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di
LUNEDI'
17 NOVEMBRE 2003
pagina 4
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SCREENING DEI TUMORI
Bruxelles, 17 novembre 2003 - Le patologie tumorali rappresentano nei paesi
industrializzati una delle principali cause di morte per malattia. Esse
hanno un enorme impatto sociale. L'unica arma certa della quale oggi si
dispone a titolo di prevenzione è quella della «prevenzione secondaria»,
attraverso l'uso di test clinici predittivi. Non si può dunque pensare di
lasciare che un'attività di prevenzione così importante, sia in ambito
sociale che sanitario, rimanga una realtà nazionale o regionale a seconda
delle possibilità economiche e culturali di questo o quel paese. Ecco perché
la Commissione
ha lanciato un appello agli Stati membri affinché istituiscano dei
programmi di prevenzione del cancro del seno, del colon e del collo
dell'utero. La relazione di Antonio Mussa (Uen, I), approvata all'unanimità
dalla commissione per la sanità pubblica, esamina la proposta
dell'Esecutivo proponendo una serie di emendamenti, non vincolanti. I
deputati pongono in particolare l'accento sulla necessità di sostegno
psicologico e sull'accompagnamento post-terapeutico dei pazienti risultati
positivi ai test di screening. Tutte le persone esposte a sostanze mutagene
o cancerogene dovrebbero disporre di test appropriati. D'altra parte,
afferma l'organo parlamentare, si dovrebbe favorire lo scambio di esperienze
tra Stati membri. I parlamentari chiedono di istituire un modello di
chiamata unica per «screening multifasici» nella popolazione che si trova
nella fascia d'età interessata dalla raccomandazione. Gli Stati membri sono
inoltre incoraggiati a sostenere la ricerca europea sui nuovi metodi di
screening e di controllo, nonché a promuovere campagne di informazione
mirate a sensibilizzare e a informare la popolazione sui vantaggi e i rischi
dello screening dei tumori per quanto riguarda la diagnosi precoce. Coloro
che devono sottoporsi ai test di screening dovrebbero avere diritto al
permesso per assenza dal posto di lavoro. Si chiede infine di monitorare
regolarmente gli indicatori dell'incidenza, sopravvivenza e mortalità,
conformemente ai principi della Rete europea dei registri dei tumori, al
fine di stabilire la priorità di determinati test rispetto ad altri.
RISULTATI
PRELIMINARI DEL PRIMO PROGETTO "COFIN" SULLE DISFUNZIONI SESSUALI
Pisa, 17 novembre 2003 - Si svolgerà domani presso l'Università di Pisa,
il workshop "La sessuologia medica e l'endocrinologo" presieduta
dal prof. Aldo Pinchera.una delle sessioni del convegno sarà dedicata al
progetto di ricerca "La disfunzione erettile: meccanismi molecolari e
correlati clinici del danno delle strutture cavernose genitali" primo
progetto di ricerca sull'area delle disfunzioni sessuali ad aver ottenuto il
cofinanziamento dal Ministero dell'Istruzione dell'Università della Ricerca
(Miur) nel 2002 e sostenuto dal contributo liberale di Pfizer Italia. Il
finanziamento pubblico denota il rilevante interesse nazionale che la
patologia della sessualità sta assumendo in termini scientifici ed
assistenziali come patologia di interesse sociale. Le unità di ricerca
universitarie che partecipano al programma sono collocate presso le
Università di Roma
La Sapienza
, Roma Tor Vergata, L'aquila, Pisa e Firenze. Il progetto coordinato dal
Prof. Andrea Fabbri di Roma Tor Vergata vede quali co-coordinatori delle
Unità operative i Proff. Emmanuele A. Jannini dell'Aquila, Andrea Lenzi di
Roma
La Sapienza
, Enrico Macchia di Pisa, e Mario Maggi di Firenze. Obiettivi del progetto,
i cui studi andranno avanti fino a dicembre 2004, sono: ampliare le
conoscenze sulla fisiopatologia molecolare dell'erezione delle strutture
cavernose genitali maschili e femminili e valutare l'efficacia clinica degli
androgeni e degli antiossidanti nel migliorare la risposta terapeutica degli
inibitori della fosfodiesterasi tipo-5 (Pde5) nei pazienti con deficit
androgenico e diabetici affetti da disfunzione erettile. Nel corso
dell'incontro i coordinatori delle cinque unità illustreranno i progetti di
ricerca e faranno il punto sull'avanzamento dei lavori, presentando alcuni
dei risultati preliminari. Tra questi: Lo studio sperimentale sulle modalità
molecolari con cui gli androgeni regolano il gene della Pde5. Il primo
studio sperimentale che localizza nel corpo cavernoso umano
la Pde
5 e dimostra che gli androgeni ne stimolano l'attività. Lo studio
sperimentale sulla messa a punto di un microchip diagnostico per la
disfunzione erettile (De) su cui sono stati assemblati insieme circa 100
geni coinvolti nell'attività androgenica, nella via d'azione dell'insulina
e nel meccanismo dell'erezione. Lo studio clinico sul protocollo degli
androgeni relativo al miglioramento della funzione sessuale in seguito alla
somministrazione di androgeni in aggiunta a sildenafil in pazienti affetti
da De, con livelli medio bassi di androgeni e non rispondenti alla sola
terapia con sildenafil. Lo studio clinico sul protocollo degli antiossidanti
relativo al miglioramento della funzione sessuale in seguito alla
somministrazione di propionil-carnitina in aggiunta a sildenafil in pazienti
diabetici affetti da De. Lo studio sperimentale su come lo stress ossidativo
e l'iperglicemia danneggiano il meccanismo molecolare dell'erezione. Lo
studio sull'effetto del sildenafil sullo stress da performance negli uomini
in cura per l'infertilità. Lo studio sulla fisiopatologia della sessualità
femminile e in particolare sulla presenza delle Pde5 nell'utero umano che
prelude al possibile utilizzo del sildenafil come tocolitico, cioè come
inibitore delle contrazioni uterine.
ANASTA
ANNUNCIA
LA SECONDA EDIZIONE
DI SALDAT,
LA MOSTRACONVEGNO DELLA
SALDATURA E DEL TAGLIO
Milano, 17 Novembre 2003 - Dopo il successo della prima edizione di Saldat
di Maggio 2003, Anasta conferma il secondo appuntamento con
la Mostraconvegno
dedicata al mondo della Saldatura e del Taglio. Le nuove date della
manifestazione sono 17–18–19 marzo 2005. E' confermata
la Fiera
di Verona quale sede della manifestazione. "A seguito di una ricerca
commissionata da Anasta, abbiamo raccolto segnali molto incoraggianti da
parte di espositori e visitatori della prima edizione di Saldat, che ci
hanno spinto a programmare immediatamente una nuova edizione", constata
Giuseppe Maccarini, Presidente di Anasta. "Cercheremo di fare tesoro
delle informazioni raccolte per proporre una manifestazione all'altezza
delle aspettative di tutti gli operatori e visitatori coinvolti". Verrà
mantenuta la formula della Mostraconvegno nell'ottica di continuare a
promuovere l'impegno di Anasta a focalizzarsi sulla comunicazione del
mestiere, per soddisfare la necessità, profondamente sentita dal settore,
di dare un nuovo significato e un'immagine diversa alla Saldatura e Taglio.
A TORINO INAUGURATO IL SALONE DEL
VINO. 16 - 19 NOVEMBRE 2003UN ESERCITO DI "ENOAPPASSIONATI" GUIDA
LE SCELTE DEI CONSUMATORI 24 MILIONI GLI ITALIANI CHE BEVONO VINO
Torino, 17 novembre 2003 - In occasione della giornata inaugurale
l'Osservatorio del Salone del Vino ha illustrato i risultati di un'indagine
sul consumo enologico in Italia, in occasione della quale è stato
individuato in particolare un importante segmento di consumatori che è
stato definito con il termine di "Enoappassionati", persone che
hanno una buona cultura nel campo e che fungono da consiglieri e opinion
leader nell¹ambito del loro entourage. Mentre il consumo pro capite scende
a
49 litri
(
50 litri
nel 2002 e 104 nel 1975), uno zoccolo duro di 16 milioni di italiani beve
quotidianamente vino e nell¹88% dei casi lo consuma tutti i giorni, mentre
il 78% lo beve durante entrambi i pasti. Gli altri 8 milioni di consumatori
non sono invece abituali, ma privilegiano la qualità e bevono vino
soprattutto per arricchire gli incontri con gli amici, i giorni festivi e i
pasti al ristorante. In sintesi, gli italiani bevono meno, ma bevono meglio,
ed un esercito di oltre 6 milioni di ³enoappassionati² anticipa le
tendenze che si estenderanno poi all¹intero universo dei consumatori. Gli
italiani che consumano vino sono 24 milioni. Il dato corrisponde al 49,6%
della popolazione adulta ed emerge da una inchiesta presentata durante il
convegno di apertura del terzo Salone del Vino di Torino. La ricerca è
stata condotta dall¹Osservatorio dello stesso Salone del Vino con l¹obiettivo
di tracciare un profilo dei bevitori di vino nel 2003. Il 65% dei 24 milioni
di consumatori (circa 16 milioni di persone) bevono vino abitualmente. Il
restante 35% (circa 8 milioni di persone) è invece costituito da
consumatori occasionali. L¹88% degli abituali consuma vino tutti i giorni e
il 78% lo beve durante entrambi i pasti. Si tratta dello zoccolo duro dell¹universo
dei consumatori che è costituito dalle persone per le quali il vino è
ancora una componente essenziale della alimentazione quotidiana, secondo la
secolare tradizione dei grandi e storici produttori come Italia, Francia e
Spagna. Nel nostro Paese, come in Francia e in Spagna, il numero dei
consumatori abituali si sta però lentamente contraendo, mentre cresce l¹importanza
dei consumatori non abituali che hanno rinunciato a bere quotidianamente
vino ma lo consumano in occasioni di incontro con gli amici (58%), nei
giorni festivi (48%), nei pasti al ristorante (45%) o in altre ricorrenze
(18%). Dalla ricerca dell¹Osservatorio del Salone del Vino emergono
sensibili differenze nelle abitudini di consumo degli abituali e degli
occasionali. I primi consumano quantità superiori, ma hanno minori esigenze
per quanto riguarda la qualità. I secondi bevono invece meno, ma si
indirizzano verso prodotti di qualità più elevata. Secondo le tendenze in
atto da tempo, l¹universo dei consumatori abituali si riduce, mentre cresce
il numero degli occasionali. Il risultato di queste dinamiche è in Italia,
come d'altra parte in Francia e Spagna, una diminuzione del consumo pro
capite in termini quantitativi e uno spostamento della domanda dai vini
comuni ai prodotti di qualità. Secondo la ricerca presentata dall¹Osservatorio
del Salone del Vino, il consumo pro capite nel 2003 sarà di
49 litri
contro i
50 litri
del
2002. In
termini di fatturato, va tuttavia notato che lo spostamento della domanda
verso prodotti di qualità e di prezzo più elevato compensa la contrazione
delle quantità consumate. In sintesi, gli italiani bevono meno ma bevono
meglio, con ripercussioni positive sulla salubrità della dieta e sui
bilanci dei produttori di vini. All¹interno della platea dei consumatori, l¹Osservatorio
del Salone del Vino ha identificato un vasto gruppo di oltre 6 milioni di
persone che si differenziano per comportamenti significativamente molto più
avanzati rispetto al consumatore medio per quanto riguarda una serie di
parametri come: la frequenza delle enoteche, la lettura di libri e riviste
sul vino, la partecipazione a serate e iniziative turistiche dedicate al
vino e l¹esercizio di un ruolo di leadership nei confronti degli amici e
dei familiari per quanto riguarda le scelte in materia di vino. A questo
ampio contingente di ³Enoappassionati² il Salone del Vino ha dedicato la
giornata inaugurale di domenica 16 novembre in cui l'accesso alla
manifestazione è stato consentito non soltanto agli operatori, come nelle
giornate successive, ma anche al pubblico a cui il Salone ha dedicato una
nutrita serie di occasioni di degustazione e di incontro con gli espositori
e con altri importanti soggetti del mondo eno-gastronomico. Dalla ricerca
del Salone del Vino emerge che gli ³Enoappassionati² hanno comportamenti
che anticipano le tendenze del complesso dei consumatori. Tra gli "Enoappassionati"
una quota molto superiore alla media (37% contro 13%) dichiara di avere
partecipato a manifestazioni eno-gastronomiche e nel 97% dei casi dichiara
che queste occasioni possono soddisfare non solo gli operatori del settore,
ma anche il pubblico. D'altra parte, il ruolo di leadership degli
appassionati viene riconosciuto dal complesso dei consumatori che si rivolge
soprattutto a loro per avere consigli sul consumo di vino. Infolink: Www.salonedelvino.com
HOST
2003 WEEKEND E SETTIMANE BIANCHE. IL TURISMO È IN RIPRESA
Milano, 17 Novembre 2003 - “Il turismo è in ripresa, i primi segnali
positivi arrivano dall’ormai imminente stagione invernale” ha dichiarato
Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi- Confturismo, nel giorno di
apertura di Host 2003, il più importante salone al mondo dedicato
all’ospitalità professionale, organizzato da Expocts in Fiera Milano fino
a martedì 18 novembre. L’apertura anticipata delle località sciistiche,
dovuta a un buon innevamento naturale delle principali località montane, ha
stimolato prematuramente negli italiani una voglia senza precedenti di
vacanza sulla neve. Da un’indagine realizzata in collaborazione con
l’Istituto Cirm, eseguita dal 3 al 5 novembre 2003, è emerso che la
partenza degli italiani sarà immediata, già a partire da questo weekend:
5,3 milioni gli italiani che intenderebbero fare almeno un weekend sulla
neve nel corso dell’inverno contro i 3,2 del 2002, e 4,5 milioni quelli
che prevedono di godersi una settimana bianca in montagna, rispetto ai 2,7
milioni dello scorso anno. Il 95% degli intervistati resterà in Italia e il
36% prediligerà la sistemazione in albergo. E per stare in tema di montagna
un albergo creatore di un’atmosfera particolare grazie al materiale con il
quale è interamente costruito, il ghiaccio, si trova in Svezia. Il design
è in primo piano a Jackson Hole e a Saramac Lake, entrambi negli Stati
Uniti, mentre in Europa la nazione di riferimento in questo campo è
senz’altro l’Austria. E l’albergo è il protagonista di Host2003,
sempre più punto di incontro tra ospitalità e benessere. “Creare un
luogo accogliente come una casa oppure progettare qualcosa di estremo che
possa regalare un’esperienza straordinaria”, afferma Alessandro Mendini,
l’architetto che all’interno di Host ha curato la sezione “Hotel
Emotion”: un percorso espositivo che compone una sorta di città effimera,
avente per soggetto camere d’albergo, bar, terrazze, che intendono
mostrare, attraverso immagini del passato e del presente, la trasformazione
e i possibili futuri dell’arredo alberghiero. Albergo che, secondo i
designer chiamati da Mendini a partecipare a questa prova creativa, diventa
una zona franca dove ritrovare se stessi tra comfort ed emozione. Materiali,
luci e tecnologie accompagnate da immagini storiche, fotografie e
decorazioni di grande fascino, accompagneranno il visitatore in
un’esperienza suggestiva, sociale ed estetica. La mostra presenta opere e
sculture di giovani artisti ed alcuni prototipi ideati da sei designer
internazionali: Michael Young, Abdi Abdelkader, Beppe Facente, Jurgen Bey,
Anna Gili, Konstantin Grcic. Sabato 15 novembre protagonista di Host 2003 è
stata la cucina dei grandi chef con lo speciale appuntamento “Omaggio alla
moda italiana”: quattro grandi chef sono intervenuti gli abiti di quattro
famosi stilisti italiani: Giorgio Armani, Gianni Versace, Roberto Cavalli e
Dolce & Gabbana. Si è passati dalla cucina minimalista ed elegante per
Giorgio Armani con un chiaro scuro di sgombri, calamari e scampi
all’esuberanza di Cavalli con un capriccio di capriolo contornato da ovuli
e parmigiano croccante, all’elogio alla sicilianità di Dolce &
Gabbana, alla cucina calabrese per lo stile sensuale e provocante di Gianni
Versace. Sempre domani si esibirà nella preparazione di piatti dal vivo lo
chef Andoni Luis Aduriz, miglior chef iberico del 2002 secondo l’Accademia
spagnola di gastronomia
E-MOTION
SILVER SPONSOR DI M2M INFOMOBILITY 2003 AL LINGOTTO DI TORINO
LA SECONDA EDIZIONE
DELL'EVENTO, IN CALENDARIO IL 25 NOVEMBRE
Torino, 17 novembre 2003 - Telematica, localizzazione, logistica,
cartografia digitale: tutte le più aggiornate ed innovative tecnologie
wireless saranno protagoniste alla seconda edizione di Infomobility 2003,
evento voluto dalla rivista Wireless e da Centrosviluppo. L'iniziativa si
rivolge a costruttori, system integrator e service provider impegnati nello
sviluppo di servizi e soluzioni Irt per l'industria dell'automobile. A M2m
Infomobiliy E-motion esporrà tutte le soluzioni wireless di palmOne? con
tecnologia Bluetooth e Wi-fi oltre a Treo 600, il rivoluzionario smarphone
di palmOne? che racchiude in un unico dispositivo un telefono cellulare con
tutte le funzioni più avanzate, un computer palmare Palm Os con migliaia di
applicazioni disponibili per consultare la posta elettronica, gestire tutti
gli allegati di Office, navigare in Internet e scattare fotografie.
All'evento saranno presenti Filippo Bellotti, Presidente di E-motion e
Vladimiro Mazzotti, Amministratore Delegato di E-motion.
PREMIATA
LA CHIMICA CHE
FA INNOVAZIONE
Milano, 17 novembre 2003 - In occasione del seminario inaugurale di Rich-mac
2003 (Rassegna Internazionale della Chimica e delle Apparecchiature Chimiche
e per Analisi, Ricerca, Controlli e Biotecnologie) in programma per il 25
novembre in Fiera Milano verrà attribuito per la prima volta il premio
“La chimica e l’industria - Rich-mac” dedicato a Giulio Natta, l'unico
italiano a ricevere il premio Nobel per la chimica, di cui quest’anno
ricorre il centenario dalla nascita. Il riconoscimento, consegnato nel corso
del seminario La chimica per l’innovazione sostenibile, organizzato dalla
Fast, premia quattro aziende che hanno sviluppato prodotti e processi
innovativi e hanno introdotto significative innovazioni nel settore della
depurazione ambientale e nel campo emergente delle nanotecnologie. Basell
(prima come Montecatini, poi come Montedison e Montell), a Ferrara, da più
di quaranta anni, ha continuato ad innovare il processo di produzione del
polipropilene, portando sul mercato un prodotto con sempre migliori e
diversificate proprietà, aumentandone così sempre di più i settori di
utilizzo. L’ultimo processo, lo Spherizone, è stato recentemente
realizzato a Brindisi. Lonza, a Bergamo, da trent’anni ha continuato a
migliorare il processo di produzione di anidride maleica da n- butano, con
una serie continua di innovazioni sulle diverse fasi di ottenimento del
catalizzatore, aumentandone la resa, la produttività e la selettività nel
prodotto. I diversi catalizzatori migliorati nel corso degli anni sono stati
poi tutti utilizzati nell’impianto di Ravenna, il più grosso impianto a
letto fluido al mondo. Colorobbia ha portato sul mercato un nuovo processo
di produzione nanotecnologica di polveri applicabili al settore ceramico, a
quello dei pigmenti e del farmaceutico.
La Radici
ha messo a punto un sistema catalitico di abbattimento di N2o, gas ad
effetto serra, sottoprodotto dei processi di ossidazione con acido nitrico
di cicloesanone ad acido adipico. Un prepilota è già stato realizzato ed
è in costruzione un impianto pilota industriale preso lo stabilimento di
Novara. Tutte e quattro le innovazioni sono state coperte da un lunga serie
di brevetti e la storia di queste innovazioni sono riportate su questo
numero della rivista, ad eccezione di quella della Lonza che sarà
pubblicata in un prossimo numero. Infolink: www.Richmac.it
www.Ilb2b.it
CHRYSLER
300C
TOURING CONCEPT: DEBUTTO ITALIANO PER
LA STATION WAGON
DI LUSSO A TRAZIONE INTEGRALE
Roma, 17 novembre 2003 - Chrysler e Jeep saranno presenti al 28°Motorshow
di Bologna con quattro anteprime assolute per il pubblico italiano: Chrysler
Pacifica, Chrysler
300C
Touring Concept, Jeep Compass Concept e Dodge Viper Srt-10. I quattro
modelli che faranno il loro debutto nazionale e la cui commercializzazione
nel nostro Paese non è ancora stata definita, indicano la rotta che i
marchi americani del gruppo Daimlerchrysler stanno seguendo in termini di
stile, design e tecnologia. Valori che saranno tradotti in uno stand dal
design unico progettato dal prestigioso studio di architettura Lissoni e
Peja Associati. Chrysler Pacifica - In anteprima europea al Motorshow di
Bologna, Chrysler Pacifica è stata presentata per la prima volta nel
gennaio 2002 al North American International Auto Show di Detroit ed ha
creato negli Stati Uniti il nuovo segmento delle Sports Tourer: comfort per
sei persone, maneggevolezza da berlina, propulsore V6
3.5 litri
e 250 Cv di potenza per prestazioni da gran turismo, stabiliscono una nuova
dimensione del viaggio. Chrysler
300 C
Touring Concepì - Il concept Chrysler
300C
Touring rappresenta l’ingresso di Chrysler nel segmento europeo delle
station wagon alto di gamma. Con un design dalla spiccata personalità ed un
sistema di trazione integrale permanente, Chrysler
300C
Touring sarà presentata per la prima volta al pubblico italiano dopo il suo
debutto mondiale al recente salone di Francoforte. Chrysler Crossfire -
Disponibile da metà novembre presso la rete Chrysler e Jeep, Chrysler
Crossfire è la nuova icona del marchio Chrysler ed unisce la forte
personalità di un design emozionale a raffinati contenuti tecnologici per
il puro piacere della guida sportiva. Il nuovo coupé due posti è
equipaggiato con il
3.2 litri
V6 18 valvole da 215 Cv abbinato ad un cambio manuale a sei marce oppure ad
una trasmissione automatica a cinque rapporti con modalità sequenziale.
Jeep Compass - Presentata per la prima volta al North American International
Auto Show di Detroit nel 2002, Jeep Compass viene esposta per la prima volta
in Italia. Jeep Compass è una concept car di impostazione rallistica dal
design avveniristico che indica la direzione verso cui si rivolgeranno in
futuro i consumatori del segmento dei Suv. Dotata di trazione integrale
permanente, Jeep Compass è equipaggiata con un motore
3.7 litri
V6 Powertech da 210 Cv di potenza che, unitamente al telaio in acciaio
Uniframe ad alta resistenza, assicura una combinazione ottimale tra
dinamicità su strada e prestazioni fuoristradistiche. Dodge Viper Srt-10 -
Icona del brand Dodge, sinonimo di passione, sportività e prestazioni,
Viper Srt-10 è un autentico purosangue con un cuore V10 da
8.3 litri
capace di erogare la brutale potenza di 500 Cv e sviluppare una coppia
record di 712 Nm disponibile per il 90% già a 1.500 giri. Attualmente
commercializzata solo in America, Viper Srt-10 è a pieno titolo l’erede
della Viper Rt/10 introdotta nel 1995 e leggendaria campionessa nella classe
Gt. La gamma Chrysler e Jeep sarà esposta in uno stand firmato dal
prestigioso studio di architettura Lissoni Peja Associati, che vuole
rappresentare “un’esposizione temporanea di design”. Lo stand si
sviluppa su due livelli su una superficie di 1.200 mq ed appare come
“un’isola strutturale”, metafora della metropoli contemporanea e
futura. Elemento funzionale protagonista della struttura, è una parete
magnetica di cristallo lunga
12 metri
ed alta 3 denominata Privalight, che si trasforma a comando da schermo sul
quale proiettare video in finestra panoramica.
PERÙ,
TREMILA ANNI DI CAPOLAVORI PITTURE, SCULTURE, GIOIELLI, TESSUTI, ARTE
EROTICA DALLE ORIGINI ALL’IMPERO INCA FIRENZE, PALAZZO STROZZI, 15
NOVEMBRE 2003 - 22 FEBBRAIO 2004
Firenze, 17 novembre 2003 - - La
civiltà Inca, che in pochi anni edificò uno dei più vasti imperi della
storia, fu solo una delle ultime sviluppatesi in Perù nei tre millenni
antecedenti la scoperta dell’America e la conquista spagnola. Estratta dal
catalogo, ecco la descrizione che ne fa l’archeologo Duccio Bonavia
dell’ Universidad Peruana Cajetano Heredia, Lima. L’orizzonte Tardo
(1440-1539 d.C.). L’impero incarico. Nel 1946 John Rowe pubblicò un
lavoro sugli Inca che, nonostante gli anni, continua a essere attuale. Egli
dimostrò che la lista dei tredici imperatori tramandataci dai cronisti è
in gran parte leggendaria, e che possiamo considerare realmente esistiti
solo gli ultimi sei. Bisogna infatti considerare che, come in tutte le
storie ufficiali, furono mantenuti i personaggi che convenivano e furono
eliminate quelle figure che, per una ragione o per l’altra, non dovevano
comparire. Qui segnaleremo solo gli ultimi sei Inca, dato che di questi Rowe
ha potuto fissare dati ed eventi concreti. Nel 1438 Pachacutec fu incoronato
imperatore. Nel 1463 Tupac Inca, figlio di Pachacutec, prese il comando
delle armate imperiali e, nel 1471, succedette al padre nel ruolo di
imperatore. Nel 1493 salì al trono Huayna Capac, che morì nel 1527, e a
cui succedette Huascar, fatto uccidere da Atahuallpa durante una guerra
civile. Quest’ultimo apprese la notizia della morte del fratello quando
era già prigioniero degli Spagnoli. La conquista del territorio andino non
fu sempre facile per gli Inca; in molti casi incontrarono forte resistenza,
come quando affrontarono gli Huarco, i Chimúes, gli Angaraes, i
Chinchaycochas e i Chachapoyas. Quando Pachacutec salì al potere, le tribù
vicine erano ancora indipendenti. Le conquiste iniziarono nella zona del
basso fiume Urubamba e del Vilcanota, e si diressero poi a Nord verso i Sora
e i Vilca. Ci furono scontri con i Colla dell’Altopiano, che vennero
soggiogati. Pachacutec assunse personalmente il comando dell’esercito e
pose fine alla resistenza delle tribù dell’Altopiano, in particolare dei
Lupaca. Successivamente, affidò il comando delle truppe al figlio e si
dedicò alla ricostruzione del Cuzco. Tupac Inca si diresse verso Nord
arrivando fino a Quito e, sulla via del ritorno, conquistò i Chimúes. Più
tardi lo stesso Tupac Inca intraprese una campagna sulla Costa Meridionale,
sottomettendo al controllo imperiale l’area compresa tra Nasca e Mala.
Nella zona dell’Altopiano ci fu una grande rivolta di popolazioni Aymara,
annientati dagli Inca, che ne approfittarono per annettere l’attuale
Bolivia, il Nord del Cile e il Nord-ovest dell’Argentina. Huayna Capac
estese le frontiera Nord dell’impero, arrivando fino all’attuale confine
tra Colombia ed Ecuador, proprio quando un gruppo di Chiriguanos attaccò la
frontiera orientale dell’impero dalla parte della Selva boliviana. Gli
Inca riuscirono a controllare la situazione, ma va ricordato un fatto poco
noto: tra i Chiriguanos vi era il portoghese Alejo García, il primo europeo
ad avere un contatto con gli Inca ma che, sfortunatamente, non lasciò
niente scritto. Alla morte di Huayna Capac, avvenuta a Quito a causa del
vaiolo – portato dagli Spagnoli e che viaggiava più velocemente degli
stessi conquistatori – sembra che l’Inca avesse già avuto notizie
dell’impresa che si apprestava a compiere Pizarro. Seguirono cinque anni
di guerra civile tra i due figli dell’Inca pretendenti al trono, dato che
il padre non aveva lasciato indicazioni in merito: Huascar, sostenuto dalla
fazione del Cuzco, e Atahuallpa da quella di Quito. Atahuallpa riuscì a far
uccidere il fratello, ma lo seppe solo a Cajamarca, quando era prigioniero
di Pizarro. In quel momento l’impero comprendeva gli attuali territori di
parte dell’Ecuador, il Perù,
la Bolivia
, il Nord del Cile e il Nord-ovest dell’Argentina, con una popolazione
calcolata intorno ai nove milioni di abitanti. È importante segnalare un
fatto che viene dimenticato in quasi tutti i manuali di storia della cultura
andina: sebbene i contatti con
la Selva
siano esistiti praticamente fin dall’arrivo dell’uomo sulle Ande, fu
solo in epoca Huari che vennero colonizzati alcuni territori, con
insediamenti anche nelle zone basse. Nel periodo inca, però, come risultato
di una ben precisa politica statale, ci fu un movimento di colonizzazione su
larga scala in tutta la fascia del margine della Selva, e ci sono prove di
diverse incursioni anche in piena foresta amazzonica. L’organizzazione
sociale degli Inca era incentrata sulla parentela filiale: per loro non era
importante riconoscere i parenti, quanto la discendenza. Per questo erano in
vigore una serie di restrizioni matrimoniali. Il nucleo di questa
organizzazione era l’ayllu, basato su gruppi di parentela endogamici con
discendenza patrilineare. L’organizzazione politica era incentrata sull’Inca,
figlio del Sole e divinità egli stesso, le cui decisioni erano
indiscutibili. Il sovrano aveva un gruppo di spose, tra le quali la coya era
la principale. In origine era la figlia del capo di una delle etnie vicine,
ma, a partire dal regno di Tupac Inca, fu una sorella del sovrano stesso.
Tutto sembra indicare che la successione non fosse chiaramente
regolamentata, e che l’Inca scegliesse tra i suoi figli colui che gli
sembrava più adatto. Al di sotto dell’Inca vi era un’aristocrazia
ereditaria formata dai membri degli ayllu reali e dai curaca, ossia coloro
che gestivano l’amministrazione dell’impero. Il territorio era diviso in
quattro parti denominate suyu: il Chinchasuyu a Nord, il Collasuyu a Sud,
l’Antisuyu a Est, il Contisuyu a Ovest: Cuzco, la capitale, era il centro
dell’impero. Ogni suyu, a sua volta, era suddiviso in province (huamani)
composte da saya, queste ultime formate dagli ayllu. Per il pagamento dei
tributi (effettuato con prestazioni lavorative, dato che non esisteva la
moneta) la popolazione era organizzata secondo un sistema decimale.
L’economia inca era basata sull’agricoltura e la proprietà privata non
esisteva. Lo Stato forniva al contadino la terra da lavorare, in misura
variabile secondo il numero di persone che formavano il nucleo familiare.
Oltre alla sua terra, il contadino doveva lavorare anche quelle dello Stato
e dei sacerdoti, per mantenere la burocrazia amministrativa e religiosa.
Affinché il sistema statale non si paralizzasse, venne istituita la mita,
un turno di lavoro obbligatorio annuale compiuto da cittadini, scelti
mediante il sistema decimale. Scopo della mita era la realizzazione di opere
pubbliche, di lavori personali per la classe dirigente o la prestazione del
servizio militare. Inoltre, vi erano una serie di meccanismi di lavoro
collettivo basati sulla reciprocità. Uno dei pilastri dell’economia degli
Inca era costituito dai camelidi, sia quelli domestici (lama e alpaca) che
quelli selvatici (vigogna e guanaco), non solo per i prodotti che fornivano,
ma anche, nel caso dei lama, come mezzo di trasporto, l’unico disponibile
sulle Ande ad esclusione dell’uomo. Al giorno d’oggi questi animali sono
molto diminuiti, ed è impossibile farsi un’idea del loro numero in epoca
preispanica: le cifre di cui parlano i cronisti sono impressionanti. Sembra
che gli Inca credessero in un creatore supremo, al di sotto del quale vi era
una serie di divinità, tra cui la più importante era il Sole, che aveva il
controllo sugli altri dei celesti. Si venerava il Tuono, dio dei fenomeni
atmosferici e della pioggia. Nella gerarchia seguiva poi
la Luna
, sposa del Sole, il cui ciclo fu utilizzato per creare il sistema
calendariale. Si veneravano anche le Stelle, e aveva grande rilevanza un
concetto particolare, quello di huaca, qualcosa di analogo al sacer dei
romani, che emanava da luoghi e cose con caratteristiche fuori dal comune.
La morte esigeva un rituale molto complicato; gli Inca erano sepolti nel
Coricancha, il tempio del Sole; la gente comune in caverne, oppure secondo
le usanze regionali. La politica urbana degli Inca era simile a quella degli
Huari. Le città non erano concentrazioni di popolazione, ma soprattutto
centri di potere situati in posizioni strategiche per svolgere funzioni di
controllo e di gestione dei tributi, che erano poi redistribuiti
dall’amministrazione statale. Per questo motivo non venivano costruite
sulla Costa, ma in montagna, lungo un asse longitudinale che permetteva il
controllo totale del territorio. Gli Inca, in realtà, non furono
costruttori di città, e si differenziano dagli Huari per la loro praticità.
Mentre questi ultimi avevano un modello cittadino ripetitivo, gli Inca si
resero conto che in un ambiente difficile come quello andino – in cui le
zone pianeggianti sono rare – bisognava gestire un modello urbano
flessibile. Tuttavia, anche se tutte le città incaiche sembrano diverse,
analizzandole si scoprono componenti di base comuni. Il Cuzco aveva una
forma molto particolare, quella di un puma, che non si ripeteva a Huánuco
Pampa (Huánuco) o a Vilcashuamán (Ayacucho) sulla Sierra, o a Incahuasi (Lunahuaná)
sulla Costa. Quando si parla di architettura incaica si tende a pensare alle
raffinate mura del Coricancha, o agli impressionanti massi poligonali della
fortezza di Sacsayhuamán e di alcune strade del Cuzco. Si pensa a un lavoro
molto accurato, fatto con blocchi dalle forme più disparate e con bordi
rifiniti con tale precisione da incastrarsi perfettamente, senza bisogno di
malta. In realtà, questa è l’eccezione alla regola. Al di fuori del
Cuzco non sono molti i casi in cui si trova questo tipo di costruzione. È
il caso di Huaytará (Castrovirreyna), Huánuco Pampa (Huánuco), Vilcashuamán
(Ayacucho), Incallaqta (Cochabamba) sulla Sierra, Cerro Azul (Cañete) e
Pachacamac (Lurín) sulla Costa. L’architettura comune incaica non è
diversa da quella tuttora usata dagli indigeni, cioè pietre unite con malta
o mattoni crudi, più comuni sulla Costa. I tetti erano di paglia. La novità
che caratterizza l’architettura incaica è l’uso di forme trapezoidali
per le porte, le finestre e le nicchie. Per la sua politica espansionista e
la difesa, l’impero inca poteva contare su un esercito molto ben
organizzato. Gli uomini fisicamente idonei dovevano essere pronti a compiere
il servizio militare che, come abbiamo visto, era una modalità di pagamento
dei tributi. È importante segnalare che gli Inca non avevano armi migliori
di quelle dei loro vicini o dei loro predecessori. La loro forza stava
nell’organizzazione e nella disciplina. L’arma più potente che usarono
fu però la diplomazia. Per annettere le popolazioni, cercavano di non fare
uso della forza, tentando prima di convincerle dei vantaggi che avrebbero
avuto entrando a fare parte dell’impero. Se non ci riuscivano, passavano
alla forza. Ciò che permise agli Inca di mantenere il controllo di un
mosaico così grande e diversificato di etnie fu senza dubbio
l’organizzazione dei mitmac, ossia il trasferimento di intere popolazioni.
In pratica, quando gli Inca incontravano una grande resistenza e temevano
una rivolta, costringevano i vinti ad andare a vivere in zone fedeli
all’impero, e in quella regione spostavano popolazioni di fiducia per
sostituirli. Non vi è dubbio che quello incaico fu uno stato dispotico e
autoritario, in cui si doveva vivere secondo le strette regole imposte
dall’Inca e dalla sua organizzazione. L’immagine paternalistica che cercò
di diffondere la scuola indigenista, o la lettura socialista che ne diede
Louis Baudin, devono essere definitivamente accantonate. Mantenere un
territorio così grande senza un’infrastruttura e una tecnologia molto
avanzate sarebbe stato impossibile. Gli Inca le ebbero entrambe; quando si
paragona la loro civiltà ad altre, ci si dimentica di comparare gli Inca ad
altre popolazioni dell’Età del Bronzo; poiché è in questo stadio che
essi si trovavano quando si verificò l’invasione europea. Un altro
elemento importante della politica statale fu l’introduzione di un idioma
ufficiale, il quechua, che in origine non apparteneva agli Inca. Era
tuttavia permesso l’uso degli idiomi locali dei popoli conquistati. Come
è documentato dai loro scritti, una delle cose che più meravigliarono gli
invasori fu la rete viaria, paragonata a quella romana, pur con le enormi
differenze del caso. È stato calcolato che poteva coprire un’estensione
di circa
23.000 km
, ma bisogna tenere conto del fatto che si ignorano molti tratti del sistema
viario e la quasi totalità delle vie che penetravano nella Selva. John
Hyslop, il principale studioso di questa rete viaria, chiamata Capacñan,
calcolò che l’estensione totale poteva aggirarsi sui
40.000 km
. Su questi percorsi si spostavano i chasqui, i messaggeri, che
trasportavano ordini, notizie e merci leggere. Si è calcolato che con
questo servizio si potevano coprire fino a
240 km
al giorno. La principale difficoltà che dovettero superare gli uomini delle
Ande per poter sviluppare un sistema agricolo efficiente fu senza dubbio la
topografia; fu una grande sfida, ed essi la vinsero. D’altra parte, se gli
Inca portarono al massimo grado di sviluppo la tecnologia agricola, fu
grazie all’accumulazione di esperienze millenarie. La risposta
fondamentale alla sfida del territorio furono le terrazze. La maggior parte
del territorio andino è costituito da pendii estremamente ripidi, ciò che
non solo rende impossibile la coltivazione, ma costituisce una costante
minaccia di erosione. I terrazzamenti agricoli risolsero entrambi i
problemi; essi costituiscono il più grande monumento che gli Inca ci hanno
lasciato. Funzionavano con terreni irrigati o non irrigati. Va anche tenuto
presente che non si trattava solo di tagliare le montagne e dar loro forma:
in molti casi la terra doveva essere trasportata da lontano, dato che quella
locale non era adatta a essere coltivata. A ciò va aggiunta la maestria
nell’uso di sistemi idraulici, l’utilizzo di fertilizzanti, ecc. Su
terreni inclinati e senza animali da tiro l’uso dell’aratro era
impossibile, e per questo fu inventata la taclla, una sorta di vanga.
All’arrivo degli Spagnoli in Perù si coltivavano più di quaranta piante
domestiche, alcune delle quali – come la patata – salvarono in seguito
l’Europa dalla carestia. Il territorio andino è caratterizzato
dall’instabilità climatica, per cui è importante poter conservare a
lungo i prodotti, per poterli utilizzare in periodi difficili. Il sistema di
depositi alimentari era già in uso in tempi preceramici, ma durante
l’impero inca queste tecnologie furono portate a livelli incredibili,
attirando anche l’attenzione dei cronisti spagnoli. Furono inventati
contemporaneamente un sistema per essicare e affumicare la carne (charqui) e
uno per disidratare la patata (chuño). … dobbiamo ricordare che gli Inca
possedevano un sistema di misurazione tanto esatto quanto quello in vigore
nell’Europa del Xvi secolo, e uno strumento di contabilità pratico ed
efficiente, il quipu. Sebbene ne sia certo l’impiego anche come sistema
mnemonico, il suo modo d’uso non è ancora stato totalmente scoperto, e
sarà difficile farlo, a meno che non emerga qualche documento che lo
spieghi. L’arte inca era tanto sviluppata quanto quella dei predecessori,
ma era molto diversa e rifletteva la loro mentalità pratica. Una delle
realizzazioni più importanti fu la produzione di tessuti che per gli Inca
erano indice di grande prestigio sociale. Si utilizzavano lana e cotone, ma
anche materiali più raffinati, come peli di vizcacha (un grosso roditore) o
di pipistrello. Si conoscevano tutte le tecniche tessili, ma senza dubbio i
tessuti più belli furono gli arazzi, le tele piumate e quelle con
applicazioni di metallo. Le terrecotte si distinguevano per la sobrietà
della decorazione, essenzialmente geometrica, accompagnata dalla
raffigurazione stilizzata di alcuni animali come pesci, libellule e mosche.
Venivano rappresentate felci, anch’esse stilizzate. Si utilizzavano tre
colori: il bianco, il rosso e il nero. La forma più tipica era quella
dell’ariballo, termine preso dalla ceramica greca (arybállus) per la
somiglianza tra la tipologia incaica e l’analoga greca. Altre forme
caratteristiche sono le olle con piedistallo alto e i classici piatti piani
con un manico raffigurato, noti come chuya. Queste terrecotte sono
considerate di stile Inca Imperiale, ma esiste una serie di stili locali ad
esse contemporanei che si mantengono puri, o, in molti casi, cercano di
copiare, senza ben comprenderla, la ceramica imperiale. In questo periodo
anche le lavorazioni in legno costituiscono una forma di arte molto
sviluppata. Le più caratteristiche erano forse i quero, vasi di legno che
si continuò a produrre, con qualche variazione, nei tempi del vicereame. La
metallurgia ebbe grande auge in epoca imperiale, e gli Inca portarono al
Cuzco gli orafi Chimúes per apprendere i progressi tecnologici della Costa
Settentrionale. La maestria nella lavorazione della pietra non fu esclusiva
dell’architettura: ci hanno infatti lasciato splendidi esempi di mortai e
statuette. Torniamo a ripetere che, senza l’esperienza degli Huari, gli
Inca non avrebbero potuto costruire il loro impero, uno dei più grandi
della storia dell’umanità. Dal momento in cui – da piccola tribù
qual’erano – cominciarono a espandersi, fino a quello della Conquista,
erano passati infatti solo poco più di novant’anni. Non bisogna
dimenticare che, sebbene dal punto di vista storico siano stati fatti molti
progressi, da quello archeologico c’è ancora molto da scoprire. Per
concludere, è importante ricordare un aspetto molto spesso trascurato:
nonostante sembri che la storia che abbiamo a grandi linee descritto
presenti molte diversità, queste sono solo apparenti. Analizzando i
dettagli, si giunge alla conclusione che esiste una tradizione comune
(quella che Wendell Bennet, ispirandosi ai lavori di Ralph Linton, ha
definito “co-tradizione andina”) che unisce nel tempo tutte le culture
delle Ande Centrali. È un aspetto che caratterizza e distingue questa
civiltà, e che sopravvive ancora nelle popolazioni andine, nella sua forma
pura oppure cammuffata sotto la copertura superficiale della cultura
occidentale. Lo scontro culturale che si produsse al momento
dell’invasione europea è stato tremendo, e ancora oggi se ne pagano le
conseguenze. Nonostante gli anni trascorsi dalla Conquista, il Perù non è
ancora riuscito a trovare una propria identità. Anche se la cultura
dominante segue schemi “occidentali”, la maggior parte della popolazione
indigena ne è rimasta ai margini. Ciò si ripercuote nella distruzione del
patrimonio culturale, che costituisce un problema molto serio in Perù. Se
è vero che esistono mafie organizzate che controllano il traffico di
oggetti d’arte antica, non si può negare che molto è dovuto al fatto che
una buona parte di peruviani non sente come propri i resti preispanici, che
continuano ad essere considerati “cosas de indios”.
MATTEO
BERGAMASCO, GIOVANE ARTISTA MILANESE DI 21 ANNI VINCITORE DELLA QUARTA
EDIZIONE DEL PREMIO CAIRO COMMUNICATION.
Milano, 17 novembre 2003 - Nei suoi dipinti racconta la quotidiana normalità,
l'intimità domestica delle famiglie alle prese con le faccende più banali.
Ma le atmosfere descritte sono permeate da una sottile inquietudine, da uno
spaesamento esistenziale accentuato dalla pennellata ricercata, imprecisa,
poco definita. La mostra delle opere degli artisti finalisti (Adalberto
Abbate, Massimiliano Alioto, Davide Avogadro, Carla Bedini, Matteo
Bergamasco, Valerio Berruti, Benedetta Bonichi, Danilo Buccella, Antonella
Cinelli, Gianluca Corona, Maria Cristina Della Berta, Gavino Ganau, Giorgia
Madiai, Paolo Maggis, Nicola Magrin, Marco Memeo, Alessandro Roma,
Alessandro Scarabello, Dania Zanotto e Corrado Zeni) rimarrà aperta sino al
23 novembre 2003.
TEATRO
LA FENICE DI
VENEZIA : DONATO DA LAURA BIAGIOTTI IL NUOVO SIPARIO
Milano, 17 novembre 2003 - E' stato ripristinato il Grande Sipario del
Teatro
La Fenice
di Venezia. Lo hanno annunciato Laura Biagiotti insieme a Barbara di
Valmarana, presidente degli Amici della Fenice, e a Gianpaolo Vianello,
Sovrintendente del Teatro
La Fenice. Il
Grande Sipario, bruciato insieme al Teatro nel rogo del 1996, è stato
ricostruito identico all'originale grazie al generoso contributo di oltre $
100,000 della Laura Biagiotti Parfums. La stilista insieme ai suoi profumi
Roma e Roma Uomo ha già realizzato l'importante restauro della Scala
Cordonata del Campidoglio, disegnata da Michelangelo. La donazione del
Grande Sipario è stata fatta in memoria di Gianni Cigna, marito della
stilista prematuramente scomparso nel 1996, grande uomo di cultura e manager
di successo. Il Grande Sipario ha un alto valore storico: esso , infatti,
con la mantovana che lo correda, corrisponde all'originale di velluto
progettato da Giambattista Meduna nel 1852-54, come documentato da alcune
stampe dell'epoca e da un disegno del Meduna stesso. Alto
13 metri
e largo
18,36 metri
, è stato curato dallo scenografo Mauro Carosi ed è stato realizzato in
velluto trapuntato con 1084 margherite di pelle bagnate in oro antico. Al
bordo inferiore è applicata una frangia con lavorazione in laminato oro
alta circa
12 cm
e, al di sopra della frangia, sono applicati 32 fregi con specchiature di
seta secondo i colori originali, ricuciti con filati scuri per un effetto di
ombreggiatura e alternati a 176 borchie, rotonde e ovali, dorate e
argentate. Il Teatro
La Fenice
di Venezia fu inaugurato nel 1792 con I Giochi di Agrigento di Giovanni
Paisiello (1749-1816). Distrutto dal fuoco nel 1836 e risorto identico
all'originale, fu sede nel Xix secolo di varie prime rappresentazioni
liriche come il Tancredi di Gioacchino Rossini (1813),
La Beatrice
di Tenda di Vincenzo Bellini (1832), Il Rigoletto di Giuseppe Verdi (1851).
Ma la tormentata storia della Fenice non è conclusa perché il 29 gennaio
1996 il Teatro brucia per la seconda volta. Ora il progetto di restauro
dell'architetto Aldo Rossi, scomparso nel 1997, volge al termine. Il 14
dicembre sarà eseguito il concerto inaugurale diretto dal Maestro Riccardo
Muti. In quell'occasione il Grande Sipario si alzerà per la prima volta per
restituire al mondo
La Fenice
, risorta ben due volte dalle sue ceneri come il leggendario uccello che le
dà il nome.
PROROGATA
LA MOSTRA ARMATURE
DA PARATA DEL CINQUECENTO
Milano, 17 novembre 2003 - Per soddisfare le richieste del pubblico, che ha
manifestato grande interesse verso la mostra, il Museo Poldi Pezzoli ha
deciso di prolungare Armature da parata del Cinquecento. Un primato
dell’arte lombarda fino al 18 gennaio 2004. Una possibilità in più per
ammirare la raffinata selezione di preziose opere uscite dalle botteghe dei
più famosi armaioli del Cinquecento. Nate per rappresentare il prestigio
del principe e la forza del condottiero durante le parate e gli ingressi
trionfali, queste opere sono anche espressione dell’arte e della
produzione di oggetti di lusso delle botteghe milanesi. Obiettivo della
mostra, infatti, è sottolineare il ruolo centrale e il primato assoluto
esercitati da Milano e dalla Lombardia nel mercato europeo della produzione
di armi e armature che, nel Xvi e nel Xvii secolo, raggiunse livelli di
perfezione mai conosciuti prima. Continuano con successo anche le altre
iniziative legate alla mostra: Apertura serale straordinaria - Al museo
anche di sera. Per tutta la durata della mostra, il Museo rimane aperto ogni
mercoledì dalle ore 10.00 alle ore 21.30. Conferenze - Per approfondire i
temi legati al mestiere degli armaioli, al commercio e all’artigianato
come espressione del lusso si svolge nel mese di novembre un ciclo di
quattro conferenze. Ogni appuntamento, che vede la partecipazione di
illustri docenti e studiosi, si tiene mercoledì dalle 19.00 alle 20.00.
L’ingresso è gratuito e aperto a tutto il pubblico interessato. Visite
guidate Alla scoperta dei preziosi elementi decorativi delle opere e della
straordinaria abilità dei loro creatori. Il Museo organizza una ricca serie
di visite guidate per avvicinare i visitatori a una conoscenza più
approfondita delle opere esposte. Il biglietto di ingresso al Museo e alla
mostra è di 8 €. Le visite guidate sono gratuite Per partecipare è
necessario prenotare telefonando ai numeri 02.794889; 02.796334 Fiaba-gioco
- Anche i bambini possono visitare la mostra attraverso un percorso
didattico studiato apposta per loro. I piccoli dai 5 agli 8 anni sono
invitati in Museo ad ascoltare la fiaba inedita del Cavaliere pigro.
Seguendo le vicende del protagonista, i baby visitatori hanno modo di
esplorare l’Armeria del Museo e le sale della mostra, dove incontrano
un’armatura davvero curiosa. Ad ogni partecipante, inoltre, sono date le
istruzioni e il materiale per creare il proprio scudo personale, una copia
della fiaba e una divertente scheda della mostra. Per i bambini il biglietto
di ingresso al Museo e alla mostra è gratuito. Per gli adulti che li
accompagnano è di 8 €. Per partecipare è necessario prenotare
telefonando ai numeri 02.794889; 02.796334 Infolink: Www.museopoldipezzoli.it
LA CITTÀ DI
VERDI INCONTRA
LA CITTÀ DI
PUCCINI
Parma, 17 novembre 2003 - Sono significative le similitudini fra la città
di Parma e Lucca, ciascuna con un importante teatro e un’importante
tradizione lirica, ciascuna con un istituto di studi dedicato al compositore
divenuto icona stessa dell’urbe. Lucca è per Puccini esattamente ciò che
Parma è per Verdi. Dunque inevitabile la collaborazione fra le
amministrazioni, fortemente voluta dai due primi cittadini Elvio Ubaldi e
Pietro Fazzi, che hanno intrattenuto rapporti di cordiale cooperazione da
circa un anno per promuovere l’eccellenza e la specificità delle proprie
tradizioni musicali, con l’intento non di dare impulso a coproduzioni o
ospitalità artistiche occasionali, ma di progettare una collaborazione
stabile e strutturata già per i prossimi anni, che coinvolgerà anche le
stagioni liriche del 2005 e 2006. Primo appuntamento di questa avviata
sinergia fra le due città e le due Fondazioni liriche (Il Teatro del Giglio
presto la diventerà) è il concerto che l’Orchestra e il Coro del Teatro
Regio di Parma, con il Coro di voci bianche Ars Canto del Teatro Regio, terrà
il prossimo 16 novembre a Lucca presso
la Chiesa
romanica di San Francesco, già sede di importanti esecuzioni
concertistiche, nell’ambito della rassegna Lucca in musica. Dopo il grande
successo ricevuto al Teatro Regio di Parma ove i Carmina Burana sono stati
eseguiti con la prestigiosa ed elegante danza dell’Ensemble di Micha van
Hoecke, in scena le due etoile Luciana Savignano e Marco Pierin, a Lucca i
complessi artistici del Teatro Regio di Parma, diretti da Massimo De Bernart,
Martino Faggiani, Maestro del Coro, Silvia Rossi, Maestro del Coro di voci
bianche, eseguiranno i Carmina Burana in versione di concerto, con
l’interpretazione di Paola Antonucci (soprano), Nicola Marchesini (tenore)
e Andrea Cortese (baritono). Un concerto in una città che oltre alla
stagione lirica offre una ricca e selezionata proposta di musica sinfonica e
da camera, che dunque testimonia il riconoscimento del valore e dell’alto
livello dei complessi artistici del Teatro Regio che giungeranno attesissimi
all’esibizione lucchese. Teatro
Regio di Parma domenica 16 novembre 2003, ore 20.30
EDITORIA E UNIVERSITÀ PER
LA CULTURA
: MODELLI E OPINIONI A CONFRONTO E ALTRI APPUNTAMENTI
Milano, 17 novembre 2003 - Editoria e Università, questi i temi affrontati
nel convegno, organizzato da Egea e dall’Università Bocconi, con il
patrocinio di Aie e Crui. Nella mattinata si parlerà di: • Esigenze
didattiche e soluzioni editoriali • Diffondere i risultati della ricerca:
riviste e/o libri? • Cultura delle professioni: quale ruolo per
l’University Press. Nel pomeriggio è prevista una Tavola Rotonda su “Le
University Press come avanguardie culturali” cui parteciperanno: Omar
Calabrese, Ivan Cecchini, Pietro Corsi, Enrico Decleva, Paola Dubini,
Lorenzo Ornaghi. Lunedì 17 Novembre, ore 9.00, Aula 204 Università
Bocconi, Via Sarfatti, 25 Milano Ingresso libero. Corso di Milanese (corso
base) dal 19 al 17 dicembre ogni mercoledì dalle ore 20,45 alle ore 22,15.
Grammatica, lettura e scrittura del dialetto meneghino. L’ideale per chi
vuole approcciare per la prima volta a questa “lingua” o per chi vuole
semplicemente “rinfrescarsi la memoria”. Il corso ha la durata di 5
lezioni da h. 1,30 e le classi saranno formate da max 15 persone. Il costo
è di € 25,00 (Iva inclusa) "Noi Poveri Diavoli Dimenticati"
Giovedì 20 Novembre, ore 18,30 Libreria Egea di Via Bocconi, 8 Milano
Presentazione del volume di Antonio Tronci, edito da Le Lettere, alla
Libreria Egea di Via Bocconi, 8 - Milano. L'autore racconterà la propria
esperienza della seconda guerra mondiale: dalla deportazione in un campo di
concentramento al difficile ritorno a casa. Insieme a lui, ne discuterà con
il pubblico Giuseppe Bellini, docente dell'Università degli Studi di
Milano.
TUTTI IN PISTA CON HOT WHEELS ... MATTEL
PRESENTA LE GRANDI NOVITÀ HOT WHEELS ALLA RINASCENTE DUOMO A MILANO
Milano, 14 novembre 2003 - Hot Wheels, il brand storico Mattel dedicato al
mondo dei motori, sarà protagonista, da lunedì 17 fino al 23 novembre, di
una vetrine della Rinascente Duomo a Milano. Velocità, potenza ed elevate
prestazioni saranno gli elementi che caratterizzeranno la vetrina Hot Wheels.
Uno scenario da Formula Uno, eccezionali piste in continuo movimento ed in
" anteprima " la straordinaria collezione Hot 100. Infatti, Mattel,
leader nella categoria Diecast, esibirà proprio nella vetrina del megastore
alcuni dei 100 diversi mini-veicoli, unici e collezionabili in scala 1:64
che saranno presentati, contemporaneamente, quale evento eccezionale per il
settore, nel 2004. E ancora ... Sabato 22 novembre tutti pronti alla linea
di partenza! Grandi e piccini avranno la possibilità di partecipare a
spettacolari sfide su pista: al 5° piano della Rinascente Duomo avrà luogo
il Gran Premio Hot Wheels. Al termine della sfida tutti i partecipanti
riceveranno in omaggio un esclusivo mini-veicolo realizzato appositamente
per il Gran Premio Hot Wheels. L ' iniziativa rappresenta per Mattel un '
ulteriore occasione per confermare il successo del brand Hot Wheels. Nato
nel 1968, Hot Wheels è da sempre sinonimo di velocità, potenza,
competizione ed elevate performance. Un ' ampia gamma di prodotti -
modellini di auto, piste, moto e play set - suddivisi nelle due linee, Hot
Wheels Kids e Hot Wheels Adults, offrono a tutti i collezionisti e
appassionati di motori le ultime novità nel mondo delle 2 e delle 4 ruote.
A SERRAVALLE OUTLET DAL 15 NOVEMBRE E’
GIA’ NATALE
Serravalle, 17 novembre 2003 - Vestirsi e vestire i nostri figli e la nostra
casa è ancora più semplice con i prezzi ridotti dal 30 al 70%. 150 sono i
punti vendita che potranno suggerire o aiutare nell’acquisto: in un unico
luogo, semplice da raggiungere si trova un’ampia gamma di articoli,
abbigliamento, accessori, oggettistica. Il Centro decorato a festa è uno
spettacolo per gli occhi e per il cuore. Per le vie del centro ci si potrà
immergere nel calore delle festività accompagnati dalle melodie del Natale.
Il Natale 2003 è ancora più ricco al Serravalle Outlet: a partire dal 14
novembre fino al 6 gennaio il concorso Vota
La Vetrina
2003 mette in palio un Tv color al plasma Sony tra tutti i visitatori che
avranno compilato la cartolina apposita e che avranno sostenuto una spesa di
almeno 100 Euro. Da sempre il Natale è la festa dei più piccoli che all’outlet
troveranno il loro paese dei balocchi: da venerdì 14 novembre a domenica 14
dicembre con una spesa di almeno 50 Euro è possibile partecipare
all’estrazione di 3 Week End a Gardaland per 3 persone oltre che di
numerosi peluches e oggetti firmati da“Prezzemolo” il simpatico
testimonial del Parco Divertimenti più grande d’Italia. Nelle domeniche
dal 23 novembre al 21 dicembre il Serravalle Outlet accoglie gli ospiti in
un’atmosfera di festa: la slitta di babbo natale e il trenino natalizio
aspettano i bambini per un emozionante viaggio nella magia del Natale. Al
Serravalle Outlet adulti e bambini possono cogliere l’occasione per
trascorrere una piacevole giornata alternando allo shopping natalizio pause
di ristoro nei numerosi bar e ristoranti. L’outlet è aperto tutti i
giorni dalle 10 alle 19. Sabato e domenica dalle ore 10 alle ore 20 . Il 24
e il 31 dicembre la chiusura è anticipata alle ore15:00 Il centro rimane
chiuso il 25 e il 26 dicembre e il 1° gennaio 2004 Infoline 0143/609000
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