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LUNEDI
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Notiziario Marketpress di
Lunedì 24 Novembre 2008 |
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PARLAMENTO EUROPEO, OLAF: MAGGIORE RISPETTO DEI DIRITTI FONDAMENTALI SANZIONI DISCIPLINARI PER CHI DIVULGA INFORMAZIONI NON AUTORIZZATE. MA ANCHE GARANTIRE PROTEZIONE DELLE FONTI GIORNALISTICHE |
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Strasburgo, 24 novembre 2008 - Il Parlamento europeo si è pronunciato su una proposta legislativa volta a migliorare il funzionamento dell´Ufficio antifrode dell´Ue. Chiede in particolare di garantire i diritti procedurali e fondamentali delle persone coinvolte, dotando l´Olaf di un codice di procedura delle indagini, creando la funzione di controllo di legittimità e prevedendo sanzioni disciplinari per chi divulga informazioni non autorizzate. Ma chiede anche di garantire a protezione delle fonti giornalistiche. La proposta della Commissione intende migliorare il funzionamento dell´Olaf all’interno del quadro esistente senza alterarne la struttura istituzionale. Approvando con 450 voti favorevoli, 8 contrari e 11 astensioni la relazione di Ingeborg Grässle (Ppe/de, De), che propone ben 92 emendamenti alla proposta, il Parlamento sottolinea anzitutto la necessità di valutare il quadro giuridico, istituzionale e operativo della lotta contro la frode, la corruzione e qualsiasi altra attività a detrimento degli interessi finanziari della Comunità europea. A tal fine occorre invitare le istituzioni a concertare la loro azione e promuovere la riflessione sugli aspetti fondamentali della strategia antifrode europea ed è opportuno stabilire una procedura di concertazione fra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione. Garanzie procedurali e diritti fondamentali - Un emendamento sottolinea la necessità di prevedere una base giuridica che permetta all´Ufficio di dotarsi di un codice di procedura delle indagini per assicurare «la massima trasparenza possibile» delle sue attività operative. Il codice, in particolare, dovrebbe riguardare i principi che disciplinano la procedura d´indagine, i diritti legittimi delle persone interessate e le garanzie procedurali, le disposizioni in materia di protezione dei dati, la politica di comunicazione dell´informazione relativa ad alcuni aspetti dell´attività operativa dell´Ufficio, il controllo di legittimità degli atti d´indagine e i mezzi di ricorso delle persone interessate. Inoltre, al fine di assicurare il rispetto delle garanzie procedurali durante lo svolgimento delle indagini, il Parlamento ritiene che, in seno all´Ufficio, è necessario garantire una funzione di controllo di legittimità. Questo dovrebbe intervenire in particolare prima dell´apertura e della chiusura di un´indagine, e prima di ogni trasmissione di informazioni alle autorità competenti degli Stati membri. Esso dovrebbe inoltre essere effettuato da esperti di diritto che possono esercitare una funzione giudiziaria in uno Stato membro e che operano in seno all´Ufficio. Dovrebbe anche essere sollecitato il parere di tali esperti nel quadro del comitato esecutivo dell´Ufficio. Per i deputati, inoltre, il rispetto dei diritti fondamentali delle persone che sono oggetto di indagini dovrebbe essere costantemente garantito, in particolare durante la comunicazione di informazioni. Occorre quindi chiarire i principi di base della politica di comunicazione dell´Ufficio. A loro parere, la comunicazione di informazioni relative alle indagini dell´Ufficio al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione e alla Corte dei conti, in modo bilaterale o nel quadro della procedura di concertazione, «va effettuata nel rispetto della riservatezza delle indagini, dei diritti legittimi delle persone interessate e, se del caso, delle disposizioni nazionali applicabili alle procedure giudiziarie». Il codice di procedura d´indagine, inoltre, dovrebbe precisare le sanzioni disciplinari da applicarsi in caso di divulgazione non autorizzata di informazioni. Allo stesso tempo, tuttavia, facendo riferimento al "caso Tillak", un emendamento afferma che tutti gli organi dell´Unione europea che prendono parte ai lavori investigativi «devono rispettare il principio della protezione delle fonti giornalistiche conformemente alla legislazione nazionale». Ciò, secondo i deputati deve consentire «un´informazione obiettiva dei contribuenti europei» e «garantire la libertà di stampa». Nelle sue indagini l’Ufficio deve raccoglie elementi «a carico e a favore dell’interessato». Il Parlamento precisa che le indagini devono essere svolte «in modo obiettivo e imparziale, nel rispetto del principio della presunzione d´innocenza e delle garanzie procedurali, esposte nel codice di procedura». Diversi emendamenti sono volti a potenziare il ruolo e il mandato del comitato di vigilanza, il quale dovrebbe sorvegliare anche gli sviluppi relativi alle garanzie procedurali, senza però interferire nelle indagini. Un lungo emendamento, inoltre, conferisce il diritto a qualsiasi persona coinvolta personalmente in un´indagine di presentare denuncia presso il comitato di vigilanza, allegando una violazione dei diritti procedurali o umani durante un´indagine. Ricevuta una denuncia, il comitato di vigilanza deve trasmetterla senza indugio al consigliere revisor incaricato del controllo del rispetto delle procedure. Quest´ultimo, dovrà esercitare le proprie funzioni nella più completa indipendenza, senza sollecitare né accettare istruzioni da chicchessia. Il consigliere revisore sarebbe inoltre competente per trattare le denunce degli informatori. Nomina del Direttore generale Per rafforzare la completa indipendenza nella gestione dell’Ufficio, la Commissione propone che il direttore generale sia designato per un periodo di sette anni non rinnovabili. Il Parlamento ritiene invece che esso debba essere nominato per cinque anni, rinnovabile una volta. Al momento della selezione, precisa un emendamento, i candidati dovrebbero esercitare o aver esercitato un´alta funzione giudiziaria o una funzione esecutiva di indagine e possedere un´esperienza professionale operativa di almeno 10 anni in un posto di elevata responsabilità gestionale. Una parte significativa di tale esperienza professionale, inoltre, deve essere acquisita nel settore della lotta antifrode a livello nazionale e/o comunitario. I deputati chiedono inoltre che il direttore generale sia designato di comune accordo fra il Parlamento europeo e il Consiglio e nominato poi dalla Commissione. . |
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"EUROPEANA", LA BIBLIOTECA DIGITALE EUROPEA ON LINE |
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Bruxelles, 24 novembre 2008 - Europeana, la biblioteca europea multimediale disponibile on line, sarà aperta oggi al pubblico. Sul sito www. Europeana. Eu gli utenti di Internet in tutto il mondo potranno ora accedere ad oltre due milioni di libri, mappe, registrazioni, fotografie, documenti d´archivio, dipinti e film provenienti dalle biblioteche nazionali e dalle istituzioni culturali dei 27 Stati membri dell´Ue. Europeana apre nuove vie per l´esplorazione del patrimonio europeo: chiunque si interessi alla letteratura, all´arte, alla scienza, alla politica, alla storia, all´architettura, alla musica o al cinema disporrà di accesso rapido e gratuito alle più grandi collezioni e ai più grandi capolavori d´Europa in un´unica biblioteca virtuale, attraverso un portale web disponibile in tutte le lingue dell´Ue. Questo però è solo l´inizio. Nel 2010 Europeana darà accesso a milioni di opere rappresentative della ricca diversità culturale dell´Europa e disporrà di zone interattive, come le comunità di interesse. Fra il 2009 e il 2011 saranno dedicati a questo progetto finanziamenti Ue per circa 2 milioni di euro l´anno. La Commissione prevede anche di coinvolgere il settore privato nell´ulteriore espansione della biblioteca digitale europea, la cui creazione è stata appoggiata nel settembre 2007 dal Parlamento europeo in una risoluzione approvata a schiacciante maggioranza. Grazie ad Europeana sarà possibile effettuare ricerche e consultare le collezioni digitalizzate delle biblioteche, degli archivi e dei musei d´Europa con una sola operazione. Ciò significa che gli utenti potranno esplorare vari temi senza bisogno di cercare e visitare molteplici siti e risorse. Europeana è stata avviata dalla Commissione nel 2005 e sviluppata in stretta collaborazione con le biblioteche nazionali ed altre istituzioni culturali degli Stati membri, oltre a beneficiare del forte sostegno del Parlamento europeo; è gestita dalla Fondazione per la biblioteca digitale europea, che vede riunite le principali associazioni europee di biblioteche, archivi, musei, archivi audiovisivi e istituzioni culturali ed è ospitata dalla biblioteca nazionale olandese, la Koninklijke Bibliotheek Oltre mille organismi culturali di tutta Europa hanno fornito materiali per Europeana. I musei europei, fra cui il Louvre di Parigi e il Rijksmuseum di Amsterdam, hanno fornito oggetti e dipinti digitalizzati provenienti dalle loro collezioni. Gli archivi di stato hanno messo a disposizione documenti d´importanza nazionale, e l´Institut National de l´Audiovisuel francese ha fornito 80 000 registrazioni di trasmissioni del 20° secolo, risalendo alle prime immagini filmate sui campi di battaglia francesi nel 1914. Le biblioteche nazionali di tutta Europa hanno inviato materiale stampato e manoscritto, fra cui copie digitalizzate dei grandi libri che hanno arricchito il mondo di nuove idee. Nel 2009-2010 69 milioni di euro circa saranno disponibili per la ricerca sulle biblioteche digitali tramite il programma di ricerca dell´Ue. Nello stesso periodo la sezione "società dell´informazione" del Programma per la competitività e l´innovazione stanzierà circa 50 milioni di euro per migliorare l´accesso al patrimonio culturale e scientifico europeo. José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, ha dichiarato: "Con Europeana realizziamo un´alleanza fra il vantaggio competitivo dell´Europa nelle tecnologie della comunicazione e della creazione di reti e il nostro ricco patrimonio culturale. Gli europei potranno ora accedere rapidamente e facilmente, in un unico spazio, alle incredibili risorse delle nostre grandi collezioni. Europeana è molto più che una biblioteca, è un vero e proprio strumento di propulsione che ispirerà gli europei del 21° secolo ad emulare la creatività dei loro antenati più innovativi, come quelli che hanno agito da elemento propulsore nel Rinascimento. Basta immaginare le possibilità che essa offre agli studenti, agli amanti dell´arte e agli studiosi di accedere ai tesori culturali di tutti gli Stati membri, riunirli ed esplorarli on line. Questo progetto è la perfetta dimostrazione del fatto che la cultura è al centro stesso dell´integrazione europea. " "Europeana offre un viaggio nel tempo, attraverso le frontiere, alla scoperta delle nuove idee di ciò che è la nostra cultura. Ancor più importante, essa collegherà gli europei alla loro storia e, tramite strumenti e pagine interattivi, renderà possibile il crearsi di legami reciproci", ha dichiarato Viviane Reding, commissaria Ue per la società dell´informazione e i media. Elisabeth Niggemann, direttore generale della biblioteca nazionale tedesca e presidente della Fondazione per la biblioteca digitale europea, l´organizzazione cui si deve Europeana, ha aggiunto: "Europeana conferisce alle istituzioni culturali maggiore rilevanza per la generazione del web 2. 0, una generazione che vuole leggere testi, guardare video, ascoltare suoni e visionare immagini nello stesso spazio e tempo. Offrendo ai giovani un´esperienza multimediale completa Europeana li collegherà alla cultura europea passata e presente. " L´inaugurazione ufficiale di Europeana ha luogo oggi, giovedì 20 novembre, nel Palazzo di Carlo di Lorena (Palais de Charles de Lorraine/paleis van Karel van Lotharingen) nella Biblioteca reale nazionale di Bruxelles, alla presenza del presidente della Commissione José Manuel Barroso, della commissaria Viviane Reding (Società dell´informazione e media), di Christine Albanel, ministro francese della cultura e attualmente presidente del Consiglio Ue dei ministri della cultura, dei ministri dell´Ue responsabili della cultura e dell´audiovisivo nonché di rappresentanti delle istituzioni culturali europee. Il lancio ufficiale di Europeana farà seguito ad una riunione del Consiglio dei ministri della cultura che si terrà oggi a Bruxelles. Si prevede che nel corso di questa riunione i ministri della cultura adottino conclusioni in cui esprimono forte sostegno politico al progetto Europeana della Commissione europea. . |
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MONDADORI: SIGLATO IL CONTRATTO DEFINITIVO PER LA CESSIONE DELL’80% DI MONDADORI PRINTING S.P.A. AL GRUPPO POZZONI |
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Segrate, 24 novembre 2008 – Arnoldo Mondadori Editore comunica che - a seguito della formalizzazione della comunicazione di legge all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato - è stato stipulato in data 19 novembre il contratto definitivo relativo alla cessione dell’80% del capitale della controllata Mondadori Printing S. P. A. Al Gruppo Pozzoni, in esecuzione del preliminare di vendita definito lo scorso 14 ottobre e già oggetto di comunicazione al mercato. . |
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PORTAVOCE BASSOLINO: AZIONE GIUDIZIARIA CONTRO FALSITÀ DEL SOLE 24 ORE |
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Napoli, 24 novembre 2008 - In relazione all’articolo La lobby all’ombra del Vesuvio pubblicato dal Sole 24 Ore del 19 novembre, il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, ha dato mandato ai suoi legali di avviare le necessarie azioni giudiziarie nei confronti dell´autore e dei responsabili della pubblicazione per tutelare la propria immagine. "Parlare, come fa Il Sole 24 Ore, di "affari di Bassolino" significa sostenere un´assoluta falsità. Respingiamo quindi con forza la logica e la costruzione dell´intera pagina, che ledono gravemente l´immagine e la reputazione di Bassolino" ha dichiarato il portavoce del presidente della Regione Campania, Mario Bologna. . |
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SALGONO A SEI LE RAPPRESENTANZE REGIONALI DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA EDITORI (AIE). NASCE QUELLA DEL LAZIO, DOPO I PRESIDI DI CAMPANIA, PIEMONTE, TOSCANA, CALABRIA E PUGLIA. ENRICO IACOMETTI IL DELEGATO |
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Milano, 24 novembre 2008 - Salgono a sei le Rappresentanze regionali dell’Associazione Italiana Editori (Aie). Dopo quelle in Campania, Piemonte, Toscana, Calabria e Puglia è il Lazio a costituire una struttura di decentramento operativo dell’Associazione sul territorio per rafforzarne il ruolo in ambito locale. Il Consiglio generale di Aie ha ratificato la decisione assunta dalle case editrici socie dell’Aie con sede nel Lazio, affidando il ruolo di delegato a Enrico Iacometti (Armando Armando), già presidente del Comitato piccoli editori di Aie e uno dei promotori della Fiera dedicata alla piccola e media editoria Più libri più liberi (Roma, 5-8 dicembre): suo sarà il compito di costituire un reale punto di riferimento per la categoria sul territorio in stretta sinergia con la struttura centrale dell’Aie e con l’ufficio di Roma. Aie è l´associazione di categoria, che aderisce a Confindustria, degli editori che pubblicano libri, riviste e prodotti editoriali digitali: riunisce più di 400 editori, che coprono oltre il 90% del mercato librario. L’editoria in Lazio – Sono 1. 441 le case editrici presenti nel Lazio, pari al 16,6% del totale. Pubblicano qualcosa come 6. 898 titoli, l’11,2% nazionale (che sale al 12,8% per i titoli di varia adulti). Sono importanti anche le cifre di lettura e acquisto di libri: nelle librerie del Lazio si vende il 16,9% dei libri italiani e si legge più della media nazionale. Quasi un laziale su due legge un libro non scolastico all’anno: è il 44,6% dei laziali contro il 43,1% (dato 2007) nazionale. . |
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A MACOMER LA MOSTRA DEL LIBRO DAL 27 AL 30 NOVEMBRE |
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Cagliari, 24 Novembre 2008 - Dal 27 al 30 novembre si rinnova a Macomer l´appuntamento con la Mostra del Libro in Sardegna. "Il programma intrapreso, in un processo che è stato il più inclusivo e collaborativo possibile, è finalizzato a promuovere la lettura specialmente tra i ragazzi e candida Macomer a diventare il laboratorio in cui ciò accade, non solo nei tre giorni della Mostra, ma durante tutto l´anno" ha dichiarato l´assessore della Pubblica istruzione Maria Antonietta Mongiu presentando il programma alla stampa. L´ottava edizione della manifestazione, che si apre giovedì 27 alle 17 negli spazi dell´area fieristica delle ex Caserme Mura, sperimenta un percorso che partirà dalle scuole – rappresentate da cinque Focus Groups di docenti, uno per ogni grado di istruzione scolastica ed uno dedicato alle biblioteche scolastiche – chiamate a mettere a fuoco i percorsi, i temi e le proposte culturali della prossima edizione della Mostra del Libro in Sardegna che si svolgerà nell´Aprile del 2009. Un vero e proprio laboratorio di idee che testimonia quanto la scuola sia importante per la Mostra del Libro e viceversa, tanto da affidarle il compito di "progettare" il proprio futuro. La Mostra del Libro di Macomer sarà anche, come sempre, l´occasione per conoscere libri, incontrare autori, partecipare alle tante iniziative che anche quest´anno danno vita a un programma vasto e stimolante. La grande esposizione curata dall´Alsi nel Padiglione Tamuli vedrà protagonista la produzione editoriale sarda, mentre un calendario di dieci presentazioni prevede l´incontro con gli scrittori Cristiano Cavina, Alberto Capitta, Francesco Abate, Pierdomenico Baccalario, Elena Peduzzi, Michela Murgia, Gianfranco Liori, Gianluca Floris, Paolo Maccioni, Gianluca Medas, Mario Mereu, Simona Tilocca, Nino Nonnis, Eliano Cau e Bepi Vigna. Il confronto con la scienza dominerà l´intera mattinata di sabato 29. Le esperienze informali di scienza e lettura, l´incentivazione alla lettura, l´incontro tra teatro e scienza, la creazione di giocattoli dai rifiuti e l´importanza della divulgazione scientifica nel settore delle energie rinnovabili sono i temi che si susseguiranno. Nelle tre giornate saranno inoltre numerosi gli appuntamenti con il teatro, le mostre, la presentazione di lavori delle scuole, mentre la sera sarà possibile dedicarsi all´osservazione degli astri. Saranno presentati al pubblico la "Sardegna Digital Library", la recente Carta Giovani regionale, le opportunità offerte dalla Regione agli studenti (assegni di merito, laboratori scuole, diritto allo studio) e l´iniziativa "Adotta un libro dimenticato", ovvero la distribuzione gratuita agli studenti dei libri acquistati dalla Regione negli ultimi anni. In contemporanea dal 28 al 30 novembre si terrà sempre a Macomer la Conferenza regionale della lingua sarda. . |
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PALERMO: OGGI A PALAZZO D´ORLEANS PRESENTAZIONE LIBRO DI VITTORIO SGARBI |
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Palermo, 24 novembre 2008 - Oggi, alle 12, nella Sala Alessi di Palazzo d’Orleans verrà presentato il libro di Vittorio Sgarbi “Clausura a Milano e non solo. Da suor Letizia a Salemi (e ritorno)”. Insieme al presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e al sindaco di Salemi, saranno presenti diversi componenti della giunta regionale e il fotografo Oliviero Toscani. . |
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YOLANDE MUKAGASANA L’AUTRICE DEL LIBRO “LE FERITE DEL SILENZIO”, INSIGNITA DEL PREMIO ALEXANDER LANGER HA UN SOGNO: RIDARE SPERANZA AI BAMBINI RUANDESI VITTIME DEL GENOCIDIO E DELL’INDIFFERENZA |
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Trento, 24 novembre 2008 - – “Il popolo trentino è felice di averla ospite – ha detto il presidente Lorenzo Dellai, accogliendo il 21 novembre in sala stampa la ruandese di etnia tutsi Yolande Mukagasana, autrice del volume “Le ferite del silenzio”, – perché grazie alla sua testimonianza potremo avere maggiore consapevolezza di ciò che è avvenuto nella sua terra e di quel che sta avvenendo oggi in Africa. Il Trentino è una terra che vive la solidarietà come valore fondante e centrale: le saremo quindi vicini nei progetti che la vedranno impegnata a riportare istruzione e formazione, speranza e progresso nella sua terra martoriata”. Yolande Mukagasana, che è giunta a Trento accompagnata da Lanfranco Digenio, curatore del libro, e dall’assessore altoatesino Francesco Comina, che è anche fondatore del Centro per la Pace di Bolzano, è stata insignita nel 2004 del Premio Alexander Langer e ha di recente vinto un significativo premio conferitole dall’Unesco. “L’africa è come un grande prato nel quale si battono numerosi elefanti: alla fine, però, chi soffre per tutti questi duelli è soltanto l’erba!” ha detto Yolande Mukagasana, rispondendo all’indirizzo di benvenuto rivoltole dal presidente del Trentino. “Devo però dire che, se i guai africani sono per la gran parte conseguenza delle lotte politiche ed economiche dei grandi e dei potenti della Terra, le posso assicurare che i popoli occidentali sono dalla nostra parte”. Un milione di morti in pochi, pochissimi mesi: questa la tragica realtà del genocidio perpetrato nel 1994 dall’etnia ruandese Hutu contro l’etnia Tutsi. “Un genocidio passato sotto silenzio – ha detto la “tutsi” Mukagasana, – se non addirittura sfalsato nelle sue verità più profonde. Pensate che per giustificare o per diminuire le colpe delle bande assassine degli Hutu, in occidente è perfino girata la voce di un secondo genocidio, in effetti mai perpetrato, con cui i Tutsi si sarebbero vendicati dei torti subiti! In realtà un tempo Hutu e Tutsi andavano d’accordo e, con la terza etnia Twa, erano come tre fratelli che vivevano nella pace e nella condivisione. Sono stati i coloni occidentali, quelli belgi nello specifico, ad alimentare l’odio etnico e a nutrire poi di armi il genocidio vero e proprio. Ma se vi hanno raccontato che tutti gli Hutu erano cattivi, be’, hanno sbagliato anche in questo: io sono stata salvata proprio da una donna Hutu, che mi ha nascosto per alcuni mesi impedendo che qualcuno mi potesse far del male. Ma ho anche negli occhi la terribile immagine di un fotografo occidentale che, per scattare la ‘sua’ bella foto di guerra, era seduto sul cadavere di un bambino!”. Politici occidentali, mass media e mercanti di armi nell’occhio del ciclone, quindi. Riparata in Europa, a Bruxelles, Yolande, che di professione è infermiera, è voluta rientrare in patria per andare a conoscere e a rivedere i volti delle vittime, ma anche quelli dei carnefici. “È nato così il libro ‘Le ferite del silenzio” – ci ha detto Mukagasana: – ne è nata una galleria di voci, di testimonianze, di occhi tristi e di ricordi. Ho parlato con i carnefici di un tempo, che all’epoca del genocidio erano magari solo bambini e che, per il solo fatto di avere un padre hutu, sono stati costretti ad uccidere i familiari tutsi! Mi porto nel cuore la testimonianza di Evaristo, figlio di padre hutu e di madre tutsi, assassino chissà quante volte e che ora, in prigione, non piange più, non ne ha più la forza. Ho fissi negli occhi i volti dei bambini nati dagli stupri, che non avranno futuro e alternative se qualcuno non penserà anche a loro; ho parlato con una madre hutu che ha ucciso i suoi figli perché avevano un padre tutsi, mentre molti tutsi si sono fatti passare per hutu per aver salva la vita e hanno imboccato quindi la strada che li ha portati ad assassinare gente della loro etnia. ” E il dramma continua ancora oggi. “Il genocidio ruandese – ha detto Yolande con gli occhi lucidi di commozione, – ha passato la frontiera e s’è allargato al Congo. L’africa è un continente troppo ricco, per non far gola alle grandi potenze. Ai neocolonialisti cinesi, ma anche ai governanti belgi, francesi o statunitensi. Io però conto sui popoli, sulla gente semplice che mi ascolta e mi capisce, sulle province italiane come quella di Pistoia, di Bolzano e forse fra un po’ anche quella di Trento, che mi sostengono e mi aiutano a realizzare il mio sogno”. Quale sogno? “Una scuola per 350 allievi, che offra loro la possibilità di apprendere una professione, di riappropriarsi della loro cultura ruandese, ma anche che trasferisca su di loro quei valori profondi della condivisione, della solidarietà, dell’accettazione. Sarà una scuola che ospiterà i miei ventuno figli, tutti orfani che ho adottato per dar loro una madre e per molti altri ragazzi che troveranno un tetto sotto cui mangiare, dormire e diventare adulti. Una scuola che sarà anche dispensario medico: una goccia in un mare africano di desolazione e di abbandono. ” Servono due milioni di euro, per concretizzare questo sogno, e pertanto Yolande deve posticipare il tanto agognato rientro in patria: deve girare per l’Europa e anche fuori dell’Europa per parlare di un genocidio “fantasma”, ma anche per trasmettere l’incrollabile speranza che la fa ancor oggi sorridere e guardare al futuro con occhi sereni. Scheda / Yolande Mukagasana, La Biografia - Yolande Mukagasana è nata a Butare da una famiglia tutsi. All´età di 5 anni viene ferita nel corso della rivoluzione hutu. Diplomatasi nel 1972, solo nel 1988 le è riconosciuto ufficialmente il titolo di infermiera anestesista, e scopre che anche in questo campo esistono quote hutu e quote tutsi. Nel 1992 apre a Kigali un piccolo ambulatorio privato, che la espone a invidie e critiche che esploderanno durante il genocidio del 1994. Ora vive a Bruxelles. La Sua Storia - Christian aveva 15 anni. Sandrine, 14. Nadine, 13. Il machete non ha avuto pietà delle loro vite. Joseph, il loro papà, anche lui non ce l’ha fatta. Così i loro nonni, i loro zii. Una casa devastata e rasa al suolo. Ogni ricordo di vita felice distrutto. Questo è stato per Yolande Mukagasana, madre, moglie, figlia e sorella, il genocidio del Rwanda, il 1994. Una vita annientata, ma non distrutta. «La morte non mi ha voluta», ripete spesso, citando il titolo del suo libro, un bel sorriso ormai sereno sul volto, quando parla di quei giorni, in occasione della visita alla città di Pistoia, dal 21 al 24 aprile scorsi. «Anche in quel caso, puoi scegliere se morire o vivere. Io ho scelto la seconda strada». Di quel genocidio, che ha lasciato a terra più di un milione di morti in tre mesi, dall’aprile al luglio 1994, se ne è saputo poco. «I media – racconta Yolande – non ne parlavano, e anche quando lo facevano davano informazioni sbagliate o parziali, a protezione di chi il genocidio lo comandava. Il resto del mondo, la chiesa stessa non ha mosso un passo per aiutarci». Il Rwanda, piccolo paese del centro Africa, incastonato tra i più tragicamente noti Congo, Burundi, Uganda ha conosciuto la divisione etnica solo attraverso il colonialismo europeo. Le tre etnie, Hutu, Tutsi e Twa non erano altro, nella leggenda ruandese, che tre fratelli che convivevano pacificamente insieme. Il colonialismo ha volutamente creato delle divisioni, difendendo gli Hutu e palesando, attraverso un vero e proprio manifesto della razza, la malignità dell’etnia Tutsi. «A scuola eravamo due bambine tutsi – racconta Yolande - e ci usavano per mostrare le differenze fisiche con il resto dei nostri compagni. Era naturale odiarci. Il genocidio è iniziato prima di tutto con la nostra educazione». E così nel 1994, in 100 giorni, una furia omicida devasta il paese. Un milione di persone, o come dice Yolande: «Una vita per un milione di volte», senza distinzione, vengono uccisi da amici e conoscenti trasformatisi in carnefici senza pietà, a colpi di machete, colpevoli solo di essere tutsi. Così Christian, Sandrine, Nadine, Joseph. Yolande si salva, per un assurdo scherzo del destino, nascosta per tre mesi in casa di una donna Hutu, indossando gli abiti tolti a un cadavere. Tra le mani, la sua vita felice era scivolata via come sabbia. «Ho capito il valore della vita solo conoscendo la morte. Da allora, una spinta forte dentro di me mi diceva di rendermi testimone di ciò che è accaduto, messaggera di vita soprattutto tra i giovani». Yolande è oggi madre di 21 orfani, adottati in seguito a quel genocidio, è autrice di alcuni testi che raccontano della sua vicenda ma anche di quella di chi è scampato, di chi ha ucciso, in un toccante faccia a faccia, e, a questo proposito, Yolande sottolinea: «Intervistando i carnefici per il mio libro, mi stupisco di come essi siano anzitutto vittime del loro stesso odio»; quando le chiedo dove abita lei mi risponde: «Dico che abito a Bruxelles, ma giro talmente tanto che mi sento cittadina del mondo. Adesso però voglio tornare a casa, in Rwanda, per i miei bambini e perché ancora oggi è necessario lavorare con i ragazzi per costruire un futuro senza odio, non ancora debellato». Le chiedo se non ha paura di tornare là dove gli assassini della sua famiglia girano liberi per strada. «Perché dovrei? Anche in Europa gli autori del genocidio girano tranquilli. E se posso morire per dare un segno di pace, ben venga. Mi accorgo che non può esserci perdono senza giustizia, né giustizia senza umanità». «Non provo più odio per chi ha ucciso la mia famiglia, voglio portare la vita a chi mi ascolta e chiedo di fare altrettanto ogni giorno perché solo così si rende davvero giustizia a chi è morto senza alcuna colpa». A chi le chiede una dedica sul suo libro, Le ferite del silenzio, dice: «In Rwanda non esiste una giornata senza sole, forse è per questo che ci insegnano a mostrare il sorriso anche quando vorremo gridare di dolore». E poi scrive con una bella grafia: «Lasciate che l’uccello del buonumore canti sempre nelle vostre vite». . |
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PENNELLINO: SULLE ORME DI PATCH ADAMS - CLOWNTERAPIA: CURARE CON IL SORRISO |
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Milano, 24 novembre 2008 - Sulle orme di Patch Adams, ovvero le emozioni e le empatie che si vivono in una corsia di ospedale con il camice colorato e il naso rosso dei clown. L’impegno per essere lì ogni volta, anche quando il caldo e il freddo delle stagioni ti tenterebbero a rimanere a casa, per portare un sorriso a tutti, avere cura del malato con la presenza e l’ascolto, ti trasforma radicalmente la vita. La clownterapia è un’esperienza straordinaria, la cui evidente efficacia nel sollevare i malati riversa anche gioia e ottimismo in coloro che accettano di impegnarvi parte della loro vita. “Pennellino”, il nome d’arte dell’Autrice, racconta la sua affascinante avventura tra le corsie degli ospedali, con tanti palloncini colorati nella sua valigetta. Franca Ferrari è nata a Petrignacola (Parma) nel 1959. Sposata, ha due figli, ama scrivere e ogni tanto appaiono, sulla Gazzetta di Parma e sul Resto del Carlino, alcuni suoi racconti e poesie. Ha pubblicato nel 2003 il suo primo libro, Se queste mura potessero parlare, in cui descrive la vita della gente dell’Appennino emiliano di 50 e 60 anni fa. Nel 2005 ha scritto un romanzo, Reginalda, a carattere autobiografico. Dati bibliografici Edizioni San Paolo 140 pagine - formato 12,5x20 Euro 11,00 . |
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DIZIONARIO ILLUSTRATO DEI GIOCATORI GENOANI DI DAVIDE ROTA |
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Genova, 24 novembre 2008 - Verrà presentato Lunedì 24 novembre 2008, alle ore 18. 00 presso il Forum Fnac (via Xx Settembre 46 r) il volume Dizionario Illustrato dei giocatori genoani, (edito da Fondazione Genoa 1893 e Fondazione De Ferrari) di Davide Rota, giornalista sportivo e storico del calcio, con la preziosa collaborazione del biellese Silvio Brognara. Presenterà Giovanni Porcella, giornalista sportivo di Primocanale. Saranno presenti gli Autori. Accanto ai rappresentanti delle Fondazioni saranno presenti anche alcuni giocatori del passato rossoblù. Prosegue quindi, dopo “Il destino nelle mani, Vita e carriera di Giovanni De Prà, un portiere diventato leggenda” di Biagio Angrisani la collaborazione tra la Fondazione Genoa 1893 e la Fondazione De Ferrari, volta a dare stabilità ed ampio respiro alla programmazione editoriale della fondazione legata ai colori rossoblù voluta da Enrico Preziosi e presieduta dal prof. Andrea D’angelo. Con il Dizionario Illustrato dei giocatori genoani, la Fondazione si arricchisce di un’opera importante, ad oggi inedita per qualunque altra squadra di calcio. Il Dizionario infatti presenta le schede di tutti i giocatori del Genoa dalle origini ad oggi (1. 100 circa), con, in appendice, i dati e il ritratto fotografico di tutti i presidenti e tutti gli allenatori del Genoa dagli esordi ad oggi. È un volume questo che nasce, come chiarisce l’autore, “dall’esigenza di colmare una lacuna. Quella di catalogare e archiviare i nomi, i dati anagrafici e le carriere di tutti i giocatori che hanno vestito la maglia del club più antico d’Italia. La gloriosa storia del Genoa, ultracentenaria, è stata passata al setaccio, analizzando le formazioni di campionato di I Divisione (1898-1929), Serie A, B, C, e C1 (compresi spareggi e playoff, dal 1929 alla stagione 2007-2008 compresa), Coppa Italia, Coppa Federale 1915-1916, Campionato di Guerra 1944, Coppa delle Alpi, Coppa dell’Amicizia Italo-francese, Coppa Rappan (oggi Intertoto), Coppa Uefa e Coppa dell’Europa Centrale/mitropa Cup. ” Tutto ciò fa di questo catalogo un’insostituibile punto di riferimento per tutti gli appassionati della straordinaria leggenda del Genoa e dei personaggi che hanno contribuito alla sua creazione. . |
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VINCENT VAN GOGH DI GIUSEPPE CAFIERO |
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Lucca, 24 novembre 2008 - Un libro come itinerario abrasivo connotato dalla presenza di donne, di luoghi e ossessioni quali paradigmi intorno cui si svolse la struggente vita di Vincent Van Gogh. Non solo donne in carne e ossa, ma donne-guida come Mrs Jones, donne-madri come Kee Vos, Christine Hoornik detta Sien, Margot Begemann, donne-ritratti come Mme Augustine Roulin e Mme Ginoux. Poi i luoghi, tutti infinitamente coinvolgenti: Isleworth, Amsterdam, le Borange, Arles, St. Remy, Auvers-sur-oise, ove Vincent spese la propria esistenza nel tentativo d´imprigionare colori, atmosfere, luci. Infine le ossessioni quali malie sottili e tragiche che lo consumarono inesorabilmente. L´ossessione per il segno e il colore, l´ossessione della redenzione, l´ossessione per amicizie mancate, l´ossessione per una religiosità intima e tormentata, l´ossessione per un amore fraterno, l´ossessione per il sole del Midi francese e, infine, l´ossessione per la morte. Una vita affannosa e infaticabile dunque in una iterazione di atti e gesti condotti per mano da una volontà determinata a perdersi nel nulla allorché la follia, certamente amata e desiderata come silenzio dall´angoscia, era divenuta dolorosa compagna capace, alla fine, di acquietare nella morte. E´ stato un interesse specifico per l´uomo Van Gogh la ragione primaria dí questo viaggio nella vita di Vincent di Giuseppe Cafiero, un viaggio connotato da due elementi primari: le donne e i luoghi. Questi due ingredienti, mai approfonditi così specificatamente in altri scritti su Van Gogh, sono stati fondamentali nell´esistenza umana dí Vincent e, dunque, si sono rivelati un asse portante intorno cui poter far svolgere una vicenda così appassionante come la vita di Vincent. Dieci capitoli, nominati come le dieci donne e i dieci luoghi più significativi di questo percorso, che descrivono il viaggio travagliato, ma straordinario di un uomo e la sua determinazione ossessiva nel voler diventare pittore. Uno scritto di rara delicatezza, di grande fascino, di minuziose ricostruzioni, di infaticabile ricerca, un omaggio all´artista Olandese, ma soprattutto all´uomo, ai suoi paradigmi e le sue ossessioni. Un omaggio espresso in ogni sua forma, con la scelta di imprigionare sulla copertina i tratti indefiniti e indefinibili del volto dell´uomo e di utilizzare il colore che più identifica l´artista, il giallo. Vincent Van Gogh Giuseppe Cafiero editore: Pacini Editore numero pagine:224, prezzo di copertina: E. 12,00 . |
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LA MORTE DEGLI INNOCENTI: UNA TESTIMONIANZA DIRETTA SULLA MACCHINA DELLA PENA DI MORTE IN AMERICA DI PREJEAN HELEN |
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Milano, 24 novembre 2008 - Dall’autrice di Dead man walking, una testimonianza sconvolgente. Mossa dall’anelito di giustizia sociale che deve permeare l’azione dei cristiani, sr. Helen Prejean racconta da testimone oculare l’esecuzione di due uomini che ha accompagnato nel periodo della loro detenzione nel braccio della morte, convinta che i due condannati a morte di cui parla – Dobbie Gillis Williams e Joseph Roger O’dell – fossero innocenti. Non sorprende che entrambi fossero poveri. Al settembre 2004 dal braccio della morte sono state rilasciate 117 persone condannate ingiustamente,purtroppo Dobbie e Joseph non sono stati così fortunati. La fede cattolica è il catalizzatore che ha ispirato suor Helen a seguire il cammino di Gesù che si è messo dalla parte dei poveri, degli emarginati e dei disprezzati e, anche da queste pagine, ricche di riflessioni personali e intessute di analisi vibranti della giurisprudenza attuale, traspare la passione con cui suor Helen lotta per l’abolizione della pena capitale, una passione che tutto il mondo ha conosciuto con il suo libro precedente, Dead Man Walking: Condannato a morte. Helen Prejean (1939 Luisiana), membro della Congregazione delle Suore di San Giuseppe (Csj, risalente alle fondazioni di p. Jean-pierre Medaille a Le Puy, Francia, metà secolo Xvii), è diventata una figura di spicco negli Stati Uniti per la sua attività a favore dell’abolizione della pena di morte. Ha iniziato a occuparsi del tema della pena di morte nel 1981, quando, in seguito a uno scambio epistolare, ha accettato di diventare consigliere spirituale di un condannato, fino al momento dell’esecuzione. Da allora il suo impegno contro la pena capitale l’ha portata a tenere conferenze, incontri e manifestazioni negli Stati Uniti e in molti altri Paesi del mondo. Ha fondato «Survive», un’associazione che fornisce sostegno alle famiglie delle vittime di crimini violenti. Nel 1993 ha pubblicato un libro in cui racconta la sua esperienza con i condannati a morte, Dead Man Walking, diventato un best seller (tr. It. Dead Man Walking. Condannato a morte, Bompiani, Milano 1996; 19993). Nel 1995 dal libro è stato tratto un film, in cui la parte di suor Helen è stata interpretata da Susan Sarandon, che per questo ruolo ha vinto il premio Oscar. Nel 1998 suor Helen ha ottenuto il premio Pacem in terris. Edizioni San Paolo 428 pagine - formato 13,5x21 Euro 29,00 . |
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LA GRANDE GUERRA E L’ORIGINE DEI TOTALITARISMI DI MARIO GONNELLA |
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Genova, 24 novembre 2008 - Verrà presentato mercoledì 26 novembre alle ore 17. 00 per il ciclo “Incontri in biblioteca 2008” nella Sala Biblioteca del Consiglio Regionale, (via D’annunzio, 38) il volume La Grande Guerra e l’origine dei totalitarismi (De Ferrari Editore, 18€) di Mario Gonnella. Introdurrà il prof. Giovanni Meriana, pubblicista, presenterà lo storico Sandro Antonini. Quali sono state le conseguenze del Primo Conflitto Mondiale sugli equilibri politici e civili del mondo? Una risposta a questa domanda si può trovare nel lavoro di Mario Gonnella, nel saggio La Grande Guerra e l´origine dei totalitarismi, (De Ferrari editore, €18). Partendo dal concetto che “la catastrofe che si abbatte sull’Europa nel 1914 manda in frantumi il mito del progresso, distruggendo quello che ancora persisteva della antica civiltà e consegnando l’individuo al nichilismo,” Gonnella giunge alla conclusione che “proprio negli esiti della Grande Guerra si ritrovano le origini dei sistemi totalitari del ‘900 che hanno avuto l’ambizione di ricostruire una società comunitaria in contrasto con l’individualismo borghese, mentre hanno realizzato l’annullamento totale dell’individuo e la sua subordinazione a fini superiori che non rispondevano più a un etica religiosa, né alla morale. ” Il volume, che partendo da un´analisi del nazionalismo, dedica capitoli e approfondimenti alla rivoluzione russa, al fascismo, al nazismo, al totalitarismo e all’antifascismo, approda sul finale a un’analisi delle origini del pensiero moderno, con Popper e Koejève. Mario Gonnella, laureato in giurisprudenza presso l’Università di Genova, e oggi dirigente della Regione nel settore organizzazione scolastica e politiche per gli studenti, è da sempre grande appassionato di Storia, con un interesse particolare per quella europea della prima metà del Novecento. E proprio da un´attenta opera di lettura e ricerca, è nato il saggio, una sorta di viaggio alle radici dei totalitarismi. In tutto due anni di appassionato lavoro che rappresentano la sintesi e la semplificazione, ad uso del lettore, del fenomeno che, nei suoi differenti aspetti, ha contrassegnato il Novecento. La Grande Guerra e l’origine dei totalitarismi, De Ferrari Editore, formato 17x24, € 18,00 . |
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SEBASTIANO LO MONACO IN OTELLO SUL PALCOSCENICO DEL TEATRO NUOVO DI MILANO |
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Milano, 24 novembre 2008 - La tragedia di Otello, il Moro di Venezia La trama è celebre, ma ogni nuova lettura, ogni ipotesi di realizzazione scenica, ne mette in rilievo la complessità. La storia di amore e gelosia, per spostamenti progressivi, raggiunge ineluttabilmente l’acme orrendo dell’omicidio e della strage. Ma la tessitura della tragedia non è lineare. Contempla percorsi accidentali, snodi impensati: basta un salto di stile nel linguaggio, la reazione imprevedibile di un personaggio, una osservazione innocua, un gesto immotivato, per aprirci le porte all’insondabile, in una spirale di emozioni che provocano turbamento e smarrimento. Il dubbio e l’ incertezza che attanagliano Otello sono sottotraccia la tensione costante del suo agire. La sua leggenda eroica si stempera e si degrada lentamente nella materialità di un linguaggio frantumato, che appare perturbante visto in una proiezione distruttiva delle illusioni individuali. Il sentimento incontrollato si proietta in un destino di distruzione. Proprio il Moro che conosceva la magia della parola nell’ampio spettro dell’epico e dell’immaginario cede al dubbio che frantuma ogni certezza ed è indotto a assumere su di sé la condanna della diversità, e a scandire nel proprio subconscio il crescendo stesso della propria angoscia. E il degrado si propaga su quanti entrano nel suo cerchio di azione. Desdemona con la sua marmorea bellezza, “più bianca della neve e liscia come alabastro sepolcrale”, non troverà alcun appiglio in un mondo che appare scardinato dal proprio asse. L’amore non è estasi e incanto ma passione distruttiva, ossessione, follia. L’ intreccio degli inganni ordito da Jago con un crescendo implacabile, pur nel ritmo della improvvisazione, è condotto con la perfidia di un giuoco intellettuale, ma emana nel suo esplicarsi la forza dirompente dell’odio che condurrà alla definitiva afasia. I turbamenti sentimentali, la tortura dell’amore tradito, non sono disgiunti da una marcata morbosità, così come latenti pulsioni aberranti creano un clima erotico che si espande su tutti come una rete profumata, ma esiziale. Il mondo elisabettiano, come il mondo di oggi, è un mondo disgregato, dall’equilibrio precario. La storia come la natura è crudele: muoiono gli eroi come i folli, gli innocenti come i colpevoli. L’immaginazione con la sua forza corrosiva quando segue sentieri tortuosi, si ritorce su sé stessa. La realtà immaginata si riflette come in uno specchio deformante e si deforma definitivamente. Rimane il silenzio che assorbe e spegne ogni grido sotto cieli corruschi, ma indifferenti. Roberto Guicciardini San Gimignano, giugno 2007. Ragionevoli dubbi e vuoti dell’anima Quando comincia la tragedia di Otello? Quando viene compiuto quel gesto da cui non è più possibile tornare indietro per precipitare nel vortice di una inarrestabile fine? Nella tragedie “classiche” c’è sempre un punto di non ritorno oltre il quale ogni cosa si illumina, trova la sua ragione e il suo certo, inevitabile destino. Questa immagine, o verso poetico, o azione drammatica – nell’Edipo Re, in Medea, nel Filottete, in Prometeo, nell’Antigone -, la incontriamo all’inizio della storia e ci starà sempre vicino, come resterà al fianco del protagonista: sarà sempre presente ai nostri occhi, come a quelli dell’eroe che la vive sulla scena. La “teatralità” nella tragedia greca è tutta in questa capacità divorante di fare luce sul mistero, avviare processi di responsabilità e conoscenza sviluppati da ciascun personaggio (Coro compreso) che, una volta terminati, portano, per tragico paradosso, alla disfatta dell’eroe, al suo completo annientamento. Nell’otello di Shakespeare, questo punto (o atto di decisione) lo troviamo solo alla fine, nella seconda scena del quinto atto, quando Otello decide di uccidere Desdemona e comincia il suo famoso monologo “Questa è la causa; questa è, anima mia, la causa…. ”), che, non a caso, Carmelo Bene mette all’inizio del suo spettacolo. Cioè, la tragedia, nella sua forma classica è contenuta in quest’ultima, violentissima e straziante scena finale, con cui si conclude, allo stesso tempo, una delle più lunghe tragedie shakespeariane. Cosa è accaduto in quei primi interminabili quattro atti e la prima scena del quinto? Questo è il vero problema che qualsiasi allestimento dell’Otello deve porsi per dirsi “contemporaneo”. Qualcuno ha voluto evidenziare come, dal punto di vista della struttura, il testo si compone di un primo atto situato a Venezia che sembra fungere da Prologo (fra l’altro, più vicino al genere comico che a quello drammatico), e degli altri quattro (ambientati interamente a Cipro) nei quali si sviluppa la tragedia, che, come abbiamo visto, è sempre ritardata, rinviata ad un momento successivo (“ a tra poco”, per dirla con le stesse parole di Otello). Cioè a dire, ciò che non tiene non è l’unicità o la linearità dell’azione – che ricordiamo, rispetto alla classica drammaturgia shakespeariana, non ha intrecci secondari, né sub-plot da incrociare alla storia principale) – ma proprio quella forma della tragedia antica che non riesce più a racchiudere nuovi, ribollenti contenuti legati al rapporto fra realtà scenica e immaginario dei personaggi, alla molteplicità dei punti di vista fra i personaggi che agiscono in scena, e fra questi e il pubblico, fra il “sapere” del pubblico e quello che gli uni sanno degli altri in scena: una modalità di scrittura teatrale che appartiene al teatro comico, e che qui, per la prima volta viene applicata al dramma. Poi certamente, l’alterno statuto di tutti i personaggi che dicono una cosa e ne pensano un’altra (e viceversa), che come afferma Iago (ma in misura più o meno maggiore riguarda anche Otello, Desdemona, Cassio, perfino Brabanzio) ”non sono quello che sono”: battuta folgorante e “capitale” che ci fa piombare d’un colpo nelle vaste temperie teatrali del primo Novecento, e alla dissociazione e frantumazione dell’Io operata da Pirandello. E questa credo sia una delle ragioni che ha portato Sebastiano Lo Monaco ad affrontare, per la prima volta nella sua lunga carriera d’attore, un testo di Shakespeare: cercare, così, di verificare in scena, in una prospettiva storica dichiaratamente rovesciata, quanto di saggezza e follia, sentimento e ragione, inganno e pregiudizio, illusione e realtà, finzione e verità (gli irrinunciabili dualismi di cui è fatta la materia teatrale) il palcoscenico della vita ha rubato a quello teatrale,e quanto questo si nutre, per esistere, di quella e degli individui che in maniera degna o indegna, dolorosamente, saggiamente la rappresentano. Ciò che appare, e ciò che non si vede inestricabilmente uniti in una sola perturbante immagine (della realtà, o del desiderio poco importa) come quella iniziale descritta da Jago (“Proprio in questo momento un nero vecchio caprone vi sta montando la pecora bianca”. ), destinata a inchiodarsi nella mente di ciascuno, dentro e fuori la scena, per tutta la durata della rappresentazione. I racconti di Otello (“Io raccontavo, dal tempo dell’infanzia, fino al giorno stesso in cui stavo narrando”. ) non hanno nulla di “immemoriale”, non sono ricordo: al contrario, hanno la materialità e concretezza della realtà fisica, come di un perenne presente che viene a sovrapporsi, quasi a coincidere, con lo stesso movimento tragico del personaggio, che, non a caso, prima di uccidersi, chiude la sua battuta, alla fine del quinto atto, con l’ennesimo racconto: (“E dite inoltre come, in Aleppo, un giorno…”). Ora, la storia di Otello potrà continuare ad essere narrata: da altri personaggi, con altre vesti, da nuovi attori, perché è immortale riesce ad essere tutt’uno con la natura degli uomini e del mondo. Prima, nelle due notti di Cipro, quando l’azione prendeva il posto della narrazione era un continuo dibattere e interrogarsi sul fare, su come agire - con quel mirabile esempio di “monologo interiore” (J. Kott) scandito per la prima volta in scena (“A letto con lei! Schifo! Fazzoletto, confessione, fazzoletto (…)Tremo. ”) - : con quei ragionevoli dubbi che facevano, come da specchio, ai vuoti dell’anima. Giuseppe Liotta www. Teatronuovo. It – e-mail: info@teatronuovo. It . |
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DEBUTTO NAZIONALE “SIGNOR PERELÁ?!” DA IL CODICE DI PERELÀ DI ALDO PALAZZESCHI AL TEATRO LITTA DI MILANO |
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Milano, 24 novembre 2008 - “Affettuosamente dedico: al pubblico! Quel pubblico che ci ricopre di fischi, di frutti e di verdure, noi lo ricopriremo di deliziose opere d’arte” Aldo Palazzeschi - dedica a Il Codice di Perelà (1911) “Nell´anno delle celebrazioni del Futurismo, Signor Perelà?! vola lieve sull´assurdo meccanismo dell´umanità, ne inchioda il patetico conformismo, ne rivela la grottesca pesantezza. ” Mariano Furlani Il 25 novembre debutta la prima nuova produzione della stagione 2008/2009 del Teatro Litta: Signor Perelà?!, lavoro di un giovane gruppo di attrici dirette da Mariano Furlani. Lo spettacolo è tratto dal celebre romanzo di Aldo Palazzeschi Il Codice di Perelà, per la prima volta pubblicato nel 1911 nelle edizioni futuriste di “Poesia” per volere di Filippo Tommaso Martinetti. Il testo racconta la storia di Perelà, un piccolo uomo fatto solo di fumo, vissuto per trentatré anni nella cappa del camino di una villa, vicino al quale stavano sedute tre vecchie, Pena, Rete e Lama, che tengono alimentato il fuoco e parlano tra di loro. Quando il chiacchierio delle tre donne cessa, al passare del terzo giorno scende dal camino. Giunto così in città attira la curiosità di tutti per il suo modo ondeggiante di camminare, per la materia impalpabile di cui è fatto, per la semplicità e il candore con cui parla. Quando giunge al palazzo del re viene degnamente ospitato e amato specialmente da tre dame: Bianca Delfino Bicco Delle Catene (Isabella Macchi), Donna Giacomina Bàrbero di Ca’ Mucchio (Stefania Umana) e la Duchessa Zoe Bolo Filzo (Sara Bellodi) ognuna stravolta dall’epifania di Perelà. Nello spazio raccolto e intimo della sala La Cavallerizza del Teatro Litta prendono vita alcune celebri pagine del romanzo di Palazzeschi: tre bellissime donne, eleganti e raffinate, raccontano storie e fantasticano sui loro sogni, affascinate dalla delicata leggerezza di Perelà, interlocutore attento e seducente nella sua presenza silenziosa. Le tre dame vedono in lui l’ideale di vita pura e amore autentico, ognuna convinta di aver trovato in Perelà l´anima gemella che aveva tanto e inutilmente cercato. ”Il progetto di uno spettacolo teatrale tratto dal romanzo di Palazzeschi nasce dal desiderio di restituire, con gli strumenti della scena, tutta quella particolare dimensione favolistica, giocata fra ironia e grottesco, che è la cifra stilistica di un autore che non ha eguali nel panorama letterario italiano del novecento. Del Codice di Perelà l´autore scrive :"è la mia favola più aerea, il punto più alto della mia fantasia. " E proprio tutta quella ricchezza di fantastiche invenzioni, mai banale, talvolta dolcemente parodistica, talvolta spietata nei ritratti della borghesia del suo tempo, confluisce in una messa in scena che sfiora e combina il cabaret surrealista, le esperienze futuriste, il melodramma borghese. In scena tre dame, istituzionalmente borghesi, attendono l´arrivo di Perelà, un uomo fatto di fumo, vera novità in un mondo logoro ed incrostato di cerimonie. Con intuito genuinamente femminile ne colgono tutta l´eccezionalità e a lui che non parla, ma incredibilmente le ascolta, si aprono senza remore con un furore dapprima tutto erotico. Presto ed unicamente in preda alle loro suggestioni, Bianca, Zoe e Giacomina vedono in lui un nuovo salvatore e con un violento fervore diventato mistico lo innalzano all´empireo dei loro desideri. La cinica abitudine al mondo le risveglierà, le troverà incapaci di accogliere l´epifania, di sostenere la rivoluzionaria leggerezza. ” info e prenotazioni : tel. 0286454545 . |
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DEBUTTO NAZIONALE “SIGNOR PERELÁ?!” DA IL CODICE DI PERELÀ DI ALDO PALAZZESCHI AL TEATRO LITTA DI MILANO |
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Milano, 24 novembre 2008 - “Affettuosamente dedico: al pubblico! Quel pubblico che ci ricopre di fischi, di frutti e di verdure, noi lo ricopriremo di deliziose opere d’arte” Aldo Palazzeschi - dedica a Il Codice di Perelà (1911) “Nell´anno delle celebrazioni del Futurismo, Signor Perelà?! vola lieve sull´assurdo meccanismo dell´umanità, ne inchioda il patetico conformismo, ne rivela la grottesca pesantezza. ” Mariano Furlani Il 25 novembre debutta la prima nuova produzione della stagione 2008/2009 del Teatro Litta: Signor Perelà?!, lavoro di un giovane gruppo di attrici dirette da Mariano Furlani. Lo spettacolo è tratto dal celebre romanzo di Aldo Palazzeschi Il Codice di Perelà, per la prima volta pubblicato nel 1911 nelle edizioni futuriste di “Poesia” per volere di Filippo Tommaso Martinetti. Il testo racconta la storia di Perelà, un piccolo uomo fatto solo di fumo, vissuto per trentatré anni nella cappa del camino di una villa, vicino al quale stavano sedute tre vecchie, Pena, Rete e Lama, che tengono alimentato il fuoco e parlano tra di loro. Quando il chiacchierio delle tre donne cessa, al passare del terzo giorno scende dal camino. Giunto così in città attira la curiosità di tutti per il suo modo ondeggiante di camminare, per la materia impalpabile di cui è fatto, per la semplicità e il candore con cui parla. Quando giunge al palazzo del re viene degnamente ospitato e amato specialmente da tre dame: Bianca Delfino Bicco Delle Catene (Isabella Macchi), Donna Giacomina Bàrbero di Ca’ Mucchio (Stefania Umana) e la Duchessa Zoe Bolo Filzo (Sara Bellodi) ognuna stravolta dall’epifania di Perelà. Nello spazio raccolto e intimo della sala La Cavallerizza del Teatro Litta prendono vita alcune celebri pagine del romanzo di Palazzeschi: tre bellissime donne, eleganti e raffinate, raccontano storie e fantasticano sui loro sogni, affascinate dalla delicata leggerezza di Perelà, interlocutore attento e seducente nella sua presenza silenziosa. Le tre dame vedono in lui l’ideale di vita pura e amore autentico, ognuna convinta di aver trovato in Perelà l´anima gemella che aveva tanto e inutilmente cercato. ”Il progetto di uno spettacolo teatrale tratto dal romanzo di Palazzeschi nasce dal desiderio di restituire, con gli strumenti della scena, tutta quella particolare dimensione favolistica, giocata fra ironia e grottesco, che è la cifra stilistica di un autore che non ha eguali nel panorama letterario italiano del novecento. Del Codice di Perelà l´autore scrive :"è la mia favola più aerea, il punto più alto della mia fantasia. " E proprio tutta quella ricchezza di fantastiche invenzioni, mai banale, talvolta dolcemente parodistica, talvolta spietata nei ritratti della borghesia del suo tempo, confluisce in una messa in scena che sfiora e combina il cabaret surrealista, le esperienze futuriste, il melodramma borghese. In scena tre dame, istituzionalmente borghesi, attendono l´arrivo di Perelà, un uomo fatto di fumo, vera novità in un mondo logoro ed incrostato di cerimonie. Con intuito genuinamente femminile ne colgono tutta l´eccezionalità e a lui che non parla, ma incredibilmente le ascolta, si aprono senza remore con un furore dapprima tutto erotico. Presto ed unicamente in preda alle loro suggestioni, Bianca, Zoe e Giacomina vedono in lui un nuovo salvatore e con un violento fervore diventato mistico lo innalzano all´empireo dei loro desideri. La cinica abitudine al mondo le risveglierà, le troverà incapaci di accogliere l´epifania, di sostenere la rivoluzionaria leggerezza. ” info e prenotazioni : tel. 0286454545 . |
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QUANDO IL PALCOSCENICO STA DIETRO LE SBARRE IN TOSCANA UNA RETE CON 15 REALTÀ DI TEATRO IN CARCERE: SPETTACOLI E LABORATORI INCONTRO NAZIONALE AL TEATRO DELLA PERGOLA DI FIRENZE IL 24 NOVEMBRE |
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Firenze, 24 novembre 2008 - Un confronto nazionale sulle esperienze di teatro in carcere. Lo organizza a Firenze la Regione Toscana per domani, lunedì 24 novembre, nel Saloncino del Teatro della Pergola. “A scene chiuse?” - questo il titolo – sarà aperto (ore 10. 00) da Paolo Cocchi, Onofrio Cutaia, Maria Pia Giuffrida e Siro Ferrone, rispettivamente assessore regionale alla cultura, direttore generale Eti, provveditore toscano dell´amministrazione penitenziaria, docente in discipline dello spettacolo all´Università di Firenze. L´appuntamento si colloca alla vigilia del decimo anniversario della nascita, in Toscana, di una specifica “rete” fra le attività di spettacolo all´interno degli istituti penitenziari: dalle 7 realtà coinvolte nel 1999, all´inizio del progetto, con il tempo la “rete” si è allargata fino a comprenderne, oggi, 15. Vengono realizzati laborato ri musicali, di scrittura e di scenografia: per tutte valga l´esperienza pilota di Volterra che ha raggiunto negli anni una rilevanza anche a livello internazionale. «Un vero e proprio ponte comunicativo – sottolinea Paolo Cocchi – tra culture e comunità diverse, tra liberi e non liberi, un importante spazio di comunicazione fra carcere e città». E alla Pergola, domani, si cercherà di capire se esiste la possibilità, e quali possono essere le metodologie, per mettere a confronto le diversificate esperienze nazionali con l´obiettivo di ipotizzare relazioni e scambi partendo dai risultati, sociali ed artistici, raggiunti. Il programma prevede anche la presentazione di una mostra fotografica (“A scene chiuse”), di un volume che raccoglie le immagini di Maurizio Buscarino dedicate all´esperienza del teatro in carcere nonché approfondimenti tematici e, nel pomeriggio, una tavola rotonda con un confronto fra esperienze di Toscana, Lazio, Emilia, Lombardia, Puglia. . |
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MILANO: FONDI PER 3 INTERVENTI PROMOZIONE CULTURALE |
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Milano, 24 novembre 2008 - Sono tre i progetti di promozione culturale ed educativa che la Giunta regionale, su proposta dell´assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, Massimo Zanello, ha deciso di finanziare a Milano e provincia. I contributi vengono assegnati a enti, associazioni e fondazioni in base alla legge n. 9 del 1993 sulla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale lombardo. Per quanto riguarda il 2008 questo è il decimo provvedimento approvato dalla Giunta regionale. Questo il dettaglio delle assegnazioni a Milano e provincia:: Inveruno, Fondazione Cajetanus, 3. 000 euro per la realizzazione di un Convegno di Studi Mitteleuropei che si terrà a Milano il prossimo 22 novembre al fine di valorizzare la storia della Lombardia e le interconnessioni tra storia regionale ed europea. Particolare attenzione sarà rivolta alla storia e simbologia della Corona Ferrea conservata nel Duomo di Monza; Milano, Associazione Culturale Ml di Milano, 10. 000 euro per Festa Editoria Indipendente, che si tiene il 21 e 22 novembre alla Triennale Bovisa, con la presenza di 40 piccoli editori lombardi che avranno l´opportunità di farsi conoscere al grande pubblico; Milano, Amministrazione comunale, 10. 000 euro per sperimentazione di strumenti di valorizzazione del patrimonio fotografico sul web che si terrà al Civico Archivio Fotografico di Milano dal 24 novembre al 31 dicembre al fine di sperimentare modalità di diffusione della conoscenza del patrimonio fotografico conservato presso lo stesso Civico Archivio e in possesso anche di altri enti ed istituzioni che partecipano al Sirbec, il sistema di catalogazione dei beni culturali nazionali. "Si tratta - ha dichiarato Zanello - dell´ennesimo stanziamento messo a disposizione dall´assessorato alle Culture della Regione Lombardia. Grazie a questi fondi vengono organizzati eventi ed attività culturali di rilievo che rappresentano un´occasione di incontro, di studio e di confronto. La cultura in senso ampio è quindi da considerare come volano di idee, di interessi che portano le persone ad ampliare le proprie conoscenze". . |
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PRESENTATO IL FORUM "IL TALENTO DEGLI ITALIANI" A SALSOMAGGIORE TERME IL 27 E IL 28 NOVEMBRE. |
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Bologna, 24 novembre 2008 - “Credo che si possa trovare un equilibrio tra valorizzazione e tutela di un bene culturale. In Emilia-romagna ci sono luoghi e strutture preziose ma sconosciute ai più, che occorre riconsegnare al pubblico. Tra due settimane avrò un incontro con la nuova sovrintendente regionale Carla Di Francesco, spero in un confronto proficuo per capire se ci sono le condizioni per valorizzare alcune di queste realtà. Penso in particolare alla Reggia Ducale di Sassuolo, a Casa Minerbi di Ferrara e al Parco Archeologico di Verucchio. Occorrerà anche confrontarci su i tanti altri progetti in cantiere in Emilia-romagna con contributi statali che presumibilmente verranno tagliati. ” Lo ha detto l’assessore regionale alla cultura Alberto Ronchi a margine della presentazione oggi a Bologna del forum “Il talento degli Italiani” in programma a Salsomaggiore Terme il 27 e il 28 novembre per iniziativa di Ater e con il sostegno della Regione Emilia-romagna: una due giorni di confronti e di dibattito tra operatori dello spettacolo, artisti, amministratori per riflettere su cosa significhi oggi fare cultura. “Siamo abituati a occuparci di cultura con la logica del marketing – ha detto Maurizio Roi presidente di Ater – con questa iniziativa vogliamo spostare l’attenzione dai temi contingenti e alzare il livello del dibattito per ragionare sul valore della cultura per la libertà dell’uomo, entrando nell’ottica della capacità creativa. ” Il convegno si aprirà giovedì 27 alle ore 15 con un intervento di Moni Ovadia. “E’ importante avere momenti di riflessione come questo sulle politiche culturali – ha detto Ronchi - quello che sta avvenendo per la scuola e per l’università è molto simile a quello che avviene per la cultura: tagli trasversali e mancanza di un disegno complessivo. Si dimentica che la cultura è un bene collettivo e che richiederebbe dunque continuità di interventi tra i Governi. ” . |
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