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Notiziario Marketpress di Lunedì 04 Luglio 2011
LA PRESSIONE ARTERIOSA CAMBIA QUATTRO VOLTE NEL CORSO DELLA VITA  
 
Bruxelles, 4 luglio 2011 - I cambiamenti della pressione arteriosa si verificano durante quattro fasi della vita di una persona, è quanto suggerisce una nuova ricerca condotta dal Medical Research Council Unit for Lifelong Health and Ageing, University College di Londra. Presentata sulla rivista Plos Medicine, la ricerca è stata finanziata in parte dagli Stati Membri che partecipano al progetto New Osh Era ("New and emerging risks in occupational safety and health [Osh] - anticipating and dealing with change in the workplace through coordination of Osh risk research"). I ricercatori riconoscono che è possibile regolare le cause principali dell´aumento della pressione arteriosa, aiutando a prevenire le malattie cardiovascolari e l´ictus. E sebbene molte persone con pressione arteriosa alta non abbiano sintomi, circa il 33% della popolazione adulta nel Regno Unito e negli Stati Uniti soffre di questo problema. Quindi mantenere la pressione arteriosa entro valori normali è importante per il benessere di una persona. In questo recente studio, gli scienziati hanno usato i dati di una serie di studi britannici che avevano misurato la pressione arteriosa di persone ripetutamente nel tempo. Hanno scoperto che la pressione arteriosa cambiava in quattro fasi durante la vita: un rapido aumento durante la crescita adolescenziale, un più lieve aumento nelle prime fasi dell´età adulta, un aumento durante la mezza età (normalmente dopo i 40 anni) e un lento aumento e un´inversione della pressione arteriosa più avanti nell´età adulta. "La maggior parte delle nostre conoscenze riguardo la progressione legata all´età della pressione arteriosa sistolica (Pas) viene da dati trasversali, che non colgono il cambiamento all´interno di un soggetto," scrive l´autore dello studio. "Abbiamo stimato traiettorie di Pas nel corso della vita usando dati longitudinali provenienti da sette coorti basate sulla popolazione e una coorte occupazionale di colletti bianchi, tutte del Regno Unito e con dati che coprono età diverse ma sovrapposte." Valutando le misurazioni della pressione arteriosa di 30.372 individui che comprendono 102.580 osservazioni della Pas e che vanno da 7 a oltre 80 anni di età, i ricercatori hanno valutato le differenze tra le misurazioni degli studi fatti sulla popolazione generale e sul gruppo occupazionale. I risultati ottenuti suggeriscono che il gruppo occupazionale riportava una media di pressione arteriosa più bassa rispetto alla popolazione generale e l´accelerazione della pressione arteriosa della mezza età emergeva più tardi. Secondo i ricercatori, la dieta e lo stile di vita contribuiscono a modificare i livelli di pressione arteriosa. Anche le circostanze sociali ed economiche influenzano tali livelli. Il team ha scoperto che le donne all´inizio dell´età adulta avevano una pressione arteriosa più bassa rispetto agli uomini, ma questo valore aumentava più tardi nella mezza età, molto probabilmente a causa degli effetti sulla sensibilità al sale dovuti alla menopausa. Gli uomini e le donne quindi mostravano simili valori di pressione arteriosa più in là con gli anni. "La decelerazione e il calo nella vecchiaia era meno evidente dopo aver escluso i soggetti che avevano preso farmaci contro l´ipertensione," scrivono gli autori. "Rispetto alle coorti basate sulla popolazione, la coorte occupazionale aveva una Pas media più bassa, un aumento annuale durante la mezza età più lento e un´accelerazione durante la mezza età più tarda. La differenza massima tra i sessi è stata trovata all´età di 26 anni (+8,2 millimetri di mercurio [mm Hg], più alta negli uomini, 95 % Ci: 6,7, 9,8); le donne andavano poi incontro a un aumento più rapido fino al settimo decennio." I ricercatori notano anche un forte legame tra indice di massa corporea e pressione arteriosa nel corso della vita. "Sebbene il nostro studio non sia in grado di identificare le determinanti chiave degli aumenti [di pressione arteriosa] dovuti all´età, la ricerca dovrebbe cercare di capire quali fattori influenzano questa traiettoria e quando nel corso della vita tali fattori mostrano maggiore influenza," concludono gli autori. Hanno contribuito a questo studio ricercatori delle Università di Bristol, Cambridge e Glasgow. Coordinato dall´Istituto finlandese di salute occupazionale, il consorzio New Osh Era è formato da ministeri e agenzie di finanziamento di Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia, Svezia e Regno Unito e ha ricevuto un contributo di 2,6 Mio Eur nell´ambito del Sesto programma quadro (6° Pq) dell´Ue per aiutare il networking dei paesi partecipanti per coordinare il finanziamento nazionale pubblico in questo settore. Per maggiori informazioni, visitare: University College London: http://www.Ucl.ac.uk/  Plos Medicine: http://www.Plosmedicine.org/home.action  
   
   
NUOVE RICERCHE SULLA DISTROFIA MUSCOLARE  
 
Pavia, 4 luglio 2011 - microRnas (piccoli Rna non codificati) regolano il differenziamento di cellule staminali in miociti del cuore o del muscolo scheletrico. Un gruppo di ricercatori internazionali, tra cui Maurilio Sampaolesi, Daniela Galli e Flavio Ronzoni della Sezione di Anatomia Normale del’Università di Pavia ha identificato una famiglia di microRnas (miRnas) che è in grado di bloccare l’aberrante differenziamento di progenitori cardiaci in muscolo scheletrico, una situazione alterata potenzialmente presente in diverse forme di distrofia muscolare umana. Una sottopopolazione di periciti, le cellule che avvolgono la parete dei piccoli vasi sanguigni, hanno la capacità di differenziare in muscolo cardiaco e scheletrico, a seconda del tessuto nel quale si trovano. I ricercatori hanno isolato questi progenitori dal cuore di topi che sviluppano la distrofia muscolare dei cingoli di tipo 2E, associata a cardiomiopatia dilatativa per la mancanza del sarcoglicano (Sgcb-null), una proteina che mantiene l´integrità delle cellule del muscolo scheletrico e del cuore, Sorprendentemente, questi progenitori cardiaci differenziano in fibre muscolari scheletriche in vitro ed in vivo a causa dell’espressione anomala di Myod, il principale regolatore della miogenesi scheletrica. Myod è infatti espresso anche nel cuore dei topi cardiomiopatici che sviluppano i sintomi della malattia. I ricercatori hanno scoperto che il miR669a è fortemente down-regolato nei progenitori cardiaci isolati dai cuori Sgcb-null, in quanto l’assenza del beta scarcoglicano altera la stabilità della membrane che risulta essere più permeabile agli ioni calcio, che a loro volta attivano le calpaine, un gruppo di proteasi calcio dipendenti, con conseguente degradazione di un fattore di trascrizione necessario per la produzione del miR669a. Inoltre, un miRna omologo al miR669a, miR669q, ¨¨ stato identificato all´interno dello stesso gene è -sarcoglicano ed è quindi del tutto assente nei progenitori cardiaci isolati dai topi Sgcb-null. Entrambi i miRnas sono in grado di bloccare la miogenesi scheletrica, inibendo direttamente l’espressione di Myod. I progenitori Sgcb-null isolati dal cuore non sono in grado quindi di rigenerare il tessuto cardiaco danneggiato a meno che l’espressione del miR669 venga ripristinata cosi¡¯ da impedire il loro differenziamento in miofibre scheletriche. Al contrario, i progenitori cardiaci Sgcb-null riparano efficacemente i danni del muscolo scheletrico. Gli autori ora vogliono verificare se anche le mutazioni nel gene è-sarcoglicano umano, che causano la distrofia muscolare dei cingoli tipo 2E, alterano l¡¯espressione di miR669 e il differenziamento dei progenitori cardiaci. Questi studi aprono le porte a potenziali applicazioni terapeutiche di specifici miRnas per patologie del muscolo cardiaco e scheletrico.
 
   
   
LOMBARDIA.SANITA´ PAGA FORNITORI A 60 GIORNI ALTRE REGIONI PAGANO A 900, SERVONO NUOVE REGOLE  
 
Milano, 4 luglio 2011 - Regione Lombardia ha raggiunto quest´anno l´obiettivo di pagare i fornitori del servizio sanitario in 60 giorni. Sono già oltre 3 milioni le fatture pagate con questa tempistica. E´ quanto ha ricordato il 30 giugno l´assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Luciano Bresciani, in occasione della decima edizione del convegno, promosso da Finlombarda, ´Finanza e Sanità´. ´Ci sono - ha spiegato Bresciani - altre due Regioni italiane che pagano a 900 e 750 giorni. Evidentemente siamo di fronte a realtà molto diverse che operano con obiettivi diversi. Un´azienda pagata a 900 giorni in una certa Regione trova sicuramente delle condizioni contrattuali molto differenti da quelle della Lombardia, che con il suo sistema spende meno´. ´Credo siano necessarie nuove regole - ha aggiunto Bresciani - per evitare che vengano ´soffiate´ delle risorse dal sistema del finanziamento globale. Ci sono tre o quattro Regioni che non fanno nulla per contenere i costi´. Rispondendo a una domanda sulla manovra finanziaria nazionale Bresciani ha poi ribadito che ´bisogna tagliare dove si spreca. C´è infatti una parte del Paese che spreca e una parte che fa continui sacrifici´. Intervenendo ai lavori del convegno dopo il presidente di Finlombarda, Marco Nicolai, Bresciani ha ricordato le direttrici fondamentali dello sviluppo del sistema sanitario e in particolare la politica delle alleanze con la ricerca, la finanza e l´industria, che - grazie appunto a questa alleanza forte - ha già presentato e finanziato 43 progetti (di cui 39 in corso). Sul tema del miglioramento della qualità del sistema, Bresciani ha ricordato la realizzazione in Lombardia, grazie anche al project financing, di 6 nuovi ospedali e di 650 opere di ristrutturazione: ´il punto di partenza non può che essere l´ammodernamento delle strutture´. Da un punto di vista organizzativo, Bresciani ha centrato in particolare l´attenzione sulla cura dei pazienti cronici, sottolineando la necessità di sviluppare di più la telemedicina (sul fronte delle cure domiciliari) e ricordando come in Lombardia si stia sperimentando un modello che vede il potenziamento della strutture territoriali di primo e secondo livello (con la creazione di posti letto per le cure sub-acute) e la nascita, sempre in via sperimentale dei Creg (Chronic Related Group): attraverso una quota di risorse stabilita in anticipo devono essere garantiti con continuità ai pazienti tutti i servizi extraospedalieri necessari per una buona gestione della patologia cronica (prevenzione secondaria, follow up, monitoraggio persistenza terapeutica, specialistica ambulatoriale, protesica, farmaceutica). ´In questo modo - ha commentato l´assessore - il sistema può essere paragonato a un polipo con la testa tecnologica nell´ospedale per acuti e i bracci operativi con le funzioni territoriali´.  
   
   
RIFORMA SANITARIA, INCONTRO CON I SINDACI TORINESI  
 
Torino, 4 luglio 2011 - Il vicepresidente della Giunta regionale, Ugo Cavallera, e gli assessori agli Enti locali, Elena Maccanti, al Bilancio, Giovanna Quaglia, e al Lavoro, Claudia Porchietto, sono intervenuti all’incontro con una delegazione di sindaci e rappresentanti del territorio della provincia di Torino, guidata dal sindaco di Venaria, Giuseppe Catania, ricevuta il 28 giugno a Palazzo Lascaris dal presidente del Consiglio regionale, Valerio Cattaneo. La delegazione ha manifestato le proprie preoccupazioni in merito alla situazione della sanità locale e all’ipotesi di chiusura di alcuni presidi ospedalieri previsti dalla riforma sanitaria ed ha chiesto che il governo regionale si confronti concretamente su questi temi con il territorio prima di rendere definitive le proprie decisioni. Fra i principali problemi illustrati dagli amministratori locali: l’imminente ridimensionamento dei servizi ospedalieri e la chiusura del pronto soccorso di Venaria con conseguente sovraccarico del pronto soccorso di Rivoli e dell’ospedale Maria Vittoria di Torino, lo stallo circa l’ipotesi di costruzione di un nuovo ospedale a Venaria, nonostante l’esistenza di un accordo di programma fra la Regione e il Comune, la chiusura del pronto soccorso di Avigliana, le criticità dell’ospedale di Lanzo, di Ivrea, di Chivasso e di Carmagnola. “In un momento di forte crisi finanziaria ci impegneremo per conciliare le esigenze del piano di rientro con il rafforzamento di uno strumento partecipato come il piano sociosanitario - ha affermato Cavallera - Porteremo le vostre sollecitazioni al presidente Cota e, oltre a garantire una rete ospedaliera equilibrata, cercheremo anche di potenziare la medicina di territorio per evitare il collasso dell’attività dei centri di pronto soccorso”. “Abbiamo ascoltato con grande attenzione gli interventi degli amministratori locali - ha commentato al termine Maccanti - A differenza di altre Regioni il Piemonte ha fatto una scelta, che è quella di non chiudere i piccoli ospedali e di metterli in rete per meglio rispondere alle esigenze della popolazione. Su questo il confronto è apertissimo, tenendo anche conto che chi manifesta perché è in apprensione per la difesa delle strutture del territorio, in realtà manifesta a favore della riforma. A breve il presidente Cota presenterà il piano socio-sanitario; da quel momento inizierà una fase di confronto con i consiglieri regionali e con i territori”. Nel pomeriggio il presidente Cota ha poi dichiarato di aver tratto “la conclusione che la manifestazione in fondo sia stata a favore del nuovo piano sanitario. Ne coglierò quindi lo spirito in modo positivo. La riforma sanitaria - ha sottolineato - va fatta. Noi vi siamo stati obbligati per la situazione molto grave che ci hanno lasciato. Per realizzarla ci sono due modelli: uno prevede la chiusura dei piccoli ospedali, ed è quello che hanno seguito alcune Regioni, di solito di sinistra, come Toscana, Liguria e Puglia; noi abbiamo scelto l’altro modello, che prevede invece la messa in rete degli ospedali”. La conclusione di questo ragionamento, secondo Cota, è che “se qualcuno viene a fare della manifestazioni per rimarcare l’esigenza di difendere la presenza delle strutture sul territorio, manifesta a sostegno della nostra riforma. Noi andremo avanti cercando anche il sostegno di queste persone, alle quali diremo ‘siete a favore della riforma, allora aiutateci a sostenerla in tutte le sedi”.  
   
   
LA NUOVA GOVERNANCE SANITARIA DEL PIEMONTE  
 
Torino, 4 luglio 2011 - “Per far funzionare in maniera efficace un sistema sanitario dal punto di vista della qualità dei servizi e dei costi è necessario che le strutture ospedaliere lavorino in base a parametri di efficienza documentabili e oggettivi”: a dichiararlo è stato il presidente della Regione, Roberto Cota, intervenendo il 29 giugno al convegno “Sanità+efficienza+qualità”, organizzato dalla Regione in collaborazione con Aress, Federsanità e Csi-piemonte. Al centro della discussione la nuova governance sanitaria, gli assetti istituzionali, il federalismo e i costi standard. “In Piemonte - ha sottolineato Cota - ci sono molte strutture che rispondono pienamente a questi parametri e ne esistono altre che non ce la fanno. Per permettere anche alle strutture inefficienti di raggiungere l´obiettivo è necessario riorganizzare il sistema e mettere in rete, salvaguardando così sul territorio anche i piccoli presidi”. Efficienza, rigore economico, qualità dei servizi ed efficacia delle risposte da dare al territorio sono pertanto le parole d’ordine dei prossimi provvedimenti normativi che trasformeranno il modo di governare le strutture sanitarie e i relativi percorsi assistenziali. Il nuovo assetto, in larga parte già individuato dalla Regione Piemonte, comporterà la riorganizzazione e l’integrazione del sistema ospedaliero, secondo il modello “hub&spoke”, che consentirà di eliminare gli sprechi del passato e dare nuovo impulso ai servizi territoriali modulandoli sugli effettivi bisogni dei piemontesi per affrontare le grandi sfide della promozione della salute, della prevenzione, dell’assistenza agli anziani e ai soggetti fragili in generale. La riforma federalista dello Stato, inoltre, impone alle istituzioni l´obbligo di rivedere anche in ambito sanitario i principi che regolano l’allocazione e l’impiego delle risorse. Un passaggio storico, che prevede l’introduzione di standard economici e di efficacia che abbandonano i trasferimenti di risorse economiche fondati sulla spesa storica e incentivano percorsi virtuosi. “Le nuove norme - ha evidenziato Cota - introducono il costo standard e una serie di parametri di efficienza e di qualità del sistema sanitario ospedaliero e territoriale, destinato a regolare per il futuro i flussi di spesa più equi tra le Regioni e maggiori garanzie di servizi al cittadino. Uno studio indipendente ha cominciato a calcolare i costi standard di Asl e ospedali del Piemonte, non perché si vogliono dare delle pagelle ma per costruire una sistema più efficiente. Il mondo è cambiato, un sistema che non è ispirato all’ efficienza non può stare in piedi. Non possiamo avere duplicazioni inutili né zone completamente scoperte. Ma penso che spiegando bene la riforma, tutti la capiranno. Sono determinato e non posso che essere ottimista”. Il presidente ha attivato fin dall’estate 2010 un gruppo di lavoro di esperti e professionisti del settore per introdurre anche in Piemonte criteri più oggettivi di valutazione dei bisogni di salute dei cittadini, efficienza, qualità e sicurezza nell´erogazione dei servizi. Tutto ciò in coerenza con gli obiettivi del piano di rientro della Regione. Il team di progetto ha prodotto un primo documento che valuta standard di servizio, costi delle strutture ospedaliere e territoriali, individuando contestualmente le migliori performance per la riorganizzazione del sistema. Rimane, ovviamente, di competenza degli organi istituzionali regionali la definizione delle politiche. Dal mese di ottobre del 2010, inoltre, si è insediato in Aress un apposito tavolo che ha analizzato nel dettaglio la spesa regionale. “La determinazione dei costi standard con il sistema bottom up - ha detto Claudio Zanon, commissario straordinario di Aress - permetterà di determinare i costi reali della sanità piemontese elaborati a livello territoriale (Asl e Distretti): il territorio acquista le prestazioni dalle reti ospedaliere in rapporto a reali necessità e non a necessità indotte (appropriatezza della richiesta)”. Tale determinazione permette un’analisi di benchmarking intraregionale tra realtà più o meno virtuose al fine di elaborare indicatori di efficienza che si aggiungeranno agli indicatori di efficacia già presentati recentemente al convegno Conoscere=scegliere”. “L´esigenza di avere una sanità sostenibile sotto il profilo dei costi - ha concluso Paolo Monferino, direttore regionale della Sanità - è oggi ineludibile e appare prioritario nel contesto di una necessaria riorganizzazione che punta ad un utilizzo delle risorse appropriato e proporzionato ai bisogni e che pone il cittadino al centro di questo nuovo sistema, con la cooperazione ed il coinvolgimento di tutti gli operatori sanitari”.  
   
   
TRENTO: LA RELAZIONE SULLO STATO DEL SERVIZIO SANITARIO PROVINCIALE  
 
trento, 4 luglio 2011 - La sanità trentina è in ottima posizione in ambito italiano, pur con alcuni elementi suscettibili di miglioramento: questo quanto emerso oggi alla presentazione a Trento, all’ospedale S.chiara, di fronte a numerosi operatori sanitari, dalla relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale, anno 2010. Ciò che è stato presentato oggi è il frutto dell’adesione della Provincia autonoma di Trento, fatta nel 2010 tramite un protocollo d’intesa con la regione Toscana e una convenzione di collaborazione con la Scuola Superiore S. Anna, al Network delle Regioni progettato dal laboratorio Mes della Scuola Superiore Sant’anna di Pisa. Obiettivo: l’implementazione di un sistema di valutazione delle performance e l’attesa di vantaggi quali il superamento dell’autoreferenzialità che si crea in un sistema chiuso tramite il confronto sistematico con altre realtà nazionali, valorizzazione delle “best practice” e dei risultati ottenuti per perseguire il miglioramento attraverso il confronto dei risultati, individuazione condivisa dei margini di miglioramento e crescita, risposta alle esigenze di trasparenza nei confronti della popolazione, responsabilizzazione sui risultati e cambiamento dei comportamenti. Il sistema di valutazione, attivato nel 2008, è costituito nel 2010 da 9 regioni: Toscana, Liguria, Piemonte, Umbria, Provincia autonoma di Trento, Provincia autonoma di Bolzano, Valle d’Aosta, Marche, Basilicata. Utilizza 130 indicatori condivisi, che mirano a valutare sei diverse dimensioni: i livelli di salute della popolazione, la capacità di perseguimento delle strategie regionali, quella socio-sanitaria, quella esterna, e l’efficienza operativa e la dinamica economico-finanziaria. “Abbiamo voluto costruire un modello metodologico, già sperimentato, per ottenere informazioni preziose sul nostro sistema sanitario” ha detto l’assessore alla salute e alle politiche sociali, Ugo Rossi. “Noi lavoriamo in un sistema che ha una mission ben precisa”, aggiunge Rossi”, e cioè fare il massimo possibile per garantire al cittadino il diritto alla salute con professionalità, dando fiducia e garantendo credibilità. Altra cosa importante è il rendere conto, noi rispondiamo ai nostri cittadini, alla popolazione , alle famiglie e lo dobbiamo fare con assoluta serietà. Per fare ciò abbiamo bisogno di indicatori chiari e comprensibili che guidino in modo corretto il nostro operato. Il confronto poi, che è fondamentale in questo modello di valutazione, ci fa superare l’autoreferenzialità poiché abbiamo messo in evidenza anche le aree critiche, non nascondendo nulla ma costruendo un rapporto di fiducia basato sulla trasparenza e stimolo al miglioramento. Questo è un metodo, conclude Rossi, che dovrà aiutarci a valutare gli obiettivi e la capacità delle varie organizzazioni di raggiungere gli obiettivi indicati. Abbiamo evidenziato le criticità e sicuramente lavoreremo insieme per superarle”. “E´ fondamentale confrontare gli indicatori con altre regioni simili,” aggiunge Livia Ferrario, dirigente generale del dipartimento politiche sanitarie, "evitando di essere omogeneizzati con altre realtà che si discostano dalla nostra. E’ necessario scindere il raggiungimento della qualità effettiva dal sistema dell’efficienza poiché produrre sanità costa ed è importante farne capire il valore. Siamo in una fase dove la velocità è un elemento essenziale e quindi per noi il confronto con modelli simili e di valore non può che aiutarci per accelerare il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo preposti”. Tocca poi a Sabina Nuti, direttore del laboratorio management e sanità della scuola superiore S. Anna di Pisa e a Giulio Panizza direttore dell´Ufficio programmazione, controllo, valutazione della Provincia autonoma di Trento l’illustrazione specifica dei vari punti della relazione(vedi allegato). “Un confronto con il resto dell’Italia” afferma in conclusione Luciano Flor, direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, “con una modalità come questa rigorosa e importante, è il modo giusto e corretto per identificare degli indicatori che ci aiutino ad affrontare la complessità del sistema sanitario. Questi sono degli strumenti utili per capire i vari livelli delle nostre strutture, la correttezza del modello organizzativo e definire degli standard. Il nostro obiettivo, sul quale ci siamo impegnati di fronte a tutti i nostri cittadini non è quello di avere strutture che fanno tutto, ma di avere strutture che facciano bene."
 
   
   
SANITA´ IN UMBRIA: DA MINISTERO PUBBLICA AMMINISTRAZIONE VIA LIBERA AL PROGETTO "RETE DEI CENTRI DI PRENOTAZIONE - CUP ON LINE"  
 
Perugia, 4 luglio 2011 - La Regione Umbria ha ottenuto un ulteriore riconoscimento a livello nazionale in ambito sanitario: si è concluso il 29 giugno con il collaudo positivo effettuato dal Dipartimento per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e l´innovazione tecnologica del Ministero il progetto "Rete dei centri di prenotazione - Cup on line", che ha visto impegnata la Regione Umbria, nel ruolo di capofila in collaborazione con le Regioni Emilia Romagna, Marche, Veneto e la Provincia Autonoma di Trento, nella realizzazione di un nuovo sistema di prenotazione delle prestazioni sanitarie che supera gli attuali limiti territoriali attraverso la cooperazione tra i centri unici di prenotazione (Cup) operanti a livello locale. "Il nuovo modello di Cup - spiegano dalla Direzione regionale sanità - agevola l´accesso alle prenotazioni del Servizio Sanitario Nazionale(ssn), visto che offre la possibilità ai Cup di comunicare tra di loro permettendo quindi, una maggiore facilitazione dell´operatore nell´effettuare prenotazioni, cancellazioni e spostamenti delle visite o degli esami diagnostici. La validità dell´efficacia del sistema è stata già verificata per effettuare prenotazioni sul territorio regionale e anche fuori regione, una volta consolidato l´impianto, l´applicazione si renderà disponibile ed esportabile anche ad altre Regioni". L´intervento, che fa parte dell´obiettivo Salute del piano di "e-gov 2012" ed è stato realizzato con il cofinanziamento delle amministrazioni partecipanti e del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l´innovazione, per un ammontare complessivo di 9milioni 100 mila euro, ottimizza l´allocazione delle risorse, facilita l´accessibilità dell´assistito alle strutture erogatrici di prestazioni specialistiche ed è di supporto al contenimento dei tempi di attesa nel pieno rispetto del diritto del cittadino alla salute". Nel contesto generale del progetto la Regione Umbria, avvalendosi del suo partner tecnologico, Webred, oltre al ruolo di capofila, ha curato la realizzazione della componete "Cup" locale che rappresenta l´aspetto fondamentale del nuovo modello di sistema di prenotazione. La conclusione positiva del progetto premia l´impegno della Regione Umbria nel migliorare i servizi andando incontro alle esigenze dei cittadini.
 
   
   
SANITA´ IN SICILIA: CORTE DEI CONTI RICONOSCE EFFICACIA DELLA RIFORMA  
 
Palermo, 4 luglio 2011 - "Sono molto soddisfatto per il giudizio estremamente positivo della Corte dei Conti che ha definito quello della Sicilia uno dei risultati migliori nel confronto interregionale, ponendo il giusto accento su tutte le rigorose misure amministrative adottate per riqualificare il sistema sanitario e razionalizzare la spesa". Lo dice l´assessore regionale per la Salute Massimo Russo dopo il giudizio di parifica della Corte dei Conti a sezioni riunite. Secondo i magistrati contabili, per quanto riguarda la sanita´, si sottolinea che il deficit, rispetto al 2009, e´ diminuito del 60% circa, mentre il risultato di esercizio e´ migliore rispetto alle previsioni del Programma Operativo e che il risultato di gestione dopo le coperture previste dal gettito Irap e Irpef e´ addirittura + 157 milioni. "Il giudizio di parifica - prosegue Russo - fa esplicito riferimento alla efficacia della politica di contenimento dei costi e al miglioramento di tutti gli indici di qualita´ e appropriatezza come peraltro gia´ rilevato dal "tavolo ministeriale" nell´ultimo verbale. Il decremento dell´1,2% della spesa per beni e servizi e´ la conferma che il sistema delle gare centralizzate assicura risparmi e trasparenza, viene riconosciuta la contrazione dell´8,4% dei costi per le consulenze, una migliore tempistica nel pagamento dei fornitori rispetto alla media nazionale, la riduzione dell´11% dei ricoveri ospedalieri (scesi da 1.028.404 del 2009 a 905.043 del 2010) in linea con la politica sanitaria tesa alla deospedalizzazione e alla appropriatezza delle prestazioni e il trend di miglioramento della mobilita´ passiva. Anche il dato della spesa farmaceutica, pur nella oggettiva criticita´, dato comune a quasi tutte le regioni italiane, fa emergere come la contrazione della spesa, nell´ultimo quinquennio, e´ pari al 15%". "Voglio condividere questo bel risultato insieme a quanti hanno lavorato con impegno per una seria riforma del sistema sanitario - aggiunge Russo - credendo in un processo di innovazione, anche culturale, che puo´ contribuire al riscatto della Sicilia e dei siciliani: c´e´ ancora tanto da fare ma sappiamo che la strada intrapresa e´ quella giusta. Mi auguro che la "fotografia" scattata dalla Corte dei Conti spenga definitivamente gli ardori di quanti - in ragione dell´appartenenza politica e in spregio della verita´ dei fatti - continuano ad alimentare il fuoco della polemica".
 
   
   
GIOVANI IMMATURI NEL SESSO SICURO, PROMOSSO SOLO 1 SU 10 IL 24% DELLE UNDER19 HA USATO LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO  
 
Roma, 4 luglio 2011- La maturità 2011 ha già emesso il primo virtuale verdetto: 9 giovani su 10 sono bocciati in tema di sessualità consapevole. Alle prese con le ultime fatiche scolastiche si sono fatti cogliere decisamente impreparati dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) che ne ha raggiunti 1.131 per un sondaggio sui comportamenti riproduttivi. Solo il 12% utilizza abitualmente la doppia protezione (pillola più preservativo), il più efficace strumento contro gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili e una teenager su 4 ha fatto ricorso almeno una volta alla contraccezione di emergenza. “Non si può mandare in ferie il cervello – commenta il prof. Herbert Valensise, segretario nazionale Sigo -. Le minorenni sono responsabili da sole del 3,4% del totale di tutte le interruzioni volontarie di gravidanza e 3 volte su 4 chi contrae un’infezione a causa di rapporti non protetti è un giovane tra i 15 e i 24 anni”. Per informare i giovani la Società scientifica lancia per l’estate la campagna “Parti sicuro con Travelsex”, una guida edita da Giunti e disponibile in tutte le librerie con i consigli su come proteggersi e le indicazioni su dove trovare consultori e contraccettivi anche in vacanza. “Solo uno su 3 dichiara che li porterà con sé in viaggio – spiega la prof.Ssa Alessandra Graziottin, Direttore della Ginecologia e Sessuologia Medica del San Raffaele Resnati di Milano e coordinatore scientifico del progetto “Scegli Tu” – il 19% di chi non li usa lo fa consapevolmente, perché non li ama, mentre un 49% non li ha a portata di mano al momento giusto e un 23% li dimentica. In estate bisogna prestare ancora più attenzione: è la stagione in cui la sessualità esplode (il 51% vive la prima volta proprio in questi mesi) e quella in cui si consumano più alcol e droghe (46%) fortissimi indicatori di rischio per rapporti non protetti. Il tutto aggravato dalla giovane età, il 32% inizia l’attività sessuale prima dei 15 anni, e dalla promiscuità: il 42% degli intervistati ha già avuto da 2 a 5 partner, il 10% da 6 a 10 e il 9% più di 10”. Il sondaggio ha coinvolto 1.131 ragazzi (maschi e femmine) ed è stato promosso su internet e all’esterno di alcuni istituti secondari. La Sigo sarà presente dalla prossima settimana in 5 città (Bari, Genova, Trapani, Firenze e Roma) dove nelle librerie situate negli aeroporti e nei moli da cui partono i traghetti i ragazzi potranno ritirare l’opuscolo “Passaporto dell’amore”, un documento che riepiloga tutte le principali informazioni in tema di contraccezione e protezione da conoscere prima di mettersi in viaggio. La campagna estiva è attiva anche on line su www.Sceglitu.it dove è attivo il concorso “scrivi il tuo Sms per la prevenzione”: i migliori verranno premiati in occasione della giornata mondiale della contraccezione (26 settembre 2011). L’italia è uno fra i Paesi europei in cui si utilizzano meno contraccettivi: la pillola è scelta solo dal 16.3% delle donne e nel 2010 si sono vendute appena 94.824.000 confezioni di preservativi, il minimo storico. “Le interruzioni volontarie di gravidanza nelle teenager sono stabili dal 1983, nel 2008 ci sono stati 4.075 aborti fra le minorenni e le malattie sessualmente trasmissibili sono in aumento – spiega il prof. Valensise –. Nel solo Lazio nel 2008 607 under19 sono diventate mamme e questa regione detiene anche il record per tasso di abortività (donne fra i 15 e i 49 anni) pari a 9,9 per 1.000, seconda solo all’Emilia Romagna (11,1). La mission di Sigo è prevenire ed evitare queste situazioni di forte rischio per la salute fisica e psichica e fornire a tutte le donne gli strumenti per poter vivere al meglio la propria sessualità. Ecco perché crediamo che si debba insistere con l’informazione, soprattutto in prossimità delle vacanze”. Ogni anno a settembre si registra un boom di accessi negli ambulatori e nei reparti di ginecologia (+30%), per tentare di risolvere situazioni di crisi che si sono determinate nei mesi precedenti. “Alla ripresa delle lezioni scopriremo se e quanto i nostri sforzi abbiano ottenuto risultati – conclude la prof.Ssa Graziottin - ma è evidente che i medici da soli non possono far fronte ad una carenza culturale che affonda le radici in famiglia, dove di questi temi si parla pochissimo e nella scuola. Solo il 18% dei nostri ragazzi ha dichiarato di aver ricevuto in classe una preparazione in materia di educazione sessuale”. La campagna Scegli Tu promossa dalla Sigo in questi anni ha già raggiunto centinaia di migliaia di giovani, con oltre 35.000 visitatori unici al mese nel sito, decine di opuscoli distribuiti, un canale youtube dedicato e un’informazione diversificata sui vari media, con una forte presenza in tv.  
   
   
ELISOCCORSO, RADDOPPIA QUELLO PER LE ISOLE  
 
Portoferraio (Li) , 4 luglio 2011 - Dal 1° luglio, gli elicotteri di stanza nella base di Grosseto, per il servizio di elisoccorso sul mare e le isole, saranno due. Un raddoppio temporaneo, una soluzione ponte, in attesa che, dal 2 dicembre, venga potenziato il servizio a Massa, dove l’attuale Pegaso 3 sarà sostituito con un aeromobile più potente, in grado di volare sul mare e durante la notte. La novità, contenuta in una delibera approvata nel corso dell’ultima giunta, l’ha annunciata l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia ai sindaci dell’Elba, che ha incontrato stamani a Portoferraio, a conclusione della sua visita di tre giorni alle isole dell’arcipelago. “Nel maggio scorso, assieme al presidente Rossi – ricorda l’assessore – ci eravamo impegnati a trovare soluzioni transitorie che, in attesa della sostituzione dell’apparecchio Pegaso 3, ci consentissero di affrontare con tranquillità l’estate. L’emergenza deve assolutamente essere coperta 24 ore su 24, in particolar modo sul mare e le isole. Il servizio deve essere garantito giorno e notte e, in caso di guasti o manutenzione dell’apparecchio di stanza a Grosseto, è necessario poter contare su un altro aeromobile. Con questa soluzione, la continuità del servizio è garantita”. In aggiunta, è in fase di definizione un’intesa con la Capitaneria di Porto nazionale (con l’ammiraglio ispettore capo Marco Brusco) per una collaborazione tra Regione e Guardia costiera per l’emergenza-urgenza. Già a partire da quest’estate, in caso di non funzionamento dell’elicottero, o in presenza di condizioni meteo che ne impediscano il volo, il medico del soccorso potrà imbarcarsi su una motovedetta della Guardia costiera, e le motovedette potranno anche garantire il trasporto rapido del paziente dalle isole al continente. Questo, per l’estate 2011. Nel 2012 Regione e Capitaneria di Porto valuteranno l’andamento di questa collaborazione e decideranno come strutturarla meglio. In Toscana il servizio di elisoccorso è organizzato con 3 basi operative, una per ciascuna Area Vasta: - elicottero Pegaso 1, con base all’ospedale Santa Maria Annunziata (Ponte a Niccheri), nella Asl 10 di Firenze, per il servizio diurno; - elicottero Pegaso 2, con base all’ospedale Misericordia, nella Asl 9 di Grosseto, per il servizio diurno e notturno; - elicottero Pegaso 3, con base all’aeroporto del Cinquale, nella Asl 1 di Massa Carrara, per il servizio diurno (ma sperimentalmente, fino a dicembre 2011 anche la base di Carrara garantisce il volo notturno; dal dicembre 2011 è previsto poi il passaggio a regime, con il nuovo apparecchio). Attualmente, l’unico elicottero grande abbastanza e attrezzato per il volo notturno anche sul mare è quello di stanza a Grosseto. Ma in caso di avaria, manutenzione, o comunque impossibilità di volare per quell’apparecchio, è necessario averne un altro a disposizione, in grado di fornire le stesse prestazioni. Dal 2 dicembre verrà potenziato il servizio di elisoccorso della base di Massa e l’attuale Pegaso 3 sarà sostituito con un apparecchio più potente, in grado di volare sul mare e di notte. Fino ad allora, dal 1° luglio al 1° dicembre, un secondo aeromobile, per il volo diurno e notturno sul mare, verrà attivato nella base di Grosseto, pronto a entrare in azione quando necessario. Per questa soluzione transitoria la Regione ha stanziato la somma di 630.000 euro. Il nuovo servizio regionale di elissoccorso è attivo dal 1° aprile 2009, affidato – con un provvedimento del coordinatore del Dipartimento Acquisizione Beni e Servizi dell’Estav Centro – all’Ati, composta da Elitario spa, Helitalia spa e Airgreen srl per un periodo di 9 anni.  
   
   
FVG, WELFARE: "OK" PRELIMINARE A REGOLAMENTO RIPARTO AI COMUNI  
 
Trieste, 4 luglio 2011 - La Giunta regionale, su proposta dell´assessore alla Salute, Integrazione sociosanitaria e Politiche sociali Vladimir Kosic, ha approvato in via preliminare il regolamento per la determinazione per l´anno 2011 dei criteri di riparto e delle modalità di utilizzo della quota destinata al finanziamento delle funzioni socioassistenziali, socioeducative e sociosanitarie dei Comuni. Il provvedimento, che sarà ora sottoposto alla Conferenza permanente per la programmazione sanitaria, sociale e sociosanitaria regionale ed al Consiglio delle Autonomie locali, fissa, in via generale, i seguenti criteri per la modalità del riparto. Fino ad un massimo del 67 per cento per gli interventi a favore di minori stranieri non accompagnati inseriti in strutture, da ripartire tra i Comuni richiedenti con le seguenti modalità: prioritariamente si tiene conto del costo relativo all´accoglimento residenziale sostenuto dai Comuni con popolazione fino a 15 mila abitanti (l´intervento regionale è pari al 100 per cento delle spese dichiarate); la rimanente disponibilità è ripartita in maniera proporzionale tra i Comuni con popolazione superiore ai 15 mila abitanti fino ad un massimo del 90 per cento delle spese dichiarate. Tetto massimo del 23 per cento per gli interventi a favore di minori o mamme con bambino residenti sul territorio comunale e inseriti in strutture di accoglienza da ripartire tra i Comuni, con popolazione fino a 7.500 abitanti, con le seguenti modalità: il 25 per cento della quota è destinato ai Comuni con meno di 1.500 abitanti; il 75 per cento è destinato ai comuni con popolazione compresa tra i 1.500 ed i 7.500 abitanti. Fino ad un massimo del 3 per cento per gli interventi per la continuità della gestione di strutture residenziali per anziani precedentemente gestite dall´Onpi (Opera nazionali Pensionati d´Italia) e dell´Enlrp (Ente nazionale Lavoratori Rimpatriati e Profughi) e già sostenute da contributi regionali. Infine, fino ad un massimo del 15 per cento per gli interventi per progetti sperimentali e per la qualificazione del lavoro delle assistenti familiari. La ripartizione a favore degli enti gestori è effettuata proporzionalmente alla popolazione anziana presente in ogni ambito distrettuale.