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2003 anno 6°  

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17 NOVEMBRE 2003

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SCREENING DEI TUMORI

Bruxelles, 17 novembre 2003 - Le patologie tumorali rappresentano nei paesi industrializzati una delle principali cause di morte per malattia. Esse hanno un enorme impatto sociale. L'unica arma certa della quale oggi si dispone a titolo di prevenzione è quella della «prevenzione secondaria», attraverso l'uso di test clinici predittivi. Non si può dunque pensare di lasciare che un'attività di prevenzione così importante, sia in ambito sociale che sanitario, rimanga una realtà nazionale o regionale a seconda delle possibilità economiche e culturali di questo o quel paese. Ecco perché la Commissione ha lanciato un appello agli Stati membri affinché istituiscano dei programmi di prevenzione del cancro del seno, del colon e del collo dell'utero. La relazione di Antonio Mussa (Uen, I), approvata all'unanimità dalla commissione per la sanità pubblica, esamina la proposta dell'Esecutivo proponendo una serie di emendamenti, non vincolanti. I deputati pongono in particolare l'accento sulla necessità di sostegno psicologico e sull'accompagnamento post-terapeutico dei pazienti risultati positivi ai test di screening. Tutte le persone esposte a sostanze mutagene o cancerogene dovrebbero disporre di test appropriati. D'altra parte, afferma l'organo parlamentare, si dovrebbe favorire lo scambio di esperienze tra Stati membri. I parlamentari chiedono di istituire un modello di chiamata unica per «screening multifasici» nella popolazione che si trova nella fascia d'età interessata dalla raccomandazione. Gli Stati membri sono inoltre incoraggiati a sostenere la ricerca europea sui nuovi metodi di screening e di controllo, nonché a promuovere campagne di informazione mirate a sensibilizzare e a informare la popolazione sui vantaggi e i rischi dello screening dei tumori per quanto riguarda la diagnosi precoce. Coloro che devono sottoporsi ai test di screening dovrebbero avere diritto al permesso per assenza dal posto di lavoro. Si chiede infine di monitorare regolarmente gli indicatori dell'incidenza, sopravvivenza e mortalità, conformemente ai principi della Rete europea dei registri dei tumori, al fine di stabilire la priorità di determinati test rispetto ad altri.

RISULTATI PRELIMINARI DEL PRIMO PROGETTO "COFIN" SULLE DISFUNZIONI SESSUALI
Pisa, 17 novembre 2003 - Si svolgerà domani presso l'Università di Pisa, il workshop "La sessuologia medica e l'endocrinologo" presieduta dal prof. Aldo Pinchera.una delle sessioni del convegno sarà dedicata al progetto di ricerca "La disfunzione erettile: meccanismi molecolari e correlati clinici del danno delle strutture cavernose genitali" primo progetto di ricerca sull'area delle disfunzioni sessuali ad aver ottenuto il cofinanziamento dal Ministero dell'Istruzione dell'Università della Ricerca (Miur) nel 2002 e sostenuto dal contributo liberale di Pfizer Italia. Il finanziamento pubblico denota il rilevante interesse nazionale che la patologia della sessualità sta assumendo in termini scientifici ed assistenziali come patologia di interesse sociale. Le unità di ricerca universitarie che partecipano al programma sono collocate presso le Università di Roma La Sapienza , Roma Tor Vergata, L'aquila, Pisa e Firenze. Il progetto coordinato dal Prof. Andrea Fabbri di Roma Tor Vergata vede quali co-coordinatori delle Unità operative i Proff. Emmanuele A. Jannini dell'Aquila, Andrea Lenzi di Roma La Sapienza , Enrico Macchia di Pisa, e Mario Maggi di Firenze. Obiettivi del progetto, i cui studi andranno avanti fino a dicembre 2004, sono: ampliare le conoscenze sulla fisiopatologia molecolare dell'erezione delle strutture cavernose genitali maschili e femminili e valutare l'efficacia clinica degli androgeni e degli antiossidanti nel migliorare la risposta terapeutica degli inibitori della fosfodiesterasi tipo-5 (Pde5) nei pazienti con deficit androgenico e diabetici affetti da disfunzione erettile. Nel corso dell'incontro i coordinatori delle cinque unità illustreranno i progetti di ricerca e faranno il punto sull'avanzamento dei lavori, presentando alcuni dei risultati preliminari. Tra questi: Lo studio sperimentale sulle modalità molecolari con cui gli androgeni regolano il gene della Pde5. Il primo studio sperimentale che localizza nel corpo cavernoso umano la Pde 5 e dimostra che gli androgeni ne stimolano l'attività. Lo studio sperimentale sulla messa a punto di un microchip diagnostico per la disfunzione erettile (De) su cui sono stati assemblati insieme circa 100 geni coinvolti nell'attività androgenica, nella via d'azione dell'insulina e nel meccanismo dell'erezione. Lo studio clinico sul protocollo degli androgeni relativo al miglioramento della funzione sessuale in seguito alla somministrazione di androgeni in aggiunta a sildenafil in pazienti affetti da De, con livelli medio bassi di androgeni e non rispondenti alla sola terapia con sildenafil. Lo studio clinico sul protocollo degli antiossidanti relativo al miglioramento della funzione sessuale in seguito alla somministrazione di propionil-carnitina in aggiunta a sildenafil in pazienti diabetici affetti da De. Lo studio sperimentale su come lo stress ossidativo e l'iperglicemia danneggiano il meccanismo molecolare dell'erezione. Lo studio sull'effetto del sildenafil sullo stress da performance negli uomini in cura per l'infertilità. Lo studio sulla fisiopatologia della sessualità femminile e in particolare sulla presenza delle Pde5 nell'utero umano che prelude al possibile utilizzo del sildenafil come tocolitico, cioè come inibitore delle contrazioni uterine.

ANASTA ANNUNCIA LA SECONDA EDIZIONE DI SALDAT, LA MOSTRACONVEGNO DELLA SALDATURA E DEL TAGLIO
Milano, 17 Novembre 2003 - Dopo il successo della prima edizione di Saldat di Maggio 2003, Anasta conferma il secondo appuntamento con la Mostraconvegno dedicata al mondo della Saldatura e del Taglio. Le nuove date della manifestazione sono 17–18–19 marzo 2005. E' confermata la Fiera di Verona quale sede della manifestazione. "A seguito di una ricerca commissionata da Anasta, abbiamo raccolto segnali molto incoraggianti da parte di espositori e visitatori della prima edizione di Saldat, che ci hanno spinto a programmare immediatamente una nuova edizione", constata Giuseppe Maccarini, Presidente di Anasta. "Cercheremo di fare tesoro delle informazioni raccolte per proporre una manifestazione all'altezza delle aspettative di tutti gli operatori e visitatori coinvolti". Verrà mantenuta la formula della Mostraconvegno nell'ottica di continuare a promuovere l'impegno di Anasta a focalizzarsi sulla comunicazione del mestiere, per soddisfare la necessità, profondamente sentita dal settore, di dare un nuovo significato e un'immagine diversa alla Saldatura e Taglio.   

A TORINO INAUGURATO IL SALONE DEL VINO. 16 - 19 NOVEMBRE 2003UN ESERCITO DI "ENOAPPASSIONATI" GUIDA LE SCELTE DEI CONSUMATORI 24 MILIONI GLI ITALIANI CHE BEVONO VINO
Torino, 17 novembre 2003 - In occasione della giornata inaugurale l'Osservatorio del Salone del Vino ha illustrato i risultati di un'indagine sul consumo enologico in Italia, in occasione della quale è stato individuato in particolare un importante segmento di consumatori che è stato definito con il termine di "Enoappassionati", persone che hanno una buona cultura nel campo e che fungono da consiglieri e opinion leader nell¹ambito del loro entourage. Mentre il consumo pro capite scende a 49 litri ( 50 litri nel 2002 e 104 nel 1975), uno zoccolo duro di 16 milioni di italiani beve quotidianamente vino e nell¹88% dei casi lo consuma tutti i giorni, mentre il 78% lo beve durante entrambi i pasti. Gli altri 8 milioni di consumatori non sono invece abituali, ma privilegiano la qualità e bevono vino soprattutto per arricchire gli incontri con gli amici, i giorni festivi e i pasti al ristorante. In sintesi, gli italiani bevono meno, ma bevono meglio, ed un esercito di oltre 6 milioni di ³enoappassionati² anticipa le tendenze che si estenderanno poi all¹intero universo dei consumatori. Gli italiani che consumano vino sono 24 milioni. Il dato corrisponde al 49,6% della popolazione adulta ed emerge da una inchiesta presentata durante il convegno di apertura del terzo Salone del Vino di Torino. La ricerca è stata condotta dall¹Osservatorio dello stesso Salone del Vino con l¹obiettivo di tracciare un profilo dei bevitori di vino nel 2003. Il 65% dei 24 milioni di consumatori (circa 16 milioni di persone) bevono vino abitualmente. Il restante 35% (circa 8 milioni di persone) è invece costituito da consumatori occasionali. L¹88% degli abituali consuma vino tutti i giorni e il 78% lo beve durante entrambi i pasti. Si tratta dello zoccolo duro dell¹universo dei consumatori che è costituito dalle persone per le quali il vino è ancora una componente essenziale della alimentazione quotidiana, secondo la secolare tradizione dei grandi e storici produttori come Italia, Francia e Spagna. Nel nostro Paese, come in Francia e in Spagna, il numero dei consumatori abituali si sta però lentamente contraendo, mentre cresce l¹importanza dei consumatori non abituali che hanno rinunciato a bere quotidianamente vino ma lo consumano in occasioni di incontro con gli amici (58%), nei giorni festivi (48%), nei pasti al ristorante (45%) o in altre ricorrenze (18%). Dalla ricerca dell¹Osservatorio del Salone del Vino emergono sensibili differenze nelle abitudini di consumo degli abituali e degli occasionali. I primi consumano quantità superiori, ma hanno minori esigenze per quanto riguarda la qualità. I secondi bevono invece meno, ma si indirizzano verso prodotti di qualità più elevata. Secondo le tendenze in atto da tempo, l¹universo dei consumatori abituali si riduce, mentre cresce il numero degli occasionali. Il risultato di queste dinamiche è in Italia, come d'altra parte in Francia e Spagna, una diminuzione del consumo pro capite in termini quantitativi e uno spostamento della domanda dai vini comuni ai prodotti di qualità. Secondo la ricerca presentata dall¹Osservatorio del Salone del Vino, il consumo pro capite nel 2003 sarà di 49 litri contro i 50 litri del 2002. In termini di fatturato, va tuttavia notato che lo spostamento della domanda verso prodotti di qualità e di prezzo più elevato compensa la contrazione delle quantità consumate. In sintesi, gli italiani bevono meno ma bevono meglio, con ripercussioni positive sulla salubrità della dieta e sui bilanci dei produttori di vini. All¹interno della platea dei consumatori, l¹Osservatorio del Salone del Vino ha identificato un vasto gruppo di oltre 6 milioni di persone che si differenziano per comportamenti significativamente molto più avanzati rispetto al consumatore medio per quanto riguarda una serie di parametri come: la frequenza delle enoteche, la lettura di libri e riviste sul vino, la partecipazione a serate e iniziative turistiche dedicate al vino e l¹esercizio di un ruolo di leadership nei confronti degli amici e dei familiari per quanto riguarda le scelte in materia di vino. A questo ampio contingente di ³Enoappassionati² il Salone del Vino ha dedicato la giornata inaugurale di domenica 16 novembre in cui l'accesso alla manifestazione è stato consentito non soltanto agli operatori, come nelle giornate successive, ma anche al pubblico a cui il Salone ha dedicato una nutrita serie di occasioni di degustazione e di incontro con gli espositori e con altri importanti soggetti del mondo eno-gastronomico. Dalla ricerca del Salone del Vino emerge che gli ³Enoappassionati² hanno comportamenti che anticipano le tendenze del complesso dei consumatori. Tra gli "Enoappassionati" una quota molto superiore alla media (37% contro 13%) dichiara di avere partecipato a manifestazioni eno-gastronomiche e nel 97% dei casi dichiara che queste occasioni possono soddisfare non solo gli operatori del settore, ma anche il pubblico. D'altra parte, il ruolo di leadership degli appassionati viene riconosciuto dal complesso dei consumatori che si rivolge soprattutto a loro per avere consigli sul consumo di vino. Infolink:  Www.salonedelvino.com 

HOST 2003 WEEKEND E SETTIMANE BIANCHE. IL TURISMO È IN RIPRESA
Milano, 17 Novembre 2003 - “Il turismo è in ripresa, i primi segnali positivi arrivano dall’ormai imminente stagione invernale” ha dichiarato Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi- Confturismo, nel giorno di apertura di Host 2003, il più importante salone al mondo dedicato all’ospitalità professionale, organizzato da Expocts in Fiera Milano fino a martedì 18 novembre. L’apertura anticipata delle località sciistiche, dovuta a un buon innevamento naturale delle principali località montane, ha stimolato prematuramente negli italiani una voglia senza precedenti di vacanza sulla neve. Da un’indagine realizzata in collaborazione con l’Istituto Cirm, eseguita dal 3 al 5 novembre 2003, è emerso che la partenza degli italiani sarà immediata, già a partire da questo weekend: 5,3 milioni gli italiani che intenderebbero fare almeno un weekend sulla neve nel corso dell’inverno contro i 3,2 del 2002, e 4,5 milioni quelli che prevedono di godersi una settimana bianca in montagna, rispetto ai 2,7 milioni dello scorso anno. Il 95% degli intervistati resterà in Italia e il 36% prediligerà la sistemazione in albergo. E per stare in tema di montagna un albergo creatore di un’atmosfera particolare grazie al materiale con il quale è interamente costruito, il ghiaccio, si trova in Svezia. Il design è in primo piano a Jackson Hole e a Saramac Lake, entrambi negli Stati Uniti, mentre in Europa la nazione di riferimento in questo campo è senz’altro l’Austria. E l’albergo è il protagonista di Host2003, sempre più punto di incontro tra ospitalità e benessere. “Creare un luogo accogliente come una casa oppure progettare qualcosa di estremo che possa regalare un’esperienza straordinaria”, afferma Alessandro Mendini, l’architetto che all’interno di Host ha curato la sezione “Hotel Emotion”: un percorso espositivo che compone una sorta di città effimera, avente per soggetto camere d’albergo, bar, terrazze, che intendono mostrare, attraverso immagini del passato e del presente, la trasformazione e i possibili futuri dell’arredo alberghiero. Albergo che, secondo i designer chiamati da Mendini a partecipare a questa prova creativa, diventa una zona franca dove ritrovare se stessi tra comfort ed emozione. Materiali, luci e tecnologie accompagnate da immagini storiche, fotografie e decorazioni di grande fascino, accompagneranno il visitatore in un’esperienza suggestiva, sociale ed estetica. La mostra presenta opere e sculture di giovani artisti ed alcuni prototipi ideati da sei designer internazionali: Michael Young, Abdi Abdelkader, Beppe Facente, Jurgen Bey, Anna Gili, Konstantin Grcic. Sabato 15 novembre protagonista di Host 2003 è stata la cucina dei grandi chef con lo speciale appuntamento “Omaggio alla moda italiana”: quattro grandi chef sono intervenuti gli abiti di quattro famosi stilisti italiani: Giorgio Armani, Gianni Versace, Roberto Cavalli e Dolce & Gabbana. Si è passati dalla cucina minimalista ed elegante per Giorgio Armani con un chiaro scuro di sgombri, calamari e scampi all’esuberanza di Cavalli con un capriccio di capriolo contornato da ovuli e parmigiano croccante, all’elogio alla sicilianità di Dolce & Gabbana, alla cucina calabrese per lo stile sensuale e provocante di Gianni Versace. Sempre domani si esibirà nella preparazione di piatti dal vivo lo chef Andoni Luis Aduriz, miglior chef iberico del 2002 secondo l’Accademia spagnola di gastronomia

E-MOTION SILVER SPONSOR DI M2M INFOMOBILITY 2003 AL LINGOTTO DI TORINO LA SECONDA EDIZIONE DELL'EVENTO, IN CALENDARIO IL 25 NOVEMBRE
Torino, 17 novembre 2003 - Telematica, localizzazione, logistica, cartografia digitale: tutte le più aggiornate ed innovative tecnologie wireless saranno protagoniste alla seconda edizione di Infomobility 2003, evento voluto dalla rivista Wireless e da Centrosviluppo. L'iniziativa si rivolge a costruttori, system integrator e service provider impegnati nello sviluppo di servizi e soluzioni Irt per l'industria dell'automobile. A M2m Infomobiliy E-motion esporrà tutte le soluzioni wireless di palmOne? con tecnologia Bluetooth e Wi-fi oltre a Treo 600, il rivoluzionario smarphone di palmOne? che racchiude in un unico dispositivo un telefono cellulare con tutte le funzioni più avanzate, un computer palmare Palm Os con migliaia di applicazioni disponibili per consultare la posta elettronica, gestire tutti gli allegati di Office, navigare in Internet e scattare fotografie. All'evento saranno presenti Filippo Bellotti, Presidente di E-motion e Vladimiro Mazzotti, Amministratore Delegato di E-motion.

PREMIATA LA CHIMICA CHE FA INNOVAZIONE
Milano, 17 novembre 2003 - In occasione del seminario inaugurale di Rich-mac 2003 (Rassegna Internazionale della Chimica e delle Apparecchiature Chimiche e per Analisi, Ricerca, Controlli e Biotecnologie) in programma per il 25 novembre in Fiera Milano verrà attribuito per la prima volta il premio “La chimica e l’industria - Rich-mac” dedicato a Giulio Natta, l'unico italiano a ricevere il premio Nobel per la chimica, di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita. Il riconoscimento, consegnato nel corso del seminario La chimica per l’innovazione sostenibile, organizzato dalla Fast, premia quattro aziende che hanno sviluppato prodotti e processi innovativi e hanno introdotto significative innovazioni nel settore della depurazione ambientale e nel campo emergente delle nanotecnologie. Basell (prima come Montecatini, poi come Montedison e Montell), a Ferrara, da più di quaranta anni, ha continuato ad innovare il processo di produzione del polipropilene, portando sul mercato un prodotto con sempre migliori e diversificate proprietà, aumentandone così sempre di più i settori di utilizzo. L’ultimo processo, lo Spherizone, è stato recentemente realizzato a Brindisi. Lonza, a Bergamo, da trent’anni ha continuato a migliorare il processo di produzione di anidride maleica da n- butano, con una serie continua di innovazioni sulle diverse fasi di ottenimento del catalizzatore, aumentandone la resa, la produttività e la selettività nel prodotto. I diversi catalizzatori migliorati nel corso degli anni sono stati poi tutti utilizzati nell’impianto di Ravenna, il più grosso impianto a letto fluido al mondo. Colorobbia ha portato sul mercato un nuovo processo di produzione nanotecnologica di polveri applicabili al settore ceramico, a quello dei pigmenti e del farmaceutico. La Radici ha messo a punto un sistema catalitico di abbattimento di N2o, gas ad effetto serra, sottoprodotto dei processi di ossidazione con acido nitrico di cicloesanone ad acido adipico. Un prepilota è già stato realizzato ed è in costruzione un impianto pilota industriale preso lo stabilimento di Novara. Tutte e quattro le innovazioni sono state coperte da un lunga serie di brevetti e la storia di queste innovazioni sono riportate su questo numero della rivista, ad eccezione di quella della Lonza che sarà pubblicata in un prossimo numero. Infolink: www.Richmac.it www.Ilb2b.it

CHRYSLER 300C TOURING CONCEPT: DEBUTTO ITALIANO PER LA STATION WAGON DI LUSSO A TRAZIONE INTEGRALE
Roma, 17 novembre 2003 - Chrysler e Jeep saranno presenti al 28°Motorshow di Bologna con quattro anteprime assolute per il pubblico italiano: Chrysler Pacifica, Chrysler 300C Touring Concept, Jeep Compass Concept e Dodge Viper Srt-10. I quattro modelli che faranno il loro debutto nazionale e la cui commercializzazione nel nostro Paese non è ancora stata definita, indicano la rotta che i marchi americani del gruppo Daimlerchrysler stanno seguendo in termini di stile, design e tecnologia. Valori che saranno tradotti in uno stand dal design unico progettato dal prestigioso studio di architettura Lissoni e Peja Associati. Chrysler Pacifica - In anteprima europea al Motorshow di Bologna, Chrysler Pacifica è stata presentata per la prima volta nel gennaio 2002 al North American International Auto Show di Detroit ed ha creato negli Stati Uniti il nuovo segmento delle Sports Tourer: comfort per sei persone, maneggevolezza da berlina, propulsore V6 3.5 litri e 250 Cv di potenza per prestazioni da gran turismo, stabiliscono una nuova dimensione del viaggio. Chrysler 300 C Touring Concepì - Il concept Chrysler 300C Touring rappresenta l’ingresso di Chrysler nel segmento europeo delle station wagon alto di gamma. Con un design dalla spiccata personalità ed un sistema di trazione integrale permanente, Chrysler 300C Touring sarà presentata per la prima volta al pubblico italiano dopo il suo debutto mondiale al recente salone di Francoforte. Chrysler Crossfire - Disponibile da metà novembre presso la rete Chrysler e Jeep, Chrysler Crossfire è la nuova icona del marchio Chrysler ed unisce la forte personalità di un design emozionale a raffinati contenuti tecnologici per il puro piacere della guida sportiva. Il nuovo coupé due posti è equipaggiato con il 3.2 litri V6 18 valvole da 215 Cv abbinato ad un cambio manuale a sei marce oppure ad una trasmissione automatica a cinque rapporti con modalità sequenziale. Jeep Compass - Presentata per la prima volta al North American International Auto Show di Detroit nel 2002, Jeep Compass viene esposta per la prima volta in Italia. Jeep Compass è una concept car di impostazione rallistica dal design avveniristico che indica la direzione verso cui si rivolgeranno in futuro i consumatori del segmento dei Suv. Dotata di trazione integrale permanente, Jeep Compass è equipaggiata con un motore 3.7 litri V6 Powertech da 210 Cv di potenza che, unitamente al telaio in acciaio Uniframe ad alta resistenza, assicura una combinazione ottimale tra dinamicità su strada e prestazioni fuoristradistiche. Dodge Viper Srt-10 - Icona del brand Dodge, sinonimo di passione, sportività e prestazioni, Viper Srt-10 è un autentico purosangue con un cuore V10 da 8.3 litri capace di erogare la brutale potenza di 500 Cv e sviluppare una coppia record di 712 Nm disponibile per il 90% già a 1.500 giri. Attualmente commercializzata solo in America, Viper Srt-10 è a pieno titolo l’erede della Viper Rt/10 introdotta nel 1995 e leggendaria campionessa nella classe Gt. La gamma Chrysler e Jeep sarà esposta in uno stand firmato dal prestigioso studio di architettura Lissoni Peja Associati, che vuole rappresentare “un’esposizione temporanea di design”. Lo stand si sviluppa su due livelli su una superficie di 1.200 mq ed appare come “un’isola strutturale”, metafora della metropoli contemporanea e futura. Elemento funzionale protagonista della struttura, è una parete magnetica di cristallo lunga 12 metri ed alta 3 denominata Privalight, che si trasforma a comando da schermo sul quale proiettare video in finestra panoramica.

PERÙ, TREMILA ANNI DI CAPOLAVORI PITTURE, SCULTURE, GIOIELLI, TESSUTI, ARTE EROTICA DALLE ORIGINI ALL’IMPERO INCA FIRENZE, PALAZZO STROZZI, 15 NOVEMBRE 2003 - 22 FEBBRAIO 2004
Firenze, 17 novembre 2003 -  - La civiltà Inca, che in pochi anni edificò uno dei più vasti imperi della storia, fu solo una delle ultime sviluppatesi in Perù nei tre millenni antecedenti la scoperta dell’America e la conquista spagnola. Estratta dal catalogo, ecco la descrizione che ne fa l’archeologo Duccio Bonavia dell’ Universidad Peruana Cajetano Heredia, Lima. L’orizzonte Tardo (1440-1539 d.C.). L’impero incarico. Nel 1946 John Rowe pubblicò un lavoro sugli Inca che, nonostante gli anni, continua a essere attuale. Egli dimostrò che la lista dei tredici imperatori tramandataci dai cronisti è in gran parte leggendaria, e che possiamo considerare realmente esistiti solo gli ultimi sei. Bisogna infatti considerare che, come in tutte le storie ufficiali, furono mantenuti i personaggi che convenivano e furono eliminate quelle figure che, per una ragione o per l’altra, non dovevano comparire. Qui segnaleremo solo gli ultimi sei Inca, dato che di questi Rowe ha potuto fissare dati ed eventi concreti. Nel 1438 Pachacutec fu incoronato imperatore. Nel 1463 Tupac Inca, figlio di Pachacutec, prese il comando delle armate imperiali e, nel 1471, succedette al padre nel ruolo di imperatore. Nel 1493 salì al trono Huayna Capac, che morì nel 1527, e a cui succedette Huascar, fatto uccidere da Atahuallpa durante una guerra civile. Quest’ultimo apprese la notizia della morte del fratello quando era già prigioniero degli Spagnoli. La conquista del territorio andino non fu sempre facile per gli Inca; in molti casi incontrarono forte resistenza, come quando affrontarono gli Huarco, i Chimúes, gli Angaraes, i Chinchaycochas e i Chachapoyas. Quando Pachacutec salì al potere, le tribù vicine erano ancora indipendenti. Le conquiste iniziarono nella zona del basso fiume Urubamba e del Vilcanota, e si diressero poi a Nord verso i Sora e i Vilca. Ci furono scontri con i Colla dell’Altopiano, che vennero soggiogati. Pachacutec assunse personalmente il comando dell’esercito e pose fine alla resistenza delle tribù dell’Altopiano, in particolare dei Lupaca. Successivamente, affidò il comando delle truppe al figlio e si dedicò alla ricostruzione del Cuzco. Tupac Inca si diresse verso Nord arrivando fino a Quito e, sulla via del ritorno, conquistò i Chimúes. Più tardi lo stesso Tupac Inca intraprese una campagna sulla Costa Meridionale, sottomettendo al controllo imperiale l’area compresa tra Nasca e Mala. Nella zona dell’Altopiano ci fu una grande rivolta di popolazioni Aymara, annientati dagli Inca, che ne approfittarono per annettere l’attuale Bolivia, il Nord del Cile e il Nord-ovest dell’Argentina. Huayna Capac estese le frontiera Nord dell’impero, arrivando fino all’attuale confine tra Colombia ed Ecuador, proprio quando un gruppo di Chiriguanos attaccò la frontiera orientale dell’impero dalla parte della Selva boliviana. Gli Inca riuscirono a controllare la situazione, ma va ricordato un fatto poco noto: tra i Chiriguanos vi era il portoghese Alejo García, il primo europeo ad avere un contatto con gli Inca ma che, sfortunatamente, non lasciò niente scritto. Alla morte di Huayna Capac, avvenuta a Quito a causa del vaiolo – portato dagli Spagnoli e che viaggiava più velocemente degli stessi conquistatori – sembra che l’Inca avesse già avuto notizie dell’impresa che si apprestava a compiere Pizarro. Seguirono cinque anni di guerra civile tra i due figli dell’Inca pretendenti al trono, dato che il padre non aveva lasciato indicazioni in merito: Huascar, sostenuto dalla fazione del Cuzco, e Atahuallpa da quella di Quito. Atahuallpa riuscì a far uccidere il fratello, ma lo seppe solo a Cajamarca, quando era prigioniero di Pizarro. In quel momento l’impero comprendeva gli attuali territori di parte dell’Ecuador, il Perù, la Bolivia , il Nord del Cile e il Nord-ovest dell’Argentina, con una popolazione calcolata intorno ai nove milioni di abitanti. È importante segnalare un fatto che viene dimenticato in quasi tutti i manuali di storia della cultura andina: sebbene i contatti con la Selva siano esistiti praticamente fin dall’arrivo dell’uomo sulle Ande, fu solo in epoca Huari che vennero colonizzati alcuni territori, con insediamenti anche nelle zone basse. Nel periodo inca, però, come risultato di una ben precisa politica statale, ci fu un movimento di colonizzazione su larga scala in tutta la fascia del margine della Selva, e ci sono prove di diverse incursioni anche in piena foresta amazzonica. L’organizzazione sociale degli Inca era incentrata sulla parentela filiale: per loro non era importante riconoscere i parenti, quanto la discendenza. Per questo erano in vigore una serie di restrizioni matrimoniali. Il nucleo di questa organizzazione era l’ayllu, basato su gruppi di parentela endogamici con discendenza patrilineare. L’organizzazione politica era incentrata sull’Inca, figlio del Sole e divinità egli stesso, le cui decisioni erano indiscutibili. Il sovrano aveva un gruppo di spose, tra le quali la coya era la principale. In origine era la figlia del capo di una delle etnie vicine, ma, a partire dal regno di Tupac Inca, fu una sorella del sovrano stesso. Tutto sembra indicare che la successione non fosse chiaramente regolamentata, e che l’Inca scegliesse tra i suoi figli colui che gli sembrava più adatto. Al di sotto dell’Inca vi era un’aristocrazia ereditaria formata dai membri degli ayllu reali e dai curaca, ossia coloro che gestivano l’amministrazione dell’impero. Il territorio era diviso in quattro parti denominate suyu: il Chinchasuyu a Nord, il Collasuyu a Sud, l’Antisuyu a Est, il Contisuyu a Ovest: Cuzco, la capitale, era il centro dell’impero. Ogni suyu, a sua volta, era suddiviso in province (huamani) composte da saya, queste ultime formate dagli ayllu. Per il pagamento dei tributi (effettuato con prestazioni lavorative, dato che non esisteva la moneta) la popolazione era organizzata secondo un sistema decimale. L’economia inca era basata sull’agricoltura e la proprietà privata non esisteva. Lo Stato forniva al contadino la terra da lavorare, in misura variabile secondo il numero di persone che formavano il nucleo familiare. Oltre alla sua terra, il contadino doveva lavorare anche quelle dello Stato e dei sacerdoti, per mantenere la burocrazia amministrativa e religiosa. Affinché il sistema statale non si paralizzasse, venne istituita la mita, un turno di lavoro obbligatorio annuale compiuto da cittadini, scelti mediante il sistema decimale. Scopo della mita era la realizzazione di opere pubbliche, di lavori personali per la classe dirigente o la prestazione del servizio militare. Inoltre, vi erano una serie di meccanismi di lavoro collettivo basati sulla reciprocità. Uno dei pilastri dell’economia degli Inca era costituito dai camelidi, sia quelli domestici (lama e alpaca) che quelli selvatici (vigogna e guanaco), non solo per i prodotti che fornivano, ma anche, nel caso dei lama, come mezzo di trasporto, l’unico disponibile sulle Ande ad esclusione dell’uomo. Al giorno d’oggi questi animali sono molto diminuiti, ed è impossibile farsi un’idea del loro numero in epoca preispanica: le cifre di cui parlano i cronisti sono impressionanti. Sembra che gli Inca credessero in un creatore supremo, al di sotto del quale vi era una serie di divinità, tra cui la più importante era il Sole, che aveva il controllo sugli altri dei celesti. Si venerava il Tuono, dio dei fenomeni atmosferici e della pioggia. Nella gerarchia seguiva poi la Luna , sposa del Sole, il cui ciclo fu utilizzato per creare il sistema calendariale. Si veneravano anche le Stelle, e aveva grande rilevanza un concetto particolare, quello di huaca, qualcosa di analogo al sacer dei romani, che emanava da luoghi e cose con caratteristiche fuori dal comune. La morte esigeva un rituale molto complicato; gli Inca erano sepolti nel Coricancha, il tempio del Sole; la gente comune in caverne, oppure secondo le usanze regionali. La politica urbana degli Inca era simile a quella degli Huari. Le città non erano concentrazioni di popolazione, ma soprattutto centri di potere situati in posizioni strategiche per svolgere funzioni di controllo e di gestione dei tributi, che erano poi redistribuiti dall’amministrazione statale. Per questo motivo non venivano costruite sulla Costa, ma in montagna, lungo un asse longitudinale che permetteva il controllo totale del territorio. Gli Inca, in realtà, non furono costruttori di città, e si differenziano dagli Huari per la loro praticità. Mentre questi ultimi avevano un modello cittadino ripetitivo, gli Inca si resero conto che in un ambiente difficile come quello andino – in cui le zone pianeggianti sono rare – bisognava gestire un modello urbano flessibile. Tuttavia, anche se tutte le città incaiche sembrano diverse, analizzandole si scoprono componenti di base comuni. Il Cuzco aveva una forma molto particolare, quella di un puma, che non si ripeteva a Huánuco Pampa (Huánuco) o a Vilcashuamán (Ayacucho) sulla Sierra, o a Incahuasi (Lunahuaná) sulla Costa. Quando si parla di architettura incaica si tende a pensare alle raffinate mura del Coricancha, o agli impressionanti massi poligonali della fortezza di Sacsayhuamán e di alcune strade del Cuzco. Si pensa a un lavoro molto accurato, fatto con blocchi dalle forme più disparate e con bordi rifiniti con tale precisione da incastrarsi perfettamente, senza bisogno di malta. In realtà, questa è l’eccezione alla regola. Al di fuori del Cuzco non sono molti i casi in cui si trova questo tipo di costruzione. È il caso di Huaytará (Castrovirreyna), Huánuco Pampa (Huánuco), Vilcashuamán (Ayacucho), Incallaqta (Cochabamba) sulla Sierra, Cerro Azul (Cañete) e Pachacamac (Lurín) sulla Costa. L’architettura comune incaica non è diversa da quella tuttora usata dagli indigeni, cioè pietre unite con malta o mattoni crudi, più comuni sulla Costa. I tetti erano di paglia. La novità che caratterizza l’architettura incaica è l’uso di forme trapezoidali per le porte, le finestre e le nicchie. Per la sua politica espansionista e la difesa, l’impero inca poteva contare su un esercito molto ben organizzato. Gli uomini fisicamente idonei dovevano essere pronti a compiere il servizio militare che, come abbiamo visto, era una modalità di pagamento dei tributi. È importante segnalare che gli Inca non avevano armi migliori di quelle dei loro vicini o dei loro predecessori. La loro forza stava nell’organizzazione e nella disciplina. L’arma più potente che usarono fu però la diplomazia. Per annettere le popolazioni, cercavano di non fare uso della forza, tentando prima di convincerle dei vantaggi che avrebbero avuto entrando a fare parte dell’impero. Se non ci riuscivano, passavano alla forza. Ciò che permise agli Inca di mantenere il controllo di un mosaico così grande e diversificato di etnie fu senza dubbio l’organizzazione dei mitmac, ossia il trasferimento di intere popolazioni. In pratica, quando gli Inca incontravano una grande resistenza e temevano una rivolta, costringevano i vinti ad andare a vivere in zone fedeli all’impero, e in quella regione spostavano popolazioni di fiducia per sostituirli. Non vi è dubbio che quello incaico fu uno stato dispotico e autoritario, in cui si doveva vivere secondo le strette regole imposte dall’Inca e dalla sua organizzazione. L’immagine paternalistica che cercò di diffondere la scuola indigenista, o la lettura socialista che ne diede Louis Baudin, devono essere definitivamente accantonate. Mantenere un territorio così grande senza un’infrastruttura e una tecnologia molto avanzate sarebbe stato impossibile. Gli Inca le ebbero entrambe; quando si paragona la loro civiltà ad altre, ci si dimentica di comparare gli Inca ad altre popolazioni dell’Età del Bronzo; poiché è in questo stadio che essi si trovavano quando si verificò l’invasione europea. Un altro elemento importante della politica statale fu l’introduzione di un idioma ufficiale, il quechua, che in origine non apparteneva agli Inca. Era tuttavia permesso l’uso degli idiomi locali dei popoli conquistati. Come è documentato dai loro scritti, una delle cose che più meravigliarono gli invasori fu la rete viaria, paragonata a quella romana, pur con le enormi differenze del caso. È stato calcolato che poteva coprire un’estensione di circa 23.000 km , ma bisogna tenere conto del fatto che si ignorano molti tratti del sistema viario e la quasi totalità delle vie che penetravano nella Selva. John Hyslop, il principale studioso di questa rete viaria, chiamata Capacñan, calcolò che l’estensione totale poteva aggirarsi sui 40.000 km . Su questi percorsi si spostavano i chasqui, i messaggeri, che trasportavano ordini, notizie e merci leggere. Si è calcolato che con questo servizio si potevano coprire fino a 240 km al giorno. La principale difficoltà che dovettero superare gli uomini delle Ande per poter sviluppare un sistema agricolo efficiente fu senza dubbio la topografia; fu una grande sfida, ed essi la vinsero. D’altra parte, se gli Inca portarono al massimo grado di sviluppo la tecnologia agricola, fu grazie all’accumulazione di esperienze millenarie. La risposta fondamentale alla sfida del territorio furono le terrazze. La maggior parte del territorio andino è costituito da pendii estremamente ripidi, ciò che non solo rende impossibile la coltivazione, ma costituisce una costante minaccia di erosione. I terrazzamenti agricoli risolsero entrambi i problemi; essi costituiscono il più grande monumento che gli Inca ci hanno lasciato. Funzionavano con terreni irrigati o non irrigati. Va anche tenuto presente che non si trattava solo di tagliare le montagne e dar loro forma: in molti casi la terra doveva essere trasportata da lontano, dato che quella locale non era adatta a essere coltivata. A ciò va aggiunta la maestria nell’uso di sistemi idraulici, l’utilizzo di fertilizzanti, ecc. Su terreni inclinati e senza animali da tiro l’uso dell’aratro era impossibile, e per questo fu inventata la taclla, una sorta di vanga. All’arrivo degli Spagnoli in Perù si coltivavano più di quaranta piante domestiche, alcune delle quali – come la patata – salvarono in seguito l’Europa dalla carestia. Il territorio andino è caratterizzato dall’instabilità climatica, per cui è importante poter conservare a lungo i prodotti, per poterli utilizzare in periodi difficili. Il sistema di depositi alimentari era già in uso in tempi preceramici, ma durante l’impero inca queste tecnologie furono portate a livelli incredibili, attirando anche l’attenzione dei cronisti spagnoli. Furono inventati contemporaneamente un sistema per essicare e affumicare la carne (charqui) e uno per disidratare la patata (chuño). … dobbiamo ricordare che gli Inca possedevano un sistema di misurazione tanto esatto quanto quello in vigore nell’Europa del Xvi secolo, e uno strumento di contabilità pratico ed efficiente, il quipu. Sebbene ne sia certo l’impiego anche come sistema mnemonico, il suo modo d’uso non è ancora stato totalmente scoperto, e sarà difficile farlo, a meno che non emerga qualche documento che lo spieghi. L’arte inca era tanto sviluppata quanto quella dei predecessori, ma era molto diversa e rifletteva la loro mentalità pratica. Una delle realizzazioni più importanti fu la produzione di tessuti che per gli Inca erano indice di grande prestigio sociale. Si utilizzavano lana e cotone, ma anche materiali più raffinati, come peli di vizcacha (un grosso roditore) o di pipistrello. Si conoscevano tutte le tecniche tessili, ma senza dubbio i tessuti più belli furono gli arazzi, le tele piumate e quelle con applicazioni di metallo. Le terrecotte si distinguevano per la sobrietà della decorazione, essenzialmente geometrica, accompagnata dalla raffigurazione stilizzata di alcuni animali come pesci, libellule e mosche. Venivano rappresentate felci, anch’esse stilizzate. Si utilizzavano tre colori: il bianco, il rosso e il nero. La forma più tipica era quella dell’ariballo, termine preso dalla ceramica greca (arybállus) per la somiglianza tra la tipologia incaica e l’analoga greca. Altre forme caratteristiche sono le olle con piedistallo alto e i classici piatti piani con un manico raffigurato, noti come chuya. Queste terrecotte sono considerate di stile Inca Imperiale, ma esiste una serie di stili locali ad esse contemporanei che si mantengono puri, o, in molti casi, cercano di copiare, senza ben comprenderla, la ceramica imperiale. In questo periodo anche le lavorazioni in legno costituiscono una forma di arte molto sviluppata. Le più caratteristiche erano forse i quero, vasi di legno che si continuò a produrre, con qualche variazione, nei tempi del vicereame. La metallurgia ebbe grande auge in epoca imperiale, e gli Inca portarono al Cuzco gli orafi Chimúes per apprendere i progressi tecnologici della Costa Settentrionale. La maestria nella lavorazione della pietra non fu esclusiva dell’architettura: ci hanno infatti lasciato splendidi esempi di mortai e statuette. Torniamo a ripetere che, senza l’esperienza degli Huari, gli Inca non avrebbero potuto costruire il loro impero, uno dei più grandi della storia dell’umanità. Dal momento in cui – da piccola tribù qual’erano – cominciarono a espandersi, fino a quello della Conquista, erano passati infatti solo poco più di novant’anni. Non bisogna dimenticare che, sebbene dal punto di vista storico siano stati fatti molti progressi, da quello archeologico c’è ancora molto da scoprire. Per concludere, è importante ricordare un aspetto molto spesso trascurato: nonostante sembri che la storia che abbiamo a grandi linee descritto presenti molte diversità, queste sono solo apparenti. Analizzando i dettagli, si giunge alla conclusione che esiste una tradizione comune (quella che Wendell Bennet, ispirandosi ai lavori di Ralph Linton, ha definito “co-tradizione andina”) che unisce nel tempo tutte le culture delle Ande Centrali. È un aspetto che caratterizza e distingue questa civiltà, e che sopravvive ancora nelle popolazioni andine, nella sua forma pura oppure cammuffata sotto la copertura superficiale della cultura occidentale. Lo scontro culturale che si produsse al momento dell’invasione europea è stato tremendo, e ancora oggi se ne pagano le conseguenze. Nonostante gli anni trascorsi dalla Conquista, il Perù non è ancora riuscito a trovare una propria identità. Anche se la cultura dominante segue schemi “occidentali”, la maggior parte della popolazione indigena ne è rimasta ai margini. Ciò si ripercuote nella distruzione del patrimonio culturale, che costituisce un problema molto serio in Perù. Se è vero che esistono mafie organizzate che controllano il traffico di oggetti d’arte antica, non si può negare che molto è dovuto al fatto che una buona parte di peruviani non sente come propri i resti preispanici, che continuano ad essere considerati “cosas de indios”.

MATTEO BERGAMASCO, GIOVANE ARTISTA MILANESE DI 21 ANNI VINCITORE DELLA QUARTA EDIZIONE DEL PREMIO CAIRO COMMUNICATION.
Milano, 17 novembre 2003 - Nei suoi dipinti racconta la quotidiana normalità, l'intimità domestica delle famiglie alle prese con le faccende più banali. Ma le atmosfere descritte sono permeate da una sottile inquietudine, da uno spaesamento esistenziale accentuato dalla pennellata ricercata, imprecisa, poco definita. La mostra delle opere degli artisti finalisti (Adalberto Abbate, Massimiliano Alioto, Davide Avogadro, Carla Bedini, Matteo Bergamasco, Valerio Berruti, Benedetta Bonichi, Danilo Buccella, Antonella Cinelli, Gianluca Corona, Maria Cristina Della Berta, Gavino Ganau, Giorgia Madiai, Paolo Maggis, Nicola Magrin, Marco Memeo, Alessandro Roma, Alessandro Scarabello, Dania Zanotto e Corrado Zeni) rimarrà aperta sino al 23 novembre 2003.

TEATRO LA FENICE DI VENEZIA : DONATO DA LAURA BIAGIOTTI IL NUOVO SIPARIO
Milano, 17 novembre 2003 - E' stato ripristinato il Grande Sipario del Teatro La Fenice di Venezia. Lo hanno annunciato Laura Biagiotti insieme a Barbara di Valmarana, presidente degli Amici della Fenice, e a Gianpaolo Vianello, Sovrintendente del Teatro La Fenice. Il Grande Sipario, bruciato insieme al Teatro nel rogo del 1996, è stato ricostruito identico all'originale grazie al generoso contributo di oltre $ 100,000 della Laura Biagiotti Parfums. La stilista insieme ai suoi profumi Roma e Roma Uomo ha già realizzato l'importante restauro della Scala Cordonata del Campidoglio, disegnata da Michelangelo. La donazione del Grande Sipario è stata fatta in memoria di Gianni Cigna, marito della stilista prematuramente scomparso nel 1996, grande uomo di cultura e manager di successo. Il Grande Sipario ha un alto valore storico: esso , infatti, con la mantovana che lo correda, corrisponde all'originale di velluto progettato da Giambattista Meduna nel 1852-54, come documentato da alcune stampe dell'epoca e da un disegno del Meduna stesso. Alto 13 metri e largo 18,36 metri , è stato curato dallo scenografo Mauro Carosi ed è stato realizzato in velluto trapuntato con 1084 margherite di pelle bagnate in oro antico. Al bordo inferiore è applicata una frangia con lavorazione in laminato oro alta circa 12 cm e, al di sopra della frangia, sono applicati 32 fregi con specchiature di seta secondo i colori originali, ricuciti con filati scuri per un effetto di ombreggiatura e alternati a 176 borchie, rotonde e ovali, dorate e argentate. Il Teatro La Fenice di Venezia fu inaugurato nel 1792 con I Giochi di Agrigento di Giovanni Paisiello (1749-1816). Distrutto dal fuoco nel 1836 e risorto identico all'originale, fu sede nel Xix secolo di varie prime rappresentazioni liriche come il Tancredi di Gioacchino Rossini (1813), La Beatrice di Tenda di Vincenzo Bellini (1832), Il Rigoletto di Giuseppe Verdi (1851). Ma la tormentata storia della Fenice non è conclusa perché il 29 gennaio 1996 il Teatro brucia per la seconda volta. Ora il progetto di restauro dell'architetto Aldo Rossi, scomparso nel 1997, volge al termine. Il 14 dicembre sarà eseguito il concerto inaugurale diretto dal Maestro Riccardo Muti. In quell'occasione il Grande Sipario si alzerà per la prima volta per restituire al mondo La Fenice , risorta ben due volte dalle sue ceneri come il leggendario uccello che le dà il nome.

PROROGATA LA MOSTRA ARMATURE DA PARATA DEL CINQUECENTO
Milano, 17 novembre 2003 - Per soddisfare le richieste del pubblico, che ha manifestato grande interesse verso la mostra, il Museo Poldi Pezzoli ha deciso di prolungare Armature da parata del Cinquecento. Un primato dell’arte lombarda fino al 18 gennaio 2004. Una possibilità in più per ammirare la raffinata selezione di preziose opere uscite dalle botteghe dei più famosi armaioli del Cinquecento. Nate per rappresentare il prestigio del principe e la forza del condottiero durante le parate e gli ingressi trionfali, queste opere sono anche espressione dell’arte e della produzione di oggetti di lusso delle botteghe milanesi. Obiettivo della mostra, infatti, è sottolineare il ruolo centrale e il primato assoluto esercitati da Milano e dalla Lombardia nel mercato europeo della produzione di armi e armature che, nel Xvi e nel Xvii secolo, raggiunse livelli di perfezione mai conosciuti prima. Continuano con successo anche le altre iniziative legate alla mostra: Apertura serale straordinaria - Al museo anche di sera. Per tutta la durata della mostra, il Museo rimane aperto ogni mercoledì dalle ore 10.00 alle ore 21.30. Conferenze - Per approfondire i temi legati al mestiere degli armaioli, al commercio e all’artigianato come espressione del lusso si svolge nel mese di novembre un ciclo di quattro conferenze. Ogni appuntamento, che vede la partecipazione di illustri docenti e studiosi, si tiene mercoledì dalle 19.00 alle 20.00. L’ingresso è gratuito e aperto a tutto il pubblico interessato. Visite guidate Alla scoperta dei preziosi elementi decorativi delle opere e della straordinaria abilità dei loro creatori. Il Museo organizza una ricca serie di visite guidate per avvicinare i visitatori a una conoscenza più approfondita delle opere esposte. Il biglietto di ingresso al Museo e alla mostra è di 8 €. Le visite guidate sono gratuite Per partecipare è necessario prenotare telefonando ai numeri 02.794889; 02.796334 Fiaba-gioco - Anche i bambini possono visitare la mostra attraverso un percorso didattico studiato apposta per loro. I piccoli dai 5 agli 8 anni sono invitati in Museo ad ascoltare la fiaba inedita del Cavaliere pigro. Seguendo le vicende del protagonista, i baby visitatori hanno modo di esplorare l’Armeria del Museo e le sale della mostra, dove incontrano un’armatura davvero curiosa. Ad ogni partecipante, inoltre, sono date le istruzioni e il materiale per creare il proprio scudo personale, una copia della fiaba e una divertente scheda della mostra. Per i bambini il biglietto di ingresso al Museo e alla mostra è gratuito. Per gli adulti che li accompagnano è di 8 €. Per partecipare è necessario prenotare telefonando ai numeri 02.794889; 02.796334 Infolink: Www.museopoldipezzoli.it 

LA CITTÀ DI VERDI INCONTRA LA CITTÀ DI PUCCINI
Parma, 17 novembre 2003 - Sono significative le similitudini fra la città di Parma e Lucca, ciascuna con un importante teatro e un’importante tradizione lirica, ciascuna con un istituto di studi dedicato al compositore divenuto icona stessa dell’urbe. Lucca è per Puccini esattamente ciò che Parma è per Verdi. Dunque inevitabile la collaborazione fra le amministrazioni, fortemente voluta dai due primi cittadini Elvio Ubaldi e Pietro Fazzi, che hanno intrattenuto rapporti di cordiale cooperazione da circa un anno per promuovere l’eccellenza e la specificità delle proprie tradizioni musicali, con l’intento non di dare impulso a coproduzioni o ospitalità artistiche occasionali, ma di progettare una collaborazione stabile e strutturata già per i prossimi anni, che coinvolgerà anche le stagioni liriche del 2005 e 2006. Primo appuntamento di questa avviata sinergia fra le due città e le due Fondazioni liriche (Il Teatro del Giglio presto la diventerà) è il concerto che l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio di Parma, con il Coro di voci bianche Ars Canto del Teatro Regio, terrà il prossimo 16 novembre a Lucca presso la Chiesa romanica di San Francesco, già sede di importanti esecuzioni concertistiche, nell’ambito della rassegna Lucca in musica. Dopo il grande successo ricevuto al Teatro Regio di Parma ove i Carmina Burana sono stati eseguiti con la prestigiosa ed elegante danza dell’Ensemble di Micha van Hoecke, in scena le due etoile Luciana Savignano e Marco Pierin, a Lucca i complessi artistici del Teatro Regio di Parma, diretti da Massimo De Bernart, Martino Faggiani, Maestro del Coro, Silvia Rossi, Maestro del Coro di voci bianche, eseguiranno i Carmina Burana in versione di concerto, con l’interpretazione di Paola Antonucci (soprano), Nicola Marchesini (tenore) e Andrea Cortese (baritono). Un concerto in una città che oltre alla stagione lirica offre una ricca e selezionata proposta di musica sinfonica e da camera, che dunque testimonia il riconoscimento del valore e dell’alto livello dei complessi artistici del Teatro Regio che giungeranno attesissimi all’esibizione lucchese.
Teatro Regio di Parma domenica 16 novembre 2003, ore 20.30

EDITORIA E UNIVERSITÀ PER LA CULTURA : MODELLI E OPINIONI A CONFRONTO E ALTRI APPUNTAMENTI
Milano, 17 novembre 2003 - Editoria e Università, questi i temi affrontati nel convegno, organizzato da Egea e dall’Università Bocconi, con il patrocinio di Aie e Crui. Nella mattinata si parlerà di: • Esigenze didattiche e soluzioni editoriali • Diffondere i risultati della ricerca: riviste e/o libri? • Cultura delle professioni: quale ruolo per l’University Press. Nel pomeriggio è prevista una Tavola Rotonda su “Le University Press come avanguardie culturali” cui parteciperanno: Omar Calabrese, Ivan Cecchini, Pietro Corsi, Enrico Decleva, Paola Dubini, Lorenzo Ornaghi. Lunedì 17 Novembre, ore 9.00, Aula 204 Università Bocconi, Via Sarfatti, 25 Milano Ingresso libero. Corso di Milanese (corso base) dal 19 al 17 dicembre ogni mercoledì dalle ore 20,45 alle ore 22,15. Grammatica, lettura e scrittura del dialetto meneghino. L’ideale per chi vuole approcciare per la prima volta a questa “lingua” o per chi vuole semplicemente “rinfrescarsi la memoria”. Il corso ha la durata di 5 lezioni da h. 1,30 e le classi saranno formate da max 15 persone. Il costo è di € 25,00 (Iva inclusa) "Noi Poveri Diavoli Dimenticati" Giovedì 20 Novembre, ore 18,30 Libreria Egea di Via Bocconi, 8 Milano Presentazione del volume di Antonio Tronci, edito da Le Lettere, alla Libreria Egea di Via Bocconi, 8 - Milano. L'autore racconterà la propria esperienza della seconda guerra mondiale: dalla deportazione in un campo di concentramento al difficile ritorno a casa. Insieme a lui, ne discuterà con il pubblico Giuseppe Bellini, docente dell'Università degli Studi di Milano.

TUTTI IN PISTA CON HOT WHEELS ... MATTEL PRESENTA LE GRANDI NOVITÀ HOT WHEELS ALLA RINASCENTE DUOMO A MILANO
Milano, 14 novembre 2003 - Hot Wheels, il brand storico Mattel dedicato al mondo dei motori, sarà protagonista, da lunedì 17 fino al 23 novembre, di una vetrine della Rinascente Duomo a Milano. Velocità, potenza ed elevate prestazioni saranno gli elementi che caratterizzeranno la vetrina Hot Wheels. Uno scenario da Formula Uno, eccezionali piste in continuo movimento ed in " anteprima " la straordinaria collezione Hot 100. Infatti, Mattel, leader nella categoria Diecast, esibirà proprio nella vetrina del megastore alcuni dei 100 diversi mini-veicoli, unici e collezionabili in scala 1:64 che saranno presentati, contemporaneamente, quale evento eccezionale per il settore, nel 2004. E ancora ... Sabato 22 novembre tutti pronti alla linea di partenza! Grandi e piccini avranno la possibilità di partecipare a spettacolari sfide su pista: al 5° piano della Rinascente Duomo avrà luogo il Gran Premio Hot Wheels. Al termine della sfida tutti i partecipanti riceveranno in omaggio un esclusivo mini-veicolo realizzato appositamente per il Gran Premio Hot Wheels. L ' iniziativa rappresenta per Mattel un ' ulteriore occasione per confermare il successo del brand Hot Wheels. Nato nel 1968, Hot Wheels è da sempre sinonimo di velocità, potenza, competizione ed elevate performance. Un ' ampia gamma di prodotti - modellini di auto, piste, moto e play set - suddivisi nelle due linee, Hot Wheels Kids e Hot Wheels Adults, offrono a tutti i collezionisti e appassionati di motori le ultime novità nel mondo delle 2 e delle 4 ruote.

A SERRAVALLE OUTLET DAL 15 NOVEMBRE E’ GIA’ NATALE
Serravalle, 17 novembre 2003 - Vestirsi e vestire i nostri figli e la nostra casa è ancora più semplice con i prezzi ridotti dal 30 al 70%. 150 sono i punti vendita che potranno suggerire o aiutare nell’acquisto: in un unico luogo, semplice da raggiungere si trova un’ampia gamma di articoli, abbigliamento, accessori, oggettistica. Il Centro decorato a festa è uno spettacolo per gli occhi e per il cuore. Per le vie del centro ci si potrà immergere nel calore delle festività accompagnati dalle melodie del Natale. Il Natale 2003 è ancora più ricco al Serravalle Outlet: a partire dal 14 novembre fino al 6 gennaio il concorso Vota La Vetrina 2003 mette in palio un Tv color al plasma Sony tra tutti i visitatori che avranno compilato la cartolina apposita e che avranno sostenuto una spesa di almeno 100 Euro. Da sempre il Natale è la festa dei più piccoli che all’outlet troveranno il loro paese dei balocchi: da venerdì 14 novembre a domenica 14 dicembre con una spesa di almeno 50 Euro è possibile partecipare all’estrazione di 3 Week End a Gardaland per 3 persone oltre che di numerosi peluches e oggetti firmati da“Prezzemolo” il simpatico testimonial del Parco Divertimenti più grande d’Italia. Nelle domeniche dal 23 novembre al 21 dicembre il Serravalle Outlet accoglie gli ospiti in un’atmosfera di festa: la slitta di babbo natale e il trenino natalizio aspettano i bambini per un emozionante viaggio nella magia del Natale. Al Serravalle Outlet adulti e bambini possono cogliere l’occasione per trascorrere una piacevole giornata alternando allo shopping natalizio pause di ristoro nei numerosi bar e ristoranti. L’outlet è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 19. Sabato e domenica dalle ore 10 alle ore 20 . Il 24 e il 31 dicembre la chiusura è anticipata alle ore15:00 Il centro rimane chiuso il 25 e il 26 dicembre e il 1° gennaio 2004 Infoline 0143/609000

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