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20 OTTOBRE 2003
pagina 4
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L'UE
METTE AL BANDO GLI ORMONI PROMOTORI DELLA CRESCITA
Bruxelles,
20 ottobre 2003 - A seguito di una valutazione scientifica del rischio, il
14 ottobre l'Europarlamento e il Consiglio europeo hanno adottato una
direttiva che vieta l'utilizzo degli ormoni promotori della crescita. La
nuova legislazione è conforme alla decisione emessa dall'organo d'appello
dell'Organizzazione mondiale del commercio (Omc), il quale ha condannato la
precedente direttiva comunitaria che vietava l'utilizzo di alcuni ormoni
della crescita. L'omc ha ritenuto che il materiale scientifico utilizzato
dall'Ue per giustificare l'introduzione del divieto non rappresentasse una
sufficiente valutazione dei rischi associati al consumo di carne e,
pertanto, ha suggerito di procedere ad una nuova valutazione. Il divieto,
applicabile alla carne contenente ormoni importata sia dai paesi terzi che
dagli Stati membri dell'Ue, ha provocato uno scontro fra le principali
potenze commerciali del mondo, culminato nell'imposizione di sanzioni contro
i prodotti europei da parte di Canada e Stati Uniti. In risposta alle
richieste dell'Omc, la nuova legislazione contiene una nuova valutazione
delle informazioni scientifiche disponibili, nonché nuove prove dei rischi
che i residui di ormoni presenti nella carne e nei suoi derivati comportano
per la salute umana. Nel commentare la nuova direttiva, il commissario per
la Salute e la Tutela dei consumatori David Byrne ha affermato: "L'ue
ha fornito un'accurata valutazione del rischio, sulla base delle attuali
conoscenze scientifiche e nel pieno rispetto dei propri obblighi
internazionali. La salute pubblica e la tutela dei consumatori sono al
centro della nostra strategia in materia di sicurezza alimentare, improntata
su un sistema di pareri scientifici indipendenti". Sulla base dei
pareri forniti dal comitato scientifico per le misure veterinarie connesse
alla sanità pubblica (Scvph), la direttiva prevede la messa al bando
definitiva di uno dei sei ormoni e l'imposizione di un divieto provvisorio
per gli altri cinque. La Commissione continuerà a tener conto di eventuali
nuove prove scientifiche che dovessero emergere. Nel frattempo, chiederà il
ritiro delle sanzioni commerciali da parte di Stati Uniti e Canada.
BIOTECNOLOGIE
NELL'AGROINDUSTRIA: SIMPOSIO E GIORNATA DEDICATA ALL'INNOVAZIONE
Bruxelles, 20 ottobre 2003 - Il 24 novembre si svolgerà a Bruxelles, sotto
gli auspici della Presidenza italiana dell'Ue, un simposio ed una giornata
dedicata al trasferimento tecnologico e all'innovazione sul tema "Le
biotecnologie nell'agroindustria". La manifestazione riunirà tutte le
parti interessate al trasferimento delle conoscenze o all'acquisizione di
nuove prospettive per le applicazioni e le metodologie biotecnologiche
attualmente in uso nel settore dell'agroindustria. Fra i relatori che
interverranno alla manifestazione figurano rappresentanti della Commissione
europea, del governo italiano e dei settori agroindustriale e biotecnologico.
Per informazioni : Ice-brussels: Fax: +32/2/223.15.96 E-mail: isabelle.Gressens@bruxelles.ice.it
DA
LILLY UN RICONOSCIMENTO AL PROFESSOR RENATO DULBECCO ED UN CONTRIBUTO PER LA
RICERCA ALL'ISTITUTO TELETHON
Firenze, 20 ottobre 2003 - Il 2003 ha visto festeggiare, in campo
scientifico, il 50° anniversario della scoperta della struttura del Dna.
Nel celebrare il lavoro di Watson, Crick e Franklin, però, non è possibile
dimenticare come le ricadute di questa scoperta sulla salute della
popolazione siano state mediate da una serie di altre ricerche. In questo
campo tra i ricercatori che più si sono distinti vi è il professor Renato
Dulbecco, che proprio per le sue ricerche sull'interazione tra Dna virale e
ospite umano fu insignito del Nobel per la medicina nel 1975. Al professor
Dulbecco, la Lilly Italia ha voluto conferire un riconoscimento tangibile,
che si concretizzerà anche in un contributo per la ricerca finanziando una
carriera del "Dulbecco Telethon Institute", come noto impegnato
nello studio delle malattie genetiche. Lilly vuole in questo modo
evidenziare anche la propria leadership nel settore delle biotecnologie.
Infatti è a questa azienda che si deve la realizzazione del primo farmaco
in assoluto ottenuto mediante Dna ricombinante: la prima insulina umana.
Questo risultato ha consentito non soltanto di migliorare l'efficacia di un
trattamento salvavita, in quanto l'ormone è identico a quello sintetizzato
dal pancreas umano, ma ha reso possibile assicurarne la disponibilità al
numero drammaticamente crescente di pazienti diabetici nel mondo.
L'importanza della tecnologia ricombinante, e del contributo di un'azienda
d'avanguardia come Lilly, è stato illustrato a Firenze dalle relazioni di
quattro clinici di massimo rilievo, impegnati in altrettanti settori
strategici per la tutela della salute. Dell'area diabetologica si è
occupato il professor Riccardo Giorgino, Direttore dell'Istituto di medicina
interna, endocrinologia e malattie metaboliche dell'Università di Bari e
Past President della Società Italiana di Diabetologia e di Endocrinologia.
Giorgino ha messo a fuoco la svolta rappresentata dall'arrivo dell'insulina
umana ottenuta da Dna ricombinante, ma ha anche delineato lo scenario che le
biotecnologie hanno aperto per il trattamento del diabete: farmaci sempre più
intelligenti e fisiologici, come i successivi analoghi dell'insulina umana,
capaci di migliorare in misura finora impensabile la qualità della vita
delle persone con diabete. Il professor Giorgino ha poi ricordato che fu
l'esigenza di aumentare le fonti di produzione dell'insulina (allora solo
estratte da pancreas animali), per provvedere alle sempre maggiori esigenze
della popolazione mondiale con diabete, che spinse la Lilly a ricorrere
all'utilizzo delle biotecnologie per la produzione di insulina umana. I 150
milioni di diabetici di oggi ed i 300 milioni previsti nel 2025 non
avrebbero l'insulina necessaria per la loro vita se non ci si avvalesse di
questa rivoluzionaria tecnologia produttiva. Il professor Silvano Adami,
reumatologo del Dipartimento di Scienze biomediche e chirurgiche
dell'Università di Verona e presidente della Società Italiana
dell'Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro,
ha illustrato le nuove possibilità terapeutiche offerte per contrastare
l'osteoporosi,una malattia sempre più diffusa nelle società occidentali
per diversi fattori a cominciare dall'invecchiamento della popolazione. I
farmaci impiegati sinora( gli anti - riassorbitivi tipo bisfosfonati e Serms)
sono efficaci nel prevenire il deterioramento scheletrico e ridurre
l'incidenza delle fratture nelle persone con rischio moderato, ma offrono un
risultato insufficiente per pazienti con osteoporosi più severe. Donne con
3 - 4 schiacciamenti vertebrali(fratture) pregresse hanno un rischio del 20%
all'anno di subire una nuova frattura anche se in terapia convenzionale. Il
teriparatide, la porzione metabolicamente attiva dell'ormone paratiroideo
umano(Pth 1 - 34), prodotto con la tecnologia del Dna ricombinante, è il
primo trattamento capace di riprodurre quanto più possibile i meccanismi
naturali per la sintesi di nuovo tessuto osseo. Negli studi clinici, il
teriparatide determina aumenti della massa ossea mai osservati in
precedenza, l'allargamento dei segmenti ossei corticali ed il ripristino
della micro - architettura trabecolare. Il risultato conseguente è la
drastica riduzione del rischio di fratture osservate ad ogni livello. Il
professor Luciano Gattinoni, ordinario di Anestesiologia e direttore della
Scuola di Anestesiologia e Cure Intensive dell'Università Statale di
Milano, Past President della World Federation of Societies of Intensive Care
and Critical Care ha affrontato il tema della sepsi. Anche se poco nota,
questa condizione determina in Europa, ogni anno, una mortalità di poco
inferiore a quella del tumore al polmone e superiore di quella causata dal
tumore alla mammella o al colon. Sul trattamento della sepsi grave erano
stati condotti in precedenza oltre 30 studi a livello internazionale con
diversi prodotti potenzialmente attivi, senza però che fossero confermate
le loro premesse terapeutiche. L'arrivo della proteina C attivata (drotrecogin
alfa attivato della Lilly) ha mutato questo scenario. Oggi per i pazienti
destinati a morire a causa di una sepsi grave, l'uso aggiuntivo di questo
nuovo farmaco può rappresentare una nuova speranza di vita. Il nuovo
trattamento è già stato utilizzato in migliaia di pazienti in tutto il
mondo ed i risultati clinici ottenuti anche in Italia stanno testimoniando
che è stato fatto un passo avanti decisamente significativo. Il
miglioramento del profilo di sicurezza, oltre che dell'efficacia, dei
farmaci è stato messo in luce dall'intervento del professor Giuseppe
Saggese, presidente della Società Italiana di Pediatria e ordinario della
Ii Clinica Pediatrica dell'Università di Pisa. Il professor Saggese si è
infatti occupato del trattamento di una endocrinopatia squisitamente
pediatrica, caratterizzata da anomalie dello sviluppo e della maturazione
corporea, biochimiche e metaboliche, causate da un'insufficiente secrezione
dell'ormone della crescita (Growth Hormone o Gh). Da subito l'unica terapia
possibile è stata identificata nella somministrazione sostitutiva di Gh.
Però, prima degli anni '80 l'ormone che veniva utilizzato era estratto da
ipofisi di cadavere. La disponibilità di ormone era quindi molto limitata e
di conseguenza la dose di ormone utilizzata era inadeguata, con risultati
non lusinghieri. Fatto più grave, l'ormone estratto da ipofisi di cadavere
non era un farmaco sicuro, in quanto poteva trasmettere una malattia
degenerativa cerebrale, la malattia di Creutzfeldt-jakob, una cui variante
causa la malattia della mucca pazza, che si manifestava anche dopo alcuni
anni dall'assunzione dell'ormone. Solo l'arrivo dell'ormone della crescita
umano, ottenuto con la tecnologia da Dna ricombinante, ha reso la terapia
del deficit da Gh non solo più efficace ma enormemente più sicura. Paolo
Paoletti, vice-presidente Oncologia medica dei Laboratori di Ricerca Lilly,
ha infine sottolineato il profilo unico della Lilly nella ricerca per le
competenze e l'esperienza nelle biotecnologie affiancate alle conoscenze
mediche nelle diverse aree di interesse: neuroscienze, endocrinologia,
oncologia, cardiovascolare, metabolismo osseo, patologie infiammatorie e
degenerative. La società è impegnata in nuovi e innovativi sentieri di
ricerca, che utilizzano la genomica per l'identificazione di prodotti
biologici farmacologicamente attivi in un'ampia gamma di patologie,
identificando anche i pazienti target specifici che maggiormente
beneficerebbero dei nuovi farmaci. In particolare il Dr. Paoletti ha
illustrato un nuovo farmaco in avanzato stadio di sviluppo clinico, l'Exenatide,
un analogo dell'ormone Glip-1. L'ormone Glip-1, fisiologicamente prodotto
dalle cellule L dell'intestino umano, è in grado di stimolare la secrezione
di insulina indotta dai rialzi glicemici. Il Glip-1 agisce sia sulle cellule
beta del pancreas (quelle che producono insulina) sia su quelle alfa,
riducendo la produzione di glucagone, un ormone iperglicemizzante. Un altro
considerevole effetto del Glip-1 è quello di promuovere la differenziazione
delle cellule beta, aumentando il numero di cellule produttrici di insulina.
L'analogo del Glip-1 exenatide, costituito da 39 aminoacidi, è mille volte
più attivo dell'ormone umano ed è stato isolato dalla saliva del "Gila
monster", un rettile raro. Le sperimentazioni cliniche ora in fase Iii,
stanno dimostrando una notevole efficacia nel controllo glicemico di
pazienti con diabete di tipo Ii (o diabete dell'adulto), la forma più
diffusa della malattia, riducendo significativamente i rischi di ipoglicemie
severe. Nei soggetti studiati è stato inoltre osservato un marcato
decremento ponderale. L'exenatide viene attualmente utilizzato con
somministrazione per via sottocutanea due volte al giorno. L'innovatività
del farmaco del farmaco risiede nella fisiologicità (funziona solo quando
serve, e cioè sensibilizzando la cellula beta pancreatica a rispondere
opportunamente ai rialzi glicemici) e nella sicurezza (non provocando
ipoglicemie gravi). È in sviluppo anche una formulazione Long-acting che
permetterà di somministrare il farmaco solo poche volte al mese. Altra area
di ricerca consolidata per Lilly è quella sui tumori. A breve verrà
presentato il primo farmaco attivo su una forma rara ma devastante di tumore
della pleura (mesotelioma pleurico). Inoltre due nuove molecole entreranno
in sperimentazione allargata di fase Iii, tra cui l'inibitore della proteina
C beta Ii, farmaco potenzialmente attivo nell'inibizione dell'angiogenesi,
che, bloccando l'apporto di sangue alle cellule tumorali, ne induce la
morte. Questa è una delle prime molecole della nuova generazione di farmaci
antitumorali, caratterizzati da una tossicità ridotta rispetto ai
chemioterapici tradizionali.
50°
ANNIVERSARIO DELLA SCOPERTA DELLA STRUTTURA DEL DNA UNA RIVOLUZIONE CHE
MIGLIORA LA SALUTE DELL'UOMO SINTESI DELL'INTERVENTO DEL PROFESSOR SILVANO
ADAMI DIPARTIMENTO DI SCIENZE BIOMEDICHE E CHIRURGICHE-UNIVERSITÀ DI VERONA
Firenze, 20 ottobre 2003 - L'osteoporosi: definizione e costi. Una donna su
due dall'età di 50 anni va incontro ad una frattura osteoporotica. Le
fratture più frequenti sono quelle a carico della colonna vertebrale.
Queste fratture causano deformità progressive (cifosi) e quindi dolore
cronico e marcata disabilità. La frattura di femore è una delle cause più
frequenti di morte tra gli anziani ed è spesso causa di inabilità
permanente. Con l'aumentare dell'età della popolazione i costi sociali
dell'osteoporosi diventano sempre più preminenti. Limiti dei farmaci "anti-riassobitivi".
La fragilità scheletrica che caratterizza l'osteoporosi è legata alla
perdita di tessuto osseo e della sua normale architettura. I farmaci
impiegati sinora (gli anti-riassorbitivi tipo bisfosfonati e Serms) bloccano
l'attività distruttiva degli osteoclasti e possono quindi prevenire il
deterioramento scheletrico. Questo effetto si traduce nel dimezzamento
dell'incidenza di fratture, un risultato che può essere considerato
accettabile per persone con un rischio moderato, ma insufficiente per
pazienti con osteoporosi più severe. In donne che hanno già avuto più di
3-4 schiacciamenti (fratture) vertebrali ed in trattamento con "anti-riassorbitivi",
il rischio di nuove fratture supera il 20% all'anno! La parziale inefficacia
di questi farmaci va fatta risalire alla loro incapacità a ripristinare la
struttura ossea originale. Ciò è teoricamente possibile solo con i farmaci
con effetto "anabolizzante" osseo. L'avvento del Teriparatide, il
primo "anabolizzante" osseo. L'effetto anabolizzante dell'ormone
paratiroideo, somministrato in maniera intermittente (ad esempio un bolo
giornaliero), è noto da anni. Tuttavia lo sviluppo clinico di queste
potenzialità era reso impossibile dalla indisponibilità di quantità
adeguate di ormone umano estrattivo o di sintesi. Lo sviluppo della tecnica
del Dna ricombinante ha risolto questo problema, consentendo la produzione
di quantità sufficienti dell'ormone paratiroideo o della sua porzione
attiva 1-34 (Teriparatide) da parte in particolare della Eli-lilly in
possesso da anni di ampia esperienza sia nel settore del trattamento
dell'osteoporosi sia per la sintesi di polipeptidi da Dna ricombinante. Sono
stati quindi avviati numerosi studi prima su modelli animali di osteoporosi
e quindi di fase 2 e 3 sull'uomo. I risultati clinici conseguiti sono stati
ampiamente superiori alle attese. La somministrazione giornaliera di 20
microgrammi di Teriparatide determina aumenti della massa ossea mai
osservati in precedenza, l'allargamento dei segmenti ossei corticali ed il
ripristino della micro-architettura trabecolare. Questi effetti ossei sono
stati accompagnati da drastica riduzione del rischio di frattura ad ogni
livello e ciò ha condotto alla rapida registrazione del composto per il
trattamento delle forme più severe di osteoporosi da parte di Fda ed Emea.
E' legittimo sperare che la prossima disponibilità anche in Europa di
questo farmaco (Forsteo) potrà finalmente ridare speranza ai numerosi
pazienti che vedono oggi deteriorasi drammaticamente giorno dopo giorno la
loro qualità ed attesa di vita.
50°
ANNIVERSARIO DELLA SCOPERTA DELLA STRUTTURA DEL DNA TRADURRE IN PRATICA LA
RICERCA: IL DNA RICOMBINANTE
Firenze, 20 ottobre 2003 - Scoprire come era fatto il Dna non era
sufficiente. Bisognava imparare a utilizzarlo, e ciò divenne chiaro negli
anni 60. Fino a quel momento il Dna era una molecola incredibilmente lunga e
chimicamente monotona, alla quale era possibile approcciarsi solo per via
indiretta, con il sequenziamento delle proteine o dell'Rna o con l'analisi
genetica. Inoltre, mentre le proteine sono entità discrete, e facilmente
isolabili, strutturalmente e funzionalmente, il gene è una piccola regione
funzionale all'interno di una molecola molto più grande (nucleotide) e, per
quanto sia possibile romperla meccanicamente in parti più piccole, tali
frammenti rimarrebbero indistinguibili tra loro. La soluzione a questi
problemi si delinea con la scoperta degli enzimi di restrizione. Le nucleasi
di restrizione sono proteine normalmente prodotte dai batteri per difendersi
dagli attacchi virali: degradano il Dna del virus che ha invaso la cellula.
Ogni nucleasi (ne esistono numerose forme) è in grado di riconoscere brevi
ma specifiche sequenze nucleotidiche, da quattro a otto nucleotidi, come
siti in cui eseguire il taglio, tecnicamente siti di restrizione. Una
forbice per la doppia elica Purificando e isolando questi enzimi si
ottengono "forbici" altamente specifiche che permettono di
suddividere il Dna in frammenti della doppia elica di dimensioni
strettamente definite, in base alle quali possono essere separati. Con
questi strumenti è quindi possibile isolare i singoli geni di interesse.
Inoltre alcuni di questi enzimi hanno la particolare caratteristica di
eseguire dei tagli che lasciano le estremità del frammento con code a
singolo filamento. Terminazioni di questo tipo vengono chiamate cohesive o
sticky ends, in quanto ognuna delle due code può formare coppie di basi
complementari con qualsiasi altra coda generata dallo stesso tipo di enzima
di restrizione. Ciò significa che le terminazioni coesive permettono a due
frammenti di Dna, prodotti dallo stesso tipo di nucleasi di essere
facilmente uniti, la molecola di Dna risultante viene chiamata molecola di
Dna ricombinante. Geni da fotocopiare Una volta isolato, tuttavia, ogni
singolo gene deve essere disponibile in quantità sufficienti per essere
studiato e manipolato. Per questo motivo si procede con una tecnica chiamata
reazione a catena della polimerasi (Polymerase Chain Reaction o Pcr). La Pcr
ripercorre i meccanismi cellulari di replicazione del Dna in cui alcuni
enzimi "srotolano" la doppia elica del Dna per separare i due
filamenti. Poi, in corrispondenza dell'origine della replicazione, l'enzima
Rna polimerasi sintetizza, un breve segmento di Rna complementare a singolo
filamento. Questo segmento ibrido Dna/rna agisce come "punto di
innesco" per l'enzima, che sintetizza il filamento complementare allo
stampo di Dna. Nel corso della Pcr, si usa prima una temperatura elevata per
separare i filamenti di Dna e poi una temperatura più bassa per formare gli
inneschi ibridi (gli Rna primer vengono introdotti nel sistema in vitro) in
regioni del filamento che comprendono il gene di interesse. A questo punto,
la polimerasi riconosce gli inneschi e sintetizza a partire da questi un
segmento di Dna corrispondente al gene di interesse, utilizzando nucleotidi
di sintesi. A ogni ciclo quindi il numero di copie del gene raddoppia
ottenendo un'amplificazione esponenziale. Le numerose copie del gene così
ottenute possono essere utilizzate per costruire altrettante molecole di Dna
ricombinante. Lo stesso risultato si ottiene, anche se con minor rapidità,
procedendo con l'impiego di cellule e opportuni vettori. In questo caso si
costruisce il Dna ricombinante utilizzando un vettore, solitamente un
plasmide, una molecola circolare di Dna, che viene inserito nella cellula di
un batterio, per esempio l'Escherichia coli. Il plasmide ha la capacità di
autoreplicarsi, indipendentemente dalla replicazione del materiale genetico
del batterio. Si formano così numerose copie della molecola ricombinante
all'interno dei batteri. Produrre farmaci col Dna Queste tecniche hanno
aperto nuove prospettive nel settore delle biotecnologie. La possibilità di
isolare un gene e di spostarlo dalla sua molecola di Dna di origine e dalla
cellula di origine, in un altro Dna e in un'altra cellula, si è dimostrata
una risorsa preziosa per sviluppare applicazioni in numerosi campi.
Sicuramente in medicina è stato possibile intervenire in modo nuovo su
alcune malattie e nella produzione industriale di farmaci. La stessa terapia
genica si basa proprio sulla possibilità di trasferire un gene
"sano" per poter correggere, attivare o disattivare un gene
difettoso. In questo modo si possono inoltre ottenere vaccini più sicuri e
efficaci isolando il gene che codifica per la proteina batterica o virale
che agisce da antigene. Inoltre sono numerosissimi i principi attivi
ottenuti mediante Dna ricombinante, il primo dei quali fu l'insulina umana.
Nel 1982 la Lilly poté produrre l'ormone sfruttando la tecnologia del Dna
ricombinante utilizzando il batterio E. Coli e vettori di espressione
plasmidici. La portata di questa metodica è enorme. La possibilità di
copiare con la massima precisione sostanze prodotte fisiologicamente allarga
in maniera drammatica la possibilità di intervento del medico. Se da una
parte l'impiego del Dna ricombinante consente di proporre nuove soluzioni
farmacologiche, dall'altra può aumentare la disponibilità di farmaci già
noti.
50°
ANNIVERSARIO DELLA SCOPERTA DELLA STRUTTURA DEL DNA SINTESI DELL'INTERVENTO
DEL PROFESSOR LUCIANO GATTINONI DIRETTORE DELLA SCUOLA DI ANESTESIOLOGIA E
CURE INTENSIVE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO
Firenze, 20 ottobre 2003 - La sepsi è una patologia causata da
un'infezione, (batteri, virus e altri patogeni) associata ad una
infiammazione generalizzata di tutto l'organismo colpito. Spesso
l'infezione, anziché essere localizzata in un determinato organo, si
propaga tramite il sangue, in tutto l'organismo che reagisce in toto
all'aggressione. La sepsi viene definita grave quando, al focolaio infettivo
di partenza, segue un coinvolgimento di altri organi (Disfunzione multipla
d'organo). Quando alla sepsi grave si associa una diminuzione della
pressione arteriosa, dovuta ad un anormale dilatazione del calibro dei vasi
sanguigni il quadro risultante è definito shock settico. Circa il 20% dei
pazienti in terapia intensiva è affetto da sepsi, sepsi grave o shock
settico e la mortalità e' tuttora estremamente elevata, fino all'80% nello
shock settico. Data la numerosità dei pazienti colpiti e l'elevata mortalità,
la sepsi è un problema di straordinaria importanza clinica, che interessa
tutte le fasce d'età, dal bimbo all'anziano. La terapia si basa su tre
pilastri: cura dell'infezione primitiva mediante antibiotici appropriati,
supporto con farmaci o con opportune apparecchiature agli organi coinvolti,
per esempio farmaci per aumentare la pressione del sangue, supporto
meccanico per la funzione polmonare, apparecchiature di dialisi per l'insuficienza
renale, blocco farmacologico dei meccanismi molecolari responsabili della
catena infezione-infiammazione generalizzata-disfunzione d'organo. Decine di
farmaci con potenziale capacità di blocco dei meccanismi molecolari sono
stati sperimentati negli ultimi venti anni, tutti con esito sfavorevole.
Solo una molecola, sperimentata in più di mille pazienti in Europa Stati
Uniti, è stata in grado di ridurre la mortalità: Xigris -[drotrecogin alfa
(attivato)/Proteica c Attivata ricombinante]. La proteina C è
fisiologicamente presente nell'organismo e viene attivata quando
iniziano,come nella sepsi, fenomeni di coagulazione diffusa del sangue che
essa tende a contrastare. Nella sepsi la sintesi di proteina C da parte del
fegato è diminuita e la sua attivazione è problematica per la diminuzione
di altre molecole (cofattori) indispensabili per il processo di attivazione.
Con la tecnica del Dna ricombinante la Eli Lilly è riuscita a produrre la
forma attivata della proteina C umana. La proteina C attivata è in grado di
modulare la complessa catena di infezione-infiammazione-disfunzione d'organo
in diversi anelli: diminuisce i fenomeni di coagulazione disordinata del
sangue, diminuisce la risposta infiammatoria e, inoltre, favorisce lo
scioglimento dei piccoli coaguli che si formano nei vari organi e sono una
delle cause più importanti del loro mal funzionamento. Dopo anni di
tentativi, la biotecnologia molecolare ha finalmente permesso di produrre
una molecola di provata efficacia nel ridurre la mortalità da sepsi grave e
shock settico finalmente, oggi disponibile anche in Italia.
50°
ANNIVERSARIO DELLA SCOPERTA DELLA STRUTTURA DEL DNA SINTESI DELL'INTERVENTO
DEL PROFESSOR RICCARDO GIORGINO DIRETTORE DELL'ISTITUTO DI MEDICINA INTERNA,
ENDOCRINOLOGIA E MALATTIE METABOLICHE - UNIVERSITÀ DI BARI
Firenze, 20 ottobre 2003 - La prima applicazione della terapia con Dna
ricombinante è stata il diabete mellito. Si distinguono sostanzialmente due
tipi principali di diabete: il tipo 1 e il tipo 2. Il tipo 1 è dovuto a una
distruzione immuno-mediata delle cellule del pancreas endocrino deputate
alla produzione di insulina (le cellule (); ciò si verifica in individui
geneticamente suscettibili esposti a fattori di rischio ambientali con
conseguente deficit assoluto di secrezione dell'ormone. Il tipo 2 è
caratterizzato da una ridotta efficacia dell'insulina endogena (insulino-resistenza)
e da un difetto variabile della secrezione insulinica (assoluto o relativo).
L'incidenza del diabete tipo 1 è estremamente variabile in rapporto
all'area geografica ed è compresa tra 0,1/100.000 (Cina, Venezuela) e
36,5/100.000 (Finlandia, Sardegna); inoltre, negli ultimi anni, si è
verificato un significativo aumento della sua incidenza, con un ritmo pari a
circa il 3,4% l'anno. Ancor più marcata è la crescita del diabete tipo 2;
attualmente, la sua prevalenza si aggira intorno al 4-6% della popolazione
generale, ma si ritiene che, in conseguenza dell'esordio subdolo e
asintomatico della malattia, l'effettiva prevalenza (comprendendo, cioè, i
soggetti in cui il diabete non è stato ancora diagnosticato) sia
all'incirca doppia. Ogni anno si registrano circa 100.000 nuovi casi, ma il
dato più allarmante è che circa il 30% dei casi di diabete tipo 2 non è
diagnosticato. Inoltre, è stato stimato che, a seguito della sempre
maggiore diffusione di stili di vita scorretti (dieta iperlipidica,
sedentarietà), associati ad un esplosivo incremento della obesità, il
numero di soggetti affetti da questa forma di diabete nel Mondo aumenterà
dagli attuali 150 milioni fino a 300 milioni nel 2025. In Italia, le ultime
stime parlano di due milioni di diabetici e tale numero è destinato a
salire ulteriormente: per il 2025 si prevede che raggiungerà i cinque
milioni. Tale situazione è particolarmente allarmante in considerazione del
fatto che la mortalità dei pazienti diabetici è quasi doppia rispetto a
quella della popolazione generale; inoltre, la malattia comporta una
significativa compromissione della qualità della vita. Ciò è dovuto,
principalmente, alle complicanze croniche associate a questo disordine
metabolico; queste, nel diabete tipo 1 interessano soprattutto l'occhio (retinopatia),
il rene (nefropatia) e i nervi (neuropatia), nel diabete tipo 2
compromettono prevalentemente il sistema cardiovascolare (macroangiopatia),
con una forma di aterosclerosi più accelerata e diffusa rispetto a quella
presente nella popolazione non diabetica. Studi epidemiologici condotti in
entrambi i tipi di diabete hanno dimostrato che lo strumento principale per
ridurre sia la morbilità sia la mortalità associate con la malattia è
rappresentato dal conseguimento di uno stretto compenso glicemico. Lo
strumento farmacologico fondamentale per raggiungere questo obiettivo è
rappresentato dall'insulina. La biotecnologia moderna è una tecnologia
conosciuta come tecnologia del Dna ricombinante o ingegneria genetica. La
denominazione di Dna ricombinante deriva dal fatto che, mediante queste
tecniche, è possibile isolare un gene di interesse e trasferirlo da un
organismo a un altro (per esempio, dall'uomo ad un batterio) mantenendone la
capacità funzionale, cioè, essenzialmente, la capacità di trasferire
l'informazione per la biosintesi di una proteina. L'operazione di base
dell'ingegneria genetica, che sta alla base della produzione delle proteine
ricombinanti, è il clonaggio dei geni, che consiste nell'introdurre un gene
di interesse, per esempio un gene umano che codifica per una proteina che si
vuole produrre come farmaco, in un organismo ospite che viene
successivamente fatto crescere in un fermentatore industriale per produrre
la proteina. L'introduzione della biotecnologia nell'industria farmaceutica
ha costituito una innovazione per la ricerca del farmaco e per la produzione
di una nuova categoria di principi attivi, rappresentata dalle proteine
ricombinanti. La produzione di proteine ricombinanti mediante processi
biotecnologici garantisce l'ottenimento di farmaci ad elevato grado di
purezza e sicuri, in quanto privi dei contaminanti, quali virus o altri
agenti infettivi, che sono spesso associati alle proteine di origine
estrattiva. Inoltre permette di disporre delle crescenti quantità di
farmaco necessarie, eliminando la precarietà dell'approvvigionamento degli
organi animali utilizzati in passato nella produzione estrattiva. Le
proteine ricombinanti coprono oggi un ampio spettro di indicazioni
terapeutiche e trovano impiego nel trattamento di patologie di elevata
rilevanza sociale come, per esempio, l'insulina umana nel diabete mellito.
Nei primi anni '80 la tecnologia del Dna ricombinante ha reso disponibili
preparazioni di insulina umana, risolvendo importanti problemi di
immunogenicità (allergie, lipodistrofie, etc.) conseguenti alla reazione
dell'organismo ad un ormone simile, ma non uguale, a quello endogeno. È
divenuto sempre più chiaro che il compenso glicemico deve essere molto
accurato sia per quanto riguarda la riduzione della glicemia a digiuno, sia
per quanto concerne le escursioni della glicemia dopo i pasti, cioè le
fluttuazioni glicemiche che, secondo recenti studi, sembrano associate con
il rischio cardiovascolare in maniera ancor più significativa rispetto
all'iperglicemia a digiuno. Le preparazioni di insulina umana disponibili
fino a circa dieci anni fa, a seguito delle loro caratteristiche
farmacocinetiche, rendevano quasi impossibile il raggiungimento di tale
scopo. Pertanto, il passo successivo, compiuto nuovamente grazie alla
tecnica del Dna ricombinante, è stato la preparazione di analoghi
dell'insulina, "costruiti" cambiando la struttura della proteina
nativa, con l'obiettivo di migliorarne il profilo farmacocinetico e, quindi,
l'efficacia terapeutica. In particolare, gli analoghi a breve durata
d'azione, i quali vengono rapidamente assorbiti e esauriscono la loro azione
nell'arco di 2-3 ore, hanno dimostrato che è possibile ottenere un
significativo miglioramento del profilo glicemico senza per questo aumentare
il rischio di eventi ipoglicemici. Peraltro, per perfezionare il controllo
metabolico, è necessario realizzare una ottimale sostituzione della
secrezione insulinica basale. Tale obiettivo è stato perseguito sinora
mediante multiple iniezioni giornaliere di insulina ad azione intermedia, il
cui assorbimento, però, è alquanto variabile, oppure tramite l'infusione
sottocutanea continua di insulina regolare mediante microinfusori, la cui
accettazione da parte del paziente, peraltro, è ancora controversa.
Pertanto, la disponibilità di analoghi a lunga durata d'azione che, grazie
alle loro caratteristiche elettrochimiche, tendono a cristallizzare nel sito
di iniezione consentendo un assorbimento ritardato e costante, incrementa le
speranze di poter ottenere una "normalizzazione" della glicemia
minimizzando gli effetti indesiderati e migliorando ulteriormente la
prognosi dei pazienti diabetici. Una ulteriore applicazione della terapia
con Dna ricombinante nel campo delle endocrinopatie è rappresentata dal
trattamento del deficit di ormone della crescita (Gh), affezione
caratterizzata, nel bambino, da bassa statura, e, nell'adulto, da una vera e
propria sindrome comprendente alterazioni della composizione corporea
(aumento del tessuto adiposo, in particolare a livello addominale),
alterazioni cardiovascolari (riduzione della massa e della funzione
cardiaca), alterazioni ossee (riduzione del grado di mineralizzazione) e
alterazioni a carico di altri organi e apparati (respiratorio, escretore,
etc.); tali disfunzioni determinano una riduzione sia della qualità sia
della spettanza di vita e, pertanto, richiedono un adeguato trattamento
farmacologico di tipo sostitutivo.
50°
ANNIVERSARIO DELLA SCOPERTA DELLA STRUTTURA DEL DNA SINTESI DELL'INTERVENTO
DEL DOTTOR PAOLO PAOLETTI VICEPRESIDENTE ONCOLOGIA MEDICA LABORATORI DI
RICERCA LILLY
Firenze, 20 ottobre 2003 - La tecnica del Dna ricombinante ha permesso negli
anni '70-'80 di sintetizzare e produrre molecole quali l'insulina umana e
l'ormone della crescita di importanza fondamentale per il trattamento del
diabete e delle turbe dello sviluppo. Questa tecnologia ci ha permesso
successivamente lo sviluppo di ulteriori molecole per il trattamento della
sepsi e l'osteoporosi, che stanno cambiando radicalmente l'approccio
terapeutico a queste patologie devastanti. Negli stessi anni è stata messa
a punto la tecnica per disegnare anticorpi specifici (monoclonali) e
bloccare recettori di superficie cellulari e modificare l'evoluzione di
patologie gravi quali la cardiopatia ischemica. Anche in questo caso la
tecnologia si è evoluta ed oggi siamo in grado di produrre anticorpi
totalmente "umanizzati", annullando il rischio di reazioni
immunitarie. Un esempio di questa applicazione, sviluppato in Lilly, è l'abciximab,
l'anticorpo monoclonale che inibisce l'aggregazione piastrinica nella
cardiopatia ischemica. Tuttavia la tecnologia del Dna ricombinante e quella
degli anticorpi monoclinali si devono considerare come l'inizio di una
rivoluzione che negli ultimi 10 anni ha portato alla definizione del menoma
umano. Le biotecnologie, con la genomica e la proteomica stanno
letteralmente rivoluzionando la medicina e, di conseguenza, l'approccio alla
scoperta di nuovi "target" e la sintesi di nuove molecole per la
cura di patologie diverse quali il cancro e le patologie
cronico-degenerative. Un' evoluzione derivata dall'applicazione di queste
tecnologie ha portato allo sviluppo di anticorpi monoclonali per lo
specifico blocco di espressioni funzionali genetiche anomale, che fanno
parte dei meccanismi complessi che portano alla formazione del cancro. La
medicina sta vivendo una nuova era e stiamo cominciando a capire come
muoverci nel complesso sistema biologico interno alla cellula: dai geni alla
loro espressione funzionale intracellulare, con molecole e proteine che
governano meccanismi complessi, fino alla successiva espressione funzionale
extracellulare organo-specifica. Le biotecnologie porteranno allo sviluppo
di una medicina personalizzata basata sulla farmacogenomica, che permetterà
di dare al paziente un farmaco davvero "personalizzato". Tra i
farmaci Lilly in avanzato stadio di sviluppo clinico, abbiamo l'exenatide,
un analogo dell'ormone Glip-1. L'ormone Glip-1, fisiologicamente prodotto
dalle cellule L dell'intestino umano, è in grado di stimolare la secrezione
di insulina indotta dai rialzi glicemici. Il Glip-1 agisce sia sulle cellule
beta del pancreas (quelle che producono insulina) sia su quelle alfa,
riducendo la produzione di glucagone, un ormone iperglicemizzante. Un altro
considerevole effetto del Glip-1 è promuovere la differenziazione delle
cellule beta, aumentando il numero di cellule produttrici di insulina.
Exenatide, costituito da 39 aminoacidi, è mille volte più attivo
dell'ormone umano ed è stato isolato dalla saliva del Gila monster, un
rettile raro. Le sperimentazioni cliniche, giunte alla fase Iii, stanno
dimostrando una sua notevole efficacia nel controllo glicemico di pazienti
con diabete di tipo Ii (o diabete dell'adulto), la forma più diffusa della
malattia, riducendo significativamente i rischi di ipoglicemie severe. Nei
soggetti studiati è stato inoltre osservato un marcato decremento
ponderale. L'exenatide viene attualmente utilizzato con somministrazione per
via sottocutanea due volte al giorno. L'innovatività del farmaco risiede
nella fisiologicità (funziona solo quando serve, e cioè sensibilizzando la
cellula beta pancreatica a rispondere opportunamente ai rialzi glicemici) e
nella sicurezza (non provoca ipoglicemie gravi). E' in sviluppo anche una
formulazione long-acting che permetterà di somministrare il farmaco solo
poche volte al mese. Altra area di ricerca consolidata per Lilly è quella
oncologica. A breve verrà presentato il primo farmaco attivo su una forma
rara ma devastante di tumore della pleura (mesotelioma pleurico): il
pemetrexed. Inoltre, due nuove molecole entreranno in sperimentazione
allargata di fase Iii, tra cui l'inibitore della proteina C beta Ii, farmaco
potenzialmente attivo nell'inibizione dell'angiogenesi che, bloccando
l'apporto di sangue alle cellule tumorali, ne induce la morte. Questa è una
delle prime molecole della nuova generazione di farmaci antitumorali,
caratterizzati da una tossicità ridotta rispetto ai chemioterapici
tradizionali.
50°
ANNIVERSARIO DELLA SCOPERTA DELLA STRUTTURA DEL DNA SINTESI DELL'INTERVENTO
DEL PROFESSOR GIUSEPPE SAGGESE PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI
PEDIATRIA ORDINARIO II CLINICA PEDIATRICA - UNIVERSITÀ DI PISA
Firenze, 20 ottobre 2003 - Negli ultimi anni le ricerche in campo
genetico-molecolare hanno avuto enormi ricadute sul miglioramento della
salute e della qualità della vita di pazienti affetti da varie malattie.
Basti pensare ai farmaci ottenuti con la tecnologia del Dna ricombinante. In
molti abbiamo personalmente La mia formazione di clinico ed in particolare
di endocrinologo pediatra mi ha fatto toccare con mano la rivoluzione
determinata negli ultimi anni dalle conquiste in campo genetico-molecolare.
Vissuto l'evoluzione della terapia insulinica, con la produzione nel 1982,
da parte della Lilly, dell'insulina umana ricombinante. Una condizione che
ha molto beneficiato della tecnologia del Dna ricombinante è il deficit di
ormone della crescita, un'endocrinopatia squisitamente pediatrica,
caratterizzata da un'associazione di anomalie auxologiche, cioè dello
sviluppo e della maturazione corporea, biochimiche e metaboliche, causate da
un'insufficiente secrezione dell'ormone. Questa definizione mette in
evidenza alcuni aspetti importanti di questa condizione. Primo fra tutti la
complessità del quadro sindromico. Si tratta di bambini con una statura
gravemente compromessa, spesso con stigmate caratteristiche come la faccia
da "bambola", con la radice del naso infossata e le bozze frontali
sporgenti, con capelli radi e sottili. L'aspetto è paffuto e lo sviluppo
puberale avviene più tardivamente dei coetanei o può essere assente. Sono
bambini con una ridotta tolleranza allo sforzo fisico. Spesso il quadro
clinico è più sfumato, ma in ogni caso è sempre presente la bassa
statura. Gli aspetti metabolici della sindrome sono un'acquisizione
relativamente recente. Si sa oggi che il Gh agisce in modo positivo sul
metabolismo dei grassi, riducendo il rischio di malattia cardiovascolare,
sulla massa ossea, sulla forza muscolare e sull'attività psichica.
Paradossalmente, sia il bambino, sia i genitori focalizzano l'attenzione
sulla bassa statura. Quello che potrebbe essere considerato un problema
estetico è vissuto come la "malattia" e questa a sua volta
produce altra "malattia". Infatti, il confronto con i coetanei è
vissuto come qualcosa da evitare, soprattutto in età adolescenziale, quando
questi soggetti ancora non hanno raggiunto uno sviluppo puberale adeguato.
In una società come la nostra, nella quale la statura e l'aspetto fisico
contano molto, basta osservare gli standard estetici divulgati dai media,
questi bambini ed adolescenti si sentono inadeguati e con essi anche i loro
genitori. Insomma, il problema della bassa statura ingenera ansia e viene
vissuto con ansia. A questo si aggiunge poi la "vera malattia",
quella indotta dalle alterazioni metaboliche, più evidenti in età adulta,
che comportano un aumento del rischio di malattia cardiovascolare,
intolleranza alla fatica fisica e disturbi psichici, disordini che
peggiorano seriamente la qualità della vita. L'unica possibilità di
modificare questa condizione è quella di iniziare la terapia sostitutiva
con ormone della crescita. Prima degli anni '80 l'ormone che veniva
utilizzato era estratto da ipofisi di cadavere. Infatti, la quantità
disponibile sul mercato di tale prodotto era limitata e questo influiva
negativamente sul regime terapeutico. La dose di ormone che veniva
utilizzata era bassa e i risultati, in termini di statura adulta, non erano
lusinghieri. L'aspetto più drammatico di questa terapia è stato, tuttavia,
l'improvvisa consapevolezza che l'ormone estratto da ipofisi di cadavere non
era un farmaco sicuro, in quanto poteva trasmettere una malattia
degenerativa cerebrale, la malattia di Creutzfeldt-jakob, che si manifestava
dopo alcuni anni dall'assunzione dell'ormone. Recentemente si è molto
parlato di una variante di Creutzfeldt-jakob, mi riferisco alla malattia
della "mucca pazza". Circa 180 pazienti nel mondo, trattati con
ormone della crescita estrattivo, hanno contratto questa grave malattia. La
disponibilità nei primi anni '80 dell'ormone ottenuto con la tecnologia del
Dna ricombinante ha radicalmente cambiato l'approccio terapeutico nei
bambini con deficit di Gh. Innanzi tutto il medico ha, da allora, la
consapevolezza di consigliare la somministrazione di un prodotto sicuro dal
punto di vista infettivologico. L'altro aspetto è che la disponibilità in
quantità illimitate dell'ormone ricombinante ha permesso di eseguire
precocemente e a dosi adeguate la terapia o, come si dice, di ottimizzarla,
determinando un significativo miglioramento della statura finale di questi
bambini e, in ultima analisi, della loro qualità di vita.
FARMACI
SU MISURA: LE GRANDI PROMESSE CHE L'ITALIA IGNORA IL NUOVO MONDO OFFERTO
DALLA GENETICA OFFRE ENORMI RISPARMI A CHI SOFFRE E A CHI AMMINISTRA (-30%).
MA IL PIANO SANITARIO NAZIONALE NON NE FA NEPPURE CENNO. LA DENUNCIA A
MEDLAB 2003
Firenze, 20 ottobre 2003 - - Farmacogenetica, ovvero farmaco giusto al
paziente giusto nelle dosi giuste. Mentre altri Paesi già si attrezzano in
vista di una delle grandi conquiste della genetica, l'Italia segna il passo.
La farmacogenomica consentirà risparmi incalcolabili in termini di
sofferenza e almeno il 30% in termini economici. Peccato che il Piano
sanitario Nazionale non ne faccia neppure cenno. Una denuncia lanciata il 17
ottobre a Firenze, in chiusura del congresso di congresso di medicina di
laboratorio Medlab 2003, dal professor Demetrio Neri, ordinario di bioetica
all'Università di Messina, nonché membro del Comitato Nazionale per la
Bioetica. La farmacogenetica, ha ricordato, studia come le differenze
genetiche tra gli esseri umani influenzano la variabile risposta dei singoli
pazienti ai farmaci. L'attività di un farmaco si esplica attraverso i
siti-bersaglio, in genere un recettore o un enzima, una sorta di
"finestra" attraverso la quale i farmaci entrano nelle cellule
dell'organismo. La presenza o assenza di queste "finestre" è
determinata dal corredo genetico. Dunque, se una persona non ha il gene che
comanda l'apertura di una certa finestra non può ricavare nessun beneficio
da un farmaco che ha bisogno proprio di quel passaggio. E' un evento che si
verifica spesso. Nei prossimi anni tutto questo cambierà profondamente,
perchè si potranno mettere a punto veri profili genetici, una specie di
carta di identità che permetterà ai medici di predire la risposta del
singolo paziente a un farmaco e quindi di stabilire se somministrarlo e in
quale dose. Oggi, in realtà, anche nella cura del cancro si procede a
orecchio: i chemioterapici sono praticamente somministrati solo in base
all'altezza e al peso del paziente. E' però vicina la possibilità di
confezionare farmaci su misura per ogni singolo paziente, con benefici
multipli: di risposta terapeutica e di risparmio di sofferenza, ma anche
economici. Lo slogan che sintetizza l'obiettivo finale è appunto: "La
medicina giusta al paziente giusto e nella dose giusta". Come ogni
altro settore della ricerca biomedica avanzata, anche questo presenta
aspetti che richiedono valutazioni di tipo etico e la messa a punto di
strumenti regolatori capaci di massimizzare i benefici e minimizzare i
rischi. ("Per esempio", si è chiesto Neri, "che dire ai
pazienti sui quali si sa che un dato farmaco non funziona? Non corriamo il
rischio di accentuare il fenomeno delle malattie orfane?). Per fare questo,
è necessario che le autorità comprendano esattamente la posta in gioco e
adottino per tempo le misure più idonee a ricavare da queste ricerche il
massimo vantaggio possibile. E' quanto si propone il Governo inglese che, in
un recente Libro Bianco, ha preso sul serio l'idea di adattare la struttura
dell'erogazione dell'assistenza sanitaria in vista dei cambiamenti indotti
nei prossimi dalla ricerca genetica. In questo ambito notevole attenzione è
riservata alla farmacogenetica: non con banali dichiarazioni di principio,
ma con solidi investimenti pubblici (subito 2,5 milioni di sterline, circa
3,5 milioni di euro). "Obiettivo", ha detto Neri, "un settore
che non sembra appetibile per l'impresa privata, ma che invece presenta un
grandissimo interesse per lo Stato (e per i cittadini): la farmacogenetica
applicata alle medicine esistenti, scelte ovviamente tra quelle di maggiore
diffusione, al fine di migliorarne l'efficacia e la sicurezza nella
somministrazione ai singoli pazienti". E in Italia? Neri è stato
lapidario: "Da noi ci sono gruppi di ricerca, ma le autorità non
sembrano ancora percepire l'importanza del settore. Il Piano Sanitario
nazionale non ne parla, anche se è ormai convinzione comune che proprio la
farmacogenetica, nel breve-medio periodo, sarà cruciale per diminuire i
costi dell'assistenza, permettendo di evitare sprechi (secondo alcune
statistiche, intorno al 30% ). E, sia ben chiaro, non è solo una questione
di costi economici: il farmaco giusto al paziente giusto significa anche
maggiore efficacia terapeutica e minori effetti collaterali". Infolink:
http://www.Sibioc.it http://www.Amcli.it
A.I.U.T.O.
PREMIA I SUOI VOLONTARI E PORTA AD ABILITY RICKY TOGNAZZI, FEDERICA
PANICUCCI E FLAVIA VENTO A LINGOTTO FIERE SI CONSEGNANO DOMANI
RICONOSCIMENTI A 100 VOLONTARI DI TUTTA ITALIA
Torino,
20 ottobre 2003 - "sentitamente grazie" è il motto che ha
caratterizzato la premiazione dei volontari di A.i.u.t.o. Che si è tenuto
il 17 ottobre a Lingotto Fiere nell'ambito del salone Ability. A fare da
presentatrice dell'evento Federica Panicucci che sarà affiancata da Ricky
Tognazzi che presenterà il suo ultimo film e da Flavia Vento. "A.i.u.t.o."
è una delle più importanti associazioni di volontariato diffusa sul
territorio nazionale con 30 sedi e conta su 2000 volontari. L'assistenza si
realizza attraverso due call center, uno che tende a risolvere i problemi
pratici di chi ha bisogno 800237379 e uno psicologico che aiuta in modo
particolare le persone sole -800237459-. Saranno 100 i premiati provenienti
da tutta Italia tredici di questi riceveranno la spilla d¹oro per meriti
speciali mentre per tutti gli altri ci saranno targhe e pergamene e il
piacere di assistere allo spettacolo, aperto a tutti i visitatori, che i tre
personaggi realizzeranno sul palco del padiglione 3 di Lingotto Fiere. Sono
previsti anche premi offerti dal comune di Torino consegnati dall'assessore
Stefano Lepri mentre la regione
MARTEDÌ
S'INAUGURA A PARMA LA RASSEGNA DI FOOD PROCESSING PIÙ IMPORTANTE AL MONDO
SI CONCRETIZZANO A CIBUS TEC I PROGETTI DI RILANCIO DEI PAESI IN VIA DI
SVILUPPO
Parma, 20 ottobre 2003 - Dalle parole ai fatti. A pochi giorni dal convegno
italo-argentino-brasiliano "Commercio internazionale e
imposizione" che si è svolto a Buenos Aires con il patrocinio del
Ministero Italiano delle Attività Produttive, da martedì prossimo, a
Parma, una folta rappresentanza di delegati provenienti dai maggiori paesi
latino-americani (ma anche dall'Australia, dalla Nuova Zelanda, dall'India,
dalla Cina, dalla Russia, dalla Siria, dalla Tunisia e dal Marocco) saranno
a Parma per visitare Cibus Tec, la rassegna internazionale di food
processing e packaging technology più importante al mondo. E' proprio
attraverso l'utilizzo degli impianti e i macchinari per l'industria
alimentare (dalla trasformazione delle materie prime alla confezione fino
alla distribuzione nei punti vendita), che sarà possibile realizzare i
programmi di sviluppo rilanciati con sempre maggiore determinazione dai
Paesi che pur vantando poderose produzioni agricole sono fortemente
penalizzati dagli sprechi dovuti a trattamenti industriali non corretti.
Sotto questo aspetto, acquistano particolare importanza la presenza e gli
interventi alla conferenza inaugurale di Cibus Tec che si terrà martedì
mattina nel quartiere fieristico di Parma, del Presidente di Confindustria
Antonio D'amato, del Direttore dell'Ice Ugo Calzoni, del Presidente della
Stazione Alimentare delle Conserve di Parma Giovanni Ballarini e del Rettore
dell'Università di Parma Gino Ferretti, oltre alle autorità locali fra cui
l'Assessore alle Attività Produttive dell'Emilia Romagna Duccio Campagnoli,
il Presidente di Unioncamere Emilia Romagna Andrea Zanlari, il facente
funzioni di Presidente della provincia di Parma Vincenzo Bernazzoli e Elvio
Ubaldi Sindaco di Parma. "L'importanza di Cibus Tec come vetrina
d'eccellenza dei macchinari e degli impianti per l'industria
alimentare", ricorda il presidente di Fiere di Parma Domenico Barili,
" è sottolineata dal fatto che la quantità di derrate alimentari
sprecate a causa della mancanza di impianti per processi di produzione e di
trasformazione, nei paesi in via di sviluppo, negli ultimi dieci anni è
aumentata del 300%. Da oltre 60 anni le industrie alimentari del pianeta
fanno le grandi scelte tecnologiche e gli acquisti per l'ammodernamento dei
propri impianti a Cibus Tec. Ed è proprio qui che si concentrano, ogni due
anni, le tecnologie più innovative. Non dimentichiamo che i maggiori
impianti esistenti oggi al mondo per la lavorazione industriale del latte,
delle conserve vegetali, soprattutto pomodoro, della pasta, delle carni e
dell'olio di oliva, sono di fabbricazione italiana" . Nel recente
convegno di Buenos Aires è stato ribadito, fra l'altro, che l'Italia oltre
a permettere alle aziende argentine e brasiliane di esportare attraverso le
reti già predisposte dalle sue imprese, potrà contribuire al rilancio
delle aziende latino-americane con l'installazione o l'ammodernamento di
impianti industriali e specifici programmi di assistenza tecnica compresi
corsi di formazione sulle norme comunitarie che regolano l'imballaggio,
l'etichettatura e tutti gli altri problemi relativi alla commercializzazione
dei prodotti alimentari. Meccanismi che potrebbero beneficiare dei 75
milioni di euro destinati dall'Italia per la cooperazione e per favorire la
cessione di tecnologie e lo sviluppo di sistemi di produzione.
A
"PROGETTO FUOCO" LE RISPOSTE DELLA TECNOLOGIA NATURALE:
"BLACK OUT O ENERGIA RINNOVABILE ?"
Milano, 20 ottobre 2003 - Gli improvvisi black out elettrici come quelli che
hanno colpito gli Stati Uniti prima e l' Italia poi, portano in primo piano
il problema dell'approvvigionamento energetico Il pensiero va subito agli
anni dell"'austerity", alle città senza luci e senz'auto, e si
progettano le alternative, si torna a parlare di energia rinnovabile In
particolare di biomassa legnosa, termocaminetti, stufe e caminetti,
bruciatori che non utilizzano più gas o gasolio. Di questo e di quanto per
le nostre foreste sia salutare l'impiego della legna si parlerà dal 18 al
21 marzo 2004 alla Fiera di Verona ai convegni di "Progetto Fuoco': la
principale rassegna europea che ogni due anni presenta le ultime tecnologie
energetiche adattate all'uso della legna. A cinque mesi dalla quarta
edizione, dichiarata ufficialmente internazionale, il 25% degli oltre 300
espositori previsti è rappresentato da aziende leader provenienti
dall'estero: Canada, Danimarca, Gran Bretagna,finlandia,norvegia,svezia,
Francia, Germania, Olanda, Austria, Belgio,svizzera,spagna e Rep.ceca,. Sono
paesi che grazie alle energie alternative hanno raggiunto oggi, rispetto
all'Italia, una minor dipendenza dal petrolio. A chi pensa che riscaldarsi a
legna sia un ritorno al passato, rispondono sempre più famiglie italiane
che scelgono i nuovi impianti a basso costo e a basso consumo: caldaie e
stufe caricate ogni anno con 150.000 tonnellate di pellet, i cilindretti di
legno pressato che automaticamente alimentano il riscaldamento di casa
,grazie agli impianti domestici che richiedono solo I'impostazione della
temperatura desiderata. L raffronti parlano chiaro: a un litro di gpl da 84
centesimi di euro ne corrispondono uno di gasolio da 83 e un litro di metano
da 52 centesimi; passando alla legna i costi scendono a 50 cent per quella
da ardere, a 39 per il pellet e a 19 per il cippato medio. Dal sito della
rassegna www.Progettofuoco.it è possibile scaricare "Fabius", un
vademecum che insegna come risparmiare riscaldandosi a legna.
BPM
ALLA FIERA DI MILANO PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE
Milano, 20 ottobre 2003 - L'impegno della Banca Popolare di Milano verso le
piccole e medie imprese si manifesta anche con la presenza alla Fiera di
Milano in occasione della prossima Emo03, fiera internazionale sul mondo
della lavorazione dei metalli (dal 21 al 28 ottobre prossimi). In questa
occasione sarà infatti attivo un punto di consulenza Bpm ubicato in Viale
dell'Industria presso il padiglione 10 per offrire operatività e servizi ad
hoc alle migliaia di operatori del settore della lavorazione dei metalli che
saranno presenti in quei giorni. Perché la crescita delle piccole e medie
imprese possa avvenire in modo sicuro e solido, il Gruppo Bipiemme è un
vero e proprio intermediario globale per tutta l'attività internazionale
svolta dagli operatori commerciali, oltre ad essere un ottimo consulente
tecnico-finanziario; la professionalità degli specialisti Bpm, infatti, è
in grado di fornire consulenza relativa all'assicurazione e allo smobilizzo
di crediti all'esportazione e alla ricerca all'estero di sbocchi
commerciali. Inoltre offre un costante aggiornamento in tema di
finanziamenti dedicati all'internazionalizzazione delle imprese. Il Gruppo
Bipiemme propone anche il leasing per l'acquisto di nuovi macchinari e
strumenti, ammortizzando così il costo dei nuovi impianti in tempi molto più
brevi rispetto ad altri tipi di finanziamento. Gli esperti e i consulenti
della Banca Popolare di Milano saranno presenti in questa occasione per
offrire tutta la loro professionalità e competenza.
IL
MONDO DELLA MANUTENZIONE SCEGLIE MILANO NUOVO APPUNTAMENTO ESPOSITIVO E
CONVEGNISTICO IN FIERA MILANO A SETTEMBRE 2004
Milano, 20 ottobre 2003 - Dal 14 al 17 settembre 2004 in Fiera Milano è in
programma la 1a edizione di Bi.man, Biennale della Manutenzione Industriale,
organizzata da Bias Group, una società del gruppo Vnu Business Publications
Italia. Per la prima volta Milano ospiterà quindi una rassegna completa e
aggiornata rivolta al mondo della manutenzione industriale. La manutenzione
è ormai una componente del più ampio programma di valorizzazione del
patrimonio strumentale e impiantistico di un'industria e viene ad assumere
un ruolo strategico prioritario. Progettare, controllare e migliorare il
proprio sistema di manutenzione: sono passi essenziale del cammino di ogni
azienda che intenda vincere le nuove sfide della competitività. Una
manifestazione come Bi.man sarà un'occasione privilegiata per far
incontrare tutti i soggetti interessati a conoscere e a far conoscere l'oggi
della manutenzione. Alla prima edizione di Bi.man si potranno pertanto
trovare: aree espositive per presentare strumenti, componenti, macchine,
sistemi e servizi che alimentano l'attività manutentiva nei vari campi
applicativi; convegni e workshop per dibattere i problemi aperti; spazi
dedicati per contatti, approfondimenti, opportunità di business In
particolare, l'offerta espositiva sarà articolata secondo i principali
segmenti che descrivono il più ampio panorama della manutenzione, cioè:
Manutenzione meccanica, Manutenzione elettrica, Fluid Engineering,
Strumentazione & Controllo per la Manutenzione, Diagnostica, Materiali,
Ambiente, Sicurezza & Salute, Service. Vari sono i protagonisti del
mondo tecnico e industriale che parteciperanno alla preparazione e alla
realizzazione di un evento che si preannuncia di grande rilevanza per tutti
gli operatori della manutenzione. A cominciare da Aiman (Associazione
Italiana di Manutenzione) che da quasi 45 anni svolge un'opera di promozione
e sviluppo della cultura e dell'attività manutentiva, attraverso una varietà
di strumenti e iniziative. Per settembre 2004 Aiman organizzerà a Milano il
proprio Convegno Nazionale e identifica fin d'ora nel Bi.man il proprio
salone di riferimento; con l'obiettivo di far convergere su Fiera Milano il
mondo della manutenzione industriale, portando alla Bi.man le risorse
tecniche e gestionali disponibili sul territorio e distribuite attraverso
una capillare rete di operatori. Altro punto di forza di Bi.man sarà la
contiguità col 31° Bias, Convegno Mostra dell'Automazione, Strumentazione,
Microelettronica e Ict per l'Industria, manifestazione storica nel panorama
industriale italiano e punto di riferimento internazionale per i settori
coinvolti. Per l'edizione 2004 Bias aspetta la partecipazione di 60.000
visitatori, 2.600 espositori su 92.000 m2 di superficie espositiva. La
sinergia a tutto campo tra Bi.man e Bias, che si attuerà anche sul piano
organizzativo e gestionale, può far leva sul carattere interdisciplinare
della manutenzione e sulla natura trasversale delle tecnologie elettroniche
e dell'automazione. Bi.man può contare sull'apporto esclusivo di
Manutenzione - Tecnica Management, rivista italiana da 10 anni leader per il
mondo della manutenzione e gestione di impianti industriali, e organo
ufficiale di Aiman; e sulle altre testate italiane e internazionali di
Thomas Industrial Media, quali: le diverse edizioni di Ien, Technische Revue,
Pei Magazine e Manutenzione che sarà Media Sponsor Ufficiale della
rassegna. Bi.man ha anche il supporto promozionale di tutte le testate di
Vnu Business Publications, il più grande editore al mondo, per assicurare
la massima copertura e divulgazione dell'evento in tutti i settori che si
rivolgono agli impianti industriali. Forte anche di questi supporti e della
pluriennale esperienza in campo fieristico, Bias Group ha in programma una
intensa azione per la promozione della mostra presso i potenziali visitatori
internazionali, anche attraverso la partecipazione alle principali
manifestazioni mondiali, come: Isa Instruments (Huston), Automation Europe
(Parigi), Emo (Milano), Productronika (Monaco), Rich-mac (Milano), Hannover
Messe (Hannover), Fluidtrans (Milano).
VERONA:
XVIII EDIZIONE GIORNATE INTERNAZIONALI DELL'ARREDO SI CONFERMA IL TREND DI
CRESCITA INTERNAZIONALE
Milano, 20 ottobre 2003 - Il clima generale di incertezza economica non
sembra aver influito sulla buona riuscita della Xviii edizione di Abitare il
Tempo. Sia per quanto concerne la presenza di espositori, che si sono
attestati complessivamente sul numero di 600, sia e soprattutto per quanto
riguarda l'entità degli operatori esteri che hanno visitato quest'anno la
rassegna e che hanno fatto registrare un più 7,18%: una percentuale che
sale a + 9,24% se si include anche il numero dei giornalisti provenienti dal
resto del mondo. In attesa dei dati ufficiali certificati da Fkm, si può
comunque anticipare che a fronte di un numero di operatori italiani pressoché
invariato (43.260) e comunque in aumento, è stato registrato un totale di
6280 visitatori esteri. La qual cosa conferma il trend di crescita
internazionale che contraddistingue le ultime edizioni di Abitare il Tempo.
A convalida della sua centralità per il sistema dell'arredamento a 360°
gioca anche l'interesse della stampa internazionale i cui esponenti arrivano
sempre più numerosi a Verona: i giornalisti totali registrati sono stati
infatti 570 ed hanno segnato un incremento del 23,38% rispetto al 2002.
Grande interesse ha suscitato il programma degli eventi progettati
appositamente per arricchire con variegati e numerosi spunti culturali la
visita di questa edizione, che ha coperto complessivamente una superficie
espositiva di 80.000 metri quadrati, a cominciare dalla mostra Edentity, a
cura di gumdesign, sul tema dei giardini, allestita nel piazzale di ingresso
dei padiglioni fieristici. L'idea centrale di questa 1 a Esposizione di
giardini tematici è quella di trovare nuove soluzioni applicabili ai
giardini domestici e ai parchi pubblici. Un discorso speciale va al
repertorio di materiali tessili visibili ad Abitare il Tempo 2003 grazie
alla presenza, tra gli espositori, delle aziende di Incontri (Mostra del
tessuto d'arredamento e del tappeto d'autore) e al tema della mostra
"Il teatro del tessuto", curata da Ettore Mocchetti e dedicata
all'alta decorazione. Entrambi i casi hanno dato modo di vedere e apprezzare
collezioni di tessuti che si ispirano alla moda per quanto concerne le
sequenze cromatiche che vengono proposte su materiali nobili (lana e sete
soprattutto) il cui pregio sta ancora una volta nell'evocare immagini di
grande forza sensoriale. La suggestiva scenografia della mostra, inoltre, ha
inteso richiamare il modernismo metafisico dell'architettura italiana di
fine anni '30. In questo contesto si aprivano quattro grandi stanze,
allestite secondo i progetti di Michele Bònan, Stefano Dorata, Anna Gili e
Paola Navone, mentre una sequenza di nicchie ideate come veri e propri
"quadri" esaltavano le qualità dei tessuti dei più prestigiosi
editori tessili italiani ed esteri. Giovedì 18 settembre, un pubblico
commosso ha a lungo applaudito Maddalena De Padova nel momento in cui il
Ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi le ha conferito
il Premio Abitare il Tempo. Per il 2003 infatti, il Comitato di Indirizzo
Scientifico e Culturale ha deciso di premiare questa forte personalità, che
con il suo modo di pensare e promuovere il design lo ha consacrato come idea
fondante del bello nel nostro vivere quotidiano. Tendenze: sottofondo di
cultura umanistica per l'abitare Grande curiosità hanno rivestito le
sperimentazioni relative alle possibili applicazioni del progetto di design
nell'architettura d'interni contemporanea, frutto del lavoro di una numerosa
équipe di professionisti affermati e di giovani emergenti, partecipanti
all'ampio programma di Mostre e Laboratori. Sintetizzando il repertorio di
immagini immagazzinate nella memoria visiva di chi abbia visto tutte le
proposte di Abitare il Tempo edizione 2003, sia quelle esposte nei
padiglioni degli espositori, sia quelle suggerite negli eventi culturali, si
potrebbe dire che mai come quest'anno esisteva un legame di continuità fra
le concretezze della produzione reale e le ipotesi ideali della
progettazione. Valgano come esempio i prototipi di casa, all'interno del
laboratorio Abitare il Xxi secolo (curata da Carlo Amadori, Vanni Pasca e
Luca Scacchetti), ed ideati da Piero Lissoni ("Labirinti
Domestici"), Peter Bottazzi e Tanja Solci ("Room - zattera in una
stanza"), Giulio Cappellini ("A tavola"), Fabio Novembre
("Casa"), Nucleo design solutions ("Nucleo Home"), dove
i criteri di funzionalità e comfort si esplicano in un contesto di grande
serenità e distensione: spazi senza tempo realizzati con prodotti di serie
ma resi emozionanti dall'apporto di materiali raffinati, colori discreti,
arredi dalle linee classiche. Che significa maggiore attenzione alla
sensorialità, perché al centro dell'attenzione c'è l'uomo e i suoi
bisogni fondamentali. A questo spirito è anche riconducibile la mostra
"Casa Colombo", a cura di Carlo Colombo, allestita nei padiglioni
promozionali. Per quanto attiene la ricerca e la sperimentazione, un filo
conduttore legava per altri versi le ricognizioni sulle aree territoriali
dominate da un imprinting storico qual è la tradizione nel lavoro di tipo
artigianale. Le tre mostre attinenti a questo argomento "Metamorfosi -
La tradizione tra forma e funzione" (a cura di Gianmaria Colognese),
"La casa e il luogo - Bassano identità e modernità" (a cura di
Luca Scacchetti) e "Finis terrae - La casa di frontiera" (a cura
di Francesco Spada) sovrappongono a tre distinte identità geografiche
italiane (nell'ordine, Verona, Bassano e Salento) dei linguaggi progettuali
innovativi che diversificano in modo dialettico le tipologie di prodotto
locali. Più fedele alla storia è stata invece la riedizione filologica
"Il mobile delle Avanguardie sovietiche degli anni Venti" (a cura
di Giuseppe Albanese) che ha messo in risalto la versatilità delle aziende
veronesi nell'interpretare e costruire talune opere dei maestri russi che
ancora oggi risultano di grande interesse dal punto di vista del design. Con
la mostra Alessandro Mendini + Cleto Munari "Micromacro" (a cura
di Elvilino Zangrandi) due grandi personaggi, lavorando insieme, hanno dato
vita a sedici micro architetture in acciaio e vetro soffiato a Murano, per
dimostrare che l'architettura può essere ancora "la madre di tutte le
arti". Enzo Mari, "A cosa serve un tavolo", è stata la
risposta di un designer intransigente alle "aberrazioni dei mercato
globale". La sua proposta, che nasce dall'intenzione di trovare una
soluzione intermedia nell'ambito di trasformazioni ormai inevitabili, si è
esplicata in oggetti (tavoli e sedie) compatibili con i bisogni primari
dell'uomo. Ettore Sottsass con "La superficie virtuale", ha
simulato un paesaggio insolito e inaspettato per presentare le potenzialità
di una nuova materia, il laminato. Terminando il percorso nel Pad. 8, il
Politecnico di Milano con il contributo di Group Environmental Affairs Ab
Electrolux-sweden ed Electrolux Zanussi Italia ha affrontato il tema della
sostenibilità in relazione con il mondo degli elettrodomestici nella mostra
"Scenari di sostenibilità domestica". Il rapporto tra materiali
nobili in natura, architettura e interior design ha visto una ulteriore
forte concretizzazione al padiglione 1: la mostra "La casa di
pietra" curata da Roberto e Ludovica Palomba (nel contesto del
Laboratorio Abitare il Xxi secolo), ha inteso valorizzare le qualità di
marmo e pietre nei luoghi domestici, mentre "International Award
Architecture in Stone", a cura di Vincenzo Pavan ha presentato le sette
opere che hanno vinto l'omonimo premio dedicato alle architetture più
significative nell'uso dei materiali lapidei. Insieme, le due mostre,
coordinate da Carlo Amadori e Vincenzo Pavan, sono il frutto della sinergia
fra Abitare il Tempo e Marmomacc (Mostra internazionale di marmi, pietre e
tecnologie). L'indagine progettuale è stata completata da Philippe Daverio
con la mostra "L'occhio nervoso di Giotto a casa di Giulietta".
L'autore del progetto 2003, legato al mondo dell'arte, ha visto nella storia
dei due amanti veronesi gli esiti di una profonda rivoluzione sociale che
riportava in primo piano sentimenti e idealità. Lo stesso mutamento che
Giotto esaltava nei suoi affreschi di Padova e Assisi. Un pubblico numeroso
e attento ha inoltre seguito lo svolgimento del convegno a cura di
Federmobili "il modello italiano della distribuzione", svoltosi
venerdì 19 settembre e dedicato ai fattori di competitività di questo
settore, ancora connotato da una forte polverizzazione, e al ruolo
dell'innovazione necessaria per recuperare i gap negativi e conciliare i
ruoli di designer, produttori e distributori, ovvero di soggetti con
interessi coincidenti. Convivialita' Abitare il Tempo è da sempre anche un
evento dove ritrovare il piacere dello stare insieme. Con questo spirito,
grande successo hanno avuto le due splendide Serate di gaia organizzate a
Villa Giusti, giovedì 18 e venerdì 19, che hanno visto la partecipazione
di rappresentanti del mondo del design e dell'architettura, giornalisti ed
ospiti internazionali. La cena è stata preceduta dalla performance musicale
"11 Bosco dell'Acqua", installazione di Giorgio Correggiari,
musica di Giovanni Mirabile e voce di Antonella Ruggiero. Infine, anche
quest'anno Abitare il Tempo ha organizzato I'happy Hour, open bar per gli
ospiti della Fiera, presso il Foyer del Teatro Nuovo, nel cuore di Verona e
proprio di fronte alla Casa di Giulietta. L'edizione 2004 di Abitare il
Tempo si terrà dal 16 al 20 settembre.
CIVILTÀ
DELL’ABITARE: L’EVOLUZIONE DEGLI INTERNI DOMESTICI EUROPEI
Milano, 20 ottobre 20032 - Venerdì 17 ottobre, presso la Triennale di
Milano, si è aperta la mostra "Civiltà dell’abitare: L’evoluzione
degli interni domestici europei", che propone una ricognizione
storico-critica della cultura europea dell’abitare attraverso lo studio di
abitazioni paradigmatiche nel tempo, dei modi di abitare nei diversi paesi
europei e in quelli con cui la cultura europea è interrelata. Le opere
considerate sono intere abitazioni, singole stanze o ambienti colti nella
concreta definizione di spazio, margini, attrezzature e complementi
d’arredo fissi e mobili, cioè nella loro forma complessiva, impianto
distributivo, rapporti dimensionali e aspetti relativi al materiale, al
colore, alla luce naturale e artificiale e a tutte le sottolineature
espressive proprie della decorazione. L’orizzonte temporale, riferito
prevalentemente al ventesimo secolo ma con significative estensioni ai
secoli precedenti, consente di mettere a fuoco i valori permanenti
dell’abitare europeo sottesi alla sua complessa dinamica storica fino
all’attualità delle tendenze, e di porre così le basi culturali per il
suo sviluppo futuro. Nell’impossibilità di rendere circolanti i beni
culturali oggetto dello studio, sia per la fissità e unicità di quelli
ancora esistenti, sia perché per la maggior parte di essi è rimasta solo
testimonianza iconografica e letteraria (testi, immagini, disegni di
progetto, rilievi, ecc.), la mostra si avvale di una loro ricostruzione
simulata con modelli tridimensionali in scala o virtuali di immediata
lettura e forte impatto comunicativo. Si segnala in particolare il forte
coinvolgimento conoscitivo ed emozionale dei fruitori degli eventi
espositivi che sarà determinato dalla percezione diretta di “spaccati”
tridimensionali in scala fortemente realistici degli spazi domestici
considerati; spaccati che consentono di vedere tutto e di diventare così,
per la permanenza dei valori di cultura dell’abitare in essi testimoniati,
veri e propri “modelli possibili dell’abitare”. La mostra è stata
costruita in collaborazione fra sei Università europee [Politecnico di
Milano; Tu (Technical University), Vienna; Tesign (International Institute
of Integral Design), Lohmar (D); Esad (Escola Superior de Artes e Design),
Oporto; Uic (Universidad Internacional de Catalunya), Barcellona; Facultad
de Bbaa, Universidad Politecnica, Valencia], che si sono confrontate su
questo tema, individuato i casi studio e realizzato i modelli. Il lavoro,
finanziato nel programma Cultura 2000 della Comunità europea, è coordinato
dal Clac- Centro Legno Arredo Cantù, con la guida scientifica del
Dipartimento di Progettazione dell’Architettura del Politecnico di Milano
e il supporto della Triennale di Milano. Il percorso espositivo, organizzato
cronologicamente, si muove, attraverso 100 modelli e 10 filmati, dagli
interni medioevali, nei quali si definisce il moderno concetto di comfort,
sino alle più recenti realizzazioni, dove l’idea di abitare è declinata
nei codici formali del neomoderno, del minimalismo, dell’high-tech e del
decostruttivismo. Ogni modello è accompagnato da un pannello che raccoglie
immagini fotografiche, schizzi e disegni (originali o di ridisegni
interpretativi) che spiegano l’opera e la collocano nel contesto di
origine. Dopo il 21 dicembre 2003 la mostra, visitabile con orario
continuato dalle 10.30 alle 20.30, con esclusione del lunedì, lascerà la
Triennale di Milano e si sposterà nelle sedi delle Università partner.
IL
NUOVO PROGETTO DEL BOB
Torino, 20 ottobre 2003 - A poco più di due anni dai Giochi di Torino 2006,
il bob cerca di rinnovare i fasti che negli anni passati lo hanno portato
agli onori delle cronache, regalando all'Italia medaglie e allori olimpici.
Così è nato un nuovo progetto di comunicazione. Il primo passo di questo
progetto è www.Bobitalia.it presentato in anteprima al salone della
Montagna-festa della Neve. Per l'occasione sono stati presentati anche
alcuni componenti delle squadre di bob a 4 maschile e bob a 2 femminile.
Indubbiamente il volto più conosciuto e rappresentativo è quello dell¹altoatesina
Gerda Weissensteiner, già oro olimpico nello slittino a Lillehammer 1994.
Abbandonata l¹attività agonistica per due anni, Gerda si è dedicata alle
squadre juniores dello slittino. Poi, colta da nostalgia per i lunghi e
freddi budelli delle piste, ha accettato la nuova sfida del bob femminile
che fece la sua prima apparizione come sport olimpico a Salt Lake nel 2002.
Dopo una prima stagione interlocutoria, in coppia con Antonella Belluti
dallo scorso anno fa coppia fissa con la velocista Jennifer Isacco ed i
risultati sono subito stati esaltanti: una vittoria in una gara di Coppa del
Mondo (Calgary, Canada) e terzo posto assoluto nella classifica finale di
Coppa. Ora le due ragazze, affiancate dall¹altro equipaggio composto da
Jessica Gillarduzzi e Antonella Dal Bianco, sono pronte alla nuova sfida.
Anche i colleghi maschi, quest'anno guidati dal nuovo tecnico, il lettone
Sandis Prusis (vera gloria vivente della specialità) puntano in alto.
Samuele Romanini, Omar Sacco, Fabrizio Tosini (pilota) e Cristian La Grassa,
tutti con discreti e lusinghieri risultati nell'atletica (La Grassa ha vinto
un titolo italiano indoor nel salto triplo) si sono preparati con lunghe
sedute estive ed ora, grazie anche a nuovi mezzi in dotazione, hanno la
ferma intenzione di ritornare, e soprattutto rimanere, nell'elite della
specialità. Www.bobitalia.it
"SMAU
SICILIA 2003" - SALONE DI INFORMATICA, COMUNICAZIONI, ELETTRONICA DI
CONSUMO - CATANIA, 13/16 NOVEMBRE
Catania, 20 ottobre 2003 - "Smau Sicilia" è l'evento espositivo e
convegnistico organizzato da Smau-milano e dalla Provincia di Catania con il
patrocinio della Regione Siciliana, del Comune di Catania, dell'Università
di Catania, dalla Camera di Commercio, dall'Azienda Provinciale Turismo e
dal Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia. Momento di aggregazione
tra operatori e utenti del mondo dell'Ict, efficace strumento di
comunicazione, ma anche occasione di aggiornamento e approfondimento sui
temi dell'innovazione tecnologica, "Smau Sicilia" vuole offrire un
panorama completo sui distretti tecnologici e le pubbliche amministrazioni
locali, catalizzatori dell'innovazione tecnologica nei Paesi del
Mediterraneo. Un'opportunità di confronto e sviluppo strategicamente
collocata nell'Etna Valley, una delle zone industriali più significative
della Sud Italia, polo di attrazione di investitori e aziende nazionali e
internazionali, mercato dinamico ricco di potenzialità. Da singola
manifestazione fieristica a sistema di esposizioni, contenuti, new media.
Così si è trasformato Smau-milano, oggi sempre più accreditato partner di
riferimento per le aziende e il mercato. Nel 2003, in ambito fieristico,
accanto al grande evento milanese (Fiera Milano 2-6 ottobre) chiuso con
successo e buone speranze di ripresa del settore, Smau ha realizzato Smau
Salutec a Napoli, Smau Ilp, Smau Sicilia a Catania(le Ciminiere, 13-16
novembre). Su Internet, Smau cura www.Smau.it
, il quotidiano dell'Ict, uno
dei più frequentati portali dedicati. Ionoltre, per promuovere la cultura
dell'Ict e dell'elettronica di consumo, Smau durante l'anno propone convegni
e studi di mercato, tra cui Italia.ict ed Eito (europeo). Smau International,
infine, offre il supporto alle aziende italiane che vigliono conoscere e
avvicinare i mercati esteri. Www.smau.it info@smau.It smausicilia@smau.It
"H
& S - HOSIERY & SEAMLESS" - SALONE DELLA CALZETTERIA E DEL
SEAMLESS - CENTRO FIERA DEL GARDA - MONTICHIARI, BRESCIA, 16/18 NOVEMBRE.
Brescia, 20 ottobre. 2003 - "H & S" è il punto d'incontro dei
committenti internazionali delle Private Label e dei compratori della grande
distribuzione con i produttori di collant e calze per donna, uomo, bambini,
sport, sanitari e del semless nella sua ampia varietà di prodotti, che
vanno dall'intimo alla moda-mare, ai capi sportivi e anche di abbigliamento
esterno. Un incontro a 360°, per lo studio congiunto di prototipi per
l'Autunno/inverno 2004/2005, per commesse su collezioni e per la conclusione
di ordini per la Primavera/estate 2004. Saranno presenti espositori europei
ed extra-europei. La Bussola: un'area agli orientamenti di Stile, Tendenze,
Prodotti, collocata all'interno del Padiglione espositivo, dove saranno a
disposizione dei visitatori le tendenze moda della calzetteria e del
seamless per l'autunno/inverno 2004-2005 elaborate dalla Rivista
Modalineamaglia in collaborazione col Centro Servizi Calze di Castel
Goffredo (Mantova), nella "Valle delle Calze" che comprende i
distretti industriali del settore: Castel Goffredo (produzioni donna) e
Botticino (produzioni uomo-bambini) mète tradizionali dei grandi
committenti e compratori. Infolink:
www.Hosiery-seamless.com
IN
VALLE AURINA (BZ) ARRIVANO I FORMAGGI D'EUROPA: DAL 27 AL 29 FEBBRAIO 2004
OLTRE 200 SPECIALITÀ
Bolzano, 20 ottobre 2003 - "Il formaggio è latte che è diventato
adulto". La citazione compare nel 1937 sulla rivista inglese gourmet
Epicure's Delight e mai definizione fu più azzeccata, soprattutto se si
pensa che 66 anni dopo sono diventati "adulti" sia il formaggio
che la maggior parte dei suoi produttori. Lo proverà il Grande Mercato
Internazionale del Formaggio a Campo Tures, nelle Valli di Tures e Aurina
(Alto Adige-südtirol), dal 27 al 29 febbraio 2004 (ogni giorno, dalle ore
9.30 alle 18.00). Da tutta Europa arriveranno oltre 200 "
campioni" della produzione caseraria per entendeurs: da Cipro alla
Frisia, da Cuneo a Vienna, passando naturalmente dalla produzione italiana e
in particolare altoatesina (presenti tutte le latterie, dalle più piccole
ai giganti della lavorazione del latte). "E' un grande evento con
importantissime valenze culturali, oltre che commerciali - assicurano i
promotori dell'evento - con un enorme scambio di esperienze e con la
possibilità unica per i visitatori di prendere contatto con un mondo
affascinante come quello di contadini, pastori e produttori di alta qualità
e di presenza 'storica'". Quali le meraviglie, allora? Presto detto.
Nel Centro Tubris vedremo in mostra i "magnifici 200" e oltre. Ai
visitatori il piacere di scoprire vecchie eccellenze e gradite novità: uno
per tutti, Hansi Baumgartner, famoso ristoratore di Rio Pusteria, della
gilda dei "jeunes restaurateurs" (chi non lo ricorda nelle passate
edizioni della "Prova del Cuoco" su Rai1?) che ha abbandonato la
ristorazione per dedicarsi all'affinamento dei migliori formaggi altoatesini
(elevandone la qualità) e a far da trainer a tutti i piccoli produttori di
talento. Ci saranno, con le loro etichette più famose, anche piemontesi,
pugliesi, siciliani, campani. Questi ultimi porteranno a Campo Tures la
mitica mozzarella di bufala e la produrranno in loco, per la gioia dei
presenti e per la curiosità dei loro colleghi sudtirolesi. I viennesi
offriranno le loro delicatezze fatte di pomodorini e olive ripiene di
formaggio fresco e di peperoncini alla "feta". I ristoratori
saranno i protagonisti delle giornate all'insegna del "Formaggio in
tavola": dai primi piatti al dolce! Sulla piazza del Municipio di Campo
Tures arriverà, per la prima volta, la "malga dei Pastori",
spazio riservato ai migliori produttori locali, con esposizione,
degustazione e vendita, ma soprattutto con dimostrazioni dal vivo su come
ottenere un ottimo formaggio contadino. Nel Museo del Parco, un'esposizione
dedicata al mondo delle malghe avrà come protagonista il famoso formaggio
"grigio", il tipico più tipico del territorio. Nato dalla
scrematura del latte, una volta ottenuti i derivati più grassi (attenzione,
patiti della dieta, il "grigio" contiene solo il 2% di grassi
animali!), questo formaggio di nicchia ha un gusto particolare che gli
deriva dalla salatura della cagliata, dalla stagionatura " a
caldo" (una o due settimane alla temperatura di circa 30°), oppure più
raramente "a freddo" (12 settimane in cantina), con velatura
muffata che lo rende ancora più interessante. Si gusta sul pane di segale,
condito con burro, oppure con extravergine d'oliva, aceto e cipolle in
fettine. Una delizia, di cui ogni produttore custodisce il segreto (in Alto
Adige-südtirol lo producono solo due latterie). Poi c'è il "Blues and
Blue", originale concerto serale con una valenza in più: degustazione
di Blue, il formaggio con le cosiddette "muffe nobili", e vino.
Per seguire questa grande festa si può alloggiare in una delle tante
strutture ricettive suggerite dal Consorzio Area Vacanze Valli di Tures e
Aurina (Alto Adige - Südtirol). Ad esempio, il pernottamento in hotel tre
stelle, in camera doppia con prima colazione, costa 32 euro al giorno per
persona, mentre in bed&breakfast dai 15 ai 20 euro a persona. Alloggiare
nella Valli di Tures e Aurina, Infolink: www.Campo-tures.com www.Tures-aurina.com
"WINE
FOR ASIA" - MOSTRA INTERNAZIONALE DI VINI PERT ID SUD EST ASIATICO -
SINGAPORE, 28/30 NOVEMBRE.
Singapore, 20 ottobre 2003 - Manca ormai poco più di un mese all'apertura
della Mostra Internazionale "Wine for Asia", importante punto di
riferimento per produttori di vini pregiati e di etichette famose, o che
vogliono diventarlo, di tutto il mondo per farsi conoscere e ottenere
introduzione, o rinsaldarla, sul mercato in continua crescita di Singapore e
Paesi del Sud-est Asiatico, Cina compresa. Sette dei quindici mercati a più
rapida crescita nel mondo in termini di volume e valore si trovano in Asia.
Dalla città-stato di Singapore - centro economico, finanziario e
commerciale di primaria importanza per tutta la zona: Indonesia. Thailadia,
Vietnam, Filippine, Malaysia, India e Cina Si tenga anche presente il
continuo aumento del turismo europeo ed occidentale in questi Paesi con un
buon numero di alberghi presenti o in costruzione per soddisfare le
richieste di questo tipo di clientela abituata ad un buon tenore di vita,
che si sta diffondendo sempre più anche nella popolazione locale. Sono
previsti oltre 25.000 visitatori: catene alberghiere, grande ristorazione,
proprietari di bar e pub, compratori individuali, importatori, dettaglianti,
buyers della grande distribuzione. Convegni e tavole rotonde con produttori
internazionali e operatori locali completano il programma espositivo. Infolink:
www.Wineforasia.com
1°
CONCORSO NAZIONALE CALDO "ANTONIO NEBBIA" PER ISTITUTI ALBERGHIERI
: "IL POLLO NELLA TRADIZIONE LOCALE E NELL'INNOVAZIONE ENOGASTRONOMICA"
Milano, 20 ottobre 2003 - Da oltre 20 anni Fileni svolge un ruolo leader nel
settore avicunicolo. La chiave di questo successo è nella scelta precisa
con cui l'Azienda persegue la missione aziendale: offrire prodotti sani, di
eccellente qualità e genuini. L'obiettivo di controllare la filiera
dall'allevamento alla distribuzione ha fatto in modo che Fileni diventasse
l'unico partner del consorzio "Almaverde Bio" per il comparto di
carni da allevamento biologico. L'azienda, che coinvolge più di 1.000
dipendenti, nello stabilimento di 30.000 mq a Cingoli, sulle colline
marchigiane, attesta la sua coerenza nei confronti della sua missione:
creatività, innovazione e un atteggiamento sempre aperto al miglioramento e
all'accettazione di nuove sfide. La Fileni, attenta al presente e proiettata
nel futuro, ha deciso pertanto di sponsorizzare all'interno del proprio
territorio, il 1° Concorso Nazionale caldo "Antonio Nebbia" per
Istituti Alberghieri, in collaborazione con l'I.p.a.s.s.a.r.t. "Balcone
delle Marche" di Cingoli e l'Associazione Cuochi della Provincia di
Macerata "Antonio Nebbia". Il concorso è stato ideato per
valorizzare il lavoro degli studenti degli Istituti Alberghieri d'Italia
all'interno di una manifestazione importante per il territorio marchigiano
qual è "Cibaria", fiera annuale di prodotti tipici locali delle
Marche. Il prossimo 3 novembre Antonio Brocani, chef dell'Azienda Fileni,
insieme ad altri giurati, decreteranno come vincitore del concorso l'autore
della ricetta valutata in base ai seguenti criteri: ricerca, originalità,
presentazione, tecnica e professionalità nell'esecuzione e degustazione. La
Fileni, inoltre, metterà a disposizione dei primi due vincitori un corso
presso l'Etoile, scuola d'Arti Superiori Sottomarina nei pressi di Venezia.
Il mondo Fileni così ripercorre il connubio tra tradizione e innovazione,
tra la cura artigianale del prodotto e le dimensioni della moderna
industria, tra qualità e gusto, per assicurare sempre ai consumatori i
migliori prodotti.
GIORGIONE
LE MARAVIGLIE DELL'ARTE VENEZIA, GALLERIE DELL'ACCADEMIA, SALA XXIII DAL 1
NOVEMBRE 2003 AL 22 FEBBRAIO 2004 VIENNA, KUNSTHISTORISCHES MUSEUM DA MARZO
A GIUGNO 2004
Venezia, 20 ottobre 2003 - Dal 1 novembre 2003 al 22 febbraio 2004 le
Gallerie dell'Accademia di Venezia ospitano uno straordinario evento
espositivo dedicato a Zorzi da Castelfranco, detto Giorgione, tra i maestri
più affascinanti e misteriosi della pittura rinascimentale. L'occasione è
offerta dalla presentazione della Pala del Duomo di Castelfranco dopo
l'esemplare restauro eseguito nei laboratori del museo a cura della
Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Veneziano, la Soprintendenza per
il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico del Veneto e
l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Esponendo la Pala alle Gallerie,
naturalmente all'interno di una speciale teca climatizzata, non si poteva
non accostarla alle altre opere presenti nel museo: la Tempesta, la Vecchia,
la Nuda, e insieme a queste il Cristo portacroce della Scuola Grande di San
Rocco, unico altro dipinto rimasto in città e ormai concordemente assegnato
all'artista. E' sembrato conseguente aggiungere alla Nuda, frammento
superstite della grande decorazione del Fondaco dei Tedeschi, quel Putto
alato recentemente ricomparso in collezione privata inglese, che John Ruskin
aveva acquistato a Venezia nella seconda metà dell'Ottocento, anch'esso
restaurato, e mai esposto prima in pubblico. A fronte di questo progetto il
Kunsthistorisches Museum di Vienna ha consentito allo straordinario prestito
dei Tre filosofi e della Laura che, dopo la mostra del 1955, non si sono più
potuti vedere accostati. Inoltre il museo Boijmans van Beuningen di
Rotterdam, proprio per la presenza contemporanea della Tempesta e dei Tre
filosofi (condizione che aveva posto come sine qua non), ha eccezionalmente
concesso in prestito l'unico disegno certo di Giorgione, Figura in un
paesaggio, che presenta diverse analogie con i due dipinti. Per ragioni di
conservazione il prezioso disegno potrà rimanere in mostra solo per quattro
settimane ed essere visibile solo per alcune ore al giorno (negli intervalli
rimarrà al buio e coperto). Il Comune di Castelfranco, a sua volta, è
inserito nel percorso espositivo con il famoso fregio di casa Marta
Pellizzari, che riapre al pubblico per l'occasione dopo il restauro e con un
nuovo impianto di illuminazione, e la cui visita sarà gratuita per i
possessori del biglietto della mostra. Essere riusciti a raccogliere nove
opere fondamentali dell'artista, che presenta un corpus non superiore a 25
titoli, è un'impresa eccezionale che da oltre cinquant'anni non riusciva a
realizzarsi. Studiosi di fama internazionale hanno collaborato alla stesura
del catalogo Marsilio con saggi, schede, una bibliografia aggiornatissima,
completato da una sezione relativa alle analisi stratigrafiche,
radiografiche e riflettografiche, con particolare attenzione ai risultati
del restauro della Pala. Non mancano le novità: sul piano iconografico,
sulla complessa creazione delle opere, sulla storia della loro circolazione.
Tra queste le tracce di disegni evidenziate dalle riflettografie persino
nella Tempesta e la scoperta che la Pala eseguita essenzialmente a tempera,
mentre, la Tempesta e la Vecchia sono realizzate con una tecnica mista: a
tempera e a olio. Ma se la tecnica è meno innovativa di quanto si fosse
creduto in passato, completamente nuovi sono la resa del paesaggio, i
soggetti e la stupefacente sensibilità cromatica.
CITTÀ
DI CASTELFRANCO VENETO: RIAPRE AL PUBBLICO LA 'CASA DI GIORGIONE', CON IL
'FREGIO DELLE ARTI LIBERALI E MECCANICHE' ED ALTRI AFFRESCHI RESTAURATI
(GIORNATA INAUGURALE: 1 NOVEMBRE 2003; APERTURA: DALL'1 NOVEMBRE 2003 AL 29
FEBBRAIO 2004)
Castelfranco Veneto, 20 ottobre 2003 - Sabato 1 novembre 2003, in
concomitanza con l'apertura della mostra veneziana "Giorgione. Le
maraviglie dell'arte", riaprirà al pubblico la 'Casa di Giorgione'
restaurata e saranno nuovamente visitabili il 'Fregio delle Arti Liberali e
Meccaniche', attribuito a Giorgione, ed altri affreschi, a conclusione di un
accurato intervento di conservazione e di recupero. La restituzione pubblica
dell'antica dimora e dei suoi apparati decorativi si deve alla generosa
iniziativa della Fondazione Cassamarca di Treviso, che si è avvalsa della
progettazione curata dallo Studio Carli-moschino di Padova e degli indirizzi
e supervisione della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici del
Veneto e della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e
Demoetnoantropologico del Veneto. La giornata dell'1 novembre sarà aperta
alle 10.30, nel settecentesco Teatro Accademico, da un convegno introdotto
dai saluti del sindaco di Castelfranco Veneto, Maria Gomierato, e di Maria
Teresa Gaja Rubin de Cervin, Soprintendente Regionale ai Beni e alle Attività
Culturali del Veneto. Seguiranno gli interventi di: Giovanna Nepi Scirè,
Soprintendente del Polo Museale Veneziano (La mostra 'Giorgione. Le
maraviglie dell'arte' presso le Gallerie dell'Accademia di Venezia); Anna
Maria Spiazzi, Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico e
Demoetnoantropologico del Veneto (Il restauro della Pala di Castelfranco:
Cappella Costanzo e Casa di Giorgione nel sistema museale territoriale);
Guglielmo Monti, Soprintendente ai Beni Ambientali ed Architettonici del
Veneto (Casa di Giorgione: gli indirizzi progettuali del restauro); Giorgio
Carli, progettista e direttore dei lavori di restauro della Casa di
Giorgione (Il progetto di intervento). Concluderanno il convegno il sindaco
di Castelfranco Veneto, Maria Gomierato, e Danila Dal Pos, progettista
incaricato dello studio di fattibilità per il nuovo Museo Civico (Il futuro
della Casa di Giorgione). Alle 12.00, il primo cittadino taglierà il nastro
inaugurale della 'Casa di Giorgione'. Si potranno così apprezzare gli esiti
del recupero dell'immobile, i cui spazi a futura destinazione museale, si
sono ampliati grazie alla copertura del cortile esterno e all'integrazione
nell'organismo dell'avancorpo di vicolo Trevisan. Ora la 'Casa di Giorgione'
si presenta ripristinata sotto il profilo strutturale e dell'agibilità:
consolidamenti delle fondazioni, delle murature e dei tetti; sistemazione ed
illuminazione del cortile interno; allestimento degli impianti antincendio,
antintrusione e trattamento dell'aria; eliminazione delle barriere
architettoniche e innesto dell'ascensore. Insomma, uno spazio pienamente
restituito alla Città; uno spazio che, soprattutto, offrirà i propri
apparati decorativi in affresco filologicamente recuperati e perfettamente
godibili. Anzitutto l'universalmente noto 'Fregio delle Arti Liberali e
Meccaniche', la cui attribuzione a Giorgione è stata recentemente ed
autorevolmente confermata a Giorgione da Augusto Gentili; poi, al primo
piano, la fascia decorativa monocroma del salone d'ingresso (opera di
frescante veneto del secolo Xvi) e le scene bibliche e di paesaggio degli
studioli (opera di frescante veneto, databili alla seconda metà del secolo
Xvi). Sul 'Fregio delle Arti Liberali e Meccaniche', sulla sua complessità
culturale, sulle sue problematiche iconologiche e, in particolare, sulla sua
paternità, si cimentano da tre secoli eruditi locali (Nadal Melchiori, sec.
Xviii), storici e critici d'arte (Crowe e Cavalcaselle, Richter, Morassi,
Fiocco, Calvesi, Pignatti, Muraro, Mariuz, Sgarbi, Anderson, Maschio,
Gentili, ecc.). Si tratta di una doppia fascia di affresco in monocromo di
terra ocra gialla, con lumeggiature di biacca ed ombreggiature di bistro. Il
fregio della parete orientale, nel quale molti critici ravvisano la mano
giorgionesca, misura m. 15,88 x 0,78; quello della parete occidentale
(lacunoso all'estremità verso nord), ove sembrano più evidenti interventi
di aiuti, si sviluppa su m. 15,74 x 0,76. Il 'Fregio' è un'autentica
enciclopedia della cultura veneta tra la fine del Quattrocento e l'inizio
del Cinquecento, densa di riferimenti ad opere coeve quali i "Dialoghi
d'amore" di Leone Ebreo, la "Sphaera Mundi" del Sacrobosco,
l'"Hypenorotomachia Poliphili" di Francesco Colonna. Le scritte
dipinte nei cartigli, attinte da Publilio Siro, da Sallustio e dalla Bibbia,
esaltano la ragione vittoriosa contro i rivolgimenti della fortuna, la
prudenza, il dominio delle passioni. La tematica complessiva del 'Fregio'
ripropone alcuni tra i contenuti di altre opere di Giorgione: la caducità
della vita e la virtù come dimensione che supera il tempo e la stessa
morte; un binomio entro il quale si dipanano tutte le attività dell'uomo,
quelle intellettuali e quelle 'meccaniche', rappresentate in una
straordinaria sequenza di oggetti e di strumenti, alternati da tabelle e da
medaglioni con teste di vecchi (simboli della vita di pensiero) e di
imperatori (simboli della vita di azione). I visitatori che si accosteranno
alla 'Casa di Giorgione' scopriranno l'impronta gotica del nucleo originario
dell'edificio, ascrivibile al secolo Xiv, nella semifinestra lobata del
primo piano. Gli effetti degli ampliamenti e delle ristrutturazioni
intervenute tra il Xv e il Xvi secolo, sono leggibili nella loggia
(colonnina in pietra tenera affine alle colonne della loggia del Barco
Cornaro di Altivole) che si apre al primo piano del corpo di collegamento
tra i due comparti nord e sud e nella organizzazione interna dei vani,
articolata secondo lo schema tipologico della casa veneziana (saloni
passanti al piano terra e al primo piano, dai quali si accede ai vani
laterali). Purtroppo, questo schema è stato parzialmente alterato dalla
mutilazione, intervenuta nel 1831, del settore (all'epoca cadente)
prospettante sul fianco occidentale del Duomo di S. Liberale. La sala del
'Fregio' di Giorgione presenta ancora oggi due porte otturate che
costituivano l'accesso ad altrettante stanze della porzione di casa
demolita. L'alto muro di cinta fu eretto contemporaneamente all'intervento
ottecentesco al fine di trasmettere la memoria topografica dell'estensione
verso ovest della casa. 'Casa di Giorgione' è luogo di memoria giorgionesca
e non solo per il 'Fregio'. Secondo una fonte seicentesca, qui sarebbe nato
il pittore intorno al 1477-1478 (morirà nel 1510). La proprietà assegnata
dall'estimo cittadino del 1555 al nobile di Castelfranco Francesco
Barbarella del fu Alvise potrebbe corroborare la tradizione di un legame
parentale o anche solo di committenza tra questo illustre casato cittadino e
Giorgione. Nel 1665, la casa passa dai Barbarella ai Marta. Dal 1700 al 1810
appartiene ai Zabottini; nel 1831 è di Francesco Trevisan, medico e
letterato, che ne intraprende la ristrutturazione, quindi della famiglia
Pellizzari. Ridotta ad abitazione, bottega di falegname e magazzino, la
'Casa di Giorgione' è acquistata nel 1954 dall'Ente Provinciale del Turismo
di Treviso, per meritoria iniziativa di Bepi Mazzotti; nel 1973-74 rinasce
dopo il radicale restauro sostenuto dal Comune di Castelfranco Veneto su
progetto dello Studio di architettura Bellavitis & Valle di Venezia;
successivamente transita nella proprietà della Provincia di Treviso, poi
della Regione del Veneto ed infine del Comune di Castelfranco Veneto, dal 29
dicembre 1998. Infolink:
www.Comune.castelfranco-veneto.tv.it
25
ANNI DI SAN PATRIGNANO UNA MOSTRA FOTOGRAFICA ALL'ARENGARIO DI MILANO
RACCONTA LA COMUNITÀ
Milano, 20 ottobre 2003 - Massimo saluta gli amici nel giorno in cui sta
tornando a casa; Francesco abbraccia la madre prima di entrare in comunità;
Carlotta racconta la sua famiglia e un passato speso tra pastiglie di
ecstasy e rave party; Mario ricorda i tempi in cui, eroinomane, si era
chiuso in una stanza e voleva morire. Sono solo alcune delle storie e delle
immagini inedite raccolte nella Mostra Fotografica "Gente Permale:
volti e storie di ragazzi che cambiano. A San Patrignano", in programma
dal 21 ottobre al 23 novembre nello spazio espositivo dell'Arengario di
Milano. L'evento è realizzato da San Patrignano e dal Comune di Milano in
occasione del 25° anniversario della fondazione della comunità. Le
immagini della mostra sono state realizzate da uno fra i più apprezzati
fotoreporter italiani, Mauro Galligani, che ha seguito negli ultimi dieci
anni con il suo obiettivo i momenti salienti della vita in comunità,
documentando le difficoltà, le gioie e le piccole e grandi vittorie di chi
lotta ogni giorno per riconquistare la propria dignità, lontano dalle
droghe. L'iniziativa è accompagnata dalla presentazione di un prestigioso
volume (edito da Mondadori), che unisce alle immagini di Galligani
testimonianze e storie significative di ragazzi della comunità. Il libro,
"San Patrignano Gente Permale", ospita un'introduzione firmata
dallo scrittore francese Dominique Lapierre e il racconto di una giornata in
comunità del giornalista e scrittore Gian Antonio Stella. È presente
inoltre un contributo di Chiara Beria di Argentine, vicedirettore del
quotidiano La Stampa, che ha seguito, fin dagli anni '80, l'esperienza di
San Patrignano. Come tutte le iniziative organizzate per i venticinque anni
di storia della comunità, l'evento gode dell'Alto Patronato del Presidente
della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Gli autori e le tante persone che
hanno collaborato alla riuscita dell'iniziativa, hanno prestato la loro
opera a titolo gratuito. L'evento è stato possibile grazie al sostegno
delle Poste Italiane e del Comune di Milano. "Gente
Permale: volti e storie di ragazzi che cambiano. A San Patrignano" 21 ottobre / 23 novembre 2003 Milano, Palazzo dell'Arengario,
Piazza Duomo Comunità San Patrignano Carlo
Bozzo tel 0541/362111
A
GRANDE RICHIESTA LUNEDI' 20 OTTOBRE RECITA STRAORDINARIA DE I BAMBINI SONO
DI SINISTRA CON CLAUDIO BISIO
Milano, 20 ottobre 2003 - Per
soddisfare le numerose richieste del pubblico e fare fronte al tutto
esaurito, è stata aggiunta una recita straordinaria de I bambini sono di
sinistra con Claudio Bisio, lunedì 20 ottobre, al Teatro Strehler, alle ore
20.30. Per informazioni e prenotazioni 02 72 333 222 www.piccoloteatro.org
"ARTISTI
IN VIAGGIO 1450-1600. PRESENZE FORESTE IN FRIULI VENEZIA GIULIA" II
CONVEGNO DI ITINERARIA VILLA MANIN DI PASSARIANO, 24-25 OTTOBRE 2003
Milano,
20 ottobre 2003 - Un incontro d'intelletti che punta in alto sul piano degli
obiettivi scientifici ed accademici, attraverso la partecipazione di
eminenti studiosi di fama europea, tra cui Wolfang Wolters, luminare
dell'università di Berlino e tra i massimi esperti mondiali in materia
d'arte medioevale. Ma anche un'occasione per scrivere, mediante gli apporti
"foresti" alla cultura del Friuli Venezia Giulia, inediti capitoli
della storia materiale e spirituale di questa regione. "Tutto ciò in
una piacevole cornice d'eventi e d'itinerari tra intuizioni e scoperte, e in
una prospettiva di stretta attualità: aprire ulteriori vedute sull'Europa
da una terra di confine che oggi, nell'imminenza dei nuovi ingressi
nell'Unione europea, si prepara a diventare soprattutto soglia". Così
Maria Paola Frattolin, presidente di "Itineraria", associazione
regionale delle guide turistiche, sintetizza l'idea che sta dietro alla
seconda edizione del convegno "Artisti in viaggio 1450-1600. Presenze
foreste in Friuli Venezia Giulia", in programma alla Villa Manin di
Passariano venerdì 24 e sabato 25 ottobre. Promosso e ideato
dall'associazione per la regia della presidente, il "meeting"
internazionale di studi gode del sostegno della Regione, Assessorato alla
Cultura, e vanta prestigiosi patrocini: ministero per i Beni e le attività
culturali, ministero della Pubblica Istruzione, Università di Udine,
Ufficio scolastico regionale, presidenza della Repubblica italiana. Seconda
tappa di un progetto quinquennale inserito nella programmazione
dell'assessorato alla Cultura della Regione, il convegno si aprirà alle
9.30 di venerdì 24 ottobre con la presentazione ufficiale, a cura della
presidente, degli Atti del I convegno, tenutosi nell'ex residenza dogale lo
scorso anno. "Con orgoglio posso mettere a disposizione il frutto
raccolto dal fecondo intreccio di apporti recati alla precedente edizione
dal nutrito pool di docenti e studiosi che vi presero parte", commenta
Maria Paola Frattolin. Ricchi di contributi scientifici e impreziositi dalla
splendida veste grafica curata da Ferruccio Montanari, gli Atti di
"Artisti in viaggio 1300-1450" sono introdotti da una prefazione
dell'assessore regionale alla Cultura Roberto Antonaz. E sarà lo stesso
assessore a dare il "la" ai lavori alle ore 9.30 di venerdì, dopo
il saluto introduttivo del conservatore della Villa Manin, Giancarlo
Pedronetto. Seguiranno gli interventi del soprintendente per il Beni e le
Attività culturali della Regione, Franco Bocchieri, e del soprintendente di
settore Gian Giacomo Martinez. S'entrerà nel vivo del convegno con la
relazione di Maria Paola Frattolin sul tema "Il Friuli tra Quattro e
Cinquecento. Alla radici della sua storia moderna". Dopo i contributi
di Paolo Goi, direttore del Museo diocesano di Pordenone, e di Giuseppe
Bergamini, direttore dei Civici Musei Udinesi, sarà la volta dell'ospite
d'onore della prima giornata: il professor Wolfgang Wolters dell'ateneo di
Berlino, riconosciuta auctoritas internazionale nel campo della scultura
nell'Età di Mezzo, che interverrà sul tema "Gli ornamenti nei fregi e
pilastri, 1460-1530, questioni aperte". Nella sessione pomeridiana,
dalle ore 15, s'alterneranno al tavolo dei relatori Linda Borean
dell'università di Udine con una relazione su "Il Carpaccio a Venezia
e in Friuli"; Paolo Casadio della Soprintendenza regionale sul caso
"Gli affreschi della cappella Arcoloniani nel Duomo di Udine: presenze
del Rinascimento padovano?"; Elisabetta Francescutti della
Soprintendenza sul tema "Tra maniera e natura: opere di Maffeo da
Verona nella Casa secolare delle Zitelle di Udine"; Liliana Cargnelutti,
storica, su "Le Confraternite slave e tedesche a Udine tra Quattro e
Cinquecento". Altrettanto interessante e "golosa" la fase
conclusiva della prima tornata del convegno, che prevede, alle 20.00 nella
Casa della Contadinanza di Udine (piazzale del Castello), un gran finale nel
segno dell'alta gastronomia, con la cena di gala con menù a tema che
riprende le antiche ricette del Maestro Martino da Como, cuoco del Patriatca
di Aquilieia Ludovico Trevisan, trascritte dall'umanista Bartolomeo Sacchi
detto "il Platina", nel testo "De honesta voluptate et
valitudine", stampato a Cividale del Friuli nel 1480 da Gerardo
Fiandra. "Non si tratta di una parentesi all'interno del convegno -
spiega Maria Paola Frattolin -, ma di una vera e propria sessione di studi a
tavola. Un lavorare con "letizia" intorno al lascito di Maestro
Martino, Escoffier del Medio Evo, anch'egli "artista in viaggio"
nel suo campo, e giunto in Friuli al seguito del Patriarca".
L'iniziativa è ispirata al ciclo di convegni, organizzati dall'università
di Udine e dall'Ersa, sotto il titolo "Il Friuli e le cucine della
memoria", per valorizzare la tradizione culinaria dell'intera regione.
Di straordinaria valenza scientifica anche la seconda giornata del convegno,
sabato 25 ottobre ancora nella Villa Manin di Passariano, a partire dalle
ore 9.30. Due relazioni saranno tenute dal professor Giovanni C. F. Villa
del Museo Civico di Vicenza, docente all'ateneo di Bologna. La prima sul
tema "Traverso gli argini: opere e movimenti di Marcello Fogolino",
e la seconda intitolata "Inseguir tracce invisibili in percorsi
friulani". Seguiranno gli interventi di Giordana Trovabene e di Sergio
Marinelli dell'università di Venezia, rispettivamente su "Iconografie
dei mesi nelle chiese friulane" e "Francesco Torbido e Battista
del Moro a Rosazzo". Annalisa Bristot della Soprintendenza di Venezia
relazionerà su "1539-1540. Opere veneziane di Cecchino Salviati per
Giovanni Grimani di Santa Maria Formosa". Le due giornate di convegno
saranno moderate dal giornalista Gianpaolo Carbonetto e dal critico
letterario Mario Turello. In chiusura, nel pomeriggio di sabato 25 ottobre,
un itinerario alla scoperta dei luoghi di "Artisti in viaggio",
con la visita ai tesori d'arte e storia racchiusi nella Casa secolare delle
Zitelle di Udine e nell'abbazia di Rosazzo. (Partenza da Villa Manin alle
ore 15.00 con pullman Saf). "Il Friuli Venezia Giulia è stata, anche
nel passato, una terra di grandi passaggi, che al suo interno ha raccolto
un'incredibile varietà etnica e culturale, ogni volta rivissuta, meditata,
fatta propria", commenta Maria Paola Frattolin. "Ed è proprio su
questa eredità che anche questo secondo convegno vuole indagare e
riflettere - continua la presidente di Itineraria -; il punto di partenza
del viaggio può essere considerata la rete viaria romana, che diverrà
strada per cui passa la diffusione delle idee, della cultura cristiana e di
quel caleidoscopio di pensiero che resta, fino ad oggi, tra i fattori
determinanti nella costruzione di una coscienza europea moderna".
"ARTE
AD ALTA TENSIONE - DUE GENERAZIONI DI FUTURISTI" - PALAZZO SARACENI,
BOLOGNA, 23 OTTOBRE/20 DICEMBRE
Bologna, 20 ottobre 2003 - Continua, nei nuovi spazi recentemente
restaurati, l'attività espositiva di Palazzo Saraceni -sede della
Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna -con la mostra intitolata
"Arte ad alta tensione -due generazioni di futuristi", che si terrà
dal 23 ottobre al 20 dicembre 2003. Organizzata dalla Fondazione Cassa di
Risparmio in Bologna e curata da Vittoria Coen, la mostra è un: omaggio al
più importante movimento d'avanguardia del nostro Paese, quel Futurismo che
ha ridato, alI' Italia di inizio '900, un ruolo da protagonista nel panorama
artistico europeo, e che, nella propria incendiaria ricerca legata ad una
decisa e radicale volontà di rinnovamento, non ha mancato di influenzare
artisti e movimenti di tutto il mondo (vedi ad esempio il Vorticismo
inglese, il Sincronismo americano, il Raggismo russo, ma non solo, essendo
la lista dei debitori molto lunga). I temi più che mai attuali della
contemporaneità, del progresso tecnologico, della velocità febbrile che,
frantumando spazio e tempo, già punta dritta verso l'astrazione, e lo
straordinario insieme di invenzioni tecnico-visive attraverso cui, gli
artisti che animavano il gruppo, hanno dato a tali temi forma e sostanza,
rivelano, a quasi un secolo di distanza, ancora tutta la loro originaria
carica eversiva, ironica ed innovatrice. Le cinquanta opere esposte
provengono in parte da istituzioni, in parte da numerose collezioni private
emiliane e non, secondo un obiettivo che la Fondazione Cassa di Risparmio in
Bologna si è posta fin dal principio di questo percorso, per sua naturale e
storica vocazione alla valorizzazione del territorio. Ed è proprio in virtù
di tale vocazione che, accanto alle opere dei protagonisti storici del primo
e del secondo Futurismo, come Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Gino Severini,
Mario Sironi, Fortunato Depero, Enrico Prampolini, Luigi Colombo (in arte
Fillia), assume un significato del tutto particolare la presenza di alcune
opere ancora inedite di un artista bolognese troppo presto dimenticato:
Angelo-caviglioni.. Futurista già-dagli annidieci, fm dalla nascita del
movimento, organizzatore instancabile di eventi all'interno del gruppo, la
sua attività artistica non si è spenta nemmeno nel secondo dopoguerra,
rivelando, soprattutto nell' ambito dell' Aeropittura, una personalità ed
una sensibilità artistica sicuramente degne dì estremo interesse. La
mostra ovviamente non si propone di esaurire un tema che, da qualsiasi parte
lo si guardi, pare inesauribile, quanto essere l'occasione per ammirare, da
un lato i capolavori noti, e, dall'altro, poter compiere, accanto ad essi,
alcune sorprendenti, in parte insospettabili, scoperte. Infolink: Www.irmabianchi.it
DAVID
LEES L'ITALIA NELLE FOTOGRAFIE DI LIFE FIRENZE, GALLERIA DEGLI UFFIZI, REALI
POSTE, 19 OTTOBRE - 30 NOVEMBRE 2003
Firenze, 20 ottobre 2003 - A me interessa il punto di vista. Come vedeva
l'Italia, nel trentennio cruciale che sta fra i Quaranta e i Settanta del
Novecento, un fotografo come David Lees? David Lees, intellettuale di grande
cultura artistica e letteraria, anglosassone e cosmopolita, però fiorentino
per educazione e per residenza. All'epoca lavorava per la rivista americana
"Life", sapeva quindi di dover rispondere alle attese di un
pubblico di massa. È importante fissare le coordinate storiche e, con
quelle, il referente culturale e sociologico. Gli anni - lo abbiamo detto -
sono quelli più creativi e tumultuosamente vitali nella storia moderna del
nostro paese. L'occhio è quello di chi, stando in Italia e guardando
l'Italia da una prospettiva colta, parla dell'Italia all'America delle
classi medie. Deve farlo - qui sta l'efficacia e il fascino del suo lavoro -
mantenendo alta la qualità tecnica e l'originalità intellettuale delle
invenzioni, senza però collocarsi in una visuale aristocratica, elitaria.
L'italia di David Lees è, deve essere, l'Italia che immaginavano e
sognavano i lettori di "Life" in quegli anni. Ed ecco un
affascinante percorso attraverso un paese che non c'è più ma i cui sublimi
stereotipi durano ancora nell'immaginario universale, ancora condizionano
l'idea che all'estero hanno di noi. L'italia è il paese dove i capitani
d'industria, gli imprenditori e i creatori di stile (Gianni Agnelli, Adriano
Olivetti, Enrico Piaggio. Emilio Pucci, Ferragamo) sono un po' principi del
Rinascimento e un po' spregiudicati condottieri, qualcosa di mezzo fra
Lorenzo il Magnifico e il Gattamelata. L'italia è il luogo della artisticità
totale, la finestra aperta sul miracolo di arte vita e natura armoniosamente
coniugate. Per questo i grandi spiriti del Novecento l'hanno scelta come
loro teatro e loro cornice. Indimenticabili le foto scattate al vecchissimo
Berenson ultimo dandy preraffaellita che porta la sua decrepitezza con
squisito "understatement" e, a Venezia, i ritratti di Pound, poeta
tanto grande quanto per gli americani di quegli anni (1963) imbarazzante,
considerati i suoi trascorsi fascisti. In Italia c'è la Chiesa cattolica
potente, sontuosa, destinata a durare nei secoli, custode di vasti obliqui
segreti, affascinante nei suoi riti e nelle sue liturgie. La foto zenitale
che rappresenta i funerali di Giovanni Xxiii - la salma vestita degli abiti
pontificali al centro del presbiterio di San Pietro, vista dall'alto - e la
visione d'insieme dell'inaugurazione del Concilio Ecumenicovaticano Ii con i
duemilaquattrocento vescovi della Chiesa universale convenuti da ogni parte
del mondo, rimarranno fra i documenti irrinunciabili del Xx secolo. C'è,
nelle foto di David Lees, una cupa e antica Italia che può dare brividi di
medioevale paura (i confratelli della Misericordia vestiti di nero) e c'è,
naturalmente, l'Italia delle feste e del1'amore, l'Italia della gioia di
vivere, della dolce vita. Non a caso Federico Fellini è protagonista fra i
più importanti dei suoi ritratti fotografici. Per il fiorentino David Lees
l'Italia è soprattutto il paese della grande arte. Nessuno come lui ha
saputo dare immagine alla curiosità, allo stupore, all'emozione, al
turbamento che produce il contatto emotivo con i capolavori del passato su
quel pubblico informe che noi con superficialità e sufficienza, collochiamo
sotto l'epigrafe del turismo internazionale di massa. C'è una sua foto su
Life del 24 Agosto 1959 (la Sistina gremita di gente che guarda in alto) più
eloquente di qualsiasi saggio critico sull' argomento. Il fiorentino David
Lees è stato, nel 1966, testimone dell'alluvione di Firenze. Quella
tragedia che ha commosso il mondo intero, ha prodotto una quantità
considerevole di documenti letterari e, soprattutto, filmici e fotografici.
Per ragioni di cittadinanza e di mestiere quei materiali credo di conoscerli
tutti. Ebbene posso dire che al vertice di quella vasta e quasi sempre
pregevole documentazione, si collocano il reportage di Franco Zeffirelli per
la voce di Richard Burton e le foto di David Lees pubblicate su Life. Fra
tutte una resta per me indimenticabile. Quella del grande restauratore
Pellegrino Banella al lavoro sulla Maddalena lignea di Donatello. La
sapienza del mestiere, l'amore per l'arte, l'identificazione totale del
maestro con l'oggetto del suo lavoro, non potevano essere rappresentati con
intelligenza ed efficacia più grandi. L'omaggio che il Gabinetto Vieusseux
e la Soprintendenza fiorentina da me diretta hanno voluto rendere a David
Lees, per la cura di Cosimo Chiarelli, non è soltanto il riconoscimento
dovuto a un fotografo fra i massimi del Novecento.
"TORINO
INCONTRA ...... PIEMONTE INDUSTRIA" DA DICEMBRE A FINE GENNAIO LA
MOSTRA FOTOGRAFICA E DI DESIGN CHE PROMUOVE LE ECCELLENZE INDUSTRIALI
PIEMONTESI ATTRAVERSO LE IMMAGINI DEL FOTOGRAFO NICCOLÒ BIDDAU
Torino, 20 Ottobre 2003 - Il progetto espositivo promosso dalla Camera di
Commercio di Torino, prende le mosse dalla recente pubblicazione del volume
fotografico "Piemonte Industria" di Niccolò Biddau, che ha avuto
il supporto di Confindustria Piemonte, l'adesione di tutte le associazioni
industriali delle province piemontesi, della Regione Piemonte e della
Fondazione Italiana per la Fotografia. La mostra, così come il libro dal
quale trae spunto, vuole essere una significativa e prestigiosa
testimonianza della capacità produttiva regionale e al tempo stesso un
supporto di promozione nazionale ed internazionale della cultura d'impresa e
dell'innovazione industriale piemontese, per le aziende e le istituzioni che
operano in tale ambito. Il progetto prevede l'esposizione di cinquanta
ingrandimenti fotografici delle immagini realizzate da Niccolò Biddau
all'interno di alcune delle più significative realtà industriali
piemontesi e di una serie di manufatti e oggetti di design delle aziende
ritratte nel volume "Piemonte Industria". La mostra, che aprirà i
battenti il 4 dicembre 2003 presso la prestigiosa sede di Torino Incontra,
costituirà anche un'importante occasione di confronto su rilevanti temi
legati allo sviluppo e alla promozione dell'impresa; nelle prime due
settimane di dicembre 2003 e nelle ultime due settimane di gennaio 2004
saranno infatti organizzati quattro incontri a tema, che vedranno la
partecipazione di esperti, imprenditori e manager delle aziende
rappresentate nel volume "Piemonte Industria", su temi quali:
l'innovazione tecnologica, il design, la cultura d'impresa e i servizi
innovativi per l'impresa. Torino Incontra, Via Nino Costa 8 Torino Dal 4
dicembre 2003 al 29 gennaio 2004 Ingresso gratuito dal lunedì al venerdì
h.10/18 Chiusura nei giorni festivi
APPUNTAMENTO
IN LIBRERIA
Milano, 20 ottobre 2003 - Il 20 ottobre alle ore 21.00 allo Spazio Oberdan -
V.le Vittorio Veneto, 2 Milano, presentazione del volume "L'alleanza
inevitabile. Europa e Usa oltre l'Iraq", pubblicato da Egea per i tipi
di Università Bocconi Editore . Alla presentazione oltre all'Autore saranno
presenti: Angelo Panebianco, Gad Lerner e Giorgio Rumi. Saluto introduttivo
di Paola Iannace, Assessore alla Cultura e ai Beni Culturali della Provincia
di Milano. Teatro Donna - martedì 21 ottobre, ore 20.45 Libreria Egea di
Via Bocconi, 8 "La Ninetta del Verzee", tratto da una novella di
Carlo Porta, con Domitilla Colombo. Ingresso libero.
IL
PRIMO ANNIVERSARIO DALLA NASCITA DI GM DAEWOO PRENDERE IL "MEGLIO DEI
DUE MONDI" È IL SEGRETO DEL SUCCESSO DI GM DAEWOO NEL 2003 LE VETTURE
ESPORTATE SONO SALITE DA130.000 A 270.000
Milano, 20 ottobre 2003 - Il 17 ottobre 2002, a Seul in Corea, è stata
costituita la Gm Daewoo Auto & Technology Co. In un solo anno, la nuova
società ha lanciato tre nuove linee di prodotti, ha stabilito nuove
organizzazioni di vendita e reti di distribuzione in vari mercati e più che
raddoppiato le unità globalmente vendute. Nelle parole del Presidente
esecutivo, Nick Reilly, la nuova società "non è la vecchia Deawoo e
non è una clonazione di Gm: Gm Daewoo è la fusione di due culture, il
meglio dei due mondi". Sulla base delle 96.000 unità vendute fino a
settembre 2003, si presume che entro la fine dell'anno le vendite in Europa
saranno di circa 140.000 unità. Nel 2002 erano state circa 100.000, di
conseguenza la quota di mercato salirà dallo 0,6% allo 0,8%, pari ad una
crescita media del 30%. L'aumento delle vendite, nel periodo da gennaio a
settembre 2003, è stato del +111% in Germania, + 84% in Belgio, +39% in
Spagna e + 25% nei Paesi Bassi. In Italia, che continua a rappresentare il
miglior mercato europeo di Daewoo, nello stesso periodo sono state vendute
26.453 unità, pari al 28% circa delle vendite europee. Questi volumi di
crescita sono notevoli perché realizzati in mercati stagnanti, dove le
vendite sono sempre più orientate verso auto con motori diesel, mentre la
linea di prodotti Gm Daewoo non include ancora questo tipo di
motorizzazione. Hardy Spranger, Amministratore Delegato di Gm Daewoo Europa
ha dichiarato che "in un anno, la nuova società ha raggiunto i suoi
obiettivi mantenendosi snella, agile e motivata". Priorità della
società è stata la rapida introduzione sul mercato di nuovi prodotti. La
cinque porte Kalos (autunno 2002) è stata seguita a ruota dalla tre volumi
Evanda, l'ammiraglia della gamma. Nell'estate del 2003 si è aggiunta la
Nubira. E' stato inoltre introdotto il nuovo motore 1.0 litri per la Matiz.
Nelle prossime settimane sarà la volta di Tacuma, modello 2004, che prevede
alcune variazioni estetiche, mentre la nuova Lacetti e la Nubira station
wagon saranno commercializzate nel 2004. La rete di distribuzione europea di
Gm Daewoo è stata sviluppata molto rapidamente. Il numero totale di
rivenditori è salito a 1.300 nel primo anno di esercizio e arriverà a
circa 2.000. Oltre il 25% delle rappresentanze esclusive sono in partnership
con altre società del gruppo General Motors: Opel, Vauxhall o Saab.
"Grazie al rapido arricchimento del portafoglio dei prodotti e alla
continua espansione della rete di vendita, siamo fiduciosi di poter
continuare nel 2004 la crescita questo anno", ha dichiarato Hardy
Spranger. Dal corrente mese di ottobre, Gm Daewoo ha iniziato a
commercializzare i suoi prodotti con il marchio Chevrolet in alcuni mercati
dell'Europa Centrale e Occidentale. Questo si è reso necessario perché
l'acquisizione della Daewoo Motor Co. Da parte di Gm Daewoo, avvenuta
nell'ottobre del 2002, non comprendeva la fabbrica Daewoo in Romania e le
filiali di molti Paesi dell'est europeo. L'uso della marca Chevrolet
consentirà a Gm Daewoo di differenziare le proprie vetture fabbricate in
Corea da quelle con il marchio Daewoo prodotte dagli stabilimenti rumeni. Le
vetture Chevrolet vendute in Romania avranno gli stessi nomi (Kalos, Nubira
ed Evanda) di quelle commercializzate con il marchio Daewoo nel resto
dell'Europa. L'approccio a due marche per l'Europa segue la strategia
commerciale globale di Gm Daewoo che prevede la vendita degli stessi
prodotti con marche diverse del Gruppo. "Le nostre autovetture sono
adatte a molti mercati", ha detto il Presidente e Ceo Nick Reilly.
"Poiché la società esporta più del 65 percento dei suoi prodotti, la
crescita futura di Gm Daewoo dipende dal suo successo sul mercato globale.
Gm Daewoo vende già i suoi modelli marcati Chevrolet in vari mercati
asiatici e del Sud e Nord America, in Cina con il marchio Chevrolet e Buick
grazie alla partnership di Gm Daewoo con Shanghai Automotive Industry
Corporation (Saic ha una partecipazione azionaria del 10,6 % in Gm Daewoo).
Realizzando operazioni Cdk come quella realizzata in Cina, Gm Daewoo può
vendere le sue vetture in Paesi che hanno un alto potenziale ma dove i
prodotti stranieri sono soggetti a pesanti gravami fiscali. Per far fronte
ai propri obiettivi di produzione, Gm Daewoo ha assunto 2.500 nuovi
impiegati in Sud Corea e ha aggiunto un secondo turno nelle fabbriche di
Gunsan e Bupyung. Una nuova fabbrica di motori è entrata in esercizio in
ottobre a Changwon ed è stato aperto un nuovo centro di design a Bupyong.
Quest'ultimo sarà diretto dal designer Mike Simcoe che curerà le strategie
e le attività ordinarie di design per Gm Daewoo, mantenendo la carica di
responsabile per il design all'unità Holden di Gm in Australia. "Nel
2004 continueremo a produrre autovetture convenienti e in linea con la
domanda dei mercati, seguendo quella che è stata finora la nostra strategia
di prodotto", ha dichiarato Nick Reilly. "Raddoppieremo gli
investimenti per la creazione di prodotti ancora più interessanti".
Tra le priorità a medio termine di Gm Daewoo c'è l'introduzione di un Suv
e una vettura di lusso per il mercato coreano, quindi sarà la volta della
nuova generazione di Matiz. Questo mese Gm Daewoo ha firmato una lettera
d'intenti per l'acquisizione di una moderna struttura per la fabbricazione
di motori da Daewoo Powertrain. Inoltre sono in corso negoziazioni per un
accordo di fornitura di motori diesel da uno dei principali produttori a
livello internazionale. Parlando ai dipendenti in occasione dei
festeggiamenti per il primo anniversario della società, il Presidente e Ceo
Nick Reilly si è congratulato con tutto il personale per i risultati
ottenuti finora. "Si dice che i cambiamenti rendano più forti" ha
detto. "Gm Daewoo è la prova di quanto ciò sia vero".
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