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MARTEDI
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Notiziario Marketpress di
Martedì 28 Aprile 2009 |
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INFLUENZA MESSICANA: “I SUINI NON C’ENTRANO” DICE L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ ANIMALE (OIE) |
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Milano, 27 aprile 2009 - Mangiare carne suina è sicuro, non solo perché la malattia si trasmette esclusivamente per via respiratoria e non per via alimentare come hanno confermato tutte le autorità sanitarie mondiali, ma anche perché, secondo l’Oie, nessuna delle informazioni disponibili mette in relazione i casi umani di influenza con alcun caso animale, compresi i suini. Il virus, infatti, non è mai stato isolato dagli animali. Pertanto, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale, non è corretto dare a questa malattia il nome di “influenza suina”. Le epidemie di influenza umana, anche se di origine animale, sono state sempre denominate a partire dalla loro origine geografica come, ad esempio, nel caso dell´influenza spagnola o dell’influenza asiatica. Quindi sarebbe logico che questa malattia fosse chiamata “influenza nordamericana”. La dichiarazione, allegata, può essere letta all’indirizzo http://www. Oie. Int/ Giorgio Poli, Professore di microbiologia e immunologia veterinaria della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Milano e membro della Commissione Nazionale per la Sicurezza Alimentare, a tal proposito ha dichiarato: “Alla luce dei dati scientifici riportati non vi è alcun motivo che i consumatori cambino le proprie abitudini alimentari: carne suina e prodotti derivati nulla hanno a che vedere con l’attuale epidemia di “influenza messicana”, che è sostanzialmente un problema dell’uomo e non dei suini. In ogni caso, a ulteriore garanzia di sicurezza al consumo di prodotti di origine suina è rappresentata dal fatto che le carni suine sono sempre e comunque indenni dai virus influenzali”. Secondo il Prof. Poli, inoltre, “non vi è nemmeno alcuna prova che l’attuale “influenza messicana”, che si trasmette da uomo a uomo, abbia avuto origine dal suino: attualmente non sono, infatti, segnalati casi di influenza del suino in Messico e il virus incriminato non è mai stato isolato dagli animali. Il termine influenza suina è stato attribuito mediaticamente dal momento che i ceppi virali, attualmente isolati dall’uomo, contengono anche geni di derivazione animale. Per questo sarebbe più corretto denominare questa infezione “influenza messicana” o “influenza nordamericana”. . |
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GRAN SUINO PADANO DOP: CARNE SUINA AL 100% ITALIANA, CERTIFICATA E GARANTITA |
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Milanofiori – Quando il consumatore cerca tranquillità e sicurezza alimentare, può scegliere la carne di Gran Suino Padano Dop. Prima carne suina italiana appartenente al circuito Dop (Denominazione di Origine Protetta), il Gran Suino Padano identifica i tagli provenienti da suini nati, allevati e macellati esclusivamente in Italia. Il rigido Disciplinare della Dop garantisce, inoltre, che la carne di Gran Suino Padano proviene da suini allevati secondo regole scrupolose e alimentati con mangimi la cui composizione è stabilita in modo rigido e garantita da 800 verifiche, con oltre 175 analisi di laboratorio. Il rispetto del Disciplinare è garantito dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali attraverso un organismo di controllo indipendente che esegue ogni anno oltre 4. 000 controlli. Tali controlli si aggiungono alle già rigide misure di sicurezza sanitarie previste dall’Unione Europea e garantite dalle scrupolose e capillari verifiche del sistema veterinario nazionale. Quando il consumatore sceglie Gran Suino Padano Dop è pertanto sicuro di mangiare carne suina sana e tutta italiana, con straordinarie qualità nutrizionali e organolettiche. La carne di Gran Suino Padano Dop è riconoscibile sul punto vendita attraverso il “tassello consortile” presente su tutte le confezioni; questo marchio è garanzia di assoluta qualità per il consumatore poiché racchiude i valori di controllo, certificazione e italianità della carne, imprescindibili per la sicurezza da garantire ogni giorno sulle nostre tavole. “I consumatori possono oggi scegliere di mangiare sano; – afferma Ugo Sassi, Presidente del Consorzio del Gran Suino Padano – grazie all’impegno e alla serietà dei macellatori e degli allevatori del Consorzio, le carni di Gran Suino Padano Dop offrono gusto e sicurezza da portare in tavola ogni giorno. ” . . |
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LOMBARDIA, INFLUENZA SUINA: NESSUN ALLARME, ATTIVATO PIANO |
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Milano - Non c´è nessuna situazione di allarme legata all´influenza da H1n1 (la cosiddetta influenza suina) in Italia e quindi in Lombardia. In ogni caso, la Regione - ritenendo di dover utilizzare la massima prudenza - ha già attivato tutte le misure previste dal proprio "Piano pandemico regionale", varato nel 2006 sulla base delle direttive ministeriali, che contiene una serie di indicazioni organizzative e operative per le strutture sanitarie e comunque per tutte le situazioni che coinvolgono i cittadini. La Direzione generale Sanità di Regione Lombardia ha inoltre convocato per oggi stesso il "Comitato pandemico regionale", costituito da esperti in campo infettivologico, virologico e veterinario, per fare il punto della situazione e fornire eventualmente ulteriori indicazioni. La Lombardia è comunque già dotata di tutti i sistemi di sorveglianza e controllo adeguati e in grado di evidenziare e gestire eventuali casi di malattia. In questo senso l´intero sistema regionale è già stato adeguatamente preparato ed informato. In particolare sono coinvolte, oltre alla Direzione generale Sanità, anche le Direzioni generali Famiglia e Solidarietà sociale e Protezione civile. Le Azioni Regionali - Regione Lombardia, in base a quanto stabilito nel "Piano pandemico regionale" ha già provveduto a: - trasmettere alle Asl e alle Aziende Ospedaliere le comunicazioni pervenute dal Ministero (in data 25 e 26 aprile) richiamando all´applicazione dei rispettivi piani locali adottati da parte della Regione Lombardia a partire dal 2006; - fornire le prime indicazioni (inviate in data odierna) relativamente alla gestione (esami da effettuare, ricovero, ecc. ) di eventuali casi sospetti, di provenienza dalle aree con focolai e con contatti con soggetti malati, in linea con quanto già previsto nel piano regionale; - convocare il "Comitato pandemico regionale". La Direzione generale Sanità raccomanda, a fronte di informazioni ancora lacunose ma che comunque non indicano una situazione di allarme nel nostro Paese, di evitare la diffusione di indicazioni scorrette o che ingenerino comportamenti inadeguati, come: restrizioni nel consumo di alimenti (il virus si trasmette per via aerea); ricorso indiscriminato a test diagnostici (i tre laboratori di riferimento regionali, Azienda Ospedaliera Sacco di Milano, Ircss S. Matteo di Pavia e Istituto di Virologia dell´Università di Milano effettueranno i test al sussistere di condizioni di sospetto e previo contatto con le unità ospedaliere di malattie infettive); cure e terapie inappropriate (la Regione è già dotata di farmaci antivirali, presso la Farmacia del Sacco, per soggetti esposti al rischio, cui verrà dato il farmaco in caso di necessità direttamente). . |
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INFLUENZA SUINA - BISSONI: IN EMILIA-ROMAGNA NON CI SONO ELEMENTI CHE GIUSTIFICHINO ALLARMI. IL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE È COMUNQUE ALLERTATO E PRONTO AD ADOTTARE GLI INTERVENTI NECESSARI. |
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Bologna - “Non ci sono per ora elementi che giustifichino allarmi o che rendano necessaria l’adozione da parte dei cittadini di precauzioni particolari, esclusi coloro che si dovessero recare nei Paesi colpiti dall’epidemia. Finora ai nostri Servizi sono pervenute quattro segnalazioni di cittadini rientrati dal Messico e che hanno presentato sintomi di tipo influenzale: queste persone sono state prese in carico e, per loro tranquillità, saranno sottoposte ad accertamenti diagnostici anche se non presentano condizioni tali da essere considerati casi sospetti di infezione da virus dell’influenza suina”. Con queste parole è intervenuto l’assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia-romagna Giovanni Bissoni in merito all’epidemia da virus dell’influenza suina Ah1n1, che ha interessato Messico, Stati Uniti, Canada e, ultimo caso confermato nella mattinata, Spagna. L’assessore ha ribadito che “non c’è alcun problema rispetto al consumo di carne di maiale sia perché non importiamo suini dal continente americano, sia perché la malattia si trasmette per via aerea e non alimentare”. “Il Servizio sanitario regionale dell’Emilia-romagna è comunque allertato già dalle prime notizie sull’epidemia, pervenute nel pomeriggio del 24 aprile, ed è pronto ad adottare gli interventi che dovessero rendersi necessari in relazione all’evolversi della situazione”, ha detto Bissoni. Anche in Emilia-romagna viene dunque seguito con grande attenzione lo sviluppo del fenomeno, che ha suscitato l’allarme degli Organismi sanitari internazionali per la severità della malattia registrata in Messico, dove si sono verificati diverse decine di decessi. Già dal 2007, la Regione ha predisposto il “Piano regionale di preparazione e risposta ad una possibile pandemia influenzale” ed è ora in grado di mettere in atto le procedure in esso definite. Fin dal 25 aprile il Servizio sanità pubblica della Regione ha informato i Pronto soccorso e i Servizi di sanità pubblica del Servizio sanitario regionale, mettendo loro a disposizione un riferimento regionale attivo nelle 24 ore. Nella giornata del 27 aprile, sono stati messi a punto i percorsi per la diagnosi dell’infezione da virus Ah1n1, da attivare in caso di necessità. I laboratori individuati per la diagnosi virologica sono quelli che già da tempo operano in questo campo: il Centro di riferimento regionale per le emergenze microbiologiche con sede nell’Azienda Ospedaliero-universitaria di Bologna e il Centro per la sorveglianza dei virus influenzali dell’Istituto di Igiene dell’Università di Parma, che lavoreranno in stretto raccordo con l’Istituto superiore di sanità, a sua volta in contatto con gli Organismi internazionali. Le due strutture sono già in grado di essere operative. Il Piano regionale si avvale di uno specifico Gruppo regionale pandemia influenzale; tale gruppo è già stato convocato per definire le azioni di sorveglianza epidemiologica a seguito delle disposizioni nazionali, attese per le prossime ore. . |
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INFLUENZA SUINA, NESSUN RISCHIO IN CAMPANIA |
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L´assessore alla Sanità Mario Santangelo ha riunito ieri, nella sede del centro direzionale di Napoli, il Comitato pandemico regionale per fare il punto sulla influenza suina e valutare l´opportunità di adottare provvedimenti atti a fronteggiare, nel miglior modo possibile, un´eventuale insorgenza, al momento del tutto ipotetica, di patologie respiratorie. Allo stato, è stato ribadito nel corso del vertice, non esiste nessun rischio influenza suina in Campania. L´incontro si è tenuto in rispetto di una prassi consolidata che prevede l´analisi della situazione in ciascuna realtà ogni qualvolta l´Oms decreta l´allerta di rischio pandemico. Alla riunione hanno preso parte, tra gli altri, Antonio Limone, commissario dell´Istituto zooprofilattico di Portici, Paolo Sarnelli, responsabile del servizio veterinario regionale, Renato Pizzuti del settore ospedaliero dell´Assessorato alla Sanità. "Così come opportunamente sottolineato dal Ministero - ha dichiarato Mario Santangelo - il nostro Paese può ritenersi sufficientemente al sicuro rispetto al rischio pandemico. Purtuttavia abbiamo intensificato i controlli nei punti di ingresso delle merci in regione ed alzato la soglia di attenzione invitando anche i nostri dipartimenti di prevenzione a fare la stessa cosa. "Voglio solo aggiungere, per maggior sicurezza dei nostri consumatori - ha concluso Santangelo - che gli allevamenti nazionali e campani sono del tutto indenni dal virus e che, in ogni caso, le carni suine cotte e gli insaccati non rappresentano, in alcun modo, fonte di rischio data la scarsa resistenza del virus al calore (non sopravvive ai 70 gradi) o in ambiente a Ph acido come è nel caso dei salumi". . |
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SALUTE IN LIGURIA, FEBBRE SUINA, ASSESSORE MONTALDO: "AL MOMENTO NESSUNA SITUAZIONE DI PERICOLO, AVVIATO MONITORAGGIO CON IL GRUPPO DI COORDINAMENTO PANDEMICO" |
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Si riunirà in settimana il gruppo di coordinamento pandemico presieduto dal servizio di prevenzione e di veterinaria della Regione Liguria per esaminare la situazione e valutare le azioni relative all´influenza dei suini diffusa in Messico. Lo ha comunicato l´assessore alla Salute della Regione Liguria, Claudio Montaldo, a margine del consiglio regionale. "Abbiamo già allertato - ha detto Montaldo - i centri preposti al monitoraggio, Asl, servizi di igiene e pronto soccorso liguri, per valutare eventuali casi di febbre suina". "Inoltre - ha continuato l´assessore regionale alla Salute - siamo in rapporto con la sanità marittima e aeroportuale che si occupa di tutti gli aspetti inerenti l´immigrazione ed emigrazione di merci e persone e valuteremo in settimana eventuali decisioni operative a seguito del piano pandemico già elaborato dalla Regione, relativamente alla locazione dei farmaci, disponibilità dei posti letto e reti di comunicazione". L´assessore Montaldo ha sottolineato inoltre come la Regione sia "in costante contatto con il Ministero della Salute che ha diffuso materiale informativo già distribuito da noi ad Asl, porti e aeroporti". . |
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FEBBRE SUINA, IN TOSCANA NESSUN ALLARME IL CONSIGLIO: LIMITARE I VIAGGI NELLE ZONE INTERESSATE DALLA MALATTIA |
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Febbre suina, in Toscana l´attenzione è massima e i controlli rafforzati, ma non c´è nessun allarme. L´unità di crisi istituita tre anni fa in Regione per le malattie infettive degli animali è pronta a intervenire. E il consiglio è comunque quello di limitare il più possibile i viaggi nelle zone interessate dalla malattia. Dopo i morti in Messico, l´allerta sanitaria negli Stati Uniti e i casi sospetti in Francia e Spagna, dall´assessore al diritto alla salute giunge un invito a non farsi prendere dal panico, e anche una puntuale informazione su quanto si è fatto finora e si continuerà a fare per tenere la situazione sotto controllo. Da questa mattina i circa 8. 000 allevamenti di suini presenti sul territorio regionale sono sottoposti a una sorveglianza rafforzata. Sono allevamenti di tipo industriale, e in molti casi familiare, secondo la tradizione delle nostre campagne. C ome nei casi di rischio pandemico degli anni passati (influenza aviaria), anche questa volta dall´assessorato al diritto alla salute giunge la rassicurazione che tutte le carni, e in particolare quelle suine, fresche o trasformate, non costituiscono alcun rischio per i consumatori: i cittadini possono quindi continuare a fidarsi del proprio macellaio di fiducia, sia nelle piccole macellerie che nella grande distribuzione. L´assessore ha inviato a tutti i Dipartimenti della prevenzione delle Asl un invito a rafforzare i controlli e segnalare eventuali sintomatologie riferibili a malattie respiratorie. Per quanto riguarda la salute dei cittadini, per mercoledì prossimo sono convocate la Commissione regionale per le strategie vaccinali e la prevenzione delle patologie infettiva, gli infettivologi e il Comitato pandemico regionale, per valutare l´attuale situazione epidemiologica e definire gli scenari che possono riguardare la Toscana. Da alcuni mesi la Toscana si è dotata (con la delibera 1198/2008) di un suo Piano Pandemico che detta le linee di indirizzo per tutto il sistema sanitario regionale, per rispondere con prontezza ed efficienza ad eventuali situazioni di crisi che dovessero verificarsi. Oltre ai piani già operativi in ogni azienda per le maxi emergenze, si attiveranno, se la situazione epidemiologica dovesse richiederlo, le unità di crisi aziendali per la pandemia. Il Settore farmaceutico della Regione, sottolinea ancora l´assessore, ha a disposizione da mesi una scorta di farmaci antivirali. Il consiglio, in stretta collaborazione con gli organismi nazionali, è comunque quello di limitare allo stretto necessario i viaggi nelle aree geografiche interessate dalla malattia. . |
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FEBBRE SUINA, IN SICILIA SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO |
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Palermo - “Non c’è nessun caso sospetto di influenza suina in Sicilia e la situazione è assolutamente sotto controllo”. L’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, tranquillizza i cittadini siciliani dopo l’allarme mondiale legato all’influenza suina, che in Messico ha già causato oltre 100 morti. La situazione viene comunque monitorata costantemente e già l’assessore Russo ha allertato tutte le aziende del servizio sanitario regionale affinché venga prestata attenzione alla popolazione umana proveniente dalle aree ritenute a rischio. Dal servizio veterinario dell’assessorato viene inoltre precisato che la trasmissione del virus dell’influenza suina non avviene attraverso l’assunzione di carne di maiale, il cui consumo quindi è assolutamente sicuro. “Il Ministero della Salute – specifica l’assessore Russo – si è attivato con iniziative atte alla sorveglianza del virus sul territorio nazionale e l’assessorato regionale collaborerà pienamente per tutte le iniziative che saranno ritenute opportune”. L’assessorato alla Sanità, dal 2003, dispone di un sistema di sorveglianza su tutto il territorio regionale per individuare precocemente la circolazione dei virus influenzali di tipo A e cioè lo stesso che colpisce i maiali alle vie respiratorie. . |
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VENETO: INFLUENZA ORIGINATA DAL SERBATOIO ANIMALE CHE INFETTA L´UOMO. E´ GIA´ ACCADUTO NEL 1957 E NEL 1968 |
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Il 24 aprile, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato che negli Usa sono stati identificati sette casi umani di influenza causata dal virus A\h1n1; altri nove sono i casi sospetti. I soggetti colpiti sono in buone condizioni di salute e per uno solo di essi si è reso necessario il ricovero ospedaliero. In Messico , a partire dal 18 marzo, ci sono stati , in tre diversi focolai, 882 casi umani con 86 decessi complessivi. Alcuni dei casi del Messico hanno come agente lo stesso virus che ha colpito i casi della California. Il virus responsabile non era precedentemente stato implicato come causa di epidemie umane od animali e risulta sensibile a farmaci antivirali già disponibili. I risultati dei sistemi di controllo sanitari da tempo attivati negli allevamenti del Veneto permettono di escludere la presenza di ceppi di virus influenzali “americani”. Da sottolineare, inoltre, che tali virus non si trasmettono tramite il consumo alimentare di carni. . |
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L´ASSESSORE PRATO INVITA A PREFERIRE LA CARNE SARDA, FRESCA E DI QUALITÀ |
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Cagliari - "È ora di dichiarare guerra alla carne congelata, che arriva dall´estero e che costa troppo poco. Oggi più che mai dobbiamo consumare carne sarda, fresca e di qualità". È il messaggio che l´assessore regionale dell´Agricoltura, Andrea Prato, rivolge ai consumatori, al mondo della ristorazione, alle società che gestiscono le mense scolastiche, universitarie e ospedaliere in un momento in cui l’Organizzazione mondiale della sanità lancia l’allarme sull’influenza suina partita dal Messico. "I nostri allevamenti – spiega l’assessore Prato – sono di alta qualità, sappiamo come vengono alimentati e possiamo seguirne il percorso fino alle nostre tavole. Possono inoltre contare su controlli rigidissimi, che magari i prodotti provenienti dall’estero, specie quelli congelati, non sempre possono vantare. E a volte il prezzo eccessivamente basso della carne straniera deve suonare come un campanello d’allarme. Ecco perché, soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo, possiamo continuare a mangiare in tutta tranquillità la nostra carne contribuendo allo stesso tempo a sostenere economicamente le imprese zootecniche isolane al centro di una profonda crisi congiunturale, dovuta anche ai prezzi sospetti e troppo bassi di certi prodotti. A questo proposito, una delle ricette per uscire dalla crisi è avvicinare i nostri allevatori al mercato e l’intesa che abbiamo siglato con Starwood Colony per l´utilizzo delle produzioni agroalimentari sarde negli hotel della Costa Smeralda è solo la prima tappa di un percorso che è stato avviato per valorizzare al meglio il paniere delle nostre produzioni". . . |
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BASILICATA - ENERGIA, CIA: UN DISTRETTO PER LE BIOAGROENERGIE |
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“La individuazione all”interno del nuovo Piano Energetico Regionale di interventi per potenziare l”utilizzo di biomasse legnose e biocombustibili provenienti anche dai comparti agricolo, zootecnico, oltre a individuare nelle Pmi agricole quali strutture per produrre energia da fonti rinnovabili, rappresenta un elemento positivo ed innovativo e una prima risposta alle proposte che la Cia ha presentato già da tempo in materia agro-energetica oltre che per la realizzazione di strumenti quali il distretto regionale per le bioagroenergie”. Lo sostiene l’Ufficio di Presidenza della Cia sottolineando la esigenza di avviare una mirata concertazione progettuale in materia di agroenergia, a partire dal Tavolo tecnico istituito presso il Dipartimento Agricoltura e gli altri Dipartimenti interessati per approfondire tutti gli aspetti di natura tecnico-legislativa che possono rappresentare una grande opportunità per gli agricoltori lucani di diventare anche produttori di energia termica da biomasse, biocombustibili e da altre fonti rinnovabili sia per soddisfare la domanda interna alla propria azienda che per un apporto alla produzione energetica regionale. La Cia evidenzia che “proprio in questa fase è necessario organizzarsi in maniera adeguata: infatti oltre ad aver fornito, osservazioni ed il proprio contributo al bando del Dipartimento Agricoltura (in fase di emanazione) sulla misura relativa alle iniziative ed agli investimenti da parte delle aziende agricole in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili, contestualmente ha messo a punto uno specifico “pacchetto energetico” in agricoltura, di intesa con l´Aiel (Associazione Italiana Energie Agroforestali) attraverso alcuni progetti pilota/sperimentali ed è impegnata a definire, garantire e fornire un sistema di servizi di consulenza-assistenza tecnica alle aziende agricole per la realizzazione di impianti di media e piccola taglia in campo idreoelettrico, eolici, fotovolatici, da biomasse, dando centralità e protagonismo al reticolo di imprese agricole, zootecniche e forestali. La Cia ha fatto i conti in tasca agli agricoltori per i rincari del gasolio agricolo e in generale della bolletta energetica (30% in più negli ultimi due anni) ed ha rilanciato la predisposizione di un Piano di sviluppo delle energie rinnovabili in agricoltura che preveda finanziamenti a quei produttori agricoli che possano produrre bioenergie o partecipare alla gestione di impianti di piccola e media taglia (microcogenerazione da 1 e 2 megawatt), la cogenerazione distribuita di media che coniuga la centralità ed il protagonismo delle Pmi aziende e la produzione diffusa sul territorio quale punto di rafforza di una nuova cultura produttiva, più rispettosa più sostenibile . In questo modo viene a concretizzarsi la cosiddetta agricoltura multifunzionale che tramite le aziende agricole diventa motore dello sviluppo locale e leva per la sostenibilità ambientale e la coesione dei nostri territori”. . . |
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DAL 7 MAGGIO LA SPESA DAL FORNAIO CONVIENE DI PIU´ L´INIZIATIVA DEI PANIFICATORI CON REGIONE LOMBARDIA E CAMERE DI COMMERCIO NICOLI CRISTIANI: UN PANIERE DI PRODOTTI DI QUALITA´ A 10 EURO |
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Bergamo . Un paniere di prodotti di qualità di prima necessità, con un assortimento variabile ogni settimana, che consente un risparmio di 1,50-2 euro (il 15%) rispetto all´acquisto singolo di ogni prodotto. Dal 7 maggio prossimo, ogni giovedì, per sei mesi, sarà possibile comprare presso gli esercenti che aderiscono all´iniziativa "Dal tuo fornaio conviene" un set di prodotti a 10 euro composto da pane, prodotti da forno, latte, riso, farina (gialla o bianca), uova e altri generi. L´iniziativa, che si rivolge ai 4000 panificatori lombardi, è stata presentata oggi a Bergamo dall´assessore regionale al Commercio, Fiere e Mercati, Franco Nicoli Cristiani, insieme a Roberto Capello, presidente dell´Unione regionale dei panificatori lombardi. Il progetto nasce dall´Accordo siglato il 9 aprile scorso tra Regione Lombardia e le organizzazioni di rappresentanza delle imprese della filiera agroalimentare, in collaborazione con il sistema delle Camere di commercio, che ha dato il via a un Programma di lavoro per la tutela del potere d´acquisto dei cittadini. "Il progetto ´Dal tuo fornaio conviene´ - ha ricordato l´assessore Nicoli Cristiani - è frutto del lavoro del Tavolo di filiera agroalimentare e in particolare nasce da uno dei suoi ambiti specifici, quello sulla ´trasparenza e contenimento nella formazione del prezzo´, che comprende tra le altre attività anche iniziative di promozione, a prezzi contenuti, di determinate categorie di prodotti quali ad esempio quelli da forno". Il set di generi alimentari si caratterizza per flessibilità nella composizione e per variabilità dell´offerta da parte dei fornai aderenti all´iniziativa, nel rispetto delle esigenze e delle preferenze dei consumatori. La proposta dà l´opportunità di scegliere fra una ampia gamma di prodotti: ad esempio, un chilo di pasta oppure un chilo di riso, un chilo di farina gialla o bianca, e ancora tra 4 unità di prodotti da forno salati o 4 unità dolci, oppure biscotti. Nel set non mancano mezzo chilo di pane, un litro di latte fresco, 6 uova e una passata di pomodoro, o del tonno, per condire la pasta o il riso. Il paniere da 10 euro sarà servito in uno shopper realizzato in materiale ecologico riutilizzabile, con i loghi di Regione Lombardia e delle Camere di commercio lombarde aderenti al progetto. I negozi aderenti all´iniziativa esporranno all´esterno del punto vendita una locandina illustrativa della campagna. Inoltre ogni giovedì, grazie ad un´altra locandina esposta all´interno del negozio, il cliente interessato potrà conoscere in dettaglio il paniere messo a disposizione. Informazioni sull´iniziativa sono disponibili sul sito www. Daltuofornaioconviene. It "Il crescere del costo della vita - ha concluso l´assessore Nicoli Cristiani - ha portato Regione Lombardia a promuovere la sottoscrizione dell´Accordo per la tutela del potere d´acquisto dei cittadini lombardi, che vede unite le associazioni regionali del mondo agricolo, della trasformazione industriale e della distribuzione commerciale. La collaborazione sinergica tra questi attori da un lato e Regione Lombardia e Sistema Camerale dall´altro, si pone obiettivi importanti: la razionalizzazione della filiera, la trasparenza nella composizione dei prezzi, la semplificazione delle procedure e delle norme che regolano il sistema, la sostenibilità. La strada è difficile ma giusta. Grazie all´impegno di tutti tradurremo tali ambizioni in azioni di sostegno per garantire risposte alle necessità di tutela del consumo dei nostri cittadini". . |
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LA REGIONE VENETO APPROVA LA RIFORMA DEI CONSORZI DI BONIFICA |
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Venezia - “E’ un passaggio importante di un percorso iniziato già quando ero assessore all’Agricoltura nella scorsa legislatura e che va a riordinare, a livello amministrativo e funzionale, una realtà importante per la salvaguardi del territorio come i Consorzi di Bonifica”. Commenta così l’Assessore regionale all’Ambiente, Giancarlo Conta, l’approvazione da parte del Consiglio regionale del Veneto del testo della nuova legge che riforma il sistema dei Consorzi di bonifica. “Si tratta – ha poi ribadito – di una nuova impostazione e di una visione più ampia del ruolo strategico che questi rivestono nella tutela delle risorse naturali e che questa legge valorizza, assegnando nuove e più importanti competenze come quella ambientale. E mi piace pensare alla coincidenza di date, che nel giorno in cui è stata approvata la legge si è anche celebrata la Giornata della Terra. Vorrei ricordare – ha concluso Conta – di essere stato lungimirante, avviando anni fa a Verona un lavoro di fusione degli attuali tre Consorzi che ha, di fatto, anticipato quanto previsto dalla legge. Oggi, infatti, i Consorzi hanno unificato l’ufficio catasto e quello tecnico e sono quindi già pronti al prossimo salto di competenze”. La novità principale della legge è la riduzione del numero dei Consorzi, che da venti passano a dieci con la ridefinizione dei loro confini, realizzata attraverso accorpamenti ispirati in linea di massima all´unitarietà dei bacini idrografici. Questa la nuova mappa: 1) Adige Garda, Agro Veronese, Tartaro, Tione, Valli Grandi e Medio Veronese; 2) Padana Polesana, Polesine, Adige-canal Bianco; 3) Delta Po - Adige; 4) Riviera Berica, Zerpano, Adige Guà, Medio Astico, Bacchiglione; 5) Pedemontano Brenta; 6) Adige Bacchiglione, Euganeo; 7) Bacchiglione Brenta; 8) Dese Sile, Sinistra Medio Brenta; 9) Destra Piave Pedemontano Brentella di Pederobba, Pedemontano Sinistra Piave; 10) Basso Piave Pianura Veneta tra Livenza e Tagliamento. Per quanto riguarda i contributi consortili, finora a carico degli utenti dei centri urbani, si è stabilito che gli immobili urbani serviti dal sistema di pubblica fognatura e depurazione non siano assoggettati a tale contributo per lo scolo delle relative acque. In questo caso il contributo sarà posto a carico dei soggetti titolari degli scarichi medesimi, vale a dire gli enti locali, attraverso le aziende municipalizzate che si occupano della gestione idrica. Gli utenti urbani non collegati al sistema fognario dovranno, invece, pagare il contributo consortile solo se l’importo sarà superire ai 16,53 euro. Sempre in tema di contributi consortili la legge stabilisce che i Consorzi non procedano alla riscossione di contributi consortili antieconomici, cioè quelli talmente bassi la cui spesa di riscossione sarebbe maggiore della somma da riscuotere. Questa soglia di antieconomicità sarà uguale per tutti i dieci Consorzi e verrà stabilita dalla Giunta regionale. Tale soglia normata avrà validità annuale e se nell´arco di un quinquennio la somma dei tributi non riscossi, perché troppo bassi, supererà la soglia di economicità, allora il Consorzio provvederà alla riscossione. Novità anche per quanto riguarda il consiglio di amministrazione del consorzio, dal quale sono stati esclusi il rappresentante della Regione e quello della provincia, che comunque fanno parte dell´assemblea. Assume un ruolo particolarmente significativo l´unico rappresentante degli enti locali, che rimane in seno al consiglio di amministrazione e cioè la "new-entry" costituita dal sindaco in rappresentanza dei comuni il cui territorio ricade, anche parzialmente, nell´ambito del comprensorio del consorzio. Per i nuovi dieci Consorzi la legge prevede un meccanismo di "autoapplicazione" dello statuto-tipo, al fine di impedire manovre dilatorie di applicazione della nuova disciplina da parte dei nuovi consorzi, oppure l´artificioso prolungamento dell´esistenza in vita di quelli scaduti. Con l´obiettivo di assicurare efficacia e trasparenza all´azione dei Consorzi di bonifica vengono stabilite dei tempi certi (30 giorni) entro i quali devono concludersi i procedimenti per il rilascio di autorizzazioni e concessioni da parte dei consorzi stessi. . |
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BASILICATA, COLDIRETTI: PREZZO LATTE IN PICCHIATA |
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Continua a calare il prezzo del latte corrisposto alla stalla. Nonostante un accordo regionale che fissava a 0,47, si assiste a una diminuzione a forte svantaggio degli imprenditori agricoli e a tutto vantaggio della grande distribuzione. E’ quanto denuncia la Coldiretti Basilicata che in queste settimane sta svolgendo incontri territoriali con gli allevatori che hanno esposto le difficoltà nel continuare a mantenere viva la propria attività. "Saranno intraprese azioni a sostegno del settore zootecnico – ha annunciato Giuseppe Brillante, direttore Coldiretti Basilicata – per evitare il collasso di diverse aziende che si trovano a fronteggiare una situazione economica di crisi. Il prezzo alla stalla non ha più un riferimento né regionale, né nazionale. I prezzi decisi nei vari tavoli non sono applicati dagli industriali. In Basilicata, il prezzo del latte corrisposto in campagna si aggira da 0,30 a 0,35. Rispetto allo scorso anno (si aggirava in media da 0,40 a 0,45), si registra una forbice di prezzo che ha comportato una perdita di guadagno di oltre il 30%". "Anche l’azienda che ritira maggiormente il latte in Regione (oltre il 40%) – ha spiegato Brillante - la cooperativa Granlatte del gruppo Granarolo, ha comunicato agli allevatori un ulteriore ribasso del prezzo latte. Sarà corrisposto un anticipo di 0,33 al litro. Mentre diminuisce il prezzo del latte alla stalla, aumentano i costi di produzione (energetici, materie prime per alimentare gli animali…. ), eppure il prezzo dei prodotti lattiero caseari non ha subito ribassi. È rimasto invariato il prezzo che va a pagare il consumatore finale. Il problema è lungo la filiera e lo svantaggio è sia per il primo anello della catena, ossia l’imprenditore agricolo, sia per il consumatore. In genere, per un prodotto agricolo solo 16 centesimi vanno al produttore 0,22 alla trasformazione e il resto è appannaggio della grande distribuzione che, grazie ai risparmi a discapito delle imprese agricole, sta operando per propri interessio una serie di campagne pubblicitarie e promozionali". Altro problema sollevato dall’Organizzazione di categoria è l’obbligatorietà dell’origine in etichetta. "Non si favorisce – ha continuato Brillante - la reale provenienza territoriale del prodotto agricolo. Dalle mozzarelle al latte a lunga conservazione non c’è la certezza della provenienza. Coldiretti ha più volte denunciato la pirateria agroalimentare e il giro d’affari che ruota intorno al mercato del falso made in Italy. L’etichetta è fondamentale perché un prodotto viene certificato e si garantisce la provenienza della materia prima. Oggi non è così perché il latte e i formaggi possono provenire da altri Stati o “fabbricati” con cagliate che vengono acquistate a prezzi stracciati e non offrono alcuna garanzia di qualità e di salubrità alimentare". . |
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EXPORT , DAGLI USA UN RINVIO DELL´AUMENTO DEI DAZI DOGANALI PER LA FLORICOLTURA ITALIANA (+100%) NUOVO APPELLO DELLA REGIONE LIGURIA |
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Stop al conto alla rovescia per evitare una brusca frenata dell´export in Usa della floricoltura ligure. Dopo l´allarme al governo lanciato dalla Regione Liguria con l´assessore all´agricoltura Giancarlo Cassini nel corso della riunione di Verona della commissione Politiche Agricole nelle scorse settimane, qualcosa si è mosso. L´ufficio commerciale del governo degli Stati Uniti- si è appreso il 23 aprile - ha rinviato a sabato 9 maggio l´entrata in vigore dei nuovi dazi su un gran numero di prodotti esportati dalla Comunità Europea che dovevano scattare oggi. Un aumento del 100% anche per le foglie e fronde verdi non fiorite (ruscus, pitosforo e altre specie) di Liguria. Un provvedimento dai costi proibitivi per la floricoltura. Soprattutto per la Liguria, forte esportatrice nel continente americano con duemilacinquecento tonnellate di prodotto ogni anno che solo per la provincia di Imperia rappresenta un volume di affari di oltre 11 milioni di euro. Un aumento del genere significherebbe un contraccolpo economico fortissimo, impossibile da sostenere che bloccherebbe l´export verso gli Usa e causerebbe un conseguente aumento dell´offerta sul mercato europeo e l´abbassamento ulteriore dei prezzi. Spiega l´assessore all´Agricoltura Giancarlo Cassini: "La proroga al 9 maggio, la seconda nel giro di un mese, è una buona notizia perché prolunga di due settimane le trattative in atto fra Italia e Stati Uniti. E´ una battaglia importante, occorre una grande sensibilizzazione per arrivare a un risultato positivo ed evitare una ritorsione commerciale così pesante per i nostri produttori". "Voglio ricordare- aggiunge Cassini- che il cuscus, tra le fronde verdi, è un prodotto di primissimo piano e più importanti per la floricoltura ligure che funziona speso da traino anche per altre specie. La superficie coltivata supera i 200 ettari, distribuiti tra le provincia . |
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AGRICOLTURA: 140ESIMO DELLA RICERCA AGRARIA A GORIZIA |
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L´ersa è, e dovrà continuare a essere, il braccio operativo della Regione, non soltanto nel settore della sperimentazione e della ricerca agricole, in sinergia con il mondo universitario, ma anche in quello della promozione agroalimentare del territorio. E´ quanto ha affermato l´assessore regionale alle Risorse Agricole, Naturali e Forestali, a Gorizia, nell´Aula magna del Polo didattico e culturale dell´Università degli studi, intervenendo ai festeggiamenti del cento quarantennale della fondazione degli istituti di ricerca del Friuli Venezia Giulia. Strutture che, a metà dell´ottocento, erano state antesignane a livello europeo, e che da oltre quarant´anni trovano, com´è stato ribadito nell´occasione, una sintesi eccellente nell´Agenzia regionale di sviluppo rurale, nata con il nome di Ersa. Com´è stato detto, l´Ersa dovrà estendere la sua funzione di ricerca a quella di assistenza tecnica, erogando alle aziende agricole gli esiti del lavoro di analisi e sperimentazione condotto assieme all´Università. E dovrà gestire la promozione dei prodotti del mondo rurale, perché a essa si accompagna contestualmente a quella del territorio e delle sue tradizioni. Una promozione ancor più attesa e sentita in questo periodo di difficoltà, che potrà trovare sbocco anche nelle attività dei ´Farmer markets´, siti sostenuti dalla Regione, nei quali le aziende agricole vengono a diretto contatto con i consumatori. I quali, a loro volta, traggono beneficio della genuinità e certificazione dei prodotti e dalla riduzione dei prezzi. Proprio in questo periodo di crisi, l´agricoltura deve potere anche compiere un´autoanalisi, ricercando e individuando la sua vera identità. Ovvero, dovrà ritrovare un ruolo trainante all´interno della società, per la quale, oltre ai compiti di carattere alimentare, svolge anche una funzione sociale, assicurando occupazione anche nei momenti non facili. Nel corso della cerimonia, presenti i rappresentanti della Repubblica di Slovenia e della Carinzia, nonché le autorità locali e del mondo universitario, è stata ripercorsa la storia della ricerca in Friuli, che ha fondamenti antichi. La fondazione del centro di sericoltura di Gorizia, del 1869, era infatti stata preceduta, nel settecento, dalla costituzione dell´Accademia dell´agricoltura friulana, costituita da Zanon. Un´istituzione che era seconda, in Italia, soltanto all´Accademia dei Georgofili. E dalla Società agraria friulana, che aveva avuto il merito di introdurre le prime pratiche colturali moderne nella vita rurale della nostra terra. Ricercatori come Gerardo Freschi e Alvise Comel, nell´ottocento, avevano poi dato lustro all´agricoltura locale. L´ersa, nata dopo il riconoscimento della specialità del Friuli Venezia Giulia, ha condotto negli ultimi quarant´anni un lavoro di ricerca che ha accompagnato la crescita dell´agricoltura del Friuli Venezia Giulia, cooperando anche allo sviluppo dei settori rurali delle realtà contermini. . . |
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NITRATI, CHIUSURA PROCEDURE AZIENDALI IL 31 LUGLIO |
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Milano - Regione Lombardia ha fissato al prossimo 31 luglio la data di chiusura del procedimento relativo ai Piani di Utilizzazione Agronomica (Pua), il cui completamento da parte di tutte le aziende è necessario per poter procedere alla richiesta di deroga alla Commissione Europea per i limiti fissati in materia di nitrati. "Lo spostamento della data di chiusura del procedimento - commenta l´assessore all´Agricoltura, Luca Daniel Ferrazzi - precedentemente fissata per il 30 aprile, è una scelta dettata dalla congiuntura e presa nell´interesse del nostro sistema agricolo, che si è resa necessaria visto il momento di particolare carico di lavoro amministrativo cui sono sottoposti gli agricoltori lombardi, che in questi giorni stanno producendo altre documentazioni fondamentali per la vita delle aziende, come le domande per i contributi Pac e per l´accesso ai finanziamenti del Programma di Sviluppo Rurale". Sono infatti circa 4. 000 i fascicoli lavorati quotidianamente dal Siarl (Sistema Informativo Agricolo Regione Lombardia) in questo periodo . "Ho avuto modo di verificare personalmente l´incremento progressivo del numero delle chiusure dei procedimenti - dichiara Ferrazzi - accogliendo le diverse segnalazioni di amici agricoltori e ho potuto così constatare come il sistema agricolo stia operando attivamente. Di fronte agli inevitabili rallentamenti dovuti al grande carico di lavoro di questi giorni ed alle contemporanee scadenze di diversi procedimenti, non ho però esitato a decidere di intervenire sulla tempistica, in modo da consentire a tutti di completare le procedure richieste". "Il lungo percorso - conclude Ferrazzi - che in questi anni Regione Lombardia sta conducendo per chiudere nel migliore dei modi questa partita decisiva, continua a richiedere la piena collaborazione di tutti, perché lo sforzo è davvero consistente. Noi continueremo a fare la nostra parte, come ho ribadito pochi giorni fa sia incontrando gli assessori all´Agricoltura di tutte le Province lombarde, che hanno sottoscritto tutte le nostre azioni, sia scrivendo ai Ministri dell´Agricoltura e dell´Ambiente affinché continuino a lavorare per ottenere in sede comunitaria la deroga al limite di 170 chilogrammi di azoto distribuito per ogni ettaro di terreno". . . |
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CONFAGRICOLTURA BASILICATA: SI A SVILUPPO ENERGIE RINNOVABILI |
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“In un momento difficile per l’economia globale, la sfida ai mutamenti del clima rappresenta un’opportunità economica, oltreché un impegno per la sostenibilità e la salvaguardia dell’ambiente”. E’ quanto si legge in una nota di Confagricoltura Basilicata. “Lo sviluppo delle energie rinnovabili, in particolare delle agro energie, infatti – prosegue Confagricoltura - oltre a contribuire al contenimento delle emissioni climalteranti, rappresenta una valida opportunità di diversificazione dell’attività agricola. A fronte di un crescente interesse del mondo agricolo ad investire nelle agroenergie, Confagricoltura Basilicata ribadisce però la necessità di adeguate politiche di sostegno. A tale proposito chiede una rapida e completa attuazione del sistema di incentivazione previsto per le biomasse agroforestali dalla legge Finanziaria 2008. “Diversamente – conclude l’Organizzazione agricola - non solo non si raggiungeranno gli obiettivi di Kyoto, ma si precluderà un’importante possibilità di sviluppo per l’economia agricola”. . |
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OLA: NO A INSEDIAMENTO INTENSIVO AMADORI IN BASILICATA |
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La Ola (Organizzazione Lucana Ambientalista) – Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini - esprime forti perplessità, oltre che la propria contrarietà, in merito all´intesa della Regione Basilicata con il Gruppo Amadori, intenzionato ad allocare in Basilicata, nell’area della Basentana, una mega-porcilaia. La Ola evidenzia il grande impatto ambientale - diretto ed indiretto - che questa tipologia di insediamento intensivo comporta. La Amadori prevede, infatti, di produrre 100. 000 maiali all´anno con una filiera basata sulla macellazione e produzione in loco di mangimi con un´occupazione di un´ottantina di unità. La Ola fa rilevare come in proposito, già in passato, vi siano state esperienze disastrose quali ad esempio la Cip Zoo, nell´area industriale di Potenza, che ha lasciato in eredità disoccupazione, capannoni all´amianto ed un´area che attende ancora di essere bonificata. Questi grandi allevamenti intesivi producono devastanti impatti ambientali sulle falde idriche e sul suolo e sono insostenibili anche dal punto di vista economico, per il fatto di fare "terra bruciata" delle più sostenibili e meno inquinanti aziende locali assoldate al ruolo di "ingrassatori", mentre le produzioni tipiche e biologiche - sulle quali la stessa Regione ha investito - non solo in immagine, rischiano il fallimento”. . |
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BASILICATA: PSR, APPROVATO BANDO DI SOSTEGNO ALLE AREE MONTANE |
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La Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Agricoltura, Vincenzo Viti, ha approvato il bando per il 2009 relativo alla Misura 211 “Indennità compensative degli svantaggi naturali a favore degli agricoltori delle zone montane” del Psr Basilicata 2007-20013. La Misura prevede una dotazione finanziaria complessiva di circa 18 milioni di euro, che copriranno l’intero periodo di programmazione. Per l’anno in corso la disponibilità finanziaria ammonta a 3. 429. 603 euro. Le aree montane del territorio regionale sono soggette a un costante fenomeno di erosione demografica conseguente all’abbandono di attività economiche, soprattutto di quelle legate all’agricoltura e alla zootecnia. Ciò causa un ulteriore indebolimento dei sistemi socioeconomici e rappresenta un fattore di rischio per il mantenimento di delicati equilibri ambientali da sempre regolati dalla presenza antropica e favoriti da una gestione sostenibile delle risorse naturali per fini produttivi (suolo, acqua, ecc. ). L’obiettivo della Misura è il mantenimento delle aziende, con particolare riguardo per quelle orientate alla zootecnia, nelle aree montane; esse costituiscono un tessuto imprenditoriale ancora attivo e in grado di contribuire a una gestione sostenibile del territorio montano, in quanto caratterizzato da attività prevalentemente estensive. In questi termini, infatti, l’azienda agricola può garantire una costante erogazione di servizi ambientali al di là del presidio territoriale assicurato dalla sua permanenza in tali zone, soprattutto attraverso il rispetto degli obblighi di “condizionalità”, intesa come rispetto della sostenibilità e del benessere ambientale. “E’ il primo di una serie di bandi – ha commentato Viti – prossimi ad essere approvati dalla Giunta regionale dopo l’attento vaglio intercorso in sede di Tavolo Verde. Desidero rimarcare che non è il numero di bandi che può qualificare l’attività di promozione degli investimenti in agricoltura, quanto la loro valenza strategica e il loro orientamento ad una rapida e trasparente operatività. Nei prossimi giorni approderanno in Giunta altri quattro bandi riservati all’ammodernamento delle aziende, all’autosufficienza energetica, al sostegno della imprenditoria giovanile, alla partecipazione a sistemi di qualità alimentare, mentre altri sono in fase di allestimento e verranno presto sottoposti al Tavolo Verde (soprattutto quello relativo alle filiere)”. In base alle regole della Commissione europea, le domande per gli aiuti devono essere presentate entro il 15 maggio. . |
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PESCA, FERRAZZI: 1,5 MILIONI PER LE PROVINCE LOMBARDE |
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Milano - Per il 2009 ammontano a 1,5 milioni di euro i fondi destinati dalla Regione Lombardia alle Province per la gestione delle funzioni ad esse trasferite in materia di pesca. Ogni Amministrazione provinciale avrà quindi a disposizione una dotazione finanziaria per esercitare attività di vigilanza, controllo e pianificazione sulle attività di pesca sia professionale sia dilettantistica. Il riparto viene effettuato tenendo conto del numero dei pescatori (30%) e all´estensione di acque superficiali (70%) di ogni provincia. "Pur rappresentando in Lombardia un settore di nicchia - dichiara l´assessore all´Agricoltura Luca Daniel Terrazzi - la pesca professionale interessa 10 laghi lombardi dove sono impegnati oltre 200 pescatori che permettono alla ristorazione locale di offrire prodotti ittici tradizionali come l´agone, il lavarello o il pesce persico per circa 1. 000 tonnellate annue di pescato". "È invece un vero ´esercito´ - continua Ferrazzi - quello dei 100. 000 pescatori dilettanti, per i quali è giusto sottolineare l´importante funzione sociale e di presidio del territorio. Sono spesso proprio le segnalazioni dei pescatori a permettere di prevenire o fermare situazioni di inquinamento, degrado o semplicemente scarso rispetto per l´ambiente". Ai numeri della pesca lombarda, si affiancano anche quelli quantitativamente più rilevanti dell´acquacoltura. In Lombardia, che detiene circa il 13% nazionale di produzione ittica d´allevamento, operano circa 70 aziende per un totale di circa 5. 000 tonnellate annue, concentrate soprattutto nei primati produttivi di storioni, trote e anguille. Questo, nel dettaglio, il riparto delle risorse finanziarie per l´anno 2009: Bergamo: 114. 765 euro - Brescia: 218. 190 euro - Como: 117. 990 euro - Cremona: 118. 755 euro - Lecco: 108. 135 euro - Lodi: 108. 720 euro - Mantova: 122. 805 euro - Milano: 204. 825 euro - Pavia: 125. 460 euro - Sondrio: 107. 775 euro - Varese: 122. 580 euro . |
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BASILICATA: COMPARTO BIETICOLO-SACCARIFERO, APPROVATO PIANO REGIONALE |
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Sostenere la riconversione colturale delle aziende che hanno abbandonato o ridotto la produzione di barbabietola da zucchero. E’ quanto si propone il Piano di azione regionale approvato ieri dalla Giunta lucana, su proposta dell’assessore all’Agricoltura, Vincenzo Viti. Destinatari degli aiuti sono gli ex bieticoltori. Come altrove in Italia, anche in Basilicata la coltivazione della barbabietola da zucchero ha subìto negli anni una drastica riduzione, accusando le conseguenze della chiusura di numerosi zuccherifici e le prescrizioni della nuova Ocm Zucchero. Dal 2001 al 2007 la superficie totale coltivata nella regione è scesa da 1. 217 ettari a 358, mentre la raccolta si è complessivamente dimezzata da 517 a 296 quintali. Gli agricoltori si sono sentiti costretti a diversificare le produzioni, privilegiando le colture invernali, non sempre, però, favoriti dal clima e dell’andamento dei mercati. Le sollecitazioni del comparto bieticolo-saccarifero sono state recepite da un Programma statale, con l’intesa sancita dalla Conferenza Stato-regioni di attuare il piano a livello regionale. Alla Basilicata sono stati devoluti circa 500 mila euro, che consentiranno agli ex bieticoltori di adeguare i propri orientamenti produttivi attraverso specifici investimenti aziendali necessari per lo sviluppo di altre colture alternative alla barbabietola, siano esse innovative o tradizionali. Il Piano di azione sarà attivato con lo stesso bando pubblico regionale previsto per l’analoga Misura 121 del Piano di sviluppo rurale finalizzato all’ammodernamento delle aziende agricole. “Il provvedimento – ha commentato Viti – si è reso non solo urgente ma opportuno, in previsione dell’esigenza di imprimere un orientamento colturale che faccia fronte alla crisi del settore bieticolo-saccarifero e che assista gli operatori che principalmente in questa crisi hanno finora pagato”. . |
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I PROVVEDIMENTI PER L´AGRICOLTURA PUGLIESE |
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L’assessorato alle risorse agroalimentari fa il punto sulle disposizioni del Bilancio e comunica che nell’ambito del Disegno di Legge “Disposizione per la formazione del bilancio di previsione 2009 e bilancio pluriennale 2009-2011 della Regione Puglia” è stato approvato all’unanimità dal Consiglio regionale l’articolo sui Consorzi di bonifica che prevede lo stanziamento di 32 milioni di euro per assicurare il funzionamento dei Consorzi di bonifica pugliesi, in attesa che nella prossima seduta Consigliare venga approvata la legge di riordino dei consorzi, già licenziata dalla Iv^ Commissione e fortemente voluta dall’assessore Russo. Da sottolineare, inoltre, importanti provvedimenti che riguardano i Distretti Agroalimentari di Qualità e i Distretti Rurali: dopo la pubblicazione della legge sul bilancio, sarà possibile presentare nuove domande per il riconoscimento da parte della Regione Puglia. E’ stata autorizzata la sottoscrizione di un Protocollo d’Intesa tra la Regione Puglia ed il Comando regionale della Guardia di Finanza, al fine di potenziare le attività di controllo sulla spesa pubblica in materia d’incentivi previsti dal Psr Puglia 2007/2013 e in tema di contrasto alle frodi sulle produzioni agroalimentari pugliesi. Altro importante provvedimento riguarda il sostegno economico alle Op e alle cooperative del comparto olivicolo (euro 500 mila), attraverso il finanziamento del concorso sugli interessi passivi sostenuti in relazione agli acconti erogati ai soci conferenti. L’aiuto sarà concesso nel rispetto del regime comunitario “de minimis” E’ stato, inoltre, approvato un intervento finanziario pari a euro 1 milione per le iniziative di valorizzazione dei “prodotti tipici e delle produzioni agroalimentari regionali di qualità”. E’ stato previsto il cofinanziamento regionale (euro 1 milione e 600 mila) per garantire la composizione del prezzo delle bietole per la campagna 2008/2009 in favore dei bieticoltori pugliesi che conferiscono il proprio prodotto allo zuccherificio di Termoli, mediante l’assegnazione di contributi secondo la regola degli “aiuti de minimis”, nel rispetto del regolamento Ce n. 1535/2007. E’ stato istituito uno specifico capitolo di spesa, con una dotazione finanziaria per l’esercizio 2009 pari a euro 500 mila, per il servizio di conduzione e manutenzione del sistema informatico agricolo “Uma”. E’ stata semplificata la procedura per l’assegnazione e vendita dei beni della Riforma Fondiaria per dismissione a favore degli enti pubblici. E’stato, infine, stanziato un contributo straordinario di euro 350 mila per la realizzazione degli interventi previsti su piante attaccate dal punteruolo rosso. . |
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UN “PATTO” PER RILANCIARE LA PRODUZIONE DI CARCIOFO A MOLA: INTESA TRA AGRICOLTORI, AMMINISTRATORI E SCIENZIATI. |
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Un “patto territoriale” per rilanciare la produzione di carciofo a Mola. È questo il tema di una conferenza organizzata per mercoledì 29 aprile alle ore 19 presso la sala conferenze del Castello Angioino di Mola dall’Assessorato all’Agricoltura del Comune. A Mola la coltivazione del carciofo ha una tradizione antica, ma fortemente compromessa negli ultimi anni dalla diffusione di un potente fungo patogeno, il Verticillium dahliae, che a Mola ha causato, in trent’anni, la riduzione delle superfici coltivate a carciofo da oltre 1500 ettari a poche decine di ettari. Una soluzione potrebbe essere l’introduzione di varietà più resistenti e più produttive, in grado di superare la “stanchezza” dei terreni più sfruttati; come il carciofo “Opal”. Di questo discuteranno, nel corso dell’incontro di mercoledì, agricoltori, vivaisti, commercianti e trasformatori, amministratori comunali molesi, i responsabili dell’Azienda Sperimentale “La Noria” dell’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari del Cnr di Bari e la Nunhems. La Nunhems, la ditta sementiera più impegnata al mondo nell’ottenimento di genotipi di carciofo capaci di migliorare la produzione, proporrà agli operatori, con la mediazione del Comune, la riduzione del prezzo della piantina dell’ibrido Opal. La cultivar Opal sta dando buoni risultati in Puglia in termini sia di numero di carciofi prodotti sia di precocità della produzione, anche grazie alle ricerche condotte dall’Ispa Cnr e dall’Università di Bari, che saranno presenti alla presentazione del Patto territoriale. Alla conferenza del 29 aprile saranno presenti: il sindaco di Mola Nico Berlen, l’assessore all’agricoltura del Comune Pietro Santamaria (anche ricercatore della Facoltà di Agraria di Bari), i ricercatori dell’Azienda Sperimentale “La Noria” del Cnr, guidati per questo progetto da Angelo Parente, il responsabile nazionale delle vendite della Nunhems Rodolfo Zaniboni, Nicola Calabrese, Vito V. Bianco e Vitangelo Magnifico (ricercatori tra i più impegnati al mondo sugli studi sul carciofo) e il preside della Facoltà di Agraria Vito Savino. Sono già diversi gli agricoltori che si sono detti interessati a prenotare migliaia di piantine di carciofo “Opal” a prezzo scontato per promuovere il rilancio della specie e favorire l’aggregazione tra i soggetti direttamente interessati. Nei propositi dei promotori dell’accordo c’è anche la speranza di promuovere la conoscenza delle proprietà salutistiche del carciofo e di rafforzare le tradizioni legate al carciofo, il re degli ortaggi. Anche per questo, in occasione della presentazione del patto territoriale, la Nunhems offrirà una degustazione di piatti a base di carciofo tipici della cucina locale. “Il carciofo rappresenta un prodotto tipico della agricoltura molese – ha detto il Sindaco Nico Berlen – ed è un ingrediente caratteristico della nostra tradizione gastronomica, è per questo che questa amministrazione intende incoraggiare tutti gli agricoltori molesi che vorranno lavorare per il rilancio di questa coltivazione e farà ogni sforzo per sostenerne la produzione. ” “Questa forma innovativa di sostegno agli agricoltori – sostiene l’assessore Pietro Santamaria – mira a rilanciare il carciofo, a promuovere l’aggregazione tra gli imprenditori e a innovare il processo produttivo. Al di là del prezzo scontato della piantina di carciofo, risultato già particolarmente importante in un momento di grande difficoltà economica, è opportuno sottolineare la sinergia tra più enti e più soggetti di un’importante filiera agroalimentare per sostenere l’agricoltura locale. ” . |
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PALERMO, PESCA: DI MAURO, “PRONTI PER PAGARE LE INDENNITA´ DI FERMO” |
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Palermo - “Abbiamo già trasmesso alla ragioneria centrale dell´amministrazione i provvedimenti che consentono di trasferire alle direzioni marittime di Palermo e Catania le somme da liquidare alle imprese di pesca e ai pescatori che hanno effettuato il fermo di emergenza temporaneo stabilito per il 2008. Ringrazio l´intero dipartimento Pesca per la velocità dell´istruzione delle istanze”. Lo ha dichiarato, Roberto Di Mauro, assessore regionale alla Cooperazione e Pesca. Soddisfatto il dirigente generale, Gianmaria Sparma, che ha aggiunto: “Abbiamo cercato di dare una risposta immediata ai tanti pescatori siciliani che attendono i pagamenti. Dal momento della comunicazione degli importi da corrispondere, da parte delle due direzioni marittime, non sono passati neanche i trenta giorni canonici dell´istruttoria”. Il dipartimento ha provveduto, ai sensi dell´articolo 180 della regionale numero 32 del 23 dicembre 2000, a inviare alla ragioneria l´impegno di spesa che ammonta a 4 milioni 157 mila euro circa in favore della direzione palermitana e 3 milioni 570 euro in favore della direzione catanese. Le somme dovute alle imprese rispondono ai parametri ministeriali, sulla base della categoria di classificazione della nave, con riferimento alla stazza. I membri dell´equipaggio che risultano imbarcati dalla data di inizio dell’interruzione tecnica percepiranno invece l’indennità giornaliera prevista per il marinaio che esercita la pesca costiera ravvicinata, pari a circa mille 114 euro per il mese in cui non hanno lavorato. Una volta assegnate le somme, le direzioni potranno erogarle immediatamente alle capitenerie di porto interessate per pagare le compensazioni economiche e le misure sociali di accompagnamento alle imprese autorizzate ai vari sistemi di pesca regolarmente iscritte ai compartimenti siciliani, e che hanno interrotto l´attività temporaneamente e in modo facoltativo per trenta giorni, dal 26 novembre al 31 dicembre 2008. Sono escluse le imprese che operano a strascico e a volante, che riceveranno invece le indennità dalla direzione generale Pesca del ministero. . |
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BIODIVERSITÀ, NASCE L´ASSOCIAZIONE "TIPICO RIVELLO" |
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Basilicata - Si è costituita a Rivello l’Associazione “Tipico Rivello” con il patrocinio della Comunità Montana del Lagonegrese, il riconoscimento del Comune di Rivello e la consulenza tecnica dell’Alsia. L’associazione – si legge in una nota dell’Associazione stessa - si propone di valorizzare le produzioni tipiche e tradizionali, perseguendo un modello di sviluppo basato sull’economia rurale e sulla promozione della rete fra i settori legati all’agroalimentare, al turismo e all’ambiente, per arrivare ad un percorso comune di sviluppo che metta assieme le attività agricole e le attività di servizi in coerenza con le tradizioni e le vocazioni territoriali. Attraverso l’adesione ai circuiti produttivi di filiera dell’ortofrutta, con le due varietà di “fagiolo S. Gaudioso” e “Ziminelle” e del miele, realizzati dalla Comunità Montana del Lagonegrese in collaborazione con l’Alsia, si attesterà la qualità dei prodotti. Inoltre l’Associazione si propone la custodia, la tutela, nonché la costituzione di frutteti e varietà ortofrutticole autoctone e a rischio di estinzione; la diffusione delle scuole di ecologia all’aperto, delle fattorie didattiche e delle imprese agricole. L’associazione è presieduta da Cristina Florenzano e avrà sede in Rione Rotale a Rivello. . |
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PROVINCIA POTENZA: CONTRIBUTI PER INCREMENTO FAUNA SELVATICA |
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Per la tutela e l”incremento della fauna selvatica - in particolare per il raggiungimento degli obiettivi di aumento dell’offerta alimentare, incremento riproduttivo e miglioramento della sopravvivenza della fauna selvatica – l”Amministrazione Provinciale di Potenza concederà contributi agli imprenditori agricoli, singoli o associati, ai proprietari di terreni agricoli che attueranno specifici interventi di miglioramento ambientale. Per accedere ai contributi il termine di presentazione delle domande è fissato al 4 maggio prossimo. Il modello è scaricabile sul sito www. Provincia. Potenza. It sezione bandi. Sono tre le tipologie di interventi finanziabili: colture per l”alimentazione della piccola fauna selvatica, incrementando le disponibilità alimentari per la fauna selvatica anche in periodi critici dell”anno; recupero incolti e cespugliati; piantumazione siepi e mantenimento e ripristino siepi esistenti. . |
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BASILICATA: ENOLOGIA, AUDIZIONE PER LA DOC AL “GROTTINO” DI ROCCANOVA |
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Il presidente della Regione, Vito De Filippo, e l’assessore all’Agricoltura, Vincenzo Viti, parteciperanno mercoledì 29 aprile alla pubblica audizione per il riconoscimento della denominazione di origine controllata al vino “Grottino di Roccanova” (ore 11- sede del Comune). Entra, dunque, nel vivo la fase conclusiva dell’iter per il conferimento del prestigioso marchio al vino lucano, già insignito della Igt (Indicazione geografica tipica). All’audizione seguirà la discussione nel prossimo Comitato nazionale dei Vini, operativo presso il ministero per le Politiche agricole, che dovrà pronunciarsi in merito. Roccanova rappresenta da sempre zona di produzione storica della Basilicata enologica, anche se con una produzione di nicchia. Come per il territorio dell’Aglianico, anche nella bassa Val d’Agri la coltivazione dell’uva e la produzione di vino furono introdotte dai primi colonizzatori greci in Lucania (Iii – Iv secolo a. C. ). Il vino di Roccanova prende il nome dai tipici locali “grotte”, dove avvengono la conservazione e l’invecchiamento. Solo a Roccanova se ne contano circa 200, sono scavate nel terreno arenario e garantiscono al vino una temperatura costante durante tutto l’anno. Nel 2000 è arrivato il primo riconoscimento con la denominazione Igt, che ne ha sottolineato le grandi caratteristiche di qualità. I terreni collinari, molto fertili e soleggiati, fanno sì che le uve acquistino aromi e caratteristiche uniche. Nel 2007 il Comitato promotore ha presentato al ministero il nuovo disciplinare per la Doc, caratterizzato da parametri produttivi più restrittivi e rigorosi dell’Igt riferiti al controllo della produzione, alle quantità prodotte, al grado alcolico e ad altri parametri chimico-fisici. In pochi anni da una semplice economia di tipo familiare si è passati a tre cantine per una produzione complessiva di 100 mila bottiglie; si stima che il Grottino di Roccanova muova un fatturato di circa 500 mila euro. La qualità del vino è stata acclarata dalle attestazioni ricevute in concorsi nazionali quali “Vinitaly” e “Selezione del Sindaco”. Sono tre le Doc già conferite ai vini lucani: l’Aglianico, Val d’Agri e le Colline materane. Con l’analogo riconoscimento al Grottino di Roccanova potrà considerarsi definito il percorso di valorizzazione e di tutela dei territori di eccellenza della Basilicata vocati alla produzione del vino. . |
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