Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


VENERDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 PAGINA 6
Notiziario Marketpress di Venerdì 02 Dicembre 2011
TORINO (PALAZZO REALE): L´ITALIA E GLI ITALIANI - L’ITALIA NELL’OBIETTIVO DEI FOTOGRAFI MAGNUM - UN PROGETTO FOTOGRAFICO D´AUTORE PROMOSSO DA INTESA SANPAOLO NELL´AMBITO DI "PROGETTO CULTURA", IN OCCASIONE DEL 150° ANNIVERSARIO DELL´UNITÀ D´ITALIA  
 
Per alcuni secoli la tappa italiana del Grand Tour, il lungo viaggio nell´Europa continentale, ha rappresentato un momento imprescindibile nella formazione delle classi colte europee. Il "Viaggio in Italia", tra i monumenti della Roma antica, le rovine di Pompei ed Ercolano, tra Torino, Venezia, Firenze, Bologna, Napoli e la Sicilia, nella culla di una cultura e di un´arte tra le più affascinanti del Continente, era ritenuto un´esperienza indispensabile per l´educazione dei giovani europei. Come a riprendere quest´antica e affascinante tradizione culturale, nove grandi fotografi dell´Agenzia fotografica Magnum hanno ripercorso il nostro Paese per un reportage in chiave attuale e ce ne consegnano un´istantanea. La missione fotografica, che si è articolata nel corso di sei mesi, è stata affidata a Christopher Anderson, Harry Gruyaert, Mark Power, Mikhael Subotzky, Donovan Wylie, Richard Kalvar, Bruce Gilden, Alex Majoli, Paolo Pellegrin. Il risultato di questo lungo lavoro sono oltre 400 scatti del tutto inediti, esposti nella mostra L´italia e gli Italiani. Nell´obiettivo dei fotografi Magnum. Curata da Gianfranco Brunelli e Dario Cimorelli, l´esposizione è allestita nella prestigiosa sede di Palazzo Reale a Torino, fino al 26 febbraio 2012, organizzata da Intesa Sanpaolo in collaborazione con la Città di Torino, la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Torino, Asti, Cuneo, Biella e Vercelli. La mostra è realizzata in occasione del 150° anniversario dell´Unità d´Italia, nell´ambito di Progetto Cultura, l´ambizioso programma pluriennale di Intesa Sanpaolo che comprende un insieme di interventi ideati e curati dall´Istituto, destinati a valorizzare i beni culturali e artistici che costituiscono l´incomparabile ricchezza d´Italia. Il Progetto è caratterizzato da un approccio alla cultura che scaturisce dalla piena consapevolezza che il ruolo di un´impresa bancaria di rilevanza nazionale è quello di concorrere non solo alla crescita economica, ma anche, e inscindibilmente, a quella culturale e civile del Paese. La mostra L´italia e gli Italiani non intende riproporre la ricostruzione nostalgica dei paesaggi, delle prospettive e delle vedute oramai inesorabilmente perdute, ma dare immagine alla vita dell´Italia e degli italiani nel 2011, un´occasione di riflessione sulla contemporaneità. Ha inoltre l´obiettivo di raccontare un paese che si è sempre presentato come un insieme eterogeneo di molti e diversi elementi, dove la storia e la contemporaneità si intrecciano, convivono, si oppongono, dove la tradizione si confronta con l´innovazione, le strutture urbanistiche con le nuove richieste sociali, il paesaggio con l´industria in un susseguirsi continuo di coerenze e contraddizioni, armonie e dissonanze. Il viaggio fissa nella memoria un´immagine del paesaggio naturale e di quello artificiale, di luoghi e persone. Si tratta di un racconto che si snoda attraverso quelli che potremmo definire i depositi della memoria (i borghi, le città, le piazze, le biblioteche) e i nuovi luoghi d´incontro; le relazioni e le abitudini degli italiani; il presente e il divenire; le marginalità sociali e le solidarietà; la ricerca e le menti. In occasione della mostra è pubblicato il catalogo delle foto (Silvana Editoriale), a cura di Gianfranco Brunelli e Dario Cimorelli con testi di Marco A. Bazzocchi, Pippo Ciorra e Flaminio Gualdoni. Catalogo: Silvana Editoriale. Informazioni: www.Italiaitaliani.com    
   
   
TRENTO (TORRE VANGA): SCATTI DI PIETRA - MOSTRA FOTOGRAFICA DEDICATA ALLE SCULTURE DI ANDREA MALFATTI  
 
Prosegue l’attività di valorizzazione della Soprintendenza per i Beni Storico-artistici all’interno dello spazio espositivo di Torre Vanga a Trento con la mostra "Scatti di pietra. Sculture di Andrea Malfatti nella fotografia tra Otto e Novecento". Questa iniziativa intende mettere in luce, attraverso un continuo gioco di rimandi, l’opera dello scultore trentino Andrea Malfatti (1832-1917), vista attraverso la fotografia e il ruolo che questa nuova forma artistica ha svolto per la scultura, nonché per una conoscenza più approfondita dell’artista. In mostra sono esposte infatti testimonianze fotografiche inedite, realizzate soprattutto da Enrico Unterveger (1876-1959), che permettono di ampliare il catalogo dell’artista in quanto raffigurano opere di cui si ignorava l’esistenza o di non si conosce il destino. Una mostra di fotografia storica ma non solo, perché accanto alle immagini sono presenti alcune significative sculture provenienti dal Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, attuale depositario del lascito artistico dello scultore al Comune di Trento. La mostra rimarrà aperta fino al 29 gennaio 2012 (orario 10 – 18; chiuso il lunedì, Natale e Capodanno), l´ingresso è gratuito. L’idea di realizzare questa mostra è nata dal deposito presso l’Archivio Fotografico Storico della Soprintendenza per i Beni Storico-artistici, del ricco fondo di diapositive in vetro appartenute all’associazione Pro Cultura, fondata nel 1900 allo scopo di organizzare iniziative a favore dell’educazione e della formazione culturale delle classi meno abbienti. Dal primo spoglio del materiale è infatti emersa una serie di belle immagini riproducenti importanti opere di Andrea Malfatti (1832-1917), personalità senz’altro annoverabile tra i migliori artisti trentini degli ultimi decenni dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento ed attivo per committenti lombardi, trentini, triestini. Altrettanto, la qualità delle fotografie utilizzate per le diapositive e le ricerche condotte in questa occasione hanno portato ad attribuirle all’opera del valente fotografo Enrico Unterveger (1876-1959), attivo socio della Pro Cultura e figlio di Giovanni Battista, colui che introdusse la ‘nuova arte’ in Trentino. Ancora precedenti alla serie di immagini di Enrico Unterveger, forse formata intorno agli anni del lascito fatto dallo scultore al Comune di Trento della propria opera (1912), sono le fotografie scattate all’indomani dell’esecuzione di singole sculture da alcuni importanti studi lombardi del finire dell’Ottocento, presenti nel suo archivio ora conservato presso la Fondazione Museo Storico del Trentino e nell’Archivio del ‘900 del Mart, ed evidentemente volute dallo stesso artista per documentare le proprie realizzazioni. Successivi, invece, sono gli scatti eseguiti da Sergio Perdomi, altro importante ma poco conosciuto fotografo che lavorò in Trentino dal 1921, e custoditi nelle raccolte dell’Archivio Storico Fotografico: nuova prova di perizia tecnica, essi sono fatti quando Malfatti è ormai scomparso, ed è già avviato il lungo percorso che porterà a valorizzare nel giusto modo l’arte dello scultore trentino. La mostra, curata da Laura Dal Prà e da Luciana Giacomelli della Soprintentendenza per i Beni Storico-artistici e da Alessandra Tiddia si inserisce nell’ambito del progetto "Le collezioni del Mart a Torre Vanga 2011-2012", ideato con Gabriella Belli ed Alessandra Tiddia. La mostra è corredata da catalogo, sesto volume della collana "Album "  
   
   
MILANO (GALLERIA BIANCA MARIA RIZZI & MATTHIAS RITTER): DANIELE PIGNATELLI E KINKI TEXAS, FILMMAKER E ARTISTA INSIEME PER UNA BI PERSONALE - 16 DICEMBRE 2011 / 10 FEBBRAIO 2012 - INAUGURAZIONE GIOVEDÌ 15 DICEMBRE, ORE 18 – 23  
 
Daniele Pignatelli, filmmaker di fama internazionale, e Kinki Texas, artista visionario, insieme per la bipersonale “Io ed Esso…ergo sum” che inaugura il nuovo spazio della Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter a Milano. La mostra, incentrata sul mezzo espressivo del video, presenta dal 16 dicembre 2011 al 10 febbraio 2012 un nucleo di video-installazioni accompagnato da frame, tele e disegni dei due artisti, in una rassegna di grande suggestione e di forte impatto emotivo. Curata da Fortunato D’amico, l’esposizione segue il respiro di due realtà interiori che si confrontano con modalità espressive diverse, ma accomunate da una stessa volontà: raccontare lo spazio, frammentario ed unitario, della propria esistenza individuale. Commenta il curatore: “Le soluzioni estetiche presentate nascono dal vuoto metafisico, mosso a formare estensioni armoniche fluttuanti o al contrario agitate da implosioni dirompenti che urtano sull´esistenza quotidiana. L´arte è luogo di gestazione, riflessione costante, specchio dell´intuizione individuale, amplificatore di paure, speranze e certezza dell´avvenire. I materiali dell´arte sono strumenti speculari alla sopravvivenza umana, confini in cui l´immaginario si trasmuta nella dimensione del reale e diventa soggetto concreto ...Ergo Sum”. Daniele Pignatelli presenta un film-dittico dal titolo “Filò”, un tentativo di mettere in sincrono il corpo umano con il moto perpetuo del mare. Nel primo film si susseguono minuto dopo minuto le onde di un mare agitato, il cui movimento rallentato racconta di un momento sospeso. In sottofondo si alternano suoni diversi e fuori sincrono: il vento, un cavallo in fuga, una campana. Nel secondo, protagonista è il corpo: alcune danzatrici si muovono come sott’acqua, in un’esaltazione della loro fisicità, della bellezza del movimento che sembra sfidare qualsiasi legge della fisica. I due video, proiettati su schermi di grande formato, l’uno della durata di 8 minuti e l’altro di 30, danno vita di volta in volta, proprio in virtù della loro differente durata, a composizioni di immagini sempre diverse e uniche. Il filmmaker presenta filmati senza stacchi, in bianco e nero a centinaia di fotogrammi al secondo per una visione rallentata, lavorati in postproduzione, montati in loop, sonorizzati in fuori sincrono, orchestrati in un’installazione dove l’emozione diventa vibrante e pervasiva fisicità poetica. A fare da contrappunto al lavoro ricco di lirismo di Pignatelli è l’arte ossessiva di Kinki Texas, il cui vero nome è Holger Meier, che presenta il video “Stop Disco Mafia”. Accanto ad esso, alcune tele, disegni e frame inediti. È l’intero corpus di questi lavori che dà il senso del lavoro di Kinki: ogni opera è una frase che compone il suo racconto e che definisce quello che l’artista ama chiamare il Kinki-texas-space, cioè quello spazio concettuale in cui ogni lavoro costituisce il tassello di un immaginario apparentemente caotico, ma nei fatti estremamente unitario e coerente. Appassionato di animazione tridimensionale, Kinki è, prima di tutto, un pittore: l’artista tedesco dipinge scenari allucinati, a tratti violenti, che poi placa con colori pastello. La fase del video subentra successivamente a partire dalle tele, cui dà vita, con movimento e musica techno, attraverso un processo di animazione digitale. Infine, i frame dai video che sono ulteriormente sottoposti ad un intervento una volta realizzati. Tante fasi, linguaggi e mezzi, ma un unico progetto indivisibile. I soggetti – cani assetati di sangue, cavalli imbizzarriti montati da scheletri, cowboy spaventosi, bestie a tre teste – ci restituiscono un mondo onirico inquieto, ansiogeno e niente affatto rassicurante per un’arte che non vuole essere mai consolatoria. La mostra è accompagnata da un catalogo con testo critico di Fortunato D’amico. Con questa straordinaria bipersonale, la Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter inaugura la sua nuova sede in Via Tertulliano 70. Lo spazio di 220 m², che avrà anche un ingresso direttamente su Via Cadolini, nasce nello Spazio Tertulliano, all’interno del nuovo distretto creativo milanese Nil28 che si pone in concorrenza con Zona Ventura aiutato da una più facile raggiungibilità. “Nei nuovi locali – commentano Bianca Maria Rizzi e Matthias Ritter - avremo la possibilità di lavorare con video e installazioni, cosa che nel vecchio spazio non era possibile. Avremo inoltre l´opportunità di organizzare eventi durante le mostre, come cene, incontri, videoconferenze con artisti che non vivono in Italia per una concezione dello spazio più attiva e partecipativa”. Una nuova fase per la galleria che, caratterizzata da sempre da un respiro internazionale, si apre anche a una maggiore partecipazione alla vita cittadina e ad iniziative di natura sociale come dimostra la stretta collaborazione con l’associazione Wspa World Society for the Protection of Animals: la galleria devolverà infatti di volta in volta il ricavato della vendita di un’opera all’associazione internazionale per la difesa degli animali. A tale opera verrà data visibilità anche attraverso il nuovo sito www.Galleriabiancamariarizzi.com Info: Titolo Io ed Esso…ergo sum A cura di Fortunato D’amico Sede Galleria Bianca Maria Rizzi e Matthias Ritter Date 16 dicembre 2011 – 10 febbraio 2012 Inaugurazione giovedì 15 dicembre 2011, ore 18 - 23 Orari martedì – sabato dalle 14.30 alle 19. Domenica e lunedì chiuso. Catalogo con testo critico di Fortunato D’amico Informazioni al pubblico Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter Via Tertulliano 70 / Via Cadolini – 20137 Milano Tel. 02 58314940 - info@galleriabiancamariarizzi.Com - www.Galleriabiancamariarizzi.com  
   
   
MILANO (VIA DANTE): MOSTRA FOTOGRAFICA “CERTI SGUARDI” - 5/20 DICEMBRE  
 

Dal 5 al 20 dicembre Via Dante, a Milano, è il palcoscenico della mostra fotografica “Certi sguardi”: 40 scatti d’autore sul tema dell’impegno volontario per celebrare i 20 anni dall’approvazione della legge quadro sul volontariato, all’epoca una delle normative più avanzate in Europa sulla regolamentazione dei rapporti tra organizzazioni di volontariato e lo Stato.

La mostra, voluta e realizzata dal settimanale Vita, che dal 1994 è il punto di riferimento per il Terzo Settore, presenta una selezione di immagini che nasce dalle partnership con Shoot4Change e PhotoAid, due reti no profit di fotografi che, come volontari, dedicano parte del loro tempo alla realizzazione di reportage su temi umanitari per organizzazioni non governative e altri organismi di indirizzo sociale.

Attraverso l’obiettivo di affermati fotografi italiani e internazionali, tra cui Antonio Amendola, Michele Cazzani e Alfons Rodriguez, l’esposizione permetterà al pubblico di soffermarsi sul valore dell’impegno volontario nelle realtà più disparate: dagli ospedali ai centri d’accoglienza, dalle zone più povere e remote del pianeta alle periferie delle nostre città.

In concomitanza con l’inaugurazione della mostra, il 5 dicembre alle 9.30, Vita organizza presso la sala conferenze di Palazzo Reale a Milano un convegno, gratuito e aperto al pubblico, per riflettere sulle nuove esigenze normative del mondo del volontariato: Nutrire la comunità. Il ruolo del volontariato A vent’anni dalla Legge 226/91 che futuro per il volontariato? Il convegno vede la partecipazione dell’Assessore alla Cultura, Expo, Moda e Design del Comune di Milano Stefano Boeri, del ministro degli Affari Sociali in carica all’epoca dell’approvazione della legge Rosa Russo Iervolino, e di altri importanti protagonisti del mondo politico, accademico e letterario, tra i quali Stefano Zamagni, Giulio Sapelli e Luca Doninelli.

“Con il titolo Certi sguardi – racconta Riccardo Bonacina, presidente del gruppo Vita e direttore editoriale – abbiamo voluto ricordare che la solidarietà con l’altro e l’impegno volontario nascono proprio dalla capacità di guardare all’altro, e di lasciarsi guardare da lui, in modo autentico, libero da pregiudizi. Il volontariato non è però soltanto un valore per la crescita della persona, ma anche un grande patrimonio per la nostra Società Civile. Basti pensare che, secondo l’ultima stima Cnel- Istat (luglio 2011), il tempo offerto dai volontari italiani è pari a oltre 700 milioni di ore per un valore di quasi 8 miliardi di euro”.

Main sponsor della mostra è Unipol, azienda da sempre attenta ai valori dell’impegno nel sociale.

LA MOSTRA IN SINTESI

Cosa: una grande mostra fotografica dal titolo “Certi Sguardi” dedicata al tema dell’impegno volontario. 40 pannelli di grandi dimensioni con scatti realizzati dalle due più importanti reti italiane di fotografi per il sociale: PhotoAid e Shoot4Change

Dove: In Via Dante a Milano

Quando: dal 5 al 20 dicembre

Chi: VITA, dal 1994 settimanale di riferimento per il mondo del volontariato, dell’impegno sociale e della sostenibilità. Main sponsor è Unipol, azienda da sempre attenta ai valori dell’impegno sociale

Perché: Per celebrare i 20 anni della legge quadro sul volontariato e per sottolineare il nesso profondo tra la bellezza e il dono di sé che sta al cuore di ogni impegno volontario

 
   
   
MILANO (GALLERIA SPAZIO MUSEALE): LA PHOTOPITTURA DI MARIA PAOLA TALLINI – FINO AL 10 DICEMBRE  
 
Nelle sale della Galleria Spazio Museale, un elegante spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea, collocato in un palazzo del Novecento di Via Pallavicino 29 a Milano, Sabrina Falzone, critico e storico dell’arte, propone fino al 10 dicembre alcune delle opere dell’artista romana Maria Paola Tallini, che dedica la sua espressione artistica alla Photopittura. Per fotopittura – precisa la Falzone - l’autrice romana intende un rinnovato linguaggio dell’arte fondato sulla sinergia tra due forme artistiche in costante dialogo l’una con l’altra: la visione fotografica converge nell’illusione pittorica grazie all’impiego delle più sofisticate metodologie tecnologico-digitali. La singolare resa cromatica che ne deriva rappresenta il complesso universo emozionale dell’artista, scandito da tripudi di colore ed emblemi di luce. Inaspettati connubi cromatici emergono in superficie rivelando le ricerche liriche di una tensione emotiva ascendente. Gli accostamenti tonali e i contrasti luministici determinano un linguaggio peculiare, che nell’espressione visiva di Maria Paola Tallini diventano i principali veicoli di comunicazione intimistica. Maria Paola “sente” la fotografia come una pittura dell’inconscio, - prosegue la Falzone - indagando le correlazioni cromatiche in un concerto di colori innovativo che raggiunge le melodie più armoniose nella libertà degli accordi e nella spontaneità iconografica. Con Maria Paola Tallini l’immagine rivive di una nuova dimensione artistica, rintracciata nei meandri di uno spessore introspettivo sempre più elevato. Le opere sono esposte fino al 10 dicembre nel Salone Bernini, una delle sale della Galleria, recentemente restaurate, che possiedono uno charme unico, avvolte come sono nei dettagli d’epoca di un palazzo del Novecento. Info: Galleria Spazio Museale, Salone Bernini, ala destra - Via Giorgio Pallavicino 29, Milano - fino al 10 dicembre – martedì/venerdì h.16.00/19.00, sabato h.10.00/12.00, chiuso lunedì e festivi - www.Galleriasabrinafalzone.com  
   
   
MILANO (FONDAZIONE MUDIMA): INTRALCI 1961-2011. DIECI ARTISTI SCUOTONO LA FRANCIACORTA - FINO AL 22 DICEMBRE 2011  
 
In occasione dei 50 anni della prima bottiglia, il Consorzio Franciacorta presenta “intralci 1961-2011", una mostra-evento che ripercorre, attraverso l’arte contemporanea, le tematiche e l’identità del territorio della Franciacorta. Le opere realizzate saranno esposte alla Fondazione Mudima di Milano dal 1° al 22 dicembre 2011. Protagonisti del progetto, curato da Jacopo Perfetti di Art Kitchen, sono dieci artisti provenienti da differenti paesi (Italia, Francia, Polonia, Serbia, Spagna e Bolivia) e correnti artistiche, accomunati da una naturale e istintiva propensione alla dialettica con i territori e con il suo pubblico. Proprio come i più noti predecessori Tullio Dandolo, Antonio Fogazzaro e Dante Alighieri si fecero suggestionare dai colori delle colline della Franciacorta, i dieci artisti hanno saputo trovare, in questo angolo di Lombardia tra le infinite distese di filari, la fonte d’ispirazione per creare un’esperienza artistica unica nel suo genere, tra opere en plein air e arte pubblica. Gli artisti sono stati invitati durante l’ultima vendemmia a trascorrere alcuni giorni nel territorio della Franciacorta, offrendo loro la possibilità di vivere in prima persona i luoghi, dialogare con la gente, conoscere la storia e assaggiarne i sapori caratteristici. Il risultato è stata una vera e propria Officina della Creatività, nata e cresciuta all’interno di Palazzo Lana di Borgonato, dove ogni artista ha potuto tradurre le proprie emozioni in arte interpretando con la massima libertà il territorio, con contenuti ed espressioni differenti, dalla street art alla video-installazione, passando per la fotografia, la poesia di strada, la pittura, fino alle più originali alchimie artistiche. L’esposizione della produzione completa delle opere sarà allestita nella mostra intralci, a Milano dal 1° al 22 dicembre 2011 presso gli spazi della Fondazione Mudima. Il catalogo sarà edito da Skira e curato da Jacopo Perfetti. 1°-22 dicembre 2011 - Mostra intralci c/o Fondazione Mudima, via Tadino 26 Milano - Tel. 02.29.40.96.33 Inaugurazione 30 novembre ore 18 Orari 11-20, tutti i giorni - Ingresso libero  
   
   
MILANO (GALLERIA SPAZIO MUSEALE): FABIO MORDEGLIA: LA DICOTOMIA DELL’ESSERE – FINO AL 10 DICEMBRE  
 
Nelle sale della Galleria Spazio Museale, un elegante spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea, collocato in un palazzo del Novecento di Via Pallavicino 29 a Milano, Sabrina Falzone, critico e storico dell’arte, propone fino al 10 dicembre alcune delle opere di Fabio Mordeglia L’ambiente culturale di Albisola, patria della ceramica artistica, ha temprato la ricerca pittorica di Fabio Mordeglia, scandita da novità stilistiche e formali e da rinnovati segni d’interpretazione, contaminandone sia le direzioni concettuali, sia le linee tematiche. Il linguaggio materico diviene lo specchio visivo su cui riflettono i significati ancestrali in una poetica dell’universo in grado di rivelarsi per soliloqui dialettici e contrapposizioni tonali. – precisa Sabrina Falzone - Nella suggestiva ovazione della sintesi si coglie il senso atavico della materia commista alla pittura: è con encomiabile armonia visiva che l’acrilico si fonde con la terra, generando sobrie modulazioni dell’inconscio. L’impiego della tecnica mista suggella questa particolare fusione di materiali artistici, commemorandone anche le corrispondenze cromatiche. Nelle opere di Fabio Mordeglia, infatti, vige un solido campo di relazioni tra i colori utilizzati non più in senso strettamente estetico, ma in chiave simbolica. La comparazione tra il rosso e il nero si manifesta nell’emblema del contrasto interiore, prestandosi ad una lettura essenzialmente iconologica. La dimensione spazio-temporale appare congelata in un contesto ontologico carico di drammi esistenziali, nonostante l’impiego di un cromatismo vivace e una dirompenza formale inaspettatamente dinamica. Le opere di Fabio Mordeglia sono esposte fino al 10 dicembre nel Salone Bernini, una delle sale della Galleria, recentemente restaurate, che possiedono uno charme unico, avvolte come sono nei dettagli d’epoca di un palazzo del Novecento. Info: Galleria Spazio Museale, Salone Bernini, ala sinistra - Via Giorgio Pallavicino 29, Milano - fino al 10 dicembre – martedì/venerdì h.16.00/19.00, sabato h.10.00/12.00, chiuso lunedì e festivi - www.Galleriasabrinafalzone.com  
   
   
PIXAR: 25 ANNI DI ANIMAZIONE AL PAC PADIGLIONE D’ARTE CONTEMPORANEA DI MILANO - UN EMOZIONANTE PERCORSO CHE PRESENTA AL PUBBLICO, PER LA PRIMA VOLTA IN EUROPA, L’ARTE E LA CREATIVITÀ DEI PIÙ GRANDI ARTISTI DELL’ANIMAZIONE MONDIALE  
 
Il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano presenta la mostra Pixar – 25 anni di animazione, curata da Elyse Klaidman e in Italia da Maria Grazia Mattei, promossa dal Comune di Milano – Cultura, Expo, Moda, Design e prodotta dal Pac Padiglione d’Arte Contemporanea, 24 Ore Cultura - Gruppo 24 Ore e da Mattei Digital Communication/ Meet The Media Guru con il sostegno di Cariparma – Crédit Agricole, in programma fino al 14 febbraio 2012. Dopo il Moma a New York e un tour internazionale, dall’Australia all’Estremo Oriente, la mostra arriva finalmente in Europa e in anteprima a Milano. Un percorso costruito con oltre 700 opere, un viaggio attraverso la creatività e la cultura digitale come linguaggio innovativo applicato all’animazione e al cinema: dal primo lungometraggio dedicato a Luxo Jr.(1986) ai grandi capolavori come Monster & Co (2001), Toy Story (1, 2 e 3), Ratatouille (2007), Wall·e (2008), Up (2009) sino a Cars 2 (2011) e con un’anticipazione di Brave, in uscita nel 2012. «Molti non sanno che la maggior parte degli artisti che lavorano in Pixar utilizzano i mezzi propri dell’Arte – il disegno, i colori a tempera, i pastelli e le tecniche di scultura – come quelli dei digital media. La maggior parte delle loro opere» - scrive John Lasseter, chief creative officer di Walt Disney and Pixar Animation Studio e fondatore di Pixar (insieme a Steve Jobs) che sarà a Milano il 21 novembre per un evento pubblico - «prendono vita durante lo sviluppo di un progetto, mentre stiamo costruendo una storia o semplicemente mentre guardiamo un film. La ricchezza del patrimonio artistico che viene plasmato per ogni film raramente esce dai nostri studi, ma il prodotto finale – il lungometraggio – che raggiunge ogni parte del mondo, non sarebbe possibile senza questa fase artistica e creativa». Maria Grazia Mattei, curatrice della mostra ed esperta di cultura digitale, racconta con soddisfazione: «Conosco John Lasseter da vent´anni e condivido da allora la sua visone del mondo e della creatività digitale. Sono felice che arrivi in Italia, di persona, ad inaugurare la mostra della "sua" Pixar. E Milano è la realtà più pronta ad accogliere innovazione». La mostra, realizzata in collaborazione con The Walt Disney Company Italia, presenta finalmente al grande pubblico la fase creativa e nascosta dei maestri dell’animazione mondiale in quattro sezioni – Personaggi, Storie, Mondi e Digital Convergence – e due speciali installazioni l’Artscape e lo Zoetrope, che utilizzano la tecnologia digitale per far rivivere le opere esposte nel percorso espositivo, progettato da Fabio Fornasari, e ricreare l’emozione dell’animazione. L’attività espositiva annuale del Pac è realizzata grazie al sostegno di Tod’s  
   
   
MOSTRA INSERT COIN - RETROGAMING 2011 GALLERIA NAZIONALE DI COSENZA - PALAZZO ARNONE  
 
 Sabato 3 dicembre ore 18.00 a Cosenza, Palazzo Arnone, nella sala Angela Mazzuca, sarà inaugurata la mostra Insert Coin - Retrogaming 2011. La mostra è suddivisa in tre sezioni: Archeologia Informatica, Contaminazioni ed Arte postale/mail art. Nella prima, Archeologia Informatica, si propone ai visitatori un viaggio nella preistoria dell´era digitale, con l´esposizione dei primi videogiochi che hanno invaso il mercato domestico negli anni ´70 e ´80 (tutte le console esposte, originali dell´epoca, saranno funzionanti e liberamente utilizzabili dal pubblico). La sezione Contaminazioni è costituita dall´esposizione di opere "a tema", originali ed inedite, realizzate appositamente per la mostra da 12 artisti che si cimentano nell´esplorare nuovi linguaggi e tecniche espressive diverse. Infine, l´Arte postale/mail art, ovvero la scultura immateriale del software che si incontra con la fisicità della Mail Art nel concetto di network giocabile. Interverranno: Fabio De Chirico, soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria; Emiliano Russo, curatore di Insert Coin, Associazione Culturale Verde Binario; Irene De Franco, Presidente Associazione Culturale Verde Binario e Aldo Cesar Fagà, artista, che terrà un seminario sui Sistemi Ecolutivi. L´iniziativa è organizzata dall´Associazione Culturale Verde Binario, con il contributo dell´Università degli Studi della Calabria, la Bcc Mediocrati e la Provincia di Cosenza, con il Patrocinio del Comune di Cosenza e con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria. La mostra potrà essere visitata fino al 31 dicembre prossimo secondo il seguente orario: 10.00-18.00 da martedì a sabato (escluso i festivi).  
   
   
MILANO (PALAZZO MARINO): L’ADORAZIONE DEI PASTORI E SAN GIUSEPPE FALEGNAME: UN’ESPOSIZIONE STRAORDINARIA DAL MUSEO DEL LOUVRE  
 
Per la prima volta in Italia L’adorazione dei pastori di Georges de La Tour accompagna uno dei più celebri capolavori del pittore lorenese, il San Giuseppe falegname nella ormai tradizionale mostra di Palazzo Marino organizzata da Eni con la collaborazione del Comune di Milano e del museo del Louvre. Le due straordinarie opere di uno degli artisti più affascinanti della pittura del Seicento, noto a molti come il “Caravaggio francese”, saranno esposte a Milano, con ingresso libero, nella Sala Alessi di Palazzo Marino fino all’8 gennaio 2012. La mostra, organizzata anche quest’anno grazie al partenariato tra Eni e il museo del Louvre, che mette a disposizione dell’evento importanti opere, è curata da Valeria Merlini e Daniela Storti e propone al grande pubblico, che con passione segue da qualche anno l’appuntamento milanese, uno degli artisti più suggestivi e misteriosi che la Francia del Seicento abbia generato. Anche se il suo nome risulta forse meno noto al grande pubblico di quello di alcune “star” della pittura antica, nel trovarsi di fronte a queste due opere si ha l’immediata sensazione di averle da sempre conosciute, proprio grazie alla loro capacità di penetrare profondamente nella sensibilità dell’osservatore. Pochissime sono le notizie che i documenti ci forniscono sulla vita del pittore lorenese, la cui formazione rimane avvolta nel mistero come gran parte della sua esistenza. Resta ancora un’ipotesi l’idea di un suo viaggio in Italia durante il quale si sarebbe misurato con l’opera del grande Caravaggio, al quale si è sempre fatto riferimento nell’analisi critica del suo lavoro. L’adorazione dei pastori è entrata a far parte delle collezioni del Louvre nel 1926, grazie al lavoro indefesso di Hermann Voss, che dedicò la sua vita al recupero dell’identità di Georges de La Tour, scovando come un segugio le sue opere, disperse in musei e collezioni a causa di un’infinita serie di errate attribuzioni. Il tema dell’adorazione dei pastori in versione notturna si diffonde partendo dall’Italia nei primi del Seicento, grazie alla rivisitazione che i pittori bolognesi come Carracci fecero della grande lezione caravaggesca; ma, nella magica atmosfera che si respira nei dipinti di Georges de La Tour, nell’intimo e raccolto sentire domestico della scena, la tradizione stilistica franco-fiamminga gioca un ruolo assai importante. Anche nel forse più conosciuto dipinto del San Giuseppe falegname il calore della luce diffusa dalla candela sorretta da Gesù bambino, che amorevolmente osserva il volto del padre al lavoro, immerge nell’atmosfera notturna un tema caro alla tradizione della pittura nordica del tempo. Nell’immagine, il commovente rapporto padre-figlio fornisce anche uno spunto per alcune osservazioni di carattere iconografico intorno alla devozione per il Santo, per il Bambino e per la Croce richiamata dal legno su cui Giuseppe è chinato, alla maniera di molti testi religiosi del tempo. Anche dal punto di vista tecnico l’opera rappresenta forse l’espressione più alta del corpus dei dipinti a “lume di candela” eseguiti da La Tour; la luce celata all’occhio dell’osservatore dalla trasparente mano del Bambino, si diffonde sul suo giovane volto che si trasforma nella vera fonte luminosa dell’intima e familiare scena, che diventa trascendente. Il pubblico potrà ammirare questi due dipinti di eccezionale interesse, in un allestimento a loro dedicato, razionale nella distribuzione degli spazi e ricercato nella scelta dei materiali. Numero verde gratuito 800.14.96.17 www.Cultura.eni.com -  www.Comune.milano.it    
   
   
MILANO (TRIENNALE): DESIGN DEL FERRO BATTUTO - FINO ALL´8 GENNAIO 2012  
 
Triennale Design Museum presenta Tra martello e incudine, una selezione di opere in metallo ideate da Federico Angi, Carlo Contin, Dunja Weber e lo studio 4P1b, elaborate e prodotte all’interno di un workshop coordinato da Giulio Iacchetti e in media partnership con la rivista Iqd, per l’azienda Sampietro 1927. L´idea alla base del progetto è quella di raccontare la storia della lavorazione dei metalli e della maestria necessaria per dar vita a opere in metallo, per cui è richiesto un elevato livello di competenza, precisione e professionalità, reinterpretata in chiave contemporanea. L’intero workshop è stato caratterizzato da un confronto costante tra i responsabili dell’azienda, il coordinatore e i singoli progettisti, che ha portato a un perfezionamento delle soluzioni progettuali arricchite dallo scambio di esperienze e competenze. Ne è scaturito così uno stimolante dialogo fra tradizione e innovazione, artigianato e design. Le mostre del Triennale Designcafé sono un progetto a cura di Silvana Annicchiarico, direttore del museo  
   
   
MILANO (ACQUARIO CIVICO): INAUGURAZIONE MOSTRE  
 
Venerdì 2 dicembre si apre la mostra della fotografa americana L. Mikelle Standbridge, a cura di Roberto Mutti. L’artista prende ispirazione dalle istallazioni luminose che in inverno illuminano la città per poi trasformarle in immagini che propongono una visione inedita di Milano, una sorta di caleidoscopio da cui emergono riflessi, giochi di luce, fiammate di colore riproposti in una forma volutamente onirica La mostra rimarrà aperta fino all´8 gennaio 2012 Ingresso gratuito sino ad esaurimento posti Martedi´ 7 dicembre 2011, ore 18.00 viene inaugurata la mostra Karam S. Cannarella Arabeschi Marini. In mostra una trentina di opere realizzate in due diversi periodi della produzione dell’artista. In quelle degli anni ’80 è molto evidente il ricordo dei colori del pescato e delle barche di pescatori che arrivavano al mattino cariche di pesci guizzanti. Di recente queste suggestioni sono riemerse dando vita a nuove opere in cui lo stile del passato si fonde con l’esperienza accumulata negli anni in cui l’interesse per il Marocco e il mondo arabo hanno prevalso La mostra rimarrà aperta fino all´8 gennaio 2012  
   
   
L´ITALIA E GLI ITALIANI. NELL´OBIETTIVO DEI FOTOGRAFI MAGNUM A TORINO, PALAZZO REALE  
 
Un progetto fotografico d´autore promosso da Intesa Sanpaolo nell´ambito di "Progetto Cultura", in occasione del 150° anniversario dell´Unità d´Italia. Per alcuni secoli la tappa italiana del Grand Tour, il lungo viaggio nell´Europa continentale, ha rappresentato un momento imprescindibile nella formazione delle classi colte europee. Il "Viaggio in Italia", tra i monumenti della Roma antica, le rovine di Pompei ed Ercolano, tra Torino, Venezia, Firenze, Bologna, Napoli e la Sicilia, nella culla di una cultura e di un´arte tra le più affascinanti del Continente, era ritenuto un´esperienza indispensabile per l´educazione dei giovani europei. Come a riprendere quest´antica e affascinante tradizione culturale, nove grandi fotografi dell´Agenzia fotografica Magnum hanno ripercorso il nostro Paese per un reportage in chiave attuale e ce ne consegnano un´istantanea. La missione fotografica, che si è articolata nel corso di sei mesi, è stata affidata a Christopher Anderson, Harry Gruyaert, Mark Power, Mikhael Subotzky, Donovan Wylie, Richard Kalvar, Bruce Gilden, Alex Majoli, Paolo Pellegrin. Il risultato di questo lungo lavoro sono oltre 400 scatti del tutto inediti, esposti nella mostra L´italia e gli Italiani. Nell´obiettivo dei fotografi Magnum. Curata da Gianfranco Brunelli e Dario Cimorelli, l´esposizione è allestita nella prestigiosa sede di Palazzo Reale a Torino, dal 24 novembre 2011 al 26 febbraio 2012, organizzata da Intesa Sanpaolo in collaborazione con la Città di Torino, la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Torino, Asti, Cuneo, Biella e Vercelli. La mostra è realizzata in occasione del 150° anniversario dell´Unità d´Italia, nell´ambito di Progetto Cultura, l´ambizioso programma pluriennale di Intesa Sanpaolo che comprende un insieme di interventi ideati e curati dall´Istituto, destinati a valorizzare i beni culturali e artistici che costituiscono l´incomparabile ricchezza d´Italia. Il Progetto è caratterizzato da un approccio alla cultura che scaturisce dalla piena consapevolezza che il ruolo di un´impresa bancaria di rilevanza nazionale è quello di concorrere non solo alla crescita economica, ma anche, e inscindibilmente, a quella culturale e civile del Paese. La mostra L´italia e gli Italiani non intende riproporre la ricostruzione nostalgica dei paesaggi, delle prospettive e delle vedute oramai inesorabilmente perdute, ma dare immagine alla vita dell´Italia e degli italiani nel 2011, un´occasione di riflessione sulla contemporaneità. Ha inoltre l´obiettivo di raccontare un paese che si è sempre presentato come un insieme eterogeneo di molti e diversi elementi, dove la storia e la contemporaneità si intrecciano, convivono, si oppongono, dove la tradizione si confronta con l´innovazione, le strutture urbanistiche con le nuove richieste sociali, il paesaggio con l´industria in un susseguirsi continuo di coerenze e contraddizioni, armonie e dissonanze. Il viaggio fissa nella memoria un´immagine del paesaggio naturale e di quello artificiale, di luoghi e persone. Si tratta di un racconto che si snoda attraverso quelli che potremmo definire i depositi della memoria (i borghi, le città, le piazze, le biblioteche) e i nuovi luoghi d´incontro; le relazioni e le abitudini degli italiani; il presente e il divenire; le marginalità sociali e le solidarietà; la ricerca e le menti. In occasione della mostra è pubblicato il catalogo delle foto (Silvana Editoriale), a cura di Gianfranco Brunelli e Dario Cimorelli con testi di Marco A. Bazzocchi, Pippo Ciorra e Flaminio Gualdoni. Catalogo: Silvana Editoriale www.Italiaitaliani.com    
   
   
MANTOVA, MOSTRA VINCENZO GONZAGA. IL FASTO DEL POTERE DAL 18 FEBBRAIO AL 10 GIUGNO 2012  
 
Per la prima volta, al Museo Diocesano ‘Francesco Gonzaga’, 80 opere, tra gioielli, dipinti, armature, incisioni, tessuti, per lo più inediti, delineeranno la figura di Vincenzo I Gonzaga, duca di Mantova e del Monferrato dal 1587 al 1612, la cui corte si misurava per magnificenza e raffinatezza con le maggiori d’Europa. L’esposizione avrà una preziosa appendice nella reggia di Palazzo Ducale che, per l’occasione, apre tutti gli ambienti dell’appartamento ducale di Vincenzo. Per la prima volta, dal 18 febbraio al 10 giugno 2012, una mostra rivelerà la figura di Vincenzo I Gonzaga, splendido principe delle corti d’Europa che portò il ducato di Mantova a diventare un importante centro d’arte e la cui corte si misurava per sfarzo con quelle dei grandi regni europei e italiani. Al Museo Diocesano ‘Francesco Gonzaga’ di Mantova, che esibisce tutta l’oreficeria superstite dei Gonzaga, l’esposizione dal titolo Il fasto del potere, curata da Paola Venturelli, con la collaborazione del Museo di Palazzo Ducale, presenterà 80 opere - gioielli, dipinti, armature, incisioni, libri, lettere, tessuti - molte delle quali inedite o note solo agli specialisti, che offriranno la percezione di un’età incomparabile, riassunta in un uomo che segnò per l’Europa intera l’apice della magnificenza. Il percorso espositivo avrà una preziosa appendice nella reggia di Palazzo Ducale che, per l’occasione, aprirà tutti gli ambienti dell’appartamento di Vincenzo. Vincenzo I Gonzaga (Mantova, 1562-1612) era legato da parentela o da altri vincoli alle maggiori corti del continente. Filippo Ii di Spagna lo insignì del Toson d’oro, il papa Paolo V elesse suo figlio Ferdinando cardinale, il re di Francia Enrico Iv era suo cognato, sua moglie Eleonora de’ Medici, sua sorella Margherita divenne duchessa di Ferrara, la nuora Margherita di Savoia, la figlia Margherita divenne duchessa di Lorena, sua madre Eleonora era figlia dell’imperatore, e un’altra sua figlia Eleonora sposò l’imperatore Ferdinando Ii. Quanto a lui, egli cinse una duplice corona ducale, di Mantova e del Monferrato. Pur signore di uno stato di limitata estensione e di modeste risorse, volle dimostrare di non essere da meno di un re, e anzi di distinguersi dai suoi presunti pari per singolarità di iniziative (talora sino alla stravaganza), larghezza di mezzi (regalmente ignorando i vincoli di bilancio), inesausto appagamento delle proprie passioni (gli amori, le feste e il gioco d’azzardo). La mostra evocherà i fasti di un personaggio così esuberante attraverso capolavori di grande qualità, come i ritratti. Particolarmente interessante è il raffronto tra quelli del padre, il duca Guglielmo, presente con un inedito e con il ritratto ufficiale, e quelli di Vincenzo, che misurano il repentino passaggio da un’epoca di austerità a una di appariscente grandeur. Se da un lato il padre si volle rappresentato vestito di nero in un modesto interno, il figlio appare già subito, nel ritratto dell’incoronazione, ammantato di ermellino, con scettro e corona, mentre in altri successivi volle esibire di sé, nell’abbigliamento, nelle insegne e negli ornamenti, le virtù guerresche, la raffinatezza, i titoli di gloria. Elementi suggeriti anche da un’armatura brunita con borchie d’oro che si vuole appartenuta a lui, monete e medaglie da lui coniate, un vessillo militare, un piatto su cui compaiono congiunti lo stemma Gonzaga e quello de’ Medici, memoria delle nozze con Eleonora. Non mancheranno inoltre tele che ricorderanno l’apporto di Vincenzo al museo di famiglia, la celebre “celeste Galeria”. Molto ricca è anche la sezione documentaria, con libri, disegni, manoscritti e stampe dell’epoca che riporteranno alla memoria le feste, le musiche e i testi teatrali composti per lui, le mappe e i volumi sulle glorie del casato, le figure degli illustri personaggi che frequentavano la corte. Una documentazione particolare si occuperà di un’impresa che Vincenzo vantò forse più di tutte, tanto da non esitare a mettersi in concorrenza con il re di Spagna che conferiva l’onorificenza del Toson d’oro. In occasione delle nozze del primogenito, il duca di Mantova istituì l’ordine cavalleresco che intitolò al Redentore, in rapporto con l’eminente reliquia venerata a Mantova, denominata del Preziosissimo Sangue di Gesù. Di quest’ultima verrà esposto il reliquiario d’oro - per l’occasione integrato delle componenti solitamente custodite a parte - che i Gonzaga trattenevano presso di sé, nella basilica palatina. Al suo fianco, verranno presentati gli stemmi di alcuni cavalieri, nonché un disegno e un dipinto raffigurante, in tutta la sua sontuosità, il collare d’oro, insegna dell’ordine. Nulla però può dare la percezione del fasto di cui si circondò il duca Vincenzo meglio dei capolavori di oreficeria da lui acquisiti. In mostra saranno raccolti tutti quelli superstiti, salvatisi da dispersioni e saccheggi. Tra questi, la monumentale croce donatagli dal papa Clemente Viii, che con esuberanza di forme e singolarità dei materiali unifica scultura, pittura e architettura. O ancora, la grande urna in ebano di Santa Barbara, minuziosamente decorata in oro all’interno e all’esterno, che presenta grandi specchiature e raffinate colonnine tortili all’apparenza di vetro, in realtà di quarzo. E tra le altre opere, lo splendido pendente donatogli per il battesimo, un trionfo di oro, gemme e smalti, impiegati a profusione ma in calcolato rapporto con un chiaro messaggio di professione di fede. Se infatti, la scena biblica dell’adorazione del vitello d’oro - simbolo della falsa fede - è raffigurata nella piatta faccia posteriore, destinata a restare nascosta, quella che dimostra la fede autentica è riassunta a rilievo nella faccia da esibire, con il monogramma del Redentore scritto in diamanti. Il duca di Mantova fu un uomo la cui prodigalità rasentava l’incredibile: è stato calcolato che nei suoi venticinque anni di regno sia riuscito a spendere oltre venti milioni di scudi, dieci volte di più di quanto il padre, il duca Guglielmo, gli lasciò in eredità. Questi soldi, tuttavia, non furono solamente dilapidati. Con essi, arricchì la reggia di bellissimi ambienti, di un teatro, di uno scientifico “giardino dei Semplici”, di opere d’arte con cui incrementò i tesori della “celeste Galeria”; fece scavare l’immensa cripta dell’albertiana basilica di Sant’andrea e costruire la raffinata palazzina di caccia di Bosco Fontana e l’imponente cittadella di Casale Monferrato. Ebbe al proprio servizio Peter Paul Rubens, che a Mantova diede la prima misura del suo genio; ospitò a corte, liberandolo dal carcere di Ferrara, Torquato Tasso, e con lui, tra i tanti attori cantanti musici e scrittori, anche Claudio Monteverdi, il quale, proprio per Vincenzo, scrisse l’Orfeo, dando inizio alla storia del melodramma. Accompagna la mostra, una serie di iniziative collaterali: conferenze, visite guidate, concerti, cene a tema contribuiranno a immergere il visitatore nelle atmosfere di corte dei Gonzaga. Catalogo: Edizioni Publi Paolini Mantova. Info: Vincenzo Gonzaga. Il fasto del potere Mantova - Museo Diocesano Francesco Gonzaga (piazza Virgiliana, 55); Palazzo Ducale (piazza Sordello, 40) - 18 febbraio/10 giugno 2012 - Orari: dal martedì alla domenica, 9.30-12.00 e 15.00-17.30. Chiuso lunedì - Catalogo: Edizioni Publipaolini Mantova - tel. 0376.320602 - www.Museodiocesanomantova.it - museofgonzaga@alice.It - www.Vincenzogonzaga.itinfo@vincenzogonzaga.It  
   
   
ROMA: LAURA BIAGIOTTI IN MOSTRA - “EROINE DI STILE. LA MODA ITALIANA VESTE IL RISORGIMENTO”  
 
Laura Biagiotti ha accettato con gioia l’invito di Stefano Dominella a prendere parte all’esposizione “Eroine di stile”, allestita al Museo Nazionale Romano a Palazzo Altemps e promossa dalla Provincia di Roma per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia (fino al 22 gennaio 2012), realizzata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Laura Biagiotti ha dedicato la collezione autunno/inverno 2011 al Risorgimento, facendo un inno alla moda per celebrare tutte le energie femminili che hanno contribuito, e contribuiscono quotidianamente, alla grandezza dell’Italia. I due completi Laura Biagiotti in mostra sono un omaggio alla figura di Anita Garibaldi, e sono composti da strati che sovrappongono maglia e tessuto. Il poncho-Anita in cashmere patchwork jacquard è declinato nel rosso Garibaldi, a simboleggiare il ruolo centrale della donna nella società. Gli abiti in seta sono drappeggiati, con asimmetrie seducenti che si sciolgono in romantiche rouches  
   
   
CULTURA: AL VIA CHEF MOLIERE TRA TEATRO E ENOGASTRONOMIA INIZIATIVA CHE AGEVOLA LA COESIONE SOCIALE  
 
L´aquila Dal teatro alla gastronomia con l´obiettivo di ristabilire quella coesione sociale che il terremoto ha dissolto. È l´obiettivo principale del progetto culturale "Chef Molière - Guardare il teatro per prenderci gusto", promosso dall´associazione "Il piccolo resto". Il progetto prevede, dal 3 al 29 dicembre prossimi, una serie di appuntamenti enogastronomici nella città dell´Aquila e l´allestimento dello spettacolo "Chef Molière" al Ridotto del teatro comunale. A presentare l´iniziativa è stato l´assessore alla Cultura, Luigi De Fanis, che ha anche fatto il punto sull´azione dell´assessorato alla Cultura in merito alla rimodulazione dei fondi Por-fesr per la ripresa della coesione sociale post-terremoto. "Tutte le iniziative - ha detto de Fanis - stanno mettendo in pratica quell´idea di riportare coesione sociale tramite la condivisione di gusti e idee culturali. In questo modo L´aquila si sta riappropriando di quel vigore culturale che ha sempre caratterizzato la propria storia e che ha conosciuto uno stop forzato solo con il terremoto. In questo caso - ha aggiunto l´assessore - Il piccolo resto ha saputo coniugare al meglio il parametro del progetto culturale con l´identità del territorio". Nel dettaglio, il progetto prevede il 3, 8 e 10 dicembre tre appuntamenti enogastronomici, giovedì 15 dicembre un incontro presso la facoltà di Lettere e filosofia tra gli studenti del corso di studi teatrali e Ferdinando Taviani, Daniela Fracassi e Eva Martelli. Dal 20 al 23 dicembre, invece, è la volta della commedia Chef Molière, che si articola in due puntate in due giorni, con degustazioni al termine dello spettacolo. La chiusura della manifestazione, che consiste nella proiezione video del progetto e con il collegamento con la comunità italiana in Venezuela, è prevista per il 29 dicembre alle ore 18 a Casa Onna.  
   
   
PARMA (PALAZZO GIORDANI): LE DONNE DI CATERINA ORZI  
 
Inaugurata a Palazzo Giordani la mostra fotografica “Cronaca”, nell’ambito delle iniziative della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Immagini d’impatto, di grande intensità emotiva, per raccontare da un punto di vista particolare il corpo femminile violato e il percorso di rinascita compiuto dalle donne. Sono le fotografie di “Cronaca”, la mostra di Caterina Orzi in corso a Palazzo Giordani nell’ambito delle iniziative che la Provincia di Parma, in collaborazione con la Fondazione Cariparma, dedica alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L’esposizione, curata dalla stessa Orzi e da Stefania Provinciali, accosta donne e oggetti in fotografie di forte valenza espressiva, indaga la vita e la sensibilità femminile nel quotidiano facendosi espressione concreta di esperienze vissute attraverso l’obiettivo della macchina fotografica, una Canon Eos 1000. “Conosciamo la sensibilità e la forza espressiva di Caterina Orzi, ben evidenti anche in queste fotorafie”, ha detto in apertura l’assessore provinciale alla Cultura Giuseppe Romanini. “Caterina è un’artista impegnata “al femminile”. Parte da sé, dalla sua capacità di leggere e interpretare la realtà usando vari strumenti, e oggi servendosi della fotografia ci consegna questa “Cronaca” – ha spiegato l’assessore provinciale alle Pari opportunità Marcella Saccani - che si inserisce in maniera forte ed emozionante nelle iniziative della Giornata contro la violenza sulle donne. Io Credo che si possa dare una lettura anche molto diversificata di questo percorso: vi sono foto che piangono, foto che ridono, immagini che si prestano anche a una doppia interpretazione. Credo che questa sia una testimonianza molto bella, molto significativa, di interpretare la volontà di tante donne di esserci con la loro dignità, la loro personalità, la loro capacità di raccontarsi. Ma credo che sia anche un invito a tutti gli uomini: ad assumersi responsabilità importanti come quella di essere tutti contro la violenza alle donne”. “Il filo conduttore di queste immagini – ha affermato Caterina Orzi - non è la violenza dichiarata ma la violenza che c’è stata. Sono resti di quel che è successo. Sono fotografie che danno spazio alla meditazione, all’approfondimento, al pensiero, e che nascono dalla vita. Queste immagini nascono dal compito che deve avere un artista: assorbire e reinterpretare quello che succede”. “Cronaca” è diventato anche un catalogo a cura di Stefania Provinciali, realizzato in collaborazione con il Centro Antiviolenza di Parma e con testi di Paolo Barbaro, Silvano Agosti, Pier Luigi Luisi, Franco Piavoli, Stefania Provinciali, Franca Rame, Maria Francesca Albertini, Gaia Ferretti, Laura Antonini, Caterina Orzi. “È importante legare le foto al catalogo, che contiene testimonianze di persone diverse, anche uomini, nell’intento di affrontare il tema da tanti punti di vista e a partire da tante esperienze. Mostra e catalogo – ha osservato Stefania Provinciali - sono un tutt’uno: un unico progetto che vuole occuparsi della materia in un’ottica anche costruttiva, positiva per il futuro”. La mostra “Cronaca” di Caterina Orzi rimarrà aperta fino al 10 dicembre con i seguenti orari: dal lunedì al giovedì 8 – 18,30, il venerdì 8-17  
   
   
ROMA (FEDERICA SCHIAVO GALLERY): AGNIESZKA POLSKA, NIKA NEELOVA, SVÄTOPLUK MIKYTA, REWORKING MEMORIES FINO AL 28 GENNAIO 2012  
 
Federica Schiavo Gallery propone la mostra Reworking Memories che riunisce il lavoro recente di tre giovani artisti dell’Est Europa: Agnieszka Polska, Svätopluk Mikyta e Nika Neelova. Le opere in mostra rinviano al processo di acquisizione, rielaborazione e distorsione delle narrazioni storiche attualmente in auge e ai metodi di costruzione di storie individuali dimenticate. Ciascun artista manipola il linguaggio e la memoria, interrogando le comuni idee di archivio, percepito come la più autentica registrazione della memoria di un popolo. Analizzano le potenzialità di archivi reali o immaginari, collettivi o privati per rinarrare nuove storie e suggerire punti di vista inusuali sulle comuni retoriche della storia, così come sulle mitologie private. I principali media usati da Agnieszka Polska sono l’animazione, il video e la fotografia. In galleria, l’artista polacca presenta un progetto che include una grande proiezione del nuovo video, dal sapore quasi documentaristico, How The Work Is Done e un selezionato gruppo di opere dalle serie fotografiche: Arton e How The Work Is Done. Polska lavora citando temi della storia dell’arte nonostante le proprie realizzazioni siano composte da collage di immagini banali. L’artista indaga la veridicità degli archivi e le narrazioni storiche da questi fornite. Come si ripercuote la documentazione di un’opera d’arte sulla successiva ricezione? Perché questa documentazione spesso sembra più interessante dell’oggetto documentato o dell’evento in sé? L’atto di archiviare serve a mantenere la memoria sui valori culturali viventi selezionati dalla storia o piuttosto a negare quei valori che non sono stati scelti per essere archiviati? L’archivio – come ogni organismo vivente – vive e cambia incessantemente moltiplicando all’infinito le immagini di sé. Gli elementi che sono stati negati e rifiutati nel processo di archiviazione successivamente emergono come materia oscura del nostro subconscio. La maggior parte dei video di Agniezska Polska e dei suoi progetti fotografici si concentra su come il fraintendimento del passato spinga l’arte a creare nuove qualità e a porre nuovi interrogativi. Svätopluk Mikyta è un artista slovacco con una forte identità centro-europea. Il suo lavoro indaga e reinterpreta l’impatto visivo delle immagini prodotte nel Xx secolo sotto l’influenza dei diversi regimi totalitari nell’Europa Orientale e Centrale. L’artista presenta in mostra l’intervento site-specific, Society I e Society Ii, che introduce la sua peculiare pratica artistica. Per diversi anni l’artista ha lavorato infatti su serie di ‘over-drawings’ riuniti in cicli e spesso presentate nello stile di grandi installazioni. Partendo da stampe di alta qualità trovate in riproduzioni fotografiche di vecchi libri e riviste, Mikyta le rielabora con diverse stratificazioni tecniche. A volte i suoi interventi sono così rifiniti da creare qualcosa di totalmente nuovo in termini di composizione e di tema. Questi interventi mostrano sempre un inequivocabile feeling per il potenziale grafico del materiale originario, per la sua essenza storica: la psicologia collettiva in esso celata. Tuttavia, l’artista esplora contemporaneamente anche il destino dell’individuo – incluso il proprio – inserito nel contesto del proprio tempo. L’aspetto intimo del suo lavoro giunge a una simbiosi con le riflessioni sui temi di massa ed entrambe le dimensioni confluiscono in un tutto compatto. L’artista afferma: “Mi piace mettere in dubbio qualcosa che è percepito come intoccabile e immutabile per istigare la gente a guardare le cose da un angolo diverso e in questo modo ‘muovere’, forse inavvertitamente, qualche tema o problema”. La giovane artista russa Nika Neelova, vincitrice nel 2010 del premio New Sensations organizzato dalla Saatchi Gallery e dall’emittente televisiva inglese Channel 4, debutta in Italia con l’installazione scultorea Relics. In questo lavoro Neelova è interessata all’idea di fondere realtà e finzione, facendo entrare parte delle narrazioni fantasiose nel mondo reale. Il tema è ispirato alla famosa leggenda dell’unicorno, e della sua spiegazione in chiave scientifica, per rivelare la contraddizione fra la percezione di un racconto fantastico e l’accettazione di realtà. Il lavoro di Neelova si lega a storie personali, collettive o adottate. Le sue installazioni rappresentano strutture architettoniche narrate attraverso l’evocazione di elementi culturali o architettonici di luoghi che l’artista ha conosciuto o visto. Frammenti di questi spazi sono ricostruiti dall’artista con materiali di recupero, negoziando così un nuovo spazio tra storie reali e storie sconosciute. L’opera di Neelova diventa dunque una dislocazione culturale e storica che riconosce anche la transitorietà e persistenza del tempo. La nozione di tempo è centrale nella sua produzione. La dipendenza dalla memoria esplora anche il suo fallimento, dove distorsione e frammentazione sostituiscono il reale e lo completano. L’artista costruisce un set complesso di correlazioni tra il rievocato, il dimenticato, il concreto e l’effimero dove questi indici frammentari prendono forma in oggetti monumentali ed evocativi della malinconia  
   
   
ROMA (MUSEI CAPITOLINI) TECNOLOGIA SAMSUNG ED ARRIVO DELLA TESTA DI ATLETA DAL KIMBELL ART MUSEUM  
 
I Musei Capitolini, il più antico museo pubblico del mondo, sono i primi in Italia ad utilizzare l’innovativa tecnologia Nfc che fornirà informazioni sulle opere esposte tramite i telefoni cellulari Samsung Star Nfc. Altra novità è l’arrivo di L’atleta del Kimbell Art Museum ricevuto in prestito in cambio del dipinto di Caravaggio La Buona Ventura. Il bronzo sarà esposto al pubblico da domani al 15 gennaio 2012 insieme a due strigili di bronzo dalle collezioni dell’Antiquarium dei Musei Capitolini. I Musei Capitolini, il più antico museo pubblico del mondo, sono i primi in Italia a dotarsi dell’innovativa tecnologia Nfc che fornisce informazioni sulle opere esposte tramite smartphone. Il servizio, nato da un’idea di Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali in collaborazione con Zètema Progetto Cultura, è stato affidato a Samsung Electronics Italia dopo la sua risposta positiva ad un’indagine condotta tra i grandi produttori del settore. Oltre a mettere a disposizione 200 telefoni cellulari Samsung Star Nfc per tutti i visitatori, Samsung Electronics ha supportato i Musei Capitolini nello sviluppo di tutta l’iniziativa. Il servizio è operativo già dal 24 novembre e inizialmente interessa circa 300 opere nelle sale di Palazzo Nuovo, Palazzo dei Conservatori e Pinacoteca. Il sistema è semplicissimo da usare. I visitatori che dispongono di uno smartphone dotato di tecnologia Nfc di qualsiasi produttore possono usarlo direttamente, mentre chi non lo ha può ritirare in biglietteria i terminali adatti messi a disposizione da Samsung senza alcun costo aggiuntivo sul biglietto. La trasmissione delle informazioni funziona in modo automatico, basta avvicinare lo smartphone al tag posizionato accanto ad un’opera per far aprire il suo browser web con la pagina di approfondimento: titolo e autore quando conosciuto, descrizione e interpretazione, datazione, contesto artistico e via dicendo. I tag Nfc, grandi pochi centimetri, sono piccolissime antenne che possono essere lette da smartphone dotati di questa tecnologia. L’emissione di onde radio è bassissima, tant´è che è necessario avvicinare lo smartphone a 1-2 cm di distanza perché possa ricevere il segnale del tag. Le informazioni per ora sono in italiano e inglese, ma al sistema saranno aggiunte nuove lingue e nuovi tag. Nei prossimi mesi, inoltre, il servizio sarà esteso alla quasi totalità delle opere esposte nelle sale dei Musei Capitolini, andando ad integrare i sistemi informativi tradizionali già presenti (didascalie e totem), con particolare efficacia nelle sale storiche dove è più problematica l’istallazione della segnaletica tradizionale a stampa. Si tratta quindi di un progetto estremamente flessibile e dalle enormi potenzialità di sviluppo che potrà essere utilizzato anche per fornire informazioni su esposizioni temporanee e prestiti. Infatti, è già disponibile il tag di L’atleta del Kimbell Art Museum che i Musei Capitolini hanno ricevuto in prestito in cambio del dipinto La Buona Ventura di Caravaggio. La testa in bronzo, esposta al pubblico dal 24 novembre 2011 fino al 15 gennaio 2012 insieme a due strigili dalle collezioni dell’Antiquarium dei Musei Capitolini, appartiene alla figura di un atleta raffigurato nel gesto di detergere il corpo nudo dall’olio e dal sudore dopo aver completato l’esercizio ginnico. L’azione veniva compiuta con l’ausilio di un tipico attrezzo per la pulizia del corpo denominato strigile, che faceva parte del corredo atletico  
   
   
VIENNA: GUSTAV KLIMT AL KUNSTHISTORISCHES MUSEUM NEL 2012, L’ANNO DI KLIMT, IL KUNSTHISTORISCHES MUSEUM, IL MUSEO DELLE BELLE ARTI DI VIENNA, DEDICA AL GRANDE PITTORE UNA RASSEGNA CHE SI CONCENTRA SUL SUO OPERATO TRA IL 1886 ED IL 1897.  
 
Al centro della mostra ci sono i 13 significativi dipinti con i relativi bozzetti che Klimt realizzò per la grande scalinata del Kunsthistorisches Museum di Vienna. Dopo aver realizzato nel 1886 i dipinti per il soffitto del Burgtheater, la "Maler-compagnie", composta oltre che da Gustav Klimt e dal fratello Ernst da Franz Matsch, ottenne nel 1890 l´incarico di eseguire i pennacchi e gli intercolumni per la scalinata del Kunsthistorisches Museum. Mentre lo stile di Ernst Klimt e Franz Matsch si orientava al gusto conservatore, si riconosce già allora nelle composizioni di Gustav Klimt la tendenza al simbolismo tipico della corrente dello Jugendstil, l´espressione artistica dello stile liberty nelle aree di lingua tedesca. Con queste immagini, Klimt getta le basi per le sue opere più celebri, quelle realizzate tra la fine dell´Ottocento ed il primo Novecento. I disegni preparatori per questi lavori furono esposti per l´ultima volta nel 1992 a Zurigo. Lavori provenienti dalla raccolta del Kunsthistorisches Museum di Vienna e da altre collezioni illustrano la genesi delle opere, spiegano la scelta dei soggetti iconografici e chiariscono la loro posizione stilistica in riferimento all´intero operato dell´artista. Gustav Klimt im Kunsthistorischen Museum (Gustav Klimt al museo delle belle arti) 14.2-6.5.2012 Kunsthistorisches Museum (Museo delle belle arti), Maria-theresien-platz, 1010 Vienna www.Khm.at