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MARTEDì
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Notiziario Marketpress di
Martedì 15 Marzo 2005 |
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Pagina7-PolEst | |
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DINNANZI ALLA TENTAZIONE INDIPENDENTISTA DI TAIWAN, PECHINO STA INTRODUCENDO NELLA SUA LEGISLAZIONE IL RICORSO ALLA FORZA. |
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: Le Monde, 10 marzo 2005 Dinnanzi alla tentazione indipendentista di Taiwan, Pechino sta introducendo nella sua legislazione il ricorso alla forza. Washington ha reagito chiamando il governo del Continente a riconsiderare il progetto di legge"anti-secessione" che deve adottare l'Assemblea nazionale po- polare. Pechino Un "assegno in bianco"all'esercito cinese, una minaccia per la "pace nella regione": Taiwan ha reagito con asprezza , martedi, 8 marzo, alla presentazione attesa di una lege "antisecessione" davanti ai membri dell'Assemblea Nazionale Popolare (Anp) a Pechino.questa legge che deve essere votata la settimana prossima dai rappresentanti del Parlamento cinese dovra' permettere alla Repubblica Poplare di legittimare qualsiasi intervento contro Taiwan nel caso in cui l'isola ribelle osasse formalmente dichiarare un'indipendenza di cui di fatto gode dal 1949. Uno dei vice presidenti del'Anp, Wang Zhaoguo ha delineato a grandi linee questo progetto di legge davanti ai delegati dell'Assemblea riaffermando il principio chiamato "una sola Cina" e ricordando che Pechino doveva stare all'erta di fronte alle mire secessioniste di Taiwan. Il potere cinese non ha in effetti cessato di denunciare la "deriva indipendentista" del Presidente dell'isola, Chen Sahui-bian, che riunisce attorno a se' i partigiani di un rafforzamento della sovranita' taiwanese nei confronti della Cina continentale. Il testo finale della legge non sara' pubblicato che alla fine della sessione del'Anp,ma gli osservatori prevedono che il discorso di presentatione di M.wang dimostri malgrado tutto un desiderio di moderazione delle autorità cinesi, come fa' osservare un diplomatico occidentale a Pechino. "L'uso di mezzi non pacifici per difendere la nostra sovranità' e la nostra integrita' territoriale sara' la nostra ultima risorsa se tutti i nostri sforzi in vista di una riunificazione pacifica dovessero risultare vani", ha ribadito il vicepresidente della Anp. Qualche giorno prima, un porta parola dell'assemblea aveva dichiarato che la legge non e' "un ordine di mobilitazione per la guerra e che essa non sara' un segnale di un uso della forza contro Taiwan". Tutto porta cosi' a credere che Pechino, dietro costante pressione americana sulla questione di Taiwan, desidera anteporre la sua volonta' di operare per "una riunificazione pacifica" e di addolcire la parte gli aspetti a favore della guerra della legge. Per il momento la Repubblica Popolare non ha bisogno di un tale ricorso legislativo per dichiarare guerra ai "fratelli nemici" di Taiwan...d'altro canto il vice-presidente Wang Zhaoguo ha ribadito che <il modello "un paese,due sistemi" e' il nostro approccio fondamentale>. E dunque viene aplicato a Taiwan nella prospettiva di una futura riconciliazione. Tale concetto messo in opera a Hong Kong e Macao da quando le ex colonie britanniche portoghesi si sono ritirate, permette loro di godere di uno statuto particolare nei confronti del continente ma non impedisce a Pechino di interferire nel processo politico di queste <regioni amministrative speciali>. Una tale prospettiva e' stata rifiutata martedi' scorso da un responsabile taiwanese delle relazioni con la Cina. <La nostra popolazione non accettera' mai il principio, un paese, due sistemi>, ha dichiarato Chiu Taisan. Intanto il quotidiano taiwanese Lianhepao ha rivelato nella sua edizione elettronica di mercoledi' che il testo di elezione di legge non fa esplicitamente riferimento allo statuto di Hong Kong. Attacco in pena regola Gli Stati Uniti dal canto loro non hanno tardato a reagire, secondo il portavoce della Casa Bianca Scott Mcclellan, che questa legge non avrebbe aiutato al "riscaldamento percettibile in questi ultimi tempi delle relazioni dall'una e dall'altra parte dello stretto di Taiwan". Il porta parola ha aggiunto: "Noi chiediamo a Pechino di riconsiderare l'adozione di questa legge" affermando che il progetto consisteva in una quantita' di "misure punitive" contro l'isola. Il ministro cinese degli affari esteri Li Zhaoxing si era in precedenza lanciato in un attacco in piena regola contro le "forze straniere" che "non hanno alcun diritto di interferenza" circa la questione della sovranita' nazionale; una chiara allusione alla comune dichiarazione di Washington e Tokio che in febbraio hanno proclamato che la questione taiwanese faceva parte del loro "obbiettivo strategico comune". Fu la prima volta che il Giappone e gli Stati Uniti esprimevano insieme la loro ansieta' sulle tensioni nello stretto di Formosa. A fine febbraio il Presidente taiwanese aveva nel frattempo dimostrato un attitudine conciliante nei confronti di Pechino segnando con l'uno dei capi del'opposizione una dichiarazione che lasciava la porta aperta ad un futuro del suo paese negoziato con la Repubblica Popolare. E venerdi' alla vigilia dell'apertura della sessione del Anp, il Presidnete cinese, Hu Jintao ha adottato un tono piu' moderato, dopo aver schernito le "forze separatiste" in atto a Taiwan. Esistono dei "fattori nuovi e positivi" nella relazione tra il continente e l'isola, ha dichiarato M. Who precisando di notare "certi segni di distensione" nell'approccio taiwanese nei confronti dela Cina. Alcuni vogliono vedere in questa dichiarazione che non cambia nulla in realta' un segno che la Cina non esclude l'apertura ad un dialogo con il Presidente taiwanese. Bruno Philip |
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