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International Herald Tribune, 21/6/2004 I curdi reclamano dagli arabi territori presi da Saddam. di Dexter Filkins Migliaia di persone di etnia curda si stanno spostando in terre un tempo confiscate dagli arabi irakeni, costringendo decine di migliaia di questi ultimi a fuggire verso sgangherati campi di concentramento, trasformando così la mappa demografica e politica del nord Irak.i curdi stanno tornando su terreni da cui furono espulsi dagli eserciti di Saddam Hussein ed i suoi predecessori del partito Bath, che ordinò di distruggere migliaia di villaggi curdi e mandato a ondate arabi irakeni nel nord per popolare la zona di sostenitori.Il nuovo movimento, iniziato con la caduta di Saddam, sembra aver affrettato questo passo tra la confusione della politica americana e la pressione politica dei leaders curdi per riavere i territori precedentemente tenuti dagli arabi. Tutto succede nel momento in cui i funzionari curdi minacciano di ritirarsi dal governo nazionale nel caso non possano mantene sufficiente autonomia. A Bagdad, i funzionari americani dichiarano di lottare per tenere i profughi curdi a nord della Green Line, il confine della regione autonoma curda.Gli americani concordano sul fatto che i curdi hanno diritto a tornare nei loro territori ancestrali, ma vogliono una normale emigrazione per evitare lotte etniche ed instabilità politica. Tuttavia sembra che molti curdi ignorino gli ordini americani. Nuove famiglie curde si presentano ogni giorno in campi che segnano il paesaggio, installandosi in tende e case diroccate in attesa di reclamare i loro antichi territori.L'emigrazione curda sembra diffondere miseria umana, con coloni arabi che lamentano espulsioni forzate e persino omicidi per mano di curdi ritornati.Molti degli stessi rifugiati curdi sono ammassati in popolosi e sozzi campi profughi.Funzionari americani dichiarano che circa 100.000 arabi sono fuggiti dalle loro case nell'Irak centro-nord e sono ora sparsi in squallidi campi nel cenro del paese.Pare che, con la sollevazione anti americana che infuria in gran parte degli stessi territori, i profughi arabi non ricevano nè cibo, nè tende dal governo irakeno, nè da organizzazioni umanitarie o forze americane." I curdi ci deridevano, ci lanciavano pomodori", disse Karim Qadam, con tre figli, che ora vive tra le macerie di un edificio fatto saltare in aria a Bakuba, a nordest di Bagdad."ci dissero di andarcene dalle nostre case. Ci dissero che ci avrebbero ammazzati.Ci dissero che non possedevamo più nulla ormai."Dieci anni prima, raccontò Qadam, dei funzionari irakeni lo costrinsero ad abbandonare la sua casa di Diwaniya, una città del sud dell'Irak, ed a trasferirsi a nord di Khanaqaan, dove gli fu regalato del terreno agricolo produttivo. Ora, come le altre migliaia di arabi accampati nelle piane riarse a nordest di Bagdad, Qadam, sua moglie e i tre figli non hanno più neanche la casa.La pressione dei curdi verso i paesi precedentemente tenuti dagli arabi, esercitata da quelli stessi che ne riprendono il possesso, sembra essere appoggiata dai leaders curdi, che da tanto auspicano il ritorno all'area contesa.Malgrado un esplicito divieto nella costituzione provvisoria, nelle zone recentemente colonizzate i funzionari curdi aprono uffici ed esercitano autorità di governo.Lo spostamento della popolazione fa crescere il timore in Irak che i curdi stiano cercando di espandere il loro controllo sul territorio irakeno anche perchè contemporaneamente essi fanno intendere che potrebbero ritirarsi dal governo irakeno.Funzionari americani dichiarano di stare cercando di far desistere i leaders curdi dal trasferire la loro gente verso quelle aree.................... |
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