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Notiziario Marketpress di Mercoledì 27 Giugno 2007
ACCORDO PER RICONVERSIONE PRODUTTIVA ZUCCHERIFICIO DI PORTO VIRO  
 
Prende il via il processo di riconversione dell’ex zuccherificio di Porto Viro, nel Polesine, che porterà alla realizzazione a Loreo, pure in provincia di Rovigo, di un moderno grande impianto per la produzione di bioetanolo. Il 26 giugno a Palazzo Balbi di Venezia l’accordo di riconversione produttiva, il primo in Italia dopo l’attivazione della nuova Organizzazione Comune di Mercato dello zucchero, è stato sottoscritto dal Vicepresidente della Giunta Regionale Luca Zaia, presenti anche gli assessori Isi Coppola e Renzo Marangon, con il presidente della Provincia di Rovigo Federico Saccardin, il vicesindaco del Comune di Porto Viro Giuseppe Gennari, il Direttore Sviluppo Nuove Produzioni di Italia Zuccheri S. P. A. Riccardo Casoni, i rappresentanti di Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri, Anpa – Veneto, Fai-cisl, Flai – Cgil, Uila – Uil, Confcooperative, lega Nazionale Cooperative, Agci Veneto e Trentino Alto Adige. Non ha ancora firmato il sindaco di Loreo, il quale ha voluto investire della questione il Consiglio Comunale, la cui convocazione è stata possibile solo per domani sera, mercoledì. Tutti i presenti hanno voluto sottoscrivere l’intesa – è stato detto – come “segno di civiltà, coerenza e rigore”, rispetto ad una vicenda che poteva avere pesanti conseguenze occupazionali e produttive per il Polesine e che invece offre ulteriori occasioni di sviluppo in un settore molto promettente come quello delle bioenergie. Il nuovo stabilimento, la cui realizzazione è stata prevista a Loreo per motivi logistici, produrrà annualmente circa 160 mila tonnellate di bioetanolo, oltre a 170 mila tonnellate di Ddgs (sottoprodotto della lavorazione), utilizzabile nell’alimentazione animale e, in futuro, come ulteriore “fonte” di energia. Tale produzione avverrà utilizzando circa 521 mila tonnellate di granella di mais, pari ad una superficie agricola valutata in 50 – 55 mila ettari, che saranno reperiti prioritariamente in Polesine. Il funzionamento dello stabilimento, all’avanguardia tecnologica nel suo genere, richiederà un prelievo di acqua dal Po pari a circa un terzo rispetto ai fabbisogni dello zuccherificio e consumerà circa 6-7 megawatt di energia elettrica. Vi lavoreranno 54 dipendenti, cui si aggiungerà una quindicina di lavoratori che opereranno a Porto Viro per il confezionamento dello zucchero proveniente da Pontelongo. In ogni caso l’accordo permetterà di attivare tutti i relativi ammortizzatori sociali e soprattutto di accedere ai finanziamenti europei per la riconversione, che richiede un investimento quantificato in 120 milioni di euro. Nei prossimi giorni, e comunque nella prima metà di luglio, l’accordo potrà essere certificato e diventerà immediatamente “cantierabile”. Tutti i firmatari hanno affermato il loro impegno ad operare per superare eventuali difficoltà anche di tipo burocratico e politico che si dovessero presentare nell’attuazione dell’intesa e dei suoi contenuti. Il nuovo impianto dovrebbe entrare a regime nell’autunno del 2009. Per la sede di Porto Viro è stata ipotizzata una riconversione a terziario avanzato, attività artigianali, commerciali ed industriali, oltre che per una parte (a ridosso dell’ex villaggio sociale) quale area di espansione residenziale e di servizio ai cittadini. “Siamo i primi in Italia – ha ribadito Zaia – a chiudere un’intesa del genere, che abbiamo seguito passo dopo passo con tutti gli interlocutori istituzionali, produttivi e delle categorie sociali. Le decisioni dell’Unione Europea ci hanno fatto passare da un bacino bieticolo di primo livello al funerale della bieticoltura”. “Abbiamo sopportato le angherie della Commissione Europea – ha aggiunto Zaia – e abbiamo voluto fino in fondo salvare i lavoratori e i produttori agricoli che si erano venuti a trovare di colpo privi di un punto di riferimento”. “La riforma della politica europea dello zucchero – ha ricordato il vicepresidente della Giunta veneta – ha comportato la chiusura di 13 dei 19 stabilimenti operanti in Italia, tra i quali appunto quello di Porto Viro, per il quale Italia Zuccheri S. P. A. Rinuncia a una quota produttiva di zucchero pari a 71. 185,6 tonnellate, ricevendo come indennizzo un aiuto comunitario e predisponendo un progetto per la produzione di bioetanolo”. La destinazione della futura produzione è assicurata dalle norme che prevedono il progressivo aumento del contenuto di combustibile di origine agricola nei carburanti alla pompa. Nel corso dell’incontro, i presenti hanno inoltre evidenziato come la firma rappresenti di fatto il primo grande accordo di filiera in un comparto strategico, che vede convergere verso un comune obiettivo tutti i segmenti istituzionali, sociali, produttivi e industriali. L’accordo odierno, infine, risponde anche agli obiettivi del protocollo di Kyoto in tema di salvaguardia ambientale, garantendo nel contempo positive ricadute sul territorio interessato. .  
   
   
AUSTRIA "PRIMA" IN AGRICOLTURA BIOLOGICA  
 
Da uno studio redatto dall´Ufficio di Statistica europeo Eurostat emerge che nel 2005 - con l´11 per cento di superficie destinata all´agricoltura biologica - l´Austria era in vetta alla classifica dei Paesi Ue, seguita da Italia (8,4 p. C. ), Grecia e Repubblica Ceca (entrambe con il 7,2 p. C. ). L´ice afferma che la media europea si collocava appena intorno al 3,9 per cento. .  
   
   
ASSEGNATO IL PRIMO “PREMIO MONTANA ALLA RICERCA ALIMENTARE”. IL RICONOSCIMENTO, DEL VALORE DI 100.000 EURO, È ANDATO ALLA RICERCATRICE SARA SPILIMBERGO DELLA FACOLTÀ DI INGEGNERIA DELL’UNIVERSITÀ DI TRENTO.  
 
 E’ stato assegnato il 26 giugno a Milano il primo “Premio Montana alla Ricerca Alimentare”, istituito nel 2006 da Montana Alimentari, società del Gruppo Cremonini, con il fine specifico di sostenere giovani ricercatori italiani, incoraggiare la ricerca scientifica sull’alimentazione e superare gli attuali confini delle conoscenze in questo campo. Il riconoscimento, pari ad un valore di 100. 000 Euro, è andato all’Ing. Sara Spilimbergo, 33 anni, ricercatrice in Impianti Chimici presso il Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e Tecnologie Industriali della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Trento, responsabile del progetto di ricerca “La pastorizzazione alternativa al processo termico”. Il premio verrà suddiviso in parti uguali tra la ricercatrice e il Centro di Ricerca di riferimento. La vincitrice è stata scelta da una Giuria scientifica indipendente, presieduta dal Prof. Giulio Testolin, Ordinario di Nutrizione Umana presso l’Università degli Studi di Milano, che ha selezionato circa 30 ricerche provenienti da università e centri di eccellenza di tutta Italia. Gli altri componenti della Giuria sono il Prof. Paolo Aureli (Direttore del Centro nazionale per la qualità degli alimenti ed i rischi alimentari), il Prof. Stefano Cinotti (Ordinario di Clinica medica veterinaria dell’Università di Bologna - Presidente se. Iv Consiglio Superiore di Sanità), il Dott. Loris Zaghini (Direttore Area Igiene Alimenti di Origine Animale dell’Asl di Mantova) e il Dott. Paolo Berselli (Presidente di Salumi d’Emilia s. R. L. E Direttore Operativo di Montana Alimentari S. P. A). Alla cerimonia di premiazione hanno partecipato il Cav. Luigi Cremonini, Presidente dell’omonimo Gruppo, e il Dott. Giorgio Pedrazzi, Presidente di Montana Alimentari. I criteri attraverso i quali si è arrivati alla determinazione del vincitore sono l’originalità della ricerca e il suo carattere innovativo, l’applicabilità del risultato della ricerca, la qualità della metodologia scientifica adottata e la vicinanza della ricerca alle esigenze concrete del consumatore. La Giuria inoltre ha attribuito una menzione speciale a due ulteriori gruppi di ricerca: a Luca Fontanesi, del Diproval dell’Università di Bologna, e Marco Pancaldi, di Biolab, per la ricerca “Un nuovo sistema per la tracciabilità e l’autenticazione dei prodotti agro-alimentari”, e a Patrizia Tiziana Risé, del Dipartimento scienze Farmacologiche dell’Università degli Studi di Milano, per la ricerca “Acidi grassi polinsaturi, dagli alimenti alla cellula e all’uomo: impatto sulla salute”. “Siamo particolarmente soddisfatti per l’assegnazione del Primo Premio Montana. Vista la qualità delle ricerche pervenute – ha spiegato Giorgio Pedrazzi, Presidente di Montana Alimentari - la Giuria ha dovuto fare un approfondito lavoro di selezione per scegliere il vincitore. La decisione di assegnare anche due menzioni speciali testimonia la validità dimostrata dai ricercatori che hanno partecipato, singolarmente o in gruppo, al Premio. L’obiettivo - ha concluso Pedrazzi – è stato pienamente raggiunto: grazie al Premio è stato possibile dare visibilità alla ricerca connessa all’Alimentazione e contribuire alla sua promozione. E’ un risultato che ci incoraggia a proseguire su questa strada, con la pubblicazione del bando per la seconda edizione”. Il bando del Premio è disponibile sul sito www. Montanafood. It. Il riconoscimento del valore di 100. 000 Euro deve essere suddiviso in parti uguali tra il ricercatore (o il gruppo di ricerca) e l’Istituto di Ricerca di appartenenza (o altro indicato dal ricercatore), pubblico o privato, giuridicamente situato sul territorio nazionale. I fondi destinati all’Istituto dovranno essere investiti nel supporto alla ricerca. La ricerca premiata: “La pastorizzazione alternativa al processo termico” L’ingegner Sara Spilimbergo ha sviluppato un’attività di ricerca originale ed innovativa nel campo dell’Ingegneria Alimentare, frutto di 3 anni di studio, riguardante il processo di pastorizzazione a bassa temperatura attraverso l’uso di fluidi supercritici. In particolare, la ricerca riguarda lo sviluppo di un impianto innovativo per la pastorizzazione a bassa temperatura di substrati alimentari, che garantisca il mantenimento delle caratteristiche organolettiche e nutritive del prodotto fresco. La ricerca di tecniche alternative a bassa temperatura, rispetto ai tradizionali processi termici che risalgono alle scoperte di Pasteur, risulta particolarmente sentita negli ultimi decenni, per la crescente domanda da parte del consumatore di prodotti di alta qualità che conservino l’odore, il sapore e il colore del prodotto fresco e che contemporaneamente siano sicuri da un punto di vista microbiologico e igienico e che quindi non deperiscano rapidamente. L’utilizzo di alte pressioni, che comprende sia il processo che sfrutta le pressioni idrostatiche (detto Uhhp-ultra High Hydrostatic Pressure) sia quello che sfrutta l’anidride carbonica in condizioni supercritiche (Sc-co2) sembra costituire una delle possibilità più promettenti. Sara Spilimbergo ha curato la progettazione e il collaudo di alcuni impianti pilota che sfruttano il metodo Sc-co2, realizzando prove sperimentali che hanno dimostrato sia l’efficacia del processo nei riguardi di alcuni prodotti alimentari, che la sua convenienza tecnologica rispetto al metodo Uhhp, grazie alla drastica riduzione di pressione operativa e il dimezzamento dei tempi del processo. I risultati ottenuti dalle analisi sensoriali e chimiche hanno permesso di accertare come il prodotto pastorizzato con Co2 risulti inalterato da un punto di vista organolettico rispetto al prodotto fresco. .  
   
   
SABATO 23 GIUGNO SI SONO CONCLUSE CON RISULTATI ECCELLENTI LE GIORNATE OLIVICOLE DI LUCINASCO  
 
Una sorta di Davos degli oli Dop si è svolta tra Imperia e Lucinasco da giovedì 21 a sabato 23 giugno. Tutti insieme appassionatamente erano presenti per la prima volta in Liguria ben 13 consorzi di tutela degli oli Dop (dalla Sicilia al Veneto, dalla Puglia alla Campania, dalla Calabria all’Emilia, dal Lazio alla Toscana), dirigenti nazionali del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, le associazioni di categoria regionali dei produttori, numerose aziende olivicole e giornalisti. Dai lavori svolti sono emerse alcune importanti linee di azione: la necessità dei consorzi di sviluppare sempre più azioni comuni sui temi della comunicazione delle caratteristiche degli oli Dop verso i consumatori, della vigilanza nella fase della commercializzazione e dell’armonizzazione di disciplinari e piani di certificazione da porre all’esame del Ministero. Sia la Federazione dei consorzi degli oli Dop sia le Associazioni di tutti i consorzi di tutela attraverso i rispettivi presidenti Vincenzo Massari e Giuseppe Liberatore hanno ringraziato il Consorzio Dop Riviera Ligure per essersi fatto promotore di questo importante momento di aggregazione, sottolineando che per la bellezza di Lucinasco e la gestione degli uliveti “questa eroica olivicoltura ligure” dovrebbe poter beneficiare, da parte dei visitatori dell’entroterra, di una sorta di ticket a favore degli olivicoltori al fine di consentire alle generazioni future di continuare a beneficiare di questo valoroso paesaggio che consente, inoltre, all’intera comunità di non disperdere risorse pubbliche per combattere il dissesto idrogeologico e le calamità naturali legate alla sempre minore opera di presidio del territorio. Nella giornata conclusiva erano presenti gli stati generali dell’olio Dop Riviera Ligure, con i quali si è proseguito nella riflessione di un patto di filiera tra le imprese in grado di offrire remunerazione agli olivicoltori per il prodotto conferito in regola con gli standard Dop, garanzia di approvvigionamento e sostegno agli investimenti ai frantoiani e ai confezionatori consorziati che aderiranno al patto, anche grazie ai sostegni del prossimo piano di sviluppo rurale della Regione Liguria. Ai lavori erano presenti numerose persone provenienti da altre regioni italiane, tra cui citiamo: Giuseppe Liberatore, Presidente Aicig – Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche Direttore Consorzio Tutela Olio Dop Chianti Classico E Vice Presidente Federdoc; Ranieri Filo della Torre, Direttore Generale Unaprol; Vincenzo Massari, Presidente Federdop – Federazione Nazionale dei consorzi di tutela degli oli Dop e Presidente Olio Dop Colline di Brindisi; Oreste Gerini, Dirigente Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali – Ispettorato Centrale Controllo Qualità; Marco Vieri, Università di Firenze – Dipartimento Ingegneria Agraria e Forestale; Giacomo Costagli, Responsabile Ufficio Ricerca e Sviluppo Alfalaval Spa; Benedetto Orlandi e Franco De Meis, Coldiretti Nazionale; Giuseppina Romano, Confagricoltura Nazionale; Franco Spada, Presidente Consorzio di tutela olio Dop Brisighella; Filomena Greco, Presidente Consorzio di tutela olio Dop Bruzio; Massimiliano Locatelli, Presidente Consorzio di tutela olio Dop Colline Laghi Lombardi; Salvatore Spatola, Presidente Consorzio di tutela olio Dop Monti Iblei; Tullio Esposito, Presidente Consorzio di tutela olio Dop Penisola Sorrentina; Davide Granirei, Presidente Consorzio di tutela olio Dop Sabina; Saverio Scardino, Presidente Consorzio di tutela olio Dop Terra di bari; Francesco Gonfio, Presidente Consorzio di tutela olio Dop Terre di Siena; Michele Sagramoso, Presidente Consorzio di tutela olio Dop Veneto. Francesco Bruzzo, Presidente del Consorzio dell’Olio Extra Vergine d’Oliva D. O. P Riviera Ligure, ha concluso il suo intervento di sabato 23 giugno sottolineando la soddisfazione per i risultati ottenuti durante Le Giornate Olivicole di Lucinasco 2007; inoltre, nel ringraziare quanti hanno collaborato attivamente all’organizzazione, ha evidenziato quanto sia importante valorizzare il territorio ed i suoi prodotti di qualità. .  
   
   
I CONSUMATORI E GLI OLI DOP ITALIANI  
 
Da un recente rapporto nazionale presentato al Sol di Verona (Salone dell’Olio Extravergine di oliva di qualità) è emerso che sono sempre più numerosi i buongustai che richiedono al ristorante gli oli più indicati per le diverse pietanze (più leggero, più fruttato piuttosto che più delicato, ecc) e che in casa utilizzano oli Dop per condire e oli extravergine d’oliva convenzionale per cucinare, abbandonando del tutto gli oli di semi, ecc. Lo studio focalizza i risultati di un product test svolto su un campione di 150 famiglie e 100 ristoranti ai quali è stato proposto l’utilizzo di 6 oli Dop e Igt con forti connotazioni di tipicità: Dop Riviera Ligure, Umbria, Sabina, Terra di Bari, Valli Trapanesi e Igp Toscano. Le città interessate dai focus sono state: Milano, Roma, Torino, Padova, Verona e Modena. Dal rapporto è emerso che il 60% delle famiglie conosce la sigla Dop, ma solo il 4% conosce pienamente il valore aggiunto di una Dop in termini di rispetto di un disciplinare di produzione, legame con un territorio specifico, certificazione e controllo dell’intera filiera produttiva. Anche i test effettuati presso i ristoratori hanno dato risultati soddisfacenti: il 67% dei ristoratori si dichiara propenso ad acquistare gli Oli Dop provati durante i product test. Inoltre il 40% dei ristoratori intervistati hanno dichiarato che frequenterebbero volentieri corsi di educazione al gusto degli oli extravergine di oliva Dop per soddisfare i clienti sempre più esigenti. Questi risultati ottimistici spingono gli addetti ai lavori a lavorare in modo ancora più entusiastico, visto che le previsioni del 2008 portano a pensare che i volumi di vendita degli Oli Dop supereranno gli 8 milioni di litri. Sono da sottolineare le richieste provenienti dall’estero che contribuiranno ad aumentare i volumi di vendita degli oli di qualità italiani. Cosa significa la sigla Dop? Dop = D come denominazione, O come Origine e P come protetta, quindi denominazione di origine protetta. È un marchio riconosciuto dall’Unione Europea a tutti i prodotti il cui processo di produzione, compreso l’approvigionamento della materia prima, avviene in una determinata e delimitata area geografica. Il prodotto con marchio Dop rappresenta un prodotto unico, in quanto legato indissolubilmente con il suo territorio, le sue tradizioni e la sua storia. Il legame tra prodotto e territorio viene sancito da un “disciplinare di produzione”, che i produttori devono osservare. Si calcola che ci siano oltre 350 varietà di olive catalogate in Italia, dalle quali si ricavano oli unici e dalle caratteristiche che riconducono alla zona di produzione. Elementi per l’attribuzione di una Dop Clima, caratteristiche ambientali, tecniche di produzione tramandate nel tempo, l’artigianalità, i mille sapori dell’olio extravergine d’oliva garantiti attraverso le mille cultivar o varietà delle olive, prodotte in quella determinata zona o sotto zona delimitata nel disciplinare di produzione. Se in un prodotto compaiono tutti gli elementi sopraccitati allora possiamo parlare di un prodotto Dop. Le Dop degli Oli Italiani sono 39 (si veda l’elenco in allegato) e 16 sono le denominazioni di origine all’esame della Commissione Ue e del Mipaaf. Come si fa a riconoscere il marchio Dop su di un prodotto? Il consumatore potrà all’atto della scelta di un prodotto privilegiare le produzioni sulle quali è presente il marchio, molto facile da identificare: si presenta come un bollino rotondo con una stella blu e gialla nella quale 12 stelle fanno da cornice ad un paesaggio collinare. La scritta “denominazione di origine protetta” è blu in campo giallo. Che cos’è il marchio Igp? Significa “Indicazione di origine protetta”, si differenzia dalla Dop semplicemente per il fatto che nelle Igp almeno una fase del processo di ottenimento del prodotto riguardi la zona di denominazione. Il marchio dell’Unione Europea è simile a quello della Dop, cambia la descrizione in blu che, naturalmente, riporta la dicitura Indicazione di Origine Protetta. L’olio Dop in Liguria - In Liguria esistono tre menzioni geografiche dell’olio extravergine d’oliva: Riviera dei Fiori, Riviera del Ponente Savonese e Riviera di Levante. Dal 1997, anno in cui a livello comunitario è stato registrato il disciplinare di produzione della Dop Riviera Ligure, un olio extravergine non può più precisare la sua identità ligure senza sottoporsi alle norme del disciplinare e del piano di controllo del Riviera Ligure e senza contenere in etichetta il marchio comunitario Dop e aver applicato in bottiglia il contrassegno numerato rilasciato dal Consorzio di Tutela. Il Riviera Ligure con la sua registrazione avvenuta con il Reg. Ce n. 123 del 1997 è stato tra i primi oli a fregiarsi del marchio comunitario per comunicare al consumatore, non solo italiano, il legame con il territorio e le caratteristiche specifiche del prodotto. Nella campagna 2006/2007* l’olio certificato Dop Riviera Ligure risulta essere di 3292,97 quintali così suddivisi: Riviera dei Fiori: 3157,24 quintali; Riviera del Ponente Savonese: 11,85 quintali; Riviera di Levante (Ge): 29,58 quintali; Riviera di Levante (Sp): 94,3 quintali; *Dati forniti dalle Camere di Commercio Liguri. Nel Riviera Ligure tutto il processo viene controllato dall’ente di certificazione partendo dalla verifica dei legami con il territorio di ogni azienda della filiera (azienda agricola, frantoio e azienda confezionatrice) per finire all’esame dei parametri chimici ed all’analisi delle caratteristiche organolettiche. Le quattro Camere di Commercio liguri attestano l’origine del prodotto, garantendone la rintracciabilità che riguarda tutta la filiera di produzione, dall’olivicoltore fino al confezionatore, comprendendo il passaggio intermedio della molitura. Ogni movimento di olive e olio, registrato su apposita modulistica, viene monitorato, controllato ed archiviato per costruire il percorso del prodotto dal campo alla tavola. .  
   
   
CHEF A CIELO APERTO  
 
 Una non stop di arte culinaria che è andata dalle 15. 00 alle 3. 00 di notte, con portate a base di pesce spada, capasanta, salmone e baccalà servite per oltre 700 persone. Numeri che non hanno intimorito Maura Gosio e Matteo Pisciotta, i due chef varesini che sabato 23 si sono esibiti cucinando a cielo aperto nel parco di Palazzo Estense. L´evento, organizzato da Cuochintesta in occasione della prima Notte Bianca di Varese, è stato molto apprezzato da appassionati e curiosi. Ad aprire lo spettacolo sono stati gli invitati della cena di gala a buffet: circa 300, tra sindaco, assessori e stampa, hanno degustato le 6 portate preparate dei cuochi, che si sono avvalsi del supporto dei giovani chef dell´Istituto alberghiero De Filippi. Dalle 22. 30 in poi la degustazione si è aperta anche al pubblico: grandissimo il successo, con un´affluenza che ha superato le aspettative. Un vero "cooking show", con una degustazione di oltre 20 vini di Lombardia, Piemonte e Puglia a fare da contorno. Dichiarano gli organizzatori: "Una prima prova molto apprezzata sia dagli chef, che hanno lavorato con cucina a vista in un contesto suggestivo, sia dal pubblico, che ha partecipato con piacere a uno spettacolo inconsueto: molta curiosità infatti nel vedere due dei migliori chef del territorio all´opera. " La cucina di Matteo Pisciotta, chef dell´Osteria del Sass di Besozzo, è creativa d’avanguardia basata su una continua ricerca su fisica e chimica alimentare e processi di cottura. Maura Gosio della Piazzetta di Ferno, è invece tra le poche donne chef in Italia ad aver ottenuto la stella Michelin. I suoi piatti sono tutte creazioni che nascono dalla sua fantasia rielaborando in modo personale le tradizioni. .  
   
   
DIPLOMATI A BOLOGNA I PRIMI ASPIRANTI ASSAGGIATORI DI PARMIGIANO-REGGIANO  
 
Se diventerà una nuova professione, certamente sarà invidiata. Per i primi 23 “aspiranti assaggiatori di Parmigiano-reggiano” che a Bologna hanno concluso il primo corso proposto dall´Associazione Assaggiatori di Parmigiano-reggiano (Apr) c’è, intanto, la soddisfazione di aver conseguito l’attestato di merito dopo un mese di assaggi, prove pratiche, visite ai caseifici e agli allevamenti. Nata nel marzo nel 2006 grazie alla collaborazione del Consorzio del Formaggio Parmigiano-reggiano, di Arte Casearia di Modena, del Crpa di Reggio Emilia e del Centro Lattiero Caseario di Parma, l’Associazione Assaggiatori di Parmigiano-reggiano ha tra i soci fondatori Bruno Morara e Mario Zannoni, due assaggiatori esperti che sono le guide tecniche dell´Apr. Scopo principale dell´associazione è quello di diffondere l´apprendimento dell´arte dell´assaggio del Parmigiano-reggiano per apprezzarne maggiormente la superiore qualità, per poterlo scegliere con maggior oculatezza e, soprattutto, per distinguerlo dalle tante imitazioni o da formaggi simili. Tutte queste nozioni hanno costituito il programma del corso teorico-pratico che ha visto diplomarsi i primi Aspiranti Assaggiatori di Parmigiano-reggiano (che da “aspiranti” potranno poi passare ad “esperti”) della provincia di Bologna. Le lezioni – realizzate con il supporto della sezione provinciale del Consorzio di tutela – si sono concluse con la consegna dei diplomi, avvenuta alla presenza di Mario Zannoni, fondatore dell´Apr, Marina Turrini, analista sensoriale di Arte Casearia, e di Oriano Caretti, presidente della Sezione di Bologna del Consorzio del Parmigiano-reggiano. A ricevere il riconoscimento sono stati Federica Badiali, Maurizio Benini, Athos Bernardi, Giovanni Bernardoni, Tania Boffoli, Giovanni Credi, Marco Credi, Daniele Deluca, Carla Ferri, Giampietro Giaggioli, Marco Gualandi, Massimo Gualandi, Gilberto Leonelli, Silvana Lucchi, Romolo Michelini, Marica Nanni, Elisabetta Peri, Angelo Romagnoli, Emanuele Rossi, Rita Sarti, Mariano Tanucci, Gabriella Venturi, Dino Zaccaria. .  
   
   
MARCO GRASSI, MILANESE, È IL MIGLIOR SOMMELIER DELLA LOMBARDIA 2007 - SI È SVOLTO LO SCORSO LUNEDÌ 18 GIUGNO IN VALTELLINA IL TRADIZIONALE CONCORSO REGIONALE  
 
Nella splendida cornice dell’Azienda Agrituristica La Fiorida di Mantello (Sondrio), per il secondo anno consecutivo la Valtellina, con le sue splendide valli e gli eroici vigneti dei suoi pendii, ha ospitato la tradizionale kermesse regionale che ha decretato il Miglior Sommelier della Lombardia. Partner d’eccezione per questa edizione 2007 il Consorzio di Tutela Vini Valtellina. Il vincitore è Marco Grassi, 39 anni, milanese sommelier professionista dal 2003, lavora come sommelier responsabile di cantina nella grande distribuzione, alla Metro Cash&carry di Cinisello Balsamo. A premiarlo, il Presidente nazionale Terenzio Medri, il Responsabile Nazionale Concorsi Ais Lorenzo Giuliani, il Presidente della regione Lombardia Luca Bandirali, e il Presidente del Consorzio Vini di Valtellina Casimiro Maule che hanno consegnato nelle mani del vincitore uno splendido trofeo in vetro sonoro superiore: un prestigioso calice della collezione “Esperienze” della capacità di oltre due litri che l’azienda veneziana Zafferano ha realizzato anche quest’anno per i tre finalisti. Quattro i sommeliers professionisti (tutti lombardi) aspiranti al titolo che si sono sfidati a suon di degustazioni e calici; tra loro anche una giovane rappresentante femminile, Chiara Masetti, legnanese di 29 anni. Ma l’impegnativa prova scritta (un questionario di enologia ed enografia nazionale ed internazionale e la degustazione cieca di due vini) ha selezionato i tre finalisti che si sono quindi cimentati nelle prove pratiche previste da regolamento: la degustazione cieca di due vini e una bevanda, la prova tecnica di servizio e decantazione di un vino d’annata, la correzione di una carta dei vini, e la prova di abbinamento cibo/vino sulla base di un menu. Piazza d’onore per Oscar Seno, 35 anni, bergamasco, sommelier professionista dal 2006, lavora al Bobadilla Diner Club di Bergamo. Sul terzo gradino del podio Fabio Bagno, 44 anni, della provincia di Cremona, anch’egli professionista dal 2003. Come il collega vincitore, Fabio lavora nella grande distribuzione in qualità di sommelier responsabile di cantina presso l’Esselunga di Pantigliate. Il ricco programma della giornata, organizzata con grande impegno dalla Delegazione A. I. S. Di Sondrio sotto la guida di Natale Contini, prevedeva per tutti i presenti, oltre al svolgimento delle prove pratiche dei tre finalisti aperte al pubblico, anche un importante banco di assaggio organizzato dalla delegazione A. I. S. Di Sondrio in collaborazione con il Consorzio di Tutela Vini della Valtellina, con la presenza circa 30 tra le migliori aziende vitivinicole del territorio e la proposta di oltre sessanta etichette rappresentative delle varie tipologie prodotte: Sforzato, Valtellina Superiore, Inferno, Sassella, Grumello, Valgella. Un’opportunità davvero interessante per conoscere il meglio della produzione enologica valtellinese. “Desidero congratularmi con tutti i partecipanti – ha dichiarato il presidente regionale Luca Bandirali – per il livello professionale raggiunto: per prepararsi adeguatamente al tradizionale Concorso regionale questi ragazzi hanno frequentato l’apposita Scuola Concorsi da noi istituita applicandosi con assiduità e passione. Sono sempre più convinto, infatti, che il vero artefice della comunicazione del vino sia il sommelier, interfaccia tra il produttore ed il consumatore e profondo conoscitore delle produzioni e del territorio. Ritengo che la figura del sommelier, soprattutto nel contesto della ristorazione, vada valutata e considerata con maggiore attenzione: il sommelier è colui che proprio grazie alle sue competenze e conoscenze può comunicare al meglio la cultura, le tradizioni e la filosofia che un territorio vitivinicolo può offrire. In questa direzione stiamo lavorando ormai da parecchio tempo al fine di creare professionisti sempre più preparati. Un sentito ringraziamento ai sommeliers valtellinesi ed alla splendida disponibilità della delegazione di Sondrio che nella persona del Delegato Natale Contini ha reso possibile lo svolgimento e la buona riuscita di questo importante appuntamento. ” .  
   
   
ITALIANI SINCERI, MA NON TROPPO: NELLA RICERCA COMMISSIONATA AD ASTRA RICERCHE DA BIRRA MORETTI, AMATISSIMA BIRRA ITALIANA DA ANNI PALADINA DEL GUSTO PER LA SINCERITÀ  
 
A detta degli italiani va senza alcun dubbio a Papa Benedetto Xvi la palma di personaggio “più sincero”. Sul variegato podio della sincerità, con medaglia d’argento Rita Levi Montalcini e, con quella di bronzo, Gerry Scotti, che proprio su un’immagine pulita e schietta ha costruito la sua straordinaria carriera televisiva. A rivelarcelo è una corposa ricerca demoscopica voluta da Birra Moretti e finalizzata a fotografare la sincerità degli italiani. E Gerry Scotti, presente alla conferenza stampa di presentazione della ricerca, sale addirittura al primo posto di questa speciale classifica se si considerano solo i pareri dei giovani (ovvero coloro che rientrano nella fascia di età 18-24 anni). “Italiani sinceri, ma non troppo” è il titolo della curiosa indagine che, scandagliando fra coscienza e interiorità, porta alla luce il livello di onestà intellettuale, di correttezza sociale, di autenticità relazionale che caratterizzano il nostro modo di pensare, di agire, di rapportarci con gli altri. Quello della sincerità rappresenta il primo di una serie di valori che, nelle intenzioni di Birra Moretti, amatissima birra italiana da anni paladina del gusto per la sincerità, potranno essere indagati dalla marca nei prossimi anni con l’obiettivo di comprendere sempre meglio il modo di pensare e di comportarsi dei nostri connazionali. “Birra Moretti ha fatto della sincerità il proprio cavallo di battaglia e proprio il gusto per la sincerità l’ha portata al successo e a vendite da primato” - afferma Peter Heilbron, Amministratore Delegato Heineken Italia, proprietaria del marchio Birra Moretti e portatrice degli importanti investimenti che, in poco più di dieci anni, hanno consentito di superare la soglia dei 200 milioni di litri annui e facendone la birra più venduta nel nostro Paese – “Questo concetto è per noi sinonimo di genuinità, autenticità, fedeltà alle origini e a una ricetta studiata molti anni fa per soddisfare il gusto e il palato degli italiani”. Venendo ai dati della ricerca salta subito agli occhi che l’Italia è un Paese spaccato a metà per quel che riguarda il gusto per la sincerità: il 50. 4% della popolazione adulta afferma che “nella vita è giusto essere sinceri sempre e con chiunque”, mentre il 48,2% sostiene che sia opportuno esserlo solo “a certe condizioni”. Esiste poi un piccolo partito con 700. 000 aderenti (l’1,4% della popolazione adulta) che teorizza l’indispensabilità della menzogna “sempre e con tutti”. Le “locomotive” del treno della sincerità sono in particolare i giovani 18-24enni e i 35-44enni con figli non grandi, i residenti nel Triveneto, la classe media e i salariati, mentre i “vagoni” più lenti e resistenti risultano essere i laziali, i 25-34enni, i commercianti e le categorie degli imprenditori, dirigenti e professionisti Ma qual è l’immagine che gli Italiani hanno delle persone sincere? La grande maggioranza degli intervistati attribuisce loro un giudizio straordinariamente buono (38%) o oscillante tra il buono e il discreto (44%). Non a caso ai sinceri viene spesso attribuita una valutazione positiva che, ad esempio, tende a identificarli come “affidabili”, “buoni” o “per bene”. Ma esiste anche un buon 19% che non apprezza le persone sincere le definisce ingenue (nel 17% dei casi), le considera illuse (8%) e giunge addirittura a definirle furbe (2%) insinuando dunque il dubbio che la loro onestà mascheri in vero chissà quale trama. Quando e con chi, secondo i nostri connazionali, bisogna essere davvero sinceri? Occorre distinguere due grappoli di casi diversi. Infatti, se parliamo di sincerità relazionale – cioè nei rapporti con altre persone – un dominante 57% esorta alla sincerità generalizzata, un corposo 36% sostiene la sincerità selettiva e “solo” un piccolo 7% esalta l’insincerità totale. Non si dovrebbe mai mentire con i figli (67%), con i veri amici (61%), con i genitori (50%) e nel fare una dichiarazione d’amore (46%). Vi sono poi, situazioni in cui la percentuale tende a scemare: solo il 12% degli intervistati, ad esempio, ritiene giusto confessare al proprio partner un tradimento o un’avventura amorosa e ben il 21% reputa che ai malati gravi sia addirittura opportuno nascondere la verità. Solo il 22% pretende infine che si dica la verità quando si fa un complimento a una persona… Esiste poi la sincerità funzionale, ovvero quella che riguarda i rapporti non con una persona specifica ma con il rappresentante di un ruolo anonimo. Anche in questo caso, l’ago della bilancia punta diritto verso un comportamento etico e diligente: sono ben il 43% i sostenitori di una forte sincerità, i fautori di una veridicità selettiva si assestano al 38%, mentre i bugiardi si fermano a quota 19%. Secondo gli Italiani si deve sempre dire la verità quando si parla con il proprio medico (54%), in tribunale (49%), con l’avvocato o con il commercialista (36%). Ben meno importate è farlo quando si stipula un contratto (24%), si sostiene un colloquio di lavoro (20%), si compila la dichiarazione dei redditi (18%), si discute con le forze dell’ordine (17%) o ci si giustifica per un ritardo (16%). Tutto ciò conferma che gli Italiani sono un popolo ricco di “etica privata” – quella che si applica nel proprio ambiente ristretto - ma tutto sommato carente in termini di civic culture, di senso di responsabilità personale e sociale, nei rapporti con le istituzioni e negli affari. Agli intervistati è stato poi chiesto di giudicare il loro livello di sincerità e di valutarlo su una scala da 1 a 10. Ebbene, solo il 7% si dipinge come prevalentemente o totalmente bugiardo, dandosi un voto oscillante dall’1 al 5; su un totale di 48,5 milioni di italiani maggiorenni questo 7% equivale a circa 3,2 milioni di individui (soprattutto laziali, residenti nei comuni medi, ultra 44enni, appartenenti alle classi alte o al ceto medio autonomo). Il 35% (16,9 milioni) si attribuisce un voto discreto, dal 6 al 7 (fascia 25-34enni, centro-meridionali, residenti in piccoli comuni, appartenenti a ceti superiori). Il 49% degli italiani adulti (23,8 milioni) ha evidentemente molta stima di sé definendosi genuino e non mendace nella gran parte se non addirittura nella totalità delle circostanze (ultra 54enni, residenti nella ricca provincia Triveneto ma anche nelle regioni tradizionalmente ‘rosse’). Il totale non fa cento perché esiste un 1% circa che preferisce non rispondere e un 8% (3,8 milioni) che sostiene di scegliere a seconda dei casi e degli interlocutori (in particolare 18-34enni, di classe media o superiore, diplomati). A conclusione dell’indagine, tramite domande ‘aperte’ è stato chiesto agli intervistati di indicare i gruppi sociali da essi ritenuti più sinceri. Tra i diversi segmenti della popolazione italiana non sono emerse differenze statisticamente significative sia per genere sessuale (con uomini e donne a pari merito) sia per area geografica (settentrionali e meridionali sono quasi appaiati). Ben diverso è il discorso per fasce d’età: i più sinceri sono giudicati i bambini (63%), seguiti dagli anziani (24%) e, a distanza i ragazzi (7%) e gli adulti (3%). Per quel che concerne i ruoli socio-professionali, la classifica dei più sinceri vede in testa i medici, seguiti a ruota dai i sacerdoti e dai carabinieri/poliziotti, quindi dai giudici, seguiti a distanza dalle prostitute, dagli avvocati, dai lavoratori dipendenti. In coda alla classifica? I ristoratori, i politici e gli imprenditori. .  
   
   
LA BIRRA … SI TINGE DI ROSA: LO RIVELA L’INDAGINE ASSOBIRRA-COESIS  
 
Superati alcuni pregiudizi che chiudevano questa bevanda nel recinto di un universo decisamente maschile, oggi il 62% delle donne beve birra, la apprezza e la consuma. La propongono anche le regine della ristorazione - come Stefania Moroni di “Aimo e Nadia” e Antonella Ricci de “Al Fornello da Ricci” – e la bevono con gusto signore famose come Edwige Fenech, Fiona May e Lina Sotis. Ma non basta: la birra accompagna eroine moderne come la detective su carta Stephanie Plume nel suo “Bastardo numero Uno”, che si annuncia come il bestseller della stagione estiva. Piccole, grandi rivoluzioni. La birra, da bevanda “maschile”, anche nel gusto, un po’ bistrattata dal gentil sesso, è dunque diventata oggetto di curiosità e interesse anche da parte loro. Per il 62% delle donne che la beve – lo rivela l’indagine Assobirra-coesis della quale parliamo nel comunicato stampa allegato – apprendiamo che è diventata l’ideale per festeggiare la vittoria della squadra del cuore, una promozione sul lavoro ma anche l’addio al nubilato. Una donna su due (54%) lega alla birra l’idea di una serata spensierata in compagnia delle amiche, ma anche sogni proibiti come quello di brindare con Riccardo Scamarcio, Vasco Rossi o Totti. E, misteri imperscrutabili della politica, con Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano… A fare da cornice a questa nuova passione, sempre nell’immaginario delle donne, oltre alle solide pareti di casa (magari per dar vita a una cena leggera, un pigiama, davanti alla tv) è sempre più spesso un ristorante di qualità, dove è sempre più facile trovare chi suggerisce di accompagnare i propri piatti ad ottime birre. Del resto che una guida prestigiosa dei ristoranti come quella del Gambero Rosso, abbia inserito il simbolo del boccale di birra per indicare i locali top (sono 125, in Italia) con una buona scelta di birra, significherà pure qualcosa… Senza considerare quella che si annuncia come la nuova tendenza dell’estate: cene, in terrazza o nei luoghi di villeggiatura, dove si pasteggia a birra. Visto che 1 padrona di casa su 2 (45%) annuncia la sua intenzione di coccolare i propri ospiti offrendo proprio la birra… Edvige fenech: “si sposa bene con ogni tipo di alimento, perfetta in compagnia” A conferma di questa tendenza donne insospettabili professano il loro amore per la birra. Prima tra tutte Edwige Fenech, ex attrice che ha fatto sognare tanti maschi italici, oggi signora del cinema italiano con una sua casa di produzione, che dice: “Non ci rinuncerei per nulla al mondo… Sì, ma ovviamente senza esagerare, mai più di un bicchiere. E solo a pranzo: trovo che si sposi bene con ogni tipo di alimento. È perfetta quando si è in compagnia, perché sembra fatta apposta per alimentare la convivialità”. Seguita da Lina Sotis, regina del Bon Ton italiano che confessa: “Da 27 anni la birra è l’unico alcolico che mi concedo. Tutti i giorni”. E, con sopraffino savoir faire, aggiunge di portarsene sempre una, in borsa, quando è invitata a cena a casa di amici. Il successo della birra nell’universo femminile è dovuto anche alla progressiva riduzione di vecchi pregiudizi. E se il 56% delle donne intervistate continua ancora a pensare che questa bevanda abbia un alto potere calorico, il 23% la considera poco alcolica. E, infatti, un bicchiere di birra chiara, la più bevuta nel mondo, assicura le stesse calorie di un equivalente quantità di spremuta di arancia o di carote. Vale a dire 35 calorie ogni 100 cc di prodotto. Ciò significa poco più di 80 calorie per un bel bicchiere da 250 cc. L’equivalente di una manciata di pistacchi… fiona may: “che gusto può dare una birra sorseggiata a fine giornata…” Elemento questo – la compatibilità della birra con le esigenze di “leggerezza” tipiche degli atleti o di chi vuole sentirsi in forma - ben chiaro ad una fuoriclasse come Fiona May, ex campionessa di salto in lungo, oggi attrice Tv. Nata in Inghilterra, una nazione a forte vocazione birraria, confessa di aver scoperto la birra proprio in Italia. “È vero - dice la May - sono nata a Slough, in Gran Bretagna, patria della birra. Ma ho imparato ad apprezzarla solo in Italia. La prima volta che l’ho assaggiata era poco più di una ragazzina. Me ne fece bere un sorso mio padre: non mi piacque per niente, la trovavo troppo amara per i miei gusti. Poi intorno ai vent’anni sono venuta in Italia ad allenarmi e a furia di andare a cena fuori con gli amici, ho cominciato a rendermi conto di quanto gusto può dare una birra sorseggiata a fine giornata”. Due donne chef, che hanno “sdoganato” la birra nei loro locali top Altro capitolo. Considerando il crescente interesse per la birra nell’alta ristorazione, (il 47,5% degli italiani vorrebbero nei ristoranti la carta delle birre), questa tendenza non ha lasciato indifferenti neanche le signore della cucina italiana. E parliamo di nomi di primo piano. Hanno sdoganato la birra, infatti, locali top come “Il luogo di Aimo e Nadia”, grazie alla curiosità della figlia Stefania che, con la ricercatezza che si adatta ad un locale storico e insignito di riconoscimenti come quello messo su da quasi 50 anni dai suoi genitori, ha convinto anche sua mamma Nadia ad introdurre la birra nei sui menù. Rigorosamente ad alta fermentazione - Ale o d’Abbazia - con cui accompagna antipasti con formaggio di alpeggio ma anche il piatto più storico del locale: gli Spaghetti al cipollotto, leggermente piccanti con olio extravergine di oliva. “Basta che la birra assecondi alcune caratteristiche di acidità e di amaro in grado di sostenere il confronto con la dolcezza delle cipolle”. Dice ancora Stefania: “A me piace la birra con personalità. Non bevo birra per dissetarmi, l’unica bevanda che considero adatta per questo è l’acqua”. Un’altra fan della birra è Antonella Ricci dei “Jeunes Restauraters d’Europe”, l’associazione che per prima ha dato vita a un’iniziativa per promuovere l’adozione della carta delle birre, in collaborazione con Assobirra e la Guida dell’Espresso. Il suo locale è a Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi, dove la cucina tradizionale pugliese non manca di aprirsi a sperimentazioni creative. Ne “Al Fornello da Ricci” ha introdotto felicemente una carta della birra molto apprezzata – ci racconta - anche dalle sue clienti donne. Lei, da amante della birra, come la maggioranza delle donne gradisce quelle più leggere, soprattutto Lager, Pils e Weizen, aggiungendo di “non vedere l’ora di sdoganarla dagli abbinamenti classici come la pizza”. Sempre in chiave femminile, la birra accompagna anche una moderna, simpatica e molto seducente eroina letteraria da qualche settimana sugli scaffali delle librerie italiane: Stephanie Plum, investigatrice privata protagonista del libro “Bastardo Numero Uno”, della scrittrice Janet Evanovich. Bestseller internazionale con oltre 10 milioni di copie vendute in America e 45 milioni nel mondo. Ancora oggi prima nella classifica dei libri più letti sul New York Times. Un fenomeno letterario che viaggia gustando birra - come un uomo - sui tacchi a spillo, però. Nei sobborghi di New York. .  
   
   
3ª EDIZIONE - PERCORSO GOLOSO NEL CENTRO STORICO & GARA DI ARTE DOLCIARIA PIETRA LIGURE (SV), 15 E 16 SETTEMBRE 2007  
 
A settembre ritorna Dolcissima Pietra Il percorso nel centro storico sarà segnalato da chocosorprese che indicheranno al pubblico il tragitto da una piazza all’altra alla scoperta di oltre 60 espositori provenienti da tutta Italia! Molte le novità: le chocomeditazioni, l’incontro con l’autore, il chocobimbo ed altre sorprese… Tema della gara e della manifestazione 2007 sarà “l’Autunno” Sabato 15 e domenica 16 settembre ritorna a Pietra Ligure (Sv) Dolcissima Pietra, evento, giunto alla terza edizione, dedicato all’arte dolciaria ed organizzato dal Comune di Pietra Ligure in collaborazione con la Provincia di Savona ed il patrocinio degli enti locali. Per due giornate Pietra Ligure sarà la città del Dolce della Riviera attraverso l’esposizione e la vendita di prodotti dolciari liguri e nazionali, con interessanti eventi collaterali che incuriosiranno un pubblico di golosi appassionati. Gli stand espositivi saranno oltre 60 e saranno dislocati tra Piazza Rosselli, Piazza Martiri della Libertà, Piazza San Nicolò, Piazza La Pietra e –novità 2007- Piazza Castellino. Il percorso nel centro storico sarà segnalato da chocosoprese, ossia da attività collaterali che tenderanno a collegare il tragitto da una piazza all’altra alla scoperta degli espositori provenienti da tutta Italia! Il tema della manifestazione 2007 sarà “l’Autunno” e tutti gli aspetti legati a Dolcissima Pietra richiameranno questa tematica. Dolcissima Pietra prenderà vita attraverso diverse fasi organizzative : Ø La parte espositiva: presso Piazza S. Nicolò, Piazza Rosselli, Piazza Martiri della Libertà, Piazza La Pietra e Piazza Castellino si creeranno spazi espositivi dove il pubblico potrà degustare ed acquistare prodotti dolciari locali, liguri, di altre regioni italiane e produzioni legate al dolce, ad esempio il miele, i vini, i liquori da dessert. I colori degli stand saranno appunto quelli dell’autunno, così come i colori delle decorazioni che si allestiranno in tutte le aree espositive; Ø La Gara di Arte Dolciaria: evento durante il quale cuochi e pasticceri si cimenteranno nella preparazione di torte e piéce artistiche che verranno esposte, quindi votate e degustate da un panel di esperti presso l’Auditorium La Pietra; Ø I Meeting della Dolcezza: collateralmente all’esposizione e alla gara saranno organizzati convegni, seminari e laboratori di degustazione dedicati ai dolci ed ai loro abbinamenti con vini da meditazione e corsi di cucina. E Novita’ 2007… Ø le chocomeditazioni, vere e proprie attività esperienziali guidate da “guru” del cioccolato! Ø Gli incontri con l’Autore, presso un’area creata ad hoc il pubblico potrà incontrare gli autori di testi dedicati ai dolci e ad i vini ed interagire con loro; Ø Il chocobimbo, si tratterà di un’area dedicata ai più piccoli dove si insegnerà a disegnare con i colori naturali e con il cioccolato; Ø La musica, nel centro storico saranno ricreate delle aree dedicate alla musica d’”Autunno”. Si tratterà di momenti musicali che fungeranno da colonna sonora alla manifestazione. Gli espositori saranno: produttori artigianali di dolci, pasticceri, aziende dolciarie, aziende agricole e vitivinicole, associazioni legate al mondo della ristorazione e tutto ciò che è legato al mondo del dolce. La Gara di Arte Dolciaria Dopo il successo delle precedenti edizioni della Gara di Arte Dolciaria “Dolcissima Pietra” tornerà domenica 16 settembre l’evento collaterale all’esposizione più suggestivo. In cosa consiste la gara Ci saranno due sezioni, una dedicata al mondo delle torte ed una alle pièce artistiche e potranno partecipare alle due competizioni soltanto professionisti (pasticceri, panettieri, cuochi, ecc. ) in rappresentanza dei loro laboratori, ristoranti e alberghi. Il tema dell’edizione 2007 della gara sarà “l’Autunno” quindi il dolce preparato dovrà essere legato a questo tema. √ Durante la scorsa edizione, con il tema “Il Mare”, la gara è stata vinta da Frank Madala, pasticcere del noto Hotel de Paris di Montecarlo per la sezione Piéce artistiche e da Francesco Crocco, detto Poldo, della Pasticceria Poldo di Genova per la sezione torte. Segnaliamo che il pubblico, domenica 16 settembre dalle ore 14. 00 alle ore 20. 00, potrà visitare l’esposizione dei dolci che parteciperanno alla gara presso l’Auditorium La Pietra e alle 18. 00 potrà assistere alla premiazione dei partecipanti alle due sezioni più votati dalla giuria di esperti. La Gara di Arte Dolciaria “Dolcissima Pietra” è organizzata dal Comune di Pietra Ligure in collaborazione con la Federazione Italiana Cuochi – delegazione Provincia di Savona - e dall’Associazione Panificatori Pasticceri e Affini Savonesi. Anteprima I prodotti che si potranno trovare in esposizione a Dolcissima Pietra saranno dolci tipici provenienti da diverse regioni italiane - oltre agli immancabili dolci liguri quali: baci di Pietra Ligure, pandolce alla genovese, amaretti, cioccolata, pan del pescatore, - ad esempio i Pabassini e il Pan di Sapa (dolci della tradizione Sarda), cacao in polvere da piantagioni di diverse parti del mondo, la Pasta di Mandorle con i Croccanti , la torta di torrone di Cremona, il Basin ‘d Vila piemontese, composizioni artigianali di cioccolato, il cioccolato di Modica, cannoli siciliani, la torta Sacher, i Krumiri, aromi naturali, i liquori di nocciola e al marron glacè, la grappa di ciliegie, vini come il recioto veneto, il brachetto, la malvasia piacentina ed il moscato in abbinamento. E poi ancora cioccolato di ogni provenienza e forma, miele, zabaione, praline e dolci. Le degustazioni guidate… I Meeting della Dolcezza Collateralmente alla mostra di dolci il pubblico potrà partecipare a “I Meeting della Dolcezza” costituiti da seminari dedicati ai dolci e ai “laboratori di degustazione” di dolci&vini. Le dimostrazioni dei maestri pasticceri Grazie alla collaborazione con le associazioni professionali Federazione Italiana Cuochi – delegazione Provincia di Savona - , l’Associazione Panificatori Pasticceri e Affini Savonesi e di professionisti del settore, le piazze del centro storico si trasformeranno in laboratori a cielo aperto, in cui saranno organizzate dimostrazioni di arte dolciaria a cura di maestri pasticceri per tutta la durata della manifestazione. Il programma sarà visionabile sul sito www. Dolcissimapietra. Org .  
   
   
ZUPPA DELLE FATE IN TAVOLA…RISCOPERTI DECINE DI PIATTI ALL’INSEGNA DELLA TRADIZIONE PROPOSTI NEL CIRCUITO DELLE CUCINE TIPICHE DEL PICENO  
 
Specialità “Glocal”, cioè a basso impatto ambientale, con materie prime di alta qualità da produzioni agricole e allevamenti locali. In nome di un turismo consapevole e sostenibile a contatto con le comunità del posto Zuppa delle Fate, crema di sedano selvatico, ravioli alle ortiche, tagliatelle al tartufo bianco pregiato. Sono questi soltanto alcuni dei piatti tipici della cucina picena tradizionale oggi riproposti, grazie alla scoperta delle antiche ricette, nel Circuito delle Cucine tipiche del Piceno. L’iniziativa, voluta dall’assessorato al Turismo della Provincia di Ascoli Piceno, mira a valorizzare e far conoscere la Cucina tipica di alta qualità grazie al coinvolgimento di una trentina di comuni del territorio e alla creazione di undici circuiti gastronomici ad hoc: cucina delle erbe spontanee, cucina dello spirito, cucina dei briganti, cucina delle Fate, cucina dei tartufi, cucina di Lepanto, cucina di bosco, cucina dei cinque nodi, cucina della frutta, cucina di Bacco, cucina del biologico. Sei (erbe spontanee, spirito, briganti, tartufi, Lepanto, di bosco) sono già attivi, quello delle Fate sta per partire, il biologico verrà attivato quest’estate, gli altri si stanno organizzando. L’obiettivo del progetto è duplice: da un lato recuperare le antiche tradizioni gastronomiche più autentiche del territorio; dall’altro sviluppare e tutelare le produzioni di prodotti-. Ingredienti di qualità provenienti da coltivazioni ed allevamento locali. Oltre alla proposta di menù tipici durante tutto l’arco dell’anno da parte dei ristoratori aderenti ai Circuiti delle Cucine Tipiche, i Comuni organizzano anche numerose manifestazioni: corsi di cucina per adulti e bambini, degustazioni, cene e pranzi a tema. Spesso collegati a sagre, feste in costume, rievocazioni storiche. E abbinati anche ad escursioni a piedi o in bicicletta, corsi di riconoscimento delle erbe, raccolta guidata dei tartufi, I comuni coinvolti °Cucina delle erbe spontanee: Monte San Pietrangeli, Montefiore dell’Aso, Francavilla d’Ete, Petritoli, Smerillo. °Cucina dei tartufi: Amandola, Montemonaco, Montefortino °Cucina dei briganti: Acquasanta Terme °Cucina delle Fate, Cucina di Lepanto, Cucina di bosco: Arquata del Tronto, Montegallo. A cura dell’Associazione Culturale Festa Bella Spelonga °Cucina dello spirito: Monteprandone, Monsampolo del Tronto A cura dell’Associazione “I Sapori del Piceno” °Cucina dei Cinque nodi: Servigliano, Falerone, Monte Vidon Corrado, Massa Fermana, Montappone °Cucina della frutta A cura dell’Associazione Valdaso °Cucina di Bacco: Castorano, Offida, Ripatransone, Castignano °Cucina del biologico Monte San Pietrangeli, Acquasanta Terme, Ascoli Piceno, Ripatransone, Porto San Giorgio, Massignano, Porto Sant’elpidio, San Benedetto del Tronto Gli undici circuiti delle Cucine tipiche picene La Cucina delle erbe spontanee E’ uno dei circuiti più consolidati, nasce da un’idea di due associazioni, “Alvaro Valentini” e “Amici della Scentella” e da una ricerca sulle erbe trovate, erbe da sempre utilizzate nella tradizione culinaria popolare tramandata nei secoli, ma che rischiava di scomparire. Il progetto si è concretizzato in diverse attività e iniziative: la riscoperta e la conoscenza delle erbe selvatiche, la valorizzazione di questa risorsa naturale, l’approfondimento delle peculiarità gastronomiche delle erbe, la creazione di un circuito di ristoranti che prevedano nel menù piatti con le erbe selvatiche, la pubblicazione di una Guida sulle erbe spontanee del Piceno e di un ricettario (entrambi in fase di redazione). Obiettivo implicito del progetto è la valorizzazione del territorio e il rafforzamento dell’offerta turistica nei confronti in particolare di quel movimento sempre più numeroso di persone alla ricerca di un turismo naturale, sostenibile e rispettoso dell’ambiente circostante. La Cucina dello Spirito Ci sono i “ravioli alle ortiche” e anche le “crispelle ‘mbasse” tra le antiche ricette elaborate nei conventi marchigiani. Nelle prime l’ortica viene utilizzata sia nell’impasto della sfoglia sia nel ripieno con la ricotta (condimento: salsa di pomodoro); per le seconde, dette anche frittatine, si utilizzano uova e farina per l’impasto, vengono quindi tagliate a metà, condite con formaggio pecorino, arrotolate e poi bagnate con brodo bollente di gallina. Due ricette fra le tante della tradizione millenaria dei monasteri, riscoperte grazie all’associazione “I sapori del Piceno” di Monteprandone. L’iniziativa è nata nel quadro delle celebrazioni di San Giacomo della Marca che ebbe i natali a Monteprandone e si è concretizzata in una originale rassegna enogastronomica basata su numerosi ricettari originali. L’arte della preparazione e della manipolazione dei cibi ha infatti conosciuto un forte impulso nei monasteri medievali. Soprattutto per due motivi: perché erano una tappa obbligatoria per pellegrini, viandanti, commercianti, poveri essendo talmente rara la presenza di locande; perché, essendo il monastero al centro di vasti terreni coltivati con ogni sorta di ortaggi e in possesso di fornitissimi allevamenti di animali, le dispense erano molto spesse stracolme. La cucina dei monasteri si caratterizzava per il sapiente uso di prodotti naturali, semplici, genuini e gustosi legati alla stagionalità. E ancor oggi si rivela come tale nei pochi luoghi religiosi dove in particolare qualche suora si diletta ancora in preparazioni gastronomiche, soprattutto di dolci. Gli appuntamenti. Monsanpolo: 7 luglio, al Chiostro di San Francesco, degustazione “Dolci monastici e vini passiti”; 8 luglio “Cena al Chiostro” . Monteprandone: 14 luglio, Cena itinerante per il centro storico- itinerario cultural-culinario alla scoperta dei Codici miniati, della casa natale di San Giacomo della Marca; 27 luglio “cena al Chiostro del convento di San Giacomo della Marca”; 28 luglio, degustazione delle “Birre trappiste”, presso la Sala del Comune Informazioni: Stefano Greco, ideatore e coordinatore del Circuito, tel. 0736/277924, cell. 32979724472 La Cucina dei Briganti Il brigantaggio interessò numerose Regioni italiane a partire dal 1500. Nella fascia montana ascolana, soprattutto nel territorio di Acquasanta Terme al confine con l’Abruzzo, questo fenomeno conobbe la sua massima diffusione verso la metà dell’ottocento in concomitanza con i moti rivoluzionari che portarono alla nascita del Regno d’Italia. Alcune frazioni situate sulla fascia più meridionale del Piceno hanno conservato un forte legame con l’Abruzzo: in particolare nelle frazioni situate nel comprensorio del Montecalvo, dove la tradizione gastronomica presenta numerose contaminazioni con quella teramana. Il progetto “La Cucina dei Briganti” valorizza le antiche ricette di questa tradizione “comune” attraverso la costituzione di un circuito che coinvolge, nel comune di Acquasanta Terme, le località di Fleno, Castel di Luco, Paggese, Rocca Montecalvo e San Martino. In calendario: 21 luglio, frazione San Martino, cena con spettacolo sul brigantaggio; 17 luglio, frazione Montecalvo, cena e degustazioni; 4 agosto, frazione Fleno, cena e spettacolo Ricetta tipica: Timballo di crespelle con frittatine al posto dlela pasta sfoglia, sistemate a strati. Sugo al ragù con mozzarella, funghi porcini. Cottura in forno a legna. Informazioni: Proloco Acquasanta Terme, tel. 0736/801291. La Cucina del Tartufi Il tartufo è una delle eccellenze dell’area montana e pedemontana del Piceno, uno dei territori italiani più vocati alla sua raccolta legata alla ricerca spontanea e all’ampia superficie coltivata con piante miconizzate. Il tartufo bianco pregiato è diffuso nelle aree di Amandola e Montefortino, mentre il nero pregiato è presente in grandi quantità nella zona di Roccafluvione e in una vasta area dei Monti Sibillini. L’idea di valorizzare il tartufo riscoprendo le antiche ricette della gastronomia locale è venuta ad Alberto Mandozzi, presidente dell’Atam, Associazione Tartufai Monti Sibillini. Da qui la messa a punto dei piatti tipici utilizzando tartufo bianco e tartufo nero, la creazione della rete di ristoratori, la messa a punto di pacchetti turistici che precedono escursioni guidate alla ricerca del prezioso ingrediente. Comunque sia le antiche ricette non si basano soltanto sull’impiego del tartufo, ma anche di altri prodotti gastronomici derivanti dall’utilizzo, ed esempio, di funghi. In autunno i gelsi, le querce ed i pioppi sono portatori dei funghi chiodini, ottimi per sughi; fra la fine dell’estate e l’autunno invece querce e castagni producono l’ovulo, mentre accanto ai pioppi è possibile trovare il porcinello rosso. Il porcino invece si può raccogliere fra faggi e castagni. Numerose le proposte culinarie a che abbinano tartufi e funghi, proposte tutto l’anno dai ristoratori locali, fatta eccezione per i mesi di maggio e di settembre quando i tartufi non si raccolgono. Primo appuntamento della stagione: 10 agosto a Force,” Sagra storica delle pennette al tartufo estivo (nero)”. Due sono le manifestazioni principali dedicate al prezioso fungo ipogeo: “Diamanti a Tavola” ( organizzata da una decina d’anni) è in programma ad Amandola il primo week-end di novembre ed è dedicata al bianco pregiato; “Il Festival del Tartufo vero dei Sibillini” (giunto quest’anno all’undicesima edizione) che si tiene a Montefortino il primo week-end di febbraio. Ad ottobre, a Montemonaco e a Montefortino è in programma la “Sagra del mercato del fungo dei Monti Sibillini”. Informazioni: Alberto Mandozzi, presidente Atam, cell. 333/5278275, Stefano Greco, coordinatore del progetto, cell. 329/9724472. La Cucina delle Fate Sono gli spinaci selvatici, vera e propria rarità, l’ingrediente che rendono speciale la Zuppa delle Fate preparata friggendo minuscoli gnocchi di patate serviti in un succulento brodo di carne. Tipico piatto della cucina povera montanara, diventa una delle portate principali della Festa organizzata in occasione della “Discesa delle fate”, il 15 e il 16 di agosto, rievocazione storica in costume che si celebra da oltre cinquant’anni a Pretare, caratteristica frazione di Arquata del Tronto, ai piedi del Monte Vettore. In questo luogo sorgeva un paese chiamato Colfiorito (comprendente le due attuali frazioni Pretare e Piedilama) dove regnavano pace e felicità. Distrutto da un’enorme frana provocata dalla cattiva e invidiosa maga Sibilla, esso tornò a vivere dopo molti anni grazie all’arrivo sul posto di alcuni pastori i quali, durante le lunghe notti, ricevevano la visita di bellissime fanciulle coperte da abiti che incarnavano la natura, il fuoco, il bosco, il prato, il vento, la neve, l’acqua. In realtà le ninfe altro non erano che strane creature, al servizio della Sibilla, dalle sembianze femminili ma con orribili piedi di capra che, prima dello spuntar del sole, scappavano via per non rivelare la loro doppia natura. Un giorno un cavaliere dalle origini ignote, col nome di Guerrin Meschino, riuscì a sconfiggere i magici poteri della Sibilla così che le fate, libere dall’incantesimo, poterono sposare i pastori dando così origine al paese di Pretare. Oggi, in occasione della festa di San Rocco, ogni tre anni (prossima edizione nel 2009) la leggenda diventa spettacolo e l’occasione per far assaggiare a tutti le specialità tipiche. Negli altri anni, come quest’anno, viene comunque organizzata, a cura della Pro Loco, una cena delle Fate con comparse vestite da pastori e da fate, per gustare le specialità della zona. Ricette, come la Zuppa delle Fate, riscoperte parlando con gli anziani e studiando le numerose leggende che si intrecciano e hanno reso mitici i Monti Sibillini e che oggi, grazie al Circuito delle cucine tipiche del Piceno, possono essere gustate nelle “Cene della Sibilla” proposte nel mese di agosto e, su prenotazione, tutto l’anno. Informazioni: Pro loco Acquasanta Terme, tel. 0736/801291; Calogera Ferrara, ristorante “Da cavallo”, Pretare, tel. 0736/804689. La cucina di Lepanto Nella frazione di Spelonga , ad Arquata del Tronto, si svolge ogni tre anni la "Festa Bella", rievocazione storica unica nel genere di quel 7 ottobre 1571, quando nel golfo di Lepanto fu combattuta la più grande battaglia di tutta la storia. La flotta cristiana, guidata da Don Giovanni D´austria con Marcantonio Colonna comandante dei pontifici, dopo cinque ore di cruento scontro, sbaragliò gli Ottomani capitanati da Mehemet Alì. A quello storico evento, secondo la tradizione, parteciparono circa centocinquanta Spelongani, riuscendo persino a conquistare una bandiera turca che, lacerata e macchiata di sangue, viene tuttora conservata nella chiesa parrocchiale di Spelonga di Arquata. A ricordo, a partire dalla fine della prima Guerra Mondiale, ogni tre anni (prossima edizione agosto 2007) almeno 150 Spelongani si recano sui Monti della Laga ed abbattono un gigantesco abete di circa trenta metri che diventerà, dopo tre giorni di trasporto, l´albero maestro d´una Feluca Turca che viene ricostruita sulla piazza del paese. E’ poi Marcantonio Colonna, personaggio storico che apporrà in cima all´albero una copia della bandiera prima "dell´alzata", eseguita con l´ausilio di sole funi e scale. Da questa manifestazione si è dato vita ad un menù particolare fatto di prodotti tipici e piatti storici (pasta alla Lepanto- sugo a base di salsiccia, funghi, pancetta, pomodoro -, polentella, crispelle - pasta sfoglia all’uovo , e zoghene – pasta fresca tipica ), secondo tradizione. Il menù viene proposto in tre sagre nei quattro rioni di Spelonca in tre sagre: il 17, il 20 e il 23 agosto e quindi offerto durante tutto l’anno in alcuni ristoranti che aderiscono al “Circuito delle cucine tipiche del Piceno”: il Circuito della cucina di Lepanto La Manifestazione Agosto 2007-06-2007 La “Festa Bella” è unica nel suo genere perché dura un mese intero, ripropone la ricostruzione di una battaglia in mare in una zona di montagna e perché vede protagonisti tutti i 250 abitanti della frazione di Spelonga. Non è una rievocazione turistica, ma una manifestazione molto sentita dai residenti e quindi presenta caratteristiche di autenticità e partecipazione rare a trovarsi. Per meglio organizzare la Festa è stata costituita l’Associazione Festa Bella che quest’anno propone anche una mostra fotografica con immagini d’epoca e video più recenti. I costumi: tutti i partecipanti indossano casacche a mezze maniche color rosso chiuse sul davanti da lacci in stoffa; una bandana e un foulard di colore diverso (verde, rosso, azzurro e giallo) con lo stemma del rione di appartenza. Calendario Domenica 5 agosto di buon mattino circa 150 uomini si incamminano all’interno del Parco nazionale dei Monti della Laga e in due ore, dopo circa una decina di chilometri di sentiero, arrivano nell’area dove tagliare il grande abete che costituirà l’albero maestro della nave. Un albero di circa 30 metri, del peso di 15-20 quintali. E’ possibile seguire gli uomini sul sentiero per poi vedere il taglio dell’albero. Da venerdì 10 a domenica 12 agosto avviene il trasporto, a braccia, del tronco. Domenica 12 agosto, alle 16, è previsto l’arrivo in Paese Venerdì 17 agosto Sagra gastronomica in uno dei rioni di Spelonca con menù della Cucina di Lepanto Sabato 18 agosto alle 16 avviene l’alzata ufficiale dell’albero cui viene messa in cima la bandiera turca originaria della Battaglia di Lepanto. L’albero viene “protetto” da una specie di torretta di avvistamento Domenica 19 agosto Viene costruita la Feluca turca. Nel pomeriggio viene organizzato il Palio tra i quattro rioni e i “Giochi”: taglio dell’albero, giro con la botte, etc. Lunedì 20 agosto Sagra gastronomica in uno dei rioni di Spelonca con menù della Cucina di Lepanto Giovedì 23 agosto Sagra gastronomica in uno dei rioni di Spelonca con menù della Cucina di Lepanto Domenica 26 agosto Grande Festa in Paese con tutti gli abitanti, le rappresentanze e le delegazioni dei Comunii cui abitanti parteciparono alla Battaglia di Lepanto:i Marino (vicino a Roma), Porto Recanati dove esiste un Centro Studi che ha fatto ricerche sulla Battaglia di Lepanto. Presente anche un gruppo di Casamicciola, città gemellata a Spelonca. Informazioni: Berardino Camocci,presidente Associazione Festa Bella, 335/5989338; Luciano Quaglia, direttore amministrativo Associazione Festa Bella te. 0736/803913-809081, cell. 33877195140; Comune di Arquata del Tronto, Polidori, tel. 0736/809122. La cucina di Bosco L’intero arco montano Piceno definito dal Parco Nazionale del Gran Sasso – Monti della Laga a Sud e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini a Nord è caratterizzato da una straordinaria biodiversità delle produzioni. Da un lato quelle derivate dalla pratica di colture intelligenti, come il marrone ottenuto dall’innesto praticato sull’albero del castagno, dall’altro quelle spontanee come funghi e tartufi che in questa area hanno trovato un habitat naturale. La conservazione e la cura dell’ambiente sono gli altri elementi che hanno consentito di mantenere pressoché intatta la capacità di produzione di prodotti del sottobosco, una risorsa che oggi fa del Piceno una delle aree più appetibili sotto il profilo enogastronomico. Castagne, funghi e frutti di bosco forniscono l’occasione per passeggiate ed escursioni. Su questi prodotti si fonda quindi la cucina del bosco a cui verrà dato risalto con delle manifestazione specifiche previste nel periodo autunnale quale, ad esempio, “Marrone che passione - mercato dei prodotti tipici della montagna. La Sagra si svolge lungo le vie del centro storico dell´abitato di Trisungo. Principe della Sagra è il marrone, cioè la castagna carnosa e profumata e facile da spellare, il cui sapore regna incontrastato nei palati degli appassionati delle caldarroste fragranti e aromatiche. L’obiettivo è proporre pacchetti turistici enograstronomici fatti tra l’altro di escursioni a piedi, escursioni con la mountain bike, orienteering e visite guidate. Il piano organizzativo prevede otto appuntamenti (due per stagione: ad Arquata del Tronto - Centro dei due Parchi; a Montegallo – Rifugio Sottovento). Le serate saranno così organizzate: incontro con lo chef, spiegazione dei piatti e del contesto culinario; abbinamento dei vini; cena “consapevole”, ovvero con un percorso di accompagnamento e di illustrazione dei piatti; spettacolo o concerto. A Montemonaco, il 27 e il 28 ottobre, invece si svolge la tradizionale "Sagra Mercato della Castagna" per promuovere e far conoscere a tutti la bontà dei marroni di Montemonaco. Nel territorio di Montemonaco vi sono diverse zone con castagneti secolari: qui le varietà colturali di castagno trovano, nell´ambiente puro ed incontaminato, un fattore congeniale al loro sviluppo biologico naturale senza aggiunta di concimi. Si ottengono così marroni sostanziosi ad aroma spiccato, di buon sapore zuccherino, con polpa soda ma non legnosa, facili da sbucciare Questi marroni nostrani sono da non confondere con varietà a frutto molto grosso sia di origine estera che nazionale ottenuta da ibridi tra il castagno europeo e quello giapponese. Tali prodotti sono di qualità inferiore, purtroppo la grossa pezzatura ed il prezzo contenuto risultano molto concorrenziali sul mercato. Nel centro storico di Montemonaco per la Sagra Mercato della Castagna vengono allestiti caratteristici stands gastronomici per gustare tanti dolci di castagne: castagnaccio, tronchetto, ravioli fritti, spiedini di castagne. Questi dolci sono preparati dalle donne del paese secondo antiche e genuine ricette. Www. Montemonaco. Com (Pro Loco) Informazioni: Comune di Montemonaco, tel. 0736/856141(sindaco Vittorio Sansonetti cell. 333/7287302) Per le castagne: http://www. Galpiceno. It/marrone_concorso. Php?template=concorso La Cucina biologica Il Circuito nasce a seguito dell’iniziativa il “Bio ti segue in vacanza” promossa nell’estate del 2006 e che aveva selezionato alcuni ristoranti del territorio picenao che, in nome di una scelta alimentare consapevole, avevavo proposto un Menù biologico a base di prodotti locali. Visto il successo dell’iniziativa, in accordo con le aziende biologiche aderenti allo Sportello Filiera Corta Picena, è stato deciso di continuare l’esperimento tutto l’anno. Oltre ai ristoratori già aderenti ne verranno presto individuati altri di nodo da essere presenti in modo capillare nelle principali località. I menù variano a seconda del locale, ma si basano tutti su piatti tipici della tradizione caratterizzati dall’alta qualità della materia prima. Informazioni: Valeria Meco, direttore Filieracorta Picena, tel. 0736/237352, cell. 347/902417 .  
   
   
LA FRESCHEZZA E LA VITALITA’ DI SKIPPER IL SUCCO DI FRUTTA DA SEMPRE SINONIMO INDISCUSSO DI NATURALITÀ E DISSETANZA, PROTAGONISTE ALLO “SKIPPER BEACH TOUR 2007”  
 
Skipper, il succo di frutta da sempre sinonimo indiscusso di naturalità e dissetanza, porta il suo inconfondibile sapore e la sua vitalità, in qualità di sponsor ufficiale, allo “Skipper Beach Tour 2007”, la più importante manifestazione estiva italiana di sport, musica e divertimento che dal 29 giugno al 2 settembre, durante i week-end, toccherà le principali località balneari della penisola. Grazie alla sua anima moderna e dinamica Skipper rinnova il suo legame con il mondo dello sport e del beach volley con il quale condivide spirito e valori: passione, energia e spirito di squadra. Originale e innovativo, Skipper rappresenta il mondo è adatto a chi ama vivere ogni momento con entusiasmo e vitalità diventando l’emblema di chi desidera distinguersi e ha voglia di naturalità e leggerezza in ogni occasione della giornata: dalle ore passate fuori casa con gli amici, ai pomeriggi in giro per la città fino ai momenti dedicati al movimento all’aria aperta. Skipper Fresh, l’ultima novità 2007 della gamma Skipper, con i suoi gusti innovativi, diventa il drink ufficiale della manifestazione accompagnando, tra concerti, musica e giochi, spettacolari esibizioni e performance di atleti e campioni provenienti da tutto il mondo, tutti i visitatori e regalando rinfrescanti momenti di piacere. Da Ace Passion, pensato per chi predilige le note esotiche, a Arancia Rossa e Mandarino, dedicato a chi ha voglia dei sapori più mediterranei, a Pompelmo e Litchi per chi desidera assaporare una nota originale davvero rinfrescante, per finire con Ananas e Lime, perfetto per chi ama dissetarsi con una pungente nota agrumata. Questi i prodotti che il pubblico avrà la possibilità di degustare per tutta la durata dell’evento, assaporandone la loro freschezza: durante tutta la giornata, tra gli spalti e l’arena, ma anche in occasione degli spettacoli e concerti notturni dove protagonista, accanto alla musica, sarà anche Skipper Fresh. Nato dall’esperienza Zuegg, da sempre attento alla salvaguardia dei valori naturali della frutta, Skipper Fresh è portavoce di una vera e propria filosofia, “Feel the Youniverse”, a cui si ispirano tutti coloro che fanno dell’originalità e dell’individualità uno stile di vita senza mai dimenticare spirito di squadra e sana passione per lo sport. .  
   
   
ALLA GIOVANE GALLERISTA PAOLA GUADAGNINO IL PREMIO DELLE DONNE DEL VINO DELLA CAMPANIA.  
 
Il Premio Donne del Vino della Campania è stato assegnato a Paola Guadagnino, giovane e brillante gallerista partenopea. A lei è andato il riconoscimento istituito quest’anno dall’associazione campana Donne del Vino per premiare quella giovane donna che si è saputa distinguere per creatività e impegno. <Il premio che abbiamo istituito quest’anno vuol essere un impegno di donne verso altre donne; Paola Guadagnino è giovane, preparata e si è fatta notare nel mondo dell’arte contemporanea e non solo, recentemente è stata ambasciatrice dei fermenti e della grande vitalità di Napoli a Basilea. Ci è sembrato il profilo più idoneo per questa nostra prima edizione del premio>, ha spiegato Elena Martusciello delegata regionale dell’associazione. Il premio Donne del Vino della Campania nasce da un’idea di Donatella Bernabò Silorata; è stato istituito quest’anno e rientra nel programma di In Vino Venere evento annuale dell’associazione Donne del Vino della Campania il cui incasso viene devoluto all’Airc, l’associazione italiana per la ricerca sul cancro. Il riconoscimento sarà conferito ogni a anno “ad una giovane donna che si è distinta per creatività, lavoro e impegno, che ha saputo lasciare un segno”. Paola Guadagnino è nata a Napoli nel 1976. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Napoli e dopo un’esperienza lavorativa in Inghilterra e uno stage presso Viafarini di Milano ha aperto uno spazio per la promozione dei giovani artisti napoletani nel centro storico della città: la galleria T293 che prende il nome dalla strada via Tribunali e dal civico, il 293. Nel 2005 ha aperto un secondo spazio nel quartiere di Chiaia ampliando gli orizzonti e la mission della galleria. Dal 2004 T293 lavora a livello internazionale facendo da ponte tra Napoli e la scena artistica europea e non solo. Nel 2007 Paola Guadagnino con la sua galleria è stata invitata a partecipare ad Art Basel, la più importante fiera al mondo dell’arte contemporanea. .