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ROMANO PRODI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA IN PREPARAZIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO: " ACCORDO FRA L'UNIONE EUROPEA E LA RUSSIA NEL CORSO DEL NOSTRO PROSSIMO VERTICE DI NOVEMBRE SULLA QUESTIONE DI KALININGRAD". 

Bruxelles, 28 ottobre 2002, Di seguito riportiamo la relazione svolta dal Presidente della Commissione Europea Romano Prodi nel corso della conferenza stampa in preparazione del prossimo vertice europeo di novembre: "Vorrei cominciare esprimendo la mia soddisfazione per l'accordo raggiunto ieri dai ministri degli esteri riuniti a Lussemburgo sulla questione di Kaliningrad. Sono passate poche settimane da quando vi ho illustrato la sostanza delle proposte della Commissione. Oggi mi fa molto piacere dichiarare che gli Stati membri hanno accolto i nostri suggerimenti e, sotto l'accorta guida della Presidenza danese, hanno raggiunto un accordo che si basa in tutti gli aspetti sulle nostre proposte. Questa decisione spiana ora la strada per un accordo fra l'Unione Europea e la Russia nel corso del nostro prossimo vertice di novembre. L'accordo rispetta in pieno la sovranità della Lituania e il suo diritto di decidere chi può avere accesso al suo territorio. Inoltre esso dà ai cittadini russi le possibilità di transitare fra Kaliningrad e il resto del territorio russo senza ostacoli. Infine, esso assicura che i cittadini dell'Unione europea possano muoversi entro i confini dell'accordo di Schengen liberamente e in tutta sicurezza. Mi aspetto che il Consiglio europeo sottoscriva questo accordo. Signore e signori, Dal Consiglio europeo di Bruxelles mi aspetto solamente due cose. La prima è che i capi di Stato e di governo dei nostri Stati membri accolgano le conclusioni e le raccomandazioni della Commissione sull'allargamento. Vale a dire che dieci paesi candidati adempiono ai criteri politici e saranno in grado di rispettare i criteri economici e di assumersi gli obblighi derivanti dall'adesione sin dall'inizio del 2004. Al Consiglio europeo di Copenaghen di dicembre, i capi di Stato e di governo dovranno confermare la nostra volontà di concludere i negoziati di adesione con questi paesi e di firmare il Trattato di adesione ad Atene nel mese di aprile del 2003. Mi aspetto che essi concorderanno con la nostra valutazione dei progressi compiuti dalla Bulgaria e dalla Romania. Mi aspetto anche che siano d'accordo sul fatto che la Turchia ha fatto grandi passi verso i criteri politici di Copenaghen e ha guadagnato terreno rispetto ai criteri economici e all'allineamento con l'acquis comunitario. Dobbiamo incoraggiare la Turchia a proseguire nel processo di riforme e a metterle in pratica. In secondo luogo, mi aspetto che il Consiglio europeo trovi una soluzione alle questioni finanziarie e di bilancio che ancora restano sul tappeto. In questo modo si potranno chiudere i negoziati di adesione entro la fine di quest'anno. Vorrei fare alcune considerazioni sulle questioni ancora aperte. È essenziale che a Bruxelles venga raggiunto un accordo sul livello complessivo dei fondi da destinare all'agricoltura. Se ciò non dovesse avvenire, probabilmente non basterà il tempo per definire tutti i dettagli dell'adesione con i paesi candidati. È già evidente che quella della politica agricola sarà la questione più spinosa. La Commissione ha svolto il suo ruolo fino in fondo e ha proposto una soluzione finanziaria equilibrata ed equa. Ora tocca agli Stati membri concludere l'opera, ma non resta più molto tempo. Voglio far notare il pericolo di condizionare i negoziati sull'allargamento alla riforma della politica agricola.Mi auguro che oggi venga trovata una soluzione di principio che permetta di riconciliare le giuste esigenze di sostenibilità con i diritti dei nuovi entranti. L'allargamento ha un costo, ma se gli Stati membri sapranno mantenere gli impegni presi, sarà un costo gestibile. Il punto fondamentale è che le proposte della Commissione sono pienamente in linea con i limiti finanziari concordati dai capi di Stato a Berlino. Da qui al 2007 non ci sarà bisogno neanche di un euro in più. Se i leader dell'Unione europea vorranno seguire le nostre proposte , gli attuali Stati membri nel 2006 si troveranno a finanziare il bilancio di una Unione allargata ai 25 paesi utilizzando solamente l'1,08% del prodotto interno lordo. Ecco quanto costa in realtà l'unificazione pacifica e democratica del nostro continente. Vi ricordo che il tetto di spesa è l'1,27% del Pil. Come vedete, è chiaro che non ci sarà l'esplosione dei costi annunciata dai profeti di sventura! È di importanza vitale che da Bruxelles noi possiamo ottenere un mandato per proseguire i negoziati che debbono finire a Copenaghen. Non possiamo mettere i paesi candidati di fronte a un fatto compiuto di dire si o no a Copenaghen". 

UN DOCUMENTO DELLA COMMISSIONE ILLUSTRA IL PROGRAMMA "EEUROPE" AI CITTADINI EUROPEI
Bruxelles, 28 ottobre 2002 - La Commissione ha pubblicato un manoscritto che illustra le politiche dell'Use volte ad incrementare la competitività dell'Europa mediante la promozione delle tecnologie dell'informazione. Il documento, intitolato "Verso un'Europa basata sulla conoscenza", fornisce un'analisi statistica dell'attuale grado di utilizzo delle Tic (tecnologie dell'informazione e della comunicazione), nonché informazioni sulle future strategie volte ad aumentare l'adozione di tali tecnologie e i relativi livelli di competenze. Il manoscritto recita: "Internet sta cambiando il mondo in cui viviamo e la sfida per l'Europa consiste nell'abbracciare l'era digitale e diventare una vera e propria economia basata sulla conoscenza. 'e-Europe' è l'iniziativa dell'Use volta a guidare tale processo di cambiamento [...], nonché il motore che ci permetterà di diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva al mondo entro il 2010". La Commissione ricorda che le proprie politiche sono rivolte a tutti gli europei e pone l'accento sul carattere inclusivo che la nuova società basata sulla conoscenza deve assumere. Tutto ciò, si legge nella relazione, deve valere anche per i paesi candidati, poiché "l'inclusione digitale" rappresenterà una componente fondamentale del processo di allargamento. Un altro aspetto importante è costituito dalla tutela della diversità culturale e linguistica dell'Europa, fattore che renderà necessaria l'elaborazione dei contenuti in tutte le lingue. Gli obiettivi specifici del piano d'azione "e-Europe 2005" sono stati semplificati rispetto a quelli contenuti nella versione precedente del 2002. Le due principali finalità sono, innanzitutto, fornire ai cittadini un ampio accesso a banda larga attraverso un'infrastruttura di informazioni sicura e, in secondo luogo, offrire servizi pubblici on line. La continua introduzione di collegamenti ad Internet ad alta velocità, e soprattutto della banda larga, dipende, in una certa misura, dallo sviluppo di contenuti ricchi di informazioni che stimoleranno la domanda di tali tecnologie da parte dei consumatori. La Commissione ritiene, tuttavia, che sia possibile adottare alcune azioni politiche al fine di accelerare il processo. A tal proposito, essa propone l'utilizzo dei fondi strutturali dell'Use per facilitare l'accesso alla banda larga nelle zone remote e rurali, nonché l'eliminazione degli ostacoli normativi a questa tecnologia, come, per esempio, le restrizioni "d'accesso" messe in atto dagli Stati membri. Il settore pubblico è attualmente il principale detentore e produttore di contenuti sul Web e la Commissione ritiene che, mettendo in rete i servizi del governo, gran parte dell'economia seguirà a ruota. Affinché tale tendenza prosegua in futuro, la Commissione intende definire un quadro di specifiche tecniche per garantire che tutti i cittadini e le imprese dell'Use possano beneficiare dei servizi nazionali di e-government. Inoltre, tutti gli Stati membri dovranno assicurare l'offerta on line di 20 servizi pubblici di base interattivi, compresa la garanzia d'accesso ai cittadini con particolari esigenze. Il piano d'azione contiene altresì una serie di misure in settori come l'e-learning (apprendimento elettronico), e-health (servizi sanitari digitali) e l'e-business, tutte volte a rafforzare il ruolo di Internet in Europa e, pertanto, a guidare il processo finalizzato alla garanzia dell'accesso universale. Nelle conclusioni, la relazione si rivolge direttamente ai cittadini europei ricordando loro che il successo del piano d'azione dipende non solo dal lavoro dei governi a livello europeo, nazione e regionale, bensì anche dalla partecipazione dei singoli individui al processo.

GIOVANI CITTADINI D'EUROPA. IL 29 OTTOBRE A REGGIO EMILIA SI PRESENTA UNA GUIDA PER IL LORO AVVENIRE IN EUROPA 
Reggio Emilia, 28 ottobre 2002 - Mentre a Bruxelles la Convenzione sull'avvenire dell'Europa sta tracciando le linee guida delle future riforme dell'Unione, il recente Libro bianco della Commissione europea dal titolo "Un nuovo impulso per la gioventù europea" lancia all'opinione pubblica un messaggio di grande significato: è il momento di considerare i giovani come una forza della costruzione europea e non come un problema da gestire. Occorre loro dare i mezzi per esprimere le loro idee, di confrontarle con quelle degli altri attori della società civile. Questo è anche uno degli obiettivi che si prefiggono i programmi previsti dall'Unione europea per i giovani. Un vademecum, recentemente pubblicato dalla Rappresentanza a Milano della Commissione europea (L'Europa per i Giovani - Guida ai programmi di istruzione e di formazione) illustra i principali programmi per i giovani che studiano, che cercano lavoro e desiderano diventare cittadini europei consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri. Per far conoscere questa Guida ed il contenuto del Libro bianco sulla gioventù europea, il Carrefour europeo Emilia, in collaborazione con la Rappresentanza a Milano della Commissione europea, organizza, il 29 ottobre, una tavola rotonda sul tema "i giovani e l'Europa". L'idea di organizzare questa tavola rotonda, aperta al confronto con il mondo giovanile, ha l'obiettivo concreto di fornire delle risposte alla profonda disaffezione dei giovani verso le forme tradizionali di partecipazione alla vita pubblica e di mobilitarli maggiormente in favore della costruzione europea. Partecipano all'iniziativa l'Assessore alla Cultura del Comune di Reggio Emilia, Sandra Piccinini, il Direttore dei centri amministrativi di Reggio Emilia, Maria Luisa Altomonte, il Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Roberto Santaniello.. Il mondo artistico sarà ampiamente rappresentato con la presenza di Alberto Cottica, Liliana Cosi ed Enrico Salimbeni. La tavola rotonda si terrà martedi 29 ottobre alle ore 11 presso il Cinema Cristallo, via Ferrari Bonini, 4 - Reggio Emilia. La nuova guida "L'Europa per i giovani" è disponibile su carta e on-line sul sito web della Rappresentanza a Milano: http://www.uemilano.it/frame_pubblicazioni.html 

CONFERENZA DELLA COMMISSIONE PER METTERE IN RISALTO IL LANCIO DEL SESTO PROGRAMMA QUADRO 6PQ 
Bruxelles, 28 ottobre 2002 - Dall'11 al 13 novembre 2002, la Commissione europea terrà un'importante conferenza a Bruxelles per mettere in risalto il lancio del sesto programma quadro di ricerca (6PQ) dell'UE, che verrà attuato dal 2002 al 2006. La manifestazione mira ad istituire un forum per la presentazione degli obiettivi e delle priorità del prossimo programma quadro e per la spiegazione delle regole di partecipazione. Ci saranno opportunità di intavolare dibattiti scientifici e di scambiare le migliori prassi nell'ambito di settori non contenuti nel programma quadro. Si svolgeranno inoltre sessioni plenarie che tratteranno tutte le principali tematiche prioritarie del programma quadro e le questioni trasversali dello Spazio europeo della ricerca, quali le risorse umane, la mobilità, la brevettabilità e la proprietà intellettuale. Sono previste inoltre sessioni per fornire una guida sulla partecipazione al 6PQ, unitamente a simposi, workshop e sessioni-poster del settore scientifico, industriale ed altre parti interessate, su argomenti topici che possono essere approfonditi al di fuori del 6PQ. Un invito a presentare proposte per le sessioni tematiche verrà pubblicato all'inizio dell'anno prossimo. In aggiunta, la conferenza comprenderà la presentazione di progetti per i media ed una sessione plenaria che illustrerà gli obiettivi e i risultati dei progetti svolti nell'ambito dei precedenti programmi di ricerca dell'UE o progetti che prevedono la cooperazione internazionale. Parallelamente alla conferenza, si svolgerà un'importante esposizione dei progetti di ricerca finanziati dall'UE. Due briefing per la stampa si svolgeranno in entrambe le giornate della manifestazione. Commissione europea, Direzione generale per la Ricerca, Unità "Informazione e comunicazione", Tel: +32-2-295 9971 , Fax: +32-2-295 8220 , E-mail: rtd-conference2002@cec.eu.int 

CONTATTI E RIUNIONI ON LINE PRIMA DELLA MANIFESTAZIONE INAUGURALE DEL (6PQ) 
Bruxelles, 28 ottobre 2002 - La Commissione europea ha lanciato un servizio web per consentire a quanti interverranno alla manifestazione inaugurale del sesto programma quadro (6PQ), prevista l'11 novembre a Bruxelles, di stabilire contatti, esprimere interessi specifici ed organizzare riunioni prima di giungere al convegno. A solo due mesi dalla manifestazione, si sono già iscritte oltre 2.000 persone. Anche se la maggior parte di loro proviene dagli Stati membri dell'Ue, ci saranno partecipanti di altri paesi come Stati Uniti e Albania. Circa il 20 per cento degli iscritti proviene dai paesi candidati dell'UE, con la Polonia al quinto posto della classifica generale. Si prevede altresì un aumento delle prenotazioni prima del 15 settembre, data in cui la quota d'iscrizione passerà da 180 a 250 euro (o da 60 a 80 euro per i paesi in fase di adesione). Finora, il Regno Unito detiene il più alto numero d'iscrizioni con quasi 300 domande, seguito dalla Germania con circa 200.
Infolink: http://europa.eu.int/comm/research/conferences/2002/index_it.html  oppure http://www.powermingle.com/minglezone.asp?event=201 

EUROPEAN CENTRAL BANK (ECB) : FINANCIAL STRUCTURES IN THE EURO AREA 
Francoforte, 28 ottobre 2002 - The European Central Bank (ECB) is today (25 October 2002) releasing a report on financial structures in the euro area. The report describes the financial structure of the euro area as a whole and of the individual euro area countries, recent developments in and the integration of these structures and their determinants. The aim has been to produce a reference work for policy-makers, researchers and the general public, building on the statistical framework that has been developed for monetary policy purposes over recent years. The report highlights the following features of the euro area's financial structure: In the euro area, the main financing flows are from households to non-financial corporations and governments. Flows of finance into and out of the euro area have been relatively balanced over recent years. Financial intermediaries play a major role in collecting and allocating funds in the euro area. Among the financial intermediaries, monetary financial institutions (MFIs) are the major collectors of funds. However, non-financial sectors have also allocated significant amounts to investment funds, pension funds and insurance corporations as well as to the capital markets over recent years. Euro area economies are generally dominated by small and medium-sized enterprises. Partly owing to this characteristic, non-quoted shares, other forms of private equity and bank loans are extensively used as means of financing. At the same time, debt securities financing, which has historically played a minor role for euro area corporations, has become more important - especially relative to shares - since the start of Stage Three of Economic and Monetary Union. The bond market has undergone a series of structural changes over the past few years. These changes involved an increase in market liquidity, different behaviour by sovereign issuers, an expansion of the corporate bond market and more closely integrated pan-European trading possibilities. The stock market also underwent significant changes with the development of pan-European indices and an increase in the number of listed firms.
This report can be downloaded from the "Publications" section of the ECB's website http://www.ecb.int 

AL CONVEGNO EITO-SMAU RICERCHE PRESENTATI I DATI SUL SETTORE ICT NEL 2002 MERCATO EUROPEO ICT IN FRENATA MA SONO GIA' VISIBILI I DRIVER DELLA RIPRESA ITALIA IN LEGGERA CONTROTENDENZA: +1,2 NELL'IT, + 5% NEI SERVIZI DI TELECOMUNICAZIONI DIFFUSIONE DEGLI ACCESSI A BANDA LARGA, MOBILE MULTIMEDIALE, WI-FI, WEB SERVICES 
Milano, 28 ottobre 2002 - Nell'ambito del convegno "Banda Larga per lo sviluppo: dalle infrastrutture ai servizi innovativi", tenutosi oggi a Smau, è stato presentato l'aggiornamento del rapporto Eito (European Information Technology Observatory) - Smau Ricerche 2002. Le previsioni per l'anno 2002 sono state fortemente ridotte rispetto alle aspettative: crescita zero per l'informatica europea e andamento leggermente più positivo per l'Italia; ma positivo in particolare è lo sviluppo del mercato dei servizi di telecomunicazioni, che si attesta attorno al 5% per l'Europa e l'Italia. Questi, in sintesi, i dati più rilevanti presentati e discussi nell'ambito di Smau2002 durante il Convegno. "L'anno in corso - ha dichiarato il Presidente Eito Bruno Lamborghini - è caratterizzato in Europa da una frenata, in conseguenza del peggioramento della congiuntura economica e dall'incertezza internazionale, con conseguenti riduzione o rinvio delle decisioni di investimento da parte delle imprese e rallentamento dei consumi. L'Italia è in leggera controtendenza rispetto all'Europa, con crescita dell'1,2% nell'It e del 5% nei servizi di telecomunicazioni. Ma è importante individuare subito i fattori generali di ripresa, che esistono e possono consentire un'inversione di tendenza. E' necessaria un'azione coordinata su scala europea, che veda direttamente impegnate imprese e istituzioni, per consentire ai mercati di trarre vantaggio dalla effettiva diffusione delle tecnologie Ict nel sistema economico, con straordinari effetti di innovazione, sviluppo, produttività". Il mercato europeo It nel suo complesso fa registrare per l'anno 2002 una crescita zero, con sensibile calo nei prodotti hardware (ad esempio i Pc, che diminuiscono del 6%) ed un rallentamento nella crescita dei prodotti software e servizi It (che si attestano rispettivamente attorno al +3 e +4%). Nel mercato europeo delle telecomunicazioni, a fronte delle sensibili riduzioni nella domanda di apparati e infrastrutture (tra il -6% e il -9%), i ricavi degli operatori Tlc mantengono livelli positivi di crescita (+5%), soprattutto per effetto della telefonia mobile e di Internet in rete fissa. Il mercato Ict in Italia presenta nel 2002 un andamento ancora positivo (+2,2%), seppure fortemente ridotto rispetto agli anni precedenti ed alle previsioni elaborate un anno fa. Nell'area IT si registra un tasso di crescita modesto (+1,2%) in conseguenza di una discesa nell'hardware (-4%) e di crescite attestate tra il 3,5% e il 5,5% nel software e nei servizi IT . Nell'area telecomunicazioni, mantengono in Italia tassi di sviluppo significativi i servizi dei carrier, con una crescita del 5,3%. Per l'anno 2003, l'aggiornamento del Rapporto Eito prevede nei mercati di riferimento le seguenti percentuali di crescita rispetto all'anno in corso: il mercato europeo It dovrebbe crescere dell'1,9%, mentre nei servizi di telecomunicazioni la crescita sarà del 5,4%. In Italia si dovrebbe replicare nel 2003 la controtendenza già manifestata quest'anno, che vede il nostro Paese crescere leggermente più della media europea, con aumenti del 2,1% nell'It e del 5,5% nei servizi di telecomunicazioni. "Il ridimensionamento della crescita nel mercato europeo dopo un lungo periodo di tassi a due cifre, soprattutto nel software e servizi It e nelle telecomunicazioni mobili, trova analogo esempio nella frenata verificatasi nel periodo 1991-93, in conseguenza anche allora di una forte crisi economica e di condizioni di incertezza internazionale - continua Bruno Lamborghini. Allora la ripresa accelerò negli anni successivi in modo straordinario, grazie alla spinta di Internet, della telefonia cellulare e della liberalizzazione nelle telecomunicazioni. Si tratta ora di individuare i nuovi fattori di crescita e puntare su di essi". I driver del mercato, come è stato fatto rilevare nel corso del Convegno Eito-Smau Ricerche 2002, sono già visibili, analizzando le tecnologie emergenti e le applicazioni più promettenti. Al primo posto si collocano la diffusione della banda larga e di Internet nelle telecomunicazioni fisse e mobili, come è emerso da tutte le relazioni alla Tavola rotonda conclusiva. E ancora: le nuove opportunità delle applicazioni Wi-Fi, lo sviluppo di nuovi Web services e di applicazioni che nascano da esigenze effettive dell'utenza, per consentire la diffusione di modelli di e-business soprattutto nelle piccole e medie imprese; programmi di e-government e di e-learning, per la formazione delle professionalità richieste. Un'attenzione particolare andrà inoltre dedicata ai problemi della Ict Security, che attualmente determinano rischi e limitazioni nell'utilizzo diffuso della rete. Al tema della Ict Security sarà dedicata una ricerca settoriale, nell'ambito del Rapporto Eito 2003. Il Presidente Smau, Antonio Emmanueli, concludendo i lavori, ha dichiarato: "La presente congiuntura deve porre tutti noi di fronte a una responsabilizzazione precisa e a una riflessione approfondita sulle caratteristiche dei mercati in cui operiamo e sui fattori di crescita che riscontriamo al loro interno. L'Ict rappresenta un motore di sviluppo imprescindibile nell'economia globale e, come il Convegno odierno ha evidenziato, lo scenario che abbiamo di fronte non è di crisi, ma piuttosto di cambiamento. Smau da sempre costituisce un osservatorio privilegiato di questo sviluppo e ogni anno registra in anticipo nuove tendenze, tecnologie e applicazioni innovative. Il messaggio che crediamo di poter condividere è proprio un attento sguardo rivolto al futuro." Alla Tavola Rotonda moderata da Franco Carlini, hanno partecipato: Nicola Aliperti, Amministratore Delegato di Hewlett Packard Italiana, Francesco Caio, Ceo Netscalibur, Pier Franco Camussone, Direttore Area Sistemi Informativi Sda Bocconi Franco Morganti, Presidente Anfov, Riccardo Perissich, Direttore Public and Economic Affairs di Telecom Italia, Tomaso Quattrin, Presidente Nortel Networks Southern Region, Giuseppe Viriglio, Amministratore Delegato Alenia Spazio e Dario S. Zipris, Vice President Rad Data Communications. 

HDP: PRESENTAZIONE DEL PROGETTO DI SCISSIONE PARZIALE DI Rcs EDITORI S.P.A. A BENEFICIO DI HOLDING DI PARTECIPAZIONI INDUSTRIALI S.P.A. E DELLA SUA CONTROLLATA Rcs PUBBLICITÀ S.P.A. CONVOCATA ASSEMBLEA ORDINARIA E STRAORDINARIA PER LE RELATIVE DELIBERE PER I GIORNI 4 E 5 DICEMBRE 2002. 
Milano, 28 ottobre 2002 - Il Consiglio di Amministrazione di Hdp - Holding di Partecipazioni Industriali riunitosi il 25 ottobre sotto la presidenza di Franco Tatò, ha approvato il progetto di integrazione delle attività di Hdp e Rcs Editori. Il progetto si realizza attraverso la scissione parziale di Rcs Editori S.p.A. e il conferimento di alcune realtà ad essa facenti capo alla Holding di Partecipazioni Industriali S.p.A. e alla sua controllata Rcs Pubblicità S.p.A.. Si prevede che l'operazione abbia effetto dal 1 gennaio 2003. Dal 2001 Hdp persegue una strategia di concentrazione nel settore della comunicazione con l'obiettivo di consolidare la sua posizione in Italia e accrescere la presenza internazionale con particolare riferimento all'Europa. Proseguono i contatti per il completamento delle dismissioni delle attività di Gft Net (Joseph Abboud) e Fila. Il mutamento dell'indirizzo strategico ha comportato la revisione della struttura organizzativa attraverso la realizzazione di un progetto di integrazione fra Hdp e Rcs le cui principali linee guida sono: semplificazione della struttura( societaria; concentrazione delle attività di indirizzo e controllo del( gruppo in un'unica entità societaria; coerenza tra struttura organizzativa( per business unit e struttura societaria; conferma e rafforzamento( dell'indipendenza societaria, editoriale e gestionale dell'attività quotidiani; totale visibilità dei risultati delle business unit. Il progetto di integrazione prevede un programma di riduzione dei costi con l'obiettivo di ottenere una diminuzione significativa dei costi generali e da attuarsi tramite: ridisegno delle funzioni aziendali;( nuove modalità( di svolgimento delle attività non strategiche. La riconfigurazione societaria, con effetto dal prossimo 1 gennaio, prevede l'attuazione della scissione parziale da Rcs Editori S.p.A. del ramo d'azienda Pubblicità a beneficio della Rcs Pubblicità S.p.A, controllata da Hdp, e, a beneficio di Hdp S.p.A., delle partecipazioni controllate dirette e indirette nelle società: Rcs Libri S.p.A., Rcs Periodici S.p.A., società partecipate nell'area periodici, Rcs Diffusione S.p.A, partecipazioni finanziarie e quelle ritenute "non core" oltre all'attribuzione delle funzioni "corporate". L'assetto post-scissione, rispetto all'attuale, evidenzierà pertanto le seguenti variazioni: integrazione tra le strutture "corporate" di Hdp e di Rcs Editori: nell'assetto integrato, la nuova struttura "corporate", in organigramma provvisoriamente chiamata "Hdp/Rcs", definisce le strategie, garantisce il coordinamento operativo tra le varie business unit, assicura la supervisione della gestione delle controllate e delle partecipazioni operative minori e/o finanziarie. Quotidiani: riconfigurazione della business unit "Quotidiani": nell'attuale Rcs Editori S.p.A., a cui continueranno a far capo le testate Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, il segmento free press, le iniziative regionali, verrà inoltre attribuita la partecipazione di controllo indiretto in Unedisa S.A. editrice de El Mundo. Pubblicità: scissione del settore "Pubblicità" da Rcs Editori S.p.A. in una società dedicata e omonima - Rcs Pubblicità S.p.A. - interamente controllata da Hdp S.p.A. Tale configurazione, coerentemente con la visione strategica, prevede l'evoluzione da "centro di servizio" per la raccolta pubblicitaria delle testate del gruppo Rcs a unità di business in grado di promuovere sul mercato la capacità di offerta di comunicazione del gruppo Hdp/Rcs. A Rcs Pubblicità S.p.A. verranno attribuite le partecipazioni di controllo, possedute attraverso Rcs Advertising BV in Igp-Jcdecaux S.p.A, leader in Italia nella pubblicità esterna, e direttamente in Blei S.p.A., concessionaria in Italia di numerosi media esteri. Periodici: il settore periodici opera già in Italia attraverso l'entità legale Rcs Periodici S.p.A., partecipata al 30% dall'editore tedesco Burda. Col medesimo partner ha partecipazioni paritetiche in Burda-Rizzoli Verlagsbeteiligungen GmbH (che fa capo a Rcs International Magazines BV) e in Burda Rizzoli International Holding GmbH. Libri: la struttura societaria di Rcs Libri S.p.A. è già presente e resta invariata nel nuovo assetto. Diffusione: Rcs Diffusione S.p.A. viene mantenuta nel nuovo assetto. Radio: il nuovo assetto prevede una società che includa le attività di Editoriale Sper S.p.A. (Finwork - Radio Italia Network e Cnr) e Agr S.p.A., già controllate interamente da Hdp S.p.A.. Le operazioni relative alla scissione non avranno alcun effetto patrimoniale ed economico sul bilancio consolidato del Gruppo, in quanto si realizzano a valori di libro all'interno del perimetro di consolidamento del gruppo Hdp, essendo Rcs Editori S.p.A. e Rcs Pubblicità S.p.A. interamente possedute dalla Capogruppo. Effetti patrimoniali per le società partecipanti alla scissione: A fronte degli apporti patrimoniali previsti nei confronti delle beneficiarie Hdp S.p.A. e Rcs Pubblicità S.p.A., il patrimonio netto di Rcs Editori subirà corrispondenti diminuzioni che di seguito illustriamo e specifichiamo: A seguito della scissione, infatti, Rcs Editori procederà a ridurre il proprio capitale sociale da € 150.000.000 a € 40.000.000 mediante annullamento di azioni fino a concorrenza, e poiché il valore di carico di Rcs Editori in Hdp coincide con il capitale nominale, quest'ultima dovrà rilevare: la riduzione di capitale di Rcs Editori per € 110.000.000 a diminuzione del valore di carico della controllata; l'aumento di capitale di Rcs Pubblicità per € 39.800.000 ad( aumento del valore di carico della controllata; la differenza algebrica fra( il valore dell'apporto ricevuto con il ramo d'azienda "Corporate" (€186.000.000) ed il valore netto delle due rilevazioni precedenti (€70.200.000), da iscrivere fra le riserve di patrimonio a titolo di "avanzo di scissione". Il Consiglio di Amministrazione ha deliberato di convocare l'assemblea dei soci per i giorni 4 e 5 dicembre 2002, rispettivamente in prima e seconda convocazione, allo scopo di sottoporre la scissione all'approvazione dei soci. L'assemblea sarà chiamata anche a deliberare sull'integrazione del Consiglio di Amministrazione e su modifiche statutarie. 

NUOVA EDIZIONE DI INDICI E DATI 
Milano, 28 ottobre 2002 - Le elaborazioni riguardano serie pluriennali di dati, aggiornate alla fine del giugno 2002; le serie storiche più estese sono quelle della tabella II della parte prima (dove si risale al 1938), X (che parte dal 1861), XV e XVI (che coprono gli anni a partire dal 1967). La Parte Prima del volume è dedicata ai titoli azionari del Listino Ufficiale, del Nuovo Mercato e del Mercato Ristretto dove il numero di società considerate è pari, rispettivamente, a 240, 45 e 9. La Parte Seconda riguarda i titoli a reddito fisso quotati nella Borsa italiana, mentre la Parte Terza riporta alcuni dati sulle Borse Valori dell'Unione Europea e sulle altre principali piazze finanziarie internazionali (20 Borse in totale). Infolink: www.mbres.it

EMISSIONE DI TITOLI DI STATO 
Roma, 28 ottobre 2002 - A seguito dell' annuncio del giorno 23 c.m. viene reso noto l'ammontare delle tranches dei Cct e dei Btp che verranno offerti da parte del Ministero dell'Economia e delle Finanze nelle relative aste: Certificati di Credito del Tesoro: settennali 1? .10.2002/2009, prima tranche: 3.000 milioni di euro. Buoni del Tesoro Poliennali: triennali 15.9.2002/2005 settima tranche: 1.500 milioni di euro, "decennali" 1? .8.2002/1? .2.2013 quinta tranche: 1.750 milioni di euro

FINANZIAMENTO DELLE INFRASTRUTTURE: UNA PROPOSTA OPERATIVA ED EFFICIENTE PER IL PRIVATE BANKING E LE FONDAZIONI NUOVE PROSPETTIVE DOPO LO "SCUDO FISCALE" PRESENTATA ALL "OSSERVATORIO DATASIM" LA PROPOSTA DEL SEN. LUIGI GRILLO IL RUOLO DELLA BANCA D'ITALIA PER IL RISPARMIO GESTITO 
Milano, 28 ottobre 2002 - si è svolta il 25 ottobre a Milano la VI edizione dell'Osservatorio Datasim dedicato a "Private banking: confini e nuove frontiere tra legge finanziaria, scudo fiscale e attesa di ripresa economica" promosso da Datamat, gruppo italiano leader nel settore Software & IT Services nell'area dei servizi finanziari. Secondo le analisi dell'Osservatorio, Il mercato europeo del private banking è stimato in crescita fino a oltre 10mila miliardi di dollari entro il 2005: più di un quarto del totale globale. Attraverso i private banker, i loro approcci gestionali e commerciali, le tecnologie che saranno via via sviluppate per il controllo dei rischi e l'analisi finanziaria, transiteranno flussi di capitali ingenti in settori strategici. Il private banking non è più una nicchia, ma uno dei terreni d'intervento prioritari per legislatori e autorità di controllo, in una cornice di sempre maggiore coordinamento globale. Mentre gli stessi Governi, archiviata ormai la stagione degli interventi diretti finanziati col debito pubblico, dovranno apprendere a dialogare con più moderni interlocutori finanziari, di nuovo potenzialmente attirati da programmi di promozione dell'economia attraverso investimenti in infrastrutture e servizi propri di un nuovo millennio. In Italia la necessità di un migliore dialogo tra Istituzioni ed operatori finanziari nasce, in particolare, dalle prospettive e dagli scenari che si aprono dopo la conclusione della prima fase dello Scudo Fiscale. Secondo i dati forniti dal Ministero dell'Economia, prima del lancio dello Scudo Fiscale lo scorso settembre, il complesso delle attività e dei capitali detenuti all'estero da soggetti italiani era stimato in circa 600 miliardi di euro. Di questi, 240 miliardi facevano capo a persone fisiche mentre 360 miliardi riguardavano società. Grazie al ricorso del primo Scudo Fiscale, che ha avuto termine il 30 giugno di quest'anno, i rimpatri hanno raggiunto la somma di circa 33,2 miliardi di Euro e le regolarizzazioni 21,4 miliardi di euro per un totale di circa 60 mila richieste (con una dimensione media delle pratiche di poco meno di 1 milione di euro ciascuna). Nello stesso periodo la raccolta netta delle gestioni patrimoniali mostra valori positivi per circa 8 miliardi di Euro, in controtendenza rispetto a quello complessivo del comparto delle gestioni collettive. Se lo "Scudo Bis" sarà una semplice replica dello "Scudo 1", l'osservatorio Datasim prevede che i rientri di capitali possano arrivare fino a 35 miliardi di euro, creando una nuova occasione di sviluppo al settore del private banking e di concorrenzialità tra gli operatori. Nella ricerca di concertazione tra Istituzioni ed operatori finanziari, particolare rilievo ha assunto la proposta del Senatore Luigi Grillo, Presidente della Commissione Infrastrutture e Telecomunicazioni del Senato, che ha presentato un modello operativo per il finanziamento delle infrastrutture definito "semplice, replicabile e finanziariamente efficiente". Una iniziativa oggi attuabile grazie alla riforma del project financing che consente alla nuova realtà normativa della finanza di progetto di soddisfare le esigenze e le nuove disponibilità del sistema finanziario privato. "Non è un sogno né un'utopia ipotizzare che gli ingenti capitali rientrati in Italia dopo la prima fase dello scudo fiscale possano trovare nuove adeguate redditività anche nel finanziamento delle infrastrutture, completando un ciclo virtuoso nel sostegno all'indispensabile e prioritaria esigenza del Paese di recuperare il proprio gap di modernizzazione" - ha dichiarato il Senatore Luigi Grillo. "Mancano soldi per la realizzazione di infrastrutture, la cui strategicità per il rilancio del Paese è determinante. Il gap con gli altri paesi europei è pesante ed il Governo è impegnato a promuovere un complesso processo di sviluppo e di rinnovamento delle grandi infrastrutture - ha proseguito il Senatore Grillo -. Un processo di dimensioni eccezionali che, in considerazione delle contenute risorse del bilancio pubblico, deve essere sostenuto e finanziato anche attraverso un importante contributo di capitali istituzionali privati e di capitali finanziari di natura privata. Occorre definire modelli innovativi di raccolta, organizzazione e gestione delle risorse private da coinvolgere nel processo di investimento in infrastrutture. Nel far ciò un supporto concettuale importante viene dal Private Equity, una modalità di investimento in contesti poco liquidi, caratterizzati da un impegno a lungo termine e da una gestione dell'investimento in grado di determinare la crescita di valore". Il modello operativo proposto è quello di un fondo chiuso di diritto italiano con durata 10/15 anni, gestito da una Sgr, alla cui capitalizzazione dovrebbero partecipare quattro gruppi di investitori: le Fondazioni Bancarie e Camere di Commercio, le Istituzioni Finanziarie, le Imprese di settore ed i grandi risparmiatori. I fondi acquisirebbero quote azionarie di minoranza in società costituite per la realizzazione e gestione, in concessione, di grandi opere infrastrutturali. Una volta completata l'opera ed avviato il processo di gestione, le quote sarebbero cedute con la realizzazione di capital gain. I vantaggi del modello proposto sono: l'attivazione di un importante effetto di leva finanziaria a favore dei progetti di opere pubbliche; la diversificazione del rischio per gli investitori data dalla partecipazione a più iniziative di investimento; l'ampliamento del portafoglio prodotti e della capacità di raccolta per le Sgr; la definizione di un modello finanziario, già noto ed apprezzato all'estero, che potrebbe facilitare l'attrazione di capitali esteri di provenienza istituzionale. Il Senatore Grillo ha concluso il suo intervento ricordando che la prossima settimana la Commissione da lui presieduta avvierà i primi incontri dell'indagine conoscitiva tra i principali operatori istituzionali, finanziari, produttivi e degli Enti Locali, affinché le Fondazioni Bancarie, soggetti autonomi di diritto privato, e le banche, che hanno capacità tecniche e disponibilità finanziarie, possano favorire il loro impegno su questa proposta senza improponibili forzature normative, ma cogliendone opportunità di investimenti con adeguata remunerazione. Il Capo del Servizio Vigilanza sull'intermediazione Finanziaria della Banca d'Italia, Dottor Carlo Pisanti, ha esaminato la difficile situazione congiunturale del risparmio gestito. "Le gestioni collettive di tipo tradizionale, dopo un periodo di straordinario sviluppo, hanno dapprima rallentato la crescita, poi invertito la tendenza assumendo un segno negativo nel corso del 2001. La riduzione del patrimonio gestito dai fondi armonizzati, attualmente pari a circa 360 miliardi di Euro, è causata dalla contrazione significativa della raccolta netta (-39 miliardi di Euro nel periodo gennaio 2000 - settembre 2002) e dall'avverso andamento dei mercati borsistici che ha prodotto perdite ingenti (-78 miliardi di Euro nel medesimo periodo). Non sono però venute meno alcune cruciali condizioni di fondo che hanno sostenuto la crescita del risparmio gestito. Nel nostro Paese l'alta propensione dei privati al risparmio è sostanzialmente invariata. L'industria dei fondi comuni si colloca tuttora ai primi posti in Europa per ammontare di patrimoni gestiti. Sussiste un mercato del risparmio gestito dalle strutture robuste; i fondi comuni sono diventati un importante veicolo per frazionare il rischio ed allocare, efficientemente, gli investimenti. La loro affermazione nel contesto italiano ha contribuito all'evoluzione del mercato finanziario, concorrendo ad aumentarne lo spessore e la liquidità, ed a sostenere il processo di privatizzazione. Su questa situazione - secondo Pisanti - "la forte volatilità e l'intonazione ancora persistentemente negativa dei mercati finanziari richiedono un'attenta azione del Legislatore e delle Autorità nel sostenere l'industria del risparmio gestito riducendo i fattori che sul piano normativo e fiscale ostacolano gli impulsi positivi del mercato. "Sono, tuttavia, i gestori professionali del risparmio a dover sostenere il ruolo principale, accettando e superando la sfida della congiuntura avversa e della accresciuta complessità. Essi, sulla solida base delle posizioni raggiunte, devono sviluppare un'azione di verifica delle strategie e la progettazione di prodotti innovativi sostenuta dal rafforzamento degli investimenti in risorse umane e tecniche. Per tutti gli intermediari si impone il miglioramento dell'efficienza operativa. La condizione decisiva per vincere il confronto competitivo, che la maggiore apertura internazionale ed il moltiplicarsi di produttori renderanno più acceso, consiste su servizi di maggior qualità e utilizzando il vantaggio di trasparenti condizioni di prezzo". Dagli interventi scaturiti durante il work shop tra i principali operatori dei 40 istituti di credito intervenuti, è emerso che la principale sfida evolutiva per gli operatori del private banking è l'innovazione finanziaria, per ottenere una migliore personalizzazione del servizio e ampliare la gamma dell'offerta, e l'integrazione con i servizi di corporate banking. In particolare gli operatori richiedono evoluzioni normative per favorire l'allargamento della gamma di prodotti con variazioni delle soglie minime di accesso per gli hedge fund. Parallelamente all'allargamento dei prodotti, emerge anche la necessità che evolva il livello di competenza degli operatori, elemento distintivo per ottenere una migliore personalizzazione del servizio. II Consigliere Delegato di Datamat, Giorgio Moretti, concludendo i lavori, ha illustrato la qualità dei servizi informativi che sono strumentalità strategiche per fornire al private banker una visibilità adeguata sulle logiche di gestione dei prodotti da proporre alla clientela. Dall'analisi delle tendenze di mercato, emerge una significativa prevalenza prospettica della componente di servizio su quella di prodotto, con uno spostamento del focus dalla redditività di prodotto a quella di cliente. Ciò comporta che la clientela abbia necessità di individuare servizi a valore aggiunto per i quali è disposta a pagare fee maggiori (efficienza nei servizi di reporting-amministrativi, efficace asset allocation, individuazione di criteri di misurazione trasparenti e condivisi). La crescente personalizzazione e sofisticazione del servizio implica la necessità di far evolvere skills e competenze del private banker, avvalendosi delle performance offerte dalle nuove tecnologie.

ASSOLOMBARDA: "DIFENSORE PICCOLA E MEDIA IMPRESA" IL NUOVO FILO DIRETTO TRA LE IMPRESE E I LORO INTERLOCUTORI PUBBLICI E PRIVATI. 
Milano, 28 ottobre 2002 - In Italia ci sono circa 3,5 milioni di piccole e piccolissime imprese. Benché rappresentano il vero motore dell'economia nazionale, esse sono costrette ogni giorno a scontrarsi con mille ostacoli e difficoltà che ne frenano lo sviluppo. Per l'espletamento delle pratiche relative all'apertura di un impianto produttivo, ad esempio, in Italia occorrono ancora tempi biblici. Inoltre è stato calcolato che: ogni impresa deve avere mediamente 190 contatti all'anno con i vari uffici della Pubblica Amministrazione (Asi, Vigili del Fuoco, Inps, Inail, Direzione Regionale delle Entrate, Piani Regolatori, Sportelli Unici); subisce 15 controlli ed è costretta a investire decine e decine di giornate-uomo per espletare adempimenti amministrativi. Senza contare il tempo dedicato dal piccolo imprenditore al rapporto con banche e assicurazioni, interlocutori preziosi ma con cui non sempre è facile interagire. Di fronte a questa realtà la Piccola Industria di Assolombarda ha deciso di dare vita al "Difensore Pmi", un innovativo Sportello finalizzato ad aiutare le imprese, facilitandole nei contatti sul territorio con le Amministrazioni Pubbliche e gli enti di riferimento. L'idea è maturata dalla storica esperienza del "Difensore civico" creato negli anni Settanta da Alberto Bertuzzi, coraggioso imprenditore lombardo associato ad Assolombarda. In quel difficile periodo Bertuzzi seppe combattere, con l'aiuto dei media, gli apparati burocratici statali facendo rispettare i diritti garantiti dalla Costituzione a ogni cittadino e riuscendo a far nascere in ogni Regione e Comune italiano un ufficio del difensore civico. Allo stesso modo, oggi, il "Difensore Pmi" vuole affiancare le imprese che subiscono soprusi grandi e piccoli aiutandole anche a districarsi nella selva di norme che affliggono quotidianamente i piccoli imprenditori. L'iniziativa sarà presentata martedì 29 ottobre alle ore 10.00 nell'Auditorium di Assolombarda a Milano in via Pantano 9, nel corso di un incontro a cui parteciperanno le massime autorità comunali, provinciali e regionali e a cui porteranno la loro testimonianza numerosi imprenditori piccoli, medi e grandi nel corso di un dibattito moderato da Mario Giordano, direttore di Studio Aperto. 

INFRASTRUTTURE: ABI, PRONTI A FARE LA NOSTRA PARTE NEL PROJECT FINANCING 
Roma, 28 ottobre 2002 - Le banche italiane sono soddisfatte dalle nuove leggi sulle infrastrutture e sono pronte a fare attivamente la propria parte nelle operazioni di 'project financing' per la realizzazione delle opere pubbliche. Questa, in sintesi, la posizione espressa da Maurizio Sella, presidente dell'Associazione Bancaria Italiana nel corso di un'audizione che si è svolta oggi pomeriggio in Commissione Lavori Pubblici del Senato. "La scelta di rendere più certe e incisive le procedure della Pubblica amministrazione, con il varo della 'legge Obiettivo' sulle grandi opere e della 'Merloni quater' per le opere pubbliche in genere, è positiva. Per migliorare qualità e quantità delle nostre infrastrutture è necessaria - secondo il presidente dell'Abi - una maggiore apertura alla concorrenza tra imprese e una più fattiva collaborazione tra tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti. Ciò potrà avvenire - ha concluso Sella - anche attraverso forme di consulenza tecnica, economica e finanziaria delle banche a favore della Pubblica amministrazione". Per permettere il decollo definitivo della 'finanza di progetto', secondo l'Abi, il Governo deve individuare infrastrutture a buona redditività in grado di attirare capitali privati (finanziabili dalle banche più facilmente in relazione ai ricavi previsti dall'opera), mentre Infrastrutture SpA dovrebbe supportare il sistema bancario nel finanziamento di opere che possano avere maggior rilievo dal punto di vista sociale ancorché di minor redditività. Il Governo dovrebbe privilegiare inoltre la forma della concessione di costruzione e gestione più che quella del 'general contractor' (che non permette al realizzatore dell'opera di assumerne la gestione). In presenza di queste condizioni, sostiene l'Abi, le banche sono in grado di operare attivamente su tutti i tre piani del 'project financing': il 'financial advisory' (cioè la consulenza alle imprese per la ricerca di finanziamenti sul mercato dei capitali), l''arranging' (l'organizzazione diretta dell'operazione di finanziamento), il 'finanziamento diretto' da parte di un consorzio di banche. 

PER IL CORRIERE DELLA SERA COMMISSIONI PER PRELIEVI BANCOMAT IN LINEA CON L'EUROPA PER BANCO POPOLARE DI VERONA E NOVARA 
Verona, 28 ottobre 2002 - Per il Corriere della Sera, le commissioni bancomat che il Banco Popolare di Verona e Novara applica sono in linea con l'Europa. Si tratta di un significativo riconoscimento contenuto nell'ambito di una indagine sulle commissioni applicate dalle banche all'interno dell'eurozona, effettuata dalla redazione economica del Corriere della Sera e pubblicata nei giorni scorsi. Lo spunto è stato offerto da una pubblicazione di un articolo dal titolo efficace "L'Euro? All'estero si paga di più" alla base della quale stava la verifica della situazione relativa al regolamento UE sui pagamenti transfrontalieri. Entrato in vigore lo scorso mese di luglio, il regolamento impone alle Banche di applicare, come detto, identiche commissioni sui prelievi di contante da uno degli Atm dislocati nell'ambito dei paesi dell'area dell'Euro e sul territorio nazionale. Il risultato dell'indagine è stato negativo per molte grandi banche italiane, che applicano differenti commissioni nei prelievi effettuati con il bancomat nell'ambito dei paesi dell'Eurozona rispetto a quelli effettuati nell'ambito della rete domestica. Non avviene così per Banco Popolare di Verona e Novara e BNL, le due uniche banche citate nell'indagine, che, secondo la giornalista del Corriere della Sera, si annoverano tra le poche aziende creditizie italiane che "interpretano il regolamento secondo lo spirito europeo". In Italia si contano oltre 830 banche con quasi 30.000 sportelli, distribuiti in circa 6.000 comuni; più di 34.000 sono gli Atm, dai quali le famiglie, nel corso del 2001, hanno effettuato più di 524 milioni di prelievi. Movimenti che rappresentano quasi il 73% del totale dei prelievi effettuati dalla clientela presso il canale bancario, e risultati, al 31 dicembre del 2001 in aumento del 28% sullo stesso periodo dell'anno precedente. Al Banco Popolare di Verona e Novara prelevare contante in un qualsiasi bancomat dell'area euro costa oggi 2 €. Identica commissione si applica per i prelievi effettuati presso un qualsiasi bancomat italiano esterno alla rete del Gruppo Banco Popolare, che ne annovera in tutta Italia più di 1.300, dislocati in oltre 820 comuni, presso i quali i clienti non pagano commissioni "Il bancomat è uno dei prodotti bancari a più larga diffusione e che risulta tra quelli maggiormente apprezzati" afferma Cristiano Carrus, responsabile divisione Retail del Banco Popolare di Verona e Novara "Per questo prestiamo particolare attenzione nella gestione di uno strumento che riteniamo molto importante per il nostro target di clientela, ed ecco perché, per noi, segnalazioni come quelle del Corriere della Sera sono particolarmente lusinghiere. Ciò del resto rappresenta una conferma dello spirito europeo che ci anima e che ha trovato motivi di testimonianza anche di recente, in relazione alla comunicazione dell'adesione del Banco, primo tra le istituzioni creditizie italiane, al Codice di Condotta europeo sui mutui casa". 

GRUPPO CERAMICHE RICCHETTI: BANCA ALETTI(GRUPPO BPVN) INIZIA LA COPERTURA DEL TITOLO PUBBLICANDO UN EQUITY RESEARCH CON TARGET PRICE A 0,45 EURO E RATING ADD. 
Verona, 28 ottobre 2002 - Banca Aletti (Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara) ha pubblicato un report su Gruppo Ceramiche Ricchetti, indicando la raccomandazione add e un target price pari a 0,45 euro. L'istituto milanese indica nel processo di riorganizzazione e nell'attività di ricerca e sviluppo i punti di forza del Gruppo, che si pone l'obiettivo strategico di diventare leader mondiale nel settore delle piastrelle di ceramica attraverso l'incre-mento delle quote di mercato. Nel primo semestre 2002 il fatturato di Gruppo si è attestato a 166,3 milioni di euro, con Ebitda e Ebit margin pari rispettivamente a 14,4% e a 7,7% Banca Aletti (Gruppo Bpvn) è l'intermediario specializzato nelle attività di private e investment banking del Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara ed ha inoltre sviluppato l'attività di "specialist". In tale ambito dal giugno 2002 segue anche il titolo Ceramiche Ricchetti. Per Oscar Zannoni, Presidente e Amministratore Delegato di Gruppo Ceramiche Ricchetti: "La scelta di essere seguiti da un intermediario prestigioso come Banca Aletti conferma la nostra fiducia nei confronti dei mercati finanziari, e la convinzione che il titolo in Borsa sia lontano dall'esprimere le potenzialità del Gruppo". Gruppo Ceramiche Ricchetti Spa è una holding industriale attiva nella produzione e commercializzazione di ceramica per pavimento e rivestimento per esterni e interni. Prima società del settore ad avere scelto la strada della quotazione in Borsa nel 1996, si colloca per dimensioni al terzo posto nel settore in Italia e ai primi posti a livello mondiale. Gruppo Ceramiche Ricchetti ha 15 stabilimenti produttivi (sette in Italia, la maggior parte dei quali situati nel distretto ceramico di Sassuolo, e otto in Europa), occupa circa 2.600 dipendenti e ha una produzione annua di circa 45 milioni di metri quadri di piastrelle, di cui l'80% è venduto all'estero. 

IL CONSIGLIO DI ENEL AUTORIZZA LA CESSIONE DI ENEL REAL ESTATE, APE E SFERA AVVIATO IL PROCESSO DI SEMPLIFICAZIONE DEL MODELLO DI BUSINESS 
Roma, 28 ottobre 2002 - Nell'ambito delle linee guida del nuovo piano industriale, approvato ed illustrato il 12 settembre scorso, incentrate sulla focalizzazione nelle attività core dell'energia e sulla semplificazione del modello di business, il Consiglio di Amministrazione di Enel SpA ha esaminato lo stato di avanzamento della revisione strategica dell'area servizi ed ha autorizzato l'avvio delle procedure per la cessione di Enel Real Estate, Ape e Sfera. Le altre società dell'area servizi continuano ad essere oggetto di approfondite analisi finalizzate alla individuazione in tempi brevi di adeguati percorsi di valorizzazione coerenti con il nuovo approccio strategico. Enel Real Estate è la società del Gruppo Enel con l'obiettivo di gestire e valorizzare il patrimonio immobiliare e sviluppare i servizi correlati quale il facility management. Fanno inoltre capo a Enel Real Estate le partecipazioni in Immobiliare Foro Bonaparte e Leasys (noleggio auto). Ape è la società che si occupa dell'amministrazione e della gestione del personale del Gruppo Enel. Costituita nel 2001, la società è presente nelle principali città italiane ed è diffusa capillarmente sul territorio nazionale. Sfera è la società che si occupa della formazione per il gruppo Enel con particolare riferimento alla valorizzazione delle competenze del personale con interventi di formazione, orientamento, selezione e reimpiego delle risorse umane. Con il supporto di consulenti finanziari, Enel avvierà a breve distinte procedure competitive a trattativa diretta, tramite la sollecitazione di manifestazioni di interesse anche per singoli comparti di attività, che in ogni caso prevedano la permanenza di legami tra gli asset da cedere e il Gruppo Enel attraverso specifici contratti di servizio.

GRUPPO DSM: UTILE OPERATIVO TERZO TRIMESTRE 2002 PARI A 104 MILIONI DI €URO RISULTATO NETTAMENTE MIGLIORE RISPETTO AL TERZO TRIMESTRE 2001 SU BASE COMPARATA 
Heerlen (Paesi Bassi), 28 ottobre 2002 - Nel terzo trimestre 2002 Dsm ha realizzato un utile operativo pari a 104 milioni di €uro, con un incremento dell'8 % rispetto al terzo trimestre 2001 su base comparata*). L'utile da attività ordinarie al netto delle imposte è stato pari a 87 milioni di €uro: tale utile è del 14 % inferiore rispetto a quello fatto registrare nel terzo trimestre 2001, nel quale erano compresi anche i risultati di DSM Petrochemicals e di Energie Beheer Nederland. L'utile netto per azione ordinaria è stato pari a 0,86 €uro. Peter Elverding, presidente del Consiglio di Amministrazione di Dsm, ha dichiarato: "Nel terzo trimestre le condizioni dei mercati di riferimento per Dsm non hanno fatto registrare alcun miglioramento. Fatte queste premesse, non sono deluso dall'utile operativo delle nostre attività, il quale su base comparata è risultato nettamente superiore rispetto a quello fatto registrare nel terzo trimestre 2001, permanendo sul livello del secondo trimestre 2002. Esso conferma la maggiore stabilità del risultato da noi conseguito attraverso la nostra strategia". "Per il quarto trimestre non prevedo alcun netto miglioramento, né per quanto riguarda il clima economico né per quanto attiene le condizioni dei mercati di riferimento. Tuttavia, manteniamo la previsione espressa nel mese di luglio, secondo la quale Dsm realizzerà per l'intero 2002, con le attività correnti, un utile operativo sostanzialmente migliore rispetto a quello fatto registrare su base comparata lo scorso anno". Con 1,4 miliardi di €uro le vendite nette per il terzo trimestre 2002 si sono confermate, su base comparata, sullo stesso livello fatto registrare nel terzo trimestre 2001. La crescita di volume autonoma è stata pari al 2 %. Le vendite nette hanno mostrato una ulteriore crescita del 3 % in conseguenza delle forniture effettuate alla ex Dsm Petrochemicals (attualmente facente parte di Sabic). A decorrere dal terzo trimestre 2002 queste vengono inglobate nelle vendite esterne. In media i prezzi di vendita sono rimasti invariati. I disinvestimenti hanno sortito un effetto negativo pari all'1 %, mentre i tassi di cambio in ribasso, in particolare quello relativo al dollaro , hanno avuto un effetto negativo pari al 4 %. Analisi per singoli settori- La cifra di affari del settore ( 541 milioni di €uro ) ha subito un calo del 3 % rispetto allo stesso periodo del 2001, soprattutto a causa dei disinvestimenti realizzati e della flessione del tasso di cambio del dollaro. Ciononostante l'utile operativo del settore ha fatto registrare un incremento pari al 5 %. Dsm Fine Chemicals ha realizzato una cifra di affari leggermente inferiore e un utile operativo più basso, il che è da attribuirsi al disinvestimento operato nel settore della chinina e ai prezzi più bassi dell'aspartame. L'utile operativo di Dsm Pharmaceutical Products è migliorato rispetto a quello del terzo trimestre 2001, soprattutto grazie a un aumento della cifra di affari e a una diminuzione dei costi fissi di Dsm Pharmaceuticals, Inc negli Stati Uniti. DSM Anti-Infectives ha incrementato il risultato in termini di volumi e margini . Dsm Food Specialties e Dsm Bakery Ingredients hanno fatto registrare un utile operativo stabile Nel terzo trimestre 2002 la cifra di affari di questo settore ( 447 milioni di Euro) ha subito un calo del 6 % rispetto al terzo trimestre 2001, ciò a causa di minori volumi di vendita, in particolare da parte di DSM Desotech, a causa della perdurante stagnazione nell'industria delle fibre ottiche e delle telecomunicazioni. L'utile operativo del settore si è attestato su un incremento del 12 % rispetto a quello realizzato nel terzo trimestre 2001. Gli incrementi fatti registrare dagli utili operativi di Dsm Elastomers, Dsm High Performance Fibers e Dsm Engineering Plastics in conseguenza di volumi e di margini di vendita migliori, hanno compensato la forte flessione di Dsm Desotech. Rispetto al secondo trimestre 2002 l'utile operativo del settore si è attestato su un livello minore a causa di imprevisti effetti stagionali. Per effetto di Dsm Agro e di un più basso tasso di cambio del dollaro, la cifra di affari del settore (341 milioni di Euro ) ha fatto registrare alla fine del terzo trimestre un calo del 8 % rispetto a quella del terzo trimestre 2001. L'utile operativo si è attestato su un livello minore rispetto a quello realizzato nel terzo trimestre 2001 in conseguenza di un calo dei margini, in parte compensato da un incremento dei volumi di vendita e da una diminuzione dei costi fissi. Il miglioramento del risultato di Dsm Fibre Intermediates si è confermato anche per questo trimestre. A causa del calo dei volumi e dei margini di vendita l'utile operativo di Dsm Agro ha fatto registrare una considerevole diminuzione rispetto al terzo trimestre 2001 e rispetto al secondo trimestre 2002. Dsm Melamine ha realizzato un risultato maggiore. L'utile operativo di Dsm Energy ha subito una flessione rispetto al terzo trimestre 2001 a causa del calo di produzione e della diminuzione dei prezzi Le vendite nette (128 milioni di Euro) hanno mostrato una crescita legata alle forniture effettuate alla ex Dsm Petrochemicals (attualmente facente capo a Sabic),. A decorrere dal terzo trimestre 2002 queste vengono inglobate nelle vendite esterne. La voce Proventi e oneri finanziari è caratterizzata per quanto riguarda il terzo trimestre 2002 da un saldo positivo di 1 milione di €uro, a fronte di un saldo passivo di 24 milioni di €uro nello stesso periodo del 2001. Tale inversione è dovuta a tassi di interesse minori e a maggiori profitti finanziari da attribuirsi all'impiego dei proventi realizzati dalla cessione di DSM Petrochemicals e della quota di partecipazione in Energie Beheer Nederland. La pressione fiscale è stata pari al 18 %, in linea con quella dei trimestri precedenti. L'utile delle attività ordinarie al netto delle imposte è stato pari a 87 milioni di €uro, risultando pertanto di 14 milioni di €uro (14 %) inferiore rispetto a quello fatto registrare nel terzo trimestre 2001, nel quale erano compresi anche i risultati di Dsm Petrochemicals e di Energie Beheer Nederland. L'utile netto ha fatto registrare una flessione di 13 milioni di €uro rispetto al terzo trimestre 2001, attestandosi in tal modo sugli 88 milioni di €uro. Il flusso di cassa (utile netto più ammortamenti) relativo al terzo trimestre 2002 è stato pari a 184 milioni di €uro, il che significa 48 milioni di €uro in più rispetto al terzo trimestre 2001, nel quale erano compresi anche i risultati di DSM Petrochemicals e di Energie Beheer Nederland. Con 114 milioni di€uro gli investimenti per attività correnti si sono confermati sullo stesso livello del terzo trimestre 2001. Per quanto riguarda i primi nove mesi del 2002, il totale degli investimenti relativi alle attività correnti è stato pari a 320 milioni di €uro (gennaio - settembre 2001: 356 milioni di €uro). Nel terzo trimestre le disponibilità liquide provenienti dalla vendita di Dsm Petrochemicals sono state impiegate a breve termine. L'organico ha subito una diminuzione di 2.885 unità, passando da un totale di 21.504 al 31 dicembre 2001 a un totale di 18.619 unità al 30 settembre 2002, di cui 2.311 per effetto dei disinvestimenti e 574 per effetto delle ristrutturazioni e del decorso naturale. Rispetto al secondo trimestre tale diminuzione è stata di 183 unità. La ripresa dei mercati di riferimento per Dsm permarrà incerta anche nel quarto trimestre. Attualmente non si prospetta alcun miglioramento a breve termine dell'economia mondiale. Ciononostante, per il quarto trimestre 2002 Dsm prevede di realizzare, su base comparata, un utile operativo sensibilmente migliore rispetto al quarto trimestre dello scorso anno Dsm mantiene la previsione espressa nel mese di luglio, secondo la quale per l'intero 2002 verrà realizzato, con le attività correnti, un utile operativo sostanzialmente migliore rispetto a quello fatto registrare ,su base comparata, nel 2001.

MARKETPLACE: PUNTO DELLA SITUAZIONE IN UN CONVEGNO CHE SI È TENUTO OGGI A ROMA, ORGANIZZATO DA 1CITY.BIZ (GRUPPO UNICREDITO ITALIANO) 
Roma, 28 ottobre 2002 - I 210 milioni di euro di transato realizzati dai marketplace italiani (escluso captive) nel 2001 sono destinati a raddoppiare a fine 2002. Questi i dati forniti da Andrea Rangone, Responsabile Osservatorio eMarketplace del Politecnico di Milano, in apertura dell'incontro organizzato il 25 ottobre a Roma da 1city.biz, il marketplace che fa capo al Gruppo UniCredito Italiano. "Un vero boom è atteso per il 2003 con un'esplosione del mercato destinata necessariamente a passare per una scrematura degli operatori che si ridurranno notevolmente rispetto ai 124 monitorati nel 2001", ha proseguito Rangone. Molto rilevante sarà dunque il ruolo che i marketplace giocheranno nel grande scenario dell'e-business italiano, che per ora marcia ancora a due velocità; sono i comparti delle telecomunicazioni e del bancario quelli all'avanguardia negli investimenti in tecnologia basata su internet a supporto del business. I marketplace, ovvero le piattaforme per la gestione online delle procedure di acquisto delle aziende, sono una componente fondamentale di questo scenario non solo per le realtà private ma anche per il settore pubblico. "Lo strumento del marketplace semplifica e velocizza la fase della negoziazione economica, liberando tempo alle risorse della funzione acquisti che possono così dedicarsi ad attività a maggior valore aggiunto, come ad esempio l'individuazione di nuove opportunità sul mercato", ha detto Carlo A. De Vita, Responsabile Acquisti di Erg SpA, intervenendo al convegno di 1city.biz. L'efficienza ottenibile dal punto di vista organizzativo è un bene prezioso per l'azienda cui si aggiunge quello altrettanto importante dei risparmi sul costo di acquisto realizzabili mediante l'impiego dei marketplace. "In 7 mesi di utilizzo del marketplace 1city.biz abbiamo potuto realizzare un saving medio del 10% con punte del 20%, che si è tradotto in un risparmio pari a 500 mila euro", ha spiegato Luigi Brancadoro, Responsabile Acquisti api. Interessante anche la testimonianza di Carolina Cirillo, Dirigente del Dipartimento Semplificazione Amministrativa e Comunicazione del Comune di Roma, che lo scorso dicembre ha condotto con successo la prima asta sperimentale su marketplace. Oggetto della transazione è stato l'acquisto di computer con trattativa privata, ottenendo come risultato un risparmio di circa il 7% rispetto alle procedure di compravendita tradizionali, con un tempo di completamento dell'operazione di appena 8 minuti. Grazie alla recente direttiva del Consiglio dei Ministri che ha abolito il tetto massimo di 200 mila euro per la trattativa privata nella Pubblica Amministrazione, anche gli enti della PA possono ora guardare al marketplace come a uno strumento per migliorare l'efficienza e ridurre i costi. Uno strumento, tra l'altro, con costi di ingresso e impiego estremamente contenuti sia per chi acquista sia per chi vende. Lanciato all'inizio del 2002, 1city.biz è il marketplace voluto dal Gruppo UniCredito Italiano (in collaborazione con Erg e Oracle) anche nell'ottica del miglioramento del rapporto tra banche e imprese, come ha spiegato Fabio Bolognini, Responsabile Direzione Corporate di UniCredito Italiano. "Volevamo qualcosa che aiutasse le aziende a ridurre i costi e, se possibile, anche ad aumentare le vendite. Il marketplace ci è sembrato una scelta naturale per una banca, da sempre abituata a gestire con sicurezza e riservatezza informazioni sui clienti; gli stessi requisiti indispensabili per le aziende che decidono di affidarsi al marketplace", ha dichiarato Bolognini. Il Gruppo UniCredito Italiano è azionista e allo stesso tempo cliente di 1city.biz, con aste per oltre 100 milioni di euro già realizzate nel 2002, come ha spiegato Carlo Del Vecchio, Responsabile Acquisti UniCredito Italiano. Infolink: www.1city.biz 

IL GRUPPO BANCA POPOLARE DI BERGAMO - CREDITO VARESINO SI ASTIENE DA OGNI ATTIVITÀ RELATIVA ALL'ESPORTAZIONE E IMPORTAZIONE DI ARMI 
Bergamo, 28 ottobre 2002 - La Banca Popolare di Bergamo - Credito Varesino ha deciso, con decorrenza immediata, di astenersi definitivamente dalla prestazione di tutti i servizi bancari e finanziari direttamente riferiti ad operazioni connesse con l'esportazione, l'importazione e il transito di materiali di armamento. La decisione è la naturale conseguenza della sempre maggiore attenzione che la Banca dedica agli aspetti etici, sociali, umanitari ed anche delle crescenti istanze di ambiti della società particolarmente sensibili alle tematiche dei diritti della persona. Nell'ambito di questa decisione, tutte le unità operative e tutti gli sportelli del Gruppo Banca Popolare di Bergamo - Credito Varesino non effettueranno i servizi direttamente riferiti ad operazioni connesse all'esportazione, importazione e transito di materiali bellici, quali finanziamenti esteri, bonifici esteri in entrata e in uscita, crediti documentari esteri all'import-export, invio documenti o effetti all'incasso, fideiussioni estere. Il Direttore Generale della Banca, Gaudenzio Cattaneo, ha dichiarato: ""Abbiamo assunto questa importante decisione, condivisa da tutti gli organi della Banca, per sottolineare lo spirito etico e umanitario che costituisce un elemento fondamentale della nostra visione e della nostra cultura di impresa".

CARIME: IN BORSA DIRETTAMENTE DA X-PLANE 
Milano, 28 ottobre 2002 - Il servizio X-Plane InfoBorsa mette a disposizione degli Utenti di ClicCarime Multicanale la nuova funzionalità di compravendita dei titoli quotati sui mercati italiani. Direttamente dalle pagine di X-Plane InforBorsa è possibile, ora, effettuare le operazioni di trading on line, senza dover ritornare nell'apposita sezione di ClicCarime Multicanale. Un modo più veloce per gestire i propri titoli, un modo più efficace per utilizzare le opportunità offerte dal mercato istante per istante.

SEGNALAZIONE DELL'ISTITUTO SU UNA SOCIETÀ NON AUTORIZZATA ALLO SVOLGIMENTO DELL'ATTIVITÀ ASSICURATIVA IN ITALIA. 
Roma, 28 ottobre 2002 - E' stato segnalato all'Isvap il rilascio di garanzie per l'assicurazione della responsabilità civile auto recante l'intestazione Royal Adriatico (o Royal Adriatica) Viene reso noto che nessuna società con tale denominazione è abilitata, ad alcun titolo, all'esercizio dell'attività assicurativa in Italia. Conseguentemente la stipula di polizze recanti la predetta intestazione comporta per l'utenza il mancato assolvimento dell'obbligo assicurativo R.C.auto e per gli intermediari coinvolti lo svolgimento di un'attività non consentita. pertanto l'Isvap raccomanda di verificare preventivamente che i contratti da sottoscrivere siano emessi da imprese regolarmente autorizzate allo svolgimento dell'attività assicurativa. A tale proposito chiarimenti ed informazioni potranno essere richiesti direttamente a www.isvap.it

ENI: L'AMMINISTRATORE DELEGATO, VITTORIO MINCATO, INCONTRA IN NIGERIA INVESTITORI E ANALISTI INTERNAZIONALI TERZO TRIMESTRE 2002: 1,445 MILIONI DI BARILI AL GIORNO, PIÙ 8%, DI PRODUZIONE GIORNALIERA DI IDROCARBURI S. 
Donato Milanese, 28 ottobre 2002 - Produzione complessiva nei primi nove mesi: più 7%, al netto del taglio nei Paesi Opec Produzione in Nigeria: crescita media annua di oltre il 10% dal 2002 al 2005 Rafforzati l'impegno ambientale e i rapporti con le comunità L'Amministratore Delegato dell'Eni, Vittorio Mincato, ha presentato il 25 ottobre a Port Harcourt in Nigeria nel corso dell'incontro con investitori e analisti internazionali i significativi risultati raggiunti dall'Eni nei primi nove mesi dell'anno. Nel corso dell'incontro è stato presentato l'andamento della produzione di idrocarburi dell'Eni nel terzo trimestre di quest'anno, cresciuta dell'8%, che ha raggiunto 1,445 milioni di barili al giorno al netto dei tagli nei Paesi Opec (che hanno avuto un effetto di circa 22 mila boe). La crescita complessiva nei primi nove mesi è stata del 7%, migliorando la crescita del 6,5% conseguita nel corso del primo semestre. Tale risultato è in linea con l'obiettivo di produrre nel 2005 1,7 milioni di barili al giorno di idrocarburi, così come fissato nel Piano Strategico 2002-2005. L'Amministratore Delegato Vittorio Mincato ha evidenziato inoltre l'importanza delle attività Eni in Nigeria e lo sviluppo che queste avranno nei prossimi anni. Nel periodo 2002-2005 la produzione in Nigeria aumenterà di oltre il 10% annuo, mentre il peso della produzione nel Paese su quella totale dell'Eni aumenterà dal 7% al 10% circa. Nel corso dell'incontro sono state illustrate le attività dell'Eni riguardanti la tutela della salute, la sicurezza sul lavoro, la salvaguardia dell'ambiente e lo sviluppo di solide e proficue relazioni con le comunità locali con cui opera la Società petrolifera italiana. Il primo programma sociale dell'Eni in Nigeria risale al 1976 e finora la Società ha avviato oltre cinquecento progetti sociali. Uno degli interventi più rilevanti è il Green River Project, il progetto agricolo per lo sviluppo delle aree del Delta del Niger avviato nel 1987 ed esteso recentemente ad altre aree del Paese. L'Eni inoltre sarà tra le prime compagnie petrolifere che operano in Nigeria a raggiungere l'obiettivo fissato dal progetto "Zero Gas Flaring", lanciato dal governo nigeriano nel 2000. L' obiettivo dell'Eni è di ridurre il gas bruciato in atmosfera dal 45% del 2000 a meno del 5% nel 2004. 

COMMERCIO ESTERO (SCAMBI CON I PAESI EXTRA UE) SETTEMBRE 2002 
Roma, 28 ottobre 2002 - Dall'introduzione del mercato interno dell'Unione europea, le statistiche sul commercio con l'estero provengono da due rilevazioni separate, riguardanti, rispettivamente, gli scambi con i paesi dell'Unione Europea e quelli con gli altri paesi (definiti extra-UE). A causa delle differenze nei tempi di raccolta delle informazioni di base, i risultati per i due insiemi di paesi vengono diffusi con diverso grado in tempestività: sino allo scorso settembre, con un unico comunicato venivano rilasciati i dati relativi ai flussi con i paesi extra UE a circa 25 giorni dalla fine del mese di riferimento e quelli relativi ai flussi con i paesi UE a circa 55 giorni dalla fine del periodo di riferimento. A partire da questo mese, la diffusione dei dati concernenti i due gruppi di paesi avviene in momenti separati, anticipando i tempi di produzione delle statistiche relative agli scambi con i paesi UE e, di conseguenza, agli scambi complessivi che, in questo modo sono diffusi intorno a 45 giorni dalla fine del periodo di riferimento. Con il comunicato stampa del 18 ottobre 2002 sono stati diffusi i dati relativi agli scambi con i paesi Ue e complessivi del mese di agosto 2002. In questo comunicato vengono pubblicati i dati riguardanti l'interscambio con i paesi extra-UE del mese di settembre 2002. I risultati relativi ai paesi UE e al complesso degli scambi di settembre saranno diffusi il 15 novembre 2002. Nel mese di settembre 2002 le esportazioni verso i paesi extra UE sono aumentate rispetto allo stesso mese del 2001 del 6,1 per cento, mentre le importazioni sono diminuite dell'1 per cento. Nel medesimo mese il saldo commerciale con i paesi extra UE è risultato positivo per 730 milioni di euro, rispetto a un attivo di 77 milioni di euro registrato nel settembre dello scorso anno. Nel periodo gennaio-settembre 2002 il saldo è stato positivo per 7.891 milioni di euro, a fronte di un valore positivo di 4.480 milioni di euro nello stesso periodo del 2001. Rispetto ad agosto 2002, al netto della stagionalità, le esportazioni sono aumentate dello 0,3 per cento e le importazioni sono diminuite del 7,5 per cento.

L'UNRAE ANALIZZA I PROFONDITÀ IL MERCATO ITALIANO DELL'AUTOMOBILE DOPO I PRIMI NOVE MESI GLI ITALIANI VOGLIONO SEMPRE PIU' DIESEL E COMPRANO DI PIU' AL SUD 
Roma, 28 ottobre 2002 - In Italia, nel corso dei primi nove mesi del 2002, sono state immatricolate 1.725.580 automobili. Analizzando nei dettagli questo dato è procedendo ad una sorta di destrutturazione, l'Unrae propone alcune chiavi di lettura dei risultati gennaio - settembre del mercato italiano. Alimentazione: Cresce costantemente la domanda di vetture Diesel, grazie alla diffusione del sistema di alimentazione common rail e dei moderni motori ad iniezione diretta ad alta compressione. Il 42,93% di tutte le vetture immatricolate in 9 mesi è a gasolio, con una crescita di poco meno di 6 punti percentuali rispetto all'intero 2001, quando i diesel toccarono la quota del 36,76%. E dai segnali percepiti, la marcia del Diesel non sembra volersi arrestare. Proprietà: E' ripresa la crescita dell'acquisto da parte delle persone fisiche, il che propone diverse chiavi di lettura. Può voler dire che le vendite a società non decollano per via della fiscalità che non si adegua alle regole degli altri paesi comunitari, può suggerire un rallentamento delle vendite di km. 0, ma può anche essere una conseguenza degli eco-incentivi, che interessano ovviamente soprattutto gli automobilisti individuali. Uso: Il settore del noleggio è in lievissima crescita rispetto all'intero 2001, ma si stima che ciò sia dovuto essenzialmente al "noleggio a lungo termine". Segmenti: Nell'analizzare le immatricolazioni in base alla classificazione per segmenti, si rileva che nei primi 9 mesi del 2002 vi è una crescita delle vendite di vetture di classe media, così come di quelle di categoria superiore e di quelle definite alto di gamma mentre la flessione più evidente riguarda le vetture piccole e quelle cosiddette utilitarie, che sommate insieme sono scese dal 53,04 al 50,69% del mercato. Vendite e territorio: Suddividendo l'Italia in base alle aree Nielsen, si rileva la contrazione evidente della capacità di domanda del nord, ed in particolare del nord-ovest. Il travaso delle vendite è avvenuto in favore del centro e del sud, isole comprese: il Nord ha fatto registrare una contrazione di oltre 1 punto, andato ad arricchire la quota del sud: nei primi 9 mesi dell'anno il Nord ha infatti rappresentato il 50,69% di tutte le immatricolazioni, mentre nell'intero anno scorso era al 51,95%. Due anni fa costituiva addirittura il 53,27% dell'intero mercato. Sia pure nell'arco di periodi relativamente brevi se rapportati alla lentezza degli spostamenti di certi parametri, si rileva dunque qualche modifica alla "fotografia" delle vendite di automobili in Italia scattata lo scorso anno: per sintetizzare, si registrano la crescita del Diesel, delle immatricolazioni a persone fisiche, delle vendite alle società di noleggio e un trasferimento della domanda dal nord al centro e al sud.

MALPENSA DECOLLA NUOVAMENTE MA NON FA SISTEMA CON GLI AEROPORTI SUL TERRITORIO
Milano, 28 ottobre 2002. In aeroporto a passo di lumaca. Per chi ha una coincidenza, arrivato a Malpensa, con un altro aereo in partenza da Linate, Orio a Serio, Brescia Montichiari o da Verona bisogna rassegnarsi: solo a Linate c'è un collegamento in autobus diretto. Ma per il trasferimento bisogna aspettare fino a due ore, contro i 15 minuti londinesi, i 20 parigini, viaggiando ad una velocità che non supera i 50 chilometri all'ora. Contro i 70 km/h di Londra e i 54 di Parigi, meglio solo dei 30 di Berlino e dei 16 di Madrid. Non guadagna chi sceglie il taxi, che viaggia, se non c'è traffico, ad una velocità più che doppia ma ad un costo ben più alto che nel resto d'Europa, data la distanza tra gli aeroporti. Emerge da un'indagine della Camera di commercio di Milano realizzata attraverso l'Osservatorio Trasporti sui sistemi aeroportuali nelle città europee e presentati oggi in Camera di Commercio al convegno "Malpensa 2000 quattro anni dopo". Un'occasione per presentare il nuovo cruscotto di monitoraggio del sistema aeroportuale milanese www.mi.camcom.it sezione ambiente, infrastrutture e territorio) realizzato in collaborazione con Alitalia, con il contributo di Sea, Certet Bocconi, Unioncamere Lombardia, Regione Lombardia, Ipa. Con informazioni su: traffico, informazioni, accessibilità aerea, economia e territorio, impatto ambientale, customer satisfaction. E, secondo i dati della dodicesima indagine promossa da Unioncamere Lombardia, attraverso il Certet (Centro di Economia Regionale, dei Trasporti e del Turismo dell'università Bocconi) utilizzando due indicatori riferiti a una settimana campione del mese di giugno, Malpensa 2000 mostra segni di ripresa: per l'accessibilità intercontinentale passa dall'ottavo al settimo posto nella classifica europea, con un aumento del 6,5% nel numero dei voli, dopo i tragici fatti dell'11 settembre 2001, preceduta da Londra, Francoforte, Parigi, Amsterdam, Zurigo, Roma, e seguita da Madrid e Monaco. Anche se cresce la pressione competitiva degli altri hub europei su Malpensa. "In un quadro in cui cresce sempre più l'integrazione europea e la globalizzazione economica, - ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano - non si può che puntare sulla qualità delle infrastrutture, a partire da quelle legate alla comunicazione e al trasporto. E la via dello sviluppo di Malpensa è decisivo per fare del sistema Milano un "polo aeroportuale" forte, integrato, di dimensioni di eccellenza a livello internazionale". "Avere un grande hub internazionale lombardo e milanese - ha dichiarato Massimo Sordi, vicepresidente della Camera di Commercio di Milano - è un'occasione cruciale di crescita: per questo siamo pronti a realizzare un tavolo tra i protagonisti per il rilancio di Malpensa".

COLLEGAMENTI TRA GLI HUB EUROPEI E GLI AEROPORTI DEL SISTEMA: I DATI DELL'OSSERVATORIO TRASPORTI DELLA CAMERA DI COMMERCIO 
Milano, 28 ottobre 2002 - Sistema degli aeroporti: conta la distanza. Tra le città europee con più di un aeroporto Milano e Londra sono quelle con le distanze maggiori: se Malpensa si trova a 64 km da Linate, a 88 da Orio al Serio, a 153 da Brescia Montichiari, 197 dall'aeroporto di Verona, a Heathrow la situazione è simile, con 70 km da Gatwick e 102,7 da Stansted. Nel mezzo sta Charles de Gaulle, a 45,2 km da Orly. Per ultime Berlino e Madrid: Shoenefeld si trova a 30,4 km da Tegel e 13,2 da Tempelhof e Barrajas a 16 km da Torrejos e Cuatro Vientos. Da un'aeroporto all'altro in treno + autobus. E' la formula classica, con un cambio, valida da Malpensa a Orio al Serio e da Berlino a Tegel e Tempelhof. Va meglio da Linate a Malpensa, da Charles de Gaulle a Orly, da Heathrow a Gatwick, dove il collegamento è diretto. Peggiora la situazione per Brescia Montichiari, Valerio Catullo, Ciampino, dove i cambi sono due. Da Barrajas a Cuatro Vientos sono addirittura 3. Km/h in treno + autobus tra un aeroporto e l'altro. La più rapida è Londra: da Heathrow a Gatwick e Stansted si viaggia a buon ritmo: 70 km/h. Fanalino di coda tra gli hub sono Madrid, Roma e Berlino: appena 13-16 km/h per gli aeroporti spagnoli, 30km/h per quelli tedeschi e 34 km/h per gli scali romani. Medio il collegamento tra Charles de Gaulle e Orly (54 km/h), seguita da Malpensa e Linate (51 km/h) e Malpensa e Orio al Serio (44km/h). Più veloci i collegamenti da Malpensa per Montichiari e per il Valerio Catullo, a patto che non si debba aspettare nelle due coincidenze. Meglio in taxi. Col taxi si guadagna tempo soprattutto a Madrid (con un'accelerazione nei km percorsi all'ora di oltre 80%, quindi una velocità quasi doppia) Roma (-62%), a Berlino (-68%), a Milano (-44-52%). Anche a Parigi il percorso è rallentato coi mezzi di servizio (-40%). Solo Londra ha un sistema davvero efficiente: coi mezzi si perde meno del 20%, un quarto della velocità rispetto all'auto. Code permettendo. ...quando non costa troppo. I taxi più salati sono i famosi London black cabs inglesi: si paga tra i 150 e i 200 euro. Seguono quelli milanesi, che costano comunque meno, anche se la distanza da percorrere è maggiore. Ma la spesa è alta, intorno ai 100 euro. Decisamente più bassa la spesa per Roma e Parigi, intorno ai 40 euro. Anche se la distanza è poca a Madrid si spendono 30 euro. Sarebbe un peccato non prendere il taxi a Berlino: costa solo dai 15 ai 30 euro. Collegamenti tra gli hub europei e gli aeroporti del sistema Elaborazione dell'Osservatorio trasporti della Camera di commercio di Milano 

Da Malpensa…… a…

distanza in km

tempo in treno + autobus in min.

km / h in treno+autobus

treno+ autobus: numero cambi

Velocità (Km/h) rispetto al taxi

tempo in taxi in minuti

Costo in taxi (tariffa media in euro )

Linate

64

75

51

0

-44%

42

85 euro

Orio al Serio

88

120

44

1

-52%

57

114 euro

Gabriele d'Annunzio Brescia Montichiari

153

125

73

2

-19%

100

 190 euro

Valerio Catullo di Verona Villafranca

197

155

76

2

-16%

130

 258 euro

Da Roma Fiumicino a …Ciampino

35,6

62

34

2

-62%

30

42,5

Da Parigi – Charles de Gaulle a…Orly

45,2

50

54

0

-40%

31

45,73

Da Londra Heathrow a…

 

 

 

 

 

 

 

Gatwick

70

60

70

0

-23%

43

142

Stansted

102,7

90

68

0

-25%

65

237

Da Berlino Schoenefeld a…

 

 

 

 

 

 

 

Tegel

30,4

60

30

1

-67%

40

30

Tempelhof

13,2

28

28

1

-69%

30

15

Da Madrid7

Barajas a:

 

 

 

 

 

 

 

Madrid Torrejon

16

60

16

1

-82%

30

30

Madrid  Cuatro Vientos

16

75

13

3

-86%

40

35

ACCESSIBILITA' INTERCONTINENTALE E PRESSIONE COMPETITIVA: I DATI DELLA RICERCA DI UNIONCAMERE LOMBARDIA 
Milano, 28 ottobre 2002 - L'indicatore di accessibilità intercontinentale. Malpensa 2000 riprende quota: l'indicatore di accessibilità intercontinentale (basato sul numero di destinazioni intercontinentali servite e sulla loro importanza commerciale e turistica), attesta una ripresa per l'hub milanese: a giugno 2002, l'indice è pari a 30,84 (+2 punti) contro il 28,58 dello scorso dicembre. Nella classifica europea questa ripresa per Malpensa 2000 porta l'hub milanese a guadagnare una posizione: passa infatti dall'ottavo al settimo posto, superando Madrid che, seppur registrando l'indice pari a 30,71 (+1 punto dall'anno scorso), scala di una posizione e diventa ottavo. Gli stessi dati di giugno 2002 segnalano un incremento generale (dopo la discesa globale causata dall'evento dell'11 settembre 2001) per tutti gli hub europei: da 5.620 a 5.983 voli settimanali, +6,5%. Londra mantiene il suo primato e continua ad essere il punto di riferimento (valore dell'indicatore pari a 100). Segue Francoforte saldamente al secondo posto (+3 punti dall'anno scorso, l'indice segna 92,12 a giugno 2002); poi Parigi, che con il valore di 84,74 registra +3 punti dallo scorso anno e mantiene la terza posizione; e nell'ordine: Amsterdam con 79,31 (ben +5 punti), Zurigo 44,26 (+3), Roma 33,04 (+3). Dopo Malpensa e Madrid, al nono posto, si piazza Monaco con 25,22 registrando +5 punti. Destinazioni intercontinentali. Per quanto riguarda il numero di collegamenti diretti verso destinazioni intercontinentali, Milano si piazza all'ottavo posto con 51 mete (+3 destinazioni rispetto l'anno scorso), precedendo Monaco (44 destinazioni, -1). Al primo posto ancora una volta Londra con 137 destinazioni internazionali (-1 rispetto al 2001), seguita da Francoforte (130, -2) e Parigi che con 128 si mantiene stabile. Quindi Amsterdam con 98 destinazioni (+3 rispetto al 2001) e, davanti a Milano, Roma, Zurigo e Madrid con 53 destinazioni. Destinazioni internazionali. Aumento globale anche dei voli programmati verso destinazioni internazionali: a giugno 2002 Milano è al settimo posto con 248 voli settimanali programmati (+19 rispetto a dicembre 2001), precedendo Roma (224, +4) e Monaco (148, +15). Prima Londra con 1.852 voli (+120), seguita da Parigi (1.266, +117), Francoforte (886, +30), Amsterdam (683, +54), Madrid (382, +3) e, che precede Milano, Zurigo con 294 voli, (+1). L'indicatore di pressione competitiva. Aumenta anche la pressione competitiva esercitata dagli hub stranieri su Malpensa - indicatore utilizzato per monitorare il numero di posti offerti, con partenza dagli aeroporti del Nord Italia verso hub concorrenti, da parte di compagnie in grado di effettuare agevolazioni tariffarie sulle tratte intercontinentali (voli feeder): il valore del relativo indicatore, pari a 100 nella situazione precedente all'apertura di Malpensa 2000, passa dal valore di 66,4 a dicembre 2001 a 70 a giugno 2002, per un totale di 85.916 posti offerti su voli feeder dagli aeroporti del Nord Italia verso gli hub stranieri (81.082 a dicembre 2001). Il maggior concorrente rimane ancora una volta Parigi, con 29.402 posti offerti (un incremento pari a +11,4% dallo scorso anno), seguito da Francoforte con 17.228 posti (+4%) e da Monaco di Baviera (10.052 posti, +11,7%). L'offerta di traffico su Milano Linate (posti feeder in partenza verso hub stranieri settimanali) è lievemente diminuita (da 14.944 del dicembre 2001 a 14.768 nel giugno 2002, -1,1%); analogamente su Verona (2.914, -5,6%), Firenze (8.140, -1,7%) e Venezia (20.401, -0,2%). Aumentano tuttavia i posti feeder settimanali di Trieste (966, +5%), Bologna e Torino (16.248 e 12.575, +12,2%), Bergamo (1.596, +13,3%), Genova (3.682, +17,5%) e Pisa (4.626, +48,5%).

CON RYANAIR VOLI A PARTIRE DA €1.99 (SOLO ANDATA TASSE ESCLUSE) SHOPPING NATALIZIO: A FRANCOFORTE PER I MERCATINI TRADIZIONALI O A BRUXELLES SULLA GRANDE PLACE? 
Milano, 28 ottobre 2002 - Ryanair, l'unica compagnia aerea a bassa tariffa d'Europa che opera da 12 aeroporti italiani offre tariffe molto interessanti per lo shopping natalizio. Con la stagione invernale ormai alle porte, perché non cedere alla tentazione di fuggire per alcuni giorni all'estero e godersi l'atmosfera natalizia delle antiche città dell'Europa del nord? Da soli o in compagnia, è possibile partire sui voli Ryanair a prezzi veramente speciali nel periodo di novembre e dicembre prenotando sul sito www.ryanair.com  Commentando queste offerte promozionali per lo shopping natalizio Peter Sherrard, il coordinatore marketing e vendite per l'Italia ha detto oggi, "In Ryanair siamo molto felici di rendere accessibili al pubblico italiano queste tariffe davvero abbordabili che danno a tutti la possibilità di trascorrere alcuni giorni all'estero per lo shopping natalizio. Messi a confronto con qualsiasi linea aerea che opera delle rotte dall'Italia i nostri prezzi rimangono imbattibili." A partire da oggi (venerdì 25 ottobre) le seguenti tariffe sono a disposizione secondo i termini e le condizioni indicate. 
Roma Ciampino Francoforte Hahn a partire da €1.99 solo andata tasse escluse #
Forlì Francoforte Hahn a partire da € 3.99 solo andata tasse escluse # 
Milano Orio Francoforte Hahn a partire da € 9.99 solo andata tasse escluse 
Pisa Francoforte Hahn a partire da € 9.99 solo andata tasse escluse 
Pescara Francoforte Hahn a partire da € 9.99 solo andata tasse escluse # 
Nuove rotte. Inizio 5 dicembre. Milano Orio, Ancona, Pescara, Torino, Trieste, Verona Brescia per Londra Stansted a partire da €9.99 solo andata tasse esluse Alghero, Roma Ciampino, Genova.. Pisa e Treviso per Londra Stansted a partire da €19.99 solo andata tasse escluse 
Roma Ciampino Bruxelles Charleroi a partire da €19.99 solo andata tasse escluse
Treviso Bruxelles Charleroi a partire da €19.99 solo andata tasse escluse 
Pisa Bruxelles Charleroi a partire da €29.99 solo andata tasse escluse 
Periodo di prenotazione Ven 25 ott. - ore 24.00 - giov. 31 ott. 
Periodo di viaggio 07 novembre al 10 febbraio 
Periodo non disponibile 19 dicembre al 5 gennaio 
Giorni validi lun. ore 12.00 a gio. Ore 13.00 + sab. dopo le 12.00 Acquisto Online - 14 giorni prima della partenza. 

GO METTE IN PALIO 30 VOLI A/R GRATUITI PER I LETTORI DI CITY, ED. PADOVA - 23 OTTOBRE 
Milano, 28 ottobre 2002 - Go festeggerà in collaborazione con City il lancio delle nuove rotte su Bristol e East Midlands dall'aeroporto di Venezia, regalando 30 voli gratuiti per queste due nuove destinazioni. Per vincere i voli in palio era necessario presentarsi all'aeroporto di Venezia ieri 27 ottobre, data di inaugurazione delle due nuove rotte, portando un elemento distintivo del costume di Robin Hood (es. il cappello con la piuma, la calzamaglia oppure l'arco), il famoso eroe popolare originario dell'East Midlands, insieme a una copia di City - ed. Padova dove si pubblicizza l'iniziativa. Tra tutti i lettori che si recheranno al check-in Go tra le 13.30 e le 14.30 sono stati estratti 15 fortunati vincitori che potranno portare con sé un amico. Con questa originale e divertente iniziativa, Go e City vogliono premiare i viaggiatori veneti regalando non solo un premio davvero esclusivo ma anche un'occasione di divertimento.

DECOLLA L'E-TICKETING DI AIR FRANCE CON WORLDSPAN E' OPERATIVO DA OGGI PER I CLIENTI WORLDSPAN IL SERVIZIO DI E-TICKETING PER IL PRINCIPALE VETTORE FRANCESE 
Milano, 28 Ottobre 2002. Da oggi le agenzie di viaggio che hanno scelto di avvalersi della tecnologia Worldspan potranno offrire ai propri clienti la biglietteria elettronica per Air France. Con l'accordo Air France, Worldspan amplia ulteriormente l'offerta alle agenzie di viaggio relativa all'e-ticketing. L'e-ticketing consente di ridurre significativamente, o in alcuni casi, eliminare i costi legati alla gestione dei documenti di viaggio, permettendo di velocizzare e ottimizzare significativamente il tempo normalmente dedicato a inventari, archiviazione, consegne, rimborsi, sostituzioni, a tutto vantaggio dell'attività dell'agenzia di viaggi e della soddisfazione del cliente finale. L'e-ticketing offre ai clienti di Air France, prima compagnia a lanciare il biglietto elettronico in Francia, la semplicità, la rapidità e la sicurezza. Infatti tutto é oramai possibile a distanza. E' sufficiente telefonare, pagare e recarsi direttamente in aeroporto il giorno della partenza. Al check-in il cliente riceverà la carta d'imbarco dietro presentazione del Memo Viaggio, che avrà nel frattempo ricevuto via e-mail, fax o posta, e del documento di identità di cui ha comunicato gli estremi al momento della prenotazione. Il tutto nella più totale sicurezza di non perdere, dimenticare o farsi rubare il contratto di viaggio. "Il biglietto elettronico sembra essere definitivamente entrato a far parte delle abitudini di viaggio. Oggi rappresenta più del 21% dei biglietti venduti dal Gruppo Air France sulle linee che lo consentono - dichiara Giselle Le Nozer, Direttore Commerciale Air France Italia - Con tutti i vantaggi che ne derivano, sia per il passeggero che opta per uno strumento moderno, semplice, pratico e rapido, sia per le agenzie che rimangono l'interlocutore privilegiato dei loro clienti. In un simile contesto siamo fieri di poter annoverare Worldspan tra i nostri più prestigiosi partner. In Italia é possibile partire con biglietto elettronico dai seguenti scali Air France : Roma, Linate, Malpensa, Torino, Venezia e a breve Bologna". "L'e-ticketing sembra finalmente pronto a decollare anche in Europa, forte dei risultati già ottenuti nei paesi asiatici e in Nord America, dove già 7 biglietti su 10 sono emessi elettronicamente - dichiara Angelo Camilletti, Country Manager Worldspan Italia - Siamo orgogliosi di annunciare dunque l'accordo con Air France, ad ampliamento della nostra offerta alle agenzie di viaggi partner, e contribuire dunque con la nostra soluzione tecnologica ad aumentare la customer satisfaction."

L'ENEA IN MOSTRA ALLO SMAU 2002 CON IL PROGETTO SOLARE TERMODINAMICO 
Milano, 28 ottobre 2002 - L'Enea partecipa all'edizione 2002 di Smau, la piu' importante vetrina di innovazione tecnologica italiana, nell'ambito della sezione Genius, l'area espositiva organizzata da Era (Esposizione di Ricerca Avanzata). Nel proprio spazio espositivo, l'Ente presenta il Progetto Solare Termodinamico, un progetto di ricerca e sviluppo per la costruzione di impianti solari termoelettrici a concentrazione per la produzione di energia elettrica. In un impianto solare termoelettrico, l'energia solare viene riflessa attraverso degli specchi parabolici verso un sistema di concentrazione e quindi utilizzata per riscaldare un fluido. Il calore prodotto puo' essere a sua volta riutilizzato per la produzione di altre forme di energia, in particolare l'energia elettrica. La tecnologia messa a punto dall'Enea e' il risultato di ricerche e studi volti all'ottimizzazione del processo di concentrazione, raccolta e immagazzinamento della luce solare in modo da abbattere i costi di installazione, esercizio e manutenzione degli impianti stessi e ottenere una produzione di energia elettrica comparabile con quella di una centrale tradizionale a combustione fossile. Con questo obiettivo, considerate le potenzialita' del solare termo-elettrico, gia' ampiamente provate a livello internazionale, si stanno effettuando studi per la realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica da immettere in rete a zero emissioni di ! gas serra e con caratteristiche altamente innovative. La realizzazione degli impianti solari termo-elettrici a concentrazione e' parte di un piu' ampio programma di ricerca e sviluppo dell'Enea per l'utilizzo di energia solare concentrata a alta temperatura su scala industriale, che include anche attivita' mirate alla produzione di idrogeno da utilizzare come vettore energetico in celle a combustibile ad alto rendimento. L'Enea sta, infatti, impegnando risorse umane, tecnologiche e economiche per favorire lo sfruttamento su ampia scala di nuove forme di produzione di energia, sia in vista di una graduale sostituzione negli usi convenzionali dei combustibili fossili che di una attenuazione dell'impatto ambientale dovuto al loro inevitabile uso continuato. Infolink: http://www.enea.it 

L'ECONOMIA DELL'IDROGENO PUÒ CREARE SUBITO IN ITALIA OLTRE 100.000 NUOVI POSTI DI LAVORO. IN PROSPETTIVA, I POSTI DI LAVORO CON IL POTENZIALE DI RISORSE ESISTENTI POSSONO ARRIVARE FINO A 600.000 - 1.000.000 DI UNITÀ. 
Roma, 28 ottobre 2002 - Cnr, Enea, Università di Roma "La Sapienza" e Ises Italia, in collaborazione con Bmw Group Italia, indicano la possibilità di costituire in Italia un vero e proprio Sistema Paese per avere un ruolo da protagonisti in Europa nella futura economia dell'idrogeno. Bmw Ag -uno dei più avanzati costruttori di auto del mondo - conferma di credere nelle prospettive concrete di diffusione dell'idrogeno come combustibile per auto ed è presente in partnership internazionali anche per la creazione di un competitivo sistema di produzione e di infrastrutture di distribuzione. L'idrogeno è indicato come il combustibile più pulito proprio facendo riferimento alla sua produzione da fonti rinnovabili. Le potenzialità dell'idrogeno in Italia. Primi risultati di una ricerca specifica presentati per la prima volta dal Gruppo di Ricerca Energia e Ambiente del Cirps - Università di Roma "La Sapienza", con il supporto di Bmw Group Italia. L'Italia ha grandi risorse in termini di energie rinnovabili (irraggiamento solare, flusso delle acque, vento, biomasse); il potenziale globale è stimabile in quasi 550.000 Gwh/anno di energia elettrica producibile (basti pensare che attualmente il consumo totale italiano di elettricità è complessivamente di 305.400 Gwh/anno), con una potenza installabile di poco più di 200.000 Mw (attualmente la potenza installata in Italia è inferiore ai 170.000 Mw). Grazie a questo enorme potenziale di fonti rinnovabili è possibile produrre idrogeno in modo totalmente eco-compatibile, passando attraverso la generazione di energia elettrica ed il processo di elettrolisi (scissione dell'acqua in idrogeno e ossigeno grazie all'elettricità), oppure attraverso i processi di termolisi (scissione diretta dell'acqua in idrogeno e ossigeno nelle giuste condizioni di temperatura e pressione) o bio/termochimici per l'estrazione dell'idrogeno dalle biomasse. Il potenziale di produzione di idrogeno da fonti rinnovabili in Italia è stimabile in 7.100.000 t/anno, così suddivise per singola fonte: 3.000.000 t/anno da irraggiamento solare; 280.000 t/anno da impianti mini e micro-idraulici a bassissimo impatto ambientale; 460.000 t/anno da energia eolica; 3.360.000 t/anno da biomasse (agricole, forestali, rifiuti). Questo potenziale è stato messo in relazione con il possibile futuro mercato europeo di combustibile-idrogeno nel settore autotrasporti, valutando i seguenti scenari: Scenario A: 20% dei veicoli europei sostituiti da veicoli a idrogeno; Scenario B: 50% dei veicoli europei sostituiti da veicoli a idrogeno; Scenario C: 100% dei veicoli europei sostituiti da veicoli a idrogeno. Nella scenario A, l'Italia può arrivare a fornire il 93% del mercato europeo con la propria produzione di idrogeno da rinnovabili (100% del mercato italiano). Nella scenario B, l'Italia può arrivare a fornire il 40% del mercato europeo con la propria produzione di idrogeno da rinnovabili (100% del mercato italiano). Nella scenario C, l'Italia può arrivare a fornire il 20% del mercato europeo con la propria produzione di idrogeno da rinnovabili (100% del mercato interno). La possibilità di creare nuovi posti di lavoro, soprattutto nel sud Italia. Dalla de-industrializzazione alla re-industrializzazione ambientale: questa è l'opportunità offerta dal futuro mercato dell'idrogeno, legato a tecnologie ormai "dimostrate", praticamente mature ma che richiedono un completamente dell'attività di sviluppo e l'avvio della fase di industrializzazione per l'intero sistema. La possibilità non è soltanto quella di creare nuovi posti di lavoro, quindi, ma di creare posti di lavoro da attività industriale, che pongono le base per solide premesse di sviluppo. Per giunta, si tratta di attività industriale ambientale, perfettamente in linea con la nuova richiesta sociale di Sviluppo Sostenibile. Le sole attività di ricerca e sviluppo e di produzione dell'idrogeno da fonti rinnovabili (irraggiamento solare, flusso delle acque, vento, biomasse) con le tecnologie immediatamente applicabili possono creare in Italia oltre 70.000 nuovi posti di lavoro così suddivisi: 70% nel Mezzogiorno (isole maggiori comprese), 30% nel nord Italia. Lo sviluppo delle infrastrutture e dei sistemi di stoccaggio, trasporto e distribuzione può creare ulteriori 30.000 posti di lavoro che allo stato attuale di diffusione delle imprese e delle conoscenze sarebbero così suddivisi: 60% al nord, 40% al sud e isole maggiori. Le attività legate alla ricerca e sviluppo ed all'avvio della produzione, dello stoccaggio e della distribuzione dell'idrogeno da fonti rinnovabili offrono quindi lo scenario a breve termine (nel periodo di tre anni) di oltre 100.000 nuovi posti di lavoro, calcolati utilizzando gli stessi parametri occupazionali presenti nel Libro Bianco dell'Unione Europea, con un'interessantissima prevalenza al sud. Il livello di specializzazione richiesto, il contenuto tecnologico e le necessità di formazione continua caratterizzano l'elevata "qualità" di questo potenziale. In prospettiva, i posti di lavoro - con il potenziale di risorse esistenti - possono arrivare fino a 600.000 - 1.000.000 di unità, in funzione del livello tecnologico e delle attività manifatturiere che si riescono a sviluppare, calcolati di nuovo utilizzando gli stessi parametri occupazionali presenti nel Libro Bianco dell'Unione Europea e così suddivisi: 400.000 - 550.000 per produzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno da irraggiamento solare; 50.000 - 100.000 per produzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno da impianti mini e micro idroelettrici a bassissimo impatto ambientale; 50.000 -150.000 per produzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno da energia eolica; 100.000 - 200.000 per produzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno da biomasse. A queste proiezioni sono da aggiungere i posti di lavoro e la ricchezza economica producibili dalla realizzazione di sistemi di utilizzo dell'idrogeno, quali le pile a combustibile, i motori a combustione interna, i generatori di elettricità per uso stazionario, le automobili. Il Sistema Paese può essere protagonista in Europa e nel mondo. Cnr, Enea e Università hanno oggi conoscenze scientifiche e capacità tecnologiche di vertice a livello europeo e mondiale. Esiste quindi l'opportunità per l'Italia di poter avere un ruolo da protagonista nella fase di preparazione e crescita della futura economia dell'idrogeno. La presenza congiunta di Cnr, Enea e Università di Roma "La Sapienza" nell'indicare in "Roma 2002 H2" l'opportunità legata allo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell'idrogeno in Italia indica anche la strada da percorrere per poter competere realmente in Europa e nel mondo: la costituzione di un vero Sistema Paese. Questo nuovo Sistema Paese - capitalizzando ed espandendo le elevate competenze di Cnr, Enea e Università - può essere protagonista in Europa e nel mondo e permettere di cogliere pienamente tutte le opportunità economiche, occupazionali e di sviluppo. La Bmw Ag al Workshop conferma la presenza dell'interesse internazionale sull'argomento e di un enorme mercato potenziale dell'idrogeno in Europa e nel mondo per i prossimi decenni. La strategia CleanEnergy del Gruppo Bmw: l'uso dell'idrogeno per una guida ecologica Per Bmw la realizzazione in serie di automobili dotate di un motore alimentato a idrogeno è frutto di un programma di sviluppo a lungo termine avviato nella seconda metà degli anni Settanta, quando ha iniziato ad affrontare la questione dell'alimentazione a idrogeno. Bmw è ben conscio del fatto che l'idrogeno potrà diventare una valida alternativa ai combustibili fossili solamente quando saranno state create un'infrastruttura adeguata e una normativa ad hoc e quando avrà ottenuto il consenso pubblico. Con questi presupposti, ha iniziato un giro intorno al mondo, il "CleanEnergy WorldTour 2001" che ha portato all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale i progressi della tecnologia dell'idrogeno, i suoi vantaggi e i problemi ancora da risolvere. In occasione della tappa milanese, il 21 marzo 2001, Bmw Italia S.p.A. e Aem S.p.A. hanno firmato un memorandum d'intesa finalizzato alla futura costruzione della prima stazione di servizio italiana per il rifornimento di veicoli alimentati a idrogeno. Fino a oggi solo due città in Europa, Amburgo e Monaco, dispongono di stazioni di servizio per l'idrogeno. 

IL REGNO UNITO È IN RITARDO NEL SETTORE DELLE ENERGIE RINNOVABILI 
Londra, 28 ottobre 2002 - Il ministro britannico per l'Energia Brian Wilson ha ammesso che il suo paese è rimasto indietro rispetto alle altre nazioni europee nell'utilizzo delle energie rinnovabili, nonostante gli investimenti di 19 milioni di sterline (30,16 milioni di euro) in ricerca e sviluppo (R&S) per il settore. I paesi dell'UE ricavano, in media, il 14 per cento della loro energia elettrica dalle fonti rinnovabili, mentre quella prodotta dal Regno Unito raggiunge solo il 2,6 per cento. In Spagna, il 17 per cento dell'elettricità proviene da fonti rinnovabili e questa cifra dovrebbe salire fino al 24 per cento entro il 2010. "Abbiamo bisogno di muoverci in fretta se vogliamo colmare il ritardo", ha dichiarato il ministro Wilson, intervenendo ad un seminario anglo-spagnolo sull'energia, svoltosi a Madrid il 22 ottobre. Secondo Wilson, l'industria deve approfittare degli aiuti messi a disposizione dal governo al fine di promuovere progetti sulle fonti energetiche rinnovabili. Il governo, dal canto suo, dovrà fare tutto il possibile per mantenere alto l'interesse e l'entusiasmo nei confronti di questo settore. Il ministro britannico ha inoltre dichiarato che è impossibile risolvere opportunamente il problema del cambiamento climatico senza prima valutare il ruolo dell'energia nucleare. "La questione di tenersi o meno le centrali nucleari per uso civile deve essere fermamente posta all'interno del dibattito sul cambiamento climatico. Sostenere semplicemente di essere aperti a tutte le possibilità è di fatto un eufemismo per non dire di volerle chiudere", ha affermato Wilson.

BIODIVERSITA': LA SFIDA, I PERICOLI 
Milano, 28 ottobre 2002 - Un mondo miqliore è possibile senza prevaricare i diritti, senza compromettere ancora le risorse naturali e senza provocare nuovi disastri ambientali. E' possibile, ma non sta affatto accadendo. L'attuale tipo di sviluppo è insostenibile, consuma troppa energia, troppi combustibili fossili, troppe risorse naturali, riduce le biodiversità, produce troppi rifiuti e troppo inquinamento. Le crisi ecologiche sono sempre più gravi, persistono conflitti e crisi sociali acute in varie aree del pianeta. L'idea che questi conflitti possano essere limitati e controllati militarmente dai paesi più ricchi è del tutto improponibile, anche se tali paesi fossero uniti e coesi. Né si può accettare un futuro nel quale la pace, la sicurezza, la tranquillità diventino "beni scarsi", perseguiti con una riduzione delle libertà, con la compressione delle garanzie personali e il mantenimento delle attuali povertà e ingiustizie sociali. La soluzione dei problemi ambientali ed un equo accesso al benessere, ma anche ai diritti sociali e civili ed alle libertà, non saranno un portato automatico della crescita economica. La storia degli ultimi decenni lascia pochi dubbi in proposito: la straordinaria crescita economica, invece di alleviare i fattori di insostenibilità, ecologica e sociale, li ha molto spesso aggravati; i miglioramenti sono stati più che compensati da peggioramenti globali; la forbice tra il reddito dei più ricchi e quello dei più poveri si è ulteriormente allargata; resta drammaticamente negato a miliardi di persone il godimento di diritti fondamentali. Una piccola parte dell'umanità ha consumi tanto elevati di risorse e del limitato spazio ambientale da produrre una limitazione ed una sottrazione di diritti alla gran parte dei popoli. Una visione moderna e globale di sviluppo sostenibile deve coniugare la lotta alla povertà con la lotta per l'equità, intergenerazionale e infragenerazionale (aiuto allo sviluppo sostenibile delle comunità povere, equo accesso alle risorse, politica demografica responsabile). Gli anni Novanta sono stati il decennio delle riunioni planetarie: l'Onu ha proposto sessioni su grandi temi per la reciproca assunzione di una responsabilità comune sulle contraddizioni del pianeta. Si è cominciato con infanzia, ambiente, popolazione, donne, casa e si è continuato, via via allargando la partecipazione riconosciuta a organizzazioni non governative: parlamenti, enti locali, terzo settore, privati. Quanto è accaduto nell'ultimo anno (razzismo e Aids, Monterey e finanza per lo sviluppo, Roma e la fame, infine Johannesburg e lo sviluppo sostenibile come compendio e somma delle condizioni di vita sul pianeta) ci impone di ripensare criticamente le funzionalità delle conferenze. I vertici sono occasioni di scambio di notizie, dati, messaggi che arrivano ovunque nel mondo, con grande impatto, richiamano una comune consapevolezza sui limiti dello sviluppo. Negli anni Novanta i negoziati preparativi e paralleli hanno consentito di individuare obiettivi prioritari e urgenti. Contemporaneamente è emerso un limite strutturale del sistema delle Nazioni Unite nell'agire e mettere in pratica gli impegni concordati: solo eccezionalmente è stato capace di impedire guerre e massacri; solo eccezionalmente è capace di imporre tutele e diritti. E' una dinamica nota, per certi versi ovvia quando si confrontano governi che hanno storia, legittimazione, rappresentanza interne (e anche cultura, religione, conoscenza, competenza) diverse e diversi confini, legami, scambi verso l'esterno. E quando si è in presenza di una ridistribuzione dei poteri, delle influenze, delle gerarchie segnati dal nuovo protagonismo americano (aggiornato dalla recente lotta la terrorismo), dalla crisi degli organismi di regolazione finanziaria di capitali proprietà di ricchi in paesi ricchi. II Vertice di Johannesburg è stato convocato per valutare lo stato dell'ambiente "dieci anni dopo" la Conferenza di Rio, alla luce anche degli impegni presi dai singoli governi e dagli organismi multilaterali a Rio e da Rio in avanti. A Rio, dieci anni fa, capi di stato e di governo, condividendo apparentemente una nuova coscienza delle risorse planetarie, firmarono due convenzioni (clima e biodiversità) concertate nei mesi precedenti, un'agenda di impegni e obiettivi (Agenda XXI) organica ed anticipatrice, convennero di approvare presto un'altra convenzione globale (contro siccità e desertificazione, soprattutto in Africa), stabilirono che era necessario almeno lo 0,7% del Pil dei paesi ricchi per l'aiuto allo sviluppo. In questi dieci anni lo sviluppo sostenibile è restato una categoria interpretativa, un indirizzo programmatico, un'esigenza sociale, ma non è diventato un processo vivo ed egemone della globalizzazione, capace di delineare un percorso più equo nello spazio e nel tempo. A Johannesburg non sono state firmate nuove convenzioni globali, non sono stati definiti nuovi protocolli attuativi, non sono stati presi impegni quantificati a scadenzati nel tempo, non è stato chiarito (e tanto meno sanzionato) il mancato raggiungimento di alcuni impegni formalmente assunti (percentuale dei Pil dei paesi ricchi in favore dell'aiuto allo sviluppo, riduzione della povertà a livello globale, ecc.). Conoscendo i limiti dello sviluppo e l'urgenza di politiche "sostenibili" restiamo delusi; conoscendo i meccanismi dello sviluppo potevamo aspettarcelo. In questi dieci anni sono in larga parte prevalse altre logiche: il protezionismo di molti paesi ricchi, la fragilità democratica di molti paesi poveri, l'internazionalizzazione finanziaria dei capitali, la pretesa liberalizzazione dei nuovi mercati, le guerre e i loro drammatici effetti anche ambientali, il neoliberismo, il terrorismo. Le Conferenze dell'Onu hanno contrastato culturalmente alcune di queste logiche, non di più. E oggi, assistiamo al declino (forse definitivo) dello strumento delle "conferenze" sui temi globali. A Johannesburg è emerso che lo stato del pianeta non è buono, che la capacità di rigenerazione della biosfera non regge il grande impiego attuale di risorse naturali, che i paesi poveri lo sono relativamente sempre di più, che c'è un circolo vizioso fra povertà e degrado ambientale. Allo stesso tempo non sono seguite scelte conseguenti. Alcune scelte non sono state neanche proposte all'interno del negoziato, su altre non si è trovato un accordo. Il vertice ha comunque rappresentato un appuntamento mondiale su un giusto (finalmente) ordine dei giorno. Il tema scelto dall'ONU per il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, cioè il nesso fra povertà e ambiente, era tardivo ma giusto. Quello che in Occidente coniughiamo come economia-ecologia si traduce in un globale circolo vizioso: se si potesse estendere lo stesso modello di sviluppo aumenterebbero in modo insostenibile inquinamenti e squilibri ambientali che già sono fatti pagare soprattutto a chi è estraneo a quello sviluppo. La povertà è un dato drammatico e un concetto plurale: vi sono povertà dentro società ricche, povertà di Stati rispetto ad altri; enormi povertà dentro Stati poveri con ceti ricchissimi. E gli inquinamenti spesso producono altre povertà, in tempi e luoghi che non coincidono con la loro "produzione" e origine. Tutti subiamo effetti negativi dagli inquinamenti, fino a mettere in pericolo la sopravvivenza della specie (anche della nostra), ma non tutti abbiamo avuto e abbiamo gli "effetti" positivi delle cause degli inquinamenti. Lo scambio ineguale è doppio. I "nostri" inquinamenti riproducono ingiustizie sociali. Le povertà (vecchie e nuove) di cui parliamo sono "relative", dipendono dalle ricchezze, dagli sfruttamenti, dalle oppressioni, non da condizioni "naturali"; dipendono da scelte non da circostanze, da atti non da "stati". Il deserto non è condizione di povertà; la desertificazione (10 milioni di ettari ogni anno, per un costo di almeno 42 milioni di dollari) è un processo provocato e accelerato da azioni umane, che a sua volta provoca degrado e impoverimento. A Johannesburg, come previsto, il topolino non ha partorito la montagna. Il topolino era il negoziato multilaterale sullo sviluppo sostenibile per come è stato impostato un anno fa e per come è stato animato dalla scarsa volontà dei governi nazionali. La montagna sono gli inquinamenti e i danni prodotti da attività umane sulla vita di altri individui o esseri viventi e sull'ambiente dove viviamo. A Johannesburg sono stati "varati" tre documenti: una dichiarazione politica, un piano d'azione, un elenco di progetti. Nessuno dei tre ha obiettivi, scadenze, indicatori. L'elenco riguarda iniziative di partenariato bilaterali volontarie e discrezionali: ognuno ha messo quello che voleva e il vertice è servito solo a raccoglierle. Non capisco l'enfasi di qualche governante italiano: non sono cose fatte, ma da fare: finora non sono state discusse in nessuna sede; se non si fanno non vi sono né sanzioni né rimproveri, che servano alla giustizia sociale e' ambientale è tutto da dimostrare. Il piano d'azione riguarda ogni campo delle umane attività ed è un bene, vuole sradicare le povertà e attuare gli impegni di Rio; non dice quando e non spiega perché è complicato, non contiene nuovi significativi impegni. Capisco chi parla di fallimento, anche se si sapeva prima di cominciare il vertice. La solenne dichiarazione politica è stata presentata e sarà approvata proprio alla fine; è una mozione di affetto e di principio resa autorevole dalla concreta presenza dei capi di oltre la metà dei paesi del mondo. Entrerà nei libri di storia. li vertice non è riassunto nei tre documenti. A Johannesburg c'è stato molto altro, non sempre emerso nei resoconti giornalistici. Ne valeva la pena? Si. Magari infinitesimalmente, si. II vertice ha squadernato di fronte a miliardi di coinquilini del pianeta dolori e sofferenze dell'ambiente abitato e la difficoltà a migliorarlo da parte di chi governa le scelte umane, più o meno democraticamente, dentro i confini nazionali. A Rio prevalse una consapevolezza nuova e l'idea di primi strumenti globali; Johannesburg è più triste, fotografa le complicazioni e gli errori di chi aveva detto di voler cambiare strada, più o meno a parole. La montagna va scalata e il compito non può essere solo delegato ai governi. Serve una più forte soggettività politica sovranazionale. Le contestazioni a Powell vengono dai suoi connazionali e derivano da esperienze di stati e imprese americani. La questione è quella dei soggetti politici attivi a livello globale. Anche il vertice sullo sviluppo sostenibile mostra che sono pochi e deboli, contraddittori o subalterni. II vertice era un passaggio cruciale, per il luogo dove si è svolto, l'Africa, nell'unico paese al mondo uscito (finora) riconciliato da un secolare conflitto coloniale, razziale, religioso, culturale. In questo continente stanno i più poveri della terra, più assetati, affamati, malati. E chiunque frequenta i fori sociali sa quanto è difficile trovarvi compagni di impegno. Johannesburg ha retto la sfida e aperto una prospettiva, per chi saprà coglierla, risalendo verso l'equatore, il deserto, il Mediterraneo. A differenza che in altre occasioni, l'Europa dell'Euro e di Prodi ha svolto un ruolo nel vortice, forse più politico che negoziale, presentando un'identità autonoma e qualche idea coerente sullo sviluppo sostenibile. I singoli leader non hanno oscurato l'unione, hanno mostrato più affinità che contrasti, agendo talora in modo complementare. Il nostro governo non ha preparato il vertice, sprecando un'occasione. La critica va circostanziata. Sappiamo bene che la trattativa è stata gestita dalla (efficace) presidenza danese, che i funzionari ministeriali l'hanno seguita spesso con competenza e passione, che sono state presentate interessanti iniziative (avviate dal centrosinistra). Berlusconi ha investito qualche ora, come un obbligo impostogli, non il sistema paese. L'Italia non aveva uno stand. L'Italia non ha presentato materiali collegiali del governo. L'Italia non ha assistito i tanti italiani animatori degli incontri fra sindaci, scienziati, sindacalisti, parlamentari. L'Italia non ha coinvolto le proprie imprese, industriali e culturali. L'Italia non ha fatto politica di cooperazione. Chi aveva seguito il negoziato aveva previsto un accordo mediocre, comunque preferibile ad un rinvio. Il vertice è stato altro. Berlusconi è venuto per qualche ora, un dovere di passaggio, un ripetitivo deludente discorso (fra l'altro l'unico testo a non essere consegnato ai delegati), diplomazia bilaterale rituale, poca cultura e anche pochi affari. Berlusconi non ha parlato di Kyoto e della guerra, dei temi caldi incombenti sul vertice. L'Italia non ha investito sul Sudafrica come avamposto di un nuovo sviluppo sostenibile africano, partecipato e democratico. L'Italia ha presentato tutte iniziative promosse e impostate da precedenti governi, privilegiandone però solo alcune e boicottandone altre nonostante il consenso fra i paesi africani. Finito il vertice, il governo ha ripreso a smantellare le politiche ambientali e a contrastare ogni coerente iniziativa di sostenibilità ambientale. Una settimana fa, in Parlamento, ha bocciato la mozione unitaria dell'Ulivo che chiedeva un piano nazionale di attuazione degli impegni di Johannesburg, progetti per il diritto all'acqua e per la strategia europea dì riduzione dei gas serra. In aula il governo non è nemmeno intervenuto a spiegare perché. La maggioranza di centro destra ha votato una mozione che chiede al governo di informare il Parlamento. Cioè niente. Contemporaneamente vengono smentite le dichiarazioni sull'aumento dell'aiuto allo sviluppo e sulla riduzione del debito: la quota di Pil per la cooperazione non cresce e la legge sul debito (votata unanimemente due anni fa) viene cancellata. La risposta dei governi allo stato complessivo di insostenibilità del nostro pianeta che genera instabilità politica, iniquità sociale, progressivo impoverimento delle risorse e degli ambienti, riduzione del capitale naturale deve essere più chiara ed impegnativa e deve finalmente avviare, nei fatti, l'inteqrazione delle politiche economiche con quelle ambientali e sociali. E' indispensabile attivare politiche che consentano, soprattutto da parte dei paesi ricchi, di ridurre la propria impronta ecologica attraverso: la promozione di sistemi di produzione efficienti; la produzione di pattern di consumo equi e sostenibili; la conservazione dei sistemi naturali, la loro migliore gestione ed il mantenimento dei servizi ecologici essenziali. Sono numerose le azioni su cui concentrare le iniziative di una sinistra ecologista a livello almeno europeo: sradicare la povertà e l'esclusione sociale attraverso i lavoro; garantire a tutti il diritto alle risorse ed ai servizi di base: ìl cibo, l'energia, l'acqua, la casa, la sanità, la salute, il welfare, l'educazione, i trasporti, il credito; assicurare la sicurezza dei mezzi di sostentamento attraverso programmi di transizione sociale ed occupazionale; rispettare la libertà di associazione e dei core labour standards; proteggere la libertà umana ed economica negli accordi commerciali internazionali; abbattere le barriere sociali basate sulle differenze di genere, di sesso, d'età e sulle caratteristiche fisiche. Per ciascuna di queste politiche i governi, dopo Johannesburg, devono tradurre gli impegni concreti stabiliti negli ultimi anni, a partire dai Millenium Development Goals dell'Onu, in concreti e coerenti piani di azione che allochino coerentemente e con tempistiche chiare le responsabilità tra i vari attori, incluso il settore privato, di modo che sia possibile verificarne continuamente ed in maniera trasparente la corretta attuazione nei prossimi anni. Vi sono quattro questioni prioritarie. La prima questione è la riduzione delle emissioni di gas serra. Nel novembre 1997 a Kyoto firmammo il primo accordo vincolante per il disinquinamento del pianeta. Parziale perché limitato ai 38 paesi industrializzati (comunque i più responsabili); parziale perché inferiore alle richieste dei mondo scientifico (comunque un'inversione di tendenza); parziale perché incompleto di sanzioni e specifiche (comunque definite successivamente). A Johannesburg Russia e Canada hanno annunciato l'intenzione della imminente ratifica, dopo la quale (gennaio 2003?) il Protocollo potrà entrare in vigore. Nella prossima conferenza delle parti della convenzione sui Cambiamenti Climatici (Uncc, Cop 8, New Dehli) occorre ribadire l'utilità di regole certe di riduzione (obblighi nazionali, tetto ai meccanismi flessibili, sanzioni) e sottoscrivere un patto politico ulteriore. Il Presidente Bush dichiarò di contestare lo strumento non la necessità della riduzione. Chiarisca come intende ridurre, con che tempi, nel proprio paese. La seconda questione è il diritto all'acqua, fonte di vita e di conflitti, tanta ma mai gestita, di tutti e spesso in mano a pochi, utile a tante cose se usata con ordine e pulizia. Serve un protocollo per garantire il diritto al minimo indispensabile di acqua da parte di ogni vivente sul pianeta. Un accordo vincolante, quantificato, pubblico, che regoli i rapporti bilaterali e le scelte multilaterali. Forse va negoziato semplicemente un protocollo aggiuntivo alla Convenzione contro la siccità, da firmare entro un anno magari proprio in uno dei paesi del Mediterraneo. Di ciò sì potrebbe e dovrebbe discutere nel terzo forum mondiale (appuntamento non Onu) di Kyoto a marzo 2003, annunciato a Johannesburg anche da Mandela. La terza questione è la qualità nel ciclo alimentare e nel rapporto fra alimentazione e salute. Attualmente, circa centoventi specie coltivate di piante ci forniscono ìl novanta per cento degli alimenti; soltanto quattro specie vegetali e tre animali ne forniscono più della metà. Nessun paese è autosufficiente; la dipendenza media per le colture più importanti è del settanta per cento. Gli agricoltori europei e l'alimentazione mediterranea dipendono da colture originate, o con diversità genetica disponibile, in altre regioni. Nello scorso novembre, dopo venti anni di concertazione, la Fao ha approvato un trattato sulle risorse genetiche vegetali e sul mercato delle sementi. II trattato può costituire una utile articolazione della Convenzione sulla biodiversità e la base di un vero e proprio patto per la condivisione del patrimonio genetico mondiale, anche per contrastare lo spregiudicato uso degli Ogm, soprattutto nei paesi più poveri. La quarta questione reclama un 'testo unico per qli impegni ambientali mondiali, meno riunioni e più verifiche, meno negoziati e pìù controlli. Si parla sempre di nuove elefantiache strutture che risolveranno tutto; ogni occasione si conclude con dieci nuovi successivi appuntamenti. E' necessario evidenziare chiaramente gli impegni e le responsabilità delle singole istituzioni multilaterali all'interno dei piani di azione e far agire questi attori in maniera concertata, trasparente ed aperta alla società civile, monitorando ratifiche e rifiuti, implementazione e controlli, tempi e modi e l'effettivo aumento della percentuale di PIL destinata all'aiuto allo sviluppo sostenibile, con l'obiettivo dell'1 %. Un comitato ristretto ad hoc potrebbe essere formato per essere garante dell'attuazione degli impegni presi dai vari attori a livello internazionale ed evitare che gli impegni rimangano soltanto sulla carta. Su questo obiettivo bisognerebbe rapidamente pronunciarsi in sede Unep e nella Commissione Sviluppo Sostenibile dell'Onu. 

UN PROGETTO INTERNAZIONALE STUDIA IL FENOMENO DELL'IMPOVERIMENTO DELL'OZONO NELL'ARTICO 
Bruxelles, 28 ottobre 2002 - Una nuova campagna per lo studio dell'impoverimento dell'ozono nell'Artico con l'aiuto di aeromobili, palloni aerostatici, strumentazioni terrestri e satelliti è stata avviata il 23 ottobre e riunisce progetti sostenuti con fondi nazionali e comunitari. Vintersol (Validation of international satellites and study of ozone loss) sarà strettamente coordinata con un progetto Usa/Nasa. L'iniziativa congiunta vedrà quindi coinvolti circa 350 scienziati provenienti da Use, Canada, Islanda, Giappone, Norvegia, Polonia, Russia, Svizzera e Stati Uniti. Nella rete sono inclusi nove progetti finanziati dall'Use. "Questo progetto comune è in linea con l'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica fra Unione europea e Stati Uniti entrato in vigore nel 1998", ha dichiarato il commissario europeo per la Ricerca Philippe Busquin in occasione della manifestazione inaugurale. "[Il progetto] ci consentirà di soddisfare i requisiti del protocollo di Montreal sulle sostanze che impoveriscono lo strato di ozono, perfezionare le nostre politiche con solide dimostrazioni scientifiche e promuovere il ruolo dell'Europa nel contesto scientifico internazionale", ha dichiarato il Commissario. Il progetto si protrarrà fino alla metà del 2004. La prima fase si concentrerà sull'Artico, la seconda sull'Antartide e la terza sul Brasile, dove si studieranno i processi atmosferici nelle zone tropicali. I dati provenienti dal satellite Envisat dell'Agenzia spaziale europea saranno utilizzati dal consorzio e nel gennaio 2003 i ricercatori si serviranno dell'aereo stratosferico M55 Geophysica, del Falcon della tedesca Dlr e del Dc-8 della Nasa per misurare la composizione della stratosfera. Da Kiruna saranno nel contempo lanciati palloni aerostatici per lo svolgimento di ricerche. http://www.ozone-sec.ch.cam.ac.uk 

TEI GROUP PARTECIPA ALLA SEZIONE ICT&AMBIENTE DI SMAU 2002 
Milano, 28 ottobre 2002 - Tei Group partecipa all'edizione 2002 di Smau, la piu' importante vetrina di innovazione tecnologica italiana, nell'ambito della sezione Ict&Ambiente, l'area espositiva organizzata da Smau e Wwf Italia, presso il padiglione 17/3, stand B18. Tei Group e' la societa' holding che controlla varie societa' operative, attive nel settore dell'ingegneria, della pianificazione, della qualita', delle misure, delle analisi, dell'informatica e dei controlli, con particolare specializzazione nel campo ambientale. Tei Group svolge una funzione di coordinamento, di indirizzo e di supporto finanziario alle societa' operative. La capacita' di approccio multidisciplinare e l'integrazione delle competenze, unite all'esperienza specifica di ciascuna struttura operativa, permettono alle societa' del gruppo di affrontare progetti di qualsiasi dimensione e costituiscono una sicura garanzia di affidabilita' per tutti i committenti. La proprieta' di Tei Group e' dei partners che ricoprono tutti posizioni direttive all'interno del gruppo. Tei Group rappresenta un'iniziativa imprenditoriale di avanguardia. Qui di seguito sono descritte le caratteristiche peculiari delle societa' del gruppo. Tei SpA e' la societa' di consulenza e di ingegneria che ha dato origine al gruppo Tei e che dal 1971 e' leader in Italia in campo ambientale. TEI opera oggi in tutti i settori dell'ambiente (acqua, suolo, rifiuti, atmosfera), nonche' nel campo dell'energia, dell'industria, delle infrastrutture, dell'ingegneria civile ed idraulica. Tei fornisce inoltre consulenza per la certificazione di qualita' e di qualita' ambientale. Infolink: http://www.tei.it

FORUM INTERNAZIONALE SULLA MOBILITÀ SOSTENIBILE LOYOLA DE PALACIO VICEPRESIDENTE COMMISSIONE EUROPEA LE NUOVE SFIDE PER IL TRASPORTO URBANO VENEZIA, 25-26 OTTOBRE 2002 
Venezia, 28 ottobre 2002 - Di seguito riportiamo la relazione che Lodola De Palacio ha presentato nel corso del Forum Internazionale di Venezia: "Desidero ringraziare gli organizzatori per l'invito a partecipare al seminario del Forum internazionale sulla mobilità sostenibile. Sono lieta di poter contribuire alle discussioni sul tema scelto per questo incontro: la mobilità nelle aree metropolitane europee. Vorrei innanzitutto congratularmi con gli autori del documento scientifico di sintesi che sarà discusso nel corso del seminario, un testo esemplare per qualità ed equilibrio. Nel corso del mio intervento illustrerò in primo luogo la posizione della Commissione europea in relazione alle sfide che il settore dei trasporti, compresi i trasporti urbani, dovrà affrontare nei prossimi decenni, basendo le mie riflessioni sulle valutazioni effettuate e sulle soluzioni proposte nel Libro bianco sulla politica dei trasporti, adottato dalla Commissione nel 2001. In secondo luogo, descriverò il modo in cui la Commissione contribuisce a promuovere un trasporto pubblico di qualità. Infine, accennerò al contributo concreto offerto dalla Commissione per promuovere la diffusione delle migliori pratiche nei trasporti urbani in tutta l'Unione europea. Prima di procedere, mi sia consentita un'osservazione di carattere generale: in materia di trasporto urbano, il ruolo della Commissione europea è sempre complementare a quello delle autorità locali, regionali e nazionali, alle quali spetta la responsabilità primaria. 1. Le sfide nel settore dei trasporti, compresi i trasporti urbani Per la maggior parte dei cittadini e delle autorità degli Stati membri, le conseguenze negative del traffico, soprattutto nelle città, non sono più tollerabili. Mi riferisco in particolare alla congestione, ed ai suoi costi economi all'inquinamento atmosferico, al rumore, al consumo di combustibili fossili importati e alle conseguenti emissioni di CO2. In proposito, vorrei illustrarvi alcune delle principali tendenze attualmente riscontrabili nel settore dei trasporti. Secondo le statistiche, in Europa nei prossimi anni la domanda di trasporto di merci e passeggeri continuerà a crescere a ritmi sostenuti. Occorre essere consapevoli che in assenza di interventi la congestione del traffico è destinata ad aumentare, in quanto il numero di autovetture private continuerà a crescere, soprattutto nei futuri nuovi Stati membri, e la nostra economia si baserà sempre più su una filosofia di produzione "just in time", con gli stock immediatamente riversati sul mercato e dunque sulle strade. Ad esempio, in assenza di misure correttive, entro il 2010 il traffico di mezzi pesanti aumenterà del 50% rispetto ai livelli del 1998. Il sistema stradale è sempre più congestionato, soprattutto all'interno delle aree urbane e nelle immediate vicinanze, al punto che, in alcune delle principali città dell'Unione europea, durante l'orario di lavoro la congestione del traffico è ormai pressoché continua. Il costo di questa congestione, che attualmente secondo le stime è pari allo 0,5% del prodotto interno lordo europeo, è destinato a raddoppiare e rischia di compromettere la competitività dell'economia europea. I trasporti hanno un notevole impatto sull'ambiente. Ad esempio essi sono responsabili del 28% delle emissioni totali di CO2; il trasporto stradale rappresenta da solo l'84% delle emissioni di C02 imputabili all'intero settore. Inoltre, qualora la situazione rimanga invariata, le previsioni indicano un'ulteriore contrazione della quota di mercato dei modi di trasporto più rispettosi dell'ambiente, come le ferrovie e il trasporto pubblico. Ciò rischia di compromettere il conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 assunti dall'Unione europea nell'ambito del protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Inoltre, per quanto riguarda la sicurezza, il numero di incidenti stradali in Europa non è più tollerabile. Ogni anno sulle strade si contano circa 40 000 morti e più di 1 700 000 feriti. Il tema della sicurezza è al centro dell'impegno della Commissione anche negli altri settori dei trasporti, e ha assunto un'importanza crescente dopo gli avvenimenti dell' 11 settembre 2001. Infine, l'elevata dipendenza dei trasporti dal petrolio (98%) pone il problema della sicurezza dell'approvvigionamento energetico dell'Unione europea. Contemporaneamente, occorre riconoscere che i costi e i prezzi nel settore dei trasporti nel suo complesso sono diminuiti, l'efficienza è notevolmente migliorata e i trasporti hanno contribuito in grande misura al successo economico dell'Unione europea. Complessivamente, quindi, dall'analisi emerge un quadro eterogeneo: se da un lato sono stati conseguiti alcuni risultati positivi, dall'altro si profilano alcune nuvole all'orizzonte. Per questo motivo il Libro bianco sulla politica dei trasporti contiene circa 60 proposte, destinate a migliorare concretamente la situazione dei trasporti nell'UE. Il principale obiettivo della politica dei trasporti dell'Unione europea deve essere quello di riequilibrare la ripartizione tra i differenti modi di trasporto, assicurandone la complementarità. Questa è la filosofia alla quale è ispirato il Libro bianco. Per conseguire tale obiettivo occorre: migliorare il funzionamento del mercato dei trasporti ed eliminare le pratiche discriminatorie; sviluppare la complementarità tra i vari modi di trasporto, e creare le condizioni per aumentare l'utilizzo dei modi di trasporto più rispettosi dell'ambiente, come il trasporto ferroviario ed il trasporto pubblico. porre la sicurezza e la qualità al centro della politica dei trasporti (per quanto riguarda la sicurezza stradale, ci siamo fissati un obiettivo ambizioso, quello di ridurre del 50% il numero di vittime della strada entro il 2010). Parallelamente, le necessità e i diritti degli utenti devono essere posti al centro della strategia europea dei trasporti. Per conseguire questi obiettivi, l'Unione europea dispone di una serie di mezzi, che vanno dai tradizionali strumenti normativi agli strumenti economici (come le tariffe) e alla persuasione, mediante l'applicazione delle migliori pratiche. Tuttavia, il raggiungimento degli obiettivi ambiziosi sopra descritti non può prescindere da una stretta collaborazione con tutte le autorità e soggetti economici e privati coinvolti. Contemporaneamente, attraverso i programmi quadro di ricerca, l'Unione europea può contribuire a sviluppare e a lanciare nuove tecnologie, che consentiranno a medio termine di rinnovare il sistema dei trasporti: mi riferisco in particolare alle celle a combustibile a idrogeno e alle applicazioni telematiche. In questo contesto occorre menzionare brevemente anche la politica energetica. Due anni fa, la Commissione ha adottato il Libro verde sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico, che delinea un piano per lo sviluppo di una strategia energetica a lungo termine. Uno degli obiettivi della strategia è la sostituzione entro il 2020 del 20% dei carburanti convenzionali utilizzati nel trasporto stradale con carburanti alternativi. La strategia individua tre tipi di carburanti alternativi ad alto potenziale: i biocarburanti, il gas naturale e l'idrogeno. Il Libro verde mette inoltre in evidenza l'importante ruolo svolto dai trasporti urbani, che rappresentano un settore ad alto consumo energetico. Di conseguenza, le città apporteranno un effettivo contributo al conseguimento dell'obiettivo della sicurezza dell'approvvigionamento energetico dell'Unione europea. Infine, desidero esprimere il mio fermo sostegno all'approccio integrato sviluppato da molte amministrazioni locali, regionali e nazionali in Europa per migliorare le condizioni del traffico nei centri urbani. Questo "pacchetto" di politiche integrate può avere successo soltanto se: si riflette in maniera costruttiva sul ruolo dell'automobile nelle città; si riescono ad introdurre nuove tecnologie, ad esempio per quanto riguarda i veicoli e i carburanti; e si promosso energicamente l'uso dei trasporti pubblici e di altri mezzi alternativi all'automobile. Tuttavia, per ottenere il sostegno della popolazione e costruire un ampio consenso politico, qualsiasi cambiamento richiederà il diretto coinvolgimento dei cittadini. 2. Trasporti pubblici di qualità In precedenza ho già accennato al pericolo di un'ulteriore contrazione della quota di mercato dei modi di trasporto più rispettosi dell'ambiente, come il trasporto pubblico. Nella seconda parte del mio intervento mi soffermerò sulla necessità di sviluppare trasporti pubblici di qualità, che siano ovviamente accessibili a tutti gli utenti. La Commissione auspica un maggiore ricorso al trasporto pubblico. Vi sono prove evidenti del fatto che la concorrenza, se correttamente attuata, è in grado di incentivare l'uso del trasporto pubblico, con ciò intendendo sia le ferrovie sia i trasporti urbani (si pensi a città come Strasburgo, Copenaghen, Helsinki e Londra). Ma deve trattarsi del giusto tipo di concorrenza. Ciò che occorre è una concorrenza controllata, in cui le autorità possano stabilire le tariffe, gli standard di qualità, i requisiti ambientali e di integrazione e ricorrere ai bandi di gara per scegliere gli operatori a cui affidare l'esercizio del servizio pubblico. La concorrenza controllata consente inoltre alle pubbliche autorità di tutelare i lavoratori del settore. Questo è in sintesi il contenuto della proposta della Commissione. Più di recente la Commissione ha modificato la sua proposta avvicinandosi alla posizione adottata dal Parlamento europeo in prima lettura nel novembre del 2001. Il nuovo testo prevede una maggiore durata dei contratti, un periodo di transizione più lungo, una più ampia tutela dei lavoratori, della qualità del servizio e dell'ambiente, ed una procedura semplificata per escludere l'applicazione delle regole di concorrenza per le metropolitane e le metropolitane leggere. La proposta è attualmente all'esame del Consiglio, e la speranza della Commissione è che gli Stati membri riescano a trovare un compromesso. Per realizzare i necessari miglioramenti nel trasporto pubblico urbano, date le ristrettezze di bilancio di molti enti pubblici, occorre trovare nuovi mezzi di finanziamento. Un esempio è dato dall'introduzione di un approccio più integrato agli oneri e alle imposte sulla mobilità urbana, che consenta forme di finanziamento incrociato. Perché i nuovi sistemi di tariffazione siano accettati dalle imprese e dai cittadini, le entrate dovranno essere ripartite in modo trasparente ed essere destinate almeno in parte ad iniziative locali. Occorre incoraggiare le istituzioni locali ad esaminare e sperimentare nuovi sistemi di tariffazione nel quadro delle politiche integrate per il miglioramento delle condizioni del traffico. 3. Il sostegno concreto alla diffusione delle migliori pratiche nei trasporti urbani Vengo ora alla terza ed ultima parte del mio intervento. La Commissione europea offre un contributo concreto alle iniziative locali, regionali e nazionali finalizzate ad operare un "cambiamento" nel modo di concepire la politica dei trasporti urbani. L'intervento della Commissione per la diffusione delle migliori pratiche si concentra in tre settori, per ciascuno dei quali ritengo opportuno fornire alcuni esempi. Sostegno alle città "pioniere" In primo luogo, la diffusione delle migliori pratiche avviene attraverso la concessione di aiuti finanziari alle città "pioniere". Mi riferisco in particolare all'iniziativa Civitas. Come primo passo, la Commissione europea ha selezionato 14 coraggiose città europee e cinque città dei paesi candidati all'adesione che sperimenteranno, con il contributo finanziario dell'Unione europea, l'introduzione di strategie di trasporto urbano ad alta integrazione, con il ricorso a nuove tecnologie automobilistiche, carburanti alternativi e strumenti innovativi. Il contributo totale dell'Unione europea ammonta a 50 milioni di euro. Sulla base delle prime esperienze maturate, nel 2003 la Commissione pubblicherà un nuovo invito a presentare proposte, che avrà obiettivi simili al primo. Già prima di questa data, tutte le città interessate potranno partecipare al nuovo Forum Civitas al fine di acquisire la preparazione necessaria in vista del nuovo bando e trarre beneficio dall'esperienza delle prime diciannove città "pioniere". Veicoli e carburanti "puliti" Il secondo settore di intervento consiste nel promuovere l'uso di veicoli e carburanti "puliti" nelle aree urbane. Gli autoveicoli continueranno ad essere un mezzo di trasporto molto importante e per questo occorre migliorare la loro qualità. Ho già accennato alle previsioni relative ad un aumento dell'uso di carburanti alternativi nel trasporto su strada. Nel prossimo decennio, occorrerà introdurre sul mercato nuove tecnologie e carburanti innovativi. Saranno inoltre intraprese attività di ricerca mirate, al fine di sviluppare nuove soluzioni di trasporto basate, ad esempio, sulle celle a combustibile e sull'idrogeno. Sono consapevole della sfida che le celle a combustibile e l'idrogeno rappresentano per l'industria energetica e automobilistica e per tutti gli altri soggetti coinvolti, come le amministrazioni locali. Il progetto Cute costituisce un esempio del modo in cui la Commissione favorisce il processo di penetrazione sul mercato delle nuove tecnologie. Il progetto è stato avviato alla fine del 2001: per tre anni in nove città europee circoleranno ventisette (27) autobus alimentati con celle a combustibile. Questi autobus non funzioneranno in condizioni di laboratorio ma faranno parte del normale parco veicoli destinato ad erogare i servizi di trasporto pubblico necessari ogni giorno ai cittadini di queste città. L'idrogeno verrà prodotto e fornito in varie maniere, al fine di consentire una comparazione diretta dei vantaggi e degli svantaggi di ciascuna alternativa. L'attenta valutazione delle esperienze maturate consentirà di ricavare un quadro più preciso delle politiche necessarie per accelerare l'adozione delle nuove tecnologie da parte del mercato. Per questo motivo con il progetto Cute la Commissione europea ha avviato la più ampia sperimentazione al mondo di autobus ad idrogeno. Stati Uniti e Giappone guardano a questo progetto con grande interesse. Diffusione delle migliori pratiche Il terzo settore di intervento consiste nell'individuazione e nella diffusione delle migliori pratiche. In questo ambito la Commissione intraprende numerose attività, tra cui lo sviluppo di programmi di formazione universitaria e di corsi di specializzazione postuniversitaria, la realizzazione di analisi comparative dei trasporti urbani, la promozione delle migliori pratiche attraverso le agenzie locali e il servizio europeo di informazione sul trasporto locale (Eltis), consultabile su Internet. Osservazioni conclusive Signore e signori, vorrei terminare il mio intervento con alcune osservazioni conclusive. Innanzitutto ritengo che i problemi ai quali attualmente la politica dei trasporti deve far fronte siano in larga misura dovuti ai successi finora conseguiti. Sono fermamente convinta che i successi possano proseguire e che i trasporti manterranno un ruolo fondamentale nella crescita economica dell'Unione europea. Tuttavia sarà necessario mettere a punto una serie di politiche mirate, al fine di assicurare un maggiore equilibrio tra gli obiettivi economici, sociali ed ambientali rispetto al passato. Nella maggior parte delle città europee, la situazione del traffico continua a peggiorare, e la tendenza è ormai divenuta inaccettabile. Molte città stanno cercando di invertire questa tendenza e alcune sono riuscite nel loro intento: sono cioè riuscite a dimostrare che un cambiamento è possibile! Lo sforzo della Commissione europea si unisci a quello dei governi degli Stati membri, delle amministrazioni locali e regionali, dell'industria del trasporto e delle associazioni di tutela degli utenti ai fini della realizzazione di sistemi di trasporto sostenibili in Europa. L'intento della Commissione è di aiutare le autorità locali, regionali e nazionali a cambiare il modo di concepire la politica dei trasporti urbani, facendole partecipi della propria visione ed offrendo un sostegno concreto. In presenza di un serio e concreto impegno ad introdurre le nuove politiche e le nuove tecnologie, ritengo che entro il 2010 potremo assistere all'instaurarsi di un sistema di trasporto sostenibile, in grado di soddisfare le esigenze degli utenti e della società nel suo insieme". 

PROMUOVERE L'ECCELLENZA NEI TRASPORTI PER CITTÀ E REGIONI SOSTENIBILI 
Bruxelles, 28 ottobre 2002 - Il 21 e 22 novembre si svolgerà a Bruxelles la diciassettesima conferenza annuale Polis che vedrà l'intervento del commissario europeo per la Ricerca Philippe Busquin sul ruolo delle città e delle regioni nella ricerca comunitaria. La manifestazione illustrerà i più recenti risultati ottenuti a livello locale in settori quali i trasporti puliti, la gestione della mobilità, i servizi di trasporto flessibili e la distribuzione urbana delle merci. Il programma comprende inoltre una sessione sui servizi d'informazione destinati ai viaggiatori e una tavola rotonda sulla e-safety (sicurezza elettronica). I rappresentanti delle pubbliche autorità e dell'industria si scambieranno pareri su come partnership più solide possano apportare soluzioni per la mobilità sostenibile. La manifestazione di due giorni è aperta ai rappresentanti del settore dei trasporti di tutti gli ambiti, pubblici e privati, e offrirà eccellenti opportunità per il collegamento in rete e la formazione di partnership. Per le iscrizioni e ulteriori informazioni visitare il seguente sito: http://www.polis-online.org 

DAL 53° CONVEGNO SEMENTIERO DI CESENA LA RICHIESTA DEL PIANO NAZIONALE SEMENTIERO SU UN COMPARTO CHE IN ITALIA "VALE" 350 MILIONI DI EURO - IL SEME DI ALTO LIVELLO QUALITATIVO È IL PUNTO DI PARTENZA PER PRODURRE QUALITÀ ED ESSERE COMPETITIVI 
Milano, 28 ottobre 2002 - Il Governo deve preparare al più presto il Piano sementiero nazionale. E' la richiesta emersa dal 53° Convegno Sementiero, che si è tenuto venerdì 25 ottobre 2002 a Cesena, a cura di Agri Cesena, la spa che organizza le fiere di Cesena, fra cui Ortomac e Macfrut. Il tema dell'incontro, cui hanno partecipato esperti e aziende, operatori e regione Emilia Romagna era incentrato sulla qualità delle sementi, problema di enorme interesse per tutta la produzione ortofrutticola, in particolare, ed agricola in generale. L'importanza di sementi di alto livello qualitativo è enorme, perché è e rimane il punto di partenza per una produzione che possa compere sul piano della qualità. Ma non solo, perché la coltivazione di semi da moltiplicazione consente alle aziende agricole di "fare reddito". Certamente, fra grano ed ortive, le seconde hanno un maggior valore aggiunto. In una parola, si tratta di un settore che in Italia vale almeno 350 milioni di Euro al solo valore per le aziende agricole, senza considerare l'indotto e le fasi successive (confezionamento, import export, ecc). E la collocazione del Convegno a Cesena non è casuale, perché l'Emilia Romagna, con il 19% è la regione leader nel settore, rispetto a Puglia (16%), Marche (10%) e Toscana (7%). Se questi valori sono la media di tutte le sementi, si consideri che le imprese emiliano romagnole coprono il 98% della produzione italiana del seme di barbabietola da zucchero e il 50% di quella europea. Per le sole sementi da orto i quasi 5.800 ettari emiliano romagnoli rappresentano il 52% della superficie nazionale italiana, precedendo le Marche (2.700 ettari, pari al 24%) La richiesta di un Piano sementiero nazionale -che tuttora manca- deriva anche dall'esigenza di una maggiore attenzione verso questo settore, che si trova di fronte ad alcune difficoltà che sono contingenti e strutturali. Per quelle contingenti, è presto detto. "Sembra che di fronte alle calamità naturali -spiega Edmo Tersi, segretario del Coams, Comitato delle Organizzazioni di Agricoltori Moltiplicatori Sementieri- che hanno investito tutta l'agricoltura (gelate, siccità, ecc) il nostro settore sia dimenticato, quando i danni, a seconda della zona e delle coltivazioni, vanno dal 40 al 70%. Addirittura, non rientriamo nelle agevolazioni che sono state predisposte per le polizze assicurative per le calamità" "Nel settore dobbiamo puntare sull'innovazione tecnica e occorre un sostegno anche a questo livello" ha sottolineato Domenico Scarpellini, presidente di Agri Cesena, introducendo i lavori del Convegno. Innovazioni che vogliono dire, ad esempio irrigazione più mirata per il risparmlio dell'acqua, tecnologie ed attrezzature specifiche per i "lavori" sulle piante da seme, senza trascurare la limitata disponibilità di fitofarmaci (o principi attivi) per combattere le avversità delle colture orticole destinate alle produzioni del seme. E tutto ciò presenta dei costi. Il Convegno Sementiero ha il patrocinio dell'Assessorato all'Agricoltura della regione Emilia Romagna e della Camera di Commercio di Forlì-Cesena, ed ha la collaborazione della Provincia di Forlì-Cesena, del Comune di Cesena, dell'Ais (Associazione Italiana Sementi) e della Cac (coop sementiera). E' un appuntamento di grande importanza per gli operatori del settore, che anticipa o approfondisce uno dei numerosi temi al centro di Ortomac (23-25 gennaio 2002) e di Macfrut, la più importante rassegna internazionale dedicata all'ortofrutta che si terrà dall'8 all'11 maggio 2003. Il 53° Convegno Sementiero "Il Seme di qualità: Nuovi orientamenti tecnici" è stato moderato da Ivan Ponti della Regione Emilia Romagna. Dopo il saluto di Domenico Scarpellini, Presidente di Agri Cesena, si sono tenute le relazioni "I requisiti del seme per l'orticoltura professionale" di Michele Siena (SBC "Seed Business Consultant"), "La protezione delle sementi e delle colture da seme", di Roberta Roberti dell'Università di Bologna- Di.Pro.Val Sezione Fitoiatria, e di Claudio Lugaresi, del Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna, "Tecniche colturali e qualità del seme" di Cristiano Rossi (Bejo Italia), "Gestione delle irrigazioni" di Stefano Anconelli (Consorzio Canale Emiliano Romagnolo). Dopo la discussione sulle comunicazioni, si è tenuta una Tavola Rotonda sulle tematiche affrontate, con la partecipazione di Daniele Govi, del Servizio Produzioni Vegetali Regione Emilia Romagna, Gregorio Matteucci, Vice presidente European Seeds Grouwers Group e Mauro Urbini, Presidente del Gruppo sementi da orto dell'Ais, coordinata da Ivan Ponti. 

"GIORNATA DEL BOSCO" ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA 
Roma, 28 ottobre 2002 - Di seguito riportiamo la sintesi dell'intervento di Alfredo Diana, Presidente dell'Associazione Forestale Italiana e della Società Italiana Agricoltori "Prima di presentare gli aspetti salienti che hanno caratterizzato l'attività del settore foreste- legno-ambiente, desidero esprimere tramite la Dottoressa Decaro, Vice Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, anche a nome di tutti i presenti un duplice ringraziamento al Signor Presidente, per aver voluto questo incontro, in una sede tanto bella quale la Tenuta di Castel Porziano e per il messaggio che ci ha inviato e che vi leggo: "La quarta edizione della Giornata Nazionale del bosco, promossa dalla Consulta Nazionale per le Foreste ed il Legno, rinnova un appuntamento tradizionale per riflettere sulle prospettive di valorizzazione del nostro patrimonio naturale. Il bosco è un ecosistema complesso dalle molteplici funzioni produttive," protettive e. paesaggistiche, un patrimonio della identità Italiana. Tutti i livelli Istituzionali hanno il dovere e la responsabilità di concorrere nelle politiche di sostegno e di tutela di questa comune risorsa, promuovendo la ricerca e la formazione, la pianificazione degli interventi di restauro e di conservazione. Con sentimenti di apprezzamento per la qualificata attività della Consulta e nel ricordo della nobile figura di Franco Arcuati invio a tutti i partecipanti all'incontro un augurio e un saluto cordiale" Carlo Azeglio Ciampi. E' questa l' occasione per far giungere al Signor Presidente anche un caloroso apprezzamento per l'impegno che si è quotidianamente assunto per ridare agli Italiani il senso e la dignità della storia recente del nostro Paese. Lo abbiamo seguito nel suo pellegrinaggio a "Marcinelle"e a "El Alarnein", solo per citare le tappe più recenti per ritrovare i luoghi ed i protagonisti di tanti avvenimenti che è necessario conoscere per stabilire un solido ponte fra passato e presente. Una Sua frase ci ha particolarmente colpito "ricordare per costruire un mondo migliore e più giusto" è questo certamente l'ideale di coloro che sono qui riuniti ma anche di quanti ci hanno lasciato. Tra questi vorrei ricordare un uomo che meglio di tutti ha interpretato questo spirito: Franco Arquati recentemente scomparso. Un uomo di grandi capacità imprenditoriali che ha saputo creare una rete di imprese, oltre 20 stabilimenti, in diversi Paesi, dal Brasile agli Stati Uniti, alla Cina, facendo acquisire al nostro Paese nel settore uno dei primi posti a livello Mondiale. Un uomo di grandi vedute che ha saputo affrontare con grande entusiasmo ed efficacia anche i problemi dell'ambiente e del territorio, come dimostrano le ristrutturàzioni della. Rocca di Sala Baganza (PR) e del Parco di Zovallo (PR). Un Italiano che fra i tanti riconoscimenti ricevuti confessava che il diploma cui era più affezionato e di cui era più orgoglioso era quello di disegnatore industriale, conseguito alle scuole serali del suo paese. Un uomo che il Presidente Ciampi conosceva e stimava ed al quale ha voluto conferire la prestigiosa onoreficenza di Cavaliere del Lavoro. Venendo al tema dell'odierna giornata: boschi per il futuro, per la difesa dell' ambiente e lo sviluppo dell' economia, è opportuno premettere che la tensione manifestatasi nei rapporti fra i paesi occidentali e quelli dell' area medio -orientale ha coinvolto anche il comparto forestale. Infatti il settore è largamente influenzato dalle direttive europee per la gestione sostenibile delle foreste sottoscritte nella Conferenza Interministeriale di Helsinki, dagli accordi di Kyoto per il mantenimento degli equilibri climatici e più recentemente dalla dichiarazione di Johannesburg sullo stato dell' ambiente. L' aspetto più significativo, che deve essere motivo di responsabile considerazione, è rappresentato dal ruolo che viene, ormai, universalmente riconosciuto alle attività forestali, ritenute fattore insostituibile per la difesa dell' ambiente. La difesa dell'ambiente. I mass-media hanno riportato con evidenza, le difficoltà che si sono manifestate a Johannesburg per trovare un punto di intesa sulle misure riguardanti la riduzione dei gas serra nell'atmosfera. Difficile da stabilire è lo stato di efficienza delle superfici forestali quale parametro di riferimento per valutare l'impegno dei singoli paesi nel rispetto dei livelli di riduzione della CO2 stabiliti dal Trattato. Solo attraverso l' esame dei risultati della pianificazione forestale e della gestione ordinata dei boschi si potrà conoscere la potenzialità delle biomasse esistenti quali regolatori climatici. Infatti, a fronte di un incremento annuale delle fustaie assestate nel nostro paese di oltre un milione di mc, i piani prevedono utilizzazioni per 680 mila mc. consentendo in tal modo un risparmio di circa 500 mila mc. di massa legnosa, destinata a ricostruire la provvigione normale. L 'Italia ha pertanto giusto titolo per sedersi al tavolo della discussione per l'applicazione del Trattato sui gas serra. L' esigenza di proseguire ed intensificare i sistemi di monitoraggio nei territori montani costituisce il secondo obiettivo cui attribuire importanza prevalente. La dimostrazione più evidente è offerta dai cambiamenti dei limiti della vegetazione alpina che in alcune vallate, come ad esempio quella dei Mocheni, in Trentino, si sono innalzati, negli ultimi 30 anni, di circa 200 metri. Una iniziativa, sicuramente complessa, ma fondamentale per dare certezza agli operatori, è quella di attribuire alla responsabilità dello Stato, l'inventario forestale al fine di assicurarne il periodico aggiornamento, in analogia a quanto avviene in tutti gli Stati federali, senza peraltro interferire con te iniziative di carattere regionale e locale. Le attività forestali e la biodiversità La prospettiva dei cambiamenti climatici impone che le attività forestali tengano conto delle biodiversità che è elemento fondamentale per la conservazione della qualità dell'ambiente. Gli alberi forestali, infatti, devono essere considerati come una rete sensoriale capace di captare lè variazioni climatiche. Le attività selviculturali devono tenere conto della valutazione delle risorse genetiche ed essere condotte con il più attento rispetto delle specie rare o minacciate di estinzione. I rimboschimenti attuati puntando su una sola specie sono, tra l' altro, spesso più soggetti agli attacchi dei parassiti o alla minaccia degli incendi. L' applicazione della certficazione forestale Da alcuni anni sono state avviate, a livello internazionale, numerose iniziative per lo sviluppo di sistemi di certificazione forestale, alla cui base vi è la definizione di principi, sistemi ed indicatori della gestione forestale sostenibile. Nell' America Settentrionale, come è noto, è stato istituito, sin dal 1993~ il Forest Stewardship Council il cosidetto Fsc, un' organizzazione internazionale non profit, con forte connotazione ambientalista, allo scopo di sviluppare la gestione dei boschi in maniera appropriata, tenendo in considerazione gli aspetti sociali ed economici. Successivamente un analogo processo è stato avviato in Europa in occasione della Conferenza di Lisbona del .1998 stabilendo 6 criteri e 27 indicatori che hanno dato luogo ad uno specifico sistema di certificazione~ il Pan European Forest Certification Scheme il cosidetto Pefcs. Attualmente è in corso il dibattito tra i due sistemi e si ritiene debba essere dedicata grande attenzione alla scelta dei principi e dei criteri che dovranno necessariamente tenere conto delle particolarità ambientali del paese. Esiste una collaudata piattaforma nazionale che potrebbe costituire il minimo comune denominatore dei diversi sistemi di certificazione, facilitando il mutuo riconoscimento tra di essi, ed avendo come ulteriore garanzia, la verifica da parte del Corpo Forestale dello Stato.Il nuovo ruolo del settore f oreste-legno-ambiente In una recente analisi condotta dal Cnel sullo stato di attuazione dell'Agenda 21 nel nostro paese sono stati messi in evidenza i processi che devono portare a realizzare i progetti di risanamento ambientale da parte dei governi locali~ generando concreti miglioramenti nell' organizzazione del territorio. Superata la fase dell'avanzamento tecnologico per l'abbattimento degli inquinanti,.lacpolitica ambientale deve essere finalizzata, sempre più, a definire scenari sostenibili di sviluppo territoriale. Ciò potrebbe anche rappresentare il punto d'incontro per azioni locali che portino alla condivisione dei concetti di sostenibilità tra i proprietari boschivi, lo Stato, le Regioni e le Comunità Montane. Investimenti per favorire la conservazione e l' ampliamento del patrimonio forestale mediante la sua manutenzione ed il potenziamento dei comparti delle trasformazioni e del commercio del legno rispondono egregiamente agli obbiettivi dell' Agenda 21 poichè il settore è in grado di generare in modo durevole reddito per le popolazioni e mantenere nel tempo qualità e riproducibilità delle risorse naturali. anche al fine di assicurare condizioni di benessere ai cittadini per la fruizione del tempo libero. L' andamento economico della filiera foresta-legno Nonostante le attuali difficoltà economiche il settore foreste-legno ha confermato il suo determinante contributo alla crescita economica del Paese. Il fatturato globale è stato di 48.257 milioni di euro, con un aumento dell'1,4% rispetto al 2000. In aumento anche l'export passato a 1.7.019 milioni di euro con una crescita del 1,5%, ed il saldo attivo della bilancia commerciale pari a 8.233 milioni di euro, + 7,5%. Diminuite, invece, le importazioni, pari a 8.786 milioni di euro, -3,6%. In momenti difficili per l'occupazione, è confortante, e va segnalato, il fatto che il numero degli addetti al settore è incrementato dello 0,4%, attestandosi su 451.000 unità. L'attuale fase di rallentamento dell'economia del paese richiede che le risorse disponibili vengano rivolte al raggiungimento di obiettivi prioritari. Tra questi assumono rilevanza particolare quelli riguardanti il mantenimento dei livelli occupazionali. Ma è altresì confermata la leadership mondiale nel settore arredamento; siamo i primi esportatori al mondo di mobili per quantità e primi per qualità e design, nonchè la grande vocazione all'export delle macchine per la lavorazione del legno, 79,6% del fatturato, e sempre per l'export, l'incoraggiante incremento dell'industria cartaria, + 1,6%, con una percentuale del 35,96% sul fatturato. L'import ha essenzialmente riguardato la materia prima che, per il settore legno, rappresenta il 60% del totale delle importazioni. Da questi dati si evidenziano due esigenze: una prima a sostegno dell'export che richiede sempre maggiori investimenti nei campi della promotion, della.ricerca e nella formazione professionale. L 'altra tesa ad aumentare la disponibilità di materia prima sul territorio nazionale, anche attraverso un piano forestale dotato di stanziamenti adeguati. 

UNIONCAMERE: OLTRE 6 MILIONI DI EURO NEL 2003 PER LA FORMAZIONE DI PROFESSIONISTI DELL'INTERNAZIONALIZZAZIONE 
Salerno, 28 ottobre 2002 - "Il futuro dell'internazionalizzazione nel nostro Paese passa per la creazione di una rete di professionisti dell'informazione, dell'assistenza e della consulenza operativa alle imprese. Il sistema camerale italiano ha tra le sue priorità strategiche quella di arricchire la capacità delle piccole e medie imprese di affrontare con successo i mercati globali e l'impegno nella formazione rappresenta una condizione essenziale per conseguire questi obiettivi. Nel corso del 2003 l'Unioncamere investirà nella formazione del personale camerale addetto ai servizi per l'internazionalizzazione risorse proprie per 3,1 milioni di euro. A queste si aggiungeranno altrettante risorse provenienti dalle Camere di Commercio e da altri soggetti, per un totale che supera i 6 milioni di euro." Questo l'annuncio dato dal segretario Generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, nel corso della seconda giornata dei lavori della XI Convention delle Camere di commercio italiane all'estero, in corso a Salerno. "La competizione sui mercati internazionali - ha proseguito il segretario generale di Unioncamere - richiede competenze specifiche che le piccole e medie imprese fanno fatica a sviluppare al loro interno. Queste competenze vanno quindi costruite con investimenti mirati e messe a disposizione da quelle realtà, come le Camere di commercio, che sono più vicine alle imprese, realtà che possono contare su reti di assistenza capillari sul territorio. Le Camere di Commercio - ha concluso Tripoli - stanno investendo per rafforzate le reti informative dedicate a favorire l'internazionalizzazione, ed è molto importante che la collaborazione avviata di recente con il Ministero degli Esteri da un lato, il Ministero delle Attività Produttive e l'Ice dall'altro, sia già alla fase operativa."

CENTO MILIONI DI VECCHIE LIRE ALLA PARROCCHIA DI BUSTO GAROLFO DALLA BCC DI BUSTO GAROLFO E BUGUGGIATE 
Busto Garolfo, 28 ottobre 2002 - Un gesto di solidarietà concreta della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate verso la "sua parrocchia", la parrocchia dove la banca ha avuto i natali 105 anni fa: cento milioni di vecchie lire per contribuire al restauro della chiesa. E' il terzo anno che questa cifra viene stanziata, per un totale negli ultimi tre anni di 300 milioni, sempre di vecchie lire. L'annuncio della donazione è stato fatto da Giovanni Varano, presidente della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, nel corso del convegno "Solidarietà efficiente", che si è tenuto venerdì 25 ottobre presso l'auditorium don Besana e che è stato coordinato da Saverio Clementi, direttore del settimanale Luce. "Contribuire a finanziare i costi del restauro della chiesta è un impegno che abbiamo voluto assumere nel nome degli ideali che da sempre hanno animato la nostra banca", ha spiegato Giovanni Varano. La Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate infatti, ha avuto la sua prima sede nella vecchia casa parrocchiale di Busto Garolfo. "Lì è stato fatto il primo rogito e il parroco, subito dopo, dal pulpito sbandierava questa scelta", ha ricordato Pietro Cafaro, docente di storia economica all'Università Cattolica di Milano e autore del volume "La solidarietà efficiente. Storia e prospettive del credito cooperativo in Italia (dal 1883 al 2000)", edito da Laterza. Cafaro ha spiegato che la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate non è stato il primo esempio di banca locale sul territorio, ma è l'unico che è resistito nell'area dell'alto milanese fino ai giorni nostri. "La banca di Busto Garolfo era senza capitale, nel senso che il capitale non era investito nella banca, ma nelle attività agricole e poi di piccola impresa dei soci", sono ancora parole di Cafaro. All'inizio del Settecento la coltivazione principale di Busto Garolfo era la vite, tanto che il vino di "Busto Piccolo" era famoso non solo in Italia, ma anche all'estero. Con il tempo le vite sono state sostituite dal granoturco e i contadini hanno dovuto affrontare la concorrenza dei prezzi bassi del grano americano. "La crisi era grande -ricorda Cafaro-. Mancava denaro e nessuno forniva credito alle persone che non avevano nulla da dare in garanzia. Ecco che le casse rurali, oggi Bcc, diventano importanti. Si basano sulla fiducia reciproca e sull'efficienza. Assieme creano una rete di banche e vanno a chiedere crediti ai grandi istituti bancari. Così è successo anche a Busto Garolfo: il paese ha superato la crisi e poi si è industrializzato. In tanti hanno avviato una piccola impresa oppure si sono costruiti una casa grazie alla cassa rurale. E questo perché Busto Garolfo ha avuto la fortuna di avere un salvadanaio chiamato banca che, oggi, continua a conservare, ampliandone i benefici a tutto il territorio limitrofo". La storia delle cooperative rurali è nata dal basso, ha ricordato Sergio Zaninelli, rettore dell'Università Cattolica di Milano, "dalla gente, dai bisogni concreti" e in quest'ottica continua a operare. In Italia ci sono 480 Bcc con oltre 3.100 sportelli e 600.000 soci. Angelo Zanuto, direttore generale della federazione lombarda del credito cooperativo, ha fatto il punto della situazione. Il Lombardia operano 48 bcc con oltre 92.000 soci e 535 sportelli, di cui solo 3 nella grande Milano. "E' una presenza significativa a sostegno delle piccole e medie imprese, che sono la base dell'economia italiana -ha spiegato Zanuto-. Incarnano gli stessi principi che operano la Comunità Europea. Nonostante la crisi generalizzata della banca italiana le Bcc prosperano e continuano ad assumere ". "Sono orgoglioso di appartenere a una storia così radicata e feconda -ha chiosato Gianni Macchi, direttore della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate-. Vivo questa realtà con gli altri che qui lavorano e ho la responsabilità di mutuare gli ideali che hanno animato la nostra storia. Per questo abbiamo creato iniziative di credito agevolato per la nostra clientela, come il mutuo per le adozioni internazionali o quello per le nuove giovani famiglie. Dobbiamo rispettare i 105 anni di storia della nostra banca e proseguire con rinnovato entusiasmo verso nuovi traguardi. Per costruire una società nuova, feconda e generatrice di valori morali, economici e culturali". 

NASCE AD ASSISI LA FONDAZIONE PALETTI PARTE IL PROGETTO SOCIALE NAZIONALE "ABBRACCIA LA VITA" TREDICI TESTIMONIAL SOTTOLINEANO L'AZIONE PEDAGOGICO-SOCIALE 
Assisi, 28 ottobre 2002 - Oltre 1.500 le persone presenti al Lyrick Theatre di Assisi che, con il loro contributo per la raccolta fondi, hanno aderito al Progetto Sociale Nazionale "Abbraccia la Vita", azione pedagogico - sociale a sostegno dei diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza e dell'Indigenza Momentanea della Collettività. Nasce così ad Assisi, domenica 27 ottobre con uno show event presentato da Clarissa Burt e Graziano Piazza, la Fondazione Patrizio Paoletti per lo Sviluppo e la Comunicazione. Ente morale, con riconoscimento nazionale annotato nei registri della Prefettura di Perugia il 3 maggio 2002, la Fondazione è impegnata nella diffusione della Pedagogia per il Terzo Millennio. L'obiettivo del Progetto è costruire-realizzare l'utile nutrimento per l'Uomo Globale, abitante del Terzo Millennio, nel movimento costante della vita. Fondazione Paoletti, infatti, è nata per diffondere un nuovo stile di vita, messo a punto con una ricerca lunga vent'anni, finalizzato a produrre vantaggio globale, educandosi alla cura di sé, all'orientamento dei figli, ad una efficiente comunicazione con la collettività, per la realizzazione di un nuovo, efficace e sostenibile sviluppo. Per lo Show Event di presentazione è stata scelta Assisi, non solo perché città sede di Fondazione Paoletti, ma anche in omaggio di Francesco, Uomo Globale universalmente riconosciuto. Otto sono stati i campi di riflessione dell'incontro, condotto dal fondatore Patrizio Paoletti - leader nella diffusione di programmi di Ricerca Evolutiva e ideatore della Pedagogia per il Terzo Millennio: salute e spirito, famiglia e affetti, amicizia e collettività, lavoro e finanze. Dodici i testimonial che hanno inciso sui contenuti trattati: Padre Trifone La Bellarte - provinciale dell'Ordine Dehoniano, Erica Alfridi - prima campionessa del mondo di marcia della storia dell'atletica italiana, Douglass Doman - presidente degli Istituti per il Raggiungimento dei Potenziali Umani, Giuseppe Masellis - responsabile del Progetto "Umanizzazione del Parto" della Regione Emilia Romagna e primario Dipartimento Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di Carpi, Giacomo Mangiaracina - presidente dell'Istituto Italiano di Tabaccologia, Ennio Doris - presidente Banca Mediolanum, Maria Teresa Ruta conduttrice televisiva, Isabella Rossi Fedrigotti - scrittrice e inviata speciale del Corriere della Sera, David Benassi coordinatore dell'Osservatorio Italiano "Nuove Povertà del Dipartimento Sociologia e Ricerca Sociale Università Bicocca di Milano, Camillo Loriedo - presidente dell'Istituto Italiano di Ipnosi Eriksoniana. In collegamento video Ferruccio De Bortoli - direttore del Corriere della Sera e Jury Chechi campione olimpico e presidente della Federazione Italiana Ginnastica. La regia di Paolo Paoletti, la scenografia essenziale e suggestiva, le coreografie rigorose, hanno fatto da cornice all'evento finalizzato alla presentazione degli obiettivi e dei contenuti di due importanti progetti pedagogico-sociali: "Non tiriamoci indietro", organizzato e gestito da L'Albero della Vita (Onlus) con la collaborazione di Rcs - Corriere della Sera. Il progetto consiste in una Campagna di sensibilizzazione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza con una particolare attenzione riservata ai pericoli di Internet; "Stringiamoci la mano" , Osservatorio valutativo su popolazioni e territori a rischio di indigenza momentanea, in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università Bicocca di Milano Presentate anche due nuove iniziative che vedono protagonista il Volontariato della Fondazione Paoletti: "Banca del Tempo", una giornata l'anno dedicata alle attività della Fondazione " Gli Uomini Più", scesa in campo di 1000 volontari nelle principali piazze italiane a Natale 2002 per l'azione "ci vediamo a mezzogiorno", che prevede l'incontro con 2000 famiglie in stato di indigenza momentanea, e la distribuzione di 10.000 pasti. La Fondazione Paoletti, ente morale senza scopo di lucro con sede ad Assisi, ha come obiettivo lo sviluppo armonico delle funzionalità umane per assecondare e rispondere al bisogno di conoscenza, di apprendimento e crescita di ogni uomo. La sua filosofia si fonda su un'azione pedagogica a favore della collettività per lo sviluppo possibile dell'uomo e la comunicazione per il terzo millennio..

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