dal 2003 accoglie le attività di ricerca, formazione e alta consulenza, nei campi economia, management e industrial engineering. Fanno parte della Scuola il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, le Lauree e il Phd Program di Ingegneria Gestionale e il Mip, la business school del Politecnico di Milano. Nel 2007 ha ricevuto l´accreditamento Equis. Gli Osservatori Ict & Management (http://www. Osservatori. Net/) della School of Management vogliono offrire una fotografia accurata e continuamente aggiornata sugli impatti che le tecnologie dell´informazione e della comunicazione (Ict) hanno in Italia su imprese, pubbliche amministrazioni, filiere, mercati, ecc. Gli Osservatori sono ormai molteplici e affrontano in particolare tutte le tematiche più innovative: Rfid, Mobile & Wireless Business, B2b: eProcurement e eSupply Chain, eCommerce B2c, Enterprise 2. 0, Ict Strategic Sourcing, Ict Strategy & Governance, Ict & Pmi, Mobile Content, Mobile Marketing & Service, Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione, New Tv, Intelligent Transportation Systems, Ict Accessibile e Disabilità, Information Security Management, Ict & Cio in Sanità, Mobile Finance & Payment, Multicanalità, Wifi e Wimax, Ict & Cio nel Fashion-retail, Business Intelligence, Canale Ict.  
   
   
SOPHOS: BOOM DI MAIL INFETTE, OTTO VOLTE SUPERIORE ALLO SCORSO TRIMESTRE  
 
Secondo gli esperti di Sophoslabs, le piattaforme Windows si riconfermano il bersaglio prediletto dagli hacker. Sul fronte dei Paesi “produttori” di spam l’Italia è nona, Stati Uniti e Russia continuano a detenere il primato. Dalle indagini svolte da Sophos, società leader a livello mondiale nel settore della sicurezza informatica e nella tecnologia di controllo dell’accesso alla rete (Nac), emerge un allarmante aumento del volume di spam contenente allegati infetti in circolazione tra luglio e settembre 2008, e contestualmente un incremento degli attacchi di spam in cui si adottano tecniche di ingegneria sociale per irretire ignari utenti. Il rapporto, disponibile sul web (http://www. Sophos. Com/spamreport) insieme a una consistente quantità di materiale video realizzato da Sophos, rivela che tra luglio e settembre 2008 una mail su 416 conteneva un allegato malevolo avente lo scopo di infettare il computer del destinatario. Si tratta di un’incidenza otto volte superiore rispetto al precedente trimestre, in cui Sophos aveva identificato una mail infetta su 3. 333. Secondo gli esperti di Sophos questo incremento è da ricondurre principalmente a una serie di attacchi malware sferrati dagli spammer su vasta scala. Protagonista dell’attacco, ritenuto in assoluto il più massiccio, è stato il Trojan Agent-hny, inviato in milioni di esemplari sotto le mentite spoglie di Penguin Panic, il popolare gioco per l’iPhone di Apple. Tra gli episodi di rilievo, il Trojan Encpk-cz è stato spacciato per una patch di sicurezza di Microsoft, mentre il malware Invo-zip era mascherato da avviso di mancata consegna da parte di alcuni corrieri, tra cui Ups. Aprendo l’allegato incriminato, il destinatario non solo esponeva il proprio Pc al rischio di infezione, ma metteva a repentaglio anche la propria identità e il proprio denaro. Secondo quanto riscontrato da Sophos, gli attacchi più estesi non sono però congegnati per colpire i sistemi Unix e Mac Os X. ”Per gli utilizzatori di Mac e Unix questi attacchi di spam su vasta scala non comportano un’infezione del sistema operativo, ma si limitano a intasare le caselle di posta. Il crimine organizzato, a caccia di facili profitti, continua invece a portare agitazione tra gli utenti di Windows”, ha dichiarato Walter Narisoni, Sales Engineer Manager di Sophos Italia. “Troppe persone cliccano sui messaggi di spam senza pensarci due volte, esponendo il fianco a pirati informatici decisi a tutti i costi ad accedere a informazioni riservate e a saccheggiare conti bancari. Vi consigliamo semplicemente di non aprire in alcun caso gli allegati non richiesti, per quanto possano sembrare allettanti”. I criminali informatici, oltre ad utilizzare allegati e-mail infetti, continuano a servirsi di collegamenti a siti web malevoli inserendoli all’interno dei messaggi di spam, e sferrano attacchi tempestivi improntati alla creatività, facendo leva sulla curiosità degli utenti. Nel mese di agosto, per esempio, Sophos ha messo in guardia gli utenti contro una vasta campagna di spam camuffata da notizia dell’ultima ora proveniente dai network televisivi Msnbc e Cnn. Il messaggio e-mail esortava gli utenti a cliccare sul collegamento in esso contenuto per leggere l’articolo. Il link, in realtà, reindirizzava gli ignari destinatari del messaggio su un sito web malevolo che ne infettava il Pc con il Trojan Mal/encpk-da. “Quando un messaggio di spam sembra provenire da una fonte attendibile, molti utenti si lasciano ingannare e cliccano sul link contenuto nella mail per poi ritrovarsi su un sito web infetto”, ha commentato Narisoni. “Considerato che il profilo dell’hacker medio ha subito un’evoluzione radicale, l’ingenuità dimostrata da molti utenti è estremamente pericolosa. In passato, il nemico era rappresentato da “smanettoni” adolescenti che si intrufolavano nei computer altrui per il puro gusto di fare danno. Oggi siamo alle prese con criminali incalliti che non si fanno scrupolo di irrompere nei sistemi di poveri malcapitati e sottrarre tutto ciò su cui riescono a mettere le mani”. Le nuove frontiere dello spamming - Nell’ultimo trimestre gli spammer si sono dimostrati intrepidi nello sperimentare nuovi metodi per distribuire i propri messaggi pubblicitari e mettere in circolazione malware colpendo utenti indifesi. Gli esperti di Sophos hanno registrato un‘escalation di spam inviato tramite i siti di social networking come Facebook e Twitter, e ritengono che questa tendenza sia destinata a proseguire. Nuovi Paesi si affacciano nella classifica dei maggiori produttori di spam - Il rapporto relativo al trimestre appena trascorso ha visto il debutto nella “Hall of Spam” di tre nazioni: Colombia e Thailandia si sono attestate rispettivamente all’undicesimo e dodicesimo posto, mentre l’India si è piazzata direttamente alla posizione numero 7. ”I computer sprovvisti di protezione, ovunque si trovino nel mondo, sono il sogno degli spammer. Possono essere facilmente violati da remoto e inseriti in reti incontrollate di computer zombie, progettate allo scopo di creare il caos inviando fiumane di spam e sferrando attacchi Denial-of-service”, ha spiegato Narisoni. “Occorre lanciare un messaggio forte e chiaro: se non proteggete adeguatamente il vostro Pc, non solo mettete a rischio i vostri dati, i vostri soldi e la vostra identità, ma mettete in pericolo anche altri utenti di Internet”. I dodici Paesi che hanno prodotto la maggior quantità di spam a livello mondiale tra luglio e settembre 2008 sono i seguenti: Stati Uniti (18,9%), Russia (8,3%), Turchia (8,2%), Cina, inclusa Hong Kong, (5,4%), Brasile (4,5%), Corea del Sud (3,8%), India (3,5%), Argentina (2,9%), Italia (2,8%), Gran Bretagna (2,7%), Colombia (2,5%), Thailandia (2,4%), Altri (34,3%). Gli Usa conservano la leadership della classifica, mentre la Russia incrementa la percentuale di spam prodotto, passando dal 4,4% dello stesso trimestre dello scorso anno all’attuale 8,3%. La distribuzione geografica dello spam per continente da luglio a settembre 2008 è la seguente: Asia (39,8%), Europa (23,9%), Nord America (21,8%), Sud America (13,2%), Africa (1,0%), Altri (0,3%). Secondo i ricercatori di Sophos non vi è alcun indizio che le azioni intraprese dalle autorità nazionali contro le principali bande di spammer abbiano dato un giro di vite al fenomeno dello spam.  
   
   
SOPHOS: UTILIZZO INCONTROLLATO DI COMPUTER VIRTUALI E RISCHIO PER LA SICUREZZA DELLE AZIENDE  
 
Una recente indagine on line condotta da Sophos rivela che il 50% degli amministratori di rete non sa se i propri utenti usino sistemi virtuali ed ignora se e quanti dei propri dipendenti hanno installato software di virtualizzazione sul proprio Pc. “Le applicazioni di virtualizzazione rappresentano una sorta di buco nero nella sicurezza di molte aziende. Se ai dipendenti viene consentito di scaricare questi software e di creare ambienti invisibili agli amministratori It, è impossibile proteggerli da eventuali attacchi informatici”, ha dichiarato Richard Jacobs, Chief Technology Officer di Sophos. “I dipendenti agiscono in buona fede, tentando di aggirare il blocco dei siti di social networking o dei programmi di messaggistica istantanea. Così facendo, però, non si rendono conto di esporre la propria azienda al rischio di attacchi da parte di malintenzionati che potrebbero sortire effetti disastrosi: dalle perdite finanziarie al furto d’identità fino alla gogna mediatica”. A fronte della crescente disponibilità sul mercato di software di virtualizzazione gratuiti, gli esperti Sophos ritengono indispensabile una stretta vigilanza delle reti aziendali. Poiché i dipendenti in possesso di buone capacità di utilizzo degli strumenti informatici sono in costante aumento, si concretizza sempre più la possibilità che il personale aziendale riesca ad aggirare i divieti imposti dal datore di lavoro, installando programmi virtuali come browser web o applicazioni peer-to-peer non aggiornati con le adeguate patch di sicurezza. Questo comportamento, seppur non dettato da cattive intenzioni, potrebbe favorire episodi di violazione delle policy di sicurezza, consentendo ad aggressori esterni di infettare la rete aziendale con software dannosi. Sophos, pertanto, raccomanda alle aziende non solo di adottare una politica d’uso accettabile della rete e dei computer aziendali, ma anche di creare le condizioni idonee affinché i propri amministratori It possano vigilare sulle applicazioni scaricate e utilizzate dal personale aziendale. Controllando e proteggendo gli ambienti virtuali in maniera efficace, le aziende possono godere di tutti i vantaggi offerti dalla virtualizzazione, mantenendosi al riparo dai rischi associati. In quest’ottica Sophos, società leader a livello mondiale nel settore della sicurezza informatica e nella tecnologia di controllo dell’accesso alla rete (Nac), ha reso noto che la funzionalità Application Control, inclusa nella soluzione Sophos Endpoint Security and Control, è stata potenziata per consentire alle aziende di bloccare le applicazioni di virtualizzazione, tra cui i software gratuiti per desktop e data center di Vmware, Dosbox e Virtual Pc 2007 di Microsoft. Non richiede l’implementazione di ulteriori software e consente di bloccare in maniera selettiva applicazioni di virtualizzazione, browser, strumenti per la connessione remota, giochi, programmi per la telefonia Internet, applicazioni peer-to-peer, programmi di messaggistica istantanea e di calcolo distribuito. Sophos Application Control è disponibile gratuitamente per tutti i clienti. L’elenco completo delle applicazioni, compresi i software di virtualizzazione, che possono essere bloccate con Sophos Application Control è reperibile all’indirizzo: http://www. Sophos. It/security/analyses/controlled-applications/. .  
   
   
LA SECONDA BANCA DELLA RUSSIA SCEGLIE DEVICELOCK PER RAFFORZARE LA SICUREZZA DEL SUO SISTEMA IT  
 
Devicelock, Inc. , azienda di riferimento nel settore della network security, annuncia oggi che Vtb Bank, la seconda banca della Russia per volume d’affari, ha installato Devicelock in tutti gli uffici dell’headquarters banca e nelle sue filiali, per proteggere i Pc degli impiegati dalla perdita di dati e dall´uso improprio delle periferiche. La Vtb Bank è capogruppo del network Vtp Group, struttura finanziaria leader in Russia con uffici in 17 Paesi in tutto il mondo. Vtb offre servizi finanziari ad aziende e privati, e nel settore retail è tra le prime banche della Russia, con i cuoi 1001 sportelli in tutto il Paese. Le agenzie di rating Moody`s Investors Service, Standard & Poor`s e Fitch hanno assegnato a Vtb il punteggio più alto mai concesso ad una banca russa. “Banker Magazine” ha classificato Btv al 60° posto tra le 1000 classificate per capitale investito. Per mantenere la propria reputazione e credibilità, Vtb Bank rafforza continuamente la sicurezza della propria infrastruttura It per proteggerla non solo dalle minacce esterne alla propria rete aziendale, ma anche per evitare il rischio di una perdita di dati dovuta alla negligenza o all’azione illecita del personale interno. Considerata la semplicità con cui un dipendente può accedere ad informazioni personali e finanziarie di ogni cliente, Vtb Bank ha deciso di controllare in maniera accurata l’utilizzo da parte dei propri impiegati di periferiche rimovibili come chiavi Usb, smartphone o palmari tramite una soluzione end-point installata su ogni postazione aziendale. Dopo aver valutato tutte le soluzioni di questo tipo disponibili sul mercato, Vtb Bank ha scelto il software Devicelock di Devicelock Inc. (precedentemente conosciuta come Smartline). La scelta è dovuta ad alcune caratteristiche e funzioni presenti esclusivamente in Devicelock, tra cui l’integrazione con Microsoft Active Directory, la compressione del traffico dati con le informazioni delle singole workstation, la possibilità di avere copia di ogni file archiviato sulle periferiche rimovibili collegate alle workstation e il controllo di stampanti virtuali e collegate in rete. Un altro criterio di scelta è stata la semplicità di installazione e di gestione degli utenti tramite una console centrale gestita esclusivamente dagli amministratori It. Inoltre Devicelock è progettato per essere estremamente stabile e non può essere manomesso né dagli utenti né dai local administrator. Vtb Bank installerà Devicelock in tutte le postazioni del proprio headquarters di Mosca e in 59 sportelli presenti in Russia. L’azienda ha inoltre acquistato una licenza di 3 anni per il supporto e l’aggiornamento di Devicelock. “Siamo davvero orgogliosi di essere partner di un’importante banca come Vtb” ha commentato Ashot Oganesyan, Fondatore e Cto di Devicelock Inc. Continua Oganesyan: “Questo progetto rappresenta una pietra miliare nella crescita della nostra azienda. Devicelock è pronta ad assumersi la grande responsabilità di proteggere le postazioni della seconda banca più grande della Russia. Il nostro impegno con clienti di questo calibro ci posiziona sicuramente ad un nuovo livello di eccellenza”. Le soluzioni software di Devicelock Inc proteggono proattivamente aziende e organizzazioni di qualsiasi dimensione dalla sottrazione, volontaria o involontaria, di documenti e dall’infezione della rete da parte di virus e altri malware. Devicelock riduce invece drasticamente il rischio di danni al sistema It dovuti a negligenza o condotta illecita. Specificamente progettato per sistemi operativi Microsoft Windows e perfettamente integrato con Microsoft Active Directory, il software Devicelock permette di controllare accuratamente lo scambio di documenti tra la rete aziendale e le periferiche rimovibili, così come le stampanti virtuali, i palmari e gli smartphone con sistemi operativi Windows Mobile e Palm Os. Per proteggere i dati sulle periferiche rimovibili, Devicelock è perfettamente integrabile con le soluzioni di crittografia di Pgp, Lexar e Truecrypt. Devicelock blocca inoltre qualsiasi hardware keylogger connesso tramite porta Usb o Ps2 .