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Notiziario Marketpress di Mercoledì 10 Dicembre 2008
STUDIO SCOPRE IL LEGAME TRA BIORITMO E DIABETE  
 
 Bruxelles, 10 dicembe 2008 - Secondo una nuova ricerca finanziata dall´Ue e pubblicata nella rivista Nature Genetics, le persone che hanno problemi di regolazione del loro bioritmo potrebbero correre un rischio maggiore di sviluppare il diabete di tipo 2. Gli scienziati hanno scoperto che le persone con una mutazione nel gene coinvolto nella produzione di melatonina (l´ormone che aiuta nella regolazione dell´orologio biologico), tendono ad avere livelli più alti di glucosio nel sangue e un rischio più alto di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto alle persone che non presentano questa mutazione. Secondo l´autore dell´articolo, le scoperte suggeriscono che il diabete e i livelli alti di zucchero nel sangue potrebbero essere in parte trattati affrontando i disturbi del sonno. La melatonina è un ormone che regola il ciclo delle 24 ore dell´organismo (tra cui i pattern del sonno e della fame), trasmettendo informazioni sensibili dagli occhi al cervello; i livelli di melatonina tendono ad essere bassi durante la giornata e più alti di notte. In frattempo, i livelli di insulina (l´ormone responsabile del controllo dei livelli di zucchero) tendono a salire durante la giornata, affinché l´organismo possa elaborare lo zucchero assunto durante i pasti. I ricercatori suggeriscono che se viene disturbato il ciclo naturale della produzione di melatonina, ne potrebbero anche risentire i livelli di insulina. Il professor Philippe Froguel dell´Imperial College London nel Regno Unito ha fatto notare che esistono già alcune prove che suggeriscono il legame tra i disturbi del sonno e altri disturbi legati al diabete, come l´obesità e la depressione. "Sappiamo che i bambini obesi tendono a dormire male e che le persone diventano più obese se non dormono abbastanza," ha spiegato. "Il nostro nuovo studio dimostra che le anormalità nel ritmo circadiano potrebbe in parte causare il diabete e i livelli alti di zucchero nel sangue. Speriamo che alla fine fornirà nuove opportunità di trattamento per i pazienti. " In questo ultimo studio gli scienziati hanno analizzato la struttura genetica di oltre 2000 francesi non diabetici, inclusi adulti e bambini, sia obesi che normopeso. Hanno scoperto che la mutazione denominata rs1387153, localizzata in prossimità del gene Mtnr1b, che è coinvolto nella produzione di melatonina, hanno livelli di zucchero nel sangue più alti e un rischio del 20% maggiore di sviluppare il diabete di tipo 2, rispetto alle persone che non presentano questa mutazione. Ulteriori studi, che hanno coinvolto altre popolazioni europee, hanno confermato questo quadro. Il professor Froguel e il suo team hanno già identificato un numero di geni associati ai livelli alti di zucchero nel sangue e ad un rischio maggiore di diabete di tipo 2. Le loro analisi rivelano che in media, le persone con più mutazioni associate con i livelli alti di zucchero nel snague, tendono ad avere livelli più alti di zucchero nel sangue, e sono esposti ad un maggiore rischio di sviluppare il diabete. Ad esempio, quasi la metà di coloro che sono portatori di sei o più mutazioni, hanno livelli a digiuno di glucosio nel sangue di oltre 5,6mmol/l, che l´Associazione americana per il diabete definisce "indebolito" ("impaired"), che significa che queste persone corrono un rischio molto alto di sviluppare il diabete. "Siamo riusciti a sviluppare un´immagine abbastanza chiara dei geni principali coinvolti nei livelli alti di zucchero nel sangue e nel diabete, e questo ci permette di capirli meglio e proporre nuove vie di trattamento," ha commentato il professor Froguel. "Ci stiamo anche avvicinando allo stadio in cui possiamo sviluppare test che riescono ad individuare le persone più a rischio di sviluppare livelli alti di zucchero nel sangue e diabete più avanti nella loro vita, per poter intervenire per migliorare la loro salute prima che raggiungano quella condizione. " L´ue ha sostenuto la ricerca attraverso tre progetti: Euro-blcs ("Biological, clinical and genetic markers of future risk of cardiovascular disease"), finanziato attraverso il budget previsto per il "Quality of life and management of living resources" del Quinto programma quadro (5°Pq), e Eurodia ("Functional genomics of pancreatic beta cells and of tissues involved in control of the endocrine pancreas for prevention and treatment of type 2 diabetes") e Eugene2 ("European Network on Functional Genomics of Type 2 Diabetes"), entrambi finanziati attraverso l´area tematica "Life sciences, genomics and biotechnology for health" del Sesto programma quadro (6°Pq). Per ulteriori informazioni, visitare: Nature Genetics: http://www. Nature. Com/ng/index. Html Imperial College Londra: http://www. Imperial. Ac. Uk Eurodia: http://www. Eurodia. Info/ Eugene2: http://www. Eugene2. Com/ . .  
   
   
RIVELATA LA STRUTTURA TRIDIMENSIONALE DEL RECETTORE SPERMATICO DEI MAMMIFERI  
 
Bruxelles, 10 dicembre 2008 - Alcuni scienziati dell´Istituto Karolinska in Svezia hanno scoperto la struttura tridimensionale di una proteina direttamente coinvolta nella legatura ovulo-sperma. Questa scoperta ha importanti implicazioni per la medicina riproduttiva umana e potrebbe essere usata per sviluppare nuovi contraccettivi non-ormonali. Lo studio, in parte finanziato dall´Ue attraverso una borsa di reintegrazione europea Marie Curie, è stato pubblicato sulla rivista Nature. Il rivestimento degli ovuli dei mammiferi, chiamato zona pellucida (Zp), ha un ruolo fondamentale nella fecondazione e impedisce che più di uno spermatozoo entri nell´ovulo. Le proteine Zp nei topi, chiamate Zp2 e Zp3, fungono da recettori spermatici durante la fecondazione. Contengono una sequenza comune che permette loro di formare il rivestimento dell´ovulo - una matrice di filamenti che circonda completamente l´ovulo. Le proteine Zp hanno un´area chiamata campo Zp, e le mutazioni di questo campo possono portare a gravi disturbi tra cui l´infertilità, la sordità e alcuni tipi di cancro. È stato molto difficile ottenere la struttura esatta delle proteine che contengono il campo Zp a causa della loro natura dinamica. A causa della sua complessità strutturale, studiare soltanto la sua sequenza aminoacida non sarebbe stato sufficiente per descrivere in modo adeguato le particolari caratteristiche del campo Zp. "La Zp è stata identificata quasi 30 anni fa, ma ottenere informazioni sulla struttura di questa proteina fondamentale per la riproduzione è stato tecnicamente difficile a causa della sua alta eterogeneità," ha spiegato il ricercatore a capo della ricerca, Luca Jovine. Nella loro ultima ricerca gli scienziati hanno descritto una struttura tridimensionale ad alta risoluzione di una parte fondamentale della Zp3, usando la cristallografia della proteina. Rivelando la struttura in maggiore dettaglio rispetto a quanto era mai stato ottenuto prima, i ricercatori hanno mostrato che una parte del campo Zp (la Zp-n) si ripiega in un modo diverso che ricorda (anche se è comunque diverso) gli anticorpi. Secondo lo studio, i risultati dimostrato che la Zp-n è un dominio a sé stante e costituise un sottotipo distinto della superfamiglia delle immunoglobuline. La superfamiglia delle immunoglobuline (Igsf) è un gruppo di proteine coinvolte nei processi di riconoscimento, legatura e adesione delle cellule. I suoi membri possiedono alcune caratteristiche strutturali in comune con gli anticorpi, tra cui un campo conosciuto come campo dell´immunoglobulina (o fold). Questi campi hanno una struttura a strati formata da due strati di filamenti beta. I ricercatori hanno scoperto che i due terzi della Zp-n consistono in filamenti beta interconnessi tramite anelli di varie lunghezze e forme per formare una struttura a strati, simile a quella che si trova nelle proteine dell´immunoglobulina ma con caratteristiche diverse. I ricercatori credono che i loro metodi possano essere usati in studi futuri per caratterizzare un´area di Zp3, importante per la polimerizzazione. Un tale risultato potrebbe migliorare significativamente la nostra comprensione dell´infertilità umana. Potrebbe anche portare allo sviluppo di nuovi contraccettivi mirati e non-ormonali. "La fecondazione dei mammiferi prevede una serie di eventi molto complessi. Le nostre scoperte preparano il terreno per ulteriori ricerche in questo affascinante campo, fornendo una prima istantanea del principio della vita con una risoluzione atomica," ha detto il dott. Jovine. La descrizione della Zp-n ha inoltre fornito informazioni sulla base molecolare delle malattie umane legate alla Zp. "La struttura della Zp-n Zp3 fornisce un primo sguardo sulla base della fecondazione dei mammiferi con una risoluzione atomica," conclude lo studio. "Poiché molte mutazioni patologiche in altre proteine del campo Zp rientrano nella Zp-n, questo lavoro non sarà importante solo per la medicina riproduttiva, ma anche per malattie umane gravi come la sordità non sintomatica o i disturbi renali e vascolari. " Per ulteriori informazioni, visitare: Istituto Karolinska http://ki. Se/ Nature http://www. Nature. Com/nature .  
   
   
SIMPOSIO SULL´IMMUNOLOGIA, LEIDEN  
 
 Paesi Bassi, 10 dicembre 2008 - Il 15 gennaio 2009 il "Forum per la prevenzione delle allergie" (Forallvent - Forum for allergy prevention), finanziato dall´Ue, organizza un simposio a Leiden, nei Paesi Bassi. Con il titolo "Novel Avenues in Prevention and Treatment of Allergies" l´evento porrà l´attenzione sulle nuove vie per la prevenzione dei disturbi allergici. Con l´obiettivo di collegare le scoperte epidemiologiche ai risultati clinici, le discussioni affronteranno la questione di come le infiammazioni croniche e di basso livello collocate in ambienti diversi, presentano profili immunologici diversi. Per ciò che riguarda il ruolo dell´intestino nella regolazione del sistema immunologico, i relatori affronteranno l´anatomia del sistema immunologico a livello dell´intestino e le malattie infiammatorie dell´intestino. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www. Forallvent. Info/about-us/achievements/novel-avenues-workshop-leiden/ .  
   
   
ARMI NATURALI CONTRO IL COLESTEROLO FITOSTEROLI, RISO ROSSO FERMENTATO, POLICOSANOLI E TÈ VERDE RIDUCONO IL COLESTEROLO. LO DIMOSTRA UNO STUDIO CNR PUBBLICATO SU NUTRITION, METABOLISM & CARDIOVASCULAR DISEASES  
 
 Roma, 10 dicembre 2008 - Il colesterolo può essere combattuto con rimedi naturali: steroli vegetali (o fitosteroli), riso rosso fermentato, policosanoli e tè verde ‘insieme’ possono contribuire, inseriti in una dieta equilibrata, a ridurre i livelli di colesterolo, rappresentando una valida alternativa all’impiego delle statine. Da tempo si sa che queste sostanze sono in grado di abbassare il colesterolo, ma la novità sta nella loro associazione. Lo dimostra uno studio condotto da ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche, i cui risultati sono stati pubblicati su Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases e presentati al recente Congresso della Società Italiana per lo Studio dell’Arteriosclerosi da Roberto Volpe, del Servizio prevenzione e protezione del Cnr di Roma. “Un mini-drink costituito da latte arricchito in 2 g di fitosteroli dopo cena e prima di coricarsi un nutraceutico, una capsula composta fondamentalmente da riso rosso fermentato, policosanoli e tè verde”, spiega Roberto Volpe, “rappresentano la terapia ideale proprio nei casi in cui è possibile non ricorrere ai farmaci”. Il primo trattamento delle ipercolesterolemie consiste in una dieta ipolipidica (a basso contenuto di grassi). “Quando la dieta non risulta sufficiente”, spiega Roberto Volpe, “in quei pazienti considerati ad alto rischio cardiovascolare, che hanno oltre il 20% di probabilità di incorrere in un infarto o in un ictus nei prossimi 10 anni, in quanto già infartuati o diabetici o con ipercolesterolemia familiare severa, è necessario ricorrere alle statine, farmaci capaci di ridurre l’incidenza di tali eventi di oltre il 30%”. Comunque, per ottenere tale beneficio clinico, la terapia deve essere fatta tutta la vita, per cui negli adulti ipercolesterolemici a rischio cardiovascolare moderato, è preferibile, come suggeriscono le Linee Guida nazionali e internazionali, prendere in considerazione un trattamento non farmacologico. A tal proposito, i dati emersi dallo studio Check (Cholesterol and Health: Education, Control and Knowledge) del prof. Andrea Poli di Milano, indicano che oltre il 50% della popolazione italiana che presenta livelli alterati di colesterolo rientra nell’area del trattamento non farmacologico. I fitosteroli (contenuti soprattutto in oli, cereali e frutta) e il tè verde agiscono riducendo l’assorbimento intestinale del colesterolo, il riso rosso fermentato (contenente mevinolina, una statina naturale al dosaggio di soli 3 mg) e i policosanoli (estratti dalla canna da zucchero) agiscono inibendo la sintesi epatica del colesterolo. Lo studio è stato condotto su 20 pazienti adulti a rischio cardiovascolare moderato che, nonostante fossero già in trattamento con fitosteroli o nutraceutico utilizzati in monoterapia, presentavano valori di colesterolemia ancora elevati (colesterolo totale medio basale di 254 mg/dL e colesterolo Ldl medio basale di 184 mg/dL) e ha dimostrato la validità dall’azione sinergica dei vari componenti. “La loro associazione, infatti, ha comportato una significativa riduzione sia del colesterolo totale (che ha raggiunto i 219 mg/dL) sia del colesterolo Ldl (che ha raggiunto i 152 mg/dL), valori considerati desiderabili nei pazienti a rischio moderato”, conclude Volpe. Pertanto, in soggetti selezionati, l’associazione fitosteroli con riso rosso fermentato, policosanoli e tè verde può rappresentare una valida alternativa all’impiego delle statine, permettendo di raggiungere valori di colesterolemia indicati dalle Linee Guida e, conseguentemente, una riduzione del rischio cardiovascolare. .  
   
   
CON PANE E PECORINO TOSCANI CUORE SEMPRE GIOVANE DUE RICERCHE PARALLELE CONDOTTE DALL’UNIVERSITÀ DI FIRENZE DIMOSTRANO LE STRAORDINARIE CARATTERISTICHE DI DUE PRODOTTI TIPICI. I RISULTATI PRESENTATI DOMANI IN UN CONVEGNO AL RETTORATO  
 
Firenze, 10 dicembre 2008 – Pane e pecorino fanno molto bene al cuore. Purché toscani. Purché di un particolare grano tenero e del latte di pecore allevate al pascolo in provincia di Pisa. Entrambi contribuiscono a conservare in efficienza il sistema cardiovascolare e a prevenire infarto e cardiopatie. Lo dimostrano due studi paralleli condotti all’Università di Firenze dal Centro Interdipartimentale di Ricerca e Valorizzazione degli Alimenti (Cera), che ne presenterà i risultati mercoledì 10 dicembre nel corso di un convegno scientifico nell’Aula Magna del Rettorato (piazza S. Marco, dalle ore 8,30) sul tema Qualità e Tipicità dell’Alimento: alla ricerca del Benessere! “Il pane ci sorprende sia per i prezzi ormai altissimi, sia per le qualità salutari”, spiega il professor Vincenzo Vecchio, direttore del Centro, che firma la prima ricerca con un gruppo multidisciplinare della Facoltà di Agraria, “Ciò che abbiamo scoperto è che se lo prepariamo secondo l’antica tradizione e con le varietà di grano di un tempo, può davvero abbassare i rischi di arterosclerosi, di colesterolo alto e delle varie patologie della circolazione”. Lo studio ha avuto per cavie una ventina di volontari e per oggetto il pane ottenuto dalla lievitazione a pasta acida di farina di grano tenero Verna macinato con mulino a pietra. Si tratta di una vecchia varietà di frumento, precisa Stefano Benedettelli (Facoltà di Agraria), molto diffusa in Toscana, soprattutto nelle zone di montagna, nota per i contenuti elevati di antiossidanti come polifenoli e flavonoidi. Se consumato semi integrale contiene anche vitamina E. Per 10 settimane le cavie, donne e uomini di età fra i 21 e i 61 anni, ne hanno mangiato 150 grammi al giorno. Poi, per un periodo identico, hanno mangiato pane comune. Lo studio è stato coordinato dall’internista Rosanna Abbate (Facoltà di Medicina) e non ha offerto alcun dubbio circa il confronto. Con il Verna il colesterolo cattivo (Ldl) è sceso del 15%, i marcatori d’infiammazione (proteina C-reattiva o interleuchina 6) del 20%, la viscosità del sangue del 25%. Analoghi i risultati dello studio sul formaggio, coordinato dal nutrizionista Mauro Antongiovanni (Dipartimento di Scienze Zootecniche) in collaborazione con il gruppo della professoressa Abbate, con l’agronomo Andrea Pardini e la specialista di chimica degli alimenti Nadia Mulinacci. Anche in questo caso è stata arruolata una squadra di volontari sottoposti per dieci settimane a un doppio regime alimentare: prima con un comune Emmenthal, poi con 200 grammi settimanali di un particolare pecorino toscano. Il quale ha queste caratteristiche: è prodotto con latte di pecora di razza Massese, un gregge allevato in pascoli naturali, ovvero alimentato con normale erba fresca, invece del foraggio conservato ormai di norma nella maggior parte degli allevamenti. Questo semplice ritorno alla natura è bastato a eliminare dal latte delle pecore il 40% degli acidi nocivi (miristico e palmitico) e ad aumentare di cinque volte (500%) gli acidi cosiddetti benefici (l’acido butirrico e, soprattutto, l’acido linolenico coniugato o acido rumenico). Tutte virtù che, una volta trasformato il latte in pecorino, hanno consentito di accertate nei volontari una stabilizzazione di colesterolo e trigliceridi. Al contrario, la dieta a base formaggio industriale ha comportato per tutti un sensibile aumento dei parametri di rischio cardiovascolare: +18% di colesterolo, + 25% di trigliceridi. Il convegno, il secondo organizzato da Cera, nasce con il sostegno dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che in questi anni ha contribuito con importanti stanziamenti a potenziare la dotazione strumentale dei sette laboratori coinvolti nel Centro. .  
   
   
DISABILI GRAVI. OPSA DI RUBANO; ASSESSORE VALDEGAMBERI: “FINANZIATA PROSECUZIONE PER 2008 POLIAMBULATORIO PER DISABILI GRAVI NON COLLABORANTI”  
 
Venezia, 10 dicembre 2008 - Contributo della Giunta regionale del Veneto per il 2008 all´O. P. S. A. (Opera Provvidenza Sant´antonio) di Rubano (in provincia di Padova) per far proseguire un servizio poliambulatoriale specialistico destinato a persone con gravi disabilità (congenite o acquisite in età evolutiva) e non in grado di collaborare con il personale medico e sanitario nel ricevere assistenza. Il provvedimento assegna 35 mila euro a questo progetto di assistenza proveniente dal “Fondo regionale per la domiciliarietà – interventi a favore delle persone disabili e delle loro famiglie” ed è stato proposto al governo regionale dall´Assessore regionale alle politiche sociali Stefano Valdegamberi. “Il servizio - spiega Valdegamberi - è attivo dal 2004 e continuerà anche quest’anno, d´intesa tra la Regione Veneto e l´O. P. S. A. , utilizzando le strutture, le attrezzature, il personale medico, paramedico e d´assistenza già esistenti nella sede di Rubano. Il finanziamento regionale – continua – vuole dare continuità a un servizio che si è dimostrato in grado di dare risposte efficaci al bisogno di salute di queste persone e incapaci di collaborare con il personale medico e paramedico durante le procedure diagnostiche e terapeutiche. Il servizio è allargato non solo ai soggetti con gravi disabilità dell’Azienda Ulss n. 16 di Padova, ma anche all’Azienda Ulss n. 15 “Alta Padovana”. Dal gennaio 2007 al dicembre 2007 il poliambulatorio è stato utilizzato da 322 persone gravi disabili per 1535 prestazioni in totale. Nel poliambulatorio le persone disabili e i loro famigliari trovano disponibili le specialità di odontoiatria, cardiologia, audiologia, otorinolaringoiatria, medicina interna, neurologia, dermatologia, chirurgia plastica, angiologia e chirurgia vascolare, chirurgia generale. Questi servizi e la loro organizzazione specifica consentiranno di ridurre le difficoltà nell´erogazione delle prestazioni in presenza di disabili non in grado di intendere o collaborare con la somministrazione delle cure. .  
   
   
LE PIGRE? SUPERFICIALI NEL SESSO E PIÙ A RISCHIO DI TUMORI “LO SPORT È UN ‘FARMACO’ DA PRESCRIVERE ‘SU MISURA’” UN’ITALIANA SU DUE NON FA MOVIMENTO. GINECOLOGI, MEDICI DI FMSI E CONI: PRESTO LINEE GUIDA E PROGETTI CONCRETI E MISURABILI PER PORTARE IL RAPPORTO AD UNA SU TRE ENTRO UN ANNO  
 
Roma, 10 dicembre 2008 – La “prima volta” per loro capita più tardi rispetto alle coetanee ed è “scelta”, non subìta. Sono consapevoli, si proteggono con la pillola e il preservativo, hanno un numero più ridotto di partner e un minor rischio di gravidanze indesiderate. È il ritratto delle ragazze sportive d’oggi, affettivamente più mature e sessualmente più responsabili rispetto a chi non pratica attività fisica. “Non solo – spiega la prof. Ssa Alessandra Graziottin, Direttore della Ginecologia e Ostetricia del San Raffaele Resnati di Milano -: hanno stili di vita nettamente più sani, non fumano, raramente bevono alcolici, non usano sostanze e sviluppano un’immagine corporea nettamente migliore. Inoltre sono due volte meno depresse e possiedono una migliore autostima, anche perché più abituate a mettersi alla prova e ad affrontare gli ostacoli: un’ impronta, uno stile, che le accompagnerà tutta la vita”. Fino alla menopausa, cui arrivano più in forma e con un minor rischio di osteoporosi e malattie cardiovascolari e oncologiche. E quando purtroppo capitano i problemi, come ad esempio un cancro, riescono a combatterli con maggior vigore: “Ormai la scienza l’ha provato – afferma il prof. Francesco Cognetti, Direttore dell’Oncologia medica del Regina Elena di Roma e Coordinatore della Commissione Oncologica Nazionale - : il movimento costante esercita un’importante azione preventiva per tutte le principali neoplasie. E l’incremento dell’attività fisica dopo una diagnosi di tumore del seno riduce del 45% il rischio di recidive e di morte in queste pazienti rispetto a quelle inattive ed ha un impatto favorevole sulla qualità di vita durante i trattamenti”. Eppure le italiane restano insensibili a questi vantaggi, se è vero che ben il 47% non fa movimento e solo il 16% pratica sport con continuità. Come fare per invertire questa tendenza? “Pensare all’attività fisica come a un vero e proprio farmaco: una medicina, da prescrivere in maniera personalizzata, in base alle necessità e alle caratteristiche individuali – spiega Maurizio Casasco, Presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana (Fmsi) che, con il Coni, patrocina oggi a Roma il Convegno nazionale “Sport, risorsa di salute delle diverse età della donna” -. Ma non ci si può improvvisare: si rischia di creare effetti indesiderati anche molto pericolosi, come la triade dell’atleta. Per definire il giusto “piano terapeutico” è indispensabile la competenza dello specialista in medicina dello sport, da integrare a quella del ginecologo che invece conosce a fondo le peculiarità e le dinamiche dell’organismo femminile, in tutte le fasi della vita”. Il Convegno è promosso infatti dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) con l’obiettivo di favorire la cultura dello sport “in rosa”. “Anche in questo campo – commenta il prof. Giorgio Vittori, il presidente della Sigo - vi è la necessità di superare discriminazioni e fragilità. Abbiamo atlete eccezionali, capaci di surclassare i colleghi maschi, ma ancora oggi le loro medaglie valgono meno di quelle degli uomini. Attirare l’attenzione sulle politiche di genere, anche nello sport, rappresenta un modo per affermare la centralità della donna nella società contro la devalorizzazione delle tematiche e delle prestazioni “al femminile”: con il Coni e la Fmsi definiremo vere e proprie linee guida e progetti concreti e misurabili per incentivare la corretta attività fisica nelle donne, con l’obiettivo di ridurre il numero di sedentarie dal 47 al 27% in un anno”. Lo sport al femminile presenta regole e dinamiche peculiari, ancora troppo spesso ignorate o misconosciute non solo dalle protagoniste, ma anche da chi dovrebbe invece educare al movimento, come i genitori, gli insegnanti, gli allenatori, gli stessi medici. “Nelle giovani tra i 14 e i 19 anni registriamo percentuali di abbandono dell’attività fisica fino al 70%, dovute soprattutto a disagi legati al ciclo mestruale, abbondante o prolungato, o alla dismenorrea, che interferiscono con gli allenamenti e il rendimento agonistico – continua la Graziottin -. Un dato che appare paradossale perché è dimostrato che invece proprio lo sport induce una riduzione significativa dei sintomi premestruali e della dismenorrea, migliora il rapporto con il proprio corpo e con la femminilità. Vantaggi che si amplificano con la scelta di una contraccezione consapevole e amica del fitness”. Le pillole anticoncezionali, in particolare quelle che contengono drosperinone, possono infatti favorire la performance sportiva, anche ad alto livello, poiché migliorano il controllo dei sintomi mestruali, riducono le fluttuazioni d’umore e permettono di “programmare” le mestruazioni per evitare che coincidano con una gara importante. Ma le protagoniste di questo Convegno non sono tanto le atlete professioniste quanto i milioni di donne normali, che praticano sport a livello amatoriale e l’ancor più nutrito gruppo di chi invece continua a preferire il divano di casa. “All’interno del Coni e della Fmsi esiste da tempo una specifica sensibilità sulle problematiche dell’attività fisica al femminile – spiega Casasco – , i successi delle nostre portabandiera sono la testimonianza di un lungo percorso all’interno delle Federazioni, e dedicheremo a questo tema anche una sessione del nostro prossimo Congresso nazionale. Ma questa cultura non è ancora stata assimilata nella vita quotidiana ed è per questo che abbiamo iniziato una collaborazione continuativa con alcune delle figure mediche di riferimento, fra cui cardiologi, diabetologi e, da oggi, ginecologi”. Lo sport riveste un’importanza determinante a tutte le età ma soprattutto in alcuni momenti cruciali della vita di una donna, fra cui l’adolescenza, la maternità e la menopausa. Un’intera sessione del convegno è dedicata proprio alla questa fase dell’esistenza, particolarmente delicata perché viene meno l’azione protettiva degli estrogeni ed aumenta la vulnerabilità. “Le donne troppo spesso sottovalutano il rischio cardiovascolare, considerandosi “immuni” – spiega il prof. Roberto Ferrari, Presidente della Società Europea di Cardiologia – . Il 48% delle italiane in menopausa non svolge alcuna attività fisica, il 40% è in sovrappeso, il 49% soffre di ipertensione. Ritengo quindi particolarmente importante che i ginecologi, i “custodi” della salute femminile, si impegnino attraverso iniziative come questa per migliorare l’informazione su questo fattore di rischio tuttora negletto”. “Al Convegno di oggi sono intervenute anche molte atlete – come Margherita Garbassi, Lea Pericoli, Paola Pigni e Veronica Calabrese - per portare la loro diretta testimonianza. Ma questo non è che l’inizio di un percorso – conclude Vittori -. Noi ginecologi, distribuiti capillarmente in tutta Italia, con i medici dello sport e il Coni diventeremo un presidio reale sul territorio, a disposizione di tutte le donne, a favore dell’attività fisica al femminile”. . .  
   
   
INCONTRO GALAN-SACCONI A VENEZIA; PROMOSSI GLI IRCCSS VENETI  
 

 

Venezia, 10 dicembre 2008 - I 2 Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) del Veneto, quello oncologico a Padova (lo IOV) e quello neuroriabilitativo al San Camillo del Lido di Venezia costituiscono già un punto fermo nel panorama italiano e sono a pieno titolo inseriti nelle reti dell’eccellenza nazionale in materia di oncologia e neuroriabilitazione. E’ questo, in sintesi, l’esito delle “site visit” effettuate dagli esperti del Ministero della Salute presso le due strutture, presentato  ieri a Venezia nel corso di un incontro tra il Presidente della Regione del Veneto Giancarlo Galan ed il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Erano presenti, tra gli altri, l’Assessore regionale alla Sanità Sandro Sandri, il Direttore del Dipartimento Innovazione del Ministero Giovanni Zotta, il Commissario Straordinario dello IOV di Padova Piercarlo Muzzio, il Direttore Generale dell’Irccs San Camillo Padre Carlo Vanzo e i Direttori Generali della Ulss e Aziende Ospedaliere interessate. “Questo – ha tenuto a sottolineare Galan – è il riconoscimento di una lunga battaglia, con momenti anche di forte contrasto con vari Ministri, perché le caratteristiche multicentriche dell’eccellenza sanitaria veneta ci portavano a ritenere che un Irccs nel Veneto non dovesse nascere secondo il modello nazionale con uno schema centralista, ma costituirsi come una rete. Oggi, con orgoglio, possiamo dire che i nostri due Irccs stanno proprio valorizzando la rete e sono un punto d’eccellenza che si diffonde sul territorio un po’ come un ‘Campus’, dove le conoscenze si integrano e circolano a disposizione di tutti”. “Lo IOV e il San Camillo – ha detto Sacconi – sono collocati in un contesto favorevole come la diffusa qualità della sanità veneta, che presenta una serie di reti, non solo queste ma, ad esempio, anche quella dei trapianti, che connettono il tessuto regionale e si integrano perfettamente nelle reti nazionali”. “Positivo – secondo il Ministro – anche il fatto che i due Irccs abbiano caratteristiche diverse: uno pubblico, come lo IOV, ed uno privato religioso come il San Camillo. Il pubblico infatti – ha aggiunto Sacconi – va sempre più inteso come regolatore tendente alla neutralità rispetto all’erogatore; il tutto avendo sempre come obbiettivo il meglio per la persona”. Galan non ha mancato di sollecitare il Ministro rispetto al futuro di alcune importanti strutture venete: “Ad un Ministro veneto – ha detto Galan – la miglior Regione sanitaria d’Italia non può sottacere il grandissimo impegno che si sta profondendo per razionalizzare e modernizzare la rete ospedaliera regionale: siamo impegnati sul nuovo ospedale di Tiene-Schio, su quello dell’Ovest Vicentino, sulla Bassa Padovana, ed ora anche sull’impresa più ambiziosa, che è quella del nuovo Polo ospedaliero di Padova. Tutte opere che puntano a realizzare alcune strutture per acuti di eccellenza, rafforzando poi l’aspetto territoriale dell’assistenza. Su questo – ha detto Galan a Sacconi – chiediamo di non lasciarci soli, con un impegno in cambio: sistemare l’anomalia della provincia di Verona, che in tema di razionalizzazione della rete ospedaliera è molto indietro”. “Il Patto per la Salute 2010, 2011, 2012 – ha detto Sacconi - sarà un banco di prova decisivo sia per l’applicazione del federalismo fiscale, sia per la realizzazione di un modello di concentrazione della risposta alle esigenze per acuti con conseguente diffusione sul territorio dell’assistenza primaria, della riabilitazione, dell’attenzione alle cronicità, della prevenzione. L’obbiettivo è una ripartizione che veda prevalere il territorio con il 54% delle risorse, con il 41% riservato all’area ospedaliera e il 5% alle prevenzione, ed il Veneto è già prossimo a questo modello ideale. Certo – ha concluso – di fronte a percorsi virtuosi non potremo non fare scelte prioritarie”. Sull’importanza dei due Irccs si è concentrato l’Assessore Sandri: “sono strutture fondamentali – ha detto – anche per il lavoro di lobby positiva che abbiamo avviato come Regione presso la Commissione Europea, dove godiamo di molta, meritata stima, essendo stati inseriti nel G6 delle Regioni sanitarie più evolute d’Europa con Catalogna, Fiandre, Scozia, Bassa Austria e North West England. Non dimentichiamo – ha aggiunto – che il Programma di Salute Europeo 2008-2013 è dotato di ben 5 miliardi di euro di finanziamenti, buona parte dei quali saranno dedicati proprio alle tecnologie e alla prevenzione”. Sandri ha anche chiesto a Sacconi “un interessamento per quanto riguarda il problema della carenza di personale nelle strutture sanitarie. Quando è entrato in vigore il Patto di Stabilità – ha detto l’Assessore – il Veneto, facendo le cose per bene, aveva già razionalizzato all’osso, ed ora ha necessità di poter assumere gli operatori indispensabili per garantire l’erogazione dei servizi ai massimi regimi anche temporali”.

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STABILIZZAZIONE DEL PERSONALE SANITARIO MARCHIGIANO NON DIRIGENZIALE 2008, LINEE GUIDA.  
 
Ancona, 10 Dicembre 2008 - La Giunta regionale ha approvato le linee guida per la stabilizzazione del personale sanitario non dirigenziale, in applicazione della legge finanziaria 2008. Al provvedimento sono interessati circa 160 dipendenti del Servizio sanitario regionale, che andranno a sommarsi ai circa 600 gia` stabilizzati con i precedenti provvedimenti adottati dalla Regione Marche. Complessivamente sono oltre 1. 400 le unita` di cui e` stata programmata la stabilizzazione. Su proposta dell´assessore alla Salute, Almerino Mezzolani, la Giunta ha recepito le disposizioni che sono state condivise anche dalle organizzazioni sindacali. ´L´esecutivo ha adottato le linee guida ´ sottolinea Mezzolani ´ per completare il processo di stabilizzazione del personale precario e garantire la continuita` dei livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio regionale. Pur in presenza dei vincoli finanziari che penalizzano l´azione degli enti pubblici, la Regione ha scelto di percorrere la strada della stabilizzazione, in quanto il diritto alla salute dei cittadini rappresenta un valore che va salvaguardato e potenziato. Le assunzioni in organico saranno effettuate nel rispetto delle indicazioni economiche nazionali e senza penalizzare il bilancio del Servizio sanitario regionale, in quanto non verra` aumentata la spesa complessiva del personale´. Le linee guida approvate dalla Giunta sono destinate alle Aziende ospedaliere, all´Azienda sanitaria unica regionale (Asur), alle Zone territoriali e all´Inrca. Entro il 31 dicembre 2008, andra` individuata la consistenza del personale interessato e con i requisiti richiesti (destinato ´all´esercizio di funzioni stabili e ricorrenti e necessario a garantire il livelli essenziali di assistenza´) e predisposto un programma annuale di revisione della dotazione organica (finalizzato ´al contenimento della spesa complessiva di personale, come stabilito dai budget annuali assegnati dalla Giunta regionale, nel rispetto delle leggi finanziarie dello Stato´). Tutte le procedure saranno attivate con avviso pubblico di selezione e una priorita` riservata al personale con rapporto di lavoro dipendente, a tempo determinato, assunto mediante il ricorsa a graduatorie di concorsi pubblici a tempo indeterminato. .  
   
   
WORKSHOP EMBO SULLA COMPLESSITÀ DEL SISTEMA IMMUNOLOGICO  
 
 Marsiglia, 10 dicembre 2008 - Dal 15 al 17 gennaio 2009 l´Organizzazione europea per la biologia molecolare (Embo) ha in programma un workshop intitolato Visualising Immune System Complexity presso il Centre d´Immunologie Marseille-luminy (Ciml), a Marsiglia, in Francia. L´evento è il terzo di una serie. L´obiettivo di questo workshop particolare è di fare incontrare scienziati di tutto il mondo per discutere i differenti stadi spazio-temporali in cui la visualizzione della complessità del sistema immunologico ha un significato biologico. I temi da affrontare includono: immunologia informatica e teorica; - interazioni molecolari; - dinamica dei recettori immunologici nelle membrane cellulari; - interazioni cellula-cellula; - imaging della risposta immunitaria in animali interi. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www. Ciml. Univ-mrs. Fr/embo_2009. Htm .  
   
   
CONFRONTO SUL TABAGISMO OGGI A TRIESTE  
 
Trieste, 10 dicembre 2008 - "Tabagismo, applicazione regionale dei programmi nazionali di prevenzione, cura e controllo": su questo tema si confronteranno oggi i, nella Foresteria Adriatico del Centro internazionale di Fisica teorica a Grignano (Trieste), esperti dell´Agenzia regionale della Sanità, delle Aziende sanitarie regionali, del ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, nonché di Veneto ed Emilia-romagna. Il convegno, promosso dalla Regione e dall´Ass "Triestina", tratterà delle strategie che saranno attuate per scoraggiare chi fuma, per indurre chi non lo fa a non iniziare, nonché per proteggere i non fumatori dal fumo passivo. In Friuli Venezia Giulia fuma il 33 per cento della popolazione. Una percentuale che sale al 47 per cento nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Vale a dire che in pratica a fumare è un giovane su due. Il 15 per cento delle cause di morte al di sopra dei 35 anni è attribuibile proprio al fumo. Nel 2007 i morti sono stati 1. 939. .  
   
   
"APPENNINO ACCOGLIENTE/INCLUSIVO": UN PROGETTO PER L´INTEGRAZIONE E IL BENESSERE DELLE PERSONE DISABILI. DALLA REGIONE 2,6 MILIONI DI EURO PER LA COSTRUZIONE DI UNA STRUTTURA NEL PARCO DEL FRIGNANO E LA RISTRUTTURAZIONE DEL CENTRO VISITE DEL PARCO CORNO ALLE SCALE A PIANACCIO.  
 
 Bologna, 10 dicembre 2008 – Un Appennino “senza barriere” per le persone disabili, soprattutto per chi è appassionato di natura e pratica sport. E’ il progetto regionale “Appennino Accogliente/inclusivo”, avviato nel 2002 e diventato, via via, un progetto pilota regionale. A partire dall’anno prossimo, un finanziamento della Regione Emilia-romagna – che ammonta a 2,6 milioni di euro – consentirà di realizzare una struttura polivalente nel Parco del Frignano, a Montecreto (Modena), e di ristrutturare una parte del Centro visite del Parco Corno alle Scale a Pianaccio di Lizzano in Belvedere (Bologna). In entrambe le strutture verrà realizzata una foresteria senza barriere e aree per attività didattiche e ludiche, mentre nella struttura di Montecreto – denominata “Il Castagno di Pollicino” – si costruiranno anche spazi appositi per la sperimentazione degli ausili per la fruizione naturalistico/sportiva dell’ambiente montano (una vera e propria struttura decentrata del Polo tecnologico regionale Corte Roncati) e risorse per la comunità locale: una palestra e una piscina riscaldata. “Oggi presentiamo lo stadio ormai ‘maturo’ del progetto ‘Appennino Accogliente’, di cui siamo molto orgogliosi – ha sottolineato il vicepresidente della Regione Flavio Delbono durante la conferenza stampa – . Due i motivi d’orgoglio: primo, la finalità del progetto, che vuole promuovere materialmente l’accessibilità ad attività sportive, ludiche e culturali per adolescenti e giovani diversamente abili. Secondo, credo che ‘Appennino Accogliente’ rappresenti una buona pratica con cui diverse amministrazioni si sono unite per lavorare a un progetto complesso”. Un progetto “frutto di una metodologia induttiva – ha spiegato Giancarlo Marostica, direttore Programma tutela persone disabili dell’Ausl di Bologna – che, partendo dall’osservazione dei bisogni delle persone disabili, degli anziani e delle potenziali risorse dell’ambiente appenninico, ha elaborato una prima progettazione, ne ha cominciato la sperimentazione e valutazione dei primi risultati, per poi procedere con nuove ipotesi di lavoro e nuove azioni da sperimentare”. Le strutture in particolare, all’interno del progetto, potranno diventare un’opportunità reale per le famiglie e i figli con disabilità. Potranno offrire, infatti, un’accessibilità a esperienze che vanno oltre la normalità di cura e che arricchiranno la qualità della vita; al tempo stesso potranno favorire percorsi finalizzati allo sviluppo di competenze e interessi, aiutando nel contempo un equilibrato e progressivo “distacco” reciproco tra genitori e figli, in funzione delle autonomie personali e sociali. Saranno, infine, un’opportunità per giornate di “vacanze di gruppo” tra famiglie con problematiche e interessi comuni, e quindi un’occasione di aggregazione, di scambio e arricchimento reciproci. Una rete di collaborazioni per il progetto Il progetto “Appennino Accogliente/inclusivo” è promosso da una rete di collaborazioni fra enti e associazioni delle Province di Modena e di Bologna, sotto il coordinamento del Programma tutela persone con disabilità dell’Azienda Usl di Bologna. Della rete fanno parte anche il Comune di Montecreto, il Comune di Lizzano in Belvedere, alcune scuole, il Comitato Italiano Paralimpico, il Collegio regionale dei Maestri di sci, associazioni di persone con disabilità e famiglie come Aias Bologna onlus, “Passo Passo”, “1x1 Insieme”, la Fondazione S. Clelia Barbieri, la Fondazione per lo sport Silvia Rinaldi, il Centro Studi Cultura Popolare. In questi anni i diversi “attori” della rete hanno messo in campo per il progetto iniziative e attività: eventi sportivi, culturali, corsi di formazione per l’avvio alla pratica dello sci alpino per persone con disabilità. L’obiettivo: un turismo montano per tutti Gli enti e le associazioni firmatarie del progetto puntano a promuovere azioni e trasformazioni del contesto ambientale dell’Appennino per migliorare la capacità di accogliere chi ha bisogno di una particolare attenzione per le proprie, specifiche esigenze: disabili, anziani, ma anche scolaresche. L’idea di fondo dunque è quella di sviluppare il turismo nel territorio montano dei Comuni interessati attraverso un modello accogliente/inclusivo: un turismo che, fin dalle fasi di progetto, includa davvero tutti, quindi anche le persone con disabilità o difficoltà, creando così nuove opportunità. In quest’ottica il progetto può avere ricadute importanti per lo sviluppo dell’intero sistema produttivo e sociale nei territori coinvolti. .  
   
   
THREEALITIES AMIE DICKE – ALICJA KWADE – CHARLOTTE MOTH  
 
Roma, 10 dicembre 2008 - Tre giovani donne, tre artiste di diversa nazionalità, tre ricerche e percorsi artistici differenti: in occasione della mostra ‘Threealities’ Amie Dicke (1978, Rotterdam, Nl), Alicja Kwade (1979, Katowice, Pl) e Charlotte Moth (1978 Carshalton, Uk) ci raccontano, attraverso personali strumenti e tecniche, la propria visione e percezione della realtà che le circonda. Il mondo non è solo ciò che appare, gli oggetti non possiedono un’unica funzione o utilità: strappati dal loro usuale contesto essi vengono alterati e trasformati, presentati all’osservatore arricchiti di nuovi significati e suscettibili di nuove interpretazioni. E’ in questo modo che dei collant strappati ed allungati fino all’estremo assumono le sembianze di una croce di sapore medievale, che delle lenzuola intrise di vino diventano preziosi arazzi, che comuni lampade e specchi si trasformano in misteriose ed affascinanti figure speculari da cui filtra un sottile filo di luce, simile a quello di un prezioso tesoro nascosto all’interno di uno scrigno. E’ la luce uno degli strumenti che permette a queste artiste di sperimentare e proporre nuove possibili prospettive. Una luce che a volte interviene direttamente nel loro lavoro e che riesce, come nell’opera di Charlotte Moth, a trasformare l’immagine di un albero in tante altre immagini, uguali e diverse allo stesso tempo: la successione di livelli di luce e di colori differenti sulla stessa immagine scatena un effetto di ripetizione e contemporaneamente di trasformazione che sollecita l’osservatore ad interrogarsi sui propri criteri di percezione e classificazione. Altre volte la luce è solo accennata, quasi simbolica nella sua mancanza, come testimoniano il decadimento e deterioramento dei soggetti di Amie Dicke; oppure suggerita e appena visibile come nel lavoro di Alicja Kwade, una ricerca sulla funzione della luce quale indicatore e misura della preziosità e del valore di un oggetto. Amie Dicke vive e lavora ad Amsterdam. Tra le principali mostre personali Passive Drifter, Peres Projects, Berlino (2008) e Violent Contradiction, Galerie Diana Stigter, Amsterdam (2006). Tra le mostre collettive ricordiamo The Game of Multiple Meaning, Van der Heydt Museum, Wuppertal (2007), An Archeology, Project Space 176, the Zabludowicz collection, Londra (2007), Untitled Series: Pin up: Contemporary Collage and Drawing, Tate Modern, Londra (2004). Alicja Kwade vive e lavora a Berlino. Tra le principali mostre personali Young stars are smoking, Galerie Lena Brüning, Berlino (2007) e Alicja Kwade, Galerie Bernd Kugler, Innsbruck (2006). Recenti mostre collettive includono Forgotten Bar Project, Berlin e Zabludowicz Collection, Londra (2008), When a watch is seen from the side it no longer tells the time, Galerie Johann König, Berlino (2008). Nel 2008 Alicja Kwade ha ricevuto il Piepenbrock Price for Sculpture. Charlotte Moth attualmente vive e lavora a Dublino, nell’ambito del programma di residenza per artisti organizzata dall’ Imma (Irish Museum of Modern Art). Recenti mostre personali: Two of a kind, Hermes und der Pfau, Stuttgart (2008) e Carte Blanche à Charlotte Moth, Gallery Lucile Corty, Parigi (2008). Tra le principali mostre collettive: Stedelijk Museum Bureau ad Amsterdam (2008), Palais de Tokyo, Parigi (2008), Jet Space, Berlino (2007), Project Art Centre, Dublino (2007), Ellen de Bruijne Projects, Amsterdam (2006). Galleria 1/9 unosunove arte La mostra proseguirà fino al 30 gennaio 2009. .