Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


GIOVEDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 PAGINA 6 MODA E TENDENZE ALIMENTAZIONE
Notiziario Marketpress di Giovedì 21 Aprile 2011
RINNOVABILI, LE REGIONI OTTENGONO IL RINVIO DEL DECRETO  
 
 Roma, 21 aprile 2011- Il rinvio del decreto sulle energie rinnovabili è stato chiesto ed ottenuto ieri in conferenza unificata da Regioni, Anci e Upi (rappresentanti di Province e Comuni). L’assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini che rappresentava la Regione Toscana in conferenza, ha spiegato così i motivi del rinvio: “Non ci è stato dato modo di poter discutere un decreto – afferma – di cui non condividiamo alcune parti”. Stamani l’assessore Simoncini, anche a nome dell’assessore all’ambiente Annarita Bramerini, ha chiesto l’inserimento nel decreto di alcune modifiche. “In particolare – spiega – ho chiesto che venga incentivato l’uso di materiali prodotti in Italia”. La conferenza ha deciso di rinviare alla settimana prossima la discussione sul decreto. “Lavoreremo – ha avvertito Simoncini – per una soluzione che sostenga le imprese toscane e possa favorire, fra le altre, una nuova partenza per l’azienda fiorentina Isi (ex Electrolux), con la nuova società Easy Green”.  
   
   
GAS IN CINA, LOMBARDIA:OPPORTUNITÀ DA 250 MILIONI DI PERSONE INFRASTRUTTURE TEMA DEL CONFRONTO CON DELEGAZIONE DI PECHINO  
 
 Milano, 21 aprile 2011 - Ieri mattina il vicepresidente e assessore all´Industria e Artigianato di Regione Lombardia Andrea Gibelli ha incontrato una delegazione cinese per parlare dei temi relativi alle infrastrutture critiche e ai sistemi di sicurezza. ´La Lombardia - ha detto Gibelli nel corso dell´incontro - è caratterizzata da piccole e medie imprese dotate di straordinario know-how per la qualità e la sicurezza degli impianti e per l´apporto tecnologico di alto profilo alle aziende municipalizzate di fornitura del servizio agli utenti´. ´Per questo - ha proseguito il vice presidente - siamo particolarmente interessati ad aprire un confronto con la Cina per esportare queste grandi capacità, in quanto proprio la Cina prevede un piano di infrastrutture energetiche, e di conseguenza dei sistemi di sicurezza, per fornire l´allacciamento alla rete del gas a 250 milioni di persone. E´ evidente quindi che questo Paese rappresenta un´opportunità per il nostro sistema produttivo´. ´La Lombardia - ha concluso Gibelli - proprio per rispondere alle direttive comunitarie in tema di infrastrutture critiche, è una delle prime Regioni in Italia ad aver affrontato concretamente questo problema e per questo rappresenta l´avanguardia per l´utilizzo di monitoraggi in situazioni critiche´.  
   
   
PUGLIA: PLAUSO ALLE FORZE DELL´ORDINE CAPONE DOPO ARRESTI NEL SETTORE FOTOVOLTAICO  
 
 Bari, 21 aprile 2011 - “Oggi le Forze dell’Ordine e la Magistratura hanno assestato un colpo esemplare nei confronti di chi ha commesso uno dei peggiori delitti, la riduzione in schiavitù ai danni di persone rese ancora più deboli dallo stato di bisogno”. Con queste parole la vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone ha espresso il proprio plauso nei confronti della Polizia e della Guardia di Finanza che, su disposizione della magistratura salentina hanno arrestato quindici persone di una società italo-spagnola con sede a Brindisi per associazione a delinquere finalizzata alla riduzione e mantenimento in schiavitù, estorsione, favoreggiamento della condizione di clandestinità di cittadini extracomunitari e truffa ai danni dello Stato. “L’attività di controllo del settore delle energie rinnovabili è indispensabile”, ha detto la vicepresidente. “È un comparto importante della nostra economia, ma per far sì che cresca al meglio delle proprie potenzialità occorre colpire le imprese che si comportano in modo disonesto proprio per far emergere chi, al contrario, lavora onestamente”.  
   
   
FOTOVOLTAICO: L’IMPEGNO DELLA PROVINCIA DI PARMA DALLE CASE PROTETTE ALLE SCUOLE: I TANTI IMPIANTI DEL TERRITORIO PER PRODURRE ENERGIA PULITA.  
 
Parma, 21 aprile 2011 – Sta tutto nei numeri l’impegno della Provincia di Parma nel campo delle energie rinnovabili. I numeri degli investimenti e dei progetti dell’ente di piazza della Pace all’interno di una strategia mirata a un obiettivo molto chiaro: produrre energia più sicura, efficiente e pulita promuovendo il risparmio energetico e le fonti rinnovabili sul territorio. La Provincia sta svolgendo un importante ruolo di coordinamento degli enti locali per lo sviluppo delle energie rinnovabili, in particolare del solare fotovoltaico, promuovendo iniziative sul territorio finalizzate non solo alla riduzione della produzione di Co2 e di altre emissioni, ma anche ad un significativo vantaggio economico per le amministrazioni pubbliche. “Il tema delle energie rinnovabili era uno dei punti fondamentali del programma di mandato. L’idea era quella di dotare ogni Comune di un proprio parco fotovoltaico: e con il progetto “Fotovoltaico insieme”, che è all’avanguardia a livello nazionale, siamo senz’altro a buon punto: basti pensare che vi hanno aderito 35 comuni su 47”, ha spiegato ieri in piazza della Pace il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, sottolineando il ruolo dell’ente: “Un ruolo di coordinamento emerso in tutta la sua importanza”. Ora è fondamentale che su tutta questa partita arrivino risorse: “Anche per questo, oltre che per altri motivi, la marcia indietro del governo sul nucleare, che com’è noto avrebbe necessitato di ingenti risorse pubbliche, ci riempie di soddisfazione: in questo modo si possono liberare fondi da destinare proprio alle energie rinnovabili”, ha continuato Bernazzoli, che ha rimarcato un impegno non limitato al fotovoltaico: “Lavoriamo naturalmente anche su altre fonti rinnovabili, dall’idroelettrico all’eolico, avendo comunque sempre ben presente il tema della tutela dell’ambiente. Non vogliamo insomma che vengano approvati progetti che devasterebbero il nostro territorio”. “Anche sul fotovoltaico noi non ci fermiamo. Il prossimo passo è già partito: abbiamo proposto ai Comuni una nuova iniziativa per la realizzazione di impianti fotovoltaici sui tetti delle strutture pubbliche. Abbiamo chiesto alle amministrazioni di dichiararci la loro disponibilità e di mandarci gli elenchi degli edifici su cui si potrebbe intervenire. Noi come a sempre ci mettiamo a disposizione per la consulenza e la progettazione”, ha detto l’assessore all’Ambiente Giancarlo Castellani, che ha aggiunto: “È un ulteriore passo che vuole qualificare la nostra azione, portando benefici economici e ambientali”. Fotovoltaico: progetti, impianti, potenze, risparmi - Il progetto “Case protette fotovoltaiche” ha portato alla realizzazione di impianti fotovoltaici su 19 case protette del territorio, con due finalità: una, di valenza ambientale, legata appunto alla diffusione degli impianti energetici a fonti rinnovabili; l’altra, di valenza sociale, volta a reinvestire gli utili da risparmio energetico in benefici economici per l’utenza o per finanziare ulteriori interventi di contenimento economico sulle case protette. Tutti gli impianti sono stati ultimati. Energia pulita, dunque, sui tetti della maggior parte delle case protette pubbliche del Parmense. L’iniziativa è firmata dalla Provincia, che si occupa della progettazione e realizzazione degli impianti, ed è stata condotta con la collaborazione dei Comuni e delle Aziende pubbliche di servizi alla persona (Asp). La potenza complessiva installata è di 338 kWp per un investimento complessivo di circa 2 milioni di euro. Rilevanti le cifre della Co2 risparmiata: la realizzazione degli impianti fotovoltaici sui tetti delle case protette permetterà di risparmiare ogni anno circa 210 tonnellate di anidride carbonica. Per questo progetto la Provincia di Parma ha ricevuto nel 2009 il “Diploma di Qualità” nell’ambito del programma “Sfide 2009 dalla buona pratica alla buona amministrazione. Le politiche energetiche degli Enti locali e delle Regioni come strumenti di sviluppo territoriale”. “Fotovoltaico insieme” è promosso dalla Provincia per la realizzazione di impianti fotovoltaici pubblici “a terra” nei comuni del territorio. Vi hanno aderito 35 Comuni su 47, oltre alla partecipazione di Emiliambiente Spa e di soggetti privati che, spinti dal successo dell’iniziativa, hanno presentato propri progetti a fianco di quelli pubblici. Ad oggi sono stati installati 25 impianti: 16 quelli praticamente terminati (sono in attesa di connessione Enel), 9 quelli in corso di realizzazione. “Fotovoltaico insieme” ha comportato investimenti della Provincia per circa 120 milioni di euro. Il progetto permetterà di installare nel nostro territorio una potenza totale di circa 36 Mw, che equivale alla potenza di oltre 12.500 utenze, pari a circa 33.000 abitanti. Ogni anno grazie al Progetto “Fotovoltaico Insieme” si avrà un risparmio di circa 20.500 tonnellate di Co2. Per ogni impianto pubblico che sarà realizzato le amministrazioni comunali riceveranno benefits economici per 20 anni. Anche altri Comuni hanno realizzato impianti fotovoltaici di proprietà pubblica, ad esempio Monchio delle Corti, Montechiarugolo e Neviano degli Arduini, per una potenza complessiva di circa 4 Mwp. La Provincia ha inoltre avviato un’iniziativa per l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti delle scuole. Ad oggi sono stati installati dalla Provincia 9 impianti, per una potenza di circa 255 Kwp: all’Itis “Galilei” di San Secondo, al complesso “Liceo Bertolucci-itis Da Vinci” di Parma, all’Itc “Melloni” di Parma, all’Itis “Berenini” di Fidenza, all’Itg “Rondani” di Parma, all’Itis “Da Vinci” di Parma, all’Itsos “Gadda” di Fornovo, alla scuola media di Langhirano. Gli impianti sono in grado di produrre annualmente circa 294.000 kWh, evitando così l’immissione in atmosfera di circa 222 tonnellate di Co2 e risparmiando circa 88 Tep (tonnellate equivalenti di petrolio). A tutto ciò va aggiunta la realizzazione di impianti fotovoltaici nei parchi (ad es. La Riserva di Torrile, il Centro faunistico del Monte Fuso, il Parco del Taro, la Stazione turistica di Prato Spilla), nei centri sportivi (ad esempio a Varano, a Fidenza, a Sorbolo) ed in altre realtà (ad es. La discarica di Tiedoli, il Podere Stuard, il deposito di materiale stradale di Berceto), per una potenza complessiva di circa 65 kWp. Alla data del 18/04/2011 risultano in esercizio sul territorio della provincia di Parma oltre 1250 impianti fotovoltaici, per una potenza complessiva di oltre 28 Mw (fonte Gse – portale Atlasole). Il documento preliminare del Piano Programma per il risparmio energetico, l’uso razionale dell’energia e la promozione delle fonti rinnovabili prevede per il territorio della Provincia uno scenario al 2020 di 100 Mw di potenza installata da fotovoltaico, con uno scenario intermedio al 2016 di 50 Mw: appare, quindi, evidente che già oggi, sommando la potenza attualmente installata con la potenza degli impianti pubblici di prossima conclusione, si sia già raggiunto e superato l’obiettivo previsto dal Piano per il 2016. Sul solare termico, infine, la Provincia e Banca Monte hanno siglato una convenzione per l’erogazione di prestiti agevolati a tasso zero per l’installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda o per sostituire la vecchia caldaia con una nuova ad alto rendimento. La convenzione si è chiusa nel dicembre 2010 e ha permesso di finanziare circa 300 impianti. La Provincia ha inoltre curato l’installazione di 2 impianti di solare termico su due palestre del territorio: quella dell’Itis Galilei di San Secondo e la palestra Oltretorrente di Parma. Progetto “Case Protette Fotovoltaiche”
comune Potenza di picco (kWp)
berceto 14,800
compiano 18,315
fidenza 19,980
montechiarugolo 19,980
roccabianca 19,980
sissa 11,840
fornovo 19,980
borgotaro 10,175
monchio 19,980
parma 19,980
langhirano 19,980
varano 8,140
fontanellato 30,340
noceto 19,980
salsomaggiore 14,800
calestano 19,980
soragna 19,980
sorbolo 19,980
varsi 10,175
totale 338,365
progetto “Fotovoltaico Insieme”
Ente Potenza di picco (kWp) Stato avanzamento
Busseto 432,4 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Roccabianca 837 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
S. Secondo P.se 998 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Fontanellato 515,52 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Emiliambiente a Priorato 997 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Fidenza 998 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Noceto 3.169,21 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Medesano 837 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Varsi 836 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Pellegrino P.se 497 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Sala Baganza 244,8 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Trecasali 5.925,96 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Mezzani 1.804,80 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Sorbolo 1.532,20 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Colorno 681 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Valmozzola 497 Quasi terminato: in attesa di connessione Enel
Bore 317 Iniziati lavori di cantiere
Terenzo 317 Iniziati lavori di cantiere
Totale A 21.436,89
Ente Potenza di picco (kWp) Stato avanzamento
Polesine P.se 2.815 Autorizzato - prossimo avvio effettivo dei lavori per attesa decreto ministeriale incentivi
Zibello 2.214,50 Autorizzato - prossimo avvio effettivo dei lavori per attesa decreto ministeriale incentivi
Sissa 2.098 Autorizzato - prossimo avvio effettivo dei lavori per attesa decreto ministeriale incentivi
Solignano 950 Autorizzato - prossimo avvio effettivo dei lavori per attesa decreto ministeriale incentivi
Emiliambiente a S. Donato 961 Autorizzato - prossimo avvio effettivo dei lavori per attesa decreto ministeriale incentivi
Discarica Soragna 3.069 Autorizzato - prossimo avvio effettivo dei lavori per attesa decreto ministeriale incentivi
Discarica Soragna Privato 2.000 Autorizzato - prossimo avvio effettivo dei lavori per attesa decreto ministeriale incentivi
Totale B 14.108
 
   
   
IV CONTO ENERGIA: LETTERA ALLA CONFERENZA DELLE REGIONI  
 
Milano, 21 aprile 2011- Di seguito la lettera congiunta e inviata il 19 aprile alla Presidenza della Conferenza delle Regioni, chiamata ieri ad esprimersi sul Iv Conto Energia.
Roma, il 19 Aprile 2011. Dottor Vasco Errani, Presidente Conferenza delle Regioni Via della Stamperia, 8 00187 Roma Oggetto: Decreto 4¡ã Conto Energia. Rischio blocco del settore fotovoltaico. Le associazioni del settore fotovoltaico (Aper, Assosolare, Assoenergiefuture e Gifi) assieme a Rives ( Rete Imprese Venete del Solare), intravedono nella bozza del Decreto del 4 Conto Energia, sottoposta oggi al tavolo tecnico della Conferenza Stato©\regioni, forti criticit¨¤ per il futuro del mercato con particolare riferimento ai seguenti punti: 1©\Assenza di qualsiasi meccanismo di tutela dei diritti acquisiti; 2©\Regime transitorio 2011©\12: introduzione di meccanismi che comporteranno il blocco del settore per la non finanziabilit¨¤ degli impianti. In particolare si rileva l¡¯introduzione di Cap/limiti annui rigidi e di un Registro Preventivo che determineranno speculazioni, incertezze ed extra costi dovuti anche all¡¯incremento della burocrazia; 3©\ Assegnazione della tariffa incentivante in base all¡¯entrata in esercizio degli impianti e non in base alla fine lavori certificata con conseguenti incertezza e ritardi legati ai tempi di connessione; 4©\ Eccessiva riduzione delle tariffe nel periodo transitorio 2011©\12 con particolare riferimento ad impianti sopra 1 Mw; 5©\Meccanismo di riduzione delle tariffe dal 2013 al superamento delle soglie semestrali complesso e da semplificare. Pertanto le Associazioni scriventi esprimono forte contrariet¨¤ all¡¯approvazione del testo di Decreto cos¨¬ presentato e chiedono alla Conferenza Stato©\regioni un significativo riesame dello stesso.
 
   
   
STOP A NUCLEARE, REGIONE UMBRIA: FINALMENTE GOVERNO FA MARCIA INDIETRO, ORA LA SVOLTA SULLE ENERGIE RINNOVABILI  
 
Perugia, 21 aprile 2011 – “Con lo stop alla costruzione delle centrali nucleari in Italia, il Governo finalmente prende atto della ferma contrarietà più volte espressa dalla Regione Umbria e da molte altre Regioni italiane”. È quanto afferma l’assessore regionale all’ambiente, sottolineando come l’Umbria, dopo aver impugnato la legge nazionale davanti alla Corte Costituzionale, nella Conferenza Stato-regioni del 12 gennaio, in cui veniva presentato da parte del governo uno scarno documento sulle tipologie degli impianti e i criteri localizzativi, aveva manifestato il no della Regione e della comunità umbra all’installazione di centrali nucleari e di impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi sul territorio umbro e nazionale. Lo stesso Consiglio regionale dell’Umbria, ricorda l’assessore, ha dichiarato il suo ‘no’ al programma nucleare del Governo, approvando una specifica mozione sull’argomento. “Auspichiamo che lo stop alla realizzazione degli impianti comunicato oggi dal ministro dello Sviluppo economico Romani sia definitivo – sostiene l’assessore regionale - e che non si tratti soltanto di un rinvio della decisione, allo scopo di evitare la consultazione popolare del referendum abrogativo del 12 e 13 giugno”. “L’umbria - conclude – sta lavorando per una strategia energetica alternativa, con l’elaborazione di un Piano che si basi sul risparmio energetico, l’utilizzo di fonti rinnovabili e che punti su innovazione e ricerca. Un analogo impegno chiediamo al Governo nazionale, affinché abbandoni del tutto il programma nucleare, prendendo atto dell’orientamento emerso fra tutte le regioni italiane anche prima dell’incidente nella centrale giapponese di Fukushima”.  
   
   
ROMANIA, 1 MILIARDO DI EURO PER LO STOCCAGGIO DEL CO2  
 
Bucarest, 21 aprile 2011 - Tre delle più grandi compagnie romene operanti nel settore energetico - Romgaz, Transgaz ed il complesso energetico Turceni - intendono investire un miliardo di euro per la costruzione di un dispositivo sotterraneo per l´assorbimento e l´immagazzinamento delle emissioni di Co2 (anidride carbonica). Tale progetto, riferisce l´Ice, prevede la realizzazione di una struttura di cattura del biossido di carbonio emesso attualmente nell´atmosfera da uno dei più grandi inquinatori romeni, il complesso energetico di Turceni. Dopo la cattura, le emissioni di Co2 verranno trasportate attraverso le reti della Transgaz e immagazzinati all´interno di un dispositivo sotterraneo ubicato fino a 5 chilometri di profondità e detenuto dalla Romgaz. Il progetto di un miliardo di euro avviato dalle tre compagnie romene, comunque, non potrà essere realizzato se non beneficerà dei finanziamenti europei, destinati a coprire almeno la metà del costo totale. Lo studio di fattibilità per tale progetto, con un costo di 2,55 milioni di euro coperto totalmente dalla società australiana Global Ccs, sarà presentato per ottenere i finanziamenti europei il 9 maggio di quest´anno. Secondo Gabriel Ignat, project manager presso l´Ispe (Istituto per studi e progettazione nel settore energetico), la capacità totale di questo impianto sarà di 100 milioni di tonnellate di Co2. L´idea per la realizzazione di un tale spazio di immagazzinamento è partita dal fatto che, dal 2013, i grandi inquinatori non riceveranno più gratuitamente i diritti di emissione del Co2 e saranno costretti ad acquistarli, pagando un determinato diritto di emissione di Co2 per ogni tonnellata di gas emessa nell´atmosfera. Negli ultimi anni, il prezzo di tali diritti è stato abbastanza stabile. A seguito del recente disastro in Giappone però, questo è cresciuto da 15-17 euro a oltre 20 euro e le stime indicano un aumento ad oltre 30 euro a partire dal 2013. Tenendo conto di tali previsioni, il costo annuo del gruppo energetico di Turceni per l´acquisizione dei diritti di emissione raggiungerà a circa 60 milioni di euro per i 2 milioni di tonnellate di Co2 emessi nell´atmosfera ogni anno. Se sarà costruito un tale dispositivo sotterraneo per la cattura del carbonio, con una capacità annua di almeno 1,5 milioni di tonnellate di Co2, i costi annui per tali diritti di emissione del complesso di Turceni si ridurranno a 15 milioni di euro, con un risparmio di 45 milioni di euro all´anno. Dato che il periodo di funzionamento di tale dispositivo è stimato a circa 10-15 anni, i risparmi totali per il complesso di Turceni potranno raggiungere i 675 milioni di euro.  
   
   
RICERCA IDROCARBURI, IL PROGETTO “FRUSCI” È OK  
 
Potenza, 21 aprile 2011 - Per il progetto di ricerca idrocarburi “Frusci” non e’ stata usata alcuna procedura semplificata, ma solo il regolare iter di valutazione previsto dalla legge regionale . La dicitura “esclusione della procedura Via”usata nell’oggetto della determinazione dirigenziale e’ un mero tecnicismo per indicare la conclusione di tutte le fasi della procedura di valutazione previste dalla legge regionale. E’ quanto si legge in una nota stampa diffusa dal Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Basilicata, in risposta alle dichiarazioni rilasciate oggi alla stampa dall’Associazione 100 Comuni. Per quanto riguarda il rispetto delle attività di ricerca in aree naturali protette il Dipartimento Ambiente e Territorio precisa inoltre che nell’atto amministrativo non vengono localizzate specifiche aree di ricerca né in territorio libero, né tantomeno in aree protette. Sono invece solo stabilite le fasi operative per l’elaborazione di un modello geologico dell’area. Ulteriori fasi, compresa l’eventuale realizzazione del pozzo esplorativo sono rinviate a successiva valutazione. Per questa evenienza sin da ora sono stati stabiliti rigidi criteri di esclusione per le aree naturali protette, le aree a rischio idrogeologico, le aree fluviali, i centri urbani e le aree a vincolo archeologico. Sono state inoltre tenute in debito conto e valutate le osservazioni pervenute alla Regione dai Comuni di San Fele, Potenza, Pietragalla, Avigliano e dalla stessa Associazione 100 Comuni. Per questi motivi – si legge nella nota – l’Ufficio Compatibilità Ambientale della Regione Basilicata ritiene di aver concluso la valutazione, seguendo in ogni suo dettaglio tutte le previsioni ordinarie previste della normativa regionale, senza nulla bypassare. Chiunque ritenga viziata la procedura seguita dalla Regione Basilicata – continua la nota del Dipartimento Ambiente e Territorio - ha tutti gli strumenti per opporsi al provvedimento, essendo ancora i corso i sessanta giorni previsti dalla legge per l’impugnativa dell’atto. Riportare sulla stampa in maniera strumentale solo alcune fasi della procedura seguita dalla Regione conclude la nota del Dipartimento Ambiente e Territorio - non contribuisce a fornire una corretta informazione su un tema così delicato e complesso come quello delle coltivazioni petrolifere.  
   
   
DIAGNOSI ENERGETICA E CERTIFICAZIONE SU EDIFICI DEGLI ENTI LOCALI  
 
Aosta, 21 aprile 2011 - L’assessorato delle attività produttive comunica che è stata approvata, con delibera della Giunta regionale n. 738 del 31 marzo 2011, la graduatoria per la concessione di contributi per la realizzazione di audit energetici, su edifici di proprietà degli enti locali, finalizzati alla promozione di interventi di efficienza energetica e di utilizzo delle fonti di energia rinnovabili. L’avviso pubblico era rivolto a tutti i Comuni e alle Comunità montane della Regione ed era stato pubblicato da Finaosta S.p.a. Il 25 ottobre 2010 e chiuso il 2 febbraio 2011, rimanendo aperto per 100 giorni così come previsto dall’’avviso stesso. Gestito dal Centro Osservazione e Attività sull’energia, “Coa energia”, di Finaosta S.p.a., l’avviso pubblico si inseriva nell’ambito del Programma operativo Competitività regionale 2007/2013, cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), e intendeva sostenere la diffusione degli audit energetici e della certificazione energetica sugli edifici di proprietà degli Enti locali, in particolare di Comuni e Comunità montane, nonché la diffusione delle buone pratiche di risparmio energetico in edilizia. Il contributo massimo erogabile per ogni edificio sottoposto ad audit energetico, con relativa certificazione energetica, era pari a euro 2.000,00 (duemila/00) al netto di Iva ed oneri. Sono state 25 le domande pervenute per un totale di 215 edifici ammessi a contributo. Complessivamente il contributo riconosciuto è stato di 379 mila 798,48 euro. In particolare gli enti locali che hanno risposto al bando sono così suddivisi: N°comuni: 23; N°comunità montana per se stessa: 1; N°comunità montana + alcuni Comuni appartenenti: 1 con 9 comuni e la comunità stessa. «Oltre alle finalità proprie del bando – commenta l’Assessore Ennio Pastoret – l´obiettivo di tale attività è legato anche alla conoscenza delle condizioni del parco edilizio pubblico per individuare ipotesi e modalità di intervento atte a migliorare il confort degli edifici e a risparmiare sulla gestione. Inoltre, con deliberazione della Giunta regionale n.862 del 15 aprile 2011, è stato prorogato al 31 dicembre 2011 il termine per la conclusione delle diagnosi energetiche e per la consegna al Coa energia delle certificazioni energetiche di tali edifici. Una ulteriore azione che testimonia l’attenzione dell’Assessorato verso l’importante tema del risparmio energetico sugli edifici esistenti”.  
   
   
AFFITTI SOSTENIBILI, PER LE MARCHE 8,2 MILIONI.  
 
 Ancona, 21 aprile 2011 - Fra il ministero Infrastrutture e Trasporti e la Regione Marche e` stato sottoscritto oggi l´accordo per destinare 8,2 milioni di euro (5,3 dallo Stato e 2,9 dalla Regione) alla riqualificazione urbana delle citta`. In particolare per incrementare gli alloggi in affitto a canone sostenibile per le famiglie in difficolta`. L´assessore regionale Antonio Canzian ha espresso grande soddisfazione per questa firma ricordando che ´porta a compimento un lungo percorso iniziato con il Governo Prodi nel 2008, finalizzato ad accrescere il patrimonio di edilizia residenziale pubblica a disposizione di quelle famiglie che devono essere aiutate con un affitto agevolato: questo e` il senso del canone sostenibile ma e` anche questo il preciso impegno della Regione Marche che va, per la riqualificazione urbana, anche nella direzione della sostenibilita` ambientale e della rinnovata attenzione alla crescita sociale delle nostre comunita` nei centri urbani´. Il Piano relativo alla Regione Marche prevede l´attivazione di interventi e contributi per complessivi 86 alloggi nei comuni di Pesaro (3,2 milioni, per 55 alloggi); San Severino (1,3 ml, per 7 alloggi); Morrovalle (2 ml, per 10 alloggi) e San Benedetto del Tronto (1,6 ml, per 14 alloggi).  
   
   
ROMA, PATRIMONIO: AL VIA RIQUALIFICAZIONE WATERFRONT OSTIA  
 
Roma, 21 aprile 2011 - La Giunta capitolina, su proposta dell’assessore al Patrimonio e Politiche abitative, Alfredo Antoniozzi, ha approvato la prima fase di attuazione del protocollo d’Intesa tra l’Agenzia del Demanio e Roma Capitale per lo scambio patrimoniale di beni immobiliari strategici. Tra questi, le aree Lungomare Amerigo Vespucci e Lungomare Caio Duilio che saranno oggetto di riqualificazione e di rilancio turistico ed urbanistico del waterfront di Ostia. «Questo protocollo – commenta l’assessore alle Attività produttive, Davide Bordoni - è l’inizio di un percorso che porterà alla realizzazione dei progetti sul Waterfront, che daranno a Ostia e al Xiii Municipio una dimensione turistica internazionale e faranno di questo territorio un volano per l’economia capitolina. Roma Capitale si appropria così di due aree strategiche che può destinare meglio di chiunque altro allo sviluppo urbanistico del Xiii. Anche questo in fondo è un passaggio di decentramento».  
   
   
VILLA NITTI, UN MILIONE E SEICENTOMILA EURO PER IL RESTYLING  
 
Potenza, 21 aprile 2011 - Riprenderà il restyling di Villa Nitti a Maratea. La Giunta regionale, su proposta del presidente Vito De Filippo, ha deliberato di assegnare 1.600.000 euro alla Soprintendenza per i Beni architettonici e Paesaggistici per completare i lavori di restauro dell’ immobile. Villa Nitti è una costruzione di grande valore architettonico in uno stile composito tra il neogotico e il decò. La struttura, risalente al diciannovesimo secolo, fu acquistata dallo statista lucano Francesco Saverio Nitti, allora presidente del Consiglio, il quale commissionò al noto architetto veneziano Vincenzo Rinaldo un progetto di ampliamento della casa che ne determinò le attuali caratteristiche. Negli anni 70 Villa Nitti diventò di proprietà dalla Regione. In seguito si è consolidata l’idea di farne un “luogo del pensiero”, trasformandola in sede di un Centro di documentazione e formazione, da concedere poi in comodato d’uso alla Fondazione Nitti. Il restauro di Villa Nitti è uno dei progetti rientranti nell’ambito dell’Addendum di Accordo di programma quadro sottoscritto nel 2001 con il ministero dei Beni culturali allo scopo di recuperare e promuovere i beni culturali della Basilicata. A questo fine, furono destinati 2 milioni di euro a valere sui fondi Fas. A marzo 2011 la Soprintendenza ha inviato alla Regione la richiesta di fondi per ultimare il restauro di Villa Nitti. La delibera del governo regionale consentirà, così, di rendere fruibile l’edificio di grande valenza storica e architettonica con un centro di alta formazione. “L’operazione che ci accingiamo a mettere in atto non è nel segno della salvaguardia del passato, ma della costruzione del futuro. Il nostro obiettivo – ha commentato il presidente De Filippo - è non solo e non tanto quello di recuperare storiche mura, ma quello di associare il nome di Nitti ad una scuola di formazione della classe dirigente che possa garantire alla Basilicata, nelle difficili sfide che quotidianamente l’assillano, di essere sempre all’altezza delle aspettative per la costruzione dello sviluppo. I prossimi anni saranno fondamentali per risolvere quello che è il più antico divario del mondo occidentale, ossia la distanza esistente tra il Nord e il Sud del Paese. Per questo – ha detto ancora il governatore - c’è bisogno di una classe dirigente adeguata ed è questo l’obiettivo ambizioso che si è posto la Fondazione Nitti. E la Basilicata, che ha offerto al Paese uno statista come Francesco Saverio Nitti, oggi si prepara ad offrire questo nuovo contributo, una classe dirigente che supporti la crescita propria, delle altre Regioni e, complessivamente, di tutta l’Italia”.  
   
   
IMPRESE, ROMANI: “SVILUPPO PER GARANTIRE STABILITA’ AFGHANISTAN” IL MINISTRO HA RICEVUTO IL GOVERNATORE DELLA PROVINCIA DI HERAT, DAVID SHAH SABA  
 
 Roma, 21 aprile 2011 - Il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani ha ricevuto il governatore della provincia di Herat, David Shah Saba, alla sua prima visita in Italia. L’incontro è avvenuto a distanza di pochi giorni della missione che il Ministro Romani ha guidato in Afghanistan accompagnato da circa 30 aziende attive nei comparti energia, logistica e infrastrutture. L’obiettivo della visita del governatore di Herat si inserisce proprio in un quadro di sviluppo economico della regione e per questo Saba ha invitato le nostre imprese a una reciproca collaborazione, evidenziando le opportunità in diversi settori come marmo, zafferano, vetri, tessile. Proprio per intensificare la collaborazione economica tra i due Paesi, il Ministro Romani ha sottolineato l’importanza del memorandum industriale firmato a Kabul durante la missione e che individua le linee strategiche per i futuri investimenti italiani. Romani ha inoltre annunciato che verrà costituito un business council come sede permanente di confronto e dialogo tra i due paesi. I settori di maggiore interesse sono quelli di idrocarburi e risorse minerarie, compreso gas e petrolio; la generazione di energia, anche con il fotovoltaico (in un Paese dove solo il 6% della popolazione ha l’energia elettrica); le infrastrutture, con in particolare un progetto di partnership pubblico-privata per la tratta Herat-chest i Sharif e la realizzazione dell’aeroporto civile di Herat; l’industria del pregiato marmo afgano, che ha già rapporti con imprese italiane; il tessile, con la possibilità di creare un distretto ed un centro servizi a Herat; l’agricoltura e l’industria alimentare, le pietre preziose e l’installazione di condutture. “Sono convinto che l’Afghanistan possa diventare un Paese con cui stringere rapporti commerciali e di collaborazione sempre più intensi – ha dichiarato il Ministro Romani - Ci sono infatti significativi punti di contatto tra le nostre realtà istituzionali e imprenditoriali. Al fondamentale lavoro svolto finora sul fronte della sicurezza, che stiamo iniziando a riprogrammare in Afghanistan come in altri Paesi, e´ giusto e doveroso affiancare una strategia di collaborazione e di crescita economica. Non esiste infatti sicurezza duratura senza sviluppo, così come non è possibile far germogliare lo sviluppo senza sicurezza. Per questo e´ necessario coniugare queste due realtà, allo scopo di favorire investimenti e condizioni di rinascita economica di lungo periodo anche a realtà che stanno uscendo da situazioni difficili e complesse come l’Afghanistan” ha concluso il Ministro.  
   
   
IN CONSIGLIO VENETO PROPOSTA DI PROROGA DEL PIANO CASA  
 
Venezia, 21 aprile 2011 - E’ stato trasmesso al consiglio regionale il disegno di legge che la giunta del Veneto ha approvato, su proposta del vicepresidente Marino Zorzato, per apportare alcune modifiche alla legge regionale n. 14/2009, meglio conosciuta come “piano casa”. Tra queste, anche la proposta di prorogarne per altri due anni la sua applicazione, che diversamente andrebbe in scadenza il prossimo mese di luglio. “nella nostra proposta di modifica – sottolinea Zorzato – resta fermo il principio ispiratore secondo cui la legge va a incentivare interventi finalizzati al miglioramento complessivo della qualità dei fabbricati”. Dal luglio 2009 alla fine di gennaio 2011 i progetti approvati in base a questa legge risultano essere nel Veneto circa 22.000.  
   
   
ASSICURAZIONI: ROMANI INCONTRA ASSOCIAZIONI ITALIA, FRANCIA, GERMANIA AL CENTRO DEL TAVOLO LE MISURE DI ATTUAZIONE DEL NUOVO SISTEMA DI VIGILANZA SOLVENCY  
 
Roma, 21 aprile 2011 - Il Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, ha incontrato ieri i rappresentanti delle associazioni assicurative italiana (Ania), francese (Ffsa) e tedesca (Gdv) per fare il punto sulle misure di attuazione del nuovo sistema di vigilanza Solvency che dal 1° gennaio 2013 si applicherà alle compagnie di assicurazione. Nel corso dell’incontro gli assicuratori hanno esposto al ministro Romani le loro osservazioni sulle nuove regole introdotte da Bruxelles. Più in particolare, è stata evidenziata la necessità di adeguamenti che favoriscano lo sviluppo competitivo delle compagnie soprattutto nei prodotti di risparmio a lungo termine, nella classificazione degli strumenti di capitali e nel ramo danni e rischi catastrofali. Il ministro ha condiviso con le associazioni la necessità di ogni opportuno approfondimento sulle tematiche segnalate al fine di individuare soluzioni che rispecchino il reale spirito della direttiva. Romani si è infine soffermato sull’ importanza per l’economia dell’industria assicurativa europea e sulla necessità di offrire ai cittadini prodotti che li proteggano dai rischi a prezzi competitivi, garantendo al tempo stesso stabilità ed equilibrio del mercato.  
   
   
ABRUZZO:DA CICAS INTERVENTI PER NOVEMILA LAVORATORI ALLA BURGO ULTERIORI 35 SETTIMANE DI CASSA IN DEROGA  
 
Pescara, 21 aprile 2011 - Ieri mattina a Pescara, presieduto dall´assessore al Lavoro, si è riunito il Cicas (Comitato d´intervento per crisi aziendali e di settore) che all´unanimità ha disposto nuovi interventi di ammortizzatori sociali in deroga a favore dei lavoratori abruzzesi. Per gli interventi approvati sono stati messi a disposizione i residui dei fondi a disposizione del Comitato e gli ulteriori 35 milioni di euro riferiti all´accordo della scorsa settimana fra il ministro Sacconi e l´Assessore al Lavoro, di cui 15 a favore dei lavoratori dell´area del sisma e 20 milioni per i lavoratori operanti nel resto della Regione. Nel bimestre febbraio/marzo 2011 la cassa integrazione in deroga è stata richiesta da oltre 200 aziende ed ha evitato il licenziamento di circa 4.000 lavoratori. La mobilità in deroga negli anni 2010-2011 ha fornito una valida risposta a oltre 5.500 lavoratori espulsi dal processo produttivo e privi di sostegno al reddito. Il Cicas ha deciso di prorogare tutti i provvedimenti assunti nella precedente riunione e in scadenza. Inoltre su proposta dell´assessore al Lavoro e alle Politiche Sociali, il Comitato ha concesso ulteriori 35 settimane di cassa in deroga per i 136 lavoratori della Burgo, un intervento che prevede, in via del tutto eccezionale, lo stanziamento dedicato di 1,5 milioni di euro per agevolare il credibile processo di riconversione in atto dell´azienda e la conseguente salvaguardia dei posti di lavoro. "Con le scelte assunte oggi - ha dichiarato l´assessore - proseguiamo a garantire la tutela del reddito a migliaia di lavoratori, dando serenità economica ad altrettante famiglie abruzzesi. Interventi, - ha proseguito - che possiamo realizzare grazie alle risorse fornite dal Governo. Il Cicas, - ha sottolineato ancora l´assessore - con il contributo di tutti i suoi membri, sta cogliendo tutti gli obiettivi che si era dato all´inizio della crisi. Diamo risposte concrete a tante persone assicurando la tutela dei redditi e la pace sociale. In generale analizzando i dati osserviamo come la richiesta di ammortizzatori in deroga stia leggermente calando. A testimonianza che, anche se si è ancora nella fase di coda della crisi, sta ripartendo, se pur a macchia di leopardo e in modo selettivo, una piccola ripresa del sistema produttivo abruzzese. Sistema che stiamo sostenendo con la messa in campo di considerevoli risorse europee sul lato dell politiche attive del lavoro e sullo stimolo alla creazione di nuove imprese".  
   
   
RIUNITA CONSULTA FVG CONSUMATORI E UTENTI  
 
Trieste, 21 aprile 2011 - La risorsa acqua e i termini dei contratti (clausole vessatorie, diritto di recesso, ecc.) saranno i due temi principali sui quali sarà centrata nel corso dell´anno l´attenzione - attraverso incontri pubblici e predisposizione di materiale informativo - delle associazioni regionali di tutela dei consumatori, che ieri l´assessore al Lavoro, Angela Brandi, ha riunito nell´ambito della Consulta regionale dei Consumatori e degli Utenti. Prevista dalla legge 16 del maggio 2004 e presieduta dalla stessa Brandi (vicepresidente Edo Billa, della Federconsumatori), la Consulta deve trovare nuova valorizzazione - è stato sottolineato - impegnandosi in particolare in studi ed indagini su prezzi e tariffe, un argomento sul quale è sempre viva l´attenzione del cittadino. Da parte della Regione, è stato quindi sostenuto, confermati l´impegno e l´attenzione nei confronti delle organizzazioni a tutela dei consumatori, si cercherà di rimpinguare le risorse finanziarie a disposizione delle associazioni magari già con la prossima legge di assestamento di metà anno, tenendo comunque conto delle attuali difficoltà della finanza regionale. Della Consulta regionale fanno parte i rappresentanti dell´Adiconsum, Adoc-associazione difesa orientamento Consumatori, Cittadinanzattiva, Lega Consumatori, Otc-organizzazione tutela Consumatori e La Casa del Consumatore, accanto ai rappresentanti delle Camere di commercio di Gorizia, Pordenone, Trieste ed Udine.  
   
   
COMMERCIO: IN UMBRIA OSSERVATORIO PREZZI  
 
Perugia, 21 aprile 2011 - Un nuovo strumento, da realizzare in collaborazione con le associazioni dei consumatori, con l´Istat regionale e l´Università, sostituirà l´Osservatorio regionale sui prezzi, le cui attività sono peraltro mantenute al competente servizio commercio della Regione Umbria, in collaborazione con le associazioni dei consumatori, l´Istat e i Comuni umbri. Lo ha annunciato l´assessore regionale al commercio in risposta alle preoccupazioni delle Associazioni dei consumatori umbri per la cancellazione dell´Osservatorio da parte del Consiglio regionale in quanto presente nell´elenco dei cosiddetti enti inutili. L´osservatorio - ha precisato l´assessore - non è un organismo, ma uno strumento della Regione che svolge attività di monitoraggio e di analisi dei prezzi al consumo. Un progetto che, partito alcuni anni fa, mantiene intatto il suo valore, e la cui positiva esperienza intendiamo riorganizzare e migliorare adeguandola alle nuove esigenze di cittadini ed utenti. Abbiamo infatti piena consapevolezza che l´informazione in materia di evoluzione dei prezzi, soprattutto dei prezzi assoluti nelle città medie dell´Umbria, costituisca un importante contributo di conoscenza per gli operatori economici e un valido strumento per la tutela dei consumatori. Anche nel recente incontro che si è tenuto in assessorato, ed a cui hanno partecipato i diversi soggetti che contribuiscono all´attività di osservatorio, è stata ribadita l´efficacia di questo strumento da riorganizzare e migliorare tendo conte degli obiettivi innovativi che si intendono raggiungere. La convocazione di un tavolo tecnico da parte della Regione proprio per esaminare le varie proposte e riavviare la sperimentazione con una nuova impostazione della materia è - ha concluso l´assessore - la migliore testimonianza dell´impegno della Giunta regionale al mantenimento dell´attività.  
   
   
LA SPERANZA FOLLE DI LIBERA TERRA, ESEMPIO DI LEGALITÀ “MAD IN ITALY!” PROGETTOMADINITALY.IT INCONTRA GIANLUCA FARAONE, PRESIDENTE DELLA COOPERATIVA “PLACIDO RIZZOTTO” E DEL CONSORZIO LIBERA TERRA MEDITERRANEO, PER CAPIRE COME SI PUÒ SCONFIGGERE LA MAFIA FACENDO IMPRESA  
 
 Siena, 21 aprile 2011 - Così “mad” da aver costruito una rete di cooperative per gestire le terre e i beni confiscati alle mafie. Così “mad” da portare avanti, attraverso l’istituzione di un sistema economico alternativo, un´azione di contrasto alla criminalità organizzata, favorendo anche l’inserimento lavorativo di giovani diversamente abili. Mad in Italy, a tu per tu con Giancluca Faraone, presidente cooperativa Placido Rizzotto e del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, che da zero ha creato un progetto d´impresa con l’obiettivo di liberare il mercato del lavoro e della produzione agricola, dal sistema mafioso: “Le organizzazioni criminali ancora oggi fanno leva sul ricatto – chiarisce Faraone - Il loro messaggio è semplice: ‘finchè c´è la mafia si può lavorare, si può avere una prospettiva, un futuro, ma nel momento in cui arriva lo Stato, le prospettive e il futuro svaniscono”. Difficile quindi sopravvivere all’egemonia mafiosa per le alternative “pulite” come Libera, creata da Don Luigi Ciotti nel 1995 come associazione di lotta alla criminalità organizzata. Il sistema legale delle cooperative Libera Terra. Un’idea che però ha resistito a pressioni e intimidazioni e che oggi dà lavoro a più di 100 persone e nel 2010 ha raggiunto un fatturato di circa 4 milioni di euro. “Complessivamente – spiega Faraone – le cooperative gestiscono più di 600 ettari di terreno, attraverso 3 strutture agritustiche. Sono nate anche una cantina e un centro ippico e stiamo partendo in provincia di Caserta, a Castelvolturno, con un caseificio che produrrà mozzarella di bufala all’interno di un impianto confiscato ai Casalesi”. Una speranza folle quella di Faraone e degli altri membri di Libera Terra che, nel nome della legalità, si sta allargando a macchia d´olio dalla Sicilia anche ad altre regioni: alla Calabria, alla Puglia, alla Campania con altre cooperative che si stanno costituendo. “La forza di questi progetti – spiega Faraone, amministratore del consorzio ‘Libera Terra Mediterranea’, che raccoglie tutte le strutture produttive - è proprio il fatto che non c´è nessun uomo solo, ma c´è una coralità di persone all´interno della cooperativa: soggetti istituzionali, forze dell´ordine, enti locali, mondo dell´associazionismo, tutti impegnati sullo stesso fronte”. Libera Terra incarna lo spirito di  www.progettomadinitaly.It/  Da qui all’ingresso dalla porta principale nel progetto “Mad in Italy”, il passo è breve. “La scelta di fare impresa in un momento economico così difficile, merita rispetto – afferma Giampiero Cito, direttore creativo di Milc – Se poi ci aggiungiamo che Libera Terra opera in un contesto ostile alle attività lche scelgono di non seguire un’impronta mafiosa, siamo di fronte a un modello imprenditoriale che incarna al meglio lo spirito della nostra campagna. Credo che questa idea richieda un certo livello di follia, una grande voglia di farcela e una grande fiducia verso il futuro. Caratteristiche che abbiamo riscontrato anche negli studenti e negli imprenditori, incontrati in questi primi mesi della nostra campagna. Un progetto promosso anche dai numeri: più di 150 aziende hanno manifestato il loro interesse iscrivendosi sul sito www.Progettomadinitaly.it e oltre 2300 fan parteciano alla nostra pagina Facebook. Partecipazione che abbiamo riscontrato anche tra gli studenti che abbiamo incontrato nel “mad tour” che continua a macinare chilometri negli atenei italiani a caccia di quei giovani talenti, che crediamo siano il futuro del nostro Paese”. “Storie Mad”. Tra le storie “Mad” già online sul sito c’è quella di Paolo Barberis, fondatore di Dada, che sedici anni fa, ancora studente di architettura, decise di avventurarsi insieme a tre compagni di università nel mondo del web. Online anche la storia di Simone Bachini e di Arancia Film, casa di produzione cinematografica indipendente, quella de “L’uomo che verrà”, nata dall’incontro di due talenti e dal coraggioso sviluppo di una loro idea. Un altro esempio di “Impresa Mad” è rappresentato da Aurelio Barbieri. Già dipendente della Frilli Impianti, società di distillazione, alla fine degli anni Ottanta, prese il timone dell’azienda, quando il fallimento era ormai imminente, riuscendo ad invertire la rotta e, in seguito, a rilanciare il gruppo a livello internazionale. Anche Danilo Ragona è uno dei protagonisti del progetto Mad in Italy. Il genio torinese, ritratto in camicia di forza, in pieno stile Mad in Italy, ha reinterpretato le esigenze delle persone disabili, fondendo i concetti di bellezza e funzionalità in un prodotto industriale, fino a riuscire nell’impresa Mad di realizzare la propria sedia a rotelle “B-free Multifunction”. Un prodotto Mad sia dal punto di vista estetico sia da quello funzionale, che gli è valso il prestigioso “Odisseo 2008 per l’interfunzionalità e l’innovazione” dell’Unione Industriale di Torino. Ha guardato oltre anche Franco Valentini, ceo di Selea, azienda specializzata nel settore della ricerca e sviluppo dei sistemi di videosorveglianza. Prima donna ad indossare la camicia di forza, Anna Ferrino, ha raccontato per Mad la storia del celebre marchio leader nella progettazione e realizzazione di prodotti e accessori per l´alpinismo e l´outdoor. “Mad in Italy!” è un progetto ideato da Milc, fotografie di Bruno Bruchi. I partner di “Mad in Italy!” sono: Polimoda, Fondazione Sistema Toscana, Rete Ventures, Toscanalab, Bloop, Comunicazione Virtuosa, Creatives are bad, Doctor Brand, Festival della Creatività, Intarget Group, Intoscana.it, Invertising, Magnews by Diennea, Master in Comunicazione d´Impresa dell´Università degli Studi di Siena, Pmicamp e Tp Pubblicitari Professionisti. Gialuca Faraone, presidente cooperativa Placido Rizzotto e del Consorzio Libera Terra Mediterraneo. Mad: Qual è stata l´idea Mad su cui è stata basata, alle sue origini, la costruzione di Libera? Gianluca Faraone: L´idea Mad che ha portato alla costituzione di Libera nel 1995, è stata un´idea del presidente di Libera Don Luigi Ciotti e cioè quella di parlare di ricostruzione, di uno Stato di diritto, uno Stato civile, uno Stato democratico basato sull´impegno dei singoli cittadini, in un momento difficilissimo come quello del dopo stragi, dopo la reazione terroristica della mafia, in particolar modo la mafia siciliana, legata alle cosche corleonesi, che aveva portato, tra l´altro, anche alla strage di Capaci e a quella di via D´amelio, dove trovarono la morte i giudici Falcone e Borsellino e gli uomini e le donne delle scorte. Era un momento davvero terribile, in cui c´era molto scoramento, in cui famosa è quell´intervista del giudice Caponnetto che tra le lacrime diceva che non c´era più speranza; un momento in cui i maggiori esponenti delle istituzioni ed in particolar modo la magistratura venivano così duramente colpiti. Fondare un’associazione come Libera sembrava davvero qualcosa di folle, soprattutto in determinati territori dove storicamente la presenza istituzionale era stata del tutto nulla o, addirittura, in alcuni casi connivente con il potere mafioso. Libera nacque sulla base di questa intuizione, partendo dal presupposto che ciascun cittadino, indipendentemente dal suo ruolo e dalla sua posizione sociale ed economica, potesse e dovesse fare qualcosa, dovesse impegnarsi nella lotta alla criminalità organizzata. Ci si rese conto che non era possibile affidare il contrasto alla criminalità organizzata, alla mafie in Italia soltanto al lavoro delle forze dell´ordine e alla magistratura, ma era indispensabile che ciascuno di noi si impegnasse nel proprio quotidiano. Mad: Quali sono le difficoltà che hai riscontrato nel fare impresa in Italia? Gianluca Faraone: Ovviamente le difficoltà riguardano inevitabilmente gli aspetti legati alla sicurezza, alla presenza della criminalità organizzata sia dal punto di vista di una presenza fisica, militare, quindi come capacità anche di intervenire violentemente e brutalmente nei processi economici, ma anche come capacità distorsiva del mercato, perchè spesso le aziende che sono di proprietà dei mafiosi, che servono semplicemente al riciclaggio del denaro sporco, non devono sottostare ai principi dell´economia aziendale a cui sono sottoposte le normali aziende e possono permettersi di non avere quei problemi di bilancio che una normale azienda ha, possono immettere certi prodotti sul mercato a prezzi nettamente più bassi, possono coercitivamente crearsi delle clientele sul territorio e quindi costringere i clienti a rifornirsi presso l´azienda mafiosa. Il problema dell´ordine, della sicurezza nel territorio e della presenza di imprese legate alla criminalità organizzata è una questione che riguarda tutti gli operatori; specialmente nel nostro caso, essendoci un interesse diretto della criminalità nel settore agricolo e nel contesto in cui noi operiamo, abbiamo subito dei contraccolpi diretti sulle attività che facciamo. Un altro ambito sicuramente problematico è quello legato agli aspetti burocratici, legati a tutti gli adempimenti formali che spesso rappresentano un limite alla libera iniziativa imprenditoriale. Poi ovviamente anche la questione servizi: ci troviamo in una regione dove si stenta ad avere i servizi più elementari come per esempio quello dei trasporti, i servizi della fornitura della corrente elettrica (parliamo appunto di zone rurali), le strade, la banda larga. Ci sono tutta una serie di problematiche che riguardano la possibilità per un´azienda in certi contesti territoriali di poter restare sul mercato in maniera moderna, e queste sono le principali difficoltà che abbiamo riscontrato. Mad: Qual è il senso, al giorno d´oggi, di lanciarsi in un´avventura che sfida apertamente il sistema di criminalità organizzata ormai cristallizzato nel nostro Paese e nel territorio siciliano in particolar modo? Gianluca Faraone: Il senso di lanciarsi in un´iniziativa di contrasto alla criminalità organizzata io credo che sia la modernità. Oggi se il nostro Paese ma, in generale, se il nostro pianeta vuole avere un futuro, è necessario che si liberi dall´azione distorsiva, dall´azione degradante rispetto ai territori rispetto alla società, rispetto all´economia, rispetto alle democrazie, delle mafie, ovunque queste si trovino. Purtroppo oggi dobbiamo constatare che è diventato anacronistico addirittura parlare della presenza della mafia nelle città del nord e prendere in considerazione che si tratti di un problema del sud quando appunto la mafia, che segue sempre i flussi economici, in realtà si è globalizzata. Oggi possiamo parlare di mafia russa, mafia cinese, della mafia americana ovviamente, quindi stiamo parlando di un fenomeno che purtroppo ha assunto una dimensione globale, come è naturale che sia visto che le mafie seguono i flussi finanziari, seguono la ricchezza, seguono il denaro e lo fanno con i loro metodi che sono quello della sopraffazione, dello sfruttamento degli uomini e dell´ambiente. Se noi pensiamo di poter restare dei Paesi liberi, democratici e che abbiano una prospettiva di sviluppo sostenibile, è impossibile che questo avvenga attraverso il contributo delle mafie. Se c´è una speranza per il futuro, questa è incompatibile con la presenza e con l´azione delle mafie. Quindi, lo ribadisco, il senso è proprio quello della modernità e della fiducia verso il futuro. Mad: Perché, nonostante le difficoltà, avete deciso comunque di restare nel vostro e di rimanere in Italia e non fuggire all´estero? Gianluca Faraone: Abbiamo deciso di rimanere nel nostro territorio in Italia e non fuggire all´estero perché la lotta per garantire una prospettiva al nostro paese, alle nostre comunità, parte proprio dai nostri territori, parte dall´impegno civile che ciascuno di noi può mettere nei contesti che paradossalmente sono quelli poi più difficili, quelli più penalizzati. A volte quando mi trovo a intervenire in certi contesti in cui in qualche modo è palese la sensibilità da parte di coloro che sono presenti sul tema della lotta contro la mafia, dico che non è tanto importante dirci in quel contesto le cose di cui tutti quanti ormai siamo convinti, ma è importante soprattutto uscire fuori dai nostri luoghi che sono appunti quelli del mondo dell´associazionismo antimafia, quello dei soggetti che in qualche maniera si sa che già che sono impegnati su questo fronte. È importante soprattutto uscire nel territorio e andare là dove queste cose che a noi sembrano assolutamente ovvie, cioè il fatto che la mafia impoverisce i territori, non crea le condizioni per il futuro e sfrutta e violenta le comunità, non sono prese in considerazione, e ci sono purtroppo vaste aree del mezzogiorno d´Italia e non soltanto dove è ancora importante affermarlo. Quindi, la scelta di rimanere nel nostro territorio è legata al fatto che noi siamo profondamente attaccati alla nostra regione, al nostro paese e vogliamo in qualche maniera contribuire a dargli una prospettiva; attraverso il nostro umile impegno quotidiano anche noi vogliamo fare la nostra parte. Per questo abbiamo deciso di restare in Italia. Mad: Quali sono i risultati e i numeri che avete ottenuto con le cooperative di Libera Terra? Gianluca Faraone: I risultati, se confrontati all´economia nazionale, sono risultati molto piccoli, ma che sono estremamente significativi se invece prendiamo in considerazione il punto di partenza, e cioè lo zero assoluto. Parliamo di una situazione in cui, nel 2001, quando è iniziato il progetto Libera Terra, erano presenti tantissimi beni confiscati in diversi contesti territoriali, ma che giacevano tutti in totale stato di abbandono. Parliamo di beni soprattutto produttivi, quindi terreni, impianti produttivi, cantine, strutture agrituristiche, parliamo di una serie di strutture che, fino a quando il mafioso garantiva a delle persone di poter lavorare, ovviamente secondo le regole della criminalità, comunque riusciva a distribuire della ricchezza per poter vivere nel proprio territorio. Dal momento in cui è intervenuto lo Stato con un´azione repressiva, assolutamente sacrosanta e anche efficace visto che questi patrimoni sono stati confiscati, tutto questo lavoro in qualche maniera è stato perso perché queste aziende sono state chiuse e non hanno più prodotto nulla. Per cui per la mafia, per tanto tempo, è stato facile far passare ancora una volta il messaggio menzognero per cui finché c´è la mafia si può lavorare, si può avere una prospettiva, un futuro, mentre, nel momento in cui arriva lo Stato, arriva il nulla, arriva la mancanza di prospettive, di opportunità. Grazie a Libera e grazie a tutti coloro che si sono impegnati sul progetto è stato possibile invertire questo messaggio e oggi restituire alla produttività tanti terreni, tante strutture produttive. Oggi le realtà che confluiscono al consorzio Libera Terra Mediterraneo garantiscono il lavoro a più di 100 persone in contesti territoriali difficili, aree economicamente depresse, dove, per altro in una fase di crisi, creare nuova occupazione ha un valore doppio o anche triplo. Si è raggiunto un fatturato che nel 2010 è stato di 4 milioni di euro: non sono grandi numeri, però sono dei numeri formidabili su quel territorio dove le aziende chiudono e non aprono. Complessivamente si gestiscono più di 600 ettari di terreno, 3 strutture agrituristiche; ci sono una cantina e un centro ippico; stiamo partendo in provincia di Caserta, a Castelvolturno, con un caseificio che produrrà mozzarella di bufala, un caseificio confiscato ai casalesi. Quindi è un progetto che si sta allargando a macchia d´olio, dalla Sicilia anche ad altre regioni: alla Calabria, alla Puglia, alla Campania con altre cooperative che si stanno costituendo. Mad: Qual è la maggiore soddisfazione dell´imprenditore, se così ti definisci, Gianluca Faraone? Gianluca Faraone: Mi considero cooperatore oltre che imprenditore, per me un concetto molto importante a cui tengo molto. La maggiore soddisfazione che condivido con i soci della mia cooperativa e delle cooperative che aderiscono al consorzio è quella di non sentirsi parte del problema, ma sentirsi uno strumento che contribuisce alla risoluzione del problema. La grande soddisfazione è avere costruito qualcosa che ci dà la possibilità di dire che in qualche modo siamo utili, non soltanto nel contrasto alla criminalità organizzata, diminuendo il consenso sociale attorno ai mafiosi nel territorio in cui sono più forti, ma soprattutto garantendo prospettive di lavoro a tanti giovani e a tante persone in territori profondamente svantaggiati come quelli in cui operiamo. Io credo che sentirsi utili per la propria comunità sia la soddisfazione maggiore a cui io possa ambire. Mad: Qual è la strada per far capire, secondo te, alle ragazze e ai ragazzi, che il lavoro di un´azienda agricola può essere più affascinante che lasciarsi coinvolgere dalle dinamiche malavitose? Gianluca Faraone: La strada è quella che abbiamo intrapreso e di cui siamo convinti e cioè quella della concretezza. Purtroppo i contesti in cui è stata celebrata la lotta alla mafia sono dei contesti che sono stati riempiti da troppe parole e pochi fatti concreti e per cui la gente, ma soprattutto i giovani, si sono molto stancati e molto delusi, giustamente, delle parole. Occorrono fatti concreti e il recupero produttivo e sociale dei beni confiscati è un fatto concreto. Che lo Stato, le istituzioni, attraverso il loro impegno, siano riusciti a sottrarre questi patrimoni ai mafiosi, a restituirli alla collettività e a renderli nuovamente produttivi di lavoro, di economia, di effetti sociali sul territorio, questo è un fatto concreto. Credo che questa sia la strada migliore per poter coinvolgere e convincere le nuove generazioni che c´è un´alternativa; perché spesso certe scelte anche drammatiche vengono fatte per carenza di alternative. Da questo punto di vista non è solo forza delle mafie, ma anche assenza da parte dello Stato nel garantire delle opportunità, delle possibilità di scelta in certi contesti territoriali e quindi fornire concretamente un´opportunità ai ragazzi di poter intraprendere delle scelte e delle strade diverse. Mad: Visto che il progetto mad in italy racconta la storia delle persone, ci dici chi era Placido Rizzotto? Gianluca Faraone: Era un cittadino di Corleone poco noto per tanto tempo, ora più conosciuto grazie ad un´azione meritoria fatta da tanti storici, anche grazie a un film e poi, in ultimo, grazie al lavoro che svolgiamo, ora più noto. Sicuramente per tanto tempo non si è conosciuta la storia di Placido Rizzotto, di Bernardino Verro, di tanti cittadini corleonesi che si sono sacrificati e hanno dato la vita nella lotta contro la mafia. Corleone e i corleonesi in qualche maniera sono stati identificati con personaggi più fruibili dal punto di vista per esempio cinematografico, mediatico, come i vari Riina e i vari Brusca che, in realtà, del titolo di cittadini corleonesi non dovrebbero neanche onorarsi. Placido Rizzotto era un giovane che, dopo aver combattuto le lotte partigiane nel nord Italia, ritorna a Corleone e diventa segretario della camera del lavoro della Cgil di Corleone. Insieme ai suoi compagni costituisce delle cooperative di braccianti agricoli per l´occupazione delle terre incolte o mal coltivate e per richiedere l´applicazione dei decreti che stabilivano che queste terre, di proprietà di nobili feudatari che le avevano affidate ai mafiosi del territorio, visto che non venivano coltivate e non venivano utilizzate, dovessero essere ripartite ai braccianti agricoli. Così facendo metteva in discussione un sistema di potere che era quello che consentiva alle famiglie mafiose, ogni giorno, nella piazza di Corleone, di esercitare un rito quotidiano: da un lato della piazza ci stavano i mafiosi, dall´altro lato della piazza ci stavano i braccianti agricoli; i mafiosi decidevano ogni giorno chi poteva andare a lavorare e chi no, quindi chi poteva andare a sfamare la propria famiglia, e parliamo di un´epoca come l’immediato dopoguerra in cui c´era molta povertà. In genere coloro che non avevano diritto erano coloro che mettevano in discussione questo stato di cose. Placido Rizzotto è stato assassinato il 10 marzo 1948 per mano di Luciano Ligio che era il boss di Corleone, proprio perché aveva avuto il coraggio di sfidare il potere mafioso in quel territorio di mettere in discussione queste condizioni. Oggi la cooperativa che è intitolata a Placido Rizzotto gestisce alcuni di quei terreni per cui Placido Rizzotto si batté e noi, molto umilmente, ci onoriamo di portare il suo nome e di raccontarne la storia; così come attraverso il nostro impegno è orientato a realizzare dei prodotti con la maggiore qualità possibile; ma il nostro impegno viene firmato sempre con il ricordo di una vittima della mafia, proprio perché crediamo che il miglior modo di onorare la memoria delle vittime della mafia sia quello di impegnarsi quotidianamente facendo qualcosa contro la mafia. Mad: perchè Gianluca ti senti mad in italy? Gianluca Faraone: Le cooperative costituite nascono attraverso un percorso particolare, ovvero per bando pubblico, e quindi sostanzialmente sono delle cooperative in cui i soci non si conoscevano il giorno prima di essere stati selezionati e che vanno a prendere possesso di terreni che, pur essendo stati confiscati sulla carta, in realtà molto spesso, o direi quasi sempre, continuano ad essere nella disponibilità delle famiglie mafiose nei vari contesti territoriali. Io, insieme ai miei soci e ai soci delle cooperative che fanno questa scelta, in qualche modo una follia la facciamo perché si tratta di far partire un progetto d´impresa dal nulla, da zero, in una situazione di estrema difficoltà, perché fino a quando qualcuno non va a prendere possesso fisicamente di quei beni, i mafiosi continuano a detenerli. E questo credo che richieda un certo livello di incoscienza e che richieda anche un slancio e una grande fiducia verso il futuro, una fiducia che noi abbiamo avuto come società cooperativa Placido Rizzotto e che stanno avendo ancora oggi i soci di quelle nuove cooperative che si stanno costituendo in tutti quei territori in cui sono presenti i beni confiscati. Mad: Hai mai avuto paura? Gianluca Faraone: Bè, sì, penso che sia normale avere paura. Devo dire che ci sono stati momenti di preoccupazione, momenti di difficoltà, che credo siano assolutamente normali. Devo dire però che non mi sono mai sentito solo e questo è importante perché tutte le volte che sono accadute delle tragedie relative alla lotta alla criminalità organizzata, queste si sono verificate perché chi stava portando avanti una battaglia era stato lasciato solo. La forza di questi progetti è proprio il fatto che non c´è nessun uomo solo, ma c´è una coralità di persone all´interno della cooperativa e anche all’interno dei corpi istituzionali, le forze dell´ordine, gli enti locali, il mondo dell´associazionismo, tutti quanti impegnati sullo stesso fronte. Questa è la grande forza di questo progetto che dà a tutti più coraggio.  
   
   
CROAZIA, PRIVATIZZAZIONE DI QUATTRO AZIENDE STATALI  
 
Zagabria, 21 aprile 2011 - Il Fondo Croato per le Privatizzazioni mette in vendita le azioni di quattro società di proprieta statale (Kastelanski Staklenici, Dalmacijavino, Uljanik Tesu e Sloga Imk), stabilendo che le offerte dovranno essere presentate entro il 16 maggio 2011 ad eccezione di quella relativa alla Sloga Imk che disporra di due settimane supplementari (30 maggio). Si tratta del 75,63 per cento del valore del capitale base della società Kastelanski Staklenici d.D. Di Kastel Stafilic che effettua la produzione di prodotti ortofrutticoli, di piante ornamentali e di talee (152 dipendenti). Inoltre, in gioco anche il 79,82 per cento del valore del capitale di base della società Dalmacijavino d.D. Di Spalato che si occupa di produzione, imbottigliamento e distribuzione di vini, bevande alcoliche e analcoliche (440 dipendenti). La terza vendita riguarda il 100 p.C. Del valore del capitale di base della società Uljanik Tesu d.D. Di Pola che produce macchine e apparecchi elettrici, generatori sincroni e motori e generatori asincroni (130 dipendenti). Infine, sul mercato il 52,85 p.C. Del valore del capitale di base della società Sloga Imk d.D. Di Pozega che tratta la produzione di capi di abbigliamento in pelle e in tessuto (298 dipendenti).  
   
   
ORDINI DI MACCHINE UTENSILI: IL PRIMO TRIMESTRE CONFERMA LA RIPRESA (+19,1%)  
 
Cinisello Balsamo 21 aprile 2011 - Giancarlo Losma, presidente: “L’apatia prolungata espressa dalla domanda interna rischia di atrofizzare la struttura produttiva del comparto che, più di ogni altro, rappresenta lo scheletro del manifatturiero del paese. “Se il provvedimento degli ammortamenti liberi, che i costruttori italiani richiedono da tempo, non può essere attuato nel breve periodo per la mancanza di risorse non è accettabile che i coefficienti con cui le imprese possono dedurre gli oneri sostenuti per l’utilizzo di beni strumentali siano invariati da oltre vent’anni”. Incremento a doppia cifra per l’indice degli ordini di macchine utensili che, nel primo trimestre 2011, cresce del 19,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un valore assoluto pari a 112,9 (2005=100). Si allunga dunque il trend positivo che – come emerge dai dati elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu-sistemi Per Produrre – conta cinque trimestri consecutivi di crescita, a conferma della ripresa degli investimenti in beni strumentali. Nonostante ciò resta profondo il solco tra l’andamento del mercato interno, ancora stagnante, e di quello estero, che ha recuperato brillantemente buona parte del terreno perso nel 2009. L’indice degli ordinativi raccolti sul mercato domestico, in calo dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2010, dimostra ancora la debolezza della domanda interna la cui ripartenza appare fiacca, come evidenziato dall’indice assoluto che si ferma a quota 69,2. Al contrario, il riscontro ottenuto dai costruttori italiani sui mercati stranieri è soddisfacente come testimonia l’indice degli ordini raccolti all’estero che, cresciuto del 32,7% rispetto allo stesso periodo del 2010, ha raggiunto valore assoluto pari a 141,9, tornando a avvicinarsi ai livelli record segnati nel 2007. Dall’analisi dei dati di export elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa a partire dalle rilevazioni Istat, emerge chiaramente l’eterogeneità dei mercati di sbocco dell’offerta italiana di settore. In particolare, nel 2010 la Cina è balzata ai vertice della classifica delle aree di destinazione del made in Italy di comparto, acquisendo il 14,2% del totale esportato dall’industria italiana. Seguono Germania (con il 10,5%), Stati Uniti (5,8%), India (5,6%), Francia (5,6%), Russia (4,8%), Brasile (4,7%). Nei primi sette posti della classifica sono presenti tutti i paesi del Bric. “Se i riscontri provenienti dai mercati stranieri sono confortanti - ha affermato Giancarlo Losma, presidente Ucimu-sistemi Per Produrre, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione - differente è la risposta espressa dal mercato domestico che ancora stenta a ripartire”. “L’apatia prolungata espressa dalla domanda interna è preoccupante, essa rischia di atrofizzare la struttura produttiva del comparto che, più di ogni altro, rappresenta lo scheletro del manifatturiero del paese”. “Tutto questo rende indispensabile una riflessione approfondita sulle misure da attuare per ridare slancio ai consumi di beni strumentali. Pur comprendendo che il budget a disposizione del Governo, impegnato oggi sul fronte della quadratura dei conti pubblici, è ridotto all’osso – ha continuato Giancarlo Losma – riteniamo che non possano essere completamente accantonate le misure volte a sostenere il rilancio della competitività del sistema economico”. “Se il provvedimento degli ammortamenti liberi, che i costruttori italiani richiedono da tempo, non può essere attuato nel breve periodo per la mancanza di risorse– ha continuato Losma – non è accettabile che i coefficienti con cui le imprese possono dedurre gli oneri sostenuti per l’utilizzo di beni strumentali siano invariati da oltre vent’anni. Quella della revisione delle aliquote di ammortamento è una promessa che reca data 2008. L’attuale tabella di riferimento risale al 1988, molto è cambiato da allora, la tecnologia sottesa ai macchinari ha completamente rivoluzionato il modo di produrre e di operare dell’intero manifatturiero, per questo occorre un adeguamento immediato. Ciò che si aspettano i costruttori, così come gli operatori a valle della filiera produttiva, è l’attuazione della revisione, secondo quanto espresso nel decreto anticrisi (Dl 78/09), che prevede l’incremento delle aliquote per i cespiti a più elevata tecnologia e per quelli che assicurano risparmio energetico”. Sul fronte del mercato estero - afferma Alfredo Mariotti, direttore generale Ucimu-sistemi Per Produrre- non comprendiamo la posizione delle autorità di governo che, anziché attuare sistemi, strategie, misure utili a sostenere il made in Italy ove questo ha più possibilità di diffusione e espansione, ‘dismette’ e riduce gli investimenti destinati alla preziosa attività svolta da Ice. L’istituto rappresenta per l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, un valido interlocutore con cui collaborare per sostenere l’attività di internazionalizzazione delle imprese del settore. Una settimana fa oltre 60 imprese italiane, piccole e medie, si sono presentate alla più importante fiera di settore cinese. La collettiva, organizzata da Ice e Ucimu, ha permesso al made in Italy di presentarsi compatto e unito, superando la criticità della polverizzazione che identifica il nostro comparto rispetto a quello dei concorrenti stranieri, più strutturati di noi. Da qui la necessità di un intervento forte e immediato affinché il finanziamento alle attività di promozione dell’offerta italiana nel mondo, condotta secondo il criterio di razionalità (evitando inutili sovrapposizioni tra gli enti) attraverso Ice, possa trovare nuovo slancio.  
   
   
AUSTRIA, SEIDEL ELEKTRONIK AUMENTA FATTURATO DEL 20 P.C.  
 
Vienna, 21 aprile 2011 - Nell´anno commerciale 2010-11, terminato il 31 marzo scorso, la Seidel Elektronik ha registrato una crescita del 20 per cento del fatturato. L´azienda fornisce componenti elettronici attivi, cavi pronti e unità elettroniche, inoltre provvede all´assemblaggio di apparecchi elettromeccanici, montaggi smd e servizi su commessa per elettronica ed elettronica. Con circa 700 dipendenti, di cui 355 nella sede centrale e il resto in Ungheria, Slovenia, Slovacchia e Bassa Austria, l´azienda ha raggiunto un fatturato di 83 milioni di euro nell´anno 2010-2011.  
   
   
L’INTERNAL AUDITOR: UN RUOLO FONDAMENTALE, MA ANCHE DA VALORIZZARE A MILANO UN CONVEGNO FA IL PUNTO SU QUESTA PROFESSIONE EMERGENTE  
 
 Milano, 21 aprile 2011 -Tutti d’accordo: l’internal auditor è una risorsa preziosa per imprese e pubbliche amministrazioni, ma questa figura professionale fatica ancora a farsi conoscere. E’ questa la conclusione emersa da un convegno promosso dall’Associazione Italiana Internal Auditors “La professione si interroga. Il ruolo dell’Internal Auditor a garanzia del sistema economico privato e pubblico” che si è svolto al Centro Congressi Fondazione Cariplo di Milano la mattina di mercoledì 20 aprile. “L’obiettivo dell’incontro – ha spiegato il Presidente Aiia Renato Dalla Riva, – non era tanto quello di illustrare chi sono e come operano gli internal auditor italiani, quanto piuttosto comprendere come questa figura professionale è conosciuta oggi nel nostro Paese e come è valutata. Per questo, e anche per capire meglio come rispondere alle loro aspettative, sono stati ascoltati i nostri referenti e alcuni internal auditor”. Alla base della discussione un’indagine della società di ricerca Ipsos i cui risultati sono stati illustrati dal suo presidente Nando Pagnoncelli. L’indagine ha mostrato l’evoluzione della percezione del ruolo dell’internal auditor che in questi anni è stato progressivamente valorizzato passando da quello di controllore-ispettore a quello, per chi interagisce con questa professione, di consulente. Un ruolo manageriale che, proprio per la sua attenzione ai processi aziendali, è funzionale anche alla competitività delle imprese e al controllo dei livelli di rischio. Un ruolo, però, ancora poco conosciuto se non misconosciuto da parte di molti, al punto che per alcune realtà la funzione dell’auditing interno è vissuta come un costo aggiuntivo invece che come risorsa positiva. Secondo Pagnoncelli: “oggi all’internal auditor sono richieste non solamente competenze di ordine professionale, ma anche relazionali, ossia la capacità di ascoltare l’interlocutore trasmettendo le potenzialità del proprio ruolo. Un aspetto ancora più importante perché i benefici si misurano sul medio-lungo periodo”. L’analisi serrata di Pagnoncelli ha dato il via ai successivi interventi moderati da Sebastiano Barisoni, Capo Redattore di Radio 24 - Il Sole 24 Ore, che sono stati suddivisi nelle due aree delle imprese e della Pubblica Amministrazione. Nella prima parte le differenti testimonianze hanno mostrato nel concreto come sia fondamentale il ruolo dell’internal auditing anche in settori molto diversi tra loro. Giuseppe D’agostino, Responsabile Divisione Intermediari Consob, ha disegnato un ritratto delle funzioni degli internal auditor rispetto agli intermediari finanziari, sottolineando che l’audit è un investimento necessario per “tenere le imprese in strada”. Anche Flavia Mazzarella, Vice Direttore Generale Isvap, ha spiegato come nel tempo l’istituto abbia costruito un dialogo proficuo con gli internal auditor, considerati “uno snodo essenziale” soprattutto per questo settore di attività. Stefano Mieli, Direttore Centrale Area Vigilanza Bancaria e Finanziaria Banca d’Italia, nel suo intervento ha sottolineato l’importanza della funzione dell’internal auditor nel fornire una visione aggregata dei rischi e dei controlli interni. Mieli ha annunciato l’intenzione da parte della sua istituzione di iniziare una rivisitazione dei sistemi di controllo interno spiegando anche che nel prossimo luglio una prima bozza di proposta sarà sottoposta a consultazione. Secondo Angelo Tantazzi, Presidente di Borsa Italiana, la funzione di internal auditor deve essere complementare alla gestione per individuare i principali rischi; l’importanza di questo ruolo è però compresa solamente se si ha una visione di medio-lungo periodo del suo apporto. Ma come operano in concreto gli internal auditor? Lo hanno spiegato tre professionisti del settore industriale, bancario e assicurativo: Maurizio Bonzi, Chief Audit Executive Gruppo Pirelli; Ranieri De Marchis, Head of Internal Audit Unicredit; ed Enrico Parretta, Direttore Audit Cattolica Assicurazioni. Bonzi ha spiegato come l’auditing abbia aggiunto valore aggiunto all’interno del suo Gruppo industriale, mentre De Marchis si è soffermato sull’aspetto di terzietà e su come questa funzione sia indispensabile per un gruppo come il suo, articolato in diversi Paesi, per realizzare metodologie comuni di valutazione. Enrico Parretta ha mostrato come il ruolo dell’internal auditor sia importante in un settore particolare come quello assicurativo, caratterizzato da ricavi certi e costi incerti nonché da numerosi livelli di controllo. La seconda parte della mattinata è stata dedicata alla Pubblica Amministrazione: un mondo nel quale la funzione dell’internal auditor è auspicata e conosciuta, ma per ora ridotta principalmente a quella di controllore e revisore. Marcello Bessone - Dirigente Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ragioneria Generale dello Stato, Ispettorato Generale di Finanza - ha ripercorso l’evoluzione dell’auditing nella Pa, spiegando anche come le diverse istanze di controllo si giochino a differenti livelli, a partire da quello europeo. Stefano Crociata, Direttore Centrale Audit e Sicurezza Agenzia delle Entrate, ha spiegato come la declinazione concreta della funzione di audit all’interno della sua agenzia sia avvenuta anche tenendo conto delle modalità attuative del settore privato. Ciro Esposito, Presidente Organismo Indipendente di Valutazione Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, partendo dalla sua esperienza, ha ricordato le importanti prospettive di crescita che la funzione dell’internal auditor ha nella Pubblica Amministrazione. La sessione dedicata alla Pubblica Amministrazione è stata arricchita dall’intervento del Presidente Civit Antonio Martone, che ha descritto l’impegno concreto dell’amministrazione pubblica nel recepire modalità organizzative tipiche del mondo privato, ossia il merito e la trasparenza. Martone ha spiegato come si stia “introducendo una forma di misurazione del grado di realizzazione del programma con la valutazione della performance organizzativa e individuale. L’obiettivo è sapere se il livello di servizio reso da un Ministero o un Ente è migliorato o meno”. Il Convegno è stato chiuso dal Presidente Aiia Renato Dalla Riva che, ripercorrendo gli interventi della mattina, ha mostrato come tra i tanti spunti di riflessione e valutazione sia emerso uno dei valori aggiunti della professione, ossia quello della buona gestione dei rischi.  
   
   
I PRINCIPALI RISULTATI DELL’INDAGINE IPSOS SULLA PERCEZIONE DELL´ATTIVITÀ DI INTERNAL AUDITOR IN AMBITO PUBBLICO E PRIVATO  
 
 Milano, 21 aprile 2011 - Obiettivo dell’indagine è comprendere come la figura dell’internal auditor è vissuta da quelli che sono i suoi principali referenti. Ipsos ha quindi interrogato un panel qualificato di interlocutori del mondo economico, finanziario e imprenditoriale tanto del settore privato quanto di quello pubblico. Da ispettore a consulente - Le risposte rivelano che manca ancora un’affermazione identitaria precisa e completa di questa figura presso i suoi referenti. Le risposte ottenute evidenziano tre grandi aree di conoscenza: chi ha nozioni vaghe sull’internal auditor; chi ha una conoscenza parziale avendone avuto esperienza diretta e riduce questa funzione alla sua esperienza personale; chi ha invece una conoscenza più approfondita. - Chi ha una minore conoscenza dell’Ia tende a vedere l’internal auditor come un “grillo parlante” o un “ispettore”, accentuando la funzione di controllo ex-post. Una funzione percepita in modo soprattutto formale e vissuta a volte in maniera negativa. Questi rispondenti, tuttavia, riconoscono agli internal auditor un grande rigore e credibilità. - Chi ha una conoscenza un po’ più approfondita vede tra le funzioni dell’internal auditor anche quelle di “cruscotto di comando” o “computer di bordo” , ossia ne sottolinea la capacità di presidiare le aree possibili di rischio delle organizzazioni segnalando criticità rilevanti. L’internal auditor è visto come facilitatore del processo conoscitivo dell’organizzazione presso i referenti sia interni che esterni attraverso strumenti come ad esempio il reporting integrato, la codifica dei processi, ecc. - Chi, infine, vanta una conoscenza elevata di questo ruolo, ne individua anche le potenzialità di “consulente” e “generatore di valore”, sottolineando il contributo offerto per la massimizzazione dell’efficacia e dell’efficienza dell’organizzazione, per la progettazione di sistemi di controllo e procedure efficaci, per il trasferimento del valore del singolo talento all’organizzazione, nonché per la codificazione di processi già presenti in forma tacita. Viene anche riconosciuta un’evoluzione positiva nella figura dell’internal auditor che da controllore si sta trasformando in generatore di valore: un’evoluzione che si riscontra anche nel miglioramento della preparazione professionale e degli strumenti e metodologie utilizzate. Come viene percepito l’internal auditor dai settori privati della finanza, delle grandi organizzazioni e delle Pmi - - In ambito finanziario è considerato un ruolo definito e circoscritto, prevalentemente di controllo “ex-post”; un ruolo parzialmente delimitato dalle funzioni di compliance e di risk management con le quali vi sono rischi di sovrapposizione; ed infine un ruolo ritenuto indispensabile ed efficace, anche se vissuto talvolta come un “male necessario”. - Nelle grandi organizzazioni private (non finanziarie) la percezione varia da quella di mero controllo, a quella di una funzione strategica per l’organizzazione stessa. Anche qui emergono le criticità relative a possibili sovrapposizioni di ruolo con altre figure manageriali. - Le Pmi reputano prematuro l’inserimento di questa figura, ritenuta solamente un costo a causa di una cultura organizzativa relativamente poco sviluppata. Si ignora generalmente il contributo potenziale che l’internal auditor potrebbe offrire alle organizzazioni. In tutti e tre gli ambiti emerge la necessità di creare relazioni virtuose tra la cultura del management verso il controllo e la capacità da parte dell’internal auditor di mostrare le potenzialità del suo ruolo. All’internal auditor sono così richieste non solamente competenze personali in termini di rigore, affidabilità e preparazione, ma anche capacità relazionali per ascoltare e comprendere la sensibilità dell’interlocutore e individuare le modalità di relazione più efficaci. La collaborazione è necessaria, in quanto l’internal auditor, che ha una funzione di “facilitatore di processi”, ottiene risultati nel medio/lungo periodo in funzione delle risposte positive dei suoi interlocutori. Come viene percepito il ruolo dell’internal auditor nella Pubblica Amministrazione - - Pochi, tra coloro che non appartengono alla Pa, conoscono la funzione dell’internal auditor negli enti pubblici. Se conosciuta, è considerata in modo molto positivo i quanto si ritiene che costituisca una garanzia nella gestione dei rischi e dell’efficienza. Si intravede però il rischio che il controllo possa essere poco efficace a causa dei meccanismi propri della Pubblica Amministrazione. - Chi fa parte della Pubblica Amministrazione ha sperimentato in questi anni l’evoluzione del ruolo dell’internal auditor che è passato da un approccio “valutativo-punitivo”, imposto dall’alto a una modalità “partecipativa-premiante” volta a responsabilizzare e a creare un vero impegno da parte dei collaboratori per l’efficienza. Questa evoluzione è ancora agli arbori, ma la strada da percorrere è ormai tracciata. La presenza dell’internal auditor, e più in generale di un sistema di controllo efficace, è fortemente auspicata sia da chi appartiene alla Pubblica Amministrazione Ppa sia da chi ne è esterno, in quanto considerata una garanzia di maggiore efficienza e trasparenza. 4) Il ruolo dell’Associazione Italiana Internal Auditors - Tanto nel settore privato quanto nel pubblico si riconosce all’Aiia di avere contribuito allo sviluppo di metodi e standard forti e rigorosi e di avere contribuito alla formazione di persone tecnicamente preparate. L’aiia deve continuare a promuovere la conoscenza della funzione dell’internal auditor e del suo ruolo consulenziale. In particolare, è richiesta all’Aiia di agire come osservatorio su questa funzione sia diffondendo tramite il suo centro studi report e analisi, sia promuovendo interventi di razionalizzazione della normativa relativa ai sistemi di controllo societario.  
   
   
AL CDA DELLA QUADRILATERO: ´CESSIONE DEL RAMO D´AZIENDA DELLA BTP IPOTESI PERCORRIBILE´.  
 
Ancona, 21 Aprile 2011 - ´La richiesta della cessione del ramo d´azienda della Btp, aggiudicatario del raddoppio della viabilita` tra Marche e Umbria, e` presa in considerazione anche dal commissario giudiziale nominato dal Tribunale di Prato. Non e` piu` quindi solo una scelta sollecitata dalla Regione Marche e dalla Societa` Quadrilatero, ma una concreta ipotesi su cui lavorare, per non penalizzare i sub appaltatori impegnati nei cantieri e non rischiare un´incompiuta nella realizzazione di un asse strategico per lo sviluppo del territorio regionale´. Lo afferma l´assessore regionale alle Infrastrutture, Luigi Viventi, che ha partecipato, oggi, a Roma, all´assemblea degli azionisti della Societa` Quadrilatero, dedicata alla presentazione dl Bilancio di esercizio 2010. ´L´orientamento del commissario giudiziale, anticipato dal presidente della Quadrilatero, Gaetano Galia, porta chiarezza nella vicenda ´ afferma Viventi - L´auspicio ora e` che ditta subentrante, una volta individuata e se questo percorso viene confermato, sia in grado di concludere l´opera nei tempi previsti. Chiaramente non e` possibile prevedere tempi e modalita` dell´eventuale cessione, per cui la Regione Marche continuera` a essere vigile sulla vicenda e a pungolare gli enti coinvolti nella definizione di una soluzione in grado di favorire la completa realizzazione della Strada Statale 76. Nel frattempo siamo riusciti a non far fermare i lavori e a mantenere operativi cantieri, come dimostra il rispetto del crono programma delineato: dei 6 milioni di interventi previsti per questo mese, ne sono gia` stati realizzati oltre 5,5 milioni´.