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28 OTTOBRE 2002
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ROMANO
PRODI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA IN PREPARAZIONE DEL CONSIGLIO
EUROPEO: " ACCORDO FRA L'UNIONE EUROPEA E LA RUSSIA NEL CORSO DEL
NOSTRO PROSSIMO VERTICE DI NOVEMBRE SULLA QUESTIONE DI KALININGRAD".
Bruxelles,
28 ottobre 2002, Di seguito riportiamo la relazione svolta dal Presidente
della Commissione Europea Romano Prodi nel corso della conferenza stampa in
preparazione del prossimo vertice europeo di novembre: "Vorrei
cominciare esprimendo la mia soddisfazione per l'accordo raggiunto ieri dai
ministri degli esteri riuniti a Lussemburgo sulla questione di Kaliningrad.
Sono passate poche settimane da quando vi ho illustrato la sostanza delle
proposte della Commissione. Oggi mi fa molto piacere dichiarare che gli
Stati membri hanno accolto i nostri suggerimenti e, sotto l'accorta guida
della Presidenza danese, hanno raggiunto un accordo che si basa in tutti gli
aspetti sulle nostre proposte. Questa decisione spiana ora la strada per un
accordo fra l'Unione Europea e la Russia nel corso del nostro prossimo
vertice di novembre. L'accordo rispetta in pieno la sovranità della
Lituania e il suo diritto di decidere chi può avere accesso al suo
territorio. Inoltre esso dà ai cittadini russi le possibilità di
transitare fra Kaliningrad e il resto del territorio russo senza ostacoli.
Infine, esso assicura che i cittadini dell'Unione europea possano muoversi
entro i confini dell'accordo di Schengen liberamente e in tutta sicurezza.
Mi aspetto che il Consiglio europeo sottoscriva questo accordo. Signore e
signori, Dal Consiglio europeo di Bruxelles mi aspetto solamente due cose.
La prima è che i capi di Stato e di governo dei nostri Stati membri
accolgano le conclusioni e le raccomandazioni della Commissione
sull'allargamento. Vale a dire che dieci paesi candidati adempiono ai
criteri politici e saranno in grado di rispettare i criteri economici e di
assumersi gli obblighi derivanti dall'adesione sin dall'inizio del 2004. Al
Consiglio europeo di Copenaghen di dicembre, i capi di Stato e di governo
dovranno confermare la nostra volontà di concludere i negoziati di adesione
con questi paesi e di firmare il Trattato di adesione ad Atene nel mese di
aprile del 2003. Mi aspetto che essi concorderanno con la nostra valutazione
dei progressi compiuti dalla Bulgaria e dalla Romania. Mi aspetto anche che
siano d'accordo sul fatto che la Turchia ha fatto grandi passi verso i
criteri politici di Copenaghen e ha guadagnato terreno rispetto ai criteri
economici e all'allineamento con l'acquis comunitario. Dobbiamo incoraggiare
la Turchia a proseguire nel processo di riforme e a metterle in pratica. In
secondo luogo, mi aspetto che il Consiglio europeo trovi una soluzione alle
questioni finanziarie e di bilancio che ancora restano sul tappeto. In
questo modo si potranno chiudere i negoziati di adesione entro la fine di
quest'anno. Vorrei fare alcune considerazioni sulle questioni ancora aperte.
È essenziale che a Bruxelles venga raggiunto un accordo sul livello
complessivo dei fondi da destinare all'agricoltura. Se ciò non dovesse
avvenire, probabilmente non basterà il tempo per definire tutti i dettagli
dell'adesione con i paesi candidati. È già evidente che quella della
politica agricola sarà la questione più spinosa. La Commissione ha svolto
il suo ruolo fino in fondo e ha proposto una soluzione finanziaria
equilibrata ed equa. Ora tocca agli Stati membri concludere l'opera, ma non
resta più molto tempo. Voglio far notare il pericolo di condizionare i
negoziati sull'allargamento alla riforma della politica agricola.Mi auguro
che oggi venga trovata una soluzione di principio che permetta di
riconciliare le giuste esigenze di sostenibilità con i diritti dei nuovi
entranti. L'allargamento ha un costo, ma se gli Stati membri sapranno
mantenere gli impegni presi, sarà un costo gestibile. Il punto fondamentale
è che le proposte della Commissione sono pienamente in linea con i limiti
finanziari concordati dai capi di Stato a Berlino. Da qui al 2007 non ci sarà
bisogno neanche di un euro in più. Se i leader dell'Unione europea vorranno
seguire le nostre proposte , gli attuali Stati membri nel 2006 si troveranno
a finanziare il bilancio di una Unione allargata ai 25 paesi utilizzando
solamente l'1,08% del prodotto interno lordo. Ecco quanto costa in realtà
l'unificazione pacifica e democratica del nostro continente. Vi ricordo che
il tetto di spesa è l'1,27% del Pil. Come vedete, è chiaro che non ci sarà
l'esplosione dei costi annunciata dai profeti di sventura! È di importanza
vitale che da Bruxelles noi possiamo ottenere un mandato per proseguire i
negoziati che debbono finire a Copenaghen. Non possiamo mettere i paesi
candidati di fronte a un fatto compiuto di dire si o no a
Copenaghen".
UN
DOCUMENTO DELLA COMMISSIONE ILLUSTRA IL PROGRAMMA "EEUROPE" AI
CITTADINI EUROPEI
Bruxelles, 28 ottobre 2002 - La Commissione ha pubblicato un manoscritto che
illustra le politiche dell'Use volte ad incrementare la competitività
dell'Europa mediante la promozione delle tecnologie dell'informazione. Il
documento, intitolato "Verso un'Europa basata sulla conoscenza",
fornisce un'analisi statistica dell'attuale grado di utilizzo delle Tic
(tecnologie dell'informazione e della comunicazione), nonché informazioni
sulle future strategie volte ad aumentare l'adozione di tali tecnologie e i
relativi livelli di competenze. Il manoscritto recita: "Internet sta
cambiando il mondo in cui viviamo e la sfida per l'Europa consiste
nell'abbracciare l'era digitale e diventare una vera e propria economia
basata sulla conoscenza. 'e-Europe' è l'iniziativa dell'Use volta a guidare
tale processo di cambiamento [...], nonché il motore che ci permetterà di
diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva al mondo entro
il 2010". La Commissione ricorda che le proprie politiche sono rivolte
a tutti gli europei e pone l'accento sul carattere inclusivo che la nuova
società basata sulla conoscenza deve assumere. Tutto ciò, si legge nella
relazione, deve valere anche per i paesi candidati, poiché
"l'inclusione digitale" rappresenterà una componente fondamentale
del processo di allargamento. Un altro aspetto importante è costituito
dalla tutela della diversità culturale e linguistica dell'Europa, fattore
che renderà necessaria l'elaborazione dei contenuti in tutte le lingue. Gli
obiettivi specifici del piano d'azione "e-Europe 2005" sono stati
semplificati rispetto a quelli contenuti nella versione precedente del 2002.
Le due principali finalità sono, innanzitutto, fornire ai cittadini un
ampio accesso a banda larga attraverso un'infrastruttura di informazioni
sicura e, in secondo luogo, offrire servizi pubblici on line. La continua
introduzione di collegamenti ad Internet ad alta velocità, e soprattutto
della banda larga, dipende, in una certa misura, dallo sviluppo di contenuti
ricchi di informazioni che stimoleranno la domanda di tali tecnologie da
parte dei consumatori. La Commissione ritiene, tuttavia, che sia possibile
adottare alcune azioni politiche al fine di accelerare il processo. A tal
proposito, essa propone l'utilizzo dei fondi strutturali dell'Use per
facilitare l'accesso alla banda larga nelle zone remote e rurali, nonché
l'eliminazione degli ostacoli normativi a questa tecnologia, come, per
esempio, le restrizioni "d'accesso" messe in atto dagli Stati
membri. Il settore pubblico è attualmente il principale detentore e
produttore di contenuti sul Web e la Commissione ritiene che, mettendo in
rete i servizi del governo, gran parte dell'economia seguirà a ruota.
Affinché tale tendenza prosegua in futuro, la Commissione intende definire
un quadro di specifiche tecniche per garantire che tutti i cittadini e le
imprese dell'Use possano beneficiare dei servizi nazionali di e-government.
Inoltre, tutti gli Stati membri dovranno assicurare l'offerta on line di 20
servizi pubblici di base interattivi, compresa la garanzia d'accesso ai
cittadini con particolari esigenze. Il piano d'azione contiene altresì una
serie di misure in settori come l'e-learning (apprendimento elettronico),
e-health (servizi sanitari digitali) e l'e-business, tutte volte a
rafforzare il ruolo di Internet in Europa e, pertanto, a guidare il processo
finalizzato alla garanzia dell'accesso universale. Nelle conclusioni, la
relazione si rivolge direttamente ai cittadini europei ricordando loro che
il successo del piano d'azione dipende non solo dal lavoro dei governi a
livello europeo, nazione e regionale, bensì anche dalla partecipazione dei
singoli individui al processo.
GIOVANI
CITTADINI D'EUROPA. IL 29 OTTOBRE A REGGIO EMILIA SI PRESENTA UNA GUIDA PER
IL LORO AVVENIRE IN EUROPA
Reggio Emilia, 28 ottobre 2002 - Mentre a Bruxelles la Convenzione
sull'avvenire dell'Europa sta tracciando le linee guida delle future riforme
dell'Unione, il recente Libro bianco della Commissione europea dal titolo
"Un nuovo impulso per la gioventù europea" lancia all'opinione
pubblica un messaggio di grande significato: è il momento di considerare i
giovani come una forza della costruzione europea e non come un problema da
gestire. Occorre loro dare i mezzi per esprimere le loro idee, di
confrontarle con quelle degli altri attori della società civile. Questo è
anche uno degli obiettivi che si prefiggono i programmi previsti dall'Unione
europea per i giovani. Un vademecum, recentemente pubblicato dalla
Rappresentanza a Milano della Commissione europea (L'Europa per i Giovani -
Guida ai programmi di istruzione e di formazione) illustra i principali
programmi per i giovani che studiano, che cercano lavoro e desiderano
diventare cittadini europei consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri.
Per far conoscere questa Guida ed il contenuto del Libro bianco sulla
gioventù europea, il Carrefour europeo Emilia, in collaborazione con la
Rappresentanza a Milano della Commissione europea, organizza, il 29 ottobre,
una tavola rotonda sul tema "i giovani e l'Europa". L'idea di
organizzare questa tavola rotonda, aperta al confronto con il mondo
giovanile, ha l'obiettivo concreto di fornire delle risposte alla profonda
disaffezione dei giovani verso le forme tradizionali di partecipazione alla
vita pubblica e di mobilitarli maggiormente in favore della costruzione
europea. Partecipano all'iniziativa l'Assessore alla Cultura del Comune di
Reggio Emilia, Sandra Piccinini, il Direttore dei centri amministrativi di
Reggio Emilia, Maria Luisa Altomonte, il Direttore della Rappresentanza in
Italia della Commissione europea, Roberto Santaniello.. Il mondo artistico
sarà ampiamente rappresentato con la presenza di Alberto Cottica, Liliana
Cosi ed Enrico Salimbeni. La tavola rotonda si terrà martedi 29 ottobre
alle ore 11 presso il Cinema Cristallo, via Ferrari Bonini, 4 - Reggio
Emilia. La nuova guida "L'Europa per i giovani" è disponibile su
carta e on-line sul sito web della Rappresentanza a Milano: http://www.uemilano.it/frame_pubblicazioni.html
CONFERENZA
DELLA COMMISSIONE PER METTERE IN RISALTO IL LANCIO DEL SESTO PROGRAMMA
QUADRO 6PQ
Bruxelles, 28 ottobre 2002 - Dall'11 al 13 novembre 2002, la Commissione
europea terrà un'importante conferenza a Bruxelles per mettere in risalto
il lancio del sesto programma quadro di ricerca (6PQ) dell'UE, che verrà
attuato dal 2002 al 2006. La manifestazione mira ad istituire un forum per
la presentazione degli obiettivi e delle priorità del prossimo programma
quadro e per la spiegazione delle regole di partecipazione. Ci saranno
opportunità di intavolare dibattiti scientifici e di scambiare le migliori
prassi nell'ambito di settori non contenuti nel programma quadro. Si
svolgeranno inoltre sessioni plenarie che tratteranno tutte le principali
tematiche prioritarie del programma quadro e le questioni trasversali dello
Spazio europeo della ricerca, quali le risorse umane, la mobilità, la
brevettabilità e la proprietà intellettuale. Sono previste inoltre
sessioni per fornire una guida sulla partecipazione al 6PQ, unitamente a
simposi, workshop e sessioni-poster del settore scientifico, industriale ed
altre parti interessate, su argomenti topici che possono essere approfonditi
al di fuori del 6PQ. Un invito a presentare proposte per le sessioni
tematiche verrà pubblicato all'inizio dell'anno prossimo. In aggiunta, la
conferenza comprenderà la presentazione di progetti per i media ed una
sessione plenaria che illustrerà gli obiettivi e i risultati dei progetti
svolti nell'ambito dei precedenti programmi di ricerca dell'UE o progetti
che prevedono la cooperazione internazionale. Parallelamente alla
conferenza, si svolgerà un'importante esposizione dei progetti di ricerca
finanziati dall'UE. Due briefing per la stampa si svolgeranno in entrambe le
giornate della manifestazione. Commissione europea, Direzione generale per
la Ricerca, Unità "Informazione e comunicazione", Tel: +32-2-295
9971 , Fax: +32-2-295 8220 , E-mail: rtd-conference2002@cec.eu.int
CONTATTI
E RIUNIONI ON LINE PRIMA DELLA MANIFESTAZIONE INAUGURALE DEL (6PQ)
Bruxelles, 28 ottobre 2002 - La Commissione europea ha lanciato un servizio
web per consentire a quanti interverranno alla manifestazione inaugurale del
sesto programma quadro (6PQ), prevista l'11 novembre a Bruxelles, di
stabilire contatti, esprimere interessi specifici ed organizzare riunioni
prima di giungere al convegno. A solo due mesi dalla manifestazione, si sono
già iscritte oltre 2.000 persone. Anche se la maggior parte di loro
proviene dagli Stati membri dell'Ue, ci saranno partecipanti di altri paesi
come Stati Uniti e Albania. Circa il 20 per cento degli iscritti proviene
dai paesi candidati dell'UE, con la Polonia al quinto posto della classifica
generale. Si prevede altresì un aumento delle prenotazioni prima del 15
settembre, data in cui la quota d'iscrizione passerà da 180 a 250 euro (o
da 60 a 80 euro per i paesi in fase di adesione). Finora, il Regno Unito
detiene il più alto numero d'iscrizioni con quasi 300 domande, seguito
dalla Germania con circa 200. Infolink:
http://europa.eu.int/comm/research/conferences/2002/index_it.html
oppure http://www.powermingle.com/minglezone.asp?event=201
EUROPEAN
CENTRAL BANK (ECB) : FINANCIAL STRUCTURES IN THE EURO AREA
Francoforte, 28 ottobre 2002 - The European Central Bank (ECB) is today (25
October 2002) releasing a report on financial structures in the euro area.
The report describes the financial structure of the euro area as a whole and
of the individual euro area countries, recent developments in and the
integration of these structures and their determinants. The aim has been to
produce a reference work for policy-makers, researchers and the general
public, building on the statistical framework that has been developed for
monetary policy purposes over recent years. The report highlights the
following features of the euro area's financial structure: In the euro area,
the main financing flows are from households to non-financial corporations
and governments. Flows of finance into and out of the euro area have been
relatively balanced over recent years. Financial intermediaries play a major
role in collecting and allocating funds in the euro area. Among the
financial intermediaries, monetary financial institutions (MFIs) are the
major collectors of funds. However, non-financial sectors have also
allocated significant amounts to investment funds, pension funds and
insurance corporations as well as to the capital markets over recent years.
Euro area economies are generally dominated by small and medium-sized
enterprises. Partly owing to this characteristic, non-quoted shares, other
forms of private equity and bank loans are extensively used as means of
financing. At the same time, debt securities financing, which has
historically played a minor role for euro area corporations, has become more
important - especially relative to shares - since the start of Stage Three
of Economic and Monetary Union. The bond market has undergone a series of
structural changes over the past few years. These changes involved an
increase in market liquidity, different behaviour by sovereign issuers, an
expansion of the corporate bond market and more closely integrated
pan-European trading possibilities. The stock market also underwent
significant changes with the development of pan-European indices and an
increase in the number of listed firms. This
report can be downloaded from the "Publications" section of the
ECB's website http://www.ecb.int
AL
CONVEGNO EITO-SMAU RICERCHE PRESENTATI I DATI SUL SETTORE ICT NEL 2002
MERCATO EUROPEO ICT IN FRENATA MA SONO GIA' VISIBILI I DRIVER DELLA RIPRESA
ITALIA IN LEGGERA CONTROTENDENZA: +1,2 NELL'IT, + 5% NEI SERVIZI DI
TELECOMUNICAZIONI DIFFUSIONE DEGLI ACCESSI A BANDA LARGA, MOBILE
MULTIMEDIALE, WI-FI, WEB SERVICES
Milano, 28 ottobre 2002 - Nell'ambito del convegno "Banda Larga per lo
sviluppo: dalle infrastrutture ai servizi innovativi", tenutosi oggi a
Smau, è stato presentato l'aggiornamento del rapporto Eito (European
Information Technology Observatory) - Smau Ricerche 2002. Le previsioni per
l'anno 2002 sono state fortemente ridotte rispetto alle aspettative:
crescita zero per l'informatica europea e andamento leggermente più
positivo per l'Italia; ma positivo in particolare è lo sviluppo del mercato
dei servizi di telecomunicazioni, che si attesta attorno al 5% per l'Europa
e l'Italia. Questi, in sintesi, i dati più rilevanti presentati e discussi
nell'ambito di Smau2002 durante il Convegno. "L'anno in corso - ha
dichiarato il Presidente Eito Bruno Lamborghini - è caratterizzato in
Europa da una frenata, in conseguenza del peggioramento della congiuntura
economica e dall'incertezza internazionale, con conseguenti riduzione o
rinvio delle decisioni di investimento da parte delle imprese e
rallentamento dei consumi. L'Italia è in leggera controtendenza rispetto
all'Europa, con crescita dell'1,2% nell'It e del 5% nei servizi di
telecomunicazioni. Ma è importante individuare subito i fattori generali di
ripresa, che esistono e possono consentire un'inversione di tendenza. E'
necessaria un'azione coordinata su scala europea, che veda direttamente
impegnate imprese e istituzioni, per consentire ai mercati di trarre
vantaggio dalla effettiva diffusione delle tecnologie Ict nel sistema
economico, con straordinari effetti di innovazione, sviluppo, produttività".
Il mercato europeo It nel suo complesso fa registrare per l'anno 2002 una
crescita zero, con sensibile calo nei prodotti hardware (ad esempio i Pc,
che diminuiscono del 6%) ed un rallentamento nella crescita dei prodotti
software e servizi It (che si attestano rispettivamente attorno al +3 e
+4%). Nel mercato europeo delle telecomunicazioni, a fronte delle sensibili
riduzioni nella domanda di apparati e infrastrutture (tra il -6% e il -9%),
i ricavi degli operatori Tlc mantengono livelli positivi di crescita (+5%),
soprattutto per effetto della telefonia mobile e di Internet in rete fissa.
Il mercato Ict in Italia presenta nel 2002 un andamento ancora positivo
(+2,2%), seppure fortemente ridotto rispetto agli anni precedenti ed alle
previsioni elaborate un anno fa. Nell'area IT si registra un tasso di
crescita modesto (+1,2%) in conseguenza di una discesa nell'hardware (-4%) e
di crescite attestate tra il 3,5% e il 5,5% nel software e nei servizi IT .
Nell'area telecomunicazioni, mantengono in Italia tassi di sviluppo
significativi i servizi dei carrier, con una crescita del 5,3%. Per l'anno
2003, l'aggiornamento del Rapporto Eito prevede nei mercati di riferimento
le seguenti percentuali di crescita rispetto all'anno in corso: il mercato
europeo It dovrebbe crescere dell'1,9%, mentre nei servizi di
telecomunicazioni la crescita sarà del 5,4%. In Italia si dovrebbe
replicare nel 2003 la controtendenza già manifestata quest'anno, che vede
il nostro Paese crescere leggermente più della media europea, con aumenti
del 2,1% nell'It e del 5,5% nei servizi di telecomunicazioni. "Il
ridimensionamento della crescita nel mercato europeo dopo un lungo periodo
di tassi a due cifre, soprattutto nel software e servizi It e nelle
telecomunicazioni mobili, trova analogo esempio nella frenata verificatasi
nel periodo 1991-93, in conseguenza anche allora di una forte crisi
economica e di condizioni di incertezza internazionale - continua Bruno
Lamborghini. Allora la ripresa accelerò negli anni successivi in modo
straordinario, grazie alla spinta di Internet, della telefonia cellulare e
della liberalizzazione nelle telecomunicazioni. Si tratta ora di individuare
i nuovi fattori di crescita e puntare su di essi". I driver del
mercato, come è stato fatto rilevare nel corso del Convegno Eito-Smau
Ricerche 2002, sono già visibili, analizzando le tecnologie emergenti e le
applicazioni più promettenti. Al primo posto si collocano la diffusione
della banda larga e di Internet nelle telecomunicazioni fisse e mobili, come
è emerso da tutte le relazioni alla Tavola rotonda conclusiva. E ancora: le
nuove opportunità delle applicazioni Wi-Fi, lo sviluppo di nuovi Web
services e di applicazioni che nascano da esigenze effettive dell'utenza,
per consentire la diffusione di modelli di e-business soprattutto nelle
piccole e medie imprese; programmi di e-government e di e-learning, per la
formazione delle professionalità richieste. Un'attenzione particolare andrà
inoltre dedicata ai problemi della Ict Security, che attualmente determinano
rischi e limitazioni nell'utilizzo diffuso della rete. Al tema della Ict
Security sarà dedicata una ricerca settoriale, nell'ambito del Rapporto
Eito 2003. Il Presidente Smau, Antonio Emmanueli, concludendo i lavori, ha
dichiarato: "La presente congiuntura deve porre tutti noi di fronte a
una responsabilizzazione precisa e a una riflessione approfondita sulle
caratteristiche dei mercati in cui operiamo e sui fattori di crescita che
riscontriamo al loro interno. L'Ict rappresenta un motore di sviluppo
imprescindibile nell'economia globale e, come il Convegno odierno ha
evidenziato, lo scenario che abbiamo di fronte non è di crisi, ma piuttosto
di cambiamento. Smau da sempre costituisce un osservatorio privilegiato di
questo sviluppo e ogni anno registra in anticipo nuove tendenze, tecnologie
e applicazioni innovative. Il messaggio che crediamo di poter condividere è
proprio un attento sguardo rivolto al futuro." Alla Tavola Rotonda
moderata da Franco Carlini, hanno partecipato: Nicola Aliperti,
Amministratore Delegato di Hewlett Packard Italiana, Francesco Caio, Ceo
Netscalibur, Pier Franco Camussone, Direttore Area Sistemi Informativi Sda
Bocconi Franco Morganti, Presidente Anfov, Riccardo Perissich, Direttore
Public and Economic Affairs di Telecom Italia, Tomaso Quattrin, Presidente
Nortel Networks Southern Region, Giuseppe Viriglio, Amministratore Delegato
Alenia Spazio e Dario S. Zipris, Vice President Rad Data Communications.
HDP:
PRESENTAZIONE DEL PROGETTO DI SCISSIONE PARZIALE DI Rcs EDITORI S.P.A. A
BENEFICIO DI HOLDING DI PARTECIPAZIONI INDUSTRIALI S.P.A. E DELLA SUA
CONTROLLATA Rcs PUBBLICITÀ S.P.A. CONVOCATA ASSEMBLEA ORDINARIA E
STRAORDINARIA PER LE RELATIVE DELIBERE PER I GIORNI 4 E 5 DICEMBRE
2002.
Milano, 28 ottobre 2002 - Il Consiglio di Amministrazione di Hdp - Holding
di Partecipazioni Industriali riunitosi il 25 ottobre sotto la presidenza di
Franco Tatò, ha approvato il progetto di integrazione delle attività di
Hdp e Rcs Editori. Il progetto si realizza attraverso la scissione parziale
di Rcs Editori S.p.A. e il conferimento di alcune realtà ad essa facenti
capo alla Holding di Partecipazioni Industriali S.p.A. e alla sua
controllata Rcs Pubblicità S.p.A.. Si prevede che l'operazione abbia
effetto dal 1 gennaio 2003. Dal 2001 Hdp persegue una strategia di
concentrazione nel settore della comunicazione con l'obiettivo di
consolidare la sua posizione in Italia e accrescere la presenza
internazionale con particolare riferimento all'Europa. Proseguono i contatti
per il completamento delle dismissioni delle attività di Gft Net (Joseph
Abboud) e Fila. Il mutamento dell'indirizzo strategico ha comportato la
revisione della struttura organizzativa attraverso la realizzazione di un
progetto di integrazione fra Hdp e Rcs le cui principali linee guida sono:
semplificazione della struttura( societaria; concentrazione delle attività
di indirizzo e controllo del( gruppo in un'unica entità societaria;
coerenza tra struttura organizzativa( per business unit e struttura
societaria; conferma e rafforzamento( dell'indipendenza societaria,
editoriale e gestionale dell'attività quotidiani; totale visibilità dei
risultati delle business unit. Il progetto di integrazione prevede un
programma di riduzione dei costi con l'obiettivo di ottenere una diminuzione
significativa dei costi generali e da attuarsi tramite: ridisegno delle
funzioni aziendali;( nuove modalità( di svolgimento delle attività non
strategiche. La riconfigurazione societaria, con effetto dal prossimo 1
gennaio, prevede l'attuazione della scissione parziale da Rcs Editori S.p.A.
del ramo d'azienda Pubblicità a beneficio della Rcs Pubblicità S.p.A,
controllata da Hdp, e, a beneficio di Hdp S.p.A., delle partecipazioni
controllate dirette e indirette nelle società: Rcs Libri S.p.A., Rcs
Periodici S.p.A., società partecipate nell'area periodici, Rcs Diffusione
S.p.A, partecipazioni finanziarie e quelle ritenute "non core"
oltre all'attribuzione delle funzioni "corporate". L'assetto
post-scissione, rispetto all'attuale, evidenzierà pertanto le seguenti
variazioni: integrazione tra le strutture "corporate" di Hdp e di
Rcs Editori: nell'assetto integrato, la nuova struttura "corporate",
in organigramma provvisoriamente chiamata "Hdp/Rcs", definisce le
strategie, garantisce il coordinamento operativo tra le varie business unit,
assicura la supervisione della gestione delle controllate e delle
partecipazioni operative minori e/o finanziarie. Quotidiani:
riconfigurazione della business unit "Quotidiani": nell'attuale
Rcs Editori S.p.A., a cui continueranno a far capo le testate Corriere della
Sera e Gazzetta dello Sport, il segmento free press, le iniziative
regionali, verrà inoltre attribuita la partecipazione di controllo
indiretto in Unedisa S.A. editrice de El Mundo. Pubblicità: scissione del
settore "Pubblicità" da Rcs Editori S.p.A. in una società
dedicata e omonima - Rcs Pubblicità S.p.A. - interamente controllata da Hdp
S.p.A. Tale configurazione, coerentemente con la visione strategica, prevede
l'evoluzione da "centro di servizio" per la raccolta pubblicitaria
delle testate del gruppo Rcs a unità di business in grado di promuovere sul
mercato la capacità di offerta di comunicazione del gruppo Hdp/Rcs. A Rcs
Pubblicità S.p.A. verranno attribuite le partecipazioni di controllo,
possedute attraverso Rcs Advertising BV in Igp-Jcdecaux S.p.A, leader in
Italia nella pubblicità esterna, e direttamente in Blei S.p.A.,
concessionaria in Italia di numerosi media esteri. Periodici: il settore
periodici opera già in Italia attraverso l'entità legale Rcs Periodici
S.p.A., partecipata al 30% dall'editore tedesco Burda. Col medesimo partner
ha partecipazioni paritetiche in Burda-Rizzoli Verlagsbeteiligungen GmbH
(che fa capo a Rcs International Magazines BV) e in Burda Rizzoli
International Holding GmbH. Libri: la struttura societaria di Rcs Libri
S.p.A. è già presente e resta invariata nel nuovo assetto. Diffusione: Rcs
Diffusione S.p.A. viene mantenuta nel nuovo assetto. Radio: il nuovo assetto
prevede una società che includa le attività di Editoriale Sper S.p.A. (Finwork
- Radio Italia Network e Cnr) e Agr S.p.A., già controllate interamente da
Hdp S.p.A.. Le operazioni relative alla scissione non avranno alcun effetto
patrimoniale ed economico sul bilancio consolidato del Gruppo, in quanto si
realizzano a valori di libro all'interno del perimetro di consolidamento del
gruppo Hdp, essendo Rcs Editori S.p.A. e Rcs Pubblicità S.p.A. interamente
possedute dalla Capogruppo. Effetti patrimoniali per le società
partecipanti alla scissione: A fronte degli apporti patrimoniali previsti
nei confronti delle beneficiarie Hdp S.p.A. e Rcs Pubblicità S.p.A., il
patrimonio netto di Rcs Editori subirà corrispondenti diminuzioni che di
seguito illustriamo e specifichiamo: A seguito della scissione, infatti, Rcs
Editori procederà a ridurre il proprio capitale sociale da € 150.000.000
a € 40.000.000 mediante annullamento di azioni fino a concorrenza, e poiché
il valore di carico di Rcs Editori in Hdp coincide con il capitale nominale,
quest'ultima dovrà rilevare: la riduzione di capitale di Rcs Editori per
€ 110.000.000 a diminuzione del valore di carico della controllata;
l'aumento di capitale di Rcs Pubblicità per € 39.800.000 ad( aumento del
valore di carico della controllata; la differenza algebrica fra( il valore
dell'apporto ricevuto con il ramo d'azienda "Corporate"
(€186.000.000) ed il valore netto delle due rilevazioni precedenti
(€70.200.000), da iscrivere fra le riserve di patrimonio a titolo di
"avanzo di scissione". Il Consiglio di Amministrazione ha
deliberato di convocare l'assemblea dei soci per i giorni 4 e 5 dicembre
2002, rispettivamente in prima e seconda convocazione, allo scopo di
sottoporre la scissione all'approvazione dei soci. L'assemblea sarà
chiamata anche a deliberare sull'integrazione del Consiglio di
Amministrazione e su modifiche statutarie.
NUOVA
EDIZIONE DI INDICI E DATI
Milano, 28 ottobre 2002 - Le elaborazioni riguardano serie pluriennali di
dati, aggiornate alla fine del giugno 2002; le serie storiche più estese
sono quelle della tabella II della parte prima (dove si risale al 1938), X
(che parte dal 1861), XV e XVI (che coprono gli anni a partire dal 1967). La
Parte Prima del volume è dedicata ai titoli azionari del Listino Ufficiale,
del Nuovo Mercato e del Mercato Ristretto dove il numero di società
considerate è pari, rispettivamente, a 240, 45 e 9. La Parte Seconda
riguarda i titoli a reddito fisso quotati nella Borsa italiana, mentre la
Parte Terza riporta alcuni dati sulle Borse Valori dell'Unione Europea e
sulle altre principali piazze finanziarie internazionali (20 Borse in
totale). Infolink: www.mbres.it
EMISSIONE
DI TITOLI DI STATO
Roma, 28 ottobre 2002 - A seguito dell' annuncio del giorno 23 c.m. viene
reso noto l'ammontare delle tranches dei Cct e dei Btp che verranno offerti
da parte del Ministero dell'Economia e delle Finanze nelle relative aste:
Certificati di Credito del Tesoro: settennali 1? .10.2002/2009, prima
tranche: 3.000 milioni di euro. Buoni del Tesoro Poliennali: triennali
15.9.2002/2005 settima tranche: 1.500 milioni di euro, "decennali"
1? .8.2002/1? .2.2013 quinta tranche: 1.750 milioni di euro
FINANZIAMENTO
DELLE INFRASTRUTTURE: UNA PROPOSTA OPERATIVA ED EFFICIENTE PER IL PRIVATE
BANKING E LE FONDAZIONI NUOVE PROSPETTIVE DOPO LO "SCUDO FISCALE"
PRESENTATA ALL "OSSERVATORIO DATASIM" LA PROPOSTA DEL SEN. LUIGI
GRILLO IL RUOLO DELLA BANCA D'ITALIA PER IL RISPARMIO GESTITO
Milano, 28 ottobre 2002 - si è svolta il 25 ottobre a Milano la VI edizione
dell'Osservatorio Datasim dedicato a "Private banking: confini e nuove
frontiere tra legge finanziaria, scudo fiscale e attesa di ripresa
economica" promosso da Datamat, gruppo italiano leader nel settore
Software & IT Services nell'area dei servizi finanziari. Secondo le
analisi dell'Osservatorio, Il mercato europeo del private banking è stimato
in crescita fino a oltre 10mila miliardi di dollari entro il 2005: più di
un quarto del totale globale. Attraverso i private banker, i loro approcci
gestionali e commerciali, le tecnologie che saranno via via sviluppate per
il controllo dei rischi e l'analisi finanziaria, transiteranno flussi di
capitali ingenti in settori strategici. Il private banking non è più una
nicchia, ma uno dei terreni d'intervento prioritari per legislatori e
autorità di controllo, in una cornice di sempre maggiore coordinamento
globale. Mentre gli stessi Governi, archiviata ormai la stagione degli
interventi diretti finanziati col debito pubblico, dovranno apprendere a
dialogare con più moderni interlocutori finanziari, di nuovo potenzialmente
attirati da programmi di promozione dell'economia attraverso investimenti in
infrastrutture e servizi propri di un nuovo millennio. In Italia la necessità
di un migliore dialogo tra Istituzioni ed operatori finanziari nasce, in
particolare, dalle prospettive e dagli scenari che si aprono dopo la
conclusione della prima fase dello Scudo Fiscale. Secondo i dati forniti dal
Ministero dell'Economia, prima del lancio dello Scudo Fiscale lo scorso
settembre, il complesso delle attività e dei capitali detenuti all'estero
da soggetti italiani era stimato in circa 600 miliardi di euro. Di questi,
240 miliardi facevano capo a persone fisiche mentre 360 miliardi
riguardavano società. Grazie al ricorso del primo Scudo Fiscale, che ha
avuto termine il 30 giugno di quest'anno, i rimpatri hanno raggiunto la
somma di circa 33,2 miliardi di Euro e le regolarizzazioni 21,4 miliardi di
euro per un totale di circa 60 mila richieste (con una dimensione media
delle pratiche di poco meno di 1 milione di euro ciascuna). Nello stesso
periodo la raccolta netta delle gestioni patrimoniali mostra valori positivi
per circa 8 miliardi di Euro, in controtendenza rispetto a quello
complessivo del comparto delle gestioni collettive. Se lo "Scudo
Bis" sarà una semplice replica dello "Scudo 1",
l'osservatorio Datasim prevede che i rientri di capitali possano arrivare
fino a 35 miliardi di euro, creando una nuova occasione di sviluppo al
settore del private banking e di concorrenzialità tra gli operatori. Nella
ricerca di concertazione tra Istituzioni ed operatori finanziari,
particolare rilievo ha assunto la proposta del Senatore Luigi Grillo,
Presidente della Commissione Infrastrutture e Telecomunicazioni del Senato,
che ha presentato un modello operativo per il finanziamento delle
infrastrutture definito "semplice, replicabile e finanziariamente
efficiente". Una iniziativa oggi attuabile grazie alla riforma del
project financing che consente alla nuova realtà normativa della finanza di
progetto di soddisfare le esigenze e le nuove disponibilità del sistema
finanziario privato. "Non è un sogno né un'utopia ipotizzare che gli
ingenti capitali rientrati in Italia dopo la prima fase dello scudo fiscale
possano trovare nuove adeguate redditività anche nel finanziamento delle
infrastrutture, completando un ciclo virtuoso nel sostegno
all'indispensabile e prioritaria esigenza del Paese di recuperare il proprio
gap di modernizzazione" - ha dichiarato il Senatore Luigi Grillo.
"Mancano soldi per la realizzazione di infrastrutture, la cui
strategicità per il rilancio del Paese è determinante. Il gap con gli
altri paesi europei è pesante ed il Governo è impegnato a promuovere un
complesso processo di sviluppo e di rinnovamento delle grandi infrastrutture
- ha proseguito il Senatore Grillo -. Un processo di dimensioni eccezionali
che, in considerazione delle contenute risorse del bilancio pubblico, deve
essere sostenuto e finanziato anche attraverso un importante contributo di
capitali istituzionali privati e di capitali finanziari di natura privata.
Occorre definire modelli innovativi di raccolta, organizzazione e gestione
delle risorse private da coinvolgere nel processo di investimento in
infrastrutture. Nel far ciò un supporto concettuale importante viene dal
Private Equity, una modalità di investimento in contesti poco liquidi,
caratterizzati da un impegno a lungo termine e da una gestione
dell'investimento in grado di determinare la crescita di valore". Il
modello operativo proposto è quello di un fondo chiuso di diritto italiano
con durata 10/15 anni, gestito da una Sgr, alla cui capitalizzazione
dovrebbero partecipare quattro gruppi di investitori: le Fondazioni Bancarie
e Camere di Commercio, le Istituzioni Finanziarie, le Imprese di settore ed
i grandi risparmiatori. I fondi acquisirebbero quote azionarie di minoranza
in società costituite per la realizzazione e gestione, in concessione, di
grandi opere infrastrutturali. Una volta completata l'opera ed avviato il
processo di gestione, le quote sarebbero cedute con la realizzazione di
capital gain. I vantaggi del modello proposto sono: l'attivazione di un
importante effetto di leva finanziaria a favore dei progetti di opere
pubbliche; la diversificazione del rischio per gli investitori data dalla
partecipazione a più iniziative di investimento; l'ampliamento del
portafoglio prodotti e della capacità di raccolta per le Sgr; la
definizione di un modello finanziario, già noto ed apprezzato all'estero,
che potrebbe facilitare l'attrazione di capitali esteri di provenienza
istituzionale. Il Senatore Grillo ha concluso il suo intervento ricordando
che la prossima settimana la Commissione da lui presieduta avvierà i primi
incontri dell'indagine conoscitiva tra i principali operatori istituzionali,
finanziari, produttivi e degli Enti Locali, affinché le Fondazioni
Bancarie, soggetti autonomi di diritto privato, e le banche, che hanno
capacità tecniche e disponibilità finanziarie, possano favorire il loro
impegno su questa proposta senza improponibili forzature normative, ma
cogliendone opportunità di investimenti con adeguata remunerazione. Il Capo
del Servizio Vigilanza sull'intermediazione Finanziaria della Banca
d'Italia, Dottor Carlo Pisanti, ha esaminato la difficile situazione
congiunturale del risparmio gestito. "Le gestioni collettive di tipo
tradizionale, dopo un periodo di straordinario sviluppo, hanno dapprima
rallentato la crescita, poi invertito la tendenza assumendo un segno
negativo nel corso del 2001. La riduzione del patrimonio gestito dai fondi
armonizzati, attualmente pari a circa 360 miliardi di Euro, è causata dalla
contrazione significativa della raccolta netta (-39 miliardi di Euro nel
periodo gennaio 2000 - settembre 2002) e dall'avverso andamento dei mercati
borsistici che ha prodotto perdite ingenti (-78 miliardi di Euro nel
medesimo periodo). Non sono però venute meno alcune cruciali condizioni di
fondo che hanno sostenuto la crescita del risparmio gestito. Nel nostro
Paese l'alta propensione dei privati al risparmio è sostanzialmente
invariata. L'industria dei fondi comuni si colloca tuttora ai primi posti in
Europa per ammontare di patrimoni gestiti. Sussiste un mercato del risparmio
gestito dalle strutture robuste; i fondi comuni sono diventati un importante
veicolo per frazionare il rischio ed allocare, efficientemente, gli
investimenti. La loro affermazione nel contesto italiano ha contribuito
all'evoluzione del mercato finanziario, concorrendo ad aumentarne lo
spessore e la liquidità, ed a sostenere il processo di privatizzazione. Su
questa situazione - secondo Pisanti - "la forte volatilità e
l'intonazione ancora persistentemente negativa dei mercati finanziari
richiedono un'attenta azione del Legislatore e delle Autorità nel sostenere
l'industria del risparmio gestito riducendo i fattori che sul piano
normativo e fiscale ostacolano gli impulsi positivi del mercato. "Sono,
tuttavia, i gestori professionali del risparmio a dover sostenere il ruolo
principale, accettando e superando la sfida della congiuntura avversa e
della accresciuta complessità. Essi, sulla solida base delle posizioni
raggiunte, devono sviluppare un'azione di verifica delle strategie e la
progettazione di prodotti innovativi sostenuta dal rafforzamento degli
investimenti in risorse umane e tecniche. Per tutti gli intermediari si
impone il miglioramento dell'efficienza operativa. La condizione decisiva
per vincere il confronto competitivo, che la maggiore apertura
internazionale ed il moltiplicarsi di produttori renderanno più acceso,
consiste su servizi di maggior qualità e utilizzando il vantaggio di
trasparenti condizioni di prezzo". Dagli interventi scaturiti durante
il work shop tra i principali operatori dei 40 istituti di credito
intervenuti, è emerso che la principale sfida evolutiva per gli operatori
del private banking è l'innovazione finanziaria, per ottenere una migliore
personalizzazione del servizio e ampliare la gamma dell'offerta, e
l'integrazione con i servizi di corporate banking. In particolare gli
operatori richiedono evoluzioni normative per favorire l'allargamento della
gamma di prodotti con variazioni delle soglie minime di accesso per gli
hedge fund. Parallelamente all'allargamento dei prodotti, emerge anche la
necessità che evolva il livello di competenza degli operatori, elemento
distintivo per ottenere una migliore personalizzazione del servizio. II
Consigliere Delegato di Datamat, Giorgio Moretti, concludendo i lavori, ha
illustrato la qualità dei servizi informativi che sono strumentalità
strategiche per fornire al private banker una visibilità adeguata sulle
logiche di gestione dei prodotti da proporre alla clientela. Dall'analisi
delle tendenze di mercato, emerge una significativa prevalenza prospettica
della componente di servizio su quella di prodotto, con uno spostamento del
focus dalla redditività di prodotto a quella di cliente. Ciò comporta che
la clientela abbia necessità di individuare servizi a valore aggiunto per i
quali è disposta a pagare fee maggiori (efficienza nei servizi di
reporting-amministrativi, efficace asset allocation, individuazione di
criteri di misurazione trasparenti e condivisi). La crescente
personalizzazione e sofisticazione del servizio implica la necessità di far
evolvere skills e competenze del private banker, avvalendosi delle
performance offerte dalle nuove tecnologie.
ASSOLOMBARDA:
"DIFENSORE PICCOLA E MEDIA IMPRESA" IL NUOVO FILO DIRETTO TRA LE
IMPRESE E I LORO INTERLOCUTORI PUBBLICI E PRIVATI.
Milano, 28 ottobre 2002 - In Italia ci sono circa 3,5 milioni di piccole e
piccolissime imprese. Benché rappresentano il vero motore dell'economia
nazionale, esse sono costrette ogni giorno a scontrarsi con mille ostacoli e
difficoltà che ne frenano lo sviluppo. Per l'espletamento delle pratiche
relative all'apertura di un impianto produttivo, ad esempio, in Italia
occorrono ancora tempi biblici. Inoltre è stato calcolato che: ogni impresa
deve avere mediamente 190 contatti all'anno con i vari uffici della Pubblica
Amministrazione (Asi, Vigili del Fuoco, Inps, Inail, Direzione Regionale
delle Entrate, Piani Regolatori, Sportelli Unici); subisce 15 controlli ed
è costretta a investire decine e decine di giornate-uomo per espletare
adempimenti amministrativi. Senza contare il tempo dedicato dal piccolo
imprenditore al rapporto con banche e assicurazioni, interlocutori preziosi
ma con cui non sempre è facile interagire. Di fronte a questa realtà la
Piccola Industria di Assolombarda ha deciso di dare vita al "Difensore
Pmi", un innovativo Sportello finalizzato ad aiutare le imprese,
facilitandole nei contatti sul territorio con le Amministrazioni Pubbliche e
gli enti di riferimento. L'idea è maturata dalla storica esperienza del
"Difensore civico" creato negli anni Settanta da Alberto Bertuzzi,
coraggioso imprenditore lombardo associato ad Assolombarda. In quel
difficile periodo Bertuzzi seppe combattere, con l'aiuto dei media, gli
apparati burocratici statali facendo rispettare i diritti garantiti dalla
Costituzione a ogni cittadino e riuscendo a far nascere in ogni Regione e
Comune italiano un ufficio del difensore civico. Allo stesso modo, oggi, il
"Difensore Pmi" vuole affiancare le imprese che subiscono soprusi
grandi e piccoli aiutandole anche a districarsi nella selva di norme che
affliggono quotidianamente i piccoli imprenditori. L'iniziativa sarà
presentata martedì 29 ottobre alle ore 10.00 nell'Auditorium di
Assolombarda a Milano in via Pantano 9, nel corso di un incontro a cui
parteciperanno le massime autorità comunali, provinciali e regionali e a
cui porteranno la loro testimonianza numerosi imprenditori piccoli, medi e
grandi nel corso di un dibattito moderato da Mario Giordano, direttore di
Studio Aperto.
INFRASTRUTTURE:
ABI, PRONTI A FARE LA NOSTRA PARTE NEL PROJECT FINANCING
Roma, 28 ottobre 2002 - Le banche italiane sono soddisfatte dalle nuove
leggi sulle infrastrutture e sono pronte a fare attivamente la propria parte
nelle operazioni di 'project financing' per la realizzazione delle opere
pubbliche. Questa, in sintesi, la posizione espressa da Maurizio Sella,
presidente dell'Associazione Bancaria Italiana nel corso di un'audizione che
si è svolta oggi pomeriggio in Commissione Lavori Pubblici del Senato.
"La scelta di rendere più certe e incisive le procedure della Pubblica
amministrazione, con il varo della 'legge Obiettivo' sulle grandi opere e
della 'Merloni quater' per le opere pubbliche in genere, è positiva. Per
migliorare qualità e quantità delle nostre infrastrutture è necessaria -
secondo il presidente dell'Abi - una maggiore apertura alla concorrenza tra
imprese e una più fattiva collaborazione tra tutti i soggetti pubblici e
privati coinvolti. Ciò potrà avvenire - ha concluso Sella - anche
attraverso forme di consulenza tecnica, economica e finanziaria delle banche
a favore della Pubblica amministrazione". Per permettere il decollo
definitivo della 'finanza di progetto', secondo l'Abi, il Governo deve
individuare infrastrutture a buona redditività in grado di attirare
capitali privati (finanziabili dalle banche più facilmente in relazione ai
ricavi previsti dall'opera), mentre Infrastrutture SpA dovrebbe supportare
il sistema bancario nel finanziamento di opere che possano avere maggior
rilievo dal punto di vista sociale ancorché di minor redditività. Il
Governo dovrebbe privilegiare inoltre la forma della concessione di
costruzione e gestione più che quella del 'general contractor' (che non
permette al realizzatore dell'opera di assumerne la gestione). In presenza
di queste condizioni, sostiene l'Abi, le banche sono in grado di operare
attivamente su tutti i tre piani del 'project financing': il 'financial
advisory' (cioè la consulenza alle imprese per la ricerca di finanziamenti
sul mercato dei capitali), l''arranging' (l'organizzazione diretta
dell'operazione di finanziamento), il 'finanziamento diretto' da parte di un
consorzio di banche.
PER
IL CORRIERE DELLA SERA COMMISSIONI PER PRELIEVI BANCOMAT IN LINEA CON L'EUROPA
PER BANCO POPOLARE DI VERONA E NOVARA
Verona, 28 ottobre 2002 - Per il Corriere della Sera, le commissioni
bancomat che il Banco Popolare di Verona e Novara applica sono in linea con
l'Europa. Si tratta di un significativo riconoscimento contenuto nell'ambito
di una indagine sulle commissioni applicate dalle banche all'interno dell'eurozona,
effettuata dalla redazione economica del Corriere della Sera e pubblicata
nei giorni scorsi. Lo spunto è stato offerto da una pubblicazione di un
articolo dal titolo efficace "L'Euro? All'estero si paga di più"
alla base della quale stava la verifica della situazione relativa al
regolamento UE sui pagamenti transfrontalieri. Entrato in vigore lo scorso
mese di luglio, il regolamento impone alle Banche di applicare, come detto,
identiche commissioni sui prelievi di contante da uno degli Atm dislocati
nell'ambito dei paesi dell'area dell'Euro e sul territorio nazionale. Il
risultato dell'indagine è stato negativo per molte grandi banche italiane,
che applicano differenti commissioni nei prelievi effettuati con il bancomat
nell'ambito dei paesi dell'Eurozona rispetto a quelli effettuati nell'ambito
della rete domestica. Non avviene così per Banco Popolare di Verona e
Novara e BNL, le due uniche banche citate nell'indagine, che, secondo la
giornalista del Corriere della Sera, si annoverano tra le poche aziende
creditizie italiane che "interpretano il regolamento secondo lo spirito
europeo". In Italia si contano oltre 830 banche con quasi 30.000
sportelli, distribuiti in circa 6.000 comuni; più di 34.000 sono gli Atm,
dai quali le famiglie, nel corso del 2001, hanno effettuato più di 524
milioni di prelievi. Movimenti che rappresentano quasi il 73% del totale dei
prelievi effettuati dalla clientela presso il canale bancario, e risultati,
al 31 dicembre del 2001 in aumento del 28% sullo stesso periodo dell'anno
precedente. Al Banco Popolare di Verona e Novara prelevare contante in un
qualsiasi bancomat dell'area euro costa oggi 2 €. Identica commissione si
applica per i prelievi effettuati presso un qualsiasi bancomat italiano
esterno alla rete del Gruppo Banco Popolare, che ne annovera in tutta Italia
più di 1.300, dislocati in oltre 820 comuni, presso i quali i clienti non
pagano commissioni "Il bancomat è uno dei prodotti bancari a più
larga diffusione e che risulta tra quelli maggiormente apprezzati"
afferma Cristiano Carrus, responsabile divisione Retail del Banco Popolare
di Verona e Novara "Per questo prestiamo particolare attenzione nella
gestione di uno strumento che riteniamo molto importante per il nostro
target di clientela, ed ecco perché, per noi, segnalazioni come quelle del
Corriere della Sera sono particolarmente lusinghiere. Ciò del resto
rappresenta una conferma dello spirito europeo che ci anima e che ha trovato
motivi di testimonianza anche di recente, in relazione alla comunicazione
dell'adesione del Banco, primo tra le istituzioni creditizie italiane, al
Codice di Condotta europeo sui mutui casa".
GRUPPO
CERAMICHE RICCHETTI: BANCA ALETTI(GRUPPO BPVN) INIZIA LA COPERTURA DEL
TITOLO PUBBLICANDO UN EQUITY RESEARCH CON TARGET PRICE A 0,45 EURO E RATING
ADD.
Verona, 28 ottobre 2002 - Banca Aletti (Gruppo Banco Popolare di Verona e
Novara) ha pubblicato un report su Gruppo Ceramiche Ricchetti, indicando la
raccomandazione add e un target price pari a 0,45 euro. L'istituto milanese
indica nel processo di riorganizzazione e nell'attività di ricerca e
sviluppo i punti di forza del Gruppo, che si pone l'obiettivo strategico di
diventare leader mondiale nel settore delle piastrelle di ceramica
attraverso l'incre-mento delle quote di mercato. Nel primo semestre 2002 il
fatturato di Gruppo si è attestato a 166,3 milioni di euro, con Ebitda e
Ebit margin pari rispettivamente a 14,4% e a 7,7% Banca Aletti (Gruppo Bpvn)
è l'intermediario specializzato nelle attività di private e investment
banking del Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara ed ha inoltre
sviluppato l'attività di "specialist". In tale ambito dal giugno
2002 segue anche il titolo Ceramiche Ricchetti. Per Oscar Zannoni,
Presidente e Amministratore Delegato di Gruppo Ceramiche Ricchetti: "La
scelta di essere seguiti da un intermediario prestigioso come Banca Aletti
conferma la nostra fiducia nei confronti dei mercati finanziari, e la
convinzione che il titolo in Borsa sia lontano dall'esprimere le potenzialità
del Gruppo". Gruppo Ceramiche Ricchetti Spa è una holding industriale
attiva nella produzione e commercializzazione di ceramica per pavimento e
rivestimento per esterni e interni. Prima società del settore ad avere
scelto la strada della quotazione in Borsa nel 1996, si colloca per
dimensioni al terzo posto nel settore in Italia e ai primi posti a livello
mondiale. Gruppo Ceramiche Ricchetti ha 15 stabilimenti produttivi (sette in
Italia, la maggior parte dei quali situati nel distretto ceramico di
Sassuolo, e otto in Europa), occupa circa 2.600 dipendenti e ha una
produzione annua di circa 45 milioni di metri quadri di piastrelle, di cui
l'80% è venduto all'estero.
IL
CONSIGLIO DI ENEL AUTORIZZA LA CESSIONE DI ENEL REAL ESTATE, APE E SFERA
AVVIATO IL PROCESSO DI SEMPLIFICAZIONE DEL MODELLO DI BUSINESS
Roma, 28 ottobre 2002 - Nell'ambito delle linee guida del nuovo piano
industriale, approvato ed illustrato il 12 settembre scorso, incentrate
sulla focalizzazione nelle attività core dell'energia e sulla
semplificazione del modello di business, il Consiglio di Amministrazione di
Enel SpA ha esaminato lo stato di avanzamento della revisione strategica
dell'area servizi ed ha autorizzato l'avvio delle procedure per la cessione
di Enel Real Estate, Ape e Sfera. Le altre società dell'area servizi
continuano ad essere oggetto di approfondite analisi finalizzate alla
individuazione in tempi brevi di adeguati percorsi di valorizzazione
coerenti con il nuovo approccio strategico. Enel Real Estate è la società
del Gruppo Enel con l'obiettivo di gestire e valorizzare il patrimonio
immobiliare e sviluppare i servizi correlati quale il facility management.
Fanno inoltre capo a Enel Real Estate le partecipazioni in Immobiliare Foro
Bonaparte e Leasys (noleggio auto). Ape è la società che si occupa
dell'amministrazione e della gestione del personale del Gruppo Enel.
Costituita nel 2001, la società è presente nelle principali città
italiane ed è diffusa capillarmente sul territorio nazionale. Sfera è la
società che si occupa della formazione per il gruppo Enel con particolare
riferimento alla valorizzazione delle competenze del personale con
interventi di formazione, orientamento, selezione e reimpiego delle risorse
umane. Con il supporto di consulenti finanziari, Enel avvierà a breve
distinte procedure competitive a trattativa diretta, tramite la
sollecitazione di manifestazioni di interesse anche per singoli comparti di
attività, che in ogni caso prevedano la permanenza di legami tra gli asset
da cedere e il Gruppo Enel attraverso specifici contratti di servizio.
GRUPPO
DSM: UTILE OPERATIVO TERZO TRIMESTRE 2002 PARI A 104 MILIONI DI €URO
RISULTATO NETTAMENTE MIGLIORE RISPETTO AL TERZO TRIMESTRE 2001 SU BASE
COMPARATA
Heerlen (Paesi Bassi), 28 ottobre 2002 - Nel terzo trimestre 2002 Dsm ha
realizzato un utile operativo pari a 104 milioni di €uro, con un
incremento dell'8 % rispetto al terzo trimestre 2001 su base comparata*).
L'utile da attività ordinarie al netto delle imposte è stato pari a 87
milioni di €uro: tale utile è del 14 % inferiore rispetto a quello fatto
registrare nel terzo trimestre 2001, nel quale erano compresi anche i
risultati di DSM Petrochemicals e di Energie Beheer Nederland. L'utile netto
per azione ordinaria è stato pari a 0,86 €uro. Peter Elverding,
presidente del Consiglio di Amministrazione di Dsm, ha dichiarato: "Nel
terzo trimestre le condizioni dei mercati di riferimento per Dsm non hanno
fatto registrare alcun miglioramento. Fatte queste premesse, non sono deluso
dall'utile operativo delle nostre attività, il quale su base comparata è
risultato nettamente superiore rispetto a quello fatto registrare nel terzo
trimestre 2001, permanendo sul livello del secondo trimestre 2002. Esso
conferma la maggiore stabilità del risultato da noi conseguito attraverso
la nostra strategia". "Per il quarto trimestre non prevedo alcun
netto miglioramento, né per quanto riguarda il clima economico né per
quanto attiene le condizioni dei mercati di riferimento. Tuttavia,
manteniamo la previsione espressa nel mese di luglio, secondo la quale Dsm
realizzerà per l'intero 2002, con le attività correnti, un utile operativo
sostanzialmente migliore rispetto a quello fatto registrare su base
comparata lo scorso anno". Con 1,4 miliardi di €uro le vendite nette
per il terzo trimestre 2002 si sono confermate, su base comparata, sullo
stesso livello fatto registrare nel terzo trimestre 2001. La crescita di
volume autonoma è stata pari al 2 %. Le vendite nette hanno mostrato una
ulteriore crescita del 3 % in conseguenza delle forniture effettuate alla ex
Dsm Petrochemicals (attualmente facente parte di Sabic). A decorrere dal
terzo trimestre 2002 queste vengono inglobate nelle vendite esterne. In
media i prezzi di vendita sono rimasti invariati. I disinvestimenti hanno
sortito un effetto negativo pari all'1 %, mentre i tassi di cambio in
ribasso, in particolare quello relativo al dollaro , hanno avuto un effetto
negativo pari al 4 %. Analisi per singoli settori- La cifra di affari del
settore ( 541 milioni di €uro ) ha subito un calo del 3 % rispetto allo
stesso periodo del 2001, soprattutto a causa dei disinvestimenti realizzati
e della flessione del tasso di cambio del dollaro. Ciononostante l'utile
operativo del settore ha fatto registrare un incremento pari al 5 %. Dsm
Fine Chemicals ha realizzato una cifra di affari leggermente inferiore e un
utile operativo più basso, il che è da attribuirsi al disinvestimento
operato nel settore della chinina e ai prezzi più bassi dell'aspartame.
L'utile operativo di Dsm Pharmaceutical Products è migliorato rispetto a
quello del terzo trimestre 2001, soprattutto grazie a un aumento della cifra
di affari e a una diminuzione dei costi fissi di Dsm Pharmaceuticals, Inc
negli Stati Uniti. DSM Anti-Infectives ha incrementato il risultato in
termini di volumi e margini . Dsm Food Specialties e Dsm Bakery Ingredients
hanno fatto registrare un utile operativo stabile Nel terzo trimestre 2002
la cifra di affari di questo settore ( 447 milioni di Euro) ha subito un
calo del 6 % rispetto al terzo trimestre 2001, ciò a causa di minori volumi
di vendita, in particolare da parte di DSM Desotech, a causa della
perdurante stagnazione nell'industria delle fibre ottiche e delle
telecomunicazioni. L'utile operativo del settore si è attestato su un
incremento del 12 % rispetto a quello realizzato nel terzo trimestre 2001.
Gli incrementi fatti registrare dagli utili operativi di Dsm Elastomers, Dsm
High Performance Fibers e Dsm Engineering Plastics in conseguenza di volumi
e di margini di vendita migliori, hanno compensato la forte flessione di Dsm
Desotech. Rispetto al secondo trimestre 2002 l'utile operativo del settore
si è attestato su un livello minore a causa di imprevisti effetti
stagionali. Per effetto di Dsm Agro e di un più basso tasso di cambio del
dollaro, la cifra di affari del settore (341 milioni di Euro ) ha fatto
registrare alla fine del terzo trimestre un calo del 8 % rispetto a quella
del terzo trimestre 2001. L'utile operativo si è attestato su un livello
minore rispetto a quello realizzato nel terzo trimestre 2001 in conseguenza
di un calo dei margini, in parte compensato da un incremento dei volumi di
vendita e da una diminuzione dei costi fissi. Il miglioramento del risultato
di Dsm Fibre Intermediates si è confermato anche per questo trimestre. A
causa del calo dei volumi e dei margini di vendita l'utile operativo di Dsm
Agro ha fatto registrare una considerevole diminuzione rispetto al terzo
trimestre 2001 e rispetto al secondo trimestre 2002. Dsm Melamine ha
realizzato un risultato maggiore. L'utile operativo di Dsm Energy ha subito
una flessione rispetto al terzo trimestre 2001 a causa del calo di
produzione e della diminuzione dei prezzi Le vendite nette (128 milioni di
Euro) hanno mostrato una crescita legata alle forniture effettuate alla ex
Dsm Petrochemicals (attualmente facente capo a Sabic),. A decorrere dal
terzo trimestre 2002 queste vengono inglobate nelle vendite esterne. La voce
Proventi e oneri finanziari è caratterizzata per quanto riguarda il terzo
trimestre 2002 da un saldo positivo di 1 milione di €uro, a fronte di un
saldo passivo di 24 milioni di €uro nello stesso periodo del 2001. Tale
inversione è dovuta a tassi di interesse minori e a maggiori profitti
finanziari da attribuirsi all'impiego dei proventi realizzati dalla cessione
di DSM Petrochemicals e della quota di partecipazione in Energie Beheer
Nederland. La pressione fiscale è stata pari al 18 %, in linea con quella
dei trimestri precedenti. L'utile delle attività ordinarie al netto delle
imposte è stato pari a 87 milioni di €uro, risultando pertanto di 14
milioni di €uro (14 %) inferiore rispetto a quello fatto registrare nel
terzo trimestre 2001, nel quale erano compresi anche i risultati di Dsm
Petrochemicals e di Energie Beheer Nederland. L'utile netto ha fatto
registrare una flessione di 13 milioni di €uro rispetto al terzo trimestre
2001, attestandosi in tal modo sugli 88 milioni di €uro. Il flusso di
cassa (utile netto più ammortamenti) relativo al terzo trimestre 2002 è
stato pari a 184 milioni di €uro, il che significa 48 milioni di €uro in
più rispetto al terzo trimestre 2001, nel quale erano compresi anche i
risultati di DSM Petrochemicals e di Energie Beheer Nederland. Con 114
milioni di€uro gli investimenti per attività correnti si sono confermati
sullo stesso livello del terzo trimestre 2001. Per quanto riguarda i primi
nove mesi del 2002, il totale degli investimenti relativi alle attività
correnti è stato pari a 320 milioni di €uro (gennaio - settembre 2001:
356 milioni di €uro). Nel terzo trimestre le disponibilità liquide
provenienti dalla vendita di Dsm Petrochemicals sono state impiegate a breve
termine. L'organico ha subito una diminuzione di 2.885 unità, passando da
un totale di 21.504 al 31 dicembre 2001 a un totale di 18.619 unità al 30
settembre 2002, di cui 2.311 per effetto dei disinvestimenti e 574 per
effetto delle ristrutturazioni e del decorso naturale. Rispetto al secondo
trimestre tale diminuzione è stata di 183 unità. La ripresa dei mercati di
riferimento per Dsm permarrà incerta anche nel quarto trimestre.
Attualmente non si prospetta alcun miglioramento a breve termine
dell'economia mondiale. Ciononostante, per il quarto trimestre 2002 Dsm
prevede di realizzare, su base comparata, un utile operativo sensibilmente
migliore rispetto al quarto trimestre dello scorso anno Dsm mantiene la
previsione espressa nel mese di luglio, secondo la quale per l'intero 2002
verrà realizzato, con le attività correnti, un utile operativo
sostanzialmente migliore rispetto a quello fatto registrare ,su base
comparata, nel 2001.
MARKETPLACE:
PUNTO DELLA SITUAZIONE IN UN CONVEGNO CHE SI È TENUTO OGGI A ROMA,
ORGANIZZATO DA 1CITY.BIZ (GRUPPO UNICREDITO ITALIANO)
Roma, 28 ottobre 2002 - I 210 milioni di euro di transato realizzati dai
marketplace italiani (escluso captive) nel 2001 sono destinati a raddoppiare
a fine 2002. Questi i dati forniti da Andrea Rangone, Responsabile
Osservatorio eMarketplace del Politecnico di Milano, in apertura
dell'incontro organizzato il 25 ottobre a Roma da 1city.biz, il marketplace
che fa capo al Gruppo UniCredito Italiano. "Un vero boom è atteso per
il 2003 con un'esplosione del mercato destinata necessariamente a passare
per una scrematura degli operatori che si ridurranno notevolmente rispetto
ai 124 monitorati nel 2001", ha proseguito Rangone. Molto rilevante sarà
dunque il ruolo che i marketplace giocheranno nel grande scenario
dell'e-business italiano, che per ora marcia ancora a due velocità; sono i
comparti delle telecomunicazioni e del bancario quelli all'avanguardia negli
investimenti in tecnologia basata su internet a supporto del business. I
marketplace, ovvero le piattaforme per la gestione online delle procedure di
acquisto delle aziende, sono una componente fondamentale di questo scenario
non solo per le realtà private ma anche per il settore pubblico. "Lo
strumento del marketplace semplifica e velocizza la fase della negoziazione
economica, liberando tempo alle risorse della funzione acquisti che possono
così dedicarsi ad attività a maggior valore aggiunto, come ad esempio
l'individuazione di nuove opportunità sul mercato", ha detto Carlo A.
De Vita, Responsabile Acquisti di Erg SpA, intervenendo al convegno di
1city.biz. L'efficienza ottenibile dal punto di vista organizzativo è un
bene prezioso per l'azienda cui si aggiunge quello altrettanto importante
dei risparmi sul costo di acquisto realizzabili mediante l'impiego dei
marketplace. "In 7 mesi di utilizzo del marketplace 1city.biz abbiamo
potuto realizzare un saving medio del 10% con punte del 20%, che si è
tradotto in un risparmio pari a 500 mila euro", ha spiegato Luigi
Brancadoro, Responsabile Acquisti api. Interessante anche la testimonianza
di Carolina Cirillo, Dirigente del Dipartimento Semplificazione
Amministrativa e Comunicazione del Comune di Roma, che lo scorso dicembre ha
condotto con successo la prima asta sperimentale su marketplace. Oggetto
della transazione è stato l'acquisto di computer con trattativa privata,
ottenendo come risultato un risparmio di circa il 7% rispetto alle procedure
di compravendita tradizionali, con un tempo di completamento dell'operazione
di appena 8 minuti. Grazie alla recente direttiva del Consiglio dei Ministri
che ha abolito il tetto massimo di 200 mila euro per la trattativa privata
nella Pubblica Amministrazione, anche gli enti della PA possono ora guardare
al marketplace come a uno strumento per migliorare l'efficienza e ridurre i
costi. Uno strumento, tra l'altro, con costi di ingresso e impiego
estremamente contenuti sia per chi acquista sia per chi vende. Lanciato
all'inizio del 2002, 1city.biz è il marketplace voluto dal Gruppo
UniCredito Italiano (in collaborazione con Erg e Oracle) anche nell'ottica
del miglioramento del rapporto tra banche e imprese, come ha spiegato Fabio
Bolognini, Responsabile Direzione Corporate di UniCredito Italiano.
"Volevamo qualcosa che aiutasse le aziende a ridurre i costi e, se
possibile, anche ad aumentare le vendite. Il marketplace ci è sembrato una
scelta naturale per una banca, da sempre abituata a gestire con sicurezza e
riservatezza informazioni sui clienti; gli stessi requisiti indispensabili
per le aziende che decidono di affidarsi al marketplace", ha dichiarato
Bolognini. Il Gruppo UniCredito Italiano è azionista e allo stesso tempo
cliente di 1city.biz, con aste per oltre 100 milioni di euro già realizzate
nel 2002, come ha spiegato Carlo Del Vecchio, Responsabile Acquisti
UniCredito Italiano. Infolink: www.1city.biz
IL
GRUPPO BANCA POPOLARE DI BERGAMO - CREDITO VARESINO SI ASTIENE DA OGNI
ATTIVITÀ RELATIVA ALL'ESPORTAZIONE E IMPORTAZIONE DI ARMI
Bergamo, 28 ottobre 2002 - La Banca Popolare di Bergamo - Credito Varesino
ha deciso, con decorrenza immediata, di astenersi definitivamente dalla
prestazione di tutti i servizi bancari e finanziari direttamente riferiti ad
operazioni connesse con l'esportazione, l'importazione e il transito di
materiali di armamento. La decisione è la naturale conseguenza della sempre
maggiore attenzione che la Banca dedica agli aspetti etici, sociali,
umanitari ed anche delle crescenti istanze di ambiti della società
particolarmente sensibili alle tematiche dei diritti della persona.
Nell'ambito di questa decisione, tutte le unità operative e tutti gli
sportelli del Gruppo Banca Popolare di Bergamo - Credito Varesino non
effettueranno i servizi direttamente riferiti ad operazioni connesse
all'esportazione, importazione e transito di materiali bellici, quali
finanziamenti esteri, bonifici esteri in entrata e in uscita, crediti
documentari esteri all'import-export, invio documenti o effetti all'incasso,
fideiussioni estere. Il Direttore Generale della Banca, Gaudenzio Cattaneo,
ha dichiarato: ""Abbiamo assunto questa importante decisione,
condivisa da tutti gli organi della Banca, per sottolineare lo spirito etico
e umanitario che costituisce un elemento fondamentale della nostra visione e
della nostra cultura di impresa".
CARIME:
IN BORSA DIRETTAMENTE DA X-PLANE
Milano, 28 ottobre 2002 - Il servizio X-Plane InfoBorsa mette a disposizione
degli Utenti di ClicCarime Multicanale la nuova funzionalità di
compravendita dei titoli quotati sui mercati italiani. Direttamente dalle
pagine di X-Plane InforBorsa è possibile, ora, effettuare le operazioni di
trading on line, senza dover ritornare nell'apposita sezione di ClicCarime
Multicanale. Un modo più veloce per gestire i propri titoli, un modo più
efficace per utilizzare le opportunità offerte dal mercato istante per
istante.
SEGNALAZIONE
DELL'ISTITUTO SU UNA SOCIETÀ NON AUTORIZZATA ALLO SVOLGIMENTO DELL'ATTIVITÀ
ASSICURATIVA IN ITALIA.
Roma, 28 ottobre 2002 - E' stato segnalato all'Isvap il rilascio di garanzie
per l'assicurazione della responsabilità civile auto recante l'intestazione
Royal Adriatico (o Royal Adriatica) Viene reso noto che nessuna società con
tale denominazione è abilitata, ad alcun titolo, all'esercizio dell'attività
assicurativa in Italia. Conseguentemente la stipula di polizze recanti la
predetta intestazione comporta per l'utenza il mancato assolvimento
dell'obbligo assicurativo R.C.auto e per gli intermediari coinvolti lo
svolgimento di un'attività non consentita. pertanto l'Isvap raccomanda di
verificare preventivamente che i contratti da sottoscrivere siano emessi da
imprese regolarmente autorizzate allo svolgimento dell'attività
assicurativa. A tale proposito chiarimenti ed informazioni potranno essere
richiesti direttamente a www.isvap.it
ENI:
L'AMMINISTRATORE DELEGATO, VITTORIO MINCATO, INCONTRA IN NIGERIA INVESTITORI
E ANALISTI INTERNAZIONALI TERZO TRIMESTRE 2002: 1,445 MILIONI DI BARILI AL
GIORNO, PIÙ 8%, DI PRODUZIONE GIORNALIERA DI IDROCARBURI S.
Donato Milanese, 28 ottobre 2002 - Produzione complessiva nei primi nove
mesi: più 7%, al netto del taglio nei Paesi Opec Produzione in Nigeria:
crescita media annua di oltre il 10% dal 2002 al 2005 Rafforzati l'impegno
ambientale e i rapporti con le comunità L'Amministratore Delegato dell'Eni,
Vittorio Mincato, ha presentato il 25 ottobre a Port Harcourt in Nigeria nel
corso dell'incontro con investitori e analisti internazionali i
significativi risultati raggiunti dall'Eni nei primi nove mesi dell'anno.
Nel corso dell'incontro è stato presentato l'andamento della produzione di
idrocarburi dell'Eni nel terzo trimestre di quest'anno, cresciuta dell'8%,
che ha raggiunto 1,445 milioni di barili al giorno al netto dei tagli nei
Paesi Opec (che hanno avuto un effetto di circa 22 mila boe). La crescita
complessiva nei primi nove mesi è stata del 7%, migliorando la crescita del
6,5% conseguita nel corso del primo semestre. Tale risultato è in linea con
l'obiettivo di produrre nel 2005 1,7 milioni di barili al giorno di
idrocarburi, così come fissato nel Piano Strategico 2002-2005.
L'Amministratore Delegato Vittorio Mincato ha evidenziato inoltre
l'importanza delle attività Eni in Nigeria e lo sviluppo che queste avranno
nei prossimi anni. Nel periodo 2002-2005 la produzione in Nigeria aumenterà
di oltre il 10% annuo, mentre il peso della produzione nel Paese su quella
totale dell'Eni aumenterà dal 7% al 10% circa. Nel corso dell'incontro sono
state illustrate le attività dell'Eni riguardanti la tutela della salute,
la sicurezza sul lavoro, la salvaguardia dell'ambiente e lo sviluppo di
solide e proficue relazioni con le comunità locali con cui opera la Società
petrolifera italiana. Il primo programma sociale dell'Eni in Nigeria risale
al 1976 e finora la Società ha avviato oltre cinquecento progetti sociali.
Uno degli interventi più rilevanti è il Green River Project, il progetto
agricolo per lo sviluppo delle aree del Delta del Niger avviato nel 1987 ed
esteso recentemente ad altre aree del Paese. L'Eni inoltre sarà tra le
prime compagnie petrolifere che operano in Nigeria a raggiungere l'obiettivo
fissato dal progetto "Zero Gas Flaring", lanciato dal governo
nigeriano nel 2000. L' obiettivo dell'Eni è di ridurre il gas bruciato in
atmosfera dal 45% del 2000 a meno del 5% nel 2004.
COMMERCIO
ESTERO (SCAMBI CON I PAESI EXTRA UE) SETTEMBRE 2002
Roma, 28 ottobre 2002 - Dall'introduzione del mercato interno dell'Unione
europea, le statistiche sul commercio con l'estero provengono da due
rilevazioni separate, riguardanti, rispettivamente, gli scambi con i paesi
dell'Unione Europea e quelli con gli altri paesi (definiti extra-UE). A
causa delle differenze nei tempi di raccolta delle informazioni di base, i
risultati per i due insiemi di paesi vengono diffusi con diverso grado in
tempestività: sino allo scorso settembre, con un unico comunicato venivano
rilasciati i dati relativi ai flussi con i paesi extra UE a circa 25 giorni
dalla fine del mese di riferimento e quelli relativi ai flussi con i paesi
UE a circa 55 giorni dalla fine del periodo di riferimento. A partire da
questo mese, la diffusione dei dati concernenti i due gruppi di paesi
avviene in momenti separati, anticipando i tempi di produzione delle
statistiche relative agli scambi con i paesi UE e, di conseguenza, agli
scambi complessivi che, in questo modo sono diffusi intorno a 45 giorni
dalla fine del periodo di riferimento. Con il comunicato stampa del 18
ottobre 2002 sono stati diffusi i dati relativi agli scambi con i paesi Ue e
complessivi del mese di agosto 2002. In questo comunicato vengono pubblicati
i dati riguardanti l'interscambio con i paesi extra-UE del mese di settembre
2002. I risultati relativi ai paesi UE e al complesso degli scambi di
settembre saranno diffusi il 15 novembre 2002. Nel mese di settembre 2002 le
esportazioni verso i paesi extra UE sono aumentate rispetto allo stesso mese
del 2001 del 6,1 per cento, mentre le importazioni sono diminuite dell'1 per
cento. Nel medesimo mese il saldo commerciale con i paesi extra UE è
risultato positivo per 730 milioni di euro, rispetto a un attivo di 77
milioni di euro registrato nel settembre dello scorso anno. Nel periodo
gennaio-settembre 2002 il saldo è stato positivo per 7.891 milioni di euro,
a fronte di un valore positivo di 4.480 milioni di euro nello stesso periodo
del 2001. Rispetto ad agosto 2002, al netto della stagionalità, le
esportazioni sono aumentate dello 0,3 per cento e le importazioni sono
diminuite del 7,5 per cento.
L'UNRAE
ANALIZZA I PROFONDITÀ IL MERCATO ITALIANO DELL'AUTOMOBILE DOPO I PRIMI NOVE
MESI GLI ITALIANI VOGLIONO SEMPRE PIU' DIESEL E COMPRANO DI PIU' AL
SUD
Roma, 28 ottobre 2002 - In Italia, nel corso dei primi nove mesi del 2002,
sono state immatricolate 1.725.580 automobili. Analizzando nei dettagli
questo dato è procedendo ad una sorta di destrutturazione, l'Unrae propone
alcune chiavi di lettura dei risultati gennaio - settembre del mercato
italiano. Alimentazione: Cresce costantemente la domanda di vetture Diesel,
grazie alla diffusione del sistema di alimentazione common rail e dei
moderni motori ad iniezione diretta ad alta compressione. Il 42,93% di tutte
le vetture immatricolate in 9 mesi è a gasolio, con una crescita di poco
meno di 6 punti percentuali rispetto all'intero 2001, quando i diesel
toccarono la quota del 36,76%. E dai segnali percepiti, la marcia del Diesel
non sembra volersi arrestare. Proprietà: E' ripresa la crescita
dell'acquisto da parte delle persone fisiche, il che propone diverse chiavi
di lettura. Può voler dire che le vendite a società non decollano per via
della fiscalità che non si adegua alle regole degli altri paesi comunitari,
può suggerire un rallentamento delle vendite di km. 0, ma può anche essere
una conseguenza degli eco-incentivi, che interessano ovviamente soprattutto
gli automobilisti individuali. Uso: Il settore del noleggio è in lievissima
crescita rispetto all'intero 2001, ma si stima che ciò sia dovuto
essenzialmente al "noleggio a lungo termine". Segmenti:
Nell'analizzare le immatricolazioni in base alla classificazione per
segmenti, si rileva che nei primi 9 mesi del 2002 vi è una crescita delle
vendite di vetture di classe media, così come di quelle di categoria
superiore e di quelle definite alto di gamma mentre la flessione più
evidente riguarda le vetture piccole e quelle cosiddette utilitarie, che
sommate insieme sono scese dal 53,04 al 50,69% del mercato. Vendite e
territorio: Suddividendo l'Italia in base alle aree Nielsen, si rileva la
contrazione evidente della capacità di domanda del nord, ed in particolare
del nord-ovest. Il travaso delle vendite è avvenuto in favore del centro e
del sud, isole comprese: il Nord ha fatto registrare una contrazione di
oltre 1 punto, andato ad arricchire la quota del sud: nei primi 9 mesi
dell'anno il Nord ha infatti rappresentato il 50,69% di tutte le
immatricolazioni, mentre nell'intero anno scorso era al 51,95%. Due anni fa
costituiva addirittura il 53,27% dell'intero mercato. Sia pure nell'arco di
periodi relativamente brevi se rapportati alla lentezza degli spostamenti di
certi parametri, si rileva dunque qualche modifica alla
"fotografia" delle vendite di automobili in Italia scattata lo
scorso anno: per sintetizzare, si registrano la crescita del Diesel, delle
immatricolazioni a persone fisiche, delle vendite alle società di noleggio
e un trasferimento della domanda dal nord al centro e al sud.
MALPENSA
DECOLLA NUOVAMENTE MA NON FA SISTEMA CON GLI AEROPORTI SUL TERRITORIO
Milano, 28 ottobre 2002. In aeroporto a passo di lumaca. Per chi ha una
coincidenza, arrivato a Malpensa, con un altro aereo in partenza da Linate,
Orio a Serio, Brescia Montichiari o da Verona bisogna rassegnarsi: solo a
Linate c'è un collegamento in autobus diretto. Ma per il trasferimento
bisogna aspettare fino a due ore, contro i 15 minuti londinesi, i 20
parigini, viaggiando ad una velocità che non supera i 50 chilometri
all'ora. Contro i 70 km/h di Londra e i 54 di Parigi, meglio solo dei 30 di
Berlino e dei 16 di Madrid. Non guadagna chi sceglie il taxi, che viaggia,
se non c'è traffico, ad una velocità più che doppia ma ad un costo ben più
alto che nel resto d'Europa, data la distanza tra gli aeroporti. Emerge da
un'indagine della Camera di commercio di Milano realizzata attraverso
l'Osservatorio Trasporti sui sistemi aeroportuali nelle città europee e
presentati oggi in Camera di Commercio al convegno "Malpensa 2000
quattro anni dopo". Un'occasione per presentare il nuovo cruscotto di
monitoraggio del sistema aeroportuale milanese www.mi.camcom.it sezione
ambiente, infrastrutture e territorio) realizzato in collaborazione con
Alitalia, con il contributo di Sea, Certet Bocconi, Unioncamere Lombardia,
Regione Lombardia, Ipa. Con informazioni su: traffico, informazioni,
accessibilità aerea, economia e territorio, impatto ambientale, customer
satisfaction. E, secondo i dati della dodicesima indagine promossa da
Unioncamere Lombardia, attraverso il Certet (Centro di Economia Regionale,
dei Trasporti e del Turismo dell'università Bocconi) utilizzando due
indicatori riferiti a una settimana campione del mese di giugno, Malpensa
2000 mostra segni di ripresa: per l'accessibilità intercontinentale passa
dall'ottavo al settimo posto nella classifica europea, con un aumento del
6,5% nel numero dei voli, dopo i tragici fatti dell'11 settembre 2001,
preceduta da Londra, Francoforte, Parigi, Amsterdam, Zurigo, Roma, e seguita
da Madrid e Monaco. Anche se cresce la pressione competitiva degli altri hub
europei su Malpensa. "In un quadro in cui cresce sempre più
l'integrazione europea e la globalizzazione economica, - ha dichiarato Carlo
Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano - non si può che
puntare sulla qualità delle infrastrutture, a partire da quelle legate alla
comunicazione e al trasporto. E la via dello sviluppo di Malpensa è
decisivo per fare del sistema Milano un "polo aeroportuale" forte,
integrato, di dimensioni di eccellenza a livello internazionale".
"Avere un grande hub internazionale lombardo e milanese - ha dichiarato
Massimo Sordi, vicepresidente della Camera di Commercio di Milano - è
un'occasione cruciale di crescita: per questo siamo pronti a realizzare un
tavolo tra i protagonisti per il rilancio di Malpensa".
COLLEGAMENTI
TRA GLI HUB EUROPEI E GLI AEROPORTI DEL SISTEMA: I DATI DELL'OSSERVATORIO
TRASPORTI DELLA CAMERA DI COMMERCIO
Milano, 28 ottobre 2002 - Sistema degli aeroporti: conta la distanza. Tra le
città europee con più di un aeroporto Milano e Londra sono quelle con le
distanze maggiori: se Malpensa si trova a 64 km da Linate, a 88 da Orio al
Serio, a 153 da Brescia Montichiari, 197 dall'aeroporto di Verona, a
Heathrow la situazione è simile, con 70 km da Gatwick e 102,7 da Stansted.
Nel mezzo sta Charles de Gaulle, a 45,2 km da Orly. Per ultime Berlino e
Madrid: Shoenefeld si trova a 30,4 km da Tegel e 13,2 da Tempelhof e
Barrajas a 16 km da Torrejos e Cuatro Vientos. Da un'aeroporto all'altro in
treno + autobus. E' la formula classica, con un cambio, valida da Malpensa a
Orio al Serio e da Berlino a Tegel e Tempelhof. Va meglio da Linate a
Malpensa, da Charles de Gaulle a Orly, da Heathrow a Gatwick, dove il
collegamento è diretto. Peggiora la situazione per Brescia Montichiari,
Valerio Catullo, Ciampino, dove i cambi sono due. Da Barrajas a Cuatro
Vientos sono addirittura 3. Km/h in treno + autobus tra un aeroporto e
l'altro. La più rapida è Londra: da Heathrow a Gatwick e Stansted si
viaggia a buon ritmo: 70 km/h. Fanalino di coda tra gli hub sono Madrid,
Roma e Berlino: appena 13-16 km/h per gli aeroporti spagnoli, 30km/h per
quelli tedeschi e 34 km/h per gli scali romani. Medio il collegamento tra
Charles de Gaulle e Orly (54 km/h), seguita da Malpensa e Linate (51 km/h) e
Malpensa e Orio al Serio (44km/h). Più veloci i collegamenti da Malpensa
per Montichiari e per il Valerio Catullo, a patto che non si debba aspettare
nelle due coincidenze. Meglio in taxi. Col taxi si guadagna tempo
soprattutto a Madrid (con un'accelerazione nei km percorsi all'ora di oltre
80%, quindi una velocità quasi doppia) Roma (-62%), a Berlino (-68%), a
Milano (-44-52%). Anche a Parigi il percorso è rallentato coi mezzi di
servizio (-40%). Solo Londra ha un sistema davvero efficiente: coi mezzi si
perde meno del 20%, un quarto della velocità rispetto all'auto. Code
permettendo. ...quando non costa troppo. I taxi più salati sono i famosi
London black cabs inglesi: si paga tra i 150 e i 200 euro. Seguono quelli
milanesi, che costano comunque meno, anche se la distanza da percorrere è
maggiore. Ma la spesa è alta, intorno ai 100 euro. Decisamente più bassa
la spesa per Roma e Parigi, intorno ai 40 euro. Anche se la distanza è poca
a Madrid si spendono 30 euro. Sarebbe un peccato non prendere il taxi a
Berlino: costa solo dai 15 ai 30 euro. Collegamenti tra gli hub europei e
gli aeroporti del sistema Elaborazione dell'Osservatorio trasporti della
Camera di commercio di Milano
Da Malpensa…… a…
|
distanza in km
|
tempo in treno + autobus in min.
|
km / h in treno+autobus
|
treno+ autobus: numero cambi
|
Velocità (Km/h) rispetto
al taxi
|
tempo in taxi in minuti
|
Costo in taxi (tariffa media in euro )
|
Linate
|
64
|
75
|
51
|
0
|
-44%
|
42
|
85
euro
|
Orio al Serio
|
88
|
120
|
44
|
1
|
-52%
|
57
|
114
euro
|
Gabriele d'Annunzio Brescia Montichiari
|
153
|
125
|
73
|
2
|
-19%
|
100
|
190
euro
|
Valerio Catullo di Verona Villafranca
|
197
|
155
|
76
|
2
|
-16%
|
130
|
258
euro
|
Da Roma Fiumicino a …Ciampino
|
35,6
|
62
|
34
|
2
|
-62%
|
30
|
42,5
|
Da Parigi – Charles de Gaulle a…Orly
|
45,2
|
50
|
54
|
0
|
-40%
|
31
|
45,73
|
Da Londra Heathrow a…
|
|
|
|
|
|
|
|
Gatwick
|
70
|
60
|
70
|
0
|
-23%
|
43
|
142
|
Stansted
|
102,7
|
90
|
68
|
0
|
-25%
|
65
|
237
|
Da Berlino Schoenefeld a…
|
|
|
|
|
|
|
|
Tegel
|
30,4
|
60
|
30
|
1
|
-67%
|
40
|
30
|
Tempelhof
|
13,2
|
28
|
28
|
1
|
-69%
|
30
|
15
|
Da Madrid7
Barajas a:
|
|
|
|
|
|
|
|
Madrid Torrejon
|
16
|
60
|
16
|
1
|
-82%
|
30
|
30
|
Madrid Cuatro
Vientos
|
16
|
75
|
13
|
3
|
-86%
|
40
|
35
|
ACCESSIBILITA'
INTERCONTINENTALE E PRESSIONE COMPETITIVA: I DATI DELLA RICERCA DI
UNIONCAMERE LOMBARDIA
Milano, 28 ottobre 2002 - L'indicatore di accessibilità intercontinentale.
Malpensa 2000 riprende quota: l'indicatore di accessibilità
intercontinentale (basato sul numero di destinazioni intercontinentali
servite e sulla loro importanza commerciale e turistica), attesta una
ripresa per l'hub milanese: a giugno 2002, l'indice è pari a 30,84 (+2
punti) contro il 28,58 dello scorso dicembre. Nella classifica europea
questa ripresa per Malpensa 2000 porta l'hub milanese a guadagnare una
posizione: passa infatti dall'ottavo al settimo posto, superando Madrid che,
seppur registrando l'indice pari a 30,71 (+1 punto dall'anno scorso), scala
di una posizione e diventa ottavo. Gli stessi dati di giugno 2002 segnalano
un incremento generale (dopo la discesa globale causata dall'evento dell'11
settembre 2001) per tutti gli hub europei: da 5.620 a 5.983 voli
settimanali, +6,5%. Londra mantiene il suo primato e continua ad essere il
punto di riferimento (valore dell'indicatore pari a 100). Segue Francoforte
saldamente al secondo posto (+3 punti dall'anno scorso, l'indice segna 92,12
a giugno 2002); poi Parigi, che con il valore di 84,74 registra +3 punti
dallo scorso anno e mantiene la terza posizione; e nell'ordine: Amsterdam
con 79,31 (ben +5 punti), Zurigo 44,26 (+3), Roma 33,04 (+3). Dopo Malpensa
e Madrid, al nono posto, si piazza Monaco con 25,22 registrando +5 punti.
Destinazioni intercontinentali. Per quanto riguarda il numero di
collegamenti diretti verso destinazioni intercontinentali, Milano si piazza
all'ottavo posto con 51 mete (+3 destinazioni rispetto l'anno scorso),
precedendo Monaco (44 destinazioni, -1). Al primo posto ancora una volta
Londra con 137 destinazioni internazionali (-1 rispetto al 2001), seguita da
Francoforte (130, -2) e Parigi che con 128 si mantiene stabile. Quindi
Amsterdam con 98 destinazioni (+3 rispetto al 2001) e, davanti a Milano,
Roma, Zurigo e Madrid con 53 destinazioni. Destinazioni internazionali.
Aumento globale anche dei voli programmati verso destinazioni
internazionali: a giugno 2002 Milano è al settimo posto con 248 voli
settimanali programmati (+19 rispetto a dicembre 2001), precedendo Roma
(224, +4) e Monaco (148, +15). Prima Londra con 1.852 voli (+120), seguita
da Parigi (1.266, +117), Francoforte (886, +30), Amsterdam (683, +54),
Madrid (382, +3) e, che precede Milano, Zurigo con 294 voli, (+1).
L'indicatore di pressione competitiva. Aumenta anche la pressione
competitiva esercitata dagli hub stranieri su Malpensa - indicatore
utilizzato per monitorare il numero di posti offerti, con partenza dagli
aeroporti del Nord Italia verso hub concorrenti, da parte di compagnie in
grado di effettuare agevolazioni tariffarie sulle tratte intercontinentali
(voli feeder): il valore del relativo indicatore, pari a 100 nella
situazione precedente all'apertura di Malpensa 2000, passa dal valore di
66,4 a dicembre 2001 a 70 a giugno 2002, per un totale di 85.916 posti
offerti su voli feeder dagli aeroporti del Nord Italia verso gli hub
stranieri (81.082 a dicembre 2001). Il maggior concorrente rimane ancora una
volta Parigi, con 29.402 posti offerti (un incremento pari a +11,4% dallo
scorso anno), seguito da Francoforte con 17.228 posti (+4%) e da Monaco di
Baviera (10.052 posti, +11,7%). L'offerta di traffico su Milano Linate
(posti feeder in partenza verso hub stranieri settimanali) è lievemente
diminuita (da 14.944 del dicembre 2001 a 14.768 nel giugno 2002, -1,1%);
analogamente su Verona (2.914, -5,6%), Firenze (8.140, -1,7%) e Venezia
(20.401, -0,2%). Aumentano tuttavia i posti feeder settimanali di Trieste
(966, +5%), Bologna e Torino (16.248 e 12.575, +12,2%), Bergamo (1.596,
+13,3%), Genova (3.682, +17,5%) e Pisa (4.626, +48,5%).
CON
RYANAIR VOLI A PARTIRE DA €1.99 (SOLO ANDATA TASSE ESCLUSE) SHOPPING
NATALIZIO: A FRANCOFORTE PER I MERCATINI TRADIZIONALI O A BRUXELLES SULLA
GRANDE PLACE?
Milano, 28 ottobre 2002 - Ryanair, l'unica compagnia aerea a bassa tariffa
d'Europa che opera da 12 aeroporti italiani offre tariffe molto interessanti
per lo shopping natalizio. Con la stagione invernale ormai alle porte, perché
non cedere alla tentazione di fuggire per alcuni giorni all'estero e godersi
l'atmosfera natalizia delle antiche città dell'Europa del nord? Da soli o
in compagnia, è possibile partire sui voli Ryanair a prezzi veramente
speciali nel periodo di novembre e dicembre prenotando sul sito
www.ryanair.com Commentando queste offerte promozionali per lo shopping
natalizio Peter Sherrard, il coordinatore marketing e vendite per l'Italia
ha detto oggi, "In Ryanair siamo molto felici di rendere accessibili al
pubblico italiano queste tariffe davvero abbordabili che danno a tutti la
possibilità di trascorrere alcuni giorni all'estero per lo shopping
natalizio. Messi a confronto con qualsiasi linea aerea che opera delle rotte
dall'Italia i nostri prezzi rimangono imbattibili." A partire da oggi
(venerdì 25 ottobre) le seguenti tariffe sono a disposizione secondo i
termini e le condizioni indicate.
Roma Ciampino Francoforte Hahn a partire
da €1.99 solo andata tasse escluse #
Forlì Francoforte Hahn a partire da
€ 3.99 solo andata tasse escluse #
Milano Orio Francoforte Hahn a partire
da € 9.99 solo andata tasse escluse
Pisa Francoforte Hahn a partire da €
9.99 solo andata tasse escluse
Pescara Francoforte Hahn a partire da €
9.99 solo andata tasse escluse #
Nuove rotte. Inizio 5 dicembre. Milano
Orio, Ancona, Pescara, Torino, Trieste, Verona Brescia per Londra Stansted a
partire da €9.99 solo andata tasse esluse Alghero, Roma Ciampino, Genova..
Pisa e Treviso per Londra Stansted a partire da €19.99 solo andata tasse
escluse
Roma Ciampino Bruxelles Charleroi a partire da €19.99 solo andata
tasse escluse
Treviso Bruxelles Charleroi a partire da €19.99 solo andata
tasse escluse
Pisa Bruxelles Charleroi a partire da €29.99 solo andata
tasse escluse
Periodo di prenotazione Ven 25 ott. - ore 24.00 - giov. 31
ott.
Periodo di viaggio 07 novembre al 10 febbraio
Periodo non disponibile
19 dicembre al 5 gennaio
Giorni validi lun. ore 12.00 a gio. Ore 13.00 +
sab. dopo le 12.00 Acquisto Online - 14 giorni prima della partenza.
GO
METTE IN PALIO 30 VOLI A/R GRATUITI PER I LETTORI DI CITY, ED. PADOVA - 23
OTTOBRE
Milano, 28 ottobre 2002 - Go festeggerà in collaborazione con City il
lancio delle nuove rotte su Bristol e East Midlands dall'aeroporto di
Venezia, regalando 30 voli gratuiti per queste due nuove destinazioni. Per
vincere i voli in palio era necessario presentarsi all'aeroporto di Venezia
ieri 27 ottobre, data di inaugurazione delle due nuove rotte, portando un
elemento distintivo del costume di Robin Hood (es. il cappello con la piuma,
la calzamaglia oppure l'arco), il famoso eroe popolare originario dell'East
Midlands, insieme a una copia di City - ed. Padova dove si pubblicizza
l'iniziativa. Tra tutti i lettori che si recheranno al check-in Go tra le
13.30 e le 14.30 sono stati estratti 15 fortunati vincitori che potranno
portare con sé un amico. Con questa originale e divertente iniziativa, Go e
City vogliono premiare i viaggiatori veneti regalando non solo un premio
davvero esclusivo ma anche un'occasione di divertimento.
DECOLLA
L'E-TICKETING DI AIR FRANCE CON WORLDSPAN E' OPERATIVO DA OGGI PER I CLIENTI
WORLDSPAN IL SERVIZIO DI E-TICKETING PER IL PRINCIPALE VETTORE
FRANCESE
Milano, 28 Ottobre 2002. Da oggi le agenzie di viaggio che hanno scelto di
avvalersi della tecnologia Worldspan potranno offrire ai propri clienti la
biglietteria elettronica per Air France. Con l'accordo Air France, Worldspan
amplia ulteriormente l'offerta alle agenzie di viaggio relativa all'e-ticketing.
L'e-ticketing consente di ridurre significativamente, o in alcuni casi,
eliminare i costi legati alla gestione dei documenti di viaggio, permettendo
di velocizzare e ottimizzare significativamente il tempo normalmente
dedicato a inventari, archiviazione, consegne, rimborsi, sostituzioni, a
tutto vantaggio dell'attività dell'agenzia di viaggi e della soddisfazione
del cliente finale. L'e-ticketing offre ai clienti di Air France, prima
compagnia a lanciare il biglietto elettronico in Francia, la semplicità, la
rapidità e la sicurezza. Infatti tutto é oramai possibile a distanza. E'
sufficiente telefonare, pagare e recarsi direttamente in aeroporto il giorno
della partenza. Al check-in il cliente riceverà la carta d'imbarco dietro
presentazione del Memo Viaggio, che avrà nel frattempo ricevuto via e-mail,
fax o posta, e del documento di identità di cui ha comunicato gli estremi
al momento della prenotazione. Il tutto nella più totale sicurezza di non
perdere, dimenticare o farsi rubare il contratto di viaggio. "Il
biglietto elettronico sembra essere definitivamente entrato a far parte
delle abitudini di viaggio. Oggi rappresenta più del 21% dei biglietti
venduti dal Gruppo Air France sulle linee che lo consentono - dichiara
Giselle Le Nozer, Direttore Commerciale Air France Italia - Con tutti i
vantaggi che ne derivano, sia per il passeggero che opta per uno strumento
moderno, semplice, pratico e rapido, sia per le agenzie che rimangono
l'interlocutore privilegiato dei loro clienti. In un simile contesto siamo
fieri di poter annoverare Worldspan tra i nostri più prestigiosi partner.
In Italia é possibile partire con biglietto elettronico dai seguenti scali
Air France : Roma, Linate, Malpensa, Torino, Venezia e a breve
Bologna". "L'e-ticketing sembra finalmente pronto a decollare
anche in Europa, forte dei risultati già ottenuti nei paesi asiatici e in
Nord America, dove già 7 biglietti su 10 sono emessi elettronicamente -
dichiara Angelo Camilletti, Country Manager Worldspan Italia - Siamo
orgogliosi di annunciare dunque l'accordo con Air France, ad ampliamento
della nostra offerta alle agenzie di viaggi partner, e contribuire dunque
con la nostra soluzione tecnologica ad aumentare la customer satisfaction."
L'ENEA
IN MOSTRA ALLO SMAU 2002 CON IL PROGETTO SOLARE TERMODINAMICO
Milano, 28 ottobre 2002 - L'Enea partecipa all'edizione 2002 di Smau, la
piu' importante vetrina di innovazione tecnologica italiana, nell'ambito
della sezione Genius, l'area espositiva organizzata da Era (Esposizione di
Ricerca Avanzata). Nel proprio spazio espositivo, l'Ente presenta il
Progetto Solare Termodinamico, un progetto di ricerca e sviluppo per la
costruzione di impianti solari termoelettrici a concentrazione per la
produzione di energia elettrica. In un impianto solare termoelettrico,
l'energia solare viene riflessa attraverso degli specchi parabolici verso un
sistema di concentrazione e quindi utilizzata per riscaldare un fluido. Il
calore prodotto puo' essere a sua volta riutilizzato per la produzione di
altre forme di energia, in particolare l'energia elettrica. La tecnologia
messa a punto dall'Enea e' il risultato di ricerche e studi volti
all'ottimizzazione del processo di concentrazione, raccolta e
immagazzinamento della luce solare in modo da abbattere i costi di
installazione, esercizio e manutenzione degli impianti stessi e ottenere una
produzione di energia elettrica comparabile con quella di una centrale
tradizionale a combustione fossile. Con questo obiettivo, considerate le
potenzialita' del solare termo-elettrico, gia' ampiamente provate a livello
internazionale, si stanno effettuando studi per la realizzazione di un
impianto per la produzione di energia elettrica da immettere in rete a zero
emissioni di ! gas serra e con caratteristiche altamente innovative. La
realizzazione degli impianti solari termo-elettrici a concentrazione e'
parte di un piu' ampio programma di ricerca e sviluppo dell'Enea per
l'utilizzo di energia solare concentrata a alta temperatura su scala
industriale, che include anche attivita' mirate alla produzione di idrogeno
da utilizzare come vettore energetico in celle a combustibile ad alto
rendimento. L'Enea sta, infatti, impegnando risorse umane, tecnologiche e
economiche per favorire lo sfruttamento su ampia scala di nuove forme di
produzione di energia, sia in vista di una graduale sostituzione negli usi
convenzionali dei combustibili fossili che di una attenuazione dell'impatto
ambientale dovuto al loro inevitabile uso continuato. Infolink: http://www.enea.it
L'ECONOMIA
DELL'IDROGENO PUÒ CREARE SUBITO IN ITALIA OLTRE 100.000 NUOVI POSTI DI
LAVORO. IN PROSPETTIVA, I POSTI DI LAVORO CON IL POTENZIALE DI RISORSE
ESISTENTI POSSONO ARRIVARE FINO A 600.000 - 1.000.000 DI UNITÀ.
Roma, 28 ottobre 2002 - Cnr, Enea, Università di Roma "La
Sapienza" e Ises Italia, in collaborazione con Bmw Group Italia,
indicano la possibilità di costituire in Italia un vero e proprio Sistema
Paese per avere un ruolo da protagonisti in Europa nella futura economia
dell'idrogeno. Bmw Ag -uno dei più avanzati costruttori di auto del mondo -
conferma di credere nelle prospettive concrete di diffusione dell'idrogeno
come combustibile per auto ed è presente in partnership internazionali
anche per la creazione di un competitivo sistema di produzione e di
infrastrutture di distribuzione. L'idrogeno è indicato come il combustibile
più pulito proprio facendo riferimento alla sua produzione da fonti
rinnovabili. Le potenzialità dell'idrogeno in Italia. Primi risultati di
una ricerca specifica presentati per la prima volta dal Gruppo di Ricerca
Energia e Ambiente del Cirps - Università di Roma "La Sapienza",
con il supporto di Bmw Group Italia. L'Italia ha grandi risorse in termini
di energie rinnovabili (irraggiamento solare, flusso delle acque, vento,
biomasse); il potenziale globale è stimabile in quasi 550.000 Gwh/anno di
energia elettrica producibile (basti pensare che attualmente il consumo
totale italiano di elettricità è complessivamente di 305.400 Gwh/anno),
con una potenza installabile di poco più di 200.000 Mw (attualmente la
potenza installata in Italia è inferiore ai 170.000 Mw). Grazie a questo
enorme potenziale di fonti rinnovabili è possibile produrre idrogeno in
modo totalmente eco-compatibile, passando attraverso la generazione di
energia elettrica ed il processo di elettrolisi (scissione dell'acqua in
idrogeno e ossigeno grazie all'elettricità), oppure attraverso i processi
di termolisi (scissione diretta dell'acqua in idrogeno e ossigeno nelle
giuste condizioni di temperatura e pressione) o bio/termochimici per
l'estrazione dell'idrogeno dalle biomasse. Il potenziale di produzione di
idrogeno da fonti rinnovabili in Italia è stimabile in 7.100.000 t/anno,
così suddivise per singola fonte: 3.000.000 t/anno da irraggiamento solare;
280.000 t/anno da impianti mini e micro-idraulici a bassissimo impatto
ambientale; 460.000 t/anno da energia eolica; 3.360.000 t/anno da biomasse
(agricole, forestali, rifiuti). Questo potenziale è stato messo in
relazione con il possibile futuro mercato europeo di combustibile-idrogeno
nel settore autotrasporti, valutando i seguenti scenari: Scenario A: 20% dei
veicoli europei sostituiti da veicoli a idrogeno; Scenario B: 50% dei
veicoli europei sostituiti da veicoli a idrogeno; Scenario C: 100% dei
veicoli europei sostituiti da veicoli a idrogeno. Nella scenario A, l'Italia
può arrivare a fornire il 93% del mercato europeo con la propria produzione
di idrogeno da rinnovabili (100% del mercato italiano). Nella scenario B,
l'Italia può arrivare a fornire il 40% del mercato europeo con la propria
produzione di idrogeno da rinnovabili (100% del mercato italiano). Nella
scenario C, l'Italia può arrivare a fornire il 20% del mercato europeo con
la propria produzione di idrogeno da rinnovabili (100% del mercato interno).
La possibilità di creare nuovi posti di lavoro, soprattutto nel sud Italia.
Dalla de-industrializzazione alla re-industrializzazione ambientale: questa
è l'opportunità offerta dal futuro mercato dell'idrogeno, legato a
tecnologie ormai "dimostrate", praticamente mature ma che
richiedono un completamente dell'attività di sviluppo e l'avvio della fase
di industrializzazione per l'intero sistema. La possibilità non è soltanto
quella di creare nuovi posti di lavoro, quindi, ma di creare posti di lavoro
da attività industriale, che pongono le base per solide premesse di
sviluppo. Per giunta, si tratta di attività industriale ambientale,
perfettamente in linea con la nuova richiesta sociale di Sviluppo
Sostenibile. Le sole attività di ricerca e sviluppo e di produzione
dell'idrogeno da fonti rinnovabili (irraggiamento solare, flusso delle
acque, vento, biomasse) con le tecnologie immediatamente applicabili possono
creare in Italia oltre 70.000 nuovi posti di lavoro così suddivisi: 70% nel
Mezzogiorno (isole maggiori comprese), 30% nel nord Italia. Lo sviluppo
delle infrastrutture e dei sistemi di stoccaggio, trasporto e distribuzione
può creare ulteriori 30.000 posti di lavoro che allo stato attuale di
diffusione delle imprese e delle conoscenze sarebbero così suddivisi: 60%
al nord, 40% al sud e isole maggiori. Le attività legate alla ricerca e
sviluppo ed all'avvio della produzione, dello stoccaggio e della
distribuzione dell'idrogeno da fonti rinnovabili offrono quindi lo scenario
a breve termine (nel periodo di tre anni) di oltre 100.000 nuovi posti di
lavoro, calcolati utilizzando gli stessi parametri occupazionali presenti
nel Libro Bianco dell'Unione Europea, con un'interessantissima prevalenza al
sud. Il livello di specializzazione richiesto, il contenuto tecnologico e le
necessità di formazione continua caratterizzano l'elevata "qualità"
di questo potenziale. In prospettiva, i posti di lavoro - con il potenziale
di risorse esistenti - possono arrivare fino a 600.000 - 1.000.000 di unità,
in funzione del livello tecnologico e delle attività manifatturiere che si
riescono a sviluppare, calcolati di nuovo utilizzando gli stessi parametri
occupazionali presenti nel Libro Bianco dell'Unione Europea e così
suddivisi: 400.000 - 550.000 per produzione, stoccaggio e distribuzione di
idrogeno da irraggiamento solare; 50.000 - 100.000 per produzione,
stoccaggio e distribuzione di idrogeno da impianti mini e micro
idroelettrici a bassissimo impatto ambientale; 50.000 -150.000 per
produzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno da energia eolica;
100.000 - 200.000 per produzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno da
biomasse. A queste proiezioni sono da aggiungere i posti di lavoro e la
ricchezza economica producibili dalla realizzazione di sistemi di utilizzo
dell'idrogeno, quali le pile a combustibile, i motori a combustione interna,
i generatori di elettricità per uso stazionario, le automobili. Il Sistema
Paese può essere protagonista in Europa e nel mondo. Cnr, Enea e Università
hanno oggi conoscenze scientifiche e capacità tecnologiche di vertice a
livello europeo e mondiale. Esiste quindi l'opportunità per l'Italia di
poter avere un ruolo da protagonista nella fase di preparazione e crescita
della futura economia dell'idrogeno. La presenza congiunta di Cnr, Enea e
Università di Roma "La Sapienza" nell'indicare in "Roma 2002
H2" l'opportunità legata allo sviluppo delle fonti rinnovabili e
dell'idrogeno in Italia indica anche la strada da percorrere per poter
competere realmente in Europa e nel mondo: la costituzione di un vero
Sistema Paese. Questo nuovo Sistema Paese - capitalizzando ed espandendo le
elevate competenze di Cnr, Enea e Università - può essere protagonista in
Europa e nel mondo e permettere di cogliere pienamente tutte le opportunità
economiche, occupazionali e di sviluppo. La Bmw Ag al Workshop conferma la
presenza dell'interesse internazionale sull'argomento e di un enorme mercato
potenziale dell'idrogeno in Europa e nel mondo per i prossimi decenni. La
strategia CleanEnergy del Gruppo Bmw: l'uso dell'idrogeno per una guida
ecologica Per Bmw la realizzazione in serie di automobili dotate di un
motore alimentato a idrogeno è frutto di un programma di sviluppo a lungo
termine avviato nella seconda metà degli anni Settanta, quando ha iniziato
ad affrontare la questione dell'alimentazione a idrogeno. Bmw è ben conscio
del fatto che l'idrogeno potrà diventare una valida alternativa ai
combustibili fossili solamente quando saranno state create un'infrastruttura
adeguata e una normativa ad hoc e quando avrà ottenuto il consenso
pubblico. Con questi presupposti, ha iniziato un giro intorno al mondo, il
"CleanEnergy WorldTour 2001" che ha portato all'attenzione
dell'opinione pubblica internazionale i progressi della tecnologia
dell'idrogeno, i suoi vantaggi e i problemi ancora da risolvere. In
occasione della tappa milanese, il 21 marzo 2001, Bmw Italia S.p.A. e Aem
S.p.A. hanno firmato un memorandum d'intesa finalizzato alla futura
costruzione della prima stazione di servizio italiana per il rifornimento di
veicoli alimentati a idrogeno. Fino a oggi solo due città in Europa,
Amburgo e Monaco, dispongono di stazioni di servizio per l'idrogeno.
IL
REGNO UNITO È IN RITARDO NEL SETTORE DELLE ENERGIE RINNOVABILI
Londra, 28 ottobre 2002 - Il ministro britannico per l'Energia Brian Wilson
ha ammesso che il suo paese è rimasto indietro rispetto alle altre nazioni
europee nell'utilizzo delle energie rinnovabili, nonostante gli investimenti
di 19 milioni di sterline (30,16 milioni di euro) in ricerca e sviluppo
(R&S) per il settore. I paesi dell'UE ricavano, in media, il 14 per
cento della loro energia elettrica dalle fonti rinnovabili, mentre quella
prodotta dal Regno Unito raggiunge solo il 2,6 per cento. In Spagna, il 17
per cento dell'elettricità proviene da fonti rinnovabili e questa cifra
dovrebbe salire fino al 24 per cento entro il 2010. "Abbiamo bisogno di
muoverci in fretta se vogliamo colmare il ritardo", ha dichiarato il
ministro Wilson, intervenendo ad un seminario anglo-spagnolo sull'energia,
svoltosi a Madrid il 22 ottobre. Secondo Wilson, l'industria deve
approfittare degli aiuti messi a disposizione dal governo al fine di
promuovere progetti sulle fonti energetiche rinnovabili. Il governo, dal
canto suo, dovrà fare tutto il possibile per mantenere alto l'interesse e
l'entusiasmo nei confronti di questo settore. Il ministro britannico ha
inoltre dichiarato che è impossibile risolvere opportunamente il problema
del cambiamento climatico senza prima valutare il ruolo dell'energia
nucleare. "La questione di tenersi o meno le centrali nucleari per uso
civile deve essere fermamente posta all'interno del dibattito sul
cambiamento climatico. Sostenere semplicemente di essere aperti a tutte le
possibilità è di fatto un eufemismo per non dire di volerle
chiudere", ha affermato Wilson.
BIODIVERSITA':
LA SFIDA, I PERICOLI
Milano, 28 ottobre 2002 - Un mondo miqliore è possibile senza prevaricare i
diritti, senza compromettere ancora le risorse naturali e senza provocare
nuovi disastri ambientali. E' possibile, ma non sta affatto accadendo.
L'attuale tipo di sviluppo è insostenibile, consuma troppa energia, troppi
combustibili fossili, troppe risorse naturali, riduce le biodiversità,
produce troppi rifiuti e troppo inquinamento. Le crisi ecologiche sono
sempre più gravi, persistono conflitti e crisi sociali acute in varie aree
del pianeta. L'idea che questi conflitti possano essere limitati e
controllati militarmente dai paesi più ricchi è del tutto improponibile,
anche se tali paesi fossero uniti e coesi. Né si può accettare un futuro
nel quale la pace, la sicurezza, la tranquillità diventino "beni
scarsi", perseguiti con una riduzione delle libertà, con la
compressione delle garanzie personali e il mantenimento delle attuali povertà
e ingiustizie sociali. La soluzione dei problemi ambientali ed un equo
accesso al benessere, ma anche ai diritti sociali e civili ed alle libertà,
non saranno un portato automatico della crescita economica. La storia degli
ultimi decenni lascia pochi dubbi in proposito: la straordinaria crescita
economica, invece di alleviare i fattori di insostenibilità, ecologica e
sociale, li ha molto spesso aggravati; i miglioramenti sono stati più che
compensati da peggioramenti globali; la forbice tra il reddito dei più
ricchi e quello dei più poveri si è ulteriormente allargata; resta
drammaticamente negato a miliardi di persone il godimento di diritti
fondamentali. Una piccola parte dell'umanità ha consumi tanto elevati di
risorse e del limitato spazio ambientale da produrre una limitazione ed una
sottrazione di diritti alla gran parte dei popoli. Una visione moderna e
globale di sviluppo sostenibile deve coniugare la lotta alla povertà con la
lotta per l'equità, intergenerazionale e infragenerazionale (aiuto allo
sviluppo sostenibile delle comunità povere, equo accesso alle risorse,
politica demografica responsabile). Gli anni Novanta sono stati il decennio
delle riunioni planetarie: l'Onu ha proposto sessioni su grandi temi per la
reciproca assunzione di una responsabilità comune sulle contraddizioni del
pianeta. Si è cominciato con infanzia, ambiente, popolazione, donne, casa e
si è continuato, via via allargando la partecipazione riconosciuta a
organizzazioni non governative: parlamenti, enti locali, terzo settore,
privati. Quanto è accaduto nell'ultimo anno (razzismo e Aids, Monterey e
finanza per lo sviluppo, Roma e la fame, infine Johannesburg e lo sviluppo
sostenibile come compendio e somma delle condizioni di vita sul pianeta) ci
impone di ripensare criticamente le funzionalità delle conferenze. I
vertici sono occasioni di scambio di notizie, dati, messaggi che arrivano
ovunque nel mondo, con grande impatto, richiamano una comune consapevolezza
sui limiti dello sviluppo. Negli anni Novanta i negoziati preparativi e
paralleli hanno consentito di individuare obiettivi prioritari e urgenti.
Contemporaneamente è emerso un limite strutturale del sistema delle Nazioni
Unite nell'agire e mettere in pratica gli impegni concordati: solo
eccezionalmente è stato capace di impedire guerre e massacri; solo
eccezionalmente è capace di imporre tutele e diritti. E' una dinamica nota,
per certi versi ovvia quando si confrontano governi che hanno storia,
legittimazione, rappresentanza interne (e anche cultura, religione,
conoscenza, competenza) diverse e diversi confini, legami, scambi verso
l'esterno. E quando si è in presenza di una ridistribuzione dei poteri,
delle influenze, delle gerarchie segnati dal nuovo protagonismo americano
(aggiornato dalla recente lotta la terrorismo), dalla crisi degli organismi
di regolazione finanziaria di capitali proprietà di ricchi in paesi ricchi.
II Vertice di Johannesburg è stato convocato per valutare lo stato
dell'ambiente "dieci anni dopo" la Conferenza di Rio, alla luce
anche degli impegni presi dai singoli governi e dagli organismi
multilaterali a Rio e da Rio in avanti. A Rio, dieci anni fa, capi di stato
e di governo, condividendo apparentemente una nuova coscienza delle risorse
planetarie, firmarono due convenzioni (clima e biodiversità) concertate nei
mesi precedenti, un'agenda di impegni e obiettivi (Agenda XXI) organica ed
anticipatrice, convennero di approvare presto un'altra convenzione globale
(contro siccità e desertificazione, soprattutto in Africa), stabilirono che
era necessario almeno lo 0,7% del Pil dei paesi ricchi per l'aiuto allo
sviluppo. In questi dieci anni lo sviluppo sostenibile è restato una
categoria interpretativa, un indirizzo programmatico, un'esigenza sociale,
ma non è diventato un processo vivo ed egemone della globalizzazione,
capace di delineare un percorso più equo nello spazio e nel tempo. A
Johannesburg non sono state firmate nuove convenzioni globali, non sono
stati definiti nuovi protocolli attuativi, non sono stati presi impegni
quantificati a scadenzati nel tempo, non è stato chiarito (e tanto meno
sanzionato) il mancato raggiungimento di alcuni impegni formalmente assunti
(percentuale dei Pil dei paesi ricchi in favore dell'aiuto allo sviluppo,
riduzione della povertà a livello globale, ecc.). Conoscendo i limiti dello
sviluppo e l'urgenza di politiche "sostenibili" restiamo delusi;
conoscendo i meccanismi dello sviluppo potevamo aspettarcelo. In questi
dieci anni sono in larga parte prevalse altre logiche: il protezionismo di
molti paesi ricchi, la fragilità democratica di molti paesi poveri,
l'internazionalizzazione finanziaria dei capitali, la pretesa
liberalizzazione dei nuovi mercati, le guerre e i loro drammatici effetti
anche ambientali, il neoliberismo, il terrorismo. Le Conferenze dell'Onu
hanno contrastato culturalmente alcune di queste logiche, non di più. E
oggi, assistiamo al declino (forse definitivo) dello strumento delle
"conferenze" sui temi globali. A Johannesburg è emerso che lo
stato del pianeta non è buono, che la capacità di rigenerazione della
biosfera non regge il grande impiego attuale di risorse naturali, che i
paesi poveri lo sono relativamente sempre di più, che c'è un circolo
vizioso fra povertà e degrado ambientale. Allo stesso tempo non sono
seguite scelte conseguenti. Alcune scelte non sono state neanche proposte
all'interno del negoziato, su altre non si è trovato un accordo. Il vertice
ha comunque rappresentato un appuntamento mondiale su un giusto (finalmente)
ordine dei giorno. Il tema scelto dall'ONU per il vertice mondiale sullo
sviluppo sostenibile, cioè il nesso fra povertà e ambiente, era tardivo ma
giusto. Quello che in Occidente coniughiamo come economia-ecologia si
traduce in un globale circolo vizioso: se si potesse estendere lo stesso
modello di sviluppo aumenterebbero in modo insostenibile inquinamenti e
squilibri ambientali che già sono fatti pagare soprattutto a chi è
estraneo a quello sviluppo. La povertà è un dato drammatico e un concetto
plurale: vi sono povertà dentro società ricche, povertà di Stati rispetto
ad altri; enormi povertà dentro Stati poveri con ceti ricchissimi. E gli
inquinamenti spesso producono altre povertà, in tempi e luoghi che non
coincidono con la loro "produzione" e origine. Tutti subiamo
effetti negativi dagli inquinamenti, fino a mettere in pericolo la
sopravvivenza della specie (anche della nostra), ma non tutti abbiamo avuto
e abbiamo gli "effetti" positivi delle cause degli inquinamenti.
Lo scambio ineguale è doppio. I "nostri" inquinamenti riproducono
ingiustizie sociali. Le povertà (vecchie e nuove) di cui parliamo sono
"relative", dipendono dalle ricchezze, dagli sfruttamenti, dalle
oppressioni, non da condizioni "naturali"; dipendono da scelte non
da circostanze, da atti non da "stati". Il deserto non è
condizione di povertà; la desertificazione (10 milioni di ettari ogni anno,
per un costo di almeno 42 milioni di dollari) è un processo provocato e
accelerato da azioni umane, che a sua volta provoca degrado e impoverimento.
A Johannesburg, come previsto, il topolino non ha partorito la montagna. Il
topolino era il negoziato multilaterale sullo sviluppo sostenibile per come
è stato impostato un anno fa e per come è stato animato dalla scarsa
volontà dei governi nazionali. La montagna sono gli inquinamenti e i danni
prodotti da attività umane sulla vita di altri individui o esseri viventi e
sull'ambiente dove viviamo. A Johannesburg sono stati "varati" tre
documenti: una dichiarazione politica, un piano d'azione, un elenco di
progetti. Nessuno dei tre ha obiettivi, scadenze, indicatori. L'elenco
riguarda iniziative di partenariato bilaterali volontarie e discrezionali:
ognuno ha messo quello che voleva e il vertice è servito solo a
raccoglierle. Non capisco l'enfasi di qualche governante italiano: non sono
cose fatte, ma da fare: finora non sono state discusse in nessuna sede; se
non si fanno non vi sono né sanzioni né rimproveri, che servano alla
giustizia sociale e' ambientale è tutto da dimostrare. Il piano d'azione
riguarda ogni campo delle umane attività ed è un bene, vuole sradicare le
povertà e attuare gli impegni di Rio; non dice quando e non spiega perché
è complicato, non contiene nuovi significativi impegni. Capisco chi parla
di fallimento, anche se si sapeva prima di cominciare il vertice. La solenne
dichiarazione politica è stata presentata e sarà approvata proprio alla
fine; è una mozione di affetto e di principio resa autorevole dalla
concreta presenza dei capi di oltre la metà dei paesi del mondo. Entrerà
nei libri di storia. li vertice non è riassunto nei tre documenti. A
Johannesburg c'è stato molto altro, non sempre emerso nei resoconti
giornalistici. Ne valeva la pena? Si. Magari infinitesimalmente, si. II
vertice ha squadernato di fronte a miliardi di coinquilini del pianeta
dolori e sofferenze dell'ambiente abitato e la difficoltà a migliorarlo da
parte di chi governa le scelte umane, più o meno democraticamente, dentro i
confini nazionali. A Rio prevalse una consapevolezza nuova e l'idea di primi
strumenti globali; Johannesburg è più triste, fotografa le complicazioni e
gli errori di chi aveva detto di voler cambiare strada, più o meno a
parole. La montagna va scalata e il compito non può essere solo delegato ai
governi. Serve una più forte soggettività politica sovranazionale. Le
contestazioni a Powell vengono dai suoi connazionali e derivano da
esperienze di stati e imprese americani. La questione è quella dei soggetti
politici attivi a livello globale. Anche il vertice sullo sviluppo
sostenibile mostra che sono pochi e deboli, contraddittori o subalterni. II
vertice era un passaggio cruciale, per il luogo dove si è svolto, l'Africa,
nell'unico paese al mondo uscito (finora) riconciliato da un secolare
conflitto coloniale, razziale, religioso, culturale. In questo continente
stanno i più poveri della terra, più assetati, affamati, malati. E
chiunque frequenta i fori sociali sa quanto è difficile trovarvi compagni
di impegno. Johannesburg ha retto la sfida e aperto una prospettiva, per chi
saprà coglierla, risalendo verso l'equatore, il deserto, il Mediterraneo. A
differenza che in altre occasioni, l'Europa dell'Euro e di Prodi ha svolto
un ruolo nel vortice, forse più politico che negoziale, presentando
un'identità autonoma e qualche idea coerente sullo sviluppo sostenibile. I
singoli leader non hanno oscurato l'unione, hanno mostrato più affinità
che contrasti, agendo talora in modo complementare. Il nostro governo non ha
preparato il vertice, sprecando un'occasione. La critica va circostanziata.
Sappiamo bene che la trattativa è stata gestita dalla (efficace) presidenza
danese, che i funzionari ministeriali l'hanno seguita spesso con competenza
e passione, che sono state presentate interessanti iniziative (avviate dal
centrosinistra). Berlusconi ha investito qualche ora, come un obbligo
impostogli, non il sistema paese. L'Italia non aveva uno stand. L'Italia non
ha presentato materiali collegiali del governo. L'Italia non ha assistito i
tanti italiani animatori degli incontri fra sindaci, scienziati,
sindacalisti, parlamentari. L'Italia non ha coinvolto le proprie imprese,
industriali e culturali. L'Italia non ha fatto politica di cooperazione. Chi
aveva seguito il negoziato aveva previsto un accordo mediocre, comunque
preferibile ad un rinvio. Il vertice è stato altro. Berlusconi è venuto
per qualche ora, un dovere di passaggio, un ripetitivo deludente discorso
(fra l'altro l'unico testo a non essere consegnato ai delegati), diplomazia
bilaterale rituale, poca cultura e anche pochi affari. Berlusconi non ha
parlato di Kyoto e della guerra, dei temi caldi incombenti sul vertice.
L'Italia non ha investito sul Sudafrica come avamposto di un nuovo sviluppo
sostenibile africano, partecipato e democratico. L'Italia ha presentato
tutte iniziative promosse e impostate da precedenti governi, privilegiandone
però solo alcune e boicottandone altre nonostante il consenso fra i paesi
africani. Finito il vertice, il governo ha ripreso a smantellare le
politiche ambientali e a contrastare ogni coerente iniziativa di
sostenibilità ambientale. Una settimana fa, in Parlamento, ha bocciato la
mozione unitaria dell'Ulivo che chiedeva un piano nazionale di attuazione
degli impegni di Johannesburg, progetti per il diritto all'acqua e per la
strategia europea dì riduzione dei gas serra. In aula il governo non è
nemmeno intervenuto a spiegare perché. La maggioranza di centro destra ha
votato una mozione che chiede al governo di informare il Parlamento. Cioè
niente. Contemporaneamente vengono smentite le dichiarazioni sull'aumento
dell'aiuto allo sviluppo e sulla riduzione del debito: la quota di Pil per
la cooperazione non cresce e la legge sul debito (votata unanimemente due
anni fa) viene cancellata. La risposta dei governi allo stato complessivo di
insostenibilità del nostro pianeta che genera instabilità politica,
iniquità sociale, progressivo impoverimento delle risorse e degli ambienti,
riduzione del capitale naturale deve essere più chiara ed impegnativa e
deve finalmente avviare, nei fatti, l'inteqrazione delle politiche
economiche con quelle ambientali e sociali. E' indispensabile attivare
politiche che consentano, soprattutto da parte dei paesi ricchi, di ridurre
la propria impronta ecologica attraverso: la promozione di sistemi di
produzione efficienti; la produzione di pattern di consumo equi e
sostenibili; la conservazione dei sistemi naturali, la loro migliore
gestione ed il mantenimento dei servizi ecologici essenziali. Sono numerose
le azioni su cui concentrare le iniziative di una sinistra ecologista a
livello almeno europeo: sradicare la povertà e l'esclusione sociale
attraverso i lavoro; garantire a tutti il diritto alle risorse ed ai servizi
di base: ìl cibo, l'energia, l'acqua, la casa, la sanità, la salute, il
welfare, l'educazione, i trasporti, il credito; assicurare la sicurezza dei
mezzi di sostentamento attraverso programmi di transizione sociale ed
occupazionale; rispettare la libertà di associazione e dei core labour
standards; proteggere la libertà umana ed economica negli accordi
commerciali internazionali; abbattere le barriere sociali basate sulle
differenze di genere, di sesso, d'età e sulle caratteristiche fisiche. Per
ciascuna di queste politiche i governi, dopo Johannesburg, devono tradurre
gli impegni concreti stabiliti negli ultimi anni, a partire dai Millenium
Development Goals dell'Onu, in concreti e coerenti piani di azione che
allochino coerentemente e con tempistiche chiare le responsabilità tra i
vari attori, incluso il settore privato, di modo che sia possibile
verificarne continuamente ed in maniera trasparente la corretta attuazione
nei prossimi anni. Vi sono quattro questioni prioritarie. La prima questione
è la riduzione delle emissioni di gas serra. Nel novembre 1997 a Kyoto
firmammo il primo accordo vincolante per il disinquinamento del pianeta.
Parziale perché limitato ai 38 paesi industrializzati (comunque i più
responsabili); parziale perché inferiore alle richieste dei mondo
scientifico (comunque un'inversione di tendenza); parziale perché
incompleto di sanzioni e specifiche (comunque definite successivamente). A
Johannesburg Russia e Canada hanno annunciato l'intenzione della imminente
ratifica, dopo la quale (gennaio 2003?) il Protocollo potrà entrare in
vigore. Nella prossima conferenza delle parti della convenzione sui
Cambiamenti Climatici (Uncc, Cop 8, New Dehli) occorre ribadire l'utilità
di regole certe di riduzione (obblighi nazionali, tetto ai meccanismi
flessibili, sanzioni) e sottoscrivere un patto politico ulteriore. Il
Presidente Bush dichiarò di contestare lo strumento non la necessità della
riduzione. Chiarisca come intende ridurre, con che tempi, nel proprio paese.
La seconda questione è il diritto all'acqua, fonte di vita e di conflitti,
tanta ma mai gestita, di tutti e spesso in mano a pochi, utile a tante cose
se usata con ordine e pulizia. Serve un protocollo per garantire il diritto
al minimo indispensabile di acqua da parte di ogni vivente sul pianeta. Un
accordo vincolante, quantificato, pubblico, che regoli i rapporti bilaterali
e le scelte multilaterali. Forse va negoziato semplicemente un protocollo
aggiuntivo alla Convenzione contro la siccità, da firmare entro un anno
magari proprio in uno dei paesi del Mediterraneo. Di ciò sì potrebbe e
dovrebbe discutere nel terzo forum mondiale (appuntamento non Onu) di Kyoto
a marzo 2003, annunciato a Johannesburg anche da Mandela. La terza questione
è la qualità nel ciclo alimentare e nel rapporto fra alimentazione e
salute. Attualmente, circa centoventi specie coltivate di piante ci
forniscono ìl novanta per cento degli alimenti; soltanto quattro specie
vegetali e tre animali ne forniscono più della metà. Nessun paese è
autosufficiente; la dipendenza media per le colture più importanti è del
settanta per cento. Gli agricoltori europei e l'alimentazione mediterranea
dipendono da colture originate, o con diversità genetica disponibile, in
altre regioni. Nello scorso novembre, dopo venti anni di concertazione, la
Fao ha approvato un trattato sulle risorse genetiche vegetali e sul mercato
delle sementi. II trattato può costituire una utile articolazione della
Convenzione sulla biodiversità e la base di un vero e proprio patto per la
condivisione del patrimonio genetico mondiale, anche per contrastare lo
spregiudicato uso degli Ogm, soprattutto nei paesi più poveri. La quarta
questione reclama un 'testo unico per qli impegni ambientali mondiali, meno
riunioni e più verifiche, meno negoziati e pìù controlli. Si parla sempre
di nuove elefantiache strutture che risolveranno tutto; ogni occasione si
conclude con dieci nuovi successivi appuntamenti. E' necessario evidenziare
chiaramente gli impegni e le responsabilità delle singole istituzioni
multilaterali all'interno dei piani di azione e far agire questi attori in
maniera concertata, trasparente ed aperta alla società civile, monitorando
ratifiche e rifiuti, implementazione e controlli, tempi e modi e l'effettivo
aumento della percentuale di PIL destinata all'aiuto allo sviluppo
sostenibile, con l'obiettivo dell'1 %. Un comitato ristretto ad hoc potrebbe
essere formato per essere garante dell'attuazione degli impegni presi dai
vari attori a livello internazionale ed evitare che gli impegni rimangano
soltanto sulla carta. Su questo obiettivo bisognerebbe rapidamente
pronunciarsi in sede Unep e nella Commissione Sviluppo Sostenibile dell'Onu.
UN
PROGETTO INTERNAZIONALE STUDIA IL FENOMENO DELL'IMPOVERIMENTO DELL'OZONO
NELL'ARTICO
Bruxelles, 28 ottobre 2002 - Una nuova campagna per lo studio
dell'impoverimento dell'ozono nell'Artico con l'aiuto di aeromobili, palloni
aerostatici, strumentazioni terrestri e satelliti è stata avviata il 23
ottobre e riunisce progetti sostenuti con fondi nazionali e comunitari.
Vintersol (Validation of international satellites and study of ozone loss)
sarà strettamente coordinata con un progetto Usa/Nasa. L'iniziativa
congiunta vedrà quindi coinvolti circa 350 scienziati provenienti da Use,
Canada, Islanda, Giappone, Norvegia, Polonia, Russia, Svizzera e Stati
Uniti. Nella rete sono inclusi nove progetti finanziati dall'Use.
"Questo progetto comune è in linea con l'Accordo di cooperazione
scientifica e tecnologica fra Unione europea e Stati Uniti entrato in vigore
nel 1998", ha dichiarato il commissario europeo per la Ricerca Philippe
Busquin in occasione della manifestazione inaugurale. "[Il progetto] ci
consentirà di soddisfare i requisiti del protocollo di Montreal sulle
sostanze che impoveriscono lo strato di ozono, perfezionare le nostre
politiche con solide dimostrazioni scientifiche e promuovere il ruolo
dell'Europa nel contesto scientifico internazionale", ha dichiarato il
Commissario. Il progetto si protrarrà fino alla metà del 2004. La prima
fase si concentrerà sull'Artico, la seconda sull'Antartide e la terza sul
Brasile, dove si studieranno i processi atmosferici nelle zone tropicali. I
dati provenienti dal satellite Envisat dell'Agenzia spaziale europea saranno
utilizzati dal consorzio e nel gennaio 2003 i ricercatori si serviranno
dell'aereo stratosferico M55 Geophysica, del Falcon della tedesca Dlr e del
Dc-8 della Nasa per misurare la composizione della stratosfera. Da Kiruna
saranno nel contempo lanciati palloni aerostatici per lo svolgimento di
ricerche. http://www.ozone-sec.ch.cam.ac.uk
TEI
GROUP PARTECIPA ALLA SEZIONE ICT&AMBIENTE DI SMAU 2002
Milano, 28 ottobre 2002 - Tei Group partecipa all'edizione 2002 di Smau, la
piu' importante vetrina di innovazione tecnologica italiana, nell'ambito
della sezione Ict&Ambiente, l'area espositiva organizzata da Smau e Wwf
Italia, presso il padiglione 17/3, stand B18. Tei Group e' la societa'
holding che controlla varie societa' operative, attive nel settore
dell'ingegneria, della pianificazione, della qualita', delle misure, delle
analisi, dell'informatica e dei controlli, con particolare specializzazione
nel campo ambientale. Tei Group svolge una funzione di coordinamento, di
indirizzo e di supporto finanziario alle societa' operative. La capacita' di
approccio multidisciplinare e l'integrazione delle competenze, unite
all'esperienza specifica di ciascuna struttura operativa, permettono alle
societa' del gruppo di affrontare progetti di qualsiasi dimensione e
costituiscono una sicura garanzia di affidabilita' per tutti i committenti.
La proprieta' di Tei Group e' dei partners che ricoprono tutti posizioni
direttive all'interno del gruppo. Tei Group rappresenta un'iniziativa
imprenditoriale di avanguardia. Qui di seguito sono descritte le
caratteristiche peculiari delle societa' del gruppo. Tei SpA e' la societa'
di consulenza e di ingegneria che ha dato origine al gruppo Tei e che dal
1971 e' leader in Italia in campo ambientale. TEI opera oggi in tutti i
settori dell'ambiente (acqua, suolo, rifiuti, atmosfera), nonche' nel campo
dell'energia, dell'industria, delle infrastrutture, dell'ingegneria civile
ed idraulica. Tei fornisce inoltre consulenza per la certificazione di
qualita' e di qualita' ambientale. Infolink: http://www.tei.it
FORUM
INTERNAZIONALE SULLA MOBILITÀ SOSTENIBILE LOYOLA DE PALACIO VICEPRESIDENTE
COMMISSIONE EUROPEA LE NUOVE SFIDE PER IL TRASPORTO URBANO VENEZIA, 25-26
OTTOBRE 2002
Venezia, 28 ottobre 2002 - Di seguito riportiamo la relazione che Lodola De
Palacio ha presentato nel corso del Forum Internazionale di Venezia:
"Desidero ringraziare gli organizzatori per l'invito a partecipare al
seminario del Forum internazionale sulla mobilità sostenibile. Sono lieta
di poter contribuire alle discussioni sul tema scelto per questo incontro:
la mobilità nelle aree metropolitane europee. Vorrei innanzitutto
congratularmi con gli autori del documento scientifico di sintesi che sarà
discusso nel corso del seminario, un testo esemplare per qualità ed
equilibrio. Nel corso del mio intervento illustrerò in primo luogo la
posizione della Commissione europea in relazione alle sfide che il settore
dei trasporti, compresi i trasporti urbani, dovrà affrontare nei prossimi
decenni, basendo le mie riflessioni sulle valutazioni effettuate e sulle
soluzioni proposte nel Libro bianco sulla politica dei trasporti, adottato
dalla Commissione nel 2001. In secondo luogo, descriverò il modo in cui la
Commissione contribuisce a promuovere un trasporto pubblico di qualità.
Infine, accennerò al contributo concreto offerto dalla Commissione per
promuovere la diffusione delle migliori pratiche nei trasporti urbani in
tutta l'Unione europea. Prima di procedere, mi sia consentita
un'osservazione di carattere generale: in materia di trasporto urbano, il
ruolo della Commissione europea è sempre complementare a quello delle
autorità locali, regionali e nazionali, alle quali spetta la responsabilità
primaria. 1. Le sfide nel settore dei trasporti, compresi i trasporti urbani
Per la maggior parte dei cittadini e delle autorità degli Stati membri, le
conseguenze negative del traffico, soprattutto nelle città, non sono più
tollerabili. Mi riferisco in particolare alla congestione, ed ai suoi costi
economi all'inquinamento atmosferico, al rumore, al consumo di combustibili
fossili importati e alle conseguenti emissioni di CO2. In proposito, vorrei
illustrarvi alcune delle principali tendenze attualmente riscontrabili nel
settore dei trasporti. Secondo le statistiche, in Europa nei prossimi anni
la domanda di trasporto di merci e passeggeri continuerà a crescere a ritmi
sostenuti. Occorre essere consapevoli che in assenza di interventi la
congestione del traffico è destinata ad aumentare, in quanto il numero di
autovetture private continuerà a crescere, soprattutto nei futuri nuovi
Stati membri, e la nostra economia si baserà sempre più su una filosofia
di produzione "just in time", con gli stock immediatamente
riversati sul mercato e dunque sulle strade. Ad esempio, in assenza di
misure correttive, entro il 2010 il traffico di mezzi pesanti aumenterà del
50% rispetto ai livelli del 1998. Il sistema stradale è sempre più
congestionato, soprattutto all'interno delle aree urbane e nelle immediate
vicinanze, al punto che, in alcune delle principali città dell'Unione
europea, durante l'orario di lavoro la congestione del traffico è ormai
pressoché continua. Il costo di questa congestione, che attualmente secondo
le stime è pari allo 0,5% del prodotto interno lordo europeo, è destinato
a raddoppiare e rischia di compromettere la competitività dell'economia
europea. I trasporti hanno un notevole impatto sull'ambiente. Ad esempio
essi sono responsabili del 28% delle emissioni totali di CO2; il trasporto
stradale rappresenta da solo l'84% delle emissioni di C02 imputabili
all'intero settore. Inoltre, qualora la situazione rimanga invariata, le
previsioni indicano un'ulteriore contrazione della quota di mercato dei modi
di trasporto più rispettosi dell'ambiente, come le ferrovie e il trasporto
pubblico. Ciò rischia di compromettere il conseguimento degli obiettivi di
riduzione delle emissioni di CO2 assunti dall'Unione europea nell'ambito del
protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici. Inoltre, per quanto riguarda la sicurezza, il numero
di incidenti stradali in Europa non è più tollerabile. Ogni anno sulle
strade si contano circa 40 000 morti e più di 1 700 000 feriti. Il tema
della sicurezza è al centro dell'impegno della Commissione anche negli
altri settori dei trasporti, e ha assunto un'importanza crescente dopo gli
avvenimenti dell' 11 settembre 2001. Infine, l'elevata dipendenza dei
trasporti dal petrolio (98%) pone il problema della sicurezza
dell'approvvigionamento energetico dell'Unione europea. Contemporaneamente,
occorre riconoscere che i costi e i prezzi nel settore dei trasporti nel suo
complesso sono diminuiti, l'efficienza è notevolmente migliorata e i
trasporti hanno contribuito in grande misura al successo economico
dell'Unione europea. Complessivamente, quindi, dall'analisi emerge un quadro
eterogeneo: se da un lato sono stati conseguiti alcuni risultati positivi,
dall'altro si profilano alcune nuvole all'orizzonte. Per questo motivo il
Libro bianco sulla politica dei trasporti contiene circa 60 proposte,
destinate a migliorare concretamente la situazione dei trasporti nell'UE. Il
principale obiettivo della politica dei trasporti dell'Unione europea deve
essere quello di riequilibrare la ripartizione tra i differenti modi di
trasporto, assicurandone la complementarità. Questa è la filosofia alla
quale è ispirato il Libro bianco. Per conseguire tale obiettivo occorre:
migliorare il funzionamento del mercato dei trasporti ed eliminare le
pratiche discriminatorie; sviluppare la complementarità tra i vari modi di
trasporto, e creare le condizioni per aumentare l'utilizzo dei modi di
trasporto più rispettosi dell'ambiente, come il trasporto ferroviario ed il
trasporto pubblico. porre la sicurezza e la qualità al centro della
politica dei trasporti (per quanto riguarda la sicurezza stradale, ci siamo
fissati un obiettivo ambizioso, quello di ridurre del 50% il numero di
vittime della strada entro il 2010). Parallelamente, le necessità e i
diritti degli utenti devono essere posti al centro della strategia europea
dei trasporti. Per conseguire questi obiettivi, l'Unione europea dispone di
una serie di mezzi, che vanno dai tradizionali strumenti normativi agli
strumenti economici (come le tariffe) e alla persuasione, mediante
l'applicazione delle migliori pratiche. Tuttavia, il raggiungimento degli
obiettivi ambiziosi sopra descritti non può prescindere da una stretta
collaborazione con tutte le autorità e soggetti economici e privati
coinvolti. Contemporaneamente, attraverso i programmi quadro di ricerca,
l'Unione europea può contribuire a sviluppare e a lanciare nuove
tecnologie, che consentiranno a medio termine di rinnovare il sistema dei
trasporti: mi riferisco in particolare alle celle a combustibile a idrogeno
e alle applicazioni telematiche. In questo contesto occorre menzionare
brevemente anche la politica energetica. Due anni fa, la Commissione ha
adottato il Libro verde sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico,
che delinea un piano per lo sviluppo di una strategia energetica a lungo
termine. Uno degli obiettivi della strategia è la sostituzione entro il
2020 del 20% dei carburanti convenzionali utilizzati nel trasporto stradale
con carburanti alternativi. La strategia individua tre tipi di carburanti
alternativi ad alto potenziale: i biocarburanti, il gas naturale e
l'idrogeno. Il Libro verde mette inoltre in evidenza l'importante ruolo
svolto dai trasporti urbani, che rappresentano un settore ad alto consumo
energetico. Di conseguenza, le città apporteranno un effettivo contributo
al conseguimento dell'obiettivo della sicurezza dell'approvvigionamento
energetico dell'Unione europea. Infine, desidero esprimere il mio fermo
sostegno all'approccio integrato sviluppato da molte amministrazioni locali,
regionali e nazionali in Europa per migliorare le condizioni del traffico
nei centri urbani. Questo "pacchetto" di politiche integrate può
avere successo soltanto se: si riflette in maniera costruttiva sul ruolo
dell'automobile nelle città; si riescono ad introdurre nuove tecnologie, ad
esempio per quanto riguarda i veicoli e i carburanti; e si promosso
energicamente l'uso dei trasporti pubblici e di altri mezzi alternativi
all'automobile. Tuttavia, per ottenere il sostegno della popolazione e
costruire un ampio consenso politico, qualsiasi cambiamento richiederà il
diretto coinvolgimento dei cittadini. 2. Trasporti pubblici di qualità In
precedenza ho già accennato al pericolo di un'ulteriore contrazione della
quota di mercato dei modi di trasporto più rispettosi dell'ambiente, come
il trasporto pubblico. Nella seconda parte del mio intervento mi soffermerò
sulla necessità di sviluppare trasporti pubblici di qualità, che siano
ovviamente accessibili a tutti gli utenti. La Commissione auspica un
maggiore ricorso al trasporto pubblico. Vi sono prove evidenti del fatto che
la concorrenza, se correttamente attuata, è in grado di incentivare l'uso
del trasporto pubblico, con ciò intendendo sia le ferrovie sia i trasporti
urbani (si pensi a città come Strasburgo, Copenaghen, Helsinki e Londra).
Ma deve trattarsi del giusto tipo di concorrenza. Ciò che occorre è una
concorrenza controllata, in cui le autorità possano stabilire le tariffe,
gli standard di qualità, i requisiti ambientali e di integrazione e
ricorrere ai bandi di gara per scegliere gli operatori a cui affidare
l'esercizio del servizio pubblico. La concorrenza controllata consente
inoltre alle pubbliche autorità di tutelare i lavoratori del settore.
Questo è in sintesi il contenuto della proposta della Commissione. Più di
recente la Commissione ha modificato la sua proposta avvicinandosi alla
posizione adottata dal Parlamento europeo in prima lettura nel novembre del
2001. Il nuovo testo prevede una maggiore durata dei contratti, un periodo
di transizione più lungo, una più ampia tutela dei lavoratori, della
qualità del servizio e dell'ambiente, ed una procedura semplificata per
escludere l'applicazione delle regole di concorrenza per le metropolitane e
le metropolitane leggere. La proposta è attualmente all'esame del
Consiglio, e la speranza della Commissione è che gli Stati membri riescano
a trovare un compromesso. Per realizzare i necessari miglioramenti nel
trasporto pubblico urbano, date le ristrettezze di bilancio di molti enti
pubblici, occorre trovare nuovi mezzi di finanziamento. Un esempio è dato
dall'introduzione di un approccio più integrato agli oneri e alle imposte
sulla mobilità urbana, che consenta forme di finanziamento incrociato.
Perché i nuovi sistemi di tariffazione siano accettati dalle imprese e dai
cittadini, le entrate dovranno essere ripartite in modo trasparente ed
essere destinate almeno in parte ad iniziative locali. Occorre incoraggiare
le istituzioni locali ad esaminare e sperimentare nuovi sistemi di
tariffazione nel quadro delle politiche integrate per il miglioramento delle
condizioni del traffico. 3. Il sostegno concreto alla diffusione delle
migliori pratiche nei trasporti urbani Vengo ora alla terza ed ultima parte
del mio intervento. La Commissione europea offre un contributo concreto alle
iniziative locali, regionali e nazionali finalizzate ad operare un
"cambiamento" nel modo di concepire la politica dei trasporti
urbani. L'intervento della Commissione per la diffusione delle migliori
pratiche si concentra in tre settori, per ciascuno dei quali ritengo
opportuno fornire alcuni esempi. Sostegno alle città "pioniere"
In primo luogo, la diffusione delle migliori pratiche avviene attraverso la
concessione di aiuti finanziari alle città "pioniere". Mi
riferisco in particolare all'iniziativa Civitas. Come primo passo, la
Commissione europea ha selezionato 14 coraggiose città europee e cinque
città dei paesi candidati all'adesione che sperimenteranno, con il
contributo finanziario dell'Unione europea, l'introduzione di strategie di
trasporto urbano ad alta integrazione, con il ricorso a nuove tecnologie
automobilistiche, carburanti alternativi e strumenti innovativi. Il
contributo totale dell'Unione europea ammonta a 50 milioni di euro. Sulla
base delle prime esperienze maturate, nel 2003 la Commissione pubblicherà
un nuovo invito a presentare proposte, che avrà obiettivi simili al primo.
Già prima di questa data, tutte le città interessate potranno partecipare
al nuovo Forum Civitas al fine di acquisire la preparazione necessaria in
vista del nuovo bando e trarre beneficio dall'esperienza delle prime
diciannove città "pioniere". Veicoli e carburanti
"puliti" Il secondo settore di intervento consiste nel promuovere
l'uso di veicoli e carburanti "puliti" nelle aree urbane. Gli
autoveicoli continueranno ad essere un mezzo di trasporto molto importante e
per questo occorre migliorare la loro qualità. Ho già accennato alle
previsioni relative ad un aumento dell'uso di carburanti alternativi nel
trasporto su strada. Nel prossimo decennio, occorrerà introdurre sul
mercato nuove tecnologie e carburanti innovativi. Saranno inoltre intraprese
attività di ricerca mirate, al fine di sviluppare nuove soluzioni di
trasporto basate, ad esempio, sulle celle a combustibile e sull'idrogeno.
Sono consapevole della sfida che le celle a combustibile e l'idrogeno
rappresentano per l'industria energetica e automobilistica e per tutti gli
altri soggetti coinvolti, come le amministrazioni locali. Il progetto Cute
costituisce un esempio del modo in cui la Commissione favorisce il processo
di penetrazione sul mercato delle nuove tecnologie. Il progetto è stato
avviato alla fine del 2001: per tre anni in nove città europee circoleranno
ventisette (27) autobus alimentati con celle a combustibile. Questi autobus
non funzioneranno in condizioni di laboratorio ma faranno parte del normale
parco veicoli destinato ad erogare i servizi di trasporto pubblico necessari
ogni giorno ai cittadini di queste città. L'idrogeno verrà prodotto e
fornito in varie maniere, al fine di consentire una comparazione diretta dei
vantaggi e degli svantaggi di ciascuna alternativa. L'attenta valutazione
delle esperienze maturate consentirà di ricavare un quadro più preciso
delle politiche necessarie per accelerare l'adozione delle nuove tecnologie
da parte del mercato. Per questo motivo con il progetto Cute la Commissione
europea ha avviato la più ampia sperimentazione al mondo di autobus ad
idrogeno. Stati Uniti e Giappone guardano a questo progetto con grande
interesse. Diffusione delle migliori pratiche Il terzo settore di intervento
consiste nell'individuazione e nella diffusione delle migliori pratiche. In
questo ambito la Commissione intraprende numerose attività, tra cui lo
sviluppo di programmi di formazione universitaria e di corsi di
specializzazione postuniversitaria, la realizzazione di analisi comparative
dei trasporti urbani, la promozione delle migliori pratiche attraverso le
agenzie locali e il servizio europeo di informazione sul trasporto locale (Eltis),
consultabile su Internet. Osservazioni conclusive Signore e signori, vorrei
terminare il mio intervento con alcune osservazioni conclusive. Innanzitutto
ritengo che i problemi ai quali attualmente la politica dei trasporti deve
far fronte siano in larga misura dovuti ai successi finora conseguiti. Sono
fermamente convinta che i successi possano proseguire e che i trasporti
manterranno un ruolo fondamentale nella crescita economica dell'Unione
europea. Tuttavia sarà necessario mettere a punto una serie di politiche
mirate, al fine di assicurare un maggiore equilibrio tra gli obiettivi
economici, sociali ed ambientali rispetto al passato. Nella maggior parte
delle città europee, la situazione del traffico continua a peggiorare, e la
tendenza è ormai divenuta inaccettabile. Molte città stanno cercando di
invertire questa tendenza e alcune sono riuscite nel loro intento: sono cioè
riuscite a dimostrare che un cambiamento è possibile! Lo sforzo della
Commissione europea si unisci a quello dei governi degli Stati membri, delle
amministrazioni locali e regionali, dell'industria del trasporto e delle
associazioni di tutela degli utenti ai fini della realizzazione di sistemi
di trasporto sostenibili in Europa. L'intento della Commissione è di
aiutare le autorità locali, regionali e nazionali a cambiare il modo di
concepire la politica dei trasporti urbani, facendole partecipi della
propria visione ed offrendo un sostegno concreto. In presenza di un serio e
concreto impegno ad introdurre le nuove politiche e le nuove tecnologie,
ritengo che entro il 2010 potremo assistere all'instaurarsi di un sistema di
trasporto sostenibile, in grado di soddisfare le esigenze degli utenti e
della società nel suo insieme".
PROMUOVERE
L'ECCELLENZA NEI TRASPORTI PER CITTÀ E REGIONI SOSTENIBILI
Bruxelles, 28 ottobre 2002 - Il 21 e 22 novembre si svolgerà a Bruxelles la
diciassettesima conferenza annuale Polis che vedrà l'intervento del
commissario europeo per la Ricerca Philippe Busquin sul ruolo delle città e
delle regioni nella ricerca comunitaria. La manifestazione illustrerà i più
recenti risultati ottenuti a livello locale in settori quali i trasporti
puliti, la gestione della mobilità, i servizi di trasporto flessibili e la
distribuzione urbana delle merci. Il programma comprende inoltre una
sessione sui servizi d'informazione destinati ai viaggiatori e una tavola
rotonda sulla e-safety (sicurezza elettronica). I rappresentanti delle
pubbliche autorità e dell'industria si scambieranno pareri su come
partnership più solide possano apportare soluzioni per la mobilità
sostenibile. La manifestazione di due giorni è aperta ai rappresentanti del
settore dei trasporti di tutti gli ambiti, pubblici e privati, e offrirà
eccellenti opportunità per il collegamento in rete e la formazione di
partnership. Per le iscrizioni e ulteriori informazioni visitare il seguente
sito: http://www.polis-online.org
DAL
53° CONVEGNO SEMENTIERO DI CESENA LA RICHIESTA DEL PIANO NAZIONALE
SEMENTIERO SU UN COMPARTO CHE IN ITALIA "VALE" 350 MILIONI DI EURO
- IL SEME DI ALTO LIVELLO QUALITATIVO È IL PUNTO DI PARTENZA PER PRODURRE
QUALITÀ ED ESSERE COMPETITIVI
Milano, 28 ottobre 2002 - Il Governo deve preparare al più presto il Piano
sementiero nazionale. E' la richiesta emersa dal 53° Convegno Sementiero,
che si è tenuto venerdì 25 ottobre 2002 a Cesena, a cura di Agri Cesena,
la spa che organizza le fiere di Cesena, fra cui Ortomac e Macfrut. Il tema
dell'incontro, cui hanno partecipato esperti e aziende, operatori e regione
Emilia Romagna era incentrato sulla qualità delle sementi, problema di
enorme interesse per tutta la produzione ortofrutticola, in particolare, ed
agricola in generale. L'importanza di sementi di alto livello qualitativo è
enorme, perché è e rimane il punto di partenza per una produzione che
possa compere sul piano della qualità. Ma non solo, perché la coltivazione
di semi da moltiplicazione consente alle aziende agricole di "fare
reddito". Certamente, fra grano ed ortive, le seconde hanno un maggior
valore aggiunto. In una parola, si tratta di un settore che in Italia vale
almeno 350 milioni di Euro al solo valore per le aziende agricole, senza
considerare l'indotto e le fasi successive (confezionamento, import export,
ecc). E la collocazione del Convegno a Cesena non è casuale, perché
l'Emilia Romagna, con il 19% è la regione leader nel settore, rispetto a
Puglia (16%), Marche (10%) e Toscana (7%). Se questi valori sono la media di
tutte le sementi, si consideri che le imprese emiliano romagnole coprono il
98% della produzione italiana del seme di barbabietola da zucchero e il 50%
di quella europea. Per le sole sementi da orto i quasi 5.800 ettari emiliano
romagnoli rappresentano il 52% della superficie nazionale italiana,
precedendo le Marche (2.700 ettari, pari al 24%) La richiesta di un Piano
sementiero nazionale -che tuttora manca- deriva anche dall'esigenza di una
maggiore attenzione verso questo settore, che si trova di fronte ad alcune
difficoltà che sono contingenti e strutturali. Per quelle contingenti, è
presto detto. "Sembra che di fronte alle calamità naturali -spiega
Edmo Tersi, segretario del Coams, Comitato delle Organizzazioni di
Agricoltori Moltiplicatori Sementieri- che hanno investito tutta
l'agricoltura (gelate, siccità, ecc) il nostro settore sia dimenticato,
quando i danni, a seconda della zona e delle coltivazioni, vanno dal 40 al
70%. Addirittura, non rientriamo nelle agevolazioni che sono state
predisposte per le polizze assicurative per le calamità" "Nel
settore dobbiamo puntare sull'innovazione tecnica e occorre un sostegno
anche a questo livello" ha sottolineato Domenico Scarpellini,
presidente di Agri Cesena, introducendo i lavori del Convegno. Innovazioni
che vogliono dire, ad esempio irrigazione più mirata per il risparmlio
dell'acqua, tecnologie ed attrezzature specifiche per i "lavori"
sulle piante da seme, senza trascurare la limitata disponibilità di
fitofarmaci (o principi attivi) per combattere le avversità delle colture
orticole destinate alle produzioni del seme. E tutto ciò presenta dei
costi. Il Convegno Sementiero ha il patrocinio dell'Assessorato
all'Agricoltura della regione Emilia Romagna e della Camera di Commercio di
Forlì-Cesena, ed ha la collaborazione della Provincia di Forlì-Cesena, del
Comune di Cesena, dell'Ais (Associazione Italiana Sementi) e della Cac (coop
sementiera). E' un appuntamento di grande importanza per gli operatori del
settore, che anticipa o approfondisce uno dei numerosi temi al centro di
Ortomac (23-25 gennaio 2002) e di Macfrut, la più importante rassegna
internazionale dedicata all'ortofrutta che si terrà dall'8 all'11 maggio
2003. Il 53° Convegno Sementiero "Il Seme di qualità: Nuovi
orientamenti tecnici" è stato moderato da Ivan Ponti della Regione
Emilia Romagna. Dopo il saluto di Domenico Scarpellini, Presidente di Agri
Cesena, si sono tenute le relazioni "I requisiti del seme per
l'orticoltura professionale" di Michele Siena (SBC "Seed Business
Consultant"), "La protezione delle sementi e delle colture da
seme", di Roberta Roberti dell'Università di Bologna- Di.Pro.Val
Sezione Fitoiatria, e di Claudio Lugaresi, del Servizio Fitosanitario della
Regione Emilia Romagna, "Tecniche colturali e qualità del seme"
di Cristiano Rossi (Bejo Italia), "Gestione delle irrigazioni" di
Stefano Anconelli (Consorzio Canale Emiliano Romagnolo). Dopo la discussione
sulle comunicazioni, si è tenuta una Tavola Rotonda sulle tematiche
affrontate, con la partecipazione di Daniele Govi, del Servizio Produzioni
Vegetali Regione Emilia Romagna, Gregorio Matteucci, Vice presidente
European Seeds Grouwers Group e Mauro Urbini, Presidente del Gruppo sementi
da orto dell'Ais, coordinata da Ivan Ponti.
"GIORNATA
DEL BOSCO" ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
Roma, 28 ottobre 2002 - Di seguito riportiamo la sintesi dell'intervento di
Alfredo Diana, Presidente dell'Associazione Forestale Italiana e della
Società Italiana Agricoltori "Prima di presentare gli aspetti salienti
che hanno caratterizzato l'attività del settore foreste- legno-ambiente,
desidero esprimere tramite la Dottoressa Decaro, Vice Segretario Generale
della Presidenza della Repubblica, anche a nome di tutti i presenti un
duplice ringraziamento al Signor Presidente, per aver voluto questo
incontro, in una sede tanto bella quale la Tenuta di Castel Porziano e per
il messaggio che ci ha inviato e che vi leggo: "La quarta edizione
della Giornata Nazionale del bosco, promossa dalla Consulta Nazionale per le
Foreste ed il Legno, rinnova un appuntamento tradizionale per riflettere
sulle prospettive di valorizzazione del nostro patrimonio naturale. Il bosco
è un ecosistema complesso dalle molteplici funzioni produttive,"
protettive e. paesaggistiche, un patrimonio della identità Italiana. Tutti
i livelli Istituzionali hanno il dovere e la responsabilità di concorrere
nelle politiche di sostegno e di tutela di questa comune risorsa,
promuovendo la ricerca e la formazione, la pianificazione degli interventi
di restauro e di conservazione. Con sentimenti di apprezzamento per la
qualificata attività della Consulta e nel ricordo della nobile figura di
Franco Arcuati invio a tutti i partecipanti all'incontro un augurio e un
saluto cordiale" Carlo Azeglio Ciampi. E' questa l' occasione per far
giungere al Signor Presidente anche un caloroso apprezzamento per l'impegno
che si è quotidianamente assunto per ridare agli Italiani il senso e la
dignità della storia recente del nostro Paese. Lo abbiamo seguito nel suo
pellegrinaggio a "Marcinelle"e a "El Alarnein", solo per
citare le tappe più recenti per ritrovare i luoghi ed i protagonisti di
tanti avvenimenti che è necessario conoscere per stabilire un solido ponte
fra passato e presente. Una Sua frase ci ha particolarmente colpito
"ricordare per costruire un mondo migliore e più giusto" è
questo certamente l'ideale di coloro che sono qui riuniti ma anche di quanti
ci hanno lasciato. Tra questi vorrei ricordare un uomo che meglio di tutti
ha interpretato questo spirito: Franco Arquati recentemente scomparso. Un
uomo di grandi capacità imprenditoriali che ha saputo creare una rete di
imprese, oltre 20 stabilimenti, in diversi Paesi, dal Brasile agli Stati
Uniti, alla Cina, facendo acquisire al nostro Paese nel settore uno dei
primi posti a livello Mondiale. Un uomo di grandi vedute che ha saputo
affrontare con grande entusiasmo ed efficacia anche i problemi dell'ambiente
e del territorio, come dimostrano le ristrutturàzioni della. Rocca di Sala
Baganza (PR) e del Parco di Zovallo (PR). Un Italiano che fra i tanti
riconoscimenti ricevuti confessava che il diploma cui era più affezionato e
di cui era più orgoglioso era quello di disegnatore industriale, conseguito
alle scuole serali del suo paese. Un uomo che il Presidente Ciampi conosceva
e stimava ed al quale ha voluto conferire la prestigiosa onoreficenza di
Cavaliere del Lavoro. Venendo al tema dell'odierna giornata: boschi per il
futuro, per la difesa dell' ambiente e lo sviluppo dell' economia, è
opportuno premettere che la tensione manifestatasi nei rapporti fra i paesi
occidentali e quelli dell' area medio -orientale ha coinvolto anche il
comparto forestale. Infatti il settore è largamente influenzato dalle
direttive europee per la gestione sostenibile delle foreste sottoscritte
nella Conferenza Interministeriale di Helsinki, dagli accordi di Kyoto per
il mantenimento degli equilibri climatici e più recentemente dalla
dichiarazione di Johannesburg sullo stato dell' ambiente. L' aspetto più
significativo, che deve essere motivo di responsabile considerazione, è
rappresentato dal ruolo che viene, ormai, universalmente riconosciuto alle
attività forestali, ritenute fattore insostituibile per la difesa dell'
ambiente. La difesa dell'ambiente. I mass-media hanno riportato con
evidenza, le difficoltà che si sono manifestate a Johannesburg per trovare
un punto di intesa sulle misure riguardanti la riduzione dei gas serra
nell'atmosfera. Difficile da stabilire è lo stato di efficienza delle
superfici forestali quale parametro di riferimento per valutare l'impegno
dei singoli paesi nel rispetto dei livelli di riduzione della CO2 stabiliti
dal Trattato. Solo attraverso l' esame dei risultati della pianificazione
forestale e della gestione ordinata dei boschi si potrà conoscere la
potenzialità delle biomasse esistenti quali regolatori climatici. Infatti,
a fronte di un incremento annuale delle fustaie assestate nel nostro paese
di oltre un milione di mc, i piani prevedono utilizzazioni per 680 mila mc.
consentendo in tal modo un risparmio di circa 500 mila mc. di massa legnosa,
destinata a ricostruire la provvigione normale. L 'Italia ha pertanto giusto
titolo per sedersi al tavolo della discussione per l'applicazione del
Trattato sui gas serra. L' esigenza di proseguire ed intensificare i sistemi
di monitoraggio nei territori montani costituisce il secondo obiettivo cui
attribuire importanza prevalente. La dimostrazione più evidente è offerta
dai cambiamenti dei limiti della vegetazione alpina che in alcune vallate,
come ad esempio quella dei Mocheni, in Trentino, si sono innalzati, negli
ultimi 30 anni, di circa 200 metri. Una iniziativa, sicuramente complessa,
ma fondamentale per dare certezza agli operatori, è quella di attribuire
alla responsabilità dello Stato, l'inventario forestale al fine di
assicurarne il periodico aggiornamento, in analogia a quanto avviene in
tutti gli Stati federali, senza peraltro interferire con te iniziative di
carattere regionale e locale. Le attività forestali e la biodiversità La
prospettiva dei cambiamenti climatici impone che le attività forestali
tengano conto delle biodiversità che è elemento fondamentale per la
conservazione della qualità dell'ambiente. Gli alberi forestali, infatti,
devono essere considerati come una rete sensoriale capace di captare lè
variazioni climatiche. Le attività selviculturali devono tenere conto della
valutazione delle risorse genetiche ed essere condotte con il più attento
rispetto delle specie rare o minacciate di estinzione. I rimboschimenti
attuati puntando su una sola specie sono, tra l' altro, spesso più soggetti
agli attacchi dei parassiti o alla minaccia degli incendi. L' applicazione
della certficazione forestale Da alcuni anni sono state avviate, a livello
internazionale, numerose iniziative per lo sviluppo di sistemi di
certificazione forestale, alla cui base vi è la definizione di principi,
sistemi ed indicatori della gestione forestale sostenibile. Nell' America
Settentrionale, come è noto, è stato istituito, sin dal 1993~ il Forest
Stewardship Council il cosidetto Fsc, un' organizzazione internazionale non
profit, con forte connotazione ambientalista, allo scopo di sviluppare la
gestione dei boschi in maniera appropriata, tenendo in considerazione gli
aspetti sociali ed economici. Successivamente un analogo processo è stato
avviato in Europa in occasione della Conferenza di Lisbona del .1998
stabilendo 6 criteri e 27 indicatori che hanno dato luogo ad uno specifico
sistema di certificazione~ il Pan European Forest Certification Scheme il
cosidetto Pefcs. Attualmente è in corso il dibattito tra i due sistemi e si
ritiene debba essere dedicata grande attenzione alla scelta dei principi e
dei criteri che dovranno necessariamente tenere conto delle particolarità
ambientali del paese. Esiste una collaudata piattaforma nazionale che
potrebbe costituire il minimo comune denominatore dei diversi sistemi di
certificazione, facilitando il mutuo riconoscimento tra di essi, ed avendo
come ulteriore garanzia, la verifica da parte del Corpo Forestale dello
Stato.Il nuovo ruolo del settore f oreste-legno-ambiente In una recente
analisi condotta dal Cnel sullo stato di attuazione dell'Agenda 21 nel
nostro paese sono stati messi in evidenza i processi che devono portare a
realizzare i progetti di risanamento ambientale da parte dei governi locali~
generando concreti miglioramenti nell' organizzazione del territorio.
Superata la fase dell'avanzamento tecnologico per l'abbattimento degli
inquinanti,.lacpolitica ambientale deve essere finalizzata, sempre più, a
definire scenari sostenibili di sviluppo territoriale. Ciò potrebbe anche
rappresentare il punto d'incontro per azioni locali che portino alla
condivisione dei concetti di sostenibilità tra i proprietari boschivi, lo
Stato, le Regioni e le Comunità Montane. Investimenti per favorire la
conservazione e l' ampliamento del patrimonio forestale mediante la sua
manutenzione ed il potenziamento dei comparti delle trasformazioni e del
commercio del legno rispondono egregiamente agli obbiettivi dell' Agenda 21
poichè il settore è in grado di generare in modo durevole reddito per le
popolazioni e mantenere nel tempo qualità e riproducibilità delle risorse
naturali. anche al fine di assicurare condizioni di benessere ai cittadini
per la fruizione del tempo libero. L' andamento economico della filiera
foresta-legno Nonostante le attuali difficoltà economiche il settore
foreste-legno ha confermato il suo determinante contributo alla crescita
economica del Paese. Il fatturato globale è stato di 48.257 milioni di
euro, con un aumento dell'1,4% rispetto al 2000. In aumento anche l'export
passato a 1.7.019 milioni di euro con una crescita del 1,5%, ed il saldo
attivo della bilancia commerciale pari a 8.233 milioni di euro, + 7,5%.
Diminuite, invece, le importazioni, pari a 8.786 milioni di euro, -3,6%. In
momenti difficili per l'occupazione, è confortante, e va segnalato, il
fatto che il numero degli addetti al settore è incrementato dello 0,4%,
attestandosi su 451.000 unità. L'attuale fase di rallentamento
dell'economia del paese richiede che le risorse disponibili vengano rivolte
al raggiungimento di obiettivi prioritari. Tra questi assumono rilevanza
particolare quelli riguardanti il mantenimento dei livelli occupazionali. Ma
è altresì confermata la leadership mondiale nel settore arredamento; siamo
i primi esportatori al mondo di mobili per quantità e primi per qualità e
design, nonchè la grande vocazione all'export delle macchine per la
lavorazione del legno, 79,6% del fatturato, e sempre per l'export,
l'incoraggiante incremento dell'industria cartaria, + 1,6%, con una
percentuale del 35,96% sul fatturato. L'import ha essenzialmente riguardato
la materia prima che, per il settore legno, rappresenta il 60% del totale
delle importazioni. Da questi dati si evidenziano due esigenze: una prima a
sostegno dell'export che richiede sempre maggiori investimenti nei campi
della promotion, della.ricerca e nella formazione professionale. L 'altra
tesa ad aumentare la disponibilità di materia prima sul territorio
nazionale, anche attraverso un piano forestale dotato di stanziamenti
adeguati.
UNIONCAMERE:
OLTRE 6 MILIONI DI EURO NEL 2003 PER LA FORMAZIONE DI PROFESSIONISTI
DELL'INTERNAZIONALIZZAZIONE
Salerno, 28 ottobre 2002 - "Il futuro dell'internazionalizzazione nel
nostro Paese passa per la creazione di una rete di professionisti
dell'informazione, dell'assistenza e della consulenza operativa alle
imprese. Il sistema camerale italiano ha tra le sue priorità strategiche
quella di arricchire la capacità delle piccole e medie imprese di
affrontare con successo i mercati globali e l'impegno nella formazione
rappresenta una condizione essenziale per conseguire questi obiettivi. Nel
corso del 2003 l'Unioncamere investirà nella formazione del personale
camerale addetto ai servizi per l'internazionalizzazione risorse proprie per
3,1 milioni di euro. A queste si aggiungeranno altrettante risorse
provenienti dalle Camere di Commercio e da altri soggetti, per un totale che
supera i 6 milioni di euro." Questo l'annuncio dato dal segretario
Generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, nel corso della seconda giornata
dei lavori della XI Convention delle Camere di commercio italiane
all'estero, in corso a Salerno. "La competizione sui mercati
internazionali - ha proseguito il segretario generale di Unioncamere -
richiede competenze specifiche che le piccole e medie imprese fanno fatica a
sviluppare al loro interno. Queste competenze vanno quindi costruite con
investimenti mirati e messe a disposizione da quelle realtà, come le Camere
di commercio, che sono più vicine alle imprese, realtà che possono contare
su reti di assistenza capillari sul territorio. Le Camere di Commercio - ha
concluso Tripoli - stanno investendo per rafforzate le reti informative
dedicate a favorire l'internazionalizzazione, ed è molto importante che la
collaborazione avviata di recente con il Ministero degli Esteri da un lato,
il Ministero delle Attività Produttive e l'Ice dall'altro, sia già alla
fase operativa."
CENTO
MILIONI DI VECCHIE LIRE ALLA PARROCCHIA DI BUSTO GAROLFO DALLA BCC DI BUSTO
GAROLFO E BUGUGGIATE
Busto Garolfo, 28 ottobre 2002 - Un gesto di solidarietà concreta della Bcc
di Busto Garolfo e Buguggiate verso la "sua parrocchia", la
parrocchia dove la banca ha avuto i natali 105 anni fa: cento milioni di
vecchie lire per contribuire al restauro della chiesa. E' il terzo anno che
questa cifra viene stanziata, per un totale negli ultimi tre anni di 300
milioni, sempre di vecchie lire. L'annuncio della donazione è stato fatto
da Giovanni Varano, presidente della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, nel
corso del convegno "Solidarietà efficiente", che si è tenuto
venerdì 25 ottobre presso l'auditorium don Besana e che è stato coordinato
da Saverio Clementi, direttore del settimanale Luce. "Contribuire a
finanziare i costi del restauro della chiesta è un impegno che abbiamo
voluto assumere nel nome degli ideali che da sempre hanno animato la nostra
banca", ha spiegato Giovanni Varano. La Bcc di Busto Garolfo e
Buguggiate infatti, ha avuto la sua prima sede nella vecchia casa
parrocchiale di Busto Garolfo. "Lì è stato fatto il primo rogito e il
parroco, subito dopo, dal pulpito sbandierava questa scelta", ha
ricordato Pietro Cafaro, docente di storia economica all'Università
Cattolica di Milano e autore del volume "La solidarietà efficiente.
Storia e prospettive del credito cooperativo in Italia (dal 1883 al
2000)", edito da Laterza. Cafaro ha spiegato che la Bcc di Busto
Garolfo e Buguggiate non è stato il primo esempio di banca locale sul
territorio, ma è l'unico che è resistito nell'area dell'alto milanese fino
ai giorni nostri. "La banca di Busto Garolfo era senza capitale, nel
senso che il capitale non era investito nella banca, ma nelle attività
agricole e poi di piccola impresa dei soci", sono ancora parole di
Cafaro. All'inizio del Settecento la coltivazione principale di Busto
Garolfo era la vite, tanto che il vino di "Busto Piccolo" era
famoso non solo in Italia, ma anche all'estero. Con il tempo le vite sono
state sostituite dal granoturco e i contadini hanno dovuto affrontare la
concorrenza dei prezzi bassi del grano americano. "La crisi era grande
-ricorda Cafaro-. Mancava denaro e nessuno forniva credito alle persone che
non avevano nulla da dare in garanzia. Ecco che le casse rurali, oggi Bcc,
diventano importanti. Si basano sulla fiducia reciproca e sull'efficienza.
Assieme creano una rete di banche e vanno a chiedere crediti ai grandi
istituti bancari. Così è successo anche a Busto Garolfo: il paese ha
superato la crisi e poi si è industrializzato. In tanti hanno avviato una
piccola impresa oppure si sono costruiti una casa grazie alla cassa rurale.
E questo perché Busto Garolfo ha avuto la fortuna di avere un salvadanaio
chiamato banca che, oggi, continua a conservare, ampliandone i benefici a
tutto il territorio limitrofo". La storia delle cooperative rurali è
nata dal basso, ha ricordato Sergio Zaninelli, rettore dell'Università
Cattolica di Milano, "dalla gente, dai bisogni concreti" e in
quest'ottica continua a operare. In Italia ci sono 480 Bcc con oltre 3.100
sportelli e 600.000 soci. Angelo Zanuto, direttore generale della
federazione lombarda del credito cooperativo, ha fatto il punto della
situazione. Il Lombardia operano 48 bcc con oltre 92.000 soci e 535
sportelli, di cui solo 3 nella grande Milano. "E' una presenza
significativa a sostegno delle piccole e medie imprese, che sono la base
dell'economia italiana -ha spiegato Zanuto-. Incarnano gli stessi principi
che operano la Comunità Europea. Nonostante la crisi generalizzata della
banca italiana le Bcc prosperano e continuano ad assumere ". "Sono
orgoglioso di appartenere a una storia così radicata e feconda -ha chiosato
Gianni Macchi, direttore della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate-. Vivo
questa realtà con gli altri che qui lavorano e ho la responsabilità di
mutuare gli ideali che hanno animato la nostra storia. Per questo abbiamo
creato iniziative di credito agevolato per la nostra clientela, come il
mutuo per le adozioni internazionali o quello per le nuove giovani famiglie.
Dobbiamo rispettare i 105 anni di storia della nostra banca e proseguire con
rinnovato entusiasmo verso nuovi traguardi. Per costruire una società
nuova, feconda e generatrice di valori morali, economici e
culturali".
NASCE
AD ASSISI LA FONDAZIONE PALETTI PARTE IL PROGETTO SOCIALE NAZIONALE
"ABBRACCIA LA VITA" TREDICI TESTIMONIAL SOTTOLINEANO L'AZIONE
PEDAGOGICO-SOCIALE
Assisi, 28 ottobre 2002 - Oltre 1.500 le persone presenti al Lyrick Theatre
di Assisi che, con il loro contributo per la raccolta fondi, hanno aderito
al Progetto Sociale Nazionale "Abbraccia la Vita", azione
pedagogico - sociale a sostegno dei diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza
e dell'Indigenza Momentanea della Collettività. Nasce così ad Assisi,
domenica 27 ottobre con uno show event presentato da Clarissa Burt e
Graziano Piazza, la Fondazione Patrizio Paoletti per lo Sviluppo e la
Comunicazione. Ente morale, con riconoscimento nazionale annotato nei
registri della Prefettura di Perugia il 3 maggio 2002, la Fondazione è
impegnata nella diffusione della Pedagogia per il Terzo Millennio.
L'obiettivo del Progetto è costruire-realizzare l'utile nutrimento per
l'Uomo Globale, abitante del Terzo Millennio, nel movimento costante della
vita. Fondazione Paoletti, infatti, è nata per diffondere un nuovo stile di
vita, messo a punto con una ricerca lunga vent'anni, finalizzato a produrre
vantaggio globale, educandosi alla cura di sé, all'orientamento dei figli,
ad una efficiente comunicazione con la collettività, per la realizzazione
di un nuovo, efficace e sostenibile sviluppo. Per lo Show Event di
presentazione è stata scelta Assisi, non solo perché città sede di
Fondazione Paoletti, ma anche in omaggio di Francesco, Uomo Globale
universalmente riconosciuto. Otto sono stati i campi di riflessione
dell'incontro, condotto dal fondatore Patrizio Paoletti - leader nella
diffusione di programmi di Ricerca Evolutiva e ideatore della Pedagogia per
il Terzo Millennio: salute e spirito, famiglia e affetti, amicizia e
collettività, lavoro e finanze. Dodici i testimonial che hanno inciso sui
contenuti trattati: Padre Trifone La Bellarte - provinciale dell'Ordine
Dehoniano, Erica Alfridi - prima campionessa del mondo di marcia della
storia dell'atletica italiana, Douglass Doman - presidente degli Istituti
per il Raggiungimento dei Potenziali Umani, Giuseppe Masellis - responsabile
del Progetto "Umanizzazione del Parto" della Regione Emilia
Romagna e primario Dipartimento Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di
Carpi, Giacomo Mangiaracina - presidente dell'Istituto Italiano di
Tabaccologia, Ennio Doris - presidente Banca Mediolanum, Maria Teresa Ruta
conduttrice televisiva, Isabella Rossi Fedrigotti - scrittrice e inviata
speciale del Corriere della Sera, David Benassi coordinatore
dell'Osservatorio Italiano "Nuove Povertà del Dipartimento Sociologia
e Ricerca Sociale Università Bicocca di Milano, Camillo Loriedo -
presidente dell'Istituto Italiano di Ipnosi Eriksoniana. In collegamento
video Ferruccio De Bortoli - direttore del Corriere della Sera e Jury Chechi
campione olimpico e presidente della Federazione Italiana Ginnastica. La
regia di Paolo Paoletti, la scenografia essenziale e suggestiva, le
coreografie rigorose, hanno fatto da cornice all'evento finalizzato alla
presentazione degli obiettivi e dei contenuti di due importanti progetti
pedagogico-sociali: "Non tiriamoci indietro", organizzato e
gestito da L'Albero della Vita (Onlus) con la collaborazione di Rcs -
Corriere della Sera. Il progetto consiste in una Campagna di
sensibilizzazione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza con una
particolare attenzione riservata ai pericoli di Internet; "Stringiamoci
la mano" , Osservatorio valutativo su popolazioni e territori a rischio
di indigenza momentanea, in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia
e Ricerca Sociale dell'Università Bicocca di Milano Presentate anche due
nuove iniziative che vedono protagonista il Volontariato della Fondazione
Paoletti: "Banca del Tempo", una giornata l'anno dedicata alle
attività della Fondazione " Gli Uomini Più", scesa in campo di
1000 volontari nelle principali piazze italiane a Natale 2002 per l'azione
"ci vediamo a mezzogiorno", che prevede l'incontro con 2000
famiglie in stato di indigenza momentanea, e la distribuzione di 10.000
pasti. La Fondazione Paoletti, ente morale senza scopo di lucro con sede ad
Assisi, ha come obiettivo lo sviluppo armonico delle funzionalità umane per
assecondare e rispondere al bisogno di conoscenza, di apprendimento e
crescita di ogni uomo. La sua filosofia si fonda su un'azione pedagogica a
favore della collettività per lo sviluppo possibile dell'uomo e la
comunicazione per il terzo millennio..
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