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NOTIZIARIO WEB & contributi
di MERCOLEDI'
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Le Monde 13/1/2004 « L'INDIA, APOSTOLO DI UNA LIBERALIZZAZIONE
MODERATA » ...Accanto a dragoni ed altre tigri asiatiche, l'India
è spesso paragonata ad un elefante per ironizzare su quelle che per
molto tempo furono le sue mediocri performances e le sue difficoltà a
mediare tra gli orpelli di un?economia pianificata e la modernità del
liberalismo. La recente impennata della crescita, 7% nel 2003 e 9%
prevista per quest'anno, la reputazione planetaria dei suoi informatici
ed il successo dei suoi "call centres" di aziende estere,
tendono a coprire questa immagine, malgrado l'India risponda alle sirene
della mondializzazione, essa continua tuttavia a seguire i suoi ritmi,
vale a dire, lentamente e senza rinnegare l'eredità ideologica
anti-imperialista e di intervento statale. La conversione ufficiale dell'India
alle prescrizioni dell'economia liberale,è recente. Risale al 1991,
quando dovendo fare i conti con le casse vuote dello stato, il governo,
guidato dal vecchio partito del Congresso, fu costretto ad una virata a
360° per beneficiare del sostegno del Fondo Monetario Internazionale (FMI):10
miliardi di $ per un piano di aggiustamento strutturale e di riforme.Tuttavia,
l'entrata in scena dei "Whashington boys" non si è tradotta,
come per l'America latina, l?Africa, e più recentemente, la Russia,in
un sistematico ritiro dello stato, la massiccia privatizzazione delle
imprese pubbliche e l'apertura accelerata dei mercati ai prodotti
esteri. L'India, dopo anni, in cui si sono alternate al potere tutte le
tendenze dello scacchiere politico, sole o come coalizioni allargate,
dirige una transizione progressiva e difende, in nome dell'interesse
nazionale, il ricorso puntuale al protezionismo. Cio? che viene definito
dal (BJP)Bharatiya Janata Party, partito alla testa della coalizione al
potere, e sostenuto dalle ultime elezioni regionali di dicembre come? un
liberalismo calibrato?. Presso l'OMC(Organizzazione Mondiale per il
Commercio), gli indiani sono i campioni nei provvedimenti antidumping,
che vietano o limitanol'importazione dei prodotti esteri. Dal'95 sono
passati circa circa 250 provvedimenti. I dazi doganali sono mediamente
oltre il 30%, ma sono più alti quelli di certi prodotti agricoli, per i
quali il commercio è strettamente regolamentato a garanzia della
sicurezza alimentare, che deve assicurare ai contadini ( 2/3 dei
lavoratori) un reddito sufficiente e tenere lontano il rischio della
fame. Nell?industria, le piccole aziende, le'cottages industries', hanno
il monopolio su di una lista di 821 prodotti (tra cui i giocattoli),
allo scopo di impedire alle più grandi, e in ultimo alle
multinazionali, di prender piede nel settore. E? ben nota anche l'altra
faccia della medaglia:l'accumulo di deficit pubblico che indebolisce le
capacità di investimento statale, particolarmente nelle infrastrutture,
una miriade di imprese pubbliche, mezze in fallimento....Ma per il
momento il problema non è esattamente quello di accelerare il passo
delle riforme, che rischierebbero a breve di avere un costo sociale
elevato. Questa via di mezzo adottata dall'India è il risultato di un
vivacissimo dibattito tra intellettuali ed economisti di alto livello.
La maggior parte dei quali è segnata da una tradizione marxista,
alimentata da quarant?anni di pianificazione.?Ma molti hanno finito per
aderire alla critica al modello Nehru, che ha iniziato a farsi sentire
negli anni?80, - osserva Jean-Luc Racine, direttore al CNRS -, senza
tuttavia disinteressarsi alle conseguenze sociali di una conversione al
liberalismo. Tra gli innumerevoli 'think tanks', che danno vita ai
lavori su cio'che dovrebbe essere la mondializzazione ed il modo con cui
l?India ne puo? trarre vantaggio, l'Indian Council for Research on
International Economics (ICRIER) di Dehli, occupa un posto importante.
Vi si incontrano molti ex funzionari delle istituzioni finanziarie
internazionali e membri dell'amministrazione statale indiana.Il loro
obbiettivo: dare delle scadenze all?economia Indiana, che le permettano
di mettersi al passo con i vicini. Qui lo scopo non è di andare contro
la globalizzazione, ma una volta ancora di poter far giocare al paese le
carte migliori. Totalmente diverso è il discorso che esce dal
Dipartimento di Economia della Jawaharlal Nehru University di Dehli,
dove insegna Jayati Gosh.Questa intellettuale di punta nell'ambiente
della sinistra radicale, tiene da una decina d'anni una rubrica sulla
rivista Frontline, dove fa una critica sistematica della
mondializzazione liberale. Pagina 1 Pagina 2 Pagina 3 Pagina 4 Pagina 5 Pagina 6 Pagina 7
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