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VENERDI

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Notiziario Marketpress di Venerdì 23 Settembre 2011
MILANO (STUDIO MARCONI): MARIO CEROLI  
 
Giovedì 22 settembre lo Studio Marconi ’65 ha presentato la mostra Mario Ceroli. Anche se in forma ridotta, la mostra offre la possibilità di comprendere il linguaggio dell’artista, dedito allo studio delle infinite sovrapposizioni e rielaborazioni di forme. Sono esposti multipli in legno e su carta, che sviluppano il tema più classico della produzione dell’artista, cioè la forma della sagoma, come per esempio Il volto e Ceroli 1970, cinque carte ritagliate e incollate. Oppure le scatole, semplici pezzi di legno assemblati che costruiscono un piccolo teatro di contenuti come Mah!, 1968 o Il Sole dietro la finestra, 1971, e la grande televisione esposta al centro della sala, Carta d’Europa, 1964. La vetrina è occupata dalle 2 grandi sagome in legno Uomo e donna, 1968, due forme umane in movimento, ritagliate nel legno, che testimoniano quanto l’opera di Ceroli sia influenzata dalla cultura classica. Biografia Nato nel 1938 a Castelfrentano, in provincia di Chieti, studia all’Istituto d’Arte di Roma sotto la guida di Leoncillo Leonardi. Nei primi anni cinquanta si dedica soprattutto alla ceramica, lavorando con Leoncillo, Ettore Colla e Pericle Fazzini. Nel 1958 tiene la sua prima personale alla Galleria Sebastianello di Roma, e a partire dal 1959 inizia a sperimentare l’uso del legno grezzo, che d’ora in poi sarà il suo medium privilegiato. E’ proprio una scultura in legno a procurargli l’anno seguente il “premio d’incoraggiamento” del Ministero della pubblica istruzione. Dai primi anni sessanta espone regolarmente alla Galleria La Tartaruga di Roma. Utilizzando il legno grezzo realizza sagome bidimensionali di oggetti d’uso comune, che lasceranno il posto a figure umane, dapprima singole e isolate, poi reiterate o inserite in un contesto ambientale. A partire dalla metà del decennio compaiono opere ispirate a capolavori della storia dell’arte o alla mitologia greco-romana. La sua ricerca oscilla tra pop art e arte povera, come attesta la sua presenza in collettive di entrambe le tendenze. Dopo un soggiorno negli Stati Uniti, nel 1967 partecipa alla mostra “Arte povera – Im spazio”, curata da Celant e allestita alla Galleria La Bertesca di Genova, ed espone alla galleria L’attico di Roma nell’ambito della mostra “Fuoco, immagine, acqua, terra”, curata da Boatto e Calvesi. Alla fine degli anni sessanta inizia a dedicarsi alla scenografia, un ambito creativo che lo vedrà particolarmente impegnato negli anni seguenti: il suo primo lavoro è per il Riccardo Iii di Shakespeare diretto da Luca Ronconi al Teatro Stabile di Torino nel 1968; tra le opere successive si annoverano le scene per Il candelaio di Giordano Bruno alla Fenice di Venezia. Nel 1968, inoltre, partecipa alla rassegna “Teatro delle mostre”, ordinata da Calvesi alla Galleria La Tartaruga di Roma. Nel 1970 è presente al Palazzo delle Esposizioni di Roma nell’ambito di “Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960 -1970”. Negli anni successivi seguita a lavorare per il teatro e a realizzare sculture lignee, talora policrome, sagome ispirate ai capolavori della storia dell’arte oppure istallazioni di respiro ambientale. Riceve diverse commissioni pubbliche, tra cui le sculture per la chiesa di Tor Bella Monaca a Roma e per la chiesa del Centro Direzionale di Napoli. Info: Studio Marconi ‘65 - Via Tadino 17, 20124 Milano -  Tel & Fax 02 29511297 -  info@studiomarconi.Info -  www.Studiomarconi.info -  23 settembre/17 novembre 2011  
   
   
PADOVA (CENTRO CULTURALE ALTINATE SAN GAETANO): LA PADOVA INFORMALE - MOSTRA FOTOGRAFICA DI PAOLO COLTRO, A CURA DI BARBARA CODOGNO - 20 OTTOBRE / 20 NOVEMBRE  
 
Padova Informale è la prima mostra fotografica di Paolo Coltro. Curata da Barbara Codogno, Padova Informale è una riuscita e decisiva prova autoriale che trova collocazione all´interno del contenitore Ram, manifestazione dedicata al contemporaneo e patrocinata dal Comune di Padova - Assessorato alla Cultura. Paolo Coltro è caporedattore responsabile della sezione cultura e spettacoli per i tre quotidiani Finegil del Gruppo L´espresso (mattino di Padova, tribuna di Treviso, nuova Venezia) e come giornalista è da sempre un punto di riferimento imprescindibile per la città di Padova. "Paolo Coltro fotografo è invece una felice scoperta" partecipa con entusiasmo l´Assessore alla Cultura Andrea Colasio: "Coltro ci propone una città che egli ama appassionatamente, tanto da ritrarla nei suoi aspetti più misteriosi e inediti. Ritratti che non appartengono soltanto al mondo giornalistico e letterario, perché Paolo Coltro è anche un geniale fotografo e ce lo dimostra in quest´occasione, svelandoci i tratti "informali" di una città in continua evoluzione". Le sue fotografie raccontano di spazi della città di Padova che ci sono ben noti, da Via Venezia ai palazzi e agli edifici più celebri, dal Portello alle piazze. Ma nonostante alcuni indizi ci facciano capire che "ci troviamo qui", esse ci traducono in uno spazio altro, decontestualizzato, stravolto e illuminato dalla magia di un click. Da un lato Coltro ricerca, stringe, seziona, ingrandisce, estrae arbitrariamente porzioni di luoghi o di luce che coagula in agglomerati materici, approdando a un´espressione pittorica astratta. Dall´altro, invece, è attratto dalla presenza del vuoto. Acciaio, cemento, lamiera: i protagonisti del suo mondo riscoperto non tradiscono traccia di presenza umana. In un universo rigorosamente distorto, sono "non-luoghi" le cui linee disegnano geometrie insospettate che si stagliano in campiture di colori primari. Muovendo dall´esplorazione di spazi, luoghi e architetture della città - stravolti da un obiettivo che ne ingrandisce, isolandoli, gli elementi materici e che allo stesso tempo li parcellizza in mondi a sé stanti - la ricerca di Paolo Coltro approda a un´espressione più pittorica e astratta, vicinissima alla temperatura dell´informale. Difficile, osservando il risultato finale, riconoscere che di fronte si ha una fotografia e non un quadro; più arduo ancora indovinare da dove sia stato mai preso quel particolare, quale ne sia il punto di partenza. In tutto questo non vi è alcuna ricerca di artificio, anche sul versante tecnico: Coltro non usa il ritocco digitale e non interviene pittoricamente sulle foto; semmai una tensione continua, incessante verso uno stato estremo - puro - della realtà. Negando qualsiasi "forma" a priori - sia figurativa, sia astratta - la fotografia di Coltro si apre a una nuova conoscenza delle forme stesse, ripercorrendo con l´obiettivo il sentiero tracciato dall´arte informale. Note sull´autore: Paolo Coltro nasce a Vicenza nel 1953.Ha sempre voluto fare il giornalista, tanto che è tra gli editori dell´Arca di Noè, mitico periodico studentesco del Liceo Classico Pigafetta (inizio anni ´70): alcune sue idee fanno raggiungere il pareggio di bilancio alla pubblicazione. Appena più tardi collabora a Sport 70, Veneto Sette, Confronto Vicentino e ad alcuni quotidiani nazionali. Dopo gli studi universitari viene assunto al "mattino di Padova", che nasce il 28 marzo 1978: quindi è tra i fondatori. Fino al 1991 il suo cursus honorum si svolge all´interno del quotidiano padovano: cronista di giudiziaria, vicecaposervizio interni, capocronista (per quattro anni: momento di massima diffusione del giornale), caposervizio cultura. Nel 1991 accetta la vicedirezione del neonato quotidiano Nuova Vicenza, cui collaborava quando era settimanale. Ne diventa direttore dopo pochi mesi. L´esperienza a Nuova Vicenza dura un anno e mezzo. Si dimette per diversità di vedute sulla linea editoriale. Collabora dal Veneto per un anno con il Corriere della Sera e il supplemento Sette,(prodotti circa 150 articoli) ma il Corriere non stabilizza la sua posizione. Accetta quindi di rientrare ai quotidiani Finegil del Gruppo Espresso, che lo inviano a Treviso come caporedattore responsabile della redazione della "tribuna di Treviso". Qui resta per cinque anni, fino al 1999: in un periodo di flessione generalizzata delle copie della stampa quotidiana, riesce a mantenere i livelli di vendita e diffusione. Rientra a Padova, al "mattino" nel 1999: è caporedattore responsabile della sezione cultura e spettacoli per i tre quotidiani del Gruppo (mattino di Padova, tribuna di Treviso, nuova Venezia). Responsabilità e qualifica che mantiene tuttora. Ha pubblicato alcuni libri. "Da Antenore al Nuovo Millennio" con foto di Uliano Lucas, editore Bruno Vespa; un secondo libro sempre con le foto di Uliano Lucas sul Veneto locomotiva del Nordest; i testi di alcuni libri fotografici del trevigiano Antonio Zuccon (Burano, Cibiana, altri) ; un testo monografico sulle sculture di Elio Armano; di prossima pubblicazione un volume dell´Università di Padova che raccoglie i suoi articoli sul Veneto, la cultura, le trasformazioni, pregi e difetti del Nordest. La fotografia non è mai stata un hobby, piuttosto un amore nascosto. Info: Padova Informale. Mostra fotografica di Paolo Coltro. A cura di Barbara Codogno Centro Culturale Altinate/ San Gaetano, 21 Ottobre - 20 Novembre Orario: 10.00 - 19.00, lunedì chiuso  
   
   
BERGAMO (GAMEC): IL BELPAESE NELL´ARTE DAL 28 SETTEMBRE 2011 AL 19 FEBBRAIO 2012,  
 
La Gamec di Bergamo ospiterà la mostra Il Belpaese Dell’arte. Etiche ed Estetiche della Nazione. L’esposizione, a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Maria Cristina Rodeschini, vuole riproporre l’immagine dell’Italia nel mondo nella molteplicità delle sue espressioni visive: dal cinema all’arte, dalla letteratura al Made in Italy, dalla cultura d’élite a quella popolare, attraverso 200 opere di artisti italiani e internazionali, ma anche di ‘cose e fatti’ – come gli scritti di Rita Levi Montalcini grazie ai quali le è stato assegnato il premio Nobel – dall’Ottocento ai nostri giorni  
   
   
BERGAMO: MARIO DE BIASI - DAMMI MILLE BACI SHOTS GALLERY, 24 SETTEMBRE/12 NOVEMBRE 2011  
 
Il 24 settembre 2011 si inaugura a Bergamo Shots Gallery, un nuovo spazio espositivo dedicato alla fotografia. L’apertura con Mario De Biasi – Dammi mille baci, 24 fotografie vintage - print in bianco e nero e 6 a colori di uno dei più grandi fotografi italiani viventi. Le 30 fotografie di Mario De Biasi, in mostra sino al 12 novembre, sono state selezionate sulla base di un tema classico ma sempre attuale, il bacio, che rappresenta la passione e insieme l’affetto, le due componenti indispensabili della vita. La nuova galleria, ideata e diretta da Raffaella Ferrari, sarà sede di mostre e si occuperà di formazione attraverso l´organizzazione di corsi di fotografia. Corsi che oltre all’aspetto di tecniche fotografiche proporranno sempre anche una parte di storia della fotografia, attraverso i grandi nomi della fotografia e le fasi storiche del fotogiornalismo. Mario De Biasi (1923, Sois, Belluno), è l’uomo giusto al posto giusto, definito dai colleghi stranieri “l’italiano pazzo” per audacia e caparbietà (vedi Budapest 1956), inizia a fotografare nel 1945 con un apparecchio rinvenuto tra le macerie di Norimberga, dove si trova deportato. A Milano (dove vive e lavora) ha la sua prima mostra personale nel 1948, nel 1953 entra a far parte della redazione di Epoca, con cui realizza, in più di trent’anni, 132 copertine ed innumerevoli reportages da tutto il mondo a dimostrazione del poliedrico e versatile punto di vista che ha toccato più temi con formidabile resa narrativa. Fittissima la sua carriera espositiva, tra cui la partecipazione alla rassegna “Gli Universalisti” alla Photokina di Colonia nel 1972, la mostra del 1994 “The Italian Metamorphosis, 1943 – 1968” al Solomon Guggenheim Museum di New York, nel 2000 la grande retrospettiva all’Arengario di Milano, nel 2007 al Paris Photo e nel 2008 alla mostra sul “Neorealismo Italiano” di Madrid.e’ presente nel volume The Faces of Photography: Encounters with 50 Master Photographers of the 20th Century. Ha pubblicato – fino ad ora - oltre 90 libri fotografici. E’ stato insignito del premio Erich Salomon Preis, a Colonia nel 1973. Ha ricevuto nel 1982 il premio “Saint-vincent” di giornalismo. Nel 1994 è la volta del “Premio Friuli Venezia Giulia” a Spilimbergo e e al festival di Arles è stato premiato con altri dodici fotografi famosi in tutto il mondo. Del 2003 il titolo di Maestro della Fotografia Italiana, massima onorificenza della Federazione Italiana Associazioni Fotografiche. Il 7 dicembre 2006, su proposta dell´Assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi, il Comune di Milano gli conferisce l´Ambrogino d´oro. Quando non fotografa, disegna e colora. Raffaella Ferrari si è laureata in Filosofia all´Università Statale di Milano presso la cattedra di Storia della fotografia, con una tesi sulla fotografia astratta di Mario De Biasi. Dopo uno stage all´agenzia fotogiornalistica Contrasto di Milano, ha iniziato a lavorare per alcune agenzie fotogiornalistiche da Farabola a Lapresse fino alla Grazia Neri. Ha collaborato con l´Accademia Carrara di Bergamo e con la cattedra di Storia del giornalismo dell´Università di Bergamo, dove ha tenuto un corso e dei seminari sulla storia del Fotogiornalismo. Collabora come educatrice museale con la Gamec di Bergamo e con la pagina della cultura di un quotidiano nazionale. Per l´attività giornalistica ha intervistato Grazia Neri, Denis Curti, Roberta Valtorta, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Italo Zannier, Mario De Biasi, Pietro Masturzo, Riccardo Venturi. Nel 2009 fonda la Shots Gallery, che ha già partecipato a due edizioni di Bergamo Arte Fiera e nel dicembre 2010 a Exhibitalia a Maimi, fuori fiera a Miami Art Basel 2010 con Mario De Biasi e Pietro Masturzo, vincitore World Press Photo 2010. Nel 2010 ha curato la mostra “Mario De Biasi. Dal fotogiornalismo alla fotografia astratta” al Centro Culturale Candiani di Mestre con catalogo edito da Marsilio Editori. Catalogo edizioni Shots Gallery Introduzione di Italo Zannier Info: Shots Gallery - Piazzetta del Santuario 2 d (Borgo Santa Caterina), Bergamo - www.Shotsgallery.it - info@shotsgallery.It  - tel: 347.8141887  
   
   
DOLOMITI PATRIMONIO UNESCO IN MOSTRA A BRUNICO FINO AL 21 OTTOBRE  
 
La mostra itinerante dedicata alle Dolomiti patrimonio Unesco proposta dall´Ufficio parchi naturali della Provincia sarà visitabile in piazza Municipio a Brunico fino al 21 ottobre 2011. La tappa successiva sarà Bolzano. L´esposizione comprende 29 immagini (di due metri per 1,33 metri) e tre pannelli informativi che illustrano i paesaggi e le cime che caratterizzato le aree di tutela altoatesine inserite fra le "Dolomiti patrimonio Unesco", ovvero i parchi naturali Tre Cime, Fanes-senes-braies, Puez-odle, Sciliar-catinaccio e la Gola del Bletterbach. Le immagini sono opera del gruppo di fotografi naturalisti "Strix". Lo scorso anno la mostra itinerante, dopo la presentazione al pubblico, aveva circuitato in vari comuni altoatesini. Fino al prossimo 21 ottobre sarà ora ospitata in piazza Municipio a Brunico, e poi farà tappa a Bolzano dove potrà essere visitata fino al 10 novembre 2011. I Comuni interessati ad ospitare l´esposizione "Dolomiti patrimonio Unesco" possono farne richiesta rivolgendosi al responsabile Josef Hackhofer inviado un´e-mail josef.Hackhofer@provincia.bz.it  o chiamando il numero di tel. 0474 582331  
   
   
MILANO: ASSOLOMBARDA OSPITA LA MOSTRA “FOTOGRAFIA E RISORGIMENTO” DALL’ARCHIVIO STORICO DELLA FONDAZIONE 3M  
 
La sede di Assolombarda, nello storico palazzo progettato da Gio Ponti in via Pantano 9, ospita fino al 6 ottobre la mostra “Fotografia e Risorgimento” allestita dalla Fondazione 3M per i 150 anni dell’Unità d’Italia e interamente dedicata all’età del Risorgimento. Oltre cinquanta opere suddivise in nove sezioni che raccontano alcuni momenti fondamentali della storia del nostro Paese: la battaglia del Gianicolo e quella di Palermo, il fenomeno del brigantaggio, la breccia di Porta Pia. Curata da Roberto Mutti, docente, critico e storico della fotografia, la mostra attuale rappresenta un’evoluzione (per ricchezza di contributi, cura filologica, prospettiva culturale) dell’esposizione realizzata nel 1961 dal Centro Informazioni Ferrania 3M, per “salvare dalla distruzione o dalla dispersione materiale storicamente valido e costituire un archivio che ampiamente documenti il sorgere e l’affermarsi della fotografia nel nostro Paese”. Le foto in mostra provengono dall’archivio fotografico della Fondazione 3M, che raccoglie il formidabile patrimonio culturale della Ferrania, la principale industria foto-cinematografica italiana del secolo scorso (Cife). La mostra, allestita presso l’Auditorium Gio Ponti di Assolombarda in via Pantano 9 a Milano, è visitabile gratuitamente fino al prossimo 6 ottobre su appuntamento telefonando al numero 02 58370.285  
   
   
NOVATE MILANESE (CASA TESTORI): GIORNI FELICI A CASA TESTORI - 22 ARTISTI IN 22 STANZE E IN GIARDINO – 23 SETTEMBRE/9 OTTOBRE 2011  
 
Giunge alla terza edizione, dopo lo straordinario successo del 2010, la mostra Giorni Felici a Casa Testori in cui 23 artisti occuperanno le 22 stanze e il giardino di Casa Testori a Novate Milanese. La Casa, dove visse Giovanni Testori, suggestiva villa borghese con giardino, riconferma la sua vocazione di unica Kunsthaus milanese secondo un modello molto diffuso in Europa, diventando una vivace fucina creativa che vedrà gli artisti sfidare spazi insoliti per un’esposizione, cucina e bagni compresi. La casa ricca di storia prenderà vita a_raverso gli interventi di molti giovani affiancati a maestri di fama internazionale. Giorni Felici desidera, con un’operazione in pieno spirito testoriano, essere motore per molti artisti al loro esordio, dandogli la possibilità di esprimere il proprio lavoro in un luogo pubblico e vivificarlo nel confronto reciproco. Quest’anno le stanze di Casa Testori saranno abitate da Arnulf Rainer, alle cui Crux Testori dedicò intense poesie, da Klaus Mehrkens, artista fortemente legato al critico e Aldo Rossi, a testimonianza della vivacità creativa italiana. Tra gli ospiti di eccezione del 2011 figurano grandi nomi del panorama artistico internazionale: Piero Fogliati, Sabrina Mezzaqui, Mario Airò, con un’opera site-specific capace di trasformare l’ambiente in uno spazio insolito, Massimo Uberti con le sue potenti stru_ure di luce, Christiane Löhr con delicate costruzioni organiche e Leonora Hamill, che presenta un lavoro fotografico sviluppato durante una residenza, sostenuta da Associazione Testori, presso Le Centre Hospitalier de Rouffach in Francia. L’esposizione è promossa e organizzata dall’Associazione Giovanni Testori Onlus, in collaborazione con Casa Testori Associazione Culturale, che fa della casa un luogo di incontro e produzione culturale a pochi chilometri da Milano e dal Polo fieristico di Rho-fiera. Info: Giorni Felici a Casa Testori - 22 artisti in 22 stanze e in giardino - 23 settembre/9 ottobre 2011 -Novate Milanese, Largo A. Testori 13 (via Piave angolo via Dante) - Mostra prodotta e a cura di: Associazione Giovanni Testori Onlus - Orari: Lunedì-venerdì 18.00-22.00/Sabato-domenica 11.00-20.00 - Ingresso: Gratuito  - Tel 02552298371 -  info@casatestori.Itwww.Casatestori.it  - info@associazionetestori.Itwww.Assocazionetestori.it  
   
   
DOLOMITI PATRIMONIO UNESCO IN MOSTRA A BRUNICO FINO AL 21 OTTOBRE  
 
La mostra itinerante dedicata alle Dolomiti patrimonio Unesco proposta dall´Ufficio parchi naturali della Provincia sarà visitabile in piazza Municipio a Brunico fino al 21 ottobre 2011. La tappa successiva sarà Bolzano. L´esposizione comprende 29 immagini (di due metri per 1,33 metri) e tre pannelli informativi che illustrano i paesaggi e le cime che caratterizzato le aree di tutela altoatesine inserite fra le "Dolomiti patrimonio Unesco", ovvero i parchi naturali Tre Cime, Fanes-senes-braies, Puez-odle, Sciliar-catinaccio e la Gola del Bletterbach. Le immagini sono opera del gruppo di fotografi naturalisti "Strix". Lo scorso anno la mostra itinerante, dopo la presentazione al pubblico, aveva circuitato in vari comuni altoatesini. Fino al prossimo 21 ottobre sarà ora ospitata in piazza Municipio a Brunico, e poi farà tappa a Bolzano dove potrà essere visitata fino al 10 novembre 2011. I Comuni interessati ad ospitare l´esposizione "Dolomiti patrimonio Unesco" possono farne richiesta rivolgendosi al responsabile Josef Hackhofer inviado un´e-mail josef.Hackhofer@provincia.bz.it  o chiamando il numero di tel. 0474 582331  
   
   
UNICREDIT PRESENTA A MILANO CARTE BLANCHE #5, LA QUINTA MOSTRA DEGLI UNICREDIT STUDIO, LA RETE DI SPAZI ESPOSITIVI DEDICATI AI GIOVANI ARTISTI  
 
Fashion in Biella Newsreel 2010 è il titolo della quinta mostra della serie Carte Blanche, in programma dal 23 settembre al 30 dicembre 2011 presso Unicredit Studio Milano di Palazzo Cordusio, il primo degli spazi espositivi aperti da maggio 2010 all’interno delle Agenzie Unicredit. Gli Studio sono una nuova formula ideata da Unicredit per dare spazio ai talenti emergenti, anche non ancora inseriti nel circuito delle gallerie, dei 22 Paesi europei in cui il Gruppo opera. In mostra un’opera video e delle fotografie dell’artista serba Aleksandrija Ajdukovic: scatti che raccontano la vita di persone comuni attraverso gli abiti che indossano nella quotidianità. Il rimando al mondo della moda emerge dalle pose tratte da modelli professionisti assunte dai protagonisti delle foto: Fashion in Biella Newsreel 2010 parte dalla moda per svelare l’individuo, il suo punto di vista e il modo in cui si presenta agli altri. Già nel 2010 Unicredit ha sostenuto l’artista per il progetto Newsreel on Fashion che è stato realizzato durante la residenza Unidee presso la Fondazione Pistoletto. Per questo lavoro Aleksandrija Ajdukovic ha interrogato gli abitanti di Biella sul loro modo di vivere lo stile, ottenendo un ricco archivio di fotografie e video che offrono uno spaccato del rapporto tra moda, stile e individualità, disegnando un tratto inedito della cultura italiana della moda. Fashion in Biella Newsreel 2010 è corredata da Carte Blanche #5, quinta uscita dei quaderni di Unicredit Studio. Questo catalogo è un vero e proprio libro d’artista in cui i materiali sono stati raccolti, selezionati e curati direttamente dalla Ajdukovic. Carte Blanche è il nome che contrassegna sia le mostre in programma negli Studio, sia la collana di cataloghi nata per dare visibilità ai progetti di ricerca e sperimentazione di artisti e curatori, che hanno appunto “carta bianca”. Unicredit, con Fashion in Biella Newsreel 2010, conferma la sua attenzione per le tendenze artistiche emergenti dei Paesi dell’Europa Centro Orientale in cui è presente, in questo caso della Serbia, paese d’origine anche di Dragoljub Raša Todosijevi? vincitore della prima edizione dell’Unicredit Venice Award. Questo premio, assegnato a giugno 2011, è dedicato agli artisti dei Paesi dell’Europa Centro Orientale in cui Unicredit opera e partecipanti all’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Grazie alla formula degli Studio, Unicredit accoglie l’arte nei luoghi di lavoro della Banca che sono a contatto continuo con il pubblico e li trasforma in una fucina d’arte e di creatività in cui si dà spazio ai talenti emergenti. Info: Unicredit Studio - Carte Blanche #5: Fashion in Biella Newsreel 2010 - Palazzo Cordusio - Agenzia Unicredit, Milano 23 settembre – 30 dicembre 2011 - Dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 16:15 - ingresso libero  
   
   
MILANO (PALAZZO REALE): “GABRIELLA CRESPI. IL SEGNO E LO SPIRITO” - 24 SETTEMBRE / 16 OTTOBRE  
 
Parte da Milano, città d´origine e fulcro dell´intera vicendacreativa, l’omaggio alla vita artistica di Gabriella Crespi. Artista, designer, scultrice, ma anche musa ispiratrice per i maggiori fashion designer internazionali e ambasciatrice dell’italian style nel mondo, Gabriella Crespi è una figura intensamente carismatica che in due decenni di attività, negli anni Sessanta e Settanta, ha attraversato innumerevoli discipline creative, lasciando un indelebile segno nella formazione del gusto del nostro tempo. Dal 24 settembre al 16 ottobre 2011, Palazzo Reale dedica a Gabriella Crespi la grande mostra antologica “Il Segno e lo Spirito”, curata da Elisabetta Crespi, figlia e stretta collaboratrice dell’artista- designer, e da Cesare Cunaccia. L’esposizione è stata ideata e organizzata da Ottavia Landi di Chiavenna, con il patrocinio della Camera Nazionale della Moda Italiana ed è stata realizzata grazie al contributo dello sponsor unico Gruppo Mediolanum Farmaceutici S.p.a. La mostra è aperta gratuitamente al pubblico. Gabriella Crespi oggi è più che mai “nell’aria”: celebrata da numerose pubblicazioni, dalle aste, dalle più sofisticate gallerie internazionali e da un collezionismo raffinato. Questa mostra vuole essere il giusto riconoscimento a una protagonista della creatività italiana, ma propone anche un viaggio attraverso i linguaggi della contemporaneità, con uno sguardo emozionale, ironico e poetico: la mostra si svolge come un racconto coerente che percorre tutti gli ambiti verso cui si è indirizzata la creatività diGabriella Crespi. Per la maggior parte opere d’arte uniche: dai mobili agli oggetti, dall’illuminotecnica alle sculture, sino ai gioielli. Tutto rigorosamente firmato e numerato, con innumerevoli brevetti depositati in Italia e all’estero, e gelosamente custodito tuttora nelle case di appassionati collezionisti di tutto il mondo, che in occasione di questa mostra hanno deciso di mostrarli al pubblico. Il fil rouge che lega le diverse produzioni di Gabriella Crespi è un segno assolutamente personale, basato sulla natura dialogica tra apparenti contrasti, come in un gioco di specchi e rimandi tra filosofia utilitaristica dello spazio e purezza del senso estetico formale; tra spontaneità della natura e artificiosità del pensiero, tra materia e luce: una semplicità raggiunta solo grazie a una grande complessità interiore. Gabriella crea partendo da una propria visione, studiando, lavorando, chiedendo ai materiali che usa tutto il loro potenziale espressivo, spingendoli sino alle loro estreme possibilità, per rendere tangibile il pensiero e apportare quelle innovazioni che considera significative nel nostro tempo. “Nei mobili di Gabriella Crespi provi il piacere della materia naturale ma sempre preziosa… Mobili mobilissimi per diventare infine mobili plurimi. Mobili a sorpresa che come per un gioco magico si aprono, si chiudono, si cambiano, si trasformano: ‘Apriti Sesamo’.” Vanni Scheiwiller Grazie a una concezione sempre originale, dall’uso di materiali come il legno, il metallo, le pietre e le lacche, alle forme articolate che rispondono alle esigenze di un design “contemporaneo”, alla sorprendente capacità di trasformare gli oggetti, con aperture, chiusure, mutamenti di funzione, Gabriella Crespi hasaputo conquistarsi in brevissimo tempo la scena internazionale. Il suo cammino diartista ispira in maniera incisiva la creatività delle ultime leve espressive, e “….La sua arte di grande creatrice ha già fatto scuola.” Negli anni Cinquanta, dopo gli studi di architettura al Politecnico di Milano, avvia una produzione di oggetti, dapprima lampade e sculture, come le piccole “lune” d’acciaio, dove convergono e vengono ritrasformate le suggestioni stilistiche dell’epoca. Inizia un intenso lavoro di ricerca e sperimentazione, teso tra design e astrazione scultorea, in cui disegno-progetto-prodotto sono vissute da Gabriella come momenti di un procedimento unitario. All’inizio degli anni Settanta, Gabriella presenta la sua prima produzione di mobili, sintesi perfetta di molteplici riflessioni. Sono mobili pieni di “vita”, in opposizione al senso statico, liberi nello spazio e in continua metamorfosi. La celebre serie dei “Plurimi” - il cui nome è un omaggio all’artista Emilio Vedova – è costituita da volumetrie giocate sulle possibilità evolutive di una medesima forma, che mutano nello spazio, in perpetuo dialogo con l’ambiente e la luce. Nel 1987 Gabriella, al culmine del successo, si stabilisce in India, sulle pendici dell´Hymalaia, per seguire un percorso spirituale, scegliendo la guida di Sri Muniraj. Solo di recente è tornata in Italia, dopo una lunga interruzione volontaria della propria attività artistica. Un rientro che è come un secondo inizio, dopo oltre 20 anni di assenza. Nel 2008, dimostrando una vitalità e un’attualità concettuale fuori dal comune, accetta l’invito di Stella Mccartney a studiare una riedizione limitata di cinque gioielli metamorfici in bronzo, pietre dure e semipreziose, cristalli, realizzati negli anni Settanta, da presentare a Parigi in occasione dell’apertura del nuovo flagship store della stilista britannica. Tutto il ricavato viene devoluto al Haidakhan Charitable & Research Hospital in India, Ospedale specializzato in clinica oculistica, fondato dal suo Maestro spirituale Sri Muniraj. Il progetto di allestimento delle quattro sale degli Arazzi di Palazzo Reale, che è stato curato dallo studio D.a.w., sotto la direzione artistica dell’Arch. Carlo Perosino, ”mira a valorizzare la produzione dell’artista con una scenografia leggera, aerea, quasi trasparente, che rende i pezzi esposti protagonisti assoluti.” Le strutture espositive combinano il tondino in ferro delle armature, elemento che coniuga forza ed essenzialità, con speciali lastre in ceramica che diventano il palcoscenico raffinato e discreto in cui le opere hanno totale centralità. La mostra si svolge attraverso aree tematiche che rendono ben leggibile il talento creativo di Gabriella e i percorsi personali, culturali e di vita a esso sottesi: “Lune e Pietra”, Leitmotiv della particolare poetica di Gabriella Crespi, sculture che hanno dato inizio a un modo di interventocreativo nel design; “Plurimi”, la celeberrima serie di mobili ‘metamorfici’; “India”, il percorso spirituale di Gabriella attraverso sculture e fotografie; “Gioielli e Gocce Oro”, colature libere concepite tramite l’antico e prezioso procedimento della cera persa, calici, candelabri e lo straordinario servizio di posate, in un allestimento carico di suggestione; “Rising Sun”, quasi una poetica dell’abitare; opere “Unicum”, un excursus tra gli oggetti, incroci di forme e materia: sculture, tavoli, sedie, lampade, appliques; “Animali”, sculture in bronzo dall’approccio fiabesco che rivelano l’attenzione incessante di Gabriella per il mondo naturale. “Vetrine” una piccola ma significativa sezione della mostra che vuole anche ricordare la stretta e lunga collaborazione con Paolo Paganini, vero maestro e geniale interprete dello still life, purtroppo prematuramente scomparso. La mostra narra il legame di Gabriella con la moda: una liaison che assume forme e valenze particolari e multiformi. Se già all’inizio della sua carriera, Gabriella Crespi ha stabilito un fervido rapporto creativo, soprattutto in tema di piccoli oggetti per la casa e la tavola, con Christian Dior, il primo stilista che negli anni ’70 - con estro e visionarietà sperimentali e in decisivo anticipo sui tempi - ha sviluppato una vera home collection firmata con il brand della Maison. Moda per Gabriella Crespi ha significato anche la collaborazione creativa con grandi stilisti di ieri e di oggi, ma non solo: donna dallo stile e dalla bellezzaepocali e inconfondibili, come testimoniano le splendide immagini fotografiche lungo il percorso espositivo, è stata una continua fonte di ispirazione e tra le icone glamour predilette dei maggiori creatori di moda italiani e stranieri. Valentino soprattutto, in queifavolosi ’60 e i ’70 che vedevano il definitivo affermarsi della parabola della moda del Made in Italy sulla scena mondiale. La mostra sarà accompagnata da un catalogo bilingue, edito da Mondadori Electa. Il volume, in un percorso di testi e di immagini, segue le aree tematiche su cui si articola la mostra. Contiene i contributi di: Ambra Medda, Stella Mccarthney, Natalia Bianchi, Massimo Martignoni e Cesare Cunaccia. Con le prefazioni di Alessandro Del Bono e Cristina Del Bono Ferruzzi di Mediolanum Farmaceutici S.p.a.; del presidente della Camera Nazionale dellaModa Italiana, Mario Boselli e di Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia  
   
   
TRIESTE (LUX ART GALLERY): INAUGURAZIONE MULTIMEDIALE CON MOSTRA DEL PITTORE NELLO PACCHIETTO - VENERDÌ 23 SETTEMBRE ORE 19.30  
 
Venerdì 23 settembre 2011 alle ore 19.30 s’inaugura a Trieste in via Rittmeyer 7/D il nuovo spazio espositivo Lux Art Gallery. La Galleria apre con una rassegna di circa 130 opere tra disegni a penna, oli, acqueforti, puntesecche, acquerelli, pastelli e tecniche miste, intitolata Nello Pacchietto. Dipingere La Poesia: in mostra, lavori in gran parte inediti e dedicati all’Istria, a Venezia e al mare, creati dal pittore, capodistriano di nascita, ma veneziano d’adozione, tra il 1945 e il 1990, che offrono uno spaccato della creatività artistica e della cultura del Nord Adriatico del ‘900. La mostra si svolge con il patrocinio del Comune di Trieste. La vernice sarà sottolineata da un evento multimediale di arte visiva, poesia, musica e luce, ideato e organizzato dall’architetto Marianna Accerboni, cui si deve anche la cura critica della rassegna. Nel corso dell’inaugurazione, di Pacchietto (Capodistria 1922 ? Venezia 2003), finissimo disegnatore, pittore e incisore, sarà evidenziato in particolare il significato di Storie di mare, cartella di acqueforti-acquetinte esposte in mostra, che l’artista creò nel 1975 per illustrare una silloge di poesie dell’amico Diego Valeri (Piove di Sacco, Padova 1887 – Roma 1976), le quali furono redatte insieme, quasi a quattro mani. Per questi versi e per l’occasione il maestro Marco Podda, compositore di valenza internazionale, ha creato una serie di brani di musica contemporanea che, nel corso dell’inaugurazione, verranno eseguiti per canto e violoncello da Laura Bisceglia, mentre alcune rime saranno interpretate dall’attrice Lara Komar. La vernice sarà accompagnata da una degustazione curata dall’adiacente Ristorante Pepenero Pepebianco, già promotore di manifestazioni artistico-culturali. La mostra rimarrà visitabile fino al 31 ottobre (orario: da martedì a sabato 10.30 • 12.30/ 15.30 • 19.30). Dipingere la poesia - scrive Marianna Accerboni - non è facile. Nello Pacchietto, finissimo disegnatore, pittore e incisore, lo ha fatto per tutta la vita, con passione, dal suo studio a due passi dall’acqua, situato in un palazzetto quattrocentesco della magica isola della Giudecca, quando ancora quest’ultima non era meta dei Vip. E a due passi dalla moglie Anita, che lo ha sempre accompagnato amorevolmente, da quando, nel ’50, avevano lasciato l’amata Capodistria per Venezia. Nella città lagunare il pittore ebbe modo di conoscere e frequentare poeti, artisti, scrittori notissimi, tra cui il poeta Diego Valeri, con il quale nacque un’amicizia così intensa che la serie di liriche Storie di mare, che rappresenta il fulcro della mostra, fu scritta praticamente a quattro mani. Non solo, ma Pacchietto illustrò pure i versi, traducendo nel suo segno perfetto, incisivo ma armonioso, l’amore per la vita e l’antica consuetudine per il mare. Temperamento solare ed entusiasta, l’artista ha saputo tradurre e intrecciare il paesaggio e l’animo dei suoi personaggi simbolo - la donna e il pescatore – in un magma unico di sogno e bellezza ideale, ammantandoli spesso di colori anch’essi simbolici, declinati talvolta con sensibilità divisionista, sul filo di una concezione onirica e lievemente surreale del mondo. E componendo con maestria un’interpretazione positiva e ottimistica dell’universo, supportata da una fine capacità d’intuire, in una composizione, i pieni e i vuoti, le luci e le ombre, accostate in sapienti ed emozionanti chiaroscuri, come accade per esempio nella rappresentazione ineffabile della neve, delle viscere del Carso e del chiaro di luna. E - conclude Accerboni - facendo leva su un linguaggio espressionista di grande libertà e chiarezza, lontano dal significato introspettivo e drammatico, che tale movimento aveva assunto nella maggior parte d’Europa e particolarmente nei paesi di cultura austro-tedesca. Nello Pacchietto, pittore e incisore, nato a Capodistria nel 1922, è vissuto a lungo a Venezia, dove si era trasferito nel dopoguerra, perfezionandosi all’Accademia di Belle Arti con Giovanni Giuliani nelle tecniche dell’incisione. Nella città lagunare, dov’è mancato nel 2003, ha svolto, nel suo fascinoso studio alla Giudecca, un’intensa e prolifica attività, per la quale è stato spesso premiato, a partire dal ’54, quando ricevette il 1° premio per l’Incisione dalla Fondazione Bevilacqua La Masa. Ha iniziato a esporre negli anni cinquanta. È stato presente più volte su invito alla Quadriennale di Roma, alle Biennali dell’Incisione Italiana di Venezia, Pescia e Cittadella, all’Intergrafik di Berlino Est, all’Incisione Veneta di Praga e Bratislava e negli anni 2000 alla Biennale veneziana. Ha esposto con successo in più di 50 mostre personali di pittura e incisione in Italia, in Europa e in altri continenti. Nel 2008 dei suoi lavori sono stati esposti alla Casa dei Carraresi di Treviso nella rassegna I poeti di Venezia, collegata alla grande mostra veneziana dedicata al Canaletto. Sue opere sono presenti nella Galleria d’Arte Moderna di Roma e di Venezia, nella Raccolta Bertarelli di Milano, nei Musei di Verona, Forlì, Vicenza e Trieste, al Museo Puskin di Mosca, all’Ermitage di S. Pietroburgo, a Vienna, nel Museo del Paesaggio di Torre di Mosto (Venezia) e in prestigiose collezioni, come per esempio quella di Mrs. Elisabeth E. Gardner, direttrice di una delle sezioni artistiche del Metropolitan Museum di New York. Attualmente due suoi lavori sono esposti alla Fine Art Gallery di New York. Nel 2004, un anno dopo la sua morte, Pacchietto è stato ricordato a Vienna con una mostra allestita nella Minoriten Kirche, la chiesa della comunità italiana della capitale austriaca, e con l’esecuzione del Requiem di Salieri, interpretato dalla Wiener Philharmoniker Orchestra di Vienna. Una delle opere esposte, la Madonna degli Istriani, è stata quindi donata dalla famiglia al luogo di culto. Molto intensa è stata anche la sua attività d’illustratore per volumi propri e di altri autori e per cartelle d’incisioni dedicate all’Istria, al Carso, a Muggia, Capodistria, Venezia e alla Marca Trevigiana. La Galleria si propone come programma di creare un approfondito excursus nell’ambito dell’arte triestina, regionale e internazionale, che sarà svolto nell’attuale sede di via Rittmeyer e in uno spazio attiguo molto ampio, il quale sarà inaugurato a Natale. Interessante notare che la Galleria proporrà al pubblico anche delle riproduzioni certificate di altissima qualità, eseguite in tirature limitate con grande perfezione, secondo il metodo d’avanguardia della digigraphie e grazie alla sinergia con professionisti internazionali della stampa fine-art. Fra gli eventi collaterali avrà luogo venerdì 14 ottobre alle ore 18.30 la presentazione del romanzo dello scrittore Enrico Fraulini intitolato Sognando Venezia. Viaggio in treno di un triestino (Edizioni Italo Svevo, pgg. 60, € 10,00), la cui copertina è illustrata da un’opera di Nello Pacchietto. Dove: Lux Art Gallery - via Rittmeyer 7/D - Trieste Quando: 23 settembre • 31 ottobre 2011 Orario: da martedì a sabato 10.30 • 12.30 / 15.30 • 19.30 A cura di: Marianna Accerboni Catalogo: no Info: 3356750946  
   
   
MILANO (BARBARA FRIGERIO CONTEMPORARY ART): ESTHER NIENHUIS – AWAY - 29 SETTEMBRE / 30 OTTOBRE 2011  
 
Il mondo dietro ad un vetro, rigato di pioggia, mentre la strada scorre veloce, ed il paesaggio cambia, in un viaggio verso l’ignoto, non importa la destinazione, ma lontano, lontano dalla vita di tutti i giorni, da desideri e rimpianti, da addii ed arrivederci. Un desiderio di essere altrove, raccontato da Esther Nienhuis, con grande lirismo e poesia, attraverso i suoi dipinti, nei quali le gocce di pioggia, che danzano o si infrangono sul vetro della macchina, divengono una porta che separa la realtà dalla fantasia, il presente da un luogo imprecisato, nel tempo e nello spazio. Anche nella tecnica pittorica, la precisione e l’assoluta cura del dettaglio che caratterizza la rappresentazione delle gocce di pioggia, contrasta con la visione distorta ed evanescente che appare in secondo piano. Esther Nienhuis è nata a De Bilt, in Olanda nel 1977, si è laureata in Storia contemporanea presso l’Università di Groningen ed ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Den Haag, città in cui vive e lavora. Ha esposto il suo lavoro in Olanda, Regno Unito, Australia, Canada, Francia, Belgio e Usa, questa è la sua prima esposizione in Italia. Ha vinto recentemente il premio d’arte olandese ´Gasunie Kunstprijs´. Info: Barbara Frigerio Contemporary Art - Via Fatebenefratelli, 13, Milano - Tel. 02 36593924 - da martedì a sabato 10/13 e 16/19.30 - www.Barbarafrigeriogallery.it    
   
   
ALLA SCOPERTA DEL PARCO INTERCOMUNALE DEL FIUME CORNO”, UNA MOSTRA PER L’AMBIENTE REALIZZATA DAI BAMBINI  
 
Si chiuderà questo fine settimana con la mostra “Alla scoperta del parco intercomunale del fiume Corno”, il progetto di educazione ambientale che nell’ultimo triennio ha accompagnato i bambini delle scuole primarie di San Giorgio, Porpetto e Gonars alla scoperta del proprio territorio e, in particolare del Parco intercomunale del fiume Corno. L’esposizione temporanea che si aprirà a tutta la cittadinanza sabato 24 e domenica 25, presso il parco di Villa Dora di San Giorgio di Nogaro, presenterà i lavori creati dai bambini durante i percorsi educativi realizzati in questi anni dalla Cooperativa Damatrà, grazie alla collaborazione con le scuole, le biblioteche e le rispettive Amministrazioni comunali. “Appassionare i giovani cittadini alla valorizzazione del proprio territorio e, più in generale, alla tutela dell’ambiente è stato l’obiettivo che in questi anni abbiamo cercato di costruire intorno all’intero progetto - sottolinea Elisabetta Cocetta, responsabile del progetto della cooperativa Damatrà. Sin dall’inizio abbiamo cercato di stimolare i piccoli ad immaginarsi guardiani della natura, e a ragionare su quali azioni possono essere concretamente realizzate per far sì che questi luoghi vengano conservati e quindi tramandati. Attraverso l’ ascolto, il confronto e la riflessione, i bambini hanno rielaborato pensieri, parole e immagini consentendo ad ognuno di esprimere la propria dimensione propositiva, creativa ed espressiva”. Domenica, in particolare, la mostra si animerà e prenderà vita, a partire dalle 14.30, grazie alla partecipazione attiva dei bambini delle classi Iv di San Giorgio di Nogaro che offriranno ai loro coetanei una serie di attività creative e manipolative , elaborate in questi ultimi giorni assieme agli animatori Damatrà attraverso una serie di incontri a scuola. Nel Parco di Villa Dora si potrà così partecipare attivamente ai laboratori dedicati alla terra, alla flora e all’acqua, dove i bambini offriranno spunti e stimoli ad altri bambini per diventare dei veri e propri “difensori della natura”. Alle 16.45, alla presenza delle autorità, seguirà la presentazione ufficiale dell’esposizione e, successivamente, a conclusione della giornata, la spedizione delle cartoline “Una cartolina per l’ambiente”, nate dal lavoro dello scorso anno con gli stessi alunni che proporranno i laboratori. L’iniziativa è inserita all’interno della manifestazione Ambiente In Festa 2011 programmata per il fine settimana dal 23 al 25 settembre p.V., con un ampio calendario di eventi scanditi sul filo conduttore del “Vivere sano” in tutte le sue declinazioni, da quella di carattere prettamente ambientale a quella culturale  
   
   
ROMA (ACCADEMIA DI FRANCIA - VILLA MEDICI - VIALE TRINITÀ DEI MONTI, 1): ERIC POITEVIN - DAL 23 SETTEMBRE 2011 AL 15 GENNAIO 2012  
 
Da venerdì 23 settembre 2011 a domenica 15 gennaio 2012, nell’ambito della X Edizione di Fotografia 2011 - Festival Internazionale di Roma, l’Accademia di Francia a Roma presenta la mostra Fotografie di Éric Poitevin con oltre 40 opere, dalle più celebri a quelle più recenti, ancora inedite. Partendo dalla serie di ritratti in bianco e nero, Religieuses – realizzata a Roma quando Éric Poitevin fu borsista a Villa Medici alla fine degli anni Ottanta – il percorso della mostra si dipanerà attraverso il susseguirsi di lavori, non cronologico, fino ad arrivare alle opere più recenti di formato monumentale che rappresentano paesaggi in cui lo sguardo dell’osservatore si perde, e corpi umani e animali che si stagliano su fondi monocromi, dando rilievo alla propria carnalità. Info: Accademia di Francia a Roma - Villa Medici - Viale Trinità dei Monti, 1, 00187, Roma - tel: 06/67611 - www.Villamedici.it  
   
   
TORTONA (SPAZI ESPOSITIVI DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI TORTONA): LA MERAVIGLIA DELLA NATURA MORTA. 1830-1910. DALL’ACCADEMIA AI MAESTRI DEL DIVISIONISMO  
 
A partire dal 2001 la Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona ha messo a disposizione del pubblico la sua collezione d’arte che, grazie ad una serie di selezionate acquisizioni, rappresenta oggi un qualificato polo di studio e valorizzazione della pittura italiana tra Ottocento e Novecento, con particolare riferimento alle figure di maggiore rilievo del Divisionismo. Nel segno di una continuità programmatica, la Fondazione presenta ora una mostra dedicata al genere della natura morta nell’Ottocento italiano d’area settentrionale, analizzando in particolare il fenomeno del collezionismo d’epoca. La rassegna, curata dalla storica dell’arte Giovanna Ginex e intitolata La meraviglia della natura morta. 1830-1910. Dall’accademia ai maestri del Divisionismo, parte da una riflessione riguardo allo speciale rapporto tra il genere della natura morta, le Accademie di Belle Arti, intese come aree d’influenza e divulgazione delle arti - ovvero luogo di formazione e aree culturali entro le quali gravitano gli artisti selezionati - e la nuova committenza borghese. L’esposizione, che si propone come una mostra di studio, presenta una serie di nature morte tra le più affascinanti della pittura italiana dell’Ottocento, di cui un cospicuo nucleo - diciassette opere - sedici delle quali oggetto di un attento restauro finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona - proviene dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano, con la quale è stato siglato in occasione della rassegna uno specifico accordo di collaborazione. Il percorso critico ed espositivo parte dal terzo decennio dell’Ottocento, quando si affermano anche in Lombardo-veneto gli esempi di un genere artistico rinnovato dal gusto Biedermeier e dall’influenza della scuola pittorica di Lione; si presentano dipinti - tra gli altri - di Francesco Hayez e Domenico Induno, nell’ambito milanese, mentre da Brescia giunge la pittura di animali di Francesco Inganni, apprezzata dal principe Odone di Savoia, e le esposizioni dell’Ateneo bresciano premiano la perizia dell’ornatista Tommaso Castellini. Nel 1863 viene creato all’Accademia di Belle Arti di Brera un nuovo corso alla Scuola di Ornato, dedicato alla decorazione e alla pittura di fiori, affidato a Luigi Scrosati: da qui deriva un ulteriore slancio al rinnovamento del genere, che va diffondendosi anche presso una committenza alto borghese e imprenditoriale milanese e lombarda desiderosa di adeguare l’arredo e le collezioni d’arte delle proprie dimore ad un raggiunto, cospicuo benessere e riconoscimento sociale. Da Brera, o comunque dal suo ambito, dall’Ateneo di Brescia e dall’Accademia Carrara di Bergamo, esce la generazione di artisti della “nuova scuola lombarda”, figlia della Scapigliatura; giovani provenienti anche da altre regioni d’Italia e dal Canton Ticino - come Adolfo Feragutti Visconti e Luigi Rossi -, che tra la metà degli anni Settanta e gli anni Ottanta dell’Ottocento dimostrano straordinarie capacità innovative nell’uso del colore, nel gesto pittorico e nei soggetti delle loro opere. Il genere della natura morta rientra a pieno titolo nella loro produzione: nelle rassegne espositive la sua presenza cresce in modo esponenziale, costituendo al tempo stesso banco di prova e importante occasione di vendita sia per maestri del naturalismo quali Filippo Carcano, Mosè Bianchi, Eugenio Gignous, Giuseppe Barbaglia e Cesare Tallone, sia per i più giovani, Gaetano Previati, Giovanni Segantini, Emilio Longoni, Giovanni Sottocornola, Giuseppe Pellizza da Volpedo, protagonisti della rivoluzione divisionista dall’apertura del decennio a seguire. Questi artisti rinnovano il genere della natura morta anche dal punto di vista stilistico. “Da levigato particolare all’interno di una scena di genere o di un ritratto - scrive Giovanna Ginex nel suo saggio in catalogo - la natura morta diventa soggetto unico del dipinto, scompigliando l’ordine e la rassicurante fissità di fiori e frutta, sparigliando gli elementi, sconvolgendo le simmetrie e abbandonando i modelli fiamminghi e Biedermeier: le ceste si aprono e ne sfuggono frutti imperfetti e maturi”. A queste nuove firme si rivolge un collezionismo e un mecenatismo che predilige in modo specifico le arti contemporanee: tra gli altri, ricorrono i nomi dei coniugi Benedetto e Teresa Junck, di Giovanni Torelli, e del cotoniere e banchiere Carlo Dell’acqua, fino ad arrivare ai primi anni del nuovo secolo, con la raccolta della famiglia italo-elvetica Chiattone, da cui proviene una coppia di tele di Ambrogio Alciati. Il progetto scientifico della mostra ha portato alla selezione di una sessantina di opere di importanti artisti (elenco allegato) tra le migliori rappresentazioni del genere, provenienti principalmente dalle raccolte storiche di musei, fondazioni e altri istituti, organizzate in tre aree, nelle quali il dato cronologico dialoga con una lettura critica della committenza e delle varie declinazioni del genere: dal nitore di un precoce capolavoro di Hayez, al tema della Vanitas che attraversa i tre decenni presi in considerazione dalla rassegna, alla ricostruzione di una “sala del collezionista” con tele di Filippo Carcano, Adolfo Feragutti Visconti, Arnaldo Ferraguti, Emilio Longoni e Giovanni Segantini commissionate dall’editore e collezionista Giuseppe Treves per una delle sue dimore, fino alla pura cromia divisionista delle composizioni di Gaetano Previati che chiudono la rassegna entrando nel Novecento. Completano il percorso due sculture di Paolo Troubetzkoy raffiguranti i collezionisti Giovanni Torelli e Teresa Junck Garbagnati. Accanto all’importante nucleo di opere dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano, la rassegna presenta opere provenienti, tra le altre, dalla collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona e dalle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, della Galleria d´Arte Moderna di Genova, del Museo della Città - Santa Giulia di Brescia, del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, della Raccolta d´Arte Lamberti di Codogno, del Museo del Paesaggio di Verbania, del Museo Civico di Belle Arti di Lugano, della Civica Galleria d´Arte-villa dei Cedri di Bellinzona, del Museo Segantini di St. Moritz, dal Touring Club Italiano di Milano, dalla raccolta della Banca di Credito Cooperativo di Barlassina e da altre importanti collezioni di singoli privati. La mostra è accompagnata da una sezione dedicata ad analisi scientifiche multispettrali e spettroscopiche (tra le altre: radiografia, riflettografia, Xrf, spettrofotometria) svolte da Gianluca Poldi e Thierry Radelet su tre dipinti esposti - di Giovanni Segantini, Emilio Longoni e Giuseppe Pellizza - a siglare uno specifico approccio metodologico per quanto riguarda le opere di artisti della prima generazione divisionista. Gli esami scientifici, volti a documentare i problemi conservativi così come a conoscere i materiali usati e approfondire la tecnica pittorica degli autori, hanno affiancato fruttuosamente l´analisi storico-artistica. La mostra è corredata da un ampio catalogo scientifico edito da Skira con testi di Giovanna Ginex, Alberto Finozzi e Cristiana Sburlino, Maria Fratelli, Gianluca Poldi e Thierry Radelet, Aurora Scotti, Monica Vinardi e Paola Zatti  
   
   
ROMA (CASA DEL CINEMA): ANNA MARIA PIERANGELI - IL FASCINO ITALIANO CONQUISTA HOLLYWOOD - 21 SETTEMBRE/21 OTTOBRE  
 
Mercoledì 21 settembre ore 18 alla Casa del Cinema è stata inaugurata la mostra "Anna Maria Pierangeli. Il Fascino Italiano Conquista Hollywood". La mostra racconta, a 40 anni dalla sua scomparsa, il fascino e il successo internazionale di Anna Maria Pierangeli, una delle prime attrici italiane ad affermarsi nel cinema statunitense Una carriera folgorante e il successo negli Stati Uniti. Due occhi indimenticabili e un talento innato. Grandi love story, vere o inventate (James Dean, Vic Damone, Armando Trovajoli) due figli, due divorzi e una vita interrotta all’improvviso, quando non aveva neppure 40 anni. Il 10 settembre di 40 anni fa moriva Anna Maria Pierangeli e, per l’occasione, la Casa del Cinema di Villa Borghese - struttura promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio, per la direzione artistica di Caterina d’Amico e la gestione di Zètema Progetto Cultura – ospiterà una mostra documentaria e una rassegna cinematografica organizzata dall’Associazione & Compagnia Teatroantico a cura di Giulio D’ascenzo ed Elisabetta Centore. La mostra “Anna Maria Pierangeli. Il fascino italiano conquista Hollywood” sarà aperta al pubblico dal 21 settembre al 21 ottobre e presenterà manifesti, fotobuste, locandine, fotografie, riviste e quotidiani dell’epoca, brochure, colonne sonore, libri, tutti materiali rarissimi e rigorosamente originali. Nella loro selezione è stata data grande importanza al lungo periodo hollywoodiano dell’attrice, l’unica italiana ad avere avuto un contratto settennale con la più importante major statunitense: la Metro Goldwin Mayer. “Italiane a Hollywood”, rassegna di film hollywoodiani interpretati da attrici italiane, accompagnerà la mostra. Il primo appuntamento sarà con Lassù qualcuno mi ama, in versione originale sottotitolata in italiano, copia gentilmente messa a disposizione dalla Warner Bros Picture Italia. Anna Maria Pierangeli è stata la più dolce fidanzatina del cinema italiano, un’esile diciassettenne sarda rivelatasi nel 1950 in Domani è troppo tardi, il primo film del dopoguerra ad affrontare apertamente il problema dell’educazione sessuale tra gli adolescenti. La Pierangeli è Mirella, una fanciulla ingenua e romantica che, ferita dalle basse insinuazioni degli adulti, tenterà il suicidio. Anche nel successivo Domani è un altro giorno (1951) veste i panni dell’ingenua, ferita dalle bassezze della vita. Accortasi di essere rimasta incinta e rifiutata dalla famiglia, anche in questo film tenta il suicidio. Due ruoli che bastano a spalancarle le porte di Hollywood. Così, con il nome mutato in Pier Angeli, Anna Maria esordisce alla grande sulla ribalta del cinema americano, interpretando il ruolo di protagonista nel film di Fred Zinnermann Teresa (1951). A differenza di gran parte delle fidanzatine, la Pierangeli non soffre per amori irrealizzati o infranti. Non è una semplice sentimentale, bensì una vittima delle false verità, del perbenismo borghese, della morale conservatrice. Questa sua immagine le vale a ritagliarsi una discreta credibilità di attrice nell’universo hollywoodiano. Gira una diversi film importanti - L’immagine meravigliosa (1951), I Lupi mannari (1952), Storia di tre amori (1953), La fiamma e la carne (1954) - al fianco di attori del calibro di Stewart Granger, Kirk Douglas, Ricardo Montalban, Mel Ferrer, Danny Kaye. Viene acclamata come la nuova Janet Gaynor. Vive in una villetta stile cinese a Beverly Hills, circola su una lussuosa Buick, viene invitata a tutte le prime importanti all’Egyptian. Anna Maria Pierangeli interpreta quasi sempre ruoli di ragazza italiana che per i motivi più disparati si trova oltreoceano, ad eccezione di Sombrero (1953) in cui veste i panni di una splendida messicana. L’aria d’America sembra far bene a questa piccola cagliaritana. Chiacchierata e amata, Anna Maria se ne sta buona buona sulle pendici dell’olimpo hollywoodiano. Disponibile agli amori divistici, fa parlare di sé per una relazione con Kirk Douglas. Si mormora anche di una sua strettissima amicizia con James Dean, al suo fianco dovrebbe interpretare il ruolo di Judy in Gioventù bruciata (1955), ma poi la parte viene affidata a Natalie Wood. L’immagine di Anna Maria è abbastanza vicina a quella di James Dean: sono due divi che, dietro un velo di felicità adolescenziale, nascondono un intenso tormento interiore. Ma tra tante love-story vere e inventate, la Pierangeli concretizza quella con un cantante italo-americano dalla voce calda e confidenziale, Vic Damone. Probabilmente il più importante dei film americani da lei girati è Lassù qualcuno mi ama (1956) di Robert Wise, dove interpreta il ruolo di Norma, moglie del pugile Rocky Graziano, alias Paul Newman. Anna Maria è convincente ed energica, ma conserva ancora la sua dolcezza di fidanzatina. Nel 1958, dopo aver interpretato al fianco di Danny Kaye Il principe del circo, la Pierangeli torna in Italia dove interpreta per la Titanus il primo ruolo femminile nel kolossal italo-statunitense Sodoma e Gomorra. Partecipa anche al kolossal di guerra La battaglia dei giganti. Nel 1962 divorzia dal cantante Vic Damone per sposare il compositore italiano Armando Trovajoli, che ha quindici anni più di lei. I suoi anni Sessanta sono quasi tutti in chiave italiana. Anna Maria interpreta ruoli in film di genere come I moschettieri del mare (1962) in cui appare al culmine della sua bellezza, Berlino, Appuntamento per le spie (1966), Rose rosse per il Fuhrer (1968)  
   
   
MODENA: LA MODA AI TEMPI DELLA "HOLLYWOOD ROMANA": LA MAISON GATTINONI E LE SUE STELLE  
 
Dal 28 settembre al 30 ottobre una grande mostra celebra Fernanda Gattinoni e alcune tra le maggiori dive degli anni della Hollywood sul Tevere e della Dolce Vita. L´evento, accompagnato da una sfilata della casa di alta moda e da un concorso per giovani stilisti, è organizzato al Teatro Comunale Pavarotti di Modena in collaborazione con Modenamoremio, il Consorzio che riunisce gli esercizi commerciali del Centro Storico di Modena Modena, settembre 2011 - “Basta saper guardare come si muove una donna per intuire quali rivelazioni e quali aiuti aspetta dalla nuova stagione della moda”, questo ripeteva spesso la celebre sarta italiana Fernanda Gattinoni. I suoi famosi abiti hanno vestito le stelle del cinema internazionale e nazionale: un’occasione per ammirarli da vicino è la mostra “Fernanda Gattinoni. Moda e stelle ai tempi della Hollywood sul Tevere”. Dal 28 settembre al 30 ottobre è infatti possibile, presso il ridotto del Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena (ingresso in via Goldoni n. 1), “toccare con mano” quei vestiti, icone dei tempi passati, che la Maison Gattinoni mette in mostra dal suo Archivio storico. Curata da Sofia Gnoli, l’esposizione a ingresso gratuito è promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, patrocinata dal Comune di Modena e dagli Assessorati al Centro Storico e agli Interventi Economici e organizzata a Modena da Modenamoremio, il Consorzio che riunisce gli esercizi commerciali del Centro Storico di Modena. L’esposizione sarà aperta al pubblico il giovedì e il venerdì dalle ore 16.00 alle 19.00, il sabato e la domenica dalle ore 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00; gruppi e scolaresche potranno prenotare la loro visita anche al di fuori degli orari di apertura contattando Modenamoremio (tel 059.212714). La mostra racconta il rapporto tra la grande couturier italiana Fernanda Gattinoni e alcune tra le maggiori dive degli anni della Hollywood sul Tevere e della Dolce Vita. A partire dalla seconda metà degli anni Quaranta, l’atelier romano di Fernanda Gattinoni divenne meta fissa del jet set internazionale di passaggio per la capitale. Tra le sue clienti, oltre a first ladies e ambasciatrici – da Evita Peron a Claire Boothe Luce –, si ricordano stelle del cinema quali Anouk Aimée, Ingrid Bergman, Lucia Bosé, Bette Davis, Marlene Dietrich, Rossella Falk, Audrey Hepburn, Gina Lollobrigida, Anna Magnani, Kim Novak, Lana Turner e Monica Vitti. Proprio alle attrici che elessero Fernanda Gattinoni loro sarta prediletta è dedicata questa mostra. Il percorso si apre con gli abiti del guardaroba privato e i costumi di scena dei film Europa 51 (1952) e Fiore di Cactus (1969) realizzati per Ingrid Bergman, prosegue con Lana Turner, affezionata cliente di Fernanda Gattinoni fin dal 1953, quando giunse a Roma per interpretare La fiamma e la carne (1954), film souvenir negli economici studi di Cinecittà. Sono poi presenti alcuni abiti della collezione Casanova (1958) appartenuti a Kim Novak e, infine, la micro-collezione di petites robes noires, provenienti dal guardaroba personale di Anna Magnani. Una sezione speciale è dedicata ad Audrey Hepburn e ai costumi che la Gattinoni le realizzò per il ruolo di Natasha in Guerra e Pace (1956). Da allora anche Audrey, pur non interrompendo il suo sodalizio con Givenchy, si trasformò in una delle habitué di Madame Gattinoni. Oltre a costumi di scena e abiti di vita privata, vengono esposte una serie di fotografie che illustrano il rapporto tra Fernanda Gattinoni, protagonista della nascente moda italiana, e alcune stelle del cinema internazionale. La proiezione di documentari storici sulla Maison e spezzoni di film come Europa 51 (1952), Guerra e Pace (1956), Siamo Donne (1956) Fiore di cactus (1969), Lo Specchio della vita (1957) accompagna la mostra. La retrospettiva, che vuole testimoniare la nascita del mito italiano dell’Alta moda, sinonimo di eccellenza e cultura riconosciuto in tutto il mondo, verrà accompagnata da una sfilata della maison mercoledì 28 settembre e da un concorso per giovani stilisti modenesi, che saranno chiamati a sfilare con le loro collezioni insieme alle meraviglie Gattinoni. Si tratta di un vero e proprio fashion scouting per giovani talenti della moda modenesi under 30, organizzato in collaborazione con Camera di Commercio, Cna e Lapam e con il Patrocinio del Comune di Modena. Numerosi i sostenitori che consentono la realizzazione della mostra modenese: Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Camera di Commercio di Modena, Cna Modena, Lapam Modena, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Gruppo Iris Ceramiche e Granitifiandre, Gruppo Cremonini, Casa Modena, Pinomanna Gioielli e Usco. Orari di apertura al pubblico: Giovedì e venerdì 16.00-19.00 Sabato e domenica 10.30-13.00 e 16.00-19.00 Gruppi e scolaresche potranno prenotare la loro visita anche al di fuori degli orari di apertura al pubblico contattando Modenamoremio. Per info e prenotazioni: Modenamoremio - via Scudari, 12 - 41121 Modena - Tel 059.212714 - Fax 059.4390147 - Cell 345.1182296 - info@modenamoremio.It    
   
   
DA PARMIGIANINO A PIAZZETTA: A GUASTALLA I DISEGNI BIZZARRI DELLA GALLERIA ESTENSE  
 
Una collezione principesca nella dimora di un Duca: la Reggia di Ferrante Gonzaga a Guastalla, nel Reggiano, cui un lungo intervento di restauro ha restituito l´antica dignità, ospita una mostra che racconta una segreta passione di un´altra dinastia, quella degli Este, per il collezionismo di disegni. Due Case ducali, imparentate da secoli, che ebbero con Margherita, figlia di Alfonso Iii, il "Duca Cappuccino", andata in sposa al duca Ferrante Iii di Guastalla, l´ultimo matrimonio Este - Gonzaga, nel 1648. L´esposizione non propone dunque disegni "qualunque" bensì opere curiose, particolari, inconsuete, testimonianze d´eccezione di un gusto che esplose nelle Corti europee a partire dal Cinquecento e che ebbe nei Duchi d´Este collezionisti particolarmente attenti e qualificati. Tutti i disegni provengono dalla Galleria Estense di Modena, città dove gli Este insediarono la loro corte dopo la Devoluzione della loro capitale, Ferrara, al Papato. Nella quasi totalità si tratta di opere mai sino ad oggi esposte al pubblico. Il collezionismo ducale estense privilegiava, e non per questioni economiche ma per passione, quelli che un tempo potevano essere considerati semplici studi o prove d´artista, le opere più private, quindi. Gli Este mostrano di amare i generi, i personaggi più desueti ed esotici, ma anche i ritratti non aulici, lo schizzo di un volto reso nella sua naturalezza espressiva, la posa di un animale. Soggetti tutti profani, aspetto che rende ancora più rara la mostra. Gli agenti estensi reperivano queste opere sul mercato e negli stessi studi degli artisti, contribuendo ad arricchire una collezione tra le più originali e ricche in Italia . Già il titolo della mostra, "Da Parmigianino a Piazzetta" offre una precisa indicazione dell´ampiezza e dell´importanza della collezione di grafica della Galleria Estense. A Guastalla, dal 24 settembre al 4 dicembre, ne viene presentata una selezione molto significativa (una settantina di opere) in una mostra curata da Giovanna Paolozzi Strozzi e promossa dal Comune di Guastalla e dalla Soprintendenza ai Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia. Diversi i disegni che compongono vere sezioni nelle sezioni. Così il nucleo di opere di Giuseppe Maria Mitelli, estroso cronista della vita di ogni giorno. O le caricature di Giovan Maria Tamburini, frizzanti e ironiche. Poi i Busti di Imperatori tratti dal celebre ciclo mantovano di Tiziano da Bartolomeo Passerotti, artista poliedrico, disegnatore finissimo e cultore e collezionista di antichità. Un posto particolare spetta ai Carracci e ai lori "ritratti al naturale" dalla tecnica esecutiva smaliziata, libera da ogni vincolo. Altrettanto straordinarie le Teste di carattere di Piazzetta, genere cui l´artista veneziano si applicò con molta fortuna. Ma nella collezione avevano posto di rilievo un anche le curiosità esotiche. Raccontano di viaggi in territori lontani, ma anche di nuovi studi scientifici, di quel mondo di ricercatori che a Bologna trovò riferimento in Ulisse Aldrovandi. Infine gli animali, genere cui gli Estensi si dedicarono con particolare interesse collezionistico. Riunendo capolavori assoluti, primo fra tutti il celeberrimo Gambero disegnato dal Pamigianino. A far da contorno a queste testimonianze "private" dei Duchi d´Este, il Palazzo Ducale voluto dai successori di Ferrante Gonzaga sul preesistente "Palazzo Nuovo" dei conti Torello. L´edificio, riaperto a conclusione di un complesso intervento di restauro, documenta una storia che trova avvio nel 1539, quando i Gonzaga assunsero la signoria di Guastalla con Ferrante, figlio terzogenito di Francesco Ii e di Isabella d´Este, famoso maresciallo di campo di Carlo V, duca di Ariano e principe di Molfetta. Il primo momento di splendore della residenza è ascrivibile alla signoria di Ferrante Ii che, in prossimità delle proprie nozze con Vittoria Doria, volle "abbellire Guastalla, e specialmente il Palazzo", curandone la sua decorazione in modo che risultasse splendido. Il Palazzo era organizzato intorno al grande cortile centrale quadrato, tutto porticato, che, verso est immetteva nel "gran giardino", mentre gli uffici erano prospicienti la strada Gonzaga, il teatro e le "sale per la conversazione" nell´ala nord, e i fronti sud e est del cortile ospitavano gli appartamenti e gli ambienti di servizio. Palazzo sovrano ancora nel Settecento, accresciuto nel tempo, gareggiava per dimensioni e struttura della Corte con Torino, Firenze, Modena, Parma, sedi delle ultime dinastie italiane. Dopo la morte dell´ultimo duca, Giuseppe Maria Gonzaga, cugino del duca di Modena Francesco Iii d´Este, alla metà del Xviii secolo, il Ducato passa ai Borbone, costituendo lo Stato di Parma, Piacenza e Guastalla. Nel 1896, il Palazzo Ducale venne acquistato dall´industriale Flavio Mossina che apportò all´immobile quelle modifiche che lo caratterizzano ancor oggi, frazionando gli spazi, e facendo decorare le antiche sale secondo lo stile Liberty allora in voga. Nel sovrapporsi di stili, gli ambienti ducali non persero la loro suggestione, tanto che Bernardo Bertolucci volle girare in questi ambienti indimenticabili scene di "Novecento - Atto I". Fra il 1997 ed il 1998, il Comune di Guastalla decise di acquisire la proprietà dell´immobile, facendone la sede del Museo della Città e, come intende testimoniare questa mostra, ora anche sede di importanti eventi espositivi. Da Parmigianino a Piazzetta. Teste, animali e pensieri bizzarri nei disegni della Galleria Estense. Guastalla , Palazzo Ducale, 24 settembre - 4 dicembre. Mostra promossa dal Comune di Guastalla e dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantroplogici di Modena e Reggio Emilia. A cura di Giovanna Paolozzi Strozzi. Segreteria scientifica e cura del catalogo: Alessandra Bigi Iotti e Giulio Zavatta. Catalogo edito dal Comune di Guastalla con interventi di: Giovanna Paolozzi Strozzi, Nicoletta Giordani, Alessandra Bigi Iotti, Giulio Zavatta. Orario Mercoledì 9.30 - 12-30 e 15.30 - 19.00 Sabato e Domenica 9.30 - 19.00 continuato Lunedì - Giorno di chiusura Martedì - Giovedì - Venerdì - Apertura a chiamata Ingresso intero 7.00 euro. Ingresso ridotto 4.00 euro Informazioni: Uit 0522/219812 - Ufficio Cultura - 0522/839757/60 - eventieculture@comune.Guastalla.re.it    
   
   
HAARLEM (FRANS HALS MUSEUM, GROOT HEILIGLAND 62): IL SECOLO D’ORO IN FESTA - DALL’11/11/2011 AL 6/5/2012  
 
La festa è il tema della nuova mostra presso il Frans Hals Museum. L’inverno sarà festoso al Frans Hals Museum! L’esposizione Il Secolo d’oro in festa illustra la grande popolarità delle feste quale soggetto nell’arte del Xvii secolo. Pittori come Jan Steen e Frans Hals hanno raffigurato personaggi e gruppi di persone immersi in festeggiamenti di ogni tipo, dalle fiere contadine e dal carnevale alle lussuose feste campestri, ai banchetti degli ufficiali della guardia civica. In occasione della mostra, il Frans Hals Museum espone una cinquantina di opere, tra queste alcuni capolavori provenienti dalla propria collezione oltre a prestiti dal Metropolitan Museum (New York), dalla Gemäldegalerie (Berlino) e da altri musei. Il Secolo d’oro in festa è aperta al pubblico dall’11 novembre 2011 al 6 maggio 2012. La mostra Il Secolo d’oro in festa propone per la prima volta una panoramica dei dipinti dell’epoca che hanno questo soggetto . Oltre alle tante splendide opere di importanti artisti del Xvii secolo, i visitatori potranno ammirare una vasta carrellata di scene narrative che danno un’idea, spesso in modo ammiccante, del sistema di norme e valori condivisi in quell’epoca. I quadri raffigurano le feste più svariate: eleganti party all’aperto, fiere, banchetti e matrimoni contadini, oltre alle festività di San Nicola e religiose come l’Epifania e la Pentecoste. Le feste erano un soggetto che i pittori del Secolo d’oro prediligevano. I dipinti di questo genere probabilmente si vendevano bene, ma offrivano anche agli artisti l’opportunità di spingersi al di là dei confini della propria arte. La popolarità crescente di cui il soggetto godette nel Xvii secolo si deve soprattutto a Jan Steen, il pittore che più e meglio di ogni altro ritrasse le feste. Non solo ne dipinse una grande varietà, più di qualsiasi altro pittore, ma eccelse anche per la straordinaria vivacità delle espressioni dei visi raffigurati e l’umorismo delle composizioni. Di lui sono esposte sette opere. Non tutte le occasioni festive del Xvii secolo sono raffigurate nei dipinti; infatti non conosciamo rappresentazioni di feste di compleanno o natalizie. Altre festività, come San Nicola, sono molto rare. Degno di nota è il fatto che molte sono le opere con i matrimoni dei contadini come soggetto, mentre non ci sono quasi immagini di feste nuziali delle classi più agiate. Sembra quasi che i pittori prediligessero i festeggiamenti dove ci si lasciava andare a comportamenti licenziosi. Nella mostra, la pittura di Haarlem occupa un posto di spicco. Il genere pittorico della “compagnia galante”, introdotto ad Amsterdam da David Vinckboons, conobbe un forte sviluppo ad Haarlem, a opera di artisti quali Esaias van de Velde, Dirck Hals e Willem Buytewech. Frans Hals, il pittore più famoso di Haarlem, nei suoi innovativi ritratti di gruppo della guardia civica ha messo in scena con caratterizzazioni felici, gesti ed espressioni di una vivacità fino ad allora sconosciuta gli ufficiali che banchettavano. Jan Steen dipinse molte delle sue opere migliori ad Haarlem. Se per gli spettatori del Xvii secolo le cattive maniere e le situazioni comiche dovevano risultare immediatamente evidenti, oggi abbiamo spesso bisogno di conoscere i retroscena per poter comprendere i dipinti. Perciò la mostra è accompagnata da un’audioguida e da un ampio catalogo con un saggio introduttivo di Anna Tummers (conservatrice del Frans Hals Museum e curatrice della mostra). Thijs Weststeijn (ricercatore presso l’Università di Amsterdam, specializzato nella teoria e nella filosofia dell’arte del Xvii secolo) descrive quali idee regnassero in quel tempo sulla raffigurazione pittorica delle feste e sulla funzione dell´alcool, dei comportamenti libertini e dell´umorismo in questo contesto. Herman Roodenburg (titolare della cattedra , finanziata da terzi, di Antropologia ed etnologia storica dell’Europa presso Vu Università di Amsterdam) e Mickaël Bouffard-veilleux (ballerino e storico della danza) discutono in un saggio comune come i pittori del Xvii secolo facessero assumere alle figure che ritraevano determinati atteggiamenti e le facessero danzare, e in che misura questi atteggiamenti coincidessero con l’idea di “decoro” nelle diverse classi sociali. Marieke de Winkel (specializzata nello studio dei costumi) illustra nel suo articolo l’abbigliamento nel Xvii secolo e spiega quello che si può dedurre dagli abiti raffigurati. (c. 16o pagine, a pieno colore, edizione in olandese e in inglese, Nai Publishers, prezzo al pubblico c. €27,50). In concomitanza con la mostra si organizzano varie attività e vari eventi, ad esempio conferenze, giornate dedicate alle famiglie, offerte comprensive di escursione in battello e workshop. Il prezzo d’ingresso comprende un’audioguida in due lingue (olandese, inglese). Il sostegno finanziario di Vsb Fonds, Sns Reaal Fonds, Dr. Marijnus Johannes van Toorn & Louise Scholten Stichting, Stichting Zabawas , J.c. Ruigrok Stichting, Prins Bernhard Cultuurfonds e Banca Abn Amro ha reso possibile la realizzazione dell’esposizione. Il Museo riceve appoggi finanziari da Bankgiro Loterij. Info: Il Secolo d’oro in festa - Frans Hals Museum, Groot Heiligland 62, Haarlem - dall’11/11/2011 al 6/5/2012 – Tel: 0031-23- 511 57 75 - www.Franshalsmuseum.nl