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Notiziario Marketpress di Lunedì 11 Marzo 2013
PARLAMENTO EUROPEO: FRA GLI ARGOMENTI DELLA SESSIONE DELL´ 11-14 MARZO 2013: BILANCI UE, TWO PACK, PAC, AMIANTO, CENTRALI NUCLEARI  
 
Strasburgo, 11 marzo 2013 - Bilanci Ue a breve e lungo termine: Pe definisce la sua posizione: Il mandato del Parlamento per negoziare il bilancio pluriennale dell´Unione europea per il periodo 2014-2020 con la presidenza irlandese e gli Stati membri sarà approvato mercoledì. Il bilancio di lungo termine necessita del consenso dei deputati per entrare in vigore. Sempre mercoledì, il Parlamento voterà sugli orientamenti generali per la gestione del bilancio Ue per il 2014. Il Parlamento discute il prossimo Vertice Ue: Il Parlamento discuterà le sue priorità per il prossimo summit Ue, mercoledì 13 marzo, giorno precedente all´inizio dell´incontro. Il Consiglio europeo del 14-15 marzo valuterà il livello di applicazione negli Stati membri delle raccomandazioni di politica economica dello scorso anno, previste nell´ambito del "Semestre europeo", i programmi di stabilità e di convergenza per il 2013 e le "iniziative faro" di Europa 2020. "Two pack": nuove norme per la supervisione dei bilanci della zona euro al voto: Le misure volte a promuovere la crescita e l´occupazione e tutelare l´istruzione e l´assistenza sanitaria sarebbero inserite nella legislazione comunitaria sulla governance economica, se il Parlamento approverà, mercoledì, una serie di emendamenti . Il pacchetto legislativo denominato "two pack" aumenterebbe i poteri di sorveglianza della Commissione e di veto sui bilanci dei paesi della zona euro al fine di garantire solidità fiscale, e introdurrebbe anche un maggiore controllo democratico. Il Parlamento vuole una nuova politica agricola per sicurezza alimentare e ambiente: Il Parlamento cercherà di garantire un approvvigionamento alimentare stabile e di alta qualità per i consumatori europei, sempre insistendo su una migliore protezione dell´ambiente, durante le votazioni di mercoledì su quattro atti legislativi necessari per riformare la politica agricola comunitaria. Il voto aprirà la strada ai negoziati con gli Stati membri, che dovrebbero iniziare alla fine di marzo. Risarcimento rapido per acquirenti delusi: Gli acquirenti europei che vogliono denunciare commercianti di beni e servizi potranno utilizzare un sistema di mediazione a basso costo, veloce ed equo per vedere i propri diritti rispettati, piuttosto che procedimenti giudiziari lunghi, grazie a due nuove leggi in votazione martedì. Distribuzione dei deputati dopo le elezioni del 2014: La ridistribuzione dei seggi del Parlamento europeo tra gli Stati membri, al fine di rispettare il limite di 751 deputati fissato dal Trattato di Lisbona, sarà discussa alle 15.00 di martedì e votata il giorno successivo. Per mantenere le perdite di seggi per le delegazioni nazionali al minimo, 12 paesi perderebbero un seggio e nessuno Stato membro ne otterrebbe di nuovi, secondo la soluzione proposta dalla commissione per gli affari costituzionali. Il Presidente israeliano Shimon Peres interverrà in Parlamento: Il Presidente d´Israele Shimon Peres terrà un discorso al Parlamento a mezzogiorno, martedì 12 marzo. Il rilancio del processo di pace in Medio Oriente, le richieste di includere Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroristiche dell´Ue e la questione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme est dovrebbero essere alcuni dei temi che affronterà il presidente Peres. Giornata internazionale della donna: voti su tagli ai bilanci, stereotipi e diritti: I tagli ai bilanci e alla spesa sociale dovuti alla crisi colpiscono le donne più degli uomini e devono essere compensati da investimenti nella formazione professionale e nell´imprenditoria femminile, secondo quanto si propone in uno dei tre progetti di risoluzione sui diritti delle donne che saranno votati martedì. Gli altri due riguardano la lotta contro gli stereotipi di genere e la tutela dei diritti delle donne in Africa del Nord. Il Parlamento vuole maggior precauzione su sostanze che alterano il sistema endocrino: La legislazione comunitaria deve essere più rigorosa nel garantire il rispetto del principio di precauzione sulle sostanze passibili di alterare il sistema ormonale dell´organismo umano, secondo un progetto di risoluzione che sarà votato mercoledì. Sostanze chimiche sospette di essere "interferenti endocrini", che si trovano in oggetti di uso quotidiano come la plastica e cosmetici, sono state collegate a riduzione della fertilità, insorgenza precoce della pubertà e una serie di altre malattie. Rimozione dell´amianto residuo nella Ue: I deputati chiederanno una strategia Ue per eliminare l´amianto che, nonostante il divieto esistente su scala comunitaria, si trova ancora negli edifici, nei tubi dell´acqua, nei treni e nelle navi. Le proposte inserite in un progetto di risoluzione in votazione mercoledì comprendono l´introduzione di un registro pubblico degli edifici contenenti amianto negli Stati membri e la garanzia che i lavoratori assunti per rimuoverlo siano sufficientemente qualificati. Centrali nucleari: necessarie misure urgenti di sicurezza dopo gli stress test: Tutte le raccomandazioni sulla messa in sicurezza degli impianti emesse dopo gli stress test sui reattori nucleari dell´Ue devono essere attuate con urgenza e in pieno, secondo quanto chiederanno i deputati in una risoluzione che sarà votata mercoledì. Il Parlamento insisterà inoltre sul fatto che siano gli operatori delle centrali nucleari a pagare per i miglioramenti e a sostenere tutti i costi di cui sono responsabili in caso d´incidente. Integrare gli immigrati nell´Ue.: L´integrazione dei lavoratori migranti nella società e nel mercato del lavoro europei richiede impegno da entrambe le parti, nota un progetto di risoluzione che sarà votato mercoledì. Gli accordi bilaterali degli Stati membri con i paesi terzi dovrebbero essere meglio coordinati a livello Ue, per garantire coerenza con il diritto comunitario. Scandalo carne di cavallo: come affrontare le frodi alimentari? Martedì, i deputati discuteranno con la Commissione la crisi della carne di cavallo che sta minando la fiducia dei consumatori in tutta l´Ue ed evidenziando le difficoltà degli Stati membri nel far rispettare le leggi europee sui controlli della catena alimentare. Sport: i deputati chiedono intervento Ue per fermare le partite truccate: Le azioni intraprese dai paesi Ue per combattere le partite truccate sarebbero state più efficaci se coordinate a livello europeo, secondo un documento che contribuirà alla redazione di una risoluzione in votazione giovedì. I deputati chiedono ai paesi Ue di approvare la direttiva contro la discriminazione: I deputati dovrebbero chiedere un aggiornamento delle attuali norme europee in materia di lotta contro il razzismo e la xenofobia e invitare gli Stati membri a porre fine ai 5 anni di stallo su una proposta di direttiva contro la discriminazione. In un dibattito martedì mattina, il Parlamento potrebbe anche discutere dei partiti estremisti che hanno conquistato seggi nei parlamenti di alcuni paesi Ue.  
   
   
FRA GLI ARGOMENTI DELL’ AGENDA COMMISSIONE EUROPEA 11-15 MARZO 2013: ELEZIONI 2014, SPERIMENTAZIONE ANIMALE, GIOVANI DISOCCUPATI, VOLI AEREI  
 
Bruxelles, 11 marzo 2013 - L´agenda della Commissione europea si apre lunedì con un evento che molti cittadini europei attendono da lungo tempo. La Commissione adotterà infatti una comunicazione sul divieto totale della sperimentazione animale per i cosmetici nell´Unione europea. Il documento sottolineerà anche il contributo dell´Unione alla ricerca sui metodi alternativi alla sperimentazione animale. In vista delle elezioni europee del 2014, martedì 12 marzo la Commissione presenterà una raccomandazione con la quale rivolgerà un appello ai partiti politici europei affinché designino il loro candidato al posto di Presidente della Commissione. La raccomandazione dà conto dei risultati di un recente sondaggio dal quale è risultato che il 73% degli intervistati ritengono che la partecipazione alle elezioni migliorerebbe se i partiti politici a livello nazionale rendessero nota la loro affiliazione ad un partito europeo in tutti i loro documenti durante la campagna elettorale. La Commissione rivolge dunque l´invito agli stati membri e ai partiti politici nazionali di vegliare affinché i cittadini siano informati dei legami tra partiti politici al livello nazionale e quelli al livello europeo. Sempre nella giornata di martedì la Commissione proporrà le regole per l´implementazione dell´Iniziativa per l´Impiego destinata ai giovani disoccupati lanciata dal Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 ed esaminerà il progetto di direttiva per il Partenariato Transatlantico di Commercio e d´Investimento, l´accordo di libero scambio in via di conclusione tra Ue e Stati Uniti, al fine di presentare mandato di negoziazione al Consiglio. Buone notizie per i passeggeri dei voli aerei. Mercoledì 13 marzo la Commissione presenterà un insieme completo di misure rivolte a consentire ai passeggeri di far valere i loro diritti in caso di rifiuto d´imbarco, grave ritardo, cancellazione del volo o danneggiamento del bagaglio. Anche per le Pmi aumentano le possibilità di far valere i propri diritti al pagamento delle proprie fatture. Scade infatti il 16 marzo il termine entro il quale gli stati membri devono trasporre nel loro diritto interno le misure previste dalla direttiva contro i ritardi dei pagamenti nelle transazioni commerciali. Infine, il 15 marzo a Roma si terrà il Forum "Dalla responsabilità sociale dell´impresa alla responsabilità sociale verso il consumatore", organizzato dalla Fondazione del consumo sostenibile, in collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Commissione europea.  
   
   
UE, BARROSO: "EUROPA 2020: UNA PROPOSTA PER IL MONDO POST-CRISI"  
 
Bruxelles 11 Marzo 2013 – Di seguito il discorso del 7 marzo del Presidente Barroso: "Europa 2020: una proposta per il mondo post-crisi "Europa 2020 Vertice del Consiglio europeo di Lisbona”: La ringrazio molto per le sue cordiali parole di introduzione. Illustri ospiti, Signore e signori, Cari amici, Vorrei innanzi tutto ringraziare il Consiglio di Lisbona per l´opportunità di affrontare questo forum per la terza volta. Le nostre discussioni sono sempre stimolante. La tua lettera di invito, che ho ricevuto, mi ha colpito con una frase particolare. Lei ha detto: "Dobbiamo spostare la retorica dalla incertezza sul futuro di fiducia, e di trasmettere un" can-do "atteggiamento". Il mio messaggio in relazione al tema della manifestazione di quest´anno, "ripristinare la fiducia e stimola la crescita", è che l´atteggiamento della Commissione europea non è "si può fare" - ma è "ha fatto, sta facendo e continuerà a fare". E ´il momento di discutere di fiducia e speranza. Credo che abbiamo superato la fase peggiore della crisi. Purtroppo, non siamo ancora fuori e ci troviamo di fronte l´arduo compito di portare a termine ciò che abbiamo iniziato come una risposta politica globale. Signore e signori, In effetti abbiamo fatto, sta facendo e farà molto, e credo che queste azioni in ultima analisi, profondamente cambiare l´Unione europea. E ´facile pensare a queste misure come una risposta diretta alla crisi finanziaria. Ma in realtà la maggior parte sono stati necessari molti anni già. La crisi economica è stata innescata da eventi nei mercati finanziari. Ma ha anche messo in evidenza un malessere cronico: l´erosione di competitività esterna e le latenti squilibri interni della concorrenza, nell´Unione europea e in particolare nella zona euro. Sia lasciato il nostro Stati membri vulnerabili alle crisi economiche questa vulnerabilità è nata in un mondo in continuo cambiamento, con i nuovi concorrenti. L´invecchiamento della popolazione in Europa, l´aumento dei costi energetici e il rischio di disoccupazione diventare sistemica, tutta questa complessità aggiuntivo a seguito di un contesto già molto difficile. Si tratta di nuove sfide, certo, ma sono completamente convinto che portano anche nuove opportunità. Europa ed i nostri Stati membri devono imparare - con urgenza - di svolgere meglio se vogliamo competere in modo efficace sui mercati globali. Non voglio essere frainteso. La competitività non è fine a se stessa. E ´il mezzo per guidare la prosperità, per sostenere gli standard di vita europei, i valori europei, la nostra società, il nostro ambiente naturale, il nostro modo di vita che vogliamo mantenere. E ´proprio i paesi europei con i sistemi più efficaci di protezione sociale che rimangono tra le economie più di successo e competitiva nel mondo, grazie ad elevati livelli di produttività. E questo è il problema-chiave non si può dimenticare la produttività e la competitività. La questione non riguarda più o meno sociale. Abbiamo bisogno di impegno sociale per un´economia sociale di mercato questo è sicuro, ma abbiamo bisogno di raggiungere questi elevati livelli di protezione sociale, abbiamo bisogno di una maggiore produttività, livelli di competitività più elevati in Europa. In Europa ci sono alcune economie competitive a livello mondiale, anzi alcuni dei migliori al mondo. Cinque dei primi otto nell´ultimo World Economic Competitiveness Index Global Forum sono Stati membri dell´Ue e di altri, anche se non gli Stati membri dell´Ue sono anche dallo spazio europeo. Più in generale le prestazioni sono molto irregolare da uno Stato membro all´altro e non vi è una coda molto lunga agita il cane economico europeo. Lo Stato membro di 15 più competitiva è al 41 ° posto nell´indice e il meno competitivo rispetto a 50 posti più in basso di questo. E, all´interno dell´Unione Europea i nostri migliori risultati sono due volte più produttivo le peggiori prestazioni. Si tratta di una questione importante, questo squilibrio in termini di competitività, non sto parlando di altri tipi di squilibri, gli squilibri di competitività tra i nostri Stati membri Questo è il motivo che ho detto L´europa affronta il momento della verità. O ci rendiamo conto che "business as usual" ci consegnerà a un graduale declino o prendiamo il corso audace e ambizioso di crescita sostenibile. Signore e signori, L´unità per le riforme per rendere le nostre economie più competitive e il nostro sound della finanza pubblica e sostenibile è parte della nostra fiducia gli sforzi che si basano su diversi filoni. Insisto su fronti diversi, perché a volte nel discorso pubblico sembra che l´Unione europea si è concentrato unicamente sulla correzione dei disavanzi. E questo non è vero. Questo è, naturalmente, parte della strategia, ma la nostra risposta è una risposta olistica che comprende la riparazione del settore finanziario, la riparazione delle finanze pubbliche, le riforme strutturali per la competitività, investimenti mirati per la crescita e il rafforzamento della governance economica per il dell´Unione europea, in particolare l´area dell´euro. Si tratta di settori paralleli di lavoro, si rafforzano a vicenda - non si escludono a vicenda, come qualcuno potrebbe pensare. Tutti si sono mobilitati per ottenere una crescita sostenibile a lungo termine e l´occupazione. Poiché la crisi ha dimostrato che alcuni tipi di crescita non è nel nostro interesse. La crisi ha dimostrato che la crescita alimentata dal debito è la crescita artificiale. Semplicemente non è sostenibile. Quando si considerano le richieste di finanziamento attraverso la crescita del debito, si deve anche ricordare che i paesi a rischio di perdere o di avervi accesso perso mercato, o pagare i costi proibitivi per il loro finanziamento sovrano a causa dei disavanzi eccessivi e degli oneri del debito, semplicemente non hanno il lusso di scegliere . La loro unica opzione è quella di ripristinare la sostenibilità delle loro finanze pubbliche. Se non lo fanno, si troveranno ad affrontare l´aumento dei costi di finanziamento con tutte le loro conseguenze negative per l´economia reale, per la crescita e l´occupazione e in particolare per i più vulnerabili in quelle società, perché, come al solito, saranno i più poveri che pagherà i costi più elevati quando ci sono alti livelli di debito. Inoltre, se elevati livelli di debito non sono ridotti, essi diventeranno un fardello ancora più pesante sulle nostre economie, inghiottendo sempre più risorse che potrebbero essere altrimenti canalizzati verso investimenti produttivi e motore di crescita, come l´istruzione, la ricerca, le industrie di rete. Ciò è particolarmente importante in vista dell´impatto della popolazione. Questo deve anche essere valutati a fronte dei costi a breve termine di consolidamento. Il nostro primo obiettivo è stato quello di garantire la stabilità macroeconomica: si tratta di una pre-condizione per gli investimenti produttivi, la crescita e la creazione di posti di lavoro. Io credo che questo è stato ampiamente raggiunto. Per esempio attraverso i disavanzi pubblici dell´Unione europea si sono dimezzati dal 2009, quindi siamo sulla strada giusta in questo senso. A livello di Unione europea, abbiamo anche fatto grandi progressi verso un settore bancario sano e salvo in funzione delle esigenze dell´economia reale e che dovrebbe anche garantire l´equità. L´unione Europea apre il G20 in attuazione di tali riforme. Ma dobbiamo continuare. Ad esempio, la difficoltà di accesso ai finanziamenti che esperienza di molti piccole e medie imprese riflette, tra le altre cose, in corso carenze del sistema finanziario che stiamo riparando. Tali carenze produrre una resistenza critica sulla nostra ripresa economica e al nostro ritorno alla crescita. Inoltre, quando i banchieri fanno errori non dovrebbe essere i contribuenti che pagano il conto. E che un disegno di legge che è. Ad oggi 1.600 miliardi di euro, che è quasi il 13% del Pil europeo, è già stato utilizzato per sostenere il settore bancario. E non sto comprese tutte le garanzie, in modo qualcuno può davvero credere che sarà facile uscire dalla crisi in cui circa il 13% del nostro Pil globale in Europa è stato utilizzato per la crisi finanziaria?. Questo è il motivo per cui spezzare il legame tra le perdite delle banche e del debito sovrano. La ricapitalizzazione delle banche da parte del Mes sarà possibile, dopo il meccanismo unico di vigilanza è a posto, che dovrebbe essere nel secondo semestre di quest´anno. L´ue ha inoltre fornito fondamentale sostegno finanziario ai paesi del programma e di creare strumenti nuovi per sostenere la moneta unica, l´euro. Le misure volte a promuovere la crescita e ottenere il massimo dal nostro mercato interno è stata data la priorità. Spesa europea è stato ri-orientati verso la crescita di rilascio degli investimenti. E la governance della zona euro è stato rafforzato per garantire il coordinamento economico migliore. Come risultato di tutto questo, comprese ovviamente le misure annunciate dalla Bce, i mercati sono più stabili e non ci sono segnali che indicano che la fiducia sta cominciando a tornare. A lungo termine, gli spread sono in calo per l´Irlanda, il Portogallo e la Spagna e stiamo iniziando a vedere capitale tornando verso l´Unione europea, compresi i paesi più vulnerabili, con una raccolta netta positiva negli ultimi mesi. Economie europee sono anche testimoni di un certo riequilibrio. Le prestazioni dei (conto corrente) paesi in deficit è impressionante. L´irlanda ha ridotto il suo deficit del 1,4% del Pil nel 2008 ad un avanzo del 3,4% del Pil quest´anno. E ´incredibile, è un periodo così breve. Il Portogallo ha ridotto il suo deficit di 9 punti percentuali del Pil nello stesso periodo e ci aspettiamo che la Spagna per andare dal deficit al surplus quest´anno guidato da un reale aumento delle esportazioni: il 20% negli ultimi due anni. Quindi non è solo, come dicono alcuni, a causa della riduzione della domanda, è anche perché l´aumento reale delle esportazioni che si può vedere in alcuni di questi paesi. Sul lato dei paesi eccedentari, e si parla di meno di loro, un certo riequilibrio è anche in corso. Stiamo iniziando a vedere i salari aumentare in linea con la produttività. Per esempio l´anno scorso in Germania pagato i salari sono aumentati in media di quasi il 5%. Quindi stiamo vedendo una sorta di riequilibrio. Ma abbiamo ancora del lavoro da fare: ci vuole molto tempo e molti sforzi per ricostruire la fiducia una volta che è stato distrutto. La situazione resta fragile e la disoccupazione tassi eccessivamente elevato in molti Stati membri. La sfida è di non abbassare la guardia, allentare i nostri sforzi o per cercare di indebolire o addirittura ignorare le regole. Siamo stati su questa strada prima e che abbiamo visto e continuano a vedere, le conseguenze di esso. Signore e signori, Come ho detto, abbiamo sviluppato un approccio globale per affrontare le sfide economiche. E ´il 2020 l´agenda dell´Europa per la crescita sostenibile, intelligente e inclusiva. Fissando obiettivi comuni, la nostra agenda per la crescita mira a sostenere la riforma e il ripristino degli investimenti su tutta l´area europea. E ´stato approvato da tutti i 27 Stati membri, ma continua ad avere bisogno di un ampio sostegno di tutte le parti interessate, a tutti i livelli e in tutta l´Unione, di essere pienamente attuate. È per questo che sono particolarmente felice di essere qui con voi. Ho sempre visto il Consiglio di Lisbona come attore molto importante in questa impresa e, se così posso dire, anche gli ambasciatori della nostra strategia e il nostro approccio. Europa 2020 piscine tutti i nostri strumenti a disposizione per promuovere la competitività duratura, che si tradurrebbe in una crescita e posti di lavoro, tra cui la politica commerciale e la nostra agenda mercato unico che rimane il nostro bene più grande quando si tratta di competitività - e c´è ancora molto di più per essere avuto da esso. Essa mira inoltre a ispirare fiducia e lo sviluppo di un sistema di governance economica in cui compiacenza e gli squilibri del passato non riemergere. Il nostro sistema rafforzato di coordinamento delle politiche economiche a livello europeo, tra cui il semestre europeo con le sue raccomandazioni specifiche per paese e il six-pack legislazione e poco la cosiddetta due componenti, ha affrontato le lezioni centrali tratti dalla crisi. Questa nuova architettura istituzionale non significa che uno e la medicina stessa si applica per tutti i 17 Stati membri della zona euro e dei 27 Stati membri dell´Unione europea. Al contrario. Le raccomandazioni specifiche per paese riflettere la diversità degli Stati membri, i loro posizioni di partenza, modelli sociali, le tradizioni, i rischi e le opportunità. Soluzioni specifiche sono applicate caso per caso, a dimostrazione che la capacità dell´Europa di rispondere alla sfida competitiva dipende sempre più azioni degli Stati membri, piuttosto che normativa da Bruxelles. Le riforme in settori quali i mercati del lavoro, le pensioni, la pubblica amministrazione e l´educazione sono principalmente di competenza nazionale, ma porterà benefici in tutta l´Unione e l´area dell´euro. Una maggiore condivisione delle decisioni di politica economica diventa indispensabile. La crisi ha dimostrato quanto siamo dipendenti dalle decisioni (o non decisioni) di altri. Questi riguardano tutti noi, sia in senso negativo che positivo, nel caso di "buone politiche", in particolare nel contesto di una moneta comune. Ciò richiede l´attuazione delle politiche più forti a livello nazionale, in particolare per gli Stati membri della zona euro e un migliore funzionamento dell´Uem come conseguenza. Ciò contribuirà a un ritorno di fiducia e di costruire una base più forte per sostenere la competitività europea, la crescita e di evitare gli errori del passato. Questa promessa deve ora essere espresso attraverso il pieno utilizzo e la rigorosa applicazione dei nuovi strumenti che sono già in atto. Un indebolimento nella nostra volontà sarebbe un tradimento del futuro dell´Europa e degli sforzi che sono stati fatti tra i nostri Stati membri negli ultimi anni, gli sforzi ei sacrifici compiuti dai nostri cittadini su base giornaliera, che stanno cominciando a dare risultati. Per gli europei, la competitività non può essere solo di ridurre i costi dei prodotti e dei servizi. Richiede attento bilanciamento all´interno di un mosaico complesso di fattori economici, sociali e politici. Significa un lavoro duro e spesso si traduce in profondo cambiamento. Questo è il motivo per cui è una responsabilità intrinsecamente politica. Sono fiducioso che il Consiglio europeo di primavera prossima settimana confermerà l´impegno dei capi di Stato e di governo a continuare su questa strada. Signore e signori, Questo mi porta sul nostro futuro programma, il nostro "farà" mentalità, che ispira Blueprint della Commissione per una vera e profonda dell´Unione economica e monetaria. Per superare la crisi in modo sostenibile e per ripristinare la fiducia, abbiamo bisogno davvero di dare una prova tangibile della volontà e capacità degli europei di andare avanti - insieme - in modo determinante attraverso il rafforzamento dell´architettura nei settori finanziario, fiscale, campo economico e anche politico. Questo è il nostro obiettivo finale di Blueprint. Abbiamo fornito la nostra visione e principi per il futuro - alcune concrete e di breve durata, altri più ambiziosi ea lungo termine per sostenere l´approfondimento dell´Unione economica e monetaria. Questo è indispensabile per i paesi con una valuta comune. E ´di fondamentale importanza che l´integrazione, come accade più che mantenere l´integrità del mercato unico e l´Unione europea nel suo insieme. La credibilità della costruzione istituzionale e politica di sostegno dell´Uem è al centro della questione fiducia. Gli investitori hanno bisogno di sapere le nostre intenzioni. È per questo che stiamo andando passo dopo passo per rafforzare la governance economica. In questo processo, vedere il passo successivo è cruciale. Union Banking è in prima linea. Con l´accordo sul meccanismo unico di Sorveglianza lo scorso dicembre abbiamo già ottenuto molto. Il passo successivo è il meccanismo di risoluzione unico e la Commissione intende presentare una proposta prima dell´estate. Abbiamo anche lavorato su alcuni concreti provvedimenti a breve termine, come ad esempio un meccanismo per coordinare meglio le importanti riforme economiche in Europa ed una cosiddetta "Convergenza e Competitività strumento" (Cci) che combinano un regime contrattuale particolare per le riforme con Gli Stati membri con un supporto mirato e finanziario mirato. Questo strumento rappresenta l´essenza del nostro approccio: disciplina e responsabilità vanno di pari passo con la solidarietà e la convergenza. Abbiamo bisogno sia a livello europeo. Ci sono alcuni in Europa, che solo parlare di solidarietà dimenticare la necessità di prova di responsabilità. Altri ci ricordano sempre di responsabilità, dimenticando la necessità di mostrare solidarietà. Non si tratta di scegliere tra solidarietà e di responsabilità, entrambi sono necessari in una vera Unione economica e monetaria. Questo mi porta alla dimensione sociale della Uem. Competitività europea e il rafforzamento della fiducia dipende anche da persone in Europa e il benessere della società. E questo è, naturalmente, una grande preoccupazione per noi. Uem non è un progetto per le élite o per lavoro, i suoi obiettivi finali è di beneficiare l´Europa nel suo insieme. Dove riforma, di adeguamento sta colpendo un po ´nelle nostre società particolarmente duro, e mi riferisco, in particolare, dei nostri giovani, dobbiamo agire. È per questo che nel corso dei negoziati di bilancio recenti la Commissione ha combattuto per ottenere un grande aumento dei finanziamenti per i giovani. Nell´ambito del programma Erasmus più studenti potranno beneficiare di opportunità di mobilità. E una nuova iniziativa per l´occupazione giovanile sarà fornire 6 miliardi di euro in tanto necessario sostegno ai giovani nelle regioni con tassi di disoccupazione giovanile superiore al 25%. La scorsa settimana, gli Stati membri ha adottato la proposta della Commissione relativa alla garanzia per i giovani in base al quale ogni giovane europeo dovrebbe essere garantito un posto di lavoro, formazione continua, o di lavoro-formazione focalizzato al più tardi quattro mesi dall´inizio della disoccupazione. All´inizio di questa settimana, la Commissione ha avviato la grande coalizione per lavori digitali per rispondere alla doppia sfida di un aumento della disoccupazione e la mancanza di competenze specifiche. Lavorando in stretta collaborazione con le imprese, le associazioni di categoria, e gli Stati membri, stiamo già raccogliendo i pegni su nuovi posti di lavoro, stage, luoghi di formazione, start-up di finanziamento, e corsi universitari gratis online. Signore e signori, vorrei concludere, Si sta celebrando il 10 ° anniversario del Consiglio di Lisbona. 10 anni fa era già chiaro che il mondo stava cambiando a un ritmo sempre più accelerato. I campi parallele di lavoro che ho citato prima lo scopo di trasformare le sfide derivanti dalla globalizzazione in opportunità. L´impegno per questo programma mostra la nostra responsabilità di garantire il futuro dell´Europa e mantenere il nostro modello sociale europeo e l´economia sociale di mercato. E ´questo l´impegno e la perseveranza che ci ripristinare la fiducia e guidare la crescita di cui l´Europa ha tanto bisogno. Promuovere e mantenere la competitività richiede uno sforzo costante. Si tratta di scelte attive e le decisioni da parte di tutti i soggetti interessati. Si ha bisogno di sostegno. Ha bisogno di leadership. Sono sicuro di poter sempre contare sulla Consiglio di Lisbona e dei suoi membri. Grazie per la vostra cortese attenzione. "  
   
   
SECONDO I CITTADINI DELL’UE, UN MAGGIOR NUMERO DI DONNE AL POTERE NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO SEGNEREBBE UNA SVOLTA POSITIVA  
 
Bruxelles, 11 marzo 2013 - Alla vigilia della Giornata internazionale della donna 2013, un sondaggio Eurobarometro indicava che, secondo il 78% degli europei, se le donne dei paesi in via di sviluppo ricoprissero cariche politiche le cose migliorerebbero. Secondo più di tre quarti delle persone interrogate, conferendo alle donne un ruolo di spicco nei paesi in via di sviluppo si rafforzerebbe il rispetto dei diritti umani. Il 72% ritiene inoltre che questo migliorerebbe le condizioni di vita e il 65% che permetterebbe di evitare conflitti e guerre. Più di 9 europei su 10 pensano che la parità fra i sessi migliori il funzionamento generale delle società e che tutti i programmi di aiuti debbano tenere specificamente conto dei diritti delle donne. Per quanto riguarda l’incidenza dei problemi su uomini e donne nei paesi in via di sviluppo, la maggior parte delle persone interrogate pensa che le donne siano più esposte degli uomini alle violenze fisiche (83%), a problemi di accesso all’istruzione (63%), nonché al mancato rispetto dei diritti umani di base e alla mancanza di reddito/lavoro (61%). Andris Piebalgs, Commissario europeo per lo Sviluppo, ha commentato: “Le donne sono sempre al centro della nostra azione e i programmi di aiuti dell’Unione europea riservano loro la debita attenzione in tutti i settori, dall’istruzione alla sanità, dall’agricoltura all’energia. Sono quindi estremamente lieto di constatare che questo approccio è condiviso dalla maggior parte degli europei.” Il Commissario ha aggiunto: “Mi interessa anche sapere quante persone pensano che dando potere alle donne si potrebbe migliorare radicalmente la situazione. È di fondamentale importanza permettere a ogni donna di sfruttare le proprie potenzialità, indipendentemente dal luogo in cui vive”. Le donne subiscono tuttora pesanti discriminazioni nei paesi in via di sviluppo e sono esposte a gravi rischi per la salute, soprattutto nel caso delle madri. Un terzo delle donne è vittima di violenze nel corso della vita. In quanto secondo donatore mondiale, l’Ue è chiamata a svolgere un ruolo determinante per migliorare la situazione delle donne e delle ragazze. Grazie al sostegno della Commissione, dal 2004 ad oggi: più di 85 000 nuove studentesse si sono iscritte alla scuola secondaria; più di 4 milioni di parti si sono svolti in presenza di personale sanitario; si è arrivati a 10,8 milioni di consultazioni nel settore della salute riproduttiva. Contesto e principali risultati - Nella Giornata internazionale della donna la Commissione europea presenta un’indagine Eurobarometro nel cui ambito oltre 25 000 cittadini dei 27 Stati membri sono stati consultati in merito alla parità fra i sessi e alla necessità di potenziare il ruolo delle donne nei paesi in via di sviluppo. Più di 9 cittadini dell’Ue su 10 pensano che la parità fra i sessi migliori il funzionamento delle società e che tutti i programmi di aiuti debbano tenere specificamente conto dei diritti delle donne. I risultati registrati nei diversi Stati membri per quanto riguarda la parità fra i sessi sono molto simili: la percentuale più elevata (96%) accomuna Svezia, Paesi Bassi e Romania, mentre quelle più basse corrispondono a Lettonia e Slovenia (87%) e Estonia (86%). I cittadini dell’Ue interrogati ritengono nel complesso che i problemi che colpiscono più le donne degli uomini riguardino le violenze fisiche (83%), l’accesso all’istruzione (63%), il mancato rispetto dei diritti umani di base e la mancanza di reddito/lavoro (61%). La fame e la malnutrizione (50%) e l’Hiv/aids (59%) vengono globalmente individuati come gli unici problemi che colpiscono in uguale misura uomini e donne. Secondo i cittadini europei, un aumento del numero di donne in grado di esercitare influenza e potere a livello politico avrebbe un’incidenza positiva sulla situazione dei paesi in via di sviluppo. Le risposte più positive riguardano il rispetto dei diritti umani: più di tre quarti (78%) delle persone interrogate ritengono che le cose migliorerebbero se si potenziasse il ruolo delle donne. Quest’opinione è condivisa dal 72% e dal 65% degli interrogati per quanto riguarda, rispettivamente, le condizioni di vita della popolazione e la prevenzione di conflitti e guerre. L’opinione secondo la quale potenziando il ruolo delle donne si migliorerebbe la situazione è diffusa soprattutto fra svedesi, finlandesi e irlandesi.  
   
   
EUROBAROMETRO 78 – IL VICEPRESIDENTE TAJANI PRESENTA IL RAPPORTO SULL´ITALIA: GLI ITALIANI SI ASPETTANO DALL´UE SOLUZIONI PER LE CRISI, SOSTEGNO ALLE IMPRESE IN DIFFICOLTA E NUOVI POSTI DI LAVORO  
 
 Roma, 11 marzo 2013 - L’unione europea dovrebbe concentrarsi nella lotta alla crisi economica, in particolar modo sostenendo le aziende in difficoltà e impegnandosi a creare posti di lavoro. Si tratta infatti dell´opinione prevalente sia in Italia che in Europa in risposta ad una domanda su ciò che ci si aspetta dall’Unione europea. La lotta alla crisi economica dovrebbe essere la prima priorità per l’Ue secondo il 59% del campione italiano, anche se la percentuale è in calo rispetto al 63% del maggio 2012. E´ uno dei dati chiave che emergono dal Rapporto sull´Italia dell´Eurobarometro, presentato l’ 8 marzo a Roma dal Vicepresidente della Commissione europea, responsabile dell´Industria e dell´Imprenditoria, Antonio Tajani. In occasione della presentazione, il Vicepresidente Tajani ha dichiarato: "I dati presentati oggi confermano l´opinione consolidata degli italiani che le risposte alle sfide comuni come la crisi economica è da ricercare a livello europeo. Gli italiani chiedono all´Europa risposte concrete per crescita e occupazione, a cominciare da un maggiore sostegno all´industria e alle imprese. L´europa deve mettere al centro della propria agenda politica l´economia reale, l´accesso al credito, la reindustrializzazione, dotandosi di strumenti più forti. I nostri concittadini si sentono più cittadini europei ma i benefici della cittadinanza Ue sono tuttora da scoprire per la stragrande maggioranza." Per questo motivo, le importanti iniziative messe in atto in occasione dell´Anno europeo dei cittadini e con l´aiuto delle reti Europe Direct, European Enterprise Network, Eures ed altre, la Commissione europea sta cercando di dare aiuto e risposta concreta sul territorio a cittadini e imprese. Il sondaggio, compiuto su un campione rappresentativo di 1,032 italiani tra il 3 e il 18 novembre 2012, mette la governance europea e la cooperazione tra stati al secondo posto nella lista di aspettative che i cittadini italiani ed europei nutrono verso l’Unione europea, con il 28% dei consensi in entrambi i campioni. Quanto alla moneta unica, è interessante notare come tra il campione italiano soltanto l’1% si aspetterebbe dall´Ue l´abbandono dell´euro. In termini assoluti, si tratta di 8 intervistati su un campione italiano complessivo di 1032. Aumentano al tempo stesso gli italiani che considerano la moneta unica il risultato più positivo raggiunto dall’Unione europea. Sono ora il 31% rispetto al 29% dello scorso maggio in un campione che ha anteposto all’euro soltanto la libera circolazione delle persone, dei beni e dei servizi, come migliore risultato dell’Ue. Anche tra il campione dell’eurozona, il 32% riconosce all’euro di essere il principale risultato dell’Ue. Gli italiani e la cittadinanza europea - Quest´anno il Rapporto nazionale dell´Eurobarometro è incentrato sul tema della cittadinanza europea, in occasione dell´Anno europeo dei cittadini. Il quadro che emerge è che la maggioranza degli italiani si sente cittadino europeo ma conosce ancora poco i diritti e le opportunità che ne derivano. Il 51% degli intervistati italiani dice di sentirsi cittadino europeo, anche se il 47% continua a non sentirsi tale. Il dato è capovolto rispetto all’ultimo sondaggio del maggio scorso quando il 54% degli intervistati italiani avevano dichiarato di non identificarsi con l’idea di cittadinanza europea, a fronte del 45% di favorevoli. Il 68% del campione ammette di ignorare i diritti derivanti dalla cittadinanza europea e soltanto il 31% dice di esserne a conoscenza. Italiani ed europei sono in ogni caso interessati ad avere maggiori informazioni su quali diritti offre la cittadinanza europea. Il 62% del campione italiano ed europeo la pensa così. Per questo motivo per la presentazione dei dati dell´Eurobarometro sono stati riuniti i 48 nuovi centri Europe Direct, istituiti su tutto il territorio italiano - presso le amministrazioni centrali e locali, le associazioni e gli atenei - con lo scopo di fornire informazioni sull´Ue. Alla presentazione sono intervenuti anche il Presidente di Eurispes Gian Maria Fara e il Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea Lucio Battistotti. I mass media e l´informazione sull´Ue - Il tema dell´informazione e del ruolo dei mass media nel comunicare l´Unione europea è anch´essa inserita nel rapporto. I dati confermano il primato della televisione ma denotano una sempre più spiccata multimedialità e attenzione all´internet e ai social media. L’84% degli italiani guarda la televisione con una cadenza giornaliera attraverso i consueti apparecchi Tv, ed un altro 4% segue i programmi televisivi quotidianamente su internet. I giornali sono usati quotidianamente soltanto dal 24% degli italiani, in costante calo negli ultimi rilevamenti. La radio è usata quotidianamente solo dal 33% del campione. Ciononostante, il 74% del campione italiano ammette di essere poco informato sull’attualità europea. È una percentuale superiore alla media Ue (68%) e in deciso aumento rispetto al’ultimo rilevamento effettuato nel novembre del 2010, quando il 66% degli intervistati si dicevano poco informati sull’Europa. Internet e social media - Di fronte allo strapotere della televisione, internet è l’unico mezzo di comunicazione che guadagna utenti in Italia. E insieme ad internet crescono anche i social media. Oltre la metà del campione (51%) ritiene che le reti sociali siano un modo innovativo per tenersi aggiornati sulla vita politica. Il 24% degli intervistati si mostra invece scettico. La stessa maggioranza (51%) ritiene inoltre i social media un modo per partecipare attivamente alla vita pubblica, e non solamente per informarsi. Ancora una volta, il 24% del campione non crede invece in questa funzione dei social media.  
   
   
LA COMMISSIONE EUROPEA INTENDE SEMPLIFICARE LA VITA DELLE PMI ALLEGGERENDO I 10 ATTI LEGISLATIVI DELL’UE PIÙ GRAVOSI  
 
Bruxelles, 11 marzo 2013 - I 20,8 milioni di piccole e medie imprese europee (Pmi) creano l’85% dei nuovi posti di lavoro in Europa, occupano 2/3 della forza lavoro dell’Ue e contribuiscono in misura significativa all’innovazione e alla crescita. Secondo il principio “pensare anzitutto in piccolo” e in linea con il Small Business Act del 2008, la Commissione ha posto al centro del suo programma in materia di regolamentazione intelligente il contributo alla crescita e alla creazione di posti di lavoro in Europa. In una vasta consultazione lanciata dalla Commissione circa 1000 Pmi e organizzazioni imprenditoriali hanno indicato i 10 atti legislativi dell’Ue più gravosi. Obiettivo della consultazione era determinare i settori in cui la normativa Ue può rappresentare un ostacolo alla crescita e alla creazione di posti di lavoro ed evidenziare gli aspetti e i problemi che richiedono un esame più approfondito e, se del caso, interventi concreti. Secondo i risultati, pubblicati oggi, le Pmi ritengono che le difficoltà e i costi maggiori derivino dalle norme in materia di sostanze chimiche (regolamento Reach), imposta sul valore aggiunto, sicurezza dei prodotti, riconoscimento delle qualifiche professionali, protezione dei dati, rifiuti, mercato del lavoro, apparecchi di controllo nel settore dei trasporti su strada, appalti pubblici, nonché dal codice doganale aggiornato. La Commissione, pur riconoscendo la necessità di disporre di norme valide per tutta l’Ue in queste materie, esaminerà ora in modo approfondito le preoccupazioni espresse dalla Pmi nel quadro del nuovo programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione (Refit ), avviato nel dicembre 2012 (Ip/12/1349). Nel quadro del programma è in corso lo screening dell’acquis dell’Ue per individuare oneri, carenze e inefficienze, al fine di procedere alla valutazione della normativa e, qualora risulti la necessità di intervento, all’adozione di misure. Entro giugno 2013 la Commissione annuncerà ulteriori misure, anche tenendo conto dei risultati degli iter legislativi in corso. José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea, ha dichiarato: “La Commissione vuole assicurare che la normativa Ue sia adeguata e aiuti le imprese europee a crescere e a creare posti di lavoro. Per questo motivo la regolamentazione intelligente è stata posta al centro della nostra azione politica. Per questo motivo vogliamo facilitare la vita delle nostre piccole e medie imprese, che sono il motore più importante dell’economia europea. Desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a individuare gli atti legislativi più gravosi. Ci impegneremo per non deludere le vostre aspettative.” Antonio Tajani, Vicepresidente e Commissario responsabile per l’Industria e l’imprenditoria, ha aggiunto: “Le Pmi, che creano gran parte dei nuovi posti di lavoro in Europa, sono la chiave per uscire dalla crisi. La normativa europea deve essere formulata pensando alle Pmi (e soprattutto ai nuovi imprenditori): deve essere intelligente, semplice e stabile. Quanto più ascolteremo le preoccupazioni delle Pmi, tanto meglio esse potranno aiutarci a rilanciare la crescita.” Secondo le Pmi i 10 atti legislativi dell’Ue più gravosi sono: il regolamento Reach (il regolamento sulla registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche); la normativa in materia di imposta sul valore aggiunto (Iva); il pacchetto legislativo sulla sicurezza generale dei prodotti e la vigilanza del mercato; il riconoscimento delle qualifiche professionali; la normativa quadro sui rifiuti: spedizione di rifiuti, elenco dei rifiuti e dei rifiuti pericolosi; la normativa in materia di mercato del lavoro; la protezione dei dati; l’orario di lavoro; l’apparecchio di controllo nel settore dei trasporti su strada (per i periodi di guida e di riposo); le procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici (appalti pubblici di lavori, forniture e servizi); il codice doganale aggiornato. In molti di questi settori (ad es. Le qualifiche professionali, la protezione dei dati, gli appalti pubblici, ecc.) la Commissione ha già adottato misure per migliorare e semplificare la normativa Ue (cfr. Memo/12/974). Dalla consultazione è anche emerso che le piccole imprese considerano la riduzione dei termini di pagamento, ai sensi della direttiva sui ritardi di pagamento che entrerà in vigore il 16 marzo 2013 (Ip/12/1071), come uno dei più grandi successi in termini di miglioramento della normativa, assieme all’autorizzazione concessa alle Pmi di ricorrere a regimi contabili e di revisione semplificati. Contesto I risultati della consultazione Top 10 sono pubblicati nel quadro del contributo della Commissione al Consiglio europeo di primavera: la comunicazione “Legiferare con intelligenza – Rispondere alle esigenze delle piccole e medie imprese” e il documento di lavoro dei servizi che accompagna la comunicazione forniscono esempi di casi di esenzione e di semplificazione dei regimi per le Pmi proposti dalla Commissione e adottati dal legislatore Ue. Viene anche presentata una nuova tabella di valutazione annuale che consentirà di sorvegliare i progressi nella normativa pertinente per le Pmi e di illustrare in che modo le altre istituzioni e gli Stati membri danno seguito alle proposte della Commissione di semplificazione o di riduzione degli oneri. La tabella di valutazione indica in che modo i diversi approcci in materia di attuazione incidano sul risultato complessivo per le Pmi, dato che oltre un terzo degli oneri amministrativi per le Pmi è aggiunto nella fase di attuazione da parte degli Stati membri. La rete di rappresentanti nazionali delle Pmi seguirà attivamente i risultati della consultazione Top 10 e farà in modo che la riduzione degli oneri amministrativi sia una priorità negli Stati membri. La Commissione valuta sistematicamente i costi della normativa per le Pmi prima dell’adozione delle sue proposte legislative. Se possibile, le microimprese sono esentate dalla normativa e sono previsti regimi semplificati per le Pmi. In linea generale la Commissione consulta i portatori di interesse, ossia le imprese, i partner sociali, le organizzazioni della società civile e altre parti interessate, con cui mantiene un dialogo aperto, per assicurare che le proposte siano in linea con la realtà. Il dialogo con le parti interessate può assumere varie forme, e i metodi di consultazione e i tempi dipendono dai vari contesti. Per ulteriori informazioni Memo/13/168: “I 10 atti dell’Ue più gravosi per le piccole e medie imprese: come la Commissione aiuta le Pmi”. I risultati della consultazione pubblica sono disponibili al seguente indirizzo: http://ec.Europa.eu/enterprise/policies/sme/public-consultation-new/index_it.htm  
   
   
BOSNIA-ERZEGOVINA: QUESTIONI IN SOSPESO ALL´ORDINE DEL GIORNO DELL´UE  
 
Bruxelles, 11 Marzo 2013 - Le priorità fondamentali per il progresso della Bosnia-erzegovina (Bih) nel processo di integrazione europea sono stati discussi in una riunione di Commissario per l´allargamento e la politica europea di vicinato Štefan Füle con il Presidente della Republika Srpska (Rs) Assemblea Nazionale Igor Radojicic oggi a Bruxelles . " Abbiamo avuto discussioni positive su l´urgente necessità di spostare la Bosnia-erzegovina in avanti nel processo di integrazione europea e sul ruolo positivo che la Republika Srpska come una delle due entità del Paese può svolgere in questo senso. Ci sono questioni in sospeso che richiedono un ulteriore sforzi " Commissario Füle ha dichiarato al termine della riunione. " L´entrata in vigore dell´accordo di stabilizzazione e di associazione con l´Unione europea è a portata di mano. Tuttavia, la Bosnia-erzegovina deve ora portare la sua Costituzione nel rispetto della Convenzione europea dei diritti dell´uomo, in linea con la sentenza della Corte europea dei diritti dell´uomo in il Sejdic-finci caso. " Commissario Füle ha inoltre sottolineato che un meccanismo di coordinamento per le questioni comunitarie concordato deve essere stabilita in via d´urgenza e si aspetta che entrambe le entità mostrano compromessi quando si tratta di dettagli tecnici di questa disposizione. L´istituzione successo di questo meccanismo di coordinamento assicurerà che le norme e gli standard dell´Ue saranno attuate uniformemente in tutto il paese e che l´assistenza finanziaria dell´Ue sosterrà le priorità concordate. Egli ha osservato, inoltre, che era essenziale che tutte le autorità competenti in tutta la Bosnia-erzegovina di fornire un efficace follow-up delle raccomandazioni di cui l´Unione europea e la Bosnia-erzegovina dialogo strutturato sulla giustizia. Ha lodato l´accordo sulla legge sui Tribunali di Rs, che ora è nella procedura legislativa Nazionale della Rs. Egli si aspetta che la Rs Assemblea Nazionale approva il testo armonizzato. Commissario Füle ha concluso l´incontro riaffermando l´impegno dell´Ue in Bosnia-erzegovina futuro europeo. " L´ue continuerà ad assistere la Bosnia-erzegovina nel suo cammino europeo. Ma la Bosnia-erzegovina rappresentanti politici devono fare la loro parte. "  
   
   
SLOVENIA-CROAZIA: IL COMMISSARIO EUROPEO ACCOGLIE ACCORDO SU LJUBLJANSKA BANKA  
 
Bruxelles, 11 Marzo 2013 - Commissario europeo per l´allargamento e la politica europea di vicinato Štefan Füle ha accolto con favore la notizia da Lubiana e Zagabria che una soluzione reciprocamente accettabile alla questione Ljubljanska Banka è stato trovato. " Ritengo che questo sia un buon affare per entrambi i paesi e buon affare per l´allargamento. Anche questo è un ottimo esempio come gli sforzi congiunti in materia di rapporti di buon vicinato portare benefici per entrambe le parti e fornire una base per risolvere le questioni aperte. E ´il culmine degli sforzi intensi da entrambi i paesi. Ci congratuliamo con la Slovenia e la Croazia il loro impegno e la volontà di trovare una soluzione. Siamo ora in attesa della adozione formale dell´accordo. La Commissione europea è convinta che tutti gli Stati membri ratificheranno il trattato di adesione che hanno firmato il 9 dicembre 2011, in tempo per la Croazia a far parte dell´Ue il 1 ° luglio 2013. Per quanto riguarda i preparativi della Croazia per l´adesione, la Commissione è l´ultima fase della preparazione del Rapporto di monitoraggio di primavera, che sarà pubblicato alla fine di marzo. "  
   
   
IL GOVERNO HA APPROVATO IL CODICE DI COMPORTAMENTO DEI DIPENDENTI PUBBLICI VIETATI REGALI DI VALORE SUPERIORE A 150 EURO. NO A SITUAZIONI DI CONFLITTO DI INTERESSI. SANZIONI PER LA VIOLAZIONE DEI DOVERI DI COMPORTAMENTO.  
 
Roma, 11 marzo 2013 - Su proposta del Ministro della pubblica amministrazione e semplificazione, il Consiglio dei Ministri ha approvato, salvo intese, un regolamento contenente il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici. Il codice, emanato in attuazione della legge anti-corruzione (legge n. 190 del 2012), in linea con le raccomandazioni Ocse in materia di integrità ed etica pubblica, indica i doveri di comportamento dei dipendenti delle Pa e prevede che la loro violazione è fonte di responsabilità disciplinare. Tra le disposizioni del codice ci sono: il divieto per il dipendente di chiedere regali, compensi o altre utilità, nonché il divieto di accettare regali, compensi o altre utilità, salvo quelli d’uso di modico valore (non superiore a 150 euro) - anche sotto forma di sconto. I regali e le altre utilità comunque ricevuti sono immediatamente messi a disposizione dell’Amministrazione per essere devoluti a fini istituzionali; la comunicazione del dipendente della propria adesione o appartenenza ad associazioni e organizzazioni (esclusi partici politici e sindacati) i cui ambiti di interesse possano interferire con lo svolgimento delle attività dell’ufficio; la comunicazione, all’atto dell’assegnazione all’ufficio, dei rapporti diretti o indiretti di collaborazione avuti con soggetti privati nei 3 anni precedenti e in qualunque modo retribuiti, oltre all’obbligo di precisare se questi rapporti sussistono ancora (o sussistano con il coniuge, il convivente, i parenti e gli affini entro il secondo grado); l’obbligo per il dipendente di astenersi dal prendere decisioni o svolgere attività inerenti le sue mansioni in situazioni di conflitto di interessi anche non patrimoniali, derivanti dall´assecondare pressioni politiche, sindacali o dei superiori gerarchici; la tracciabilità e la trasparenza dei processi decisionali adottati (che dovrà essere garantita attraverso un adeguato supporto documentale). Il rispetto dei vincoli posti dall’amministrazione nell’utilizzo del materiale o delle attrezzature assegnate ai dipendenti per ragioni di ufficio, anche con riferimento all’utilizzo delle linee telematiche e telefoniche dell’ufficio; gli obblighi di comportamento in servizio nei rapporti e all’interno dell’organizzazione amministrativa; per i dirigenti, l’obbligo di comunicare all’amministrazione le partecipazioni azionarie e gli altri interessi finanziari che possono porli in conflitto d’interesse con le funzioni che svolgono; l’obbligo di fornire le informazioni sulla propria situazione patrimoniale previste dalla legge; il dovere, nei limiti delle loro possibilità, di evitare che si diffondano notizie non vere sull’organizzazione, sull’attività e sugli altri dipendenti; è infine assicurato il meccanismo sanzionatorio per la violazione dei doveri di comportamento.  
   
   
IL PRESIDENTE DELL’ EMILIA ROMAGNA ERRANI HA INCONTRATO L´AMBASCIATRICE DI SVEZIA IN ITALIA  
 
Bologna, 11 marzo 2013 - Il presidente della Regione Vasco Errani ha incontrato l’ 8 marzo Ruth Jacoby, ambasciatrice di Svezia in Italia. Occasione della visita, l’apertura del Consolato di Svezia a Bologna. Jacoby era accompagnata da Gianni Baravelli, console onorario di Svezia a Bologna. All’incontro ha partecipato Roberta Mori, presidente della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini e presidente della Rete Sern (Sweden Emilia Romagna Network). Sostenibilità, cura dell’infanzia e attenzione alle pari opportunità (a partire dai piccoli): questi i temi toccati durante l’incontro, in cui Errani e Jacoby hanno espresso entrambi la volontà di approfondire occasioni di collaborazione e confronto. “La nostra disponibilità come Regione allo scambio e alla collaborazione con la Svezia è piena e totale – ha assicurato il presidente Errani – sia dal punto di vista sociale che economico”.  
   
   
FORMIGONI: CONSEGNO A MARONI UNA REGIONE LOMBARDIA VIRTUOSA  
 
 Milano, 11 marzo 2013 - E´ una "macchina regionale efficiente e virtuosa" quella che il presidente Roberto Formigoni si appresta, dopo 18 anni di governo, ad affidare al suo successore Roberto Maroni. Formigoni ha sottolineato di farlo "con gioia", dato che il nuovo presidente guiderà una coalizione di centro-destra. Triplice Certificazione Di Qualità - Il passaggio delle consegne, come ha spiegato Formigoni nella conferenza stampa del 7 marzo, in cui era affiancato dal vice presidente Andrea Gibelli e dall´assessore al Bilancio Romano Colozzi, "è idealmente suggellato da una triplice certificazione di qualità e affidabilità prodotta da tre autorevoli enti terzi e indipendenti, vale a dire la Corte dei Conti, Moody´s e Deloitte&touche spa". Gli apprezzamenti più significativi riguardano l´equilibrio di bilancio e la solidità finanziaria della Regione, come pure delle Aziende sanitarie e ospedaliere e delle società partecipate; la qualità e l´adeguatezza del sistema sanitario; la velocità di pagamento dei fornitori (60 giorni a fronte di una media nazionale di 1 anno); il sistema dei controlli; gli investimenti (658 milioni nel 2012) con risorse proprie, nonostante i tempi di crisi; la razionalizzazione del personale, che dal 1995 al 2010 è diminuito del 30 per cento, mentre i dirigenti sono diminuiti del 54 per cento. "Oggi la Lombardia ha un dipendente ogni 3300 abitanti - ha sottolineato il presidente - il rapporto di gran lunga più virtuoso in Italia". Lo Stato Dell´arte - La prossima Giunta regionale avrà inoltre a disposizione un dettagliato e corposo strumento di conoscenza dello stato dell´arte delle risorse e delle politiche concluse, in atto o in progetto, della Regione Lombardia, grazie al quale potrà da subito mandare a regime la sua azione di governo. "Proseguendo quello che c´è da proseguire - ha sottolineato Formigoni - e anche naturalmente innovando. Anzi, l´introduzione di novità è assolutamente necessaria e auspicabile per far fronte alla gravissima crisi economica". Questo strumento è costituito da tre ponderosi documenti (tutti on line sul sito della Regione): la Relazione di fine legislatura (435 pagine), il Rendiconto finanziario 2012 (varato in tempi record, con largo anticipo sulla scadenza di legge del 30 aprile) e la Ricognizione sullo stato di avanzamento degli obiettivi (un corpus di oltre 50 comunicazioni di Giunta prodotte dagli 11 Assessorati).  
   
   
FORMIGONI: LOMBARDIA UNA REGIONE VIRTUOSA - LE RELAZIONI  
 
Milano, 11 marzo 2013 - La Relazione di fine legislatura rendiconta, con la massima trasparenza, la situazione attuale della Regione e delle sue finanze, le attività svolte in questi 3 anni (2010-2013) e lo stato di avanzamento del Piano regionale di sviluppo (Prs). La Corte Dei Conti - La Relazione è stata inviata alla sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, che ha già rilasciato proprie valutazioni con molti passaggi che sottolineano aspetti di virtuosità di Regione Lombardia. Eccone alcuni. Si afferma che il Programma regionale è stato adeguatamente realizzato: "Tenuto conto del prematuro termine della legislatura, il giudizio circa l´effettivo perseguimento delle linee programmatorie contenute nel Prs va espresso in termini di sostanziale coerenza con gli obiettivi di mandato dichiarati". Si "esprime apprezzamento per l´operato del Comitato dei controlli: emergono verifiche puntuali e approfondite, da cui appare ragionevole desumere un´effettiva indipendenza". Profilo Finanziario - Quanto al profilo finanziario "emerge un quadro positivo. Le manovre di bilancio sono state varate in tempo utile per addivenire all´approvazione della legge finanziaria e del bilancio di previsione, senza ricorrere all´esercizio provvisorio. I principali aspetti di virtuosità sono rappresentati dall´attenta gestione del debito e della cassa, nonché dalla prudente sottostima in via previsionale delle entrate diverse dal debito". Sistema Sanitario - La Corte riconosce "solidità del sistema finanziario sanitario regionale, dovuto sia alla capacità programmatoria sia all´efficienza gestionale, che è già stata riscontrata negli esercizi precedenti nei quali il risultato economico è sempre stato positivo. Al risultato economico positivo si accompagna un sistema sanitario che sembra rispondere in modo adeguato alle aspettative dei cittadini". Best Practices Da Seguire - La stessa Corte ha anche apprezzato alcune innovazioni adottate da Regione Lombardia, indicandole come best practices da seguire: i tempi di pagamento dei fornitori regionali, di fatto contenuti entro 60 giorni; il contenimento delle spese di personale e la costante riduzione nel tempo delle dotazioni organiche per rendere strutturali i risparmi; l´istituzione del Fondo Sociosanitario, che ha permesso di pagare i fornitori della sanità entro 60 giorni a fronte di una media nazionale di circa 1 anno, con punte superiori ai 2 anni; l´attuazione del ´Patto di stabilità territoriale´, per sostenere in maniera sussidiaria le esigenze finanziarie degli Enti locali lombardi: dal 2011 al 2013, oltre 400 milioni di euro. Moody´s - L´agenzia internazionale di rating attribuisce alla nostra Regione un rating superiore alla Repubblica italiana, e ciò costituisce un evento eccezionale nel panorama europeo. La Relazione Di Deloitte & Touche Con un´aggiudicazione tramite gara Regione Lombardia ha affidato a una società terza e indipendente la verifica approfondita sui processi e sulle principali poste di bilancio degli ultimi tre esercizi finanziari, anche sui dati di Asl, Aziende ospedaliere e società controllate. Si tratta di Deloitte & Touche S.p.a. La relazione di Deloitte (oltre 200 pagine) ribadisce tutti gli elementi di virtuosità di Regione Lombardia: a conclusione di questi 18 anni di Giunte presiedute da Formigoni, si trova - caso più unico che raro - un bilancio sano, in equilibrio e senza buchi. E ciò sia nell´amministrazione regionale in quanto tale, sia nelle aziende sanitarie, ospedaliere e società partecipate (a differenza di altre Regioni). In sintesi le risultanze della verifica contabile dicono quanto segue. Sistema Dei Controlli - Nessuna significativa criticità riguardo il sistema di controllo interno. Analizzando le principali procedure del sistema dei controlli interni sulla struttura audit interno, audit sistema regionale (Sireg) e comitato dei controlli, non è stata rilevata nessuna criticità. Rendiconto Finanziario - Anche qui nessuna criticità rilevata. Né circa l´affidabilità del sistema informativo a supporto del bilancio, né riguardo la verifica sulle voci del rendiconto regionale riferite agli esercizi 2010, 2011 e 2012 (in fase di chiusura). La verifica delle principali voci contabili conferma la veridicità delle risultanze di bilancio a certificazione che non ci sono buchi nei conti. Passaggio Alla X Legislatura - Per agevolare l´insediamento del nuovo presidente, nelle scorse settimane, la Giunta e gli uffici hanno svolto una dettagliata ricognizione dello stato di avanzamento degli obiettivi più significativi e strategici del Programma regionale di sviluppo. Sono state prodotte oltre 50 comunicazioni di Giunta sulle principali tematiche, dettagliando quanto realizzato, quanto già avviato ma non ancora perfezionato, e così via, così da lasciare ai nuovi amministratori un quadro completo. Rendiconto 2012 - Uno degli ultimi atti che viene segnalato dall´attuale Giunta è il rendiconto dell´esercizio finanziario 2012, realizzato in tempi record rispetto alla scadenza del 30 aprile, che sarà formalmente approvato dalla nuova Amministrazione. Esso testimonia l´impegno della Regione nel miglioramento dei fondamentali di bilancio anche in questo periodo di ristrettezze di risorse, senza mortificare gli investimenti necessari al sostegno dell´economia del territorio lombardo. Investimenti - Nel 2012 i 658 milioni di euro di investimenti effettuati sono stati completamente autofinanziati, facendo leva sulle sole entrate proprie e sul contenimento delle spese. Dal 1995 al 2012 Regione Lombardia ha sostenuto complessivamente 14,3 miliardi di interventi, dei quali circa il 74 per cento finanziati con risparmi di spesa corrente e solamente il 26 per cento facendo ricorso a debito potenziale e contratto. Il Personale - È diminuito del 30% dal 1995 al 2010; i dirigenti, nello stesso periodo, sono diminuiti del 54 per cento. La Lombardia ha il minor numero di dipendenti rispetto agli abitanti (1 dipendente ogni 3.300 abitanti, metà della media nazionale). Se tutte le Amministrazioni pubbliche si fossero comportate così, il risparmio sarebbe stato di 41 miliardi di euro.  
   
   
MILANO - UPL, PODESTÀ: «IL CONSIGLIO DIRETTIVO HA EVIDENZIATO LA NECESSITÀ DI RAGIONARE SU UNA OTTIMIZZAZIONE DELL’ARCHITETTURA ISTITUZIONALE DELLO STATO»  
 
Milano, 11 marzo 2013 - «Il Consiglio direttivo ha evidenziato, ancora una volta, la necessità di ragionare su una ottimizzazione dell’architettura istituzionale dello Stato – ha dichiarato il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà -. Se tale riordino venisse applicato alle sole Province, rischieremmo di buttare fumo negli occhi ai cittadini. Occorre, in tal senso, riflettere su una revisione lungimirante, che includa una razionalizzazione dei ministeri, delle regioni (che esercitando attività legislativa, di indirizzo, di controllo e spesso anche di gestione finiscono per assolvere al ruolo di controllore e di controllato) e dei 4.500 Enti intermedi (consorzi di bonifica, unione di comuni, Enti parco, comunità montane). In quest’ottica, lo scorso anno avevo consegnato al presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, una proposta capace di garantire risparmi effettivi pari a 5-6 miliardi di euro l’anno. Senza, peraltro, scadere in demagogia come la Giunta della Regione Siciliana, che ha recentemente varato un’abolizione “di facciata” per far spazio a consorzi di comuni con almeno 150mila abitanti. Con il rischio, dunque, di sostituire le attuali nove amministrazioni con oltre 30 nuove realtà. Mi auguro che la posizione espressa, oggi, dai presidenti intervenuti a Palazzo Isimbardi possa essere presto illustrata al nuovo Governo. Fino a quel momento non disporremo, purtroppo, di un interlocutore. In questo momento, il timore è che il 50% delle Province italiane non riesca a chiudere i bilanci sia a causa del calo o all’eliminazione delle entrate proprie sia in funzione della necessità di fornire servizi adeguati ai cittadini ma, soprattutto, a causa dei tagli sproporzionati imposti dall’Esecutivo ai nostri Enti. Durante l’incontro abbiamo anche discusso della possibilità che le Province lombarde, a livello Upl, possano rientrare nell’Upi in virtù del cambio al vertice dell’associazione nazionale. Ad ogni modo, restiamo dell’idea di rimarcare e rivendicare le nostre caratteristiche, legate sia alla specificità dei territori sia alla scelta della Regione di affidarci alcune importanti funzioni. Si tratta di peculiarità che devono essere rispettate, altrimenti non ci sentiremmo rappresentati».  
   
   
PATTO STABILITÀ: DIALOGO APERTO TRA MINISTERO E REGIONE FVG  
 
Trieste, 11 marzo 2013 - Il Presidente della Regione Renzo Tondo ha incontrato il 7 marzo a Roma il Ministro dell´Economia e delle Finanze Vittorio Grilli sollecitando personalmente quanto era già stato proposto in una lettera, il 26 febbraio scorso, in merito ai vincoli stabiliti dal Patto di stabilità agli Enti Locali e quindi a vasti settori dell´economia regionale. Da parte del Ministro c´è stata ampia disponibilità a ricercare tutti gli ambiti di possibile flessibilità nell´applicazione delle norme che vadano in aiuto dell´economia e del tessuto produttivo locale. L´esito dell´incontro è stata l´immediata convocazione di un incontro tecnico tra la Ragioneria di Stato e la Ragioneria Regionale per proseguire e portare a compimento il percorso di ricerca di una soluzione per allentare il Patto di stabilità. L´incontro è previsto nella prossima settimana.  
   
   
BANDO PER CITTÀ E TERRITORI INTELLIGENTI (SMART CITY E COMMUNITY), IL MIUR SELEZIONA 15 DELLE 19 PROPOSTE SOSTENUTE DALLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA, PER UN VALORE COMPLESSIVO DI OLTRE 250 MILIONI DI EURO.  
 
 Bologna, 11 marzo /2013 -  Nuove forme di mobilità individuale basate su veicoli elettrici o ibridi, associate al car sharing, al noleggio, al servizio collettivo. Soluzioni innovative per la produzione di energia elettrica e termica. Sostenibilità di materiali e risorse da utilizzare nel settore abitativo (“eco-house”). Tante idee per città e territori “intelligenti”, che hanno partecipato al bando indetto dal Miur (ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) per il finanziamento di progetti in ambito di smart city e community. Dei 19 supportati dalla Regione Emilia-romagna ne sono stati valutati positivamente dal Miur 15 (su un totale di 83), per un valore complessivo di circa 250 milioni di euro. A livello nazionale, quindi, una progettualità su cinque vede il coinvolgimento della Regione e/o degli enti locali del territorio. Soddisfazione è stata espressa da Alfredo Peri, assessore alle Reti di infrastrutture materiali e immateriali. “La Regione, insieme ai Comuni, Lepida Spa e le Università, con il supporto del consorzio Aster e Cup 2000, ha svolto un ampio gioco di squadra coordinando e indirizzando esigenze e disponibilità della pubblica amministrazione, delle imprese e delle industrie. Questo – ha aggiunto l’assessore – vuole essere un modello di riferimento per lo sviluppo e la realizzazione di una regione realmente smart, ‘intelligente’, capace di fornire servizi migliori e meno costosi, di dialogare con i cittadini e interagire con le istituzioni in modo efficiente”. E’ all’interno del Piano telematico 2011-2013 che la Regione Emilia-romagna sostiene il territorio nello sviluppo ed elaborazione di idee progettuali per smart city. In particolare, il bando del Miur prevedeva il finanziamento di idee in ambito di smart city e community proposte da imprese e centri di ricerca e università, con il coinvolgimento delle pubbliche amministrazioni. Circa 650 milioni di euro le risorse complessive messe a bando a livello nazionale. I 15 progetti valutati positivamente che coinvolgono la Regione Emilia-romagna e/o enti regionali riguardano trasporti e mobilità terreste (2 progetti), Smart grids (2), Cloud computing technologies per smart government (2), architettura sostenibile e materiali (2), sicurezza del territorio (2), salute (2), gestione risorse idriche (1 progetto), cultural heritage (1), invecchiamento della società (1 progetto). La descrizione delle 15 idee progettuali
Titolo Ambito Valore Tema
Inset Trasporti e mobilitaÌ terrestre € 15.490.000,00 Implementare un sistema interoperante che determini, tramite l’utilizzo di Smart Cart Contactless o tramite Smartphone dotati di tecnologia Nfc (Near Field Communication), la condizione di effettiva interoperabilità di servizio tra i servizi cittadini e tra le differenti organizzazioni della mobilità pubblica cittadina. Il tutto con particolare riferimento alle città “smart” italiane di Bologna, Torino, Genova e Firenze e servizi dell’Alta velocità ferroviaria
Marconi Trasporti e mobilitaÌ terrestre € 13.200.000,00 Marconi affronta il tema della mobilità su scala regionale attraverso lo sviluppo di tecnologie e soluzioni Ict innovative per migliorare l´interoperabilità dei sistemi di infomobilità urbana, su gomma e/o su rotaia, sperimentando nuovi paradigmi di mobilità individuale basati su veicoli elettrici o ibridi associati a forme condivise di utilizzazione degli stessi (car sharing, noleggio individuale, servizio collettivo).
Open City Platform Cloud Computing € 19.430.000,00 Realizzare una piattaforma e un’infrastruttura tecnologica “open” su cui sperimentare sistemi di erogazione unitaria di servizi a cittadini e imprese
City Cloud Cloud Computing € 16.150.000,00 Sviluppo di prodotti e servizi innovativi di “Diagnostica per immagini del sottosuolo e delle strutture”. Approccio sistemico basato sulla integrazione delle più moderne tecnologie geofisiche di esplorazione e tecnologie Ict per la modellazione di dati geologici e geofisici del sottosuolo
Pico Cultural Heritage € 21.935.000,00 Pico (in riferimento al dotto mirandolese) vuole collegare al nuovo umanesimo europeo che fa da sfondo alle sfide di Horizon2020 la ricerca necessaria per rendere competitivo e vincente il Cultural Heritage (Ch). Pico realizzerà servizi e applicazioni innovative offrendo un’esperienza culturale sempre più personalizzata, sfruttando le potenzialità dell’Ict.
Smart Water Gestione delle risorse idriche € 14.107.600,00 Tecnologie innovative per il miglioramento del monitoraggio e dell’efficienza di reti e impianti di distribuzione per la tutela quantitativa e qualitativa delle risorse idriche
Oplon Invecchia- mento della societaÌ € 16.000.000,00 Oplon intende proporre azioni e metodi “evidence-based” per prevenire la fragilità e il declino funzionale e promuovere la salute degli anziani, progettando e sviluppando strumenti e reti di diagnosi precoce e di “care & cure”. Le soluzioni saranno rivolte principalmente ad anziani che sono nella “risk zone”, che cominciano ad avere limitazioni nello svolgimento delle attività quotidiane e rischiano di sviluppare la fragilità (pre-frail).
Clips Salute € 20.000.000,00 Nuovo approccio all’attività sanitaria, orientato verso l’esecuzione documentata di procedure basate su percorsi diagnostico-assistenziali formalizzati (clinical pathways e check-list operative ispirati alla medicina basata sull’evidenza e alle linee-guida delle Società scientifiche) che siano al contempo efficaci (con evidenza di risultato clinico) e sicure.
Bioris Salute € 15.600.000,00 Innovazione di processo per l’esecuzione dei test clinici di laboratorio, migliore sostenibilità economica dei servizi diagnostici da parte delle strutture sanitarie. Potenziamento del ruolo delle reti di strutture sanitarie con servizi modulari adattabili e componibili per varie esigenze, raccordando strutture dedicate alla pratica clinica e strutture specializzate per il trattamento di campioni biologici e l’esecuzione di test diagnostici con elevato profilo qualitativo.
Secure – Geosslife Smart Security Sicurezza del Territorio € 21.500.000,00 Creazione di un sistema integrato Ict e infrastrutturale che permetta di garantire la continuità dei servizi sia in termini di sistemi informativi di Pa e imprese sia in termini di servizi di erogazione acqua, luce, gas, rifiuti.
Smart Underground Cities Sicurezza del Territorio € 12.000.000,00 Sviluppo di prodotti e servizi innovativi di “Diagnostica per immagini del sottosuolo e delle strutture”. Approccio sistemico basato sull’ integrazione delle più moderne tecnologie geofisiche di esplorazione e tecnologie Ict per la modellazione di dati geologici e geofisici del sottosuolo.
Regal Smart grids € 18.986.270,00 Fornire una soluzione innovativa per la produzione di energia elettrica e termica, facilmente implementabile sia dai privati che dalle utility, con l’obiettivo di superare i limiti attuali alla crescita della generazione basata sull’impiego di fonti rinnovabili non programmabili (il solare, per esempio) e sulle infrastrutture di rete esistenti.
Smart Micro-grids (Top4e2) Smart grids € 12.603.523,00 Il progetto prevede, da un lato, di sfruttare pienamente le possibilità di regolazione offerte dai convertitori elettronici (inverter) che interfacciano le sorgenti con la rete e, dall’altro, di rendere possibile il controllo dei micro-flussi di potenza dei singoli prosumer integrando gli impianti domestici, anche quelli esistenti, con dispositivi di accumulo dell’energia (batterie).
Rigers Architettura sostenibile e materiali € 12.400.000,00 Realizzare e sperimentare l´uso di una piattaforma integrata interoperabile Web-gis in grado di raccogliere e contenere le principali informazioni relative alla consistenza e al funzionamento degli edifici e delle reti.
Eco-house Architettura sostenibile e materiali € 21.153.250,00 Nuovo concetto di “Eco-house” basato sui più avanzati principi di Eco-design, in una visione olistica di “architettura sostenibile”. Le nuove soluzioni di “involucro”, “arredi” e “spazio esterno” declinate in contesti diversi (abitativo, terziario e industriale) saranno realizzate grazie a tecnologie manifatturiere avanzate “lowcost” e “low impact”, secondo una metodologia incentrata sulla sostenibilità di materiali e risorse.
Totale € 250.555.643,00
 
   
   
“NORME SUL GOVERNO DEL TERRITORIO” FORTI E CHIARE LE POSIZIONI DEI COMUNI DELLA TOSCANA E LORO ASSOCIAZIONI  
 
Firenze, 11 marzo 2013 - “Necessità di mantenere un rapporto di sussidiarietà orizzontale tra enti, coniugare lo sviluppo con la tutela del territorio, declinare in maniera concreta il principio espresso dalla proposta di legge, e condiviso, di bloccare il consumo del territorio, valorizzandone invece il riuso e il ripristino, perché questi non restino solo slogan di fatto vuoti. E ancora, semplificazione procedimentale che tenga conto delle previsioni contenute negli strumenti urbanistici adottati dai Comuni, proposta di introdurre nella legge provvedimenti normativi in materia di sicurezza idraulica, per evitare che l’azione in materia sia dettata dall’emotività in seguito a eventi drammatici”. Sono questi in sostanza i punti evidenziati dal documento Uncem – Anci portato all’assemblea straordinaria tenutasi il 7 marzo a Firenze dalle due associazioni alla presenza dei Sindaci toscani in merito al percorso di modifica della Lr 1/2005 "Norme sul governo del territorio”. “Per costruire una nuova buona legge di governo del territorio – ha affermato il Presidente di Uncem Toscana Oreste Giurlani - chiediamo di partire dai Comuni e da adeguati strumenti. Per le aree montane la differenziazione tra aree rurali e urbanizzate è molto confusa e difficilmente attuabile, e riteniamo che un grande limite in questa legge sia il non parlare di elementi normativi ma pianificatori. Credo sia opportuno tornare ad una lettura della legge che indichi i grandi principi partendo da una difesa del suolo giusta e legittima, dalle buone pratiche dei comuni, coniugando tutela e sviluppo del territorio. I Sindaci - chiude Giurlani - non sono coloro che hanno distrutto il territorio, anzi lo hanno mantenuto e salvaguardato nel corso degli anni. Siamo disposti a lavorare insieme alla Regione, ma in questo lavoro vogliamo avere pari dignità”. “Non possiamo accettare di affrontare la discussione in tempi così sincopati e ridotti, e non possiamo, tantomeno, proseguire nel confronto se non c’è accordo sui meccanismi e, soprattutto, se non riusciamo a sedere al tavolo in un rapporto paritario con la Regione.” Così il presidente di Anci Toscana Alessandro Cosimi ha concluso i lavori dell’Assemblea straordinaria. Dunque questi sono i tre punti non negoziabili per i Comuni toscani, che rivendicano a gran voce la necessità i costruire un rapporto diverso da quello enucleato dalla proposta della Giunta che segna un cambiamento netto rispetto al passato, come più volte i presenti hanno a più riprese ricordato: “La Regione non può porsi in relazione ai Comuni come la maestrina dalla penna rossa, pronta a correggere gli errori e a stabilire confini e modalità di ciò che può esser fatto e ciò che non può esser fatto”.  
   
   
LA SCUOLA PER LA BUONA POLITICA DI TORINO PROPONE UNA DISCUSSIONE PUBBLICA SUI RISULTATI ELETTORALI E SULLE PROSPETTIVE FUTURE  
 
 Torino, 11 marzo 2013 - Gli incontri del semestre didattico 2013 proseguono invece il 14 marzo con la lezione di Roberto Schiattarella su “Capitalismo e diseguaglianza” Lunedì 11 marzo alle 17 la Scuola per la Buona Politica di Torino organizza nella Sala Consiglieri di Palazzo Dal Pozzo della Cisterna (sede della Provincia di Torino, in via Maria Vittoria 12), un incontro sul tema “E adesso? Discussione pubblica sui risultati elettorali e sulle prospettive future”. Partecipano Luciano Gallino, Marco Revelli, Gian Luigi Vaccarino e Gustavo Zagrebelsky. Modera l´incontro il Direttore della Scuola per la Buona Politica, Michelangelo Bovero. Giovedì 14 marzo alle 15, sempre nella Sala Consiglieri di Palazzo Cisterna, avrà luogo il terzo incontro del semestre didattico 2013 della Scuola per la Buona Politica di Torino, dedicato al “Capitalismo”. La lezione sarà tenuta da Roberto Schiattarella e verterà sul tema “Capitalismo e diseguaglianza”. Alle 17 seguirà il seminario di approfondimento, riservato ai soli iscritti, sul tema “Crisi economica, chi merita di essere salvato?”, con introduzione di Mario Cedrini. “La crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo, – sostiene il professor Schiattarella, docente all’Università di Camerino - è rivelatrice della natura profondamente iniqua delle regole dell’economia mondiale. Tali regole non sono un dato di natura, ma il frutto della scelta, assunta all’inizio degli anni Ottanta, di smantellare il sistema di limiti e vincoli al potere finanziario che erano stati introdotti dopo la crisi del ’29. Ne è risultato un sistema in cui l’industria è subalterna alla finanza e le borse crescono quando la Fiat annuncia licenziamenti. Se ne potrà uscire solo se la politica si assumerà la responsabilità di modificare le regole, rimettendo al centro il problema del lavoro e della diseguaglianza sociale. Gli Altri Incontri Del Semestre 2013 Della Scuola Per La Buona Politica - 11 aprile alle 15, Mauro Barberis, “Capitalismo e libertà”. Seminario con Gianluca Vitale: “Le nuove schiavitù” - 9 maggio alle 15, Clelia Bartoli, “Capitalismo e diritti”. Seminario con Maria Paola Aimo: “Che fine ha fatto il diritto al lavoro?” - 6 giugno alle 16, Serge Latouche, “Da dove, verso dove? Il capitalismo nella storia”-  
   
   
APPRENDISTATO, LE REGIONI AL MINISTRO: VALORIZZIAMO COSÌ QUESTO STRUMENTO  
 
Firenze, 11 marzo 2013 – “L’apprendistato rappresenta lo strumento fondamentale per l’ingresso nel mercato del lavoro grazie alla sua doppia caratteristica di contratto con una forte componente formativa che permette di acquisire le competenze fondamentali e l’esperienza professionale essenziale per il lavoro e la sua finalizzazione in un rapporto a tempo indeterminato all’interno dell’azienda”. Lo ha ricordato Gianfranco Simoncini, assessore alle attività produttive lavoro e formazione della Regione Toscana e coordinatore delle Regioni per la materia lavoro, nel presentare, questa mattina al ministero del Lavoro, il documento approvato dalle Regioni sullo stato di attuazione del nuovo testo unico sull’apprendistato e sulle proposte per superare le criticità presenti. L’incontro è stato promosso dal ministro Fornero. L’assessore ha fatto presente come le Regioni, a partire da questa idea condivisa, abbiano lavorato per una larga diffusione di questo strumento adeguando, così come aveva fatto la Toscana, le leggi regionali al nuovo testo unico. Il documento delle Regioni si sofferma, in particolare, sull’apprendistato finalizzato al raggiungimento della qualifica e del diploma che il testo unico disciplina all’articolo 3 e che riguarda i giovani fra i 15 e i 25 anni di età. Le Regioni propongono di valorizzare maggiormente questo tipo di apprendistato, che appare ancora poco utilizzato dalle imprese. “Si tratta di un aspetto significativo – ha spiegato l’assessore Simoncini – che, se sapremo risolvere alcuni problemi che ne limitano l’utilizzo, può dare un importante contributo anche al recupero dell’abbandono scolastico”. Fra i problemi rilevati dalle Regioni l’eccessiva onerosità per l’azienda e la mancata corrispondenza fra durata contrattuale e durata del percorso formativo: è per questo motivo che le Regioni propongono di “sollevare il datore di lavoro dalla remunerazione del tempo dedicato alla formazione strutturata, commisurando il salario dell’apprendista all’effettivo impegno lavorativo e formativo…”. Per renderlo più appetibile si propone di rendere la durata del contratto per qualifica o diploma (secondo l’articolo 3) uguale a quella prevista per l’articolo 4, ovvero per la formazione professionalizzante dei giovani fra i 18 e i 29 anni. Dovrebbe quindi essere prevista, per chi non raggiunge nei termini di durata del contratto la qualifica o il diploma, la possibilità per il datore di lavoro di stipulare un nuovo contratto, in modo da dare al lavoratore una ulteriore possibilità di recupero. Fra le proposte, anche lo studio di sgravi contributivi in proporzione all’impegno formativo per disincentivare l’interruzione anticipata del rapporto di lavoro, mentre si ribadisce la necessità di avviare una revisione generale dl sistema di istruzione e formazione professionale che preveda un ampliamento delle qualifiche e dei diplomi di riferimento. Il documento presentato oggi al ministro è stato approvato dalla Ix Commissione ed è stato condiviso dalla Conferenza delle Regioni. “Auspico che su questo testo – ha concluso Simoncini – così come sulle questioni aperte per la copertura finanziaria della Cassa integrazione in deroga e la riforma dei servizi per il lavoro, si possa rapidamente aprire un confronto col nuovo governo, vista la situazione di forte sofferenza che vive il mondo del lavoro ed in particolare i giovani.”  
   
   
SARDEGNA: 20 MILIONI DI EURO STANZIATI PER IL CREDITO DI IMPOSTA  
 
Cagliari, 11 Marzo 2013 - L´assessorato del Lavoro e l´Agenzia delle Entrate hanno firmato il Protocollo d´intesa per la gestione delle compensazioni del credito d´imposta per la creazione di nuovo lavoro stabile, finanziato con 20 milioni di euro dei fondi del Por - Fondo Sociale Europeo. Grazie a questo accordo, a breve le richieste già ricevute cominceranno ad essere evase, ma, considerato il numero elevato delle domande presentate, è stata già inoltrata all´Unione Europea la richiesta per ulteriori 13,5 milioni di euro. "E’ un provvedimento che consente di abbattere del 50% gli oneri contrattuali dei primi due anni per assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori cosiddetti svantaggiati e molto svantaggiati - ha spiegato l´assessore del Lavoro, Antonello Liori. E´ un´altra importante opportunità per creare occupazione realizzata grazie ad una buona programmazione dei fondi del Por-fse. Negli ultimi due anni abbiamo dimostrato una buona capacità di spesa rispettando tutti i target imposti dal’Europa e riuscendo così a realizzare interventi di politiche attive del lavoro che hanno consentito alla Sardegna di contrastare le difficoltà, attenuando gli effetti negativi della crisi occupazionale." "Questa iniziativa si aggiunge a quelle che hanno visto tra i principali destinatari altre categorie più deboli, come i giovani, le donne ed i disoccupati. Come i bandi per favorire la creazione di nuove imprese, con particolare attenzione all’imprenditoria femminile, il microcredito, l’apprendistato; nel campo degli enti locali, il fondo per i piccoli comuni; per i giovani, master and back, alta formazione e borse di studio, e finanziamenti per il mondo della cooperazione", ha concluso Liori.  
   
   
OCCUPAZIONE: LA COMMISSIONE PROPONE 3,6 MILIONI DI EURO DAL FONDO DI ADEGUAMENTO ALLA GLOBALIZZAZIONE PER GLI EX LAVORATORI DI AGILE S.R.L. IN ITALIA  
 
Bruxelles, 11 marzo 2013 - La Commissione europea ha proposto il 7 marzo di concedere all´Italia 3,6 milioni di euro del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (Feg) per aiutare 856 ex lavoratori della società di servizi di tecnologia dell´informazione Agile S.r.l. A trovare un nuovo posto di lavoro. La proposta sarà ora trasmessa al Parlamento europeo e al Consiglio dei ministri della Ue per essere approvata. László Andor, Commissario Ue responsabile dell´occupazione, degli affari sociali e dell´inclusione, ha dichiarato: "Questa proposta per 3,6 milioni di euro del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in Europa può aiutare gli ex lavoratori della Agile a migliorare le loro competenze e quindi a trovare nuovi posti di lavoro." L´italia ha chiesto l´intervento del Feg per 1 257 lavoratori della Agile S.r.l. Che hanno perso il lavoro, 856 dei quali dovrebbero beneficiare delle misure cofinanziate dal Feg. Il pacchetto di misure è pensato per aiutare i lavoratori offrendo loro consulenza riguardo alla carriera, valutazione delle competenze, assistenza nel ricollocamento e nella ricerca di lavoro, formazione professionale e potenziamento delle competenze, istruzione di livello post-universitario, promozione dell´imprenditorialità e contributi alla creazione di imprese, facilitazioni all´assunzione, tutoraggio dopo il reinserimento professionale, indennità per la ricerca di lavoro e contributi per le spese speciali come l´assistenza a persone non autosufficienti, contributi per le spese di pendolarismo e di trasferimento nel luogo del nuovo posto di lavoro. Il costo complessivo stimato del pacchetto è di circa 5,6 milioni di euro, 3,6 milioni dei quali saranno erogati dal Feg. Contesto - La forte flessione del settore delle tecnologie dell´informazione e della comunicazione in Italia ha colpito la Agile S.r.l. Con particolare durezza. Gli effetti della crisi economica e finanziaria mondiale sono esplosi nel momento in cui la società stava cambiando la propria strategia commerciale e passando dall´offerta di servizi di call-center a livello locale all´offerta di servizi It integrati a livello multiregionale. Davanti al calo della domanda gli sforzi della società si sono rivelati insufficienti, con conseguenti gravi perdite e insolvenza, che hanno a loro volta condotto ai licenziamenti. I licenziamenti sono ripartiti su gran parte d’Italia. Sono infatti interessate 12 regioni su 20: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. Dal 2007, anno in cui è divenuto operativo, il Feg ha ricevuto 105 domande di contributo finanziario. Sono stati richiesti fondi per circa 454 milioni di euro per dare aiuto a circa 94.500 lavoratori. Attualmente sta aumentando il numero dei settori economici e degli Stati membri che presentano domande Feg per aiutare i lavoratori licenziati. Una maggiore apertura del commercio con il resto del mondo si traduce in vantaggi globali per la crescita e l´occupazione, ma talvolta anche in perdita di posti di lavoro, in particolare in settori vulnerabili e per i lavoratori meno qualificati. È per questo che il presidente della Commissione Barroso ha proposto a suo tempo di istituire un Fondo per aiutare coloro che subiscono maggiormente le conseguenze della globalizzazione. Il Feg, istituito alla fine del 2006, è stato creato per dimostrare la solidarietà dei molti che beneficiano della maggiore apertura dei mercati verso i pochi che si trovano ad affrontare lo shock improvviso della perdita del lavoro. Nel giugno 2009, le norme del Feg sono state riviste per rafforzarne il ruolo come strumento di intervento tempestivo e parte integrante della risposta della Ue alla crisi economica e finanziaria. Il regolamento Feg rivisto è entrato in vigore il 2 luglio 2009 e si applica a tutte le domande ricevute fra il 1° maggio 2009 e il 31 dicembre 2011. Sulla base dell´esperienza acquisita con il Feg dal 2007 e del suo valore aggiunto per i lavoratori assistiti e le regioni colpite, la Commissione ha proposto di mantenerlo anche nell´ambito del quadro finanziario pluriennale 2014-2020, migliorandone al contempo il funzionamento.  
   
   
NUOVE POSSIBILITÀ DI COLLABORAZIONE CON EURES TRANS TIROLIA  
 
Bolzano, 11 marzo 2013 - Per individuare misure atte a migliorare la situazione occupazionale in Alto Adige nel mese di aprile vi sarà un incontro di consultenti dell´Eures European Employment Services, ed in giugno un convegno per individuare soluzioni di politica del lavoro. Lo ha concordato il comitato di coordinamento dell´Eures Trans Tirolia riunitosi, mercoledì 6 marzo 2013, a Bolzano sotto la presidenza di Helmuth Sinn, direttore della Ripartizione lavoro della Provincia. Eures Transtirolia è un´iniziativa dell´Unione Europea, in particolare dal sistema di collocamento Eures European Employment Services, per promuovere l´occupazione al di là dei confini nazionali nelle regioni del Tirolo, dell´Alto Adige e del Cantone dei Grigioni. L´area di collaborazione corrisponde alle regioni del Tirolo, dell´Alto Adige e del Cantone dei Grigioni, dove sono presenti in totale circa 550.000 lavoratori. Oltre ai quasi 1.500 pendolari giornalieri e settimanali. I progetti Eures Transtirolia si rivolgono ai lavoratori e persone in cerca di occupazione, interessate a lavorare nel paese confinante, a persone che già lavorano nel paese confinante ed ai datori di lavoro interessati ad assumere personale dal paese confinante. Una delle azioni è la disponibilità di una borsa lavoro online (http://www.Eures-transtirolia.eu/) dove al momento attuale vi osno 3.000 posti di lavoro disponibili nel Land austriaco del Tirolo, 150 nel Cantone svizzero dei Grigioni e 600 in Alto Adige. Il Comitato di coordinamento dell´Eures Trans Tirolia nella riunione di oggi, mercoledì 6 marzo 2013, tenuta a Bolzano e presieduta da Helmuth Sinn, direttore della Ripartizione lavoro della Provincia, ha preso in esame varie possibilità per migliorare la situazione occupazionale in Alto Adige, che al momento attuale è in posizione di svantaggio rispetto ai partner Land Tirolo e Cantone dei Grigioni. Come è stato con concordato nell´incontro odierno già nel prossimo mese di aprile vi sarà un incontro a livello di consulenti Eures per individuare misure concrete perfar fronte alle problematiche in ambito occupazionale. Nerl mese di giugno sarà organizzato un convegno per individuare soluzioni di politica del lavoro anche grazie ad uno scambio di esperienze. In tal modo come fa presente Helmuth Sinn sarà possibile ottenere ulterioi imulsi per il nuovo Patto del lavoro a cui si sta lavorando.  
   
   
FIRENZE: LAVORO, REPORT DEI CENTRI PER L’IMPIEGO SOSTANZIALMENTE STABILE L’OCCUPAZIONE FEMMINILE, IN CALO LE COMUNICAZIONI MASCHILI  
 
Firenze, 11 marzo 2013 - Calano complessivamente di 3.283 unità le comunicazioni di avviamento al lavoro dei Centri per l’impiego della Provincia di Firenze, nel periodo gennaio-ottobre 2012 rispetto allo stesso periodo del 2011. Relativamente alla qualità del lavoro, in linea generale diminuiscono i contratti a tempo indeterminato (11,2%) e aumentano i contratti part-time, che rappresentano ormai il 33% del totale. Per quanto riguarda la durata dei contratti, solo il 50% di quelli a temine è superiore ai 30 giorni lavorativi. Ecco i dati nel dettaglio Avviamenti. Nei primi 10 mesi del 2012 i Centri per l’Impiego della Provincia di Firenze hanno registrato 162.366 nuovi rapporti di lavoro. La suddivisione di genere vede la componente femminile attestarsi a 84.446 avviamenti (52%) rispetto agli 84.291 del 2011, superando i maschi del 4% (avviamenti maschili 2012: 77.920, rispetto a 81.358 del 2011). Per quanto riguarda la ripartizione territoriale delle comunicazioni di avviamento notiamo che in massima parte si registrano nella sede del Centro per l’impiego di Firenze città (due terzi delle comunicazioni) che in sostanza ogni giorno lavorativo ha processato ben 391 comunicazioni. I due Centri di Sesto e Scandicci raccolgono complessivamente il 17,5% del totale delle comunicazioni. I rimanenti quattro Cpi - San Casciano, Borgo San Lorenzo, Figline e Pontassieve - intercettano una minima parte delle comunicazioni, pari al 15,9% del totale. Gli avviamenti al lavoro di cittadini stranieri 44.853 (27,6% del totale) risultano sostanzialmente pari al dato del periodo 2011. Lavoratori coinvolti in processi di crisi aziendali. La prima azione per la formalizzazione delle crisi aziendali è rappresentata dall’apertura di una procedura aziendale tramite una comunicazione preventiva, rivolta alle rappresentanze sindacali, all’Inps e alla Commissione provinciale del lavoro, contenente i motivi che determinano la situazione di difficoltà, nonché il numero, la collocazione aziendale e i profili professionali del personale che presumibilmente verrà investito dalla crisi. Nella provincia di Firenze (compreso il circondario Empolese Valdelsa), 257 aziende hanno segnalato una condizione di difficoltà, per un totale di circa 1.828 unità espulse dal lavoro, in gran parte uomini (1204 unità, pari al 65,86%). Maggiormente colpite sono state Firenze, con 112 aziende in difficoltà, e Sesto Fiorentino, con un totale di 60 aziende in difficoltà. I settori più coinvolti sono le costruzioni, l’edilizia, l’impiantistica e l’industria manifatturiera-artigianale . Settori. I settori che registrano dati migliori rispetto ad altri sono quelli legati a istruzione (+1.802 rispetto al 2011), attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (+1.189), professioni legate alla cura e all’assistenza familiare (+1.128). I saldi negativi con maggiori decrementi si registrano nei settori tradizionali dell’economia locale: attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (-3.283), attività manifatturiera (-1900) e costruzioni (-1.900). ´´ Tipologie contrattuali. ´´Confrontando nei primi dieci mesi dei 2011-12 le tipologie contrattuali comunicate dalle imprese al momento dell’assunzione, osserviamo che la maggiore variazione si registra nei contratti a chiamata con un incremento di 1.081 rapporti, rappresentando circa il 6% del totale degli avviamenti. Occorre ricordare che la legge n.92 del 28 giugno 2012 ha modificato questo rapporto prevedendo una comunicazione preventiva all’Ispettorato del lavoro ogni volta che il datore di lavoro decida di impiegare il lavoratore, riducendo in questo modo eventuali irregolarità. Rimangono sostanzialmente immutati i rapporti di lavoro interinale (o a scopo di somministrazione) a tempo determinato con 17.697 avviamenti, mentre quelli a tempo indeterminato contano 18.161 comunicazioni. Da rilevare che il contratto a tempo indeterminato rappresenta orami solo il 11,2% del totale degli avviamenti trasmessi nei primi dieci mesi del 2012. Nel 2007 anno precedente l’inizio della crisi economica il contratto a tempo indeterminato rappresentava ben il 22,4%, vale a dire che negli ultimi cinque anni questa forma contrattuale si è ridotta di circa il 50%. Durata dei contratti a tempo determinato. Un ulteriore elemento di precarietà è rappresentato dalla durata dei rapporti di lavoro: analizzando i contratti a termine si nota come oltre 25.000 contratti abbiano una durata di un solo giorno e 18.617 avviamenti si concludono entro 7 giorni. Lavoratori iscritti nelle liste di mobilità. Nei primi dieci mesi del 2012 i lavoratori iscritti nelle liste di mobilità sono stati ben 4.755 di cui 2.693 uomini (erano 2.164 nel 2011) e 2.062 donne (1.715 nel 2011). Rispetto al genere sono gli uomini ad essere espulsi dal mondo del lavoro rappresentando oltre il 56% del totale delle unità lavorative. Se confrontiamo i dati con quelli del 2006 notiamo che in sei anni i lavoratori iscritti alle liste di mobilità sono passati da 2081 a 4755 nel 2012 con un incremento percentuale del 128%.  
   
   
ENRICO CALAMAI, UNA VITA PER I DIRITTI UMANI L’EX DIPLOMATICO A PARMA PER PARTECIPARE A TRE INCONTRI SUL TERRITORIO. PRIMO APPUNTAMENTO IN PROVINCIA CON IL PRESIDENTE BERNAZZOLI  
 
Parma, 11 marzo 2013 – “Il problema è quello che facciamo noi, noi Stato”. Parla di diritti umani Enrico Calamai e lo fa a partire dalla sua esperienza di diplomatico iniziata in Cile poi proseguita in Argentina, dove fu console dal 1972 al 1977, negli anni tremendi della dittatura militare di Videla quando le persone venivano rapite, torturate e seviziate e poi si facevano sparire sottraendole agli affetti più cari. E il ricordo personale, che una giornalista gli chiede al termine dell’incontro di benvenuto organizzato in Provincia con il presidente Vincenzo Bernazzoli, racconta la tragedia di cui è stato testimone, quando giovanissimo diplomatico a Buenos Aires cercava con ogni mezzo e mettendo a rischio la propria vita di salvare centinaia di uomini e donne minacciati dal regime militare. L’episodio che racconta è quello di una giovane, figlia di italiani, che con la madre arriva in Consolato e parla del rapimento suo e del suo ragazzo, di cui poi non saprà più nulla, delle torture e dello stupro protrattisi per giorni, delle minacce ricevute quando la lasciano andare. “Se parli ti ammazziamo” le dicono. Come tanti altri nemmeno lei sa la ragione di tutto questo ma la denuncia la fa perché sentiva fosse suo dovere. “Se c’è una cosa per cui la mia persona, quello che ho vissuto, ha un senso è che tutto è cambiato ma tutto è come allora. Ci sono ancora gli esseri che non arrivano. Spesso pensando ai barconi lasciati vagare nel mare mi chiedo se questi non hanno finito per portarci qui desaparecidos – e più in là – I diritti umani sono un conquista dell’umanità e non possono essere ignorati. L’unica cosa da fare è cercare di organizzarsi, mettersi insieme come istituzioni, volontariato e agire in loro difesa, con gli strumenti di cui si dispone”. Enrico Calamai è a Parma e nel Parmense su invito della Rete “ Terra d’Asilo”, il progetto di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, inserito nella rete Sprar (sistema nazionale di protezione), e sostenuto da 27 Comuni del territorio provinciale con capofila Fidenza, con la partecipazione della Provincia di Parma e Ciac onlus in qualità di ente gestore del progetto che mette a disposizione 35 posti di accoglienza. L’incontro in Provincia è l’occasione per un confronto su questi temi e sul lavoro svolto in un decennio sul territorio da Ciac.“dobbiamo a loro il fatto di avere nella nostra agenda istituzionale un tema come quello dei rifugiati e richiedenti asilo. Il lavoro costante svolto da Ciac costruisce e diffonde responsabilità” – sottolinea l’assessore provinciale Marcella Saccani.“da oltre un decennio in Italia si sta costruendo un sistema di protezione che rispetti la dignità dei rifugiati, un sistema di cui siamo parte e che abbiamo contribuito a realizzare con un progetto che è punto di riferimento nazionale” – ha spiegato Emilio Rossi presidente di Ciac onlus. “Le vite delle persone si salvano biologicamente ma anche consentendo di riappropriarsi della propria vita – ha commentato Maria Silvia Olivieri che accompagna Calamai e che fa parte del Servizio Centrale Sprar, tra i massimi esperti della protezione rifugiati e richiedenti asilo in Italia - Ci rediamo colpevoli nei confronti delle persone che vengono qui ogni volta che permettiamo non sia restituita loro la dignità, ogni volta che il nostro agire è lontano da un approccio sui diritti umani”.“E’ importante creare una rete dal basso in cui ognuno faccia la sua parte assumendosi la responsabilità di rendere visibile il problema dei perseguitati e farsene carico” – ha aggiunto Adele Tonini, medico che svolge compito di coordinamento fra Ciac e Ausl di Parma. “Il pianeta continua a produrre perseguitati e torturati ed è importante che da’altra parte del mondo esistano realtà come la nostra in cui si è scelto di attrezzarsi per dare aiuto a queste persone” – ha osservato il presidente del Consiglio provinciale Mario De Blasi.“ Il tema dei diritti è una questione fondamentale che attiene al valore della persona. Ed è significativo che dal basso nasca la spinta a ritrovare su di esso un filo, un’azione ancor più necessaria in una fase come questa, di crisi mondiale, in cui i problemi rischiano di riacutizzarsi e esasperarsi” – ha detto il presidente Vincenzo Bernazzoli concludendo l’incontro.Quello di oggi in Provincia è stato il primo appuntamento pubblico, questa sera Calamai sarà a Langhirano (ore 21,00, sala del Consiglio Comunale), domani 7 marzo a Fidenza (ore 10,30, Ridotto del Teatro Magnani) e la sera a Sala Baganza (ore 20,30, sala convegni della Rocca Sanvitale). Enrico Calamai è stato diplomatico in Cile e Argentina. Viceconsole a 27 anni e poi console a Buenos Aires, nel corso del suo mandato (1972 -77), coinciso con gli anni più bui della dittatura Videla, riuscì a mettere in salvo centinaia di oppositori politici italo-argentini del regime militare, facendoli espatriare. Una sorta di “Perlasca” dei desaparecidos. Lo fece mettendo in pericolo la propria vita, poiché all’epoca coloro che in Argentina si opponevano al regime di Videla facilmente entravano a far parte della lunga schiera dei desaparecidos: sequestrati, torturati e lanciati da aerei nell’oceano. Nel 2004 il presidente argentino Kirchner gli ha conferito la Cruz dell’Orden del Libertador San Martin, nel 2010 gli è stato consegnato il Premio Italia Diritti Umani. A lui è stata dedicata una puntata di “La storia siamo noi”, di Gianni Minoli, intitolata: "Enrico Calamai. Un eroe scomodo", Rai educational. Maria Silvia Olivieri, del Servizio Centrale Sprar. E’tra i massimi esperti in Italia circa l´evoluzione, lo stato attuale e le prospettive future della protezione in Italia. Ha contribuito con il proprio lavoro di ricerca e pubblicazione alla divulgazione e all’approfondimento del dibattito nazionale che ha portato il nostro Paese a istituire, da poco oltre un decennio, un sistema nazionale di protezione che si costruisce mediante l’impegno degli enti locali e gli enti di tutela, sviluppando un modello di accoglienza diffusa e integrata. Il suo intervento verte sulla costruzione del sistema di accoglienza e protezione in Italia ed il protagonismo che vi hanno i territori ove si elaborano idee servizi e sperimentazioni che divengono riferimenti a livello nazionale. Il progetto “Terra d’asilo”, che aderisce allo Sprar – Sistema di Protezione per Richiedenti asilo e Rifugiati ha a partner: i comuni di Fidenza (capofila), Langhirano, Sala Baganza, Busseto, Fontanellato, Fontevivo, Noceto, Unione Civica Terre del Po (Polesine Parmense e Zibello), Roccabianca, Salsomaggiore Terme, San Secondo Parmense, Sissa, Soragna, Trecasali, Calestano, Collecchio, Corniglio, Felino, Lesignano dé Bagni, Monchio delle Corti, Montechiarugolo, Neviano degli Arduini, Palanzano, Tizzano Val Parma, Traversetolo, Ciac, Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione internazionale di Parma e Provincia, Provincia di Parma, Azienda Usl di Parma, Regione Emilia Romagna, Consorzio Solidarietà Sociale Parma, Amnesty International - Gruppo 208 e Circoscrizione Emilia Romagna, Associazione Coordinamento Pace e Solidarietà, Associazione Mondinsieme  
   
   
8 MARZO 2013: GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA QUASI UN TERZO DELLE DONNE E IL 5% DEGLI UOMINI CHE HANNO UN BAMBINO PICCOLO HA LAVORATO PART-TIME NEL 2011  
 
 Bruxelles, 11 marzo 2013 -  In occasione della Giornata internazionale della donna l´8 marzo 2013, Eurostat, l´ufficio statistico dell´Unione europea , pubblica una selezione di dati su donne in materia di occupazione e sulla conciliazione tra lavoro e vita familiare. Le tabelle di seguito riportate mostrano solo una piccola parte della grande quantità di dati di genere a base di disposizione di Eurostat. Una sezione dedicata sul tema della parità di genere è disponibile sul sito web di Eurostat 1 . Più alta percentuale di donne manager in Lettonia, Ungheria e Francia Nel 2011, un terzo dei dirigenti 2 nella Ue-27 erano donne. C´erano meno femminile che di sesso maschile dirigenti in tutti gli Stati membri, con le percentuali più elevate di donne manager registrate nel 2011 in Lettonia (45%), Ungheria (41%) e Francia (40%), e il più basso in Cipro (15%) ,Grecia (23%) e Malta (24%). Più femminile di insegnanti di sesso maschile in primaria e di istruzione secondaria superiore ... Le donne dominano la professione di insegnante, in particolare nella scuola primaria. Ci sono molto più femminile che insegnanti maschi a livello di istruzione primaria 3 in tutti gli Stati membri. Nel 2011, l´85% degli insegnanti di scuola primaria nella Ue-27 erano donne, con le percentuali più alte della ceca Repubblica e Slovenia (entrambi 97%), l´Italia , la Lituania e l´Ungheria (tutti 96%), e la più bassa in Danimarca (69% ), Lussemburgo(74% nel 2010) e la Spagna (75%). Mentre ci sono anche più donne insegnanti maschi a livello di istruzione secondaria superiore 3 in -27 , il modello è meno pronunciato. Nel 2011, la percentuale di insegnanti donne a livello secondario superiore è stata del 59%, con le percentuali più elevate in Lettonia (80%), Lituania (79%) eBulgaria (78%), e la più bassa a Malta (43%), Germania , Spagna , Lussemburgo e Paesi Bassi (tutti al 50%). Femmina ... Ma meno di quella maschile personale docente dell´istruzione superiore D´altra parte, a livello di istruzione terziaria 3 ci sono meno femminile che maschile personale accademico (che comprende docenti e ricercatori) nellaUe27 . Nel 2011 la percentuale di personale accademico femminile è stata del 40% nella Ue-27 , con le percentuali più alte in Lettonia (59%),Lituania (55%) e Finlandia (50%), e il più basso a Malta (30%), il ceco Repubblica , la Francia e l´Italia (tutti 36%). Massima percentuale di medici donna nel Baltico Stati membri Nel 2010, il 45% dei medici in -27 erano donne, rispetto al 38% nel 2001. Nel 2010, le percentuali più alte sono stati trovati in Estonia e Lettonia(entrambe 74%), Lituania (70%) e Romania (69%), e la più bassa in Lussemburgo (30% nel 2011), Belgio (36%), l´Italia e Malta (entrambi 37%). Occupazione: Percentuale di insegnanti donne, medici e dirigenti,%
Proporzione di:
insegnanti donne del primario 3 insegnanti donne nell´istruzione secondaria superiore3 personale accademico femminile nell´istruzione superiore 3 medici donna donne manager 2
2011 * 2010 ** 2011
Eu27 85 59 40 45 33
Belgio 81 61 45 36 30
Bulgaria 94 78 48 : 37
Repubblica Ceca 97 58 36 54 26
Danimarca 69 : : 45 28
Germania 84 50 39 42 30
Estonia 93 73 : 74 36
Irlanda 85 65 : 39 34
Grecia : : : 39 23
Spagna 75 50 40 51 30
Francia 83 54 36 41 40
Italia 96 63 36 37 25
Cipro 83 59 39 : 15
Lettonia 93 80 59 74 45
Lituania 96 79 55 70 39
Lussemburgo 74 50 43 30 25
Ungheria 96 65 38 54 41
Malta 85 43 30 37 24
Paesi Bassi 85 50 40 45 30
Austria 90 53 38 44 27
Polonia 85 66 43 57 39
Portogallo 80 68 44 51 34
Romania 86 67 46 69 31
Slovenia 97 66 39 59 38
Slovacchia 89 71 44 56 31
Finlandia 79 58 50 55 32
Svezia 82 52 43 45 35
Regno Unito 87 60 43 45 35
Islanda 81 52 47 33 41
Liechtenstein 78 44 27 : :
Norvegia 74 50 43 43 32
Svizzera 81 40 37 36 33
Croazia 92 65 44 60 25
Yug ex. Rep. Di Macedonia 79 58 47 59 28
Turchia 52 42 41 37 :
* dati del 2010: Cipro, Lussemburgo, Malta, Romania, Regno Unito, Islanda, Croazia e Turchia. Dati del 2010 per il personale accademico in materia di istruzione terziaria per l´Irlanda. Aggregato Ue si basa su anni disponibili. * * dati del 2009: Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, dati del 2011: Irlanda, Spagna, Francia, Lussemburgo, Regno Unito e Islanda. Aggregato Ue si basa su anni disponibili. : Dati non disponibili Percentuali più elevate di lavoro a tempo parziale tra le donne con i bambini nei Paesi Bassi, Austria, Germania e Regno Unito Un modo per conciliare lavoro e vita familiare è quello di lavorare a tempo parziale. Nel 2011 nella Ue-27 , quasi un terzo (32%) delle donne occupate tra i 25 ei 54 avente un bambino di meno di 6 anni di lavoro a tempo parziale, mentre per le donne occupate con tre figli o più, dove è il più giovane di età compresa tra 6 o meno, la metà (50%) hanno lavorato a tempo parziale. Per gli uomini impiegati, i tassi erano significativamente più bassi (5% e 7% rispettivamente). Mentre la percentuale di donne che lavorano a tempo parziale aumenta quando avere figli e anche con il numero di bambini, la percentuale di uomini rimane relativamente stabile. Tra i lavoratori subordinati senza figli, il 22% delle donne e il 7% degli uomini ha lavorato part-time nel 2011. Sia per le donne che hanno un bambino di età inferiore a 6 e per quelli con tre o più figli, dove è il più giovane di età compresa tra 6 o meno, le percentuali più alte di coloro che lavorano a tempo parziale sono stati osservati nei Paesi Bassi (81% per quelli con un bambino di età inferiore a 6 e il 92% per quelle con tre o più figli), Austria (60% e 69%), Germania (56% e 77%) e il Regno Unito (48% e 67%). F lexible ore di lavoro più utilizzato negli Stati membri nordici Un altro modo per conciliare lavoro e vita familiare è quello di avere una qualche forma di orari di lavoro flessibili 5 , che dipende dalla scelta personale, sulla legislazione nazionale e sulla politica applicata dal datore di lavoro. Nella Ue-27 , il 26% di donne dipendenti a tempo pieno di età compresa tra 15-64 usati orario di lavoro flessibile nel 2010 e il 29% degli uomini. Le quote maggiori sia per le donne e gli uomini sono stati registrati in Finlandia (53% di donne dipendenti a tempo pieno e il 59% di sesso maschile), la Svezia (49% e 47%), Danimarca (entrambe 44%), Germania(39% e 41% ) e Austria (36% e 39%). Part-time per numero di bambini e orari di lavoro flessibili per i dipendenti a tempo pieno
Percentuale di persone occupate di età compresa tra 25-54 di lavoro part-time per numero di bambini, 2011
Non ho figli 1 bambino 4 3 bambini 4 o più
Percentuale di dipendenti a tempo pieno tra i 15 ei 64 anni che ha orari di lavoro flessibili 5 , 2010,%
Donne Maschi Donne Maschi Donne Maschi Donne Maschi
Eu27 21,7 7.0 32,2 4,5 49,6 7.0 25,9 28,7
Belgio 33,4 8,4 35,3 6,2 56,5 6,4 21,4 22,0
Bulgaria (1.4) (1.7) : : : : 6,9 9,6
Repubblica Ceca 4,2 1,7 11,2 : (13.7) (2.0) 25,5 29,3
Danimarca 27,4 10,8 24,0 5,3 38,3 : 43,9 43,5
Germania 31,2 8,5 56,2 5,4 77,3 8,5 38,9 40,5
Estonia 12,1 5,2 (16.6) : (25.7) : 17,7 26,9
Irlanda 16,1 10,8 26,2 7,9 48,3 7,7 32,5 35,0
Grecia 8,4 4,4 10,2 3,1 13,7 (2.7) 27,0 25,0
Spagna 17,7 7,4 25,5 4,9 40,7 5,5 11,0 10,8
Francia 20,5 6,2 24,5 4,8 52,4 (5.3) 33,8 36,4
Italia 23,2 6.0 33,1 3,5 45,8 3,5 32,3 35,5
Cipro 9,5 7,4 (7.4) : (15.5) : 18,1 16,5
Lettonia 8,6 7,5 12,3 : : : 2,6 4,6
Lituania 8,2 7,1 : : : : 10,4 11,4
Lussemburgo 19,9 3,2 28,0 : 50,9 : 21,7 25,2
Ungheria 6.0 4,2 10,0 (2.2) 26,3 (5.2) 5,9 7,4
Malta 11,9 3,0 27,6 : : : 8,5 11,8
Paesi Bassi 55,7 16,5 80,7 13,4 92,0 14,4 27,3 26,7
Austria 30,1 7,5 60,0 5,7 68,6 (6.1) 35,6 39,1
Polonia 7.0 4,2 8,8 (1.9) 16,2 (2.9) 8,7 13,2
Portogallo 11,6 6,7 8,5 3,0 16,1 : 8,4 11,7
Romania 7.0 7,7 5,8 4,8 19,5 16,0 7,8 10,3
Slovenia 6,9 5,4 (7.5) : (19.8) : 11,9 14,0
Slovacchia 4,7 2,5 (5.6) : : (5.5) 11,1 9.0
Finlandia 10,4 6,5 17,3 (3.6) 21,5 : 53,0 59,0
Svezia 26,1 8,5 31,8 8,3 49,6 8.0 49,0 46,8
Regno Unito 22,4 6,3 48,4 5,1 66,6 12,2 34,0 31,8
Islanda : : : : : : 43,5 44,6
Norvegia : : : : : : 54,8 60,1
Croazia 8,3 4,5 : : (8.6) (5.0) 6,6 7,3
Yug ex. Rep. Di Macedonia 5,8 6,1 (4.4) (3.1) (7.1) : 21,4 26,3
Turchia 16,8 5,5 15,7 2,5 44,0 6.0 : :
: Dati non disponibili o non affidabili a causa delle dimensioni del campione troppo piccolo. L´affidabilità dei dati indicati tra parentesi possono essere influenzati da campioni di piccole dimensioni. Http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/
employment_social_policy_equality/equality
 , dove sono presentati molti a base di indicatori di genere, così come i collegamenti per il sito web della Commissione europea Direzione generale della Giustizia e al Istituto europeo per l´uguaglianza di genere. Include manager aziendali e dirigenti di piccole imprese. Istruzione primaria: Classificazione internazionale tipo dell´educazione (Cite) 1, l´istruzione secondaria superiore: Cite 3, istruzione terziaria: Cite 5 e 6. Irlanda : i dati per l´istruzione secondaria superiore comprende l´istruzione secondaria inferiore (Cite 2) e post-secondaria non terziaria (Isced 4), Finlandia : i dati per l´istruzione secondaria superiore sono post-secondaria non terziaria (Isced 4); Danimarca : dati per l´istruzione primaria sono l´istruzione secondaria inferiore (Cite 2), Francia : i dati per l´istruzione terziaria sono post-secondaria non terziaria (Isced 4); Estonia : i dati per l´istruzione secondaria superiore comprende programmi di formazione professionale a livello secondario inferiore (Cite 2) e post-secondaria non terziaria (Isced 4), l´Italia e la Svizzera : i dati comprendono solo settore pubblico. Un bambino di età inferiore a 6. Tre o più figli: Figlio minore di età inferiore a 6 e gli altri di età inferiore ai 15 o dai 15 ai 24, che sono economicamente dipendenti (ad esempio studenti a casa). Orari di lavoro flessibili: Avere orario flessibile / lavoro bancario tempo, avere un numero fisso giornaliero di ore, ma una certa flessibilità entro il giorno, oppure il proprio programma di lavoro (senza alcun limite formale).
 
   
   
PARI OPPORTUNITÀ. LE DONNE IN EMILIA-ROMAGNA, TRA CONQUISTE E DIFFICOLTÀ. LA FOTOGRAFIA IN DUE QUADERNI PUBBLICATI DALLA REGIONE. NECESSARIE POLITICHE REGIONALI DI SOSTEGNO ALLE DONNE E AI GIOVANI  
 
Bologna, 11 marzo 2013 – Un tasso di occupazione femminile (60,9%) al di sopra dell’obiettivo di Lisbona, una copertura dei servizi per l’infanzia (29,5%) ai vertici italiani e una rete di programmi sanitari di screening che raggiunge tutte le donne senza distinzioni di reddito e cultura e contribuisce ad accorciare le disuguaglianze. Questi i buoni risultati dell’Emilia-romagna raccontati nella quarta edizione del volume “Le donne in Emilia-romagna”, pubblicato nei Quaderni di statistica preparato anche quest’anno dal servizio statistica della Regione e voluto dall’assessorato regionale alle Pari opportunità. La pubblicazione in 200 pagine traccia il quadro della situazione femminile in regione e nel confronto con l’Europa ed evidenzia la tenuta di alcune conquiste costruite negli anni. Conquiste che però diventano più fragili se l’obiettivo si concentra in particolare sulla situazione delle giovani donne: ragazze dai 18 ai 34 anni che condividono con i coetanei il destino di una generazione che, per la prima volta dal dopoguerra, corre il rischio di avere meno opportunità dei propri genitori. “Il quadro generale conferma il trend del passato, mentre tra i giovani le difficoltà di una generazione equiparano per lo più i ragazzi e la ragazze”, sottolinea l’assessore regionale alle pari opportunità Donatella Bortolazzi. “Quello che emerge, però, sono anche segnali di un ritorno al passato, con le giovani donne che rischiano di essere schiacciate in ruoli ‘tradizionali’ e con un rinnovato peso delle differenze di classe che, a loro volta, potrebbero mortificare ancor di più le donne. I dati, il confronto con il territorio - conclude Bortolazzi - ci confermano quindi quanto siano necessarie politiche regionali di sostegno alle donne e ai giovani. In questa direzione cruciale continueremo a lavorare con determinazione e impegno”. “Le donne in Emilia-romagna, edizione 2013- Quaderni di Statistica” Il volume delinea un quadro della situazione e delle condizioni di vita delle donne in Emilia-romagna utilizzando statistiche di fonte ufficiale: Istat, Eurostat, Ministero dell’Interno, Ministero della Sanità, Regione Emilia-romagna. I sette capitoli descrivono diversi aspetti della condizione delle donne: dati demografici, stato di salute, situazione occupazionale, livello di istruzione, partecipazione politica, violenza che si trovano a subire. Le reti di solidarietà e il ruolo delle donne Negli ultimi decenni i mutamenti demografici e la maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro hanno determinato difficoltà crescenti per la tenuta delle reti informali di aiuto. Con l’aumento della popolazione anziana e il calo delle nascite, la rete di parentela è divenuta sempre più ‘stretta e lunga’ (Rapporto annuale 2010 di Istat). Il che significa: donne occupate con figli sovraccariche per il lavoro di cura all’interno della famiglia e nonne sempre più schiacciate tra cura dei nipoti, dei genitori anziani non autosufficienti e dei figli adulti spesso ancora presenti in casa. Le persone tra i 15 e 64 anni che dichiarano di prendersi regolarmente cura di qualcuno in Emilia-romagna sono 1 milione e 100 mila, pari al 40,2% della popolazione (percentuale maggiore di quella in Italia, che è del 38,4%). Tra queste le donne si assumono l’onere di cura in misura maggiore rispetto agli uomini: 44,6% contro 35,8%. Sempre le donne dedicano 3/5 delle ore di aiuto prestate a persone non coabitanti per sostenere le reti di solidarietà con attività domestiche, aiuto allo studio, cura dei bambini o assistenza di adulti; gli uomini, invece, si dedicano a lavori di riparazione e manutenzione, pratiche burocratiche e prestazioni sanitarie. L’età media di chi è impegnato in attività di cura in Emilia-romagna è 52,5 anni; le classi di età nelle quali gli individui sono più attivi nell’aiuto a persone non coabitanti sono 60-64 (cura dei nipoti) e 45-54 (cura di genitori anziani). La conciliazione fra vita professionale e lavoro di cura rimane quindi uno dei nodi centrali per affrontare il tema della parità di genere. La diversa condizione delle ragazze Le fasce più giovani della popolazione femminile sono protagoniste di una specifica analisi nel volume “Giovani donne fra opportunità e disuguaglianze”. Le ragazze hanno una doppia specificità: essere donne, ma soprattutto essere giovani in un periodo di particolare difficoltà economica e sociale. Gli indicatori segnalano una tendenza di tutti i ragazzi a posticipare, rispetto alle generazioni passate, eventi decisivi e descrivono una condizione di difficoltà nella transizione verso l’età adulta: quasi il 40% delle ragazze tra i 18 e i 34 anni vive in famiglia (il 58% dei maschi), mentre ci si sposa sempre più tardi (32 anni le ragazze, oltre 35 i ragazzi). L’uscita dalla famiglia d’origine è ancora più difficile in una fase di crisi economica caratterizzata da alti tassi di disoccupazione giovanile: il 21,9% in Emilia-romagna (21,4% in Europa - dato Eurostat), di cui il 23,9% di ragazze (20,8% in Europa) e 20,1% di ragazzi (21,9% in Europa). A ciò si affianca la difficoltà, tra chi lavora, a transitare dall’occupazione temporanea ad una permanente: in Italia solo 1 giovane, tra i 18 e i 29 anni, su 5 passa ad un lavoro stabile entro un anno (Istat). Inoltre, se in Emilia-romagna si osservano percentuali di Neet (giovani cioè che non lavorano né studiano) costantemente più basse della media europea (15,3% contro il 15,4%), le donne registrano percentuali stabilmente più sfavorevoli rispetto agli uomini: in regione il 18,9% delle ragazze tra i 15 e i 29 anni è fuori sia dal mercato del lavoro sia dai percorsi scolastici e formativi (il 17,5% in Europa) contro l’11,9% dei coetanei maschi (il 13,4% in Europa). Quanto alle caratteristiche: il 90% dei Neet di sesso maschile è costituito da “figli”, il 50% delle giovani è “madre” o “partner in coppia senza figli”. La violenza di genere Tornando al ‘Quadro’ un altro tema rilevante riguarda la violenza di genere. Negli ultimi cinque anni quasi 50 mila donne dell’Emilia-romagna hanno denunciato una o più violenze. Oltre 30 mila di esse sono state vittime di una violenza verbale (minaccia o ingiuria), 15 mila di una violenza fisica (lesioni o percosse), più di 2 mila di una violenza sessuale (settantasette delle quali con l’aggravante del sequestro di persona) e oltre mille di stalking. L’emilia-romagna, così come le altre regioni del Nord, ha tassi di violenza superiori alla media italiana. Il fenomeno riguarda cioè principalmente le aree più produttive e progredite del Paese. Esiste quindi una stretta correlazione fra emancipazione e violenza di genere. Le donne straniere L’immigrazione femminile negli ultimi anni è cresciuta a ritmi più sostenuti di quella maschile: fra gli stranieri le donne sono il 51,7%. Nella classe di età 24-31, una donna residente su 4 è straniera, così come lo è oltre il 12% della popolazione femminile totale. A partire dal 2010, inoltre, fra i bambini di 0-4 anni più di uno su cinque è straniero. Rispetto all’età media del parto, le donne straniere sono più precoci: diventano mamme poco dopo i 24 anni contro gli oltre 30 delle donne italiane. Alcuni punti di forza L’emilia-romagna conta anche alcuni punti di forza da consolidare, tra cui i risultati raggiunti dal sistema sanitario in materia di prevenzione grazie alla diffusione dei programmi di screening femminile, mammografia e pap-test. La regione è al primo posto in Italia nella percentuale di donne che si sottopongono a mammografia preventiva (84%) e al terzo posto per l’esecuzione degli esami per la prevenzione dei tumori al collo dell’utero (87%), con una copertura diffusa in modo equo tra tutte le classi sociali. Ciò oltre a ridurre la pericolosità di alcune patologie, contribuisce a ridurre le disuguaglianze: i dati infatti mostrano che, in presenza di programmi di screening organizzati, il differenziale nell’esecuzione dell’esame preventivo tra le donne con una bassa istruzione e quelle maggiormente istruite diminuisce del 50% per il pap-test e del 75% per la mammografia rispetto alle regioni in cui non viene effettuato alcun programma dedicato. Altri indicatori importanti che pongono l’Emilia-romagna fra le regioni più progredite dell’Unione europea sono i tassi di occupazione e di disoccupazione. Il primo è al 60,9% e, nonostante la crisi, si mantiene al di sopra dell’obiettivo fissato a Lisbona e superiore sia al valore italiano (46,5) che a quello della Ue a 27 (58,5). Il tasso di disoccupazione femminile è, invece, al 6,2% e situa la regione nella terza migliore posizione in Italia (dopo Trentino e Valle d’Aosta) e di tre punti e mezzo al di sotto della media europea (9,8). Infine, se l’Italia con il 13,6% appare lontana dal raggiungimento dell’obiettivo di Lisbona del 33% di copertura per i servizi per la prima infanzia, l’Emilia-romagna si pone al primo posto in Italia con il 29,5%. Entrambe le pubblicazioni sono consultabili e scaricabili online da “Alla pari”, il portale della Regione Emilia-romagna dedicato alle politiche di genere ( www.Allapari.regione.emilia-romagna.it ).  
   
   
BUSY NESS WOMEN, PER ISCRIVERSI ALL’EDIZIONE 2013 C’È TEMPO FINO AL 19 APRILE  
 
Firenze, 11 marzo 2013 – Aprono le iscrizioni alla 6a edizione del progetto Busy Ness Women – Madrefiglia, percorso formativo gratuito organizzato da Regione e Unioncamere Toscana a partire dal 2007 per formare nuove imprenditrici toscane. In estrema sintesi l’obiettivo è utilizzare la collaudata tecnica del mentoring attraverso la quale un soggetto esperto (mentor), si mette al servizio di una esordiente (mentee), per trasferirle competenze e conoscenze acquisite nel corso degli anni. Ed aiutarla così ad avviare o ampliare la propria attività. La scadenza per la presentazione delle domande è fissata per il prossimo 19 aprile 2013. L’edizione 2013 partirà dapprima a Firenze, Grosseto e Pisa. Successivamente sarà la volta di Arezzo e Carrara. Per ciascuna area geografica potranno partecipare 36 candidate (24 esordienti e 12 esperte). Il percorso si rivolge a donne residenti o domiciliate in Toscana. I soggetti esperti dovranno avere almeno 3 anni di esperienza di impresa in ruoli di responsabilità. Le esordienti dovranno essere neo-imprenditrici o aspiranti tali, interessate a valutare e sviluppare una propria idea di impresa. Il bando sarà disponibile a partire da domani su: www.Regione.toscana.it/economiaefinanza/imprenditoriafemminile/index.html  www.Tos.camcom.it  www.Coap.info  www.Pi.camcom.it/assefi  e www.Metropoliaziendaspeciale.it  In Toscana l’imprenditoria femminile rappresenta circa un quarto del tessuto imprenditoriale regionale. Nel corso del 2012 le imprese femminili hanno registrato un incremento dello 0,8%, attestandosi al 24,2% del totale imprese registrate a fine anno in Toscana. Nell’anno passato la dinamica dell’imprenditoria femminile è risultata in leggero miglioramento rispetto al 2011, quando il tasso di crescita era stato pari al +0,7%.  
   
   
8 MARZO. VENETO: L’IMPEGNO DECENNALE DELLA REGIONE PER LE POLITICHE DI GENERE  
 
Venezia, 11 marzo 2013 - “La Regione del Veneto corona dieci anni di attività, a partire dalla previsione contenuta nella Legge finanziaria regionale nel 2003 (Iniziative per la promozione delle pari opportunità tra donna e uomo), con la quale è stata avviata una strategia di azioni mirate e concrete per la realizzazione di politiche di genere”. Lo ha messo in evidenzia l’assessore regionale alle pari opportunità Isi Coppola in occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale dedicata alla Donna. L’assessore ha fatto un excursus sugli interventi messi in atto dalla Regione in questi dieci anni, “nella convinzione – ha detto - che anche il mettere a disposizione piccole risorse avrebbe comunque dato il via ad un percorso virtuoso. E i dati lo hanno confermato”. Organismi di parità. Per promuovere ruoli di responsabilità delle donne e incoraggiare la presenza femminile nei centri decisionali in modo da avviare un processo di cambiamento del panorama anche istituzionale veneto, la Regione ha promosso e favorito l’istituzione di numerosi Organismi di Parità negli Enti locali, il consolidamento di quelli già presenti e operanti e il rafforzamento della rete sul territorio. Le Commissioni e i Comitati Comunali e Provinciali per le Pari Opportunità rappresentano oggi una realtà molto diffusa sul territorio e costituiscono elementi cardine per la sensibilizzazione e la diffusione di una cultura di genere e per l’attuazione dei principi di pari opportunità. In questo ambito le proposte dal territorio sono state numerose, con la presentazione da parte di Enti locali di 390 progetti dal 2004 (al 2012 compreso). Complessivamente sono state finanziate 193 iniziative (fino al 2012 compreso) per un importo di 1.161.180 euro. Attualmente risultano presenti in Veneto circa 150 Organismi di parità (Commissioni, Comitati, Consulte). Circa il 70% degli enti locali veneti ha adottato la “Carta europea per la Parità delle Donne e degli Uomini”, una percentuale fra le più alte a livello italiano, Servizi per le donne. Gli interventi regionali hanno avuto come finalità una rete di punti di riferimento sul territorio con servizi dedicati alle donne per il supporto e la consulenza legale, occupazionale, imprenditoriale, psicologico-sanitario e di conciliazione dei tempi famiglia/lavoro. Particolare rilievo ha assunto la rete Qui Donna/quid. I Servizi Permanenti Qui Donna infatti, per l’esercizio delle loro funzioni sono collegati ad altre Reti e Sportelli, forniti da altri Enti e Associazioni quali: Sportello Lavoro, servizi socio-sanitari dell’Ulss, Sportelli impresa e altri servizi istituzionali. Rappresentano un primo punto informativo e di accoglienza in ambito psicologico e sanitario, legale, occupazionale e di inserimento lavorativo, imprenditoriale, di conciliazione delle tematiche familiari e di lavoro, culturale. Dal 2011, la Regione ha rafforzato ulteriormente questa linea di intervento, fornendo un coordinamento istituzionale a questi servizi, certificandone l’offerta con la nuova denominazione Qui Donna/quid e sostenendone la qualità attraverso il finanziamento erogato e anche con interventi formativi. Da semplici punti informativi i servizi permanenti negli Enti Locali sono diventati una vera e propria rete di servizi, in grado di garantire degli standard preventivamente definiti dall’Ente Regionale e offrire non solo informazione ma un livello di sostegno e accompagnamento più qualificato. Il riconoscimento di questi “luoghi della rete” è stato realizzato grazie all’adozione del marchio che verrà a breve registrato. Per quanto riguarda l’entità dei progetti considerati, complessivamente dal 2004 al 2012 sono stati finanziati 146 progetti (tra attivazione e consolidamento) per un importo complessivo di 1.513.822 euro. Cultura di genere e sensibilizzazione nelle scuole. L’attività di programmazione e pianificazione regionale si è contraddistinta per una particolare attenzione e sensibilità alle giovani generazioni e al mondo della scuola Le iniziative finanziate nelle scuole hanno come obiettivo la diffusione di una cultura di parità con la partecipazione diretta degli studenti e, soprattutto, con la formazione di reti di relazioni per insegnare il “valore della differenza” alle donne e uomini del futuro (finanziati 168 progetti per un importo di 1.019.501 euro). L’assessore Coppola ha, infine, toccato il tema della violenza sulle donne, un fenomeno che in virtù del processo di sensibilizzazione avviato sul territorio è emerso con maggiore evidenza in Veneto rispetto ad altre regioni italiane, dove però il dato è inferiore perché le vittime non presentano denuncia. Negli ultimi due anni infatti in Veneto le denunce sono triplicate, passando dall’11% al 37%. Nel 2012, inoltre, in Veneto si sono registrati 5 omicidi di donne e 13 tentati omicidi. E’ un tema delicato – ha aggiunto l’assessore – che richiede una sensibilità e una preparazione diversa da parte degli operatori che se ne occupano. Dal 2007 è iniziato un percorso di azioni, in collaborazione con la Commissione regionale e con l’Osservatorio nazionale violenza domestica (Onvd) di Verona, per sensibilizzare e sostenere le vittime e informare e formare gli operatori che possono intercettare il fenomeno, creando un coordinamento con Prefetture, Questure, Procure della Repubblica e Tribunali del Veneto, Polizia, Carabinieri, i Pronto Soccorso ospedalieri e Medici di base di tutto il territorio veneto. “Ma dall’emersione del fenomeno – ha concluso l’assessore – si deve passare all’aspetto della sicurezza. Per questo è’ stato realizzato un censimento delle strutture di accoglienza, costantemente aggiornato online, e dal 2010 è disponibile uno stanziamento specifico per realizzare case rifugio per donne vittime di violenza, puntando ad ampliare l’assistenza anche ai minori. Finora la Regione ha impegnato circa 500 mila euro per le attività di formazione e 2 milioni di euro per la realizzazione e il miglioramento dei centri di accoglienza ma anche per la loro gestione”.  
   
   
MARCHE: I PRIMI NIDI DOMICILIARI POTRANNO ESSERE APERTI ENTRO LA FINE DELL’ANNO.  
 
Ancona, 11 marzo 2013 - Si affaccia nel panorama dei servizi per il sostegno alla famiglia un’interessante opportunità lavorativa, in particolare per la componente femminile: i nidi domiciliari, che potranno diventare una realtà concreta nelle Marche già entro la fine dell’anno. La Regione assegnerà infatti alle Province le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione dei corsi di aggiornamento propedeutici all’esercizio delle funzioni di operatore di struttura. “Finalmente si parte – dice soddisfatto l’assessore regionale Luca Marconi – Questa sperimentazione va alla prova dei fatti”. Un servizio importantissimo per le famiglie ma anche perché rappresenta un’interessante fonte di occupazione. Numerose sono state le richieste pervenute di interessamento all’apertura di un nido domiciliare. “L’aspettativa è grande – continua Marconi – Contiamo sul fatto che le Province procedano in tempi brevi all’organizzazione dei corsi per far sì che entro la fine dell’anno i primi nidi possano essere aperti”. E’ stato chiesto alle amministrazioni provinciali di esprimersi in merito alla scelta dei tipi e del numero dei corsi da avviare immediatamente, sulla base delle disponibilità finanziarie esistenti. I corsi finanziati dalla Regione si svolgeranno in ogni provincia. Saranno aperti a 20 allievi ciascuno per una durata di 88 ore, di cui 58 di teoria e 30 di tirocinio a cui saranno tenuti a partecipare gli allievi che non l’abbiano già svolto in una struttura per la prima infanzia. Le 58 ore di teoria sono suddivise in: modulo “Preparare e somministrare pasti a bambini di età compresa tra 0 e 36 mesi – 30 ore; modulo “Rispettare le norme di sicurezza” – 16 ore; voce “Elementi di primo soccorso” del modulo “Curare il benessere psico-fisico del bambino – 12 ore. “Si è ritenuto indispensabile – spiega Marconi - che tutti coloro che aspirano ad esercitare le funzioni di operatore di nidi domiciliari debbano frequentare i corsi di aggiornamento, poiché l’attività che essi andranno a svolgere ha carattere peculiare, rivolto all’infanzia, e l’esercizio della quale richiede la conoscenza di nozioni che non possono trovarsi in corsi di analogo contenuto”. Saranno assegnati complessivamente € 70.400,00 suddivisi equamente per Provincia (€ 14.080,00 ciascuna). La partecipazione ai corsi costituirà credito formativo in sede di svolgimento dei corsi di qualifica di secondo livello che essi dovranno comunque frequentare per poter svolgere le funzioni di “Operatore di nidi domiciliari”. Alla Provincia di Ancona saranno concessi altri € 75.000,00 per lo svolgimento di un corso di qualifica di secondo livello che sarà possibile avviare sul territorio nell’immediato e che è rivolto a soggetti che non hanno i titoli specifici per svolgere attività di educatore ma che sono tuttavia sono in possesso, oltre che di un diploma di scuola media superiore, di una esperienza personale nelle attività richieste; in questo caso sono stati previsti 25 allievi per una durata di 400 ore, che comprendono la parte teorica e 150 ore di stage. Nell’ammissione ai corsi hanno priorità coloro che risiedono nel territorio della regione Marche. I richiedenti possono scegliere di partecipare ai corsi banditi da qualsiasi Provincia, indipendentemente dalla loro residenza. Verranno ammessi ai corsi i richiedenti le cui domande siano pervenute per prime in ordine di tempo, fino all’esaurimento dei posti disponibili in ciascun corso. A tal fine, per assicurare la trasparenza dei procedimenti di ammissione delle domande, le stesse dovranno pervenire alle Province esclusivamente per via telematica. Qualora una delle Province non provveda entro il 31 marzo 2013 ad avviare le procedure per lo svolgimento del corso o dei corsi ad essa assegnati, il relativo finanziamento regionale verrà ripartito tra le altre Province, previo accordo tra le stesse. Infine, sono stati individuati i Centri per l’impiego, l’orientamento e la formazione quali strutture competenti alla tenuta dell’elenco degli “Operatore di nidi domiciliari”.  
   
   
CODICE ROSA, ALTRE 5 AZIENDE ENTRANO NEL PROGETTO REGIONALE DELLA TOSCANA  
 
Firenze, 11 marzo 2013 – Altre 5 aziende entrano nel progetto regionale del Codice Rosa, portando così a 10 il numero di aziende sanitarie toscane che applicano il protocollo di tutela delle vittime di violenze e maltrattamenti. Entro il 2014, il progetto del Codice Rosa dovrebbe coprire tutto il territorio toscano. Le nuove aziende, che hanno aderito al progetto dall’inizio del 2013, sono la 5 di Pisa, la 6 di Livorno, la 11 di Empoli, l’azienda ospedaliero universitaria di Careggi e quella del Meyer. Vanno ad aggiungersi alla 9 di Grosseto, capofila regionale, che ha avviato il progetto già dal 2010, la 2 di Lucca, la 4 di Prato, la 8 di Arezzo e la 12 di Viareggio. “La forza del progetto del Codice Rosa – dichiara l’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni – e’ il lavoro di squadra: mettere in rete tante competenze diverse, medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, magistratura, forze dell’ordine, associazioni, centri antiviolenza, per fare un’azione coordinata a sostegno delle fasce deboli, e nello stesso tempo perseguire gli autori dei reati. L’ingresso delle nuove aziende – sottolinea ancora l’assessore – conferma la volontà di procedere alla graduale e progressiva estensione del progetto, che con il prossimo anno troverà completa diffusione su tutto il territorio regionale”. Nel 2012, nelle 5 aziende in cui il Codice Rosa era in funzione, sono stati trattati 1.455 caso di maltrattamenti e abusi su adulti e minori: 250 a Lucca, 338 a Prato, 241 ad Arezzo, 466 a Grosseto e 160 a Viareggio. Il dato, pur se rappresentativo di sole 5 aziende, e’, in tutta la sua drammaticità, rilevante e ci permette di avvicinarci alla comprensione della vera dimensione del fenomeno. È la punta dell’iceberg, che percepiamo molto grande ma di cui ignoriamo le reali dimensioni, perché le vittime hanno paura e non parlano, anche se nascondono il grande desiderio che qualcuno chieda loro cosa e’ successo veramente, cosa si nasconde dietro a quella che è stata dichiarata una caduta accidentale in bagno o l’urto contro uno sportello della cucina. Sul totale dei dati rilevati riferito agli adulti, 1.248 sono caso di maltrattamento, 44 di abuso sessuale e 22 di stalking. È necessario ricordare che il progetto non è rivolto solo alle donne, ma anche ai bambini, agli immigrati, alle vittime di atti omofobici, agli anziani. Questi ultimi rappresentano una categoria tra le più deboli, nei confronti della quale è più difficile proporre interventi che, se pur motivati dall’esigenza di tutela, richiedono in molti casi l’allontanamento della vittima, provocando il suo distacco dal nucleo familiare, unica fonte di collegamento affettivo, anche se problematico, oltre che indispensabile fonte di accudimento e sostentamento. Altra fascia debole, i bambini: i dati delle 5 aziende del 2012 fanno emergere 113 casi di maltrattamento e 28 casi di abuso sessuale su minori. Per contrastare questo fenomeno, sono attivi da tempo nell’azienda ospedaliero universitaria Meyer l’Osservatorio per i diritti del bambino in ospedale e il Gruppo sull’abuso all’infanzia e all’adolescenza, G.a.i.a., creato per aiutare i minori vittime di abusi e maltrattamenti che giungono all’osservazione clinica. L’adesione dell’azienda ospedaliero universitaria di Careggi permette inoltre di coinvolgere due grandi strutture di pronto soccorso, come quelle di Careggi e del Cto e assicura la collaborazione del Centro di riferimento regionale violenza e abuso sessuale su adulti e minori, del Dipartimento assistenziale integrato materno infantile.  
   
   
BRESCIA - IMPRESE ROSA: IN PROVINCIA SOPRA LA MEDIA REGIONALE  
 
Brescia, 11 marzo 2013 - In provincia di Brescia, secondo i dati reperibili dal Registro Imprese della Camera di Commercio, le imprese femminili rappresentano il 21% del totale. Tale percentuale è superiore a quella lombarda (20,4%), ma inferiore a quella italiana (23,5%). Per quanto riguarda la forma giuridica, la più diffusa tra le imprese “rosa” è quella dell’impresa individuale (24,0%) seguita dalla società di persone (22,3%) e dalla società di capitali (14,4%). Con riferimento ai diversi settori economici, è da evidenziare la rilevanza femminile nel settore del turismo che si attesta al 34,4% del totale; a seguire il comparto assicurazioni e credito con una presenza femminile del 24,7%, il commercio 24,4%, i servizi alle imprese 22,7%. “Il contributo in termini di innovazione e creatività fornito dalle imprese femminili alla crescita della nostra economia – commenta il Presidente della Camera di Commercio, Francesco Bettoni – sta diventando sempre più rilevante, soprattutto nei settori orientati ai servizi alle imprese e alla persona” . I settori che rimangono invece ancora tipicamente maschili sono quelli del trasporto e spedizioni e delle costruzioni, dove l´’incidenza delle imprese femminili si attesta rispettivamente all´8,1% e al 5,3%. Anche il trend di crescita delle imprese femminili risulta essere positivo: nell’ultimo trimestre del 2012 in provincia di Brescia sono nate 448 nuove imprese femminili con un incremento del 29,1% rispetto al terzo trimestre 2012 e dell’1,8% sull’ultimo trimestre 2011. Coerentemente al dato generale, anche la maggior parte delle nuove nate imprese femminili ha assunto la forma di impresa individuale e si è concentrata nei settori del commercio e del turismo. Un importante contributo allo sviluppo e alla sensibilizzazione sulle tematiche dell´imprenditoria “rosa” è fornito dal “Comitato per l´imprenditoria Femminile” istituito presso la Camera di Commercio, presieduto da Cristina Bordignon, che svolge compiti di promozione, a livello locale, per l´incremento e la qualificazione della presenza delle donne nel mondo dell´imprenditoria, monitorando le problematiche che le imprenditrici maggiormente incontrano e svolgendo azioni volte a favorire l´accesso al credito.  
   
   
RESISTONO LE IMPRESE FEMMINILI: NEL 2012 IN PIEMONTE AMMONTANO A 111.381, IL 24,1% DEL TOTALE DATO SUPERIORE ALLA MEDIA NAZIONALE DEL 23,5%  
 
Torino, 11 marzo 2013 - Nel 2012 il numero delle imprese femminili registrate presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi risulta pari a 111.381 unità, per un tasso di crescita su base annua del -0,27%. La fase recessiva iniziata a partire dalla fine del 2011 e protrattasi per tutto il 2012, come accaduto per il sistema imprenditoriale nel suo complesso, ha messo a dura prova anche la base imprenditoriale femminile piemontese. Ciononostante, le imprese femminili piemontesi continuano a mantenere stabile la loro quota sul totale delle imprese registrate, pari al 24,1% nel 2012, incidenza lievemente superiore rispetto a quella nazionale (23,5%). Delle 111.381 imprese femminili, 8.108 sono straniere (in aumento rispetto all’anno precedente) e 12.585 “under 35” (in diminuzione rispetto al 2011). “La sostanziale tenuta delle imprese femminili di fronte a questa crisi - ha detto Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere Piemonte - dimostra che le donne sanno affrontare con straordinaria energia anche le difficoltà maggiori. Di certo portano con sé una determinazione, un bagaglio di competenze e stili imprenditoriali differenti rispetto agli uomini. Purtroppo sono ancora molti gli ostacoli che limitano le donne nell’esprimere appieno la propria creatività e professionalità nel mondo del lavoro, anche se il loro contributo si fa sentire da sempre nelle tante imprese familiari che caratterizzano il nostro tessuto produttivo. Credo che l’agenda del nuovo governo dovrà porre una grande attenzione a tutti quegli strumenti, innanzitutto di welfare ma anche di tipo finanziario, che possono sempre di più spingere le donne a fare impresa. Il sistema camerale nazionale e regionale ha investito da oltre dieci anni in questa direzione e continuerà a farlo, rafforzando i Comitati per l’imprenditoria femminile presenti e attivi sul territorio all’interno di ogni Camere di commercio”. A livello strutturale, le imprese femminili, come avviene per le imprese totali registrate, si costituiscono prevalentemente sotto forma di imprese individuali (61,7%) e di società di persone (27,8%), mentre soltanto il 9,0% predilige la forma delle società di capitale (quota in lieve aumento rispetto a quella registrata a fine dicembre 2011, quando era pari all’8,8%) e l’1,5% quella delle altre forme (classe di natura giuridica in cui sono comprese le cooperative e i consorzi). Dall’analisi della dinamica rispetto a fine dicembre 2011, si evidenzia la buona performance realizzata dalle società di capitale (+1,21%) e dalle altre forme (+2,60%); mentre risulta negativa la dinamica delle società di persone (-0,06%) e delle imprese individuali (-0,65%).
Valutando le variazioni annuali dello stock di imprese femminili registrate per settore di attività economica si osserva come il comparto del turismo abbia registrato la variazione percentuale positiva più consistente (+2,26%), seguito dalle costruzioni (+1,01%) e dagli altri servizi (+0,33), mentre sono negative le variazioni rilevate dall’agricoltura (-2,96%), dal commercio (-1,59%) e dall’industria in senso stretto (-1,42%). A livello territoriale emerge come le imprese femminili si distribuiscano in modo sostanzialmente omogeneo nelle province piemontesi: risulta, infatti, ridotta la differenza che intercorre tra Biella e Alessandria, vale a dire le province in cui si concentrano, rispettivamente, la minore e la maggiore incidenza di imprese femminili sul totale imprese registrate.
 
   
   
REGGIO EMILIA - IN CRESCITA LE IMPRESE A CONDUZIONE FEMMINILE  
 
Reggio Emilia, 11 marzo 2013 - Sono salite a 10.381 nel 2012 le imprese femminili della provincia di Reggio Emilia registrando un saldo positivo di 25 unità. Il dato, che si riferisce alle imprese la cui partecipazione femminile risulta complessivamente superiore al 50%, analizzato dall’Ufficio Studi della Camera di commercio, si presenta, al netto delle cessazioni d’ufficio, in controtendenza rispetto al totale delle aziende della provincia che, alla fine dell’anno passato, hanno registrato un calo di 113 unità. Le imprese gestite da donne stanno così recuperando, seppur lentamente, un po’ di spazio nell’economia della provincia: hanno infatti raggiunto un peso percentuale del 18,1% sul totale delle ditte presenti nel reggiano. Pur se in aumento, il tasso di femminilizzazione delle imprese reggiane mostra ancora un valore inferiore sia a quello regionale che nazionale. Lo scarto fra il dato provinciale e quello dell’Emilia Romagna, che nel 2012 ha raggiunto il 20,8%, è di quasi due punti percentuali, mentre rispetto all’Italia (23,5%) è di oltre cinque punti. A livello di suddivisione per comparti, quello dei servizi è il settore nel quale si posizionano i due terzi delle imprese femminili: 6.585 sulle 10.381 iscritte alla Camera di commercio. Al suo interno, le attività di commercio, pubblici esercizi, servizi alle imprese, assicurazione e credito, informazione e comunicazione sono gestite, in un caso su cinque, da donne. Relativamente all’attività di servizi alla persona, come ad esempio l’istruzione, l’assistenza sociale e sanitaria, le imprese gestite da donne rappresentano addirittura il 37,5%. Le imprese femminili della provincia di Reggio Emilia, più che in Emilia-romagna e ancor più rispetto all’Italia, adottano ancora forme giuridiche semplici, come l’impresa individuale (61,2%) o la società di persone (23,7%). Nell’ultimo anno risultano in crescita sia le società di capitale – che nel 2012 hanno raggiunto in provincia le 1.380 imprese – che le cooperative, che sono passate da 133 a 144, forme organizzative maggiormente strutturate per essere più competitive sul fronte dell’innovazione e dell’internazionalizzazione.  
   
   
IMPRESE IN ROSA IN AUMENTO NEL PAVESE  
 
Pavia, 11 marzo 2013 - Una impresa su quattro in Italia è donna. In Provincia di Pavia le imprese rosa sono 11.275 rispetto alle 49.793 iscritte alla Camera di Commercio. Il dato relativo a fine dicembre scorso arriva dall’Osservatorio dell’imprenditoria femminile di Unioncamere e dimostra come le imprese “rosa” a livello nazionale abbiano registrato, rispetto al 2011, un aumentato di oltre 7mila unità con un incremento dello 0,5% della base imprenditoriale. Nella nostra Provincia l´incremento rispetto al 2011 è stato dello 0,59% Il dato riguardante la provincia di Pavia è quanto mai significato, sia se rapportato ai dati nazionali che regionali. Con 11.275 imprese femminili a fine 2012 Pavia è in Lombardia al quarto posto, preceduta solo da Milano (67.767), Brescia (25.604) e Bergamo (20.129). A livello nazionale Pavia precede, tra le altre, Piacenza, Pisa, Pistoia, Reggio Emilia, Siena, Viterbo. Rispetto ai settori economici la maggiore presenza di imprese femminili in provincia di Pavia si registra nel commercio (3.015 imprese), a seguire l´agricoltura con 1.780 aziende e i servizi alle imprese con 1.445. “Il posizionamento di Pavia sia in Lombardia che in Italia – afferma il presidente Giacomo de Ghislanzoni Cardoli – è quanto mai soddisfacente. L´attenzione con cui la Camera segue l´imprenditoria femminile è testimoniata dalla recente decisione della Giunta di ridare vita ad un apposito comitato per seguire, promuovere e sostenere le imprese rosa”. Il18 febbraio scorso la Giunta camerale ha infatti dato il via a tre nuovi organismi senza personalità giuridica e senza nessun onere aggiuntivo a carico dell’Ente, per supportare azioni a favore della Imprenditoria Giovanile, della Imprenditoria Femminile e delle Infrastrutture e Trasporti. Il Comitato Imprenditoria Femminile è così composto: Marialisa Boschetti (componente Consiglio Camerale); Pietro Ferretti (componente Consiglio Camerale); Romeo Iurilli (componente Consiglio Camerale); Antonella Moretti (settore Artigianato); Daniela Ferrara (settore Industria); Vilma Pirola (settore Agricoltura); Lorella Soldati (settore Commercio); Isa Maggi (settore Cooperazione); Graziella Galli (Organizzazioni Sindacali).  
   
   
PISTOIA - IL 2012 ANNO DI CRESCITA PER LE IMPRESE FEMMINILI  
 
Pistoia, 11 marzo 2013 - Sono 7.716 le imprese femminili registrate al registro imprese della Camera di Commercio di Pistoia al 31.12.2012. Di queste le attive sono 6.786 e costituiscono il 23,4% del totale delle imprese attive in provincia (nel 2010 erano il 22,5% e nel 2011 il 22,8%). I dati, che mettono in evidenza il ruolo sempre più importante delle imprese “in rosa” all’interno del sistema imprenditoriale della nostra provincia, emergono da un’analisi condotta dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Pistoia sui dati forniti da Infocamere ed estratti dal Registro Imprese. Il 2012 rappresenta ancora un anno di crescita per l’imprenditoria femminile, con un incremento in termini assoluti di 89 unità e una variazione percentuale positiva e pari a +1,2% per il totale delle imprese registrate. Se si considerano solo le imprese attive l’incremento è di 63 unità e la variazione percentuale è di +0,9%. La performance femminile è decisamente migliore rispetto al totale imprese dove il tasso totale di crescita sulle imprese registrate è stato pari a -0,2%, e dove il confronto 2012/2011 sul numero delle imprese registrate è negativo di 162 unità con una variazione pari a -0,4%. Questo spaccato imprenditoriale costituisce quindi un’eccellenza nell’ambito del sistema provinciale delle imprese, che ha retto meglio la crisi e ha dimostrato una più efficace capacità di reazione alle difficoltà congiunturali. Il dato pistoiese del 2012 è in linea con la media regionale (+1,2%), che vede solo 2 province dove la variazione percentuale del numero di imprese femminili fra il 2011 e il 2012 è stata maggiore (Prato +5,7%, Firenze +1,8%). Per le altre province è stata inferiore (Arezzo +0,6%, Grosseto -0,5%; Livorno -0,4%, Lucca +0,4%; Massa Carrara +0,3%; Pisa +0,4%, Siena +1,0%). Per quanto riguarda i settori: quello ove si concentra la maggior parte delle imprese femminili attive è il commercio (1.938 imprese che rappresentano il 27,9% del totale imprese), seguito dai servizi alle imprese (1.065 imprese pari al 26%) dal manifatturiero (927 imprese pari al 23,1%), dall’agricoltura (858 imprese, il 24,5%).  
   
   
BIELLA, IMPRESE IN ROSA FORTEMENTE IN CRESCITA  
 
Biella, 11 marzo 2013 - Nel 2012 il numero delle imprese femminili registrate presso il Registro Imprese della Camera di Commercio di Biella ammonta a 4.496, sono state rilevate 22 unità in meno rispetto al 2011, per un tasso di crescita su base annua pari a -0,5%. Le imprese femminili biellesi rappresentano il 23,1% del totale delle imprese registrate, quota inferiore rispetto a quella regionale (24,1%) e pressoché in linea con quella nazionale (23,5%). Delle 4.496 imprese femminili, 460 sono “under 35” e 218 sono straniere. “Nonostante l’incalzante crisi, che continua a ripercuotersi sul tessuto imprenditoriale della nostra provincia, le imprese “rosa”, grazie alla tenacia, alla grinta e al background culturale delle loro imprenditrici, hanno confermato una certa stabilità nel corso dell’anno 2012 – commenta il Presidente camerale Andrea Fortolan – Tuttavia, permangono ancora diversi ostacoli che limitano la corsa delle donne nel mondo del lavoro e a tal proposito, è opportuno prevedere l’adozione di particolari strumenti che tutelino e incentivino sempre di più le donne a fare impresa”. Dall’analisi per forma giuridica emerge che le imprese femminili si costituiscono prevalentemente sotto forma di imprese individuali (51%) e di società di persone (38%), mentre soltanto il 9% è rappresentato da società di capitale ed il restante 2% dalle altre forme. Valutando le variazioni annuali di stock per forma giuridica, si rileva come solo le società di capitale registrino un aumento (pari al +4,7%); risultano, invece, negative le dinamiche delle società di persone (-1,7%), delle altre forme (-1,2%) e delle imprese individuali (-0,4%). Per quanto concerne la distribuzione per settore di attività economica, si osserva una maggiore concentrazione delle imprese femminili biellesi negli Altri Servizi (38% del totale) e nel Commercio (26%). La presenza delle imprese ”rosa” negli altri comparti, invece, risulta più limitata e pari all’11% nell’Industria in senso stretto, al 9% nel Turismo, all’8% nell’Agricoltura e al 3% nelle Costruzioni. Dall’analisi delle variazioni annuali di stock per settore, emerge come il comparto delle Costruzioni abbia registrato la variazione percentuale positiva più consistente (+4,5%), seguito dall’Agricoltura (+2,9%), dal Turismo (+2,3%) e dagli Altri Servizi (+0,4%), mentre sono risultate negative le variazioni rilevate dal Commercio (-2,5%) e dall’Industria in senso stretto (-1,6%).  
   
   
IMPERIA - IMPRESE FEMMINILI: UNA RISORSA PER IL FUTURO  
 
 Imperia, 11 marzo 2013 - La ricorrenza dell’8 marzo quest’anno va a braccetto con un’emergenza che è sotto gli occhi di tutti: il lavoro. Nell’ambito della grave congiuntura del Paese, in Riviera le donne rappresentano una forza importante, dinamica, vitale. Un segnale di fiducia e speranza per il futuro. In provincia di Imperia un’impresa su quattro si tinge di rosa. Sono 6354 le imprese femminili attive classificate dal Registro delle Imprese della Camera di Commercio di Imperia, pari ad una quota del 26,7% del totale delle imprese operanti sul nostro territorio. Si considerano imprese femminili le imprese la cui partecipazione di genere risulta superiore al 50% mediando la composizione di quote di partecipazione e cariche attribuite. Nel caso della nostra provincia si rileva comunque un marcato grado di imprenditorialità femminile esclusivo. Infatti la conduzione di aziende considerate femminili, e con a capo soltanto donne, trova riscontro nel 94% circa dei casi. La crisi in atto non ha certamente risparmiato le imprese “in rosa”: rispetto all’anno precedente in Provincia di Imperia ci sono 96 imprese femminili in meno di cui ben 78 nel comparto agricolo. Rimane comunque molto significativa la quota rosa delle imprese della provincia di Imperia, superiore alla media che si registra in Liguria (25,4%) nelle regioni del nord-ovest (22,6%) ed a livello nazionale (24,3%).Le aziende a guida femminile operano soprattutto nel settore commerciale (1756 imprese corrispondenti al 31,5%) e nell’agricoltura (1714 imprese pari al 35,8%). Degna di nota anche la presenza nelle aziende operanti nel settore turistico (793 aziende / 35,4%) e nei servizi alle imprese (719 ditte pari al 30,1%). Una curiosità: le donne operano anche in un settore molto importante per la nostra provincia ma che si considera soprattutto riservato alla componente maschile: è quello delle costruzioni dove troviamo 269 imprese edili (5,3% ). Le imprese al femminile sono soprattutto individuali (72,6% del totale) in linea con la generalità delle imprese del nostro territorio. Altri aspetti dell’imprenditoria femminile nella nostra provincia riguardano la bassa incidenza di giovani e di imprenditrici straniere: soltanto il 9,4% appartiene alla categoria degli “under 35” mentre è dell’8% la quota di imprese guidate da donne di nazionalità straniera (60% nate nei Paesi extra Ue.  
   
   
TRENTO, TREND SOTTOTONO PER LE IMPRESE FEMMINILI  
 
Trento, 11 marzo 2013 - Anche in ambito economico, la festività dell’8 marzo sollecita interessanti riflessioni di genere. Come risulta dalle analisi dell’Osservatorio sull’imprenditoria femminile di Unioncamere, i più recenti dati hanno evidenziato che le imprese “rosa” sono sempre più diffuse sul suolo nazionale. Anche in quest’ultimo anno di crisi, si è registrato un aumento di quasi 7.300 unità in più rispetto al 2011, circa un terzo del saldo di tutto il sistema delle imprese. “La tenuta delle imprese femminili di fronte a questa crisi – ha detto Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere – dimostra che le donne sanno affrontare con straordinaria energia anche le difficoltà maggiori. Di certo portano con sé una determinazione, un bagaglio di competenze e stili imprenditoriali differenti rispetto agli uomini. Purtroppo – ha proseguito Dardanello – sono ancora molti gli ostacoli che limitano le donne nell’esprimere appieno la propria creatività e professionalità nel mondo del lavoro, anche se il loro contributo si fa sentire da sempre nelle tante imprese familiari che caratterizzano il nostro tessuto produttivo. Credo che l’agenda del nuovo Governo dovrà porre una grande attenzione a tutti quegli strumenti, innanzitutto di welfare ma anche di tipo finanziario, che possono sempre di più spingere le donne a fare impresa”. In base ai dati del Servizio studi e ricerche della Camera di Commercio di Trento, a fine 2012, le imprese femminili in provincia risultavano essere 9.899, il 19,8% del totale delle aziende registrate. La loro incidenza risulta inferiore rispetto sia a quella riscontrata nella regione Trentino-alto Adige (20,9%), sia nel Nord Est (21,6%) e nell’Italia nel suo complesso (23,6%). Questa minor presenza di imprese femminili nel contesto provinciale è dovuta perlopiù alla rilevanza che hanno in Trentino settori economici che sono “tipicamente” maschili come l’agricoltura e l’edilizia. Tuttavia, va sottolineato che dal 2005 ad oggi il Trentino ha conosciuto un incremento dell’incidenza delle imprese femminili di un punto percentuale passando dal 18,8% al 19,8%, mentre le altre aree utilizzate come termine di paragone hanno sperimentato un aumento più ridotto e pari circa allo 0,5%. Se questo trend dovesse proseguire si ritiene che in pochi anni la nostra provincia possa caratterizzarsi per una rilevanza dell’imprenditoria femminile prossima alla media nazionale. I settori dove si denota un’incidenza di imprese femminili piuttosto modesta sono le costruzioni (5,1% di imprese femminili) e i trasporti e spedizioni (8,8%). La presenza femminile è invece particolarmente rilevante nel comparto turistico (33,1%) e nel commercio (26,2%). Nel quarto trimestre 2012, ultimo dato disponibile, le nuove imprese femminili iscritte in Trentino sono risultate 151 con un aumento del 23,8% rispetto al dato delle iscrizioni relativo allo stesso trimestre dell’anno precedente. A livello nazionale l’aumento è risultato invece pari al 5,6%, un valore decisamente inferiore rispetto a quello locale, che testimonia come la provincia stia recuperando terreno rispetto all’Italia. Scendendo maggiormente nel dettaglio, le nuove iscrizioni di imprese femminili interessano principalmente i settori del commercio (35 nuove iscritte nel quarto trimestre 2012), del turismo (30) e dei servizi alle imprese (16). La forma giuridica prevalente è quella di impresa individuale (95) seguita da società di capitale (32) e società di persone (22).  
   
   
TORINO, DONNE E LAVORO: OCCUPAZIONE PIÙ STABILE MA MENO QUALIFICATA I RISULTATI DI UN’INDAGINE DELL’OSSERVATORIO PROVINCIALE SUL MERCATO DEL LAVORO  
 
 Torino, 11 marzo 2013 - Le donne “pagano” di più la crisi in ambito occupazionale: non tanto in termini di domanda di lavoro femminile quanto in qualità del lavoro. E’ quanto emerge da un’analisi condotta dall’Osservatorio provinciale sul mercato del lavoro, che è stata presentata nella sala Consiglieri di Palazzo Cisterna in occasione dell’incontro Donne, lavoro e conciliazione, promosso dalla Provincia di Torino in occasione della Giornata internazionale delle donne. L’osservatorio ha analizzato la domanda di lavoro femminile fra il 2008 e il 2012, per capire come è mutata dal punto di vista quantitativo e qualitativo in questo quadriennio, partendo da un analogo lavoro fatto nel 2011. Dall’analisi, emerge che il lavoro femminile è piuttosto dinamico e che dal 2008 ad oggi la domanda di lavoro femminile si è ridotta in proporzioni stabilmente inferiori rispetto a quella degli uomini. Infatti, se gli uomini hanno visto passare gli avviamenti al lavoro dai 196.414 del 2008 ai 151.084 del 2012 (circa il 23% in meno ), le donne hanno fatto registrare una contrazione di circa 27.000 unità, da 221.064 a 194.371 contratti (-12%). Il Volume di lavoro attivato (Vola) è invece passato da 101.782.000 a 52.301.000 giornate lorde (-49%) per gli uomini e da 81.589.000 a 46.157.000 giornate (-43%) per le donne. Tuttavia se l’occupazione femminile “tiene” un po’ più di quella maschile, la qualità (tipologie di contratti sottoscritti e loro durata media) è peggiorata più di quella degli uomini: se per entrambi il ricorso al contratto a tempo indeterminato subordinato cala in uguale misura di 6 punti percentuali (dal 15% al 9% per le donne e dal 20% al 14% per i maschi), la minore durata media dei contratti a tempo determinato cala di più per le lavoratrici: 22% (da 168 a 131 giorni) a fronte del 18% per gli uomini (da 214 a 175 giorni). Il trend dell’anno in corso conferma insomma quanto già individuato dalle ricerche precedenti, ma l’analisi dell’Osservatorio valuta anche quali sono i settori in cui le donne sono più impiegate: in testa ovviamente il terziario e inparticolare il lavoro domestico con il 90% dei contratti sottoscritti, i servizi generali con l’83%, l’istruzione, la sanità e la pubblica amministrazione (rispettivamente l’82%, il 79% e il 67% dei contratti), il commercio con il 67%, le attività finanziarie e assicurative (61%), gli alberghi e i ristoranti (58%). Si sa che le donne sono presenti in modo significativo nelle professioni ad alta qualificazione, ma non nelle posizioni di tipo dirigenziale. Il dato curioso è prò quali sono i settori in cui sono più “svantaggiate e meno richieste: in particolare l’Ict e i media, il settore bancario-assicurativo e lo spettacolo. “Si tratta di risultati da valutare con prudenza” spiega Giorgio Vernone responsabile dell’Osservatorio provinciale sul lavoro “E’ difficile spiegare gli scarti negativi. Se si esclude il manifatturiero, non si vedono particolari ragioni per cui le donne debbano accedere più difficilmente alle professioni ad alta qualificazione nel commercio, nell’assistenza sociale e ancora più difficilmente nell’Ict e nei media, nelle banche e assicurazioni e nelle attività culturali e dell’intrattenimento. Su questo faremo approfondimenti specifici”. “Le potenzialità delle donne sono un´occasione di sviluppo per tutto il paese” ha commentato l’assessore provinciale alle politiche di cittadinanza attiva e di pari opportunità Mariagiuseppina Puglisi “Dobbiamo lavorare, come istituzioni e come persone, affinché questo patrimonio di capacità sia valorizzato. L´europa non si può permettere di avere le casalinghe più colte e istruite del mondo” L’incontro Donne, lavoro e conciliazione, è infatti proseguito con gli interventi di Cristina Romagnolli, dirigente del servizio coordinamento dei Centri per l’impiego che ha presentato “I servizi dei Centri per l’Impiego della Provincia di Torino rivolti alle donne”; Maria Braia che è intervenuta su “La riforma del mercato del lavoro e le donne: nuovi strumenti per conciliazione e occupazione”; mentre Chiara Arduino, vicepresidente del Comitato unico di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazione, ha presentato l’attività dei Cug . Per stimolare il dibattito, Alessia Rossi e Lara Colombo del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino hanno chiuso il programma con un intervento su "Stimoli e racconti intorno alla conciliazione tra lavoro e famiglia". Per un´approfondimento: http://www.Provincia.torino.gov.it/speciali/2013/giornata_donna/    
   
   
MONZA E BRIANZA, LE DONNE AL COMANDO DI IMPRESE SONO 19MILA  
 
Monza, 11 marzo 2013 - Anche le donne, nel loro piccolo, comandano. Oltre alle nuove 103mila imprese femminili nate nel corso del 2012 in Italia, ci sono 19mila donne al comando che sfidano la crisi ogni giorno dalla loro posizione di amministratore delegato d’azienda. Nel nostro Paese rappresentano circa il 18% sul totale degli amministratori delegati, vale a dire quasi 1 capo su 5 è donna, sale per i servizi (circa il 19%), scende per l’industria (circa il 16%). Certo sono numericamente di meno, ma rispetto ai colleghi uomini le a.D. Sono più giovani (l’età media è di 50 anni contro 52) e sono più veloci a fare carriera (le “cape” sotto i 35 anni in Italia rappresentano l’8% sul totale contro il 5% dei giovani colleghi). A fare i conti con la crisi, anche domani nella giornata della festa a loro dedicata, ci sono poi quasi 29mila imprese femminili che nel corso del 2012 hanno aperto una procedura concorsuale, vale a dire un fallimento o una liquidazione. Alle imprese in difficoltà, si affiancano le nuove 103mila attività femminili nate nel 2012. Vale a dire che per ogni impresa che ha aperto una procedura concorsuale, ne sono nate più di tre nuove. Una vivacità imprenditoriale, in parte nata da imprenditrici per necessità che si sono messe in proprio per rispondere a difficoltà occupazionali, in linea con il dato generale. È quanto emerge da una elaborazione dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese. In Lombardia - A fronte delle 14mila imprese femminili nate nel corso del 2012 in Lombardia, sono oltre 3.200 le donne al comando con posizione di amministratore delegato d’azienda, e rappresentano circa il 16,5% sul totale, vale a dire che nella regione 1 capo su 6 è donna. Tra le province in cui le donne contano di più, Milano capofila con oltre 2 mila a.D. Donna, seguono Varese (297), Monza e Brianza (234), Brescia (208) e Mantova (187). A fare i conti con la crisi, tra fallimenti e liquidazioni, ci sono poi quasi 5mila imprese femminili che nel corso del 2012 hanno aperto una procedura concorsuale. Accanto alle imprese in difficoltà, sono 14mila le attività femminili nate nel 2012, vale a dire che per ogni impresa che ha aperto una procedura concorsuale, ne sono nate 3 nuove. È quanto emerge da una elaborazione dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese. “Le donne “al comando”, nell’impresa e nell’economia, sono una realtà che si è andata sviluppando negli ultimi anni, grazie anche alle recenti normative in tema di pari opportunità e rappresentano un valore aggiunto per tutto il sistema, non solo in termini di competitività economica, ma anche come motore e fattore accelerativo del cambiamento sociale - ha dichiarato Mina Pirovano, Presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di commercio di Monza e Brianza – Se questo è un primo traguardo, rimane ancora molto da fare: adesso è il momento di agire, supportando con politiche efficaci e strumenti mirati quelle donne che ancora faticano ad emergere, dando loro la possibilità di mettere la loro professionalità e il loro valore al servizio del Paese.”  
   
   
VERONA, LE IMPRESE IN ROSA HANNO UNA MARCIA IN PIÙ  
 
Verona, 11 marzo 2013 - Con le sue 19.367 imprese “rosa”, su un totale di 88.881 unità attive, conferma come l’imprenditorialità femminile possieda, anche in tempo di crisi, una marcia in più. “Le imprese femminili veronesi hanno, infatti, registrato nel lungo periodo (2006-2012) una progressiva capacità di crescita sul totale delle imprese attive”, osserva il Presidente della Camera di Commercio di Verona, Alessandro Bianchi, “con un incremento del +3,4%, evidenziando, quindi, rispetto al 2011, solo una lieve contrazione del -0,1%. Il 19,3% delle imprese femminili attive nel Veneto è ubicato nella provincia di Verona e, con un’incidenza percentuale di imprese femminili attive nel 2012 del +21,8% sul totale delle imprese del territorio, Verona mostra una crescente propensione delle donne nel fare impresa.” Prosegue nella sua analisi il Presidente Bianchi rilevando che “le donne veronesi imprenditrici, in linea con il trend registrato a livello nazionale, concentrano prevalentemente la loro attività nel commercio (4.734 imprese femminili attive, il 24,7% sul totale), nel settore dell’agricoltura ed attività connesse (3.685, il 21,5%), seguiti dai servizi alle imprese (2.989, il 25%). Le difficoltà maggiori si sono evidenziate, rispetto allo scorso anno, nel settore agricolo e soprattutto nel settore delle attività manifatturiere, sia pur con una flessione molto bassa, di 0,2 punti percentuali”. “Benché la forma giuridica più diffusa continui ad essere rappresentata dalle ditte individuali con 11.834 unità, è interessante osservare”, afferma il Presidente Bianchi, “l’aumento delle società di capitali che da 2.442 nel 2011 passano a 2.485 unità nel 2012, a fronte invece della riduzione del numero di imprese individuali, che erano 11.890 nel 2011”. Concorda a questo proposito la Presidente del Comitato Imprenditoria Femminile di Verona, Graziella Tabacchi Basevi, che rileva come la progressiva crescita di imprese “rosa” con forme giuridiche più strutturate sia certamente un segnale positivo, che fa ben sperare in termini di capacità di crescita ed apertura alle innovazioni e agli investimenti. “La Camera di Commercio di Verona - afferma la Presidente Basevi - anche attraverso il Comitato per la Promozione dell’Imprenditorialità Femminile, da anni si muove in questa direzione, pur tenendo ferma una prospettiva di costante miglioramento dei risultati fino ad ora ottenuti”. “In particolare - osserva Graziella Basevi - nel corso degli ultimi anni le attività del Comitato si sono ulteriormente spinte verso una direzione finalizzata a rafforzare la fiducia della donna nel proporsi come imprenditrice di successo, in particolare attraverso i corsi di formazione realizzati. Da ultimo - ricorda Basevi - il successo del Progetto Over 50, rivolto a donne di età uguale o superiore ad anni 50 che desiderano mettersi in gioco avviando un proprio progetto imprenditoriale, conferma la volontà del Comitato nel sostenere il mondo femminile nel superare gli ostacoli che vengono a profilarsi nel passaggio dall’idea-impresa alla sua concreata attuazione.” “Il cammino da portare avanti per una piena attuazione delle pari opportunità è ancora lungo, ma Verona - ribadisce il Presidente della Camera di Commercio - possiede le competenze e soprattutto la volontà per ottenere risultati sempre migliori”.  
   
   
PIACENZA - IL 22% DELLE IMPRESE SONO GESTITE DA DONNE  
 
Piacenza, 11 marzo 2013 - 6.955 sono le imprese femminili registrate a Piacenza al termine del 2012. Esse rappresentano il 22,2% delle imprese piacentine. Quest’incidenza si colloca in posizione intermedia rispetto a quella segnalata in regione (20,8%) e quella che appartiene all’Italia (23,5%). Le attività femminili si concentrano nel commercio (1.864) e nell’agricoltura (1.441), ma la loro presenza è significativa anche nel settore dei servizi alle imprese (807). In generale il settore nel quale la presenza femminile è più marcata in termini di incidenza percentuale –fatta eccezione per quello residuale identificato come Altri settori- è quello del turismo: 35 imprese su 100 sono a titolarità femminile. Circa un quarto delle attività vengono invece gestite da donne nei settori commercio, assicurazioni e credito, servizi alle imprese e agricoltura. Per contro la percentuale più bassa contraddistingue le costruzioni (5,7%). Passando l’esame ad un livello più strettamente congiunturale, nel corso dell’ultimo trimestre del 2012 le iscrizioni di imprese femminili a Piacenza sono state 99, il 15% in più di quelle registrate nel corso del terzo trimestre del 2012. Nel quarto trimestre del 2011 invece le iscrizioni erano state più alte del 10,8%. Suddividendo tali iscrizioni a livello di forma giuridica, 13 sono state relative a società di capitale, 16 a società di persone, 69 ad imprese individuali e solo 1 ad altre forme (cooperative).  
   
   
SAVONA - LA CRISI COLPISCE ANCHE LE IMPRESE FEMMINILI  
 
Savona, 11 marzo 2013 - La crisi colpisce duro e anche le imprese femminili ne risentono. L’anno 2013 è iniziato con 8.403 imprese “rosa” registrate al Registro Imprese della Camera di Commercio di Savona, uno stock inferiore dell’1,8% rispetto a quello di dodici mesi prima. Anche il totale delle imprese savonesi ha registrato nel 2012 un andamento negativo, ma la flessione della componente femminile risulta più marcata (-1,8% contro -1,4% del totale imprese registrate). Il trend è però contrario a quello del quadro nazionale: in Italia, infatti, le imprese femminili risultano in lieve espansione (+0,06%). La nostra provincia si conferma comunque una delle realtà a più elevata incidenza di imprese femminili rispetto al totale dell’economia: il 26,6% in provincia di Savona, mentre il tasso di femminilizzazione si posiziona in Italia su un valore medio del 23,5%. Nel 2012 i settori che hanno maggiormente accusato la flessione sono risultati l’agricoltura (-4,8%) e il commercio (-2,9%), i due settori in cui storicamente si concentra l’interesse imprenditoriale femminile e che contano, rispettivamente, 1.434 e 2.305 imprese femminili. Resistono meglio invece le imprese di un altro settore tradizionalmente a forte componente femminile, il turismo, che sale a 1.318 imprese attive nei servizi di alloggio e di ristorazione (+0,8%). In assoluta controtendenza sono le imprese femminili di nazionalità extracomunitaria, che risultano in forte crescita: a inizio 2013 sono infatti 302, il 4% in più della consistenza di un anno prima. In provincia di Savona la nazionalità più rappresentata è quella rumena, con il 12,9% del totale.  
   
   
SONDRIO - IMPRESE FEMMINILI, IL PRIMATO DELLA PROVINCIA  
 
Sondrio, 11 marzo 2013 - La piccola e decentrata provincia di Sondrio vanta un primato: ha una percentuale di imprese femminili, pari al 26% sul totale di quelle attive, superiore alla media nazionale, che arriva al 24%, e a quella lombarda, ferma al 21%. Un record che la valle conferma anche nel confronto con i più omogenei territori alpini: solo Aosta si avvicina, rimanendo al di sotto di un punto percentuale, le altre, Verbano Cusio Ossola, Belluno, Bolzano e Trento, sono tutte dietro, quest’ultima distanziata di oltre cinque punti. Su circa 3900 imprese attive guidate da donne, sulle quasi 15.000 del totale, quasi 2800, pari al 70% circa, sono ditte individuali, il 21,5% società di persone, il 7,7% società di capitali. Tre i settori trainanti: l’agricoltura, che, da sola, raggruppa il 29% delle imprese femminili, il terziario con il 24% e il commercio con il 23%. Seguono le attività di servizi per alloggio e ristorazione, al 15%, le attività manifatturiere con il 5% e le costruzioni con il 4%. In una congiuntura negativa, anche le imprese guidate da donne hanno risentito della crisi ma, stando ai numeri, sono riuscite a contrastarla meglio rispetto a quelle dei colleghi uomini, e il dato provinciale in questo senso è in linea con quello nazionale. Nell’ultimo trimestre del 2012, in Valtellina e Valchiavenna sono nate 142 imprese, mentre hanno cessato l’attività 239, la quota femminile è di 48 imprese nuove iscritte a fronte della chiusura di 66 imprese. Se si estende l’analisi all’intero 2012, si nota che le nuove sono state 226 e quelle che hanno cessato l’attività 255, con un saldo negativo di 29 che risulta più contenuto rispetto al dato complessivo di 194. A soffrire maggiormente i settori dell’agricoltura, delle costruzioni e del commercio.  
   
   
VCO, CRESCONO LE IMPRESE IN ROSA RISPETTO AL 2011  
 
Baveno, 11 marzo 2013 - Nel Vco quasi 1 impresa su 4 è governata da donne. In valore assoluto sono 3.300 le imprese governate da donne in provincia, che rappresentano il 23,8% del totale, in linea con la media regionale (24%) e nazionale (23,5%). Il tasso di sviluppo è comunque in lieve crescita rispetto al 2011 (+0,2%) e soprattutto registra andamenti migliori rispetto al totale delle imprese (-0,4%). Delle 3.300 imprese governate da donne, 375 sono “under 35” e 133 “straniere”, in aumento rispetto al 2011. A livello strutturale, prevalgono le imprese individuali: su 10 imprese governate da donne, 6 sono ditte individuali (in v.A.2.020 unità) seguite dalle società di persona (25%) e di capitali (11%) con 373 imprese. Dall’analisi della variazione di stock per forma giuridica, emergono due tendenze: la prima è la flessione del numero di imprese individuali (-21 unità tra le attività governate da donne) mentre la seconda è la tendenza verso l’aumento delle forme giuridiche più “sociali”: sono infatti, società cooperative, consorzi e associazioni a concretizzare un lieve aumento (+11 in v.A.) rispetto al 2011. La distribuzione per settore di attività evidenzia come le imprese femminili si concentrino soprattutto nei settori del commercio (956 imprese in v.A., pari al 29% del totale) e quello del turismo, inteso come alloggio e ristorazione (16% delle imprese governate da donne) con 525 attività. Seguono le attività legate ai servizi alla persona (11,4%) e le attività manifatturiere (circa 9%). Valutando le variazioni annuali di stock dei settori più rappresentativi, si osserva la crescita delle imprese governate da donne nel turismo (+1,7%, +9 unità in v.A.). In lieve flessione il commercio (-4 unità). Criticità si registrano nel comparto manifatturiero (-14 imprese), nei servizi alla persona (-16 imprese in v.A.) e nel settore agricolo (-17 attività), pari quasi all’8% del totale delle imprese governate da donne. Questi dati vanno letti in un quadro più ampio che non è solo quello della crisi economica ma della ancora troppo scarsa partecipazione femminile al lavoro. Proprio per questo la Camera di commercio sostiene il “Comitato per l’Imprenditoria Femminile”, nominato dalla Giunta camerale e presieduto da Sara Erba, imprenditrice verbanese. Tra le attività del Comitato si segnala il blog sviluppoedonna.Wordpress.com dove è possibile dialogare con le imprenditrici e trovare informazioni sul fare impresa. Il Comitato fa parte di una rete nazionale che conta 100 comitati in Italia. Il sostegno all’imprenditoria femminile è importante anche tenuto conto che le proiezioni Ocse mostrano che a parità di condizioni se nel 2030 la partecipazione femminile al lavoro raggiungesse i livelli maschili, la forza italiana crescerebbe del 7% e il Pil pro-capite crescerebbe di un punto percentuale. L’italia infatti è il terzultimo paese Ocse, davanti a Turchia e Messico, per livello di partecipazione femminile nel mercato del lavoro: 51% contro una media Ocse del 65%. Meno del 30% dei bambini al di sotto dei tre anni usufruisce dei servizi per l’infanzia e il 33% circa delle donne italiane lavora part-time per conciliare lavoro e famiglia (la media Ocse è 24%). Le donne sono percepite, troppo spesso, come le prime e uniche responsabili della cura della famiglia e della casa. Il tempo dedicato dalle donne italiane al lavoro domestico - in media 3,6 ore al giorno in più rispetto agli uomini – limita la partecipazione al lavoro retribuito. Nel nostro Paese, nelle ultime generazioni le donne hanno risultati migliori degli uomini negli studi. Il 59% dei laureati sono donne, ma la percentuale scende al 15% tra i laureati in materie informatiche e al 33% in ingegneria, professioni che offrono buone possibilità di impiego e salari maggiori. Le donne continuano ad essere in minoranza tra gli imprenditori e si concentrano in imprese di piccole dimensioni.  
   
   
FORLÌ-CESENA, DONNE IN AZIENDA E NELLE ISTITUZIONI  
 
Forlì-cesena, 11 marzo 2013 -La presenza delle donne nei Cda delle società e degli Enti pubblici come valore aggiunto di competenze e professionalità - interventi di Alida Fabbri, Presidente del Cif della Camera di Commercio di Forlì-cesena e di Alberto Zambianchi, Presidente della Camera di Commercio – alcuni dati sull’imprenditoria femminile in provincia In occasione della celebrazione della giornata dell’8 marzo, dedicata alla donna, il Comitato per l’imprenditoria Femminile, Cif, nella persona del suo presidente, Alida Fabbri, interviene per ribadire il ruolo fondamentale svolto in tutti i campi della vita sociale, civile ed economica dalla donna, ruolo che pur, tra difficoltà e ostacoli, ora sta ottenendo riconoscimenti anche sul piano normativo. E’ infatti in vigore dal 12 agosto 2012 la legge 120/2011 (Legge Golfo-mosca) che introduce l’obbligo per aziende quotate e pubbliche di inserire nei propri organi sociali almeno un quinto del genere meno rappresentato. Si tratta di un punto fermo per le cosiddette “quote rosa” di cui si deve tenere conto nelle gestioni di società ed Istituzioni. “Considero altamente positivo – dichiara Alida Fabbri, Presidente del Cif di Forlì-cesena e membro del Consiglio Camerale – il fatto che un certo numero di donne sia entrato nei Cda aziendali, apportando il loro importante contributo con elevato livello di preparazione, adeguate competenze e spiccato dinamismo. La strada però è ancora lunga, anche se, come imprenditrice e dirigente d’Associazione, sono stata tra le poche privilegiate a ricoprire, anni fa, un ruolo presidenziale. Le imprenditrici continueranno il lento e faticoso percorso di integrazione che porterà non solo ad una parità effettiva di genere, ma ad una società partecipata e condivisa da tutti.” Parlando di Consigli di amministrazione, è prossimo il rinnovo degli organi camerali nel quale è prevista una quota di rappresentanza “di genere”. “ Fra le novità che connotano il rinnovo, attualmente in corso, degli organi camerali – dichiara Alberto Zambianchi, Presidente della Camera di Commercio di Forlì-cesena – vi è anche certamente quella riferita alla “parità di genere”, nel senso che le norme in vigore riservano al genere femminile una percentuale di presenze. Tuttavia ciò non costituisce una novità assoluta per la nostra Camera, perché dal 2010 l’imprenditrice Annalisa Raduano ricopre una delle Vice Presidenze dell’Ente. Aggiungo che certamente a partire dal 2013 la presenza femminile, soprattutto all’interno del Consiglio Camerale, si rafforzerà. Sono assolutamente fiducioso riguardo al potenziale positivo di collaborazione e partecipazione al dialogo che verrà dalle nuove rappresentanti nominate dalla Associazioni di Categoria.” Analizziamo il quadro provinciale sotto il profilo dell’imprenditorialità: i numeri parlano chiaro, al 30.6.2012 in provincia di Forlì-cesena risultano attive 8.731 imprese femminili su un totale di 40.183 imprese, corrispondenti al 21,7% del totale (incidenza lievemente superiore a quella regionale,21,1%, ma inferiore a quella nazionale, 24,2%). Rispetto allo stesso periodo 2011, si nota una leggera flessione a livello provinciale, pari a –0,4%, flessione che appare però contenuta se paragonata alla dinamica delle imprese attive totali (-1,0%). Il trend dal 2007, a livello provinciale appare crescente (+1,2%) ma costantemente inferiore a quello regionale (+3,4%) e nazionale (+2,3%). “Commercio”, con il 26,7% delle imprese femminili, “agricoltura” con il 19,8%, “altre attività dei servizi (comprendente attività quali lavanderie, estetiste, parrucchiere ecc..), con l’11,2%, “alberghi e ristoranti” con il 10,9%, il settore manifatturiero, con l’8,4% e le “attività immobiliari”, con il 6,3%, sono i sei settori in ordine di importanza, che raggruppano in totale l’83,3% delle imprese femminili provinciali (il comparto a più elevata presenza femminile risulta “altre attività di servizi”, con oltre la metà delle imprese, 55,5%). L’analisi delle imprese femminili per natura giuridica, infine, mostra come il 64,8% siano imprese individuali, il 24,6% società di persone e solo il 9,1% società di capitali(la loro incidenza però è in aumento dal 9% del 30 giugno 2011). Nel territorio operano anche 102 cooperative “femminili” (1,2%). È possibile valutare l’impresa femminile anche relativamente al grado di presenza femminile, vale a dire in base alla percentuale di quote possedute da donne. Vengono previsti tre gradi di presenza crescenti: “maggioritaria”, “forte” ed “esclusiva”. Sul totale delle imprese della provincia individuate come “femminili”, l’87,6% è a presenza “esclusiva”, il 9,6% “forte” e il 2,7% “maggioritaria”. Se si escludono le imprese individuali (per le quali ovviamente esiste solo la modalità “esclusiva”), le imprese femminili possedute da donne in forma esclusiva sono il 79,2% per le società di persone, il 27,5% per le società di capitali ed il 46,1% per le cooperative della provincia.  
   
   
LECCE, LE DONNE GESTISCONO UN QUARTO DELLE IMPRESE SALENTINE  
 
Lecce, 11 marzo 2013 - Le donne sono alla testa di circa un quarto delle imprese salentine, in linea con il dato medio nazionale e regionale. Al 31.12.2012 sono 17.488 le imprese femminili nella provincia di Lecce, anche se il 2012 non è stato un anno proficuo per l’imprenditoria rosa che ha chiuso il bilancio con un saldo pari a zero, a differenza di quanto registrato per le imprese nel loro complesso, il cui bilancio si è chiuso con un saldo positivo pari a 516 unità e un tasso di crescita dello 0,71%. Lo scorso anno, invece, le cose erano andate decisamente meglio, con un bilancio chiusosi con un saldo positivo di 254 imprese e un tasso di crescita dell’1,5%. I settori economici - I settori in cui si concentrano le imprese al femminile sono il commercio (33,7%) e l’agricoltura (16%) con percentuali leggermente superiori alla distribuzione complessiva delle imprese, rispettivamente del 31% e del 13,6%. Al contrario le imprese femminili afferenti al comparto delle costruzioni sono il 3,8%, mentre il comparto nel suo complesso rappresenta il 15% del tessuto imprenditoriale salentino. La quota di imprese rosa che si dedicano ai servizi alla persona è del 7,8%, più elevata di quella calcolata sul totale imprese (4,4%). E’ interessante osservare l’incidenza delle imprese femminili sui singoli settori, da cui emerge che alcuni settori economici sono per loro natura “maschili”, come quello delle costruzioni laddove le imprese gestite da donne hanno un peso del 6% sul totale del settore, al contrario di quanto accade considerando i servizi per la persona e il comparto della sanità, settori in cui le imprese femminili incidono, rispettivamente per il 42,6% e 44,1% . Il saldo delle 410 imprese non classificate, che pareggiai saldi negativi di altri comparti, non consente di fare un’analisi attendibile settoriale, perché non è possibile ricondurre tali imprese ad alcun comparto economico. Si ricorda che l’iscrizione al registro imprese e l’inizio dell’attività avvengono in due momenti separati, e solo con la denuncia di inizio attività è possibile classificare il settore economico di appartenenza. La forma giuridica - Il 69% delle imprese femminili, pari a 12.032, ha scelto la forma giuridica della ditta individuale, la stessa incidenza che tale tipologia di impresa ha sul totale delle imprese salentine. Le società di capitale amministrate da donne rappresentano il 13%, le società di persone il 15%, considerando l’insieme delle imprese, il peso delle società di capitale è del 16,6%, mentre quello delle società di persone dell’11%. Il 3% delle imprese femminili è rappresentato da cooperative, consorzi e altre forme societarie, tipologie giuridiche che costituiscono il 3,8% del tessuto imprenditoriale salentino nel suo insieme. Anche per le imprese femminili il saldo del 2012 più elevato è riconducibile alle società di capitale (+54 aziende). Positivo anche il saldo delle società cooperative (+24), mentre le società di persone perdono 6 imprese nel corso del 2012; negativo il saldo delle ditte individuali che perdono 73 unità. Le artigiane - Le imprese artigiane femminili al 31.12.2012 sono 2.922 di cui il 43%, pari a 1.263 imprese, svolge un’attività relativa alla cura della persona e il 30%, 904 aziende, svolge un’attività manifatturiera, in particolare nell’ambito delle confezioni (249 imprese ) e della trasformazione degli alimenti ( 195 aziende). Nel 2012 il comparto artigiano provinciale ha chiuso l’anno con un saldo negativo, sia pure di 4 unità, al contrario le imprese artigiane femminili hanno registrato un ottimo tasso di crescita dell’8,5%, corrispondente a un saldo di +228 imprese, delle quali poco meno della metà (110 imprese) ascrivibili ai servizi per la persona. Le attività manifatturiere registrano 37 imprese in più e i servizi ristorativi 29. Le imprese rosa nei comuni - I comuni che presentano la più alta percentuale di imprese rosa sono Otranto (34,9%), Santa Cesarea Terme (32,3%), Castro (32,2%) e Ortelle (31,7%), mentre Castrì (16%), Seclì (16,2%) e Cursi (17,6%) detengono la quota più bassa. Il maggior contributo al saldo annuale delle imprese femminili, in valore assoluto, spetta ai comuni di Nardò (26), Lecce (24) e Gallipoli (19), mentre a Taurisano (-13), Vernole e Matino (-11) spetta il record negativo. Considerando, però, i valori relativi l’apporto più elevato spetta al comune di San Cesario con un tasso di crescita del 9,1% , al contrario il comune di Montesano ha il tasso più basso (-17,8%).  
   
   
NOTA "ROSA" NELL’ECONOMIA DELLA TUSCIA  
 
Viterbo, 11 marzo 2013 - Nelle difficoltà congiunturali che il Paese sta attraversando una nota rosa arriva dall’Osservatorio nazionale dell’imprenditoria femminile di Unioncamere, realizzato in base ai dati del Registro Imprese delle Camere di Commercio. Nella Tuscia le attività economiche condotte da donne si confermano una realtà significativa per il sistema produttivo viterbese, facendo registrare nel 2012 la presenza di 10.837 imprese femminili, con un incremento rispetto al 2011 di +57 imprese con una variazione percentuale 2012-2011 dello 0,53%. L’incidenza femminile sul totale delle imprese registrate (tasso di femminilizzazione) nel 2012 è stato pari al 28,4%, tasso più elevato rispetto al dato nazionale e regionale del 23,5%. “I dati dell’Osservatorio – commenta Serenella Papalini, presidente del Comitato per la promozione dell’Imprenditoria femminile – sono confortanti e ci stimolano ulteriormente come Comitato a essere vicine alle donne con attività di supporto e iniziative informative e formative. A tal proposito voglio ricordare il corso di inglese dedicato alle imprenditrici per il quale abbiamo prorogato la scadenza delle iscrizioni al 15 marzo, proprio per facilitare il maggior numero di iscrizioni. Altre informazioni possono essere raccolte sul sito camerale e sulla pagina Facebook Imprenditoria femminile Viterbo”. “La tenuta delle imprese femminili rispetto al tessuto economico locale – dichiara Ferindo Palombella, presidente della Camera di Commercio di Viterbo – è certamente un segnale positivo, anche se bisogna tener conto che in molti casi deriva dalle crescenti difficoltà occupazionali che inducono molte donne a intraprendere un’attività economica. Al tempo stesso dobbiamo mantenere alta l’attenzione per preservare quel patrimonio di esperienze, capacità e creatività espresso dall’imprenditoria femminile nella Tuscia”. Da un’analisi dettagliata dei dati emerge che tra i settori di attività economica nell’agricoltura si concentra oltre il 38% delle imprese femminili registrate. Occorre tenere conto che questo dato è presumibilmente sovrastimato e non sempre aderente alla realtà economica e gestionale di queste aziende. Anche nel commercio si evidenzia una buona presenza di imprese femminili, il 25,1% del totale delle imprese femminili mentre nel turismo il 7,3%. Ridotta la presenza di imprese femminili negli altri settori, in particolare nelle attività manifatturiere con il 4,2%, e negli altri settori tipicamente maschili. Si rileva però un lento processo di terziarizzazione che coinvolge il sistema produttivo provinciale nel suo insieme ed anche la sua componente femminile. Infatti un´altra significativa percentuale è rappresentata dai servizi alle imprese pari al 7,1%. Sotto il profilo giuridico, primeggiano le ditte individuali 70,5% delle imprese femminili registrate nel 2012. Le società di capitale rappresentano il 9,6%, le società di persone il 17,80%, mentre le altre forme, che comprendono le forme cooperative e consortili, incidono per il 2,1%. Da sottolineare che solo nel 4° trimestre 2012 sono nate 161 imprese femminile, tra queste 52 nel settore del commercio.  
   
   
MODENA - IMPRESE IN ROSA IN AUMENTO NEL 2012  
 
Modena, 11 marzo 2013 - Al 31 dicembre 2012, in base ai dati del Registro Imprese, sono presenti in provincia di Modena 15.502 imprese femminili, che rappresentano una quota pari al 20,6% del totale imprese registrate, ovvero una azienda su cinque. Rispetto alla stessa data dell’anno precedente si evidenzia un aumento di 142 posizioni e una variazione positiva dello 0,9%. Il risultato assume maggiore significato se confrontato con quello del totale della base imprenditoriale modenese, che ha di fatto mostrato nell’anno 2012 una flessione di 105 posizioni (-0,1%). Imprenditoria femminile dunque in positiva controtendenza, che tenta di reagire alla crisi con la creazione di nuove imprese, viste anche come forma di autoimpiego per chi non riesce a trovare o non desidera una occupazione dipendente. Per quanto riguarda le diverse forme giuridiche, si nota che l’imprenditoria femminile è particolarmente diffusa nell’ambito delle imprese individuali: in provincia sono 9.022 le aziende in rosa in questa categoria, e rappresentano il 24,3% del totale imprese individuali. Nelle forme giuridiche più strutturate la loro presenza è tuttavia inferiore: le società di persone sono 3.288 e rappresentano il 20,2% del totale; quelle di capitali sono 2.895 e coprono il 14,5%. A livello settoriale, le imprese guidate da donne sono concentrate prevalentemente nel “commercio” dove si contano 3.883 posizioni, che rappresentano il 24,3% del totale imprese registrate in provincia in quel comparto. Altri settori interessati dal fenomeno sono i “servizi alle imprese” (2.710 posizioni, 23,3%) e l’ “agricoltura” (2.221 imprese, 24,2%). Presso la Camera di Commercio di Modena opera dal 2000 il Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile, costituito da esponenti del mondo economico e sociale della provincia. Il comitato svolge un’attività di impulso e assistenza nei confronti delle donne che intendono avviare attività imprenditoriali o che già le gestiscono, attraverso consulenza e iniziative formative o divulgative (a breve sarà diffuso sul sito www.Mo.camcom.it il calendario dei seminari 2013). L’intento è di contribuire così alla diffusione di una "nuova cultura di impresa", concretamente basata sulla professionalità, che favorisca la creazione di nuove iniziative imprenditoriali gestite da donne del territorio.  
   
   
FERRARA, NEL 2012 LE IMPRESE FEMMINILI CHIUDONO CON UN SALDO POSITIVO  
 
Ferrara, 11 marzo 2013 - La tenacia nelle avversità è una caratteristica delle donne e le imprenditrici ferraresi, alle prese con una crisi che non sembra attenuarsi, ne sono una ulteriore riprova. Negli ultimi dodici mesi, infatti, l’Osservatorio dell’economia della Camera di Commercio di Ferrara segnala una maggior tenuta nella dinamica anagrafica delle imprese in rosa: nel 2012 – anno durante il quale lo stock delle imprese ferraresi si è complessivamente ridotto di 139 unità – il numero delle imprese femminili ha fatto registrare un incremento (+36), attestandosi al valore di 8.013 imprese, pari al 21,5% del totale di imprese operanti nella nostra provincia, valore in media con quello dell’intera regione (20,8%), ma inferiore a quello medio nazionale (23,5%). Ogni 100 iscrizioni avvenute nell’ultimo anno, 27 sono state imprese femminili, mentre tra le cessazioni non d’ufficio, solo una su quattro è stata “rosa”. Quando il saldo della movimentazione del sistema imprenditoriale ferrarese è stato complessivamente negativo, tra le imprese femminili la differenza tra iscrizioni e cessazioni è stata positiva (+26 unità), alla quale vanno aggiunte anche le modifiche di sede di unità produttive da altre province, così da incrementare la variazione dello stock a fine anno. Rispetto alo scorso anno risultano in aumento le iscrizioni ed in diminuzione le cessazioni. Forme giuridiche - L’imprenditoria femminile è particolarmente diffusa nell’ambito delle imprese individuali (23,9% del totale di questa categoria), mentre nelle società di capitali scende al 15,4%.Ogni 100 imprese femminili, 68 sono imprese individuali. Si tratta quindi imprese un po’ meno strutturate, ma in forte evoluzione. Nel corso del 2012 il saldo tra iscrizioni e cessazioni per forma giuridica tra le imprese rosa è stato positivo per tutte le tipologie, ad eccezione che per le società di persone, mentre tra le imprese non femminili si registra un saldo pesantemente negativo per le imprese individuali. Le forme giuridiche collettive sono quelle che contribuiscono maggiormente alla tenuta dello stock, ma anche le imprese individuali – le più semplici e più numerose in assoluto, si confermano lo strumento più attrattivo per le donne che scelgono di fare impresa, mostrano una certa tenuta. Settori di attività - Il 33,8% delle imprese del Turismo sono “femminili”; l’imprenditore “donna” è però presente soprattutto nelle Altre attività di servizi che comprendono i servizi alla persona (57,8% del totale), nella Sanità, nei Servizi alle imprese e nel commercio (quasi il 28%). Nel corso del 2012, ad andare meglio, i Servizi di alloggio e ristorazione (+23 la variazione dello stock a fine anno) e le Costruzioni (+19). Nel Commercio (-21) e nelle Attività manifatturiere (-19), invece, si concentrano le riduzioni più apprezzabili della base imprenditoriale rosa, settori che hanno comunque rallentato nel corso dell’ultimo trimestre dell’anno le loro contrazioni. Distribuzione per comune - Il comune caratterizzato dalla maggiore presenza imprenditoriale femminile rimane Massa Fiscaglia, dove la percentuale di imprese rosa sul totale è del 26,3% (contro la media provinciale del 21,5% e di quella nazionale del 23,5%). In fondo alla classifica troviamo invece Goro, che conta meno di 129 aziende femminili su 1000, ma che tuttavia, insieme a Poggio Renatico e Masi Torello, ha fatto registrare gli incrementi più alti negli ultimi dodici mesi. Nell’imprenditorialità femminile, il peso delle imprese che possono essere definite anche giovanili (imprese la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni) sta aumentando, al contrario di quanto sta avvenendo tra le imprese maschili. Tra le imprese femminili aumenta anche il peso di quello straniere: ad oggi se ne registrano 7 ogni 100, una in più rispetto allo scorso anno, con incrementi annuali superiori alle corrispondenti imprese straniere non gestite da donne. E se tra le extracomunitarie che vengono a fare impresa a Ferrara primeggiano le cinesi (una impresa su quattro tra quelle con titolare straniera è cinese), anche rumene, nigeriane e marocchine sono numerose.  
   
   
COMO - UN´IMPRESA SU CINQUE È GESTITA DA DONNE  
 
 Como, 11 marzo 2013 – Nella citta lariana un’impresa su 5 è donna. E’ questo il dato che si individua leggendo i dati elaborati dal Registro delle Imprese e relativi all’anno 2012. Sono infatti 10.322 le imprese comasche la cui partecipazione femminile risulta complessivamente superiore al 50%. Il 20,5% sul totale di 50.353 imprese registrate. Un aumento del +0,3% rispetto allo scorso anno che lascia il numero delle imprese “in rosa” praticamente invariato ma che assume maggiore significato se lo si confronta con il dato totale che è in flessione dello 0,5%. Un dato importante che dimostra l’importante contributo dato dalle imprese femminili alla tenuta del tessuto imprenditoriale provinciale anche e soprattutto in tempo di crisi. Un contributo ravvisabile in tutte le regioni italiani con poche eccezioni. I settori tradizionali rimangono quelli in cui si può ravvedere una maggior concentrazione di imprese femminili: nel “Commercio” (22,5%), nei “Servizi alle imprese” (23,8%)” e nel “Turismo”(30%).  
   
   
ON LINE TUTTI I DATI DELLE IMPRESE IN ROSA REATINE  
 
Rieti. 11 marzo 2013 - On line sul sito della Camera di Commercio di Rieti www.Ri.camcom.it nella sezione “Studi e pubblicazioni” i dati sull’imprenditoria femminile in provincia di Rieti. In particolare vengono messi a disposizione i dati strutturali al 31 dicembre 2012 (Ri 20124.Pdf) dove l´imprenditoria femminile è focalizzata sulle tavole 4 e 6b e congiunturali del 4° trimestre 2012 (Ri congiunturali 20124.Pdf) dove l´imprenditoria femminile è analizzata alle tavole 3 e 4a. Dall’analisi di questi dati emerge, tra l’altro, che delle 4103 imprese femminili registrate in provincia di Rieti alla data del 31 dicembre 2012 su un totale imprese pari a 15263 (si intendono per imprese femminili quelle dove la partecipazione di genere femminile risulta superiore al 50% mediando le composizioni di quote di partecipazione e cariche attribuite), 1291 appartengono al settore agricolo e attività connesse, 1010 al commercio, 404 al turismo, 259 ai servizi alle imprese, 216 ad attività manifatturiere, energia e minerarie, 155 alle costruzioni, 64 alle assicurazioni e credito, 30 ai trasporti e spedizioni, 387 sono relative ad altri settori e 287 sono imprese “non classificate”. Rispetto al 2011 è stato registrato un incremento del +0,49% (è di 20 imprese il saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni nel corso del 2012), in linea rispetto alla media di incremento nazionale (+0,51%) ma inferiore a quella del Lazio (+1,09%).