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20  OTTOBRE 2003

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L'UE METTE AL BANDO GLI ORMONI PROMOTORI DELLA CRESCITA

Bruxelles, 20 ottobre 2003 - A seguito di una valutazione scientifica del rischio, il 14 ottobre l'Europarlamento e il Consiglio europeo hanno adottato una direttiva che vieta l'utilizzo degli ormoni promotori della crescita. La nuova legislazione è conforme alla decisione emessa dall'organo d'appello dell'Organizzazione mondiale del commercio (Omc), il quale ha condannato la precedente direttiva comunitaria che vietava l'utilizzo di alcuni ormoni della crescita. L'omc ha ritenuto che il materiale scientifico utilizzato dall'Ue per giustificare l'introduzione del divieto non rappresentasse una sufficiente valutazione dei rischi associati al consumo di carne e, pertanto, ha suggerito di procedere ad una nuova valutazione. Il divieto, applicabile alla carne contenente ormoni importata sia dai paesi terzi che dagli Stati membri dell'Ue, ha provocato uno scontro fra le principali potenze commerciali del mondo, culminato nell'imposizione di sanzioni contro i prodotti europei da parte di Canada e Stati Uniti. In risposta alle richieste dell'Omc, la nuova legislazione contiene una nuova valutazione delle informazioni scientifiche disponibili, nonché nuove prove dei rischi che i residui di ormoni presenti nella carne e nei suoi derivati comportano per la salute umana. Nel commentare la nuova direttiva, il commissario per la Salute e la Tutela dei consumatori David Byrne ha affermato: "L'ue ha fornito un'accurata valutazione del rischio, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche e nel pieno rispetto dei propri obblighi internazionali. La salute pubblica e la tutela dei consumatori sono al centro della nostra strategia in materia di sicurezza alimentare, improntata su un sistema di pareri scientifici indipendenti". Sulla base dei pareri forniti dal comitato scientifico per le misure veterinarie connesse alla sanità pubblica (Scvph), la direttiva prevede la messa al bando definitiva di uno dei sei ormoni e l'imposizione di un divieto provvisorio per gli altri cinque. La Commissione continuerà a tener conto di eventuali nuove prove scientifiche che dovessero emergere. Nel frattempo, chiederà il ritiro delle sanzioni commerciali da parte di Stati Uniti e Canada.

BIOTECNOLOGIE NELL'AGROINDUSTRIA: SIMPOSIO E GIORNATA DEDICATA ALL'INNOVAZIONE
Bruxelles, 20 ottobre 2003 - Il 24 novembre si svolgerà a Bruxelles, sotto gli auspici della Presidenza italiana dell'Ue, un simposio ed una giornata dedicata al trasferimento tecnologico e all'innovazione sul tema "Le biotecnologie nell'agroindustria". La manifestazione riunirà tutte le parti interessate al trasferimento delle conoscenze o all'acquisizione di nuove prospettive per le applicazioni e le metodologie biotecnologiche attualmente in uso nel settore dell'agroindustria. Fra i relatori che interverranno alla manifestazione figurano rappresentanti della Commissione europea, del governo italiano e dei settori agroindustriale e biotecnologico. Per informazioni : Ice-brussels: Fax: +32/2/223.15.96 E-mail:
isabelle.Gressens@bruxelles.ice.it

DA LILLY UN RICONOSCIMENTO AL PROFESSOR RENATO DULBECCO ED UN CONTRIBUTO PER LA RICERCA ALL'ISTITUTO TELETHON
Firenze, 20 ottobre 2003 - Il 2003 ha visto festeggiare, in campo scientifico, il 50° anniversario della scoperta della struttura del Dna. Nel celebrare il lavoro di Watson, Crick e Franklin, però, non è possibile dimenticare come le ricadute di questa scoperta sulla salute della popolazione siano state mediate da una serie di altre ricerche. In questo campo tra i ricercatori che più si sono distinti vi è il professor Renato Dulbecco, che proprio per le sue ricerche sull'interazione tra Dna virale e ospite umano fu insignito del Nobel per la medicina nel 1975. Al professor Dulbecco, la Lilly Italia ha voluto conferire un riconoscimento tangibile, che si concretizzerà anche in un contributo per la ricerca finanziando una carriera del "Dulbecco Telethon Institute", come noto impegnato nello studio delle malattie genetiche. Lilly vuole in questo modo evidenziare anche la propria leadership nel settore delle biotecnologie. Infatti è a questa azienda che si deve la realizzazione del primo farmaco in assoluto ottenuto mediante Dna ricombinante: la prima insulina umana. Questo risultato ha consentito non soltanto di migliorare l'efficacia di un trattamento salvavita, in quanto l'ormone è identico a quello sintetizzato dal pancreas umano, ma ha reso possibile assicurarne la disponibilità al numero drammaticamente crescente di pazienti diabetici nel mondo. L'importanza della tecnologia ricombinante, e del contributo di un'azienda d'avanguardia come Lilly, è stato illustrato a Firenze dalle relazioni di quattro clinici di massimo rilievo, impegnati in altrettanti settori strategici per la tutela della salute. Dell'area diabetologica si è occupato il professor Riccardo Giorgino, Direttore dell'Istituto di medicina interna, endocrinologia e malattie metaboliche dell'Università di Bari e Past President della Società Italiana di Diabetologia e di Endocrinologia. Giorgino ha messo a fuoco la svolta rappresentata dall'arrivo dell'insulina umana ottenuta da Dna ricombinante, ma ha anche delineato lo scenario che le biotecnologie hanno aperto per il trattamento del diabete: farmaci sempre più intelligenti e fisiologici, come i successivi analoghi dell'insulina umana, capaci di migliorare in misura finora impensabile la qualità della vita delle persone con diabete. Il professor Giorgino ha poi ricordato che fu l'esigenza di aumentare le fonti di produzione dell'insulina (allora solo estratte da pancreas animali), per provvedere alle sempre maggiori esigenze della popolazione mondiale con diabete, che spinse la Lilly a ricorrere all'utilizzo delle biotecnologie per la produzione di insulina umana. I 150 milioni di diabetici di oggi ed i 300 milioni previsti nel 2025 non avrebbero l'insulina necessaria per la loro vita se non ci si avvalesse di questa rivoluzionaria tecnologia produttiva. Il professor Silvano Adami, reumatologo del Dipartimento di Scienze biomediche e chirurgiche dell'Università di Verona e presidente della Società Italiana dell'Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro, ha illustrato le nuove possibilità terapeutiche offerte per contrastare l'osteoporosi,una malattia sempre più diffusa nelle società occidentali per diversi fattori a cominciare dall'invecchiamento della popolazione. I farmaci impiegati sinora( gli anti - riassorbitivi tipo bisfosfonati e Serms) sono efficaci nel prevenire il deterioramento scheletrico e ridurre l'incidenza delle fratture nelle persone con rischio moderato, ma offrono un risultato insufficiente per pazienti con osteoporosi più severe. Donne con 3 - 4 schiacciamenti vertebrali(fratture) pregresse hanno un rischio del 20% all'anno di subire una nuova frattura anche se in terapia convenzionale. Il teriparatide, la porzione metabolicamente attiva dell'ormone paratiroideo umano(Pth 1 - 34), prodotto con la tecnologia del Dna ricombinante, è il primo trattamento capace di riprodurre quanto più possibile i meccanismi naturali per la sintesi di nuovo tessuto osseo. Negli studi clinici, il teriparatide determina aumenti della massa ossea mai osservati in precedenza, l'allargamento dei segmenti ossei corticali ed il ripristino della micro - architettura trabecolare. Il risultato conseguente è la drastica riduzione del rischio di fratture osservate ad ogni livello. Il professor Luciano Gattinoni, ordinario di Anestesiologia e direttore della Scuola di Anestesiologia e Cure Intensive dell'Università Statale di Milano, Past President della World Federation of Societies of Intensive Care and Critical Care ha affrontato il tema della sepsi. Anche se poco nota, questa condizione determina in Europa, ogni anno, una mortalità di poco inferiore a quella del tumore al polmone e superiore di quella causata dal tumore alla mammella o al colon. Sul trattamento della sepsi grave erano stati condotti in precedenza oltre 30 studi a livello internazionale con diversi prodotti potenzialmente attivi, senza però che fossero confermate le loro premesse terapeutiche. L'arrivo della proteina C attivata (drotrecogin alfa attivato della Lilly) ha mutato questo scenario. Oggi per i pazienti destinati a morire a causa di una sepsi grave, l'uso aggiuntivo di questo nuovo farmaco può rappresentare una nuova speranza di vita. Il nuovo trattamento è già stato utilizzato in migliaia di pazienti in tutto il mondo ed i risultati clinici ottenuti anche in Italia stanno testimoniando che è stato fatto un passo avanti decisamente significativo. Il miglioramento del profilo di sicurezza, oltre che dell'efficacia, dei farmaci è stato messo in luce dall'intervento del professor Giuseppe Saggese, presidente della Società Italiana di Pediatria e ordinario della Ii Clinica Pediatrica dell'Università di Pisa. Il professor Saggese si è infatti occupato del trattamento di una endocrinopatia squisitamente pediatrica, caratterizzata da anomalie dello sviluppo e della maturazione corporea, biochimiche e metaboliche, causate da un'insufficiente secrezione dell'ormone della crescita (Growth Hormone o Gh). Da subito l'unica terapia possibile è stata identificata nella somministrazione sostitutiva di Gh. Però, prima degli anni '80 l'ormone che veniva utilizzato era estratto da ipofisi di cadavere. La disponibilità di ormone era quindi molto limitata e di conseguenza la dose di ormone utilizzata era inadeguata, con risultati non lusinghieri. Fatto più grave, l'ormone estratto da ipofisi di cadavere non era un farmaco sicuro, in quanto poteva trasmettere una malattia degenerativa cerebrale, la malattia di Creutzfeldt-jakob, una cui variante causa la malattia della mucca pazza, che si manifestava anche dopo alcuni anni dall'assunzione dell'ormone. Solo l'arrivo dell'ormone della crescita umano, ottenuto con la tecnologia da Dna ricombinante, ha reso la terapia del deficit da Gh non solo più efficace ma enormemente più sicura. Paolo Paoletti, vice-presidente Oncologia medica dei Laboratori di Ricerca Lilly, ha infine sottolineato il profilo unico della Lilly nella ricerca per le competenze e l'esperienza nelle biotecnologie affiancate alle conoscenze mediche nelle diverse aree di interesse: neuroscienze, endocrinologia, oncologia, cardiovascolare, metabolismo osseo, patologie infiammatorie e degenerative. La società è impegnata in nuovi e innovativi sentieri di ricerca, che utilizzano la genomica per l'identificazione di prodotti biologici farmacologicamente attivi in un'ampia gamma di patologie, identificando anche i pazienti target specifici che maggiormente beneficerebbero dei nuovi farmaci. In particolare il Dr. Paoletti ha illustrato un nuovo farmaco in avanzato stadio di sviluppo clinico, l'Exenatide, un analogo dell'ormone Glip-1. L'ormone Glip-1, fisiologicamente prodotto dalle cellule L dell'intestino umano, è in grado di stimolare la secrezione di insulina indotta dai rialzi glicemici. Il Glip-1 agisce sia sulle cellule beta del pancreas (quelle che producono insulina) sia su quelle alfa, riducendo la produzione di glucagone, un ormone iperglicemizzante. Un altro considerevole effetto del Glip-1 è quello di promuovere la differenziazione delle cellule beta, aumentando il numero di cellule produttrici di insulina. L'analogo del Glip-1 exenatide, costituito da 39 aminoacidi, è mille volte più attivo dell'ormone umano ed è stato isolato dalla saliva del "Gila monster", un rettile raro. Le sperimentazioni cliniche ora in fase Iii, stanno dimostrando una notevole efficacia nel controllo glicemico di pazienti con diabete di tipo Ii (o diabete dell'adulto), la forma più diffusa della malattia, riducendo significativamente i rischi di ipoglicemie severe. Nei soggetti studiati è stato inoltre osservato un marcato decremento ponderale. L'exenatide viene attualmente utilizzato con somministrazione per via sottocutanea due volte al giorno. L'innovatività del farmaco del farmaco risiede nella fisiologicità (funziona solo quando serve, e cioè sensibilizzando la cellula beta pancreatica a rispondere opportunamente ai rialzi glicemici) e nella sicurezza (non provocando ipoglicemie gravi). È in sviluppo anche una formulazione Long-acting che permetterà di somministrare il farmaco solo poche volte al mese. Altra area di ricerca consolidata per Lilly è quella sui tumori. A breve verrà presentato il primo farmaco attivo su una forma rara ma devastante di tumore della pleura (mesotelioma pleurico). Inoltre due nuove molecole entreranno in sperimentazione allargata di fase Iii, tra cui l'inibitore della proteina C beta Ii, farmaco potenzialmente attivo nell'inibizione dell'angiogenesi, che, bloccando l'apporto di sangue alle cellule tumorali, ne induce la morte. Questa è una delle prime molecole della nuova generazione di farmaci antitumorali, caratterizzati da una tossicità ridotta rispetto ai chemioterapici tradizionali.

50° ANNIVERSARIO DELLA SCOPERTA DELLA STRUTTURA DEL DNA UNA RIVOLUZIONE CHE MIGLIORA LA SALUTE DELL'UOMO SINTESI DELL'INTERVENTO DEL PROFESSOR SILVANO ADAMI DIPARTIMENTO DI SCIENZE BIOMEDICHE E CHIRURGICHE-UNIVERSITÀ DI VERONA
Firenze, 20 ottobre 2003 - L'osteoporosi: definizione e costi. Una donna su due dall'età di 50 anni va incontro ad una frattura osteoporotica. Le fratture più frequenti sono quelle a carico della colonna vertebrale. Queste fratture causano deformità progressive (cifosi) e quindi dolore cronico e marcata disabilità. La frattura di femore è una delle cause più frequenti di morte tra gli anziani ed è spesso causa di inabilità permanente. Con l'aumentare dell'età della popolazione i costi sociali dell'osteoporosi diventano sempre più preminenti. Limiti dei farmaci "anti-riassobitivi". La fragilità scheletrica che caratterizza l'osteoporosi è legata alla perdita di tessuto osseo e della sua normale architettura. I farmaci impiegati sinora (gli anti-riassorbitivi tipo bisfosfonati e Serms) bloccano l'attività distruttiva degli osteoclasti e possono quindi prevenire il deterioramento scheletrico. Questo effetto si traduce nel dimezzamento dell'incidenza di fratture, un risultato che può essere considerato accettabile per persone con un rischio moderato, ma insufficiente per pazienti con osteoporosi più severe. In donne che hanno già avuto più di 3-4 schiacciamenti (fratture) vertebrali ed in trattamento con "anti-riassorbitivi", il rischio di nuove fratture supera il 20% all'anno! La parziale inefficacia di questi farmaci va fatta risalire alla loro incapacità a ripristinare la struttura ossea originale. Ciò è teoricamente possibile solo con i farmaci con effetto "anabolizzante" osseo. L'avvento del Teriparatide, il primo "anabolizzante" osseo. L'effetto anabolizzante dell'ormone paratiroideo, somministrato in maniera intermittente (ad esempio un bolo giornaliero), è noto da anni. Tuttavia lo sviluppo clinico di queste potenzialità era reso impossibile dalla indisponibilità di quantità adeguate di ormone umano estrattivo o di sintesi. Lo sviluppo della tecnica del Dna ricombinante ha risolto questo problema, consentendo la produzione di quantità sufficienti dell'ormone paratiroideo o della sua porzione attiva 1-34 (Teriparatide) da parte in particolare della Eli-lilly in possesso da anni di ampia esperienza sia nel settore del trattamento dell'osteoporosi sia per la sintesi di polipeptidi da Dna ricombinante. Sono stati quindi avviati numerosi studi prima su modelli animali di osteoporosi e quindi di fase 2 e 3 sull'uomo. I risultati clinici conseguiti sono stati ampiamente superiori alle attese. La somministrazione giornaliera di 20 microgrammi di Teriparatide determina aumenti della massa ossea mai osservati in precedenza, l'allargamento dei segmenti ossei corticali ed il ripristino della micro-architettura trabecolare. Questi effetti ossei sono stati accompagnati da drastica riduzione del rischio di frattura ad ogni livello e ciò ha condotto alla rapida registrazione del composto per il trattamento delle forme più severe di osteoporosi da parte di Fda ed Emea. E' legittimo sperare che la prossima disponibilità anche in Europa di questo farmaco (Forsteo) potrà finalmente ridare speranza ai numerosi pazienti che vedono oggi deteriorasi drammaticamente giorno dopo giorno la loro qualità ed attesa di vita.

50° ANNIVERSARIO DELLA SCOPERTA DELLA STRUTTURA DEL DNA TRADURRE IN PRATICA LA RICERCA: IL DNA RICOMBINANTE
Firenze, 20 ottobre 2003 - Scoprire come era fatto il Dna non era sufficiente. Bisognava imparare a utilizzarlo, e ciò divenne chiaro negli anni 60. Fino a quel momento il Dna era una molecola incredibilmente lunga e chimicamente monotona, alla quale era possibile approcciarsi solo per via indiretta, con il sequenziamento delle proteine o dell'Rna o con l'analisi genetica. Inoltre, mentre le proteine sono entità discrete, e facilmente isolabili, strutturalmente e funzionalmente, il gene è una piccola regione funzionale all'interno di una molecola molto più grande (nucleotide) e, per quanto sia possibile romperla meccanicamente in parti più piccole, tali frammenti rimarrebbero indistinguibili tra loro. La soluzione a questi problemi si delinea con la scoperta degli enzimi di restrizione. Le nucleasi di restrizione sono proteine normalmente prodotte dai batteri per difendersi dagli attacchi virali: degradano il Dna del virus che ha invaso la cellula. Ogni nucleasi (ne esistono numerose forme) è in grado di riconoscere brevi ma specifiche sequenze nucleotidiche, da quattro a otto nucleotidi, come siti in cui eseguire il taglio, tecnicamente siti di restrizione. Una forbice per la doppia elica Purificando e isolando questi enzimi si ottengono "forbici" altamente specifiche che permettono di suddividere il Dna in frammenti della doppia elica di dimensioni strettamente definite, in base alle quali possono essere separati. Con questi strumenti è quindi possibile isolare i singoli geni di interesse. Inoltre alcuni di questi enzimi hanno la particolare caratteristica di eseguire dei tagli che lasciano le estremità del frammento con code a singolo filamento. Terminazioni di questo tipo vengono chiamate cohesive o sticky ends, in quanto ognuna delle due code può formare coppie di basi complementari con qualsiasi altra coda generata dallo stesso tipo di enzima di restrizione. Ciò significa che le terminazioni coesive permettono a due frammenti di Dna, prodotti dallo stesso tipo di nucleasi di essere facilmente uniti, la molecola di Dna risultante viene chiamata molecola di Dna ricombinante. Geni da fotocopiare Una volta isolato, tuttavia, ogni singolo gene deve essere disponibile in quantità sufficienti per essere studiato e manipolato. Per questo motivo si procede con una tecnica chiamata reazione a catena della polimerasi (Polymerase Chain Reaction o Pcr). La Pcr ripercorre i meccanismi cellulari di replicazione del Dna in cui alcuni enzimi "srotolano" la doppia elica del Dna per separare i due filamenti. Poi, in corrispondenza dell'origine della replicazione, l'enzima Rna polimerasi sintetizza, un breve segmento di Rna complementare a singolo filamento. Questo segmento ibrido Dna/rna agisce come "punto di innesco" per l'enzima, che sintetizza il filamento complementare allo stampo di Dna. Nel corso della Pcr, si usa prima una temperatura elevata per separare i filamenti di Dna e poi una temperatura più bassa per formare gli inneschi ibridi (gli Rna primer vengono introdotti nel sistema in vitro) in regioni del filamento che comprendono il gene di interesse. A questo punto, la polimerasi riconosce gli inneschi e sintetizza a partire da questi un segmento di Dna corrispondente al gene di interesse, utilizzando nucleotidi di sintesi. A ogni ciclo quindi il numero di copie del gene raddoppia ottenendo un'amplificazione esponenziale. Le numerose copie del gene così ottenute possono essere utilizzate per costruire altrettante molecole di Dna ricombinante. Lo stesso risultato si ottiene, anche se con minor rapidità, procedendo con l'impiego di cellule e opportuni vettori. In questo caso si costruisce il Dna ricombinante utilizzando un vettore, solitamente un plasmide, una molecola circolare di Dna, che viene inserito nella cellula di un batterio, per esempio l'Escherichia coli. Il plasmide ha la capacità di autoreplicarsi, indipendentemente dalla replicazione del materiale genetico del batterio. Si formano così numerose copie della molecola ricombinante all'interno dei batteri. Produrre farmaci col Dna Queste tecniche hanno aperto nuove prospettive nel settore delle biotecnologie. La possibilità di isolare un gene e di spostarlo dalla sua molecola di Dna di origine e dalla cellula di origine, in un altro Dna e in un'altra cellula, si è dimostrata una risorsa preziosa per sviluppare applicazioni in numerosi campi. Sicuramente in medicina è stato possibile intervenire in modo nuovo su alcune malattie e nella produzione industriale di farmaci. La stessa terapia genica si basa proprio sulla possibilità di trasferire un gene "sano" per poter correggere, attivare o disattivare un gene difettoso. In questo modo si possono inoltre ottenere vaccini più sicuri e efficaci isolando il gene che codifica per la proteina batterica o virale che agisce da antigene. Inoltre sono numerosissimi i principi attivi ottenuti mediante Dna ricombinante, il primo dei quali fu l'insulina umana. Nel 1982 la Lilly poté produrre l'ormone sfruttando la tecnologia del Dna ricombinante utilizzando il batterio E. Coli e vettori di espressione plasmidici. La portata di questa metodica è enorme. La possibilità di copiare con la massima precisione sostanze prodotte fisiologicamente allarga in maniera drammatica la possibilità di intervento del medico. Se da una parte l'impiego del Dna ricombinante consente di proporre nuove soluzioni farmacologiche, dall'altra può aumentare la disponibilità di farmaci già noti.

50° ANNIVERSARIO DELLA SCOPERTA DELLA STRUTTURA DEL DNA SINTESI DELL'INTERVENTO DEL PROFESSOR LUCIANO GATTINONI DIRETTORE DELLA SCUOLA DI ANESTESIOLOGIA E CURE INTENSIVE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO
Firenze, 20 ottobre 2003 - La sepsi è una patologia causata da un'infezione, (batteri, virus e altri patogeni) associata ad una infiammazione generalizzata di tutto l'organismo colpito. Spesso l'infezione, anziché essere localizzata in un determinato organo, si propaga tramite il sangue, in tutto l'organismo che reagisce in toto all'aggressione. La sepsi viene definita grave quando, al focolaio infettivo di partenza, segue un coinvolgimento di altri organi (Disfunzione multipla d'organo). Quando alla sepsi grave si associa una diminuzione della pressione arteriosa, dovuta ad un anormale dilatazione del calibro dei vasi sanguigni il quadro risultante è definito shock settico. Circa il 20% dei pazienti in terapia intensiva è affetto da sepsi, sepsi grave o shock settico e la mortalità e' tuttora estremamente elevata, fino all'80% nello shock settico. Data la numerosità dei pazienti colpiti e l'elevata mortalità, la sepsi è un problema di straordinaria importanza clinica, che interessa tutte le fasce d'età, dal bimbo all'anziano. La terapia si basa su tre pilastri: cura dell'infezione primitiva mediante antibiotici appropriati, supporto con farmaci o con opportune apparecchiature agli organi coinvolti, per esempio farmaci per aumentare la pressione del sangue, supporto meccanico per la funzione polmonare, apparecchiature di dialisi per l'insuficienza renale, blocco farmacologico dei meccanismi molecolari responsabili della catena infezione-infiammazione generalizzata-disfunzione d'organo. Decine di farmaci con potenziale capacità di blocco dei meccanismi molecolari sono stati sperimentati negli ultimi venti anni, tutti con esito sfavorevole. Solo una molecola, sperimentata in più di mille pazienti in Europa Stati Uniti, è stata in grado di ridurre la mortalità: Xigris -[drotrecogin alfa (attivato)/Proteica c Attivata ricombinante]. La proteina C è fisiologicamente presente nell'organismo e viene attivata quando iniziano,come nella sepsi, fenomeni di coagulazione diffusa del sangue che essa tende a contrastare. Nella sepsi la sintesi di proteina C da parte del fegato è diminuita e la sua attivazione è problematica per la diminuzione di altre molecole (cofattori) indispensabili per il processo di attivazione. Con la tecnica del Dna ricombinante la Eli Lilly è riuscita a produrre la forma attivata della proteina C umana. La proteina C attivata è in grado di modulare la complessa catena di infezione-infiammazione-disfunzione d'organo in diversi anelli: diminuisce i fenomeni di coagulazione disordinata del sangue, diminuisce la risposta infiammatoria e, inoltre, favorisce lo scioglimento dei piccoli coaguli che si formano nei vari organi e sono una delle cause più importanti del loro mal funzionamento. Dopo anni di tentativi, la biotecnologia molecolare ha finalmente permesso di produrre una molecola di provata efficacia nel ridurre la mortalità da sepsi grave e shock settico finalmente, oggi disponibile anche in Italia.

50° ANNIVERSARIO DELLA SCOPERTA DELLA STRUTTURA DEL DNA SINTESI DELL'INTERVENTO DEL PROFESSOR RICCARDO GIORGINO DIRETTORE DELL'ISTITUTO DI MEDICINA INTERNA, ENDOCRINOLOGIA E MALATTIE METABOLICHE - UNIVERSITÀ DI BARI
Firenze, 20 ottobre 2003 - La prima applicazione della terapia con Dna ricombinante è stata il diabete mellito. Si distinguono sostanzialmente due tipi principali di diabete: il tipo 1 e il tipo 2. Il tipo 1 è dovuto a una distruzione immuno-mediata delle cellule del pancreas endocrino deputate alla produzione di insulina (le cellule (); ciò si verifica in individui geneticamente suscettibili esposti a fattori di rischio ambientali con conseguente deficit assoluto di secrezione dell'ormone. Il tipo 2 è caratterizzato da una ridotta efficacia dell'insulina endogena (insulino-resistenza) e da un difetto variabile della secrezione insulinica (assoluto o relativo). L'incidenza del diabete tipo 1 è estremamente variabile in rapporto all'area geografica ed è compresa tra 0,1/100.000 (Cina, Venezuela) e 36,5/100.000 (Finlandia, Sardegna); inoltre, negli ultimi anni, si è verificato un significativo aumento della sua incidenza, con un ritmo pari a circa il 3,4% l'anno. Ancor più marcata è la crescita del diabete tipo 2; attualmente, la sua prevalenza si aggira intorno al 4-6% della popolazione generale, ma si ritiene che, in conseguenza dell'esordio subdolo e asintomatico della malattia, l'effettiva prevalenza (comprendendo, cioè, i soggetti in cui il diabete non è stato ancora diagnosticato) sia all'incirca doppia. Ogni anno si registrano circa 100.000 nuovi casi, ma il dato più allarmante è che circa il 30% dei casi di diabete tipo 2 non è diagnosticato. Inoltre, è stato stimato che, a seguito della sempre maggiore diffusione di stili di vita scorretti (dieta iperlipidica, sedentarietà), associati ad un esplosivo incremento della obesità, il numero di soggetti affetti da questa forma di diabete nel Mondo aumenterà dagli attuali 150 milioni fino a 300 milioni nel 2025. In Italia, le ultime stime parlano di due milioni di diabetici e tale numero è destinato a salire ulteriormente: per il 2025 si prevede che raggiungerà i cinque milioni. Tale situazione è particolarmente allarmante in considerazione del fatto che la mortalità dei pazienti diabetici è quasi doppia rispetto a quella della popolazione generale; inoltre, la malattia comporta una significativa compromissione della qualità della vita. Ciò è dovuto, principalmente, alle complicanze croniche associate a questo disordine metabolico; queste, nel diabete tipo 1 interessano soprattutto l'occhio (retinopatia), il rene (nefropatia) e i nervi (neuropatia), nel diabete tipo 2 compromettono prevalentemente il sistema cardiovascolare (macroangiopatia), con una forma di aterosclerosi più accelerata e diffusa rispetto a quella presente nella popolazione non diabetica. Studi epidemiologici condotti in entrambi i tipi di diabete hanno dimostrato che lo strumento principale per ridurre sia la morbilità sia la mortalità associate con la malattia è rappresentato dal conseguimento di uno stretto compenso glicemico. Lo strumento farmacologico fondamentale per raggiungere questo obiettivo è rappresentato dall'insulina. La biotecnologia moderna è una tecnologia conosciuta come tecnologia del Dna ricombinante o ingegneria genetica. La denominazione di Dna ricombinante deriva dal fatto che, mediante queste tecniche, è possibile isolare un gene di interesse e trasferirlo da un organismo a un altro (per esempio, dall'uomo ad un batterio) mantenendone la capacità funzionale, cioè, essenzialmente, la capacità di trasferire l'informazione per la biosintesi di una proteina. L'operazione di base dell'ingegneria genetica, che sta alla base della produzione delle proteine ricombinanti, è il clonaggio dei geni, che consiste nell'introdurre un gene di interesse, per esempio un gene umano che codifica per una proteina che si vuole produrre come farmaco, in un organismo ospite che viene successivamente fatto crescere in un fermentatore industriale per produrre la proteina. L'introduzione della biotecnologia nell'industria farmaceutica ha costituito una innovazione per la ricerca del farmaco e per la produzione di una nuova categoria di principi attivi, rappresentata dalle proteine ricombinanti. La produzione di proteine ricombinanti mediante processi biotecnologici garantisce l'ottenimento di farmaci ad elevato grado di purezza e sicuri, in quanto privi dei contaminanti, quali virus o altri agenti infettivi, che sono spesso associati alle proteine di origine estrattiva. Inoltre permette di disporre delle crescenti quantità di farmaco necessarie, eliminando la precarietà dell'approvvigionamento degli organi animali utilizzati in passato nella produzione estrattiva. Le proteine ricombinanti coprono oggi un ampio spettro di indicazioni terapeutiche e trovano impiego nel trattamento di patologie di elevata rilevanza sociale come, per esempio, l'insulina umana nel diabete mellito. Nei primi anni '80 la tecnologia del Dna ricombinante ha reso disponibili preparazioni di insulina umana, risolvendo importanti problemi di immunogenicità (allergie, lipodistrofie, etc.) conseguenti alla reazione dell'organismo ad un ormone simile, ma non uguale, a quello endogeno. È divenuto sempre più chiaro che il compenso glicemico deve essere molto accurato sia per quanto riguarda la riduzione della glicemia a digiuno, sia per quanto concerne le escursioni della glicemia dopo i pasti, cioè le fluttuazioni glicemiche che, secondo recenti studi, sembrano associate con il rischio cardiovascolare in maniera ancor più significativa rispetto all'iperglicemia a digiuno. Le preparazioni di insulina umana disponibili fino a circa dieci anni fa, a seguito delle loro caratteristiche farmacocinetiche, rendevano quasi impossibile il raggiungimento di tale scopo. Pertanto, il passo successivo, compiuto nuovamente grazie alla tecnica del Dna ricombinante, è stato la preparazione di analoghi dell'insulina, "costruiti" cambiando la struttura della proteina nativa, con l'obiettivo di migliorarne il profilo farmacocinetico e, quindi, l'efficacia terapeutica. In particolare, gli analoghi a breve durata d'azione, i quali vengono rapidamente assorbiti e esauriscono la loro azione nell'arco di 2-3 ore, hanno dimostrato che è possibile ottenere un significativo miglioramento del profilo glicemico senza per questo aumentare il rischio di eventi ipoglicemici. Peraltro, per perfezionare il controllo metabolico, è necessario realizzare una ottimale sostituzione della secrezione insulinica basale. Tale obiettivo è stato perseguito sinora mediante multiple iniezioni giornaliere di insulina ad azione intermedia, il cui assorbimento, però, è alquanto variabile, oppure tramite l'infusione sottocutanea continua di insulina regolare mediante microinfusori, la cui accettazione da parte del paziente, peraltro, è ancora controversa. Pertanto, la disponibilità di analoghi a lunga durata d'azione che, grazie alle loro caratteristiche elettrochimiche, tendono a cristallizzare nel sito di iniezione consentendo un assorbimento ritardato e costante, incrementa le speranze di poter ottenere una "normalizzazione" della glicemia minimizzando gli effetti indesiderati e migliorando ulteriormente la prognosi dei pazienti diabetici. Una ulteriore applicazione della terapia con Dna ricombinante nel campo delle endocrinopatie è rappresentata dal trattamento del deficit di ormone della crescita (Gh), affezione caratterizzata, nel bambino, da bassa statura, e, nell'adulto, da una vera e propria sindrome comprendente alterazioni della composizione corporea (aumento del tessuto adiposo, in particolare a livello addominale), alterazioni cardiovascolari (riduzione della massa e della funzione cardiaca), alterazioni ossee (riduzione del grado di mineralizzazione) e alterazioni a carico di altri organi e apparati (respiratorio, escretore, etc.); tali disfunzioni determinano una riduzione sia della qualità sia della spettanza di vita e, pertanto, richiedono un adeguato trattamento farmacologico di tipo sostitutivo.

50° ANNIVERSARIO DELLA SCOPERTA DELLA STRUTTURA DEL DNA SINTESI DELL'INTERVENTO DEL DOTTOR PAOLO PAOLETTI VICEPRESIDENTE ONCOLOGIA MEDICA LABORATORI DI RICERCA LILLY
Firenze, 20 ottobre 2003 - La tecnica del Dna ricombinante ha permesso negli anni '70-'80 di sintetizzare e produrre molecole quali l'insulina umana e l'ormone della crescita di importanza fondamentale per il trattamento del diabete e delle turbe dello sviluppo. Questa tecnologia ci ha permesso successivamente lo sviluppo di ulteriori molecole per il trattamento della sepsi e l'osteoporosi, che stanno cambiando radicalmente l'approccio terapeutico a queste patologie devastanti. Negli stessi anni è stata messa a punto la tecnica per disegnare anticorpi specifici (monoclonali) e bloccare recettori di superficie cellulari e modificare l'evoluzione di patologie gravi quali la cardiopatia ischemica. Anche in questo caso la tecnologia si è evoluta ed oggi siamo in grado di produrre anticorpi totalmente "umanizzati", annullando il rischio di reazioni immunitarie. Un esempio di questa applicazione, sviluppato in Lilly, è l'abciximab, l'anticorpo monoclonale che inibisce l'aggregazione piastrinica nella cardiopatia ischemica. Tuttavia la tecnologia del Dna ricombinante e quella degli anticorpi monoclinali si devono considerare come l'inizio di una rivoluzione che negli ultimi 10 anni ha portato alla definizione del menoma umano. Le biotecnologie, con la genomica e la proteomica stanno letteralmente rivoluzionando la medicina e, di conseguenza, l'approccio alla scoperta di nuovi "target" e la sintesi di nuove molecole per la cura di patologie diverse quali il cancro e le patologie cronico-degenerative. Un' evoluzione derivata dall'applicazione di queste tecnologie ha portato allo sviluppo di anticorpi monoclonali per lo specifico blocco di espressioni funzionali genetiche anomale, che fanno parte dei meccanismi complessi che portano alla formazione del cancro. La medicina sta vivendo una nuova era e stiamo cominciando a capire come muoverci nel complesso sistema biologico interno alla cellula: dai geni alla loro espressione funzionale intracellulare, con molecole e proteine che governano meccanismi complessi, fino alla successiva espressione funzionale extracellulare organo-specifica. Le biotecnologie porteranno allo sviluppo di una medicina personalizzata basata sulla farmacogenomica, che permetterà di dare al paziente un farmaco davvero "personalizzato". Tra i farmaci Lilly in avanzato stadio di sviluppo clinico, abbiamo l'exenatide, un analogo dell'ormone Glip-1. L'ormone Glip-1, fisiologicamente prodotto dalle cellule L dell'intestino umano, è in grado di stimolare la secrezione di insulina indotta dai rialzi glicemici. Il Glip-1 agisce sia sulle cellule beta del pancreas (quelle che producono insulina) sia su quelle alfa, riducendo la produzione di glucagone, un ormone iperglicemizzante. Un altro considerevole effetto del Glip-1 è promuovere la differenziazione delle cellule beta, aumentando il numero di cellule produttrici di insulina. Exenatide, costituito da 39 aminoacidi, è mille volte più attivo dell'ormone umano ed è stato isolato dalla saliva del Gila monster, un rettile raro. Le sperimentazioni cliniche, giunte alla fase Iii, stanno dimostrando una sua notevole efficacia nel controllo glicemico di pazienti con diabete di tipo Ii (o diabete dell'adulto), la forma più diffusa della malattia, riducendo significativamente i rischi di ipoglicemie severe. Nei soggetti studiati è stato inoltre osservato un marcato decremento ponderale. L'exenatide viene attualmente utilizzato con somministrazione per via sottocutanea due volte al giorno. L'innovatività del farmaco risiede nella fisiologicità (funziona solo quando serve, e cioè sensibilizzando la cellula beta pancreatica a rispondere opportunamente ai rialzi glicemici) e nella sicurezza (non provoca ipoglicemie gravi). E' in sviluppo anche una formulazione long-acting che permetterà di somministrare il farmaco solo poche volte al mese. Altra area di ricerca consolidata per Lilly è quella oncologica. A breve verrà presentato il primo farmaco attivo su una forma rara ma devastante di tumore della pleura (mesotelioma pleurico): il pemetrexed. Inoltre, due nuove molecole entreranno in sperimentazione allargata di fase Iii, tra cui l'inibitore della proteina C beta Ii, farmaco potenzialmente attivo nell'inibizione dell'angiogenesi che, bloccando l'apporto di sangue alle cellule tumorali, ne induce la morte. Questa è una delle prime molecole della nuova generazione di farmaci antitumorali, caratterizzati da una tossicità ridotta rispetto ai chemioterapici tradizionali.

50° ANNIVERSARIO DELLA SCOPERTA DELLA STRUTTURA DEL DNA SINTESI DELL'INTERVENTO DEL PROFESSOR GIUSEPPE SAGGESE PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI PEDIATRIA ORDINARIO II CLINICA PEDIATRICA - UNIVERSITÀ DI PISA
Firenze, 20 ottobre 2003 - Negli ultimi anni le ricerche in campo genetico-molecolare hanno avuto enormi ricadute sul miglioramento della salute e della qualità della vita di pazienti affetti da varie malattie. Basti pensare ai farmaci ottenuti con la tecnologia del Dna ricombinante. In molti abbiamo personalmente La mia formazione di clinico ed in particolare di endocrinologo pediatra mi ha fatto toccare con mano la rivoluzione determinata negli ultimi anni dalle conquiste in campo genetico-molecolare. Vissuto l'evoluzione della terapia insulinica, con la produzione nel 1982, da parte della Lilly, dell'insulina umana ricombinante. Una condizione che ha molto beneficiato della tecnologia del Dna ricombinante è il deficit di ormone della crescita, un'endocrinopatia squisitamente pediatrica, caratterizzata da un'associazione di anomalie auxologiche, cioè dello sviluppo e della maturazione corporea, biochimiche e metaboliche, causate da un'insufficiente secrezione dell'ormone. Questa definizione mette in evidenza alcuni aspetti importanti di questa condizione. Primo fra tutti la complessità del quadro sindromico. Si tratta di bambini con una statura gravemente compromessa, spesso con stigmate caratteristiche come la faccia da "bambola", con la radice del naso infossata e le bozze frontali sporgenti, con capelli radi e sottili. L'aspetto è paffuto e lo sviluppo puberale avviene più tardivamente dei coetanei o può essere assente. Sono bambini con una ridotta tolleranza allo sforzo fisico. Spesso il quadro clinico è più sfumato, ma in ogni caso è sempre presente la bassa statura. Gli aspetti metabolici della sindrome sono un'acquisizione relativamente recente. Si sa oggi che il Gh agisce in modo positivo sul metabolismo dei grassi, riducendo il rischio di malattia cardiovascolare, sulla massa ossea, sulla forza muscolare e sull'attività psichica. Paradossalmente, sia il bambino, sia i genitori focalizzano l'attenzione sulla bassa statura. Quello che potrebbe essere considerato un problema estetico è vissuto come la "malattia" e questa a sua volta produce altra "malattia". Infatti, il confronto con i coetanei è vissuto come qualcosa da evitare, soprattutto in età adolescenziale, quando questi soggetti ancora non hanno raggiunto uno sviluppo puberale adeguato. In una società come la nostra, nella quale la statura e l'aspetto fisico contano molto, basta osservare gli standard estetici divulgati dai media, questi bambini ed adolescenti si sentono inadeguati e con essi anche i loro genitori. Insomma, il problema della bassa statura ingenera ansia e viene vissuto con ansia. A questo si aggiunge poi la "vera malattia", quella indotta dalle alterazioni metaboliche, più evidenti in età adulta, che comportano un aumento del rischio di malattia cardiovascolare, intolleranza alla fatica fisica e disturbi psichici, disordini che peggiorano seriamente la qualità della vita. L'unica possibilità di modificare questa condizione è quella di iniziare la terapia sostitutiva con ormone della crescita. Prima degli anni '80 l'ormone che veniva utilizzato era estratto da ipofisi di cadavere. Infatti, la quantità disponibile sul mercato di tale prodotto era limitata e questo influiva negativamente sul regime terapeutico. La dose di ormone che veniva utilizzata era bassa e i risultati, in termini di statura adulta, non erano lusinghieri. L'aspetto più drammatico di questa terapia è stato, tuttavia, l'improvvisa consapevolezza che l'ormone estratto da ipofisi di cadavere non era un farmaco sicuro, in quanto poteva trasmettere una malattia degenerativa cerebrale, la malattia di Creutzfeldt-jakob, che si manifestava dopo alcuni anni dall'assunzione dell'ormone. Recentemente si è molto parlato di una variante di Creutzfeldt-jakob, mi riferisco alla malattia della "mucca pazza". Circa 180 pazienti nel mondo, trattati con ormone della crescita estrattivo, hanno contratto questa grave malattia. La disponibilità nei primi anni '80 dell'ormone ottenuto con la tecnologia del Dna ricombinante ha radicalmente cambiato l'approccio terapeutico nei bambini con deficit di Gh. Innanzi tutto il medico ha, da allora, la consapevolezza di consigliare la somministrazione di un prodotto sicuro dal punto di vista infettivologico. L'altro aspetto è che la disponibilità in quantità illimitate dell'ormone ricombinante ha permesso di eseguire precocemente e a dosi adeguate la terapia o, come si dice, di ottimizzarla, determinando un significativo miglioramento della statura finale di questi bambini e, in ultima analisi, della loro qualità di vita.

FARMACI SU MISURA: LE GRANDI PROMESSE CHE L'ITALIA IGNORA IL NUOVO MONDO OFFERTO DALLA GENETICA OFFRE ENORMI RISPARMI A CHI SOFFRE E A CHI AMMINISTRA (-30%). MA IL PIANO SANITARIO NAZIONALE NON NE FA NEPPURE CENNO. LA DENUNCIA A MEDLAB 2003
Firenze, 20 ottobre 2003 - - Farmacogenetica, ovvero farmaco giusto al paziente giusto nelle dosi giuste. Mentre altri Paesi già si attrezzano in vista di una delle grandi conquiste della genetica, l'Italia segna il passo. La farmacogenomica consentirà risparmi incalcolabili in termini di sofferenza e almeno il 30% in termini economici. Peccato che il Piano sanitario Nazionale non ne faccia neppure cenno. Una denuncia lanciata il 17 ottobre a Firenze, in chiusura del congresso di congresso di medicina di laboratorio Medlab 2003, dal professor Demetrio Neri, ordinario di bioetica all'Università di Messina, nonché membro del Comitato Nazionale per la Bioetica. La farmacogenetica, ha ricordato, studia come le differenze genetiche tra gli esseri umani influenzano la variabile risposta dei singoli pazienti ai farmaci. L'attività di un farmaco si esplica attraverso i siti-bersaglio, in genere un recettore o un enzima, una sorta di "finestra" attraverso la quale i farmaci entrano nelle cellule dell'organismo. La presenza o assenza di queste "finestre" è determinata dal corredo genetico. Dunque, se una persona non ha il gene che comanda l'apertura di una certa finestra non può ricavare nessun beneficio da un farmaco che ha bisogno proprio di quel passaggio. E' un evento che si verifica spesso. Nei prossimi anni tutto questo cambierà profondamente, perchè si potranno mettere a punto veri profili genetici, una specie di carta di identità che permetterà ai medici di predire la risposta del singolo paziente a un farmaco e quindi di stabilire se somministrarlo e in quale dose. Oggi, in realtà, anche nella cura del cancro si procede a orecchio: i chemioterapici sono praticamente somministrati solo in base all'altezza e al peso del paziente. E' però vicina la possibilità di confezionare farmaci su misura per ogni singolo paziente, con benefici multipli: di risposta terapeutica e di risparmio di sofferenza, ma anche economici. Lo slogan che sintetizza l'obiettivo finale è appunto: "La medicina giusta al paziente giusto e nella dose giusta". Come ogni altro settore della ricerca biomedica avanzata, anche questo presenta aspetti che richiedono valutazioni di tipo etico e la messa a punto di strumenti regolatori capaci di massimizzare i benefici e minimizzare i rischi. ("Per esempio", si è chiesto Neri, "che dire ai pazienti sui quali si sa che un dato farmaco non funziona? Non corriamo il rischio di accentuare il fenomeno delle malattie orfane?). Per fare questo, è necessario che le autorità comprendano esattamente la posta in gioco e adottino per tempo le misure più idonee a ricavare da queste ricerche il massimo vantaggio possibile. E' quanto si propone il Governo inglese che, in un recente Libro Bianco, ha preso sul serio l'idea di adattare la struttura dell'erogazione dell'assistenza sanitaria in vista dei cambiamenti indotti nei prossimi dalla ricerca genetica. In questo ambito notevole attenzione è riservata alla farmacogenetica: non con banali dichiarazioni di principio, ma con solidi investimenti pubblici (subito 2,5 milioni di sterline, circa 3,5 milioni di euro). "Obiettivo", ha detto Neri, "un settore che non sembra appetibile per l'impresa privata, ma che invece presenta un grandissimo interesse per lo Stato (e per i cittadini): la farmacogenetica applicata alle medicine esistenti, scelte ovviamente tra quelle di maggiore diffusione, al fine di migliorarne l'efficacia e la sicurezza nella somministrazione ai singoli pazienti". E in Italia? Neri è stato lapidario: "Da noi ci sono gruppi di ricerca, ma le autorità non sembrano ancora percepire l'importanza del settore. Il Piano Sanitario nazionale non ne parla, anche se è ormai convinzione comune che proprio la farmacogenetica, nel breve-medio periodo, sarà cruciale per diminuire i costi dell'assistenza, permettendo di evitare sprechi (secondo alcune statistiche, intorno al 30% ). E, sia ben chiaro, non è solo una questione di costi economici: il farmaco giusto al paziente giusto significa anche maggiore efficacia terapeutica e minori effetti collaterali".
Infolink: http://www.Sibioc.it  http://www.Amcli.it   

A.I.U.T.O. PREMIA I SUOI VOLONTARI E PORTA AD ABILITY RICKY TOGNAZZI, FEDERICA PANICUCCI E FLAVIA VENTO A LINGOTTO FIERE SI CONSEGNANO DOMANI RICONOSCIMENTI A 100 VOLONTARI DI TUTTA ITALIA
Torino, 20 ottobre 2003 - "sentitamente grazie" è il motto che ha caratterizzato la premiazione dei volontari di A.i.u.t.o. Che si è tenuto il 17 ottobre a Lingotto Fiere nell'ambito del salone Ability. A fare da presentatrice dell'evento Federica Panicucci che sarà affiancata da Ricky Tognazzi che presenterà il suo ultimo film e da Flavia Vento. "A.i.u.t.o." è una delle più importanti associazioni di volontariato diffusa sul territorio nazionale con 30 sedi e conta su 2000 volontari. L'assistenza si realizza attraverso due call center, uno che tende a risolvere i problemi pratici di chi ha bisogno 800237379 e uno psicologico che aiuta in modo particolare le persone sole -800237459-. Saranno 100 i premiati provenienti da tutta Italia tredici di questi riceveranno la spilla d¹oro per meriti speciali mentre per tutti gli altri ci saranno targhe e pergamene e il piacere di assistere allo spettacolo, aperto a tutti i visitatori, che i tre personaggi realizzeranno sul palco del padiglione 3 di Lingotto Fiere. Sono previsti anche premi offerti dal comune di Torino consegnati dall'assessore Stefano Lepri mentre la regione

MARTEDÌ S'INAUGURA A PARMA LA RASSEGNA DI FOOD PROCESSING PIÙ IMPORTANTE AL MONDO SI CONCRETIZZANO A CIBUS TEC I PROGETTI DI RILANCIO DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO
Parma, 20 ottobre 2003 - Dalle parole ai fatti. A pochi giorni dal convegno italo-argentino-brasiliano "Commercio internazionale e imposizione" che si è svolto a Buenos Aires con il patrocinio del Ministero Italiano delle Attività Produttive, da martedì prossimo, a Parma, una folta rappresentanza di delegati provenienti dai maggiori paesi latino-americani (ma anche dall'Australia, dalla Nuova Zelanda, dall'India, dalla Cina, dalla Russia, dalla Siria, dalla Tunisia e dal Marocco) saranno a Parma per visitare Cibus Tec, la rassegna internazionale di food processing e packaging technology più importante al mondo. E' proprio attraverso l'utilizzo degli impianti e i macchinari per l'industria alimentare (dalla trasformazione delle materie prime alla confezione fino alla distribuzione nei punti vendita), che sarà possibile realizzare i programmi di sviluppo rilanciati con sempre maggiore determinazione dai Paesi che pur vantando poderose produzioni agricole sono fortemente penalizzati dagli sprechi dovuti a trattamenti industriali non corretti. Sotto questo aspetto, acquistano particolare importanza la presenza e gli interventi alla conferenza inaugurale di Cibus Tec che si terrà martedì mattina nel quartiere fieristico di Parma, del Presidente di Confindustria Antonio D'amato, del Direttore dell'Ice Ugo Calzoni, del Presidente della Stazione Alimentare delle Conserve di Parma Giovanni Ballarini e del Rettore dell'Università di Parma Gino Ferretti, oltre alle autorità locali fra cui l'Assessore alle Attività Produttive dell'Emilia Romagna Duccio Campagnoli, il Presidente di Unioncamere Emilia Romagna Andrea Zanlari, il facente funzioni di Presidente della provincia di Parma Vincenzo Bernazzoli e Elvio Ubaldi Sindaco di Parma. "L'importanza di Cibus Tec come vetrina d'eccellenza dei macchinari e degli impianti per l'industria alimentare", ricorda il presidente di Fiere di Parma Domenico Barili, " è sottolineata dal fatto che la quantità di derrate alimentari sprecate a causa della mancanza di impianti per processi di produzione e di trasformazione, nei paesi in via di sviluppo, negli ultimi dieci anni è aumentata del 300%. Da oltre 60 anni le industrie alimentari del pianeta fanno le grandi scelte tecnologiche e gli acquisti per l'ammodernamento dei propri impianti a Cibus Tec. Ed è proprio qui che si concentrano, ogni due anni, le tecnologie più innovative. Non dimentichiamo che i maggiori impianti esistenti oggi al mondo per la lavorazione industriale del latte, delle conserve vegetali, soprattutto pomodoro, della pasta, delle carni e dell'olio di oliva, sono di fabbricazione italiana" . Nel recente convegno di Buenos Aires è stato ribadito, fra l'altro, che l'Italia oltre a permettere alle aziende argentine e brasiliane di esportare attraverso le reti già predisposte dalle sue imprese, potrà contribuire al rilancio delle aziende latino-americane con l'installazione o l'ammodernamento di impianti industriali e specifici programmi di assistenza tecnica compresi corsi di formazione sulle norme comunitarie che regolano l'imballaggio, l'etichettatura e tutti gli altri problemi relativi alla commercializzazione dei prodotti alimentari. Meccanismi che potrebbero beneficiare dei 75 milioni di euro destinati dall'Italia per la cooperazione e per favorire la cessione di tecnologie e lo sviluppo di sistemi di produzione.

A "PROGETTO FUOCO" LE RISPOSTE DELLA TECNOLOGIA NATURALE: "BLACK OUT O ENERGIA RINNOVABILE ?"
Milano, 20 ottobre 2003 - Gli improvvisi black out elettrici come quelli che hanno colpito gli Stati Uniti prima e l' Italia poi, portano in primo piano il problema dell'approvvigionamento energetico Il pensiero va subito agli anni dell"'austerity", alle città senza luci e senz'auto, e si progettano le alternative, si torna a parlare di energia rinnovabile In particolare di biomassa legnosa, termocaminetti, stufe e caminetti, bruciatori che non utilizzano più gas o gasolio. Di questo e di quanto per le nostre foreste sia salutare l'impiego della legna si parlerà dal 18 al 21 marzo 2004 alla Fiera di Verona ai convegni di "Progetto Fuoco': la principale rassegna europea che ogni due anni presenta le ultime tecnologie energetiche adattate all'uso della legna. A cinque mesi dalla quarta edizione, dichiarata ufficialmente internazionale, il 25% degli oltre 300 espositori previsti è rappresentato da aziende leader provenienti dall'estero: Canada, Danimarca, Gran Bretagna,finlandia,norvegia,svezia, Francia, Germania, Olanda, Austria, Belgio,svizzera,spagna e Rep.ceca,. Sono paesi che grazie alle energie alternative hanno raggiunto oggi, rispetto all'Italia, una minor dipendenza dal petrolio. A chi pensa che riscaldarsi a legna sia un ritorno al passato, rispondono sempre più famiglie italiane che scelgono i nuovi impianti a basso costo e a basso consumo: caldaie e stufe caricate ogni anno con 150.000 tonnellate di pellet, i cilindretti di legno pressato che automaticamente alimentano il riscaldamento di casa ,grazie agli impianti domestici che richiedono solo I'impostazione della temperatura desiderata. L raffronti parlano chiaro: a un litro di gpl da 84 centesimi di euro ne corrispondono uno di gasolio da 83 e un litro di metano da 52 centesimi; passando alla legna i costi scendono a 50 cent per quella da ardere, a 39 per il pellet e a 19 per il cippato medio. Dal sito della rassegna www.Progettofuoco.it è possibile scaricare "Fabius", un vademecum che insegna come risparmiare riscaldandosi a legna.

BPM ALLA FIERA DI MILANO PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE
Milano, 20 ottobre 2003 - L'impegno della Banca Popolare di Milano verso le piccole e medie imprese si manifesta anche con la presenza alla Fiera di Milano in occasione della prossima Emo03, fiera internazionale sul mondo della lavorazione dei metalli (dal 21 al 28 ottobre prossimi). In questa occasione sarà infatti attivo un punto di consulenza Bpm ubicato in Viale dell'Industria presso il padiglione 10 per offrire operatività e servizi ad hoc alle migliaia di operatori del settore della lavorazione dei metalli che saranno presenti in quei giorni. Perché la crescita delle piccole e medie imprese possa avvenire in modo sicuro e solido, il Gruppo Bipiemme è un vero e proprio intermediario globale per tutta l'attività internazionale svolta dagli operatori commerciali, oltre ad essere un ottimo consulente tecnico-finanziario; la professionalità degli specialisti Bpm, infatti, è in grado di fornire consulenza relativa all'assicurazione e allo smobilizzo di crediti all'esportazione e alla ricerca all'estero di sbocchi commerciali. Inoltre offre un costante aggiornamento in tema di finanziamenti dedicati all'internazionalizzazione delle imprese. Il Gruppo Bipiemme propone anche il leasing per l'acquisto di nuovi macchinari e strumenti, ammortizzando così il costo dei nuovi impianti in tempi molto più brevi rispetto ad altri tipi di finanziamento. Gli esperti e i consulenti della Banca Popolare di Milano saranno presenti in questa occasione per offrire tutta la loro professionalità e competenza.

IL MONDO DELLA MANUTENZIONE SCEGLIE MILANO NUOVO APPUNTAMENTO ESPOSITIVO E CONVEGNISTICO IN FIERA MILANO A SETTEMBRE 2004
Milano, 20 ottobre 2003 - Dal 14 al 17 settembre 2004 in Fiera Milano è in programma la 1a edizione di Bi.man, Biennale della Manutenzione Industriale, organizzata da Bias Group, una società del gruppo Vnu Business Publications Italia. Per la prima volta Milano ospiterà quindi una rassegna completa e aggiornata rivolta al mondo della manutenzione industriale. La manutenzione è ormai una componente del più ampio programma di valorizzazione del patrimonio strumentale e impiantistico di un'industria e viene ad assumere un ruolo strategico prioritario. Progettare, controllare e migliorare il proprio sistema di manutenzione: sono passi essenziale del cammino di ogni azienda che intenda vincere le nuove sfide della competitività. Una manifestazione come Bi.man sarà un'occasione privilegiata per far incontrare tutti i soggetti interessati a conoscere e a far conoscere l'oggi della manutenzione. Alla prima edizione di Bi.man si potranno pertanto trovare: aree espositive per presentare strumenti, componenti, macchine, sistemi e servizi che alimentano l'attività manutentiva nei vari campi applicativi; convegni e workshop per dibattere i problemi aperti; spazi dedicati per contatti, approfondimenti, opportunità di business In particolare, l'offerta espositiva sarà articolata secondo i principali segmenti che descrivono il più ampio panorama della manutenzione, cioè: Manutenzione meccanica, Manutenzione elettrica, Fluid Engineering, Strumentazione & Controllo per la Manutenzione, Diagnostica, Materiali, Ambiente, Sicurezza & Salute, Service. Vari sono i protagonisti del mondo tecnico e industriale che parteciperanno alla preparazione e alla realizzazione di un evento che si preannuncia di grande rilevanza per tutti gli operatori della manutenzione. A cominciare da Aiman (Associazione Italiana di Manutenzione) che da quasi 45 anni svolge un'opera di promozione e sviluppo della cultura e dell'attività manutentiva, attraverso una varietà di strumenti e iniziative. Per settembre 2004 Aiman organizzerà a Milano il proprio Convegno Nazionale e identifica fin d'ora nel Bi.man il proprio salone di riferimento; con l'obiettivo di far convergere su Fiera Milano il mondo della manutenzione industriale, portando alla Bi.man le risorse tecniche e gestionali disponibili sul territorio e distribuite attraverso una capillare rete di operatori. Altro punto di forza di Bi.man sarà la contiguità col 31° Bias, Convegno Mostra dell'Automazione, Strumentazione, Microelettronica e Ict per l'Industria, manifestazione storica nel panorama industriale italiano e punto di riferimento internazionale per i settori coinvolti. Per l'edizione 2004 Bias aspetta la partecipazione di 60.000 visitatori, 2.600 espositori su 92.000 m2 di superficie espositiva. La sinergia a tutto campo tra Bi.man e Bias, che si attuerà anche sul piano organizzativo e gestionale, può far leva sul carattere interdisciplinare della manutenzione e sulla natura trasversale delle tecnologie elettroniche e dell'automazione. Bi.man può contare sull'apporto esclusivo di Manutenzione - Tecnica Management, rivista italiana da 10 anni leader per il mondo della manutenzione e gestione di impianti industriali, e organo ufficiale di Aiman; e sulle altre testate italiane e internazionali di Thomas Industrial Media, quali: le diverse edizioni di Ien, Technische Revue, Pei Magazine e Manutenzione che sarà Media Sponsor Ufficiale della rassegna. Bi.man ha anche il supporto promozionale di tutte le testate di Vnu Business Publications, il più grande editore al mondo, per assicurare la massima copertura e divulgazione dell'evento in tutti i settori che si rivolgono agli impianti industriali. Forte anche di questi supporti e della pluriennale esperienza in campo fieristico, Bias Group ha in programma una intensa azione per la promozione della mostra presso i potenziali visitatori internazionali, anche attraverso la partecipazione alle principali manifestazioni mondiali, come: Isa Instruments (Huston), Automation Europe (Parigi), Emo (Milano), Productronika (Monaco), Rich-mac (Milano), Hannover Messe (Hannover), Fluidtrans (Milano).

VERONA: XVIII EDIZIONE GIORNATE INTERNAZIONALI DELL'ARREDO SI CONFERMA IL TREND DI CRESCITA INTERNAZIONALE
Milano, 20 ottobre 2003 - Il clima generale di incertezza economica non sembra aver influito sulla buona riuscita della Xviii edizione di Abitare il Tempo. Sia per quanto concerne la presenza di espositori, che si sono attestati complessivamente sul numero di 600, sia e soprattutto per quanto riguarda l'entità degli operatori esteri che hanno visitato quest'anno la rassegna e che hanno fatto registrare un più 7,18%: una percentuale che sale a + 9,24% se si include anche il numero dei giornalisti provenienti dal resto del mondo. In attesa dei dati ufficiali certificati da Fkm, si può comunque anticipare che a fronte di un numero di operatori italiani pressoché invariato (43.260) e comunque in aumento, è stato registrato un totale di 6280 visitatori esteri. La qual cosa conferma il trend di crescita internazionale che contraddistingue le ultime edizioni di Abitare il Tempo. A convalida della sua centralità per il sistema dell'arredamento a 360° gioca anche l'interesse della stampa internazionale i cui esponenti arrivano sempre più numerosi a Verona: i giornalisti totali registrati sono stati infatti 570 ed hanno segnato un incremento del 23,38% rispetto al 2002. Grande interesse ha suscitato il programma degli eventi progettati appositamente per arricchire con variegati e numerosi spunti culturali la visita di questa edizione, che ha coperto complessivamente una superficie espositiva di 80.000 metri quadrati, a cominciare dalla mostra Edentity, a cura di gumdesign, sul tema dei giardini, allestita nel piazzale di ingresso dei padiglioni fieristici. L'idea centrale di questa 1 a Esposizione di giardini tematici è quella di trovare nuove soluzioni applicabili ai giardini domestici e ai parchi pubblici. Un discorso speciale va al repertorio di materiali tessili visibili ad Abitare il Tempo 2003 grazie alla presenza, tra gli espositori, delle aziende di Incontri (Mostra del tessuto d'arredamento e del tappeto d'autore) e al tema della mostra "Il teatro del tessuto", curata da Ettore Mocchetti e dedicata all'alta decorazione. Entrambi i casi hanno dato modo di vedere e apprezzare collezioni di tessuti che si ispirano alla moda per quanto concerne le sequenze cromatiche che vengono proposte su materiali nobili (lana e sete soprattutto) il cui pregio sta ancora una volta nell'evocare immagini di grande forza sensoriale. La suggestiva scenografia della mostra, inoltre, ha inteso richiamare il modernismo metafisico dell'architettura italiana di fine anni '30. In questo contesto si aprivano quattro grandi stanze, allestite secondo i progetti di Michele Bònan, Stefano Dorata, Anna Gili e Paola Navone, mentre una sequenza di nicchie ideate come veri e propri "quadri" esaltavano le qualità dei tessuti dei più prestigiosi editori tessili italiani ed esteri. Giovedì 18 settembre, un pubblico commosso ha a lungo applaudito Maddalena De Padova nel momento in cui il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi le ha conferito il Premio Abitare il Tempo. Per il 2003 infatti, il Comitato di Indirizzo Scientifico e Culturale ha deciso di premiare questa forte personalità, che con il suo modo di pensare e promuovere il design lo ha consacrato come idea fondante del bello nel nostro vivere quotidiano. Tendenze: sottofondo di cultura umanistica per l'abitare Grande curiosità hanno rivestito le sperimentazioni relative alle possibili applicazioni del progetto di design nell'architettura d'interni contemporanea, frutto del lavoro di una numerosa équipe di professionisti affermati e di giovani emergenti, partecipanti all'ampio programma di Mostre e Laboratori. Sintetizzando il repertorio di immagini immagazzinate nella memoria visiva di chi abbia visto tutte le proposte di Abitare il Tempo edizione 2003, sia quelle esposte nei padiglioni degli espositori, sia quelle suggerite negli eventi culturali, si potrebbe dire che mai come quest'anno esisteva un legame di continuità fra le concretezze della produzione reale e le ipotesi ideali della progettazione. Valgano come esempio i prototipi di casa, all'interno del laboratorio Abitare il Xxi secolo (curata da Carlo Amadori, Vanni Pasca e Luca Scacchetti), ed ideati da Piero Lissoni ("Labirinti Domestici"), Peter Bottazzi e Tanja Solci ("Room - zattera in una stanza"), Giulio Cappellini ("A tavola"), Fabio Novembre ("Casa"), Nucleo design solutions ("Nucleo Home"), dove i criteri di funzionalità e comfort si esplicano in un contesto di grande serenità e distensione: spazi senza tempo realizzati con prodotti di serie ma resi emozionanti dall'apporto di materiali raffinati, colori discreti, arredi dalle linee classiche. Che significa maggiore attenzione alla sensorialità, perché al centro dell'attenzione c'è l'uomo e i suoi bisogni fondamentali. A questo spirito è anche riconducibile la mostra "Casa Colombo", a cura di Carlo Colombo, allestita nei padiglioni promozionali. Per quanto attiene la ricerca e la sperimentazione, un filo conduttore legava per altri versi le ricognizioni sulle aree territoriali dominate da un imprinting storico qual è la tradizione nel lavoro di tipo artigianale. Le tre mostre attinenti a questo argomento "Metamorfosi - La tradizione tra forma e funzione" (a cura di Gianmaria Colognese), "La casa e il luogo - Bassano identità e modernità" (a cura di Luca Scacchetti) e "Finis terrae - La casa di frontiera" (a cura di Francesco Spada) sovrappongono a tre distinte identità geografiche italiane (nell'ordine, Verona, Bassano e Salento) dei linguaggi progettuali innovativi che diversificano in modo dialettico le tipologie di prodotto locali. Più fedele alla storia è stata invece la riedizione filologica "Il mobile delle Avanguardie sovietiche degli anni Venti" (a cura di Giuseppe Albanese) che ha messo in risalto la versatilità delle aziende veronesi nell'interpretare e costruire talune opere dei maestri russi che ancora oggi risultano di grande interesse dal punto di vista del design. Con la mostra Alessandro Mendini + Cleto Munari "Micromacro" (a cura di Elvilino Zangrandi) due grandi personaggi, lavorando insieme, hanno dato vita a sedici micro architetture in acciaio e vetro soffiato a Murano, per dimostrare che l'architettura può essere ancora "la madre di tutte le arti". Enzo Mari, "A cosa serve un tavolo", è stata la risposta di un designer intransigente alle "aberrazioni dei mercato globale". La sua proposta, che nasce dall'intenzione di trovare una soluzione intermedia nell'ambito di trasformazioni ormai inevitabili, si è esplicata in oggetti (tavoli e sedie) compatibili con i bisogni primari dell'uomo. Ettore Sottsass con "La superficie virtuale", ha simulato un paesaggio insolito e inaspettato per presentare le potenzialità di una nuova materia, il laminato. Terminando il percorso nel Pad. 8, il Politecnico di Milano con il contributo di Group Environmental Affairs Ab Electrolux-sweden ed Electrolux Zanussi Italia ha affrontato il tema della sostenibilità in relazione con il mondo degli elettrodomestici nella mostra "Scenari di sostenibilità domestica". Il rapporto tra materiali nobili in natura, architettura e interior design ha visto una ulteriore forte concretizzazione al padiglione 1: la mostra "La casa di pietra" curata da Roberto e Ludovica Palomba (nel contesto del Laboratorio Abitare il Xxi secolo), ha inteso valorizzare le qualità di marmo e pietre nei luoghi domestici, mentre "International Award Architecture in Stone", a cura di Vincenzo Pavan ha presentato le sette opere che hanno vinto l'omonimo premio dedicato alle architetture più significative nell'uso dei materiali lapidei. Insieme, le due mostre, coordinate da Carlo Amadori e Vincenzo Pavan, sono il frutto della sinergia fra Abitare il Tempo e Marmomacc (Mostra internazionale di marmi, pietre e tecnologie). L'indagine progettuale è stata completata da Philippe Daverio con la mostra "L'occhio nervoso di Giotto a casa di Giulietta". L'autore del progetto 2003, legato al mondo dell'arte, ha visto nella storia dei due amanti veronesi gli esiti di una profonda rivoluzione sociale che riportava in primo piano sentimenti e idealità. Lo stesso mutamento che Giotto esaltava nei suoi affreschi di Padova e Assisi. Un pubblico numeroso e attento ha inoltre seguito lo svolgimento del convegno a cura di Federmobili "il modello italiano della distribuzione", svoltosi venerdì 19 settembre e dedicato ai fattori di competitività di questo settore, ancora connotato da una forte polverizzazione, e al ruolo dell'innovazione necessaria per recuperare i gap negativi e conciliare i ruoli di designer, produttori e distributori, ovvero di soggetti con interessi coincidenti. Convivialita' Abitare il Tempo è da sempre anche un evento dove ritrovare il piacere dello stare insieme. Con questo spirito, grande successo hanno avuto le due splendide Serate di gaia organizzate a Villa Giusti, giovedì 18 e venerdì 19, che hanno visto la partecipazione di rappresentanti del mondo del design e dell'architettura, giornalisti ed ospiti internazionali. La cena è stata preceduta dalla performance musicale "11 Bosco dell'Acqua", installazione di Giorgio Correggiari, musica di Giovanni Mirabile e voce di Antonella Ruggiero. Infine, anche quest'anno Abitare il Tempo ha organizzato I'happy Hour, open bar per gli ospiti della Fiera, presso il Foyer del Teatro Nuovo, nel cuore di Verona e proprio di fronte alla Casa di Giulietta. L'edizione 2004 di Abitare il Tempo si terrà dal 16 al 20 settembre.

CIVILTÀ DELL’ABITARE: L’EVOLUZIONE DEGLI INTERNI DOMESTICI EUROPEI
Milano, 20 ottobre 20032 - Venerdì 17 ottobre, presso la Triennale di Milano, si è aperta la mostra "Civiltà dell’abitare: L’evoluzione degli interni domestici europei", che propone una ricognizione storico-critica della cultura europea dell’abitare attraverso lo studio di abitazioni paradigmatiche nel tempo, dei modi di abitare nei diversi paesi europei e in quelli con cui la cultura europea è interrelata. Le opere considerate sono intere abitazioni, singole stanze o ambienti colti nella concreta definizione di spazio, margini, attrezzature e complementi d’arredo fissi e mobili, cioè nella loro forma complessiva, impianto distributivo, rapporti dimensionali e aspetti relativi al materiale, al colore, alla luce naturale e artificiale e a tutte le sottolineature espressive proprie della decorazione. L’orizzonte temporale, riferito prevalentemente al ventesimo secolo ma con significative estensioni ai secoli precedenti, consente di mettere a fuoco i valori permanenti dell’abitare europeo sottesi alla sua complessa dinamica storica fino all’attualità delle tendenze, e di porre così le basi culturali per il suo sviluppo futuro. Nell’impossibilità di rendere circolanti i beni culturali oggetto dello studio, sia per la fissità e unicità di quelli ancora esistenti, sia perché per la maggior parte di essi è rimasta solo testimonianza iconografica e letteraria (testi, immagini, disegni di progetto, rilievi, ecc.), la mostra si avvale di una loro ricostruzione simulata con modelli tridimensionali in scala o virtuali di immediata lettura e forte impatto comunicativo. Si segnala in particolare il forte coinvolgimento conoscitivo ed emozionale dei fruitori degli eventi espositivi che sarà determinato dalla percezione diretta di “spaccati” tridimensionali in scala fortemente realistici degli spazi domestici considerati; spaccati che consentono di vedere tutto e di diventare così, per la permanenza dei valori di cultura dell’abitare in essi testimoniati, veri e propri “modelli possibili dell’abitare”. La mostra è stata costruita in collaborazione fra sei Università europee [Politecnico di Milano; Tu (Technical University), Vienna; Tesign (International Institute of Integral Design), Lohmar (D); Esad (Escola Superior de Artes e Design), Oporto; Uic (Universidad Internacional de Catalunya), Barcellona; Facultad de Bbaa, Universidad Politecnica, Valencia], che si sono confrontate su questo tema, individuato i casi studio e realizzato i modelli. Il lavoro, finanziato nel programma Cultura 2000 della Comunità europea, è coordinato dal Clac- Centro Legno Arredo Cantù, con la guida scientifica del Dipartimento di Progettazione dell’Architettura del Politecnico di Milano e il supporto della Triennale di Milano. Il percorso espositivo, organizzato cronologicamente, si muove, attraverso 100 modelli e 10 filmati, dagli interni medioevali, nei quali si definisce il moderno concetto di comfort, sino alle più recenti realizzazioni, dove l’idea di abitare è declinata nei codici formali del neomoderno, del minimalismo, dell’high-tech e del decostruttivismo. Ogni modello è accompagnato da un pannello che raccoglie immagini fotografiche, schizzi e disegni (originali o di ridisegni interpretativi) che spiegano l’opera e la collocano nel contesto di origine. Dopo il 21 dicembre 2003 la mostra, visitabile con orario continuato dalle 10.30 alle 20.30, con esclusione del lunedì, lascerà la Triennale di Milano e si sposterà nelle sedi delle Università partner.

IL NUOVO PROGETTO DEL BOB
Torino, 20 ottobre 2003 - A poco più di due anni dai Giochi di Torino 2006, il bob cerca di rinnovare i fasti che negli anni passati lo hanno portato agli onori delle cronache, regalando all'Italia medaglie e allori olimpici. Così è nato un nuovo progetto di comunicazione. Il primo passo di questo progetto è www.Bobitalia.it presentato in anteprima al salone della Montagna-festa della Neve. Per l'occasione sono stati presentati anche alcuni componenti delle squadre di bob a 4 maschile e bob a 2 femminile. Indubbiamente il volto più conosciuto e rappresentativo è quello dell¹altoatesina Gerda Weissensteiner, già oro olimpico nello slittino a Lillehammer 1994. Abbandonata l¹attività agonistica per due anni, Gerda si è dedicata alle squadre juniores dello slittino. Poi, colta da nostalgia per i lunghi e freddi budelli delle piste, ha accettato la nuova sfida del bob femminile che fece la sua prima apparizione come sport olimpico a Salt Lake nel 2002. Dopo una prima stagione interlocutoria, in coppia con Antonella Belluti dallo scorso anno fa coppia fissa con la velocista Jennifer Isacco ed i risultati sono subito stati esaltanti: una vittoria in una gara di Coppa del Mondo (Calgary, Canada) e terzo posto assoluto nella classifica finale di Coppa. Ora le due ragazze, affiancate dall¹altro equipaggio composto da Jessica Gillarduzzi e Antonella Dal Bianco, sono pronte alla nuova sfida. Anche i colleghi maschi, quest'anno guidati dal nuovo tecnico, il lettone Sandis Prusis (vera gloria vivente della specialità) puntano in alto. Samuele Romanini, Omar Sacco, Fabrizio Tosini (pilota) e Cristian La Grassa, tutti con discreti e lusinghieri risultati nell'atletica (La Grassa ha vinto un titolo italiano indoor nel salto triplo) si sono preparati con lunghe sedute estive ed ora, grazie anche a nuovi mezzi in dotazione, hanno la ferma intenzione di ritornare, e soprattutto rimanere, nell'elite della specialità.
Www.bobitalia.it

"SMAU SICILIA 2003" - SALONE DI INFORMATICA, COMUNICAZIONI, ELETTRONICA DI CONSUMO - CATANIA, 13/16 NOVEMBRE
Catania, 20 ottobre 2003 - "Smau Sicilia" è l'evento espositivo e convegnistico organizzato da Smau-milano e dalla Provincia di Catania con il patrocinio della Regione Siciliana, del Comune di Catania, dell'Università di Catania, dalla Camera di Commercio, dall'Azienda Provinciale Turismo e dal Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia. Momento di aggregazione tra operatori e utenti del mondo dell'Ict, efficace strumento di comunicazione, ma anche occasione di aggiornamento e approfondimento sui temi dell'innovazione tecnologica, "Smau Sicilia" vuole offrire un panorama completo sui distretti tecnologici e le pubbliche amministrazioni locali, catalizzatori dell'innovazione tecnologica nei Paesi del Mediterraneo. Un'opportunità di confronto e sviluppo strategicamente collocata nell'Etna Valley, una delle zone industriali più significative della Sud Italia, polo di attrazione di investitori e aziende nazionali e internazionali, mercato dinamico ricco di potenzialità. Da singola manifestazione fieristica a sistema di esposizioni, contenuti, new media. Così si è trasformato Smau-milano, oggi sempre più accreditato partner di riferimento per le aziende e il mercato. Nel 2003, in ambito fieristico, accanto al grande evento milanese (Fiera Milano 2-6 ottobre) chiuso con successo e buone speranze di ripresa del settore, Smau ha realizzato Smau Salutec a Napoli, Smau Ilp, Smau Sicilia a Catania(le Ciminiere, 13-16 novembre). Su Internet, Smau cura
www.Smau.it  , il quotidiano dell'Ict, uno dei più frequentati portali dedicati. Ionoltre, per promuovere la cultura dell'Ict e dell'elettronica di consumo, Smau durante l'anno propone convegni e studi di mercato, tra cui Italia.ict ed Eito (europeo). Smau International, infine, offre il supporto alle aziende italiane che vigliono conoscere e avvicinare i mercati esteri. Www.smau.it info@smau.It smausicilia@smau.It

"H & S - HOSIERY & SEAMLESS" - SALONE DELLA CALZETTERIA E DEL SEAMLESS - CENTRO FIERA DEL GARDA - MONTICHIARI, BRESCIA, 16/18 NOVEMBRE.
Brescia, 20 ottobre. 2003 - "H & S" è il punto d'incontro dei committenti internazionali delle Private Label e dei compratori della grande distribuzione con i produttori di collant e calze per donna, uomo, bambini, sport, sanitari e del semless nella sua ampia varietà di prodotti, che vanno dall'intimo alla moda-mare, ai capi sportivi e anche di abbigliamento esterno. Un incontro a 360°, per lo studio congiunto di prototipi per l'Autunno/inverno 2004/2005, per commesse su collezioni e per la conclusione di ordini per la Primavera/estate 2004. Saranno presenti espositori europei ed extra-europei. La Bussola: un'area agli orientamenti di Stile, Tendenze, Prodotti, collocata all'interno del Padiglione espositivo, dove saranno a disposizione dei visitatori le tendenze moda della calzetteria e del seamless per l'autunno/inverno 2004-2005 elaborate dalla Rivista Modalineamaglia in collaborazione col Centro Servizi Calze di Castel Goffredo (Mantova), nella "Valle delle Calze" che comprende i distretti industriali del settore: Castel Goffredo (produzioni donna) e Botticino (produzioni uomo-bambini) mète tradizionali dei grandi committenti e compratori.
Infolink: www.Hosiery-seamless.com

IN VALLE AURINA (BZ) ARRIVANO I FORMAGGI D'EUROPA: DAL 27 AL 29 FEBBRAIO 2004 OLTRE 200 SPECIALITÀ
Bolzano, 20 ottobre 2003 - "Il formaggio è latte che è diventato adulto". La citazione compare nel 1937 sulla rivista inglese gourmet Epicure's Delight e mai definizione fu più azzeccata, soprattutto se si pensa che 66 anni dopo sono diventati "adulti" sia il formaggio che la maggior parte dei suoi produttori. Lo proverà il Grande Mercato Internazionale del Formaggio a Campo Tures, nelle Valli di Tures e Aurina (Alto Adige-südtirol), dal 27 al 29 febbraio 2004 (ogni giorno, dalle ore 9.30 alle 18.00). Da tutta Europa arriveranno oltre 200 " campioni" della produzione caseraria per entendeurs: da Cipro alla Frisia, da Cuneo a Vienna, passando naturalmente dalla produzione italiana e in particolare altoatesina (presenti tutte le latterie, dalle più piccole ai giganti della lavorazione del latte). "E' un grande evento con importantissime valenze culturali, oltre che commerciali - assicurano i promotori dell'evento - con un enorme scambio di esperienze e con la possibilità unica per i visitatori di prendere contatto con un mondo affascinante come quello di contadini, pastori e produttori di alta qualità e di presenza 'storica'". Quali le meraviglie, allora? Presto detto. Nel Centro Tubris vedremo in mostra i "magnifici 200" e oltre. Ai visitatori il piacere di scoprire vecchie eccellenze e gradite novità: uno per tutti, Hansi Baumgartner, famoso ristoratore di Rio Pusteria, della gilda dei "jeunes restaurateurs" (chi non lo ricorda nelle passate edizioni della "Prova del Cuoco" su Rai1?) che ha abbandonato la ristorazione per dedicarsi all'affinamento dei migliori formaggi altoatesini (elevandone la qualità) e a far da trainer a tutti i piccoli produttori di talento. Ci saranno, con le loro etichette più famose, anche piemontesi, pugliesi, siciliani, campani. Questi ultimi porteranno a Campo Tures la mitica mozzarella di bufala e la produrranno in loco, per la gioia dei presenti e per la curiosità dei loro colleghi sudtirolesi. I viennesi offriranno le loro delicatezze fatte di pomodorini e olive ripiene di formaggio fresco e di peperoncini alla "feta". I ristoratori saranno i protagonisti delle giornate all'insegna del "Formaggio in tavola": dai primi piatti al dolce! Sulla piazza del Municipio di Campo Tures arriverà, per la prima volta, la "malga dei Pastori", spazio riservato ai migliori produttori locali, con esposizione, degustazione e vendita, ma soprattutto con dimostrazioni dal vivo su come ottenere un ottimo formaggio contadino. Nel Museo del Parco, un'esposizione dedicata al mondo delle malghe avrà come protagonista il famoso formaggio "grigio", il tipico più tipico del territorio. Nato dalla scrematura del latte, una volta ottenuti i derivati più grassi (attenzione, patiti della dieta, il "grigio" contiene solo il 2% di grassi animali!), questo formaggio di nicchia ha un gusto particolare che gli deriva dalla salatura della cagliata, dalla stagionatura " a caldo" (una o due settimane alla temperatura di circa 30°), oppure più raramente "a freddo" (12 settimane in cantina), con velatura muffata che lo rende ancora più interessante. Si gusta sul pane di segale, condito con burro, oppure con extravergine d'oliva, aceto e cipolle in fettine. Una delizia, di cui ogni produttore custodisce il segreto (in Alto Adige-südtirol lo producono solo due latterie). Poi c'è il "Blues and Blue", originale concerto serale con una valenza in più: degustazione di Blue, il formaggio con le cosiddette "muffe nobili", e vino. Per seguire questa grande festa si può alloggiare in una delle tante strutture ricettive suggerite dal Consorzio Area Vacanze Valli di Tures e Aurina (Alto Adige - Südtirol). Ad esempio, il pernottamento in hotel tre stelle, in camera doppia con prima colazione, costa 32 euro al giorno per persona, mentre in bed&breakfast dai 15 ai 20 euro a persona. Alloggiare nella Valli di Tures e Aurina, Infolink: www.Campo-tures.com
www.Tures-aurina.com

"WINE FOR ASIA" - MOSTRA INTERNAZIONALE DI VINI PERT ID SUD EST ASIATICO - SINGAPORE, 28/30 NOVEMBRE.
Singapore, 20 ottobre 2003 - Manca ormai poco più di un mese all'apertura della Mostra Internazionale "Wine for Asia", importante punto di riferimento per produttori di vini pregiati e di etichette famose, o che vogliono diventarlo, di tutto il mondo per farsi conoscere e ottenere introduzione, o rinsaldarla, sul mercato in continua crescita di Singapore e Paesi del Sud-est Asiatico, Cina compresa. Sette dei quindici mercati a più rapida crescita nel mondo in termini di volume e valore si trovano in Asia. Dalla città-stato di Singapore - centro economico, finanziario e commerciale di primaria importanza per tutta la zona: Indonesia. Thailadia, Vietnam, Filippine, Malaysia, India e Cina Si tenga anche presente il continuo aumento del turismo europeo ed occidentale in questi Paesi con un buon numero di alberghi presenti o in costruzione per soddisfare le richieste di questo tipo di clientela abituata ad un buon tenore di vita, che si sta diffondendo sempre più anche nella popolazione locale. Sono previsti oltre 25.000 visitatori: catene alberghiere, grande ristorazione, proprietari di bar e pub, compratori individuali, importatori, dettaglianti, buyers della grande distribuzione. Convegni e tavole rotonde con produttori internazionali e operatori locali completano il programma espositivo.
Infolink: www.Wineforasia.com

1° CONCORSO NAZIONALE CALDO "ANTONIO NEBBIA" PER ISTITUTI ALBERGHIERI : "IL POLLO NELLA TRADIZIONE LOCALE E NELL'INNOVAZIONE ENOGASTRONOMICA"
Milano, 20 ottobre 2003 - Da oltre 20 anni Fileni svolge un ruolo leader nel settore avicunicolo. La chiave di questo successo è nella scelta precisa con cui l'Azienda persegue la missione aziendale: offrire prodotti sani, di eccellente qualità e genuini. L'obiettivo di controllare la filiera dall'allevamento alla distribuzione ha fatto in modo che Fileni diventasse l'unico partner del consorzio "Almaverde Bio" per il comparto di carni da allevamento biologico. L'azienda, che coinvolge più di 1.000 dipendenti, nello stabilimento di 30.000 mq a Cingoli, sulle colline marchigiane, attesta la sua coerenza nei confronti della sua missione: creatività, innovazione e un atteggiamento sempre aperto al miglioramento e all'accettazione di nuove sfide. La Fileni, attenta al presente e proiettata nel futuro, ha deciso pertanto di sponsorizzare all'interno del proprio territorio, il 1° Concorso Nazionale caldo "Antonio Nebbia" per Istituti Alberghieri, in collaborazione con l'I.p.a.s.s.a.r.t. "Balcone delle Marche" di Cingoli e l'Associazione Cuochi della Provincia di Macerata "Antonio Nebbia". Il concorso è stato ideato per valorizzare il lavoro degli studenti degli Istituti Alberghieri d'Italia all'interno di una manifestazione importante per il territorio marchigiano qual è "Cibaria", fiera annuale di prodotti tipici locali delle Marche. Il prossimo 3 novembre Antonio Brocani, chef dell'Azienda Fileni, insieme ad altri giurati, decreteranno come vincitore del concorso l'autore della ricetta valutata in base ai seguenti criteri: ricerca, originalità, presentazione, tecnica e professionalità nell'esecuzione e degustazione. La Fileni, inoltre, metterà a disposizione dei primi due vincitori un corso presso l'Etoile, scuola d'Arti Superiori Sottomarina nei pressi di Venezia. Il mondo Fileni così ripercorre il connubio tra tradizione e innovazione, tra la cura artigianale del prodotto e le dimensioni della moderna industria, tra qualità e gusto, per assicurare sempre ai consumatori i migliori prodotti.

GIORGIONE LE MARAVIGLIE DELL'ARTE VENEZIA, GALLERIE DELL'ACCADEMIA, SALA XXIII DAL 1 NOVEMBRE 2003 AL 22 FEBBRAIO 2004 VIENNA, KUNSTHISTORISCHES MUSEUM DA MARZO A GIUGNO 2004
Venezia, 20 ottobre 2003 - Dal 1 novembre 2003 al 22 febbraio 2004 le Gallerie dell'Accademia di Venezia ospitano uno straordinario evento espositivo dedicato a Zorzi da Castelfranco, detto Giorgione, tra i maestri più affascinanti e misteriosi della pittura rinascimentale. L'occasione è offerta dalla presentazione della Pala del Duomo di Castelfranco dopo l'esemplare restauro eseguito nei laboratori del museo a cura della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Veneziano, la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico del Veneto e l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Esponendo la Pala alle Gallerie, naturalmente all'interno di una speciale teca climatizzata, non si poteva non accostarla alle altre opere presenti nel museo: la Tempesta, la Vecchia, la Nuda, e insieme a queste il Cristo portacroce della Scuola Grande di San Rocco, unico altro dipinto rimasto in città e ormai concordemente assegnato all'artista. E' sembrato conseguente aggiungere alla Nuda, frammento superstite della grande decorazione del Fondaco dei Tedeschi, quel Putto alato recentemente ricomparso in collezione privata inglese, che John Ruskin aveva acquistato a Venezia nella seconda metà dell'Ottocento, anch'esso restaurato, e mai esposto prima in pubblico. A fronte di questo progetto il Kunsthistorisches Museum di Vienna ha consentito allo straordinario prestito dei Tre filosofi e della Laura che, dopo la mostra del 1955, non si sono più potuti vedere accostati. Inoltre il museo Boijmans van Beuningen di Rotterdam, proprio per la presenza contemporanea della Tempesta e dei Tre filosofi (condizione che aveva posto come sine qua non), ha eccezionalmente concesso in prestito l'unico disegno certo di Giorgione, Figura in un paesaggio, che presenta diverse analogie con i due dipinti. Per ragioni di conservazione il prezioso disegno potrà rimanere in mostra solo per quattro settimane ed essere visibile solo per alcune ore al giorno (negli intervalli rimarrà al buio e coperto). Il Comune di Castelfranco, a sua volta, è inserito nel percorso espositivo con il famoso fregio di casa Marta Pellizzari, che riapre al pubblico per l'occasione dopo il restauro e con un nuovo impianto di illuminazione, e la cui visita sarà gratuita per i possessori del biglietto della mostra. Essere riusciti a raccogliere nove opere fondamentali dell'artista, che presenta un corpus non superiore a 25 titoli, è un'impresa eccezionale che da oltre cinquant'anni non riusciva a realizzarsi. Studiosi di fama internazionale hanno collaborato alla stesura del catalogo Marsilio con saggi, schede, una bibliografia aggiornatissima, completato da una sezione relativa alle analisi stratigrafiche, radiografiche e riflettografiche, con particolare attenzione ai risultati del restauro della Pala. Non mancano le novità: sul piano iconografico, sulla complessa creazione delle opere, sulla storia della loro circolazione. Tra queste le tracce di disegni evidenziate dalle riflettografie persino nella Tempesta e la scoperta che la Pala eseguita essenzialmente a tempera, mentre, la Tempesta e la Vecchia sono realizzate con una tecnica mista: a tempera e a olio. Ma se la tecnica è meno innovativa di quanto si fosse creduto in passato, completamente nuovi sono la resa del paesaggio, i soggetti e la stupefacente sensibilità cromatica.

CITTÀ DI CASTELFRANCO VENETO: RIAPRE AL PUBBLICO LA 'CASA DI GIORGIONE', CON IL 'FREGIO DELLE ARTI LIBERALI E MECCANICHE' ED ALTRI AFFRESCHI RESTAURATI (GIORNATA INAUGURALE: 1 NOVEMBRE 2003; APERTURA: DALL'1 NOVEMBRE 2003 AL 29 FEBBRAIO 2004)
Castelfranco Veneto, 20 ottobre 2003 - Sabato 1 novembre 2003, in concomitanza con l'apertura della mostra veneziana "Giorgione. Le maraviglie dell'arte", riaprirà al pubblico la 'Casa di Giorgione' restaurata e saranno nuovamente visitabili il 'Fregio delle Arti Liberali e Meccaniche', attribuito a Giorgione, ed altri affreschi, a conclusione di un accurato intervento di conservazione e di recupero. La restituzione pubblica dell'antica dimora e dei suoi apparati decorativi si deve alla generosa iniziativa della Fondazione Cassamarca di Treviso, che si è avvalsa della progettazione curata dallo Studio Carli-moschino di Padova e degli indirizzi e supervisione della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici del Veneto e della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico del Veneto. La giornata dell'1 novembre sarà aperta alle 10.30, nel settecentesco Teatro Accademico, da un convegno introdotto dai saluti del sindaco di Castelfranco Veneto, Maria Gomierato, e di Maria Teresa Gaja Rubin de Cervin, Soprintendente Regionale ai Beni e alle Attività Culturali del Veneto. Seguiranno gli interventi di: Giovanna Nepi Scirè, Soprintendente del Polo Museale Veneziano (La mostra 'Giorgione. Le maraviglie dell'arte' presso le Gallerie dell'Accademia di Venezia); Anna Maria Spiazzi, Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico del Veneto (Il restauro della Pala di Castelfranco: Cappella Costanzo e Casa di Giorgione nel sistema museale territoriale); Guglielmo Monti, Soprintendente ai Beni Ambientali ed Architettonici del Veneto (Casa di Giorgione: gli indirizzi progettuali del restauro); Giorgio Carli, progettista e direttore dei lavori di restauro della Casa di Giorgione (Il progetto di intervento). Concluderanno il convegno il sindaco di Castelfranco Veneto, Maria Gomierato, e Danila Dal Pos, progettista incaricato dello studio di fattibilità per il nuovo Museo Civico (Il futuro della Casa di Giorgione). Alle 12.00, il primo cittadino taglierà il nastro inaugurale della 'Casa di Giorgione'. Si potranno così apprezzare gli esiti del recupero dell'immobile, i cui spazi a futura destinazione museale, si sono ampliati grazie alla copertura del cortile esterno e all'integrazione nell'organismo dell'avancorpo di vicolo Trevisan. Ora la 'Casa di Giorgione' si presenta ripristinata sotto il profilo strutturale e dell'agibilità: consolidamenti delle fondazioni, delle murature e dei tetti; sistemazione ed illuminazione del cortile interno; allestimento degli impianti antincendio, antintrusione e trattamento dell'aria; eliminazione delle barriere architettoniche e innesto dell'ascensore. Insomma, uno spazio pienamente restituito alla Città; uno spazio che, soprattutto, offrirà i propri apparati decorativi in affresco filologicamente recuperati e perfettamente godibili. Anzitutto l'universalmente noto 'Fregio delle Arti Liberali e Meccaniche', la cui attribuzione a Giorgione è stata recentemente ed autorevolmente confermata a Giorgione da Augusto Gentili; poi, al primo piano, la fascia decorativa monocroma del salone d'ingresso (opera di frescante veneto del secolo Xvi) e le scene bibliche e di paesaggio degli studioli (opera di frescante veneto, databili alla seconda metà del secolo Xvi). Sul 'Fregio delle Arti Liberali e Meccaniche', sulla sua complessità culturale, sulle sue problematiche iconologiche e, in particolare, sulla sua paternità, si cimentano da tre secoli eruditi locali (Nadal Melchiori, sec. Xviii), storici e critici d'arte (Crowe e Cavalcaselle, Richter, Morassi, Fiocco, Calvesi, Pignatti, Muraro, Mariuz, Sgarbi, Anderson, Maschio, Gentili, ecc.). Si tratta di una doppia fascia di affresco in monocromo di terra ocra gialla, con lumeggiature di biacca ed ombreggiature di bistro. Il fregio della parete orientale, nel quale molti critici ravvisano la mano giorgionesca, misura m. 15,88 x 0,78; quello della parete occidentale (lacunoso all'estremità verso nord), ove sembrano più evidenti interventi di aiuti, si sviluppa su m. 15,74 x 0,76. Il 'Fregio' è un'autentica enciclopedia della cultura veneta tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento, densa di riferimenti ad opere coeve quali i "Dialoghi d'amore" di Leone Ebreo, la "Sphaera Mundi" del Sacrobosco, l'"Hypenorotomachia Poliphili" di Francesco Colonna. Le scritte dipinte nei cartigli, attinte da Publilio Siro, da Sallustio e dalla Bibbia, esaltano la ragione vittoriosa contro i rivolgimenti della fortuna, la prudenza, il dominio delle passioni. La tematica complessiva del 'Fregio' ripropone alcuni tra i contenuti di altre opere di Giorgione: la caducità della vita e la virtù come dimensione che supera il tempo e la stessa morte; un binomio entro il quale si dipanano tutte le attività dell'uomo, quelle intellettuali e quelle 'meccaniche', rappresentate in una straordinaria sequenza di oggetti e di strumenti, alternati da tabelle e da medaglioni con teste di vecchi (simboli della vita di pensiero) e di imperatori (simboli della vita di azione). I visitatori che si accosteranno alla 'Casa di Giorgione' scopriranno l'impronta gotica del nucleo originario dell'edificio, ascrivibile al secolo Xiv, nella semifinestra lobata del primo piano. Gli effetti degli ampliamenti e delle ristrutturazioni intervenute tra il Xv e il Xvi secolo, sono leggibili nella loggia (colonnina in pietra tenera affine alle colonne della loggia del Barco Cornaro di Altivole) che si apre al primo piano del corpo di collegamento tra i due comparti nord e sud e nella organizzazione interna dei vani, articolata secondo lo schema tipologico della casa veneziana (saloni passanti al piano terra e al primo piano, dai quali si accede ai vani laterali). Purtroppo, questo schema è stato parzialmente alterato dalla mutilazione, intervenuta nel 1831, del settore (all'epoca cadente) prospettante sul fianco occidentale del Duomo di S. Liberale. La sala del 'Fregio' di Giorgione presenta ancora oggi due porte otturate che costituivano l'accesso ad altrettante stanze della porzione di casa demolita. L'alto muro di cinta fu eretto contemporaneamente all'intervento ottecentesco al fine di trasmettere la memoria topografica dell'estensione verso ovest della casa. 'Casa di Giorgione' è luogo di memoria giorgionesca e non solo per il 'Fregio'. Secondo una fonte seicentesca, qui sarebbe nato il pittore intorno al 1477-1478 (morirà nel 1510). La proprietà assegnata dall'estimo cittadino del 1555 al nobile di Castelfranco Francesco Barbarella del fu Alvise potrebbe corroborare la tradizione di un legame parentale o anche solo di committenza tra questo illustre casato cittadino e Giorgione. Nel 1665, la casa passa dai Barbarella ai Marta. Dal 1700 al 1810 appartiene ai Zabottini; nel 1831 è di Francesco Trevisan, medico e letterato, che ne intraprende la ristrutturazione, quindi della famiglia Pellizzari. Ridotta ad abitazione, bottega di falegname e magazzino, la 'Casa di Giorgione' è acquistata nel 1954 dall'Ente Provinciale del Turismo di Treviso, per meritoria iniziativa di Bepi Mazzotti; nel 1973-74 rinasce dopo il radicale restauro sostenuto dal Comune di Castelfranco Veneto su progetto dello Studio di architettura Bellavitis & Valle di Venezia; successivamente transita nella proprietà della Provincia di Treviso, poi della Regione del Veneto ed infine del Comune di Castelfranco Veneto, dal 29 dicembre 1998.
Infolink: www.Comune.castelfranco-veneto.tv.it 

25 ANNI DI SAN PATRIGNANO UNA MOSTRA FOTOGRAFICA ALL'ARENGARIO DI MILANO RACCONTA LA COMUNITÀ  
Milano, 20 ottobre 2003 - Massimo saluta gli amici nel giorno in cui sta tornando a casa; Francesco abbraccia la madre prima di entrare in comunità; Carlotta racconta la sua famiglia e un passato speso tra pastiglie di ecstasy e rave party; Mario ricorda i tempi in cui, eroinomane, si era chiuso in una stanza e voleva morire. Sono solo alcune delle storie e delle immagini inedite raccolte nella Mostra Fotografica "Gente Permale: volti e storie di ragazzi che cambiano. A San Patrignano", in programma dal 21 ottobre al 23 novembre nello spazio espositivo dell'Arengario di Milano. L'evento è realizzato da San Patrignano e dal Comune di Milano in occasione del 25° anniversario della fondazione della comunità. Le immagini della mostra sono state realizzate da uno fra i più apprezzati fotoreporter italiani, Mauro Galligani, che ha seguito negli ultimi dieci anni con il suo obiettivo i momenti salienti della vita in comunità, documentando le difficoltà, le gioie e le piccole e grandi vittorie di chi lotta ogni giorno per riconquistare la propria dignità, lontano dalle droghe. L'iniziativa è accompagnata dalla presentazione di un prestigioso volume (edito da Mondadori), che unisce alle immagini di Galligani testimonianze e storie significative di ragazzi della comunità. Il libro, "San Patrignano Gente Permale", ospita un'introduzione firmata dallo scrittore francese Dominique Lapierre e il racconto di una giornata in comunità del giornalista e scrittore Gian Antonio Stella. È presente inoltre un contributo di Chiara Beria di Argentine, vicedirettore del quotidiano La Stampa, che ha seguito, fin dagli anni '80, l'esperienza di San Patrignano. Come tutte le iniziative organizzate per i venticinque anni di storia della comunità, l'evento gode dell'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Gli autori e le tante persone che hanno collaborato alla riuscita dell'iniziativa, hanno prestato la loro opera a titolo gratuito. L'evento è stato possibile grazie al sostegno delle Poste Italiane e del Comune di Milano.  "Gente Permale: volti e storie di ragazzi che cambiano. A San Patrignano"  21 ottobre / 23 novembre 2003 Milano, Palazzo dell'Arengario, Piazza Duomo Comunità San Patrignano  Carlo Bozzo tel 0541/362111

A GRANDE RICHIESTA LUNEDI' 20 OTTOBRE RECITA STRAORDINARIA DE I BAMBINI SONO DI SINISTRA CON CLAUDIO BISIO
Milano, 20 ottobre 2003 - Per soddisfare le numerose richieste del pubblico e fare fronte al tutto esaurito, è stata aggiunta una recita straordinaria de I bambini sono di sinistra con Claudio Bisio, lunedì 20 ottobre, al Teatro Strehler, alle ore 20.30. Per informazioni e prenotazioni 02 72 333 222 www.piccoloteatro.org
  

"ARTISTI IN VIAGGIO 1450-1600. PRESENZE FORESTE IN FRIULI VENEZIA GIULIA" II CONVEGNO DI ITINERARIA VILLA MANIN DI PASSARIANO, 24-25 OTTOBRE 2003
Milano, 20 ottobre 2003 - Un incontro d'intelletti che punta in alto sul piano degli obiettivi scientifici ed accademici, attraverso la partecipazione di eminenti studiosi di fama europea, tra cui Wolfang Wolters, luminare dell'università di Berlino e tra i massimi esperti mondiali in materia d'arte medioevale. Ma anche un'occasione per scrivere, mediante gli apporti "foresti" alla cultura del Friuli Venezia Giulia, inediti capitoli della storia materiale e spirituale di questa regione. "Tutto ciò in una piacevole cornice d'eventi e d'itinerari tra intuizioni e scoperte, e in una prospettiva di stretta attualità: aprire ulteriori vedute sull'Europa da una terra di confine che oggi, nell'imminenza dei nuovi ingressi nell'Unione europea, si prepara a diventare soprattutto soglia". Così Maria Paola Frattolin, presidente di "Itineraria", associazione regionale delle guide turistiche, sintetizza l'idea che sta dietro alla seconda edizione del convegno "Artisti in viaggio 1450-1600. Presenze foreste in Friuli Venezia Giulia", in programma alla Villa Manin di Passariano venerdì 24 e sabato 25 ottobre. Promosso e ideato dall'associazione per la regia della presidente, il "meeting" internazionale di studi gode del sostegno della Regione, Assessorato alla Cultura, e vanta prestigiosi patrocini: ministero per i Beni e le attività culturali, ministero della Pubblica Istruzione, Università di Udine, Ufficio scolastico regionale, presidenza della Repubblica italiana. Seconda tappa di un progetto quinquennale inserito nella programmazione dell'assessorato alla Cultura della Regione, il convegno si aprirà alle 9.30 di venerdì 24 ottobre con la presentazione ufficiale, a cura della presidente, degli Atti del I convegno, tenutosi nell'ex residenza dogale lo scorso anno. "Con orgoglio posso mettere a disposizione il frutto raccolto dal fecondo intreccio di apporti recati alla precedente edizione dal nutrito pool di docenti e studiosi che vi presero parte", commenta Maria Paola Frattolin. Ricchi di contributi scientifici e impreziositi dalla splendida veste grafica curata da Ferruccio Montanari, gli Atti di "Artisti in viaggio 1300-1450" sono introdotti da una prefazione dell'assessore regionale alla Cultura Roberto Antonaz. E sarà lo stesso assessore a dare il "la" ai lavori alle ore 9.30 di venerdì, dopo il saluto introduttivo del conservatore della Villa Manin, Giancarlo Pedronetto. Seguiranno gli interventi del soprintendente per il Beni e le Attività culturali della Regione, Franco Bocchieri, e del soprintendente di settore Gian Giacomo Martinez. S'entrerà nel vivo del convegno con la relazione di Maria Paola Frattolin sul tema "Il Friuli tra Quattro e Cinquecento. Alla radici della sua storia moderna". Dopo i contributi di Paolo Goi, direttore del Museo diocesano di Pordenone, e di Giuseppe Bergamini, direttore dei Civici Musei Udinesi, sarà la volta dell'ospite d'onore della prima giornata: il professor Wolfgang Wolters dell'ateneo di Berlino, riconosciuta auctoritas internazionale nel campo della scultura nell'Età di Mezzo, che interverrà sul tema "Gli ornamenti nei fregi e pilastri, 1460-1530, questioni aperte". Nella sessione pomeridiana, dalle ore 15, s'alterneranno al tavolo dei relatori Linda Borean dell'università di Udine con una relazione su "Il Carpaccio a Venezia e in Friuli"; Paolo Casadio della Soprintendenza regionale sul caso "Gli affreschi della cappella Arcoloniani nel Duomo di Udine: presenze del Rinascimento padovano?"; Elisabetta Francescutti della Soprintendenza sul tema "Tra maniera e natura: opere di Maffeo da Verona nella Casa secolare delle Zitelle di Udine"; Liliana Cargnelutti, storica, su "Le Confraternite slave e tedesche a Udine tra Quattro e Cinquecento". Altrettanto interessante e "golosa" la fase conclusiva della prima tornata del convegno, che prevede, alle 20.00 nella Casa della Contadinanza di Udine (piazzale del Castello), un gran finale nel segno dell'alta gastronomia, con la cena di gala con menù a tema che riprende le antiche ricette del Maestro Martino da Como, cuoco del Patriatca di Aquilieia Ludovico Trevisan, trascritte dall'umanista Bartolomeo Sacchi detto "il Platina", nel testo "De honesta voluptate et valitudine", stampato a Cividale del Friuli nel 1480 da Gerardo Fiandra. "Non si tratta di una parentesi all'interno del convegno - spiega Maria Paola Frattolin -, ma di una vera e propria sessione di studi a tavola. Un lavorare con "letizia" intorno al lascito di Maestro Martino, Escoffier del Medio Evo, anch'egli "artista in viaggio" nel suo campo, e giunto in Friuli al seguito del Patriarca". L'iniziativa è ispirata al ciclo di convegni, organizzati dall'università di Udine e dall'Ersa, sotto il titolo "Il Friuli e le cucine della memoria", per valorizzare la tradizione culinaria dell'intera regione. Di straordinaria valenza scientifica anche la seconda giornata del convegno, sabato 25 ottobre ancora nella Villa Manin di Passariano, a partire dalle ore 9.30. Due relazioni saranno tenute dal professor Giovanni C. F. Villa del Museo Civico di Vicenza, docente all'ateneo di Bologna. La prima sul tema "Traverso gli argini: opere e movimenti di Marcello Fogolino", e la seconda intitolata "Inseguir tracce invisibili in percorsi friulani". Seguiranno gli interventi di Giordana Trovabene e di Sergio Marinelli dell'università di Venezia, rispettivamente su "Iconografie dei mesi nelle chiese friulane" e "Francesco Torbido e Battista del Moro a Rosazzo". Annalisa Bristot della Soprintendenza di Venezia relazionerà su "1539-1540. Opere veneziane di Cecchino Salviati per Giovanni Grimani di Santa Maria Formosa". Le due giornate di convegno saranno moderate dal giornalista Gianpaolo Carbonetto e dal critico letterario Mario Turello. In chiusura, nel pomeriggio di sabato 25 ottobre, un itinerario alla scoperta dei luoghi di "Artisti in viaggio", con la visita ai tesori d'arte e storia racchiusi nella Casa secolare delle Zitelle di Udine e nell'abbazia di Rosazzo. (Partenza da Villa Manin alle ore 15.00 con pullman Saf). "Il Friuli Venezia Giulia è stata, anche nel passato, una terra di grandi passaggi, che al suo interno ha raccolto un'incredibile varietà etnica e culturale, ogni volta rivissuta, meditata, fatta propria", commenta Maria Paola Frattolin. "Ed è proprio su questa eredità che anche questo secondo convegno vuole indagare e riflettere - continua la presidente di Itineraria -; il punto di partenza del viaggio può essere considerata la rete viaria romana, che diverrà strada per cui passa la diffusione delle idee, della cultura cristiana e di quel caleidoscopio di pensiero che resta, fino ad oggi, tra i fattori determinanti nella costruzione di una coscienza europea moderna".

"ARTE AD ALTA TENSIONE - DUE GENERAZIONI DI FUTURISTI" - PALAZZO SARACENI, BOLOGNA, 23 OTTOBRE/20 DICEMBRE
Bologna, 20 ottobre 2003 - Continua, nei nuovi spazi recentemente restaurati, l'attività espositiva di Palazzo Saraceni -sede della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna -con la mostra intitolata "Arte ad alta tensione -due generazioni di futuristi", che si terrà dal 23 ottobre al 20 dicembre 2003. Organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e curata da Vittoria Coen, la mostra è un: omaggio al più importante movimento d'avanguardia del nostro Paese, quel Futurismo che ha ridato, alI' Italia di inizio '900, un ruolo da protagonista nel panorama artistico europeo, e che, nella propria incendiaria ricerca legata ad una decisa e radicale volontà di rinnovamento, non ha mancato di influenzare artisti e movimenti di tutto il mondo (vedi ad esempio il Vorticismo inglese, il Sincronismo americano, il Raggismo russo, ma non solo, essendo la lista dei debitori molto lunga). I temi più che mai attuali della contemporaneità, del progresso tecnologico, della velocità febbrile che, frantumando spazio e tempo, già punta dritta verso l'astrazione, e lo straordinario insieme di invenzioni tecnico-visive attraverso cui, gli artisti che animavano il gruppo, hanno dato a tali temi forma e sostanza, rivelano, a quasi un secolo di distanza, ancora tutta la loro originaria carica eversiva, ironica ed innovatrice. Le cinquanta opere esposte provengono in parte da istituzioni, in parte da numerose collezioni private emiliane e non, secondo un obiettivo che la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna si è posta fin dal principio di questo percorso, per sua naturale e storica vocazione alla valorizzazione del territorio. Ed è proprio in virtù di tale vocazione che, accanto alle opere dei protagonisti storici del primo e del secondo Futurismo, come Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Gino Severini, Mario Sironi, Fortunato Depero, Enrico Prampolini, Luigi Colombo (in arte Fillia), assume un significato del tutto particolare la presenza di alcune opere ancora inedite di un artista bolognese troppo presto dimenticato: Angelo-caviglioni.. Futurista già-dagli annidieci, fm dalla nascita del movimento, organizzatore instancabile di eventi all'interno del gruppo, la sua attività artistica non si è spenta nemmeno nel secondo dopoguerra, rivelando, soprattutto nell' ambito dell' Aeropittura, una personalità ed una sensibilità artistica sicuramente degne dì estremo interesse. La mostra ovviamente non si propone di esaurire un tema che, da qualsiasi parte lo si guardi, pare inesauribile, quanto essere l'occasione per ammirare, da un lato i capolavori noti, e, dall'altro, poter compiere, accanto ad essi, alcune sorprendenti, in parte insospettabili, scoperte. Infolink: Www.irmabianchi.it  

DAVID LEES L'ITALIA NELLE FOTOGRAFIE DI LIFE FIRENZE, GALLERIA DEGLI UFFIZI, REALI POSTE, 19 OTTOBRE - 30 NOVEMBRE 2003
Firenze, 20 ottobre 2003 - A me interessa il punto di vista. Come vedeva l'Italia, nel trentennio cruciale che sta fra i Quaranta e i Settanta del Novecento, un fotografo come David Lees? David Lees, intellettuale di grande cultura artistica e letteraria, anglosassone e cosmopolita, però fiorentino per educazione e per residenza. All'epoca lavorava per la rivista americana "Life", sapeva quindi di dover rispondere alle attese di un pubblico di massa. È importante fissare le coordinate storiche e, con quelle, il referente culturale e sociologico. Gli anni - lo abbiamo detto - sono quelli più creativi e tumultuosamente vitali nella storia moderna del nostro paese. L'occhio è quello di chi, stando in Italia e guardando l'Italia da una prospettiva colta, parla dell'Italia all'America delle classi medie. Deve farlo - qui sta l'efficacia e il fascino del suo lavoro - mantenendo alta la qualità tecnica e l'originalità intellettuale delle invenzioni, senza però collocarsi in una visuale aristocratica, elitaria. L'italia di David Lees è, deve essere, l'Italia che immaginavano e sognavano i lettori di "Life" in quegli anni. Ed ecco un affascinante percorso attraverso un paese che non c'è più ma i cui sublimi stereotipi durano ancora nell'immaginario universale, ancora condizionano l'idea che all'estero hanno di noi. L'italia è il paese dove i capitani d'industria, gli imprenditori e i creatori di stile (Gianni Agnelli, Adriano Olivetti, Enrico Piaggio. Emilio Pucci, Ferragamo) sono un po' principi del Rinascimento e un po' spregiudicati condottieri, qualcosa di mezzo fra Lorenzo il Magnifico e il Gattamelata. L'italia è il luogo della artisticità totale, la finestra aperta sul miracolo di arte vita e natura armoniosamente coniugate. Per questo i grandi spiriti del Novecento l'hanno scelta come loro teatro e loro cornice. Indimenticabili le foto scattate al vecchissimo Berenson ultimo dandy preraffaellita che porta la sua decrepitezza con squisito "understatement" e, a Venezia, i ritratti di Pound, poeta tanto grande quanto per gli americani di quegli anni (1963) imbarazzante, considerati i suoi trascorsi fascisti. In Italia c'è la Chiesa cattolica potente, sontuosa, destinata a durare nei secoli, custode di vasti obliqui segreti, affascinante nei suoi riti e nelle sue liturgie. La foto zenitale che rappresenta i funerali di Giovanni Xxiii - la salma vestita degli abiti pontificali al centro del presbiterio di San Pietro, vista dall'alto - e la visione d'insieme dell'inaugurazione del Concilio Ecumenicovaticano Ii con i duemilaquattrocento vescovi della Chiesa universale convenuti da ogni parte del mondo, rimarranno fra i documenti irrinunciabili del Xx secolo. C'è, nelle foto di David Lees, una cupa e antica Italia che può dare brividi di medioevale paura (i confratelli della Misericordia vestiti di nero) e c'è, naturalmente, l'Italia delle feste e del1'amore, l'Italia della gioia di vivere, della dolce vita. Non a caso Federico Fellini è protagonista fra i più importanti dei suoi ritratti fotografici. Per il fiorentino David Lees l'Italia è soprattutto il paese della grande arte. Nessuno come lui ha saputo dare immagine alla curiosità, allo stupore, all'emozione, al turbamento che produce il contatto emotivo con i capolavori del passato su quel pubblico informe che noi con superficialità e sufficienza, collochiamo sotto l'epigrafe del turismo internazionale di massa. C'è una sua foto su Life del 24 Agosto 1959 (la Sistina gremita di gente che guarda in alto) più eloquente di qualsiasi saggio critico sull' argomento. Il fiorentino David Lees è stato, nel 1966, testimone dell'alluvione di Firenze. Quella tragedia che ha commosso il mondo intero, ha prodotto una quantità considerevole di documenti letterari e, soprattutto, filmici e fotografici. Per ragioni di cittadinanza e di mestiere quei materiali credo di conoscerli tutti. Ebbene posso dire che al vertice di quella vasta e quasi sempre pregevole documentazione, si collocano il reportage di Franco Zeffirelli per la voce di Richard Burton e le foto di David Lees pubblicate su Life. Fra tutte una resta per me indimenticabile. Quella del grande restauratore Pellegrino Banella al lavoro sulla Maddalena lignea di Donatello. La sapienza del mestiere, l'amore per l'arte, l'identificazione totale del maestro con l'oggetto del suo lavoro, non potevano essere rappresentati con intelligenza ed efficacia più grandi. L'omaggio che il Gabinetto Vieusseux e la Soprintendenza fiorentina da me diretta hanno voluto rendere a David Lees, per la cura di Cosimo Chiarelli, non è soltanto il riconoscimento dovuto a un fotografo fra i massimi del Novecento.

"TORINO INCONTRA ...... PIEMONTE INDUSTRIA" DA DICEMBRE A FINE GENNAIO LA MOSTRA FOTOGRAFICA E DI DESIGN CHE PROMUOVE LE ECCELLENZE INDUSTRIALI PIEMONTESI ATTRAVERSO LE IMMAGINI DEL FOTOGRAFO NICCOLÒ BIDDAU
Torino, 20 Ottobre 2003 - Il progetto espositivo promosso dalla Camera di Commercio di Torino, prende le mosse dalla recente pubblicazione del volume fotografico "Piemonte Industria" di Niccolò Biddau, che ha avuto il supporto di Confindustria Piemonte, l'adesione di tutte le associazioni industriali delle province piemontesi, della Regione Piemonte e della Fondazione Italiana per la Fotografia. La mostra, così come il libro dal quale trae spunto, vuole essere una significativa e prestigiosa testimonianza della capacità produttiva regionale e al tempo stesso un supporto di promozione nazionale ed internazionale della cultura d'impresa e dell'innovazione industriale piemontese, per le aziende e le istituzioni che operano in tale ambito. Il progetto prevede l'esposizione di cinquanta ingrandimenti fotografici delle immagini realizzate da Niccolò Biddau all'interno di alcune delle più significative realtà industriali piemontesi e di una serie di manufatti e oggetti di design delle aziende ritratte nel volume "Piemonte Industria". La mostra, che aprirà i battenti il 4 dicembre 2003 presso la prestigiosa sede di Torino Incontra, costituirà anche un'importante occasione di confronto su rilevanti temi legati allo sviluppo e alla promozione dell'impresa; nelle prime due settimane di dicembre 2003 e nelle ultime due settimane di gennaio 2004 saranno infatti organizzati quattro incontri a tema, che vedranno la partecipazione di esperti, imprenditori e manager delle aziende rappresentate nel volume "Piemonte Industria", su temi quali: l'innovazione tecnologica, il design, la cultura d'impresa e i servizi innovativi per l'impresa. Torino Incontra, Via Nino Costa 8 Torino Dal 4 dicembre 2003 al 29 gennaio 2004 Ingresso gratuito dal lunedì al venerdì h.10/18 Chiusura nei giorni festivi

APPUNTAMENTO IN LIBRERIA
Milano, 20 ottobre 2003 - Il 20 ottobre alle ore 21.00 allo Spazio Oberdan - V.le Vittorio Veneto, 2 Milano, presentazione del volume "L'alleanza inevitabile. Europa e Usa oltre l'Iraq", pubblicato da Egea per i tipi di Università Bocconi Editore . Alla presentazione oltre all'Autore saranno presenti: Angelo Panebianco, Gad Lerner e Giorgio Rumi. Saluto introduttivo di Paola Iannace, Assessore alla Cultura e ai Beni Culturali della Provincia di Milano. Teatro Donna - martedì 21 ottobre, ore 20.45 Libreria Egea di Via Bocconi, 8 "La Ninetta del Verzee", tratto da una novella di Carlo Porta, con Domitilla Colombo. Ingresso libero.

IL PRIMO ANNIVERSARIO DALLA NASCITA DI GM DAEWOO PRENDERE IL "MEGLIO DEI DUE MONDI" È IL SEGRETO DEL SUCCESSO DI GM DAEWOO NEL 2003 LE VETTURE ESPORTATE SONO SALITE DA130.000 A 270.000
Milano, 20 ottobre 2003 - Il 17 ottobre 2002, a Seul in Corea, è stata costituita la Gm Daewoo Auto & Technology Co. In un solo anno, la nuova società ha lanciato tre nuove linee di prodotti, ha stabilito nuove organizzazioni di vendita e reti di distribuzione in vari mercati e più che raddoppiato le unità globalmente vendute. Nelle parole del Presidente esecutivo, Nick Reilly, la nuova società "non è la vecchia Deawoo e non è una clonazione di Gm: Gm Daewoo è la fusione di due culture, il meglio dei due mondi". Sulla base delle 96.000 unità vendute fino a settembre 2003, si presume che entro la fine dell'anno le vendite in Europa saranno di circa 140.000 unità. Nel 2002 erano state circa 100.000, di conseguenza la quota di mercato salirà dallo 0,6% allo 0,8%, pari ad una crescita media del 30%. L'aumento delle vendite, nel periodo da gennaio a settembre 2003, è stato del +111% in Germania, + 84% in Belgio, +39% in Spagna e + 25% nei Paesi Bassi. In Italia, che continua a rappresentare il miglior mercato europeo di Daewoo, nello stesso periodo sono state vendute 26.453 unità, pari al 28% circa delle vendite europee. Questi volumi di crescita sono notevoli perché realizzati in mercati stagnanti, dove le vendite sono sempre più orientate verso auto con motori diesel, mentre la linea di prodotti Gm Daewoo non include ancora questo tipo di motorizzazione. Hardy Spranger, Amministratore Delegato di Gm Daewoo Europa ha dichiarato che "in un anno, la nuova società ha raggiunto i suoi obiettivi mantenendosi snella, agile e motivata". Priorità della società è stata la rapida introduzione sul mercato di nuovi prodotti. La cinque porte Kalos (autunno 2002) è stata seguita a ruota dalla tre volumi Evanda, l'ammiraglia della gamma. Nell'estate del 2003 si è aggiunta la Nubira. E' stato inoltre introdotto il nuovo motore 1.0 litri per la Matiz. Nelle prossime settimane sarà la volta di Tacuma, modello 2004, che prevede alcune variazioni estetiche, mentre la nuova Lacetti e la Nubira station wagon saranno commercializzate nel 2004. La rete di distribuzione europea di Gm Daewoo è stata sviluppata molto rapidamente. Il numero totale di rivenditori è salito a 1.300 nel primo anno di esercizio e arriverà a circa 2.000. Oltre il 25% delle rappresentanze esclusive sono in partnership con altre società del gruppo General Motors: Opel, Vauxhall o Saab. "Grazie al rapido arricchimento del portafoglio dei prodotti e alla continua espansione della rete di vendita, siamo fiduciosi di poter continuare nel 2004 la crescita questo anno", ha dichiarato Hardy Spranger. Dal corrente mese di ottobre, Gm Daewoo ha iniziato a commercializzare i suoi prodotti con il marchio Chevrolet in alcuni mercati dell'Europa Centrale e Occidentale. Questo si è reso necessario perché l'acquisizione della Daewoo Motor Co. Da parte di Gm Daewoo, avvenuta nell'ottobre del 2002, non comprendeva la fabbrica Daewoo in Romania e le filiali di molti Paesi dell'est europeo. L'uso della marca Chevrolet consentirà a Gm Daewoo di differenziare le proprie vetture fabbricate in Corea da quelle con il marchio Daewoo prodotte dagli stabilimenti rumeni. Le vetture Chevrolet vendute in Romania avranno gli stessi nomi (Kalos, Nubira ed Evanda) di quelle commercializzate con il marchio Daewoo nel resto dell'Europa. L'approccio a due marche per l'Europa segue la strategia commerciale globale di Gm Daewoo che prevede la vendita degli stessi prodotti con marche diverse del Gruppo. "Le nostre autovetture sono adatte a molti mercati", ha detto il Presidente e Ceo Nick Reilly. "Poiché la società esporta più del 65 percento dei suoi prodotti, la crescita futura di Gm Daewoo dipende dal suo successo sul mercato globale. Gm Daewoo vende già i suoi modelli marcati Chevrolet in vari mercati asiatici e del Sud e Nord America, in Cina con il marchio Chevrolet e Buick grazie alla partnership di Gm Daewoo con Shanghai Automotive Industry Corporation (Saic ha una partecipazione azionaria del 10,6 % in Gm Daewoo). Realizzando operazioni Cdk come quella realizzata in Cina, Gm Daewoo può vendere le sue vetture in Paesi che hanno un alto potenziale ma dove i prodotti stranieri sono soggetti a pesanti gravami fiscali. Per far fronte ai propri obiettivi di produzione, Gm Daewoo ha assunto 2.500 nuovi impiegati in Sud Corea e ha aggiunto un secondo turno nelle fabbriche di Gunsan e Bupyung. Una nuova fabbrica di motori è entrata in esercizio in ottobre a Changwon ed è stato aperto un nuovo centro di design a Bupyong. Quest'ultimo sarà diretto dal designer Mike Simcoe che curerà le strategie e le attività ordinarie di design per Gm Daewoo, mantenendo la carica di responsabile per il design all'unità Holden di Gm in Australia. "Nel 2004 continueremo a produrre autovetture convenienti e in linea con la domanda dei mercati, seguendo quella che è stata finora la nostra strategia di prodotto", ha dichiarato Nick Reilly. "Raddoppieremo gli investimenti per la creazione di prodotti ancora più interessanti". Tra le priorità a medio termine di Gm Daewoo c'è l'introduzione di un Suv e una vettura di lusso per il mercato coreano, quindi sarà la volta della nuova generazione di Matiz. Questo mese Gm Daewoo ha firmato una lettera d'intenti per l'acquisizione di una moderna struttura per la fabbricazione di motori da Daewoo Powertrain. Inoltre sono in corso negoziazioni per un accordo di fornitura di motori diesel da uno dei principali produttori a livello internazionale. Parlando ai dipendenti in occasione dei festeggiamenti per il primo anniversario della società, il Presidente e Ceo Nick Reilly si è congratulato con tutto il personale per i risultati ottenuti finora. "Si dice che i cambiamenti rendano più forti" ha detto. "Gm Daewoo è la prova di quanto ciò sia vero".

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