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Notiziario Marketpress di Lunedì 14 Novembre 2011
COMMERCIO ELETTRONICO IN ITALIA: +20% IL SETTORE, +38% LA MODA, +35% L´EDITORIA  
 
Accelera la crescita dell’eCommerce B2c in Italia passando dal +17% del 2010 al +20% del 2011 e il valore delle vendite da siti italiani supera quota 8 miliardi di euro. Per il terzo anno consecutivo crescono più i prodotti (+24%) che i servizi (+18%), nonostante i secondi pesino ancora per i due terzi del settore. Abbigliamento ed Editoria, musica e audiovisivi i comparti che fanno registrare la crescita più elevata con +38% e +35% rispettivamente. Crescono bene anche l’Informatica ed elettronica di consumo, le Assicurazioni (+22% ciascuno) e il Turismo (+13% ) che, da solo, vale quasi metà delle vendite online. Nel 2011 aumenta il tasso di penetrazione dell’eCommerce B2c sul totale vendite retail che supera la quota del 2%. Aumentano sia i shopper compratori online – circa 9 milioni, quasi 1 ogni 3 utenti Internet, in crescita del 7% - sia la spesa annua per acquirente che passa dai 960 euro del 2010 ai 1050 euro del 2011 (+9%). In leggero calo (-6% circa) lo scontrino medio che resta comunque sopra i 210 euro. Ottimo l’export per l’Abbigliamento e il Turismo. Triplica (+210% rispetto al 2010) il valore del mobile Commerce che supera gli 80 milioni di euro, pari all’1% delle vendite online. Questa la fotografia tracciata dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano giunto alla decima edizione. Si confermano le ottime previsioni di metà anno per il mercato italiano dell’eCommerce B2c, formulate dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano, giunto alla sua decima edizione. La Ricerca ha misurato il valore delle vendite, intese come valore complessivo dei beni transati, analizzando i fatturati dei principali operatori italiani, sentiti tramite interviste dirette, i fatturati degli operatori minori, raccolti sulla base di survey. Secondo i dati il 2011 ha fatto registrare una nuova accelerazione dell’eCommerce italiano che supera quota 8 miliardi di Euro, in crescita del 20% rispetto al 2010. Crescono infatti le vendite sia di prodotti che di servizi, le prime (24%) a un ritmo superiore rispetto alle seconde (18%), nonostante i servizi pesino ancora per i due terzi del settore (5.383 miliardi di Euro contro 2.758). In un clima di crescita collettiva, aumenta e si arricchisce l’offerta sia in termini di prezzo che di gamma. Triplica (+210%) il valore del mobile Commerce, superando nel 2011circa quota 80 milioni di euro, pari all’1% delle vendite online. “Oggi più che mai, in un contesto di crisi globale che investe anche il nostro Paese, l’eCommerce non è più un’opportunità, ma diventa un’esigenza inderogabile per le imprese italiane che vogliano seriamente competere sui mercati internazionali – ha dichiarato Roberto Liscia, Presidente di Netcomm – Consorzio del Commercio Elettronico Italiano - La creatività, il genio e l’unicità italiana possono trovare in questo canale un alleato irrinunciabile e le imprese se ne stanno accorgendo. Dal monitoraggio mensile dell’indice di soddisfazione dell’eCommerce italiano che conduciamo con Human Highway, risulta che ad ottobre i compratori online sono stati 9,2 milioni e che circa l’87% di questi ha dato valutazione superiore a 7, in una scala da 1 a 10, a questo canale che si conferma quello con il maggiore indice di soddisfazione rispetto a tutti gli altri.” Due gli elementi alla base dell’aumento delle vendite eCommerce B2c nel nostro Paese. Il primo consiste nei progressi “strutturali” del canale e degli operatori già presenti, il secondo è riconducibile ai nuovi fenomeni che stanno caratterizzando il 2011. “Di questi i più significativi sono il boom dei siti che vendono coupon, Groupon in primis ma anche Glamoo, Groupalia, Letsbonus, Jumpin, Poinx, Prezzo Felice e l’ingresso di nuovi player, Amazon su tutti, ma anche altri della grande distribuzione. – ha commentato Alessandro Perego, Responsabile Scientifico Osservatorio B2c Netcomm-politecnico di Milano - I nuovi fenomeni sono decisivi nell’accelerazione della crescita dell’eCommerce, sia per il valore assoluto con cui contribuiscono all’aumento del transato (400 milioni di euro circa, pari a quasi un terzo della crescita complessiva) sia per la capacità di portare online nuovi compratori”. Nonostante la differenza in valore assoluto con gli altri mercati europei sia ancora rilevante - il mercato italiano è un sesto di quello inglese (oltre 51 Miliardi di euro), un quarto di quello tedesco (34 miliardi) e meno della metà di quello francese (20 miliardi) - l’eCommerce italiano rivela un buono stato di salute e cresce a ritmi quasi doppi rispetto a Uk (+10%), Francia (+12%), Germania (+10%) e Usa (+11%). Benché ancora ampiamente negativo, migliora il saldo della bilancia commerciale (Export – Import) dell’eCommerce italiano riducendosi, in valore assoluto, di circa 100 milioni di euro. L’export cresce del 32% passando da poco più di 1 miliardo di euro del 2010 a quasi 1,4 nel 2011 e guadagna sull’Import che passa dai 2,2 miliardi del 2010 ai 2,5 miliardi del 2011, con un aumento “solo” del 12%. A incidere su questo risultato i buoni risultati degli “esportatori” nel Turismo (Alitalia, Trenitalia e Venere) e l’ottima crescita registrata dall’Abbigliamento, settore che, grazie alla spiccata propensione all’Export, realizza oltre il 50% del proprio transato oltre confine. Gli acquisti dei clienti italiani su siti stranieri sono in larghissima parte costituiti dalla Biglietteria aerea (Easyjet, Ryanair, ecc.), dalla prenotazione di hotel, e infine, da prodotti di Informatica ed elettronica di consumo (eBay.com e Pixmania.com). Crescono bene tutti i comparti merceologici e anche nel 2011 il settore con crescita maggiore è per l’appunto l’Abbigliamento (+38%), grazie alle ottime performance di yoox.Com e dei club online (come ad esempio Buyvip, Privalia, Saldiprivati.com). Il settore Editoria, musica e audiovisivi cresce a ritmi simili con un incremento del 35% annuo, riconducibile sia all’ingresso di Amazon sia alla crescita dei principali merchant già operanti nel settore (Bol, Ibs.it, laFeltrinelli). Il comparto Informatica ed elettronica di consumo fa registrare un tasso di crescita del 22%, doppio rispetto al 2010, frutto anche in questo caso dell’effetto Amazon e degli ottimi risultati dei grandi retailer attivi nel settore (Darty, ePrice, Euronics, Marco Polo Shop, Media World, Monclick, Mr.price). Il Grocery, con un tasso di crescita del 17%, viene trainato anche nel 2011 dai buoni risultati di Esselunga. I servizi sono spinti nel 2011 dalle vendite di Coupon e dalle Assicurazioni (+22%) grazie alle ottime performance dei leader di mercato (Directline, Genertel, Genialloyd, Linear). Il Turismo cresce del 13%, frutto dei risultati particolarmente positivi di alcuni operatori (Alitalia, Lufthansa, Trenitalia, Venere, Voyage Privé) e di prestazioni meno brillanti di altri (come alcuni operatori della biglietteria aerea e navale). Le Ricariche telefoniche rimangono stabili, mentre il Ticketing (biglietteria per eventi) cresce di pochi punti percentuale. Nonostante qualche variazione marginale, in termini di valore prodotto i servizi pesano ancora per i due terzi dell’eCommerce B2c in Italia. Il Turismo, da solo, vale quasi metà delle vendite (49%), seguito da Informatica ed elettronica di consumo e Abbigliamento (10%), Assicurazioni (9%), Editoria musica ed audiovisivi (3%) e Grocery (1%). Il restante 18% è costituito da tutti gli altri comparti, tra cui spiccano per importanza le Ricariche telefoniche e il Couponing (con quasi il 4% delle vendite online ciascuno), seguite dal c2c di eBay.it e, infine, dal Ticketing per eventi (pari all’1,5% dell’eCommerce B2c). Aumenta il tasso di penetrazione - rapporto tra il valore dei consumi online e il valore totale delle vendite Retail - dell’eCommerce B2c, passando dall’1,9% del 2010 al 2,2% del 2011, che si deve però confrontare con con l’11% di Uk, il 7% della Germania e il 5% della Francia. Contribuiscono al raggiungimento di questo risultato sia le ottime crescite fatte registrare dal canale online sia i risultati poco incoraggianti rilevati sull’offline in un momento congiunturale non favorevole. Il tasso di penetrazione è molto più elevato per i servizi (8%) che per i prodotti (1%) e fa registrare valori molto diversi da settore a settore. L’online ha un peso percentuale molto rilevante nel Turismo (quasi il 13%), discreto in Editoria, musica e audiovisivi (con oltre il 6%) e Informatica ed elettronica di consumo (5%), bassa in Abbigliamento e Grocery (meno dell’1% e 0,1% rispettivamente) trascurabili in Arredamento e Fai da te. In collaborazione con l’Osservatorio Acquisti Cartasi, è stata effettuata un’analisi sugli acquirenti online. I Web shopper italiani, in crescita del 7% circa nel 2011, sfiorano quota 9 milioni di unità e rappresentano quasi un terzo circa degli utenti Internet. Il 60% degli acquisti viene generato dai Web shopper residenti al Nord Italia, il 25 % da quelli residenti al Centro e il 15% al Sud. La spesa annua online per acquirente passa dai 960 euro del 2010 ai 1050 euro del 2011 (+9% circa) a testimonianza di come gli acquisti online stiano diventando sempre più una consuetudine tra chi li sperimenta. In generale, acquistano per il 40% da siti di eCommerce italiani, per il 14% da siti di filiali italiane di multinazionali, per il 19% da multinazionali senza base societaria in Italia, ma comunque con un team dedicato al nostro mercato e, infine, per il 27% da siti di imprese straniere “globali”. E se lo scontrino medio vale 211 euro, con una riduzione del 6% circa rispetto al 2010, aumenta invece il numero delle transazioni effettuate. Entro fine 2011 verranno evasi 32 milioni di ordini, il 26% in più rispetto al 2010. La percentuale a valore delle vendite chiuse tramite pagamento con Carta di credito e Paypal continua a crescere, passando rispettivamente dal 71% del 2010 al 72% del 2011 e dal 13% al 15% per un peso totale dell’87% del valore delle vendite eCommerce B2c. Il valore del mobile Commerce – inteso come il valore delle vendite al consumatore finale da parte di merchant con operatività in Italia, mediante mobile site o Application per smartphone – passa da 26 milioni a 81 milioni di euro, con una crescita del 210% rispetto allo scorso anno, pari all’1% delle vendite online. “Nel 90% dei casi si tratta di situazioni di acquisto dove è importante cogliere al volo un’occasione, sfruttando la propria presenza online in quel preciso istante (ad esempio aste e vendite a tempo). Per le altre vendite, in cui è il cliente a decidere il momento dell’acquisto, l’utilizzo del mobile sembra ancora penalizzato per un’oggettiva “inferiorità” del device rispetto al pc. – conclude Riccardo Mangiaracina, Responsabile della Ricerca Dell’osservatorio B2c Netcomm-politecnico di Milano - Riteniamo che la diffusione del mobile Commerce dipenderà dalla creazione di nuove occasioni in cui l’utilizzo dello smartphone porti dei chiari benefici per il cliente, come ad esempio la semplificazione del processo di acquisto (ricerca prodotti supportata da macchina fotografica integrata), la soddisfazione di un bisogno nato da un impulso (acquisto tramite smartphone al miglior prezzo di un prodotto identificato su punto vendita), l’integrazione con l’esperienza di acquisto in negozio (vendita di coupon in base alla posizione del cliente rilevata tramite gps integrato).” Nonostante la diffusione di altri sistemi operativi (primo fra tutti Android), il mobile Commerce sembra anche nel 2011 un business supportato prevalentemente da iOs di Apple (e quindi iPhone), che pesa per l’80% sul valore totale delle vendite. Info: School of Management Politecnico di Milano  
   
   
ECOMMERCE: IL COMPARTO DELL’EDITORIA MUSICA E AUDIOVISIVI CRESCE DEL 35%  
 
Internet Bookshop Italia (Gruppo Giunti e Messaggerie), www.Ibs.it, si conferma anche per il 2011 leader sul web nel settore dell’editoria, musica e audiovisivi. Prevede di chiudere il 2011 con ricavi in netta crescita superando i 70 milioni di Euro di fatturato. Nel dato è incluso anche l’eccellente risultato di Libraccio.it, il marchio storico del libro scolastico e d’occasione, sbarcato online grazie alla partnership con Ibs nel 2009, che chiude il suo terzo anno a quota 9 milioni di euro con una crescita del 55% rispetto al 2010. “La crescita di Ibs.it conferma il trend positivo emerso dalla ricerca presentata questa mattina da Netcomm e School of Management del Politecnico di Milano.- ha dichiarato Mauro Zerbini, Amministratore Delegato di Ibs.it – I risultati di Ibs, affiancati al +35% segnato dal settore Editoria, musica e audiovisivi della ricerca, mostrano come Ibs abbia mantenuto il suo ruolo di leadership nella vendita di prodotti legati all’entertainment. Il dato appare ancor più significativo considerando la presenza, da novembre 2010, sul mercato italiano di un operatore come Amazon, in diretta concorrenza con noi su questa tipologia di prodotti. Nonostante l’entrata in vigore a settembre della discussa legge Levi sulla regolamentazione degli sconti sui libri, proprio i libri si dimostrano ancora la merceologia trainante in questo settore, nel quale pesa invece la aumentata disaffezione del pubblico verso i prodotti Dvd e Cd. Le vendite di prodotti digitali, spinte dalla sempre maggiore diffusione tra gli utenti di device per la lettura di eBook, sono cresciute e il nostro Leggoibs ha riscosso un importante successo tra il pubblico. I libri in edizione digitale sono oggi 16mila e crescono di mese in mese. Per quanto riguarda la vendita dei libri scolastici, Libraccio.it segna una crescita del 55% confermando l’apprezzamento dei consumatori nei confronti di un servizio semplice, capillare e che risolve l’annoso problema dei libri di scuola, offrendo scelta, rapidità e anche risparmio.” A ottobre 2011 Ibs ha superato quota 1.600.000 clienti. Internet Bookshop Italia si caratterizza per un sistema logistico molto innovativo che può contare sia su un magazzino centralizzato molto ampio, sia su un continuo rifornimento da oltre 1500 fornitori. L’azienda con sede ad Assago dispone di un magazzino di 9.000 mq e uffici di 1.600 mq. I nuovi locali dedicati alle spedizioni sono dotati dei più avanzati sistemi di logistica. Ogni mese partono da Assago oltre 120.000 spedizioni  
   
   
WINDOWS PRE-INSTALLATO E CLASS ACTION CONTRO MICROSFT. LO STOP DEL TRIBUNALE DI MILANO E LA CONDANNA DI ADUC A PAGARE  
 
Il Tribunale di Milano ha emesso ordinanza con cui non accetta la richiesta di class action che l´Aduc ha presentato contro Microsoft per il sistema operativo Windows (Oem) pre-installato nella quasi totalita´ dei computer che si acquistano. La richiesta di class action era sta avanzata dopo che nel ordinamento giuridico italiano era stato introdotta questa possibilità di ricorso collettivo, e dopo alcune cause individuali su cui Aduc aveva ottenendo successo negli anni precedenti. Aduc ha così avuto la conferma che non è facile usare questa procedura giudiziale: i giudici non solo hanno ritenuto che Microsoft srl, chiamata in causa da Aduc, non c´entra nulla e che l’interlocutore dovrebbe essere lo specifico produttore del pc, ma anche che la stessa Microsoft srl è cosa diversa da Microsoft corp. Quindi, secondo i giudici, il prodotto Oem è considerato parte integrante del pc. I giudici milanesi hanno anche condannato l’Aduc a curare la pubblicazione sul Corriere della Sera del dispositivo dell´ordinanza. L´ordinanza del tribunale di Milano è consultabile sul sito http://avvertenze.Aduc.it/osservatorio/non+chiamatela+class+action+azione+classe_16907.php    
   
   
5 ANNI DI PRESENZA IN ITALIA PER CROSSGATE, ALL´INSEGNA DELLA COSTANTE CRESCITA DEL NUMERO DI CLIENTI  
 

Cinque anni di presenza in Italia per Crossgate, all’insegna della costante crescita del numero di clienti. Ora parte una nuova fase, dopo l’acquisizione da parte di Sap Sin dal suo arrivo sul territorio italiano e in controtendenza rispetto a numerose aziende, che negli ultimi anni hanno fortemente sofferto per la crisi economica mondiale, Crossgate - specialista globale nel campo dell’integrazione business-to-business (B2b) – ha collezionato un successo dopo l’altro. In soli cinque anni Crossgate Italia ha acquisito quasi 100 clienti (aziende del calibro di Bolton Services, Artoni Trasporti, Gruppo Iper, Olivetti, Alessi e molte altre ancora), arrivando a un impressionate tasso di crescita annuale composto pari a circa il 130% a partire dal 2006 per quanto riguarda il fatturato della società italiana. Un successo, quello italiano, che ripercorre l’evoluzione dell’azienda a livello internazionale, dove un mercato più maturo ha da tempo compreso quanto importante sia abilitare la propria azienda a interconnettersi con i principali clienti e fornitori per tutti i processi amministrativi, accrescendo così la propria competitività. Performance da grande player e risultati altrettanto sbalorditivi hanno, nei giorni scorsi, portato Sap all’annuncio di un piano d’acquisizione di Crossgate. Un’evoluzione quasi naturale, vista la collaborazione di successo di lunga data come parte dell’ecosistema Sap: nell’ottobre 2008, infatti, Sap aveva già investito nel capitale di Crossgate, mentre poco dopo la partnership è stata ulteriormente rafforzata con un accordo commerciale globale, in basa al quale Sap ha cominciato a offrire ai propri clienti il prodotto "Sap Information Interchange by Crossgate"; e, più recentemente, anche “Sap e-Invoicing for Compliance by Crossgate”, che consente alle aziende di inviare e ricevere fatture elettroniche in formato Pdf o Edi, con firma digitale sicura e allineate alle normative dei paesi con i quali viene effettuato lo scambio. “Sin dal principio abbiamo creduto fortemente nella bontà del nostro servizio e, a cinque anni di distanza, le cifre anche in Italia ci danno ragione” sottolinea Antonio Brissa, Presidente di Crossgate Italia Spa ed Executive Vice President Emea di Crossgate. “Infatti abbiamo sviluppato con cura il nostro business fino a farlo addirittura diventare una realtà appetibile per un attore cosi importante come Sap, e certamente possiamo tutti essere molto fieri per questo risultato di squadra”. La Business-ready Network di Crossgate semplifica la collaborazione fra l’azienda e i propri partner e trasforma il tempo e i progetti di integrazione B2b in un costo fisso e prevedibile. Crossgate offre al mercato una visione dello scambio elettronico di documenti racchiusa nel concetto di Business-ready Network, attraverso la quale garantisce l’integrazione completa dei propri business partner, clienti e fornitori. Il portafoglio di servizi viene proposto in modalità “on demand”, per scenari complessi che prevedano il full outsourcing dell’integrazione Edi/b2b, della fatturazione elettronica e la conservazione sostitutiva cross-border. Oltre 40.000 business partner, che appartengono a 10 differenti settori merceologici, scambiano attualmente i propri documenti amministrativi attraverso la Business-ready Network. Crossgate ha sede principale in Germania, ma opera in Italia con una propria filiale, che ha sede a Milano. Inoltre Crossgate è presente in Usa, Francia e Uk. Tra i clienti Italiani si trovano aziende come Alessi, Brembo, Fiege Logistics, Goldenlady, Olivetti, Bolton e L´oréal Italia. http://www.crossgate.it/  Per ulteriori informazioni: http://www.crossgate.it/

 
   
   
LA DIGITALIZZAZIONE COME LEVA DELLO SVILUPPO DEL CLOUD  
 
Secondo Idc il mercato del Cloud Networking raggiungerà i 55 miliardi di dollari entro il 2014, pari al 15% dell’interaspesa It in tutto il mondo. “La ragione di questa crescita è chiara: una richiesta maggiore dei requisiti di storage guidata dalla digitalizzazione di settori chiave, tra cui Media & Entertainment, sanità e sorveglianza”afferma Umberto Bertelli, Managing Director per l’aerea del Mediterraneo di Ciena. “Molti settori stanno pianificando importanti processi di trasformazione nei prossimi cinque anni, che comporteranno una richiesta di banda sempre più capace e flessibile. Gli esempi più evidenti provengono dai settori finanziari, retail media & entertainment, in cui l’ascesa di video ad alta risoluzione e il social networking sta generando un aumento esponenziale dei requisiti di storage. Un cambiamento simile sta avvenendo anche nel settore sanitario, causato dall’ampio uso di tecnologie per la gestione delle immagini e cartelle cliniche elettroniche, così come nel settore della sicurezza in cui la crescita dello storage è guidata dall’aumento della sorveglianza video basata su Ip”. “Questa evoluzione in segmenti chiave di mercato e la digitalizzazione dei loro servizi stanno portando a un’esplosione in requisiti di storage, che a sua volta si traduce in una maggiore richiesta di infrastrutture basate su Cloud. Questo perché le aziende cercano un approccio più conveniente e dinamico per rispondere ai propri requisiti in termini di ampiezza di banda. Tuttavia, questo modello avrà successo solo se le aziende potranno contare su sistemi sicuri per il trasferimento al Cloud delle proprie informazioni mission-critical. Questa infrastruttura deve quindi rispondere a tre requisiti fondamentali: sicurezza, flessibilità e affidabilità”. “Un esempio è la sicurezza dei dati: tutelare le informazioni riservate e proprietarie è fondamentale per le aziende. Con l’adozione del Cloud in ambito business stiamo assistendo ad un crescente interesse per la crittografia in-flight, infatti bloccando i dati at-rest senza proteggere le informazioni in-flight sarebbe come chiudere le finestre di casa lasciando la porta aperta. Implementare un’infrastruttura di rete intelligente, oltre che sicura, è altrettanto importante ed è questa la motivazione principale per cui le aziende si rivolgono al Cloud in quanto assicura un’ampiezza di rete a costi contenuti e un’elevata scalabilità, che può essere fornita unicamente da una solida infrastruttura”. “Per rispondere a queste esigenze intervengono le infrastrutture intelligenti di Ciena che, attraverso la combinazione di tecnologia ottica coerente, capacità di switching e crittografia in-flight supportano un backbone Cloud sicuro, dinamico e affidabile, fornendo il metodo più efficace per supportare sia nuovi servizi che quelli esistenti” conclude Umberto Bertelli. Ciena Ciena è lo specialista della rete. Collabora con i clienti a livello mondiale per sfruttare il potenziale strategico delle loro reti modificandone così radicalmente la modalità di competizione sul mercato globale. L’offerta di Ciena riunisce l’affidabilità e la capacità delle reti su fibra ottica con la flessibilità e la convenienza del protocollo Ethernet all’interno di una suite software per l’automazione delle reti. L’azienda comunica costantemente le notizie più rilevanti, i risultati finanziari e ogni annuncio inerente alla propria attività sul sito web: http://www.ciena.com/  
   
   
REGIONE EMILIA E I COMUNI DI BOLOGNA E FAENZA SPERIMENTANO IL SOFTWARE LIBERO  
 
La Regione sperimenta il software libero. La Giunta, nel corso dell’ultima seduta, ha dato il via libera all’attivazione della collaborazione con il Comune di Bologna e il Comune di Faenza (Ra) per la realizzazione una attività finalizzata alla realizzazione del progetto Osepa, open source software usage by european public administration. La sperimentazione – in coerenza con le Linee guida per il ‘Piano telematico dell´Emilia-romagna 2011-2013: un nuovo paradigma di innovazione’ - è finanziata dalla commissione europea nell´ambito del programma Interreg Ivc. Il Comune di Bologna ha da tempo avviato azioni volte a favorire la diffusione di open source software all’interno della propria struttura risultando, quindi, detentore di competenze ed esperienze di grande rilievo mentre il Comune di Faenza è in procinto di avviare sperimentazioni e azioni volte alla diffusione dell’open source software. Nelle prossime settimane - per avviare i lavori di sperimentazione del software libero a codice sorgente aperto - sarà sottoscritta tra le tre amministrazione pubbliche una specifica convenzione. La sperimentazione prevede un investimento complessivo di 20 mila euro  
   
   
INFORMAZIONI PERSONALI COME NUOVA MONETA DI SCAMBIO - REPORT DIENNEA MAGNEWS  
 

Dare per avere, nel web come nella vita reale Italiani sempre più avvezzi all´uso della rete. Conservano qualche timore ma sanno come difendersi. E, quando non lo sanno, si accollano i rischi a fronte di benefici senza dubbio superiori. Una ricerca di Diennea Magnews fa luce sulla "nuova privacy" degli italiani. Internet ha dato più potere di scambio al consumatore. Tutte le informazioni hanno un valore economico e gli utenti online ne sono sempre più consapevoli. Il report è scaricabile all´indirizzo www.Magnews.it/privacy-report-2011 Immagini e altro materiale ad uso stampa disponibili a questo link Che conoscenza hanno gli utenti degli strumenti del web? E come cambia la percezione del rischio in rapporto al grado di conoscenza? Questo ha inteso indagare Magnews Diennea nell’ambito di una ricerca condotta con Human Highway su un campione online di 1018 italiani fra i 18 e i 64 anni . Titolo dell’analisi presentata oggi a Milano nell’ambito dello Iab Forum è “Privacy&permission Marketing Online Report 2011”. Il campione analizzato sembra possedere un discreto livello di conoscenza riguardo alle possibilità di profilazione offerte dalla rete come cookie, indirizzi Ip o Google Dashboard. Il 63,3% delle persone, per esempio, è perfettamente consapevole del fatto che il Web può essere in grado di rintracciare il link su cui si ha cliccato per arrivare su un determinato sito, il 62% sa che la Rete può sapere il paese in cui ci si trova o ancora il 59,7% sa che può essere riconosciuto il modello di browser utilizzato. Tuttavia, in generale, gli utenti sembrano dividersi in tre principali gruppi: quelli “evoluti”, pari al 22%; quelli con una conoscenza media, nel 42% dei casi; e quelli con una scarsa conoscenza, pari al 37%. I più evoluti sono in misura maggiore uomini dai 35 ai 44 anni. Dopo i 45 anni la loro concentrazione diminuisce e aumenta quella di utenti medi (tra i 45 e i 54 anni) e utenti base (over 54). Gli evoluti risultano più preoccupati per la propria privacy, rispetto ai meno esperti, su aspetti come geolocalizzazione, uso del cellulare, ricerche e navigazione sul Web. Sono consci del rischio tracciamento e pertanto cercano di tutelarsi maggiormente tramite anche piccoli accorgimenti. Allo stesso tempo, però, sono consapevoli del fatto che questi rischi esistono anche nel mondo fisico e che non sono disposti a rinunciare ai benefici che la Rete fornisce. “Dopotutto, la cessione di informazioni riguardanti la persona e le finalità del loro trattamento sono e devono essere una scelta individuale consapevole – conclude Maurizio Fionda, Amministratore Delegato di Diennea Magnews.- Internet ha dato ancora più potere di scambio al consumatore. Se questi non ne è consapevole può finire per essere oggetto di una sorta di prevaricazione a cui le imprese sono naturalmente portate. Ma se diventa consapevole ecco che entra in possesso di una formidabile moneta di scambio con la quale ottenere molto più di ciò che concede. Tutte le informazioni hanno un valore economico e non a caso da qualche anno si inizia a parlare proprio di economia delle informazioni personali o economia della privacy. In questo si esplica l’incredibile forza della digitalizzazione. Le aziende devono essere disposte alla negoziazione e al compromesso perché l’online è uno spazio di tutti, una sorta di agorà in cui tutti hanno la parola e l’unico modo per ascoltarla è essere disposti a interagire non più in modo unidirezionale, come abituati da sempre, ma in logica bidirezionale. È una responsabilità imposta dalla digitalizzazione che non tutte le aziende stanno cogliendo. Solo quelle che sanno ascoltare, che hanno algoritmi efficienti e in grado di personalizzare le risposte e i servizi che i loro clienti chiedono vincono la competizione.” Posizione che si riflette anche su tutto il campione degli intervistati: il 42% sostiene che la privacy sia ormai difficilmente difendibile, sul web come nella vita reale. E non è un problema di informazione dovuto all’ignoranza di strumenti come i cookie o altro. Se anche lo sapessero – sostiene il 33% - continuerebbero a comportarsi nello stesso modo. Per il 39% le informazioni lasciate sul web e utilizzate a fini di marketing rappresentano la normale evoluzione della pubblicità mentre il 25% sostiene sia comodo avere contenuti e comunicazioni pubblicitarie su misura. Il 28%, infine, passa avanti e guarda oltre. Non ha nulla da nascondere e quindi nulla di che avere paura. Diennea - Magnews Diennea è una società specializzata nei servizi strategici e nelle tecnologie per il marketing e la comunicazione digitale. Attiva dal 1996, ha sede principale a Faenza e rappresentanze commerciali a Milano e Roma. Magnews è la business unit specializzata in digital direct marketing (soluzioni e consulenza per email marketing e mobile). Oltre ad aver sviluppato una piattaforma proprietaria per la realizzazione e gestione di campagne di email marketing e sms, Magnews è un team di esperti di web marketing, analisti e creativi che si occupano di progetti personalizzati nell’ambito della Lead Generation e Database Building (raccolta di nuovi contatti e indirizzi), Dem, E-commerce, Sondaggi di Customer Satisfaction, Newsletter etc. Attualmente lo staff di Magnews collabora con più di 500 clienti in tutti i settori (automotive, fashion, farmaceutica, finanza, retail, Gdo, fund raising, ecommerce). More info: www.Magnews.it Human Highway Human Highway si occupa di ricerche e analisi su temi legati ai servizi, alla comunicazione e al marketing online. L’attività di ricerca si svolge principalmente sul Web, mediante l’utilizzo di un panel rappresentativo della popolazione Internet (Opline) e un’innovativa suite di strumenti di ricerca per lo studio di qualsiasi segmento di popolazione Web e di online Customer Base. More info: http://www.humanhighway.it/

 
   
   
IV GIRO D´ITALIA DELLE DONNE CHE FANNO IMPRESA  
 
Torna il Giro d’Italia delle donne imprenditrici, l’iniziativa, promossa da Unioncamere con il sistema camerale, la loro rete dei Comitati per l’imprenditoria femminile e con il supporto tecnico di Retecamere, che valorizza il lavoro delle imprese femminili e il loro contributo allo sviluppo dei territori. La manifestazione, che coinvolgerà, come di consueto, il Paese da Nord a Sud, è sia una vetrina per le esperienze vincenti di imprese femminili che l’occasione per recepire sollecitazioni dai territori e attivare progettualità concrete. Il Giro d’Italia 2011 si incentra sul “Contributo delle donne alla crescita del Paese” : le sette tappe territoriali affronteranno i diversi aspetti della questione con l’obiettivo di costruire un’analisi a tutto tondo sullo stato dell’arte dell’imprenditorialità femminile in Italia. Il tema sarà poi declinato, come ogni anno, all’interno di ciascun appuntamento territoriale e l’Assise finale delle componenti dei Comitati all’inizio del 2012 sarà la sintesi delle esigenze e delle proposte progettuali della realtà imprenditoriale femminile. Info e calendario della manifestazione: www.Retecamere.it    
   
   
MEDIAZIONE CREDITIZIA ON LINE: RISPETTO DEI PROCESSI, DELLA NORMATIVA E GOVERNANCE DELLA RETE IN UN´UNICA PIATTAFORMA  
 
Al Leadership Forum del 15 novembre a Milano Siseco presenta Hi-credito, la prima piattaforma completa per mediatori creditizi in regola con il decreto legislativo 141/2010. «Oggi chi sceglie di operare all´interno del nuovo quadro normativo - Dlgs 141/2010 - deve necessariamente dotarsi di strumenti in grado di garantire e governare processi e l´intero network di mediatori». Così Roberto Lorenzetti, amministratore delegato di Siseco, software house di san Vittore Olona (Mi), presenterà al Leadership Forum in programma a Milano il 15 novembre Hi-credito, la prima e unica piattaforma on line per mediatori creditizi in regola con il decreto legislativo 141/2010. L´intervento di Lorenzetti aprirà la business session fra i maggiori operatori del settore dal titolo "Integrazione, convergenza o concorrenza - l´innovazione e le opportunità dei modelli di Consulenza Creditizia on-line", che si terrà alle 14.30 nella sala Galileo C dell´Hotel Principe di Savoia. «Operare nel campo della mediazione creditizia significa confrontarsi quotidianamente con una serie di adempimenti su cui il legislatore è intervenuto proprio per la delicatezza della materia, sull´antiriciclaggio in primis. L´aspetto normativo deve quindi essere il primo requisito in possesso di chi fa mediazione creditizia on line ed è imprescindibile per la completezza e l´efficienza della piattaforma informatica in uso.». Hi-credito è una innovativa soluzione Web per la gestione delle pratiche di richiesta mutuo e finanziamenti specializzata per le società di intermediazione creditizia, i mediatori creditizi, le banche e le società finanziarie. Con questo solo strumento è possibile seguire, monitorare ed essere informati sulla procedura creditizia, dall´inserimento dei dati del cliente alla raccolta dei documenti, dalla scelta della soluzione finanziaria più idonea alla stipula notarile, senza trascurare aspetti come web marketing e social network. La piattaforma, personalizzabile, è integrata con un sistema automatico di preventivatore intelligente per individuare le migliori opportunità di finanziamento in base ai dati del richiedente e delle politiche di credito disponibili. «Punto di forza e plus di Hi-credito è la funzione "preventivatore" integrata -nota Lorenzetti-: non si tratta di un contenitore di prodotti offerto ai clienti, ma di uno strumento "intelligente" che valuta le richieste, le esigenze e le capacità reddituali e propone la soluzione migliore in funzione delle politiche del credito inserite, considerando le variabili anagrafiche e finanziarie. Il che significa proporre al cliente, in pochi istanti, una soluzione su misura e sostenibile. Il mediatore può così aumentare la sua produttività dal 30 al 50%». Da qualche settimana è on line www.Software-mediatori-creditizi.it , un sito specifico sulla piattaforma web 2.0 dedicata ai mediatori creditizi per conoscerne meglio possibilità e modalità di fruizione del servizio e format per richiedere demo. Siseco. Nata nel 1987, Siseco (www.Siseco.com) è azienda leader nel settore It e sviluppa soluzioni rigorosamente "Made in Italy" grazie a un team interno di ingegneri e tecnici. I prodotti di punta sono Gat.crm, un sistema che vanta 10 anni di esperienza ed è utilizzato da oltre 35mila utenti, e b.Com, il Crm di nuova generazione realizzato in un´ottica web 2.0, potente, innovativo e altamente personalizzabile. Le proposte Siseco sono le uniche fornite già con database anagrafici di aziende italiane completi e pronti per essere utilizzati e integrati anche con innovativi sistemi di Lead Generation e web marketing per generare nuove opportunità di vendita. Sono oltre 300 le realtà in tutta Italia che utilizzano le piattaforme Siseco, tra queste Editalia (Istituto Gruppo Poligrafico Zecca dello Stato), Fastweb, Tre, Michelin, Il Sole 24 Ore, Telecom Italia, Editoriale Secondamano, Bottega Verde, Del Taglia Piscine. Siseco è inoltre da anni partner di Telecom Italia per la vendita delle soluzioni di Impresa Semplice ed è agenzia del canale Value Added Reseller  
   
   
SYMANTEC 2011 CRITICAL INFRASTRUCTURE PROTECTION (CIP) SURVEY: RISULTATI ITALIA  
 
La Critical Infrastructure Protection Survey di Symantec è il risultato di una ricerca condotta nei mesi di agosto e settembre 2011 da Applied Research sui C-level e i professionisti It delle grandi, medie e piccole aziende di 14 diversi settori di infrastrutture critiche. Lo studio è stato realizzato per esaminare la consapevolezza, l’impegno e la preparazione per quanto riguarda i programmi Cip del settore pubblico. L´indagine ha coinvolto 3.475 aziende provenienti da 37 paesi in Nord America, Emea (Europa, Medio Oriente e Africa), Asia Pacifico e America Latina. Si definiscono infrastrutture critiche "quei sistemi e le attività, sia esse fisiche o virtuali, così vitali per una nazione che l´incapacità o la distruzione di tali sistemi e attività avrebbe un effetto debilitante sulla sicurezza, sulla sicurezza economica nazionale, la sicurezza e la salute pubblica nazionale, o qualsiasi combinazione di questi elementi." La Critical Infrastructure Protection Survey di Symantec, giunta al secondo anno, è il risultato di una ricerca condotta per esaminare la consapevolezza, l’impegno e la preparazione per quanto riguarda i programmi Cip del settore pubblico e in particolare: il livello di impegno dei fornitori di infrastrutture critiche nei programmi Cip della propria pubblica amministrazione; il livello di consapevolezza delle minacce dei fornitori di infrastrutture critiche; il livello di preparazione dei fornitori di infrastrutture critiche. Lo scorso anno la ricerca ha rilevato un alto livello di impegno, di percezione delle minacce e di preparazione dei fornitori di infrastrutture critiche. Nel 2011, i risultati hanno mostrato una riduzione in tutte queste aree sulla base dell’Indice di Partecipazione Cip. L´indice di Partecipazione Cip è il risultato di un insieme di domande che misura quanto le aziende sono impegnate con i programmi di protezione delle infrastrutture critiche del loro settore pubblico. E ´normalizzato al 2010, nostro anno di modello base. Per convenzione, l´Indice di Partecipazione Cip 2010 è 100%. Minore consapevolezza e impegno nei programmi Cip della pubblica amministrazione. Quest’anno, le aziende sono in generale meno consapevoli dei programmi Cip del proprio settore pubblico. Il 36% degli intervistati (il 33% in Italia) ha dichiarato di essere abbastanza o completamente consapevole dei piani della pubblica amministrazione per le infrastrutture critiche in discussione nel loro Paese rispetto al 55% dello scorso anno. Nel 2011, il 37% delle aziende intervistate(il 35% in Italia) ha affermato di essere completamente o significativamente impegnato contro il 56% del 2010. Indecisione maggiore sui programmi Cip della pubblica amministrazione La ricerca ha inoltre evidenziato che le aziende sono più indecise nel 2011 di quanto lo fossero nel 2010 circa i programmi Cip del settore pubblico. Ad esempio, quando viene chiesto di esprimere la propria opinione sui programmi Cip del settore pubblico, il 42% (il 37% in Italia) non si pronuncia o si dichiara neutrale contro il 26% dello scorso anno. Inoltre, le aziende adesso sono un po’ meno disposte a collaborare con i programmi Cip di quanto non lo fossero un anno fa: il 57% (il 45% in Italia) contro il 66% del 2010. Le aziende si sentono meno preparate. Non sorprende che così come la percezione delle minacce da parte delle aziende sia in calo, allo stesso modo cali anche la loro preparazione. Complessivamente, la preparazione su scala globale è scesa in media di otto punti: da 60% a 63% nel 2011 (dal 48% al 55% in Italia) rispetto al 2010 quando era dal 68% al 70%  
   
   
I FORNITORI GLOBALI DI INFRASTRUTTURE CRITICHE SONO MENO CONSAPEVOLI E IMPEGNATI NEI PROGRAMMI DI PROTEZIONE DEL SETTORE PUBBLICO  
 
Symantec Corp. Ha presentato i risultati della 2011 Critical Infrastructure Protection (Cip) Survey che evidenziano un calo di consapevolezza e di impegno a livello globale, come misurato dall´Indice di Partecipazione Cip. Rispetto al 2010, le aziende intervistate quest´anno mostrano un Indice di Partecipazione Cip dell’82% in programmi di protezione del settore pubblico, 18 punti in meno rispetto allo scorso anno. I fornitori di infrastrutture critiche appartengono a settori che sono di tale importanza che, se le loro reti informatiche venissero attaccate con successo e disabilitate, questo si tradurrebbe in una minaccia reale alla sicurezza nazionale. Click to Tweet: quest’anno il 37% delle aziende sono impregnate in programmi Cip del settore pubblico, rispetto al 56% dello scorso anno: http://bit.Ly/u99p50  “I risultati di questo studio sono un po’ allarmanti, visto i recenti attacchi come Nitro e Duqu che hanno preso di mira i fornitori di infrastrutture critiche” ha dichiarato Dean Turner, Director Global Intelligence Network di Symantec. “Detto questo, la presenza di manodopera e risorse limitate, come indicato dagli intervistati, aiuta a spiegare perché i fornitori di infrastrutture critiche hanno dovuto dare la priorità e concentrare i loro sforzi alle minacce informatiche più su base quotidiana. Tuttavia, pensiamo che gli attacchi mirati contro i fornitori di infrastrutture critiche quali Stuxnet, Nitro e Duqu continueranno anche in futuro. Aziende e governi di tutto il mondo dovrebbero adottare una politica molto aggressiva negli sforzi per promuovere e coordinare la protezione delle reti informatiche dei settori critici. Questi ultimi attacchi sono probabilmente solo l´inizio di attacchi più mirati riguardanti le infrastrutture critiche.” Di seguito i principali risultati della ricerca. · Minore consapevolezza e impegno nei programmi Cip della pubblica amministrazione. Quest’anno, le aziende sono in generale meno consapevoli dei programmi Cip del settore pubblico. Il 36% degli intervistati ha dichiarato di essere abbastanza o completamente consapevole dei piani del settore pubblico per le infrastrutture critiche in discussione nel loro Paese rispetto al 55% dello scorso anno. Nel 2011, il 37% delle aziende intervistate ha affermato di essere completamente o significativamente impegnato contro il 56% del 2010. · Indecisione leggermente maggiore sui programmi Cip della pubblica amministrazione. La ricerca ha inoltre evidenziato che le aziende sono più indecise nel 2011 di quanto lo fossero nel 2010 circa i programmi Cip del settore pubblico. Ad esempio, quando viene chiesto di esprimere la propria opinione sui programmi Cip del settore pubblico, il 42% non si pronuncia o si dichiara neutrale. Inoltre, le aziende adesso sono un po’ meno disposte a collaborare con i programmi Cip di quanto non lo fossero un anno fa (57% contro il 66%). · Le aziende a livello globale si sentono meno preparate. Non sorprende che così come la percezione delle minacce da parte delle aziende sia in calo, allo stesso modo cali anche la loro preparazione. Complessivamente, la preparazione su scala globale è scesa in media di otto punti (da 60% a 63% nel 2011 rispetto al 2010 quando era dal 68% al 70%). Di seguito, ora, i consigli per garantire la resilienza dei dati in caso di cyber attacchi contro infrastrutture critiche. · Sviluppare ed applicare policy It e automatizzare i processi di conformità. Dando priorità ai rischi e definendo policy valide per ogni installazione, le aziende possono far rispettare le policy definite integrando automazione e workflow e possono non solo identificare le minacce ma anche rispondere tempestivamente agli incidenti o prevederli. · Proteggere proattivamente le informazioni mediante un approccio information-centric. Adottare un approccio content-aware alla protezione delle informazioni è essenziale per sapere chi detiene le informazioni, dove risiedono i dati sensibili, chi può accedervi e come proteggerli in ingresso o in uscita. · Gestire i sistemi implementando ambienti operativi sicuri, distribuire e rafforzare i livelli di patch, automatizzando i processi per migliorare l’efficienza, monitorando lo stato dei sistemi e producendo i relativi report. · Proteggere l´infrastruttura tutelando gli endpoint, gli ambienti Web e la messaggistica. Inoltre, è di fondamentale importanza difendere i server critici interni e implementare backup e ripristino dei dati. Le aziende necessitano inoltre di visibilità e di intelligence per rispondere rapidamente alle minacce. · Garantire disponibilità 24x7. Le aziende dovrebbero implementare test che non abbiano impatto sull´operatività e che possano ridurre la complessità automatizzando la risposta alle interruzioni di servizio. Gli ambienti virtuali dovrebbero essere trattati come quelli fisici, dimostrando l´esigenza per le aziende di adottare un maggior numero di strumenti interpiattaforma e interambiente, oppure standardizzarsi su di un minore numero di piattaforme. · Sviluppare una strategia di gestione delle informazioni comprensiva di un piano e di policy per la conservazione dei dati. Le aziende non devono usare i backup come archivi operativi e legali ed implementare la deduplica ovunque per liberare spazio, adottare sistemi di archiviazione completi e dotarsi di tecnologie di Dlp (Data Loss Prevention). Symantec ha elaborato anche dei consigli per i governi che desiderano promuovere la protezione delle infrastrutture critiche. · I governi dovrebbero continuare a dedicare risorse sufficienti per stabilire programmi dedicati alle infrastrutture critiche. O La maggior parte dei fornitori di infrastrutture critiche conferma di conoscere l´esistenza di programmi dedicati. O Inoltre, la maggioranza dei fornitori supporta le iniziative dei governi per sviluppare programmi di protezione. · I governi dovrebbero collaborare con associazioni di settore e gruppi di aziende private per distribuire informazioni atte a sensibilizzare le aziende sui piani Cip. Informazioni specifiche dovrebbero indicare come reagire di fronte ad un cyber attacco su scala nazionale, quale sarebbe il ruolo del settore pubblico, quali sarebbero i contatti specifici per i vari settori a livello regionale e nazionale, e come verrebbero condivise le informazioni tra governi e aziende private in caso di emergenza. · I governi dovrebbero sottolineare come la sicurezza non sia sufficiente a garantire resilienza di fronte ai cyber attacchi attuali. Inoltre, i fornitori di infrastrutture critiche e le aziende in genere dovrebbero garantire che le loro informazioni vengano conservate, copiate, organizzate e sistemate in ordine di priorità e che siano implementati processi di controllo delle identità e degli accessi. La Critical Infrastructure Protection Survey di Symantec è il risultato di una ricerca condotta nei mesi di agosto e settembre 2011 da Applied Research sui C-level e i professionisti It delle grandi, medie e piccole aziende di 14 diversi settori di infrastrutture critiche. Lo studio è stato realizzato per esaminare la consapevolezza, l’impegno e la preparazione per quanto riguarda i programmi Cip del settore pubblico. L´indagine ha coinvolto 3.475 aziende provenienti da 37 paesi in Nord America, Emea (Europa, Medio Oriente e Africa), Asia Pacifico e America Latina. L´indice di Partecipazione Cip è il risultato di un insieme di domande che misura quanto le aziende sono impegnate con i programmi di protezione delle infrastrutture critiche del loro settore pubblico. E ´normalizzato al 2010, nostro anno di modello base. Per convenzione, l´Indice di Partecipazione Cip 2010 è 100%. Info: www.Symantec.com/it/it/business/  - www.Symantec.it    
   
   
ROMA: I RISULTATI DEL PRIMO OSSERVATORIO ASSINFORM SULL’ICT NELLA PA  
 
Dal 2005 al 2011 la spesa Ict della Pa è passata da 6.296 a 5.578 milioni di euro. Un trend di -2% medio annuo, di cui -3,5% per le amministrazioni centrali, -0,9% per le Regioni, -2,3% per gli enti locali. Spesa Ict in crescita solo per la sanità con un tasso medio annuo del + 2,4%, assorbita per il 45% dalle regioni del Nordovest , 23% Nordest, 19% Sud, 13% Centro. Ma con una spesa sanitaria in It pro capite di 15,78 euro, l’Italia è terzultima nella graduatoria europea guidata dal Regno Unito che spende 60 euro pro capite per la sanità digitale. Critico il rapporto con i fornitori, insostenibili i tempi di pagamento, 1/4 della spesa pubblica in It alimenta l’in-house. Processo di digitalizzazione della Pa a rilento e a macchia di leopardo, penalizzato da scarsa comunicazione e mancata interconnessione fra amministrazioni. Forte ritardo sui servizi on line interattivi. Avviata fra il Ministero della Pa e dell’Innovazione e Assinform una collaborazione operativa sul piano e-Gov2012, anche tramite iniziative sul territorio. Angelucci, presidente Assinform: “La dematerializzazione dei documenti pubblici è una via obbligata per risparmiare e lanciare i nuovi servizi digitali. La piena adozione della fatturazione elettronica, della Pec e della digitalizzazione del fascicolo del personale darebbe risparmi per 7,5 mld di euro e quella del Fascicolo Sanitario Elettronico per 2,2 mld. La strada giusta per lo switch-off della Pa verso il digitale è l’obbligo per legge di alcuni passaggi, come è stato fatto per i certificati medici on line e come avverrà entro l’anno per la Pec”. “Netto, purtroppo, il trend di riduzione della spesa pubblica nelle tecnologie digitali, dell’ordine del -2% annuo nell’ultimo quinquennio, che ha comportato minori risorse destinate alla modernizzazione della Pubblica Amministrazione per oltre 700 milioni di euro. Nonostante l’azione qualificata e pressante del Ministro dell’Innovazione, alla scarsità di fondi si aggiunge la resistenza al cambiamento, da cui deriva anche una bassa capacità, da parte della Pa, di ottimizzare i finanziamenti disponibili, tanto che almeno il 20% della spesa impegnata sull’Ict non si traduce poi in spesa effettiva. Ancora troppo scarsa è l’attenzione verso le aree di maggior impatto innovativo come i servizi digitali interattivi. A oggi solo 5 Regioni su 21 consentono in buona parte i pagamenti online, mentre ancor più bassa è la percentuale di servizi on line per le imprese, offerti solo dal 9% dei Comuni e dal 30% delle Province. Dalla persistente difficoltà delle amministrazioni di comunicare fra loro, di interconnettersi , di condividere linee strategiche e modelli di governance, derivano inefficienze di sistema difficilmente quantificabili, che comunque pesano sui budget It per non meno del 5% della spesa complessiva, pari a circa 156 milioni di euro. Ad alta criticità continua ad essere il rapporto con la filiera dei fornitori, con gare al massimo ribasso che portano a tariffe professionali non sostenibili, barriere d’ingresso penalizzanti per le Pmi, ritardi dei pagamenti non più accettabili, tutto ciò a fronte di un crescente ruolo dell’in-house che oggi assorbe circa 1/4 della spesa pubblica It. Da questo quadro emerge un processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione che marcia a rilento, in modo disomogeneo e frammentario, con molte esperienze di eccellenza che convivono accanto a situazioni di arretratezza, spesso in una stessa regione o addirittura all’interno di una stessa amministrazione, con progetti avviati su cui poi è difficile mantenere il controllo ed effettuare la valutazione dei risultati. Nel suo complesso la Pa italiana appare ancora lontana dal generare una massa critica di prestazioni e servizi e innovativi, tanto da consentire al cittadino e alle imprese di avere la percezione di un effettivo progresso”. E’ quanto ha affermato Paolo Angelucci, presidente Assinform nell’introdurre a Roma il convegno di presentazione del primo Osservatorio Assinform sull’Ict nella Pa, iniziativa nata per superare la frammentazione delle analisi e dei dati con l’obiettivo di fornire, con cadenza annuale, un quadro aggiornato dei processi di innovazione digitale nella Pubblica Amministrazione italiana. Al convegno sono intervenuti il Capo Dipartimento digitalizzazione e innovazione del Ministero per la Pubblica Amministrazione Renzo Turatto e il presidente di Unindustria e Confindustria Lazio Aurelio Regina. A Giancarlo Capitani ad Netconsulting e Paolo Colli Franzone, direttore Netics è toccata l’illustrazione in dettaglio dei risultati dell’indagine, a cui è seguita una tavola rotonda alla quale hanno preso parte Francesco Beltrame, Presidente Digit Pa, Domenico Casalino Amministratore Delegato Consip, Angelo Lino Del Favero Presidente Federsanità, Lucia Pasetti Vice Presidente Cisis. “Consolidare un processo di vero e proprio “switch-off” verso il digitale nella Pa italiana è tuttavia possibile - ha continuato Angelucci – Ci sembra che la strada intrapresa dal Ministro Brunetta di imporre per legge l’obbligatorietà di alcuni passaggi, così com’è avvenuto per i certificati medici on line, sia quella giusta. Ora molto ci attendiamo dall’obbligo di utilizzo della Pec, che scatterà il 29 novembre, per una serie di adempimenti e comunicazioni formali delle imprese verso la Pa. La dematerializzazione dei documenti pubblici è una via obbligata come fattore di risparmio e liberazione di risorse da utilizzare per lanciare nuovi servizi. In uno scenario di piena adozione della fatturazione elettronica, della Pec e della digitalizzazione del fascicolo e pratiche del personale, si potrebbero risparmiare fino a 7,5 miliardi di euro. Allo stesso tempo, il risparmio ottenibile con la completa diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico, secondo la nostra stima, si aggira intorno ai 2,2 miliardi di euro l’anno”. L’incontro è stata l’occasione per la sigla di un protocollo d’intesa tra il Ministero della Pa e dell’innovazione e Assinform, a costo zero per le finanze pubbliche, con cui si avvia una collaborazione per l’attuazione del Piano e-Gov 2012. Un vero e proprio piano operativo è alla base dell’intesa, con un calendario di iniziative da realizzare fino a tutto l’anno prossimo: road show sul territorio nazionale per la diffusione del Cad con il coinvolgimento delle realtà locali di Confindustria; pianificazione congiunta dell’edizione 2012 dell’Osservatorio Ict nella Pa, anche al fine di approfondire le valutazioni dei costi/benefici dei servizi; un’attività mirata di seminari per la formazione delle diverse amministrazioni pubbliche. “La nostra collaborazione con il Ministero della Pa e dell’Innovazione – ha concluso il presidente di Assinform - vuole rappresentare un contributo concreto di sostegno al processo di modernizzazione della Pa, diretto sia a individuare gli aspetti di criticità e le modalità per il loro superamento, che a far emergere le best practices e i progetti di successo, valutando le opportunità di replicarli, connetterli, utilizzarli come rampe di lancio di programmi su più vasta scala”. Il panel considerato dall’Osservatorio Assinform è forse il più esteso e rappresentativo che abbia mai interessato finora un’indagine del genere, avendo riguardato in totale 654 soggetti pubblici, di cui il 100% delle amministrazioni centrali, delle regioni e province autonome, il 4,6% dei comuni e il 26%, dei comuni oltre i 20 mila abitanti, il 18% delle province, il 3,6% delle comunità montane, il 20,5% delle Asl, il 23% delle aziende ospedaliere pubbliche, l’85,7% degli assessorati regionali alla Sanità e delle agenzie regionali. L’osservatorio Ict nella Pa è promosso da Assinform e realizzato da Netconsulting e Netics con il supporto di Consip e delle aziende associate Dedagroup, Dell, Gpi, Engineering, Infocamere, Insiel Fvg, Insiel Mercato, Intel, Noemalife, Siscom, Telecom Italia, Vega  
   
   
VEEAM SOFTWARE ANNUNCIA LE VERSIONI 5.7 DI VEEAM NWORKS MANAGEMENT PACK PER MICROSOFT SYSTEM CENTER E DI VEEAM NWORKS SMART PLUG-IN PER HP OPERATIONS MANAGER  
 
Veeam Software, azienda leader nelle soluzioni di data protection, disaster recovery e systems management per ambienti virtuali Vmware, annuncia le nuovae versioni di Veeam nworks Management Pack (Mp) e Veeam nworks Smart Plug-in (Spi) per Vmware, che saranno ufficialmente presentate presso lo stand di Veeam (stand 42) durante il Vmworld Europe di Copenhagen il 20 ottobre. Nworks Management Pack fornisce un’infrastruttura scalabile, fault-tolerant e priva di agenti che implementa il monitoraggio e la gestione distribuita di Microsoft System Center, con integrazione sia di Microsoft Systems Center Operations Manager sia di Virtual Machine Manager (Vmm). La soluzione offre alle aziende una visione globale delle proprie infrastrutture It e consente di gestire applicazioni, sistemi fisici e ambienti virtuali, sia Microsoft Hyper-v sia Vmware vSphere, da System Center. In occasione del Vmworld, sempre il 20 ottobre, Veeam presenterà anche la nuova versione v5.7 di nworks Smart Plug-in (Spi) per Vmware, in grado di soddisfare le esigenze dei grandi ambienti vSphere, consentendo ai clienti di monitorare e gestire ambienti virtuali con ben 25.000 macchine virtuali e 1.500 host Esx(i ) direttamente da Hp Operations Manager. Entrambe le nuove versioni 5.7 prevedono: · Supporto per Vmware vSphere 5.0: nworks Mp e Spi sono ora in grado di rilevare più di 160 metriche e 500 eventi specifici e aiutare quindi gli amministratori It a gestire anche gli ambienti vSphere più complessi. Sono inclusi i nuovi parametri ed eventi introdotti in vSphere 5.0 e metriche aggiuntive e uniche introdotte da Veeam. Inoltre, la funzionalità Diskpressure analizza la configurazione dello storage e rileva eventuali errate allocazioni, in modo tale da permettere agli amministratori di evitare rallentamenti e interruzioni. Le nuove versioni 5.7 garantiscono anche il monitoraggio dell’hardware direttamente dagli host Esx(i) per una visibilità migliore e necessità ridotte di utilizzo di risorse accessorie sui server vCenter. · Supporto potenziato per gli ambienti Vmware vSphere più grandi: i cluster vSphere di qualsiasi grandezza possono essere ora monitorati a un livello granulare più elevato. Inoltre, il perfezionamento del focus sugli eventi e sui messaggi vCenter migliora il workflow nel centro operativo della rete, mentre la ricerca a basso impatto e una topologia più snella riducono l’impatto sull’infrastruttura System Center. Inoltre, Nworks Mp 5.7 offre: · Nuovi report: nworks Mp sfrutta il data warehouse di Microsoft System Center Operations Manager per fornire più di 25 nuovi report predefiniti, incluso un nuovo report su macchine virtuali sovradimensionate che aiuta gli amministratori a gestire Cpu e ripartizioni della memoria. La release 5.7 di nworks Mp offre inoltre più di 20 nuove visualizzazioni e cruscotti per host storage, host networking, datastore provisioning, hardware e altro. Mentre nworks Smart Plug-in 5.7 fornisce: · Supporto per la piattaform Hp aggiornato: nworks Spi supporta ora Hp Operations Manager 9.0 per Windows e Hp Performance Agent 11. Inoltre, è incluso il supporto completo dell’ultima versione di Veeam Business View che include il raggruppamento dinamico di cluster, host, datastore e macchine virtuali. “La nuova versione di nworks Mp protegge gli investimenti dei nostri clienti su Microsoft System Center” dichiara Ratmir Timashev, Presidente e Ceo di Veeam. “I nuovi miglioramenti estendono le capacità di monitoraggio e gestione degli ambienti virtuali mission critical, sempre più importanti per le aziende in crescita e in fase di espansione”. “Veeam unisce una profonda competenza in ambito Vmware a un’integrazione competa con System Center” afferma Garth Fort, General Manager della divisione Management e Security di Microsoft. “L’azienda continua a gestire in modo eccellente le funzionalità di System Center offrendo ai clienti monitoraggio, analisi e notifica degli ambienti Vmware.” Veeam lavora a stretto contatto con Microsoft, di cui è diventata recentemente managed partner, qualifica assegnata solo all’1% dei partner Microsoft. Inoltre, Veeam è stata finalista del Microsoft Partner Award 2010, è membro del System Center Alliance e del Microsoft Technology Center (Mtc) Alliance. “Per sfruttare i benefici della virtualizzazione, le aziende devono avere il controllo completo dello stato di salute e delle performance sia dei propri ambienti fisici che virtuali” continua Timashev. “I miglioramenti apportati nella nuova versione di nworks Spi estendono le funzionalità di monitoraggio e gestione, per una risoluzione proattiva dei problemi in ambienti virtuali che contengono da poche centinaia a migliaia di virtual machine”. Disponibilità La versione beta di nworks Management Pack 5.7 e di nworks Smart Plug-in sono già disponibili mentre la disponibilità delle release ufficiali è prevista entro 60 giorni. Per maggiori informazioni http://go.Veeam.com/veeam-nworks-v5.7.html Veeam Software, partner Elite di Vmware Technology Alliance, sviluppa soluzioni innovative per la gestione degli ambienti Vmware vSphere. La tecnologia Veeam vPower garantisce la massima protezione dei dati in ambienti virtuali ed è alla base del software Veeam Backup & Replication, la soluzione più efficace per il backup Vmware. Veeam One unisce in un unico prodotto le più avanzate funzionalità di configurazione, gestione e ottimizzazione degli ambienti Vmware: Veeam Reporter (per la produzione di report, il capacity planning, la gestione dei cambiamenti e il chargeback), Veeam Business View (per la segmentazione dell´ambiente Vmware secondo una logica di business) e un’ampia gamma di opzioni per il monitoraggio delle performance, tra cui nworks Management Pack per Microsoft System Center, nworks Smart Plug-in per Hp Operations Manager e Veeam Monitor. Per maggiori informazioni su Veeam Software: www.Veeam.com    
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: LA VITTIMA DI LESIONI DEI DIRITTI DELLA PERSONALITÀ VIA INTERNET PUÒ ADIRE I GIUDICI DELLO STATO MEMBRO IN CUI RISIEDE PER LA TOTALITÀ DEL DANNO SUBITO  
 
Tuttavia, il gestore di un sito Internet, cui si applica la direttiva sul commercio elettronico, non può essere assoggettato, nello Stato di residenza della vittima, a prescrizioni più rigorose di quelle previste dal diritto dello Stato membro in cui è stabilito. Il regolamento sulla competenza giurisdizionale prevede che le persone domiciliate nel territorio di uno Stato membro, in linea di principio, siano convenute dinanzi ai giudici di tale Stato. Tuttavia, in materia di illeciti civili dolosi o colposi, una persona può essere convenuta anche in un altro Stato membro dinanzi al giudice del luogo in cui l’evento dannoso si è prodotto o può prodursi. In tal senso, in caso di diffamazione mediante un articolo di stampa scritta, diffuso in più Stati membri, la vittima ha due possibilità per esperire un’azione di risarcimento contro l’editore. Da un lato, essa può adire i giudici dello Stato del luogo ove è stabilito l’editore, competenti a pronunciarsi sul risarcimento della totalità dei danni derivanti dalla diffamazione. Dall’altro, essa può rivolgersi ai giudici di ciascuno Stato membro in cui la pubblicazione è stata diffusa e in cui essa assume aver subìto una lesione della propria reputazione (luogo di concretizzazione del danno). Tuttavia, in quest’ultimo caso, i giudici nazionali sono competenti a conoscere dei soli danni cagionati nello Stato in cui i medesimi si trovano. Il Bundesgerichtshof (Corte federale di giustizia, Germania) e il Tribunal de grande instance de Paris (Francia) hanno chiesto alla Corte di giustizia di precisare in quale misura tali principi si applichino anche in caso di violazioni dei diritti della personalità per mezzo di contenuti diffusi su un sito Internet. I fatti nella causa C-509/09 Nel 1993 il sig. X, domiciliato in Germania, è stato condannato assieme a suo fratello da un giudice tedesco all’ergastolo per l’omicidio di un attore famoso. Nel gennaio 2008 è stato ammesso alla liberazione condizionale. La società eDate Advertising, stabilita in Austria, gestisce un portale Internet accessibile all’indirizzo «www.Rainbow.at», ove ha pubblicato informazioni sui ricorsi presentati dal sig. X e da suo fratello avverso la loro condanna. Pur avendo l’eDate Advertising eliminato dal proprio sito Internet l’informazione controversa, il sig. X ha chiesto ai giudici tedeschi di ingiungere alla società austriaca di non riportare più notizie che lo concernono indicando il suo nome per esteso in relazione al crimine commesso. Quanto all’eDate Advertising, essa contesta la competenza internazionale dei giudici tedeschi a dirimere la controversia in quanto ritiene di poter essere convenuta soltanto dinanzi ai giudici austriaci. I fatti nella causa C-161/10 Il 3 febbraio 2008 un testo redatto in inglese ed intitolato «Kylie Minogue è di nuovo con Olivier Martinez» è apparso sul sito Internet del quotidiano britannico Sunday Mirror, unitamente a dettagli relativi all’incontro tra la cantante australiana e l’attore francese. Quest’ultimo e suo padre, Robert Martinez, lamentano violazioni della loro vita privata e del diritto all’immagine di Olivier Martinez e, in Francia, hanno agito in giudizio contro la società britannica Mgn, editrice del Sunday Mirror. Questa, al pari dell’eDate Advertising, ultima contesta la competenza internazionale del tribunale adito in quanto ritiene non sussista un collegamento sufficientemente stretto tra la pubblicazione in rete nel Regno Unito e il presunto danno sul territorio francese. Orbene, soltanto un siffatto collegamento potrebbe radicare la competenza dei giudici francesi a conoscere degli eventi lesivi connessi con la pubblicazione in rete controversa. La sentenza della Corte Nella sua sentenza odierna, la Corte rileva che la pubblicazione di contenuti su Internet si distingue dalla diffusione − circoscritta territorialmente − di un testo a stampa, in quanto detti contenuti possono essere consultati istantaneamente da un numero indefinito di internauti, ovunque nel mondo. Pertanto la diffusione universale, da una parte, può aumentare la gravità delle violazioni dei diritti della personalità e, dall’altra, rende estremamente difficile individuare i luoghi di concretizzazione del danno derivante da tali violazioni. Ciò posto – poiché l’impatto di un’informazione messa in rete sui diritti della personalità di un soggetto può essere valutata meglio dal giudice del luogo in cui la vittima possiede il proprio centro di interessi – la Corte designa tale giudice come quello competente per la totalità dei danni causati sul territorio dell’Unione europea. La Corte precisa che il luogo in cui una persona ha il proprio centro di interessi corrisponde, in via generale, alla sua residenza abituale. La Corte sottolinea nondimeno che, in luogo di un’azione di risarcimento per la totalità del danno, la vittima può sempre adire i giudici di ciascuno Stato membro sul cui territorio un’informazione messa in rete sia accessibile oppure lo sia stata. In tal caso, alla stregua di quanto avviene per i danni causati da un testo a stampa, tali giudici sono competenti a conoscere del solo danno causato sul territorio dello Stato in cui essi si trovano. Del pari, la persona lesa può anche adire, per la totalità del danno cagionato, i giudici dello Stato membro del luogo in cui è stabilito il soggetto che ha messo tali contenuti in rete. Infine, nell’interpretare la direttiva sul commercio elettronico, la Corte statuisce che il principio della libera prestazione di servizi, in linea di massima, osta a che il prestatore di un servizio del commercio elettronico sia soggetto nello Stato membro ospitante a prescrizioni più rigorose di quelle previste dal diritto dello Stato membro in cui il prestatore è stabilito. (Corte di giustizia dell’Unione europea, Lussemburgo, 25 ottobre 2011, Sentenza nelle cause riunite C‑509/09 e C‑161/10, eDate advertising Gmbh/x, Olivier Martinez e Robert Martinez/mgn Limited)  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: AIUTI DI STATO ALLO ZUCCHERIFICIO DI VILLASOR  
 
Lo zuccherificio di Villasor in Sardegna è stato realizzato agli inizi degli anni ‘60. Nel 1998 è stato acquisito dalla società Sadam Isz, che nel 2006, in seguito a riorganizzazione, è stata fusa per incorporazione nell’Eridania Sadam, sua società capogruppo. Nel 2003, la Regione autonoma di Sardegna ha autorizzato lo stanziamento di Eur 3.500.000 in favore dello zuccherificio per indennizzarlo parzialmente delle perdite subite a causa della diminuzione nella produzione di zucchero, dovuta alla riduzione dei conferimenti di barbabietole riconducibile alla siccità nel 2001/2002. Le autorità italiane hanno ritenuto l’aiuto compatibile con il mercato comune ed hanno sottoposto alla Commissione il progetto di aiuto. Con decisione 16 luglio 2008 (aiuto di Stato C 29/04 (ex N 328/03), Gu L 244, pag. 10), la Commissione ha dichiarato l’aiuto dichiarato incompatibile con il mercato comune. La Commissione sostiene che la Sadam Isz è attiva non solo sul mercato italiano, ma anche sul mercato intracomunitario. Sebbene la produzione dello zuccherificio sia quasi esclusivamente destinata al mercato sardo, l’aiuto previsto può svantaggiare un eventuale concorrente di un altro Stato membro in questo mercato. Il prodotto è oggetto di scambi tra Stati membri ed è pertanto esposto alla concorrenza. Il fatto che esista un´organizzazione comune del mercato nel settore dello zucchero prova l´entità degli scambi intracomunitari di zucchero. È prassi costante della Commissione quella di ritenere che le avversità atmosferiche, quali gelo, grandine, ghiaccio, pioggia o siccità, non possano come tali essere considerate calamità naturali. Inoltre, l´aiuto non può essere considerato compatibile, ai sensi dell’art. 87, n. 3, Ce, in quanto esso è destinato ad un’impresa di trasformazione per compensare perdite dovute ad avversità atmosferiche (le avversità atmosferiche possono evidentemente comportare costi aggiuntivi per le materie prime e/o una minore redditività, ma non possono giustificare l’applicazione agli impianti di trasformazione delle norme applicabili alla produzione agricola). Eridania ha chiesto al Tribunale di annullare la decisione. Deduce quattro motivi relativi alla valutazione manifestamente erronea dei fatti, la violazione dell’obbligo di motivazione, la violazione dei principi di buona amministrazione, diligenza e sollecitudine, nonché l’eccessiva durata del procedimento. Il Tribunale considera che la Commissione ha sufficientemente motivato la decisione e non era tenuta a dimostrare l’incidenza effettiva dell’aiuto previsto sul mercato. Il Tribunale ricorda la giurisprudenza secondo la quale un aiuto ad un’impresa può essere idoneo ad incidere sugli scambi tra gli Stati membri ed a falsare la concorrenza anche se l’impresa beneficiaria non partecipa essa stessa alle esportazioni, allorché si trova in concorrenza con produttori di altri Stati membri. Di conseguenza, la Commissione poteva legittimamente affermare, che, sebbene la produzione dello zuccherificio di Villasor fosse quasi esclusivamente destinata al mercato sardo, l’aiuto poteva svantaggiare un eventuale concorrente di un altro Stato membro in tale mercato. Pertanto, il Tribunale ritiene che la Commissione non ha commesso alcun errore manifesto di valutazione dei fatti. La Commissione ha ritenuto che la siccità non potesse essere considerata una calamità naturale: i dati presentati dall´Italia non permettevano di concludere per il carattere eccezionale della siccità in Sardegna nel 2001 e nel 2002. Il Tribunale chiarisce che, sebbene il punto 11.3 degli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore dello zucchero [1] permettesse di equiparare la siccità ad una calamità naturale, era pur sempre a condizione che l’aiuto previsto fosse destinato ad indennizzare agricoltori (e non impianti agroindustriali di trasformazione) (oltre agli agricoltori ed alle associazioni di produttori, sono i proprietari dei mezzi di produzione agricola messi a disposizione degli operatori agricoli coloro che, in via eccezionale, possono beneficiare dell’equiparazione delle avverse condizioni atmosferiche ad una calamità naturale). Peraltro, negando l’applicazione delle disposizioni degli orientamenti, con la motivazione che lo zuccherificio era un’impresa agroindustriale di trasformazione, il Tribunale considera che la Commissione non è incorsa in alcun errore manifesto di valutazione, né in alcun errore di diritto. L’inosservanza di un termine ragionevole per adottare delle decisioni in esito a procedimenti amministrativi giustifica l’annullamento della decisione solo qualora comporti anche una violazione dei diritti della difesa delle imprese interessate. Quando non è dimostrato che un lasso di tempo eccessivo abbia pregiudicato la capacità delle imprese interessate di difendersi in modo efficace, il mancato rispetto del principio del termine ragionevole non incide sulla validità del procedimento amministrativo. Poiché Eridania non deduce che il suo diritto di essere sentita ed associata al procedimento in misura adeguata, sia stato violato dalla Commissione nel procedimento formale di indagine, occorre respingere l’asserita violazione dei principi di buona amministrazione, diligenza e sollecitudine. Il Tribunale dichiara e statuisce che il ricorso è respinto. (Sentenza nella causa T-579/08, Eridania Sadam Spa/commissione)  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: PROCEDURE DI INSOLVENZA – COMPETENZA INTERNAZIONALE – CENTRO DEGLI INTERESSI PRINCIPALI DEL DEBITORE – TRASFERIMENTO DELLA SEDE STATUARIA IN UN ALTRO STATO MEMBRO – NOZIONE DI “DIPENDENZA”  
 

Interedil Srl è stata costituita come società a responsabilità limitata con sede a Monopoli (Ba). Il 18 luglio 2001 essa ha trasferito la propria sede statutaria a Londra ed è stata cancellata dal registro delle imprese italiano. Contestualmente al trasferimento, ha posto in essere transazioni per la sua acquisizione da parte del gruppo britannico Canopus e quindi è stata cancellata dal registro delle imprese del Regno Unito in data 22 luglio 2002. Il 28 ottobre 2003 la banca Intesa ha chiesto al Tribunale di Bari il fallimento di Interedil. Interedil ha contestato la giurisdizione del citato giudice e ha chiesto una statuizione preliminare della Cassazione in merito alla questione di giurisdizione. Il 24 maggio 2004 il Tribunale di Bari ha dichiarato il fallimento senza attendere la decisione della Cassazione. Quest´ultima ha comunque dichiarato la giurisdizione dei giudici italiani. Essa ha ritenuto che la presunzione del regolamento 1346/2000, relativo alle procedure di insolvenza, secondo cui il centro degli interessi principali corrisponde al luogo in cui si trova la sede statutaria, poteva essere superata in ragione di varie circostanze (la presenza, in Italia, di beni immobili appartenenti all’Interedil, l’esistenza di un contratto di affitto relativo a due complessi alberghieri e di un contratto stipulato con un istituto bancario, nonché l’omessa comunicazione al registro delle imprese di Bari del trasferimento). Nutrendo dubbi quanto alla fondatezza di tale valutazione della Cassazione alla luce dei criteri enucleati dalla Corte nella sua sentenza 2 maggio 2006, causa C-341/04, Eurofood Ifsc, il Tribunale di Bari, in funzione di giudice d´appello, ha rivolto alla Corte varie questioni pregiudiziali. Competenza della Corte La Corte di giustizia chiarisce innanzitutto che l´ordinanza di rinvio da parte del Tribunale di Bari è pervenuta alla Corte il 13 ottobre 2009. Prima dell´entrata in vigore del Trattato di Lisbona, solo le giurisdizioni nazionali avverso le cui decisioni non potesse proporsi un ricorso giurisdizionale di diritto interno potevano adire la Corte in via pregiudiziale, sul fondamento del titolo Iv del Trattato Ce (visti, asili e immigrazione); dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona in data 1° dicembre 2009, la limitazione del diritto ad adire la Corte in via pregiudiziale, da esso prevista, è scomparsa. La Corte ha comunque già stabilito che dal Trattato di Lisbona essa è competente a conoscere di una domanda pregiudiziale proveniente da una giurisdizione avverso le cui decisioni possa proporsi ricorso giurisdizionale di diritto interno, e ciò anche qualora la domanda - come nel caso presente - sia stata depositata prima di tale data (sentenza Weryński, C-283/09). Potere del giudice inferiore di effettuare il rinvio pregiudiziale Il giudice del rinvio chiede, in primo luogo, se il diritto dell’Unione tolleri che un giudice nazionale sia vincolato da una norma di procedura nazionale in forza della quale egli deve attenersi alle valutazioni svolte da un giudice nazionale di grado superiore, qualora risulti che queste non sono conformi al diritto dell’Unione, come interpretato dalla Corte. La Corte ha già stabilito che l’esistenza di una norma di procedura nazionale non può rimettere in discussione la facoltà, spettante ai giudici nazionali non di ultima istanza, di investire la Corte qualora essi nutrano dubbi sull´interpretazione del diritto dell´Unione. Ne consegue che il giudice nazionale, che abbia esercitato la facoltà di rivolgersi alla Corte Ue, è vincolato dall’interpretazione fornita da quest´ultima e deve eventualmente discostarsi dalle valutazioni dell’organo giurisdizionale di grado superiore qualora esso ritenga. A) La nozione di «centro degli interessi principali» La Corte ricorda che si tratta di una nozione propria al regolamento la quale, pertanto, presenta un significato autonomo e deve essere interpretata in maniera uniforme e indipendente dalle legislazioni nazionali. Il centro degli interessi principali è il luogo in cui il debitore esercita in modo abituale, e pertanto riconoscibile dai terzi, la gestione dei suoi interessi. Si tratta del luogo dell’amministrazione principale della società. Essa è definita in base a criteri obiettivi e riconoscibili dai terzi, per garantire la certezza del diritto e la prevedibilità del giudice competente ad aprire la procedura di insolvenza principale. I criteri sono obiettivi quando gli elementi materiali siano stati circondati da una trasparenza sufficiente a far sì che i terzi (segnatamente, i creditori) ne abbiano potuto avere conoscenza. Ne consegue che, laddove gli organi direttivi e di controllo di una società si trovino presso la sua sede statutaria e la gestione è svolta in maniera riconoscibile dai terzi, in detto luogo, trova piena applicazione la presunzione, secondo cui il centro degli interessi principali della società si trova in tale luogo. Questa presunzione può essere superata ove elementi obiettivi e riconoscibili da parte dei terzi consentano di determinare l’esistenza di una situazione reale diversa: la presenza di attivi sociali nonché l’esistenza di contratti relativi alla loro gestione finanziaria in uno Stato membro diverso da quello della sede statutaria sono elementi sufficienti a superare la presunzione, solo a condizione che una valutazione globale di tutti gli elementi rilevanti consenta di concludere che, in maniera riconoscibile dai terzi, il centro effettivo di direzione e di controllo della società stessa, nonché della gestione dei suoi interessi, è situato in tale altro Stato membro. B) La data rilevante ai fini della localizzazione del centro degli interessi principali del debitore Il regolamento non contiene disposizioni esplicite riguardanti il trasferimento del centro degli interessi del debitore. Secondo la giurisprudenza della Corte, in linea di principio, rileva, per l’individuazione della giurisdizione competente, la localizzazione del centro degli interessi principali del debitore alla data di proposizione della domanda di apertura di una procedura d’insolvenza. Nel caso – come quello di cui alla causa principale – di un trasferimento della sede statutaria prima della proposizione di una domanda di apertura di una procedura di insolvenza, è presso la nuova sede statutaria che si presume che si trovi il centro degli interessi principali del debitore, e sono pertanto i giudici dello Stato membro della nuova sede, competenti ad aprire una procedura di insolvenza. Le stesse regole devono trovare applicazione qualora, alla data della proposizione della domanda di avvio della procedura di insolvenza, la società debitrice sia stata cancellata dal registro delle società e abbia cessato ogni attività. La nozione di centro degli interessi principali riflette l’intento di stabilire un collegamento con il luogo con il quale la società presenta i più stretti rapporti, in termini obiettivi e in maniera visibile dai terzi. È quindi logico privilegiare il luogo dell’ultimo centro degli interessi principali al momento della cancellazione della società debitrice e della cessazione di ogni attività da parte della stessa. C) La nozione di «dipendenza» Il regolamento la definisce come qualsiasi luogo di operazioni in cui il debitore eserciti in maniera non transitoria un’attività economica con mezzi umani e con beni: collega l’esercizio di un’attività economica alla presenza di risorse umane (la mera presenza di singoli beni o di conti bancari non configura una «dipendenza». Questa deve essere valutata sulla base di elementi oggettivi e riconoscibili dai terzi. Per questi motivi, la Corte (Prima Sezione) dichiara: 1) Il diritto dell’Unione osta a che un giudice nazionale sia vincolato da una norma di procedura nazionale ai sensi della quale egli deve attenersi alle valutazioni svolte da un giudice nazionale di grado superiore, qualora risulti che le valutazioni svolte dal giudice di grado superiore non sono conformi al diritto dell’Unione, come interpretato dalla Corte. 2) La nozione di «centro degli interessi principali» del debitore (art. 3, n. 1, del regolamento n. 1346/2000) deve essere interpretata con riferimento al diritto dell’Unione. 3) Il centro degli interessi principali di una società debitrice deve essere individuato privilegiando il luogo dell’amministrazione principale di tale società, come determinabile sulla base di elementi oggettivi e riconoscibili dai terzi. Qualora gli organi direttivi e di controllo di una società si trovino presso la sua sede statutaria e qualora le decisioni di gestione di tale società siano assunte, in maniera riconoscibile dai terzi, in tale luogo, la presunzione introdotta da tale disposizione non è superabile. Laddove il luogo dell’amministrazione principale di una società non si trovi presso la sua sede statutaria, la presenza di attivi sociali nonché l’esistenza di contratti relativi alla loro gestione finanziaria in uno Stato membro diverso da quello della sede statutaria di tale società possono essere considerate elementi sufficienti a superare tale presunzione solo a condizione che una valutazione globale di tutti gli elementi rilevanti consenta di stabilire che, in maniera riconoscibile dai terzi, il centro effettivo di direzione e di controllo della società stessa, nonché della gestione dei suoi interessi, è situato in tale altro Stato membro. Nel caso di un trasferimento della sede statutaria di una società debitrice prima della proposizione di una domanda di apertura di una procedura di insolvenza, si presume che il centro degli interessi principali di tale società si trovi presso la nuova sede statutaria della medesima. 4) La nozione di «dipendenza» deve essere interpretata nel senso che essa richiede la presenza di una struttura implicante un minimo di organizzazione e una certa stabilità ai fini dell’esercizio di un’attività economica. La mera presenza di singoli beni o di conti bancari non corrisponde, in linea di principio, a tale definizione. (Sentenza nella causa C-396/09, Interedil Srl/fallimento Interedil Srl e.A.