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Notiziario Marketpress di Giovedì 08 Novembre 2012
TRATTAMENTI MIGLIORI PER IL CANCRO AL SENO  
 
Bruxelles, 8 novembre 2012 - I medici potrebbero presto avere a disposizione un nuovo test che li aiuterà a curare i malati di cancro al seno. Scienziati europei sono riusciti a identificare un flag molecolare nelle donne con cancro al seno che non rispondono o sono diventate resistenti al farmaco ormonale tamoxifene. Il tamoxifene è usato insieme alla chemioterapia e alla radioterapia tradizionali, ed è progettato per prevenire che il cancro al seno si ripresenti. In particolare, il farmaco blocca l´ormone femminile estrogeno che, in certi tumori al seno, è necessario affinché il tumore cresca. È stato dimostrato che il suo utilizzo migliora fino a un terzo i tassi di sopravvivenza al cancro. "Il tamoxifene si è dimostrato altamente efficace nei pazienti con tumore al seno se usato insieme a terapie oncologiche tradizionali. In un terzo dei casi, però, il risultato non è stato quello auspicato," ha detto il professor Göran Landberg che ha condotto lo studio. "Se siamo in grado di prevedere quali pazienti risponderanno al tamoxifene e quali invece no, allora questo è chiaramente vantaggioso, in quanto significa che viene somministrato immediatamente il trattamento corretto, permettendo così di ottenere migliori risultati terapeutici." In un articolo Cordis del 2008, il professor Sir David Lane ha parlato molto bene del farmaco. "Il tamoxifene è stato una storia di grande successo contribuendo a prevenire il ripresentarsi del cancro al seno in molte donne", ha detto. "È importantissimo capire la ragione per la quale a volte smette di funzionare, perché questo ci permette di identificare nuovi obiettivi nello sviluppo di farmaci e le persone che avranno bisogno di tali trattamenti." Circa un terzo dei pazienti con il tipo adatto di cancro al seno - noto come cancro al seno positivo per il recettore degli estrogeni - non rispondono a tamoxifene o, peggio, sviluppano una resistenza al farmaco. Il cancro al seno positivo per il recettore degli estrogeni è la forma più comune della malattia e riguarda il 70 % dei casi. Per questo motivo è così importante identificare un flag molecolare che aiuterà i medici a prevedere quali pazienti risponderanno meglio alla terapia ormonale complementare (adiuvante) con tamoxifene. "L´identificazione dei flag molecolari per classificare sottogruppi di cancro al seno e quindi determinare il miglior trattamento per ogni paziente, è di crescente importanza nella terapia del cancro," ha osservato il professor Landberg. La ricerca ha studiato il tessuto connettivo circostante il tumore, che notoriamente invia segnali che aiutano il cancro a crescere. Quello che hanno scoperto è che i fibroblasti - le cellule che compongono il tessuto connettivo nel nostro corpo - si differenziano per le loro caratteristiche da paziente a paziente, e possono fornire indizi sulla risposta al trattamento con tamoxifene. I loro risultati sono stati pubblicati sulla rivista Plos One. L´autore principale di questo articolo, la dottoressa Susann Busch, ha parlato della scoperta e del collegamento con la proteina pErk: "Abbiamo analizzato campioni di tessuto di 564 donne con carcinoma mammario invasivo, ad alcune delle quali era stato somministrato il tamoxifene e ad altre no; questo ci ha permesso di fare un confronto tra le risposte al trattamento. Abbiamo scoperto che le donne che avevano bassi livelli di proteina pErk nei loro fibroblasti associati al tumore, non rispondevano al tamoxifene. Testare pazienti per il flag della pErk potrebbe aiutare i medici a determinare se il tamoxifene è un trattamento appropriato per i loro pazienti o se dovrebbero esplorare terapie alternative, risparmiando quindi tempo e denaro." Il loro articolo conclude: "Riassumendo, il nostro studio sostiene l´idea che, oltre ai marcatori tumorali convenzionali, anche i biomarcatori stromali contengono informazioni predittive sul trattamento le quali potrebbero essere di grande valore per identificare sottogruppi di pazienti che potrebbero beneficiare di un trattamento endocrino." I ricercatori intendono continuare a studiare i flag molecolari che sono caratteristici dei fibroblasti associati al cancro. Capire come i fibroblasti aiutano il tumore a crescere permetterà lo sviluppo di nuove strategie per bloccare i loro segnali nocivi e superare la resistenza ai farmaci. Per maggiori informazioni, visitare: Plos One: http://www.Plosone.org  Università di Manchester: http://www.Manchester.ac.uk/    
   
   
L´ASPIRINA POTREBBE RIDURRE UN TIPO DI CANCRO ALLE OVAIE  
 
Bruxelles, 8 novembre 2012 - Un nuovo studio condotto da ricercatori europei in Danimarca suggerisce che l´uso regolare di farmaci analgesici come l´aspirina, può portare a una riduzione del rischio di cancro alle ovaie grave nelle donne. È una notizia importante perché nonostante i significativi progressi nel campo delle cure del cancro ginecologico durante gli ultimi decenni, la prognosi rimane scarsa e molti hanno sottolineato l´urgente necessità di strategie preventive. Il cancro alle ovaie è un carcinoma aggressivo che interessa la superficie dell´ovaia, è la malignità ginecologica più letale e la quinta causa di morte per cancro nelle donne dei paesi sviluppati. Si stima che i tassi standardizzati per età dell´incidenza del cancro alle ovaie in Europa vadano da 12 donne su 100.000 nell´Europa meridionale a 17 donne su 100.000 nell´Europa settentrionale nel 2008. I paesi con la più alta incidenza sono Lettonia e Lituania (circa 19 su 100.000) mentre quelli con il tasso di incidenza più basso sono Cipro e Portogallo (circa 7 su 100.000). Secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), a 20.000 donne negli Stati Uniti viene diagnosticato un cancro alle ovaie ogni anno, il 90% dei casi sono donne oltre i 40 anni di età e il numero maggiore è nelle donne dai 60 anni in su. "Il cancro alle ovaie ha un tasso di mortalità alto. Capire quali fattori siano coinvolti nello sviluppo di questa malattia e studiare gli interventi preventivi per le donne sono misure importantissime," ha detto l´autore principale, la dott.Ssa Susanne Kjær, del Centro di ricerca della Società danese per il cancro. "Il nostro studio ha esaminato il ruolo degli analgesici nello sviluppo del cancro alle ovaie." Lo studio è stato pubblicato su Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica, una rivista della Federazione nordica delle Società di ostetrica e ginecologia, e ha osservato che i farmaci antinfiammatori non aspirinici e non steroidei (Fans non aspirinici), il paracetamolo (acetaminofene) o altri analgesici non fanno diminuire il rischio di cancro alle ovaie. Ai fini dello studio, i ricercatori hanno usato dati dello studio sul cancro alle ovaie maligno (Malova), uno studio basato sulla popolazione e caso-controllo che ha studiato questo tipo di cancro nelle donne danesi tra il 1995 e il 1999. Studi precedenti riportano che la Danimarca ha tassi di incidenza e mortalità di 11 e 7 su 100.000 donne rispettivamente. Il team ha analizzato dati provenienti da 756 donne con cancro ovarico epiteliale, classificati per tipo di tumore ghiandolare (adenocarcinomi), 447 erano gravi, 138 erano mucinosi e 171 erano di altro tipo. È stato estratto dalla popolazione un campione casuale di 1.564 donne di età compresa tra i 35 e i 79 anni come gruppo di controllo. Con questo campione il team ha fatto colloqui personali per determinare l´uso di farmaci analgesici. I risultati di questi colloqui indicano che le donne che prendono aspirina regolarmente hanno un rischio minore di sviluppare un tipo di cancro ovarico grave (odds ratio, Or=.60). I ricercatori però non hanno riscontrato una diminuzione del rischio di cancro alle ovaie nelle donne che assumono regolarmente Fans non aspirinici, acetaminofene o altri tipi di analgesici. La dott. Kjær conclude: "I nostri risultati suggeriscono un potenziale effetto protettivo dell´uso di analgesici sul rischio di cancro alle ovaie, ma questo beneficio dovrebbe essere equilibrato con gli effetti nocivi dell´uso di farmaci, come il rischio di emorragie e ulcere peptiche." Gli autori avvertono che sono necessari ulteriori studi, che valutino con accuratezza il dosaggio, la frequenza e la durata dell´assunzione degli analgesici, per capire l´impatto dell´uso di questi farmaci sul cancro alle ovaie. Il dott. Magnus Westgren dell´Ospedale universitario Karolinska di Stoccolma, Svezia, si associa agli autori dello studio nel suo editoriale e osserva che le strategie per prevenire il cancro alle ovaie sono imperative. Il dott. Westgren parla di procedure preventive come la salpingectomia bilaterale (Bse) - la rimozione delle tube di Falloppio - nelle donne a rischio di cancro alle ovaie. "Se informiamo le donne sulla possibilità di fare una Bse in caso di taglio cesareo ripetuto per la prevenzione del cancro alle ovaie, probabilmente molte donne opteranno per questa procedura," scrive il dott. Westgren. Suggerisce che i ginecologi dovrebbero discutere il cambiamento delle politiche e fissare esperimenti randomizzati per capire meglio come la Bse possa ridurre il rischio di cancro alle ovaie. Per maggiori informazioni, visitare: Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica http://onlinelibrary.Wiley.com/journal/10.1111/%28issn%291600-0412  Centro di ricerca della Società danese per il cancro http://www.Cancer.dk/research/    
   
   
PERCORSO NASCITA, AL VIA UN’INDAGINE TRA LE MAMME CONDOTTA DAL MES  
 
 Firenze, 8 novembre 2012 – “Cara mamma, com’è stata la tua esperienza di parto? Sei soddisfatta dell’assistenza che hai avuto in gravidanza e durante e dopo il parto? Compila il questionario, le tue idee e i tuoi suggerimenti ci aiuteranno a migliorare la qualità del percorso nascita, per accogliere in sicurezza tutti i bambini che nascono in Toscana”. Questo, più o meno, il contenuto della lettera che viene distribuita alle neomamme in tutti i punti nascita toscani. La lettera è il primo step di un’indagine sul percorso nascita che il Mes, il Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’anna di Pisa, condurrà in tutta la regione. L’indagine, dal titolo “Il percorso nascita in Toscana: l’esperienza delle madri” durerà fino a marzo 2013. Le opinioni, i suggerimenti, le critiche raccolte costituiranno la base dalla quale partire per migliorare il percorso nascita in tutte le strutture toscane, per renderlo sempre più a misura di mamma e di bambino. Diecimila donne che partoriranno tra ottobre 2012 e marzo 2013 nei 25 punti nascita della Toscana riceveranno a casa, a distanza di circa un mese e mezzo dal parto, un questionario cartaceo a cui rispondere sulla base dell’esperienza vissuta nell’accesso ai servizi nel corso della gravidanza, del parto e del puerperio. “Conoscere le tue opinioni e il tuo giudizio sul funzionamento di tutti i servizi di cui hai usufruito durante la gravidanza e in ospedale è un’informazione importante per noi – si dice nella lettera – Le tue critiche e i tuoi suggerimenti ci possono aiutare a migliorare le prestazioni”. L’indagine sarà annunciata anche da apposite locandine affisse in tutti i punti nascita e nei servizi distrettuali. In alternativa al questionario cartaceo, le mamme potranno rispondere alle domande online, a un indirizzo che verrà loro comunicato; o ancora, potranno scegliere l’intervista telefonica, contattando il gruppo di ricerca del Mes a un numero che sarà loro indicato. Il questionario sarà tradotto anche in arabo, cinese, rumeno, francese e inglese, per consentire la partecipazione anche di donne straniere. Vai alle pagine dedicate a parto e nascita sul sito della Regione: Nascere in Toscana http://www.Regione.toscana.it/regione/export/rt/sito-rt/contenuti/sezioni/salute/salute_donne/rubriche/
piani_progetti/visualizza_asset.html_224672410.html
 
 
   
   
1 ANNO DI SALUTEUROPA “NOTIZIE CHE NON FANNO NOTIZIA, MA FANNO SALUTE”  
 
Milano, 8 novembre 2012 - Nel web da un anno c´è un luogo dove ogni giorno confluiscono decine di notizie direttamente dai Centri di Ricerca medico scientifici mondiali: 9.721 finora. Sono notizie autocertificate perché passano attraverso l´Ema - European Medical Association a Bruxelles, e ognuna di queste ha un ‘commentino’ dicendo questa è bella, questa è importante, sono suddivise sotto i vari organi, apparati o i tipi di funzione dell´organismo: contrassegnate in corrispondenza da punti luminosi come d´una costellazione sulla sagoma del Discobolo. Ed è anche arrivata, in corso d´opera, la pagina dedicata specificamente alla Salute femminile, e dei suoi cuccioli più mamma-dipendenti. La gente può cliccare sulla stellina di questo o quest´altro organo e vedere che cosa c’è di nuovo, di recentissimo, appena appena sfornato dai Centri di Ricerca. Assieme a noi c’è un folto gruppo di professori, di studiosi, che in questo caso chiamiamo ´apicali´, per ciascuna delle materie che trattiamo via via, cui noi stessi di Saluteuropa, ma anche il pubblico tramite noi, può porre delle domande di approfondimento, e quindi di sempre maggior chiarezza verso ciò che viene proposto. In definitiva, Saluteuropa è un radiotelescopio - quei padelloni immensi - che ricevono le emissioni elettromagnetiche da tutto il cosmo, da tutto l’Universo: da questo caos dove le emissioni sono infinite, Saluteuropa riesce a discernere quelle giuste, quelle che arrivano da questa o quella zona stellare, da questa o quella galassia e a riproporvele così come sono state emesse e come le abbiamo ben configurate e fotografate.  
   
   
DIABETE: ECCO L’IDENTIKIT DEL PAZIENTE ITALIANO “È SEDENTARIO, SOVRAPPESO E CON LICENZA MEDIA”  
 
 Roma, 8 novembre 2012 – In Italia vivono 2 milioni e 970mila diabetici, il 4,9% della popolazione. La malattia preferisce i sedentari: 8 persone su 100 che non praticano nessuna attività fisica sono infatti colpite dalla patologia, contro solo l’1% degli sportivi. Anche la bilancia ha il suo ‘peso’. I grandi obesi presentano un rischio di sviluppare il diabete superiore di 60 volte rispetto a chi si mantiene in forma. Inoltre, il titolo di studio svolge un ruolo protettivo: tra i laureati la diffusione della malattia è di 5 volte inferiore, in confronto a chi ha solo la licenza media. E sono i cittadini del Sud ad essere i più colpiti: il 7,8% dei lucani e il 7,6% dei calabresi sono diabetici, contro il 2,6% degli abitanti di Bolzano, il 3,4% dei valdostani e dei veneti, il 3,6% dei lombardi. È questo l’identikit del paziente italiano, tracciato dall’Italian Barometer Report 2012, documento prodotto dall’Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) di Villa Mondragone dell’Università di Tor Vergata e presentato ieri al Senato in un Convegno. “La lotta al diabete assorbe il 9% della spesa sanitaria italiana annuale – spiega il prof. Renato Lauro, Presidente dell’Osservatorio e Rettore dell’ateneo romano –, pesando sulle casse statali per 9,22 miliardi di euro, 2.660€ per ogni paziente. Il che significa 1,05 milioni di euro all’ora. Anche se si tratta di uno dei dati più bassi d’Europa, come confermato recentemente dalla London School of Economics, rimane comunque una cifra importante. Soprattutto se consideriamo che entro il 2030 i malati aumenteranno del 23%”. L’arma migliore per combattere la patologia, che uccide ogni anno 27.000 italiani tra i 20 e i 79 anni, rimane la prevenzione. Seguire cioè stili di vita adeguati. “Una dieta bilanciata, l’esercizio fisico e il controllo del peso riducono del 50% il rischio di essere colpiti dal disturbo – commenta il sen. Antonio Tomassini, Presidente della Xii Commissione Igiene e Sanità del Senato –. In questo modo si possono ottenere grandi risultati anche dal punto di vista economico, grazie ad iniziative la cui attuazione è fattibile perché poco costosa. Soprattutto se si considerano le spese derivanti dai ricoveri per complicanze. L’80% delle persone affette da diabete muore infatti a causa di problematiche cardiovascolari, da due a quattro volte più frequenti in chi soffre di questo disturbo metabolico. Inoltre, sono soprattutto le conseguenze più gravi come infarto, ictus, scompenso cardiaco e morte improvvisa ad interessare con maggior frequenza i diabetici, che si vedono ‘derubati’ in media di 5 – 10 anni di vita”. Diventa quindi fondamentale anche il buon controllo della patologia, da attuare subito dopo la diagnosi. “Un trattamento precoce e intensivo dei principali fattori di rischio – aggiunge il prof. Agostino Consoli, coordinatore del Report 2012 e Ordinario di Endocrinologia presso l’Università di Chieti –, come glicemia, ipertensione e colesterolo alto, riduce del 50% il rischio di gravi complicanze e di morte a distanza di 13 anni. Malgrado la gestione della malattia sia complicata, il modello di cura italiano è comunque particolarmente efficiente. L’assistenza diabetologica negli altri Paesi europei è infatti a carico soprattutto dei medici di famiglia. Da noi accade il contrario: è presente una rete diffusa di strutture specialistiche, in grado di fornire assistenza a oltre il 50% dei malati”. “Il Barometer Report La pandemia del diabete e il suo impatto in Italia vuole essere un punto di riferimento sulla patologia – spiega il dr. Antonio Nicolucci, Coordinatore del Data Analysis Board dell’Osservatorio –. Illustra il valore della prevenzione e descrive la sorprendente portata economica, sociale, clinica e politica che ha il diabete in Europa e in Italia”. L’italian Barometer Diabetes Observatory è un progetto nato per affrontare la sfida che questo disturbo metabolico pone all’Italia e a tutto il mondo. L’iniziativa nasce dall’impegno congiunto dell’Associazione Parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione, presieduta dal sen. Antonio Tomassini, dall’Università di “Tor Vergata” e da Diabete Italia, consorzio che riunisce tutte le Società scientifiche, le associazioni di pazienti e gli operatori della patologia, diretto dal prof. Umberto Valentini. Il progetto ha il supporto non condizionato di Novo Nordisk. “Il 22 marzo 2011 abbiamo siglato un accordo di programma – conclude il prof. Lauro –, della durata di cinque anni, per l’attuazione del Progetto Nazionale nella lotta al diabete in Italia. L’accordo prevede la realizzazione di un tavolo di lavoro operativo, l’Italian Barometer Diabetes Observatory che, avvalendosi della consulenza dei maggiori esperti in campo sanitario definisce azioni, indicatori e strumenti di verifica. Tutto in linea con quanto previsto dal Changing Diabetes Barometer: il progetto internazionale dedicato alla lotta alla malattia. Uno degli obiettivi è proprio la redazione annuale di report sul diabete nel nostro Paese. Gettiamo uno sguardo d’insieme sulla situazione italiana, evidenziando soprattutto le grandi differenze che ancora esistono a livello regionale, sia nell’incidenza della patologia che nelle modalità di trattamento”.  
   
   
L´ASSEGNO DI CURA ´PER PRENDERSI CURA´  
 
Trento, 8 novembre 2012 - L´assegno di cura, ´per prendersi cura´, è il messaggio della campagna promossa dall´Assessorato alla salute e politiche sociali per diffondere la conoscenza di questo nuovo strumento, previsto dalla legge provinciale 15 del 2012 in materia di tutela delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie, approvata lo scorso luglio dal Consiglio provinciale. Hanno diritto all´assegno di cura le persone che già percepiscono l´indennità di accompagnamento residenti in provincia di Trento da almeno tre anni. Le domande per ottenere l´assegno di cura sono aperte dal 5 novembre presso l´Agenzia per l´assistenza e la previdenza integrativa, i patronati di zona oppure agli Sportelli di assistenza e informazione al pubblico della Provincia autonoma di Trento. Con la presentazione della domanda viene valutato l´indicatore della condizione economica (Icef) e in caso di valore Icef inferiore a 0,28 si avrà diritto al pagamento del nuovo assegno di cura. Quindi l´Azienda provinciale per i Servizi sanitari comunicherà il momento per la visita di accertamento, attraverso la quale stabilire il livello di gravità e definire il piano di assistenza. Per ogni informazione si può telefonare a Prontosanità: 848806806. Ieri in Provincia si è tenuta una conferenza stampa "allargata", che ha visto, a fianco dell´assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi, della dirigente del Dipartimento lavoro e welfare Livia Ferrario e del direttore generale dell´Apss Luciano Flor, anche il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti e i consiglieri Franca Penasa e Mario Magnani, primi firmatari dei disegni di legge che, con il lavoro di sintesi dell´Assessorato alla salute e politiche sociali, sono stati unificati in un unico provvedimento poi diventato la legge provinciale 15/2012. Tre sono i punti di forza di questo strumento: "Vogliamo innanzi tutto garantire - ha commentato l´assessore provinciale Rossi - un aiuto alle famiglie che già oggi hanno in casa una persona non autosufficiente, ovvero cercare di favorire il più possibile la domiciliarità a fronte di un invecchiamento della popolazione che non può non destare qualche preoccupazione. L´assegno di cura vuole anche essere un´occasione per innescare un processo di miglioramento del nostro sistema di welfare, valorizzando l´apporto dei soggetti del privato-sociale nel settore dei servizi rivolti a persone non autosufficienti e alle loro famiglie: per questa misura, che si aggiunge ai 77 milioni dell´indennità di accompagnamento, sono stati messi a bilancio circa 12 milioni di euro, sono risorse importanti che speriamo si trasformino in occasioni di crescita del lavoro e dell´occupazione. Infine, il terzo elemento, è che questo provvedimento è una buona prova dell´autonomia e della politica: si tratta di una legge approvata a larga maggioranza dal Consiglio provinciale la scorsa estate e già attiva, grazie a un grande lavoro svolto dai collaboratori dell´Azienda sanitaria". Quindi il presidente del Consiglio Bruno Dorigatti ha ricordato l´iter di questo dispositivo, sottolineando che si è trattato di un ottimo risultato, che consente di puntare sulla domiciliarità e di dare risposte al tema, forte, dell´invecchiamento della popolazione. Entrambi i consiglieri Magnani e Penasa hanno evidenziato la sintonia che si è riusciti a trovare, fra maggioranza e minoranza, su questo testo di legge, mettendo in luce le note positive dell´assegno di cura che favorisce la domiciliarità ma è anche un buono per un´erogazione di servizi. Alla dirigente Ferrario e al direttore di Apss Flor infine il compito di illustrare l´assegno di cura, di cui dovrebbero beneficiare circa 3.700 persone. L’assegno di cura (Ac) è un intervento assistenziale integrativo dell’indennità di accompagnamento, diretto alle persone con una accertata condizione di non autosufficienza. L’assegno di cura prevede la corresponsione di somme in denaro proporzionali sia alla gravità dei casi che alla condizione economico – patrimoniale (Icef) dei singoli richiedenti e delle loro famiglie. Sono individuati 4 livelli di gravità; per ogni livello di gravità è definito un importo minimo ed un importo massimo in relazione al valore Icef. Requisiti per ottenere l´assegno di cura - L’assegno può essere concesso a chi ha i seguenti requisiti: 1. Riconoscimento dello stato di invalidità civile e del diritto a beneficiare dell´indennità di accompagnamento o in possesso di analoga prestazione per l’assistenza personale continua. Chi non beneficia dell’indennità di accompagnamento può presentare domanda contemporaneamente per il riconoscimento dello stato di invalidità civile con diritto a percepire l’indennità di accompagnamento e per l’assegno di cura sempre presso i Patronati, gli Sportelli di assistenza e informazione al pubblico della Provincia autonoma di Trento; 2. Residenza continuativa in provincia di Trento da almeno 3 anni; nel caso di minore il requisito della residenza deve essere posseduto dal minore stesso oppure da uno dei due genitori; 3. Condizione del nucleo familiare determinata attraverso Icef con valore non superiore a 0,28. Percorso per ottenere l´assegno di cura - Il percorso per ottenere l’assegno di cura prevede essenzialmente 3 fasi: 1. La domanda per ottenere l’assegno di cura va presentata ai Patronati, oppure agli Sportelli di assistenza e informazione al pubblico della Provincia autonoma di Trento dalla persona non autosufficiente o da un suo rappresentante. Questi Uffici provvedono a calcolare l’indicatore Icef e a trasmettere direttamente la domanda e il valore Icef al distretto sanitario di residenza dell’interessato; la domanda può essere presentata anche all’Agenzia per la assistenza e previdenza integrativa se si è già in possesso della dichiarazione Icef; 2. Qualora siano rispettati i requisiti previsti, il distretto sanitario invita alla visita per la valutazione del grado di non autosufficienza per l’individuazione dell’importo e, in accordo con la persona e la famiglia, redige il Piano Assistenziale Individualizzato (Pai); 3. Il distretto sanitario comunica alla Agenzia per la previdenza integrativa (Apapi) il livello di non autosufficienza e questa provvede direttamente alla liquidazione. Come utilizzare l´assegno di cura - L’assegno di cura può essere finalizzato a: 1. Contribuire al costo derivante dalla collaborazione di assistenti familiari (“badanti”) assunte con regolare contratto di lavoro (nelle varie forme previste dalla attuale legislazione); 2. Acquistare servizi assistenziali presso soggetti accreditati: ad esempio per assicurare alla persona non autosufficiente servizi di assistenza domiciliare; 3. Compensare l’assistenza prestata alla persona non autosufficiente direttamente da parte di un familiare: coniuge, convivente, parenti fino al 3° grado, affini di 1° grado; 4. Pagare la compartecipazione al costo dei servizi assistenziali pubblici a sostegno della permanenza a casa. Il distretto di riferimento della persona concorda con la famiglia la finalizzazione dell’assegno; detto utilizzo viene registrato nel Piano Assistenziale Individualizzato (Pai) e costituisce un vincolo per la famiglia. Valore dell´assegno e tempi per l´erogazione - Il valore dell’assegno di cura si articola in 4 fasce, la misura dell’assegno è graduata tra l’importo massimo e l’importo minimo, in relazione alla condizione economica accertata attraverso l’Icef. Alle persone che alla data del 1° settembre 2012 risultano titolari dell’indennità di accompagnamento o di analoga prestazione concessa per l’assistenza personale continua l’assegno è concesso con decorrenza 1° settembre 2012, purché presentino la domanda entro il 31 gennaio 2013. Per tutti gli altri beneficiari, la liquidazione dell’assegno è corrisposto a decorrere dal primo giorno del mese successivo a quello della presentazione della domanda, a prescindere dal momento in cui è avvenuta la visita per l’accertamento della non autosufficienza. Gravità livello 1 massimo: 80 euro (nuovo assegno di cura) + 557,04 euro (indennità di accompagnamento) = € 637,04; Gravità livello 2 massimo: 250 euro (nuovo assegno di cura) + 557,04 euro (indennità di accompagnamento) = € 807,04; minimo: 125 euro (nuovo assegno di cura) + 557,04 euro (indennità di accompagnamento) = € 682,04; Gravità livello 3 massimo: 500 euro (nuovo assegno di cura) + 557,04 euro (indennità di accompagnamento) = €1057,04; minimo: 250 euro (nuovo assegno di cura) + 557,04 euro (indennità di accompagnamento) = € 807,04; Gravità livello 4 massimo: 800 euro (nuovo assegno di cura) + 557,04 euro (indennità di accompagnamento) = €1357,04; minimo: 400 euro (nuovo assegno di cura) + 557,04 euro (indennità di accompagnamento) = € 957,04. I controlli Dopo l’avvio della liquidazione, dell’assegno da parte di Apapi, l’Azienda sanitaria, in accordo con i servizi sociali, provvederà a verificare l’adeguatezza e l´appropriatezza degli interventi assistenziali concordati con la persona e la famiglia, sia per adeguare il piano di assistenza all’evolversi dei bisogni, sia per verificare che l’assegno sia stato utilizzato secondo quanto concordato nel piano stesso. L’assegno di cura viene revocato qualora venga meno uno dei requisiti indicati per accedere al beneficio. Viene inoltre sospeso se l’assistito non acconsente alla verifica periodica di adeguatezza e appropriatezza degli interventi. Dove presentare le domande • Apapi - Agenzia per l´assistenza e la previdenza integrativa, in piazza Silvio Pellico n. 8 a Trento, tel. 0461 493222, fax 0461 493233, e-mail: agenzia.Prev@provincia.tn.it  • Sportelli di assistenza e informazione al pubblico della Provincia autonoma di Trento • Patronati di zona Per ulteriori informazioni Prontosanità 848806806  
   
   
ANCHE NEL 2013 NIENTE TICKET PER I CASSINTEGRATI DELLA LOMBARDIA  
 
Milano, 8 novembre 2012 - L´esenzione dal pagamento del ticket sanitario per esami, visite e farmaci, per disoccupati e cassintegrati (per questi ultimi in vigore dal 1 gennaio 2010), viene confermata anche per il 2013. Cambiano, a partire dal 1 gennaio dell´anno prossimo, i requisiti per ottenere questa esenzione. E´ quanto prevede una delibera approvata dalla Giunta regionale, su proposta dell´assessore alla Sanità Mario Melazzini, che modifica e aggiorna il provvedimento varato lo scorso 25 ottobre. "Abbiamo deciso di confermare questa misura di esenzione dal ticket - spiega Melazzini - per venire incontro e dare un aiuto concreto alle persone e alle famiglie che stanno attraversando un periodo non facile a causa della crisi economica. Allo stesso tempo abbiamo introdotto alcuni nuovi parametri a tutela delle persone veramente bisognose e per evitare un uso improprio di questa agevolazione". I nuovi parametri introdotti per il diritto all´esenzione sono del tutto analoghi a quelli già adottati ad esempio dalla Regione Emilia Romagna. I Nuovi Requisiti - Dal 1 gennaio 2013 dunque, saranno esenti dal pagamento del ticket: i disoccupati iscritti agli elenchi dei centri per l´impiego (compresi i familiari a carico) con un reddito familiare pari o inferiore a 27.000 euro all´anno; le persone in cassa integrazione straordinaria o in deroga o in mobilità (compresi i familiari a carico) che percepiscano una retribuzione, comprensiva dell´integrazione salariale o indennità, corrispondente ai massimali mensili previsti dalla circolare Inps n. 20 dell´8 febbraio 2012, per il periodo di durata di questa condizione; le persone con contratto di solidarietà (compresi i familiari a carico) che percepiscano una retribuzione, comprensiva dell´integrazione salariale, corrispondente ai massimali mensili previsti dalla circolare Inps n. 20 dell´8 febbraio 2012 per la cassa integrazione, per il periodo di durata di questa condizione. Le condizioni necessarie per l´esenzione dovranno essere autocertificate dagli interessati presso l´Asl di competenza, che rilascerà l´attestazione.  
   
   
LA MADONNA DEL MANTEGNA TORNA A BERGAMO DOPO IL RESTAURO DELICATO E INNOVATIVO INTERVENTO REALIZZATO DALL’OPIFICIO DELLE PIETRE DURE DI FIRENZE  
 
Firenze, 8 novembre 2012 - Dopo quattro anni di assenza, la Madonna col Bambino di Andrea Mantegna dell’Accademia Carrara di Bergamo ritorna ad essere esposta al pubblico, a conclusione di un delicato e innovativo intervento di restauro progettato e realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Nel 2008 l’Accademia Carrara ha affidato all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze una delle opere più preziose delle sue collezioni: la Madonna con il Bambino di Andrea Mantegna (tempera su tela, 43x31 cm.), tra i maestri del Rinascimento italiano. E’ oggi giunto a conclusione il delicato e innovativo intervento di restauro del dipinto che sarà presentato in anteprima alla Galleria dell’Accademia di Firenze, per poi fare ritorno, attesissimo, a Bergamo. Il dipinto, entrato nelle collezioni della Carrara nel 1851 per dono del raffinato collezionista Carlo Marenzi, è noto non solo per il senso di mistero che induce ma anche per la particolare tecnica artistica con cui è realizzato – tempera su tela - utilizzata da Mantegna per conferire alla superficie pittorica un effetto chiaro e poroso, vicino agli esiti della pittura murale. Ci troviamo quindi di fronte a un caso eccezionale di “tempera magra” non verniciata che ha sostanzialmente mantenuto l’effetto artistico ricercato da Mantegna. Proprio la natura fragile del manufatto ha portato qualche anno fa il dipinto anche al centro del dibattito quando, non senza innescare polemiche, la valutazione del suo delicato stato di conservazione ha consigliato di astenersi dal concederne il prestito per l’importante occasione di studio offerta dalle mostre di Londra nel 1992, dalle esposizioni italiane nel 5° centenario della morte di Mantegna del 2006 e della mostra del Louvre, svoltasi tra il 2008 e il 2009. Lo stato di conservazione del dipinto era infatti monitorato dall’Opificio delle Pietre Dure sin dagli anni Novanta, soprattutto per la situazione critica dell’ancoraggio della tela al telaio. Di qui la necessità di definire un progetto di restauro affidato all’istituto fiorentino. Per trovare il migliore rimedio a questi problemi conservativi, al fine di non rischiare di alterare le caratteristiche così particolari dell’opera, si è impostato un vero e proprio progetto di ricerca, con la collaborazione di numerosi esperti interni ed esterni all’Opificio, finalizzato alla messa a punto delle procedure del restauro e a quelle connesse con la futura conservazione preventiva, con una serie di soluzioni assolutamente innovative. Il danno principale era stato causato dal cedimento della tensione della tela sul telaio e da numerose lacerazioni del supporto. Attraverso un lavoro certosino sono state risarcite tutte le lacune con l’inserimento filo filo di frammenti di tela dello stesso filato della tela originale. L’operazione nel suo complesso ha messo in sicurezza la tela restituendole planarità. Sono stati a questo punto rimossi i restauri alterati – dei quali uno particolarmente vistoso al centro della tela, sul manto della Madonna - per procedere alla fase del restauro pittorico. Ultimo intervento è stato quello dell’allestimento del dipinto, nuovo nella concezione e innovativo nella realizzazione, con la tela non più ancorata al telaio, ma sospesa e costantemente controllata nel suo tensionamento attraverso un sistema a molle, regolate da dinamometri. Il progetto è dell’Opd, così così come quello della teca che contiene il dipinto per preservarlo nelle migliori condizioni, realizzata da Klaus Faller di Bressanone. Il progetto e la realizzazione dell’intervento sono a cura di Marco Ciatti, Cecilia Frosinini, Roberto Bellucci, dell’Opificio delle pietre dure di Firenze con la collaborazione di Lucia Bresci. La splendida piccola tela della Carrara, che dato il soggetto e le dimensioni contenute era con tutta probabilità un’opera destinata alla devozione privata, è stata collocata dalla critica in periodi molto diversi dell’attività di Mantegna: chi la pone addirittura nel cuore del periodo di Padova (1455 ca), chi all’inizio del periodo mantovano al servizio dei Gonzaga (dal 1460), chi a conclusione della Camera degli Sposi (1465 - 1474), chi a fine carriera dopo il ciclo del Trionfo di Cesare (1480- 1495). Le opere non datate di Mantegna costituiscono infatti per la critica un vero rompicapo dato che, come ben evidenziato dal critico inglese Roger Fry nei suoi studi su Mantegna dei primi del ‘900, il pittore raggiunse uno stile definito e sicuro a un’età straordinariamente precoce e dal punto di vista tecnico affinò i suoi metodi, perfezionandoli all’estremo, senza tuttavia mai cambiarli materialmente. Negli ultimi anni ha raccolto un significativo consenso l´invito a collocare cronologicamente il dipinto tra il 1475 e il 1480, all´apice della stagione mantovana dell´artista. Presentazione alla Galleria dell’Accademia di Firenze, Lunedì 12 novembre 2012, ore 17.30, Tribuna del David, 13 novembre - 9 dicembre 2012, L’opera sarà, esposta nel Salone al primo piano della Galleria dell´Accademia, via Ricasoli, 58 – Firenze. Presentazione a Bergamo: Giovedì 13 dicembre, ore 18.00, Il dipinto verrà esposto nella Sala delle Capriate di Palazzo della Ragione, Piazza, Vecchia, Bergamo Alta, sede temporanea Accademia Carrara. A cura di M. Cristina Rodeschini. Www.accademiacarrrara.bergamo.it  
   
   
LOMBARDIA: COMBATTERE IL DISAGIO GIOVANILE CON LO SPORT  
 
Milano, 8 novembre 2012 - "Sono preoccupato per l´aumentare del disagio giovanile nelle periferie e credo che lo sport sia un buono strumento per combattere questo fenomeno". Questo il commento dell´assessore regionale allo Sport e Giovani Filippo Grassia, allo studio presentato da Fondazione L´albero della Vita, in collaborazione con il Garante per l´Infanzia e l´Adolescenza, secondo il quale in Italia ci sarebbero quasi 2 milioni di bambini poveri, con il 12,3% degli adolescenti delle periferie italiane che lascia la scuola, e circa 40.000 minori denunciati alle Procure della Repubblica. "I valori dello sport sono di grande aiuto, in particolare per gli adolescenti in difficoltà - spiega l´assessore - perché attraverso la loro condivisione si possano sensibilizzare i giovani all´educazione, al rispetto degli altri e, soprattutto, di se stessi, spingendoli a non abbandonare la scuola e distraendoli dall´illegalità". L´assessore ha poi sottolineato come in alcune periferie disagiate l´esperimento stia dando i suoi frutti: "Nelle periferie di Palermo con il calcio, e a Napoli con la vela - ha spiegato - sono già in atto programmi di recupero dei giovani disagiati tramite le attività sportive. Anche Regione Lombardia è molto attenta a queste tematiche sociali - ha sottolineato Grassia - e un esempio sono il capillare lavoro di promozione dello sport giovanile sul territorio e la cooperazione con alcune strutture carcerarie nelle quali promuoviamo numerose attività sportive". "Tuttavia - conclude l´assessore -, nella nostra regione ci sono più di 100.000 ragazzi in condizione di povertà e questo ci spinge a incrementare gli sforzi, consapevoli che un campo da calcio o da basket può allontanare i nostri giovani dalla strada e dai rischi di entrare in contatto con la criminalità".  
   
   
CREMONA VERA CITTÀ EUROPEA DELLO SPORT  
 
Bruxelles, 8 novembre 2012 - In occasione della cerimonia di premiazione di Aces Europe, presso la sede della Comunità Europea, l´assessore regionale allo Sport e Giovani Filippo Grassia, ha ricevuto, insieme al sindaco di Cremona Oreste Perri, il vessillo con cui la città lombarda è stata insignita del titolo di ´Città Europea dello Sport´. "Sono estremamente orgoglioso di ritirare questa bandiera - ha detto l´assessore - perché Cremona è davvero una città dello sport. Basti pensare che, su un totale di poco più di 70.000 abitanti, ben 37.000 risultano iscritti a circoli e società sportive. Un vero record del mondo!" L´assessore, con soddisfazione, ha spiegato che "come amico di Aces e del suo presidente Lupattelli, nonché già presidente di Milano 2009 Capitale Europea dello Sport, questa esperienza corrisponde per me alla chiusura di un cerchio. Cerchio aperto durante una colazione alla Canottieri Baldesio di Cremona, quando, insieme al sindaco Perri e all´assessore comunale Marcello Ventura, ho lanciato l´idea di candidare il comune a Città Europea dello Sport". L´assessore Grassia ha spiegato come le regioni debbano essere protagoniste in questo importante riconoscimento. "Nel corso della manifestazione, insieme ai miei omologhi di Piemonte, Liguria e Valle d´Aosta, che già hanno siglato una convenzione con Aces - ha detto Grassia - ho avanzato la richiesta affinché, anche nel caso della Lombardia e delle altre regioni, siano gli assessorati regionali a raccogliere e sottoporre alla commissione le candidature di città e comuni".  
   
   
IL TOUR DE POLOGNE “EMIGRA” IN TRENTINO IL 27 E 28 LUGLIO 2013 GLI ARRIVI A MADONNA DI CAMPIGLIO E PASSO PORDOI  
 
Trento, 8 novembre 2012 - Presentate ieri a Cracovia le due tappe della corsa ciclistica più famosa di Polonia che per la prima volta esce dai confini nazionali. Una collaborazione che consolida la partnership di Trentino Marketing con la celebre kermesse per rafforzare la presenza su un mercato turistico strategico. Il 27 e 28 luglio 2013 il grande ciclismo internazionale tornerà in Trentino con due tappe-anticipazione del Tour de Pologne. La grande classica a tappe polacca festeggia la propria 70ª edizione con la prima sortita della sua storia fuori dai confini nazionali, in questo emulando Giro d´Italia e Tour de France che, specie negli ultimi anni, hanno spesso “sconfinato”. Un modo per coinvolgere nuovi spettatori, ed anche per rendere più interessante la competizione. Le due tappe sono state presentate questa mattina a Cracovia da una delegazione di Trentino Marketing guidata dall´assessore provinciale al turismo Tiziano Mellarini, da Paolo Manfrini, direttore generale, e da Maurizio Rossini, direttore area marketing dell´azienda: «Queste due tappe sono parte di un significativo accordo di partnership che il Trentino ha messo in campo da quattro anni con il Tour de Pologne e che ci permettono di essere presenti su un mercato importante come quello polacco (il secondo mercato estero per il Trentino dopo la Germania, ndr.) accanto ad un marchio consolidato e molto seguito», ha detto Mellarini. Alla presentazione erano presenti tanti rappresentanti di istituzioni polacche ed il patron della gara, Czesław Lang. Inoltre, la delegazione trentina ha partecipato ad un incontro con il Cardinale Stanisław Dziwisz, già segretario di Papa Giovanni Paolo Ii. Un colloquio cordiale nel quale l´alto prelato ha espresso l´intenzione di recarsi nel nostro territorio in occasione del Tour de Pologne, mentre la delegazione trentina ha confermato la propria volontà di realizzare, all´interno del Museo dedicato a Karol Wojtyla, in costruzione, un´area tematica dedicata al suo rapporto con il Trentino e le sue montagne (celebre rimane il suo viaggio alle Lobbie, sull´Adamello con Pertini del 1984, ripetuto anche nel 1988). Poi, a margine del colloquio, sono state definite le modalità del dono di un albero di Natale da parte del Primiero che verrà installato nel centro di Cracovia nelle prossime festività. Lanciato nel 1928, il Giro di Polonia fa parte del circuito Uci Pro Tour, e negli ultimi 20 anni circa si è “aperto” sempre più alla presenza di ciclisti internazionali, consolidando la propria dimensione di gara di primo livello. Due i trentini che hanno conquistato il gradino più alto del podio. Nel 1994 Maurizio Fondriest e lo scorso anno il giovane Moreno Moser. Nell´edizione 2013 la kermesse proporrà sette tappe di cui le prime due, appunto, nella nostra provincia. Suggestivi i percorsi e gli arrivi, che subito testimoniano il livello e la durezza di questa competizione. La prima, il 27 luglio 2013, Rovereto-madonna di Campiglio di 188 km, un percorso misto con Gran premio della montagna ad Andalo e passaggi dal Passo del Durone e da Riva del Garda per concludersi nella “perla delle Dolomiti”, già sede, nel ´99 di quel celebre arrivo di tappa che costò la carriera al grande Marco Pantani. Anche la sede di Rovereto ha vissuto “dentro” il fenomeno ciclismo negli ultimi anni, con una partenza di tappa del Giro d´Italia dal Mart nel 2002, un arrivo nel 2005 e, nel 2013, sarà protagonista della partenza della crono-scalata sempre della corsa rosa. La seconda tappa, il 28 luglio, partirà invece da Mezzana, in Val di Sole, per attraversare in latitudine tutto il Trentino fino ad arrivare ai 2.240 metri di passo Pordoi in Val di Fassa, per un totale di 206 km. Una frazione dura, con due Gpm a Pampeago e a Obereggen-passo Carezza, mettendo in vetrina paesaggi di rara bellezza. Il Pordoi è stato più volte teatro di arrivi di tappa della corsa rosa e recentemente nel 1990, nel 1991, nel 1996 e nel 2001.