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Notiziario Marketpress di Giovedì 17 Febbraio 2011
LIBERA CIRCOLAZIONE DEI CAPITALI: LA COMMISSIONE EUROPEA CHIEDE ALL’ITALIA DI MODIFICARE LA LEGGE SULLE PRIVATIZZAZIONI IN MATERIA DI RESTRIZIONI SUGLI INVESTIMENTI RIGUARDANTI LA PROPRIETÀ E LA GESTIONE DI SOCIETÀ PRIVATIZZATE CHE OPERANO IN SETTORI STRATEGICI QUALI LE TELECOMUNICAZIONI E L´ENERGIA  
 
 Bruxelles, 17 febbraio 2001 - La Commissione europea ha richiesto che l’Italia modifichi la legislazione che conferisce allo Stato poteri speciali d´intervento in materia di decisioni riguardanti la proprietà e la gestione di società privatizzate che operano in settori strategici quali le telecomunicazioni e l´energia. La Commissione ritiene che tali poteri speciali comportino una restrizione ingiustificata che incide sulla libera circolazione dei capitali e sul diritto di stabilimento nell’Ue. La Commissione ha inoltrato la richiesta sotto forma di parere motivato, avviando così la seconda fase del procedimento d´infrazione dell´Ue. Se, entro due mesi, le autorità italiane non adottano le misure necessarie a rimediare all´infrazione della normativa Ue, la Commissione può decidere il rinvio del caso alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Qual è l’obiettivo della normativa Ue in questione? La libera circolazione dei capitali costituisce il fulcro del mercato unico e rappresenta una delle “quattro libertà” al suo interno. Essa consente l´esistenza, in Europa, di un mercato e di servizi più aperti, integrati, competitivi ed efficienti. Per i cittadini ciò comporta la possibilità di intraprendere una serie di operazioni all’estero: dall´apertura di un conto bancario, all´acquisto di azioni in società estere o di beni immobili. Per le imprese, significa essere in grado di investire in imprese site in altri paesi europei, diventarne proprietari e svolgere un ruolo attivo nella loro gestione. In che modo l’Italia contravviene alla regola? La legislazione italiana stabilisce che allo Stato possano essere conferiti poteri speciali onde salvaguardarne gli interessi fondamentali, in caso siano a rischio. In primo luogo, lo Stato ha il potere di opporsi sia all’acquisto di azioni che alla conclusione di patti da parte degli azionisti che detengono una determinata percentuale dei diritti di voto (pari al 5% o inferiore, se così stabilito). In secondo luogo, lo Stato può opporsi a talune decisioni prese dalle imprese, ad esempio riguardo a fusioni o scissioni aziendali. A parere della Commissione questa legislazione impone restrizioni non giustificate alla libera circolazione dei capitali e al diritto di stabilimento (articoli 63 e 49, rispettivamente, del trattato sul funzionamento dell´Ue). Le restrizioni sull’acquisto di azioni in determinate imprese, o le disposizioni a corollario di un sistema di poteri speciali che ne consentono l’attuazione pratica nei casi individuali, rendono meno attraenti gli investimenti diretti o di portafoglio nelle imprese in questione e possono scoraggiare potenziali investitori provenienti da altri Stati membri. Anche il potere di veto su decisioni fondamentali per il funzionamento di un’impresa può incidere negativamente e dissuadere gli investitori. Gli Stati membri possono sempre giustificare tali misure, soggette a severe restrizioni a norma del trattato e precisate dalla giurisprudenza della Corte. In tal caso, però, la Commissione non ritiene che i criteri per l’esercizio dei poteri in questione siano adeguati all´ottenimento degli obiettivi perseguiti. Si tratta di criteri non sufficientemente precisi che potrebbero dare adito a un´eccessiva discrezionalità. Nel marzo 2009 la Corte di giustizia dell´Unione europea ha emesso una sentenza, pertinente a una precedente causa italiana (C-326/07), confermando che i poteri di opporsi a questo tipo di attività non sono idonei al fine di salvaguardare gli interessi vitali dello Stato. Per quanto riguarda la possibilità di opporsi alle decisioni sulla gestione delle imprese, la Corte segnala la possibilità di stabilire un legame tra tale potere e la necessità di proteggere gli interessi dello Stato, ma ciò deve fondarsi su condizioni oggettive e verificabili. Ad oggi sono stati introdotti in Italia uno o più dei poteri speciali in questione, per le seguenti imprese private: Telecom Italia, Eni, Finmeccanica ed Enel. In che modo ciò si ripercuote su cittadini e imprese? A seguito della concessione di diritti speciali allo Stato, gli investitori non possono godere della facoltà di gestire appieno alcune imprese e viene loro impedito l’acquisto – al di sopra di una certa quota – di azioni delle stesse imprese. Inoltre, sulle quote individuali possono incidere rischi derivanti da un eventuale veto dello Stato riguardo a importanti decisioni aziendali, prese dal consiglio di amministrazione perché ritenute nell’interesse dell´impresa e relative, ad esempio, a fusioni o scissioni. Libera circolazione dei capitali: http://ec.Europa.eu/internal_market/capital/index_en.htm  Informazioni aggiornate sui procedimenti d’infrazione, riguardanti tutti gli Stati membri: http://ec.Europa.eu/community_law/index_en.htm    
   
   
LA COMMISSIONE EUROPEA SOLLECITA L´ITALIA A PORRE FINE ALLA DISCRIMINAZIONE CONTRO I LAVORATORI CHE HANNO ACQUISITO UN´ESPERIENZA PROFESSIONALE E QUALIFICHE IN UN ALTRO STATO MEMBRO. IN PARTICOLARE PORRE FINE ALLE REGOLE DISCRIMINANTI IN BASE ALLE QUALI GLI INSEGNANTI CHE DETENGONO QUALIFICHE OTTENUTE IN ITALIA RICEVONO PUNTI ADDIZIONALI ALL´ATTO DI DETERMINARE LA LORO GRADUATORIA NELLE LISTE DI RISERVA PER I POSTI DI INSEGNAMENTO.  
 
Bruxelles, 17 febbraio 2011 - La Commissione europea ha sollecitato l´Italia a tener conto dell´esperienza professionale e dell´anzianità maturate dai medici in un altro Stato membro all´atto di determinare il loro inquadramento o le loro condizioni di lavoro (salario, grado, sviluppo della carriera) nel settore pubblico italiano. Essa ha anche chiesto all´Italia, con un provvedimento separato, di porre fine alle regole discriminanti in base alle quali gli insegnanti che detengono qualifiche ottenute in Italia ricevono punti addizionali all´atto di determinare la loro graduatoria nelle liste di riserva per i posti di insegnamento. La Commissione ritiene che le regole attualmente in vigore siano discriminatorie poiché vanno entrambe a detrimento di lavoratori di altri Stati membri. Entrambe le richieste della Commissione si configurano quali ´pareri motivati´ nell´ambito delle procedure di infrazione dell´Ue. L´italia ha due mesi di tempo per allineare alla normativa dell´Ue la legislazione che riguarda i due ambiti in questione. In caso contrario, la Commissione può decidere di deferire l´Italia alla Corte di giustizia dell´Ue. Conformemente alla normativa dell´Ue la libera circolazione dei lavoratori non si applica al settore pubblico, ragion per cui le assunzioni nel settore pubblico possono essere limitate ai cittadini dello Stato membro ospitante. Tale deroga è stata però interpretata in modo estremamente restrittivo dalla Corte di giustizia dell´Ue, ragion per cui uno Stato membro può riservare ai propri cittadini soltanto i posti che comportano l´esercizio dell´autorità pubblica e la responsabilità di salvaguardare gli interessi generali dello Stato. Tale restrizione non si applica quindi ai medici operanti nelle strutture sanitarie pubbliche né agli insegnanti delle scuole pubbliche. In linea con la giurisprudenza della Corte, i precedenti periodi di lavoro comparabile maturati nel settore sanitario degli altri Stati membri vanno contabilizzati dai servizi sanitari italiani all´atto di determinare l´inquadramento professionale (salario, sviluppo della carriera) come se si trattasse di un´esperienza maturata nel sistema italiano. La condizione specifica che in Italia impone la continuità del servizio per stabilire l´inquadramento di un medico costituisce una discriminazione indiretta dei lavoratori migranti allorché si tratta di determinare le loro condizioni lavorative nell´ambito del servizio pubblico italiano. I lavoratori migranti di solito terminano un rapporto di lavoro nello Stato membro di origine per spostarsi in un altro Stato membro, ragion per cui il loro trasferimento si traduce in un´interruzione della carriera. Nel caso degli insegnanti la legislazione italiana stabilisce che, ai fini delle graduatorie delle liste di riserva degli insegnanti e dei punti attribuiti a tutte le qualifiche professionali (comprese quelle ottenute in altri Stati membri), vengano concessi punti addizionali alle qualifiche specifiche esclusivamente se ottenute in Italia. Ciò si traduce in una discriminazione indiretta a motivo della nazionalità e viola la normativa Ue in tema di libera circolazione dei lavoratori, oltre ad avere conseguenze negative sull´accesso all´occupazione da parte dei candidati che abbiano esercitato il loro diritto alla libera circolazione per ottenere le loro qualifiche professionali in altri Stati membri. Le qualifiche comparabili ottenute in altri Stati membri e riconosciute dalle autorità italiane dovrebbero essere trattate allo stesso modo di quelle ottenute in Italia e ad esse si dovrebbe attribuire lo stesso punteggio. Per ulteriori informazioni Libera circolazione dei lavoratori: http://ec.Europa.eu/social/main.jsp?catid=26&langid=it  Occupazione nel settore pubblico: http://ec.Europa.eu/social/main.jsp?catid=465&langid=it  Per ulteriori informazioni sulle procedure di infrazione: http://ec.Europa.eu/eu_law/infringements/infringements_it.htm    
   
   
LA COMMISSIONE EUROPEA DELINEA IL PROGRAMMA DELL´UNIONE SUI DIRITTI DEI MINORI  
 
Bruxelles, 17 febbraio 2011 - In che modo l´Unione europea può aiutare a tutelare i diritti dei minori nelle aule di giustizia? Come possiamo garantire l´esecuzione tempestiva delle sentenze nei casi transfrontalieri di affidamento? E come proteggere bambini e ragazzi dal bullismo online? La Commissione europea ha presentato il 15 febbraio un programma che, dando applicazione pratica ai principi della Carta dei diritti fondamentali dell´Ue, intende garantire una maggiore tutela ai diritti dei minori. Il programma individua una serie di azioni concrete con cui l´Unione può contribuire in modo significativo alle politiche mirate al benessere e alla sicurezza dei minori, tra l´altro promuovendo una giustizia a loro misura, informando meglio i bambini e gli adolescenti dei loro diritti e garantendo sicurezza ai piccoli cibernauti. “I diritti dei minori sono diritti fondamentali e l´Unione e i 27 Stati membri devono fare in modo che vengano tutelati e che la loro azione sia improntata al principio dell´interesse superiore del minore” ha affermato la Vicepresidente Viviane Reding, Commissaria europea per la Giustizia. "Una giustizia a misura di minore significa che a garantire il rispetto dei diritti dei più giovani sia anzitutto il sistema giudiziario, quando le vittime o gli indagati sono bambini o adolescenti oppure quando nei divorzi non c´è accordo tra i genitori sull´affidamento.” Il Vicepresidente Antonio Tajani ha evidenziato la necessità di lottare contro lo sfruttamento sessuale dei minori connesso al turismo. “Lo sfruttamento sessuale è un reato, una gravissima violazione della dignità umana e dell´integrità fisica e psicologica delle giovani vittime. Questo preciso ambito richiede strategie comuni e cooperazione internazionale, azioni di sensibilizzazione e determinatezza. La recente comunicazione della Commissione sul turismo prevede azioni specifiche di contrasto allo sfruttamento sessuale dei minori". Il programma presentato oggi elenca 11 azioni che la Commissione intende adottare nei prossimi anni. L´iniziativa vuole ribadire l´impegno deciso delle istituzioni dell´Unione e degli Stati membri a promuovere, tutelare e rispettare i diritti dei minori in tutti i settori politici pertinenti dell´Ue traducendoli in risultati concreti. In futuro, nel definire, realizzare e monitorare le politiche Ue che coinvolgono i più giovani, direttamente o indirettamente, occorrerà tener conto dell´interesse superiore del minore. I minori coinvolti in procedure giudiziarie si scontrano con ostacoli notevoli e se il sistema giudiziario non è a loro misura il rischio è che ne siano violati i diritti. I soggetti particolarmente vulnerabili (minori indigenti, emarginati sociali o portatori di handicap) necessitano peraltro di una protezione speciale. La Commissione terrà specialmente conto dei minori nella sua proposta sui diritti delle vittime di reati, proponendo misure di garanzia per i minori indagati e rivedendo la normativa applicabile attualmente ai casi transfrontalieri di affidamento. Per proteggere i minori e dare loro gli strumenti per tutelarsi come utenti internet, la Commissione intende agire attivamente lottando contro il ciberbullismo, il grooming, l´accesso a contenuti nocivi e altre esperienze negative legate all´uso delle tecnologie online. Per diffondere maggior consapevolezza e promuovere la cittadinanza attiva dei più giovani, la Commissione aprirà sul portale Europa uno sportello unico dei minori con informazioni di facile fruizione sui loro diritti e sulle politiche dell´Unione. L´azione della Commissione sul fronte dei diritti dei minori è il frutto del suo impegno a garantire l´attuazione della Carta dei diritti fondamentali, giuridicamente vincolante per le istituzioni dell´Unione quando propongono una legge e per gli Stati membri quando danno attuazione al diritto dell´Unione. A ottobre 2010 la Commissione ha adottato una strategia per garantire il rispetto della Carta (Ip/10/1348) e pubblicherà il mese prossimo la prima relazione annuale sui diritti fondamentali, che renderà conto anche dei progressi ottenuti nell´applicare i diritti dei minori.  
   
   
A FIRENZE LA PRIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL D’EUROPA I GRANDI DELL’EUROPA UNITA SI DANNO APPUNTAMENTO NEL CAPOLUOGO TOSCANO  
 
 Firenze, 17 febbraio 2011 – Il Presidente della Commissione José Manuel Barroso, il Presidente del Parlamento Europeo Jerzy Buzek, Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione europea, il Ministro degli Esteri Franco Frattini e l’alto commissario Ue (Ministro degli Esteri) Catherine Ashton. Sono solo alcuni dei personaggi che parteciperanno alla prima edizione del Festival d’Europa in programma il prossimo maggio a Firenze. La presentazione dell’iniziativa promossa dall’Iue, Istituto Universitario Europeo, stamani in Palazzo Vecchio alla presenza del sindaco Matteo Renzi. Momento centrale del calendario del Festival d’Europa sarà la Conferenza “The State of the Union”, convegno di livello internazionale a cui parteciperanno i grandi dell’Ue, numerose autorità politiche ed esperti di politica internazionale. Obiettivo della conferenza è esaminare l’attualità comunitaria dell’Europa e le principali politiche dell’Unione. Appuntamento il 9 e 10 maggio in Palazzo Vecchio. Elevare Firenze a luogo ideale per i dibattiti internazionali, portare l’Europa e i valori dell’Unione a Firenze, trasformare la città in un laboratorio sulle tematiche e le opportunità europee. Sono alcune delle finalità che si pone il Festival d’Europa, manifestazione internazionale ideata e promossa dall’Iue, Istituto Universitario Europeo. Per tutta la durata dell’evento Firenze si colorerà di blu, il colore ufficiale dell’Ue. Il confronto sull’Europa andrà in scena anche nelle piazze e nei palazzi storici di Firenze dove saranno organizzati eventi culturali, iniziative didattiche e accademiche e incontri socioeconomici. Piazza Europa, la Notte Blu, l’Europa attraverso il cinema e il Concorso di idee sul futuro dell’Europa con il coinvolgimento delle scuole fiorentine sono fra gli appuntamenti che faranno da richiamo nel calendario del Festival e che animeranno strade, piazze, centri culturali, teatri e musei del capoluogo toscano. Le iniziative saranno anche l’occasione per celebrare, il 9 maggio, la "Giornata dell’Europa”. Firenze è nota per la sua arte, per la sua cultura e per la sua storia. In pochi sanno però che a Firenze lavora da anni un pezzo di Europa. Con questa iniziativa, dopo 40 anni di attività, l’Iue si mette a disposizione del territorio. Il Festival d’Europa vuole contribuire al profilo internazionale di Firenze. Con la prima edizione del Festival d’Europa Firenze si candida inoltre a diventare un laboratorio globale di comunicazione per trasmettere i valori europei. L’evento vede coinvolti in prima linea le maggiori Istituzioni locali, quali: Regione, Provincia, Comune, Direzione Scolastica regionale, Università di Firenze e Camera di Commercio. La manifestazione ha l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica Italiana e il Patrocinio del Ministero Affari Esteri. Comitato Organizzatore: Istituto Universitario Europeo, Commissione Europea, Parlamento Europeo, Governo Italiano, Comune di Firenze, Provincia di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Università degli Studi di Firenze, Agenzia Llp e Youth in Action. Www.festivaldeuropa.eu/    
   
   
CROAZIA: PRESTO IL 28° STATO MEMBRO DELL´UE?  
 
Strasburgo, 17 febbraio 2001 - I negoziati per l´adesione della Croazia all´Unione potrebbero essere completati entro giugno se Zagabria continua sulla strada delle riforme, afferma una risoluzione approvata dal Parlamento il 16 febbraio. La sfida maggiore potrebbe però risultare quella di spiegarne i benefici a una popolazione piuttosto scettica. "I negoziati di adesione con la Croazia possono essere completati nella prima metà del 2011 a patto che continuino a essere perseguite con risolutezza le necessarie riforme", in particolare quelle che servono a combattere la corruzione, garantire il ritorno dei rifugiati e realizzare la ristrutturazione dei cantieri navali, dicono i deputati. Inoltre, sottolineano anche gli sforzi compiuti da Zagabria per riformare la costituzione, il potere giuridico e migliorare la cooperazione con il Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia (Icty). Lotta alla corruzione: passi in avanti - Il Parlamento riconosce l´impegno del governo croato nella lotta contro la corruzione, evidente ad esempio nei casi dei processi che vedono coinvolti due ex ministri ed ex primo ministro, fenomeno che tuttavia "continua a costituire un grave problema generale". I deputati pertanto chiedono all´Olaf, l´ufficio europeo anti-frode, di "cooperare strettamente con le autorità croate, al fine di fare luce sulla potenziale corruzione secondaria che può essere generata all´interno delle istituzioni dell´Ue". Anche le riforme sul sistema giudiziario devono proseguire, indicano i deputati, in particolare continuando il perseguimento dei crimini di guerra e migliorando i programmi di protezione dei testimoni. Rifugiati: l´ostilità verso i serbi è diminuita - In generale, ci sono stati progressi sulla questione spinosa del ritorno in patria dei rifugiati, in particolare grazie a una diminuzione dell´ostilità verso i serbi che rientrano nel paese, dicono i deputati. Tuttavia, la risoluzione indica che i rifugiati devono avere la possibilità di ottenere un permesso di residenza permanente ed essere sostenuti da progetti di reinserimento, per permettere cosi a migliaia di serbi di fare ritorno. Privatizzazione dei cantieri navali è un prerequisito - Il governo croato deve accelerare il processo di ristrutturazione e privatizzazione dei cantieri navali, prerequisito essenziale per chiudere in tempo il "capitolo" relativo alla concorrenza nei negoziati di adesione. La sfida più grande è fra la gente - I deputati hanno espresso preoccupazione per la convinzione della maggioranza dei cittadini croati che l´adesione all´Ue non porterebbe vantaggi al paese, secondo quanto illustra una recente indagine dell´Eurobarometro. Chiedono quindi al governo e alla società civile di mobilizzarsi "affinché i croati comprendano che il progetto europeo appartiene anche a loro". L´adesione all´Unione sarà comunque sottoposta a referendum popolare. La risoluzione è stata approvata con 548 voti a favore, 43 contrari e 52 astensioni.  
   
   
CROAZIA, L´ITALIA SI RICONFERMA PRIMO PARTNER COMMERCIALE  
 
 Zagabria, 17 febbraio 2011 - Mentre nel 2009 si è registrata in Croazia una forte diminuzione delle attività economiche con l´estero, dai dati preliminari dell´Istituto statistico croato per il 2010 risulta, invece, un lieve miglioramento, in quanto l´interscambio commerciale con il resto del mondo è stato superiore del 5,6 per cento rispetto a quello realizzato nel 2009. Le esportazioni, pari a 8,9 miliardi, sono cresciute del 18,2 per cento mentre le importazioni si sono attestate a 15,1 miliardi (inferiori soltanto dello 0,6 per cento rispetto al 2009). La Croazia commercia principalmente con i Paesi Europei, specialmente con l´Ue: con questi paesi nel 2010 l´interscambio è stato pari a 14,5 miliardi (il 60,5 per cento dell´interscambio commerciale croato totale; +3,1 per cento rispetto al 2009). Circa la metà degli scambi commerciali croati si realizza con soli cinque Paesi, di cui tre - Italia, Germania e Slovenia - appartenenti all´Unione Europea, più la Russia e la Bosnia e Erzegovina. L´italia si conferma primo partner commerciale croato. Nel 2010 il valore dell´interscambio bilaterale ha raggiunto quasi i 4 miliardi, registrando una crescita del 5,1 per cento rispetto all´anno precedente dovuta soprattutto all´aumento dell´export croato. Le forniture croate verso l´Italia sono state, infatti, pari ad oltre 1,66 miliardi (+15,9 per cento rispetto al 2009). L´import croato dall´Italia è stato invece pari a 2,306 miliardi; è diminuito (-1,6 per cento), ma in misura minore rispetto all´import dai principali concorrenti, ovvero dalla Germania (secondo fornitore con 1,9 miliardi e una riduzione del -7,6 per cento) e dalla Russia (-6,1 per cento). Agli scambi con l´Italia viene ricondotto il 16,5 per cento dell´interscambio commerciale totale croato; seguono - in ordine di grandezza - Germania (11,7), Slovenia (6,6), Russia (6,4), Bosnia e Erzegovina (6,2), Austria (5,0) e Cina (4,7). Va rilevato al riguardo che le esportazioni croate verso la Cina sono molto modeste (0,3 per cento del totale export); mentre le importazioni croate dalla Cina (pari a 1,1 miliardi) rappresentano il 7,2 per cento dell´import totale croato, posizionando la Cina come quarto Paese fornitore della Croazia.  
   
   
MORATORIA A FAVORE PMI, SODDISFAZIONE DI GIBELLI  
 
Milano, 17 febbraio 2011 - "Esprimo grande soddisfazione in merito alla proroga di ulteriori sei mesi della moratoria dei finanziamenti per le piccole e medie imprese firmata ieri a Palazzo Chigi". Lo ha affermato Andrea Gibelli, vice presidente di Regione Lombardia, dopo l´accordo firmato da Confindustria, Abi e Rete Imprese Italia per la proroga della moratoria alle Pmi. "E´ un´operazione - ha aggiunto Gibelli - che va incontro a chi oggi si vede più esposto alle difficoltà provenienti dalla crisi". "Questa richiesta - ha concluso il vice presidente - ci era stata segnalata dal mondo produttivo lombardo e anche per questo sono contento che oggi sia stato siglato l´accordo".  
   
   
CRISI, LOMBARDO; BENE TREMONTI, PER SICILIA FISCALITA´ DI VANTAGGIO  
 
 Palermo, 17 febbraio 2011 - "E´ importante che in sede europea il ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, abbia sottolineato la necessita´ di colmare il gap economico e infrastrutturale tra Nord e Sud del Paese. L´assunzione di responsabilita´, verso i problemi del Sud, che Tremonti definisce un dovere di tutti risolvere, e´ un buon punto di partenza da riempire di contenuti. Lo dice il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, commentando le dichiarazioni del ministro dell´Economia. "Non a caso Tremonti - continua Lombardo - ha citato le quote enormi di deroghe concesse alla Germania. Questa e´ la strada da seguire declinando i principi di deroga rispetto alle specifiche esigenze del territorio". "Per rilanciare l´economia della Sicilia, e del Mezzogiorno in generale, vanno bene le deroghe in materia di appalti e infrastrutture - continua il presidente - perche´ cosi´ si creano le premesse per il rilancio. Ma per incidere realmente sui fondamentali dell´economia, far crescere il Pil, il reddito pro- capite e i livelli di occupazione, e´ necessario ottenere una fiscalita´ di vantaggio, con una finestra temporale di almeno dieci anni, che sia il volano per incentivare gli insediamenti produttivi, attrarre gli investimenti ed evitare la delocalizzazione delle attivita´ produttive".  
   
   
LEGGE APPALTI PUBBLICI: PRONUNCIAMENTO CORTE COSTITUZIONALE DÀ RAGIONE ALL´UMBRIA  
 
Perugia, 17 febbraio 2011 - "In definitiva, l´impianto della legge regionale sui lavori pubblici è passato indenne al vaglio della Corte Costituzionale": è il commento dell´assessore regionale alle opere pubbliche, Stefano Vinti, sul pronunciamento della Corte che ha rigettato, quasi in toto, i motivi di impugnativa del ricorso avverso la legge dell´Umbria proposto dal presidente del Consiglio dei ministri. La Consulta (con sentenza n. 43/2011) ha così posto fine - secondo l´assessore - alle incertezze sulla legittimità di alcune disposizioni della legge regionale umbra su lavori pubblici e norme in materia di regolarità contributiva (del 21 gennaio 2010, n.3) impugnate dal Governo affermandone l´incostituzionalità. Per Vinti, la decisione della Consulta mantiene sostanzialmente integro l´impianto della legge umbra, sia in materia di programmazione e controlli, sia per le disposizioni a supporto delle Amministrazioni con l´elenco di professionisti ai quali affidare i servizi di ingegneria e di architettura di importo inferiore a centomila euro e quello delle imprese, alle quali affidare l´esecuzione di lavori di importo fino a cinquecentomila euro. Elenchi che possono essere utilizzati da tutte le Amministrazioni per l´affidamento degli incarichi. Sono state inoltre salvaguardate le disposizioni in materia di antimafia, per consentire la tracciabilità dei pagamenti, di regolarità contributiva che, come già accaduto per gli interventi in edilizia privata da eseguirsi sul territorio, estendono il controllo anche alla congruità dell´incidenza della manodopera impiegata nello specifico cantiere, e quelle dedicate ai controlli sui cantieri aggiudicati con maxiribassi. Le disposizioni dichiarate incostituzionali dalla Corte - prosegue Vinti - riguardano invece gli articoli 13 comma 3, sulla possibilità di utilizzo da parte dei soggetti aggiudicatari dell´elenco regionale dei prezzi e dei costi per la sicurezza non aggiornato per i progetti di livello almeno preliminare approvati prima della data di pubblicazione dell´aggiornamento; l´ art. 20 comma 3, relativo alle modalità di negoziazione del ribasso sull´importo delle prestazioni dei servizi attinenti all´architettura e all´ingegneria di importo stimato inferiore a ventimila euro e l´art. 22, commi 3 e 4, sull´espletamento dell´attività di manutenzione tramite la stipula di contratti aperti della durata massima di quattro anni. "Il pronunciamento della Corte - conclude Vinti - ci incoraggia ad andare avanti nel potenziamento delle norme di trasparenza, semplificazione e di maggiore legalità negli appalti pubblici, sostenendo le imprese sane, salvaguardando i livelli occupazionali e qualificando il lavoro".  
   
   
ABRUZZO, CASTIGLIONE: ACCELERIAMO RIFORMA CONSORZI  
 
Pescara, 17 febbraio 2011 "Chi si oppone al superamento della logica dei consorzi industriali si oppone alla logica della competitività regionale. Un processo che va accelerato se vogliamo il bene della nostra regione e se vogliamo che la competitività prenda davvero corpo". Lo ha dichiarato l´assessore allo Sviluppo economico, Alfredo Castiglione, intervenendo ieri mattina ad un convegno organizzato dall´Università dell´Aquila sullo spin off. Ritornando sulla riforma dei Consorzi, l´Assessore ha aggiunto che solo con "il superamento di una visione localistica le realtà come i poli di innovazione e le reti d´impresa potranno radicarsi nella nostra regione, con le aziende in veste di protagoniste, l´Ente regione che definisce programmi, progetti e obiettivi e coi i comuni e province che potranno gestire le aree industriali in maniera diretta. L´ente pubblico economico, invece, erogherà quanti più servizi possibili al sistema industriale". Secondo Castiglione, la linea tracciata dal Governo regionale, ha trovato una ulteriore conferma nel Convegno dell´Aquila, al quale hanno partecipato relatori provenienti da autorevoli realtà universitarie italiane. "Sempre di più - ha continuato Castiglione - emerge la necessità di abbracciare l´idea dell´economia della conoscenza, con evidente orientamento delle risorse comunitarie e nazionali verso i poli d´innovazione, le reti d´impresa, la ricerca. Ed, infatti, la definizione dei poli d´innovazione sta giungendo quasi al termine così alcuni bandi sulla ricerca e sui servizi". "Ricordo che a breve - ha aggiunto Castiglione - uscirà un´importate misura sulle reti d´impresa, utilizzando un Apq con il Mise mentre con i fas un´attenzione particolare sarà riservata anche all´automotiv. Questo però ci fa comprendere che occorre mettere il tessuto industriale ed economico della Regione nella condizione di poter assorbire e governare i nuovi processi di aggregazione e sviluppo industriale, cioè il superamento dei consorzi industriali. Un processo che va accelerato se vogliamo il bene della nostra regione e se vogliamo che la competitività in questa regione prenda davvero corpo".  
   
   
PIEMONTE, PIANO PER L´OCCUPAZIONE: I DATI CONFERMANO L´EFFICACIA COTA: SIAMO SULLA BUONA STRADA E DOBBIAMO PERSEVERARE  
 
Torino, 17 Febbraio 2011 - “Negli ultimi otto mesi il governo regionale si è impegnato nel dare al Piemonte gli strumenti necessari per risalire la china causata dalla crisi economica. Avevamo promesso che nei primi cento giorni di governo avremmo predisposto un piano straordinario per sostenere il lavoro. Lo abbiamo fatto in cinquanta, proprio per assicurare un’azione che fosse incisiva e veloce, efficace e semplice da attuare. I dati che leggiamo oggi ci dicono che siamo sulla buona strada. Non cantiamo, però, vittoria, perché con il buon senso ed i piedi ben piantati a terra, ci rendiamo conto che la crisi non è del tutto sconfitta e la competizione sui mercati internazionali è sempre più serrata. Le imprese piemontesi hanno comunque lavoratori e imprenditori in grado di sostenere lo scontro. La Regione Piemonte, dal canto suo, proprio per questa ragione non si è risparmiata, e continuerà a farlo, per essere a fianco del suo sistema produttivo. Posti di lavoro, sostegno nel campo della competitività, un accesso facile al credito, un approccio semplice con sempre meno burocrazia: una ricetta chiara per aiutare l’economia del Piemonte e dei piemontesi”. E’ il commento del Presidente della Giunta regionale Roberto Cota alla diffusione dei dati relativi allo stato di attuazione del Piano straordinario per l’Occupazione, varato dal governo del Piemonte otto mesi fa, nel giugno 2010, con uno stanziamento complessivo di circa 400 milioni di euro. I dati sono stati illustrati stamani nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato, oltre al Presidente Cota, l´assessore allo Sviluppo economico, Massimo Giordano, e il presidente di Finpiemonte, Massimo Feira. Nel presente comunicato è riportata anche una dichiarazione dell´assessore al Lavoro Claudia Porchietto. “Abbiamo voluto fare il punto della situazione – ha detto l’assessore Giordano - per capire quali fossero le tendenze alla luce di quanto fatto finora. In sintesi i risultati sono in grande maggioranza positivi, ci sono ancora margini di miglioramento, alcune misure sono ancora aperte ed in fase di esame da parte delle imprese interessate. Quello di oggi è solo il primo momento di verifica dell’avanzamento del Piano e credo che possiamo essere soddisfatti di come si stia sviluppando l’evoluzione di tutto il sistema di sostegno. Fin dall’avvio avevamo dichiarato di voler costruire uno strumento serio che si avvicinasse ai bisogni dei lavoratori e delle imprese. Nel Piano abbiamo messo assieme tradizione e innovazione: misure nuove, in alcuni casi, e misure già rodate che abbiamo deciso di replicare e di finanziare in modo adeguato. Abbiamo lavorato in modo articolato, trovando una combinazione che fosse opportuna e con la collaborazione fondamentale di tutte le parti sociali”. “Non dimentichiamo – ha spiegato ancora Giordano - che tutte le misure del Piano straordinario per l’Occupazione, così come quelle previste dalle linee guida del piano competitività, dove possiamo contare su altri 500 milioni di risorse stanziate, vedono sempre l’incremento delle opportunità di lavoro come elemento qualificante per le politiche di sviluppo: gli imprenditori sono coloro che danno il lavoro alla nostra gente, per questo vanno sostenuti, soprattutto quando hanno necessità di incrementare il proprio personale”. “Era indispensabile – ha aggiunto l’assessore Porchietto - monitorare i primi risultati del Piano straordinario sul Lavoro per comprendere le eventuali correzioni da effettuare in corso d’opera e le misure da riproporre o riformulare secondo i mutamenti e movimenti del mercato del lavoro. Il dato che emerge in modo univoco è che la Regione Piemonte deve entrare nell’ottica di una semplificazione delle procedure amministrative per riuscire a rispondere in tempo quasi reale alle esigenze del mondo delle grandi, medie e piccole imprese; un mondo che con la globalizzazione viaggia ad una velocità più che doppia rispetto a quella della macchina pubblica”. “Dopo il successo del piano emergenziale – ha concluso Porchietto - la sfida che dovrà affrontare la Giunta Cota è duplice: quello di dare un supporto concreto al mondo dell’automotive e, a cascata, a quello dell’indotto per creare una grande filiera internazionale dell’auto all’aumentare degli investimenti promessi da Fiat e quello di venire incontro con ulteriori specifiche misure alla situazione critica dei giovani piemontesi, che più di altri hanno sofferto la sfavorevole congiuntura economica. In gioco vi è la società del domani e questa è la nuova emergenza da mettere ai primi posti dell’agenda politica”.  
   
   
SOTTOSCRITTO A ROMA L’APQ PER GLI INTERVENTI DI MESSA IN SICUREZZA DEL CROTONESE  
 
Catanzaro, 17 febbraio 2011 - Il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, insieme al Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, al Presidente della Provincia di Crotone Stanislao Zurlo ed al Sindaco di Crotone Giuseppe Vallone, hanno sottoscritto ieri a Roma, l’Accordo di Programma per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle aree ricomprese nel sito di interesse nazionale di Crotone, Cassano e Cerchiara. All’incontro erano presenti anche la Vicepresidente della Regione Antonella Stasi e l’Assessore regionale all’Ambiente Francesco Pugliano. I venti milioni di euro, messi a disposizione in egual misura dal Ministero dell’Ambiente e dalla Regione Calabria, consentiranno di dare attuazione a interventi concreti di bonifica dei suoli inquinati all’interno del Sito di Interesse Nazionale e permetteranno altresì di gettare le basi per garantire le condizioni di sviluppo dell’area compatibili con le vocazioni del territorio e con le risorse naturali presenti. Si tratta di un ulteriore ed importante passo in avanti, nel complesso cammino finalizzato al ripristino delle migliori condizioni ambientali nel territorio della provincia di Crotone “Sono molto soddisfatto - ha dichiarato il Presidente Scopelliti – perché, a dimostrazione degli impegni assunti in campagna elettorale nei confronti dei cittadini e del territorio crotonesi oggi, in maniera concreta, diamo immediata attuazione ad interventi di risanamento ambientale investendo complessivamente ben 20 milioni di euro. Ė importante sottolineare – prosegue Scopelliti - che queste risorse sono spese coerentemente con i nuovi indirizzi strategici nazionali in materia di programmazione di risorse finanziarie, in quanto gli interventi individuati sono pienamente coerenti con uno degli obiettivi strategici per il rilancio del Mezzogiorno. Ci siamo assunti un impegno ben preciso – ha concluso il Governatore Scopelliti – e, con la sinergia di tutti gli attori coinvolti, daremo dimostrazione di essere un’Amministrazione efficiente ed efficace sia nella programmazione che nella spesa delle risorse economiche assegnate”. “Da Vicepresidente dell’Esecutivo regionale – ha dichiarato la Stasi – e da cittadina crotonese posso dire che oggi è una giornata importante in quanto, in maniera significativa, abbiamo inciso per indirizzare il territorio verso uno sviluppo ecocompatibile che sarà in grado di riscattare l’ambiente da tutti questi lunghi anni di sofferenza e soprattutto garantire certezza di futuro ai miei tanti concittadini. La soddisfazione maggiore – ha aggiunto la Vicepresidente Stasi - è la capacità di fare squadra, che è stata dimostrata da tutte le Istituzioni coinvolte, a riprova che quando si lavora insieme si raggiungono risultati politici apprezzabili con ricadute positive concrete a vantaggio dell’intero territorio regionale”. “Il territorio del Comune di Crotone ha subìto per lunghi anni numerose violenze ambientali – ha dichiarato l’Assessore all’Ambiente Pugliano – e per questo con la condivisione di tutti i soggetti Istituzionali, a partire dal Governo Italiano per finire al Comune di Crotone, è stato facile condividere una strategia comune e individuarne puntualmente l’attuazione. Gli interventi saranno in grado di restituire dignità all’ambiente della città di Crotone e contestualmente offrono la garanzia che l’azione svolta dalla Regione è sempre finalizzata ad assicurare la massima protezione della salute dei cittadini e nello stesso tempo a creare le basi di una nuova identità territoriale che dovrà puntare a riscoprire, con l’Antica Kroton, la storia, la cultura ed il prestigio dei tempi antichi”. “Il mio vivo apprezzamento – ha affermato il Presidente della Provincia di Crotone Zurlo – è rivolto alla capacità Istituzionale messa in campo per la gestione di questo importante accordo. Da domani potremo guardare con occhi diversi i nostri concittadini, perché con questo strumento di attuazione abbiamo creato le condizioni per salvaguardare al meglio la salute dei nostri cittadini e per dare garanzie sul futuro attraverso uno sviluppo armonico con le preziose risorse naturali presenti. Il percorso appena avviato – ha detto infine Zurlo - è impegnativo e, proprio per questo, avvertiamo la responsabilità di portare a termine questa attività per avere la certezza di aver fatto un buon lavoro”. L’accordo sottoscritto prevede, altresì, la costituzione di un Comitato di Indirizzo e Controllo composto da ciascun rappresentante delle Amministrazioni sottoscrittici che avrà lo specifico compito di indirizzare e valutare gli effetti dell’accordo medesimo e dare massima diffusione dei risultati all’esterno.  
   
   
ROMA, IL LAVORO NEL SEGNO DELL’INTEGRAZIONE: CONCLUSO IL PROGETTO A.L.F.A., CONSEGNATI GLI ATTESTATI DI PARTECIPAZIONE  
 
 Roma, 17 febbraio 2001 - Si è tenuta ieri mattina, presso la sede di Roma della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, la cerimonia conclusiva del progetto A.l.f.a. (Avviamento Lavoro, Formazione e Alfabetizzazione) che prevede la formazione e l’avviamento nel mondo del lavoro di categorie svantaggiate e in particolare di migranti e rifugiati politici. Presente alla cerimonia l’Assessore alle Attività Produttive e al Lavoro Davide Bordoni, che ha consegnato gli attestati di partecipazione e ha tracciato le conclusioni del progetto, realizzato in sinergia tra Roma Capitale e Provincia di Roma e finalizzato all’orientamento formativo di 70 partecipanti, cittadini stranieri provenienti prevalentemente dall’Eritrea, dall’Afghanistan, dalla Somalia, dal Sudan ma anche dalla Cina e dal Kosovo. I corsi si sono concentrati su discipline quali agricoltura e zootecnia, gestione del verde pubblico e privato, ristorazione; dopo una prima fase formativa di due mesi i partecipanti sono stati inviati presso ditte del diversi settori per un tirocinio pratico con l’obiettivo di affinare le capacità operative. Sono state circa venti le aziende che hanno aderito al progetto; tra queste Mc Donald, la catena ristoranti Squisito, Coop. Sociale Agricoltura Nuova. Lo scopo principale del progetto, una volta terminato il tirocinio, è di fare in modo che buona parte dei giovani migranti sia assunta; attualmente sono già in fase di assunzione oltre venti partecipanti al progetto. «Avere un lavoro sicuro - ha affermato Bordoni - è un fattore decisivo per l’integrazione degli immigrati e delle classi più emarginate: grazie al progetto Alfa molti giovani avranno infatti l’opportunità di avere un’occupazione qualificante e più di venti sono già in fase di assunzione. In questo modo si combattono l’emarginazione sociale e l’esclusione. Le istituzioni devono lavorare in sinergia per fornire l’opportunità di inserirsi nel mondo del lavoro sviluppando le proprie capacità, accompagnando e sostenendo l’integrazione sociale di tutti i cittadini. L’amministrazione di Roma Capitale dedica un’attenzione particolare alla formazione professionale e il successo di questo progetto è la dimostrazione di come la collaborazione tra gli enti locali sia la giusta ricetta per sostenere una società veramente integrata».  
   
   
PUGLIA: MINORI MIGRANTI NON ACCOMPAGNATI: FIRMA DI UN ACCORDO CON SAVE THE CHILDREN  
 
Bari, 17 febbraio 2011 - Save the Children, l’Assessorato al Welfare e l’Assessorato alle Politiche Giovanili, Cittadinanza Sociale e Attuazione del Programma hanno sottoscritto ieri a Bari un protocollo di intesa per coordinare il proprio intervento in materia di protezione e accoglienza dei minori migranti, potenziando le capacità del territorio. In particolare, obiettivo dell’intesa è promuovere un sistema centralizzato a livello regionale di monitoraggio degli inserimenti dei minori nelle comunità alloggio del territorio, basato sulle disponibilità di accoglienza e sugli standard offerti. A tal fine, Regione Puglia e Save the Children condivideranno gli strumenti di rilevazione utilizzati nell’ambito delle attività di raccolta dati sulle comunità alloggio, avviata dall’Osservatorio Sociale Regionale, integrando le attività già in corso e potenziando le capacità del territorio attraverso la costituzione di un Tavolo di Coordinamento mirato. La Regione Puglia e la Regione Sicilia si distinguono in quanto prime Regioni d’Italia a sottoscrivere un simile impegno. “La Puglia nel 2010 ha evidenziato una nuova geografia degli sbarchi in Italia - ha affermato il presidente Nichi Vendola in una nota inviata ai partecipanti alla conferenza stampa - registrando un elevato numero di arrivi, che ha superato sensibilmente quelli avvenuti in Sicilia, territorio emblematico per i fenomeni migratori del nostro Paese. Per questo motivo riteniamo fondamentale la firma di questo protocollo e la collaborazione con Save the Children, al fine di garantire il rispetto dei diritti di tutti i minori che approdano sulle nostre coste”. “L’ accordo di oggi ci spinge a migliorare la qualità e a potenziare i sistemi di accoglienza già esistenti – ha detto l’assessore al Welfare Elena Gentile – con una maggiore conoscenza del lavoro fatto dagli enti locali, sperimentando un modello centralizzato di messa in rete delle esperienze, coinvolgendo tutti i piani di zona. Il tema non è solo quello della sicurezza, ma soprattutto quello della solidarietà attraverso l’infrastrutturazione sociale del territorio”. “E’ un caso che questo protocollo sia firmato oggi – ha aggiunto l’assessore alla Cittadinanza attiva Nicola Fratoianni – all’indomani dell’arrivo nelle nostre terre di migliaia di migranti tra i quali numerosi minori soli. Ma il protocollo è frutto di un lavoro di lunga data che parte da un proficuo rapporto con Save the Children e che passa attraverso il raddoppio dei fondi di bilancio per le politiche delle migrazioni. Il protocollo che firmiamo oggi ci permette peraltro di proseguire il lavoro anche al di là della sua scadenza, fissata a fine anno”. L’accordo siglato tra Save the Children Italia e Regione Puglia intende rispondere a quanto rilevato dall’ultimo rapporto dell’organizzazione internazionale, “L’accoglienza dei minori in arrivo via mare”, sviluppato nell’ambito del progetto Praesidium V, sulle modalità di collocamento dei giovani migranti nelle comunità del territorio, che risultano privilegiare le strutture con immediata disponibilità di posti e prossime alle località di arrivo, indipendentemente dalle condizioni di accoglienza effettivamente offerte. Manca, infatti, un sistema centralizzato per l’inserimento dei minori, collegato a un sistema per i l monitoraggio degli standard di accoglienza offerti dalle comunità. Tale sistema è fondamentale per garantire un’accoglienza adeguata e protezione anche in situazioni di emergenza umanitaria, come quella che anche la Regione Puglia sta affrontando in questi giorni come conseguenza dell’arrivo di migliaia di migranti a Lampedusa, molti dei quali sono stati trasferiti nei Centri per migranti di Bari, Brindisi e Foggia tramite ponte aereo. Tra i migranti arrivati, Save the Children ha già incontrati 26 minori e nei prossimi giorni condurrà colloqui individuali con i migranti nei centri al fine di capire se vi sono altri presunti casi di minore età. Secondo gli ultimi dati forniti dalla Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere, sul totale dei minori migranti sbarcati nel corso del 2010, sono 503 quelli arrivati in Puglia (di cui 296 non accompagnati e 207 accompagnati, cioè con genitori), per la stragrande maggioranza provenienti dall’Afghanistan e approdati sulla costa salentina. Questo significa che un terzo del totale dei migranti sbarcati in Puglia nel 2010 sono minori, 285 in più rispetto al totale dei minori sbarcati in Sicilia nello stesso periodo. Talvolta vengono rintracciati in mare a bordo di barche a vela di medie-grandi dimensioni battenti bandiera francese o statunitense, stipati sottocoperta - insieme anche a migranti adulti. In altri casi, sono stati invece rintracciati sulla terraferma, a poca distanza dal porto. A questi bisogna aggiungere 90 minori stranieri non accompagnati rintracciati dalle forze dell’ordine, dai servizi sociali o da associazioni all’interno del territorio pugliese. Si tratta per lo più di ragazzi provenienti dal Bangladesh (il 58% sul totale dei collocamenti nel 2010) che hanno raggiunto la Puglia prevalentemente nascosti all’interno di tir, auto o furgoni, riuscendo a superare i controlli alla frontiera. Gli sbarchi in Puglia, a differenza di quelli in Sicilia, sono aumentati sensibilmente rispetto al 2009, a testimonianza della ricerca da parte dei migranti di nuove rotte, soprattutto dall’Asia. Rotte caratterizzate, per quanto riguarda i minori, da viaggi sempre più lunghi e sempre più rischiosi. Anche in Puglia, come in Sicilia, si rilevano infine alti tassi di fuga dei minori una volta collocati nelle comunità. Tassi che, nel corso del 2010 hanno raggiunto la quota allarmante del 93% nelle comunità che ricevono i minori giunti a seguito di sbarchi (ubicate soprattutto nella provincia di Lecce). Analizzando i dati relativi alle fughe, le percentuali più elevate si registrano nelle comunità che offrono meno servizi, soprattutto di mediazione culturale e accesso all’istruzione e al lavoro, che rimangono tra le maggiori carenze registrate nell’ambito dei servizi offerti dalle comunità. “Per spiegare questi numeri, risultano riduttive e semplicistiche motivazioni del tipo i minori afgani scappano tutti perché vogliono raggiungere il Nord Europa”, commenta Raffaela Milano, Responsabile dei Programmi Italia e Europa di Save the Children Italia. “In Puglia solo il 50% delle comunità ha un servizio di mediazione culturale strutturato e solo il 30% si appoggia a consulenti legali specializzati in materia di diritti dei minori. L’assenza di mediatori culturali nelle comunità leccesi risulta un fattore cruciale, poiché sin dall’arrivo del minore è indispensabile informarlo sulle opportunità offerte dalla legge italiana e sui vantaggi derivanti dall’intraprendere un percorso d’integrazione rispetto alla fuga con il gruppo di connazionali”. Quanto alla qualità dei servizi resi dalle comunità d’accoglienza pugliesi, le strutture monitorate da Save the Children sono mediamente in grado di offrire standard di accoglienza elevati in termini di condizioni abitative, di professionalità degli operatori e di offerta di servizi. Tramite la firma del Protocollo d’Intesa siglato oggi a Bari, Regione Puglia e Save the Children si impegnano ad estendere questi modelli virtuosi a tutto il territorio. Il protocollo tra Save the Children e Regione Puglia viene siglato in un periodo caratterizzato da un nuovo esodo dalla Tunisia verso l’Italia. In questi giorni di continui sbarchi a Lampedusa diverse centinaia di migranti sono stati trasferiti nei centri pugliesi e tra loro moltissimi minori non accompagnati. I minori trasferiti da Lampedusa si aggiungono alle diverse decine di minori rintracciati sul territorio a seguito di sbarchi sulle nostre coste dall’inizio dell’anno. Questo conferma la crescita del fenomeno in Puglia e la necessità di coordinare gli interventi in materia di protezione e di accoglienza dei minori non accompagnati, al fine rafforzare la capacità del sistema di garantirne protezione.