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MARTEDì
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Notiziario Marketpress di
Martedì 02 Marzo 2004 |
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Pagina7-PolEst | |
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LE BRILLANTI SPERANZE DELL'INDIA |
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The Economist 21-2-2004 ......... Uno studio della Reserve Bank, pubblicato lo scorso Dicembre, prevede che il 'corporate investment'potrebbe addirittura diminuire nel corrente anno fiscale rispetto allo scorso anno.Davanti al problema ci sono due spiegazioni molto ovvie. La prima é che il 52% del Pil ,(nonché alcune delle sue più dinamiche componenti) risiede nei servizi, che non sono 'intensive-capital'. Secondo, in base a stime relative ad inizio 2003, dopo la corsa agli investimenti di metà anni '90, non è oggi sfruttato il 21% delle capacità manifatturiere, e soltanto quando questa deficienza sarà colmata, le aziende riprenderanno ad investire. Nel frattempo le banche stanno investendo molto più denaro in obbligazioni statali di quanto non sia raccomandato dalle norme di liquidità statutaria. Gli stranieri spingono al rialzo il mercato azionario, ma sono ancora molto prudenti negli investimenti. Il loro contributo sembra pero'maggiore di prima,ora che la Reserve Bank ha riproposto i termini in conformità alla prassi internazionale. E tuttavia per l'anno fiscale 2003 sono dichiarati solo 47 bilioni di $ in investimento estero diretto, meno di un decimo di quanto la Cina abbia avuto nel 2002. Dunque non sorprende la continua prudenza degli investitori esteri e indiani. Gli impedimenti strutturali all'investimento in India sono stati allentati, ma non rimossi, tra essi leggi restrittive del lavoro, che rendono difficoltoso il licenziamento. Aggiungasi che, ad eccezione di alcuni miglioramenti in certe zone, le carenze delle infrastrutture indiane: strade, elettricità, approvvigionamento d'acqua, non sono state risolte. Leggi intricate per l'acquisto e vendita di terreni e cause interminabili e complicate sono di ulteriore ostacolo. Una burocrazia ingombrante e corrotta rende costoso e interminabile qualsiasi progetto commerciale. In anni recenti l'investimento è stato di poco più del 20% del Pil. Per arrivare all'8% di crescita l'India deve aumentare enormemente la percentuale d'investimento nonchè l'efficienza nell'utilizzo dei capitali. La capacità del governo di realizzare cio' è limitata dallo spaventoso stato delle finanze. Attrarre l'attenzione sul deficit budgetario pare oggi cosa di pessimo gusto. Posti di fronte alle preoccupazioni espresse dalla Banca Mondiale e dal Fmi, i funzionari replicano stancamente che tali organizzazioni non fanno che segnalare da anni crisi incombenti e che invece tutto va per il verso giusto. Il deficit budgetario del settore pubblico ha rappresentato negli ultimi anni circa il 10% del Pil. Un livello altissimo per gli standard internazionali. Più della metà del deficit è imputabile al governo centrale, la maggior parte del resto agli stati centrali. La paura è che cio' possa portare ad una maggiore inflazione e che la necessità statale di sovvenzioni faccia salire i tassi d'interesse, tenga lontani gli investimenti privati, indebolisca il sistema finanziario, e renda vulnerabile l'economia, se scossa da un grosso shock macroeconomico. Per ora non si parla di grosso rischio di una crisi imminente. Non é scontato che il governo centrale e quello degli stati stiano per crollare.Il deficit non è finanziato da prestiti esteri, ma dall' alto tasso del risparmio e da un sistema bancario consenziente, dove le banche statali possiedono il 90% dei depositi. Singh, il ministro delle finanze, prevedeva all'inizio del mese scorso una notevole caduta di deficit nel corrente anno fiscale. E le elezioni di solito si concludono con un buco più grosso. Gli ottimisti sostengono che nel lungo termine una crescita veloce porterà introiti fiscali maggiori e una riduzione del deficit. Ma il deficit di per sè impedisce la crescita, limitando le spese governative per infrastrutture, educazione e salute. Quasi tutto il denaro se ne va per pagare interessi(circa il 40% delle spese ricorrenti), stipendi degli statali e pensioni, difesa e sovvenzioni. Una legge in materia fiscale dello scorso anno, impone che il governo elimini il deficit delle entrate entro il 2008 e gradualmente riduca la percentuale di deficit fiscale del Pil del governo centrale. E' difficile dire come cio' si possa ottenere. Una grossa protesta ha impedito lo scorso anno a Singh un intervento sul budget inteso ad abbassare i sussidi governativi sui fertilizzanti.Una potente lobby degli agricoltori degli stati agricoli piu' ricchi blocca infatti la riforma di un sistema vetusto, costoso e controproducente, dove il governo sovvenziona iniziative agricole e si approvigiona di grano e riso sottocosto per venderli a basso prezzo ai poveri (molta parte di cio' e' deviata prima di arrivare a destinazione). Singh ha fatto anche pressione per un'iniziativa impopolare: una riduzione del tasso d'interesse, pagato dal governo su programmi di piccolo risparmio.Quelli che erano stati previsti per promuovere l'economia, si rivelano essere una fonte di riserva a caro prezzo, con tassi d'interesse più alti del dovuto. Sono tuttavia molto popolari tra gli elettori della classe media, e presso i governi dei vari stati, che li utilizzano per fare scorta di denaro. Come del resto Surgit Bhalla di Oxus Fund Management a Dehli ha incessantemente sottolineato, essi sono diventati uno schema nazionale a piramide dagli effetti nefasti. Molti economisti tuttavia obbiettano che, se il deficit dovrà essere affrontato, la maggiore speranza verrà dai redditi. Il rapporto tra il reddito fiscale globale del governo e il Pil tra il 9 e il 10%, è più basso di quanto fosse ad inizio anni '90. Un decennio con crescita annuale complessiva del 6% del Pil sembra essere segnato da una crescita ancor più veloce nell'evasione fiscale. Poiché lo stesso Singh ha definito il sistema fiscale come"pervaso di sospetti, generatore di molestie, incline alla coercizione", questo forse non sorprende. Talvolta si dice che la "licenza Raj", abolita nel' 71,sia stata sostituita da una "esenzione Raj". Un sistema più semplice, più chiaro, raccomandato da un comitato di nomina governativa e appoggiato da Singh lo scorso anno nella sua presentazione del budget,senz'altro potrebbe portare maggiore reddito. La riforma del sistema di tassazione non é pero' più semplice di un qualsiasi altro cambiamento strutturale. Esempio ne è la sostituzione della intricata tassazione sulle vendite con un'unica tassa nazionale sul valore aggiunto, ripetutamente rinviata. Cosi' il paese sperimenta il peggio di entrambe le politiche: una tassazione indiretta , che spinge i prezzi dei beni molto al di sopra del livello,ad esempio di quello dei prodotti cinesi comparabili, e una base di tasse governative che tuttavia non si allarga. Stando all'esperienza dell'ultimo decennio puo' anche accadere che il deficit limiti la crescita ancor più di quanto non avvenga oggi, piuttosto che non essere la crescita a ridurre il deficit. Se l'investimento privato aumenta, com'è auspicabile, allora il tasso d'interesse potrebbe dover aumentare molto velocemente, soffocando l'economia in proporzione all'aumento della velocità. Una morte"per lento soffocamento", per riprendere l'espressione di un funzionario dell' Imf, è ben più rischiosa che non una crisi improvvisa.... |
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