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LUNEDì
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Notiziario Marketpress di
Lunedì 13 Giugno 2005 |
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IL PARLAMENTO EUROPEO È A FAVORE DELL'AUMENTO DEL BILANCIO COMUNITARIO |
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Bruxelles, 13 giugno 2005 - Con una maggioranza di due terzi, i deputati al Parlamento europeo hanno votato a favore della relazione presentata dall'onorevole Reimer Böge sul bilancio dell'Unione europea per il periodo 2007-2013 e pertanto resta in discussione il proposto raddoppio del bilancio Ue per la ricerca. Il Parlamento ha suggerito lievi modifiche alla proposta della Commissione, a seguito delle quali la spesa complessiva sarebbe pari all'1,18 per cento del reddito nazionale lordo dell'Ue in stanziamenti di impegno (975 miliardi di euro in sette anni), anziché all'1,21 per cento suggerito dalla Commissione. Gli europarlamentari hanno attribuito maggiore importanza ad alcuni settori, fra cui cittadinanza, sicurezza, giustizia e relazioni esterne, e ridotto in leggera misura i fondi disponibili per competitività e crescita, che costituiscono una delle principali priorità della Commissione. Non sono ancora stati discussi gli importi esatti da destinare alla ricerca, ma questo settore rientra nella rubrica generale "Competitività" insieme a reti transeuropee, istruzione e formazione, politica sociale, convergenza e cooperazione transfrontaliera. In base alla proposta della Commissione, la ricerca riceverebbe metà dei fondi di questa dotazione finanziaria, ma una riduzione delle risorse disponibili potrebbe significare una ristrutturazione del bilancio per quanto riguarda la rubrica in questione. L'esito della votazione è stato accolto con soddisfazione sia dai gruppi politici del Parlamento che dalla Commissione. "È emersa un'ampia convergenza sulla valutazione delle esigenze politiche effettuata dalla Commissione, anche se non concordiamo su tutti gli aspetti. Mi auguro che gli Stati membri possano seguire questo esempio, stanziando risorse adeguate alle necessità, anziché imporre limiti arbitrari", ha affermato il Presidente della Commissione Manuel Barroso. "Il Parlamento europeo sembra comprendere la posizione della Commissione più del Consiglio", ha dichiarato un portavoce del Commissario per la Scienza e la ricerca Janez Potocnik. Se il Consiglio approva una proposta della Presidenza lussemburghese, l'importo proposto per la competitività subirà una riduzione del 40 per cento. L'eurodeputato finlandese Kyösti Virrankoski del gruppo Alde ha fatto riferimento ai tagli al bilancio discussi dal Consiglio europeo e ai loro possibili effetti sulla ricerca e sviluppo (R&s), affermando: "Economizzare sul bilancio per la ricerca significa economizzare sul nostro futuro". La posizione del Parlamento sarà presentata al Consiglio europeo nella sua prossima riunione prevista per il 16 e 17 giugno. |
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IL CONSIGLIO "COMPETITIVITÀ" NON PRENDE ALCUNA DECISIONE SULLA RICERCA |
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Bruxelles, 13 giugno 2005 -Nel corso di una sessione speciale sulla ricerca del Consiglio "Competitività", svoltasi a Lussemburgo il 7 giugno, la Presidenza lussemburghese ha tenuto un dibattito di orientamento sulla proposta della Commissione relativa al Settimo programma quadro (7Pq). Tale dibattito si è concentrato soprattutto sulla ricerca collaborativa e sulle risorse umane, ma non ha prodotto alcuna posizione comune. La Presidenza, rappresentata dal ministro lussemburghese per la Cultura, l'istruzione superiore e la ricerca François Biltgen, si è rivolta ai ministri nazionali affinché "forniscano orientamenti utili e concreti" allo scopo di redigere un testo rivisto, sulla base dell'esame tecnico del contenuto scientifico delle priorità tematiche, che possa servire come base per la futura Presidenza britannica. I ministri sono stati invitati a concentrarsi sulle sei questioni prioritarie del programma quadro, vale a dire: mantenere o meno la sicurezza e lo spazio nel medesimo tema, le condizioni a cui le azioni "tradizionali", e in particolare i progetti collaborativi di ricerca, dovranno essere integrate dalle iniziative tecnologiche comuni suggerite dalla Commissione, le regole per assicurare un'elevata partecipazione delle Pmi (piccole medie imprese) al programma quadro, il trasferimento tecnologico e la disseminazione dei risultati della ricerca, le risorse umane e la gestione, l'attuazione e il funzionamento del Settimo programma quadro. Alla domanda sul finanziamento del 7Pq, la Presidenza lussemburghese ha espresso il desiderio che il Consiglio prosegua i propri lavori senza attendere la conclusione delle discussioni sulle prospettive finanziarie. François Biltgen ha osservato che "se il compromesso attualmente appoggiato dalla Presidenza lussemburghese sulle prospettive finanziarie verrà accolto, si assisterà a un aumento dei fondi destinati alla ricerca compreso tra il 31 e il 55 per cento rispetto al Sesto programma quadro (6Pq)". "Qualsiasi cosa accada, ci sarà un incremento delle risorse finanziarie stanziate a favore della ricerca comunitaria", ha concluso. I contributi degli Stati membri verranno utilizzati per promuovere discussioni future sul programma, e ogni delegazione nazionale è invitata a continuare l'esame della proposta della Commissione, in conformità della procedura di codecisione che coinvolge il Parlamento europeo. Benché si auspichi il raggiungimento di un accordo nel corso del prossimo Consiglio europeo, gli addetti ai lavori ne dubitano. |
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IL MESSAGGIO LANCIATO DA UNA CONFERENZA È CHE LE REGIONI SONO GLI ELEMENTI COSTITUTIVI DI UNO "SPAZIO EUROPEO DELL'INNOVAZIONE" |
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Bruxelles, 13 giugno 2005 - I leader dell'Unione, al momento del rilancio dell'agenda di Lisbona per la competitività all'inizio dell'anno, hanno riconosciuto il ruolo centrale che devono rivestire la conoscenza e l'innovazione se l'Europa vuole conseguire i suoi obiettivi ambiziosi. Il problema è tuttavia costituito dal cosiddetto "paradosso europeo", per cui il continente non riesce a convertire la propria eccellenza nella ricerca in nuovi prodotti, servizi e processi innovativi. Se l'Europa vuole avere qualche possibilità di potenziare la propria competitività e di mantenere il proprio modello sociale, occorre trovare una soluzione al problema. In questo contesto, le regioni europee hanno un ruolo chiave da svolgere - un messaggio sottolineato da funzionari della Commissione nel corso della conferenza plenaria della rete Regioni innovative in Europa (Ire), svoltasi a Lubiana, in Slovenia, il 7 e 8 giugno. David White, direttore della direzione Politica dell'innovazione alla Dg Imprese e industria della Commissione, ha riferito agli attori regionali riuniti in assemblea: "L'innovazione non è un elemento di fine processo - non deriva necessariamente dalla ricerca". David White ha proseguito: "L'innovazione riguarda l'interazione tra diversi attori del processo economico - industriali, scienziati, tecnici, investitoti, imprenditori, autorità pubbliche, consumatori e Pmi [piccole e medie imprese]. La politica regionale può creare un ambiente fertile per questo tipo di interazione, e pertanto favorevole all'innovazione", ha aggiunto, prima di far presente che è vero anche il contrario. Uno degli aspetti distintivi della competitività regionale europea è la disparità, ha sottolineato David White, ribadendo che mentre il Pil pro capite delle dieci regioni europee che registrano i risultati più positivi è pari al 189 per cento della media dell'Unione, tale cifra precipita al 36 per cento nelle dieci regioni che conseguono i risultati peggiori. "Eppure il messaggio non è completamente negativo - l'Unione può vantare leader mondiali nel campo dell'innovazione, con paesi come la Svezia e la Finlandia che suscitano l'invidia del mondo [...], mentre molte delle regioni più povere d'Europa presentano anche i tassi di crescita più elevati, pertanto si può parlare di convergenza". Negli ultimi dieci anni, la Commissione si è impegnata non poco per incentivare lo sviluppo dell'innovazione regionale, segnatamente attraverso la rete Ire e la creazione dei progetti Strategia di innovazione regionale (Ris). Di fatto, il giorno prima dell'apertura della conferenza, la Commissione ha avviato 32 nuove iniziative Ris che coprono la maggior parte dei nuovi Stati membri, dei paesi candidati e dei paesi associati. Ciononostante, ha sottolineato David White, "i progetti Ris sono un passo importante, ma sono solo l'inizio, e richiedono l'attuazione di attività supplementari". David White ha usato l'esempio del paese ospite, la Slovenia, che ha sviluppato la strategia di innovazione Slovitts. "Benché molto importante, la strategia da sola non basta. Dovrebbe essere considerata una buona base di partenza per ottenere maggiore appoggio dall'Unione, per esempio dai Fondi strutturali e dai programmi quadro". In effetti, numerosi delegati si sono soffermati sulla transizione dalla creazione di una strategia di innovazione regionale all'avvio effettivo di iniziative concrete volte ad attuarla, una fase considerata cruciale. Il pericolo è rappresentato dal fatto che le risorse necessarie per dare vita a una Ris sono relativamente modeste, mentre la sua attuazione richiede un impegno di gran lunga maggiore in termini di finanziamenti e di risorse umane. "Le strategie di questo tipo andrebbero attuate in maniera dinamica - non si può mai essere soddisfatti e occorre impegnarsi costantemente per migliorare, ed è particolarmente importante che i paesi piccoli pensino in grande", ha aggiunto David White, presentando il boom economico irlandese quale esempio dei risultati che si possono ottenere con la traduzione delle strategie in azioni. Per far sì che lo slancio non venga meno nelle regioni in cui la Commissione ha già finanziato progetti Ris, sarebbe auspicabile assistere a uno spostamento verso l'integrazione transfrontaliera di programmi di innovazione nazionali e regionali, allo scopo di creare ciò che David White ha definito uno "Spazio europeo dell'innovazione". "Non amo molto parlare di 'spazi', ma uno Spazio europeo dell'innovazione è un'esigenza insopprimibile - un'area in cui siano opportunamente fornite le condizioni fondamentali per assicurare l'innovazione". Pur avendo incoraggiato le regioni europee a imparare dai successi e dagli errori reciproci, David White ha tuttavia fatto presente che tentare di copiare pedissequamente i risultati conseguiti da un paese come l'Irlanda non è la soluzione. Alla domanda del Notiziario Cordis su quali lezioni dovrebbero tentare di imparare le regioni, ha risposto: "Vi sono alcune cose che dovrebbero essere fatte da tutte le regioni: sbarazzarsi della burocrazia, garantire che le piccole imprese abbiano accesso alla consulenza e agli aiuti, e sviluppare tecniche per mobilitare i finanziamenti a vantaggio delle società più piccole. In aree come queste ogni regione può imparare qualcosa dalle altre". La futura politica di innovazione regionale della Commissione tenterà pertanto di incoraggiare questo processo di apprendimento collettivo, mediante nuove iniziative quali il Programma quadro per la competitività e l'innovazione (Pci), e la Mutual Learning Platform (Mlp), lanciata di recente, nonché Di proseguire le attività esistenti, compreso il lavoro della rete Ire. In ultima analisi, la riuscita o meno dipende esclusivamente dalle stesse regioni europee e, poiché sul piatto della bilancia vi è la futura competitività dell'Europa, la posta in gioco non potrebbe essere più alta. Http://www.innovating-regions.org/ http://www.Cordis.lu/innovation/en/home.html |
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IL 7PQ AUMENTERÀ IL POTENZIALE INNOVATIVO DELLE PMI, AFFERMANO I FUNZIONARI DELLA COMMISSIONE |
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Bruxelles, 13 giugno 2005 - Grazie a un bilancio più elevato, a procedure semplificate e a un approccio più ampio, il Settimo programma quadro (7Pq) è volto a promuovere una maggiore partecipazione delle piccole e medie imprese (Pmi) ai programmi comunitari di ricerca, e ad aiutarle a diventare più innovative, hanno dichiarato alcuni funzionari della Commissione. Nel corso di una tavola rotonda intitolata "migliorare la vostra attività con l'innovazione", ospitata da Cordis durante il salone europeo della scienza e dell'innovazione di Parigi, Yves Maisonny della Direzione generale della Ricerca della Commissione e Kurt König dell'Ufficio delle pubblicazioni hanno convenuto che spesso le Pmi hanno difficoltà ad accedere ai programmi quadro, ma che il nuovo approccio proposto con il 7Pq offre una maggiore flessibilità e tiene conto del potenziale e delle esigenze delle Pmi. Come ha spiegato Yves Maisonny, l'attuale politica del 6Pq, che rappresenta solo una parte della politica europea in materia di Pmi, consiste nell'erogare due miliardi di euro alle Pmi allo scopo di realizzare la partecipazione più vantaggiosa possibile e di potenziare i partenariati tra grandi aziende e Pmi per un'equa distribuzione dei risultati della ricerca. Con la proposta del 7Pq, ha ricordato Yves Maisonny, la Commissione ha scelto un approccio ampio, che comprende i Fondi strutturali e introduce il Programma quadro per la competitività e l'innovazione (Pci). La proposta, grazie alla sua maggiore flessibilità nella scelta degli strumenti, al suo bilancio più cospicuo e alle attività specifiche per le Pmi, è più adeguata alle esigenze delle Pmi rispetto ai programmi quadro del passato, ritiene Yves Maisonny. "Inoltre", ha proseguito, "la Commissione appoggia lo sviluppo di programmi comuni indirizzati alle Pmi e al loro coordinamento tra gli Stati membri. La Commissione sostiene inoltre la cooperazione transnazionale tra raggruppamenti regionali", ha aggiunto. Yves Maisonny ha inoltre sottolineato il fatto che il nuovo meccanismo Pic andrà a sostegno del rischio di capitale e dell'innovazione al fine di evitare che i risultati ed i benefici della ricerca europea siano commercializzati al di fuori dei confini continentali. "Esistono molti organismi che sono stati costituiti con l'appoggio della Commissione al fine di aumentare la partecipazione delle Pmi ai programmi quadro, quali gli Euro Info Centre [Eic], le reti Bic [Centri d'impresa e innovazione], gli Irc [Centri relais d'innovazione] e i Punti nazionali di contatto [Ncp]" ha proseguito Kurt König. "L'accesso alla ricerca comunitaria è un obiettivo realistico, anche se spesso le procedure sono complicate". Secondo i partecipanti, una Pmi ha una probabilità di successo più elevata se anticipa i progetti senza aspettare che vengano pubblicati dalla Dg Ricerca. Un altro fattore che influisce sulla buona riuscita è l'eventuale decisione dei partner chiave di collaborare e iniziare a lavorare sull'idea del progetto molto prima della presentazione della proposta. Infine, accade di frequente che le Pmi che hanno già partecipato a un programma quadro abbiano maggiori probabilità di successo, in quanto tendono a ripresentarsi con approcci diversi. Benché non esista una soluzione miracolosa, hanno concluso i partecipanti, fare in modo che le Pmi partecipino ai programmi quadro non è l'impresa impossibile di cui alcuni parlano, e il processo dovrebbe semplificarsi ulteriormente con il 7Pq. |
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CORDIS: AGGIORNATI I PROFILI DEI PROGETTI DEL 6PQ DI TUTTI I SETTORI |
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Bruxelles, 13 giugno 2005 - Cordis, il servizio di informazione comunitario in materia di ricerca e sviluppo, ha aggiornato il servizio "Cercare un progetto" del Sesto programma quadro di ricerca (6Pq) con nuovi profili di progetti per tutti i settori di attività del programma. Sono ora disponibili oltre 2.000 descrizioni dei progetti, incluse indicazioni sui nuovi progetti relativi ad aree quali "Scienza e società", "Infrastrutture di ricerca" e "Cooperazione internazionale", nonché sulle prime azioni "Marie Curie" in materia di risorse umane e mobilità. La pubblicazione dei progetti avviati nell'ambito delle azioni "Marie Curie" rappresenta la novità più significativa nei record relativi ai progetti che sono ora oltre 700. Questi includono tutti i tipi di contratti "Marie Curie", siano essi relativi a "Reti di formazione alla ricerca" (Rtn), "Borse intraeuropee" (Eif) o "Contributi europei per il reinserimento" (Erg). Anche altre aree di attività presenti nel servizio "Cercare un progetto", quali "Nanotecnologie e nanoscienze, materiali multifunzionali basati sulla conoscenza e nuovi processi e dispositivi di produzione" (Nmp) o "Scienze della vita, genomica e biotecnologia per la salute", sono state ampliate con nuovi profili di progetti. Http://www.cordis.lu/fp6/projects.htm |
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COMMISSIONE PARLAMENTARE APPOGGIA L'AUMENTO DI BILANCIO A FAVORE DELLA RICERCA |
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Bruxelles, 13 giugno 2005 - La commissione del Parlamento europeo responsabile del bilancio comunitario ha presentato la sua relazione relativa alle prospettive finanziarie dell'Ue per il periodo 2007-2013, sostenendo la posizione della Commissione che prevede di raddoppiare il bilancio dell'Unione a favore della ricerca. "Il volume degli stanziamenti per il programma di ricerca dovrebbe riflettere la massa critica di cofinanziamento comunitario necessaria a stimolare la ricerca, e con essa le attività industriali, e situarsi almeno allo 0,09 per cento del Rnl dell'Ue, che corrisponderebbe al progetto di raddoppiare la spesa di ricerca dell'Unione (che attualmente è attestata allo 0,05 per cento)", sostiene la relazione dell'europarlamentare tedesco Reimer Böge della commissione temporanea sulle sfide e i mezzi finanziari dell'Unione allargata. La relazione sottolinea l'importanza fondamentale della ricerca per il futuro dell'Europa, affermando: "Le attività di ricerca rappresentano la maggiore fonte di valore aggiunto dal punto di vista dell'integrazione europea. Esse riuniscono non soltanto i ricercatori e il loro know-how, ma anche l'industria, le Pmi (piccole e medie imprese) e gli organismi scientifici". La commissione considera inoltre la ricerca essenziale per la competitività. Tuttavia gli europarlamentari chiedono alla Commissione di risparmiare risorse finanziarie in un ambito, affrontando la questione dei pagamenti in eccesso. Il problema è stato sollevato per la prima volta in una relazione della Corte dei conti nel 2003 e la Commissione se ne è occupata sebbene con risultati non così positivi come vorrebbero alcuni deputati europei. Nella relazione della commissione altre richieste per la ricerca fanno riferimento all'innovazione e alle attività spaziali. "Il finanziamento comunitario per i progetti di ricerca del tipo "dall'innovazione all'applicazione" dovrebbe passare all'80%, per garantire l'accesso ai risultati della ricerca" mentre "il volume degli stanziamenti per l'area politica "competitività e innovazione", dovrebbe raggiungere la massa critica necessaria al conseguimento degli obiettivi di Lisbona", afferma la relazione. Gli europarlamentari sostengono che le attività spaziali dovrebbero essere iscritte in bilancio a titolo di un'area di intervento separata. La relazione finale è stata accolta con favore dalla maggioranza il 7 giugno nel corso di una lettura parlamentare. In rappresentanza del gruppo Ppe-de, Alain Lamassoure ha appoggiato le proposte della commissione che, come ha affermato, chiariscono che l'Ue non si può allargare e rafforzare con un bilancio statico. Ha aggiunto che occorre sostegno per affrontare gli obiettivi di Lisbona. A nome del gruppo socialista, Catherine Guy-quint ha affermato che la relazione è degna di lode per quanto concerne il rilancio dell'economia europea, mentre la rappresentante del gruppo Alde Anne Elisabet Jensen si è dichiarata soddisfatta dell'attenzione riservata all'istruzione, alla ricerca, all'energia e ai trasporti, ma ha lamentato alcuni ritocchi verso il basso di ambiziosi sforzi per la ricerca. "Si tratta di una contraddizione. Invece di sviluppare un approccio comune che potrebbe stimolare la competitività dell'Ue, stiamo tagliando somme relativamente modeste che non porteranno ad alcunché", ha affermato. Il Parlamento europeo ha votato la relazione della commissione l'8 giugno. |
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LA BEI PUBBLICA I DATI RELATIVI AI PRESTITI PER LA RICERCA E PROMETTE LA CONCESSIONE DI CREDITI A RISCHIO PIÙ ELEVATO |
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Bruxelles, 13 giugno 2005 - Nel 2004 i prestiti erogati a favore della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione da parte della Banca europea per gli investimenti (Bei) hanno raggiunto l'importo di circa sette miliardi di euro, secondo quanto annunciato dal presidente della Banca. Il sostegno alla coesione economica e sociale è rimasto l'obiettivo delle attività di prestito della Bei e nel 2004 le "zone assistite" europee hanno ricevuto circa 28 miliardi di euro, vale a dire il 70 per cento dei prestiti complessivi della Banca. Secondo quanto riportato nella relazione della Bei, la protezione e il miglioramento dell'ambiente naturale e urbano hanno assorbito un terzo dei prestiti totali nell'Unione dei 25. Tale percentuale comprende una serie di nuove iniziative, molte delle quali riguardano il settore dell'energia rinnovabile. Il volume totale dei prestiti è aumentato del 2,1 per cento per passare a 43,2 miliardi di euro, il 92 per cento dei quali è stato assegnato all'interno dell'Unione europea. Per finanziare i propri prestiti, la Banca ha raccolto 50 miliardi di euro nei mercati internazionali dei capitali, contro 42 miliardi nel 2003. Il conto profitto e perdite si è chiuso con un profitto netto di 1,38 miliardi di euro, ovvero una riduzione del tre per cento rispetto al 2003. Le parole d'ordine della Bei sono "innovazione e qualità", secondo quanto dichiarato dal suo presidente Philippe Maystadt. L'innovazione va ricercata attraverso nuove forme di collaborazione con il settore bancario, nuovi strumenti finanziari e nuovi modi di rispondere alle esigenze delle piccole e medie imprese (Pmi). La qualità riguarda l'ulteriore incremento del valore aggiunto della Banca in tre settori: contributi specifici di un progetto a obiettivi programmatici dell'Unione europea, qualità e solidità dei progetti, vantaggio finanziario per i beneficiari dei fondi della Bei. In una dichiarazione che probabilmente interesserà in modo particolare la comunità dei ricercatori, la Bei afferma: "L'innovazione e un maggiore valore aggiunto favoriranno un aumento progressivo del rischio. La Banca si assumerà, nell'ambito di limiti rigorosi e di controlli adeguati, i rischi che il mercato non riesce ad assorbire facilmente [...]. Assumendosi un rischio maggiore nei casi in cui ciò sia giustificato, la Bei mira a svolgere un ruolo da precursore nel finanziamento di progetti finalizzati all'attuazione delle politiche comunitarie". Http://www.eib.org |
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ECB AND COOP HIMMELB(L)AU SIGN CONTRACT TO LAUNCH OPTIMISATION PHASE OF NEW ECB PREMISES |
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Frankuft am Main, 13 June 2005 - Lucas Papademos, Vice-president of the European Central Bank (Ecb), and Wolf Prix, Senior Architect at Coop Himmelb(l)au in Vienna, today signed the architectural contract for the optimisation phase of the new Ecb premises in Frankfurt am Main. The Governing Council decided to conduct an optimisation phase when it chose Coop Himmelb(l)au to design the Ecb’s new premises in January this year. In cooperation with the Ecb, the architects will now review their design, taking into account the revised functional and spatial requirements, in order to ensure optimal use of resources and to reduce costs. In parallel, the Ecb will work closely with the Frankfurt authorities to integrate the Grossmarkthalle site into the city’s infrastructure. The Governing Council is expected to assess the results of this phase at the beginning of 2006. |
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AMMONTARE DI BTP IN EMISSIONE |
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Roma, 13 giugno 2005 - Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, facendo seguito al comunicato stampa dell’8 giugno, comunica l'ammontare della tranche dei Buoni del Tesoro Poliennali che verranno offerti nell’asta del prossimo 15 giugno: Buoni del Tesoro Poliennali - quinquennali 15 giugno 2005/2010 prima tranche: 4.000 milioni di euro |
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ASTA DI METÀ MESE DEI BUONI ORDINARI DEL TESORO |
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Regolamento | 15.06.2005 | | | Durata gg. | | 92 | | 365 | | | | | | | | | | | Prezzo medio ponderato | | | | | 99,487 | | 98,01 | Ritenuta fiscale 12,5% | | | | | 0,06413 | | 0,24875 | Arrotondamento | | | | | | -0,00113 | | 0,00125 | Prezzo netto d'aggiudicazione | | | | | 99,55 | | 98,26 | Rendimento semplice netto | | | | | 1,77 | | 1,75 | Rendimento composto netto | | | | | 1,78 | | 1,75 | | | | | | | | | | | Nell'ipotesi di applicazioni delle commissioni massime, i prezzi ed i rendimenti risultano | | | | così modificati: | | | | | | | | | | | | | | | | | | | Commissioni massime | | | | | 0,10 | | 0,30 | | | | | | | | | | | Prezzo netto d'aggiudicazione+commissioni (massime) | | | 99,65 | | 98,56 | | | | | | | | | | | Rendimento semplice (minimo) | | | | | 1,37 | | 1,44 | Rendimento composto netto (minimo) | | | | | 1,38 | | 1,44 | Al pubblico i titoli sono assegnati ai prezzi medi ponderati dell'asta più le ritenute calcolate sui prezzi fiscali, ai quali vengono aggiunte commissioni differenti a seconda della durata dei Bot: max 0,05% per i Buoni aventi durata residua pari o inferiore a 80 gg, 0,10% per i Buoni aventi durata residua compresa tra 81 e 170 giorni, 0,20% per i Buoni aventi durata residua compresa tra 171 e 330 giorni e 0,30% per i Buoni aventi durata residua pari o superiore a 331 giorni Decreto Min.del Tesoro del 12 febbraio 2004). Ai prezzi così ottenuti devono sommarsi i Bolli (0,00465 ogni 51,65 o frazione di Euro). Fonte Assiom |
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PIL: ABI, URGENTI LE MISURE PER LA COMPETITIVITÀ IRAP: NESSUNA DISCRIMINAZIONE VERSO LE BANCHE |
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Roma, 13 giugno 2005 - I dati definitivi sul Pil del 1° trimestre dell’anno confermano le preoccupazioni nate sulla base delle prime anticipazioni. Colpisce tanto l’insoddisfacente andamento della domanda interna (consumi e investimenti), quanto quello delle esportazioni nette, la cui caduta è attenuata da una dinamica delle importazioni anch’essa flettente. Le informazioni rese note spingono a stimare una crescita sostanzialmente nulla per l’anno in corso (stime che saranno contenute in Afo, il Rapporto di previsione delle banche che sarà presentato il prossimo 22 giugno) e delineano un quadro macroeconomico che conferma la necessità di interventi importanti per accrescere la competitività del sistema produttivo. In questo quadro, un intervento sull’Irap che discrimini le banche nei confronti delle altre imprese non aumenta certo la competitività ed è inaccettabile. |
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UNICREDIT: AGGREGAZIONE CON IL GRUPPO HVB E DISTRIBUZIONE AZIONI AI DIPENDENTI |
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Milano, 13 Giugno 2005 - Il Consiglio di Amministrazione di Unicredito Italiano nel corso della seduta di ieri , convocata per approvare l'aggregazione con il Gruppo Hvb, ha deliberato, nell'ambito dl Sistema di incentivazione a medio termine per il Personale del Gruppo, di assegnare alla generalità dei dipendenti n. 16.984.286 azioni ordinarie emesse mediante aumento del capitale sociale a titolo gratuito di euro 8.492.143. Il Piano di azionariato fa seguito alle analoghe iniziative assunte dal Gruppo già a partire dal 2000 ed è finalizzato a dare a tutto il personale un segno tangibile del successo del Gruppo, rafforzando nel tempo il senso d'appartenenza e la motivazione al raggiungimento degli obiettivi aziendali. |
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FIDEURAM INVESTIMENTI: MARKET OUTLOOK MAGGIO 2005 |
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Milano, 13 giugno 2005 - Lo scetticismo sulla possibilità che l’economia Usa e, più in generale, quella mondiale continuino a crescere su ritmi sostenuti sta evidentemente aumentando. I più recenti dati relativi al mese di maggio provenienti dagli Usa (in particolare, la flessione marcata dell’indice Ism e l’aumento molto modesto dell’occupazione) hanno rafforzato l’aspettativa secondo cui il ciclo restrittivo della Fed sarebbe ormai quasi giunto al termine. Questo scenario appare, alla luce dell’evidenza disponibile, eccessivamente pessimistico, ma è indubbio che l’incertezza sulle prospettive dell’economia Usa nei prossimi mesi è aumentata significativamente. Nell’area euro il flusso di dati sull’andamento dell’economia si è mantenuto alquanto negativo e ha costretto ad una nuova revisione al ribasso delle previsioni di crescita per il 2005 e per il 2006, con la fase congiunturale dell’Italia particolarmente delicata. Un taglio dei tassi da parte della Bce appare al momento improbabile, ma potrebbe essere determinato, entro la fine dell’anno, non solo dall’andamento deludente dell’economia, ma anche da un’ulteriore riduzione dell’inflazione core (intorno all’1.0%). Il quadro complessivo per l’Europa Continentale è reso ancora più delicato dalla crisi politica determinata dalla mancata ratifica della Costituzione Europea in Francia e nei Paesi Bassi, con implicazioni negative sulla possibilità di nuove riforme strutturali orientate a rendere più competitive le economie dell’area. In presenza di un rallentamento significativo dell’economia Usa, infine, è improbabile che l’Asia possa rappresentare un motore di domanda “autonomo”, vista la debolezza complessiva della crescita della domanda interna. Si deve però notare che le informazioni più recenti provenienti dalla regione (Giappone incluso) non forniscono supporto ad una lettura pessimistica dell’evoluzione dello scenario macro. Stati Uniti - La decelerazione della crescita dell’economia Usa sembra essere proseguita anche nel corso del secondo trimestre, anche se con un’intensità meno allarmante di quella indicata dai dati relativi al mese di marzo che sono probabilmente stati influenzati negativamente dalla Pasqua “anticipata” e dal clima rigido. I dati relativi ad aprile hanno mostrato un generale recupero della domanda e dell’attività economica, evidente in modo particolare nell’andamento delle vendite al dettaglio e dell’occupazione, ma la crescita nel trimestre corrente dovrebbe attestarsi sotto i ritmi del trimestre precedente: la nostra stima al momento è di una crescita del 3.0% annualizzato, contro il 3.5% del primo trimestre. Questa decelerazione deve essere attribuita per intero alla correzione delle scorte. I primi dati mensili sull’andamento delle scorte nel secondo trimestre, relativi per il momento al solo settore manifatturiero, mostrano una decelerazione molto più marcata delle attese e il canale delle scorte dovrebbe sottrarre circa l’1% alla crescita annualizzata nel trimestre corrente. La decelerazione della domanda finale interna appare invece, in linea con le nostre precedenti previsioni, molto contenuta: i consumi privati sono infatti stimati crescere poco sopra il 3% (contro il 3.6% del primo trimestre), mentre gli investimenti fissi totali sono previsti in leggera accelerazione rispetto alla crescita del 5.3% del primo trimestre. Quest’ultima dinamica risulterebbe da una crescita molto brillante nel comparto residenziale, nuovamente tonificato dai bassi tassi sui mutui, che dovrebbe più che compensare l’ulteriore rallentamento degli investimenti in macchinari e attrezzature. Nel secondo trimestre il canale estero dovrebbe, infine, tornare a fornire un contributo positivo alla crescita, anche se modesto (0.4% ann. Nelle nostre stime), per la prima volta dal terzo trimestre del 2003. Uno degli elementi di fondo del nostro scenario è rappresentato dal fatto che non riteniamo che il rischio principale per l’economia Usa nel breve periodo sia costituito da una repentina decelerazione dei consumi determinata dagli squilibri che caratterizzano il settore delle famiglie (elevato debito, basso tasso di risparmio, prezzi delle case in continua crescita, ecc). Colpisce semmai quanto la crescita dei consumi sia rimasta “immune”, a partire dalla metà dello scorso anno, a fronte del mutamento della politica economica, sia monetaria che fiscale, e del notevole rialzo dei prezzi energetici. In questa fase appare invece più preoccupante il rischio che le imprese, in presenza di prospettive di medio periodo alquanto incerte, “tirino i remi in barca” riducendo significativamente l’attività d’investimento e l’occupazione. Il recente deterioramento delle condizioni di fiducia nel settore manifatturiero e l’andamento piuttosto deludente degli indicatori relativi a ordini e fatturato di beni d’investimento nei mesi fra febbraio e aprile non è molto confortante. Il nostro scenario contempla che il deterioramento delle condizioni del settore manifatturiero e il rallentamento della produzione manifatturiera e dell’attività d’investimento siano temporanei, legati principalmente al mini-ciclo delle scorte e all’impatto della fine degli incentivi fiscali alle imprese. E’ fondamentale, per lo scenario complessivo, che i dati delle prossime settimane confermino la validità di questa previsione. L’aumento dell’occupazione negli Usa in aprile aveva decisamente sorpreso le attese, ma era opinione condivisa che nel corso del mese di maggio si sarebbe assistito ad una decelerazione nel ritmo della creazione di nuovi addetti. L’andamento effettivo dell’occupazione in maggio, con un incremento di sole 78 mila unità (l’aumento più modesto dall’agosto del 2003) è risultato però decisamente più debole delle attese. La disaggregazione settoriale dell’andamento dell’occupazione mostra inoltre una debolezza generalizzata: all’ulteriore, diminuzione degli occupati nel manifatturiero, si è associata una decelerazione molto marcata della creazione di addetti nei servizi privati. Un rallentamento molto marcato ha riguardato, in particolare, i settori dei servizi alle imprese (incluso il lavoro “temporaneo”) e del tempo libero: l’andamento di questi due settori spiega circa 2/3 del rallentamento complessivo dell’occupazione nei servizi privati in maggio. Non vi è dubbio che la crescita degli occupati di maggio è stata alquanto deludente, ma non si deve perdere di vista l’elevata volatilità che caratterizza questo indicatore: appare quindi prematuro giungere alla conclusione che l’evidenza a favore di un netto rallentamento dell’economia nel corso della primavera sia schiacciante. L’incertezza sul sentiero di crescita dell’economia Usa nei prossimi mesi è indubbiamente aumentata. Un aspetto che è però importante sottolineare è che la dinamica del reddito da lavoro è rimasta piuttosto vivace anche in maggio, grazie al fatto che la settimana lavorativa media non ha subito una flessione e pertanto le ore lavorate totali hanno mostrato un leggero aumento. Questa dinamica rende improbabile che si assista ad una significativa decelerazione dei consumi nel breve periodo. Le notevoli revisioni al rialzo nella crescita dei salari fra fine 2004 e inizio 2005 hanno però portato la dinamica del costo del lavoro per unità di prodotto su ritmi (4.3% a/a nel primo trim. Dal -1.1% dello stesso trim. Del 2004) che solo raramente sono stati raggiunti nel corso degli ultimi 15 anni. Questo andamento giustifica i rischi di accelerazione dell’inflazione riaffermati nell’ultima riunione del Fomc, anche se in aprile la crescita dei prezzi core è risultata più contenuta delle attese, dopo il sorprendente aumento del mese precedente. E’ probabile tuttavia che anche i dati sull’inflazione di marzo e aprile siano stati “distorti”, almeno in parte, dalla Pasqua caduta in anticipo. Area Euro - Il deterioramento della fiducia delle imprese è continuato anche nel mese di maggio, sebbene non si sia assistito ad un ulteriore, marcato peggioramento, come poteva essere temuto di fronte alla sorprendente e sensibile flessione che si è invece registrata negli indici di fiducia per gli Usa. E’ comunque preoccupante non avere osservato alcuna influenza positiva dalla discesa del prezzo del petrolio e del tasso di cambio sulle condizioni del settore manifatturiero, il cui indice Pmi, uno dei più importanti indicatori congiunturali dell’area euro, è sceso ancora a maggio a 48.7 (da 49.2), rimanendo per il secondo mese consecutivo sotto la soglia di 50 e confermando la probabile contrazione della produzione del settore tra l’1 e il 2% annualizzato nel secondo trimestre. Il rischio è che si stia verificando un rallentamento della crescita estera maggiore di quanto attualmente incorporato nelle nostre previsioni, in una fase in cui sembra purtroppo evidente che la ripresa della domanda interna non è ancora sufficiente a sostenere la crescita. La fiducia delle imprese appare pertanto destinata a stabilizzarsi su livelli decisamente dimessi per un periodo di tempo più prolungato rispetto a quanto inizialmente preventivato. Inoltre appare sempre più arduo ipotizzare che al rallentamento della crescita del Pil atteso nell’area euro nel secondo trimestre segua una netta ripresa nella seconda metà dell’anno. Di conseguenza, le previsioni di crescita del Pil per il terzo e quarto trimestre sono state riviste al ribasso all’1.6% annualizzato dal precedente 2.0%. La crescita media annua per il 2005 è confermata all’1.2%, mentre quella per il 2006 è ora scesa all’1.5% (dal precedente 1.7%). Nella tradizionale conferenza stampa di inizio mese la Bce ha presentato le nuove previsioni, a frequenza trimestrale, su crescita ed inflazione dell’area euro. L’indebolimento della congiuntura ha indotto la Banca Centrale ad una maggiore cautela sulle prospettive di crescita per il 2005, che sono state ridotte all’1.4% dal precedente 1.6%, mentre per il 2006 si continua a prefigurare una ripresa significativa della crescita al 2.0%. Le previsioni di inflazione sono state modificate solo lievemente, con un aumento al 2.0% dal precedente 1.9% per il 2005 ed una discesa all’1.5% dal precedente 1.6% per il 2006, in quest’ultimo caso per tenere conto, secondo quanto affermato dalla stessa Bce, dell’effetto sull’indice armonizzato dei prezzi dell’area euro dell’introduzione, a partire da gennaio 2006, di una riforma sanitaria nei Paesi Bassi. Nel complesso però la Bce, a dispetto di queste ragioni “tecniche” invocate per la revisione dello scenario di inflazione, è parsa riconoscere la preponderanza dei rischi al ribasso sulla crescita rispetto a quelli al rialzo sui prezzi, che sono stati sensibilmente ridimensionati. I toni sono stati decisamente “ammorbiditi” rispetto ai mesi precedenti e la Bce è tornata ad assumere un atteggiamento neutrale e non escludendo categoricamente, come fatto invece in precedenti occasioni, di avere discusso anche di un ribasso dei tassi di interesse. Tale possibilità appare peraltro segnalata anche dalla formulazione delle nuove previsioni che, pur in presenza di uno scenario di ripresa della crescita che potremmo definire “robusto” per il 2006, presentano una dinamica d’inflazione decisamente contenuta. Delusioni ulteriori sul fronte della crescita potrebbero pertanto aprire la strada ad un taglio dei tassi e a questo proposito l’aspetto fondamentale per la politica monetaria nei prossimi mesi, di fronte ad un possibile indebolimento della crescita, sarà rappresentato da come evolverà l’inflazione core nell’area euro. Continuiamo a ritenere che in presenza di un’inflazione core che si mantenga fra l’1.0% e l’1.5% e, soprattutto, in presenza di aspettative di inflazione che restino stabili e di una crescita degli aggregati creditizi che continui a mantenersi robusta, la Bce non ridurrà i tassi di interesse, ma attenderà piuttosto il 2006 per avviare il ciclo restrittivo. Confermando le indicazioni giunte dai sondaggi d’opinione nelle settimane precedenti al voto, la vittoria del “No” al referendum per l’approvazione della Costituzione Europea è stata netta sia in Francia sia nei Paesi Bassi, con percentuali di contrari che si sono attestate rispettivamente al 55% e al 62% e un’elevata affluenza alle urne (70% in Francia e 63% nei Paesi Bassi). Tale opposizione da parte di due dei paesi fondatori del progetto comunitario, oltre ad ostacolare il processo di riforma dell’Unione di fronte all’allargamento, apre la strada ad un difficile e contrastato periodo di crisi delle istituzioni europee, chiamate ad una riflessione sulla propria identità e ad uno sforzo per recuperare il dialogo con i cittadini. L’aumento dell’incertezza politica, nonché il probabile affievolirsi nel medio periodo dell’impulso alle riforme strutturali esercitato delle istituzioni europee nei confronti dei singoli paesi dell’area, ha comportato un’accelerazione della tendenza al deprezzamento della valuta europea, che nei giorni immediatamente successivi al voto ha superato la soglia di 1.22 contro dollaro per la prima volta da settembre 2004. Inoltre, le difficoltà istituzionali a livello europeo si sommano al ciclo politico elettorale in atto nelle principali economie dell’area euro, aumentando il rischio di immobilismo delle riforme e di lassismo delle politiche fiscali. A questo proposito, si osservi che il voto in Francia si è immediatamente riflesso in un cambio della compagine governativa, ma sono improbabili variazioni significative nelle scelte di politica economica prima delle elezioni politiche del 2007. Al contrario in Germania la netta sconfitta del partito di governo alle elezioni federali in uno dei più importanti Laender del paese ha indotto, a sorpresa, il governo ad annunciare elezioni anticipate, che dovrebbero tenersi già questo autunno invece che nel 2006, come inizialmente previsto. In tale ipotesi, il processo riformatore in Germania potrebbe riprendere già il prossimo anno, fornendo un importante supporto al miglioramento delle aspettative di imprese e consumatori. Giappone e Cina - I primi dati relativi ai consumi del secondo trimestre in Giappone sono compatibili con una crescita più sostenuta di quanto scontato nel nostro scenario (0.6% annualizzato). Dopo due mesi di andamento asfittico, i consumi in aprile sembrano infatti aver accelerato sensibilmente. I dati relativi alle vendite al dettaglio, alle immatricolazioni di nuove auto, alle spese delle famiglie, sono in linea con una crescita dei consumi intorno al 3.5% annualizzato. Esiste dunque un significativo rischio al rialzo anche per la previsione della crescita del Pil del secondo trimestre, al momento da noi stimata all’1.3%. Le famiglie hanno beneficiato ad inizio trimestre anche di un’accelerazione del reddito da lavoro, dovuta principalmente all’aumento degli straordinari legato alla vivace attività produttiva di aprile ed a una crescita dei bonus. Inoltre, sempre ad aprile il numero di occupati è aumentato notevolmente (410mila unità), in linea con una crescita degli impieghi a tempo pieno. Sarà comunque importante attendere anche i dati relativi al mese di maggio per verificare se, come è più volte accaduto di recente, la forza dei consumi registrata ad inizio trimestre non venga meno nei mesi successivi- Il rapporto della produzione industriale di aprile mostra che, grazie ad una ripresa del fatturato, le imprese giapponesi possono mantenere un ritmo produttivo brillante nonostante l’accumulo di scorte che si è andato evidenziando nelle statistiche del Pil relative agli ultimi trimestri. La produzione industriale ad aprile è infatti cresciuta del 2.2% m/m a fronte di un fatturato in crescita ancora più forte 2.7% m/m. In particolare, il fatturato legato alle esportazioni, dopo tre trimestri di crescita molto debole, ha registrato una crescita molto forte in aprile (5.4% rispetto al primo trimestre). In generale il fatturato dei beni d’investimento ha mostrato una crescita molto solida ad aprile, lasciando intravedere la possibilità di una revisione al rialzo anche degli investimenti non residenziali nel Pil relativo al secondo trimestre. Diventa sempre più probabile una “normalizzazione” della politica monetaria in Giappone. Alla luce delle minute della riunione della Boj del 5-6 aprile e della modifica apportata alla clausola relativa alla liquidità in occasione dell’ultima riunione (del 19-20 maggio), non si può escludere la possibilità che l’obiettivo di politica monetaria venga ridotto già nella riunione di metà giugno. A nostro avviso rimane però più probabile una mossa a metà luglio, alla luce di una serie di dati molto importanti che saranno pubblicati tra le due prossime riunioni della Boj. La crescita economica in Cina si è mantenuta su livelli molto sostenuti anche all’inizio del secondo trimestre. La banca centrale cinese (Pboc), nel rapporto trimestrale di maggio ha evidenziato rischi inflazionistici per quanto riguarda il medio periodo (fine 2005) in linea con ritmi di attività non in moderazione. La Pboc sembra preoccupata dei rialzi dei prezzi nei settori caratterizzati da limitata offerta (settori in cui, come evidente nei dati di aprile si continua ad operare per aumentare l’offerta e ridurre in tal modo la pressione sui prezzi) come anche dei rialzi salariali (in crescita in media del 14.9% nel primo trimestre nelle stime della Pboc e persino del 24.7% a/a nella zona industriale costiera). Fatto salvo un graduale e ordinato ridimensionamento degli investimenti residenziali, è plausibile però non attendersi un collasso di investimenti e produzione data la significativa accelerazione di questi ultimi nei segmenti caratterizzati da insufficiente offerta. Gli investimenti urbani hanno mostrato una lieve accelerazione. Per quanto concerne l’andamento della produzione industriale (16% a/a dal 15.1% di marzo) è possibile che parte dell’accelerazione negli ultimi mesi sia anche attribuibile al timore di misure protezionistiche nei confronti dell’export cinese. In proposito, per quanto concerne il comparto tessile, nel corso del mese di maggio sono aumentati gli scontri commerciali e gli attriti tra Cina, Usa ed Europa. Margini ai massimi, ma il costo del lavoro aumenta - Nell’ultimo mese tutti i principali mercati azionari internazionali hanno registrato una performance positiva intorno al 5%, in valuta locale, tornando ai livelli di due mesi fa. A causa del rafforzamento del dollaro si sono particolarmente distinti l’indice americano e gli indici dei paesi emergenti. Sul fronte societario le attenzioni si sono rivolte alla stagione degli utili delle società europee relativa al primo trimestre dell’anno. I punti salienti si possono così riassumere: i risultati riportati sono apparsi moderatamente positivi, a dispetto della difficoltà congiunturali dell’area Euro e degli alti prezzi del petrolio: le vendite e gli utili hanno continuato ad espandersi battendo leggermente le attese degli analisti (con l’esclusione del risultato particolarmente deludente, nel settore dei Consumer Discretionary, di Daimler Chrysler); il grado di efficienza operativa e la liquidità presenti nei bilanci si mantengono a livelli record degli ultimi anni; i buoni risultati hanno, però, portato ad una revisione al rialzo molto modesta delle stime degli analisti per il 2005, in gran parte concentrata sui settori degli Energy e Materials. Escludendo proprio questi settori, il quadro appare leggermente meno roseo (si guardi il grafico); rispetto ai risultati delle società americane, le società europee deludono leggermente: il rapporto tra il numero delle revisioni al rialzo, effettuate l’ultimo mese, ed il numero delle revisioni al ribasso è 0.95 contro l’1.56 delle società statunitensi. Nonostante il quadro dei fondamentali societari rimanga sostanzialmente positivo, permangono incertezze sul futuro. Proprio i dati incoraggianti provenienti dal mercato del lavoro americano, se da una parte rappresentano un utile punto di appoggio per la sostenibilità dei consumi privati, possono rivelarsi, dall’altra parte, controproducenti per i corsi azionari Giungono, infatti, segnali evidenti di un aumento dei costi salariali sia in termini di aumento degli average hourly earnings sia delle ore di lavoro settimanali. In contrasto con gli ultimi tre anni, il costo unitario del lavoro (Ulc) sta ora crescendo in linea con l’inflazione core e appare arduo riuscire a mantenere i margini di profitto attuali. E’ quindi improbabile che la percentuale dei profitti societari sul Pil americano rimanga agli alti livelli sinora raggiunti, vicini all’11% e lontani dalla media storica del 5.9%. Nel caso in cui le società riescano a scaricare sul consumatore l’aumento dei costi salariali, si pongono rischi di possibili pressioni sui prezzi, considerando che il livello di utilizzazione della capacità produttiva, ai minimi degli ultimi 30 anni nel 2003, sta tornando ora verso la media di lungo periodo. Questa ipotesi, poco gradita alla Fed è probabile che induca la Banca Centrale a contrastare l’aumento dell’inflazione con un rialzo dei tassi più accentuato di quello attualmente previsto. In sintesi, l’aumento del costo del lavoro americano registrato negli ultimi mesi segnala il rischio di un ridimensionamento degli utili, a causa dalla compressione dei margini, o di un aumento dell’inflazione, con conseguente restrizione monetaria. Sono evidenti le differenze rispetto alla fase di espansione degli utili, che ha contraddistinto gli ultimi due anni, nei quali le condizioni monetarie ed il processo di ristrutturazione societaria in atto costituivano un ambiente particolarmente favorevole. Sebbene alla luce delle precedenti osservazioni rimanga opportuna una maggiore cautela, i buoni multipli di valutazione e il basso livello dei rendimenti obbligazionari governativi ci inducono a confermare la preferenza per l’investimento azionario. Materials: picco del ciclo? A livello globale il comparto dei titoli legati alle materie prime ha registrato, da inizio anno, una performance negativa, sia in termini assoluti sia rispetto all’indice Msci World, risentendo dell’andamento piuttosto volatile dei produttori di metalli e delle aziende di estrazione mineraria. In particolare l’andamento del settore ha riflesso sia una generale revisione al ribasso delle aspettative di crescita per l’economia mondiale, sia una serie di altri fattori più specifici riguardanti le prospettive di domanda-offerta di alcuni metalli, ed in particolare dell’acciaio. Inoltre l’andamento del dollaro americano, correlato negativamente con i prezzi delle materie prime ha contribuito al deterioramento della percezione degli investitori nei confronti del settore minerario. A questo proposito, il recente rallentamento di alcuni indicatori prospettici relativi all’andamento dell’attività produttiva in America (Ism manufacturing) ed in Europa (Leading Indicator Oecd) hanno contribuito a far crescere tra gli investitori la sensazione di aver ormai raggiunto il picco del ciclo delle materie prime, in atto da oltre due anni. Oltre a ciò, la minor velocità nella riduzione delle scorte e le prime evidenze di accumulo per alcuni metalli hanno ulteriormente alimentato lo scetticismo, nonostante il mercato fisico delle materie prime sia tuttora in deficit ed i prezzi restino vicini ai massimi storici. Oltre ai citati fattori congiunturali, sul comparto delle materie prime pesano anche alcuni cambiamenti strutturali osservati recentemente. Uno dei principali motivi dell’ottimo andamento del settore, negli ultimi anni, era spiegato dalla forte crescita della domanda di materie prime proveniente principalmente da mercati emergenti quali la Cina, alla quale tonnellate ad essere esportatrice netta per circa 1 milione di tonnellate in questi primi mesi del 2005. Nel complesso le prospettive sul settore delle materie prime rimangono incerte: se da un lato crescono i dubbi circa la sostenibilità dei prezzi attuali, dall’altro lato i titoli del settore, anche in ragione della recente correzione, presentano valutazioni interessanti secondo diverse metriche, quali il rapporto prezzo/utile e il rapporto prezzo/cash flow. Rimane inoltre elevata la possibilità, in caso di un prolungamento del ciclo congiunturale, di assistere ad un processo di consolidamento soprattutto nel settore minerario, considerato l’interesse dei produttori di maggiori dimensioni verso miniere di qualità e con elevata vita residua. Non era corrisposta un altrettanto forte crescita dell’offerta a causa dei limitati investimenti effettuati dalle aziende nel decennio precedente. La situazione di squilibrio tra domanda e offerta ha portato al forte rialzo dei prezzi delle materie prime nel corso degli ultimi due anni. Per alcuni metalli questo quadro però sta cambiando. Un caso emblematico è il mercato dell’acciaio dove per il 2005 e per il 2006 è attesa una fortissima crescita dell’offerta proveniente quasi totalmente dalla Cina. Per capire quanto questo possa cambiare l’equilibrio tra domanda e offerta a livello globale basti pensare che la Cina è passata dall’essere importatrice di acciaio nel 2004 per oltre 3 milioni di tonnellate ad essere esportatrice netta per circa 1 milione di tonnellate in questi primi mesi del 2005. Nel complesso le prospettive sul settore delle materie prime rimangono incerte: se da un lato crescono i dubbi circa la sostenibilità dei prezzi attuali, dall’altro lato i titoli del settore, anche in ragione della recente correzione, presentano valutazioni interessanti secondo diverse metriche, quali il rapporto prezzo/utile e il rapporto prezzo/cash flow. Rimane inoltre elevata la possibilità, in caso di un prolungamento del ciclo congiunturale, di assistere ad un processo di consolidamento soprattutto nel settore minerario, considerato l’interesse dei produttori di maggiori dimensioni verso miniere di qualità e con elevata vita residua. Consumer Discretionary: miglioramento delle prospettive solo parziale Usa - Il comparto dei consumi discrezionali statunitense, ed in particolare quello legato alla grande distribuzione, ha seguito nelle ultime settimane un andamento al rialzo analogo a quello del mercato nel complesso. L’entità del rialzo per il settore è stata amplificata dalle consistenti prese di profitto che avevano penalizzato il comparto da inizio anno, periodo nel corso del quale i principali titoli del settore anticipavano un singificativo calo dei consumi che poi non si è effettivamente verificato. A sostenere la spesa per consumi negli Stati Uniti sono state, ancora, le dinamiche favorevoli del reddito e dei salari in continua crescita. Oltre a ciò il mantenimento dei tassi di interesse di lungo periodo su livelli inaspettatamente bassi ed il parziale ritracciamento del prezzo del petrolio, evento però circoscritto e già parzialmente esaurito, hanno per il momento ridimensionato i principali timori di un brusco rallentamento nel trend dei consumi. Il giudizio sul settore rimane comunque sostanzialmente neutrale in quanto, nonostante l’assenza di forti rischi di un imminente crollo della spesa per consumi, appaiono pochi gli spunti e scarso lo spazio per una qualunque ulteriore accelerazione della domanda. Inoltre, le valutazioni non offrono un livello di attrattività sufficiente a giustificare un’impostazione più ottimistica sul comparto. Europa Il settore dei consumer discretionary in Europa ha recentemente realizzato una performance positiva (+6% circa nell’ultimo mese), recuperando quasi interamente il crollo dei prezzi registrato nel mese di aprile. La pubblicazione dei risultati trimestrali non ha fornito particolari temi d’interesse circa i trend degli utili aziendali, con la maggior parte delle società che non è riuscita a superare le stime di consenso del mercato, fatta eccezione per alcune compagnie del comparto automobilistico. Il rimbalzo dell’indice settoriale può quindi essere attribuito principalmente al movimento generale dei mercati nel mese di maggio e, più di recente, alle dinamiche valutarie che hanno visto l’euro deprezzarsi contro dollaro e yen, favorendo così le prospettive di guadagno per quelle società con una significativa 1 esposizione del fatturato all’area americana (principalmente il 11 settore auto) e all’area giapponese (titoli del sotto-comparto del lusso). Pur in considerazione dell’estrema eterogeneità dell’indice consumer discretionary (elemento che, nel solo mese di maggio, ha generato dei differenziali di rendimento tra le sub-componenti del comparto, anche del 9%), è opportuno ricordare che il settore nel suo complesso rimane piuttosto sensibile all’andamento dei consumi ed è quindi molto legato allo scenario macroeconomico. Da questo punto di vista, il fatto che il recente apprezzamento sia coinciso con una fase di debolezza nella congiuntura economica aumenta i rischi sulle future performance del comparto. Del resto, il rimbalzo del settore non ha tenuto minimamente conto del progressivo appiattimento della curva dei rendimenti (specie in Usa), né del fatto che sia gli indicatori di fiducia sia quelli sull’attività economica stiano suggerendo un ulteriore rallentamento del ciclo industriale. Pertanto, nell’attuale contesto in cui l’espansione degli utili per i titoli ciclici non è più superiore rispetto al mercato in generale e, contestualmente, le prospettive sulla crescita del Pil europeo e la tenuta dei consumi (specie in Uk) sono moderatamente negative, la sostenibilità del processo di re-rating è senz’altro messa in discussione. Infine, non si può non ricordare che il settore discretionary continua a presentare delle dinamiche competitive molto marcate, specialmente nel comparto retail, con effetti di pressioni al ribasso tanto sui prezzi quanto sui margini. Ribassi dei rendimenti su tutti i segmenti di curva - Nel mese di maggio i mercati obbligazionari internazionali hanno registrato una buona performance, evidenziando una riduzione dei rendimenti omogenea per tutti i principali segmenti di curva. Tale dinamica è stata particolarmente evidente in Europa, dove il titolo guida, con scadenza a dieci anni, ha oltrepassato il minimo di rendimento toccato nel giugno del 2003, attestandosi vicino al 3.25%. Peraltro, anche gli altri segmenti di curva hanno evidenziato flussi in acquisto che hanno spinto i rendimenti vicino ai minimi registrati nel 2003. Negli stati Uniti i rendimenti hanno registrato i nuovi minimi da inizio anno, sebbene il livello sia ancora molto lontano dai valori registrati nel 2003. Il rendimento del titolo guida con scadenza a dieci anni è, tuttavia, sceso sotto la soglia del 4%, attestandosi al 3,90%. I titoli inflation linked hanno registrato performance inferiori rispetto a quelli a cedola fissa sia in Europa sia in America, con le break even inflation (differenziale di rendimento dei titoli nominali a cedola fissa e rendimento reale dei titoli inflation linked) che in maggio hanno proseguito il restringimento del mese precedente. Il buon andamento del mercato obbligazionario negli Stati Uniti trova spiegazione in una attenuazione delle spinte inflazionistiche, generate in particolare dal deterioramento di alcuni dati anticipatori del ciclo economico che sembrano indicare un rallentamento della crescita nei prossimi mesi. In effetti, i timori di un’accelerazione dell’inflazione hanno continuato ad essere un tema dominante in diversi discorsi tenuti da esponenti della banca centrale e sono stati uno dei fattori principali a guidare il rialzo dei tassi osservato nel primo trimestre dell’anno. Il rilascio di un dato di inflazione non troppo preoccupante è stato accolto, dunque, con particolare risalto dagli operatori del mercato obbligazionario, anche in presenza di altri indicatori macroeconomici che hanno mandato segnali di segno opposto. Persistono, tuttavia, i dubbi sulla crescita lanciati dalle indagini sulle imprese, a cui il mercato obbligazionario sembra dare particolare risalto scontando l’eventualità che il rallentamento dell’economia possa durare più a lungo di quanto inizialmente previsto. Anche in Europa il ribasso dei rendimenti è stato guidato da dati di inflazione deboli, accompagnati da indicazioni di crescita che rimangono deludenti. Anche in quest’area si è assistito ad un peggioramento della fiducia delle imprese, che non aiuta a guardare con maggiore ottimismo alla crescita europea dei prossimi mesi. Da sottolineare che i prezzi sono saliti pur in presenza di una valuta in continuo deprezzamento invertendo, almeno temporaneamente, una correlazione che associava ad una valuta debole rendimenti in rialzo. A maggio è proseguito, inoltre, il processo di allargamento del differenziale di rendimento tra i titoli dei paesi core rispetto ai paesi con rating più bassi in seguito ai timori, poi risultati corretti, di una bocciatura della costituzione europea nei referendum francese e olandese. E’ ragionevole ritenere che tale tendenza possa continuare ancora per qualche tempo se il dibattito sulla coesione europea, acceso dai due referendum, dovesse intensificarsi nelle prossime settimane. Agli attuali livelli di rendimento uno scenario di crescita deludente appare ampiamente prezzato. In Europa, le attese per un rialzo dei tassi da parte della Bce continuano ad essere assenti e si sono notevolmente ridotte anche per il 2006, essendo scontato un incremento dei tassi ufficiali di circa 25 punti base. Anche negli Stati Uniti, peraltro, ci si attende che il processo graduale di rialzo dei tassi si fermi con il meeting di agosto della Federal Reserve. In effetti, con il tasso di riferimento sul decennale americano sotto il 4% i mercati obbligazionari internazionali hanno, di fatto, già anticipato uno scenario di rallentamento della crescita americana e globale più prolungato di quanto ci si attendesse nel primo trimestre di quest’anno. Inoltre, considerando la forte incertezza che caratterizza il quadro macroeconomico internazionale non si può escludere che l’attuale tendenza possa continuare con un’ulteriore riduzione dei rendimenti. Occorre, tuttavia, considerare che qualora il quadro macroeconomico dovesse rasserenarsi anche solo parzialmente rispetto a quanto ora prezzato dal mercato, si assisterebbe ad un riallineamento dei rendimenti con gli effettivi fondamentali macroeconomici. Riteniamo, comunque, che i citati fattori strutturali (acquisti di fondi pensione, forte sensibilità del mercato immobiliare alle dinamiche dei tassi, acquisti da parte di banche centrali) tenderanno a contenere l’aumento dei rendimenti mantenendoli al di sotto dei livelli storici di lungo periodo. Quadro Spread di Credito High yield - Investment grade - Riepilogo - Il mese di maggio ha visto un andamento contrastante per le asset class a spread alternando un movimento di brusco allargamento ad un successivo restringimento altrettanto violento. Le variazioni sul mese, quindi, risultano poco indicative della vera volatilità osservata. L’elemento più importante nell’ambito del credito è stato il declassamento a high yield dei titoli Gm e Ford da parte dell’agenzia di rating S&p e della sola Gm da parte di Fitch. Proprio le vendite e successive ricoperture su questi emittenti hanno spiegato gran parte della volatilità registrata sui mercati a spread. Quadro - Il quadro di riferimento per le asset class corporate ha confermato nel mese di maggio alcuni elementi fondamentali di deterioramento, pur trovando spunti tecnici di supporto rilevanti. Tra gli aspetti negativi rimane persistente la serie di dati macroeconomici sottotono negli Stati Uniti ed in Europa e resta alta la tensione sulle operazioni di finanza straordinaria; sono inoltre emerse preoccupazioni legate alle posizioni sul credito di molti operatori speculativi, che si sono trovati in alcuni casi a dover smobilizzare con pesanti perdite. Tra gli aspetti positivi, invece, si segnala il recupero di appetito per il rischio degli investitori, come testimoniato dal recupero contenuto sugli indici azionari e dalla tenuta dei titoli emergenti, e il cambio del giudizio sulla solvibilità di Ford e Gm che ha per lo meno tolto incertezza dai mercati. Nel complesso il quadro non appare positivo ma senz’altro più equilibrato rispetto al mese scorso. Prospettive - Sebbene l’allargamento abbia ricostituito un minimo premio nei differenziali di rendimento, non cambia la valutazione che vede ancora forte l’asimmetria sfavorevole tra rischio sopportato e remunerazione offerta. Non si può certamente escludere una stabilizzazione o un ulteriore recupero, ma le prospettive rimangono ancora verso un tendenziale peggioramento. |
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SCIOLTO IL LEGAME PARTECIPATIVO TRA IL GRUPPO CAPITALIA ED IL GRUPPO HOPA |
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Roma, 13 giugno 2005 – Capitalia comunica che ha ceduto in data 7 giugno u.S. Alla Gp Finanziaria l’intera partecipazione detenuta in Hopa Spa, pari al 2% del capitale, nonché la totalità delle obbligazioni convertibili Hopa da essa detenute per un controvalore complessivo di € 74,7 milioni, conseguendo una plusvalenza di € 3,6 milioni. In pari data, Capitalia ha acquistato la partecipazione detenuta da Hopa in Mcc Spa, pari al 3% del capitale, ad un prezzo complessivo di € 44 milioni, in linea con la valutazione riconosciuta ad Mcc a fine 2003 dai gruppi Merloni ed Angelucci in occasione del loro ingresso nel capitale. Capitalia ha in tal modo elevato la propria partecipazione in Mcc dal 75,4% al 78,4%. A seguito delle suddette operazioni, si è sciolto ogni legame partecipativo tra il Gruppo Capitalia ed il Gruppo Hopa. |
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BANCA ANTONVENETA: IL COLLEGIO SINDACALE RICHIEDE LA CONVOCAZIONE DEL CDA |
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Padova, 13 giugno 2005 - Banca Antonveneta comunica che, il 10 giugno , è stata trasmessa al Direttore Generale la seguente lettera: “Il Collegio sindacale della Banca Antonveneta, con la presenza del dott. Gianni Cagnoni, del dott. Alberto Dalla Libera e del dott. Enzo Nalli, nella riunione odierna ha richiesto al Presidente del Consiglio di Amministrazione dott. Tommaso Cartone la convocazione d’urgenza - entro le ore 15.00 di sabato 11 giugno 2005 - del Consiglio di Amministrazione già in carica al momento della costituzione dell’assemblea del 30 aprile 2005, per la presa d’atto degli effetti della sospensione della delibera di nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione e per assumere le deliberazioni conseguenti. Diversamente, alla convocazione provvederà questo Collegio, fissando la riunione per lunedì 13 giugno p.V. Alle ore 15.30 presso la sede di Banca Antoniana Popolare Veneta, con il seguente ordine del giorno: - Presa d’atto che il Consiglio di Amministrazione composto dai Signori Tommaso Cartone, Francesco Spinelli, Giancarlo Folco, Piero Luigi Montani, Nicolò Azzolini, Gilberto Benetton, Romeo Chiarotto, Enrico Tomaso Cucchiani, Jan Maarten de Jong, Leopoldo Mazzarolli, Gianni Mion, Gilberto Muraro, Maurice Oostendorp, Francesco Paolo Pagnan, Antonio Scala, già in carica al momento della costituzione dell’assemblea del 30 aprile 2005, con la quale era stato nominato il nuovo Consiglio di amministrazione, in virtù del provvedimento del Tribunale di Padova, assunto in data 8 giugno 2005, con cui è stato confermato il provvedimento del 21 maggio 2005 di sospensione dell’efficacia della deliberazione dell’assemblea ordinaria dei soci, è in carica per effetto della prorogatio. - Delibere conseguenti alla prorogatio dell’organo. Il Presidente del Collegio Sindacale f.To dott. Gianni Cagnoni ” Padova, 10 giugno 2005. |
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BNL: FITCH RATINGS HA ALZATO IL RATING INDIVIDUALE |
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Roma, 13 giugno 2005 - La Banca Nazionale del Lavoro informa che, il 9 giugno, l’agenzia di rating internazionale Fitch Ratings ha alzato il rating individuale della Banca a ‘C/d’ da ‘D’ e lo ha rimosso da rating watch positivo. Sono stati invece confermati, con rating watch positivo, il rating a lungo termine a 'Bbb+' e il rating a breve termine a ‘F-2'. Il rating di supporto è stato confermato a ‘2’. |
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BANCA ITALEASE, FISSATO A 9,30 EURO IL PREZZO DI OFFERTA |
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Milano , 13 giugno 2005 – E’ stato fissato a 9,30 euro il prezzo di offerta delle azioni ordinarie di Banca Italease S.p.a. Il prezzo è il medesimo sia per l’Offerta Pubblica sia per l’Offerta Istituzionale. Il prezzo è stato determinato dai proponenti Banca Italease S.p.a. E Banche Popolari Unite S.c.ar.l., d’intesa con i coordinatori dell’Offerta Globale Mediobanca e Lehman Brothers, al termine del periodo di offerta, chiuso in data odierna. Per la determinazione del prezzo si è tenuto conto della quantità e della qualità della domanda espressa nell’ambito dell’Offerta Istituzionale e della quantità della domanda espressa nell’Offerta Pubblica, nonché delle condizioni del mercato finanziario nazionale e internazionale. In tale contesto la domanda pervenuta dagli investitori è complessivamente risultata pari a circa 13 volte la quantità di titoli offerti. |
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CAPITALIA: RINVIATA AL 4 LUGLIO LA RIUNIONE DEL CDA |
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Roma, 13 giugno 2005 – Capitalia comunica che la riunione del Consiglio di Amministrazione per l’approvazione del Piano Industriale, già prevista per il 21 giugno, è stata riprogrammata, per ragioni organizzative, al prossimo 4 luglio. Conseguentemente, la presentazione del Piano alla comunità finanziaria si terrà il 5 luglio 2005 alle ore 9.00, con registrazione a partire dalle ore 8.15, presso la Fiera Milano Congressi, Largo Domodossola 1, 20145 Milano. |
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FINECO (GRUPPO CAPITALIA) RIPROGRAMMA IL CDA |
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Milano, 13 giugno 2005 – Fineco (Gruppo Capitalia) annuncia che la riunione del Consiglio di Amministrazione per l’approvazione del Piano Industriale, già prevista per il prossimo 21 giugno, è stata riprogrammata, per ragioni organizzative, il prossimo 4 luglio. Il Piano Industriale verrà presentato alla comunità finanziaria insieme a quello di Capitalia il prossimo 5 luglio ale ore 9.00, con registrazione a partire dale ore 8.15, presso la Fiera Milano Congressi, largo Domodossola 1, 20145 Milano. |
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CREDEM LANCIA EUROBOND PER 350 MILIONI DI EURO A 3 ANNI |
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Reggio Emilia, 13 giugno 2005 - Credem ha lanciato il 10 giugno un eurobond “senior” floater della durata di 3 anni per un ammontare pari a 350 milioni di Euro. Il bond è stato emesso e collocato ad un prezzo pari a 99,985%. Le obbligazioni hanno valuta di regolamento e data di godimento 20 giugno 2005 e corrispondono cedole trimestrali lorde posticipate indicizzate al tasso Euribor a 3 mesi più 12,5 basis points. Le obbligazioni avranno scadenza 20 giugno 2008. Il prestito prevede un rimborso alla pari e non è previsto l’anticipato rimborso delle obbligazioni. Soggetti destinatari del collocamento ed esito dell’offerta L’offerta si è svolta dal 09/06/2005 al 10/06/2005 ed è stata rivolta esclusivamente ad operatori qualificati. La ripartizione dell’offerta per nazionalità degli investitori è stata la seguente: Germania 43%; Austria 2%; Regno Unito 11%; Italia 22%; Francia 17%; Portogallo 2% e Benelux 3%. Il bond è stato sottoscritto per il 56% da Banche, il 36% da Fondi, l’8% da Agenzie Governative. Ratings dell’emissione All’emissione sono stati assegnati i ratings: Fitch A stable e S&p A- stable, che riflettono esattamente i ratings recentemente assegnati all’emittente dalle due agenzie. Consorzio di collocamento Le obbligazioni sono state collocate sull’Euromercato da un sindacato di collocamento composto da Abaxbank, Bank of America, Unicredit Banca Mobiliare, in qualità di “joint bookrunners” dell’emissione. Tali soggetti non hanno assunto alcun impegno all’acquisto a fermo. Ammissione alla quotazione E’ prevista la quotazione del prestito obbligazionario alla Borsa del Lussemburgo, nel periodo immediatamente successivo alla data di lancio delle obbligazioni. I joint bookrunners forniranno su richiesta prezzi in acquisto ed in vendita dei titoli obbligazionari. Unicredit Banca Mobiliare svolgerà il ruolo di “stabilising manager” per l’emissione. Covenants e garanzie L’emissione non è assistita da covenants o garanzie rilasciate da società del gruppo Credem o da soggetti terzi. Motivazione e destinazione dei fondi raccolti I fondi raccolti dall’emissione sono destinati al normale svolgimento dell’attività bancaria e creditizia. Ilprestito obbligazionario rappresenta la quarta emissione, dopo quelle del 26/11/2004, del 18/02/2005 e del 29/04/2005 effettuata nell’ambito del Programma – Emtn (Euro Medium Term Note) di ammontare massimo pari a 1,5 miliardi di Euro e della durata di dodici mesi, perfezionato da Credito Emiliano con l’arranger Calyon in data 8 novembre 2004. |
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BANCA POPOLARE DI SONDRIO APRE A BOVISIO MASCIAGO |
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Sondrio, 13 Giugno 2005 – Banca Popolare di Sondrio oggi rende operativa l'agenzia di Bovisio Masciago. Il comune di Bovisio Masciago, che conta circa 15.000 abitanti, è nato nel 1928 dall'unione fra Bovisio e Masciago, due insediamenti limitrofi fino ad allora autonomi. Si tratta di un centro ubicato una decina di chilometri a nord di Milano e caratterizzato dal punto di vista economico dalla presenza di un buon numero di attività imprenditoriali, per la gran parte di piccola dimensione e a conduzione familiare. Il settore d'attività prevalente è quello relativo all'arredamento. Siamo del resto in Brianza, terra estremamente dinamica e da tutti conosciuta per la produzione di mobili e complementi d'arredo. La cittadina in esame risulta adeguatamente servita dal punto di vista dei trasporti stradali e ferroviari e ciò, unitamente alla vicinanza con Milano, ha favorito in anni recenti un significativo sviluppo edilizio. Numerosi sono infatti i residenti a Bovisio Masciago che prestano la loro attività lavorativa nel capoluogo lombardo. Banca Popolare di Sondrio, che con la nuova apertura dispone di un'articolazione territoriale di 207 filiali, prosegue quindi con determinazione il proprio sviluppo territoriale con l'obiettivo di intensificare il proprio radicamento nelle aree presidiate. Una crescita che pone in primo piano le relazioni con le realtà economiche locali, lo stretto contatto con le imprese, l'offerta di servizi alle famiglie, sempre con l'obiettivo di sviluppare il binomio socio-cliente. La nuova dipendenza e l'intiera struttura della banca sono naturalmente a disposizione della clientela per qualsiasi occorrenza. |
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BANCA POPOLARE DI INTRA: TRANSAZIONE FATTA CON BANK OF AMERICA |
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Verbania Intra, 10 giugno 2005 - Bank of America e Banca Popolare di Intra hanno comunicato di avere transatto il 10 giugno la controversia pendente presso la High Court of Justice di Londra. La transazione genera per la Banca Popolare di Intra un provento straordinario di 15,5 milioni di euro nel primo semestre 2005. Le due banche sono liete di aver composto amichevolmente la vertenza senza la necessità di ulteriori procedimenti giudiziari e auspicano una futura possibile collaborazione. |
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SLOVENIA, WORKSHOP IN MATERIA FINANZIARIA |
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Bruxelless, 13 giugno 2005 - Dal 15 al 17 giugno si terrà a Lubiana (Slovenia) un workshop di tre giorni in materia finanziaria. Il workshop, organizzato nell'ambito del progetto Finance-nms-ist del Sesto programma quadro (6Pq), si rivolge a contabili e personale finanziario che desiderano ottimizzare il loro contributo ai progetti Ue. Saranno affrontati i seguenti argomenti: presentazione del 6Pq e del programma e degli strumenti delle Tsi - modelli di costo, questioni finanziarie e spese generali indirette; orientamenti finanziari; preparazione delle proposte; negoziazione dei contratti; sistemi interni di registrazione finanziaria; dichiarazione dei costi. Http://www.finance-helpdesk.org/front/showcategory.aspx?catid=30 |
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FUNDSTORE.IT, CON IL CONTRIBUTO DI FIDELITY INVESTMENTS, LANCIA SU 4KIDS UNA SESSIONE DEDICATA ALL’EDUCAZIONE FINANZIARIA |
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Milano, 13 giugno 2005 – Fundstore.it, l’unico supermercato di fondi on line che permette di acquistare fondi comuni di investimento e Sicav utilizzando il proprio conto corrente, e Fidelity Investments, la più grande società indipendente di gestione di investimenti al mondo per patrimonio gestito, collaborano alla creazione della sezione “educational” all’interno di Fundstore4kids per fornire ai ragazzi tra i 7 e i 17 anni gli strumenti utili per accrescere la loro conoscenza nel campo del risparmio gestito. L’iniziativa prevede inoltre la possibilità per il cliente fundstore.It di acquistare nella sezione 4Kids i Target Funds di Fidelity Investments senza commissioni d’ingresso. I Target Funds sono una gamma di fondi di investimento pensata con l’obiettivo di aiutare l’investitore a costruire un capitale in funzione di una precisa scadenza temporale (a 5, 10, 15 anni). L’investitore di Fundstore4kids in questo caso potrà decidere di investire nei Target Funds con l’obiettivo di costituire un capitale, per esempio, in previsione dell’università per il figlio, per aiutarlo a diventare economicamente indipendente o per acquistare la prima casa. Accanto a 4Kids, nasce www.Scoprirenavigando.it un contenitore pensato per i ragazzi dedicato all'avventura di Cristoforo Colombo e a come un investimento può cambiare il corso della storia. L’obiettivo principale è far comprendere che ogni scoperta è innanzitutto progettualità, riflessione attenta su come ottenere il massimo dei risultati a partire da un investimento il più equilibrato possibile. “Ci auguriamo che gli investitori privati acquistino una sempre maggiore conoscenza nel campo del risparmio gestito per operare in maniera consapevole e informata, cogliendo le opportunità e i vantaggi anche economici che Internet offre. - dichiara Gianni Bizzarri, Presidente di Fundstore.it - Il nostro obiettivo è essere tra i promotori di tale processo evolutivo e l’accordo con Fidelity Investments va in questa direzione, perché, grazie ai servizi informativi on line che offriamo congiuntamente, consentiamo anche ai piccoli risparmiatori di potersi avvicinare al mondo degli investimenti”. “L’iniziativa con Fundstore4kids arricchisce la nostra missione che è quella di svolgere un’attività continuativa di educational a favore dell’investitore finale - commenta Rafael Febres-cordero, direttore generale di Fidelity Investments in Italia - Crediamo che aiutare i ragazzi a comprendere il valore del risparmio e a pensare in termini di orizzonte temporale e di obiettivi finanziari favorisca la formazione di futuri investitori maggiormente preparati e consapevoli. A tale scopo nei prossimi mesi Fidelity Investments metterà a disposizione di Fundstore.it una serie di strumenti didattici appositamente studiati per i più giovani”. |
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“BASIMPRESA”, UNO STRUMENTO INNOVATIVO PER LO SVILUPPO DELLE PMI MESSO A PUNTO DA ASSOLOMBARDA, BANCA POPOLARE DI MILANO E CONFIDI PROVINCE LOMBARDE |
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Milano, 13 giugno 2005 – In Italia il passivo delle imprese industriali è sbilanciato sul debito a breve termine (il 50% secondo fonti Abi), cioè con scadenza che non eccede l’anno. Questa situazione riguarda soprattutto le piccole imprese che incontrano maggiori difficoltà nell’accesso al credito. Ma una quota così elevata di indebitamento a breve termine non è la condizione migliore per superare le criticità con cui le Pmi italiane devono fare i conti. Nel contesto competitivo attuale le piccole imprese hanno due tipi di esigenze intrecciate tra di loro. La prima è quella di crescere per restare competitive sul mercato globale e la seconda è quella di trovare adeguate risorse finanziarie. Ma il reperimento di tali risorse, in vista soprattutto dell’applicazione di Basilea2, dovrà evolversi seguendo logiche innovative. E’ in quest’ottica che Assolombarda, Banca Popolare di Milano e Confidi Province Lombarde hanno messo a punto un innovativo strumento per sostenere lo sviluppo delle Pmi, finalizzato a migliorare la gestione finanziaria delle aziende anche in previsione dell’applicazione dei criteri previsti da Basilea 2, denominato “Basimpresa – Riequilibrio finanziario”. La finalità dell’accordo è quella di migliorare la struttura delle fonti di finanziamento delle Pmi trasformando i debiti bancari a breve termine in debiti a medio/lungo termine ottimizzando così anche la gestione finanziaria aziendale. Potranno accedere al prestito “Basimpresa” le imprese associate ad Assolombarda che sono attive da almeno tre anni, che hanno un rapporto debiti finanziari/patrimonio netto non superiore a quattro calcolato sull’ultimo bilancio annuale disponibile e che presentano una redditività netta positiva ante imposte negli ultimi due anni. La durata del finanziamento andrà dai 36 ai 60 mesi, con un importo massimo per singolo finanziamento che potrà arrivare a un milione di Euro, mentre il plafond globale a disposizione sarà di 30 milioni di Euro. Confidi Province Lombarde interverrà a garantire fino al 50% di ogni singolo finanziamento con una soglia di Cap rate pari al 5% dell’ammontare complessivo dei finanziamenti erogati. I contenuti dell’accordo sono stati presentati oggi presso la sede degli imprenditori milanesi durante un incontro a cui sono intervenuti Roberto Mazzotta, Presidente Banca Popolare di Milano, Paolo Angeletti, Presidente Piccola Impresa Assolombarda, Massimo Perini, Presidente Confidi Province Lombarde, Ernesto Tansini, Vice Direttore Generale Banca Popolare di Milano e Abele Alloni, Responsabile Area Finanza Assolombarda. “In un contesto economico e finanziario sempre più complesso è indispensabile che le banche facciano squadra con le imprese per sostenerne la crescita”, ha dichiarato Paolo Angeletti, Presidente Piccola Impresa Assolombarda, “migliorare il rapporto banca-impresa, pensare nuovi strumenti di finanziamento e semplificare l’iter di concessione dei prestiti alle Pmi rappresentano modi concreti per migliorare davvero la competitività del Paese”. “Il nostro gruppo” - ha dichiarato Ernesto Tansini vice direttore generale della Banca Popolare di Milano, “in collaborazione con Assolombarda, ha ideato un progetto che offre un primo tangibile contributo al sistema imprenditoriale. Da una consulenza che accompagni l’azienda non solo ad identificare i corretti equilibri finanziari, ma a verificarne l’influenza nel corso del tempo, a un prodotto che permetterà di trasferire dal breve al medio termine parte dei propri crediti. Velocità di valutazione, dinamicità degli spread e delle garanzie accessorie sono elementi centrali del contenuto dell’offerta. Bpm con Basimpresa compie così il primo passo di un percorso importante, nel quale crediamo, e su cui intendiamo costantemente investire per supportare le Pmi in vista dell’applicazione degli accordi di Basilea 2”. “La difficile congiuntura economica”, ha affermato Massimo Perini, Presidente di Confidi Province Lombarde, “impone una maggiore efficienza del sistema delle garanzie. L’accordo con Banca Popolare di Milano fa parte di un progetto più ampio: ideare forme di finanziamento a medio termine per riqualificare la composizione del debito. Il vantaggio dei portafogli di garanzia, come Basimpresa, consiste nella riduzione dei costi e nella possibilità di utilizzare il prodotto per diverse finalità. La collaborazione con Bpm, inoltre, è importante perché attivare delle sinergie con le banche è un’opportunità per migliorare la nostra capacità di rispondere alle esigenze degli associati, che si sono evolute dal punto di vista della qualità e della quantità del servizio richiesto”. |
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IMPREGILO: ACCORDI CON IL SISTEMA BANCARIO |
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Sesto San Giovanni, 13 giugno 2005 - Impregilo comunica che in data 7 giugno 2005 sono stati raggiunti i seguenti accordi con il sistema bancario: Riscadenziamento del debito a breve Sono stati sottoscritti con il Gruppo Banca Intesa, Gruppo Unicredito, il Gruppo Sanpaolo Imi, il Gruppo Capitalia e altri istituti di credito una serie d’impegni finalizzati a riscadenziare debiti a breve per complessivi 200,3 milioni di euro. Gli impegni di riscadenziamento prevedono, tra l’altro, che la durata dello stesso sia pari a 5 anni, rimborsabile in rate semestrali con 24 mesi di preammortamento.Le condizioni sono in linea con il finanziamento a medio lungo termine descritto nel prosieguo..E’ prevista la stipula del contratto definitivo entro il 31 luglio 2005. Il riscadenziamento non prevede il rilascio di garanzie da parte di Impregilo. Rimodulazione del debito Fisia Fisia Italimpianti ha sottoscritto con un pool di banche guidato da Banca di Roma S.p.a.un accordo per la rimodulazione del finanziamento a medio termine di residui 76 milioni di euro che era stato originariamente concesso in occasione dell’acquisizione di Fisia da parte di Hiatus S.p.a. Che ha poi incorporato Fisia assumendone la denominazione. La rimodulazione prevede un estensione di due anni per ogni rata, a partire dalla rata in scadenza al 30 giugno 2005. Conversione del finanziamento ponte da 680 milioni di euro Su richiesta di Impregilo, infine, facendo seguito a quanto comunicato al mercato in data 17 maggio 2005 , è stato firmato il contratto di finanziamento a medio lungo termine per 500 milioni di euro con Banca Intesa S.p.a., Unicredit banca d’impresa S.p.a. E Sanpaolo Imi S.p.a. Il contratto, della durata di sette anni con diciotto mesi di preammortamento, è in linea con la prassi di mercato per operazioni similari. Tale contratto prevede, tra l’altro, il rispetto, a livello consolidato dei seguenti parametri finanziari: il rapporto tra indebitamento finanziario netto e patrimonio netto; il rapporto tra indebitamento finanziario netto ed Ebitda, il rapporto tra Ebitda e oneri finaziari. Il contratto prevede altresì l’impegno di Impregilo di dismettere immobilizzazioni finanziarie e materiali. L’efficacia del contratto è subordinata all’avverarsi di talune condizioni ed in particolare l’integrale esecuzione dell’aumento di capitale varato dal consiglio di amministrazione di Impregilo tenutosi ieri. |
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IMPREGILO: FIRMATO IL CONTRATTO DI GARANZIA PER L’AUMENTO DI CAPITALE |
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Sesto San Giovanni, 13 giugno 2005 - Impregilo S.p.a. Comunica di aver stipulato (unitamente a Gemina e Igli per le parti di loro competenza) il 10 giugno con Banca Imi, Caboto, Efibanca e Ubm il contratto definitivo di garanzia per l’aumento di capitale varato dal Consiglio di Amministrazione della Società lo scorso 7 giugno. La quota garantita dalle suddette banche è pari a circa 450 milioni di euro che, uniti a quanto Gemina e Igli si sono impegnate a sottoscrivere e garantire, copre l’intero aumento di capitale. Come già comunicato al mercato lo scorso 17 maggio, il contratto in argomento non contiene clausole relative ad accadimenti fortemente pregiudizievoli (cosiddetta M.a.c. – Material Adverse Change); quanto alle restanti clausole lo stesso è in linea con le normali prassi di mercato per operazioni similari. |
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PROVVEDIMENTO DI BORSA ITALIANA S.P.A. RELATIVO ALLA CHIUSURA DELLA PROCEDURA DI REVOCA DELLA QUOTAZIONE DELLE AZIONI ORDINARIE PARTECIPAZIONI ITALIANE S.P.A. MODALITÀ DI RIPRISTINO DEL FLOTTANTE RELATIVO AL TITOLO PARTECIPAZIONI ITALIANE S.P.A. |
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Pavia, 13 giugno 2005 -Il Consiglio di Amministrazione di Partecipazioni Italiane S.p.a., preso atto del provvedimento con il quale gli organi competenti di Borsa Italiana S.p.a. Hanno disposto la chiusura della procedura di revoca della quotazione delle relative azioni ordinarie ed hanno indicato le condizioni per la riammissione a negoziazione di detti titoli, ha acquisito la disponibilità dell’attuale azionista di riferimento Glass Italy Bv per dare avvio all’operazione di ripristino del flottante sulle azioni ordinarie Partecipazioni Italiane, da realizzarsi in due fasi distinte: a) la prima fase, da concludersi entro il 5 agosto 2005, in osservanza al disposto dell’art. 108 del decreto legislativo n.58/1998, consiste nella cessione da parte di Glass Italy Bv di una partecipazione pari al 6% circa del capitale sociale di Partecipazioni Italiane S.p.a., così da riportare il flottante ad almeno il 10% de capitale sociale. Tale cessione verrà effettuata mediante collocamento privato, previa individuazione di una lista di potenziali acquirenti; b) la seconda fase, da concludersi entro il mese di dicembre 2005, tiene conto del fatto che, già nella prima fase, l’azionista Glass Italy B.v. Avrà direttamente collocato proprie azioni della Società, e pertanto consisterà nella promozione di un’offerta pubblica di sottoscrizione, avente ad oggetto azioni ordinarie emesse da Partecipazioni Italiane S.p.a. L’obiettivo che si intende perseguire è quello di portare il flottante ad un complessivo 20-25% a seguito della Ops. |
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SECONDO ALCUNI ESPERTI, L'EUROPA È FRENATA SUL VERSANTE DELLA COMMERCIALIZZAZIONE PIUTTOSTO CHE DELL'INNOVAZIONE |
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Bruxelles, 13 giugno 2005 - Secondo il direttore di una Pmi (piccola e media impresa) francese, l'obiettivo europeo di promuovere la crescita economica attraverso l'innovazione richiede azioni globali per aggiungere valore ai risultati dell'innovazione. Nel suo intervento sul tema della commercializzazione e del finanziamento della ricerca al salone europeo della ricerca e dell'innovazione tenutosi a Parigi, Farouk Tedjar, presidente e direttore generale della Recupyl, una società specializzata nello sviluppo e nel trasferimento tecnologico in campo ambientale, ha spiegato che in Europa il problema principale è costituito dalle restrizioni applicate alla commercializzazione dei risultati della ricerca. "La capacità creativa delle giovani imprese europee è aumentata negli anni, ma il problema è da individuare nella mancanza di finanziamenti nella terza fase del processo di innovazione, quando le imprese intendono vendere i propri prodotti all'estero", ha affermato il dottor Tedjar. Una giovane impresa con una buona idea, ha spiegato, non ha problemi nel reperire i finanziamenti per effettuare la ricerca, mentre le difficoltà emergono nel momento in cui cerca di finanziare la fase successiva all'innovazione. "Attualmente non esiste alcun meccanismo a livello di mercato per aiutare le società nella commercializzazione dei risultati delle ricerche innovative. In Europa, dopo aver ottenuto i finanziamenti per sviluppare la tecnologia, è molto difficile continuare e trovare aiuti per la fase di commercializzazione. Nessun tipo di aiuto viene accordato per portare i risultati sul mercato internazionale", ha fatto presente il dottor Tedjar. La Recupyl, la società del dottor Tedjar, grazie ai finanziamenti a titolo del Quinto programma quadro (5Pq), ha sviluppato un sistema di riciclaggio innovativo per le batterie al litio. La tecnologia, unica in Europa, permette di riciclare l'85 per cento della batteria. Eppure la Recupyl ha attualmente enormi difficoltà a reperire aiuti per vendere all'estero la propria licenza. "L'europa ci fornisce i mezzi per portare a termine le ricerche, ma ci lascia sprovvisti quando si tratta poi di venderne i risultati", ha affermato con tono di disapprovazione il dottor Tedjar. Jean-claude Lehmann dell'Accademia francese delle tecnologie, facendo l'esempio del settore delle biotecnologie in Francia, sostiene che lo stesso discorso vale a livello nazionale. Aggiungendo che, nonostante esista ogni sorta di meccanismi di sostegno alla fase iniziale del processo, manca poi la struttura economica per appoggiare la commercializzazione. "La commercializzazione economica della ricerca e sviluppo (R&s) è un processo potenzialmente e globalmente molto vantaggioso", aggiunge Antoine Llor, responsabile della commercializzazione della ricerca alla Cea, la commissione per l'energia atomica francese. "È un processo anche molto lungo, in media dieci anni dal laboratorio al mercato, e molto rischioso dal momento che in genere si traduce in un'applicazione molto avanzata solo un brevetto su 100". In questa situazione, aggiunge Antoine Llor, le società possono scegliere tra due soluzioni. Liberarsi del rischio di ricerca e sviluppo grazie alla collaborazione con una società che fornisce i finanziamenti e si assume il rischio, ma che utilizza i risultati della ricerca, oppure assumere il rischio finanziando con i propri mezzi il prodotto e quindi mantenere il controllo sui risultati della ricerca. Per poter fare questo, però, una società deve avere risorse sufficienti per sostenersi senza entrate per una decina di anni. "In questo caso è di fondamentale importanza l'esenzione fiscale per le giovani imprese", afferma Antoine Llor. "L'europa deve incoraggiare le grandi imprese a sostenere le proprie applicazioni derivate, e seguire l'esempio dagli Stati Uniti per quanto concerne gli incentivi fiscali e il sostegno ai brevetti a favore delle Pmi". "Fino a quando l'Europa non avrà un brevetto europeo o l'equivalente dell'Anvar [l'Agenzia nazionale francese per l'innovazione], questa situazione rimarrà un problema e sarà difficile mettersi al passo con gli Stati Uniti", conclude il dottor Lehmann. "La strategia di Lisbona non dovrebbe limitarsi a considerare l'investimento del tre per cento del Pil nella R&s, ma anche incoraggiare gli Stati membri a dotarsi di meccanismi per la commercializzazione". |
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IL FUTURO DEL CREDITO ALLE PICCOLE IMPRESE: SOLUZIONI E STRUMENTI PER PREPARARE LE PMI ALLE NUOVE REGOLE DI BASILEA II |
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Milano, 13 giugno 2005 - Basilea Ii, ovvero le nuove regole del sistema finanziario che includono in particolare il nuovo standard di misurazione dei rischi da parte delle banche, potrà rappresentare un importante punto di svolta nei rapporti fra banche e Piccole e Medie Imprese. Molti piccoli imprenditori non hanno infatti ancora compreso le conseguenze che questa situazione comporterà sia a livello organizzativo che gestionale. In un incontro a Palazzo Turati, storica sede della Camera di Commercio di Milano, Fedart (Federazione Nazionale dei Consorzi Fidi per artigianato e piccole e medie imprese), con la collaborazione di Artigiancredit Lombardia e la partecipazione di Regione Lombardia, Ueapme (Unione Europea artigianato piccola e media impresa), Banca d’Italia e Bpu (Banche Popolari Unite), ha presentato il Convegno “Basilea Ii per le Pmi: il futuro del credito alle Pmi”. L’obiettivo è stato quello di preparare gli imprenditori al nuovo scenario fornendo informazioni dettagliate per chiarire gli interrogativi più ricorrenti come ad esempio: Come funziona il sistema di risk assestment bancario? Quali informazioni dovranno fornire le Pmi al sistema bancario secondo il nuovo sistema? Come possono prepararsi le Pmi? Christian Marlier, deIla European Savings Bank Group, ha sottolineato che l’obiettivo principale del lavoro svolto dal Comitato di Basilea è stato quello di sviluppare una struttura per rafforzare fortemente la stabilità e la solidità del sistema internazionale delle banche, mantenendo un livello di consistenza tale che la regolamentazione di adeguatezza in conto capitale non sia destinata a diventare una primaria fonte di competitività nell’attività delle varie banche internazionali. Questa nuova struttura deve essere capace di promuovere l’adozione di pratiche più selettive nella gestione del rischio. Marlier ha inoltre illustrato come stanno perciò cambiando le Pmi nelle valutazioni degli istituti di credito. Per accedere a finanziamenti e prestiti, con il nuovo accordo, le imprese dovranno sottoporsi a nuove metodologie di valutazione del rischio. Ora si tiene conto non solo del rischio legato al credito (vale a dire il rischio che il debitore venga meno alle proprie obbligazioni) e del rischio di mercato (derivante per esempio da un avverso movimento dei prezzi, come il tasso di cambio o il tasso di interesse) ma anche del rischio operativo (pericolo di perdita dovuto a processi interni inadeguati o sbagliati, a errori personali e del sistema o dovuti a cause esterne). L’intervento di Harish Bhayani, International Sme Consultant, ha insistito sulle misure che le piccole imprese possono adottare per reagire al meglio a questi cambiamenti e migliorare il loro accesso al credito. Bhayani ha sostenuto che è importante per esse rispettare alcune regole comuni in materia di finanza: realizzare uno studio convincente sulle prospettive future e sulla sostenibilità degli obiettivi d’impresa; dimostrare un atteggiamento competente ed attento alla gestione dei rischi; convincere i creditori che stanno affrontando un rischio contenuto e un buon rendimento; sviluppare relazioni trasparenti, basate su attività di concessione mutui; potenziare la propria abilità nel realizzare obiettivi di successo guardando alla solidità finanziaria; anticipare gli andamenti futuri del mercato al fine di ottenere risultati positivi e sostenere il rimborso del debito verso la banca. Nel suo indirizzo di saluto Claudio Consoli, Direttore Centrale Bpu Banca, ha sottolineato come Basilea2 offra la possibilità di effettuare un salto di qualità a tutti gli operatori del mercato del credito e rappresenti un autentico incentivo ad un più approfondito, trasparente e duraturo rapporto banca-impresa, che dovrà evolvere verso sistemi più sofisticati di gestione non solo del rischio di credito, quanto delle relazioni banca/impresa. Tali relazioni si dovranno trasformare sempre più in chiave di vera e propria “partnership”. Il Convegno ha rappresentato un’occasione importante per raggiungere un’approfondita conoscenza delle problematiche da affrontare e per porre le proprie domande sull’argomento ad esperti del settore bancario e delle Pmi. L’obiettivo principale è stato quello di tentare di tracciare delle linee guida che aiutassero le imprese ad affrontare il futuro, stimolandole ad assumere decisioni e responsabilità oggi indispensabili per non rischiare di restare ai margini del mercato. Introducendo il Convegno Roberto Villa, presidente di Fedart Fidi, ha osservato che i Confidi, in cinquant’anni di storia, hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo delle Pmi, ma oggi devono rendersi conto che è necessario riorganizzare il mercato della garanzia, che loro stessi hanno inventato, per non soccombere ad un inesorabile declino.
Variazione del totale Crediti erogati alle Imprese Artigiane nelle Province Lombarde - Anni 1997/2003 | | | | | | | | | | | | | | anno 1997 | anno 1998 | anno 1999 | anno 2000 | anno 2001 | anno 2002 | anno 2003 | variazione | | | | | | | | | % 1997-2003 | Bergamo | 1.336.778.384 | 1.356.115.608 | 1.426.372.272 | 1.510.632.669 | 1.535.248.605 | 1.530.890.788 | 1.612.157.297 | 20,60 | Brescia | 1.590.223.407 | 1.715.380.031 | 1.853.137.109 | 1.968.893.445 | 2.019.975.319 | 2.117.285.417 | 2.193.353.498 | 37,93 | Como | 631.606.081 | 684.828.014 | 734.315.193 | 763.588.687 | 758.220.047 | 770.198.140 | 802.251.221 | 27,02 | Cremona | 447.092.088 | 454.149.444 | 476.576.952 | 503.256.547 | 512.913.084 | 529.868.220 | 567.079.881 | 26,84 | Lecco | 376.791.978 | 392.533.555 | 424.772.066 | 453.509.842 | 466.347.356 | 495.645.462 | 534.536.824 | 41,87 | Lodi | 188.485.609 | 193.025.249 | 203.999.216 | 222.415.237 | 226.428.511 | 233.755.611 | 251.273.199 | 33,31 | Mantova | 511.363.063 | 582.212.184 | 596.337.471 | 628.705.854 | 660.675.544 | 684.585.846 | 709.929.088 | 38,83 | Milano | 2.003.992.133 | 2.059.768.314 | 2.232.198.558 | 2.322.787.800 | 2.362.976.652 | 2.528.576.047 | 2.645.602.275 | 32,02 | Pavia | 358.510.936 | 361.980.963 | 386.148.013 | 411.222.175 | 418.096.006 | 453.372.663 | 476.802.999 | 33,00 | Sondrio | 267.349.066 | 275.900.054 | 285.441.782 | 303.997.773 | 310.469.688 | 325.848.044 | 343.027.056 | 28,31 | Varese | 685.810.294 | 634.110.888 | 698.642.261 | 663.533.119 | 678.069.201 | 737.725.502 | 758.914.844 | 10,66 | Lombardia | 8.398.003.039 | 8.710.004.304 | 9.317.940.893 | 9.752.543.148 | 9.949.420.013 | 10.407.751.740 | 10.894.928.182 | 29,73 | | | | | | | | | | | | | | | | | | | Fonte: elaborazione Artigiancredit Lombardia su dati Banca d'Italia | | | | | | | | | | | | | | | Dati espressi in unità di euro | | | | | | | | |
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MILANO-NAPOLI INSIEME PER IL MEDITERRANEO MILANO PIÙ NAPOLI: UNA DITTA SU 8 IN ITALIA CON TITOLARE DA QUEI PAESI, TRIPLICATE IN CINQUE ANNI |
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Milano, 13 giugno 2005 - Milano e Napoli insieme? Una forza nei rapporti con i paesi del Mediterraneo. Unite rappresentano il 16,7% dell’export italiano verso i paesi del mare nostrum e il 9% dell’import. Per un bilancio del 12,5% di tutto l’interscambio: una performance che cresce, +7,7% in un anno. Insieme rappresentano poi il 15,2% di tutte le imprese italiane che trattano in quei paesi. Una meta importante: un’impresa di Milano e Napoli su quattro ha tra i propri destinatari d’affari nel commercio estero almeno un paese del Mediterraneo. Nelle due province sono 6.622 in totale le ditte individuali con titolare originario dai Paesi dell’area del Mediterraneo, triplicate in cinque anni, il 13% delle ditte mediterranee presenti sul territorio italiano. Emerge da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano su dati registro imprese al 1° trimestre 2005 e su dati Istat al Iv trimestre 2004 sui Paesi del Mediterraneo: Algeria, Cipro, Egitto, Giordania, Libano, Libia, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia, Israele e territori palestinesi. E delle opportunità di cooperazione con il Mediterraneo e della promozione delle relazioni Nord-sud si è parlato oggi a Napoli, durante l’incontro organizzato dalle Camere di commercio di Milano e Napoli, rappresentate per l’occasione rispettivamente dai presidenti Carlo Sangalli e Gaetano Cola. Hanno partecipato tra gli altri, Antonio Bassolino, presidente della Regione Campania, Giuseppe Vegas, vice ministro all’Economia e alle Finanze e gli ambasciatori in Italia di Siria, Marocco, Egitto e Tunisia. “Promuovere lo sviluppo del Mediterraneo significa non solo far crescere i rapporti economici e commerciali, che i dati ci confermano buoni, ma anche contribuire concretamente alla stabilità dell’area, al rafforzamento di un orizzonte comune, condiviso, all’accoglienza e all’integrazione - ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano –. Per questo la Camera di commercio di Milano, insieme a quella di Napoli sono concretamente impegnate in un progetto che intende valorizzare e moltiplicare le occasioni di dialogo, di cooperazione, di scambio di esperienze con gli altri partner mediterranei”. “E’ un momento importante - dice Gaetano Cola, presidente della Camera di commercio di Napoli - per rilanciare con forza il tema dei rapporti con i Paesi del Mediterraneo e per dare concretezza all’alleanza Napoli-milano su questo terreno. Oggi i nuovi business passano anche attraverso l’intensificazione della cooperazione che, prima ancora che economica, é culturale e di civiltà. Le due Camere di Commercio sono fortemente impegnate per offrire agli operatori italiani un ‘ponte’ verso un mercato destinato a rivestire un ruolo decisivo per lo sviluppo”. Il Comitato Milano - Napoli per il Mediterraneo: le due Camere di Commercio di Milano e Napoli hanno firmato nei mesi scorsi il Protocollo d’Intesa che ha dato vita al Comitato Mediterraneo, organo con il compito di assicurare la progressiva integrazione tra le attività e i sistemi economico-sociali delle due città con i Paesi dell’area mediterranea. L’intento è ora quello di valorizzare ulteriormente le iniziative già intraprese, di tipo economico, finanziario, sociale e culturale, in un quadro congiunto di attività con i Paesi del Basso Mediterraneo. Tutto questo come corollario ad uno sviluppo marcato dei territori di Napoli e Milano. E’ la prima volta che si fa sistema tra nord e sud nei confronti di un’area geografica di interesse economico comune per il sistema Italia nel suo complesso, grazie a un impegno congiunto per il coordinamento delle attività svolte verso l’area mediterranea. Milano e Napoli verso il Mediterraneo insieme. Milano e Napoli insieme per il Mediterraneo: con quasi 3 miliardi di euro di export, in crescita rispetto al 2003 del 8%, rappresentano il 17% circa delle esportazioni italiani verso il mare nostrum. L’interscambio complessivo delle due province è poco meno di 5 miliardi di euro, il 12,5% del totale nazionale (+7,7%% rispetto al 2003). Ma quanto pesa il Mediterraneo sul commercio estero verso il mondo delle due province? Il 4,1% sull’interscambio complessivo, ma la quota sale al 7,2% se si considera solo l’export. E attualmente, sono 3.405 le imprese milanesi e napoletane impegnate nei rapporti commerciali con i paesi del nord Africa e del Medio oriente su un totale nazionale di 22.433, il 15,2%. Ma se si considerano tutte le imprese delle due province che fanno import-export verso il mondo, quasi una su quattro (24,3%) sceglie come meta d’affari anche il Mediterraneo. Milano e Napoli per interscambio verso il Mediterraneo
Mediterraneo | 2004 | tot. Interscambio | variaz. 03-04 | variaz. 03-04 | import | Export | 2004 | import | export | tot.Interscambio | Milano Med | 1.375.396.104 | 2.695.839.315 | 4.071.235.419 | 7,9% | 9,4% | 8,9% | Napoli Med | 474.881.801 | 158.069.724 | 632.951.525 | 5,3% | -11,3% | 0,6% | Milano + Napoli Med | 1.850.277.905 | 2.853.909.039 | 4.704.186.944 | 7,2% | 8,0% | 7,7% | Italia Med | 20.641.802.491 | 17.100.263.182 | 37.742.065.673 | 14,6% | 12,1% | 13,5% | Milano Tot | 71.768.673.020 | 35.655.490.531 | 107.424.163.551 | 6,4% | -0,8% | 3,9% | Napoli Tot | 4.359.125.138 | 3.916.579.481 | 8.275.704.619 | -3,9% | -0,7% | -2,4% | Milano + Napoli tot | 76.127.798.158 | 39.572.070.012 | 115.699.868.170 | 5,8% | -0,8% | 3,4% | Totale Italia | 282.204.748.219 | 280.691.598.935 | 562.896.347.154 | 7,3% | 6,1% | 6,7% | Med. Mi su Tot.mi | 1,9% | 7,6% | 3,8% | | | | Med. Na su Tot Na | 10,9% | 4,0% | 7,6% | | | | Med. Mi+na su tot Na+mi | 2,4% | 7,2% | 4,1% | | | | Med It. Su tot.It. | 7,3% | 6,1% | 6,7% | | | | Med Mi+ Na su tot. Med It | 9,0% | 16,7% | 12,5% | | | | Elaborazione Camera di commercio di Milano su dati Istat al Iv trim. 2004, valori in euro Le imprese di Milano e Napoli che commerciano col Mediterraneo | N.imprese | % Med su tot. Verso il mondo | % Med su tot. Italia verso Med | % su tot. Italia verso il mondo | Milano verso il mondo | 12.012 | / | / | 12,1% | Milano verso il med | 2.953 | 24,6% | 13,2% | / | Na verso il mondo | 1.987 | / | / | 2,0% | Na verso il med | 452 | 22,7% | 2,0% | / | Mi + Na verso il mondo | 13.999 | / | / | 14,2% | Mi+ Na verso il med | 3.405 | 24,3% | 15,2% | / | Italia verso il mondo | 98.924 | / | / | 100,0% | Itali verso il med | 22.433 | 22,7% | 100,0% | / | Elaborazione Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al giugno 2004 Il Mediterraneo a Milano e a Napoli singolarmente... Milano è la provincia con il maggior numero di ditte individuali (Di) con titolare originario dai Paesi dell’area del Mediterraneo: sono 5.842, l’11,4% del totale sul territorio italiano (51027), il 3,8% del totale delle ditte individuali anche non di stranieri presenti nell’area milanese (155.715). Napoli ne fa segnare 780, l’1,5% delle mediterranee italiane, lo 0,6% del totale delle ditte provinciali (121.846). In termini di variazione tra il 2000 e il 2005, Napoli ha una crescita del +200% mentre Milano del +97%. …il Mediterraneo a Milano e Napoli se insieme. Sono 6622 i titolari di ditte individuali che hanno sede presso Napoli e Milano, per la maggioranza egiziani 51%. 3510 invece gli amministratori di società nati sul mare nostrum, 806 invece i soci mediterranei di imprese che hanno sede a Napoli e Milano. In tutto le persone nate sul mediterraneo che ricoprono una carica all’interno di imprese di Milano e Napoli sono 11821 pari al 17% del totale nazionale. In particolare Napoli e Milano sono stati scelti da un egiziano con carica su 2. Dal primo trimestre 2000 al primo trimestre 2005 si è raddoppiato il numero di persone nate sul Mediterraneo che ricoprono una carica. 6.011 detentori di carica in più in 5 anni, 1.200 all’anno. In particolare sono i titolari di ditte individuali a dirigere la cavalcata triplicandosi in cinque anni creando 4.457 imprese in più. A Milano e a Napoli gli imprenditori individuali mediterranei si concentrano prevalentemente nel commercio, il 28,1% del totale delle imprese individuali mediterranee, e nelle costruzioni con il 25,5%. Significativa la presenza nel settore dei servizi alle imprese con il 17,2%.
| Titolare | Peso sul totale | Socio | Peso sul totale | Amministratore | Peso sul totale | Altre cariche | Peso sul totale | Totale | Peso sul totale | Milano | 5842 | 54% | 724 | 7% | 3309 | 31% | 846 | 8% | 10721 | 100% | Napoli | 780 | 71% | 82 | 7% | 201 | 18% | 37 | 3% | 1100 | 100% |
Milano + Napoli | Titolare ditte individuali | Peso sul totale | Socio | Peso sul totale | Amministratore | Peso sul totale | Altre cariche | Peso sul totale | Totale | Peso sul totale | 6622 | 56% | 806 | 7% | 3510 | 30% | 883 | 7% | 11821 | 100% | Elaborazione Camera di commercio di Milano su dati registro delle imprese, primo trimestre 2005 Mila + Napoli: persone con carica Variazione in valori assoluti 1°trim 2000-1°trim 2005 | Titolare | Socio | Amministratore | Altre cariche | Totale | 4457 | 270 | 1192 | 92 | 6011 | Elaborazione Camera di commercio di Milano su dati registro delle imprese, primo trimestre 2005 Milano e Napoli: var % persone con carica | Titolare | Socio | Amministratore | Altre cariche | Totale | | var % 00-04 | var % 00-04 | var % 00-04 | var % 00-04 | var % 00-04 | Milano | 182% | 58% | 53% | 11% | 97% | Napoli | 767% | 5% | 29% | 16% | 209% | Elaborazione Camera di commercio di Milano su dati registro delle imprese, primo trimestre 2005 |
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BASILEA 2: L’AFFIDABILITÀ DELLE IMPRESE MINORI MICRO IMPRESE A BASSO RISCHIO IL 96% DELLE DITTE INDIVIDUALI E DELLE SOCIETÀ DI PERSONE SONO “SANE” LO DIMOSTRA IL MODELLO DI RANKING REALIZZATO DA UNIONCAMERE |
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Roma, 13 giugno 2005 Il 96,28% delle micro imprese italiane non supera la soglia di rischio di default fissata come discrimine tra imprese “sane” e imprese “a forte rischio”. Nel 54% dei casi questa tipologia imprenditoriale può essere considerata altamente “affidabile”. Tra Nord, Centro e Sud non emergono grandi differenze in termini di rischiosità delle imprese, sebbene il più giovane e meno strutturato tessuto economico del Mezzogiorno presenti elementi di debolezza maggiori. Ben più importante è la struttura dell’impresa: aziende più grandi (in termini di collaboratori e di fatturato) e con un mercato di riferimento ampio sono da considerare a basso rischio di insolvenza. Queste alcune delle conclusioni più significative dell’indagine realizzata da Unioncamere presentata a Roma, nell’ambito del convegno “Basilea 2: l’affidabilità delle imprese minori”. “Basilea 2 – ha detto il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli - è una grande opportunità di sviluppo: per le nostre imprese per avere più risorse a disposizione per crescere e per le banche, per essere più efficienti e allocare meglio il credito. Lo strumento di analisi che Unioncamere ha elaborato – ha evidenziato Sangalli - va proprio in questa direzione, di supporto ad una riconoscibilità più “fine” dei fondamentali delle micro-imprese, che la ricerca mostra essere un sistema tutt’altro che inaffidabile. Basilea 2, quindi, deve contribuire a far maturare il dibattito anche su altri temi, non meno importanti, in vista di una modernizzazione del quadro giuridico all’interno del quale opera il nostro sistema produttivo”. Per il presidente di Unioncamere “un primo importante passo avanti già è stato compiuto in questa legislatura con il Ddl sulla competitività, che introduce incentivi alle aggregazioni tra imprese utilizzabili anche dalle piccole aziende. Ora occorre continuare l’opera di revisione del nostro ordinamento con la riforma del diritto fallimentare e della giustizia civile e con l’attuazione delle direttive sui tempi medi di pagamento dell’impresa privata. Lo sviluppo e la competitività sono obiettivi che un’azienda, soprattutto se piccolissima, difficilmente può conseguire da sola.”. Perché un’indagine sull’affidabilità delle imprese minori Duplice lo scopo della ricerca, effettuata su un campione di oltre 11mila imprese di piccola dimensione, costituite in forma di ditte individuali o di società di persone, attive nei settori commercio, costruzioni, servizi e manifatturiero, che non presentando il bilancio annuale rimarrebbero sconosciute alle analisi di tipo quantitativo[1]. Da una parte, valutare il livello di rischiosità, attraverso l’utilizzo di un modello di posizionamento (ranking), che gli intermediari creditizi potranno utilizzare in vista dell’applicazione delle nuove regole che l’Accordo di Basilea 2 introdurrà a partire dal 2007. Dall’altro, realizzare un benchmark di riferimento, ovvero un metodo di confronto, per le micro-imprese, utilizzabile nel processo di valutazione del merito del credito che le banche adotteranno. Gli Accordi di Basilea 2 sui coefficienti patrimoniali che le banche devono detenere a fronte dei rischi connessi all’erogazione del credito prevedono, infatti, che le imprese che abbiano un fatturato annuo inferiore ai 5 milioni di euro e un indebitamento bancario inferiore al milione di euro rientrino nella categoria retail. Questo insieme di soggetti economici, che rappresentano in Italia l’85% delle imprese esistenti, non sarà sottoposto ad istruttorie personalizzate per la determinazione del rating da parte delle banche, come invece avverrà per le imprese maggiori. Al contrario, tenendo conto della esiguità dei prestiti richiesti, dello scarso “peso specifico” delle aziende – considerate singolarmente – nel portafoglio-clienti delle banche e della anti-economicità di avviare istruttorie ad hoc per ciascuna di esse, le banche individueranno dei raggruppamenti di imprese con caratteristiche simili e a ciascuno di questi saranno applicate condizioni standard di accesso al credito. Per definire il prezzo e le condizioni di un’operazione di credito per le imprese minori, le banche terranno conto di numerosi elementi che concorreranno a definire i diversi livelli di rischiosità di questi gruppi di imprese. Diventa quindi fondamentale disporre di dati oggettivi (simulazioni di contesto, serie storiche, esperienze pregresse, etc.) che permettano di valutare con precisione l’incidenza di tali elementi sull’effettivo livello di rischiosità di ciascuna azienda considerata. L’iniziativa di Unioncamere rappresenta una prima risposta operativa a questa esigenza, attraverso la costruzione di un modello di valutazione della rischiosità delle micro imprese. Questo modello permette di creare un termine di confronto, attraverso il quale le informazioni disponibili sulle singole imprese, confrontate con i valori di riferimento previsti dal modello, consentiranno di fornire una stima puntuale del loro grado di rischiosità. L’affidabilità delle micro imprese Due gli indicatori utilizzati dalla ricerca. Il primo individua la soglia di rischio di default, ovvero il discrimine tra imprese sane e imprese “meno affidabili”. Questa è stata fissata nel 70% del rapporto tra debito e fatturato medio degli ultimi 3 anni[2]. In base a questo parametro, la ricerca mostra che il 96,28% delle imprese non supera la soglia di rischio di default. Il modello di ranking, basato sull’analisi multivariata di 20 parametri relativi alla struttura dell’impresa, all’area geografica di appartenenza, alla formula organizzativa, uniti ai dati finanziari dell’attività economica, si articola, invece, su 11 classi di vulnerabilità crescente[3]. Considerando la distribuzione delle imprese in queste classi, emerge che il 10,32% delle imprese rientra nella fascia di eccellenza per affidabilità e “robustezza” strutturale (solvibilità 1, 2 e 3), l’88,55% nelle cinque classi di vulnerabilità e solo l’1,12% nelle tre classi di rischio strutturale e operativo. La maggioranza delle imprese (il 59,3%) si colloca nelle classi di Vulnerabilità 2 e 3, che rappresentano una specie di spartiacque tra le imprese più solide e quelle che mostrano criticità. Nel complesso, il 53,83% delle micro imprese (ovvero quelle che rientrano nelle prime 5 classi, tre di solvibilità e due di vulnerabilità) presenta un livello di affidabilità buona, che varia da casi di eccellenza, a casi in cui esistono alcune criticità strutturali, economiche o finanziarie non gravi. Il 28,87% delle aziende (appartenenti alla classe di Vulnerabilità 3 evidenzia di debolezza, che potrebbero determinare situazioni di crisi nel medio periodo. Esiste, infine, un 17% di imprese, dalla classe Vulnerabilità 4 (14,73%) alla classe Rischio 3 (solo lo 0,03%), che si caratterizzano invece per una presenza sempre più diffusa di elementi critici, che rendono queste aziende sempre più soggette a situazioni di difficoltà mano a mano che si scende nella scala di ranking. I “rischi” del territorio Il Nord nel suo complesso presenta una percentuale doppia, rispetto al Centro e al Sud, di imprese che rientrano nelle tre classi di eccellenza e che, quindi, sono altamente affidabili (15% circa a fronte dell’8% circa). La stragrande maggioranza delle imprese di tutte le ripartizioni si colloca comunque a ridosso delle classi 2 e 3. Ciò significa che anche le imprese del Centro e del Sud, pur presentando una serie di criticità, hanno una discreta struttura economico-finanziaria. Inoltre, sebbene le imprese del Sud mostrino una debolezza relativa maggiore (in parte anche spiegata dalla presenza di una neo-imprenditoria diffusa), questa non si traduce in un gap incolmabile. La distribuzione delle imprese per territorio Classe | Nord-ovest | Nord-est | Centro | Sud | Solvibilità 1 | 4,85% | 4,42% | 2,12% | 2,49% | Solvibilità 2 | 4,96% | 5,07% | 2,24% | 2,58% | Solvibilità 3 | 5,57% | 5,22% | 3,62% | 3,01% | Totale | 15,38% | 14,71% | 7,98% | 8,08% | Vulnerabilità 1 | 18,33% | 18,01% | 10,53% | 10,75% | Vulnerabilità 2 | 34,50% | 34,95% | 27,75% | 29,92% | Vulnerabilità 3 | 19,76% | 20,66% | 33,89% | 31,04% | Vulnerabilità 4 | 9,07% | 8,94% | 17,96% | 16,42% | Vulnerabilità 5 | 1,55% | 1,32% | 1,10% | 2,32% | Totale | 83,21% | 83,88% | 91,22% | 90,46% | Rischio 1 | 0,89% | 0,85% | 0,31% | 0,52% | Rischio 2 | 0,54% | 0,56% | 0,46% | 0,86% | Rischio 3 | 0,00% | 0,00% | 0,03% | 0,09% | Totale | 1,41% | 1,41% | 0,80% | 1,46% | L’incidenza della forma giuridica Mentre l’appartenenza ai diversi settori non fa rilevare sostanziali differenze in termini di rischiosità delle imprese, la scelta della forma giuridica non appare ininfluente. Nelle prime classi di eccellenza rientrano solo il 5,1% delle ditte individuali a fronte del 17,1% e del 19,7% delle Società in accomandita semplice e delle Società in nome collettivo[4]. Le forme giuridiche Classe | Ditta Individuale | Sas | Snc | Solvibilità 1 | 1,3% | 5,6% | 5,6% | Solvibilità 2 | 1,5% | 3,7% | 6,5% | Solvibilità 3 | 2,3% | 7,8% | 7,5% | Totale | 5,1% | 17,1% | 19,7% | Vulnerabilità 1 | 10,4% | 14,9% | 21,1% | Vulnerabilità 2 | 29,2% | 31,5% | 35,6% | Vulnerabilità 3 | 37,8% | 19,1% | 10,9% | Vulnerabilità 4 | 15,3% | 1 3,9% | 9,6% | Vulnerabilità 5 | 1,3% | 0,7% | 1,5% | Totale | 94,1% | 80,2% | 78,8% | Rischio 1 | 0,3% | 1,0% | 0,8% | Rischio 2 | 0,4% | 1,7% | 0,7% | Rischio 3 | 0,0% | 0,0% | 0,1% | Totale | 0,8% | 2,7% | 1,5% | Il fattore “internazionalizzazione” Un aspetto che fa la differenza è il mercato in cui operano le imprese: la percentuale di presenze nelle classi di “solvibilità” aumenta con l’ampliarsi dei confini commerciali. Il mercato di riferimento Classe | Quartiere | Città | Provincia | Regione | Tutta Italia | Estero (Europa) | Resto del mondo | Solvibilità 1 | 0,60% | 1 ,72% | 3,14% | 4,22% | 3,87% | 4,70% | 7,23% | Solvibilità 2 | 1,39% | 1,91 % | 3,42% | 4,22% | 4,47% | 3,36% | 8,43% | Solvibilità 3 | 2,79% | 2,52% | 3,42% | 5,05% | 7,38% | 8,72% | 8,43% | Totale | 4,78% | 6,15% | 9,98% | 13,48% | 15,72% | 16,78% | 24,10% | Vulnerabilità 1 | 9,96% | 9,96% | 13,72% | 14,72% | 16,32% | 15,44% | 18,07% | Vulnerabilità 2 | 30,28% | 25,81% | 32,15% | 34,00% | 29,99% | 29,53% | 24,10% | Vulnerabilità 3 | 40,44% | 38,29% | 28,41% | 20,84% | 19,47% | 20,81% | 13,25% | Vulnerabilità 4 | 12,15% | 17,82% | 13,76% | 13,65% | 15,11 % | 10,74% | 15,66% | Vulnerabilità 5 | 1,00% | 1,23% | 0,88% | 1 ,99% | 2,18% | 4,03% | 3,61% | Totale | 93,82% | 93,12% | 88,91% | 85,19% | 83,07% | 80,54% | 74,70% | Rischio 1 | 0,80% | 0,37% | 0,60% | 0,50% | 0,48% | 1,34% | 0,00% | Rischio 2 | 0,60% | 0,37% | 0,46 % | 0,74% | 0,73% | 1,34% | 1,20% | Rischio 3 | 0,00% | 0,00% | 0,05% | 0,08% | 0,00% | 0,00% | 0,00% | Totale | 1,39% | 0,74% | 1,11% | 1,32% | 1,21% | 2,68% | 1 ,20% | Quanto “pesano” i collaboratori Anche il numero dei collaboratori[5] ha una certa incidenza sul livello di rischiosità delle aziende di piccole dimensioni: al crescere del numero di collaboratori diminuisce il rischio di insolvenza. Da notare, però, che le aziende con oltre 10 dipendenti sono al tempo stesso quelle maggiormente rappresentate nelle tre classi di eccellenza e nelle tre classi a forte rischio. I collaboratori Classe | Nessuno | Uno | Da2a5 | Da 6 a 10 | Oltre 10 | Solvibilità 1 | 0,64% | 0,72% | 2,85% | 1 0,64% | 15,92% | Solvibilità 2 | 0,72% | 1,08% | 4,49% | 9,36% | 11,41 % | Solvibilità 3 | 0,89% | 2,37% | 5,44% | 13,21% | 10,88% | Totale | 2,25% | 4, 16% | 12,78% | 33,21% | 38,20% | Vulnerabilità 1 | 4,55% | 14,93% | 21,82% | 17,80% | 8,49% | Vulnerabilità 2 | 26,48% | 40,49% | 32,81% | 23,30% | 16,18% | Vulnerabilità 3 | 47,64% | 23,40% | 17,64% | 11,38% | 14,32% | Vulnerabilità 4 | 17,08% | 14,64% | 12,36% | 11,56% | 16,71 % | Vulnerabilità 5 | 1 , 1 0% | 1 ,58% | 1,58% | 1 ,28% | 2,65% | Totale | 96,86% | 95,05% | 86,21% | 65,32% | 58,36% | Rischio 1 | 0,47% | 0,36% | 0,53% | 0,55% | 1,33% | Rischio 2 | 0,38% | 0,43% | 0,48% | 0,92% | 2,12% | Rischio 3 | 0,04% | 0,00% | 0,00% | 0,00% | 0,00% | Totale | 0,89% | 0,79% | 1 ,00% | 1 ,47% | 3,45% | L’importanza del fatturato e l’incidenza del debito Al crescere dei volumi di fatturato, l’incidenza del rischio di default si abbassa fino ad essere prossimo allo zero nelle classi superiori ai 500.000 euro. La tabella mostra, infatti, l’assenza degli estremi, vale a dire delle imprese con bassi fatturati ed alta solvibilità e di quelle con alti fatturati e alti rischi. Ammontare di fatturato Classe | < 50.000 | < 150.000 € | < 500.000 € | < 1.000.000 | > 1.000.000 | Solvibilità 1 | 0,00% | 0,00% | 0,00% | 0,00% | 61,30% | Solvibilità 2 | 0,00% | 0,00% | 0,00% | 34,38% | 14,86% | Solvibilità 3 | 0,00% | 0,00% | 4,61% | 38,33% | 5,88% | Totale | 0,00% | 0,00% | 4,61% | 72,71% | 82,04% | Vulnerabilità 1 | 0,00% | 0,00% | 54,87% | 6,88% | 3, 1 0% | Vulnerabilità 2 | 0,04% | 89,97% | 34,05% | 11,04% | 14,86% | Vulnerabilità 3 | 62,76% | 7,01% | 1,74% | 9,38% | 0,00% | Vulnerabilità 4 | 32,96% | 1,22% | 3,14% | 0,00% | 0,00% | Vulnerabilità 5 | 2,21 % | 0,64% | 1 ,60% | 0,00% | 0,00% | Totale | 97,97% | 98,84% | 95,39% | 27,29% | 17,96% | Rischio 1 | 0,62% | 1 , 16% | 0,00% | 0,00% | 0,00% | Rischio 2 | 1,34% | 0,00% | 0,00% | 0,00% | 0,00% | Rischio 3 | 0,07% | 0,00% | 0,00% | 0,00% | 0,00% | Totale | 2,03% | 1, 16% | 0,00% | 0,00% | 0,00% | Analoga la situazione riguardo al debito: per classi di indebitamento basse, il 10,47% di imprese ricade nella categorie di solvibilità massima, mentre sono assolutamente assenti imprese “rischiose”. Di contro, all’aumentare del debito – soprattutto tra i valori compresi fra i 70.000 ed i 100.000 euro e superiori - si registrano corrispondenti aumenti di imprese nelle categorie vulnerabili ed a rischio, fino a toccare quote del 23% di presenze quando il debito supera volumi di 100.000 euro. Il debito Classe | < 20.000 | < 50.000 | < 70.000 | < 100.000 | > 100.000 | Solvibilità 1 | 3,45% | 0,00% | 0,00% | 0,00% | 0,00% | Solvibilità 2 | 3,07% | 8,20% | 0,76% | 0,00% | 0,00% | Solvibilità 3 | 3,96% | 6,15% | 12,21% | 2,56% | 0,00% | Totale | 10,47% | 14,35% | 12,98% | 2,56% | 0,00% | Vulnerabilità 1 | 14,32% | 6,83% | 2,29% | 12,82% | 0,00% | Vulnerabilità 2 | 29, 17% | 43,51% | 50,38% | 24,36% | 27,56% | Vulnerabilità 3 | 30,21 % | 23,46% | 6,87% | 23,08% | 20,00% | Vulnerabilità 4 | 15,68% | 2,05% | 13,74% | 6,41% | 18,67% | Vulnerabilità 5 | 0,14% | 9,79% | 9,16% | 10,26% | 1 0,67% | Totale | 89,53% | 85,65% | 82,44% | 76,92% | 76,89% | Rischio 1 | 0,00% | 0,00% | 4,58% | 14,10% | 8,00% | Rischio 2 | 0,00% | 0,00% | 0,00% | 6,41% | 14,22% | Rischio 3 | 0,00% | 0,00% | 0,00% | 0,00% | 0,89% | Totale | 0,00% | 0,00% | 4,58% | 20,51% | 23,11% | Un “focus” sulle micro e piccole imprese L’indagine effettuata ha anche il pregio di aver portato alla luce una serie di caratteristiche e di comportamenti delle imprese fino ad ora poco analizzati. Il quadro che emerge mostra che: Le micro imprese hanno un volume d’affari pari a circa 800.000 euro l’anno: più elevato risulta quello medio delle società di persone (1.200.000 euro), inferiore quello delle ditte individuali (200.000 euro). In ogni caso, il 98% delle aziende censite presenta volumi di attività inferiori al limite stabilito per il settore “retail” dai nuovi Accordi di Basilea, pari a 5 milioni di Euro. Il 59,3% delle imprese ha meno di due collaboratori, il 27,6% ha da 2 a 5 collaboratori, il 7,8% ne ha da 6 a 10 e il 5,3% oltre 10. Nell’84% dei casi l’attività dell’impresa non oltrepassa i confini regionali, mentre oltre il 3% di queste micro aziende ha all’estero il proprio mercato di riferimento. Dall’incrocio sui tempi di pagamento dei fornitori e di riscossione dai clienti si registra un dato particolarmente interessante circa la gestione del circolante e la liquidità: solo il 43% delle imprese “minori” vede coincidere tempi di pagamento e tempi di incasso. Al contrario, il 24% potrebbe trovarsi esposto a problemi di liquidità in quanto i tempi di incasso sono ben più lunghi di quelli di pagamento (un ulteriore 32% ha tempi di pagamento più lunghi di quelli di incasso). Per il 45% delle imprese i costi diretti (materia prime, semilavorati, manodopera e componenti) incidono per oltre il 30% del fatturato, mentre i costi di gestione (spese di tipo amministrativo, di struttura, di marketing) hanno un peso – per il 54% delle imprese – non superiore al 15% del fatturato (per il 26% è compreso tra il 15 ed il 20% del fatturato; per il 12% tra il 21 ed il 30% del fatturato; oltre l’8% dichiara che è superiore al 30%). Mediamente basso è il valore dell’utile: circa il 40% delle imprese dichiara di aver ottenuto un risultato lordo ante imposte compreso tra i 10.000 ed i 25.000 euro; il 24%, invece, utili tra i 25.000 ed i 50.000 euro; solo il 17% denuncia valori di utile superiori ai 50.000 euro, mentre un buon 3% dichiara di aver subito solo perdite. L’utile è stato reinvestito dal 54% delle aziende. Di queste, ben l’11% ha effettuato nuovi investimenti con quote di utile superiori al 30%. Nell’81% dei casi, l’autofinanziamento è la formula utilizzata per l’avvio dell’impresa (a fronte del 45% della media rilevata per la generalità delle imprese). Le piccole imprese tendono a costruire rapporti duraturi con il proprio istituto di credito. Nel 68,3% dei casi, addirittura, gli imprenditori hanno un’unica banca di riferimento. Tra le tipologie di credito ottenute dalle imprese, la quota maggiore è rappresentata dai prestiti a medio-lungo termine (superiori cioè ai 18 mesi). Il 29% delle aziende, infatti, dichiara di aver effettuato questo tipo di operazione bancaria. Un altro 18% ha richiesto l’apertura di un fido sul conto corrente. Marginale, invece, la quota di imprese che è ricorsa ai crediti a breve termine (5%) e ai mutui ipotecari (3%). |
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L’INDUSTRIA DELLA TECNOLOGIA PER CERAMICA IN CONTROTENDENZA. IL SETTORE SI È MOSTRATO PARTICOLARMENTE VITALE NEL 2004 CON UN FATTURATO DI 1.593,4 MILIONI DI EURO (+13,6% SUL 2003) |
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Modena, 9 giugno 2005 Con i risultati del 2004 si interrompe il trend negativo iniziato nel 2001. Registrano un importante risultato positivo soprattutto le vendite di macchinari verso l’industria italiana produttrice di piastrelle (+14,1%); anche le vendite verso l’industria dei laterizi segnano un confortante + 7,1%, derivante soprattutto dal fatturato estero (+13,8%) Si interrompe il processo di contrazione di mercato in Europa (+24,6% rispetto al 2003), derivante soprattutto dal perdurare della crisi del mercato spagnolo; registrano inoltre valori in crescita le vendite in Medio Oriente (con un significativo + 54,3%), Nord, Centro e Sud America, Cina e paesi dell’Europa orientale; si conferma invece in trend negativo delle esportazioni verso il Sud Est Asiatico dove le vendite scendono di un 32,1%. In leggero calo anche l’Africa (-6,6%) Alla vigilia dell’Assemblea Annuale di Acimac, svoltasi venerdì 10 giugno, presso il Castello di Spezzano (Modena), il Presidente Pierluigi Ponzoni ha presentato alla stampa i dati relativi all’andamento dell’industria italiana produttrice di macchine per ceramica nell’anno 2004, emersi dalla 13a Indagine Statistica Nazionale Annuale. Le imprese italiane fornitrici di macchine per ceramica nel 2004 sono risultate 175, rispetto alle 173 dell’anno precedente, rappresentando il saldo tra chiusure e creazione di nuove imprese, fusioni e incorporazioni. Il 2004 si è chiuso per il settore con un volume d’affari complessivo pari a 1.593,4 milioni di euro (+13,6% sul 2003) con un incremento in valori assoluti di 191 milioni di euro. Solo in parte recuperato il calo delle vendite sul mercato italiano registrato nel 2003 (-11,5%),il fatturato infatti si assesta a 448 milioni di euro con un incremento rispetto al 2003 di + 4,6% pari a 19,5 milioni di euro in valori assoluti. Al contrario, le esportazioni hanno registrato un sensibile incremento rispetto ai livelli del 2002 e 2003, passando da 974, del 2003, a 1.145,4 milioni di euro. L’incidenza dell’export sul fatturato totale del settore sale pertanto dal 69,4% al 71,9%. Il 2004 ha visto il recupero delle vendite anche sui mercati, come l’Unione Europea, che registravano un perdurante trend negativo; fa eccezione il Sud Est Asiatico dove le vendite continuano il processo di contrazione. Il Medio Oriente, che registra una crescita ininterrotta ormai dal 1999, supera nel 2004 l’Unione Europea, diventando la prima area geografica per esportazione di tecnologia ceramica italiana che qui raggiunge vendite pari a 280,3 milioni di euro (+54,3%).L’iran rimane il paese in cui è più forte la domanda di macchine ed impianti italiani. L’unione Europea ha registrato un parziale recupero delle vendite passando da 192 a 239,3 milioni di euro e risalendo a una quota del 20,9% del fatturato estero totale. Questi risultati non sono però sufficienti al mantenimento del primato come principale area di esportazione. La Ue infatti si colloca nel 2004 al secondo posto, dietro il Medio Oriente. Le difficoltà dell’industria spagnola produttrice di piastrelle rimangono la principale causa della minore domanda di tecnologia in quest’area Terzo mercato di esportazione diventano i paesi dell’Europa orientale nei quali, dopo un anno di calo fisiologico, riprende il trend positivo di crescita delle vendite che raggiungono il valore, in termini assoluti, di 150,1 milioni di euro, che significano un +39% di crescita rispetto al 2003. Riprendono anche le vendite in Cina, Hong Kong e Taiwan che si assestano nel 2004 a 97,9 milioni di euro (+20,3%), mentre il resto dell’Asia registra un segno negativo di -32,1%. Questo perdurante risultato in calo si deve soprattutto alla sensibile diminuzione delle vendite nel Sud Est Asiatico. In leggero calo le esportazioni in Africa (-6,6%) che però nel 2003 avevano registrato un incremento del 24,2%, mentre sia nell’area nordamericana del Nafta, dove le esportazione si concentrano principalmente in Messico, e che registra un +6,1%, e nel Centro e Sud America (+16,2%), le esportazioni continuano a registrare una progressiva crescita. Il 2004 conferma, senza particolari scostamenti, la ormai consolidata ripartizione delle vendite di macchine in riferimento alle sei diverse tipologie di industrie ceramiche clienti, ossia i settori produttori di piastrelle (l’82,8% del fatturato totale del comparto), di laterizi (l’8,3%), di sanitari (il 5,7%), di stoviglieria (il 2%), refrattari e ceramica varia (rispettivamente l’ 1.1% e lo 0,1%). Il valore delle vendite di impianti per la produzione di piastrelle, è salito sensibilmente da 1.156,6 a 1.319,9 milioni di euro (+14,1% sul 2003). Più contenuto l’aumento delle vendite in Italia che ha registrato un + 5,4% sul 2003 salendo a 361,9 milioni di euro. Significativo invece l’aumento delle esportazioni destinate a questo specifico comparto, pari a 958 milioni di euro (+17,8 % sul 2003, cioè 144,8 milioni di euro in valori assoluti). Per quanto riguarda le altre tipologie di macchine per ceramica, colmano solo parzialmente il calo registrato fra 2002 (160 milioni di euro) e 2003 (122,8 milioni di euro) le macchine per laterizi che registrano un fatturato di 131,6 milioni di euro, mentre registrano un notevole incremento le vendite di macchine per sanitari (da 65,5 a 91,11 milioni di euro), macchine per refrattari (da 12,2 a 17,3 milioni di euro); battuta d’arresto invece per macchine per stoviglieria (che ritornano quasi ai livelli del 2002 passando da 37,6 a 31.2 milioni di euro) e calano drasticamente le vendite di macchine destinate alla ceramica varia (da 7,8 a 2,3 milioni di euro). Come nel 2003 rispetto al 2002, l’incidenza delle singole tipologie di macchine sulla composizione del fatturato totale di settore non ha registrato nel 2004 scostamenti significativi rispetto a quella storica. La maggior parte dei settori regista una crescita, compresi anche quelli che erano in calo nel 2003, e cioè le macchine destinate alla formatura del prodotto (presse), che hanno registrato un aumento del 22,6% e quelle destinate alla cottura (+34,7%). In calo, invece, la vendite di stampi (-4,7%), di impianti per la scelta, confezionamento e pallettizzazione (-19,1%) e di strumenti di laboratorio (-53,1%). Il 2005 riflette in parte quanto già emerso in fase previsionale: il parziale recupero del mercato spagnolo e la crescita di Russia e Medio Oriente. Va rilevato comunque che, pur a fronte di un fatturato in sostanziale crescita, continuano a ridursi i margini di redditività per la maggior parte delle aziende del settore prevalentemente composto da piccole e medie imprese. A questo si aggiunge la persistente incertezza del quadro economico mondiale che influisce pesantemente su un comparto che storicamente ricava dalle esportazioni oltre i due terzi del proprio fatturato, con presenze consolidate su tutti i mercati mondiali. A dimostrazione di ciò, i primi sei mesi dell’anno in corso registrano un generalizzato calo della domanda. Per quanto riguarda i prossimi sei mesi le vendite dovrebbero vedere un parziale recupero, che comunque difficilmente consentirà di chiudere l’anno sugli stessi valori di fatturato del 2004 Per quanto riguarda i mercati si prevede che continui il trend positivo del paesi dell’Europa Orientale, mentre il Medio Oriente, in particolare l’Iran, potrà registrare una fisiologica flessione degli acquisti. Il comparto, per continuare ad essere competitivo in un quadro internazionale non stabile, dovrà proseguire nell’offerta di proposte tecnologiche sempre più innovative e di conseguenza continuare ad investire nella ricerca. Dovrà inoltre, per questo motivo, continuare sulla strada del già avviato, seppur lentamente, processo di aggregazione, quale elemento vitale, per riuscire ad assorbire i costi crescenti della ricerca e del presidio dei mercati. |
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MATERIALI ELETTRICI: A MILANO SEMPRE PIÙ CINESI L’ASSISTENZA? LA FA IL VENDITORE. ATTESE PIÙ BREVI: NON OLTRE 15 GIORNI MATERIALI CONTRAFFATTI, A VOLTE PERICOLOSI: SANZIONI PER IL 10% DEI CONTROLLI. ARRIVANO LE REGOLE. L’APPARECCHIO SI ROMPE? SI SOSTITUISCE DOPO 3 RIPARAZIONI |
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Milano 13 giugno 2005 - Incidenti domestici? C’è anche il fuoco in agguato, a partire da un corto circuito. In un mercato dove arriva la contraffazione. Dal filo tropo sottile, alla presa fuori norma: 10% i controlli della Camera di commercio finiti in sanzioni nel 2004 (10 su 102), 11 i ritiri dal mercato, 8 i sequestri cautelativi (ferri da stiro, barbecue, lampade, asciugacapelli, catene luminose). E tra gli italiani in un anno uno su venti è stato colpito da un corto circuito (4,2%). 400 i morti nazionali per scossa all’anno. Il 4,5% degli infortuni da elettricità ha esito mortale, 30 volte maggiore di quelli non elettrici. A Milano e provincia ci sono poi 11 infortuni elettrici nelle imprese denunciati nel 2003, rispetto ai 29 lombardi e ai 330 italiani, meglio dei 61 del 2002. Mentre arrivano sempre più materiali elettrici a basso costo dalla Cina: dal 2003 al 2004 l’import cresce del 28,1%, per 190 milioni di euro. Il 6% di tutto l’import elettrico dal mondo arriva dalla Cina, con picchi per pile e accumulatori (13,6%), lampade (13%). Chiediamo generatori (60 milioni di euro, +25% in un anno), fili e cavi (14 milioni, +30%), apparecchi elettrici (33 milioni, +41,8%), lampade (35 milioni, +22,8%), pile e accumulatori (21 milioni, +11,9%), distributori (26 milioni, +42,6%). E a Milano ci sono 155 negozi di materiale elettrico e 870 di apparecchi elettrici. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro delle imprese, Istat, Istituto nazionale di fisica nucleare, Inail. Elettricità: nuovi strumenti per tutelarsi. Arrivano le regole. L’apparecchio si rompe? Si sostituisce alla terza riparazione: se avviene entro 8 mesi dalla prima. L’assistenza? La fa il venditore, è lui il tramite per il centro di assistenza. Attese più brevi: non oltre 15 giorni lavorativi per riparare o sostituire. Ma anche schede prodotto in evidenza, ferrei controlli di qualità, l’impegno oltre la garanzia a riparare i prodotti difettosi e strumenti per favorire la conciliazione. Queste solo alcune fra le più importanti novità introdotte dal nuovo “codice di autodisciplina” (per l’applicazione del decreto 2.2.2002 N. 24) della Camera di Commercio di Milano, in collaborazione con Anie (in rappresentanza di Associazione Nazionale Industrie apparecchi Domestici e Professionali e Associazioni Nazionale Telecomunicazioni, Informatica ed Elettronica di Consumo), Andec (Associazione Nazionale Distributori Elettronica Civile), Ancra (Associazione Nazionale Commercianti Radio Tv, Elettrodomestici Dischi) ed Acatec (Associazione Centri Assistenza Tecnica Elettronica di Consumo), aderente Apam, e con la partecipazione delle associazioni dei consumatori della Provincia di Milano. Arriva anche il vademecum per il consumatore in 10 articoli. Per chiarire al consumatore i diritti in tema di garanzia per beni di consumo acquistati dopo il 23 marzo 2002 (data del decreto). “La Camera di commercio di Milano - ha dichiarato Angela Alberti, consigliere della Camera di commercio di Milano in rappresentanza dei consumatori – con questa iniziativa concentra la sua attenzione su un settore diffuso come quello elettrico e mette a disposizione delle imprese e dei consumatori un utile strumento di regolazione del mercato più sicuro e trasparente a vantaggio delle parti”. 1) I produttori si impegnano a rendere disponibili le "schede dei prodotti" nelle quali sono indicate le caratteristiche e le prestazioni del prodotto | 2) I venditori si impegnano a trasferire correttamente le informazioni sulle caratteristiche dei prodotti contenute nelle "schede dei prodotti" ai consumatori | 3) I Cat -Centri di Assistenza Tecnica- si impegnano a verificare l'esistenza dei difetti di conformità dei prodotti ed eventualmente a eseguire la riparazione | 4) Il consumatore ha diritto il consumatore ha diritto ad ottenere dal venditore la riparazione o la sostituzione del bene, o, in subordine, la riduzione del prezzo e o la risoluzione del contratto. | 5) Il venditore si assume la responsabilità della conformità del bene al contratto nei confronti del consumatore, fatta salva la possibilità di rivalersi sul produttore qualora l'usura del bene in questione sia un dovuta ad un difetto di fabbricazione. | 6) Il consumatore nei primi sei mesi dalla consegna del bene acquistato, non deve dare la prova del difetto di conformità, mentre dal 7° al 24° mese deve provare che il difetto esisteva già al momento della consegna del bene e quindi che non è a lui imputabile è il consumatore che deve provare che del difetto è responsabile il venditore. | 7) Il concetto di "non conformità" del prodotto è più ampio di quello di vizio presente nel codice civile | 8) Viene introdotto il diritto di regresso del venditore nei confronti di tutti coloro che appartengono alla catena distributiva e produttiva | 9) Il consumatore può denunciare il difetto di conformità che del prodotto che si manifesta entro il termine di 2 (due) anni (finora era solo un anno) dalla consegna e decade dalla garanzia se non denuncia il difetto entro 2 (due) mesi dalla sua scoperta | 10) Viene introdotto il regime di "garanzia convenzionale ulteriore" sempre a vantaggio del consumatore. Acclusi al prodotto si trovano infatti "certificati" o "cartoline" con i quali, chi offre la garanzia, si obbliga a riparare i prodotti che presentano difetti di funzionamento | 11) In caso di controversie in tema di vendite di beni di consumo non conformi, i singoli soggetti della compravendita potranno ricorrere alla conciliazione presso la Camera di Commercio della provincia in cui ha sede o residenza il soggetto istante. Presso la Camera Arbitrale di Milano è attualmente attivo il sito www.Risolvionline.it/.com | Elaborazione Camera di commercio di Milano su dati Istat 2004 | 2003 | 2004 | variaz. 03-04 | import | export | import | export | import | export | Milano-cina | 148.431.939 | 60.939.208 | 190.209.092 | 86.325.782 | 28,1% | 41,7% | Milano-mondo | 3.038.866.557 | 2.062.143.090 | 3.164.883.237 | 2.228.596.142 | 4,1% | 8,1% | % Mi-cina su Mi-mondo | 4,9% | 3,0% | 6,0% | 3,9% | | | Elaborazione Camera di commercio di Milano su dati Istat 2004 | 2003 verso Cina | 2004 verso Cina | variaz. 03-04 per prod. | 2004 verso il mondo | % Mi-cina su Mi-mondo | import | export | import | export | import | export | import | export | import | export | Dl311-motori, generatori e trasformatori elettrici | 48.021.883 | 17.315.915 | 60.035.366 | 18.538.823 | 25,0% | 7,1% | 765.965.683 | 512.946.786 | 7,8% | 3,6% | Dl312-apparecchiature per la distribuzione e il controllo dell'elettricità | 18.623.447 | 32.898.378 | 26.553.888 | 36.611.965 | 42,6% | 11,3% | 1.104.344.303 | 756.584.396 | 2,4% | 4,8% | Dl313-fili e cavi isolati | 11.026.538 | 1.978.221 | 14.339.025 | 3.001.641 | 30,0% | 51,7% | 273.338.676 | 227.989.995 | 5,2% | 1,3% | Dl314-pile e accumulatori elettrici | 18.889.715 | 1.265.777 | 21.128.620 | 1.358.605 | 11,9% | 7,3% | 155.809.258 | 54.418.506 | 13,6% | 2,5% | Dl315-apparecchi di illuminazione e lampade elettriche | 28.341.045 | 1.289.635 | 34.799.374 | 1.278.100 | 22,8% | -0,9% | 266.923.939 | 317.712.223 | 13,0% | 0,4% | Dl316-apparecchi elettrici n.C.a. | 23.529.311 | 6.191.282 | 33.352.819 | 25.536.648 | 41,8% | 312,5% | 598.501.378 | 358.944.236 | 5,6% | 7,1% | totale settore | 148.431.939 | 60.939.208 | 190.209.092 | 86.325.782 | 28,1% | 41,7% | 3.164.883.237 | 2.228.596.142 | 6,0% | 3,9% | Elaborazione Camera di commercio di Milano su dati Inail 2003 infortuni elettrici denunciati | Totale aziende artigiane | Totale aziende non artigiane | Totale agricoltura | totale 2003 | totale 2002 | var % 02-03 | anno 2003, Italia | | | | | | | impianti distrib. Elettricità | 66 | 191 | 11 | 268 | 562 | -52,3% | scariche elettr.. Radiaz. | 15 | 42 | 5 | 62 | 128 | -51,6% | parti elettriche di macchine | - | - | - | - | 13 | -100,0% | totale incidenti lavoro denunciati | 140.686 | 502.163 | 71.098 | 713.947 | 756.384 | -5,6% | anno 2003, Lombardia | | | | - | | | impianti distrib. Elettricità | 2 | 22 | - | 24 | 105 | -77,1% | scariche elettr. Radiaz. | 2 | 2 | 1 | 5 | 25 | -80,0% | parti elettriche di macchine | - | - | - | - | - | | totale incidenti lavoro denunciati | 24.119 | 96.120 | 6.188 | 126.427 | 133.934 | -5,6% | anno 2003, provincia Milano | | | | | | | impianti distrib elettricità | - | 8 | - | 8 | 53 | -84,9% | scariche elettr.,radiaz. | - | 2 | 1 | 3 | 8 | -62,5% | parti elettriche di macchine | - | - | - | - | - | | totale incidenti lavoro denunciati | 5.930 | 37.619 | 423 | 178.728 | 46.238 | 286,5% |
Sedi D'impresa, 4° trimestre 2004 | Commercio al dettaglio di articoli per l'illuminazione e materiale elettrico vario | Commercio al dettaglio di elettrodomestici, di apparecchi radio e televisori | Totale | Quote sul totale regionale 2004 | Bergamo | 26 | 129 | 155 | 7% | Brescia | 54 | 255 | 309 | 14% | Como | 6 | 84 | 90 | 4% | Cremona | 11 | 51 | 62 | 3% | Lecco | 9 | 47 | 56 | 3% | Lodi | 5 | 19 | 24 | 1% | Mantova | 17 | 87 | 104 | 5% | Milano | 155 | 870 | 1025 | 47% | Pavia | 20 | 97 | 117 | 5% | Sondrio | 9 | 40 | 49 | 2% | Varese | 32 | 142 | 174 | 8% | Lombardia | 344 | 1.821 | 2165 | 100% | Totale Italia | 4.166 | 16.180 | 20346 | Lomb/it 11% | Elaborazione Camera di commercio di Milano su dati del registro delle imprese al 4° trimestre 2004 |
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CODICE DI AUTODISCIPLINA PER L’APPLICAZIONE DEL D.LGS. 2.2.2002 N. 24 NEL SETTORE ELETTRICO, ELETTROTECNICO ED ELETTRONICO |
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Parte Prima 1. Introduzione Il Decreto Legislativo n. 24 del 2 febbraio 2002 (attuazione alla Direttiva 99/44/Ce), 23 marzo 2002 è entrato in vigore il 23 marzo 2002D.lgs. N. 24/2002 , regola taluni aspetti della vendita e delle garanzie dei beni di consumo. Il decreto introduce nel codice civile un nuovo regime di garanzia (nuovi articoli dal 1519-bis al 1519-nonies) per le vendite (e i contratti equiparati) di beni di consumo (come sottotipo di bene mobile) concluse tra un venditore e un consumatore. Pertanto, a partire dal 23 marzo 2002 esiste un doppio regime di garanzie: - il regime di garanzie per i beni acquistati dal “consumatore”, si applica alle vendite (e ai contratti equiparati) concluse con il consumatore ed è riportato dai nuovi articoli del codice civile (dal 1519-bis al 1519-nonies) introdotti dal D.lgs. N. 24/2002; - il regime di garanzie per i beni acquistati da un soggetto diverso dal “consumatore”, si applica alle vendite concluse con soggetto diverso dal consumatore o tra operatori, cui continuano ad applicarsi le disposizioni del codice civile sulla vendita in generale e sulla garanzia (art. 1490 “garanzia legale” e art. 1512 “garanzia commerciale”). Con il primo articolo delIl D.lgs. N. 24/2002 si compone di due articoli: Articolo 1 Il primo articolo si inserisce un nuovo specifico paragrafo nel codice civile, dopo quello – dopo il paragrafo 1 della sezione seconda, dedicatoa alla “vendita di cose mobili”, – un nuovo specifico paragrafo dedicato alla “vendita di beni di consumo” (articoli da 1519-bis a 1519-nonies); con il secondo ed ultimo articolo, il legislatore . Articolo 2 Il secondo articolodetta le norme transitorie, prevedendo che: a) il nuovo regime di garanzia non si applichi alle vendite e ai contratti equiparati per i quali la consegna del bene al consumatore sia avvenuta prima del 23 marzo 2002; b) fino al 30 giugno 2002, le disposizioni di cui all’art.1519-septies (garanzia convenzionale) non si applichino ai prodotti immessi sul mercato prima della data di entrata in vigore del decreto stesso. 2. Definizioni Si riportano qui di seguito i significati dei termini e delle definizioni, anche ai sensi dell’art. 1519 bis c.C., utilizzate nel presente documento: a) consumatore: qualsiasi persona fisica che agisce per scopi estranei all'attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta (definizione ex art. 1519 bis, secondo comma); b) beni di consumo: qualsiasi bene mobile, anche da assemblare, tranne: 1) i beni oggetto di vendita forzata o comunque venduti secondo altre modalità dall’Autorità Giudiziaria, anche mediante delega ai notai; 2) l'acqua e il gas, quando non confezionati per la vendita in un volume delimitato o in quantità determinata; 3) l'energia elettrica (definizione ex art. 1519 bis, secondo comma); c) venditore: qualsiasi persona fisica o giuridica, pubblica o privata che, nell'esercizio della propria attività imprenditoriale o professionale stipula contratti di vendita o a questa equiparatio (definizione ex art. 1519 bis, secondo comma); d) produttore: il fabbricante di un bene di consumo, l'importatore del bene di consumo nel territorio italiano o qualsiasi altra personadell’ Unione europea o qualsiasi altra persona che si presenta come produttore apponendo sul bene di consumo il suo nome, marchio o altro segno distintivo (definizione ex art. 1519 bis, secondo comma); e) garanzia convenzionale ulteriore: qualsiasi impegno di un venditore o di un produttore, assunto nei confronti del consumatore senza costi supplementari per lo stesso, di riparare o intervenire altrimenti sul bene di consumo, di sostituire, rimborsare il prezzo pagato, sostituire, riparare, o intervenire altrimenti sul bene di consumo, qualora esso non corrisponda alle condizioni enunciate nella dichiarazione di garanzia o nella relativa pubblicità.??? (definizione ex art. 1519 bis, secondo comma); f) riparazione: nel caso di difetto di conformità, il ripristino del bene di consumo per renderlo conforme al contratto di vendita. ????? (definizione ex art. 1519 bis, secondo comma); si inseriscono, inoltre, le seguenti definizioni: Centri Assistenza Tecnica (Cat): impreseDitte individuali o società di persone e/o capitali che svolgono attività di riparazione ed assistenza tecnica sui beni di consumoal commercio nel campo dell’innovazione tecnologica ed organizzativa; Parti: I soggettiLe associazioni di categoria che partecipano alla redazionedefinizioneformazione del presente documento ed in particolare, Anie (in rappresentanza di: Associazione Nazionale Industrie Apparecchi Domestici e Professionali e Associazione Nazionale Telecomunicazioni, Informatica ed Elettronica di Consumo), Andec (Associazione Nazionale Distributorie Elettronica Civile), Ancra (Associazione Nazionale Commerciantie Radio Tv, Elettrodomestici, Dischi); Movimento Difesa del cittadino, Apam (Associazione Provinciale Artigiani Milanesi), Acatec (Associazione Centri Assistenza Tecnica Elettronica di Consumo). Inoltre sono state consultate le Associazione dei Consumatori della Provincia di Milano. 3. Finalita’ E Principi Generali 3.1 Finalità Il codice di autodisciplina persegue lo scopo di chiarire ed interpretare alcuni aspetti della nuova normativa in tema di garanzie sui beni di consumo e, quindi, di individuare alcune modalità esecutive ed operative del decreto legislativo, nel rispetto della legge e dei diritti del consumatore finale. Ferma restando la libertà delle singole aziende, anche aderenti alle Associazioni che hanno partecipato alle trattative volte a convenire le regole di cui al presente codice, di autodeterminarsiautodeterminandosi e di adottandore proprie strategie commerciali, il codice si propone di offrire interpretazioni, modalità operative e suggerimenti pratici, in attuazione delle norme di legge, nell'interesse della rapida e efficace soluzione delle contestazioni, della massima soddisfazione del consumatore, della trasparenza e della chiarezza dei diritti e degli obblighi di ogni parte del processo di produzione, distribuzione, vendita, e dei diritti e delle responsabilità a carico del consumatore che acquista ed utilizza il bene di consumo. 3.2 Principi generali I principi su cui si fonda il presente codice rispondono all’ interesse comune di predisporre delle indicazioniregole per le aziende e per i consumatori nell’attuazione delle disposizioni di legge e delle garanzie previste a favore del consumatore e di offrire a quest’ultimo una puntuale e completa informazione sulle caratteristiche e sulle qualità dei beni presenti sul mercato, sui diritti anche di garanzia di cui è titolare e sulle modalità di esercizio degli stessi. Pertanto, al fine di assicurare la massima chiarezza e trasparenza di informazione nei confronti del consumatore: a) i produttori (o i distributori) si impegnano a rendere disponibili - attraverso un sistema informatico accessibile ai singoli punti vendita (con eventuale possibilità di stampa su formato cartaceo a richiesta del consumatore) - le “schede dei prodotti” che risultano obiettivamente opportune o necessarie, nelle quali sono indicate le caratteristiche e le prestazioni del prodotto; queste schede, quindi, assieme alla normale descrizione del prodotto contenuto solitamente nei libretti di istruzioni, costituiranno la descrizione del bene di cui parla l’art. 1519-ter; b) i venditori (o distributori) si impegnano a trasferire correttamente tali informazioni, attraverso gli addetti alla vendita, al consumatore finale; Discorso analogo vale per i certificati di “garanzia convenzionale” redatti dal soggetto che le offre e che decide di offrirle al consumatore, in aggiunta alla garanzia legale di cui agli artt. 1519 bis - nonies, una “garanzia convenzionale” (ai sensi dell’art. 1519-septies); c) i centri di assistenza tecnica (Cat) si impegnano, ai sensi e con le modalità che saranno meglio descritte nel prosieguo del presente documento, fatta salva l’autonomia contrattuale di ciascuno dei soggetti sopracitatiogni Cat e di ogni venditore, produttore o distributore nella regolamentazione dei rispettivi rapporti obbligatori, giuridici edanche economici, a verificare e di intervento sul’esistenza ed eventualmente eseguire la riparazione dei difetti di conformità dei prodotti ad essi affidati da che i venditori e, e i produttori ed eventualmente eseguirne la riparazione (o i distributori. 3.34 Azione di sensibilizzazione nei confronti del consumatore Le parti si impegnano a promuovere campagne di istruzione e di sensibilizzazione dei consumatori circa: - i diritti del consumatore e i tempi e le modalità per farli valere; - gli impegni economici posti a carico dei consumatori nel caso in cui la non conformità o il difetto di un bene siano a loro imputabili; - l’accertamento e la tempestiva notifica da parte del consumatore delle difformità o dei danni chiaramente visibili al momento della consegna (es. Colore diverso da quello richiesto, difetti estetici, danni da trasporto). 4. Analisi Della Normativa 4.1 Ambito E Definizioni - Articolo 1519-bis Questo articolo prevede che al contratto di vendita siano equiparati i contratti di permuta e di somministrazione, di appalto, di opera e tutti gli altri contratti comunque finalizzati alla fornitura di beni di consumo da fabbricare o produrre. Si tratta, quindi, di contratti tra un professionista ed un consumatore e caratterizzati dalla “cessione” di un bene di consumo. Il “bene di consumo” è definito come qualsiasi bene mobile anche da assemblare, tranne i beni oggetto di vendita forzata o venduti da autorità giudiziaria, l’acqua e il gas non confezionati in volumi determinati, l’energia elettrica. La norma contiene anche la definizione di “venditore”, come qualsiasi persona, fisica o giuridica, pubblica o privata, che, nell’esercizio della propria attività imprenditoriale o professionale, utilizzi i contratti di vendita e tutti quelli ad essi equiparati. Non è tantosolo l’oggetto della vendita a caratterizzare e qualificare il contratto e quindi l’applicazione della disciplina del D. Lgs. 24/2002, quantoma anche il fatto che il bene viene acquistato da un consumatore, cioè una persona che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale, e venduto da un professionista, ossia da un soggetto che nell’esercizio della propria attività professionale o imprenditoriale stipula contratti di vendita, permuta,somministrazione. Si è passati così dalla figura del venditore commerciante, tipica protagonista del codice civile del ’42 a quella del venditore professionale. Quest’ultimo, anche se non è fabbricante o costruttore, si assume i rischi di verificare l’imputabilità, l’esistenza e il tipo di difetto di conformità, di ripristinare la funzionalità del bene di consumo rendendolo conforme al contratto di vendita, eventualmente ricorrendo ad un Cat, e di sostituire il bene ovvero nei casi estremi,in subordine di ridurre il prezzo o di risolvere il contratto. Di eliminare i vizi (riparazione) o di sostituire il bene ovvero, nei casi estremi, di ridurre il prezzo o di risolvere il contratto. Quindi il venditore dovrà usufruire o dotarsi di una organizzazione aziendale anche esterna all’azienda, che può essere rappresentata dai Cat o dai manutentori indipendenti, per verificare l’imputabilità, l’esistenza e il tipo di difetto di non conformità e/o per ripristinare la funzionalità del bene di consumo, rendendolo conforme al contratto di vendita. Nei casi in cui il difetto di conformità non sia imputabile a responsabilità del venditore, questi potrà agire in regresso nei confronti del soggetto appartenente alla medesima catena distributiva del bene in concreto responsabile del difetto di conformità. 4.2 Conformita’ Al Contratto Di Vendita - Articolo 1519-ter Il venditore ha l’obbligo di consegnare al consumatore beni conformi al contratto di vendita. Secondo la nuova normativa il venditore è responsabile di ogni difetto di conformità che esiste al momento della consegna e/o si manifesta nell'arco dei due anni successivi alla stessa. Si intende “difetto di conformità al contratto di vendita”, non solo il vizio intrinseco del bene, presupposto della c.D. Garanzia legale già prevista nel codice civile (cfr. Art. 1490 c.C.: “il venditore è tenuto a garantire che la cosa venduta sia immune da vizi che la rendono inidonea all'uso a cui è destinata o ne diminuiscono in modo apprezzabile il valore”), ovvero il difetto di funzionamento, presupposto dalla c.D. Garanzia commerciale offerta nella prassi dal produttore (cfr. Art. 1512 c.C.: “se il venditore (o produttore) ha garantito per un tempo determinato il buon funzionamento della cosa venduta, il giudice può assegnare un termine per sostituire o riparare la cosa in modo da assicurare il buon funzionamento”), ma anche qualunque non rispondenza del bene a quanto concordato, descritto o garantito al momento dell’acquisto. Occorre segnalare che: 1) il concetto di non conformità introdotto dal D. Lgs. 24/2002 è molto più ampio rispetto a quello di vizio accolto nel codice civile; 2) con riferimento alla sussistenza del vizio o della non conformità: - per la vendita di beni di consumo, il venditore è responsabile nei confronti del consumatore per qualsiasi difetto di conformità del bene esistente al momento della consegna ai sensi del D. Lgs.24/2002; - per la vendita di beni di consumo acquistati da un soggetto non consumatore, il venditore è responsabile in base allecontinuano ad applicarsi le disposizioni del codice civile dettate in tema di compravendita. -il venditore professionista è responsabile nei confronti del consumatore per qualsiasi difetto di conformità del bene di consumo acquistato esistente al momento della consegna; -il venditore (professionista e non) è responsabile nei confronti dell’acquirente (anche non consumatore) per i vizi del bene esistenti al momento del trasferimento di proprietà, che avviene con il consenso delle parti legittimamente manifestato, secondo le disposizioni del codice civile in tema di vendita. In particolare, esiste un difetto di conformità al contratto qualora: a) il bene non sia idoneo all’uso al quale servono abitualmente beni dello stesso tipo; b) il bene non sia conforme alla descrizione fatta dal venditore e non possieda le qualità che il venditore ha presentato al consumatore come campione o modello; c) il bene non presenti le qualità o le prestazioni di un bene dello stesso tipo che il consumatore può ragionevolmente aspettarsi, tenuto conto della natura del bene e, se del caso, delle dichiarazioni pubbliche sulle caratteristiche specifiche del bene fatte dal venditore, dal produttore o dal suo agente o rappresentante, in particolare nella pubblicità o sulla etichettatura (salvo che questi ultimi non provino che la dichiarazione sia stata corretta in tempo ovvero che la dichiarazione non abbia potuto influenzare la decisione del consumatore); d) il bene non sia idoneo all’uso particolare voluto dal consumatore e da questi portato a conoscenza del venditore al momento della conclusione del contratto e accettato dal venditore anche per fatti concludenti. Per i beni che necessitano di installazione si distingue tra: 1) beni che possono essere installati dal consumatore La non corretta installazione da parte del consumatore, dovuta alla carenza o poca chiarezza delle istruzioni, che provochi un difetto di conformità del bene, dà diritto al consumatore ad ottenere un intervento in garanzia. Il consumatore è responsabile invece nel caso in cui, da sé o avvalendosi dell’aiuto di terzi, a fronte di chiare e precise istruzioni per il montaggio, installi non correttamente il prodotto. 2) beni la cui installazione è compresa nel contratto di vendita Il difetto di conformità che deriva dalla non corretta installazione del bene effettuata dal venditore o da un terzo sotto la sua diretta responsabilità è equiparato al difetto di conformità del bene che dà diritto al consumatore ad ottenere un intervento in garanzia. 4.3 Diritti del consumatore - Articolo 1519-quater -– Secondo la nuova normativa il venditore è responsabile di ogni difetto di conformità che esiste al momento della consegna del bene. In caso di difetto di conformità, la nuova normativa riconosce al consumatore il diritto a richiedere l’attuazione di una serie di rimedi. In via preliminare, il consumatore può chiedere, a sua scelta, la riparazione o la sostituzione del bene, salvo che il rimedio richiesto sia oggettivamente impossibile o eccessivamente oneroso rispetto all'altro. La norma specifica poi che deveSi considerarsi eccessivamente oneroso uno dei due predetti rimedi se impone al venditore spese irragionevoli in confronto all’altro, tenendo conto: - del valore che il bene avrebbe se non vi fosse difetto di conformità; - dell’entità del difetto di conformità; - dell’eventualità che il rimedio alternativo possa essere esperito senza notevoli inconvenienti per il consumatore. Le riparazioni o le sostituzioni, senza spese in entrambi i casi, devono essere effettuate entro un congruo termine dalla richiesta e non devono arrecare notevoli inconvenienti al consumatore tenendo conto della natura del bene e dello scopo per il quale il consumatore ha acquistato il bene. In via sussidiaria, il consumatore può chiedere, sempre a sua scelta, una congrua riduzione del prezzo o la risoluzione del contratto; tali ultimi rimedi, tuttavia, possono essere richiesti soltanto ove ricorra una delle seguenti situazioni: a) se la riparazione e la sostituzione siano impossibili o eccessivamente onerose; b) se il venditore non abbia provveduto entro un termine congruo; c) se la sostituzione o la riparazione abbiano arrecato notevoli inconvenienti allo stesso consumatore. La nuova disposizione codicistica introdotta dal D.lgs. N. 24/2002 precisa che un difetto di conformità di lieve entità, per il quale non sia stato possibile o sia eccessivamente oneroso esperire i rimedi della riparazione o della sostituzione, non dà diritto alla risoluzione del contratto. 4.4. Diritto di regresso - Articolo 1519-quinquies - L'articolo dispone che “il venditore finale, quando è responsabile nei confronti del consumatore a causa di un difetto di conformità imputabile ad una azione od omissione del produttore, di un precedente venditore della medesima catena contrattuale distributiva o di qualsiasi altro intermediario, ha diritto di regresso, salvo patto contrario o rinuncia, nei confronti del soggetto o dei soggetti responsabili facenti parte della suddetta catena contrattuale distributiva”. Ciò significa che il venditore che abbia soddisfatto la richiesta del consumatore (attraverso uno dei quattro rimedi previsti: riparazione; sostituzione; riduzione del prezzo; risoluzione del contratto) può agire in regresso nei confronti del responsabile entro 1 (uno) anno dalla effettuazione della prestazione. Resta inteso che le parti possono nei loro accordi commerciali inserire una clausola con la quale il venditore rinuncia, eventualmente a fronte di un corrispettivo, ad esercitare il diritto di regresso. 4.5 L'articolo dispone che “il venditore finale, quando è responsabile nei confronti del consumatore a causa di un difetto di conformità imputabile ad un’azione o ad un’omissione del produttore, di un precedente venditore della medesima catena contrattuale distributiva o di qualsiasi altro intermediario, ha diritto di regresso, salvo patto contrario o rinuncia, nei confronti del soggetto o dei soggetti responsabili facenti parte della suddetta catena distributiva”. Termini di decadenza e prescrizione - Onere della prova - Articolo 1519-sexies - 4.5.1 - Termini di decadenza e di prescrizione Il venditore è responsabile, a norma dell’art. 1519 quater c.C., per quando il difetto di conformità che si manifesta entro il termine di 2 (due) anni dalla consegna del bene. Il consumatore decade comunque dal diritto di azionare la garanzia se non denuncia il difetto entro 2 (due) mesi dalla sua scoperta. La previsione di un termine di decadenza ha lo scopo di dare certezza ai rapporti tra le parti (es. Se viene consegnato al consumatore un bene di un colore diverso da quello richiesto oppure danneggiato durante il trasporto, la scoperta del difetto è immediata o, per lo meno, contemporanea alla sua prima utilizzazione; è ragionevole, pertanto, che il consumatore non possa aspettare 1 (uno) anno per denunciare il difetto e chiedere il rimedio, ma debba farlo entro i 2 (due) mesi dalla scoperta). L’azione diretta a far valere i difetti non dolosamente occultati dal venditore si prescrive nel termine di 26 (ventisei) mesi dalla consegna del bene: occorre tuttavia precisare che il consumatore può contestare al venditore solo ed esclusivamente i difetti di conformità che si siano manifestati entro 24 (ventiquattro) mesi dalla consegna del prodotto acquistato. (infatti l’art. 1519 – sexies, al primo comma, precisa che “ Il venditore è responsabile … quando il difetto di conformità si manifesta entro il termine di due anni dalla consegna del bene”. Tuttavia in considerazione dei tempi che sono materialmente necessari al consumatore per far valere i suoi diritti (ad es. Con una lettera di contestazione) è previsto a suo favore un ulteriore termine di 2 (due) mesi che si aggiungono ai primi 24 (ventiquattro) e che sono utili per effettuare la denuncia. Il suddetto termine addizionale di 2 (due) mesi sarà nella pratica utilizzato essenzialmente nel caso di difetti di conformità accertati a ridosso della scadenza del 24° (ventiquattresimo) mese dalla data di acquisto/consegna del prodotto. In mancanza della denuncia entro tale termine, il diritto si prescrive. 4.5.2 - Onere della prova L'articolo prevede che “salvo prova contraria, si presume che i difetti di conformità che si manifestano entro 6 (sei) mesi dalla consegna del bene esistessero già a tale data, a meno che tale ipotesi sia incompatibile con la natura del bene o con la natura del difetto di conformità”. L’onere della prova viene così distribuito: a) per i difetti di conformità che si manifestano nei primi 6 (sei) mesi dalla consegna del bene, il consumatore non deve provare che il difetto esisteva “in nuce” al momento della consegna, in quanto tale circostanza è data per presunta. Spetta, eventualmente, al venditore dimostrare il contrario, e cioè che il prodotto non era difettoso al momento della consegna e che il difetto è imputabile all’uso che ne è stato fatto dal consumatore. B) per i difetti di conformità che si manifestano dopo i primi 6 (sei) mesi dalla consegna del bene, e cioè dal 7° (settimo) al 24° (ventiquattresimo) mese, il consumatore, per far valere i propri diritti, deve dimostrare, oltre al possesso di un valido documento di acquisto comprovante la permanenza della garanzia legale, anche: 1) che il bene presenta un difetto di conformità; 2) che tale difetto è stato denunciato nei tempi previsti (due mesi) e comunque entro i termini di prescrizione; 3) che il difetto denunciato è un difetto originario, ovvero che già esisteva al momento della consegna, pur essendosi manifestato successivamente. 4.6 - Garanzia Convenzionale - Articolo 1519 – septies - Con l’articolo in esame il legislatore istituisce a vantaggio del consumatore un secondo regime di garanzia, accessorio e complementare rispetto a quello legale fin qui delineato. Per “garanzia convenzionale ulteriore” deve intendersi “qualsiasi impegno di un venditore o di un produttore, assunto nei confronti del consumatore senza costi supplementari, di rimborsare il prezzo pagato, sostituire, riparare o intervenire altrimenti sul bene di consumo, qualora esso non corrisponda alle condizioni enunciate nella dichiarazione di garanzia o nella relativa pubblicità” (cfr. Art. 1519-bis, secondo comma lett.E)). La garanzia convenzionale si affianca, amplia e rafforza la garanzia minima legale rappresentata dal rispetto del principio di conformità e realizza un rafforzamento di tutela a vantaggio del consumatore che trova giustificazione in esigenze di concorrenza negoziale, di valore aggiunto del prodotto, di strategia commerciale. Nella prassi accluse ai prodotti si trovano spesso “certificati” o alle “cartoline”, con cui il produttore o altro soggetto che offre la garanzia, si obbliga ad un prolungamento o rafforzamento della stessa, a fronte della compilazione e della spedizione del modulo contenente gli estremi identificativi del contratto d’acquisto. Il consumatore quindi rimane titolare dei diritti di garanzia previsti dagli articoli da 1519 bis a 1519 nonies e aggiunge i diritti previsti dalla garanzia convenzionale rimanendo libero di azionarli entrambi o di scegliere tra i due quello più conveniente. In ogni caso il consumatore deve far attenzione a che non venga richiesto alcun corrispettivo per la garanzia aggiuntiva che deve essere gratuita ovvero senza costi. Trattandosi di garanzie aggiuntive il legislatore lascia ampia libertà al soggetto che offre la garanzia (che, come visto, sarà nella maggior parte dei casi il produttore) di disciplinarne il contenuto, la durata, l’estensione e le modalità di attivazione ecc., non senza aver precisato che “la garanzia convenzionale vincola chi la offre secondo le modalità indicate nella dichiarazione di garanzia medesima o nella relativa pubblicità”. L’art. 1519-septies fornisce delle indicazioni minime necessarie in merito all’oggetto e ai soggetti della garanzia che deve almeno indicare: a) )la specificazione che il consumatore è titolare dei diritti di cui agli artt. 1519-bis ss.C.c., ovvero che la garanzia convenzionale lascia impregiudicata la validità e l’azionabilità della garanzia legale; b) )in modo chiaro e comprensibile l’oggetto della garanzia e gli elementi necessari per farla valere, compresi la durata e l’estensione territoriale della garanzia, nonché il nome o la ditta e il domicilio o la sede di chi la offre. Le garanzie convenzionali possono essere scritte o verbali purché siano espresse in modo chiaro e comprensibile; messe a disposizione del consumatore per iscritto o su altro supporto “conservabile”; tradotte in lingua italiana con caratteri non meno evidenti di quelli di eventuali altre lingue. La violazione delle disposizioni minime sopra illustrate non comporta l’invalidità o l’inefficacia della garanzia; essa produce comunque i suoi effetti per quanto indicato nella dichiarazione di garanzia. Carattere Imperativo – Articolo 1519 – octies L’articolo in esame statuisce l’inderogabilità a sfavore del consumatore delle disposizioni di cui agli artt. 1519 bis ss. C.c. Infatti, il primo comma, prevede che “è nullo ogni patto, anteriore alla comunicazione al venditore del difetto di conformità, volto ad escludere o limitare, anche in modo indiretto, i diritti riconosciuti dal presente paragrafo”. Nel prevedere la nullità dei patti volti ad escludere o limitare i diritti previsti dagli artt. 1519 bis ss. C.c., la norma si riferisce direttamente agli accordi o alle dichiarazioni unilaterali (es. Rinunce) concluse o comunicate prima della comunicazione/denuncia al venditore del difetto di conformità. Gli accordi o le rinunce successivi alla denuncia del difetto di conformità al venditore sono quindi valide. Le parti, invece, potranno derogare alle disposizioni di cui agli artt. 1519 bis ss. C.c., solo se la modifica aumenta il livello di tutela del consumatore. La nullità degli accordi può essere fatta valere dal consumatore e può essere rilevata d’ufficio dal giudice. Il secondo comma dell’art. 1519 octies c.C., riconosce la possibilità per le parti, in caso di vendita di beni usati, di limitare la responsabilità del venditore di cui all’art. 1519 sexies, primo comma, c.C. Ad un periodo di tempo in ogni caso non inferiore ad un anno. Tale unica deroga si giustifica per il fatto che, nella vendita di beni usati (o c.D. “di seconda mano”), il venditore non può garantire una piena conformità tra qualità promesse e bene acquistato usato. Infine, il terzo comma dell’art. 1519 octies c.C. Prevede la nullità di tutte le clausole contrattuali che applicano al contratto di vendita di beni di consumo la legislazione di un paese extracomunitario che privi il consumatore della protezione assicuratagli dalle norme di cui agli artt. 1519 bis ss. C.c. Tale disposizione trova giustificazione nella necessità di evitare che il produttore o il venditore, assoggettando il contratto alla legge di uno Stato extracomunitario a sé più favorevole, privi il consumatore degli strumenti di tutela predisposti dalla nuova disciplina. In ogni caso, la norma in esame impone di confrontare la legge scelta dalle parti con quella altrimenti applicabile in forza dello stretto collegamento del contratto ad uno Stato membro dell’Unione Europea: qualora dal confronto emerga che il consumatore, per effetto della scelta di legge, sia meno tutelato rispetto allo standard protettivo garantitogli dagli artt. 1519 bis ss. C.c., la clausola relativa alla scelta di legge sarà dichiarata nulla e, conseguentemente, troveranno applicazione le norme di attuazione della Direttiva 99/44/Ce dello Stato membro col cui territorio il contratto presenti uno “stretto legame” (luogo, quest’ultimo identificabile, ad es., con quello di “residenza abituale” del consumatore). Tutela In Base Ad Altre Disposizioni - Articolo 1519 – nonies- L’esercizio dei diritti previsti dal decreto n. 24/2002 non escludono né limitano i diritti che sono attribuiti al consumatore dalle altre norme in vigore nel nostro ordinamento giuridico. E’ il caso di richiamare l’attenzione alle varie normative speciali riguardanti il settore del diritto dei consumatori, emanate dal legislatore italiano in attuazione di direttive comunitarie. Il primo riferimento è alla disciplina dei “contratti del consumatore”, contenuta invero nel capo Xix –bis del Titolo Ii del Libro Iv del Codice civile (artt.1469-bis ss.), introdotto dal legislatore italiano in attuazione della Direttiva n. 93/13, alla legge 30 luglio 1998, n. 281 (“Disciplina dei diritti dei consumatori e degli utenti”), il cui articolo 3, settimo comma, riconosce ai singoli consumatori la possibilità di esercitare azioni individuali nel caso in cui questi siano danneggiati a seguito di una violazione dei diritti garantiti dalla legge medesima. Devono altresì essere richiamate numerose leggi speciali dedicate alle c.D. Vendite al consumatore, quali: - la Legge 10 aprile 1991, n. 126, contenente norme per l’informazione del consumatore; - il D.lgs. 25 gennaio 1992, n. 74, in tema di pubblicità ingannevole, così come modificato dal D.lgs. 25 febbraio 2000, n. 67, che ha stabilito le condizioni della pubblicità comparativa; - il D.lgs. 25 gennaio 1992, n. 73, relativo ai prodotti che, avendo un aspetto diverso da quello che sono in realtà, compromettono la salute o la sicurezza dei consumatori; - il D.lgs. 17 marzo 1995, n. 115, relativo alla sicurezza generale dei prodotti; - il D.lgs. 27 settembre 1991, n. 313, concernente la sicurezza dei giocattoli; - il D.lgs. 31 marzo 1998, n. 114 – “Riforma della disciplina relativa al settore del commercio”, contenente varie disposizioni, fra cui quelle relative alla pubblicità dei prezzi, alle vendite straordinarie, alle vendite per corrispondenza, televisione o altri sistemi di comunicazione; - il D.lgs. 25 febbraio 2000, n. 84, in materia di indicazione dei prezzi offerti al consumatore. Ma le normative che interessano maggiormente ai nostri fini sono rappresentate dal D.lgs. 15 gennaio 1992, n. 50 (“Attuazione della direttiva n. 85/577/Cee in materia di contratti negoziati fuori dai locali commerciali”) e dal D.lgs. 22 maggio 1999, n. 185 (“Attuazione della direttiva n. 97/7/Ce, relativa alla protezione dei consumatori in materia di contratti a distanza”), che prevedono, oltre a determinati obblighi informativi a carico del contraente professionale (cfr. Artt. 5, 6 e 9 del D.lgs. N. 50/1992; artt. 3 e 4 D.lgs. N. 185/1999), un peculiare strumento di tutela del consumatore, consistente nel diritto di recedere dal contratto (cfr. Rispettivamente artt. 4, 6, 7 e 8 del D.lgs. N. 50/1992; art. 5 D.lgs. N.185/1999). In tal caso, ma solo se sussistono i presupposti applicativi delle normative sopra richiamate (vendita fuori dai locali commerciali o televendita) il consumatore che abbia acquistato dei beni non conformi può scegliere se richiedere la sostituzione o la riparazione del bene, la riduzione del prezzo o la risoluzione del contratto, usufruendo dei rimedi previsti dal decreto legislativo 24/2002 ovvero dichiarare di voler recedere dal contratto, liberandosi dal vincolo contrattuale e sottraendosi a qualsiasi contestazione del venditore. Garanzia Convenzionale (Articolo 1519–septies) Oltre al regime di garanzia sopra delineato, è istituito a vantaggio del consumatore un regime aggiuntivo di “garanzia convenzionale ulteriore”, da intendersi come qualsiasi impegno di un venditore o di un produttore, assunto nei confronti del consumatore, senza costi supplementari per lo stesso, di riparare o intervenire altrimenti sul bene di consumo, sostituire, rimborsare il prezzo pagato, qualora esso non corrisponda alle condizioni enunciate nella dichiarazione di garanzia o nella relativa pubblicità. La garanzia convenzionale trova solitamente giustificazione in esigenze di concorrenza negoziale, di valore aggiunto del prodotto, di strategia commerciale; si affianca alla garanzia minima legale, non la sostituisce ma anzi può ampliarla e rafforzarla, e può avere una durata inferiore rispetto alla garanzia legale (ad esempio un anno anziché ventiquattro mesi) o prevedere il solo rimedio della riparazione. In ogni caso, la garanzia convenzionale non priva il consumatore della tutela riconosciutagli dalla garanzia legale. Nella prassi si trovano spesso, acclusi ai prodotti, “certificati” o “cartoline” con cui il produttore o altro soggetto che offre la garanzia si obbliga, per un certo periodo di tempo, a riparare i prodotti che presentano difetti di funzionamento per un certo periodo di tempo, a fronte della compilazione e della spedizione del modulo contenente gli estremi identificativi del contratto d’acquisto. Le garanzie convenzionali devono essere chiare e comprensibili; messe a disposizione del consumatore per iscritto o su altro supporto “conservabile”; scrittetradotte in lingua italiana con caratteri non meno evidenti di quelli eventualmente adottati in altre lingue. Il consumatore, quindi, rimane titolare dei diritti di garanzia previsti dagli articoli da 1519-bis a 1519-nonies e aggiunge i diritti previsti dalla garanzia convenzionale; potrà azionarli entrambi o scegliere tra i due quello che ritiene più conveniente. Trattandosi di garanzie aggiuntive, il legislatore lascia al soggetto che le offre ampia libertà nel disciplinarne il contenuto, la durata, l’estensione e le modalità di attivazione ecc. Tuttavia, il legislatore richiede che siano indicati almeno i seguenti elementi minimi: a) la specificazione che il consumatore è titolare dei diritti di cui agli artt. 1519-bis e seguenti, ovvero che la garanzia convenzionale lascia impregiudicata la validità e l’azionabilità della garanzia legale; b) l’indicazione in modo chiaro e comprensibile dell’oggetto della garanzia e gli elementi necessari per farla valere, compresi la durata e l’estensione territoriale della garanzia, nonché il nome o la ditta e il domicilio o la sede di chi la offre. La violazione delle disposizioni minime sopra illustrate non comporta l’invalidità o l’inefficacia della garanzia, che produce comunque i suoi effetti per quanto indicato nella dichiarazione di garanzia. In ogni caso la garanzia aggiuntiva deve essere gratuita, ovvero senza costi per il consumatore. 4.7 Carattere Imperativo (Articolo 1519–octies) Il primo comma dell’articolo in questione prevede che “è nullo ogni patto, anteriore alla comunicazione al venditore del difetto di conformità, volto ad escludere o limitare, anche in modo indiretto, i diritti riconosciuti dal presente paragrafo”. Quindi, le disposizioni di cui agli artt. 1519-bis e seguenti possono essere derogate, anteriormente alla denuncia del difetto, solo se viene aumentato il livello di tutela del consumatore, ossia solo a suo vantaggio. Nel prevedere la nullità dei patti volti ad escludere o limitare i diritti previsti dagli artt. 1519-bis e seguenti, la norma si riferisce direttamente agli accordi o alle dichiarazioni unilaterali (ad es. Rinunce) concluse o comunicate prima della denuncia al venditore del difetto di conformità. Gli accordi o le rinunce successivi alla denuncia del difetto di conformità al venditore, sono quindi valide. La nullità degli accordi precedenti alla denuncia può essere fatta valere solo dal consumatore o rilevata d’ufficio dal giudice. Il secondo comma dell’articolo in questione riconosce alle parti, in caso di vendita di beni usati, la facoltà di limitare la responsabilità del venditore di cui all’art. 1519-sexies, primo comma, ad un periodo di tempo in ogni caso non inferiore ad un anno. Tale unica deroga si giustifica per il fatto che, nella vendita di beni usati (o c.D. “di seconda mano”), il venditore non può garantire una piena conformità tra qualità promesse e bene acquistato usato. Il terzo comma, infine, dispone la nullità di tutte le clausole contrattuali che applicano, al contratto di vendita di beni di consumo, la legislazione di un paese extracomunitario che priva il consumatore della protezione assicuratagli dalle norme di cui agli artt. 1519-bis e seguenti. Qualora dal confronto tra la legge scelta e quella potenzialmente applicabile in base al collegamento tra il contratto e uno Stato dell’Unione europea emerga che il consumatore, per effetto della scelta di legge, sia meno tutelato rispetto a quanto prevedono gli artt. 1519-bis e seguenti, la clausola che prevede la scelta della legge meno tutelante per il consumatore sarà dichiarata nulla e, come conseguenza, troveranno applicazione le norme di attuazione della Direttiva 99/44/Ce dello Stato membro con il cui territorio, il contratto presenti uno “stretto legame” (luogo, quest’ultimo identificabile, ad es., con quello di “residenza abituale” del consumatore). [Cl1] (teniamo o togliamo quest’ultimo paragrafo?) 4.8 Tutela In Base Ad Altre Disposizioni (Articolo 1519–nonies) L’esercizio dei diritti previsti dal decreto n. 24/2002 non esclude né limita i diritti che sono attribuiti al consumatore dalle altre norme vigenti nel nostro ordinamento giuridico. A questo fine potranno quindi sempre trovare applicazione a favore del consumatore, oltre alle disposizioni del codice civile, anche le varie normative speciali emanate dal legislatore italiano in materia di diritti dei consumatori, anche in attuazione delle direttive comunitarie. In particolare, troverà applicazione la disciplina dei “contratti del consumatore”, contenuta nel capo Xiv–bis del Titolo Ii del Libro Iv del Codice civile (artt.1469-bis ss.), introdotto dal legislatore italiano in attuazione della Direttiva n. 93/13. Tra le normative di maggiore interesse si applicano il D.lgs. 15.1.1992 n. 50 (“contratti negoziati fuori dai locali commerciali”), il D.lgs. 22.5.1999 n. 185 (“protezione dei consumatori in materia di contratti a distanza”) ed il D.lg. 9 aprile 2003 n.70 (sul commercio elettronico). Le sopra citateEntrambe le leggi prevedono, oltre a determinati obblighi informativi a carico del contraente professionale, anche un peculiare strumento di tutela del consumatore, consistente nel diritto di recedere dal contratto. In tal caso, ma solo se sussistono i presupposti applicativi delle normative sopra richiamate (vendita fuori dai locali commerciali, o vendita a distanza, commercio elettronicotelevendita) il consumatore che abbia acquistato dei beni non conformi può scegliere se richiedere la sostituzione o la riparazione del bene, la riduzione del prezzo o la risoluzione del contratto, usufruendo dei rimedi previsti dal D.lgs. N. 24/2002, ovvero dichiarare di voler recedere dal contratto, liberandosi dal vincolo contrattuale e sottraendosi a qualsiasi contestazione da parte del venditore. Troveranno inoltre applicazione anche le seguenti disposizioni: - Legge 30.7.1998 n. 281 (“Disciplina dei diritti dei consumatori e degli utenti”), il cui articolo 3, settimo comma, riconosce ai singoli consumatori la possibilità di esercitare azioni individuali nel caso in cui questi siano danneggiati a seguito di una violazione dei diritti garantiti dalla legge medesima; - Legge 10.4.1991 n. 126, contenente norme per l’informazione del consumatore; - D.lgs. 25.1.1992 n. 74, in tema di pubblicità ingannevole, così come modificato dal D.lgs. 25.2.2000 n. 67, che ha stabilito le condizioni della pubblicità comparativa; - D.lgs. 25.1.1992 n. 73, relativo ai prodotti che, avendo un aspetto diverso da quello che sono in realtà, compromettono la salute o la sicurezza dei consumatori; - D.lgs. 17.3.1995 n. 115, relativo alla sicurezza generale dei prodotti; - D.lgs. 27.9.1991 n. 313, concernente la sicurezza dei giocattoli; - D.lgs. 31.3.1998 n. 114 - intitolato “Riforma della disciplina relativa al settore del commercio” - contenente varie disposizioni, fra cui quelle relative alla pubblicità dei prezzi, alle vendite straordinarie, alle vendite per corrispondenza, per televisione o in base ad altri sistemi di comunicazione; - D.lgs. 25.2.2000 n. 84, in materia di indicazione dei prezzi offerti al consumatore; - D.lgs. 21.5.2004 n. 172, in materia di sicurezza generale dei prodotti; - D. Lgs. 9.04.2003 n. 70, relativo alla regolamentazione di taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione nel mercato interno, con particola riferimento al commercio elettronico; - D.lgs. 21.05.2004 n. 172, in materia di sicurezza generale dei prodotti; Infine sarà applicabile la normativa contenuta nel D.p.r. 24 maggio 1988 n. 224 (relativa alla responsabilità per danno da prodotti difettosi) e quella contenuta nel D.lgs. 21.05.2004 n. 172, sopracitato relativa ai danni cagionati dall’utilizzo di prodotti difettosi che ancorché non originariamente mirata alla tutela del consumatore, potrà dallo stesso, se ne ricorrono i presupposti, essere invocata. Parte Seconda Codice Di Autodisciplina Capitolo I: Denuncia Del Difetto Di Conformita’ Art. 1 I rimedi al difetto di conformità Il consumatore ha diritto ad ottenere il ripristino della conformità del bene, scegliendo tra le seguenti due coppie di rimedi: 1) riparazione o sostituzione; 2) riduzione del prezzo o risoluzione del contratto o riduzione del prezzo. Il consumatore non potrà esperire i rimedi della riduzione del prezzo o della risoluzione del contratto o senza prima aver esperito, senza esito, i rimedi della riparazione o della sostituzione. 1.2 Riparazione o sostituzione Il consumatore ha diritto in primo luogo al ripristino della conformità del bene attraverso i rimedi della riparazione o della sostituzione. Detti rimedi sono esperibili: - a scelta del consumatore - senza spese, - salvo impossibilità o eccessiva onerosità - entro congruo termine - senza arrecare notevoli inconvenienti al consumatore, tenendo conto: della natura del bene; dello scopo per il quale il consumatore ha acquistato il bene. L’impossibilità deve essere oggettiva. L’eccessiva onerosità si ha quando impone spese irragionevoli al venditore. L’irragionevolezza delle spese va valutata tenendo conto: del valore del bene privo di difetto (es. La riparazione è più costosa del valore del bene nuovo); dell’entità del difetto (es. Il difetto è minimo per cui la riparazione non fa venir meno le caratteristiche del bene); del fatto che il rimedio alternativo non arrechi notevoli inconvenienti al consumatore (es. Il consumatore riconosce che anche l’altro rimedio è soddisfacente). Per riparazione si intende il ripristino del bene di consumo per renderlo conforme al contratto di vendita. La sostituzione in luogo della riparazione del prodotto (e viceversa) può sempre essere chiesta dal consumatore salvo che il rimedio prescelto non sia impossibile o troppo onerosoa per il venditore rispetto all’altro. Rimedio e iIl prodotto sarà sostituito con beni simili per qualità, estetica e funzionalità. La determinazione del termine congruo e dell’inconveniente notevole va compiuta con riferimento al settore merceologico cui appartiene il bene nonché alle circostanze ed al periodo in cui i rimedi sono richiesti. Nel caso in cui il venditore, anche tramite il Cat, provi che il rimedio richiesto sia oggettivamente impossibile o eccessivamente oneroso rispetto all’altro, il consumatore avrà automaticamente diritto al rimedio alternativo (se avesse chiesto la riparazione, che si rivela impossibile o eccessivamente onerosa, avrà diritto alla sostituzione, e viceversa). Si ritieneE’ possibile la reiterazione de che i rimedi della riparazione/sostituzione siano richiesti ed accordati più di una volta.. In ogni caso occorre distinguere: 1) Se, durante il periodo di vigenza della garanzia legale, il consumatore esperisca il rimedio della riparazione, con sostituzione di un pezzo di ricambio, non comincia a decorrere un nuovo periodo di prescrizione biennale per la parte ssostituitaa, ma continua a decorrere il termine relativo alla prima consegna del bene; la medesima disciplina si applicherà qualora venga sostituito l’intero bene. Pertanto, se l’intervento in garanzia prevede la sostituzione del bene, sul bene nuovo non decorre un autonomo periodo biennale di garanzia. 2) Se, terminato il periodo di vigenza della garanzia legale, il consumatore faccia effettuare una riparazione con sostituzione di un pezzo di ricambio, il pezzo sostituito sarà coperto dalla garanzia legale biennale a partire dal momento della consegna o dell’installazione. Non possono in alcun modo essere addebitati al consumatore i costi indispensabili per rendere conformi i beni. Rientrano, in particolare, tra i costi indispensabili: le spese di spedizione, le spese di mano d'opera, le spese per i materiali. Art.2 - Valutazione del difetto di conformità e della sussistenza della garanzia legale. 2.11.0Al fine di evitare contenziosi sulla responsabilità del difetto di conformità, Venditori e produttori potranno di comune accordo, affidare ai Centri di Assistenza Tecnica (Cat) convenzionati con iautorizzati dai produttori il compito di verificare il difetto di conformità, in particolare quello relativo a una mancanza di funzionalità. I Cat hanno altresì il mandato di adottare i rimedi che riterranno opportuni e necessari, di eliminare il difetto, addebitando i costi dell'intervento direttamente al produttore, ove sia accertato che il difetto sia a questi imputabile, o al venditore, quando la mancata conformità sia imputabile a quest’ultimo. 2.21.0 Dovranno invece essere verificati direttamente dal venditore il difetto estetico, o la mancanza di una o alcune caratteristiche promesse e indicate nella descrizione del bene o nella scheda prodotto, o l’uso particolare cui il bene è destinato; in questi casi il venditore stesso provvede ad adottare e/o concorda con il consumatore il rimedio idoneo ed opportuno per i difetti o le mancanze riscontrate. 1.0 Il venditore, ricevuta la denuncia del difetto di conformità, fa sottoscrivere un modulo che contestualmente accompagna la consegna del bene non conforme l’incarico al Cat . Con il quale si spiegano al consumatore i suoi diritti ed obblighi. Art. 3 - Compiti del Cat e del venditore 32.1 I Cat sono incaricati dai produttori con i quali sono convenzionati e dai venditori di eseguire l’della autonoma valutazione tecnica del difetto di conformità, in particolare di quello relativo ad una mancanza di funzionalità. I Cat esplicando la loro attività in conformità agli accordi contrattuali intercorsi con i produttori, (e i venditori), (e i venditori?) e nel rispetto della normativa di cui al D.lgs. N. 24/2002. Venditori e produttori potranno affidare ai Centri di Assistenza Tecnica (Cat) convenzionati con i produttori il compito di verificare il difetto di conformità, in particolare quello relativo a una mancanza di funzionalità. I Cat hanno altresì il mandato di adottare i rimedi che riterranno opportuni e necessari, perdi eliminare il difetto, addebitando i costi dell'intervento direttamente al produttore o al venditore, ove sia accertato che il difetto sia a questi imputabile. Il suddetto mandato si intende rilasciato per un periodo minimo di 12 (dodici) mesi ed è fatto salvo per i produttori, di ‘intesa con i Cat, estendere unilateralmente fino a 24 (ventiquattro) mesi la durata del medesimo. Di tale eventuale estensione i produttori daranno idonea informazione ai venditori e ai consumatori. 2.2 Il venditore che riceve la denuncia del difetto di conformità da parte del consumatore procede, per i beni che gli sono stati consegnati, all’accertamento della sussistenza dei presupposti per l’operatività della garanzia legale e verifica direttamente il difetto estetico, o la mancanza di una o alcune caratteristiche promesse e indicate nella descrizione del bene o nella scheda prodotto, o l’idoneità all’uso particolare cui il bene è destinato; in questi casi il venditore stesso provvede ad adottare e/o concorda con il consumatore il rimedio idoneo ed opportuno per i difetti o le mancanze riscontrate.. Dovranno invece essere verificati direttamente dal venditore il difetto estetico, o la mancanza di una o alcune caratteristiche promesse e indicate nella descrizione del bene o nella scheda prodotto, o l’uso particolare cui il bene è destinato; in questi casi il venditore stesso provvede ad adottare e/o concorda con il consumatore il rimedio idoneo ed opportuno per i difetti o le mancanze riscontrate. Effettuata la denuncia del difetto di conformità da parte del consumatore, qualora i beni non siano facilmente trasportabili al domicilio del venditore, quest’ultimo, previo consenso del consumatore, incaricherà il Cat di accertare l’eventuale sussistenza della garanzia legale, anche presso il domicilio del consumatore. Al fine di verificare la sussistenza della garanzia legale tale scopo, sia il venditore sia il Cat possono autorizzati a richiedere al consumatore la produzione dei seguenti documenti in alternativa tra loro, ma che devono comunque contenere una descrizione che consenta di identificare il bene acquistato e la data di acquisto: - scontrino fiscale con descrizione della tipologia di prodotto; - scontrino fiscale ee altro documento di vendita indicante data e tipologia del prodotto; - scontrino fiscale accompagnato dal certificato di garanzia convenzionale in cui viene identificata la tipologia del prodotto; - altri documenti idonei a provare l’acquisto del bene e la data di acquisto, quali ad es. Contratto di credito al consumo stipulato per il bene contestualmente all’acquisto. Considerato che la garanzia non opera nel caso di difetti di conformità non imputabili al produttore o al venditore e dovuti ad un utilizzo non corretto del bene o a danni provocati da atti o fatti del consumatore, si precisa che, a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, in tali ipotesi sono ricomprese le rotture, le infiltrazioni di acqua, le cadute, l’utilizzo difforme dalle istruzioni, ecc.. (dovremmo aver deciso di inserire la frase proposta dall’avv. Portaluri…) 23.3[Cl2] 2 Portaluri Il venditore, ricevuta la denuncia del difetto di conformità, propone al consumatore la sottoscrizione di un modulo, che viene rilasciato contestualmente alla consegna del bene non conforme, con il quale si spiegano al consumatore i suoi diritti e si indicaautorizza il Cat, indicato dal venditore, che sarà incaricato dia verificare sia l’esistenza del difetto sia della non conformità e la la sua imputabilità., con l’incariconfermando altresì l’incarico al Cat di eliminare la non conformità, qualora il difetto non sia imputabile al consumatore. Considerato che la garanzia non opera nel caso di difetti di conformità non imputabili né al produttore né al venditore, ma causati esclusivamente da un utilizzo non corretto del bene da parte del consumatore ovvero a danni provocati da atti o fatti posti in essere dallo stesso consumatore (a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, si considerino le rotture, le infiltrazioni di acqua, le cadute, l’utilizzo difforme dalle istruzioni, ecc.. ), il venditore deve avvertire il consumatore che, in queste ipotesi, il ripristino della conformità sarà a sue spese. Pertanto, nel modulo - che dovrà essere redatto indicativamente secondo lo schema allegato al presente codice sub lettera A - saranno previste due ipotesi ben distinte: 1) il Cat, ricevuto il bene dal venditore, verifica che il difetto del bene è imputabile al produttore o al venditore; 2) il Cat ricevuto il bene dal venditore, verifica che il difetto del bene non è imputabile né al produttore, né al venditore, ma è un difetto imputabile allo stesso consumatore; a tal fine, si intende convenzionalmente tale anche la necessità di manutenzione e/o sostituzione di parti soggette a normale usura o logorio non imputabili a difetto di conformità ex art. 1519-ter c.C. Nella prima ipotesi, il Cat procede automaticamente al ripristino della conformità del bene, come disciplinato dal successivo art.4, addebitando le spese al produttore o al venditore, a seconda di chi sia responsabile del difetto. Nella seconda ipotesi, il Cat procede al ripristino della conformità soltanto previo consenso del consumatore che può essere dato preventivamente, al momento della sottoscrizione del modulo ovvero successivamente dopo che gli è stato comunicato il preventivo di spesa. Più precisamente, il modulo potrebbe contenere due alternative: a) il consumatore autorizza il Cat ad intervenire sul bene per ripristinarne la conformità a sue spese, fino ad massimo di costo X; Una volta ricevuto il bene dal venditore Al consumatore che si rechi dal venditore per la denuncia del difetto di conformità, viene sottoposto un modulo di deposito e consegna del bene contenente l’autorizzazione al venditore e, per esso, al iIl Cat pertanto a procedere: a) ) alla verifica del difetto di conformità; b) ) se il difetto è imputabile al produttore o al venditore in ogni caso al ripristino della conformità, come disciplinato al seguente art. 4, se il difetto è imputabile al produttore o al venditore5,; al ripristino della conformità del bene, se il difetto non è imputabile al produttore o al venditore, alla riparazione del bene a spese del consumatore - e previo suo consenso - manifestato tramite accettazione di apposito preventivo e/o nota spese sottoposto alla sua approvazione dal Cat o sulla base di un’autorizzazione preventiva rilasciata dal consumatore al momento delle denuncia diella non conformità, per un massimo di costo già indicato di denuncia b) il consumatore si riserva di autorizzare il Cat solo dopo aver verificato il preventivo di spesa comunicatogli direttamente dallo stesso o dal venditore. O comunque comunicato anche verbalmente allo consumatore stesso, o mediante accettazione di apposito preventivo e/o nota spese sottoposto successivamente alla sua approvazione dal Cat per conto del venditore.. Il modulo di deposito e consegna dovrà essere redatto indicativamente secondo lo schema allegato al presente codice sub lettera A. Quanto ai costi sostenuti dal Cat per la verifica del difetto, Eentro i primi 6 mesi dalla consegna del bene, il consumatore non anticipa i costi di verifica del difetto di conformità. Pertanto, se a seguito della verifica effettuata dal Cat, il consumatore decidea di non far effettuare la riparazione, i costi della verifica saranno corrisposti al Cat direttamente dal consumatore, nel caso quest’ultimo provveda a ritirare il bene presso lo stesso Cat, ovvero corrisposti al Cat dal venditore, con diritto di rivalsa di quest’ultimo nei confronti del consumatore. In questo caso, il Cat può scegliere di restituire il bene al venditore,senza attendere il ritiro diretto del consumatore. Qualora invece, il consumatore decidae di far eseguire la riparazione del bene al Cat medesimo, tutti i costi, quelli di verifica e quelli di riparazione verranno corrisposti dal consumatore direttamente al soggetto (sia esso Cat o venditore) che gli riconsegna il bene ripristinato. Dal 7° (settimo) al 24° (ventiquattresimo) mese il venditore può chiedere al consumatore di anticipare le somme necessarie per i costi di verifica; dette somme saranno deducibili dal costo di riparazione se il difetto del bene è risultato imputabile al consumatore ovvero rimborsabili al consumatore, in caso di mancata imputabilità a quest’ultimo del difetto di conformità del bene. Se il Cat accerterà che il difetto è imputabile al consumatore e se questi decide di far eseguire la riparazione del bene al Cat medesimo, sarà lui a corrispondere a chi gli consegna il bene ripristinato (sia esso il venditore o il Cat) tutti i costi di verifica e quelli di riparazione. Se il consumatore decide di non effettuare la riparazione, i costi della verifica effettuata dal Cat saranno pagati dal venditore, con diritto di rivalsa nei confronti del consumatore. Dal 7° al 24° mese il venditore può chiedere al consumatore di anticipare le somme necessarie per i costi di verifica; dette somme saranno deducibili dal costo di riparazione se il difetto del bene è risultato imputabile al consumatore ovvero rimborsabili al consumatore, in caso di mancata imputabilità a quest’ultimo del difetto di conformità del bene.Contenere tutte le informazioni economiche relative ai costi per la verifica del difetto, per la trasferta e la consegna a domicilio del prodotto, secondo la tipologia di prodotto interessato, ove questi siano a carico del consumatore, oltre all’ indicazione dei tempi necessari alla riparazione del bene, previsti per ogni tipologia di prodotto. I costi di verifica della conformità del bene e dell’imputabilità del difetto sono a carico del venditore se la non conformità viene denunciata dal consumatore, entro i primi sei mesi dalla consegna del prodotto. Da Discutere Resta inteso che, l’autorizzazione alla verifica della sussistenza del difetto di conformità al Cat non implica la rinuncia da parte del consumatore ad ogni diritto che la legge gli garantisce nei confronti del venditore che. Non implica la costituzione di un autonomo rapporto giuridico tra il Cat e il consumatore. Il venditore, infatti, continua ad essere l’unico e diretto responsabile nei confronti del consumatore. Per tutti gli obblighi a lui derivanti dalla legge. 23.43 Qualora il difetto di conformità riguardi beni non facilmente trasportabili dal consumatore al domicilio del venditore, quest’ultimo, previo consenso del consumatore, incarica il Cat autorizzato di verificare la sussistenza della garanzia e di effettuare l’intervento presso il domicilio del consumatore (o in altro luogo da quest’ultimo indicato) ovvero di ritirareecuperare il bene dal domicilio del consumatore per procedere alla verifica e/o alla riparazione presso la sede o il laboratorio tecnico del Cat. In questo caso, il venditore provvede ad informare adeguatamente il consumatore sugli ulteriorii costi di trasferta e ritiro del bene, che rimangono a carico del consumatore se il Cat accerta la sussistenza di un difetto non imputabile al produttore o al venditore. L’incaricato del Cat si reca al domicilio del consumatore e, nel caso di ritiro del bene, gli sottopone per la sottoscrizione il modulo di denunciaeposito e consegna di cui al precedente punto 2.32. 2.5 Nel caso in cui L’ipotesi in cui il consumatore, scoperto richieda direttamente al Cat un [Cl3] intervento per ripristinare la conformità del bene e quindi non denuncia al il difetto di conformità del bene, decida di recarsi o contatti direttamente il Cat, senza preventivamente rivolgersi a colui che gli ha venduto il bene,venditore, secondo le norme di legge, il difetto di conformità si realizzano le due seguenti situazioni: a) il consumatore può configura un’ automaticarichiedere al Cat di eseguire l’intervento in forza della attivazione della garanzia convenzionale, qualora sia stata prestata e ne ricorrano i presupposti; b) , il consumatore può richiedere al Cat di eseguire l’intervento a sue spese instaurando quindi un autonomo rapporto giuridico con il Cat. In entrambi questi due casi, il consumatoresenza peraltro alcuna non rinuncia da parte del consumatore alla garanzia quella legale che può sempre attivare sussistendone i presupposti di legge. Ovvero, in assenza dei presupposti per l’applicazione della suddetta garanzia convenzionale, determina l’instaurarsi di un autonomo rapporto giuridico .C). 3.4 Resta salva la possibilità per il consumatore - a seguito della denuncia del difetto - di rivolgersi ad altro Cat o tecnico di sua fiducia rispetto a quello designato dal venditore. Art. 43 -– Ripartizione dei costi di verifica e riparazioneFunzioni del Cat Il Cat procede alla verifica sul bene oggetto di contestazione da parte del consumatore, imputando la responsabilità del difetto di conformità, eventualmente accertato, al produttore, o al venditore o al consumatore. 1) In caso di difetto imputabile al produttoree per il quale sia possibile e non eccessivamente oneroso – a norma dell’art. 1519-quater c.C. – la riparazione del bene, durante la vigenza del mandato rilasciato al Cat come da precedente art. 2.1, sarà quest’ultimo a corrispondere al Cat produttore tutte le spese per il ripristino della conformità del bene. Per la verifica, la spedizione, la manodopera e i materiali di ricambio necessari per la riparazione. La valutazione del difetto e la successiva riparazione possono avvenire sia presso il domicilio del venditore consumatore (secondo modalità e tempi preventivamente concordati con lo stesso al momento della denuncia e della sottoscrizione del modulo di autorizzazione o in un momento successivo), sia presso la sede del Cat, senza alcun onere di trasporto o spedizione in capo al consumatore. 2) In caso di difetto imputabile al venditore, ovvero cagionato da una non corretta installazione del bene compresa nel contratto di vendita, sarà il venditore stesso a corrisponderee per i quali sia possibile e non eccessivamente oneroso – a norma dell’art. 1519-quater c.C. – la riparazione del bene, al Cat tutte le spese per il ripristino della corretta funzionalità del bene la verifica, la spedizione, la manodopera e i materiali di ricambio. 3) Il Cat procede analogamente nel caso in cui il difetto di conformità dipenda da errori od omissioni nelle informazioni sulle caratteristiche del prodotto rese al consumatore al momento dell’acquisto. 3) In caso di difetto di conformità non imputabile al consumatoreal produttore o al venditore, sarà il, sarà lo stesso consumatore a corrispondere al soggetto cui abbia consegnato il bene (venditore o Cat), per i beni a questi consegnati,Cat le spese di verifica e dell’eventuale, qualora la riparazione, o al Cat nel caso il consumatore si sia rivolto allo stesso non sia effettuata dal Cat medesimo, in conformità con quanto previsto al precedente punto 2.3.Domanda: anche nei primi sei mesi o dal settimo al ventiquattresimo? Questala parte aggiunta e scritta in rosso è legata alla discussione ancora da risolvere circa l’addebitabilità a carico del consumatore delle spese di verifica della non conformità almeno nei primi sei mesi. 3.1) Se la verifica avviene presso il domicilio del consumatore o comunque presso il Cat, che abbia già provveduto, su incarico del consumatore, a trasportare il bene presso la sua sede per verificare la sussistenza e l’imputabilità del difetto di conformità, ilal consumatore dovrà corrispondere altresìverranno altresì addebitate le spese di trasferta del tecnico a domicilio o di trasporto del bene. 3.24) Ove sia possibile la riparazione del bene e previo consenso del consumatore, il Cat procede al ripristino della conformità comunicando preventivamente al consumatore l’importo complessivo che dovrà sostenere e i tempi necessari per la riparazione del bene. Capitolo Iii: Difetti di conformita’ imputabili al produttore Art. 45 -– Modalità di esecuzione della Rimedi: riparazione o sostituzione del prodotto 4.1 Il Cat o il venditore, dopo aver accertato la natura del difetto e la sua imputabilità a norma deil precedentie artt. 42 e 3, deve informare il consumatore della facoltà di scegliere, nei limiti dell’art. 1519-quater c.C., alternativamente traprovvededono, ciascuno secondo le proprie competenze, alla riparazione del prodotto o alla sua la riparazione e la sostituzione, possibilmente tenendo in considerazione la scelta o le indicazioni del consumatore, in ogni caso fatto salvo, come nell’ ipotesi del successivo paragrafo 4.2, il fatto che il rimedio scelto ed indicato sia oggettivamente impossibile o eccessivamente oneroso rispetto all’ altro ... Del bene. 4.2 Nel caso in cui il consumatore scelga la riparazione, il Cat vi provvede secondo le seguenti modalità. Se la riparazione risultaè oggettivamente impossibile o eccessivamente onerosa, pur se richiesta dal consumatore, oppure se per l’esecuzione della stessa viene superato il “termine oggettivamente congruo” per la riparazione del bene, il Cat comunica al venditore che sarebbe opportuno procedere alla sostituzione del bene. Ovvero vi provvede direttamente, previo, in entrambi i casi, il consenso del produttore. Ai Ai fini della determinazione del termine “congruo” per |
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ICE: GIORNALISTI ED ESPONENTI GOVERNATIVI CINESI IN VISITA IN ITALIA AL CENTRO DELLA MISSIONE I MODELLI PRODUTTIVI E D'ECCELLENZA DEL MADE IN ITALY |
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Tokyo, 13 Giugno 2005 - Si è svolta il 9 giugno a Tokyo la Xvii Assemblea plenaria dell'Italy Japan Business Group (Ijbg), l'organismo nato nel 1989 su iniziativa di Umberto Agnelli con l'obiettivo di promuovere una maggiore cooperazione economica ed industriale tra Italia e Giappone. L'assemblea, che dopo la scomparsa di Umberto Agnelli è ora presieduta per parte italiana dal Cavaliere del Lavoro Sergio Pininfarina e per parte giapponese dal presidente della Shiseido Yoshiharu Fukuhara, si tiene una volta all'anno alternativamente in Italia e in Giappone. Sempre con maggiore intensità le piccole e medie imprese dei due Paesi tendono ad avvertire l'affacciarsi sul mercato mondiale dei Paesi a rapida crescita industriale le cui forti economie di scala riducono progressivamente i margini di attività delle imprese di Paesi relativamente piccoli come Italia e Giappone e ne erodono le rispettive quote di mercato. L'ijbg rappresenta dunque il luogo in cui gli imprenditori italiani e giapponesi si confrontano sui grandi temi delle nuove strategie di collaborazione industriale e di protezione del marchio, a garanzia della qualità del prodotto con una particolare attenzione ai settori dell'auto e della componentistica auto, della moda e della produzione tessile. "La riunione di oggi mi ha confermato che anche da parte giapponese c'è molto interesse per i lavori dell'Ijbg ed ha rafforzato in me la convinzione che ci sono ancora grandi margini di sviluppo non solo industriale ma anche scientifico e culturale tra i nostri due Paesi", spiega Pininfarina, che è alla sua seconda partecipazione all'Assemblea dell'Ijbg dopo quella del novembre scorso a Torino. "Credo - aggiunge Pininfarina - che queste riunioni possano essere anche importanti sia per sviluppare nel prossimo futuro maggiori contatti tra le regioni italiane e le prefetture giapponesi, sia per individuare forme di collaborazione industriale verso Paesi terzi". I lavori della Assemblea plenaria sono stati aperti dal ministro dell'Economia, del Commercio e dell'Industria giapponese, Stoici Nakagawa e dal sottosegretario alle Attività Produttive, Giuseppe Galati. Dal canto loro il Presidente dell'Istituto nazionale per il Commercio Estero (Ice), Beniamino Quintieri e il Presidente onorario del Nippon Keindanren, Yuji Remoto, hanno analizzato l'andamento economico dei due Paesi alla luce dello spostamento del baricentro commerciale mondiale verso i mercati asiatici. Sono intervenuti inoltre il Presidente della Jetro, Hiroshi Tsukamoto e per Honda Motor, Naoto Kuji mentre ha concluso i lavori il Presidente dell'Anfia, Carlo Sinceri. "Sin dalla sua nascita, l'Ijbg ha contribuito a migliorare la collaborazione industriale tra Italia e Giappone - spiega Quintieri - Oggi, anche alla luce del forte incremento dei rapporti commerciali tra Tokyo e Pechino, rafforzare la cooperazione industriale con il Giappone può contribuire a rafforzare la presenza del nostro Paese in un mercato così importante come quello cinese". |
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ACCORDO CONFINDUSTRIA-MARSH PER I RIMBORSI I.V.A. UN PASSO IMPORTANTE PER LE IMPRESE ITALIANE |
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Roma, 13 giugno 2005 - E’ stato siglato a Roma l’accordo tra Confindustria e Marsh - leader mondiale nei servizi assicurativi, riassicurativi e di risk management - che segue il protocollo d’intesa in vigore fra Abi, Agenzia delle Entrate e Confindustria stipulato in data 13 gennaio 2005 per favorire l’anticipazione, da parte del sistema bancario, dei crediti Iva vantati dalle aziende nei confronti dell’erario. L’intesa raggiunta ha il fine di agevolare gli associati Confindustria, che hanno attivato la procedura di cui al citato protocollo, nella ricerca delle migliori condizioni economiche ottenibili sul mercato assicurativo, in relazione alle polizze fidejussorie richieste dalla Amministrazione Finanziaria (ai sensi dell’art. 10 del D.l. 269/’03) per il rilascio della prevista dichiarazione di certezza e liquidità del credito. Marsh ha coinvolto le principali compagnie assicurative, che si sono impegnate ad offrire agli associati Confindustria, oltre a una riduzione dei tassi correntemente applicati dal mercato, anche un significativo snellimento delle procedure di raccolta dei documenti di istruttoria con conseguente riduzione dei tempi per l’ottenimento della polizza. Andrea Vallini, direttore generale di Marsh, afferma: “L’accordo tra Confindustria e Marsh rappresenta un importante beneficio per le imprese nell’attuale quadro economico. Infatti, attraverso tale accordo le stesse fruiranno di un contratto quadro molto efficace dal punto di vista normativo e fortemente competitivo nelle condizioni economiche proposte.” Maurizio Beretta, direttore generale di Confindustria, ha commentato “Questo accordo è un tassello importante per la risoluzione di un problema cruciale per le imprese, quello dei rimborsi, tema che Confindustria segue con particolare attenzione. Ora bisogna lavorare per ridurre i tempi di erogazione dei rimborsi che rimangono ancora troppo elevati.” |
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CONVEGNO A MILANO: NUOVI STRUMENTI PER LA FINANZA E L’ACCESSO AL CREDITO DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE MILANESI |
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Milano, 13 maggio 2005 - Con Basilea Ii anche le imprese artigiane sono costrette a rivedere alcuni aspetti strutturali della loro attività per adeguarsi ai nuovi standard di valutazione del credito da parte degli Istituti bancari. Le associazioni artigiane (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa-associazione Provinciale di Milano, Confartigianato, Confartigianato Alto Milanese, Unione Artigiani della Provincia di Milano, Associazione Provinciale Artigiani Milanesi), con la presenza dell’Associazione Bancaria Italiana, nell’ambito del progetto cofinanziato da Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia, propongono un Modello innovativo di accesso al credito per le imprese artigiane di Milano e della Provincia. Il fine è quello di migliorare la cultura finanziaria sulle problematiche legate a Basilea Ii e di semplificare l’accesso al credito, sia in termini di tempi che di costi. Per verificare il livello relazionale esistente tra il sistema delle piccole e medie imprese e quello bancario, le associazioni promotrici hanno effettuato una ricerca socio economica basata sulla realizzazione di oltre mille interviste rivolte alle imprese milanesi. Con l’obiettivo di presentare i risultati della ricerca e i contenuti del progetto le associazioni artigiane della Provincia di Milano promuovono un convegno, giovedi 16 giugno 2005 h. 9:15 presso Unioncamere Lombardia Via Oldofredi 23 Milano. |
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DAVIDE CAMPARI: LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO DI RASSEGNA LE DIMISSIONI DA CONSIGLIERE DI AMMINISTRAZIONE INDIPENDENTE |
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Milano, 13 giugno 2005 - La Davide Campari - Milano S.p.a. Ha preso atto della decisione dell’avv. Luca Cordero di Montezemolo di rassegnare, con vivo rincrescimento, le dimissioni da Consigliere di Amministrazione indipendente della società. La decisione è motivata dal nuovo sistema di governo societario adottato dal Gruppo Fiat, di cui l’avv. Cordero di Montezemolo è Presidente, e tenuto conto che il dott. Luca Garavoglia, Presidente del Gruppo Campari, siede nel Consiglio di Amministrazione della Fiat. Il dott. Luca Garavoglia ha dichiarato: “Desidero esprimere a Luca Cordero di Montezemolo, a nome del Consiglio di Campari e mio personale, il più vivo apprezzamento e ringraziamento per il contributo continuo, intelligente e fattivo che ha arrecato alla nostra società nella sua qualità di Consigliere di Amministrazione”. |
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FEDERCERAMICA RINNOVA I PROPRI VERTICI, NUOVO PRESIDENTE È STATO NOMINATO RENATO TULLIO FERRARI DI IDEAL STANDARD |
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Milano, 13 giugno 2005 - L’assemblea di Federceramica ha nominato Renato Tullio Ferrari, di Ideal Standard, Presidente dell’Associazione per il biennio 2005-2006. Ferrari, da molti anni Presidente della Commissione consultiva sindacale di Federceramica e neo Presidente del Gruppo merceologico Sanitari, ha ricoperto importanti incarichi in ambito associativo, amministrativo e societario. Oggi ricopre fra l’altro la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione di Ideal Standard, multinazionale americana leader nel settore della ceramica sanitaria, presente in Italia con quattro stabilimenti produttivi e 2200 addetti. Federceramica è l'Associazione di Federchimica che rappresenta le imprese della ceramica e degli abrasivi, conta 42 aziende associate con 5300 addetti e un fatturato pari a 750 milioni di Euro. |
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ASSEMBLEA ASSOCASA: CONTENIMENTO DEI PREZZI E INIZIATIVE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE, COSÌ IL SETTORE DELLA DETERGENZA RISPONDE ALLA FLESSIONE DEL MERCATO DEI PRODOTTI DI LARGO CONSUMO |
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Milano, 13 giugno 2005 - C’è stasi nel mercato dei prodotti di largo consumo e i produttori di detergenti difendono le quantità vendute con attenzione al prezzo (che in media si mantiene ben sotto all’inflazione) e con programmi volontari a favore della “detergenza sostenibile”. Se ne è discusso oggi nell’ambito dell’Assemblea annuale di Assocasa, l’Associazione dei fabbricanti di prodotti per la pulizia e l’igiene della casa (83 aziende per un fatturato di oltre 3 mld di Euro pari al 95% del mercato), che fa parte di Federchimica. Mentre il rallentamento dei consumi sta portando, per la prima volta negli ultimi 20 anni, la grande distribuzione a chiudere con un bilancio in leggera flessione per quanto riguarda i prodotti venduti (-0.3% il dato cumulato nei primi 9 mesi dell’anno), il settore della detergenza mantiene i volumi venduti, pur sacrificando i margini e potendo però contare sull’export. In definitiva, in presenza di un quadro di domanda interna stagnante e di un ruolo sempre leggermente positivo dell’export, il 2004 si è chiuso con una crescita della produzione compresa tra l’1 e l’1.5% (0.5-1% se depurata dalla componente di prezzo). Per il 2005 si prevede un moderato miglioramento dei consumi, ma non tale da invertire la tendenza delle famiglie a prestare la massima attenzione ai prezzi, scegliendo di volta in volta i prodotti in promozione e rivolgendosi sempre più ai discount, con il rischio di trasformare questo settore in un mercato in cui i prodotti vengano percepiti come “commodities” con conseguente impatto sulle possibilità future di investimenti nell’innovazione. Considerando anche il contributo positivo del commercio estero, si può prevedere anche per il 2005 una crescita intorno all’1-1.5% in termini reali. Assocasa ha inoltre presentato il programma “A.i.s.e. Charter per una Pulizia Sostenibile”. Tale iniziativa volontaria è stata promossa a livello europeo per realizzare prodotti, e relativi processi industriali e logistici, disegnati per conseguire uno sviluppo sostenibile per l’uomo e l’ambiente. Il Charter prevede un processo di miglioramento continuo in aree chiave quali la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro e lungo la catena distributiva, la sicurezza e la salute dei consumatori e la soddisfazione delle loro aspettative, la tutela ambientale e l’uso oculato di energia, acqua e materiali. L’iniziativa è rivolta a tutte le aziende che fabbricano, commercializzano e distribuiscono prodotti per la detergenza, la pulizia e la manutenzione della casa. “Il Charter è un’iniziativa innovativa del nostro settore - ha dichiarato Giuseppe A. Fontanari, Presidente di Assocasa - in quanto si prefigge di valorizzare la produzione industriale e l’attività di distribuzione dei prodotti nell’intero contesto sociale e ambientale in cui opera. Il Charter può diventare un efficace strumento per raggiungere un livello di eccellenza, tale da garantire prospettive di successo per il futuro sia delle aziende che fabbricano che dei distributori che commercializzano i prodotti, in un’ottica di sviluppo sostenibile”. Al termine dei lavori dell’Assemblea si è svolto il convegno: “Consumatori, Media, Grande Distribuzione: cosa cambia per l’industria dei beni di largo consumo” cui hanno partecipato Aldo Grasso, Professore Ordinario dell’Università Cattolica di Milano e Critico televisivo del Corriere della Sera, Marcella Marletta, Responsabile Ufficio Vii – Direzione Generale dei Farmaci e Dispositivi Medici - Ministero della Salute, Paolo Martinello, Presidente Associazione Altroconsumo e Membro del B.e.u.c. Di Bruxelles, l’On. Mario Mauro, Vice Presidente Parlamento Europeo e Giorgio Santambrogio, Direttore Generale Marketing Interdis. |
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SIMPOSIO INTERNAZIONALE SULLA LAVORAZIONE DEI MINERALI INDUSTRIALI |
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Bruxelles, 13 giugno 2005 - Il 16 e 17 giugno si svolgerà a Falmouth (Regno Unito) un simposio internazionale sulla lavorazione dei minerali industriali. Nonostante esistano in tutto il mondo numerose operazioni per il trattamento di minerali industriali molto diversi, i problemi di lavorazione sono spesso simili. Lo scopo della conferenza è quindi di riunire operatori e scienziati provenienti da settori apparentemente ineguali, che vanno dalla lavorazione del cemento a quella della potassa, per discutere i problemi comuni incontrati nella comminuzione, nella classificazione, nella flottazione, nella separazione fisica, nel drenaggio e in altre aree. Http://www.min-eng.com/pim05/index.html |
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GRUPPO COIN S.P.A.: IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE ESAMINA I RISULTATI DEL PRIMO TRIMESTRE 2005 VENDITE NETTE CONSOLIDATE PARI A € 238,2 MILIONI IN FLESSIONE DEL 4,1% RISPETTO ALLO STESSO PERIODO DEL 2004 |
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Venezia, 13 giugno 2005 - Il Consiglio di Amministrazione di Gruppo Coin ha approvato il 10 giugno i risultati consolidati della relazione trimestrale al 30 aprile 2005. I principali componenti del Conto Economico consolidato del primo trimestre 2005, confrontati con il corrispondente periodo del 2004, riportano (in milioni di Euro): | 1° Trimestre 2005 € mln % | | 1° Trimestre 2004 € mln % | | var. € mln |
Vendite Nette | 238,2 100,0 | | 248,3 100,0 | | (10,1) | Margine Operativo Lordo (a) | 12,7 5,3 | | 17,6 7,1 | | (4,9) | Ammortamenti | (11,4) (4,8) | | (12,9) (5,2) | | 1,5 | Risultato operativo | 1,3 0,5 | | 4,7 1,9 | | (3,4) | Ammortamenti avviamento | (0,9) (0,4) | | (0,9) (0,4) | | 0,0 | Proventi (Oneri) finanziari | (3,6) (1,5) | | (5,7) (2,3) | | 2,1 | Risultato della gestione operativa | (3,2) (1,3) | | (1,9) (0,8) | | (1,3) | Rettifiche di valore di attività | (0,1) (0,0) | | (4,6) (1,9) | | 4,5 | Proventi/(oneri) straordinari | 0,1 0,0 | | 7,5 3,0 | | (7,4) | Risultato prima delle imposte | (3,2) (1,3) | | 1,0 0,4 | | (4,2) | (a) Includono differenze cambio per copertura a termine su acquisti di merci in valuta riclassificati da "proventi (oneri) finanziari" negative per 1,8 milioni di Euro nei primi tre mesi del 2005 e negative per 1,1 milioni di Euro nei primi tre mesi del 2004. Dal confronto dei due trimestri si evidenziano le principali variazioni: Vendite Nette consolidate, pari a 238,2 milioni di Euro, in flessione rispetto all’esercizio precedente del 4,1%; la maggior parte di questa flessione è attribuibile alle attività dismesse nel corso del 2004 (affiliazione in Svizzera, divisione bambino, etc.). Margine Operativo Lordo pari a 12,7 milioni di Euro (5,3% sulle vendite) in diminuzione rispetto al 2004, a causa delle importanti operazioni promozionali attivate con lo scopo di ridurre il livello del magazzino. Oneri finanziari netti, 3,6 milioni di Euro, inferiori a quelli registrati nel 1° trimestre 2004 a causa delle minori perdite su cambi (negative per 1,6 milioni di Euro contro 2,2 milioni di Euro nel 2004). Le rettifiche di valore di attività finanziarie, ed i proventi straordinari evidenziano risultati non significativi, nello scorso esercizio le stesse voci includevano oneri derivanti dalla controllata tedesca e plusvalenze relative alla cessione della partecipazione Sep per 6,3 milioni di Euro. Oviesse | 1° Trimestre 2005 € mln % | | 1° Trimestre 2004 € mln % | | var. € mln |
Vendite Nette | 160,1 100,0 | | 156,4 100,0 | | 3,7 | Costo del Venduto | (85,6) (53,5) | | (80,6) (51,5) | | (5,0) | Margine Lordo | 74,5 46,5 | | 75,8 48,5 | | (1,3) | Costi operativi | (59,5) (37,2) | | (59,1) (37,8) | | (0,4) | Margine Operativo Lordo | 15,0 9,3 | | 16,7 10,7 | | (1,7) | Ammortamenti | (7,1) (4,4) | | (8,1) (5,2) | | 1,0 | Risultato operativo | 7,9 4,9 | | 8,6 5,5 | | (0,7) | L’evoluzione della rete di vendita di Oviesse è la seguente: | 30 aprile 2005 | 31 gennaio 2005 | var. | Negozi diretti | 210 | 208 | 2 | Negozi in franchising | 46 | 40 | 6 | Le Vendite Nette del trimestre risultano in aumento del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2004. L’incidenza del Margine Lordo sulle vendite (46,5%) è in flessione rispetto al 1° trimestre 2004 a causa dell’incremento delle promozioni e alla maggior incidenza delle vendite ad affiliati. I costi operativi rimangono costanti pur in presenza di una espansione della rete di vendita. Il Margine Operativo Lordo (15,0 milioni di Euro) rispetto ai 16,7 milioni di Euro del corrispondente periodo del 2004, risente della flessione della redditività del Margine Lordo. Coin L’evoluzione della rete di vendita di Coin è la seguente: | 1° Trimestre 2005 € mln % | | 1° Trimestre 2004 € mln % | | var. € mln | Vendite Nette | 77,2 100,0 | | 84,6 100,0 | | (7,4) | Costo del Venduto | (44,2) (57,2) | | (45,7) (54,0) | | 1,5 | Margine Lordo | 33,0 42,8 | | 38,9 46,0 | | (5,9) | Costi operativi | (36,3) (47,0) | | (38,8) (45,8) | | 2,5 | Margine Operativo Lordo | (3,3) (4,2) | | 0,1 0,1 | | (3,4) | Ammortamenti | (3,2) (4,2) | | (4,2) (5,0) | | 1,0 | Risultato operativo | (6,5) (8,4) | | (4,1) (4,8) | | (2,4) |
| 30 aprile 2005 | 31 gennaio 2005 | var. | Negozi diretti | 37 | 38 | (1) |
Negozi in franchising | 36 | 37 | (1) | L’insegna Coin evidenzia una marcata flessione delle Vendite Nette (- 8,7%) a causa sia della razionalizzazione della rete affiliati (nel periodo è stato chiuso un punto vendita), che di un andamento negativo della parità (- 1,2%) dei punti vendita diretti. Le consistenti attività promozionali e di sconti effettuate nei mesi di febbraio e marzo 2005 hanno compromesso il Margine Lordo la cui incidenza sulle vendite risulta in flessione di 3,2 punti percentuali rispetto al 1° trimestre 2004. |
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TSF: COME RACCONTARE L’AZIENDA IN UN MUSICAL MONZA, PIAZZA DEL DUOMO – 16 GIUGNO 2005 |
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Milano, 13 giugno 2005 - Tsf (Tele Sistemi Ferroviari), nell’ambito dell’evento Pentapolis, mette in scena il “Musical”: uno spettacolo in cui si racconta l’azienda con parole, balli ed emozioni, nella cornice di piazza del Duomo a Monza il 16 giugno alle ore 22. In un mondo che chiede sempre più di rompere le regole, di essere proattivi, di creare sui posti di lavoro ambienti più dinamici e coinvolgenti, Tsf Spa, società dedicata all’informatica per i trasporti, ha cercato di “fare” e dimostrare di avere le capacità di uscire dal coro unanime di questo particolare momento storico del “mugugno”. L’azienda mette in scena un “Musical” che vuole essere momento di incontro, crescita ed espressione di tutte le professionalità di Tsf, interamente scritto, cantato, suonato, ballato e recitato dalle persone di Tsf, con le loro forze e il loro entusiasmo. Un modo diverso attraverso il quale Tsf intende mostrare la propria faccia, i problemi, le delusioni, le speranze, il futuro e la propria storia. E’ la prima volta dopo molti anni che un’azienda, tanto più di informatica, si produce in un “Musical” mettendo in piedi un lavoro da artigiani, di chi vede crescere giorno dopo giorno il proprio lavoro con fatica e trasforma un sogno in un'avventura da vivere intensamente. Proprio nella cornice di Pentapolis, Tsf rappresenterà nuovamente alcuni estratti del “Musical”. In particolare sarà l’occasione per ripresentare alcune scene di particolare rilevanza, in quanto caratterizzate dalla presenza di temi e figure aziendali, accompagnate da una voce narrante che guiderà gli spettatori nella storia del “Musical”. Per quattro giorni, dal 16 al 19 giugno, la città di Monza diventa la capitale nazionale della Csr, la Responsabilità Sociale d’Impresa. Nel cuore produttivo del paese, un evento per raccontare come l’operato sociale dell’impresa sia una grande opportunità per i cittadini ed elemento fondamentale di sviluppo per l’impresa stessa. Attraverso momenti di analisi e riflessione, di incontro, di cultura, una mobilitazione che enfatizzerà il ruolo della Csr nel tessuto/contesto/nucleo economico e sociale del Paese. L’obiettivo è coinvolgere l’universo delle imprese e contribuire ad avvicinare i cittadini verso i nuovi modelli di impresa e di mercato. Pentapolis, l’aggregazione dei cinque ‘quartieri’ (finanza, azienda, territorio ed ambiente, comunicazione, solidarietà e cultura) che compongono la filiera in cui si esprime la Csr. |
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GRUPPO AMPLIFON: ACQUISITO IL 100% DI SOUNDS OF LIFE HEARING CENTERS, SOCIETÀ ATTIVA NELLA DISTRIBUZIONE DI APPARECCHI ACUSTICI SUL MERCATO STATUNITENSE |
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Milano, 13 giugno 2005 - Amplifon, procede nella strategia di espansione sul territorio statunitense acquisendo Sounds of Life Hearing Centers, società attiva negli Stati Uniti, nello stesso settore, con sede a Las Vegas. Il valore dell’operazione, che ha permesso ad Amplifon di acquisire 39 nuovi negozi, è risultato pari a 11 Milioni di Dollari e porterà ad un incremento di fatturato su base annua pari allo stesso importo. L’acquisizione è stata realizzata attraverso Sonus Corporation Usa, azienda leader sul mercato americano nella commercializzazione di apparecchi acustici, interamente controllata da Amplifon S.p.a. Con i 39 negozi acquisiti, situati in 5 differenti Stati (California, Nevada, Maryland, Washington, Oregon) il Gruppo Amplifon è ora in grado di coprire in maniera ancora più capillare il territorio americano. L’operazione conclusa si inquadra nel piano di espansione triennale dei negozi a marchio Sonus, che rappresentano la tipologia dei cosiddetti “negozi corporate” o “di proprietà diretta". Ii piano è finalizzato all'acquisto di almeno 300 negozi entro il 2006, che porteranno un incremento di fatturato pari a circa 100 milioni di Dollari. Ii mercato U.s.a., che rappresenta per Amplifon il 31% circa del fatturato consolidato di Gruppo, è un mercato particolarmente importante in quanto vale circa il 50% del mercato mondiale degli apparecchi acustici. Amplifon, attraverso Sonus Corporation U.s.a., Miracle-ear, e National Hearing Centers, è leader negli Stati Uniti con una quota di mercato, prima di questa operazione, pari al 13%. “Questa nuova acquisizione - ha affermato Franco Moscetti, Amministratore Delegato del Gruppo Amplifon - si inquadra all'interno del nostro piano di espansione sul territorio statunitense, mercato che per noi è di fondamentale importanza e che presenta grandi opportunità di sviluppo". “Continueremo su questa strada – ha concluso Franco Moscetti – andando ad acquisire negozi in zone strategiche con l'obiettivo di incrementare, in maniera significativa, la nostra quota di mercato negli Stati Uniti". Amplifon, quotata sul listino ufficiale del Mercato Telematico Azionario della Borsa Italiana dal 27 giugno 2001, è il Gruppo italiano leader mondiale nella distribuzione ed applicazione degli apparecchi acustici e dei servizi correlati. Attraverso una rete di circa 2.300 punti di vendita, 3.000 centri autorizzati, un network di circa 2.000 negozi affiliati e circa 2.500 audioprotesisti, Amplifon è presente in Italia, in Francia, Canada, Olanda, Portogallo, Spagna, Svizzera, Germania, Stati Uniti, Egitto e in Ungheria. |
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ENAC APPROVA PROCEDURE DI DECOLLO DALL’AEROPORTO DI NAPOLI PER LIMITARE L’INQUINAMENTO ACUSTICO SULLA CITTÀ |
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Roma, 13 giugno 2005 - L’ente Nazionale per l'Aviazione Civile rende noto di aver convocato una riunione tecnica finalizzata all’individuazione delle rotte per il miglioramento dell’impatto acustico sulla città di Napoli. All’esito della riunione l’Enac ha quindi approvato le procedure per le partenze in volo strumentale dalla pista 24 dell’Aeroporto di Napoli Capodichino. Tali nuove procedure di decollo comportano una riduzione del sorvolo sull’area urbana di Napoli con il conseguente abbattimento dell’inquinamento acustico sulla città. |
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SWISS ENTRERÀ IN STAR ALLIANCE |
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Milano, 13 giugno 2005 - Il Consiglio di Amministrazione di Star Alliance, durante l’assemblea in Giappone, ha approvato all’unanimità la candidatura di Swiss a far parte dell’alleanza. Questo passo segna l’inizio delle procedure per l’ingresso formale di Swiss in Star Alliance, che al momento riunisce 16 compagnie aeree di tutto il mondo. Swiss diventerà a tutti gli effetti socio dell’alleanza entro i prossimi 12 mesi. In seguito al voto unanime, Swiss è adesso pronta ad entrare in Star Alliance. “Diventare membri di Star Alliance rappresenta una pietra miliare per la nostra compagnia e i nostri clienti”, ha dichiarato Christoph Franz, Presidente e Ceo di Swiss. “Puntiamo sulla qualità del nostro prodotto e su questo fondiamo la nostra reputazione internazionale: per questo motivo Swiss è il vettore preferito da un gran numero di viaggiatori sul lungo-raggio. Entrando in Star Alliance potremo migliorare ulteriormente i nostri prodotti e servizi per soddisfare tutte le loro esigenze”. I clienti delle compagnie aeree Star Alliance non possono che ottenere benefici dall’alleanza. Con l’integrazione di Swiss e South African Airways, un altro nuovo candidato, le compagnie aeree che fanno parte di Star Alliance offriranno ai viaggiatori un network globale fatto di 846 destinazioni in 151 Paesi. I clienti Star Alliance hanno accesso a 620 lounge in tutto il mondo. “La strategia di Star Alliance è sempre stata quella di offrire un’ampio ventaglio di scelte, soprattutto al viaggiatore di alto livello. Accettando la candidatura di Swiss saremo in grado in futuro di offrire maggiori possibilità ai nostri clienti, specialmente in Europa e su altre rotte chiave verso Nord e Sud America, Africa e Asia” ha dichiarato Mineo Yamamoto, Presidente e Ceo di Ana, parlando a nome di Star Alliance. L’entrata pianificata entro i prossimi 12 mesi Swiss intende soddisfare tutti i requisiti necessari all’ingresso in Star Alliance entro i prossimi 12 mesi. Questo processo coinvolgerà l’armonizzazione e l’adattamento dei sistemi telematici, delle procedure di addestramento dello staff, del marketing e della documentazione. Parallelamente si procederà con vigore all’integrazione di Swiss all’interno del Gruppo Lufthansa. L’ingresso in Star Alliance è uno dei progetti d’integrazione il cui obiettivo è focalizzato sui vantaggi per il consumatore. Dopo l’approvazione delle autorità garanti della concorrenza, i benefici di tale integrazione saranno evidenti a tutti. |
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GERMANWINGS: VERONA COLLEGATA A COLONIA/BONN ANCHE DURANTE L’ORARIO INVERNALE |
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Milano, 13 giugno 2005 - Germanwings conferma che il nuovo volo Verona-colonia/bonn, partito in maggio come volo estivo, verrà operato anche durante il periodo invernale. Presto sarà possibile effettuare le prenotazioni dei voli Verona-colonia/bonn sul sito internet www.Germanwings.com A partire da giovedì 9 giugno, era possibile prenotare gran parte dei voli Germanwings per l’orario invernale 2005/06. “Consigliamo a tutti coloro che desiderano viaggiare in maniera conveniente nei mesi invernali di prenotare da subito i propri voli. Secondo il sistema low cost, infatti, più ci si avvicina alla data di partenza, più aumentano le tariffe. Questo è quindi il momento migliore per prenotare” ha commentato Joachim Klein, Chairman of the Management Board Germanwings. Germanwings aumenta anche il numero dei collegamenti da Stoccarda e Berlino. “Germanwings è un partner affidabile: quando abbiamo lanciato i collegamenti dalla città del Baden Württemberg e dalla capitale, abbiamo promesso che avremmo in un secondo momento aumentato il numero dei nostri voli, e così stiamo facendo” ha detto Joachim Klein. Il collegamento Stoccarda-amburgo, effettuato nell’orario estivo con due voli giornalieri, passerà ad essere operato tre volte al giorno per sei giorni a settimana. In questo modo, Stoccarda e la città anseatica saranno collegate in maniera ottimale. “Nel prossimo futuro, il numero dei voli effettuati da Stoccarda aumenterà ancora” ha commentato Joachim Klein. Germanwings ha inaugurato l’hub di Berlino domenica 5 giugno con il battesimo di un aereo dalla livrea speciale, decorata con l’orso berlinese, simbolo della capitale tedesca. I voli Germanwings da Berlino sono stati accolti molto bene. “I numeri parlano da soli. La decisione di aprire un terzo hub a Berlino è stata quella giusta, e per questo abbiamo deciso di aggiungere ai collegamenti già operativi per l’estate anche Oslo, Praga e Varsavia durante l’orario invernale. Inoltre aumenterà il numero delle frequenze da Berlino per Zagabria e Stoccolma. Scegliendo come nuove destinazioni Praga e Varsavia, Germanwings rispetta il suo obiettivo di allargarsi in maniera considerevole nell’Europa dell’est. Le destinazioni Germanwings per l’orario invernale 2005/06 (30 ottobre 2005 – 25 marzo 2006) da Colonia/bonn sono: Ankara, Atene, Barcellona, Berlino, Birmingham, Bologna, Budapest, Cracovia, Dresda, Dublino, Edimburgo, Helsinki, Istanbul, Lisbona, Londra (Gatwick), Londra (Stansted), Madrid, Milano, Mosca, Monaco di Baviera, Nizza, Oslo, Parigi, Praga, Roma, Salonicco, Stoccolma, Varsavia, Verona, Vienna, Zagabria, Zurigo. Le destinazioni Germanwings per l’orario invernale 2005/06 da Stoccarda sono: Amburgo, Barcellona, Berlino, Budapest, Cracovia, Dresda, Istanbul, Lisbona, Londra (Stansted), Madrid, Roma, Salonicco, Varsavia, Vienna, Zagabria. Le destinazioni Germanwings per l’orario invernale 2005/06 da Berlino-schönefeld sono: Ankara, Colonia/bonn, Düsseldorf, Istanbul, Monaco di Baviera, Mosca, Oslo, Praga, Stoccarda, Stoccolma, Varsavia, Zagabria. |
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AIR ONE – SAGAT NUOVI VOLI DIRETTI TRA TORINO E TRAPANI |
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Milano, 13 Giugno 2005 - Con segnali positivi è iniziato lo scorso week-end il nuovo collegamento Torino-trapani operato dalla compagnia Air One. Inizialmente il volo sarà operato il sabato e la domenica per diventare quotidiano a partire dal 25 luglio. I voli saranno operativi fino al 25 settembre. I voli sono offerti alla tariffa promozionale di sola andata a partire da 29 euro (tasse aeroportuali e surcharge escluse). Con questa nuova linea Air One collega Torino con 6 destinazioni in Italia - Roma, Napoli, Bari, Lamezia Terme e Palermo operando fino a 14 voli al giorno. “Volare direttamente dal nord al sud significa ottimizzare tempo e evitare transiti; questo volo dimostra come Air One mira a creare valore per i suoi clienti, offrendo nuovi servizi in base alle loro esigenze. Il volo Torino – Trapani rappresenta inoltre una nuova opportunità per godere appieno del periodo estivo” osserva Giorgio De Roni, direttore divisone passeggeri di Air One. “Il collegamento con Trapani – spiega Fausto Palombelli, Direttore Sviluppo Aviation & Traffic di Sagat Turin Airport – rafforza l’offerta voli da Torino verso il sud Italia e propone il nostro aeroporto come l’unico scalo del Nord Italia ad essere collegato direttamente con Trapani”. I voli partono da Torino ogni sabato e ogni domenica rispettivamente alle 16.00 e alle 13.25 e arrivano a Trapani dopo circa un’ora e trenta di volo. I voli da Trapani partono alle 15.45 sabato e alle 18.25 domenica. A partire dal 25 luglio i voli diventeranno quotidiani con partenza da Torino alle 10.50 e alle 13.15 da Trapani. I nuovi servizi offrono comode coincidenze da Trapani con i voli Air One per Pantelleria e Lampedusa, permettendo così un facile accesso alle due splendide località turistiche Air One è la principale compagnia aerea privata italiana che opera sul mercato domestico italiano. Dalla sua nascita nel 1995 Air One è cresciuta mediamente di oltre il 20% ogni anno e nel corso del 2004 ha trasportato circa 6 milioni di passeggeri con i quasi 1300 voli settimanali effettuati con una flotta di 30 Boeing 737. E’ partner commerciale di Lufthansa e la sua organizzazione industriale è stata certificata da TŰv Rheinland Group ai sensi della normativa Iso 9001:2000. Su quasi tutti i voli Air One, compreso la nuova linea Torino-trapani è possibile accumulare miglia con "Miles & More", il programma frequent flyer di Lufthansa. Le miglia possono essere utilizzate per ottenere premi o biglietti gratuiti con Air One e con le compagnie della Star Alliance. |
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L’ARTE PRIMA DI VIAGGIARE PER…NEW YORK ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI NAPOLI UNA MOSTRA PREANNUNCIA IL PRIMO VOLO DIRETTO NAPOLI - NEW YORK |
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Milano, 13 giugno 2005 - Napoli e New York: andate, ritorni, ma anche soste. Due città protagoniste di un evento annunciato: quello dell’inaugurazione del primo volo diretto tra la città partenopea e la ‘Grande Mela’ il prossimo 14 giugno. Per l’occasione dal 10 giugno 2005 all’aeroporto di Napoli saranno esposte sei tele raffiguranti scorci della città vesuviana di due artisti che uniscono la predilezione per l’arte all’attività medica: Alessandro Giamattei e Fabio Perricone, appartenenti all’Associazione Medici-pittori. L’evento si inserisce all’interno del progetto Napoli Meets New York, ideato e progettato da un team di lavoro composto da Makers Associati, la Regione Campania, il Comune di Napoli, Eurofly e Gesac, al fine di stimolare la conoscenza della cultura newyorkese e degli States in generale. L’esposizione “Una Mela per Partenope” vuole favorire l’interazione tra i viaggiatori e le creazioni: si potranno infatti ideare e consegnare pensieri e sensazioni, prima e dopo il viaggio, in una sorta di ‘diario di bordo’ fruibile dai viaggiatori. I due artisti hanno di recente esposto all’Ipogeo Vanvitelliano dello storico Ospedale Annunziata di Napoli insieme ad altri colleghi. In particolare, Fabio Perricone si esprime illustrando i racconti dei miti mediterranei su grandi tele così come su piccoli supporti, con svariate tecniche. Alessandro Giamattei si ispira a paesaggi dalla vocazione surreale in cui si inseriscono costruzioni immaginarie e allegoriche rese su supporti spesso improvvisati. Armando Brunini, direttore commerciale di Eurofly, dichiara: “Siamo estremamente soddisfatti che il nostro nuovo volo Napoli - New York coinvolga e ispiri questi giovani medici-pittori. Si tratta di un’ulteriore testimonianza dell’entusiasmo e dell’empatia che Napoli e la Campania, cui siamo grati, stanno esprimendo per questa importante iniziativa”. Il decollo e l’atterraggio con la Mostra “Una mela per Partenope” si colorano del mito: quello di Partenope che idealmente si nutre della sua ‘grande mela’. |
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MILANO-BOLOGNA, NUOVA INTERCONNESSIONE A MELEGNANO CON UNO SCAVALCO DI 4 KM TRENI PIÙ VELOCI E SICURI. VANTAGGI ANCHE PER I PENDOLARI |
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Milano, 13 Giugno 2005 - Passo avanti nella realizzazione della linea ad alta velocità - alta capacità ferroviaria Milano-bologna. E' stato infatti inaugurato il 10 giugno il nuovo sistema di interconnessione di Melegnano fra la vecchia e la nuova linea nell'ambito del quadruplicamento fra il capoluogo lombardo e quello emiliano. All'inaugurazione erano presenti l'assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Alessandro Moneta e l'amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana - Rfi, Mauro Moretti, oltre ad alcuni amministratori provinciali e locali. La nuova interconnessione, un tratto di circa 4 km, consiste in uno scavalco dei binari che elimina l'incrocio a raso in corrispondenza del bivio di Sordio. Ciò permette di separare il traffico cosiddetto "lento", quello dei treni locali utilizzati soprattutto dai pendolari, dal traffico "veloce", quello degli intercity, con benefici in termini di tempi di percorrenza inferiori, puntualità e sicurezza. La nuova interconnessione di Melegnano è la prima delle otto previste fra la nuova linea alta capacità-alta velocità Milano-bologna e la linea esistente. "L'opera inaugurata oggi, con due mesi di anticipo sul previsto - ha commentato l'assessore Moneta - dimostra che il lavoro effettuato, come in questo caso, d'intesa tra gli enti coinvolti e il territorio dà i suoi frutti. Più delle promesse contano i fatti e questo manufatto ne è una testimonianza che rende credibile la nostra azione. La Regione Lombardia, pertanto, intende continuare su questa strada, quella della collaborazione e della disponibilità verso il territorio per raggiungere il suo obiettivo principale, che è quello di rendere sempre più agevole la vita dei cittadini, favorendo in particolare chi, per diverse ragioni, si muove e viaggia". La linea veloce Milano-bologna è lunga 182 chilometri, 3,5 dei quali in galleria, attraversa due Regioni (Lombardia ed Emilia-romagna), sette Province (due lombarde, Milano e Lodi, e cinque emiliane, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna) e 42 Comuni. L'investimento complessivo per l'interconnessione di Melegnano è stato di circa 100 milioni di euro. |
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"I TRASPORTI NELL'AREA ALPINA" |
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Milano, 13 giugno 2005 - La problematica dei trasporti nella Regione Alpina è un tema di grande importanza nell'agenda politica italiana e dei Paesi confinanti, e da molti anni. Anche la recente tragedia del Frejus dimostra che il tema della sicurezza connesso ai transiti merci nelle gallerie alpine è di grande attualità e pregnanza. Il Programma di Iniziativa Comunitaria Interreg Iii B "Alpine Space", di intesa con il Ministero Infrastrutture e Trasporti e la Regione Veneto, organizza il Workshop transnazionale "I trasporti nell'Area Alpina", in programma il 16 e 17 giugno 2005 a Venezia. Il convegno, che vedrà la partecipazione di pubbliche amministrazioni nazionali e locali, di esperti trasportisti ed economisti, di progettisti del settore e dell'Expert Group del Programma stesso, darà un contributo di chiarezza sul tema della sicurezza e più in generale avvierà una complessa riflessione strategica sulla tematica dei trasporti nell'Area Alpina. In particolare saranno approfondite le tematiche dei transiti alpini, della mobilità locale e della mobilità legata ai flussi turistici. Saranno inoltre definite le linee principali di un progetto strategico relativo ai transiti transfrontalieri che il Programma "Alpine Space" dovrebbe lanciare nel prossimo autunno, come sperimentazione di possibili soluzioni ai problemi evidenziati nel corso del Convegno. Http://www.alpinespace.org |
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RICERCA E FORMAZIONE NEL SETTORE DELL'ENERGIA NUCLEARE - INVITO A PRESENTARE PROPOSTE |
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Bruxelles, 13 giugno 2005 - La Commissione europea ha pubblicato un invito a presentare proposte nell'ambito del programma specifico (Euratom) di ricerca e formazione nel settore dell'energia nucleare. I settori oggetto dell'invito sono i seguenti: smaltimento geologico; suddivisione e trasmutazione e altri concetti per produrre meno residui nella generazione di energia nucleare; infrastrutture di gestione dei residui radioattivi; quantificazione dei rischi connessi all'esposizione prolungata a basse dosi di radiazioni; esposizioni mediche e sorgenti naturali di radiazione; protezione dell'ambiente e radioecologica; gestione dei rischi e delle emergenze; concetti innovativi; istruzione e formazione; sicurezza degli impianti nucleari esistenti; attività trasversali nel campo delle tecnologie e della sicurezza nucleari. Per ulteriori informazioni sugli strumenti indicati nel presente invito le parti interessate sono invitate a consultarne il testo integrale. Bilancio totale indicativo del presente invito: 52 milioni di euro. Per ulteriori indicazioni sull'invito consultare il seguente indirizzo web: http://fp6.Cordis.lu/fp6-euratom/call_details.cfm?call_id=212 |
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MODIFICHE ALL'INVITO APERTO EURATOM |
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Bruxelles, 13 giugno 2005 -La Commissione europea ha pubblicato alcune modifiche all'invito a presentare proposte nell'ambito del programma specifico (Euratom) di ricerca e formazione nel settore dell'energia nucleare. Il bilancio totale indicativo per ciascuna data di scadenza nel 2005 e nel 2006 è stato fissato a tre milioni di euro, di cui 1,5 milioni di euro per la ricerca sulla fusione e 1,5 milioni di euro per la gestione dei residui radioattivi, la radioprotezione ed altre attività nel campo delle tecnologie e della sicurezza nucleari. Per indicazioni su ulteriori modifiche ai settori oggetto dell'invito e agli strumenti, al numero minimo di partecipanti, alle limitazioni alla partecipazione e ai calendari, gli interessati sono invitati a consultare il testo integrale dell'invito. Per ulteriori indicazioni sull'invito consultare il seguente indirizzo web: http://fp6.Cordis.lu/fp6-euratom/call_details.cfm?call_id=46 |
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FRIBURGO, CONFERENZA SULL'ENERGIA SOLARE TERMICA |
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Bruxelles, 13 giugno 2005 - Il 21 e il 22 giugno si svolgerà a Friburgo (Germania) la conferenza Estec sull'energia solare termica. La manifestazione riunirà esperti del settore, responsabili politici e scienziati. L'ue sarà rappresentata, tra gli altri, dall'europarlamentare tedesca Mechtild Rothe e dal capo unità della Dg Trasporti ed energia della Commissione Karl Kellner. Esperti provenienti dall'Europa e dalla Cina discuteranno inoltre le sfide tecnologiche e di mercato che interessano queste due regioni. Http://www.estif.org |
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TARIFFE: RISCHIO +3% LUCE, +4% GAS IL CODACONS: GLI ITALIANI PAGANO IL PREZZO DELLE SPECULAZIONI. IL GOVERNO INTERVENGA ELIMINANDO LE ACCISE SUI CARBURANTI |
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Roma, 13 giugno 2005 - In merito al rischio di aumento della bollette (+3% luce, +4% gas) il Codacons dichiara: “Gli italiani pagano il prezzo delle speculazioni dei petrolieri e della mancanza di concorrenza nel settore dei carburanti. Il Governo – afferma il Presidente Codacons Carlo Rienzi – deve intervenire immediatamente per impedire l’ennesima stangata a danno delle famiglie. Il primo intervento da attuare è certamente il taglio delle accise sulla benzina, così da portare ad una riduzione dei prezzi dei carburanti a vantaggio dei consumatori”. Se tutto ciò non verrà fatto – afferma il Codacons – metteremo in campo ogni iniziativa utile per evitare stangate a danno delle famiglie, comprese campagne di autoriduzione dei consumi di luce e gas. |
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MEDITERRANEO: ALLARME MERCURIO IL METALLO È PRESENTE NEI PESCI DEI NOSTRI MARI IN QUANTITÀ MAGGIORI DI QUELLE RISCONTRATE NELLA FAUNA ITTICA DELL’ATLANTICO. MA IL RISCHIO È GLOBALE: CIRCA 4.500 LE TONNELLATE ANNUALMENTE RILASCIATE IN ATMOSFERA, DI CUI 2.250 DA ATTIVITÀ INDUSTRIALI |
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Roma,13 giugno 2005 - “Il Mediterraneo è interessato da fenomeni di inquinamento da mercurio comparabili (e spesso ben maggiori) a quelli riscontrati nelle acque atlantiche. Ad aggravare la situazione sono anche i cambiamenti climatici che influenzano in modo determinante i tempi di residenza in atmosfera del mercurio. La forte irradiazione solare, le elevate concentrazioni di ozono e di particolato atmosferico creano, infatti, una ‘miscela’ che provoca la formazione di mercurio reattivo, ossia più facilmente trasferibile dall’atmosfera alle acque superficiali del Mediterraneo. Per molto tempo è stata un’emergenza ignorata, benché nel corso degli ultimi 15 anni la comunità scientifica internazionale e gli Enti preposti alla tutela e alla salvaguardia della salute pubblica abbiano mostrato una crescente attenzione agli effetti dannosi derivanti da tale inquinamento”. Nicola Pirrone, dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr di Rende (Cs), illustra alcuni dati del volume Dynamics of Mercury Pollution on Regional and Global Scales - Atmospheric Processes and Human Exposures around the World” di prossima uscita, edito da Springer-verlag di New York, di cui è il curatore. Il libro raccoglie, tra gli altri, i risultati delle ricerche condotte dall’ Iia - Cnr negli ultimi otto anni, nell’ambito di una serie di progetti internazionali ed europei riguardanti l’inquinamento da mercurio nelle regioni del Mediterraneo, dell’Artico e dell’Antartide. Dalla comparazione dei dati risulta un’anomalia che necessita di ulteriori indagini per meglio comprendere il ciclo di questo metallo nel sistema marino: “Mentre nel Mediterraneo la concentrazione nell’acqua risulta inferiore a quella dell’Atlantico “spiega Pirrone “ nei pesci del mare nostrum la concentrazione è superiore a quella della fauna ittica atlantica”. Le cifre contenute nel volume danno l’esatta dimensione dell’allarme lanciato a livello mondiale, anche in relazione al crescente sviluppo dei Paesi dell’Est asiatico, dove mancano misure per il controllo ambientale. “Attualmente su scala globale” spiega Pirrone “vengono rilasciate in atmosfera circa 4.500 tonnellate annue di mercurio, di cui 2.250 derivanti da attività industriali e il resto da sorgenti naturali. Il trend è in crescita, soprattutto nei Paesi asiatici che complessivamente contribuiscono per il 40% delle emissioni globali: circa 1000 tonnellate all’anno. Una volta in atmosfera, questo metallo si deposita sui corpi recettori terrestri e acquatici, determinando un notevole impatto sulla catena alimentare. Il ‘Position Paper sul Mercurio’ preparato per la Commissione Europea, http://www.Europa.eu.int/comm/environment/air/ da cui sono derivate la ‘Strategia Europea sul Mercurio’ e la relativa ‘Direttiva Europea sulla Qualità dell’Aria’, ha evidenziato la gravità del problema. Basti ricordare i disastri di Minamata in Giappone (1953-1960), in Iraq (1956-1960) e, in anni recenti, nel triangolo industriale di Priolo-agusta-melilli, che hanno rivelato quanto terribili possano essere gli effetti della dispersione del mercurio. Questo metallo è impiegato massicciamente anche nei processi produttivi (es. Impianti di soda caustica) e come componente di base di una vasta gamma di beni di largo consumo (es. Dispositivi elettronici, termometri, materiale ospedaliero)”. I primi casi documentati di inquinamento da mercurio risalgono già alla prima metà dell’800, durante ‘la febbre dell’oro’ esplosa in Nord America, ma ancora diffusa in molti Paesi produttori d’oro come Laos, Vietnam, Brasile, Tanzania e Venezuela. “Il libro” conclude Pirrone “fornisce un quadro completo ed esaustivo sui vari aspetti inerenti i processi dinamici che influiscono sul ciclo del mercurio in atmosfera su diverse scale spaziali e temporali. Vengono esaminati: l’impatto del metallo sugli ecosistemi acquatici e terrestri e le metodiche sviluppate negli ultimi anni per la caratterizzazione chimio-fisica di campioni. Sono inoltre presi in considerazione i maggiori meccanismi di esposizione e i rischi che ne conseguono per diversi gruppi di popolazione, nonché i possibili rimedi di tipo legislativo e tecnologico, e le carenze conoscitive che sarà necessario colmare nei prossimi anni”. |
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PRESENTATA A PADOVA LA CAMPAGNA “MIGLIORIAMO LA CITTÀ INSIEME” PROGETTO VARATO DA ACEGASAPS CON I COMUNI DI PADOVA E TRIESTE |
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Padova, 13 giugno 2005 - Il problema della pulizia del suolo pubblico è un tema sul quale le amministrazioni comunali impiegano molte risorse, anche in virtù del fatto che la pulizia di una città costituisce un suo importante biglietto da visita. Sovente il lavoro degli addetti alla pulizia è reso vano dallo scarso senso civico dei cittadini che non esitano a gettare a terra carte, lattine e rifiuti di ogni genere. Acegasaps ha preso spunto da questa riflessione per varare, di concerto con le Amministrazioni comunali di Padova e Trieste, la campagna di sensibilizzazione Miglioriamo la città insieme, finalizzata a sottolineare come la responsabilità del decoro e della pulizia della aree pubbliche sia responsabilità di ogni cittadino. La campagna è stata presentata con una conferenza stampa, tenuta nella mattinata odierna in Municipio a Padova dall’Assessore all’Ambiente e Parchi Urbani Francesco Bicciato, dall’Assessore alla Mobilità, Verde e Arredo Urbano Ivo Rossi e dal Direttore Generale di Acegasaps Maurizio Malagoli. La campagna sarà basata su un programma di informazione capillare che comporterà la messa in onda per 15 giorni sulle più diffuse emittenti televisive locali di spot informativi della durata di 30 “ ciascuno; verrà inoltre diffuso per 15 giorni, con una frequenza di 10 ripetizioni quotidiane, uno spot della durata di 30“ su importanti emittenti radiofoniche. Saranno poi utilizzate le pagine dei quotidiani per inserzioni pubblicitarie e redazionali, verranno affissi dei poster 6x3 per 15 giorni e 400 manifesti 140 x 200 cm per 15 giorni. La campagna comincerà il 14 giugno. |
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ALL'ENEA FORMAZIONE DI ESPERTI PER LE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE SULL'ATTUAZIONE DEL PROTOCOLLO DI KYOTO |
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Roma, 13 giugno 2005 - Martedì 14 giugno, dalle 9.00 alle 17.00, presso il Centro Ricerche Enea della Casaccia, Via Anguillarese n.301, km 1.3, S. Maria di Galeria (Roma), avrà luogo un seminario tecnico per formare professionisti in grado di svolgere funzioni all'interno delle Amministrazioni Pubbliche per l'adozione dei regolamenti previsti dal Protocollo di Kyoto. Il seminario, che rientra in un ciclo di iniziative in corso, darà luogo ad una selezione di 20 giovani che verranno segnalati come consulenti alle Amministrazioni Pubbliche del Lazio per la messa a punto degli interventi più opportuni da attuare in ottemperanza agli impegni assunti dal nostro Paese con la ratifica del Protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni di gas serra e per investire in nuovi impianti forestali. Il Ministero dell'Ambiente, l'Enea, l'Università della Tuscia di Viterbo e l'Accademia Kronos sono al momento i primi in Italia a formare delle vere e proprie squadre di professionisti specializzati in questo settore, mettendo a loro disposizione ricercatori e scienziati. Dai Comuni e dagli Enti Locali, ma anche da molte industrie, che a partire dal prossimo anno dovranno far fronte a impegni atti a ridurre i gas serra ed a implementare le aree verdi, proviene infatti un'ingente domanda di reperire professionalità di questo tipo. Oltre al seminario del 14 giugno presso l'Enea, si terrà un altro seminario il 13 giugno presso l'aula magna del Rettorato dell'Università della Tuscia, alle ore 9,30, sui problemi connessi al riscaldamento globale della Terra. La partecipazione ai seminari è gratuita. Per partecipare a questi due seminari è necessario prenotarsi presso la sede dell'Accademia Kronos di Viterbo: tel. 0761.223480 (giovedì e venerdì mattina). |
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IL TEAMWORK COME FATTORE STRATEGICO PER IL SUCCESSO AZIENDALE IL 20 E IL 21 GIUGNO A MILANO UN SEMINARIO ORGANIZZATO DALLA SCUOLA DI PALO ALTO |
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Milano, 13 giugno 2005 - Le aziende che sperimentano il lavoro di gruppo considerandolo come fattore strategico per il successo di un reparto, di un progetto e di un’intera organizzazione utilizzano il teamwork per la gestione dell’organizzazione aziendale. Un buon team di lavoro è infatti lo spazio in cui vengono attuate quelle dinamiche relazionali che promuovono l’iniziativa e sollecitano i collaboratori ad anticipare i problemi, a cogliere opportunità e a proporre soluzioni creative. La Scuola di Palo Alto il 20 e il 21 giugno presso la propria sede milanese di corso Magenta 85 propone un seminario di teamwork che si pone come obiettivo quello di fornire alle aziende la possibilità di formare un gruppo di lavoro ben consolidato e in grado di ottenere performance molto elevate. Il seminario, che si rivolge a manager e a dirigenti di alto profilo, sarà tenuto dai trainer Enrico Banchi e Filippo Zizzadoro che lavoreranno in affiancamento per condurre i partecipanti alla scoperta dei principali meccanismi che governano la comunicazione di gruppo mettendoli nella condizione di raggiungere gli obiettivi di organizzazione prefissati. In particolare Banchi affronterà le logiche e le conseguenze del cammino aziendale interno dal sistema gerarchico ai team interfunzionali. Da qui analizzerà la nuova figura del leader e le metodologie per incrementare la creatività individuale e di gruppo. Filippo Zizzadoro presenterà gli elementi di una comunicazione funzionale alla promozione e al coinvolgimento dei collaboratori, per superare ogni resistenza al cambiamento, gestire i conflitti e motivare al raggiungimento di una performance eccellente. |
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