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NOTIZIARIO TURISTICO
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SABATO 25 OTTOBRE 2003
pagina
5
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AUSTRIA: IN CARINZIA IL "SENTIERO DEGLI
ASSAGGI" E VISITE ALLE DISTILLERIE DI GRAPPA
Mucche al pascolo e prati verdi, profumi di grigliate e fiumi di birra.
Siamo in Carinzia, la dolce regione meridionale dell'Austria al confine
con l'Italia. Pochi chilometri separano Tarvisio da Villach e dalla
splendida zona dei laghi vicini come il Faaker See e l'Ossiacher See,
famosi perché la loro acqua è potabile! La gastronomia carinziana è una
piacevole scoperta, aldilà degli stereotipi che vogliono le cucine
extraitaliane monotone e con accostamenti insoliti. Una gastronomia
piacevole soprattutto se abbinata a passeggiate corroboranti in mezzo al
verde e all'aria pura. Bellissima ad esempio è la zona intorno a
Gerlitzen, il monte più soleggiato della Carinzia che porta a godere un
fantastico panorama a 360° sulla Carinzia centrale. Gli abeti altissimi
costeggiano la strada che si inerpica fino a 2000 metri fino all'altopiano
dove si apre un bell'osservatorio astronomico disponibile per visite
organizzate anche notturne. La vista spazia dall'Italia alla Slovenia,
dalle Dolomiti alla Stiria, al Glossglokner alle Caravanche ai monti del
Triglav agli Alti Tauri. In estate i colori del parapendio rallegrano il
cielo, in inverno il bianco della neve invita a passeggiare lungo il
sentiero tra gli abeti o a inforcare gli sci. Da qui parte un originale
Kostaleweg o "sentiero degli assaggi" che porta a visitare
comodamente alcune malghe/rifugio. Ogni malga offre una degustazione di
specialità carinziane in modo che nel corso della giornata si possono
assaggiare con un percorso completo tutti i piatti più tipici della
tradizione. Per 16 euro si ha diritto a quattro soste con quattro assaggi
che certamente sono sufficienti a restituire le calorie perse con la
camminata. Strudel farcito di ricotta, papavero, miele e fragole servito
con salsa di vaniglia, ravioloni di ricotta, funghi, erba menta e cipolla,
manzo di pascolo saporitissimo con salsine di rafano, spatzle o gnocchi al
formaggio di pecora. Assaggi sì, ma che assaggi! Un giorno all'aria
aperta merita questa ricompensa! Il tutto annaffiato da un'ottima grappa
alle mele o alle albicocche o al ribes o al corbezzolo.
(www.gerlitzen.com) Per acquistare queste specialità si può scendere a
valle ad Arriach dove un circuito di fattorie associate propone
agriturismi idillici incorniciati da ghirlande di fiori. Il loro simbolo
è una simpatica mascotte a forma di pigna che indica le malghe dislocate
nella regione. Ai bambini piacerà anche visitare ad Arriach lo scarpone
di legno più grande del mondo, punto di partenza per il sentiero delle
frasche (www.arriach.at). Gli appassionati di grappa, invece, potranno
partecipare presso Treffen alla produzione di distillati pregiati ricavati
da frutta pura. Un mastro distillatore nella distilleria Wilhelm Jesche a
Winklern spiega i suoi segreti e poi invita a provare. A richiesta si può
assaporare anche una bella merenda con prodotti agricoli genuini di
coltivazione locale. Senza fare fatica invece e per gustare appieno tutte
le specialità carinziane, basta seguire il simbolo dei locandieri
carinziani che per ogni mese dell'anno propongono un menù particolare:
asparagi in maggio, zucca in settembre, oca di San Martino a novembre,
carpa in dicembre e gennaio (www.spargelwirte.at). E per completare questo
tour gastronomico? Niente di meglio dell'hotel Karnerhof sul lago Faaker
che invita ad assaporare le specialità dello chef autore dei due cappelli
conquistati nel Gault Millau e le tre corone della rivista "à la
carte". Cucina e cantina sono interamente all'insegna delle erbe e in
particolari periodi dell'anno si possono apprendere i segreti delle salse
per fondue, dell'aceto balsamico, della preparazione degli asparagi, della
zucca e della selvaggina. Per smaltire gli stravizi i più coraggiosi
affronteranno un bagno nel lago Faaker, il lago più caldo della Carinzia
balneabile tutto l'anno, i meno coraggiosi avranno a disposizione un'area
benessere con saune, trattamenti ayurvedici, massaggi riequilibranti agli
oli aromatici (e-mail: hotel@karnerhof, www.karnerhof.com
). Per viaggiare in tutta la regione consigliabile la Guida Verde TCI
"Austria"
ECUADOR E GALAPAGOS, LA VIA DEI VULCANI E LA MAGIA DELLE ISOLE INCANTATE
Dal 22 dicembre 2003 al 6 gennaio 2004, giorno per giorno alla scoperta
dell'Ecuador e delle Galapagos, lungo la Via dei Vulcani lasciandosi
catturare dalla magia delle isole incantate. Si parte da Milano per Quito
dove i viaggiatori avranno la giornata a disposizione per visite ed
escursioni individuali. La Vigilia di Natale si trascorrerà il pomeriggio
visitando la Quito coloniale che ha mantenuto intatta per oltre quattro
secoli la sua struttura architettonica. Situata a 2850 metri di altitudine
in uno scenario di composta bellezza, la capitale dell'Ecuador si estende
nel cuore delle Ande, alle falde del maestoso vulcano Pichinca che domina
la città dall'alto dei suoi 4800 metri. Dichiarata "Patrimonio
dell'Umanità" dall'Unesco, Quito è considerata, per le splendide
testimonianze del suo passato coloniale, le chiese barocche dagli interni
decorati in oro, i conventi cinquecenteschi e gli antichi palazzi della
nobiltà spagnola, una delle più belle e suggestive città del Sud
America. Il giorno di Natale si partirà per Otavalo seguendo la
Panamericana in direzione Nord tra paesaggi suggestivi di fertili vallate,
pascoli verdeggianti, laghi e lagune, piccoli villaggi indigeni sovrastati
dall'imponenza delle montagne tra le quali si staglia il Cayambe, terza
vetta dell'Ecuador con i suoi 5790 metri di altezza. La regione di Otavalo,
situata a 130 chilometri circa da Quito, è una delle più interessanti
del Paese per le sue tradizioni e il suo folclore. La mattinata sarà
dedicata alla visita del mercato di Otavalo, una festa di colori, di
suoni, di variopinte bancarelle che riunisce, ogni mattina, una
moltitudine di indios provenienti dai villaggi vicini. Abili tessitori e
mercanti, gli otavalenos sono facilmente riconoscibili per il loro tipico
costume. Nel pomeriggio si farà ritorno a Quito e durante il percorso si
effettueranno brevi deviazioni per la visita di alcune comunità indigene
tra cui Cotacachi, centro artigianale rinomato per la lavorazione del
cuoio. Il giorno successivo, Santo Stefano, si partirà lungo la
Panamericana Sud con escursione al Parco Nazionale Cotopaxi (nome dal
vulcano Cotopaxi 5897 m), istituito per la rarità della flora esotica,
della fauna e per la particolarità delle sue formazioni rocciose. Nelle
giornate limpide il cono del vulcano si staglia perfettamente simmetrico
con le sue pendici innevate e con un po' di fortuna è possibile cogliere
il volo maestoso del condor andino. Nel pomeriggio si proseguirà per
Lasso dove si sosterà con sistemazione in una tipica "hacienda".
Il 27 dicembre si percorrerà la famosa "Via dei Vulcani" verso
Riobamba, tipica città andina denominata "La Sultana delle
Ande", punto di partenza per salire sul vulcano Chimborazo (6310 m)
il più alto dell'Ecuador. Sosta a Latacunga per vedere il tipico mercato
settimanale andino prima di proseguire per Riobamba. Arrivo nel pomeriggio
e sistemazione in una hosteria per la notte. Il giorno successivo si
partirà per Alausi, da dove si proseguirà con il treno locale fino a
Sibambe (poiché alcune volte il treno non parte senza preavviso, tutto il
tragitto viene effettuato con l'auto). Lungo il percorso visita della
fortezza di Ingapirca con l'annesso museo che espone una collezione di
antichissime ceramiche e gioielli. Dopo pranzo si proseguirà per Cuenca
dove ci si fermerà per la notte. Il 29 dicembre sarà una giornata
dedicata ad escursioni nella fertile valle di Gualaceo, ambiente di
bucolica bellezza che si raggiunge con un percorso di due ore circa.
Visita delle cittadine di Gualaceo e Chordeleg, centri artigianali
rinomati per la tecnica di lavorazione dei tessuti, la finezza delle
ceramiche e dell'argenteria, prima di far ritorno, nel pomeriggio, a
Cuenca. Il 30 dicembre la mattinata sarà dedicata alla visita della città
che conserva deliziose testimonianze del suo passato coloniale nelle
antiche chiese seicentesche, nelle pittoresche piazze, nelle stradine dove
si affacciano le botteghe degli artigiani. Nel pomeriggio si proseguirà
in direzione di Guayaquil scendendo dalla Cordigliera verso le pianure
coperte dalle piantagioni di banane, caffè e cacao. L'ultimo giorno del
2003 si apre con il trasferimento in aeroporto e partenza per le Galapagos
con volo di linea. Arrivo e imbarco a bordo della nave Ambassador dove avrà
inizio il programma delle visite con guida naturalista. I primi tre giorni
dell'anno nuovo saranno dedicati ad escursioni sulle isole con guida
naturalista parlante spagnolo e inglese, seguendo i sentieri tracciati
dalla direzione del Parco che conducono nei posti più suggestivi di
ciascuna isola. Il 4 gennaio 2004 si rintrerà a Quito con volo di linea
prima di proseguire, il 5 gennaio, per Milano (via Amsterdam) dove si
arriverà il 6 gennaio.
Info: Filo Diretto Viaggi tel 039/6898540
FINLANDIA: LE FORZE DELLA LUCE DI HELSINKI, IL FESTIVAL CITTADINO CHE OGNI
ANNO RISCHIARA LE VIE DELLA CAPITALE CON SOLUZIONI INASPETTATE. DA
NOVEMBRE 2003 A GENNAIO 2004
Viene organizzata per la nona volta quest'anno (novembre/gennaio) nel
centro della capitale affacciata sul mare, che offre infinite possibilità
di relax e divertimento: "Forces of Light", il festival della
luce. Un evento cittadino che illumina le giornate più corte dell'anno
con le performance dei mangiatori di fuoco e installazioni di luci e
colori e che interessa soprattutto la zona del Parco di Esplanadi. La
finalità principale dell'evento è quella di creare un network di
artisti, produttori, istituzioni e osservatori di diverse città, attenti
alle esigenze di aree pubbliche e della comunità cittadina nella
generazione di progetti locali, che possano attrarre anche collaborazioni
di tipo internazionale. "Forces of Light" di Helsinki è un
evento collettivo che tocca molto da vicino la realtà quotidiana della
capitale finlandese, coinvolgendo fattori economici, ambientali, sociali e
culturali. Luce e ombra, luminosità e oscurità: sono questi gli elementi
su cui si fonda il dialogo da cui ha origine questa festa. "Forces of
Light" riveste un ruolo importante nello sviluppo delle innumerevoli
espressioni che il design urbano può assumere con giochi d'illuminazione
che rispecchiano la vitalità di una piccola metropoli, attiva e vibrante.
Da novembre 2003 a gennaio 2004 Helsinki diventa così uno spazio aperto
dedicato all'arte, alla luce, ai suoni e ai colori, dove ogni struttura può
diventare un ottimo spunto per la fantasia e la creatività: dai negozi
alle strade, dagli autobus alle gallerie, dai parchi ai musei, è
possibile ammirare combinazioni sonore e cromatiche che brillano nelle
limpide notti finlandesi, dando vita ad effetti ed esibizioni
sorprendenti, ideali per tutta la famiglia. Il tema dell'edizione di
quest'anno è sviluppato sul concetto di "itinerario" attraverso
la città (Suomenlinna, piazza del Mercato, Esplanadi, chiesa vecchia
Boulevardi, Sinebrychoff, Haitaluna e termina alla vecchia fabbrica di
cavi) creando le basi all'esposizione d'arte e ambiente. Ogni tappa
rappresenta anche singolarmente un'esperienza completa, poiché offre
tutti gli aspetti del festival, con effetti di illuminazione di diversa
natura, performance varie tra cui spettacoli con il fuoco, concerti e
altre animazioni. Le linee guida sulle quali è strutturato l'itinerario
di Forces of Light sono: la vicinanza al mare, la storia, l'architettura e
i parchi.
Infolink: www.hel.fi/valonvoimat
GERMANIA: NEL MONDO DELLE FAVOLE IN ATTESA DEL NATALE
In tutte le stagioni la Deutsche Märchenstrasse è tra le strade
turistiche più battute della Germania. Tappa dopo tappa, questo famoso
itinerario che si snoda in uno degli angoli più verdi della Germania
richiama alla memorie racconti e personaggi resi celebri dai fratelli
Grimm, come Cappuccetto Rosso o la Bella Addormentata nel Bosco. Nel
periodo dell'Avvento, la Strada delle fiabe consente anche di tuffarsi
nell'affascinante mondo delle tradizioni natalizie tedesche e di visitare
alcuni dei più suggestivi mercatini di Natale della Germania
settentrionale. Da non perdere, per esempio, quello che si tiene a
Hannoversch Münden in un affascinante scenario di antiche case a
graticcio, mentre una delle torri cittadine, eretta nel Medioevo, si
trasforma, per tutta la durata dell'Avvento, in una gigantesca candela
natalizia. Dopo la visita del mercatino ispirato al Dottor Barbadiferro,
simpatico ciarlatano che anima le leggende medioevali locali, la sera si
può partecipare alla ronda notturna con il guardiano della città. Fino
alla vigilia di Natale c'è poi il richiamo di una mostra di stampi per la
preparazione di Babbi Natale di cioccolata provenienti da tutto il mondo.
Anche a Kassel, sede di un interessante museo dedicato ai fratelli Grimm,
il Natale si ispira al mondo delle fiabe. Ogni anno il Märchenweihnachtsmarkt
del centro storico, tra Königsplatz e Friedrichsplatz, è dedicato a un
personaggio diverso, come del resto sono "fiabeschi" molti dei
giocattoli e delle decorazioni natalizie in vendita sulle bancarelle. A
rubare la scena c'è un enorme calendario dell'Avvento alto cinque metri;
dal 1 al 24 dicembre, ogni giorno alle 16, si apre una nuova porticina da
cui fa capolino un personaggio delle favole scelto tra i più famosi. Da Hänsel
e Gretel alla Bella Addormentata, gli eroi delle fiabe hanno ora trovato
una nuova dimora. E’ la "Märchenhaus" (casa delle fiabe) di
Neukirchen, nella terra di Cappuccetto Rosso vicino alla storica cittadina
di Alsfeld. In una bella casa del Cinquecento rimessa a nuovo si può
ammirare la collezione di cimeli di Gudrun Grünberg, una narratrice che
ha minuziosamente ricostruito molte scene delle fiabe più amate dai
bambini. Lo stesso edificio, un fitto labirinto di camerette, sembra
essere uscito dalla fantasia dei fratelli Grimm.
Infolink: www.german-fairytail-route.com
GERMANIA: UN TRENO CHIAMATO NOSTALGIA
Nell'era dei jet e delle astronavi, le ferrovie d'epoca continuano a
riscuotere grande successo. Ne è testimone la seconda giovinezza di
convogli leggendari come gli Orient-Express, ma anche delle numerose
piccole ferrovie locali sparse in tutto il mondo. In Germania orientale,
per esempio, dopo la riunificazione tedesca sono tornati in auge gli
storici trenini a vapore che si arrampicano sulle montagne dell'Harz o che
sbuffano lungo le coste del Baltico a est di Lubecca. E ha un sapore
nostalgico anche la mostra ospitata fino al 29 febbraio nella sezione
ferroviaria dal Bahnmuseum di Norimberga (www.db-bahnmu-seum.de), il cui
tema è la famosa ferrovia di Bagdad e dell'Hedjaz. Da Lawrence d'Arabia
ad Agatha Christie, sono molti i personaggi che hanno contribuito a fare
un mito di questa linea costruita da ingegneri tedeschi verso la fine
dell'impero ottomano. La mostra di Norimberga offre un quadro molto vivo
degli antichi viaggi attraverso i deserti di Iraq, Siria e Giordania;
oltre a una mostra fotografica, vi sono ricostruzioni di oasi e di un
bazar delle spezie, sontuosi doni offerti dai sultani agli ambasciatori
tedeschi dell'epoca, abiti beduini e molte altre curiosità. Oriente a
parte, la visita del museo di Norimberga offre l'opportunità di
ripercorrere le maggiori tappe della storia ferroviaria tedesca,
documentata anche da altri musei ferroviari locali. Sempre in Baviera,
meritano una visita il Bayerisches Eisen-bahnmuseum di Nördlingen, sulla
Strada Romantica, e il Deutsches Dampflokomotiv Museum di Neuenmarkt.
Infolink: www.vacanzeingermania.com
- www.germany-tourism.com
GERMANIA: NON SOLO MODA A MONACO
Mentre sulle passerelle di Milano e Parigi vanno in scena le scintillanti
creazioni dei grandi stilisti per le prossime stagioni, il Modemuseum di
Monaco di Baviera compie un interessante tuffo nel passato. Da ottobre le
sue sale ospitano una mostra dedicata all'abbigliamento maschile dal rococò
ai nostri giorni, che testimonia quanto gli uomini fossero frivoli e
pavoni anche in passato. Non solo grisaglie, insomma, ma anche abiti
sorprendentemente eccentrici e accessori da divo (fino al 14 aprile al
Modemuseum). Lusso e frivolezze caratterizzano anche la rassegna che la
Kunsthalle Hypo-Kulturstiftung dedica a Cartier e Fabergé, celebri
gioiellieri che ai primi del Novecento rifornivano la corte degli zar a
San Pietroburgo. In mostra oltre 500 pezzi di grande valore e
raffinatezza, riconoscibili anche sui ritratti di zar e zarine che
completano la mostra (info: www.hypo-kun-sthalle.de
). Agli appassionati di musica Monaco riserva un altro appuntamento da non
perdere. Dal 17 ottobre al 25 gennaio lo Stadt-museum (stessa sede del
Modemuseum in Sankt-Jakobs-Platz 1, www.stadtmuseum-online.de) illustra i
"Mondi di Wagner" attraverso una raccolta di dipinti, documenti
e altri reperti che documentano la vita e le opere del celebre
compositore. Tramite le testimonianze di grandi personaggi della cultura,
a cominciare da Thomas Mann, vengono scandagliati la complessa personalità
e il grande talento di Wagner in tutti i suoi aspetti. Ma la mostra
riserva anche piacevoli sorprese sonore, con diverse sale dedicate
ciascuna alle opere wagneriane di maggiore rilievo.
Infolink: www.vacanzeingermania.com
- www.germany-tourism.com
GERMANIA: "PAUL KLEE IM NORDEN", RASSEGNA DEDICATA AL GRANDE
PITTORE SVIZZERO
Si intitola "Paul Klee im Norden" la rassegna dedicata al grande
pittore svizzero, che si annuncia come uno degli appuntamenti più
importanti dell'inverno in Germania. La mostra nasce dalla collaborazione
tra tre grandi musei d'arte del nord e si articola in altrettante
esposizioni. Dal 30 novembre al 29 febbraio la Kunsthalle di Brema
illustra il periodo in cui Klee insegnava al Bauhaus, mentre alla
Hamburger Kunsthalle di Amburgo (dal 12 dicembre al 7 marzo) si ammirano
le opere realizzate dal maestro nel 1933. Allo Sprengel-Museum di Hannover
è invece affidato il compito di esporre (dal 30 novembre al 15 febbraio)
un centinaio di dipinti che risalgono agli ultimi anni di vita
dell'artista.
Infolink: www.klee-im-norden.de
GERMANIA: AL MUSEO DELLA PELLETTERIA
Come nascono un pallone da football o una giacca di pelle? La risposta si
trova nel Leder- und Gerbermuseum di Mülheim, città della Ruhr famosa da
secoli per le sue industrie conciarie. Il museo, appena inaugurato nelle
sale della storica azienda Abel, illustra ogni segreto dell'arte di
lavorare la pelle. Oltre a esporre attrezzi e curiosità, offre ai
visitatori l'opportunità di cimentarsi come artigiani in un laboratorio
per il trattamento del cuoio. Per restare in tema, sempre a Mülheim c'è
l'Hotel Lederfabrik (www.hotellederfabrik.de), un moderno albergo ricavato
da un'ex fabbrica di pellami. Il Leder- und Gerbermuseum di Mülheim si
trova in Düsseldorfer Strasse 269 ed è aperto dal mercoledì alla
domenica con orario 14-18.
Infolink: www.leder-und-gerbermuseum.de
GERMANIA: SLOW FOOD IN SALSA TEDESCA
Prende piede anche in Germania la filosofia slow food. Di fronte al
dilagare di chioschi e punti di ristoro che servono cibi industriali, due
locali gemelli di Colonia e Bonn hanno dichiarato guerra alle solite,
untuose patatine fritte. Da "3Frits", nuovi templi della
gastronomia veloce con ambiente ultramoderno, si gustano solo patate di
origine controllata, rese dorate e croccanti secondo i dettami dei
migliori chef del vicino Belgio. Le pommes frites vengono servite in
calici d'acciaio con speciali forchettine studiate da un designer. Altre
specialità della casa, accompagnate da vini d'annata e champagne, sono le
salsicce al curry, le coquilles Saint-Jacques alla griglia e gli spiedini
di scampi con citronella.
Infolink: www.3frits.de
GERMANIA: NOVITÀ DA BERLINO
In attesa dei festeggiamenti di fine anno, diventati un richiamo
irrinunciabile per i fan della capitale tedesca, Berlino lancia alcuni
nuovi strumenti a disposizione dei visitatori. Fresca di stampa l'edizione
2004 della "Shopping Guide", una brochure ricca di suggerimenti
per destreggiarsi nella vastissima offerta di gallerie di negozi, boutique
di tendenza ed empori insoliti. Altrettanto utile "Berlin von A bis
Z", in tedesco e inglese, che elenca il meglio della città:
monumenti, musei, ristoranti, locali, negozi e attrazioni varie. Prima di
partire, conviene visitare anche due siti internet: www.MagicMountain.de
dedicato a un insolito centro di alpinismo indoor, e www.berlin-hidden-places.de
con molti spunti curiosi ed esclusivi.
Infolink: www.berlin-tourist-information.de
AGRITURISMO IN SLOVENIA
Anche in Slovenia l'agriturismo sta guadagnando notevoli consensi. E non
soltanto perché si tratta di una formula economica per regalarsi una
vacanza sana e rilassante, a contatto con la natura e con i suoi
molteplici ingredienti, adatta a tutti, grandi e piccoli. In questa
giovane nazione intervengono anche altri fattori, a cominciare dalla
geografia e dal carattere dei suoi abitanti. La Slovenia infatti è
piccola (più piccola della Lombardia), prevalentemente montuosa o
collinare, con la maggior superficie boscosa dell'Europa continentale
(oltre il 56%) e dove l'agricoltura riveste ancora un ruolo importante.
Anche le città sono piccole (la stessa capitale Lubiana non arriva
a 300 mila abitanti) e la dicotomia tra città e campagna risulta
decisamente meno marcata che da noi. Molti lavorano in città ma abitano
in campagna, mai troppo distante, continuando a coltivare nel tempo libero
i campi aviti, mentre quanti abitano in città spesso possiedono una
seconda casa in campagna. E poi gli sloveni, piuttosto tradizionali e
legati al loro passato, amano molto la natura, la cucina genuina e
prediligono gli sport all'aria aperta: in nessuna altra nazione troverete
tante persone che praticano abitualmente escursionismo, sci, alpinismo,
ciclismo, canoa o equitazione, oppure che si cibano di miele, che
raccolgono personalmente funghi e frutti di bosco, che fanno marmellate,
che curano l'orto e si fanno il vino. L'agriturismo finisce quindi per
essere un punto d'incontro tra città e campagna, tra presente e passato,
tra dovere e piacere. Molti contadini sloveni, che possiedono sempre case
dignitose e ben curate, hanno trovato nel turismo una formula interessante
di integrazione economica e sociale, mentre i cittadini trovano quiete e
relax nel verde, una vita semplice e tranquilla a contatto con l'ambiente,
una cucina sana e genuina, e i bambini giochi senza confini in un mondo
nuovo e sconosciuto. Poiché le fattorie agrituristiche attirano un numero
sempre crescente anche di ospiti stranieri, l'Ente sloveno per il turismo
e l'Associazione slovena per l'agriturismo hanno realizzato un opuscolo in
italiano dal titolo "L'agriturismo in Slovenia" che costituisce
un'ottima guida per una scelta appropriata. Oltre ad una cartina con
l'ubicazione sul territorio, contiene infatti una dettagliata descrizione,
anche con foto, di ben 166 strutture; di ciascuna vengono riportati
indirizzi (parecchie dispongono di e-mail e sito internet), una doppia
classificazione di tipo alberghiero con stelle e mele per gli edifici e le
attività, l'elenco delle attività praticabili, le lingue straniere
parlate (quasi un terzo parla italiano, parecchie inglese e tedesco),
un'ampia descrizione del luogo e delle attività turistiche e sportive
nelle vicinanze, come arrivarci e i prezzi. La maggior parte offre vitto e
alloggio in camere o appartamenti, per un mese o un giorno, altre soltanto
l'uno o l'altro, quasi tutte la possibilità di acquistare prodotti.
Qualcuna si limita ad una sosta per uno spuntino con prodotti della
casa. Ovviamente le strutture sono tutte una diversa dall'altra, chi
grande chi piccola, in montagna o in collina, vicino a piccoli centri, a
fiumi o laghi, tra i campi o nei boschi; qualcuno alleva animali, altri
coltivano i campi, altri ancora producono soltanto vino. Può esserci la
piscina o il maneggio, oppure soltanto l'aia; unici denominatori comuni
comfort, dignità, pulizia e gentilezza, perché gli sloveni tengono alla
loro casa quanto a se stessi. Anche la cucina varia da regione a
regione: le migliori iote si mangiano verso il confine con l'Italia, le
trote sull'Isonzo, il prosciutto più gustoso nel Carso, la polenta nelle
zone alpine, il gulasch e i dolci nel Pomurje verso l'Ungheria; i vini
sono invece buoni ovunque. In appendice un elenco con altre 336 strutture
minori, con indirizzi e dati sintetici. L'opuscolo può essere richiesto
gratuitamente all'Ufficio del Turismo Sloveno in Italia slovenia@tin.it
Infolink: www.slovenia-tourism.si/touristfarms
SLOVENIA: IL MUSEO DELLA GUERRA DI CAPORETTO
Caporetto non è certamente un nome che gode buona fama in Italia. Veniva
citato con rammarico nei racconti rievocativi dei nostri nonni sulla
Grande Guerra, lo si usa nel gergo figurato per indicare un totale
fallimento o una sonora sconfitta, compare nei libri di scuola per
ricordare una delle pagine più nere nella storia d'Italia, tanto che
avrebbe anche potuto cambiare radicalmente le sorti del nostro paese,
vanificando l'intero Risorgimento. Il nome di Caporetto ci riporta al 24
ottobre 1917, nel pieno della I Guerra Mondiale quando, dopo un facile
successo iniziale che ci portò a conquistare tra l'altro un tratto di
territorio sloveno nella vallata dell'Isonzo (allora facente parte
dell'impero austro-ungarico) e 29 mesi di stallo nelle gelide trincee
sulle alte vette delle Alpi Giulie, gli eserciti asburgico e tedesco
scatenarono una massiccia offensiva che colse del tutto impreparate le
truppe italiane, travolgendo ogni nostra difesa e spalancando al nemico la
porta per la conquista della Pianura Padana, evento a cui riuscimmo a
rimediare solo con l'eroica controffensiva del Piave, quella operata dai
famosi ragazzi del 99 (che avevano solo 18 anni). Tragici
avvenimenti magistralmente descritti da Ernest Hemingway nel suo celebre
libro "Addio alle armi" e che ancora oggi i testi militari
definiscono come la più grande battaglia combattuta in montagna e la più
cruenta in assoluto nella storia di tutte le guerre. Vi presero
parte ben 615 mila soldati e a noi italiani costò, tra militari e civili
morti, feriti o prigionieri, qualcosa come 300 mila persone, senza
considerare gli ingenti danni civili e il materiale bellico perduto. Ovvio
che, con simili premesse, Caporetto non possa godere tra di noi di buona
fama, tanto che molti non sanno nemmeno dove si trova. Le bizzarre e
imprevedibili vicende della geopolitica hanno fatto si che oggi questa
località non si trovi nemmeno più in Italia, bensì in Slovenia (anche
se ad appena 18 km da Cividale del Friuli e a 9 dal confine italo-sloveno),
lungo la bellissima alta vallata del fiume Isonzo (il cui nome in sloveno
è Soca), e che non si chiami neanche più Caporetto ma Kobarid, come è
giusto che sia trattandosi di terra slovena, anche se per gli italiani
rimarrà sempre Caporetto. Se in questa regione delle Alpi Giulie con il
tempo sono cambiate tante cose, le testimonianze materiali di quei tragici
avvenimenti costellano ancora numerose montagne e vallate, tanto che
qualcuno ha pensato bene di raccoglierle e di riunirle, non per riaprire
ferite sopite ma affinché potessero servire da monito per le future
generazioni, perché dolori, sofferenze e morte hanno albergato in uguale
misura in entrambi gli schieramenti. Così nelle 18 sale di un
bell'edificio settecentesco di Kobarid è sorto nel 1990 il Museo del
Fronte dell'Isonzo, che attraverso immagini fotografiche dell'epoca,
cartine, plastici, ricostruzioni ambientali, armi, oggetti, divise e
cimeli di ogni genere, nonché un audiovisivo multilingue, documenta le
tristi vicende di quei giorni ormai lontani. Commovente anche la
ricostruzione di un precario alloggio militare, dove un giovane alpino
scrive l'ultima lettera ai genitori. Altre due sale rievocano la storia di
Caporetto, dalla preistoria ad oggi. Se passate da quelle parti - ma
la valle isontina merita una visita apposita - non perdetevi la visita di
questo istruttivo museo, nonché al vicino sacrario contenente le spoglie
di 7 mila soldati italiani. Forse qualche nome potrà suonarvi
familiare, e rappresenta comunque un pezzo importante della nostra storia
recente.
Info: slovenia@tin.it
SLOVENIA: POSTUMIA, INCANTO SOTTERRANEO
Quando si parla di grotte, il primo nome che viene in mente è quello di
Postumia, la cavità più famosa e visitata d'Europa, regina e madre di
tutte le grotte. Postumia, o meglio Postojnska Jame, non si trova in
Italia (italiana lo è stata soltanto dal 1918 al 1945) ma in Slovenia, ad
appena 30 km dal confine di Trieste, nel cuore del Carso, parola che in
ogni lingua indica quei processi geochimici che sono alla base della
formazione delle cavità naturali. Si tratta di un intricato complesso di
caverne e gallerie, lungo in tutto 19,5 km, scavato in un arco di tempo
misurabile in alcuni milioni d'anni dalle acque del fiume Piuca, che si
inabissa nei pressi dell'ingresso e scorre tuttora nei suoi livelli
inferiori. Potrà sembrare curioso il fatto che queste acque, pur
nascendo a breve distanza dall'Adriatico, per un singolare gioco di
spartiacque e dopo aver cambiato più volte nome, finiscano nel Mar Nero,
posto ad oltre 2.000 km di distanza. Successivamente il carbonato di
calcio contenuto nelle acque di stillicidio ha adornato gli ambienti
ipogei con stupende e policrome concrezioni di calcite sotto forma di
drappeggi, trine, colate, colonne, stalattiti e stalagmiti, minuscole o
gigantesche, tanto curiose nell'aspetto da superare anche la più fervida
fantasia. Dopo una visita nel 1955 il grande scultore inglese Henry Moore
la definì "una straordinaria mostra di madre natura". Una serie
di gallerie suborizzontali, ormai abbandonate dalle acque della Piuca da
centinaia di migliaia di anni, raccorda numerose caverne di vaste
dimensioni, come il Grande Duomo (m 120x50x30) o la Sala dei Concerti,
dove si esibirono anche Pietro Mascagni e Enrico Caruso, capace di
contenere 10 mila spettatori. Soltanto il primo tratto, per una lunghezza
di 5.200 metri, risulta attrezzato per le visite del pubblico, che
richiedono un'ora e mezza; di questi 3.500 vengono compiuti a bordo di un
trenino elettrico, l'unico in una grotta turistica. Postumia ha attirato
da sempre l'interesse dell'uomo: nel tratto iniziale si osservano ancora
firme di visitatori e date risalenti fino al 1213. La sua turistizzazione
risale al lontano 1819 e nel 1848 fu dotata di luce elettrica, quando
molte città europee erano ancora illuminate a gas; dal 1872, per rendere
le visite più brevi e meno faticose, i visitatori vennero trasportati su
vagoncini a due posti spinti a mano, sostituiti nel 1918 da una locomotiva
a motore diesel e nel 1959 dall'attuale trazione elettrica. Da allora
oltre 29 milioni di persone hanno potuto ammirare comodamente
quest'incanto sotterraneo, che raggiungeranno la soglia dei 30 milioni nel
corso del 2003, un record forse unico per un fenomeno naturale. E ogni
anno nel periodo di Natale alloggia anche un singolare presepe vivente. Da
quest'anno una nuova attrazione attende i visitatori di Postumia: si
tratta della stazione di speleobiologia Proteus, dedicata al nome
del curiosissimo animale che vive nelle acque sotterranee della Piuca e di
pochi altri fiumi carsici dinarici. Questo misterioso anfibio simile ad
una salamandra, cieco, depigmentato e capace di vivere per anni senza
mangiare, costituisce per dimensioni il maggior rappresentante della fauna
ipogea ed è un vero fossile vivente, non a caso assunto a simbolo di
questa grotta. Fino al 1831 si pensava che il difficile ambiente delle
caverne non potesse ospitare alcuna forma di vita, né animale né
vegetale. In quell'anno proprio a Postumia venne scoperto un
minuscolo coleottero cieco, il primo di una lunga serie di insetti, ragni,
lumache, millepiedi, gamberetti e altri - molti dei quali scoperti nella
stessa grotta - che costituiscono la superspecializzata fauna troglobia,
di estremo interesse ecologico e scientifico; oggi sappiamo che solo a
Postumia vivono ben 130 specie diverse, che rappresenta un vero primato.
Molti di questi animaletti possono ora essere comodamente osservati
nei vivarium della grotta, unitamente ad una proiezione multimediale sul
Carso. Le grotte di Postumia possono essere visitate tutto l'anno.
Infolink: www.postojna-cave.com
SLOVENIA: VALVASOR E IL CASTELLO DI BOGENSPERK
Sulle banconote slovene da 20 talleri campeggia l'effigie del barone Janez
Vajkard Valvasor (1641-1693), uno dei figli più illustri di questa terra,
tanto che un suo monumento bronzeo sorge nel parco antistante il Museo
Nazionale di Lubiana. Difficile definire in poche parole questo
personaggio poliedrico, perché durante la sua breve vita si occupò un
po' di tutto: fu storiografo, etnografo, naturalista, geografo, geologo,
alchimista e numismatico, ma anche scrittore, editore, cartografo,
disegnatore e incisore. Il suo colto eclettismo lo fa annoverare tra gli
antesignani dell'enciclopedismo illuminista settecentesco e non a caso fu
accolto come membro della Royal Geographical Society inglese, la più
prestigiosa accademia culturale dell'epoca. Tra i tanti meriti gli va
riconosciuto quello di essere stato il primo a spiegare scientificamente
il complesso meccanismo idrologico di intermittenza dei laghi carsici di
Cerknica e Planina, di aver intuito e verificato i percorsi ipogei dei
fiumi carsici Reka-Timavo, Piuca e Lokva, a descrivere il proteo, il più
straordinario abitante delle grotte slovene, a tramandarci l'avventurosa
storia del cavaliere Erasmo Lueger, il Roobin Hood della Carniola, e
dell'imprendibile castello di Predjama, a descriverci i primitivi sci con
cui si spostavano d'inverno i montanari carniolani. E l'elenco potrebbe
continuare a lungo. Nato a Lubiana nel 1641 da nobile famiglia di antica
origine bergamasca, il giovane Janez studiò dai Gesuiti prima in patria
poi in Germania, combattè assieme agli Ungheresi contro i Turchi e viaggiò
parecchio per la sua epoca, visitando Germania, Svizzera, Francia, Italia
e nord Africa. Ma soprattutto visitò accuratamente le regioni
slovene di allora, che oltre alla Carniola comprendevano anche la Carinzia
e l'Istria, descrivendola nella monumentale opera "La Gloria del
ducato carniolano", un libro in 4 volumi pubblicato a proprie spese a
Norimberga nel 1689. Se le sue 3.532 pagine costituiscono ancora
oggi la più ricca messe di informazioni geografiche, storiche,
etnografiche, naturalistiche e descrittive sulla Slovenia del 1600, le 535
stupende incisioni allegate illustrano e fotografano città, villaggi,
castelli e monasteri, chiese e monumenti come erano a quei tempi, che ne
fanno la più antica e completa guida turistica ante litteram di una
regione europea. La presenza del colto barone si può cogliere ancora oggi
visitando l'elegante bianco castello rinascimentale di Bogensperk, 40 km
ad est della capitale Lubiana nella valle del fiume Krka, che Valvasor
acquistò nel 1672 per trasferirvi la sua ampia biblioteca e le sue
molteplici collezioni e per impiantarvi la sua preziosa stamperia, la più
antica della Slovenia. A quei tempi infatti per fare l'editore occorreva
per prima cosa produrre la carta e per tradurre i disegni in immagini
incidere lastre di rame e poi stamparle con inchiostro e pressa. L'attività
di scrittore, ricercatore ed editore, se da un lato gli garantì una fama
imperitura, dal punto di vista economico non si può purtroppo dire che
gli portò fortuna. Oberato dai debiti, nel 1692 fu infatti
costretto a vendere tutte le sue proprietà, compreso il bel castello, per
ritirarsi a vivere in una modesta abitazione a Krsko, dove morì un anno
dopo solo, povero e negletto. A Bogensperk, ora trasformato in museo, la
presenza di Valvasor è rimasta però immutata nel tempo: c'è ancora il
suo studio, una copia originale del suo ponderoso libro, il laboratorio
della carta e la macchina per la stampa, un'esposizione delle sue
suggestive incisioni, gli strumenti cartografici e geodetici, i trofei di
caccia, una raccolta di costumi sloveni seicenteschi e una curiosa
collezione di oggetti di medicina popolare, di magia e di stregoneria.
Infolink: www.slovenia-tourism.si
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