NOTIZIARIO
MARKETPRESS
NEWS
di
MERCOLEDI'
3 DICEMBRE 2003
pagina 1
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FORUM MONDIALE DELL’ONU SULLA SOCIETÀ
DELL’INFORMAZIONE STANCA: “NON SPETTA AI GOVERNI GESTIRE E CONTROLLARE
INTERNET
LA RETE UNA
OPPORTUNITÀ DI CRESCITA PER IL SUD DEL MONDO”
Roma, 2 dicembre 2003 - Il governo di Internet, i diritti
umani e la riduzione del divario digitale per la crescita economica e
sociale dei Paesi in Via di Sviluppo. Questi i punti centrali
dell’intervento che Lucio Stanca, ministro per l’Innovazione le
Tecnologie, ha tenuto oggi di fronte alle Commissioni Trasporti, Cultura ed
Esteri della Camera dei Deputati riunite in seduta comune e, subito dopo,
alla Commissione Affari Costituzionali del Senato per presentare il
“Summit mondiale delle Nazioni Unite sulla Società
dell’Informazione”, che si terrà a Ginevra dal 10 al 12 dicembre
prossimo. In particolare il Vertice, che vedrà la partecipazione di oltre
150 Paesi e di più di 6 mila delegati ed una sessantina di Capi di Stato o
di Governo, dovrà stabilire principi e modalità per realizzare una Società
dell’Informazione aperta a tutti. Tra le questioni ancora aperte il
governo di Internet, vale a dire la ricerca di quale sia a livello mondiale
il soggetto più appropriato per la gestione internazionale della Rete.
“Al momento”, ha detto Stanca, “si contrappongono due visioni: la
prima, che vorrebbe il ruolo dei governi limitato alle sole politiche
pubbliche per la tutela degli interessi collettivi, lasciando al mercato
l’orientamento delle risorse, e l’altra che punta ad una
regolamentazione più stringente e centralizzata”. Ribadendo la posizione
italiana e dell’Unione Europea Stanca ha sottolineato a tale proposito che
“se è giusto che i Governi siano coinvolti per questioni che riguardano
l’interesse pubblico tuttavia non spetta ai Governi gestire e controllare
Internet”. Altro punto nodale della tre giorni di discussione sarà la
riaffermazione dei diritti umani come il diritto allo sviluppo e la libertà
di espressione, gia sanciti dalle Nazioni Unite come fondamenta della Società
dell’Informazione: “Al momento le posizioni sembrano discordanti”, ha
precisato Stanca, “visto l’atteggiamento di alcuni Paesi che ancora
cercano di proporre formulazioni restrittive che mettono in pericolo quei
principi di libertà, espressione e comunicazione che sono alla base della
nascita e dello sviluppo di Internet. La posizione dell’Ue tuttavia è
chiara, visto che su questi principi per noi non è possibile trattare”,
ha concluso il Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie. Infine, sulle
opportunità che nascono dalle Tecnologie dell’Informazione e della
Comunicazione (Ict) per la crescita sociale ed economica dei Paesi in Via di
Sviluppo, il ministro Stanca, ricordando il ruolo centrale del nostro Paese,
ha detto che “l’iniziativa italiana nell’ambito delle attività
internazionali sulla Società dell’Informazione ha portato il Comitato
Preparatorio del Vertice ad adottare diversi emendamenti che riaffermino il
ruolo che le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione possono e
devono avere come acceleratore di sviluppo e crescita economica, cioè come
strumento principe per il buon governo e la trasparenza nelle Pubbliche
Amministrazioni”. Per questo, ha detto Stanca, i Paesi lavoreranno insieme
per trovare le azioni e le politiche per realizzare l’ambiente fertile a
cogliere pienamente i benefici della Società dell’Informazione, “un
ambiente - ha sottolineato il ministro - dove sia facilitato il passaggio da
un ‘divario digitale’ ad una ‘opportunità digitale’”. “La
nostra intenzione - ha concluso Stanca - è pervenire ad una ‘visione
condivisa’ in modo che tutti i Paesi, sviluppati e non, possano trarre il
massimo vantaggio dalla diffusione delle tecnologie digitali”.
PHILIPPE BUSQUIN, COMMISSARIO EUROPEO
INCARICATO DELLA RICERCA A MANUFUTURE 2003
Milano, 3 Dicembre 2003 – Di seguito il discorso pronunciato da: Philippe
Busquin, Commissario europeo incaricato della Ricerca alla chiusura della
Conferenza Manufuture 2003 : Signor Ministro, Signor Presidente, Signore e
Signori, Siamo alla fine di una giornata e mezzo di riflessione sul futuro
della fabbricazione in Europa e sul ruolo che le azioni di ricerca europea
possono giocare. Vorrei innanzitutto ringraziare il Vice Ministro Possa e il
Professor De Maio per l’eccellente iniziativa della presidenza italiana,
il Dottor Squinzi e il Presidente Formigoni per l’accoglienza a Milano e
l’insieme dei partecipanti per la pertinenza dei loro propositi e delle
loro visioni. Al termine di queste giornate, vorrei far riemergere cinque
punti a mio avviso essenziali : Primo, la necessità di rafforzare il ruolo
dell’industria europea verso le sfide attuali in un contesto di
globalizzazione; Secondo, in questo contesto, l’importanza di investire
maggiormente nella ricerca. La competitività dell’industria europea é
direttamente legata alla sua forza in ricerca e innovazione; Terzo,
l’importanza dell’eccellenza scientifica e delle innovazioni radicali
per garantire la messa in atto di nuovi paradigmi, più coerenti con
l’evoluzione della nostra società; Quarto, la necessità di una ricerca
europea competitiva a livello mondiale, tale da evitare la delocalizzazione
della ricerca verso altre regioni con migliori prestazioni; E infine, il
bisogno di un miglior contesto legislativo per l’innovazione industriale,
dominio in cui le norme giocano un ruolo fondamentale …. Dove il
finanziamento dell’innovazione e’ cruciale … dove la politica
industriale a livello europeo diventa un elemento chiave! Riprendiamo questi
cinque punti : Innanzi tutto, far evolvere l’industria europea rispetto
alle sfide attuali sviluppando delle azioni a lungo termine. A tal fine,
e’ necessaria una visione; un’agenda strategica. Per questo, dobbiamo
mobilitare tutte le parti in gioco. E’ in questo spirito che ho lanciato
il concetto di Piattaforma Tecnologica Europea e sono contento di vedere che
l’industria manifatturiera ne é molto interessata. Queste piattaforme
mirano ad integrare “strategia, ricerca e innovazione a lungo termine”.
L’europa ha bisogno di tali iniziative e penso che una tale iniziativa
potrebbe anche dare un nuovo slancio al vostro settore. Non posso che
incoraggiarvi a cooperare e agire insieme: … insieme, nel contesto di
un’Europa allargata – saremo, tra qualche mese, 25 Stati Membri. …
insieme nel contesto di un mondo dove gli attori sono sempre di più
interdipendenti e dove la cooperazione internazionale é un fattore di
successo più che un freno allo sviluppo. Sarebbe, pertanto, utile creare un
Gruppo di riflessione ad alto livello, che riunisca l’insieme del settore
manifatturiero, al fine di identificare meglio i bisogni tecnologici e le
priorità di ricerca e di definire un’agenda strategica. Secondo,
investire maggiormente nella ricerca: Sono persuaso che la risposta alle
sfide della competitività sia in gran parte legata allo sviluppo della
conoscenza: e’ l’ “atout” dell’Europa. La ricerca é una
condizione per – e un supporto a – una politica industriale moderna.
Come anche voi avete precisato stamattina, la ricerca è indispensabile per
una vera rinascita dell’industria manifatturiera. … non soltanto in
supporto allo sviluppo di nuovi prodotti e nuovi mercati, … ma anche perché
i prodotti e processi esistenti sono in costante evoluzione e soltanto la
qualità dell’innovazione permetterà all’Europa di restare in prima
linea. Alcuni sforzi notevoli sono stati realizzati: così, quando si parla
della Legge di Moore in informatica, sappiamo che questi progressi sono
dovuti all’innovazione continua nel dominio delle macchine industriali?
Negli ultimi dieci anni, le prestazioni dinamiche delle macchine utensili
sono aumentate di un fattore 10. Tutto questo è dovuto ad un forte
investimento in ricerca. Alcuni settori manifatturieri, come quello della
macchina utensile, investono il 10% delle loro cifre d’affari in R&s.
Non posso che rallegrarmi e constatare che questo corrisponde all’appello
che ho lanciato al Consiglio di Barcellona. Gli sforzi di investimento in
ricerca devono aumentare dall’attuale 1,9% al 3,0% del Pil europeo. Per
me, è l’unico modo di affrontare le sfide che lo sviluppo della ‘
società della conoscenza ’ ci pone. Ma questo obiettivo non potrà essere
realizzato se non con una crescita dello sforzo dell’insieme dei settori,
che permetta all’industria tradizionale di evolvere verso un’industria
ad alto valore aggiunto. Terzo elemento della competitività europea : l’
‘eccellenza scientifica ’ Devo ricordare che, se non ci fossero in
Europa delle università e dei ricercatori di estrema qualità nel campo
delle tecnologie di produzione, i progressi di questi ultimi anni non
sarebbero stati possibili. Ma tutto questo esige anche degli investimenti in
risorse umane continui e crescenti! Nel quadro del Piano d’Azione 3%, ho
espresso come obiettivo che nel 2010 l’Europa arrivi ad avere otto
ricercatori su mille posti di lavoro. Oggi siamo al 5,6 rispetto ad 8 negli
Stati Uniti e
9 in
Giappone. Possiamo raggiungere questo obiettivo solo se le università e le
industrie coopereranno in modo efficace. L’innovazione richiede oggi degli
approcci multidisciplinari che integrino meglio le competenze e questo in
campi talmente vari come quelli dell’ingegneria, della scienza dei
materiali, delle nanotecnologie, dell’informatica, delle scienze
cognitive, dell’ambiente o della sicurezza. Integrazione, dunque, anche
tra l’industria e i centri di ricerca e le università : questo elemento
e’ primordiale per il vostro settore. E’ necessaria una interazione
costante tra i due. E questo e’ proprio lo scopo dei Progetti Integrati
nel sesto Programma Quadro. Tuttavia gli industriali devono essere in grado
di far realizzare in Europa questa ricerca di cui parlo…. E per questo
c’é bisogno di una ricerca europea competitiva ! Il modo in cui la
ricerca è condotta è cambiato: deve essere efficace, rapida ed
economicamente molto competitiva! Altrimenti, i grandi gruppi non esiteranno
a fare lavorare i gruppi di ricerca stranieri o, nel peggiore dei casi, a
stabilirsi laddove sono situati i migliori poli d'eccellenza.
La Strutturazione
dello Spazio Europeo della Ricerca è un primo passo in avanti per una
migliore competitività della ricerca europea. Ciò è giustificato dal
fatto che l’attuale frammentazione degli sforzi di ricerca è un freno
all'innovazione industriale europea. I programmi europei stimolano pertanto
la messa in comune delle risorse, l'integrazione e la messa in rete delle
competenze. Lo spazio europeo della ricerca offre anche possibilità ad
azioni di più grande portata. I progetti integrati in particolare devono
venire a sostegno dello sviluppo di piattaforme industriali. Quanto alle
reti d'eccellenza, queste devono permettere, con la loro qualità
scientifica, di riunire i migliori ricercatori europei ed attrarre i
ricercatori del resto del mondo. Le azioni europee di ricerca e
d'innovazione devono permettere alle imprese di qualsiasi dimensione di
beneficiare efficacemente e rapidamente dei risultati della ricerca. Spero
vivamente che il “metodo aperto di coordinamento” lanciato a livello
europeo possa permettere di coordinarsi al meglio con le azioni nazionali e
regionali, ed in particolare con l'iniziativa Eureka. Occorre dunque
evolvere verso un'organizzazione competitiva della ricerca europea. Quinto
elemento infine, il miglioramento del contesto legislativo per favorire
l’innovazione. Occorre per ciò un'azione delle pubbliche autorità a due
livelli, in altre parole aumentare il loro sostegno alla ricerca e
stimolarne i relativi sforzi. Signore e signori, lo sappiamo tutti - e la
signora Clément lo ha ricordato – il contesto europeo attuale, a livello
legislativo, fiscale e finanziario è ancora lontano dall’essere il più
adeguato a favorire l'innovazione. A livello europeo,
la Commissione
ha preso iniziative che dovrebbero favorire la competitività di questo
settore. Penso in particolare: - alla proposta di direttiva riguardante le
condizioni d’ingresso e di soggiorno dei ricercatori che provengono da
paesi terzi: questa direttiva permetterà di attrarre in Europa i migliori
ricercatori del mondo; - al progetto di regolamento che estende alle Pmi
l'esenzione globale riguardo agli aiuti di stato nel settore della R&s.
L'adozione è prevista per quest’anno, con entrata in vigore il 1°
gennaio 2004. Questo regolamento semplificherà in gran misura l'attuazione
degli aiuti di R&s; - al rafforzamento dei partenariati
pubblici/privati. A tale scopo, io e il presidente della Bei, il dottor
Maystadt, abbiamo firmato un accordo per una migliore cooperazione tra il
finanziamento delle azioni di ricerca ed il finanziamento dell'innovazione;
- al progetto di regolamento in grado di creare, ad un costo accessibile, un
brevetto comunitario che garantisca la sicurezza giuridica. Infine, non
dimentichiamo il contesto legislativo europeo che, lungi da bloccare
l'innovazione, deve essere un fattore chiave della competitività europea e
deve favorire maggiormente la diffusione di quei valori sociali che
difendiamo. A questo punto, vorrei passare alla conclusione del mio
intervento... Anche se, negli ultimi anni, centinaia di progetti hanno
permesso di sviluppare innovazioni importanti, enormi sforzi devono essere
ancora compiuti. Come fare ancora meglio per un futuro più favorevole? Si
può prevedere un’agenda strategica a sostegno delle "nuove
tecnologie di fabbricazione"? La competitività dei sistemi industriali
e il sostegno ad uno sviluppo duraturo richiedono nuove metodologie. Ciò
esige il rinnovo delle conoscenze, una più grande integrazione delle
competenze, migliori capacità d'innovazione e soprattutto una visione del
futuro! Questa conferenza sulla fabbricazione del futuro dovrebbe permettere
con le sue ripercussioni di gettare i ponti per una “agenda strategica”
legata alla ricerca ed all'istruzione in favore dell'industria
manifatturiera europea. Sono felice di annunciare oggi il lancio di una
consultazione molto ampia, della durata di tre mesi, sulla base del
documento finale di questa conferenza. Questo permetterà di aumentare la
diffusione dei vostri lavori e garantire una comunicazione più ampia
possibile con i diversi attori interessati. In funzione dei vostri commenti
e riflessioni, mi impegno a proporre un'azione adeguata per le tecnologie
manifatturiere, sul modello del piano d'azione per le tecnologie ambientali
ed in legame con le varie comunicazioni sulla “competitività
industriale” e sull’ “approccio integrato”. Occorre, infatti, che i
rappresentanti politici al più alto livello siano convinti: (a)
dell'importanza di riunire, mettere in rete e far comunicare tra loro i
ricercatori e gli industriali, in previsione di piattaforme per
l'innovazione industriale, (b) della necessità di investire maggiormente
nella ricerca, per migliorare il futuro dell'industria europea, e il
contesto europeo per l'innovazione, (c) del bisogno di generare le tematiche
dell’avvenire, che appassionino i ricercatori, gli industriali, i giovani
e la società. Le nuove tecnologie di fabbricazione e le nanotecnologie sono
due esempi tra questi: ci annunciano una promessa di una crescita rinnovata,
di un ambiente più sano e di una migliore qualità della vita.”
OMC E AGRICOLTURA: LE CINQUE CONDIZIONI DI
FISCHLER PER RILANCIARE I NEGOZIATI
Roma, 3 dicembre 2003 - Dopo aver partecipato alla conferenza della Fao a
Roma e a vari incontri bilaterali e multilaterali, il commissario Ue
all'agricoltura Franz Fischler si è espresso su un tono cautamente
ottimistico a proposito dei negoziati agricoli in seno all'Omc. Intervenendo
oggi ad una conferenza stampa a Roma, egli ha dichiarato: "
La Commissione
europea ha portato a termine la fase di riflessione post-Cancun. Abbiamo
messo a punto una strategia globale per rilanciare i negoziati quando l'Omc
si riunirà a Ginevra il 15 dicembre. L'impressione che ho avuto qui a Roma,
è che tutti siano disposti a sedersi di nuovo al tavolo dei negoziati. Mi
sembra anche che molti riconoscano che Cancun è stata un'occasione mancata,
dalla quale non è uscito nessun vincitore ma solo perdenti, soprattutto i
paesi in via di sviluppo. L'ue è senz'altro pronta a sobbarcarsi un onere
più grande per rendere i mercati agricoli più aperti. Tuttavia, se non
affrontiamo debitamente le complessità del sostegno all'agricoltura, se non
ci opponiamo al protezionismo e alle barriere commerciali, non solo nei
paesi industrializzati ma anche in quelli in via di sviluppo, se non
offriamo un trattamento speciale ai paesi più poveri, non arriveremo ad un
accordo equo con l'Omc". Il commissario Fischler ha sottolineato che,
per riuscire, i negoziati agricoli dell'Omc devono superare le seguenti
cinque prove: 1. Migliori condizioni per i paesi in via di sviluppo
"Non a caso, questo ciclo di negoziati si chiama "Agenda per lo
sviluppo". Noi appoggiamo questo obiettivo. Non vi è ombra di dubbio
che l'Ue è pronta a sobbarcarsi un onere più grande per la
liberalizzazione degli scambi di prodotti agricoli. Tutti i paesi
economicamente avanzati devono permettere l'accesso in esenzione completa da
dazi e contingenti alle esportazioni dei 49 paesi più poveri del mondo e
concedere l'accesso a dazio zero ad almeno il 50% delle importazioni
provenienti dai rimanenti paesi in via di sviluppo, economicamente più
robusti", ha affermato Fischler. 2. Il gioco delle concessioni
reciproche "Giocarsi il tutto per il tutto può essere una strategia
valida per la finale della coppa dei campioni, ma non funziona in sede di
negoziati Omc. I 146 paesi che si accingono a negoziare devono essere
disposti a farsi delle concessioni reciproche. Quando il ciclo di Cancun è
saltato in aria, i paesi in via di sviluppo, che si aspettavano per lo più
di trarre qualche vantaggio dalla liberalizzazione degli scambi agricoli,
hanno dovuto tornarsene a mani vuote, senza aver ottenuto né un
miglioramento sostanziale dell'accesso ai mercati, né una sensibile
riduzione degli aiuti agricoli che falsano la concorrenza, né l'abolizione
di ogni forma di promozione delle esportazioni, né alcun trattamento
favorevole per loro. In pratica, il G-
19 ha
segnato un autogol. Nel corso di queste ultime settimane, l'Ue si è
allontanata più volte dalla propria posizione iniziale, dando prova di
notevole flessibilità. Abbiamo riformato la nostra politica agricola,
abbiamo proposto di abolire le sovvenzioni all'esportazione per venire
incontro agli interessi dei paesi in via di sviluppo, abbiamo mitigato la
nostra politica in materia di indicazioni geografiche, ecc. Ma la
flessibilità non può essere una strada a senso unico, o meglio, viste le
esigenze del G-19, un'autostrada a senso unico! Finora, le loro pretese sono
state enormi, ma le concessioni che sono disposti a fare sono veramente
minime. Ora aspettiamo finalmente proposte serie da parte del G-19", ha
sfidato Fischler. 3. Le riforme devono essere riconosciute e non penalizzate
"L'ue ha compiuto grandi passi avanti. Fino a poco tempo fa, gli aiuti
distorsivi della concorrenza predominavano nettamente nella nostra politica
agraria. Questo è cambiato completamente, soprattutto in seguito alla
riforma della politica agricola comune (Pac) del giugno 2003. Affinché la
riforma della politica agricola sia riconosciuta anziché penalizzata, essa
deve trovare riscontro nell'Agenda per lo sviluppo di Doha. Se il diverso
impatto delle diverse politiche agricole sui mercati mondiali, sui prezzi e
sui paesi in via di sviluppo non è preso in considerazione, a che serve
fare delle riforme?" ha chiesto il commissario. 4. La sostanza deve
prevalere sugli slogan "L'ue ha dovuto rispondere all'obiezione di
fuoco: mentre la maggior parte dei poveri di questo mondo vive oggi con meno
di un dollaro al giorno, la vacca europea beneficia di oltre il doppio di
questo importo. Il fatto è che questo raffronto non solo è falso, ma non
è affatto pertinente all'argomento che si vuole dimostrare. La polemica dei
due dollari per vacca ignora completamente gli effetti che gli aiuti
all'agricoltura concessi dai paesi sviluppati producono sui paesi in via di
sviluppo e sugli scambi. Ciascun dollaro o euro versato a titolo di aiuto
diretto nei paesi sviluppati non ha necessariamente lo stesso effetto sugli
scambi; ciascun dollaro o euro di sostegno indiretto dei prezzi di mercato
che influisce sugli scambi non proviene necessariamente dai paesi
sviluppati", ha proseguito Fischler. 5. I ricchi non possono agire da
soli "Il fatto che i paesi in via di sviluppo non abbiano tratto
sufficienti vantaggi dalla liberalizzazione degli scambi non è da imputarsi
unicamente alle politiche agricole dei paesi ricchi. Secondo
la Banca
mondiale, l'80% dei vantaggi provenienti dalla liberalizzazione sarebbe
dovuto all'eliminazione degli ostacoli agli scambi tra gli stessi paesi
poveri. In Europa, il dazio medio sui prodotti agricoli è di appena il 10%,
mentre esso è pari al 30% in Brasile e al 60% nell'insieme dei paesi in via
di sviluppo. Non sono dunque soltanto i paesi ricchi, ma anche i paesi in
via di sviluppo che devono ridurre gli ostacoli agli scambi, nel loro stesso
interesse! Dobbiamo poi badare particolarmente ai più poveri tra i paesi in
via di sviluppo. Non tutti i paesi in via di sviluppo si trovano allo stesso
livello. Il Burkina Faso non può competere con il Brasile, né il Mali con
la Tailandia. I
paesi in via di sviluppo più avanzati devono fare uno sforzo maggiore di
quelli più deboli", ha concluso il commissario. Infolink:
http://europa.Eu.int/comm/agriculture/external/wto/index_en.htm
IL PRESIDENTE DELL'UFFICIO EUROPEO DEI
BREVETTI (UEB) CHIEDE UN BREVETTO ACCESSIBILE, MA I MINISTRI NON RAGGIUNGONO
UN ACCORDO
Bruxelles, 3 dicembre 2003 - Nel giorno stesso in cui il presidente
dell'Ufficio europeo dei brevetti (Ueb) si è recato a Bruxelles per
pronunciare un discorso dinnanzi al Parlamento europeo, il Consiglio
"Competitività" dell'Ue non è riuscito a raggiungere un accordo
sulle questioni che impediscono ancora l'attuazione del brevetto
comunitario. Le difficoltà ruotano attorno alla determinazione del periodo
entro il quale devono essere presentate le traduzioni di una rivendicazione
di brevetto. Mentre alcuni Stati membri, fra cui Germania, Francia e Regno
Unito, chiedono un periodo di tempo pari a due anni, altri vorrebbero
ridurlo a sei mesi.
La Presidenza
italiana starebbe valutando la possibilità di sottoporre la questione al
Consiglio europeo che si terrà questo mese. Nel discorso pronunciato il 27
novembre, il presidente dell'Ueb Ingo Kober è sembrato favorevole ad un
periodo più lungo per la presentazione delle traduzioni, affermando che in
questo modo sarebbe possibile riflettere attentamente prima di intraprendere
l'oneroso processo di traduzione di una rivendicazione di brevetto. "Se
concedessimo solo tre mesi [come alcuni hanno inizialmente auspicato], il
richiedente sarebbe costretto ad effettuare le traduzioni e non avrebbe il
tempo di valutare se confermare o meno il brevetto", ha affermato Kober.
Kober si è detto deluso dalla decisione presa nel marzo 2003 dal Consiglio
"Competitività", che obbliga i richiedenti a tradurre le
rivendicazioni di brevetto in tutte le lingue ufficiali dell'Ue. Secondo le
stime, ha affermato, i costi per la presentazione di una rivendicazione
potrebbero essere dimezzati se le traduzioni venissero effettuate solo in
tre lingue. A suo avviso, inoltre, è realistico attendersi che i ministri
decidano di limitare a tre il numero di lingue utilizzate per le traduzioni
"visto che tali paesi hanno sottoscritto il Protocollo di Londra".
Tale protocollo, infatti, dispensa dall'obbligo di traduzione i paesi la cui
lingua ufficiale sia l'inglese, il francese o il tedesco (le lingue
ufficiali dell'Ueb) e gli altri paesi, nel caso in cui il brevetto sia stato
concesso in una delle lingue ufficiali dell'Ueb, a scelta del paese stesso.
Anche l'industria è scettica nei confronti del brevetto comunitario così
come si presenta attualmente. "L'industria non sosterrà un sistema che
non sia favorevole, soprattutto per le Pmi [piccole e medie imprese]",
ha affermato Kober. "Questa è l'opinione dell'industria e anch'io sono
d'accordo". Il Presidente dell'Ueb, tuttavia, non è critico nei
confronti della Commissione. "Non biasimo
la Commissione
europea. Sta affrontando un momento difficile. Si è data un obiettivo molto
difficile da raggiungere, tanto più che è sottoposta alla norma
dell'unanimità", ha dichiarato Kober. Presente a Bruxelles per
lanciare un forte appello a favore di un brevetto comunitario accessibile,
semplice e affidabile, Kober ha voluto trasmettere un messaggio importante
all'Europarlamento: "L'ufficio europeo dei brevetti intende sostenere
l'innovazione e l'economia in Europa".
SEMESTRE UE: IL 5 E 6 DICEMBRE AD OSTIA
CONFERENZA SULLA RIFORMA UE DELL’IMPOSTA SULLE SOCIETÀ
Roma, 3 dicembre 2003 - Il Mef comunica che, nell’ambito del Semestre di
presidenza italiana del Consiglio dei Ministri della Ue, il 5 e 6 dicembre
2003 si terrà
la Conferenza
"Riforma Ue dell’imposta sulle società: progressi e nuove
sfide", organizzata dal Ministero e dalla Commissione europea.
Parteciperanno, tra gli altri, il Ministro, Giulio Tremonti, ed il
Commissario Ue responsabile della fiscalità, Frits Bolkestein. L’incontro
si svolgerà presso sede della Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di
Finanza, in via delle Fiamme Gialle 14-
16 a
Ostia Lido, con inizio alle ore 14,00 di venerdì 5 dicembre ed alle ore
9,15 di sabato 6 dicembre. Obiettivo della Conferenza è valutare il
progresso conseguito nel coordinamento dell’imposta societaria tra gli
Stati membri. Nel corso dell’incontro sarà esaminato, in particolare, il
ruolo sempre più importante delle sentenze della Corte di giustizia delle
Comunità europee nel settore della fiscalità delle imprese e le loro
conseguenze sugli accordi contro le doppie imposizioni degli Stati membri.
Sarà considerata, inoltre, la possibilità di introdurre regimi pilota,
volti a sperimentare l’applicazione di determinate forme di base
imponibile consolidata a livello Ue sulle piccole e medie imprese e sulla
società europea. Infine, sarà presentata anche la comunicazione sulla
tassazione delle società adottata dalla Commissione il 25 novembre scorso.
Infolink: www.Finanze.gov.it
OSSERVATORIO ASSOFIN – CRIF – PROMETEIA - IL CREDITO AL
CONSUMO IN ITALIA ACCELERA
LA CRESCITA
: + 15,8% AL 30 GIUGNO 2003
Milano, 3 dicembre 2003. La crisi dei consumi non rallenta la crescita del
ricorso al credito al consumo da parte degli italiani: al 30 giugno del 2003
si registra infatti un tasso di crescita delle consistenze di credito al
consumo nell’ordine del 15,8%, rispetto al 12,5% registrato alla stessa
data dell’anno precedente. Questi i dati che emergono dall’Osservatorio
sul Credito al Dettaglio, il rapporto Assofin - Crif - Prometeia giunto alla
quindicesima edizione. La ricerca periodica, che costituisce un punto di
riferimento di grande importanza sul mercato del credito al consumo e più
in generale dei finanziamenti alle famiglie, fornisce ogni sei mesi un
quadro su: · l’evoluzione dello scenario macroeconomico, · l’andamento
congiunturale dei prestiti alle famiglie, per forma tecnica e per settori
merceologici; · l’evoluzione della rischiosità, anche a livello
territoriale e per singoli segmenti (durata, classi di importo dei
contratti); · le proiezioni a medio termine dei consumi delle famiglie e
della domanda di credito al consumo e di mutui fondiari (a livello sia
nazionale che territoriale). Il credito al consumo come leva per la ripresa
economica Le evidenze del rapporto, relative al primo semestre 2003,
mostrano come il credito alle famiglie sia cresciuto a ritmi sostenuti e
pari al 9% rispetto a giugno
2002. In
particolare viene in evidenza come la componente di credito al consumo (in
crescita del 15,8% ) sia determinante come sostegno dello sviluppo dei
consumi totali reali, la cui crescita nel periodo è prossima al 2%.
"Considerata la natura anticiclica del credito al dettaglio –
sottolinea Umberto Filotto, Segretario Generale di Assofin - in questa fase
di stagnazione della domanda è opportuno costruire un quadro regolamentare
che favorisca e non ostacoli l'incontro tra domanda e offerta. In questa
prospettiva sarebbero utili interventi sulla fiscalità, una definizione
chiara e non punitiva del sistema della referenza creditizia (le cosiddette.E
centrali rischi positive), l'alleggerimento di adempimenti ed oneri formali
quando questi non contribuiscono all'informazione e alla protezione del
consumatore". “Il credito al dettaglio in Italia ha ulteriori margini
di crescita, se confrontato ad altri Paesi Europei (ad esempio Francia e
Germania). Ne va allora alimentata la forza anche nel medio periodo, quale
motore per la generazione di ricchezza per il Paese – aggiunge Silvia
Ghielmetti, Direttore di Crif Decision Solutions. - Ma si tratta di un
motore sensibile e delicato: il solo credito finalizzato all’acquisto di
beni esprime oggi un impatto incrementale sul Prodotto Interno Lordo che è
stato stimato intorno allo +0,3%, in valore assoluto. Ma se interventi
normativi riducessero la disponibilità o la facilità di accesso al credito
(adesempio riducendo i tempi di conservazione dei dati creditizi disponibili
presso le centrali rischi positive dagli attuali
5 a
2 anni dall’estinzione del finanziamento), il contributo incrementale sul
Pil sarebbe azzerato, danneggiando non solo i consumatori ma l'intero
sistema economico" “In generale il credito retail continuerà a
rappresentare un business molto attraente per gli operatori finanziari.
Infatti, la domanda di credito espressa dalle famiglie continuerà a
registrare tassi di crescita elevati e superiori a quelli dell’attività
economica e l’adeguamento ai requisiti previsti da Basilea Ii porterà ad
un minore assorbimento di capitale da parte del segmento di finanziamenti
retail – conclude Antonio Rigon, Partner di Prometeia e Responsabile
dell’Area Intermediari Finanziari. - Nel comparto del credito al consumo,
alle potenzialità in termini di crescita dei volumi si affianca
l’aspettativa di margini ancora elevati per effetto di una ricomposizione
del credito verso forme tecniche a maggiore rendimento.” Il mercato, le
dimensioni e le tendenze Le consistenze totali di credito al consumo si sono
attestate, a fine giugno 2003, intorno ai 55.600 milioni di Euro; le banche
generaliste hanno registrato circa 17.000 milioni di Euro (+18% a fronte del
+8% di giugno 2002), mentre le istituzioni finanziarie e banche
specializzate hanno raggiunto i 38.500 milioni di Euro (+14,9% circa contro
il +14,5% alla stessa data del 2002). Le forme tecniche del credito al
consumo Aspetti dimensionali L’evoluzione delle consistenze è stata
analizzata nel Rapporto in forma distinta per i due comparti del mercato, il
primo costituito dalle banche generaliste ed il secondo da istituzioni
finanziarie e banche specializzate. Le consistenze aventi origine bancaria
mostrano un’evoluzione suddivisibile in tre macrocategorie: la componente
dei finanziamenti veicolati attraverso carta di credito (la cui incidenza
rispetto al totale è in leggera flessione, dal +4,5% al +4,3%), le cessioni
del quinto (la cui importanza si mantiene stabile ed intorno al 7,7%) e le
altre forme tecniche, che pesano ancora per l’88%. Nel campo delle
istituzioni finanziarie e banche specializzate è stata effettuata una
scomposizione più dettagliata che ha portato ad evidenziare l’andamento
dei tassi di crescita nei vari segmenti: i finanziamenti finalizzati sono
cresciuti del +12,7% (contro il +10,3% del 2002), i finanziamenti non
finalizzati sono cresciuti del +16,8% (nel 2002l’incremento era stato del
+24,7%); le carte di credito revolving aumentano del 31,8% (+33% nel 2002),
mentre i prestiti contro cessione del quinto dello stipendio continuano ad
aumentare ad un tasso superiore alla media (+20,6%), anche se meno elevato
rispetto al più recente passato (+40% nel 2002). Dal Rapporto emerge come
le carte di credito rappresentino uno strumento sempre più utilizzato dagli
Italiani sia come strumento di pagamento, che come veicolo di credito al
consumo: 379 carte di credito ogni mille abitanti e un incremento del +8,8%
rispetto al 2002 sono numeri significativi anche se non sufficienti ad
eguagliare la media europea. Le consistenze di credito corrispondente
all’utilizzo di carte aumentano di un significativo +29%. Il mercato delle
carte revolving continua a rappresentare il segmento più interessante, con
flussi di credito pari a 1.600 milioni di Euro (+23,3% rispetto a giugno
2002) e oltre 13 milioni di transazioni (+ 34,7%). I flussi di credito
finalizzato nel primo semestre 2003 L’incremento dei flussi di credito al
consumo erogato dalle banche generaliste, rispetto al primo semestre 2002,
risulta pari al 27,3 %. In aumento consistente risultano i finanziamenti
personali (+35,2%) ed i finanziamenti finalizzati all’acquisto di
motocicli (+35%) e di beni del comparto dell’elettronica (+42,5%).Tra i
crediti finalizzati erogati dalle istituzioni finanziarie e banche
specializzate, si segnala l’andamento dei finanziamenti legati agli
acquisti nel settore della mobilità, che aumentano nel semestre di un
+16,7%, arrivando a costituire il 67,6% dell’intero monte crediti erogato.
Il segmento risulta in ripresa dopo la leggera flessione dei volumi erogati
registrata a giugno 2002. La crescita del comparto è stata trainata dai
finanziamenti erogati a tassi promozionali per l'acquisto di auto nuove
(+106,6%). Il restante 32,4% è suddiviso tra crediti finalizzati
all’acquisto di beni diversi dall’auto (arredo, elettronica, servizi)
che coprono una quota pari al 16,5%, ed i crediti erogati senza destinazione
d’uso. I finanziamenti finalizzati all'acquisto di elettronica ed
elettrodomestici mostrano una buona ripresa (+18,6%), come anche i
finanziamenti destinati all’acquisto di arredi (+18,5%); in crescita anche
i finanziamenti finalizzati all’acquisto di motocicli (+7,7%) e di auto
usate (+10,2%). Prospettive future In previsione lo scenario macroeconomico
dovrebbe tornare a mostrarsi favorevole all’evoluzione della domanda di
credito al consumo. Il reddito disponibile lordo delle famiglie, infatti,
dovrebbe tornare a crescere a tassi significativi, mentre il consolidamento
della ripresa dei mercati finanziari dovrebbe favorire un rientro del
fenomeno di accantonamento di risparmio al fine di preservare il valore
desiderato di ricchezza finanziaria: la propensione al consumo è prevista
perciò, nel prossimo biennio, in aumento di circa un punto percentuale. Dal
lato dei consumi ci si aspetta la crescita più vivace proprio nei settori
caratterizzati da una minore penetrazione del credito al consumo: politiche
di stimolo della domanda di credito per la copertura della spesa in questi
settori merceologici potrebbero, quindi, avere un notevole impatto espansivo
sulle consistenze. In tutto il periodo di previsione la crescita degli stock
dovrebbe mantenersi sostenuta e ad un livello superiore a quello atteso per
il reddito disponibile e per i consumi delle famiglie, con una prospettiva
che avvicina ulteriormente i comportamenti finanziari delle famiglie
italiane a quelli medi europei. La prevista ripresa del ritmo di crescita
dei consumi durevoli (dal –2% del 2002 al +2% del
2003 in
termini nominali) e gli incisivi mutamenti strutturali intervenuti dal lato
della domanda ci portano a prevedere una accelerazione delle consistenze di
credito al consumo in entrambi i comparti, quello delle banche generaliste e
quello delle istituzioni finanziarie e banche specializzate. Nel complesso,
il credito al consumo dovrebbe registrare una dinamica ancora sostenuta,
aumentando del +15,8% nel 2003 (a fronte del +12,5% del 2002). Nel 2004 si
dovrebbe assistere ad un nuovo rallentamento del ritmo di crescita dei
consumi durevoli nominali e ad una stagnazione in termini reali (+0,8% e
–0,2% rispettivamente). Ciò ci porta a prevedere una decelerazione della
crescita del credito al consumo complessivo di circa 70 punti base. Sul
finire dell’orizzonte di previsione (2005), viceversa, in virtù di una
ripresa più consistente della propensione al consumo e del reddito
disponibile reale ci si aspetta una vivacità più accentuata della domanda
di beni durevoli sia in valore (+4,4%) che in volumi (+3,2%). La domanda di
credito al consumo dovrebbe perciò mostrare una accelerazione del ritmo di
crescita che si porterà su livelli prossimi a quelli sperimentati nel 2000
(+17,0% circa) sempre che non vengano introdotte misure punitive per il
settore. La previsione sconta già le ipotesi di un forte ricorso alla
cartolarizzazione quest’anno e di un aumento nel 2004, mentre nel 2005 il
valore delle operazioni di securitisation di credito al consumo dovrebbe
mantenersi sugli stessi livelli del 2004. Lo scenario prospettato per i
driver della domanda di mutui è tutto sommato favorevole. La spesa per
ristrutturazioni dovrebbe mantenersi molto vivace quantomeno fino alla fine
del 2004, termine di validità previsto per gli incentivi fiscali; nel
contempo, la domanda di immobili a scopo abitativo dovrebbe continuare a
mantenere un ritmo vivace, sostenuta da: - un livello dei tassi di interesse
ai minimi storici, che rende comunque vantaggioso l’acquisto
dell’abitazione laddove si confronti l’onere finanziario derivante dalla
contestuale accensione di un mutuo al livello dei canoni di affitto; - una
crescita dei prezzi e dei canoni che dovrebbe subire un rallentamento per
poi stabilizzarsi nell’ultimo anno dell’intervallo di previsione. Lo
scenario prospettato nell’Osservatorio è perciò di una dinamica
significativa della domanda di mutui fondiari anche se in rallentamento
rispetto ai picchi registrati nel passato più recente: +17.4% per la fine
di quest’anno, +11.8% e +9.5% rispettivamente nel 2004 e nel 2005. Tale
previsione sconta anche l’ipotesi di un ricorso crescente alle
cartolarizzazioni di portafogli di mutui ipotecari performing.
DA UNA RICERCA
CONDOTTA DA PRICEWATERHOUSECOOPERS SI PREVEDE CHE L'ECONOMIA DELL'UNIONE
EUROPEA RESTERÀ INDIETRO RISPETTO ALLE PREVISIONI SULL'ANDAMENTO GLOBALE
New York, 3 Dicembre 2003 - I risultati delle entrate sono in diminuzione
per i prossimi 12 mesi, i piani per nuovi investimenti restano invariati,
continua l'andamento negativo delle assunzioni nette Secondo una ricerca
condotta dal Pricewaterhousecoopers Management Barometer, solo il 36
percento dei dirigenti senior in Europa afferma che l'economia della Ue è
attualmente in fase di crescita, e una percentuale simile si dichiara
ottimista per le previsioni dei prossimi 12 mesi Tuttavia, malgrado le
previsioni economiche scoraggianti per l'Europa presentate dagli alti
dirigenti, il 66 per cento ha affermato che l'economia mondiale sta
attualmente attraversando una fase di crescita, registrando un aumento
rispetto al 39% del trimestre precedente. Una percentuale simile si è detta
ottimista nei confronti dell' andamento dell' economia globale per i
prossimi 12 mesi. Nelle interviste condotte nel corso del terzo trimestre, i
dirigenti senior europei hanno affermato che: La crescita media prevista
delle entrate per la loro società sarà del 4,1 per cento per i prossimi 12
mesi, in diminuzione rispetto al 4,6 per cento del trimestre precedente. I
programmi per nuovi e principali investimenti di capitale rimangono
invariati. La forza lavoro presso le loro società continuerà a ridursi
Negli Stati Uniti, il 73 per cento dei dirigenti senior ha dimostrato un
atteggiamento positivo nei confronti dell' andamento dell' economia nel loro
paese per i prossimi 12 mesi, mentre solo il 46 per cento è ottimista nei
confronti delle previsioni dell' andamento dell' economia mondiale.
Www.barometersurveys.com "I dati emersi dalla ricerca evidenziano che
gli alti dirigenti, sia in Europa che negli Stati Uniti, prevedono una
ripresa iniziale dell' economia dapprima negli Stati Uniti", ha
affermato Gerald Ward, leader globale delle assicurazioni di
Pricewaterhousecoopers. "Inoltre sembra che gli europei guardino agli
Stati Uniti come il principale motore per la ripresa dell'economia
mondiale". Altre previsioni relative agli ostacoli alla crescita
Soltanto il 38 per cento dei dirigenti senior europei considerano la debole
domanda di mercato come un potenziale ostacolo alla crescita per i prossimi
12 mesi. Si tratta di un calo davvero significativo rispetto al 50 per cento
del trimestre precedente e leggermente inferiore rispetto al 44 per cento
evidenziato dai dirigenti statunitensi. Altre principali preoccupazioni in
Europa, il 36 per cento dei dirigenti condivide una preoccupazione nei
confronti delle pressioni poste dal sistema legislativo e dagli organi
legislativi competenti, mentre la percentuale negli Stati Uniti è del 33
per cento. In Europa, il 32 per cento dei dirigenti è preoccupato dalla
concorrenza di mercati esteri, mentre la percentuale negli Stati Uniti è
del 35 per cento. In Europa, il 29 per cento dei dirigenti è preoccupato
dai tassi di cambio valutari, mentre la percentuale negli Stati Uniti è del
22 per cento. In Europa, il 27 per cento dei dirigenti è preoccupato dalla
diminuzione della redditività, mentre la percentuale negli Stati Uniti è
del 28 per cento. "Un attenuamento delle preoccupazioni relative alla
domanda del mercato è un segnale importante che indica l'arrivo di tempi
migliori", ha affermato Ward. "È davvero impressionante notare
che su entrambe le sponde dell'Atlantico vi sia un accordo nel considerare
questi potenziali ostacoli come un impedimento alla crescita".
Diminuzione delle entrate in Europa, ma la spesa di capitale rimane
invariata Nel corso dei prossimi 12 mesi, i dirigenti europei prevedono che
l'aumento medio delle entrate si assesti intorno al 4,1 per cento, in
leggera diminuzione rispetto al 4,6 per cento stimato nel trimestre
precedente. I dirigenti statunitensi prevedono di raggiungere una crescita
del 7,2 per cento nel corso dei prossimi 12 mesi. Attualmente, il 41 per
cento delle multinazionali europee ha pianificato una serie di nuovi
investimenti di capitale da effettuarsi nel corso del prossimo anno,
percentuale che è rimasta invariata rispetto al trimestre precedente, e si
prevede che la spesa media prevista si attesti intorno all' 8,3 per cento
delle entrate. Negli Stati Uniti, il 44 per cento ha previsto di effettuare
nuovi e importanti investimenti, pari al 7,5% delle entrate. I dirigenti
europei prevedono di sostenere maggiori spese per investimenti nei seguenti
settori: lancio di nuovi prodotti o servizi, 36 per cento; Information
Technology, 36 per cento; investimenti relativi all'espansione geografica,
29 per cento; acquisto di nuove società, 29 per cento; investimenti per
attività di distribuzione e promozionali, 5 per cento; per attività
pubblicitarie, 16 per cento e gli investimenti nel settore della Ricerca e
Sviluppo saranno pari al 9 per cento. "I dirigenti europei prevedono di
ottenere entrate leggermente inferiori, mentre le loro controparti
statunitensi prevedono di ottenere risultati invariati. Questo evidenzia che
in Europa la domanda di mercato è più debole", ha affermato Ward. Un
numero esiguo di società europee prevede nuove assunzioni In Europa, nel
corso dei prossimi 12 mesi, si prevede una diminuzione media della forza
lavoro pari all' 1,6 per cento, percentuale invariata rispetto al trimestre
precedente, mentre la crescita delle assunzioni per le società situate
negli Stati Uniti è stata dello 0,3, percentuale sostanzialmente invariata.
Soltanto il 15 percento dei dirigenti europei intervistati prevede di
aumentare la forza lavoro, mentre il 41 per cento prevede di ridimensionare
il numero di dipendenti. Per il resto non si prevedono cambiamenti, o sono
previsti cambiamenti di lieve entità. Negli Stati Uniti un numero superiore
di dirigenti, pari al 42 per cento, prevede di effettuare nuove assunzioni,
mentre solo il 24 per cento prevede una riduzione netta. "Le imprese
situate in Europa, al pari delle loro controparti statunitensi, hanno
condotto una ristrutturazione inevitabile per la riduzione del costo della
manodopera e per migliorare la produttività", ha dichiarato Ward.
"Sebbene una "ripresa della disoccupazione" rappresenti una
possibilità per le imprese americane, sembra invece che in Europa la
crescita negativa dell'occupazione sia fortemente radicata".
"Management Barometer" della Pricewaterhousecoopers è il titolo
di uno studio trimestrale dei principali dirigenti nelle maggiori
multinazionali che svolgono la propria attività in campo tecnologico, nei
servizi finanziari e nei servizi e prodotti industriali e per i consumatori.
Questo studio è stato elaborato e realizzato grazie alla collaborazione di
Bsi Global Research Inc. Che ha fornito dati e ricerche economiche e che ha
intervistato, nel corso del terzo trimestre, 138 Direttori Finanziari e
Direttori Generali di multinazionali situate in Europa, e le loro opinioni
sono state confrontate con quelle di 177 Direttori Finanziari e Generali di
multinazionali situate negli Stati Uniti. È possibile rivolgere eventuali
domande sul rapporto "Management Barometer" direttamente a Pete
Collins, direttore ed editore del rapporto, chiamando il numero telefonico
+1-646-394-4496 o inviando un e-mail al seguente indirizzo: pete.Collins@us.pwc.com
È possibile reperire ulteriori
informazioni sui rapporti "Barometer", tra cui gli ultimi dati
sulle tendenze economiche e su tematiche d'attualità, consultando il sito
Web al seguente indirizzo: www.Barometersurveys.com
Pricewaterhousecoopers
www.Pwc.com fornisce
servizi assicurativi destinati alle imprese, servizi fiscali e di consulenza
per clienti pubblici e privati. Oltre 120.000 persone in 139 nazioni
uniscono la propria visione, esperienza e le proprie soluzioni per aumentare
la fiducia del pubblico e per incrementare il valore a favore dei propri
clienti e azionisti. "Pricewaterhousecoopers" si riferisce alla
rete di aziende appartenenti alla Pricewaterhousecoopers International
Limited, ognuna della quali costituisce un soggetto giuridico separato e
indipendente. Tabelle disponibili all'indirizzo Internet: www.Barometersurveys.com
Sito Web: http://www.Barometersurveys.com
http://www.Pwc.com
AI DISTRETTI DI PMI IL PRIMATO NELLA PRODUZIONE DI
VALORE AGGIUNTO, MA DALLA CINA INCOMBE IL RISCHIO CONTRAFFAZIONEIL
“PERICOLO CINESE”
Milano, 3 dicembre 2003 - Sono 69 i “Distretti” italiani che nel 2000
hanno fatto registrare un valore aggiunto industriale superiore ai 500
milioni di euro e 31 di essi quelli che hanno superato il miliardo. La
classifica è stata redatta dalla Fondazione Edison dopo una accurata
analisi dei dati recentemente diffusi dall’Istat sull’andamento del
valore aggiunto totale e per macrosettori (agricoltura, industria, servizi)
dei 784 Sistemi Locali del Lavoro (Sll) in cui è suddiviso il nostro paese.
La Fondazione Edison
ha analizzato solo i 199 Sll che l’Istat considera Distretti industriali
di Piccole e Medie Imprese (i cosiddetti “Sll-distretti”), studiando la
dinamica dell’andamento del loro valore aggiunto industriale dal 1996 al
2000. Nel 2000 i 199 “Sll-distretti” riconosciuti dall’Istat hanno
generato un valore aggiunto industriale di circa 114 miliardi di euro, pari
al 38% del valore aggiunto dell’intera industria nazionale (incluse le
costruzioni), mentre l’occupazione distrettuale nell’industria è stata
di circa 2 milioni e 700 mila addetti, pari al 40% di quella
dell’industria italiana nel suo complesso. Ciò senza considerare i Sll
sicuramente distrettuali, ma caratterizzati da una prevalente presenza di
imprese medie e grandi (e che pertanto l’Istat non classifica come
“Distretti”), come ad esempio, i Sll di Fabriano (leader negli
elettrodomestici e nelle cappe aspiranti per cucine), Agordo (leader
nell’occhialeria), Borgosesia (leader nell’industria laniera e nel
valvolame) e molti altri. Tra i più grandi “Sll-distretti” per
produzione di valore aggiunto industriale analizzati dalla Fondazione Edison
(tabella 1) figurano nel 2000 Bergamo (tessile, meccanica) e Desio (mobilio,
articoli in gomma e plastica), che conservano, rispettivamente, il primo e
secondo posto che già avevano nel 1996; al terzo e quarto posto troviamo
Brescia (meccanica, metallurgia) e Padova (meccanica, articoli in gomma e
plastica), che guadagnano una posizione rispetto al 1996; quinto è il Sll
di Como (tessile-abbigliamento, mobilio), che retrocede di due posizioni.
Nel 2000, subito dopo le prime cinque posizioni di vertice, seguono,
nell’ordine: Busto Arsizio (tessile-abbigliamento, meccanica, articoli in
gomma e plastica), Lecco (meccanica), Parma (alimentare), Reggio
nell’Emilia (meccanica, piastrelle), Prato (tessile), Sassuolo
(piastrelle) e Vicenza (oreficeria, meccanica). Tra il 1996 e il 2000 i
miglioramenti più significativi nella classifica della produzione di valore
aggiunto industriale sono stati messi a segno, a livello dei
“Sll-distretti” di più grandi dimensioni, da Borgomanero
(rubinetteria), che guadagna 7 posti, salendo dalla 35a alla 28a posizione,
e Arezzo (oreficeria), che guadagna 5 posizioni, salendo dal 32° al 27°
posto. Gli arretramenti più marcati in classifica riguardano invece
Vigevano (calzature, macchine per le calzature), che perde 5 posti scendendo
dalla 16a alla 21a posizione, e Thiene (tessile-abbigliamento, meccanica),
che scivola dal 26° al 30° posto, perdendo 4 posizioni. Per quanto
riguarda la graduatoria del valore aggiunto industriale pro capite (tabella
2), nel 2000 è risultato leader assoluto il Sll di Sassuolo, con 20.390
euro per abitante, davanti ad Arzignano (leader nella concia delle pelli),
con 18.364 euro. Va osservato a questo proposito che in termini di valore
aggiunto industriale i “Distretti” più importanti presentano in genere
i più alti valori per abitante, precedendo di gran lunga i Sll
metropolitani e quelli dove sono presenti rilevanti concentrazioni di grandi
imprese. Nella graduatoria dei primi 30 “Sll-distretti” per valore
aggiunto industriale pro capite figurano praticamente tutti i maggiori poli
produttivi di Distretti industriali “di fatto”, tra i quali, oltre ai
due già citati, si ricordano: Conegliano e Oderzo (mobile di Livenza),
Castel Goffredo e Castiglione delle Stiviere (calze femminili), Mirandola (biomedicale),
Lumezzane (valvolame, pentolame), Maniago (coltelleria, lame), Palazzolo
sull’Oglio (tessile-abbigliamento, articoli in gomma e plastica, bottoni),
Montebelluna (calzature sportiva), Carpi (maglieria), Borgomanero
(rubinetteria e valvolame), Pieve di Cadore (occhialeria), Santa Croce
sull’Arno (concia delle pelli). Tutti questi “Sll-distretti” hanno
fatto registrare nel 2000 un valore aggiunto industriale pro capite
largamente superiore ai 10.000 euro. Infine, è interessante considerare i
tassi di crescita del valore aggiunto industriale dei “Sll-distretti”
tra il 1996 e il 2000 (tabella 3). Tra i Distretti di maggiori dimensioni
(con un valore aggiunto industriale nel 2000 superiore al miliardo di euro),
guida la classifica Borgomanero (+28,4%), seguito da Arezzo (+22,6%), Lucca
(+22,1%) e Padova (+20,2%). Tra i Distretti con valore aggiunto industriale
compreso tra 500 milioni di euro e 999 milioni di euro nel 2000, la più
forte crescita 1996-2000 è stata invece fatta registrare da Correggio
(+45,8%), che precede Pistoia (+34,5%), Oderzo (+30,9%), Faenza (+30,5%) e
Mirandola (+30,1%). Il tema dei Distretti si rivela essere di particolare
interesse e attualità anche alla luce dell’allargarsi a macchia d’olio
della concorrenza cinese, che sta arrecando all’industria italiana – di
cui i distretti rappresentano uno dei principali motori - perdite rilevanti
in termini di quote di mercato mondiale. Si tratta di due ordini diversi di
atipicità nelle definizione di concorrenza: quella che potremmo definire
asimmetrica, cioè formalmente lecita ma basata su fattori interni quali
costo del lavoro, protezioni sociali, standard ambientali, discrezionalità
politiche, dumping valutario, ecc.; e quella illecita, la cosiddetta
contraffazione di prodotti di imprese di paesi concorrenti, in particolare,
appunto, dei prodotti del ‘made in Italy’. Proprio a causa dell’
impatto che entrambe queste forme di concorrenza finiscono con l’avere
avere sui distretti italiani,
la Fondazione Edison
ha ritenuto opportuno dare un contributo al dibattito in corso auspicando
l’adozione di misure che, pur senza ricorrere a forme protezionistiche,
tutelino la nostra industria, in modo particolare da quella concorrenza che
sfocia in contraffazione. Di questi argomenti si parlerà a Milano il 5
dicembre pomeriggio ad un Convegno promosso dalla Fondazione Edison, a cui
parteciperanno il Viceministro per le Attività Produttive Adolfo Urso, il
Presidente della neonata Fondazione Italia-cina Cesare Romiti, gli
economisti Alberto Quadrio Curzio e Marco Fortis e le massime autorità
delle associazioni di categoria dei settori industriali del “made in Italy”,
dalla Federlegno-arredo all’Anima (meccanica varia), dal Sistema Moda
Italia all’Anfao (occhialeria), dall’Anci (calzaturifici) alla
Federorafi. Tabella 1 Primi 30 "Sll-distretti" per valore aggiunto
industriale totale: anni 1996 e 2000 (valori in milioni di euro)
Rank 2000
|
Rank 1996
|
Variaz.
Posiz.
|
"Sll-distretti"
|
Valore aggiunto industriale 1996
|
Valore aggiunto industriale 2000
|
Tasso di crescita 1996-2000
|
|
|
|
|
|
|
|
1
|
1
|
0
|
Bergamo
|
4.436,4
|
5.075,7
|
14,4%
|
2
|
2
|
0
|
Desio
|
4.106,5
|
4.118,9
|
0,3%
|
3
|
4
|
1
|
Brescia
|
3.199,6
|
3.722,4
|
16,3%
|
4
|
5
|
1
|
Padova
|
3.019,8
|
3.630,9
|
20,2%
|
5
|
3
|
-2
|
Como
|
3.308,7
|
3.373,7
|
2,0%
|
6
|
6
|
0
|
Busto Arsizio
|
3.014,0
|
3.032,0
|
0,6%
|
7
|
7
|
0
|
Lecco
|
2.697,0
|
2.946,5
|
9,3%
|
8
|
8
|
0
|
Parma
|
2.477,1
|
2.820,8
|
13,9%
|
9
|
9
|
0
|
Reggio
Nell'emilia
|
2.218,4
|
2.576,7
|
16,2%
|
10
|
10
|
0
|
Prato
|
2.142,2
|
2.402,3
|
12,1%
|
11
|
12
|
1
|
Sassuolo
|
2.020,0
|
2.361,8
|
16,9%
|
12
|
15
|
3
|
Vicenza
|
1.823,2
|
2.117,9
|
16,2%
|
13
|
11
|
-2
|
Udine
|
2.120,5
|
2.114,8
|
-0,3%
|
14
|
13
|
-1
|
Varese
|
1.929,6
|
2.079,2
|
7,8%
|
15
|
17
|
2
|
Treviso
|
1.754,9
|
2.037,5
|
16,1%
|
16
|
14
|
-2
|
Modena
|
1.857,3
|
2.031,4
|
9,4%
|
17
|
19
|
2
|
Treviglio
|
1.512,2
|
1.705,6
|
12,8%
|
18
|
18
|
0
|
Gallarate
|
1.516,2
|
1.681,1
|
10,9%
|
19
|
20
|
1
|
Arzignano
|
1.330,7
|
1.491,4
|
12,1%
|
20
|
21
|
1
|
Conegliano
|
1.280,5
|
1.470,5
|
14,8%
|
21
|
16
|
-5
|
Vigevano
|
1.760,8
|
1.406,9
|
-20,1%
|
22
|
22
|
0
|
Bassano Del Grappa
|
1.197,0
|
1.281,7
|
7,1%
|
23
|
24
|
1
|
Lucca
|
1.015,2
|
1.239,9
|
22,1%
|
24
|
23
|
-1
|
Montebelluna
|
1.070,4
|
1.221,7
|
14,1%
|
25
|
25
|
0
|
Cittadella
|
959,3
|
1.109,0
|
15,6%
|
26
|
27
|
1
|
Lodi
|
900,4
|
1.069,1
|
18,7%
|
27
|
32
|
5
|
Arezzo
|
844,5
|
1.035,3
|
22,6%
|
28
|
35
|
7
|
Borgomanero
|
804,9
|
1.033,4
|
28,4%
|
29
|
31
|
2
|
Cremona
|
864,2
|
1.011,3
|
17,0%
|
30
|
26
|
-4
|
Thiene
|
918,5
|
1.002,5
|
9,1%
|
Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Istat
Tabella 2 Primi 30 "Sll-distretti" per valore aggiunto industriale
per abitante: anno 2000
Rank
|
"Sll-distretti"
|
euro
|
Rank
|
"Sll-distretti"
|
euro
|
1
|
Sassuolo
|
20.390
|
16
|
Borgomanero
|
10.998
|
2
|
Arzignano
|
18.364
|
17
|
Schio
|
10.920
|
3
|
Correggio
|
17.490
|
18
|
Oderzo
|
10.823
|
4
|
Conegliano
|
13.732
|
19
|
Vignola
|
10.754
|
5
|
Castellarano
|
13.164
|
20
|
Parma
|
10.690
|
6
|
Castel Goffredo
|
13.069
|
21
|
Suzzara
|
10.566
|
7
|
Vestone
|
12.599
|
22
|
Bergamo
|
10.295
|
8
|
Pieve
D'alpago
|
12.422
|
23
|
Pieve Di Cadore
|
10.285
|
9
|
Cossato
|
12.361
|
24
|
Castiglione Delle Stiviere
|
10.162
|
10
|
Mirandola
|
12.350
|
25
|
Santa Croce
Sull'arno
|
10.016
|
11
|
Lumezzane
|
12.184
|
26
|
Viadana
|
9.838
|
12
|
Maniago
|
11.884
|
27
|
Lecco
|
9.837
|
13
|
Palazzolo
Sull'oglio
|
11.813
|
28
|
Thiene
|
9.834
|
14
|
Montebelluna
|
11.319
|
29
|
Manerbio
|
9.724
|
15
|
Carpi
|
11.154
|
30
|
Poggibonsi
|
9.644
|
Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Istat
Tabella 3 Primi 10 "Sll-distretti" per crescita 1996-2000 distinti
per classi dimensionali (variazioni % 1996-2000 del valore aggiunto
industriale)
Rank
|
Distretti con Valore Aggiunto industriale nel 2000
superiore al miliardo di euro
|
Tasso di crescita del Va industriale 1996-2000
|
Rank
|
Distretti con Valore Aggiunto industriale nel 2000
compreso tra 0,5 e 1 miliardo di euro
|
Tasso di crescita del Va industriale 1996-2000
|
1
|
Borgomanero
|
28,4%
|
1
|
Correggio
|
45,8%
|
2
|
Arezzo
|
22,6%
|
2
|
Pistoia
|
34,5%
|
3
|
Lucca
|
22,1%
|
3
|
Oderzo
|
30,9%
|
4
|
Padova
|
20,2%
|
4
|
Faenza
|
30,5%
|
5
|
Lodi
|
18,7%
|
5
|
Mirandola
|
30,1%
|
6
|
Cremona
|
17,0%
|
6
|
Poggibonsi
|
24,9%
|
7
|
Sassuolo
|
16,9%
|
7
|
Jesi
|
22,0%
|
8
|
Brescia
|
16,3%
|
8
|
Osimo
|
21,9%
|
9
|
Vicenza
|
16,2%
|
9
|
Lugo
|
21,3%
|
10
|
Reggio
Nell'emilia
|
16,2%
|
10
|
Vignola
|
20,5%
|
Fonte: elaborazione Fondazione Edison su dati Istat
OTTIMISMO PER L'ECONOMIA ITALIANA.
FIDUCIA NELL'ICT COME TRAINO ALLO SVILUPPO GLI IMPRENDITORI ITALIANI TRA OLD
E NEW ECONOMY SECONDO
LA TREDICESIMA EDIZIONE
DELL'EUROPE BUSINESS MONITOR
Milano, 3 dicembre 2003 - Regna l'ottimismo sul futuro delle imprese. Questo
è uno dei risultati maggiormente rilevanti all'interno dell'Ups Europe
Business Monitor, indagine condotta annualmente sui top manager europei ed
affidata a Taylor Nelson Sofres. Gli imprenditori italiani si sono infatti
dimostrati particolarmente ottimisti sul futuro del proprio business:
nonostante le difficoltà economiche, il 60% ritiene infatti che il business
migliorerà sensibilmente tra un anno, solo il 6% è pessimista sul futuro
del proprio giro d'affari, mentre il 32% ritiene che non vi saranno
sostanziali variazioni nel 2004. Alla fiducia nella ripresa economica si
affianca la previsione di sviluppo dei diversi comparti per i prossimi 5
anni. La ricerca mette in evidenza le prospettive dei settori tecnologico,
turistico e moda. Il 28% degli intervistati, infatti, indica l'Information
Technology e le Telecomunicazioni come probabile "motore dell'economia
nazionale", mentre il 26% è persuaso che sarà l'industria del turismo
e del tempo libero a costituire il volano dell'economia nel quinquennio
2003-2008. Anche il settore moda ed arredamento avranno delle ottime
performance in linea con la tradizione del 'made in Italy' (25%). Anche a
livello europeo il dato aggregato mostra una visione positiva per il futuro
e soprattutto un trend positivo rispetto agli ultimi anni: 59 manager
europei su 100 ritengono infatti che la posizione della propria azienda
migliorerà nei prossimi 365 giorni; solo il 7% è pessimista. Per quanto
riguarda l'Ict, i paesi europei che, oltre l'Italia, credono che questo
settore abbia notevoli possibilità di sviluppo sono il Belgio (48%),
la Germania
(38%) e
la Francia
(44%). In Europa, come dato aggregato, l'Ict registra una netta fiducia col
33% dei consensi. A seguire troviamo i servizi finanziari (20%), automotive
(17%), chimica farmaceutica (16%), energia (13%), alimentare (9%) e
logistica (7%). Informazione sulla ricerca La tredicesima edizione dell'Ups
Europe Business Monitor ha riguardato 1.453 dirigenti di 15.000 aziende
europee, tra il 23 settembre ed il 23 novembre 2003. Questa ricerca è
effettuata annualmente. Le interviste sono state condotte nei seguenti
paesi: Belgio (101), Francia (250), Germania (250), Italia (250), Olanda
(100), Spagna (251) Gran Bretagna (251). Le persone contattate sono tutti
dirigenti di primo livello. Il giro di affari medio annuale delle società
coinvolte è di 1.45 miliardi di euro; la media degli impiegati è di 3.400
unità. Le interviste sono state condotte nella lingua madre degli
intervistati da operatori della Tns international telephone unit di Londra.
I risultati della prima edizione dello Ups Europe Business Monitor sono
stati pubblicati nella primavera del 1992, quelli della seconda nell'autunno
del 1992 e successivamente con cadenza annuale. Tutti i risultati sono
disponibili su un sito internet dedicato, all'indirizzo www.Ebm.ups.com I
risultati della tredicesima edizione saranno disponibili su Internet dal
mese di febbraio 2003 La prima edizione dello Ups Europe Business Monitor è
stata presentata nel 1992 con lo scopo di fornire un costante aggiornamento
sulle opinioni di manager in Europa. Configurandosi come la maggiore
società di trasporti al mondo e leader mondiale nei servizi per la gestione
della supply chain, Ups offre una gamma completa di soluzioni per
sincronizzare il flusso di beni, informazioni e capitali. I risultati di
questa ricerca offrono a Ups, ai suoi clienti e a tutti coloro che fossero
interessati ad un'informazione di tipo economico una panoramica sulle ultime
condizioni, trend e ostacoli che influenzeranno il business in Europa
interagendo sul mercato globale.
IFIL : IL CDA DELIBERA
EMISSIONE BOND
Torino, 3 dicembre 2003 - Si è riunito ieri a Torino, sotto la presidenza
di Gianluigi Gabetti, il Consiglio di Amministrazione dell’Ifil. Il
Consiglio, utilizzando parzialmente la delega ricevuta dall’Assemblea
Straordinaria del 14 maggio
2003, ha
deliberato l’emissione di un prestito obbligazionario non convertibile.
L’emissione, che avrà un importo nominale di circa € 100 milioni,
rientra nella strategia di diversificazione delle fonti di finanziamento
della Società e di riduzione del costo medio della raccolta. I tempi e le
caratteristiche del prestito obbligazionario, soggetto alle autorizzazioni
delle competenti autorità, saranno determinati tenendo conto delle
condizioni di mercato.
ANTONVENETA: AUMENTO DI
CAPITALE: RISULTATI AL TERMINE DEL PERIODO DI OPZIONE
Padova, 3 dicembre 2003: Si è conclusa con successo l’offerta in opzione
delle azioni Banca Antonveneta, deliberata dal Consiglio di Amministrazione
della Banca in data 16 ottobre
2003, a
valere sulla delega conferitagli ai sensi dell’art. 2443 del Codice Civile
- dall’Assemblea Straordinaria degli Azionisti tenutasi in pari data.
Durante il periodo di opzione, iniziato il 10 novembre e conclusosi il 1°
dicembre 2003, sono state sottoscritte complessivamente n. 51.780.786 nuove
azioni, pari al 99,95% del totale delle azioni offerte, per un controvalore
pari a Euro 543.698.253,00. Risultano pertanto non sottoscritte n. 23.835
nuove azioni ordinarie. I corrispondenti diritti inoptati verranno offerti
in Borsa da Banca Antonveneta S.p.a. Ai sensi dell’art. 2441, terzo comma,
del Codice Civile, nelle riunioni del 9, 10, 11, 12 e 15 dicembre 2003,
mentre la sottoscrizione delle relative nuove azioni dovrà essere
effettuata, a pena di decadenza, entro il 16 dicembre 2003. I partecipanti
al Patto di Sindacato di voto e di blocco avente ad oggetto azioni Banca
Antonveneta hanno sottoscritto complessivamente n. 18.394.211 nuove azioni,
pari al 35,51% dell’offerta.
UNICREDITO FONDO
IMMOBILIARE UNO CEDE IMMOBILE CONCLUSA
LA PRIMA OPERAZIONE
DI VENDITA DI UN IMMOBILE
Milano, 3 dicembre 2003 - Il Fondo di Investimento Immobiliare “Unicredito
Immobiliare Uno”, promosso e gestito da Unicredit Fondi Sgrpa, ha portato
a termine ieri la prima operazione di dismissione immobiliare del proprio
patrimonio. E’ stato, infatti, ceduto il complesso costituito da due
palazzi ad uso uffici siti in Roma –Via Po 28/32 - acquisiti da una
primaria società operante nel settore immobiliare. Il complesso
immobiliare, acquisito nel dicembre 2000, è stato ceduto ad un prezzo di
Euro 48.000.000 e ha generato una plusvalenza per il Fondo pari al 26% circa
rispetto al costo di acquisizione. I proventi rappresentati da questa
plusvalenza concorreranno alla composizione dell’utile generato dalla
gestione. La misura complessiva dei proventi che saranno distribuiti ai
partecipanti verrà stabilita dal Consiglio di Amministrazione della Sgr in
sede di approvazione del bilancio del Fondo. Come di consueto il rendiconto
di fine anno, che sarà a disposizione degli Azionisti del Fondo, illustrerà
dettagliatamente i fatti contabili e le politiche di gestione, oltre ai
criteri adottati per la determinazione dei proventi. “Questa prima
dismissione fatta dal fondo Unicredit Immobiliare Uno - spiega Dani
Schaumann, Direttore Generale di Pioneer Investment Management Sgrpa (che
incorporerà Unicredit Fondi il 31 dicembre 2003) - libera significative
risorse finanziarie che permetteranno di cogliere nuove opportunità di
investimento, che stiamo già analizzando. Un altro importante progetto in
fase di ultimazione è quello relativo alla nuova sede de Il Sole 24 ore in
via Monte Rosa, realizzata da Renzo Piano, che verrà inaugurata nel
2004”
. In data 1 agosto 2003 è stato perfezionato, inoltre, il contratto di
acquisto del nuovo headquarter Pirelli a Milano Bicocca, per il quale era
stato siglato un preliminare di compravendita nell’ottobre 2000. Il prezzo
finale di acquisto pagato dal Fondo Unicredito Immobiliare Uno é pari a
Euro 53.780.000. L’ immobile é stato locato da Pirelli Real Estate e
genera una redditività iniziale lorda pari al 7,25%.
GANDALF: RINVIA ASSEMBLEA
AL GIORNO 5 DICEMBRE 2003
Orio al Serio (BG), 3 dicembre 2003 – L’Assemblea della società,
convocata ieri in seduta
straordinaria ai sensi dell’art. 2449, 2^ c., del codice civile per
l’adozione delle delibere inerenti lo stato di liquidazione, ha deciso di
avvalersi della facoltà consentita dall’art. 2374 del codice rinviando
l’adunanza alle ore 12:00 del giorno 5 dicembre 2003. Inizialmente il sig.
Giuseppe Mazzullo, azionista e delegato, ha ritenuto di dover informare
l’assemblea del fatto che al consiglio di amministrazione è pervenuta una
proposta irrevocabile di sottoscrizione dell’inoptato derivante
dall’operazione di aumento del capitale deliberato in data 29/1/2003 ad
Euro 2,30, proposta dichiarata priva di condizioni e presentata da una
cordata guidata dall’avv. Lorenzo Necci. Su tali basi ha richiesto che
venisse sospesa l’assemblea, che il consiglio rimeditasse il suo rifiuto
di ieri ed accettasse la proposta e fissasse in tre giorni il termine per il
versamento dei 14,5 milioni di Euro proposti. A tali considerazioni ha
risposto il consiglio di amministrazione per chiarire che la proposta cui ha
fatto riferimento il sig. Mazzullo non conteneva modifiche sufficienti
rispetto ad altre analoghe proposte, presentate in passato dallo stesso
soggetto e già respinte. Il consiglio di amministrazione ha sottolineato
che intende muoversi in un quadro di assoluta legalità, il che prescrive
che, ai fini di una possibile accettazione, qualsiasi proposta di
sottoscrizione sia accompagnata dall’immediato ed incondizionato
versamento di somme, o almeno di idonee garanzie per esse, in misura tale da
far venir meno la situazione di liquidazione della società per perdita del
capitale. Tale circostanza, invece, non risulta dalla proposta richiamata
dal sig. Mazzullo, che, per giunta, non consente nemmeno la identificazione
dei soggetti tenuti al versamento proposto. Il consiglio di amministrazione
ha, quindi, rammentato che in assenza di una ricapitalizzazione nei termini
anzidetti, l’organo amministrativo ha il dovere di legge di chiedere
all’assemblea l’adozione dei provvedimenti in ordine allo stato di
liquidazione. Dopo una breve interruzione dei lavori, alla ripresa il sig.
Mazzullo ha nuovamente formulato istanza di sospensione dell’assemblea per
tre giorni onde fosse consentita l’effettuazione dei versamenti da parte
degli offerenti, dei quali, comunque, non ha indicato le generalità. Sul
punto è intervenuto l’avv. Paolo Bertoni, delegato da circa quaranta
azionisti, il quale, sostenuto nella richiesta anche dall’avv. De
Benedetti, a sua volta delegato da vari soggetti, ha manifestato la necessità
di portare a conoscenza dei propri deleganti le circostanze oggi conosciute,
ivi compresa la notizia dell’impugnazione del bilancio di esercizio e
consolidato della società al 31/12/2002 promossa dalla Consob, prima di
deliberare sulla materia all’ordine del giorno. Tale istanza, fatta
propria dai presenti all’unanimità, ha imposto la concessione del termine
di rinvio prevista dall’art. 2374 del codice civile. Nel frattempo si
segnala che nella serata odierna, nel corso della riunione del consiglio di
amministrazione, è giunta via telefax la prima manifestazione di adesione
da parte di uno degli istituti di credito alla proposta di ristrutturazione
del debito formulata da Gandalf.
AMS FORNISCE IL SISTEMA PER IL
CONTROLLO DEL TRAFFICO AEREO AL KOSSOVO
Milano, 3 dicembre 2003 - Ams, joint venture paritetica tra Finmeccanica e
Bae Systems, aggiunge una nuova regione alla lunga lista delle aree servite
dai suoi sistemi per la gestione del traffico aereo: il Kossovo.
L’azienda, consolidando la forte presenza nell’Europa orientale, ha
firmato un contratto per la fornitura ed installazione di un sistema
completo di sorveglianza e controllo del traffico aereo per l’Aeroporto
Internazionale di Pristina in Kossovo. Il contratto è stato firmato con
Icao (International Civil Aviation Organization) per conto di Unmik (United
Nations Mission in Kosovo) che ha finanziato il progetto e che
temporaneamente utilizzerà il sistema fino al definitivo trasferimento alle
Autorità locali. Il contratto prevede la fornitura di un radar primario di
approccio allo stato solido (Atcr-33s), un radar secondario (Sir-m), un
Centro di Controllo completo di radio per le comunicazioni Tbt (terra-bordo-terra)
e di un Voice Communication Switching System (Vcss). Fanno parte della
fornitura anche le infrastrutture per ospitare i radar ed il Centro di
Controllo (prefabbricati, torre antenne, generatori diesel ed
Ups-uninterruptible Power Supply).
AMS PRESENTA
LA SUA PROPOSTA
PER IL ’SINGLE EUROPEAN SKY’ ALLA COMMISSIONE EUROPEA
Milano, 3 dicembre 2003 - Ams ha presentato presso gli uffici di Dg-tren,
la Direzione Generale
dell’Energia e dei Trasporti della Commissione Europea, la proposta per lo
Studio della Fase di Definizione della Implementazione del Single European
Sky, il programma comunitario di ottimizzazione e razionalizzazione degli
spazi aerei. Alla riunione erano presenti B. Van Houtte (Direttore
dell’Unità ‘Single European Sky’) ed i suoi principali collaboratori.
I punti più qualificanti della proposta presentata da Ams sono: la
costituzione di un Eeig (European Economic Interest Grouping) fra le
industrie europee che operano nell’Atm (Air Traffic Management) per le
Fasi di Definizione e di Sviluppo. La costituzione di una ‘Single European
Sky Vehicle Company’ per gestire tutti i programmi della Fase di Sviluppo,
ripercorrendo il percorso tracciato per il Programma Galileo. L’ing. Paolo
Prudente, Direttore della Divisione Atmas (Air Traffic Management &
Airport Systems) di Ams ha affermato: “I commenti positivi ricevuti dalla
Commissione Europea ci incoraggiano a proseguire nella ricerca di un terreno
di cooperazione internazionale fra i produttori europei dei sistemi Atm”.
COOPERATIVE DI LAVORO
LEGACOOP LOMBARDIA PIÙ FORTI DELLA STAGNAZIONE ECONOMICA: CRESCONO POSTI DI
LAVORO, NUMERO DI IMPRESE E FATTURATO
Milano, 3 dicembre 2003 - Le cooperative di lavoro Legacoop Lombardia,
rappresentate dalle associazioni regionali di Produzione e Lavoro (Alcopl) e
Servizi e Turismo (Alcst), hanno presentato alla stampa il Rapporto 2003
sull'andamento e il bilancio sociale. Il Rapporto fotografa un sistema che
anche in anni di stagnazione ha saputo proseguire nello sviluppo e
migliorare le prestazioni nel rispetto dei principi di mutualità tra i
soci, sostenibilità, salvaguardia dell'ambiente e del benessere delle
persone. Il preconsuntivo 2003 evidenzia un'ulteriore crescita, anche se
rallentata rispetto ai trend precedenti: aumentano il numero di cooperative,
che hanno toccato quota 460 (+3,6%), i posti di lavoro (gli occupati sono
arrivati a 22.400, +3,5%) e il valore della produzione, cresciuto del 4% a
1.170 milioni di euro. Dinamiche ancor più positive per il valore aggiunto
(666 milioni, +4,5%) e il reddito della gestione caratteristica (+6,5%). Un
risultato che conferma in gran parte quello del 2002, chiuso con imprese in
crescita del 2,1 %, addetti dell' 1,4% e valore della produzione del 6,1 %.
"Presentando anche quest'anno il Rapporto sull'andamento economico e
sul Bilancio Sociale - spiega Luca Bernareggi, presidente dell'Associazione
Lombarda Cooperative di Produzione e Lavoro (Alcopl) - confermiamo il nostro
impegno a fornire a tutti i soggetti che guardano con interesse al movimento
cooperativo un quadro il più possibile esaustivo dei risultati conseguiti
e, soprattutto, dei progetti in corso". Creati Oltre Mille Posti Di
Lavoro In Due Anni "Le imprese cooperative, con le loro realizzazioni
in tanti settori economici - sottolinea Gianfranco Piseri, presidente
dell'Associazione Lombarda Cooperative Servizi e Turismo (Alcst) -
dimostrano che quando c'è da produrre valore aggiunto in chiave di
efficienza e di sviluppo delle risorse umane non sono seconde a
nessuno". Negli ultimi due anni, infatti, le cooperative di lavoro
lombarde hanno creato più di 1.000 nuovi posti di lavoro. Un risultato
ancora più importante se si considera che coinvolge anche fasce della
popolazione considerate deboli all'interno del mercato: giovani, over 40,
immigrati e persone "svantaggiate" (portatori di handicap fisici e
psichici, ex carcerati, ex tossicodipendenti). Oltre 750 lavoratori
svantaggiati e circa 1.500 extracomunitari hanno trovato un lavoro sicuro
nelle cooperative di lavoro. Donne E Giovani Sempre Piu' Protagonisti La
presenza femminile all'interno del mondo cooperativo assume un peso sempre
più rilevante: sugli oltre 22mila addetti, ben 10.900 sono donne. E le
donne nel 2003 hanno tagliato un traguardo importante: per la prima volta le
imprese con un presidente "rosa" hanno superato quota cento. Tra i
comparti in sviluppo c'è quello delle cooperative socio-assistenziali: un
settore che vede protagonisti molti giovani, ragazzi e ragazze, attratti
dalla possibilità di soddisfare l'esigenza di lavorare in modo alternativo
ai classici canoni aziendali, riunendo in sé la figura di lavoratore e
quella di socio. Qualita' Del Lavoro In Primo Piano "L'economia della
conoscenza non può più permettersi di perdere risorse di alta qualità a
causa della carenza di buoni servizi di cura - afferma Felice Romeo,
vicepresidente Alcst -. Servizi ritenuti da insigni studiosi come Martha
Nussbaum uno degli elementi più importanti del Welfare, oltre che un
pilastro della democrazia e un indice fondamentale della misurazione della
ricchezza di un Paese, che vada oltre la tradizionale concezione del Pi!,
oramai obsoleta". La missione delle imprese cooperative industriali e
dei servizi non è solo creare lavoro, ma garantirne la qualità: oltre il
90% del totale degli addetti ha infatti un contratto di lavoro a tempo
indeterminato. Di questi, circa un terzo - pari a 8.320 persone, per il 50%
donne - hanno un impiego part-time. "Una scelta - sottolinea Romeo,
vicepresidente Alcst - che ci ha consentito di realizzare nei fatti le pari
opportunità tra uomini e donne all'interno delle nostre imprese e di fare
della forte presenza femminile un asset strategico per la crescita del
sistema, soprattutto nel settore delle cooperative sociali". Una
Politica Di Investimenti Che Guarda Al Futuro L'impegno sul fronte degli
investimenti rimane consistente: agli oltre 100 milioni di euro del biennio
2001-2002 si sono aggiunti i 46 milioni del 2003 e i 44 già confermati per
il 2004. "Nonostante la stagnazione economica - spiega Gianfranco
Piseri - le cooperative di lavoro sono riuscite a confermare i progetti di
investimento e ad accoppiare processi di razionalizzazione e progetti
innovativi. Alla ripresa dell'economia quindi puntiamo a ripartire da
posizioni favorevoli su diversi mercati. Abbiamo fiducia nelle nostre
imprese: in diversi settori, dalle costruzioni, alla logistica, alla
ristorazione, alle pulizie e ai servizi ambientali confermiamo tutti gli
investimenti già programmati. Al centro della nostra strategia di sviluppo
restano la qualità dei servizi alle persone e alle imprese, la qualità
delle risorse umane, la solidità del lavoro e la formazione professionale
per i soci lavoratori e per i dipendenti".
ARTIGIANATO: IN AUMENTO IMPRESE E
OCCUPAZIONE
Roma, 3 dicembre 2003 – E' stato pari a 9.260 unità il saldo tra le
imprese artigiane iscritte (26.868) e quelle cessate (17.608) nel terzo
trimestre dell'anno. Questo il principale risultato che emerge dai dati
sulla nati-mortalità delle imprese artigiane resi noti oggi da Unioncamere
sulla base di Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta da Infocamere,
la società consortile di informatica delle Camere di Commercio. Come
conseguenza dell’andamento del saldo trimestrale, lo stock delle imprese
artigiane è cresciuto dello 0,65% a fine settembre, attestandosi a
1.440.104 unità. L’insieme del comparto artigiano si irrobustisce,
quindi, allargando la base di imprese anche in vista della creazione di
nuovi posti di lavoro. Secondo i risultati dell’indagine trimestrale
Excelsior, infatti, le imprese artigiane prevedono di realizzare 44.448
assunzioni nei dodici mesi che vanno da ottobre
2003 a
settembre 2004. I settori Alla data del 30 settembre 2003 l’universo delle
imprese artigiane si concentrava per l’84,2% in soli quattro settori
economici: - le costruzioni, dove le imprese artigiane pesano per il 66,8%
sul totale delle imprese del settore - i servizi pubblici, sociali e
personali, dove l'incidenza è pari al 64,8% - le attività manifatturiere,
dove l'incidenza è pari al 59,6% - i trasporti, con peso pari al 58,3% Nel
corso del terzo trimestre, i quattro settori hanno determinato l'88,1% delle
nuove iscrizioni (23.667 unità artigiane sul totale di 26.868), ma avendo
fatto registrare solo il 79,5% delle cessazioni (13.998 su 17.608 unità)
hanno contribuito per il 97,4% all'intero saldo delle imprese artigiane
(9.017 su 9.260 unità). Il territorio Come evidenziato dalla tabella 2, il
buon andamento del comparto artigiano (il tasso di crescita pari allo 0,65%
delle imprese artigiane è migliore rispetto allo 0,53% fatto registrare dal
sistema complessivo delle imprese nel trimestre) è stato sostenuto
soprattutto dai risultati delle circoscrizioni Centro (0,97%) e Nord-ovest
(0,78%), mentre il tasso di crescita della circoscrizione Sud e Isole ha
toccato solo lo 0,28% confermandosi, come nelle ultime rilevazioni, al di
sotto della media nazionale. Le nuove forme giuridiche artigiane Permane,
anche nell'ultimo trimestre, la forte dinamica delle imprese costituite in
forma di Società di capitale (una novità, questa, introdotta di recente
dalla legislazione). Anche se il loro peso, per ora, è marginale (di poco
superiore al punto percentuale) rispetto all'universo degli artigiani queste
imprese hanno spiegato, da sole, il 9,6% del saldo trimestrale del comparto
(886 unità su un saldo complessivo pari a 9.260 imprese), facendo segnare
un tasso di crescita trimestrale del 5,9%. L’occupazione nei prossimi
dodici mesi L’aggiornamento trimestrale dell’indagine Excelsior mette in
evidenza come la crescita occupazionale prevista dalle imprese per i
prossimi dodici mesi (146.000 nuovi posti di lavoro, +1,4% rispetto ai
dodici mesi precedenti), sia determinata per il 30,4% dal comparto
artigiano, che contribuirà al dato complessivo con 44.448 unità, pari ad
una crescita del 3,1% su base annua. La nuova occupazione si concentrerà
nella fascia di imprese con 1-49 addetti (+3,2%) mentre più ridotto sarà
il contributo delle imprese con addetti tra 50 e 249 unità (+1,2%). Quasi
la metà della nuova occupazione artigiana (il 49%) sarà generata dalle
imprese del Mezzogiorno (22.000 posti di lavoro, pari ad una crescita del
7,1% su base annua). Seguono il Nord-est (12.358 assunzioni, +3,0%) e il
Nord-ovest (6.514 occupati in più, pari all’1,5% su base annuale). Più
lenta la crescita occupazionale nelle regioni del Centro, nelle quali le
imprese artigiane prevedono di assumere 3.575 persone per un tasso di
crescita nel periodo pari all’1,3%.
9 MILIONI DI EURO PER RILANCIARE
L’OCCUPAZIONE IN ARGENTINA. L’OIL : L’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE
DEL LAVORO E ITALIA LAVORO SPA LANCIANO UN PROGRAMMA PER LE PICCOLE E MEDIE
IMPRESE
Ginevra, 2 dicembre 2003 - Rilanciare il mercato del lavoro in Argentina.
Questo il principale obiettivo di un programma di cooperazione tecnica
annunciato oggi nella sede della Organizzazione Internazionale del Lavoro
(Oil), con la firma dell’accordo tra Oil, il Ministero del Lavoro,
dell’Impiego e della Sicurezza Sociale argentino e Italia Lavoro Spa,
l’agenzia tecnica per le politiche attive per l’occupazione che fa capo
al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali italiano. L’accordo è
stato sottoscritto da: Juan Somavia, Direttore Generale dell’Oil, Carlos
Tomaia, Ministro del Lavoro, dell’Impiego e della Sicurezza Sociale
argentino, Natale Forlani, Amministratore Delegato di Italia Lavoro. Con la
firma dell’accordo, il Governo italiano si impegna a contribuire
attraverso un finanziamento di 9 milioni di euro, al rilancio del mercato
del lavoro in Argentina. Per il primo anno, è stato approvato un contributo
di 3 milioni di euro che servirà a finanziare, attraverso l’Oil, il
progetto, denominato“Area”, mira al sostegno ed al rilancio
dell’occupazione in Argentina ed a favorire la costituzione o il
consolidamento di reti di servizi di sostengo alle piccole e medie imprese
argentine partendo da un approccio di sviluppo economico locale. “Questa
firma, grazie all’impegno del Ministro del Lavoro, Roberto Maroni, e del
Sottosegretario di Stato agli Esteri, Mario Baccini, ribadisce il sostegno
del governo italiano all’Argentina - ha sottolineato Natale Forlani,
Amministratore Delegato di Italia Lavoro - Ci aspettiamo importanti e
concreti risultati sia sul piano dello sviluppo locale sia per quanto
riguarda il rafforzamento della cooperazione tra sistema produttivo italiano
e argentino. Il programma persegue obiettivi concreti: il rilancio
dell’impiego e la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore della
piccola e media impresa, la riqualificazione e il reinserimento dei
lavoratori e sarà concretamente realizzato – conclude Forlani - nelle
regioni argentine di Gran Buenos Aires, Cordoba, Santa Fe, Mar del Plata,
Mendoza, Neuquén e Catamarca”. “Questa cooperazione è destinata a
giocare un ruolo importante, perché apporterà benefici concreti alle
famiglie, alle comunità locali al popolo argentino” ha commentato il
Direttore dell’Oil Juan Somavia. I risultati degli studi condotti
dall’Oil in Argentina dimostrano che le rigidità e le restrizioni
presenti nel settore dei servizi limitano le possibilità di sviluppo della
piccola e media impresa, uno dei settori più colpiti dalla crisi economica
argentina, e allo stesso tempo uno dei più dinamici in materia di rilancio
e creazione d’impiego. Area prevede la partecipazione diretta delle
istituzioni pubbliche e private argentine, inclusi i sindacati, le
associazioni degli imprenditori e le università. In un periodo di crisi, le
attività promosse dall’Oil e Italia Lavoro mirano ad affrontare la sfida
della creazione di lavoro dignitoso, attraverso incrementi di produttività,
nuove opportunità di mercato e mobilità finalizzate alla creazione di
nuovi posti di lavoro. Su questo punto è stato particolarmente incisivo il
Ministro del Lavoro argentino, Carlos Tomada che ha commentato: “Area
rappresenta un sostegno importante per il popolo argentino che ha compiuto
uno sforzo enorme per uscire dalla crisi”.
PRESENTATA AL CNEL L’INDAGINE ISTAT
SU MATERNITÀ E LAVORO FEMMINILE
Roma, 3 dicembre 2003 - “L’idea secondo cui esisterebbe un rapporto
negativo tra natalità e maternità, da un lato, e occupazione femminile,
dall’altro, mostra tutta la sua fragilità anche statistica grazie a dati
che indicano una relazione forte e diretta tra maggiore benessere economico
e numero crescente di figli”. E’ quanto ha affermato la vicepresidente
del Cnel, Francesca Santoro, chiudendo il seminario su “Maternità e
partecipazione delle donne al mercato del lavoro tra vincoli e strategie di
conciliazione”, che si è svolto oggi a Villa Lubin. Durante l’incontro
è stata presentata la prima indagine su 50.000 neo-madri realizzata dall’Istat,
che traccia l’identikit della madre lavoratrice e non. “Si tratta - ha
proseguito
la Santoro
commentando l’indagine - di dati importanti. E se, come indicato dal
protocollo di Lisbona, l’obiettivo di una maggiore occupazione femminile
è strategico per la crescita del Paese, allora le politiche di
conciliazione necessarie a sostenere questo obiettivo, anziché essere
considerate un costo, devono essere lette come un elemento indispensabile
alla ripresa e alla competitività dell’intero assetto economico-sociale,
oltre che un elemento propulsore di civiltà”. Per questo, oltre ad
incentivare i servizi tradizionalmente connessi al tema della conciliazione
tra lavoro e sfera privata (come gli asili nido e l’assistenza
all’infanzia), secondo la vicepresidente del Cnel, occorrono politiche di
sistema, capaci di “prevedere interventi a tutto campo e coinvolgere tutti
i settori, restituendo alla maternità la sua rilevanza sociale: il tema
trasversale dell’educazione e della formazione, l’assistenza agli
anziani e ai non autosufficienti, una politica edilizia che renda
accessibili i prezzi delle case, una rete di trasporti funzionale ed
efficace. In un progetto complesso in cui tutto si tiene”. “Per favorire
la partecipazione delle donne, e in particolare delle madri, al mercato del
lavoro - ha detto Silvia Costa, coordinatrice del Gruppo di lavoro sulle
pari opportunità del Cnel, intervenendo al dibattito - occorre promuovere
un sistema di sicurezza sociale più avanzato, fondato sul valore sociale
della maternità e paternità, in cui il tema della conciliazione tra
genitorialità, famiglia e lavoro diventi centrale nelle politiche di
valorizzazione delle risorse umane, di coesione sociale e di innovazione
produttiva. Per troppo tempo - ha proseguito - sono state tenute separate le
questioni dell’organizzazione del mercato del lavoro, le esigenze della
procreazione e della tutela del rapporto tra genitori e bambini, la
promozione di nuove tipologie di politiche familiari e dei servizi”.
All’intreccio tra welfare e dinamiche del lavoro femminile il Cnel dedica
particolare attenzione: “Con la creazione di un apposito Gruppo di lavoro
- ha spiegato Silvia Costa - il Cnel, anche con il Rapporto 2003 sul mercato
del lavoro, ha voluto dare maggiore visibilità alle tematiche relative alla
condizione delle donne e a una lettura di genere in ambito lavorativo e
sociale, soprattutto in una fase che vede ridurre, nel nostro Paese, il
ruolo delle sedi istituzionali e rappresentative della concertazione delle
politiche delle e per le donne. Proseguiremo il nostro lavoro, con un
ulteriore approfondimento con l’Istat sulle mille neo-madri immigrate
presenti nel panel. Stiamo, inoltre, per pubblicare un documento su donne e
previdenza. Raccoglieremo - ha concluso - anche l’invito a proporre di
istituire presso il Cnel un Osservatorio di monitoraggio dell’applicazione
della legge sui congedi parentali e delle buone pratiche di welfare
locale”.
I principali risultati
dell’indagine campionaria sulle nascite condotta dall’Istat nel 2002
L’Italia è il Paese più vecchio del mondo. La causa va ricercata nei
livelli di sopravvivenza estremamente favorevoli, tra i più elevati al
mondo. Ma anche nella bassissima fecondità, dovuta non solo e non tanto ai
valori congiunturali attuali, ma anche alla persistenza del fenomeno: da
quasi trent’anni ormai il numero medio di figli per donna è sotto 2, il
cosiddetto livello di sostituzione di una generazione. In nessun Paese nel
tempo statisticamente documentabile e nello spazio si è mai osservato un
andamento simile. Eppure le donne italiane non rifiutano la maternità,
tutt’altro. Oltre l’80% delle attuali quarantenni ha avuto almeno un
figlio, come le loro madri o poco meno. L’autentico problema della
fecondità italiana sta dunque nella caduta verticale delle nascite di
ordine superiore al primo. Le nascite del terz’ordine e oltre sono
diventate ormai un evento eccezionale. Le nascite del secondo ordine – per
le nostre madri e nonne praticamente una regola – si sono invece molto
ridotte. Il nodo cruciale sul quale puntare l’attenzione è dunque il
passaggio dal primo al secondo figlio, la “progressione 1–>
2”
si dice in demografia. Tuttavia i risultati della nostra indagine – come
anche di altre indagini sulle aspettative di fecondità condotte in passato
nel nostro e in altri Paesi sviluppati – ci confermano che il numero di
figli desiderati si attesta in media intorno ai 2 o poco più. Per altro
verso, ormai da tempo la cultura della contraccezione è diffusissima, così
come è possibile il ricorso all’IVG (peraltro ridottosi moltissimo nel
tempo), e avere un figlio è oggi una scelta consapevole nella stragrande
maggioranza dei casi. Cosa dunque si frappone tra fecondità desiderata e
fecondità effettivamente realizzata? Cosa impedisce, ostacola, rende
difficile la scelta di avere un altro figlio, particolarmente un secondo
figlio? Sono queste le domande a cui l’indagine campionaria sulle nascite
condotta per al prima volta dall’Istat nel 2002 cerca di dare risposte.
Affidabili sul piano del risultato scientifico e che possano essere di
supporto alla promozione di policies informate. n Sono state intervistate
50.000 donne a distanza di circa 18-21 mesi dalla nascita dei figli. A 1/3
di loro è stato dedicato l’approfondimento sul lavoro e la cura dei
figli. Si tratta di un lasso di tempo particolarmente significativo perché
è quello in cui in media matura la scelta di avere meno altri figli in
futuro. Inoltre nelle famiglie con almeno un figlio al di sotto dei due anni
si pongono in modo rilevante i problemi di conciliazione tra i tempi del
lavoro e quelli delle cure e dell’impegno familiare. L’interazione
maternità-lavoro L’interazione maternità-lavoro è uno dei nodi critici
che le neo-madri si trovano ad affrontare. Le donne e le madri sono sempre
più istruite e sempre più inserite nel mondo del lavoro. La partecipazione
delle neo-madri al mercato del lavoro rivela comportamenti estremamente
differenti per area di residenza, titolo di studio e numero di figli avuti.
Lavora il 63,2% delle neo-madri residenti al Centro-Nord e solo il 32,5%
delle donne del Mezzogiorno. Lavora il 76% delle donne laureate e solo il
32% di quelle con una licenza media o elementare. Infine, le neo-madri con
un solo figlio sono in prevalenza occupate (57%), mentre la proporzione
scende al 44,7% per le donne con 2 o più figli. Che lavoro fanno le
neo-madri? Le madri che lavorano fuori casa hanno nella maggioranza dei casi
un impiego nel settore privato (69% contro il 31% nel pubblico). Per l’82%
delle madri si tratta di un lavoro a tempo indeterminato, mentre il 14%
lavora con un contratto a tempo determinato e il 4% è senza contratto, con
un lavoro occasionale o stagionale. A titolo indicativo si consideri che dai
dati sulle forze di lavoro riferiti al
2001, ha
un lavoro permanente l’88,1% delle donne – considerate nel complesso –
e il 91,7% degli uomini. Lavorano in proprio il 18% delle madri (il 21,6%
delle donne e il 31,6% degli uomini nel complesso). Dell’82% delle madri
che lavorano alle dipendenze, il 33,2% lavora part-time; in questo caso si
tratta di un valore molto superiore a quello di tutte le donne part-timers
(16,9%, e solo il 3,5% degli uomini lavora a tempo parziale Istat (2002),
Forze di lavoro, Media 2001, Annuario n.7, Roma.). Per quanto riguarda il
settore di attività economica, il 33,6% lavora nel pubblico impiego
(pubblica amministrazione, istruzione, sanità ed altri servizi sociali), il
23,6% si occupa di una attività commerciale (all’ingrosso e al dettaglio,
alberghi e ristoranti), il 22,1% ha un impiego nei servizi (intermediazione,
noleggio e altre attività professionali, trasporti e comunicazioni, altri
servizi pubblici sociali), il 18,1% nell’industria e solo il 2,5% nel
settore agricolo. Oltre la metà delle neo-madri lavoratrici è impiegata e
il 23% è dipendente di altro tipo (operaio, apprendista, lavoratore a
domicilio per conto di imprese). Tra le donne che lavorano come autonome
emergono – con quasi il 10% – le lavoratrici in proprio (negozianti,
artigiani, ecc.), le coadiuvanti familiari e altri lavori autonomi
raggruppate in una unica categoria (‘altro autonomo); il 5,6% sono libere
professioniste, e pochissime sono socie di cooperative di produzione di beni
e servizi (meno dell’1%). Quando la conciliazione è improponibile: le
madri che perdono o lasciano il lavoro Il punto di incontro potenziale tra
lavoro e famiglia dovrebbe vedere le donne, e le coppie, perfettamente in
grado di poter scegliere in base alle proprie aspettative e ai progetti di
vita familiare e professionale. Conciliare scelte riproduttive e lavorative
significa non dover subordinare una scelta all’altra. Dai risultati
dell’indagine condotta dall’Istat sulle neo-mamme emerge, tuttavia, che
il diritto di scegliere è solo teorico per molte donne. Ci sono donne che
perdono il lavoro dopo la nascita dei figli (il 6% di tutte quelle che
lavoravano in gravidanza è stata licenziata, in alcuni casi il loro
contratto è terminato oppure è cessata l’attività del datore di
lavoro). Più numerose sono le donne che decidono di abbandonare il lavoro
(il 14% di chi lavorava in gravidanza), per gli orari inconciliabili con i
nuovi impegni familiari o per potersi dedicare completamente alla famiglia.
Ma questa scelta è in alcuni casi destinata ad avere pesanti conseguenze
sulla condizione socio-economica della famiglia. Quando entrambi i genitori
lavorano, è il 16% delle famiglie che si è trovato a dover fronteggiare
situazioni di difficoltà economiche dopo la nascita del bambino. Quando le
madri sono casalinghe, al contrario, questa proporzione sale al 26%. Infine,
tra le donne che risultano in cerca di occupazione ben il 37% ha dichiarato
di avere avuto problemi economici. Lasciare il lavoro è, nell’intenzione
di molte madri, una scelta momentanea. Si è visto, infatti, che tra tutte
le donne che hanno svolto una attività lavorativa nel corso della loro
vita, ma che non lavorano in gravidanza né al momento dell’intervista, il
71% desidera tornare a lavorare in futuro. Mentre questa percentuale scende
al 50% per le donne che non hanno mai lavorato. Tuttavia, un’interruzione
nell’attività lavorativa può comportare un rischio elevato di non
reinserirsi nel mondo del lavoro, o di rimanerne a lungo al di fuori. Questo
è ancora più vero in presenza di minori opportunità di lavoro, come
accade nel Mezzogiorno dove risiedono prevalentemente le donne che non
lavorano. Quando conciliare è un arte da stratega: le neo-madri che
lavorano L’indagine dell’Istat consente di dare voce alle madri che
lavorano, chiedendo loro una valutazione soggettiva sull’esistenza o meno
di ostacoli che si frappongono alla conciliazione dei tempi del lavoro con
quelli familiari e, più in generale, di vita. Il 35,7% delle madri che
lavorano dichiara di avere delle difficoltà nel conciliare la vita
lavorativa con quella familiare. Gli aspetti più critici del lavoro svolto
risultano in particolare: ‘la rigidità nell’orario di lavoro’ (nel
senso di non poter entrare più tardi o uscire anticipatamente se
necessario, o usufr
. Le reti formali e informali per la cura dei bambini La
peculiarità del nostro Paese è ravvisabile nel ricorso intenso alla rete
di aiuti informale e alla solidarietà intergenerazionale. Sei bambini su
dieci sono affidati ai nonni quando la madre lavora. Questo avviene
principalmente per la carenza di servizi per l’infanzia: solo due bambini
su dieci frequentano un asilo nido pubblico o privato. L’analisi
territoriale rivela che, sebbene il modello di affidamento sia lo stesso in
tutte le ripartizioni, tuttavia il Mezzogiorno si distingue per
un’incidenza lievemente più bassa di bambini affidati ai nonni (52%
contro il 56% del Nord) e per una quota più elevata di bambini affidati
alla baby sitter (13% contro il 10% del Nord), ad altri familiari e
conoscenti (5% rispetto al 2% del Nord), o accuditi dagli stessi genitori
(11% contro l’8% del Nord). Le differenze più marcate si osservano,
tuttavia, quando si considerano gli asili nido: i bambini che frequentano un
nido pubblico sono solo il 6% nel Mezzogiorno, mentre sono il 13% al Centro
e il 15% al Nord. Questi risultati sono in accordo con la nota minore
disponibilità di servizi pubblici per l’infanzia nelle regioni
Meridionali. Il piacere e l’onere della cura dei nipoti grava sui nonni in
maniera decrescente passando dai primogeniti ai bambini di ordine
successivo. L’impegno richiesto ai nonni è quasi dimezzato per i bambini
del terzo ordine o più (36%), rispetto ai primogeniti (60%). Il fenomeno si
spiega, in parte, anche con il progressivo avanzare dell’età dei nonni
all’aumentare dell’ordine di nascita dei bambini. In secondo luogo,
l’opportunità di usufruire di un asilo pubblico aumenta per i bambini con
altri fratelli. A questo proposito è interessante considerare le soluzioni
adottate dalle donne con più di un figlio per l’accudimento degli altri
fratelli: mentre l’impegno richiesto ai nonni diminuisce considerevolmente
ed è pari all’11%, e anche il ricorso alla baby sitter scende al 2%, al
contrario si incrementa la proporzione dei bambini affidati si servizi per
l’infanzia e soprattutto alla scuola materna (46%). Un ricorso così
intenso ai nonni rappresenta un sicuro elemento di criticità del sistema:
la rete familiare è sovraccarica e le tendenze demografiche e sociali in
atto lasciano prevedere un suo ulteriore aggravio: si vive sempre più a
lungo e sempre più spesso le nonne hanno anche i loro anziani genitori di
cui occuparsi; il prolungamento dell’età pensionabile, riduce i nonni
potenzialmente in grado di occuparsi dei nipoti. Infine, un sistema di aiuti
basato prevalentemente sulla solidarietà intergenerazionale non è equo, in
quanto non lascia molte alternative a chi sui nonni non può contare.
Atteggiamento delle madri nei confronti dei servizi all’infanzia Le madri
mostrano atteggiamenti decisamente positivi nei confronti dei servizi per
l’infanzia. Esprimono delle motivazioni a favore di una scelta volontaria
per quanto riguarda il nido pubblico il 76% delle madri laureate o diplomate
e il 70% delle donne con titolo di studio più basso. Per quanto riguarda
l’asilo nido privato le proporzioni sono leggermente più basse
soprattutto per le donne con un titolo più elevato: hanno infatti scelto
volontariamente il nido privato circa il 70% delle laureate e delle
diplomate. Per una corretta interpretazione di queste proporzioni occorre
considerare che, verosimilmente, la scelta di un asilo nido privato è in
molti casi di “ripiego” rispetto alla scelta di un asilo pubblico:
queste percentuali non vanno quindi lette nel senso di una generale sfiducia
nei confronti delle strutture private, ma come una domanda potenziale di
posti in strutture pubbliche. A sostegno di quanto detto finora, le madri di
bambini che frequentano l’asilo nido esprimono generalmente un elevato
grado si soddisfazione rispetto alle modalità di cure ricevute dal bambino:
il 74,6% delle madri che affidano il bambino al nido pubblico è molto
soddisfatto del gioco e della stimolazione intellettiva, il 72%
dell’approccio educativo. Questo significa che il nido pubblico risponde
molto bene alle aspettative delle donne. La domanda potenziale di asili nido
È stato chiesto a tutte le madri che non mandano i bambini all’asilo se
avrebbero preferito questa soluzione e, se si, perché non hanno potuto dar
seguito alle loro preferenze. Tra le madri che non hanno mandato il proprio
figlio all'asilo nido il 28,1% ha dichiarato che, in realtà, avrebbe
voluto. Questa percentuale può essere interpretata come una domanda
potenziale di asili nido. Tuttavia, l’esperienza dimostra che più i
servizi all’infanzia sono diffusi e funzionano bene più ne aumenta la
richiesta: il nido diventa una scelta educativa di cui un numero sempre
crescente di madri vuole avvalersi. Le madri che vorrebbero fare uso dei
servizi all'infanzia, ma che non hanno potuto, dichiarano tra i motivi più
frequenti la mancanza di posti (22% circa), la carenza di asili nido nel
comune di residenza (21% circa) e la retta troppo cara (19%). È nel
Mezzogiorno che si registrano le percentuali più alte di madri che
denunciano l’assenza di asili nido nel proprio comune 34% contro il 15% di
quelle del Nord. Il lavoro domestico Un ultimo aspetto che occorre
considerare nel valutare il carico di lavoro che grava sulle neo-madri
riguarda il lavoro domestico. La divisione del lavoro familiare nel nostro
Paese è sbilanciata a svantaggio delle donne, anche quando queste lavorano
fuori casa. Il numero di ore svolte nelle attività domestiche e di cura
dalle donne risulta circa il triplo di quello degli uomini, e il divario non
si riduce di molto se si considerano individui occupati. Il carico di lavoro
per le madri si fa quindi ancora più pesante quando non hanno aiuti nello
svolgimento dei lavori in casa e non possono contare sulla collaborazione
del partner. Il 73% delle madri dichiara di non ricevere alcun aiuto per i
lavori in casa; tra chi, invece, lo riceve, nel 38% dei casi viene aiutato
da una collaboratrice domestica, nel 28% dal partner e nel 21% si ha di
nuovo il coinvolgimento dei nonni. La possibilità di ricevere aiuti per i
lavori domestici interagisce con le scelte di affidamento del bambino fatte
dalle famiglie. Il ricorso alla rete parentale, e in particolare ai nonni,
per l’affidamento dei bambini comporta un ricorso alla stessa rete per gli
aiuti domestici e più in generale si caratterizza per una divisione dei
lavori di casa e della cura dei bambini organizzata prevalentemente in
ambito familiare: nel 64% dei casi è la stessa madre ad occuparsi della
casa, nel 36% dei casi è il marito o il compagno della donna ad aiutarla
nei lavori domestici, nel 28% dei casi sono gli stessi nonni, mentre solo
nel 31% l’aiuto è esterno ed è fornito da una collaboratrice familiare.
Al polo opposto si trovano le famiglie che hanno scelto di affidare il
bambino prevalentemente ad una baby sitter che, come si è visto, spesso
svolge anche funzioni di collaboratrice domestica. Queste famiglie sono
quelle in cui oltre la metà delle donne ricevono aiuti per la casa e questi
aiuti sono forniti nel 74% dei casi da una collaboratrice familiare, nel 10%
dei casi dal marito, e soltanto nel 5% dei casi dai nonni.
L'UE APPOGGIA LO STORICO ACCORDO
SULL'ENERGIA FRA ISRAELE E L'AUTORITÀ PALESTINESE
Bruxelles, 3 dicembre 2003 - Uno storico accordo sulla cooperazione
energetica fra Israele e l'Autorità Palestinese é stato firmato ieri a
Roma, sotto gli auspici dell'Unione europea, alla presenza del Presidente
del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e della Vice-presidente della
Comissione europea Loyola de Palacio. L'intesa raggiunta mira a creare le
basi concrete per un dialogo energetico fra le due parti tramite
l'identificazione e la promozione di progetti di interconnessione di
reciproco interesse, da inserire nel quadro del partenariato
euromediterraneo sull'energia. Varie misure concrete sono state concordate:
la costruzione di un impianto comune di produzione di elettricità; lo
sviluppo di una interconnessione elettrica fra Gaza e Netivot e di una
interconnessione di gas fra Ashkelon e Gaza; la definizione di un quadro
comune per gli scambi e il commercio, bilaterali e regionali, di
elettricità; lo sviluppo della cooperazione sulle energie rinnovabili; la
definizione di una piattaforma comune per il controllo della cooperazione
energetica israelo-palestinese. Lanciato nel maggio scorso, questo
"dialogo energetico" - condotto da un gruppo tecnico tripartito di
cui fanno parte
la Commissione
europea, Israele e l'Autorità palestinese - si é svolto in varie fasi, a
Atene, Gerusalemme e a Roma (da giugno a settembre) con la partecipazione
della Presidenza dell'Ue. "Cosi' come é avvenuto per i paesi europei
dopo la seconda guerra mondiale" ha detto Loyola de Palacio,
vice-presidente responsabile per i Trasporti e l'energia, "anche questo
dialogo deve essere un fattore di riavvicinamento e di cooperazione, che
permetta di superare le contrapposizioni e I conflitti e di impegnarsi
risolutamente sulla strada dell'interdipendenza e della solidarietà".
"A questo proposito" ha aggiunto "la dichiarazione congiunta
fra Israele e l'Autorità palestinese é emblematica e rappresenta per tutte
le parti un autentico messaggio di speranza".
LE PROPOSTE DELL'AUTORITÀ PER
RIDURRE LE INTERRUZIONI LOCALI DEL SERVIZIO ELETTRICO NEL PERIODO 2004 -
2007: NUOVA CONSULTAZIONE CON I SOGGETTI INTERESSATI
Milano, 3 dicembre 2003 - L'autorità per l'energia elettrica e il gas ha
diffuso ieri un documento per la consultazione per la regolazione della
continuità del servizio di distribuzione dell'energia elettrica per il
prossimo quadriennio. Il documento è disponibile su internet al sito
www.Autorita.energia.it Fra le principali novità previste per il periodo
2004 - 2007 vi è quella di una maggior tutela dei clienti "serviti
peggio" che verrebbe realizzata con l'introduzione di un tetto al
numero di interruzioni annue per un cliente in media e alta tensione e di
rimborsi individuali per quelli che subiscono troppe interruzioni. Viene
definita inoltre la "liberalizzazione" dei contratti per la qualità,
introducendo la facoltà, per le imprese fornitrici e i clienti finali, di
stipulare propri contratti con livelli di qualità diversi e migliorativi
rispetto a quelli stabiliti dall'Autorità, con premi annui a carico dei
clienti o rimborsi per mancato rispetto. Il documento prevede infine un
ulteriore rafforzamento della regolazione attualmente in vigore che
definisce per ogni area del paese precisi obiettivi annui di riduzione della
durata media delle interruzioni generate in ambito locale e un meccanismo di
incentivi e penalità per i distributori. Nel complesso il documento
definisce meglio le proposte avanzate dall'Autorità nel luglio scorso in
materia di continuità (interruzioni) del servizio di distribuzione già
sottoposte ad un ampio giro di consultazione e di audizioni con tutti i
soggetti interessati. Per quanto riguarda le proposte in materia di qualità
commerciale (rapporti contrattuali tra fornitori e clienti dei servizio di
distribuzione, misura e vendita dell'energia elettrica) l'Autorità ritiene
sufficiente la consultazione conclusa: il provvedimento che verrà emanato
terrà conto delle osservazioni pervenute e in particolare delle proposte di
semplificazione avanzate da alcuni operatori. Per definire meglio la
regolazione delle interruzioni locali sulle reti di distribuzione, aderendo
anche alla richiesta dei soggetti interessati, l'Autorità ha ritenuto
opportuno raccogliere ulteriori contributi e osservazioni dai soggetti
interessati che potranno arrivare sino al 12 dicembre 2003.
LA COMMISSIONE EUROPEA AUTORIZZA
L'ASSUNZIONE DA PARTE DELLA PREEM DEL
CONTROLLO ESCLUSIVO SULLA RAFFINERIA SVEDESE SCANRAFF
Bruxelles, 3 dicembre 2003 -
La Commissione
europea ha approvato l'acquisizione da parte della società petrolifera
svedese Preem della partecipazione del 25 % detenuta da Norsk Hydro nella
raffineria svedese Scanraff, che è attualmente un'impresa comune fra le due
società. Il passaggio dal controllo congiunto al controllo esclusivo non
suscita preoccupazioni dal punto di vista della concorrenza, poiché
continueranno ad esistere concorrenti forti sul mercato. La raffineria
Scanraff è situata a Lysekil, sulla costa occidentale della Svezia.
La Scanraff
è attualmente controllata congiuntamente dalla Preem e dalla Norsk Hydro,
con partecipazioni rispettivamente del 75% e del 25%. Come conseguenza della
transazione proposta Preem acquisirà il controllo al 100% della raffineria
Scanraff .
La Preem
è una società svedese che si occupa di distribuzione, al dettaglio e non,
di prodotti petroliferi raffinati (benzina, diesel, gasolio e olio
combustibile), tramite organizzazioni di commercializzazione proprie e
distributori di benzina. Preem possiede una seconda raffineria,
la Preemraff
, anch'essa situata sulla costa occidentale della Svezia.
La Commissione
ha esaminato gli effetti della transazione sul mercato della vendita non al
dettaglio di carburante e sul mercato a valle della vendita di carburanti al
dettaglio. L'analisi ha concluso che l'acquisizione proposta non dà adito a
preoccupazioni dal punto di vista della concorrenza, poiché le quote di
mercato dell'entità derivante dall'operazione non sono molto elevate e
parecchi concorrenti forti, quali Shell, Statoil e Fortum, rimarranno sul
mercato.
SERVIZI PUBBLICI: IN LOMBARDIA MEGLIO
CHE IN ITALIA MA SU RIFIUTI E MEZZI PUBBLICI C’È ANCORA DA FARE
Milano, 3 dicembre 2003. I servizi pubblici? Bene energia elettrica e gas,
ma su rifiuti e mezzi pubblici c’è ancora da fare. E’ questo il
giudizio dei lombardi che emerge da un’elaborazione della Camera di
Commercio di Milano su dati Istat, Dipartimento del Tesoro, Ministero
Ambiente, Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, Federgasacqua,
Comune di Milano per l’anno 2000 e 2001. L’energia elettrica vede così
il consenso del 95,7% delle famiglie e il gas si fa apprezzare dal 94,1%,
anche se circa l’8% non accede al metano. Un dato comunque molto superiore
alla media italiana, dove quasi il 30% non è collegato. Il contenitore dei
rifiuti? Troppo lontano per un lombardo su cinque. Comunque nella media
italiana. Ancora poco accessibile soprattutto la raccolta differenziata: per
plastica, lattine e farmaci, raggiunti facilmente da circa un lombardo su
due. Ma con lombardi comunque ben più soddisfatti della media italiana,
circa del 10%. E nei trasporti si usa ancora troppo la macchina, scelta dal
37,9% degli studenti e preferita dalla grande maggioranza dei lavoratori, il
72,4%. Anche qui il dato è comunque inferiore alla media italiana, anche se
solo di un paio di punti. E intanto i prezzi aumentano, proprio per il
trasporto pubblico (extraurbani +1,1%) mentre si riducono i costi di luce e
gas (-1,5% e –6,4%). E, a sorpresa, i prezzi di beni e servizi
liberalizzati aumentano di più di quelli controllati (2% contro 0,1%),
anche se restano sotto l’indice generale (2,5%). Se ne è parlato oggi al
Consiglio all’incontro dei consiglieri della Camera di Commercio, aperto
ai rappresentanti delle public utilities “Tra liberalizzazione e
privatizzazione”, con la partecipazione di Giuseppe Bencini, Presidente
Amsa, Giulio Burchi, Presidente Mm, Aldo Scarselli, Consigliere
d’Amministrazione Aem, Presidente Consorzio Milano Sistema, Bruno Soresina,
Presidente Atm. “In una realtà sempre più globalizzata - Carlo Sangalli,
presidente Camera di Commercio di Milano – le città si confrontano sempre
più sui servizi pubblici, la qualità dei quali è indicatore di qualità
della vita. Stiamo passando da una logica di alta tassazione generale e
basso livello delle tariffe ad una situazione capovolta. E questo è
importante non solo perché si paga in base ciò che si usa, ma soprattutto
perché il livello delle tariffe dipende dal livello dell’offerta dei
servizi. E questo è una forma di controllo diffuso e di stimolo a fare
meglio”. Public utilities. Questa definizione comprende tutti i servizi
pubblici in via di privatizzazione. Tra questi troviamo la raccolta dei
rifiuti, le forniture di energia elettrica, gas e acqua, i trasporti
pubblici. Produzione di rifiuti. In questo settore osserviamo un aumento tra
il 1999 e il 2000, secondo le elaborazioni del Ministero dell’Ambiente su
dati Istat. Per
la Lombardia
, la quantità di rifiuti raggiunge nel 2000 4.279.970 di tonnellate,
472 kg
per singolo abitante all’anno (sono
501 kg
a livello italiano), e un aumento annuo della produzione di rifiuti del
3,92% e del 3,39% per abitante. Il 20,5% delle famiglie denuncia problemi
nel raggiungere i contenitori di rifiuti. Prezzi: quanto aumentano? I prezzi
delle public utilities a livello nazionale aumentano diversamente, a seconda
del servizio in questione. Secondo le elaborazioni del dipartimento del
tesoro, tra il 2001 e il 2002 guidano l’aumento i trasporti marittimi
(8,9%), seguono i rifiuti solidi urbani (3,5%) i trasporti urbani (3,4%),
l’acqua potabile (2%), i trasporti extraurbani (1,1%), i trasporti
ferroviari (0,7%). Diminuiscono i costi per elettricità (-1,5%) e gas di
erogazione (-6,4%). L’acqua potabile, secondo la tariffa media a ciclo
idrico, in tutta Italia costa meno a Milano (47 cent. M. Cubo) e Lecco (51
cent.). Per quanto riguarda il costo del gas per riscaldamento nel 2002,
Milano si attesta in una posizione intermedia per il costo netto (35,3
centesimi di euro al metro cubo). Il costo lordo, a causa delle tasse, è
tra i più alti (63,3 centesimi di euro al metro cubo). Prezzi: crescono
meno le tariffe controllate. I beni e servizi liberalizzati aumentano di più
di quelli controllati a livello nazionale (2% contro 0,1%), anche se restano
sotto l’indice generale (2,5%). Ad esempio i medicinali a prezzo libero
crescono del 2,3% e quelli controllati scendono del –3,7%. Le tariffe dei
trasporti controllati urbani e ferroviari sono salite del 3,4% e dello 0,7%
mentre quelle dei voli aerei liberalizzati del 4,6%. Soddisfazione: che cosa
pensano delle public utilities i cittadini lombardi? Per il settore energia
elettrica, il 95,7% in Lombardia delle famiglie intervistate si dichiara
soddisfatta nel servizio nel complesso, secondo i dati del 2001 (contro il
92,4% degli italiani). Percentuale che scende per la frequenza della lettura
del contatore (81,2%) e informazioni sul servizio (79,7%). Per il settore
del gas, il 92,2% delle famiglie intervistate nel 2001 è allacciata alla
rete (72% gli italiani). Il 94,1% si dichiara soddisfatto del servizio nel
complesso (94,9% gli italiani), soddisfazione che scende per la
comprensibilità della bolletta (84,7%) e informazione sul servizio (83,5%).
Per i contenitori della raccolta differenziata, il 60,3% dichiara di
raggiungere facilmente i contenitori della carta (52,3% gli italiani),
percentuale simile per il vetro (74,2% contro il 56,5% nazionale), per i
contenitori in plastica per alimenti (55,3% e 43,2%) e rifiuti organici
(51,6% e 42,1%). Più bassa la soddisfazione per la facilità nel
raggiungere i contenitori per la raccolta differenziata di farmaci (46,8% e
32,7%), batterie (36,4% e 26,1%), e lattine in alluminio (43,9% e 32,1%).
Uso: quanto usano le utilities i lombardi, studenti e lavoratori? Nel
settore trasporti, il 73,5% dei giovani lombardi, soprattutto studenti
(69,5% italiani), usa i trasporti per recarsi al luogo di studio,
principalmente in auto (37,9% e 36,7%), in pullman o corriera (13,6% e
12,2%), in tram e bus (9,7% e 12%), con pullman aziendale o scolastico (6,3%
e 6,1%) e in treno (10,6% e 6,4%). Il 62% impiega meno di 15 minuti (60,6%
italiani), il 17,5% oltre 31 minuti. Per quanto riguarda i lavoratori, il
72,4% si reca al luogo di lavoro in automobile (74% italiani), il 3,5% usa
il treno, il 6,1% tram e bus, la metropolitana il 5,1%, l'1,9% pullman e
corriere. Il 45,5% impiega meno di 15 minuti, il 18,7% oltre 31 minuti.
INIZIATIVA CNA MILANO
DELEGAZIONE GIAPPONESE IN VISITA IN BRIANZA
Cesano Maderno, 3 dicembre 2003 - La sede provinciale di Milano della Cna
– Confederazione Nazionale dell’artigianato e della piccola e media
impresa – ha promosso un meeting commerciale fra imprenditori brianzoli e
una delegazione di operatori giapponesi. Questa iniziativa risponde sia alle
esigenze degli associati Cna, che vedono aprirsi la possibilità di
incontrare un nuovo mercato, sia a quelle degli operatori giapponesi
interessati ad allacciare relazioni commerciali per acquisire i prodotti di
qualità garantiti dalla forte tradizione brianzola. L’obiettivo è quello
di sviluppare nuove partnership commerciali tra i due paesi attraverso il
confronto e la conoscenza approfondita delle particolari esigenze del
mercato giapponese, facendo leva sulla grande flessibilità del settore
artigiano, per arrivare ad interpretare correttamente le aspettative dei
partner orientali. Oltre alla soddisfazione dell’obiettivo commerciale, la
missione si pone anche traguardi culturali. Sviluppata seguendo un percorso
di visita nelle tipiche piccole imprese brianzole, attive in settori di
particolare interesse come la produzione mobiliera, pelletteria e
bigiotteria, la giornata è, infatti, caratterizzata, durante la sosta a
Cesano Maderno, da una visita guidata a Palazzo Arese Borromeo. A fare gli
onori di casa è stato il sindaco di Cesano Maderno, Pier Luigi Ponti,
accompagnato dagli assessori Aldo Strada (Attività Produttive) e Paolo
Vaghi (Cultura e Turismo).
GIANVITTORIO GANDOLFI,
PRESIDENTE E AMMINISTRATORE DELEGATO DELLA 17 HOLDING S.P.A RINGRAZIA
VACANZE ITALIENE
Milano 3 dicembre 2003 - Gianvittorio Gandolfi, Presidente e Amministratore
Delegato della 17 Holding S.p.a (società capogruppo della Cit S.p.a e di
Progetto Italiano S.p.a) a seguito della revisione della decisione
governativa, che individuava in Scanzano Jonico l’unica sede per la
realizzazione del deposito nazionale delle scorie nucleari, intende
pubblicamente ringraziare tutti i dipendenti di Vacanze Italiane, impegnati
nell’assistenza ai presidi, che hanno condiviso insieme ai vertici
dell’azienda la preoccupazione del momento ma, allo stesso tempo,
l’impegno e la fiducia per una soluzione equa del problema; inoltre
ringrazia: tutti i cittadini di Scanzano Jonico e dei paesi limitrofi; tutte
le istituzioni: il governo nazionale, il governo regionale della Basilicata,
l’Amministrazione Provinciale di Matera, l’Amministrazione Comunale di
Scanzano Jonico; i parlamentari della Basilicata, i segretari regionali di
tutti i partiti politici; le organizzazioni sindacali; le organizzazioni di
categoria, con particolare riferimento all’Unione Industriali di Matera
che svolto, come sempre, la sua azione a tutela e per lo sviluppo del
tessuto imprenditoriale del Metapontino; tutti i comitati organizzatori dei
presidi di protesta pacifica; le
istituzioni religiose, con un particolare ringraziamento al Parroco di
Scanzano Jonico; - tutta la società civile e le associazioni di
volontariato che hanno sostenuto le iniziative; - i cittadini e le
Istituzioni delle regioni limitrofe Puglia, Calabria e Campania. Il Dott.
Gandolfi il giorno 10 dicembre p.V. Presso il villaggio Torre del Faro di
Scanzano Ionico avrà il piacere di incontrare la stampa ,i dipendenti di
Vacanze Italiane con le rispettive famiglie e tutti coloro sopra citati che
liberi dai propri impegni ,gradiscono partecipare all’incontro.
Gianvittorio Gandolfi auspica di poter continuare a lavorare insieme per
un’azione comune di sviluppo dell’area del metapontino, sapendo che
qualsiasi difficoltà potrà essere superata insieme nel segno di una
reciproca fiducia in un futuro migliore.
UNA NUOVA CARTA DEL
TERRITORIO MONDIALE CONTRIBUISCE ALLA PREVISIONE E ALLO STUDIO DEI
CAMBIAMENTI CLIMATICI
Bruxelles, 3 dicembre 2003 - Una carta del territorio mondiale, che offre
una panoramica della vegetazione e della copertura del suolo del pianeta, è
stata presentata dal Centro comune di ricerca (Ccr) della Commissione
europea e da oltre 30 partner, in occasione di una conferenza tenutasi il 26
novembre a Baveno (Italia). "Glc2000" è una banca dati della
copertura globale del suolo, capace di migliorare le conoscenze sul
cambiamento climatico e di consentire agli scienziati di fare previsioni più
accurate sui disastri naturali e provocati dall'uomo. Essa è stata portata
a termine da una partnership internazionale di oltre 30 organizzazioni di
ricerca, coordinata dal Ccr. Nel commentare i risultati del progetto, il
commissario europeo per
la Ricerca Philippe
Busquin ha dichiarato: "Grazie alla collaborazione, scienziati di tutto
il mondo ci hanno fornito un quadro unico e preciso dello stato della
superficie del nostro pianeta all'alba del terzo millennio. Questa mappatura
esaustiva ci consente di monitorare al meglio gli effetti del cambiamento
climatico e dell'attività umana sulla natura". Il monitoraggio della
copertura mondiale del suolo rappresenta uno dei settori chiave
dell'iniziativa congiunta della Commissione e dell'Agenzia spaziale europea
sul sistema di monitoraggio globale per l'ambiente e la sicurezza (Gmes).
Oltre a migliorare lo studio scientifico di ecosistemi, biodiversità e
cambiamento climatico, il progetto "Glc2000" contribuirà anche a
perfezionare le previsioni meteorologiche e ad anticipare vari tipi di
disastri, come alluvioni, incendi e ondate di caldo. Prima del lancio di
"Glc2000", gli scienziati che lavoravano in settori quali la
modellizzazione del clima, la gestione delle risorse e gli studi sugli
ecosistemi basavano le loro conclusioni sulle osservazioni satellitari
raccolte tra il 1992 e 1993. Tuttavia, dall'inizio degli anni '90, si sono
verificati cambiamenti significativi al livello della copertura del suolo
del pianeta. Ad esempio, dal 1993, ogni anno sono già scomparsi circa sei
milioni di ettari di foresta tropicale umida. La scienza, intanto, ha fatto
dei passi in avanti con il lancio nello spazio di nuovi sensori più
sofisticati e gli esperti hanno migliorato le metodologie utilizzate per
analizzare i dati delle mappe di copertura del suolo. Nell'ambito
dell'iniziativa "Glc2000", dal 1° novembre 1999 al 31 dicembre
2000 sono state effettuate osservazioni quotidiane della superficie del
pianeta, utilizzando il sensore "Vegetation" installato a bordo
del satellite Spot-4. All'iniziativa internazionale ha contribuito un
consorzio di partner europei composto da Commissione europea, Centro
nazionale francese di studi spaziali, Consiglio spaziale nazionale svedese,
Agenzia spaziale italiana e Ufficio belga delle scienze e delle tecnologie.
Come è avvenuto in Europa, esperti locali di tutto il mondo hanno
effettuato la mappatura delle rispettive regioni finché non è stato
ottenuto un quadro completo del pianeta. Il Ccr ha poi analizzato le mappe
regionali e le ha utilizzate per creare la banca dati "Glc2000".
Questa nuova mappa presenta nel dettaglio 22 tipi di copertura del suolo,
che vanno dalle foreste, i terreni agricoli e le città, fino ai deserti e i
nevai perenni. La presentazione di "Glc2000" alla conferenza di
Baveno è stata seguita da una riunione del gruppo intergovernativo ad hoc
"Osservazione della Terra" (Geo). I partecipanti hanno discusso
gli sviluppi di un piano decennale volto a realizzare un sistema (o un
insieme di sistemi) completo, coordinato e permanente per l'osservazione
terrestre. La prima riunione sul tema si è svolta nell'agosto
2003 a
Washington Dc, subito dopo il primo Vertice sull'osservazione della Terra,
in occasione del quale era stato istituto il gruppo. Infolink: http://www.Gvm.jrc.it/glc2000/defaultglc2000.htm
I SEGRETI DELL’ACQUA
SVELATI A ROMA
Roma, 3 dicembre 2003 - L’acqua ha avuto un ruolo fondamentale nello
sviluppo della civiltà sul Pianeta e ancora maggiore sarà la sua influenza
sulla vita e sulla crescita dell’umanità in futuro. Da questa
considerazione prende spunto il convegno internazionale The basis of
civilization–water science?, che si terrà a Roma presso la sede del
Consiglio nazionale delle ricerche, dal 3 al 6 dicembre, a conclusione
dell’Anno internazionale dell’acqua. “E’ evidente che il progresso,
nel passato così come nel futuro, si basa sulle conquiste scientifiche e
sulle loro applicazioni”, spiega Lucio Ubertini, direttore dell’Irpi,
Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica, del Cnr di Perugia.
“E’ per questo che nei quattro giorni del convegno verranno illustrate,
da esperti di diverse discipline e nazionalità, le conquiste raggiunte nel
corso dei secoli nei diversi settori legati all’acqua e al suo
utilizzo”. Al simposio, organizzato dall’Iahs, Associazione
internazionale di scienze idrologiche, e dall’Irpi - Cnr, sotto l’egida
dell’Unesco, partecipano, tra gli altri, Kuniyoshi Takeuci, presidente
dell’Iahs, Giovanni Puglisi, segretario generale del Consiglio nazionale
italiano per l’Unesco, Andreas Szollosi Nagy, segretario del Programma
internazionale idrologico, Shalini Dewan, direttore del Centro informazioni
delle Nazioni Unite in Italia. A conclusione della prima giornata è
previsto, inoltre, l’intervento di Altero Matteoli, ministro
dell’Ambiente e della tutela del territorio.Le quattro giornate sono
divise in sei sessioni. Nella prima si traccia una panoramica
dell’avanzamento conoscitivo e tecnologico relativo all’acqua, con
testimonianze che mettono a confronto esperienze geograficamente lontane,
quali quella relativa all’approvvigionamento di acqua e allo sviluppo
nella città di Hong Kong, alla quale segue un intervento sull’uso del
modello dell’Italia centrale nell’amministrazione della risorsa idrica.
La seconda sessione esamina e valuta le molteplici iniziative che sono state
realizzate nel corso del 2003 per celebrare l’anno dell’acqua. Le
tendenze in atto per ridurre i rischi, sia di origine naturale che umana,
legati all’acqua vengono illustrate nella terza sessione del convegno. In
questa occasione viene presentato, tra gli altri, uno studio condotto dalla
sezione calabra dell’Irpi - Cnr sulla piovosità nell’Italia meridionale
dal 1821 al
2001, in
cui si evidenzia una tendenza al calo pluviometrico, più accentuato nelle
zone in cui la piovosità è maggiore. Un intervento dell’Irpi che
sottolinea come il ricorso ai moderni algoritmi permetta di migliorare le
previsioni riguardanti le piene dei fiumi è presente nella quarta sessione,
dedicata al problema della siccità e delle piene. Consigli per una corretta
gestione del patrimonio idrologico vengono forniti, invece, nella quinta
sessione, allo scopo di favorire una crescita della collaborazione tra
studiosi e amministratori pubblici. Nell’ultima sessione gli esperti che
hanno preso parte alle quattro giornate si riuniscono in una tavola rotonda
aperta al pubblico per programmare gli interventi per il futuro. Per
informazioni: Lucio Ubertini, direttore dell’Irpi - Cnr, tel. 075/5014411,
cell. 329/4104412
ERAFUOCO ESPOSIZIONE DI RICERCA AVANZATA
SETTIMA EDIZIONE DELLA BIENNALE DEDICATA ALLA RICERCA SCIENTIFICA SECONDO
APPUNTAMENTO TEMATICO DEDICATO AI QUATTRO ELEMENTI
Trieste, 3 dicembre 2003 – E’ aperta fino al 5 dicembre la settima
edizione di Era Esposizione di Ricerca Avanzata, la rassegna che ogni due
anni torna a Trieste per raccontare la scienza al grande pubblico. Come
nella passata edizione, il tema di Era 2003 è uno dei quattro elementi:
quest’anno l’appuntamento è con il “fuoco”. Alla presenza di Paola
De Paoli, presidente dei giornalisti scientifici italiani (Ugis), la
manifestazione ha aperto i battenti, sabato 22 novembre, con il convegno
inaugurale dedicato all¹idrogeno. Ricercatori del Consiglio Nazionale delle
Ricerche, dell’Enea, di Eni Tecnologie e dell¹Istituto Nazionale di
Oceanografia e Geofisica Sperimentale-ogs hanno illustrato al pubblico gli
scenari energetici del futuro. E’ proprio l’energia il tema principale
della manifestazione che rimarrà aperta alla Stazione Marittima fino al 5
dicembre: due settimane per conoscere, nella splendida cornice della città
di Trieste, l¹attività di ricerca svolta in importanti istituti
scientifici. L¹esposizione principale – “Energia: dal fuoco alle future
fonti energetiche” - accompagna i visitatori alla scoperta dell’energia
attraverso un percorso strutturato in due sezioni: “amico fuoco” e
“incontri di fuoco”. I protagonisti della ricerca scientifica svelano al
pubblico i segreti dell¹energia solare, geotermica, chimica, delle fonti
alternative di energia e della meteorologia, ma anche la forza devastante
dei fulmini, la pericolosità degli incendi e l’attività di prevenzione e
repressione. Dal sistema fotovoltaico “Photovoltaic Water Pumping Systems²
dell¹International Centre for Science and High Technology e i magneti di
Sincrotorne Trieste, due centri operativi in Area Science Park, al grande
tornado di vapore del Centro Internazionale di Fisica Teorica, dal metodo
Seisbit dell’Ogs per lo studio geofisico delle aree circostanti i pozzi
petroliferi al filtro meccanico, nello stand dell¹Infn, di Virgo, il
rivelatore di onde gravitazionali. Il prototipo di una bicicletta elettrica
a idrogeno, Scenic 300 di Enea, e il ciclomotore a idrogeno realizzato dall¹Istituto
Motori del Cnr proiettano infine i visitatori nel futuro della circolazione
nei centri urbani. Una mostra sulla vulcanologia – “Magma, il fuoco
della Terra” propone poi un viaggio alla scoperta della forza indomita
della natura: l¹eruzione dei vulcani. Lapilli, pomici, vari tipi di lava e
sorprendenti filmati conducono il pubblico tra esplosioni, colate
incandescenti e fiumi di fuoco. La sezione sugli scavi di Pompei, infine,
ricorda l¹evento catastrofico che invase la città nel 79 d.C. Era propone
inoltre un ricco calendario di incontri con scienziati e divulgatori rivolti
al mondo della scuola, un ciclo di conferenze per il grande pubblico e offre
l¹occasione, durante il weekend, di conoscere le antiche tecniche di
accensione del fuoco grazie alle dimostrazioni del Laboratorio di
archeologia sperimetale e di ammirare i maestri vetrai di Murano all¹opera
per realizzare pregievoli capolavori in vetro. Le scuole possono prenotare
per seguire le conferenze e per le visite guidate telefonando ai seguenti
numeri 040 3755565 - 3755567. Infolink: www.Globo.trieste.it
LAUREATI IN ECONOMIA
Torino, 3 dicembre 2003 - Mercoledì 24 novembre 2003 si è riunita prima
l’Assemblea e poi il Consiglio Direttivo dell’Atlec (Associazione
Torinese Laureati in Economia) per il rinnovo degli incarichi sociali. Essi
risultano così attribuiti:: Presidente: Enrico Gennaro; Vice presidenti:
Licia Idda (Coordinamento Relazioni Esterne); Lorenzo Notarpietro
(Coordinamento Eventi); Salvatore Taverna (Coordinamento rapporti con Club
ed Associazioni); Responsabili di attività: Segreteria: Federica Antonaci ;
Programmazione Eventi: Tachi Pesando; Gruppo Soci Benemeriti: Roberto
Concaro; Rapporti con Università: Giovanni Bocchino; Rapporti con Scuola di
Applicazione: Cap. Davide Stellario; Tesoriere: Sergio Galantucci ; Rapporti
con la stampa: Claudine Frangiamore (Socio Junior) Stefano Gaglia (Socio
Junior) ; Webmaster: Paolo Tiso; Rapporti con Ordine Dottori Commercialisti:
Silvia Mellica . Revisori dei conti: Giovanni Bocchino; Silvana Secinaro;
Albano Verra.
GIANCARLO GIANNINI DISCUTE IN BOCCONI DELLA
GOVERNANCE DEL MERCATO ASSICURATIVO IL PRESIDENTE DELL’ISVAP PARLRTA'
DELLA GESTIONE DEL MERCATO ASSICURATIVO IN ITALIA E FORNIRÀ IL PUNTO DI
OSSERVAZIONE DELL’AUTORITÀ DI VIGILANZA SUI TEMI PIÙ ATTUALI.
Milano, 3 dicembre 2003: La complessa problematica del governo del mercato
assicurativo in Italia e i temi più attuali che interessano il settore
saranno al centro dell’incontro con Giancarlo Giannini, Presidente dell’Isvap
(l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse
collettivo), organizzato dal Corso di Laurea in Scienze Giuridiche (Clsg) e
dall’Istituto di Diritto Comparato Angelo Sraffa (Idc) dell’Università
Bocconi, in collaborazione con la rivista Responsabilità Civile e
Previdenza. L’incontro sarà introdotto da Giovanni Iudica, direttore del
Clsg, e da Sergio Paci, direttore del Cerap, il Centro di ricerche
Assicurative e previdenziali della Bocconi, e prosegue la serie di incontri
organizzati da Clsg e Idc sui temi giuridici di maggiore interesse
scientifico e didattico. Il Corso di laurea in giurisprudenza (Clg)
quadriennale della Bocconi venne lanciato nell’anno accademico 1999-2000 e
nel 2001 è stato ristrutturato, seguendo le indicazioni della riforma
universitaria, diventando il triennale Corso di laurea in scienze giuridiche
(Clsg), ma mantenendo sempre la sua valenza di corso di laurea innovativo
che sa coniugare la giurisprudenza all’economia. Mercoledì 3 dicembre,
ore 10.30 Aula Magna, Via Gobbi 5, Milano.
VERTENZA TRENITALIA: FERMEZZA FINO IN FONDO
Roma, 2 dicembre 2003 - Le associazioni di categoria invitano le imprese del
settore a rigettare le pressioni indebite di Trenitalia, esercitate per la
difficoltà in cui si trova il monopolista ferroviario grazie alla fermezza
dei titolari delle agenzie di viaggio italiane. Anche con l’ultima
comunicazione scritta da Trenitalia (dell’1/12) oltre che con tutte le
fuorvianti comunicazioni verbali rilasciate dai singoli responsabili
commerciali, l’azienda dimostra la difficoltà in cui si trova rispetto
all’azione e alla sua fermezza esercitata dalle agenzie di viaggio che
hanno subito il tentativo di un’imposizione forzata di un regime
commissionale non equo che non riconosce il diritto ad una giusta
remunerazione, la professionalità degli operatori, gli investimenti
effettuati e/o da effettuarsi, il lavoro degli addetti. Va poi segnalato che
il contratto trasmesso da Trenitalia contiene alcuni errori materiali come
ad esempio quello contenuto nell’art. 14 che opera un rimando
all’allegato sbagliato. In tal senso invitiamo le imprese a rinviare, con
raccomandata a/r alle ferrovie, il contratto ricevuto, irricevibile per
l’errore contenuto al citato articolo che opera un rimando erroneo
destinato a disciplinare proprio la parte economica. In una fase di mercato
come quella attuale è fondamentale, per il futuro delle imprese, confermare
la forza e la fermezza già dimostrata in occasione dello sciopero e nel
rifiuto a firmare un contratto che non rispetta il valore aggiunto offerto
dalla rete agenziale italiana.
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