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MARTEDI
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Notiziario Marketpress di
Martedì 18 Novembre 2008 |
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SSN, PERCHÉ I PRIMI 30 ANNI SONO POSITIVI L’ITALIA GODE DI UN QUADRO SANITARIO MIGLIORE A COSTI INFERIORI RISPETTO A GRAN PARTE DEL RESTO D’EUROPA E AGLI USA. MA LE DIFFERENZE REGIONALI SONO TROPPO AMPIE. UNO SCENARIO PER I PROSSIMI 30 ANNI |
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Milano, 18 novembre 2008 - Il Servizio sanitario nazionale, fondato alla fine del 1978 con l’approvazione di quasi tutto l’arco costituzionale d’allora e con la finalità di realizzare un grande progetto sociale di sanità pubblica, “ha rappresentato la più grande riforma sociale europea, ha coinvolto circa 700. 000 dipendenti e ha cambiato il modo di chiedere e ricevere assistenza sanitaria per l’intera popolazione italiana”, ha affermato Giovanni Fattore del Cergas Bocconi il 17 novembre all’incontro 30 anni di Servizio sanitario nazionale. Riflettere sul passato per progettare il futuro. Pur riconoscendo luci e ombre al sistema, i ricercatori del Cergas traggono un bilancio decisamente positivo di questi 30 anni. Il ranking dei sistemi sanitari realizzato dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 2000 pone l’Italia al secondo posto al mondo, dopo la Francia, secondo una molteplicità di criteri: vita attesa, livelli di disabilità, differenze nello stato di salute tra ricchi e poveri, equità nel sistema di finanziamento, qualità percepita dell’assistenza e rispetto dei diritti dei pazienti. La vita attesa alla nascita è passata, dal 1980 al 2005, da 74 a 80,9 anni, davanti agli altri grandi paesi europei e agli Stati Uniti. Nel 1960 la mortalità infantile in Italia era di 43,3 morti nel primo anno di vita su mille nati vivi, ben distante dai 22,5 del Regno Unito o i 26 degli Stati Uniti; nel 2005, con 3,9 morti nel primo anno di vita, l’Italia aveva superato entrambi (il Regno Unit! o si attestava a 5,1, gli Stati Uniti a 6,9). “A fronte di un ottimo profilo di salute della popolazione, l’Italia ha anche un sistema sanitario ragionevolmente economico”, ha affermato ancora Fattore. In Germania e Francia la sanità assorbe oltre l’8% del pil, nel Regno Unito il 7%, in Italia solo il 6,8% (circa 100 miliardi di euro l’anno). Gli Stati Uniti arrivano a un settimo del pil, oltretutto con scarsi risultati in termini di indicatori sanitari. “Trent’anni di Ssn hanno probabilmente contribuito a razionalizzare il sistema e ad ottenere buoni prezzi nei mercati di provvista”, ha spiegato il ricercatore del Cergas. “La spesa pubblica per il personale è rimasta sotto controllo, i prezzi dei farmaci innovativi si sono mantenuti più bassi di quelli di altri paesi Ue e il sistema ha saputo controllare il complesso della spesa ospedaliera”. Il punto dolente rimane la sperequazione tra le diverse regioni. La mortalità infantile, tanto migliorata negli ultimi trent’anni, passa dai 2,02 morti nel primo anno della Toscana ai 6,53 della Sicilia, con i risultati peggiori nelle regioni che si sono anche dimostrate incapaci di una gestione economicamente efficiente della sanità, a testimonianza del fatto che la causa non è la disponibilità di risorse. I ricercatori hanno anche tracciato uno scenario di come potrebbe essere il Servizio sanitario nazionale tra 30 anni, prevedendo una maggiore mobilità dei pazienti, non solo da una regione a un’altra ma anche da un paese all’altro. La mobilità interregionale, dal momento che è la regione d’origine a coprire i costi, accentuerà il drenaggio di risorse verso le regioni più virtuose. Cambierà la geografia delle professioni sanitarie, con una suddivisione delle responsabilità tra la dimensione clinica, che continuerà a essere appannaggio dei medici, e quella logistico-alberghiera, che sarà gestita dai nuovi dirigenti sanitari non medici (infermieri e tecnici che, sempre più spesso, sono in possesso di una laurea). “Dovremo abituarci a ripensare l’immagine organizzativa dei reparti ospedalieri: un complesso reticolo in cui personale sanitario laureato controlla i posti letto e il personale assistenziale per tutte le specialità, mentre i medici, ridotti significativamente di numero, sono concentrati quasi esclusivamente sulla clinica”, ha affermato il direttore del Cergas,francesco Longo. Dovrà, infine, cambiare il modello di assistenza per le cronicità e la vecchiaia. Oggi l’intervento del Servizio sanitario è troppo costoso e le famiglie ricorrono alle badanti (700. 000, più dei 670. 000 lavoratori del Ssn). In futuro si dovranno sganciare i medici da questo genere di assistenza, per affidarla a infermiere e loro assistenti. . |
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SIGLATO UN ACCORDO ITALO-CANADESE PER IL PROGETTO GENOMA UMANO IMPEGNO DI OLTRE 15 MILIONI DI DOLLARI PER UN OBIETTIVO STRATEGICO. |
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Roma, 17 novembre 2008 - Il governo italiano e quello canadese hanno dato esecuzione al memorandum di intesa 1197 del 2005, che prevede l’istituzione di un fondo destinato a ricerche sul genoma umano. Il governo canadese ha deciso uno stanziamento di 10 milioni di euro, quello italiano di 5. 736. 000 euro. “L’impegno politico che il governo italiano intende perseguire con questo importante accordo”, sottolinea il sottosegretario all’Istruzione, ricerca e università, on. Giuseppe Pizza”, è duplice. In primis, intensificare la già proficua cooperazione scientifica con l’importante partner canadese: l’interscambio tra Italia e Canada raggiunge, non dimentichiamo, il rilevante ammontare di 25 miliardi di dollari. In secondo luogo, considerare il finanziamento di questo progetto come prioritario, negli anni a venire, data la sua importanza strategica dal punto di vista scientifico e applicativo”. L’esecuzione decisa dai governi italo-canadese, fa seguito agli accordi già in corso tra il Consiglio nazionale delle ricerche, il maggiore Ente pubblico di ricerca italiano, e Genome Canada, l’ente che si occupa delle strategie nazionali di ricerca nel settore. I due enti hanno già dato corso ad una prima raccolta di idee progettuali da parte di tutta la comunità scientifica, volte a dare operatività all’intesa governativa: tali idee verranno valutate e approvate sulla base di un autorevole per review indipendente e internazionale. Positiva anche la valutazione del presidente del Cnr, prof. Luciano Maiani: “Il Progetto Genoma umano è nato, più di vent’anni fa, proprio al Cnr, con il prof. Renato Dulbecco, prima ancora che tale ricerca fosse avviata negli Stati Uniti. Quello siglato dai governi italo-canadesi è un passo importante per approfondire queste ricerche nel contesto attuale. Sono anche molto contento di questo ampliamento delle nostre relazioni con il Canada, che hanno già visto il raggiungimento di alcuni significativi successi”. . |
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RIMANERE ATTENTI: PARTE LA CONFERENZA CE SU HIV/AIDS, MALARIA E TUBERCOLOSI |
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Bruxelles, 18 novembre 2008 - Il 13 novembre la Commissione europea ha dato il via alla conferenza internazionale di due giorni sulle malattie legate alla povertà. La conferenza concentra l´attenzione sulle "tre grandi" malattie letali globali: Hiv/aids, malaria e tubercolosi (Tb). Circa 450 eminenti scienziati, responsabili delle politiche, rappresentanti di imprese, Ong (con una partecipazione importante dei paesi con malattie endemiche), organizzazioni internazionali e esperti di malattie, si sono riuniti a Bruxelles per discutere l´impatto e le sfide della ricerca finanziata dall´Ue sul controllo di queste malattie. Nel suo discorso di apertura, il commissario Janez Potocnik ha affermato: "Aids, Tb e malaria uccidono cinque milioni di persone ogni anno. Non riuscite a concepire questa idea? Allora provate a immaginare che tutta la popolazione danese venga eliminata dalle malattie infettive nel giro di un anno. Riuscireste a tollerarlo? Penso che tutti conosciamo già la risposta. " "Tutte le persone interessate e coinvolte devono assumersi le proprie responsabilità," ha continuato. "Dobbiamo concentrarci ed essere pragmatici. Dobbiamo unire i nostri sforzi sulle azioni che avranno il maggiore impatto. " La conferenza mira ad individuare le strozzature nella ricerca e a chiarire il ruolo che la ricerca sostenuta dalla Ce può avere nel combattere queste tre malattie. Il commissario Potocnik ha illustrato gli obiettivi principali della conferenza: riacquistare slancio a livello politico per far avanzare e intensivare la ricerca, presentare una relazione sui tentativi di ricerca sostenuti dalla Ce a partire dal 2002 e raccogliere i contributi delle parti interessate importanti, per stabilire le priorità della ricerca relative alle malattie legate alla povertà per il rimanente Settimo programma quadro (7°Pq). È importante, ha osservato Potocnik, assicurare che le malattie legate alla povertà ricevano la dovuta attenzione. Il Sesto programma quadro (6°Pq) ha destinato più di 450 Mio Eur alla ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci, vaccini e indagini cliniche sulle malattie legate alla povertà; al momento ci sono più di 80 progetti di collaborazione che coinvolgono oltre 250 gruppi di ricerca. È altresì importante individuare le lacune nella ricerca che potrebbero essere colmate dalle azioni sostenute dal 7°Pq o da altre iniziative, ha detto Potocnik, e ha incorggiato il coinvolgimento del settore pubblico nella battaglia comune contro queste malattie infettive. Tra le altre cose, la conferenza è stata aggiornata sul progresso del partenariato europeo-africano Edctp (European and Developing countries Clinical Trials Partnership). Quest´anno l´Edctp ha destinato oltre 80 Mio Eur alla ricerca su Hiv/aids, Tb e malaria in Africa. Secondo il commissionario Potocnik ciò rappresenta uno "slancio per gli investimenti europei nella ricerca sulle malattie legate alla povertà e una spinta notevole alla cooperazione tra ricercatori europei e africani". Il continuo diffondersi dell´infezione da Hiv a livello mondiale ha avuto delle conseguenze devastanti. L´aids è costato la vita a 20 milioni di persone negli ultimi 20 anni e oltre 40 milioni sono attualmente affetti dal virus. Ogni anno vengono riportati otto milioni di nuovi casi di tubercolosi (Tb) e due milioni di persone muoiono a causa della malattia. È una delle cause di decesso più frequentemente riportate nelle persone infette da Hiv. La resistenza crescente a molti farmaci è diventata un fattore grave nell´affrontare la Tb come problema sanitario pubblico mondiale e c´è un urgente bisogno di nuovi vaccini efficaci, visto che quelli vecchi non danno ormai i risultati desiderati. La malaria costituisce un problema sanitario pubblico continuo per circa il 40% della popolazione mondiale; sono circa 300 milioni le persone che ne sono affette e un milione muore ogni anno a causa di questa malattia. La resistenza ai farmaci antimalarici ha portato a un numero crescente di decessi. Secondo la Commissione cè ancora un urgente bisogno di sforzi congiunti per la sua prevenzione e cura. Il commissario Potocnik ha confermato che gli sforzi rinnovati sono necessari al fine di creare incentivi per lo sviluppo e la fornitura di nuove medicine economicamente convenienti contro l´Hiv/aids, malaria e Tb, e ha sottolineato che "i costi non dovrebbero fare da barriera alle cure". Egli ha anche detto che avviare partenariati pubblico-privati comporterebbe benefici per gli sforzi di ricerca globali contro queste malattie. Ha parlato delle più importanti questioni affrontate dai responsabili delle politiche, ricercatori e Ong impegnati nella lotta contro queste malattie, e ha concluso dicendo: "Trovare una soluzione è sicuramente un nostro dovere e, senza esagerazione, una questione di vita o di morte per molte persone. " Per ulteriori informazioni, visitare: http://poverty-related-diseases. Teamwork. Fr/ Edctp http://www. Edctp. Org/ . |
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OSTEONECROSI DELLA MANDIBOLA, AL VIA PRIMO STUDIO NAZIONALE LANCIATO DALLA SIOMMMS, COINVOLGERÀ 150 MILA PAZIENTI TRATTATI CON BIFOSFONATI E TUTTI I CENTRI OSTEOPOROSI. UN FENOMENO CONTROVERSO, NON FREQUENTE, MA MOLTO ALLARMANTE |
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Perugia, 18 novembre 2008 – Coinvolgerà 150 mila dei 600 mila italiani in cura con i bifosfonati per l’osteoporosi. Obiettivo: accertare la reale incidenza dell’osteonecrosi della mandibola, una degenerazione delle ossa della bocca, non frequente ma assai grave, legata all’uso di questa nuova generazione di farmaci. Si tratta dello studio Seisbo, il primo a carattere nazionale lanciato dalla Siommms, la Società italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro. Ne da notizia il professor Gerolamo Bianchi, Presidente della Siommms, alla vigilia dell’Viii congresso che la società scientifica terrà a Perugia dal 19 al 22 novembre con la partecipazione di oltre 1000 specialisti. Il progetto Seisbo (Studio Epidemiologico Italiano sulla Sicurezza dei Bisfosfonati nell’Osteoporosi) è patrocinato dall’Agenzia Italiana per il Farmaco (Aifa). Coordinata dalla Siommms, la ricerca si svolgerà in collaborazione con l’associazione dei dentisti (Andi), la Lega Osteoporosi (Lios), la Federazione delle Donne (Fedios), i gruppi Studio del metabolismo osseo (Gismo) e Bifosfondati (Gibis), la Sisbo (Società italiana studio bisfosfonati in odontoiatria) e la società di Chirurgia maxillo facciale. “L’osteonecrosi della mandibola (Onj) in corso di terapia con bisfosfonati è un fenomeno ancora molto controverso”, spiega l’ideatore del progetto, il professor Silvano Adami, reumatologo dell’Università di Verona, “Benché estremamente raro, crea allarmismo e preoccupazioni. Occorreva quindi definirne i confini epidemiologici, per poi dare il via a una campagna di informazione e prevenzione”. Sul tema il congresso ospiterà, tra l’altro, una relazione del professor Francesco Bertoldo che per il direttivo Siommms ha realizzato la piattaforma dello studio al quale collaboreranno tutti i Centri osteoporosi italiani. Tecnicamente, l’osteonecrosi della mascella è una infezione cronica e necrotizzante del tessuto osseo a carattere progressivo, con scarsa tendenza alla guarigione. Nel 68% dei casi colpisce solo la mandibola, nel 28% la mascella, nel 4% entrambe. Poco più di 1000 gli episodi fin qui segnalati, in maggior parte legati anche all’uso oncologico dei bifosfonati. “Una casistica precisa”, ricorda Adami, “ci consentirà anche di avviare una campagna di informazione e prevenzione rivolta sia agli operatori sanitari che ai pazienti. In realtà sappiamo già molto della malattia e di come prevenirla. Il momento cruciale è un intervento dentario, con il conseguente rischio di infezione ossea, rischio moltiplicato dal trattamento con bisfosfonati”. Sembra in ogni caso accertato che un’accurata igiene orale possa fare moltissimo, che sia anzi decisiva. L’importante è evitare che le ferite dentali si infettino, ovvero occorre che dentista e paziente prendano le opportune precauzioni con sciacqui e antibiotici per due o tre giorni. Per facilitare la raccolta dei dati lo studio prevede l’utilizzo di una scheda elettronica. Per accreditarsi, gli operatori possono rivolgersi al Team Supporto Siommms c/o Vidiemme Consulting Srl, Via Natale Battaglia 8, 20127 Milano. Email: siommms. Support@vidiemme. It, tel. 02. 26858231, fax 02. 26858230, web www. Vidiemme. It. . |
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UN GENE EGOISTA GUIDA LA COOPERAZIONE SOCIALE NEI LIEVITI |
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Bruxelles, 18 novembre 2008 - Ricercatori finanziati dall´Ue hanno identificato un singolo gene che guida il comportamento sociale nei lieviti. Le cellule del lievito che hanno il gene Flo1 si attaccano letteralmente l´una all´altra per proteggersi da minacce come gli antibiotici o l´alcool. Le cellule di lievito che invece non hanno il gene Flo1 vengono escluse dal gruppo. Oltre a gettare nuova luce sull´evoluzione del comportamento sociale e sui meccanismi dei geni egoisti, i risultati potrebbero rivelarsi utili per la fabbricazione della birra e negli ospedali, dove molti tipi di lieviti (causa di malattie) si raggruppano, rendendo il loro trattamento estremamente difficile. Il lavoro, pubblicato sulla rivista Cell, è stato in parte sostenuto attraverso il progetto finanziato dall´Ue Fungwall ("La membrana cellulare fungina come bersaglio delle terapie antifungine"), finanziato attraverso l´area tematica "Biologia, genomica e biotecnologia per la salute" del Sesto programma quadro (6° Pq). La capacità del lievito (Saccharomyces cerevisiae) di formare gruppi è ben conosciuta dai fabbricanti di birra, che sfruttano tale capacità per eliminare il lievito dalla birra una volta completata la fermentazione. Questo tratto è stato però ampiamente ignorato dagli scienziati, e molte delle varietà di lievito usate in laboratorio sono state private di tale tendenza a raggrupparsi. In questo recente studio, scienziati provenienti da Belgio, Francia e Stati Uniti spiegano come un singolo gene, il Flo1, sia responsabile del comportamento del lievito che lo spinge a raggrupparsi. Il Flo1 produce una proteina adesiva sulla superficie delle cellule che fa in modo che le singole cellule di lievito si attacchino l´una all´altra formando grandi gruppi (chiamati anche "fiocchi") che contengono migliaia di cellule. Le cellule all´interno del gruppo sono protette da stress, antibiotici e altri pericoli dalle cellule all´esterno, che si sacrificano per il bene comune. Ci si aspetterebbe che un sistema simile favorisca gli "imbroglioni", cellule che non investono nella produzione della proteina adesiva ma beneficiano della natura protettiva del raggruppamento. Tali cellule imbroglione in teoria se la caverebbero meglio delle non-imbroglione e in definitiva arriverebbero a dominare la popolazione. In realtà ciò accade raramente. La cooperazione spesso apporta vantaggi sia a chi offre, che a chi riceve aiuto. Gli individui potrebbero essere spinti ad aiutare i propri parenti perché ciò contribuirà ad assicurare che i loro geni (di cui anche i parenti sono portatori) siano passati alla prossima generazione. Nel caso del lievito però il Flo1 aggira il problema degli imbroglioni in un altro modo. "Le cellule che manifestano il Flo1 non lavorano insieme solo contro gli stress, sono anche in grado di escludere dal fiocco le cellule che non hanno il Flo1, lasciando tali cellule imbroglione senza protezione," ha spiegato Kevin Verstrepen della Harvard University negli Stati Uniti e dell´Istituto di biotecnologia delle Fiandre (Vib) in Belgio. "Un solo gene fa tutto. " I ricercatori suggeriscono che il meccanismo in questione potrebbe essere piuttosto semplice: due cellule contenenti proteine Flo1 possono formare dei legami bidirezionali che sono più forti rispetto alle interazioni univoche tra una cellula con la proteina adesiva e una cellula sprovvista di tale proteina. L´effetto del Flo1 è così forte che le cellule di lievito di specie diverse sono in grado di attaccarsi l´una all´altra a condizione che entrambe abbiano il gene Flo1. Questo porta i ricercatori a supporre che il Flo1 possa essere un "green beard gene". Si tratta di geni che portano alla collaborazione ed assicurano che gli individui altruisti siano identificati, in modo da escludere gli imbroglioni ed evitare che assumano il controllo della popolazione. Fino a questo momento, sono stati trovati pochissimi green beard gene. "Il Flo1 sostiene inoltre la "teoria del gene egoista", che mette i geni (e non i genomi) al centro dell´evoluzione," ha commentato Kevin Foster della Harvard University. "Il Flo1 è un gene egoista che promuove la propria proliferazione senza molta influenza da parte del resto dei geni del genoma - sebbene eserciti questo atto "egoista" promuovendo un atto di cooperazione sociale. " Questo lavoro potrebbe avere importanti implicazioni pratiche. I ricercatori hanno scoperto che il lievito produce la proteina adesiva Flo1 solo quando la presenza di un´altra sostanza chimica gli dice che ci sono molte altre cellule di lievito in prossimità; i fabbricanti di birra potrebbero sfruttare questa informazione in modo da controllare il comportamento di raggruppamento del loro lievito ed ottimizzare la produzione della birra. In ambiente clinico, le cellule di lievito che provocano malattie spesso si raggruppano in biofilm estremamente difficili da trattare. Nelle persone il cui sistema immunitario è indebolito da cure per il cancro, infezioni da Hiv o trapianti di organi, tali infezioni possono essere fatali. "Migliaia di persone muoiono ogni anno non di Aids o cancro, ma di infezioni da lieviti," ha detto il dott. Verstrepen. "Una volta entrata nel flusso sanguigno, è una malattia mortale. " Gli scienziati sperano che il fatto di sapere cosa fa raggruppare i lieviti possa aiutare i medici a combattere tali infezioni. Per ulteriori informazioni, visitare: Cell: http://www. Cell. Com Harvard University: http://www. Harvard. Edu Progetto Fungwall: http://www. Fungwall. Org/ . |
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RAPPORTO HIV-AIDS NEL LAZIO, CIRCA 600 CASI L´ANNO |
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Roma, 18 novembre 2008 - Circa il 50% delle persone a cui viene diagnosticato l’Aids nel Lazio non sapeva di essere Hiv-positivo. Anzi. Scopre di esserlo solo al momento della diagnosi. E nel Lazio dal 2000 il numero delle nuove infezioni si è attestato intorno a 600 l’anno. Sono alcuni dei dati che emergono dal ‘Rapporto 2007 sulla sorveglianza delle nuove diagnosi di Hiv e dei casi di Aids’ presentato oggi a Roma. Il rapporto nasce dall’analisi epidemiologica dei dati sulle infezioni da Hiv raccolti in tutti i laboratori pubblici e privati della regione attraverso il sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi da Hiv della Regione Lazio. Istituito nel 1985, primo sistema regionale in Italia e uno dei primi al mondo, il sistema di sorveglianza delle diagnosi si offre come uno strumento fondamentale per la programmazione di politiche sanitarie specifiche, sia a livello regionale che nazionale essendo in grado di fornire un quadro anticipato, a differenza dei sistemi di controllo basati sui casi di Aids. Il quadro epidemiologico che si osserva nel Lazio è molto simile a quello delle altre regioni e-o province che hanno un sistema di sorveglianza delle diagnosi da Hiv. “Come sempre - ha detto il presidente Laziosanità-asp, Lucio D’ubaldo - i dati vanno letti e compresi. Siamo contenti che ci sia una sostanziale tenuta del sistema a fronteggiare la patologia, ma dobbiamo stare attenti perché ciò comporta un aumento dei costi per il sistema sanitario regionale. Non possiamo negare che affrontare la diagnosi e la cura dell’Hiv e dell’Aids aumenti il carico delle prestazioni”. Dal 1985 al 31 dicembre 2007 sono state segnalate 22. 624 diagnosi di infezioni. Dall’analisi dell’indagine emerge che dopo un picco registrato alla fine degli anni ’80, le nuove diagnosi sono costantemente diminuite fino al 2000. Dal 2000 il numero è, infatti, pressoché stabile intorno a 600 l’anno. Le infezioni da Hiv continuano ad avere una connotazione metropolitana: l’incidenza (casi/popolazione) nel comune di Roma nel 2007 è stata circa doppia rispetto al resto del Lazio. Si è, inoltre, osservato un quasi costante aumento dell’età alla diagnosi di infezione nel periodo 1985-2003 passando da un’età mediana di 26 anni nel 1985 a 36 nel 2003. Nel 1985 i maschi erano circa 3,5 rispetto a 1 femmina, per poi scendere e stabilizzarsi intorno al rapporto 2 a 1 negli anni ’90. Il quadro epidemiologico è completamente cambiato: fino al 1992 le persone che riportavano fattori di rischio legati alla tossicodipendenza erano quasi il 60% delle nuove diagnosi di infezioni; nel 2007 tale proporzione si è ridotta al 5%. Viceversa, oltre il 90% delle nuove diagnosi di infezione nel 2007 riportava come fattore di rischio i rapporti sessuali. Il numero delle diagnosi relative a persone nate all’estero è, invece, rimasto invariato dai primi anni ’90. Questi dati sono confermati anche dai dati del registro Aids. Negli ultimi anni oltre il 50% delle diagnosi di Aids sono state osservate in persone che non sapevano di essere Hiv-positive o che avevano scoperto la sieropositività nei sei mesi precedenti la diagnosi di Aids. Esiste, quindi, una quota non trascurabile di persone Hiv-positive che solo tardivamente potranno beneficiare delle terapie disponibili, e che, non consce della loro sieropositività, non potrebbero prendere precauzioni per prevenire la trasmissione ad altre persone. . |
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BAMBINI: NO A OVERDOSE DI MERENDINE, SNACK E BEVANDE ZUCCHERATE, SÌ A FRUTTA E LATTE CON SOVRAPPESO E OBESITÀ, IL RISCHIO DI ‘FEGATO GRASSO’ AUMENTA DI 10 VOLTE |
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Roma, 18 novembre 2008 - È in atto una vera e propria ‘epidemia’, si parla di 400. 000 nuovi casi all’anno, di bambini che superano il normale peso corporeo. Nel vecchio continente, sono infatti almeno 5 milioni i piccoli obesi e 22 milioni quelli in sovrappeso. “Il problema non è solamente il progressivo calo nel consumo di frutta e verdura fresche, ma soprattutto la sempre maggiore tendenza ad abusare di merendine, snack e bibite zuccherate - spiega il dott. Valerio Nobili, pediatra epatologo presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e responsabile dell’ambulatorio multidisciplinare per lo studio della steatosi epatica - perché l’educazione ad una buona alimentazione inizia fin da piccoli e deve essere costruita passo dopo passo, in modo da renderla naturale. Se poi, alla fornitura gratuita proposta dalla Comunità Europea di frutta e verdura, si riuscirà ad aggiungere anche la distribuzione di latte, formaggi e yogurt a sempre più scuole, allora assieme ai programmi di prevenzione e all’adozione di stili di vita più sani l’educazione sarà più completa”. Senza creare allarmismi, va tuttavia ricordato che un consumo eccessivo di merendine, snack, patatine fritte, accompagnati da bibite zuccherate, ‘alimenti’ che contengono grassi animali saturi o peggio grassi vegetali idrogenati, sali e zuccheri in quantità elevata, porta ad obesità o ad accumulo di grasso nel fegato, oltre ad altri danni alla salute, come l’ipertensione, già in giovane età. “Il pericolo nei giovani adulti normopeso è scoprire, attraverso un normale esame del sangue, che il fegato è ormai danneggiato: la steatosi (fegato grasso) è spesso conseguenza di una cattiva alimentazione, associata al poco esercizio fisico, e non ha sintomi - insiste Nobili - ma può portare negli anni successivi a malattie gravi, come la cirrosi epatica e l’epatocarcinoma. Ecco perché è bene sottoporre questi bambini a controlli con tempistiche appropriate presso centri di eccellenza in cui affrontare il prima possibile la patologia al fine di evitare di compromettere la propria salute nell’età adulta. ” Nella fascia d’età della scuola primaria, cioè tra i 7 e gli 11 anni, circa il 30% dei bambini italiani è a rischio sovrappeso o obesità, fino ad osservare un picco del 36% per i bambini di 10 anni in Italia. Questo è il dato più alto in Europa e che fa riflettere. L’obesità in età infantile e adolescenziale ha un ruolo chiave nello sviluppo della steatosi non alcolica, e i bambini per questo sono ad alto rischio. “Solo l’educazione ad uno stile di vita sano, iniziato fin dalla prima infanzia - chiarisce il dott. Valerio Nobili - potrebbe risolvere questo problema che ad oggi è considerato un’epidemia. L’organizzazione mondiale della sanità raccomanda un consumo giornaliero di 400 g di frutta e verdura a persona, ma la maggioranza degli europei non raggiunge questo valore, che addirittura si riduce progressivamente nei giovani. ” Il fegato grasso è diagnosticato nel 23% delle persone normopeso, che non assumono alcolici, altro grave fattore di rischio di steatosi. Il valore poi si alza al 48% nei normopeso che fanno uso di alcolici in quantità superiore a 60 g al giorno, l’equivalente di una bottiglia di vino, e scatta al 76% se queste persone sono obese. Il rischio di steatosi è 10 volte superiore per le persone obese, rispetto a quelle normopeso, e questa disfunzione epatica si manifesta preferibilmente negli uomini, rispetto alle donne (3:1). I maggiori incriminati sono lo stile di vita e l’alimentazione. Ed è appunto l’acquisizione di buone abitudini alimentari associato ad un moderato esercizio fisico giornaliero che permette di prevenire la steatosi, e non solo. Nel caso la steatosi fosse già manifesta può essere consigliato l’uso di integratori alimentari (reperibili nelle farmacie), come l’associazione di silibina, fosfolipidi e vitamina E, stabilizzatori di membrana e anti-ossidanti naturali, che permettono di ‘depurare’ il fegato grasso o rallentarne il danno. Dati clinici hanno dimostrato che, in alcuni casi, l’uso di questi prodotti porta alla normalizzazione degli indici bio-umorali di funzionalità epatica, quali le transaminasi (Ast, Alt) e gamma-Gt, oltre ad una diminuzione della steatosi e quindi dei trigliceridi nel fegato. . |
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ETICA, RICERCA, PROFESSIONI: A PALAZZO MARINO LA PRESENTAZIONE DELLA FONDAZIONE GIACINTO FACCHETTI |
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Milano, 18 novembre 2008 – L’assessore alle Politiche del Lavoro e dell’Occupazione Andrea Mascaretti è intervenuto ieri mattina alla presentazione della Fondazione Giacinto Facchetti per lo studio e la cura dei tumori che si è svolta nella Sala dell’Orologio di Palazzo Marino. Un momento molto importante è stata la lettura da parte dell’assessore Mascaretti, del messaggio del Sindaco Letizia Moratti, che in particolare sottolinea: “E’ lo stile inconfondibile dei grandi, che riconoscono la grandezza e la valorizzano, la promuovono, la fanno crescere. E’ lo stile di questa Città, che valorizza il merito, e gli fornisce gli strumenti per dare frutto a vantaggio di tutti. Facchetti, uno dei migliori difensori di tutte le epoche, fu grande nello sport, e grandissimo nella vita. La sua statura morale non si manifestava con il distacco del genio, ma con l’umanità profonda di un compagno di strada. “Avete scelto di sottolineare oggi il tema dell’etica professionale. Nulla di più adatto per parlare di Facchetti: per lui lo sport era etica. Uno sport senza etica non aveva spazio nel suo orizzonte di pensiero. Nulla di più urgente per i nostri tempi e per il nostro Paese: è davvero indispensabile per tutti noi valorizzare il merito, la professionalità, il lavoro disinteressato a tutti i livelli. ” “La scelta della Fondazione di dedicarsi alla promozione della ricerca in campo oncologico è una decisione di grande rilievo, che incontra una delle emergenze più acute del nostro tempo. Siamo fieri - conclude il messaggio del Sindaco Moratti - di vedere nascere a Palazzo Marino la Fondazione dedicata a Giacinto Facchetti. ” “Sono molto lieto di poter presentare la Fondazione dedicata ad un grande campione, Giacinto Facchetti, che ha dimostrato con la Sua brillante carriera grande dedizione, professionalità e passione. - dice Andrea Mascaretti, Assessore alle Politiche del Lavoro e dell’Occupazione del Comune di Milano - “Ritengo sia importante un impegno da parte di tutti mirato a sviluppare i servizi necessari ai pazienti oncologici. L’alta incidenza dei tumori, infatti, e la giovane età in cui questi, a volte si presentano, rivelano ripercussioni importanti sulla vita sociale e lavorativa del malato. Ed è per questo credo sia fondamentale investire sulla formazione, l’aggiornamento, la ricerca e l’inserimento nel mondo del lavoro di medici e ricercatori motivati e preparati. Ma non solo, ho presentato, il mese scorso, un progetto che il Comune di Milano, Adapt – Fondazione Marco Biagi e Europa Donna – in linea con le politiche Comunitarie e con il Libro Verde del Ministro Sacconi – si sono impegnati a sviluppare, per definire un Codice etico ed un’ipotesi di Protocollo d’Intesa con le parti Sociali al fine di offrire maggiore tutela sul versante contrattuale e di protezione sociale ai lavoratori affetti da patologie oncologiche e di sostenerli nel difficile percorso di conciliare il tempo della cura con il tempo del lavoro. ” “Il Comune di Milano è orgoglioso di poter patrocinare questa iniziativa – ha concluso Mascaretti - perché è a sostegno di rivela una grande sensibilità nei confronti di coloro che devono “giocare” la grande partita, che Giacinto Facchetti ha saputo affrontare con determinazione nella vita, nello sport, nel lavoro e anche nella malattia. ” Alla presentazione è intervenuto anche l’assessore alla salute Giampaolo Landi di Chiavenna, che ha detto: “Ricerca e prevenzione sono parole chiave per una vera cultura della salute. Quindi, è necessario lavorare per prevenire, anche e soprattutto attraverso la ricerca, l´insorgenza di varie forme tumorali che, al di là dei fattori di rischio, dipendono da corretti stili di vita. I numeri ci dicono che se scendono i casi di mortalità, aumentano spaventosamente gli ammalati di cancro. La sinergia tra pubblico e privato è pertanto fondamentale per sostenere il percorso di responsabilità sociale". Le neoplasie rappresentano oggi una delle principali cause di morte nell’uomo e le stime di incidenza sono destinate ad aumentare, per questo diventa doveroso dedicare risorse e ricerche per lo studio e la cura dei tumori. Da questa esigenza è nata la Fondazione Giacinto Facchetti per lo studio e la cura di tumori O. N. L. U. S. Milano è da sempre il fulcro del lavoro, dell’etica, delle professioni ma anche una città che esprime, a vari livelli, un forte sentimento di solidarietà e attenzione verso la cura delle malattie. Con l’impegno nella lotta ai tumori si vuole mantenere viva la memoria di Giacinto Facchetti che ha combattuto contro la malattia. “Ho avuto Giacinto Facchetti come paziente e compagno di studi in giovinezza, a lui dedichiamo l’impegno di ricerca e lavoro della Fondazione che porta il suo nome”, queste le parole del Professor Emilio Bajetta, Presidente della Fondazione. Lo scopo principale della Fondazione è promuovere, favorire ed incrementare la ricerca e l’attività clinico-scientifica nell’ambito della prevenzione, diagnosi e cura di tutte le patologie di interesse oncologico. La Fondazione, inoltre, si prefigge di valorizzare e incrementare l’attività di ricerca e le iniziative tese ad approfondire e diffondere la conoscenza delle patologie oncologiche, avendo cura particolare per i progetti che si rivolgono direttamente al paziente e che hanno una ricaduta pratica e diretta a livello clinico. La Fondazione ha ricevuto da subito il pieno sostegno della famiglia Facchetti: ”Come famiglia ”, ha spiegato Gianfelice Facchetti, Co-fondatore e sostenitore della Fondazione Giacinto Facchetti, ”abbiamo deciso di dar vita a questa Fondazione per trasferire a tutti quanto mio padre ha saputo comunicare a chi lo ha conosciuto. Noi stessi ci siamo resi conto, durante la sua malattia, che nel settore medico-scientifico è necessario che vi sia correttezza, trasparenza e siano portati avanti progetti concreti che diano risultati immediati ai pazienti anno dopo anno. Poche parole, ma molti fatti: ecco cosa sarà alla base dell’impostazione della nostra Fondazione. ” “Il caro Cipe”, ha ricordato Massimo Moratti, Presidente onorario della Fondazione Giacinto Facchetti, “era un animo giovane, non corruttibile, sapeva dare entusiasmo a tutto ciò che faceva e aveva la capacità di applicarsi con dedizione e per obiettivi. Grande difensore nel calcio e nella vita dei Valori veri: dignità, onestà, sportività, è nel cuore di ogni persona come esempio di ‘Uomo per bene’. Questa Fondazione ha una sfida davanti a sé: non deluderci mai, saper mantenere l’autenticità di ogni scelta e di ogni progetto, che attuerà negli anni a venire, e ‘fare goal’ . ” Sono intervenuti il professor Emilio Bajetta, Presidente della Fondazione Giacinto Facchetti, Massimo Moratti , Presidente onorario della Fondazione Giacinto Facchetti, Gian Felice Facchetti, Co-fondatore e sostenitore della Fondazione Giacinto Facchetti, Alberto Scanni, Direttore Generale della Fondazione Irccs “Istituto Nazionale dei Tumori” di Milano, Marco Pierotti, Direttore Scientifico della Fondazione Irccs “Istituto Nazionale Tumori” di Milano, Presidente Oeci - Organizzazione degli Istituti Oncologici Europei. . |
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PAVIA, PRESENTATO IERI PROGETTO SICUREZZA ANZIANI |
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Pavia, 18 novembre 2008 - Si è svolta ieri nella sede territoriale (Ster) della Regione Lombardia di Pavia una conferenza stampa per la presentazione progetto "Sicurezza Anziani". Erano presenti l´on. Gian Carlo Abelli, l´assessore regionale alla Famiglia e Solidarietà Sociale, Giulio Boscagli, il questore di Pavia, Paolo Di Fonzo, l´assessore alle politiche di inclusione sociale e servizi sociali, sanità, lavoro, rapporti con Asm Pavia e società partecipate del Comune di Pavia, Francesco Brendolise, il presidente del Centro Servizi Volontariato della Provincia di Pavia, Gianpietro Viazzoli, e la Dirigente della Sede Territoriale della Regione Lombardia di Pavia, Maria Maggi. Il progetto offre una risposta al bisogno di sicurezza, particolarmente sentito dalle persone anziane. Spesso, infatti, queste sono sole ad affrontare situazioni minacciose, nuove, per come si presentano, o di nuova intensità. Ciò ingenera un senso di insicurezza inedito rispetto al passato e molto rischioso, perché limita la socialità degli anziani e li spinge all´isolamento. È compito delle Istituzioni preposte alla loro tutela fornire risposte adeguate ed articolate a questi bisogni, individuando modalità di collaborazione, per rafforzare la sicurezza sia reale che percepita e diffondere la cultura della legalità. In questo contesto la sede territoriale della Regione Lombardia di Pavia, la Questura di Pavia, il Comune di Pavia e il Centro Servizi Volontariato della Provincia di Pavia, attraverso una fattiva collaborazione interistituzionale, che vede coinvolti anche numerosi Comuni della provincia, stanno unificando gli interventi mirati ad informare operatori, volontari e cittadini anziani sui pericoli legati non solo alla criminalità diffusa, ma anche ai comportamenti al limite del lecito e alle situazione minacciose a cui sono maggiormente esposti. L´occasione della conferenza stampa ha rappresentato anche l´esordio dell´Assessore all´Artigianato e Servizi, Domenico Zambetti, come nuovo coordinatore del Tavolo Territoriale di Confronto di Pavia. . |
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FIRENZE AD OCCHI CHIUSI, “PROGETTO MATILDA” LA MAPPA DELLA TOSCANA PER I NON VEDENTI LA “FORMELLA URBANA TATTILE” SARÀ UTILE PER MUOVERSI IN AUTONOMIA |
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Firenze, 18 novembre 2008 - Un plastico territoriale a grandissimo dettaglio dell´isolato vicino alla sede dell´Unione Italiana Ciechi (Uic). Il prototipo ricostruisce in 3D la zona tra Piazza San Gervasio, via Valdesi, via Cocchi, via Fibonacci, Piazza Antonelli, Via Gasperi ed è in grado di agevolare la mobilità in autonomia e conoscenza del territorio reale anche per le persone che non hanno la vista. Questo lo scopo del progetto “Matilda. Formella Urbana Tattile” che utilizza la Cartografia tecnica regionale numerica per produrre un modello tridimensionale assolutamente realistico, in grado di trasmettere la bellezza e le ragioni della “forma urbis” ai non vedenti. Il progetto, presentato nell´ambito della nuova edizione della Festa della Geografia, si differenzia dalla più comune mappa tattile (che favorisce l’orientamento, la riconoscibilità dei luoghi ed i pericoli) perché può f ornire una conoscenza più alta della città, con una mappatura fatta di edifici tridimensionali, di pieni e vuoti rispondenti al reale. La percezione della realtà attraverso il tatto, infatti, può aiutare i non vedenti a creare una personale mappa della zona d´interesse. La Formella è uno strumento avanzato per comprendere e controllare lo spazio, aiutare l’orientamento a scala tridimensionale. Il progetto Matilda, dal nome della bimba non vedente dalla nascita cui è dedicata l’iniziativa, nasce dalla collaborazione tra i settori della Regione Toscana che operano nel campo della produzione libraria per non vedenti (Stamperia Braille- Dg Salute) e produzione cartografica (Settore Sistema Informativo –Dg Territorio Ambiente), e condivisa e sostenuta dalla presidenza dell’Unione Italiana Ciechi di Firenze. Per arrivare al prototipo, presentato a Geofesta, lo staff del progetto ha lavorato alla costruzione del plastico, sulla base dei dati della cartografia tecnica numerica di ultima generazione. La scala metrica di rappresentazione 1:800 consente l’esplorazione tattile dei particolari più minuti: 1 centimetro nel modello corrisponde ad 8 metri reali. Ogni oggetto, quindi, è stato rappresentato a misura riconoscibile al tatto: i marciapiedi, gli attraversamenti, le banchine spartitraffico, gli ostacoli a terra, ma anche gli edifici con la loro volumetria e copertura, gli spazi a verde oltre i muri lungo strada, privati o pubblici, l’albero isolato nella grande aiola. Ogni edificio è marcato con una lettera dell’alfabeto braille, le strade riportano un numero. Il prototipo verrà sottoposto a una sorta di collaudo proprio in occasione della “Festa della Geografia!”, e dopo le verifiche di questo modello e l´introduzione di modifiche che si renderanno necessarie per una reale e collaudata funzionalità avrà inizio la costruzione del prototipo con realizzazione meccanica veloce, sperando di arrivare alla produzione seriale della Formella. . |
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FIRMA DELL’ACCORDO DI PROGRAMMA PER L’AMPLIAMENTO E LA RISTRUTTURAZIONE DEL POLIAMBULATORIO DI CHâTILLON |
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Aosta, 18 novembre 2008 - Il Presidente della Regione, Augusto Rollandin, e il Sindaco di Châtillon, Giuseppe Moro, firmeranno mercoledì 19 novembre, alle ore 12, nella Sala Giunta di Palazzo regionale, un accordo di programma per l’esecuzione dei lavori di ampliamento e di ristrutturazione dell’edificio sede del poliambulatorio. Sarà presente anche l’Assessore alla sanità, salute e politiche sociali Albert Lanièce, promotore dell’accordo. L’atto è finalizzato a migliorare ed ampliare il servizio offerto nel Distretto sanitario n. 3, attraverso la realizzazione e l’attivazione di una “Casa della salute”, ossia di una struttura, polivalente e funzionale, in grado di erogare sul territorio l’insieme delle cure primarie, di garantire la continuità assistenziale e le attività di prevenzione. Per permettere la realizzazione dei lavori, l’accordo di programma prevede anche la temporanea delocalizzazione dell’attuale Centro diurno per anziani, denominato “ex casa Sarteur”, nei locali siti al primo piano della casa “ex Gervasone”, in via Chanoux, in attesa che siano conclusi i lavori di ristrutturazione del fabbricato “ex falegnameria”, di fronte al Municipio, che diventeranno sede definitiva del Centro. Attraverso l’ampliamento e la ristrutturazione del poliambulatorio, verranno creati un nuovo Centro unico di prenotazione, un’Unità di assistenza primaria, una sala prelievi nonché un funzionale accesso alla struttura. Parallelamente si procederà al collegamento del poliambulatorio con il parcheggio sotterraneo e con la sede del Servizio 118. Il costo complessivo del progetto è stimato in 1. 590. 000 euro, di cui 1. 290. 000 a carico della Regione, tramite trasferimento dei fondi all’Azienda Usl, e 300. 000 derivanti da uno specifico cofinanziamento statale. . |
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POLITICHE SOCIALI, QUASI NOVE MILIONI DI EURO PER LE FRAGILITA´. INDIVIDUATE LE AREE DI INTERVENTO REGIONALE MARCHIGIANO |
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Ancona, 18 Novembre 2008 - ´Un provvedimento che da` risposte concrete alle situazioni di maggiore fragilita`: disabili, minori fuori della famiglia, immigrati, estreme poverta`. ´ Cosi` l´assessore regionale alle Politiche sociali-Immigrazione, Marco Amagliani, definisce la deliberazione che stanzia 8 milioni e 789 mila euro per 26 aree di intervento nel territorio, approvata ieri nel corso della settimanale riunione della giunta regionale. ´Di fronte ai pesanti tagli che il Governo ha attuato a danno delle politiche sociali ´ spiega Amagliani - abbiamo scelto di ripartire il Fondo Unico Nazionale a sostegno delle criticita` piu` forti, garantendo ai Comuni e agli Ambiti sociali, ma anche alle associazioni, di proseguire nell´erogazione di servizi essenziali e irrinunciabili. Considerate le riduzioni e un futuro non cosi` roseo per il welfare nazionale, si e` deciso anche di integrare con una notevole mole di risorse alcune leggi regionali, come per esempio quella sui minori in comunita`, per le strutture d´infanzia o per i centri di accoglienza per immigrati. ´ Infatti, oltre a 3 milioni di euro per garantire l´attivita` 2008 dei 24 Ambiti territoriali sociali, ai Comuni andranno 1 milione e 700 mila euro per cofinanziare le spese per le rette dei minori ospiti nelle comunita` e 1 milione per i servizi all´infanzia per strutture integrative degli Asili Nido (gia` sostenuti con diverso provvedimento con 4 milioni e 800 mila euro). Al Comune di Ancona, l´ente locale che deve fronteggiare maggiormente il problema della gestione dei minori stranieri non accompagnati, e` stato assegnato un contributo straordinario di 500 mila euro. Per un´altra area di intervento ´ il cofinanziamento delle spese per il ricovero di disabili psico-sensoriali - i Comuni potranno contare su una mole complessiva di risorse pari a 516 mila euro. Sempre sul versante disabilita`, 120 mila euro saranno assegnati ai Comuni per la realizzazione di corsi Icf per operatori impegnati nei servizi scolastici a favore di alunni disabili. Alle associazioni che si occupano di interventi di contrasto all´estrema poverta`, senza-tetto ecc. E` stata decisa un´ assegnazione di 100 mila euro. Stessa somma anche per il comune di Falconara Marittima per il funzionamento del centro ´Visintini´. ´Con questo stanziamento all´Istituto che garantisce un servizio fondamentale agli anziani disabili e non autosufficienti´ spiega l´assessore- aggiunto ai 200 mila euro previsti dal servizio Salute, la Regione conferma lo stesso contributo complessivo di 300 mila euro dello scorso anno. ´ Da segnalare anche lo stanziamento di 150 mila euro a favore dei comuni per la realizzazione di centri di accoglienza per immigrati e 300 mila euro come dotazione della nuova legge regionale sul sistema regionale integrato a favore di adulti e minorenni sottoposti a provvedimenti giudiziari ed ex detenuti. Infine, un progetto di carattere socio-sanitario che prosegue da anni nel Comune di Pesaro: nell´ambito del progetto umanitario ematologia, potranno essere utilizzati 300 mila euro per gli interventi di accoglienza delle famiglie dei malati. . |
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VIA LIBERA A CENTRI DIURNI PER ANZIANI |
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Udine, 18 novembre 2008 - Il Consiglio delle autonomie ha approvato ieri con 15 voti favorevoli (1 astenuto, il Comune di Trieste) il regolamento sull´"abitare possibile", ossia la sperimentazione di servizi socioassistenziali e sanitari per anziani alternativi alle strutture protette, nonché il regolamento che definisce i requisiti minimi per l´autorizzazione alle case di riposo. Il primo provvedimento, che aveva già incassato il favore unanime della Conferenza permanente per la programmazione sanitaria, "pone le basi - ha spiegato l´assessore regionale alla Salute e promozione sociale, Vladimir Kosic - per la promozione di momenti, luoghi e modalità di assistenza che si pongono come risorsa intermedia tra il disagio legato all´istituzionalizzazione e la serenità che può essere mantenuta attraverso la conservazione del proprio domicilio da parte dell´ospite anziano con vario grado di non autosufficienza". Come illustrato ieri al Consiglio delle autonomie a favore dell´insediamento di questi centri diurni semiresidenziali, integrati nel contesto urbano, con non oltre 20 posti letto per struttura, sono già stati stanziati 250 mila euro, a cui si aggiungono altri 200 mila euro per 10 anni, da ripartire entro il 31 dicembre. "I comuni sono fortemente interessati a questo regolamento e ne apprezzano contenuti e progettualità - ha commentato il presidente del Consiglio delle autonomie e sindaco di Tavagnacco, Roberto Pezzetta -. Ciò che auspichiamo - ha aggiunto - è che oltre ai contributi stanziati a Comuni e Aziende sanitarie per l´istituzione di questi centri, l´Amministrazione regionale preveda per il futuro anche la loro sostenibilità nella gestione corrente". Un auspicio, questo, in merito al quale l´assessore Kosic ha garantito la massima considerazione. Nella seduta il Consiglio ha inoltre dato il via libera con 14 voti a favore e 1 astensione (Comune di Trieste) anche al regolamento che definisce le procedure per la conferma o il rilascio delle autorizzazioni per le case di riposo e con il quale si stabiliscono anche quali attività di vigilanza e controllo andranno effettuate. La delibera approvata in via preliminare dalla Giunta e la cui adozione si è resa necessaria a seguito di una recente sentenza del Consiglio di Stato che ha contestato il blocco delle autorizzazioni in atto da sette anni, in sostanza segna l´avvio di un processo "con il quale - ha spiegato Kosic - la Regione vuole organizzare un sistema di servizi ad alta integrazione sociosanitaria, in grado di rispondere ai bisogni assistenziali complessi delle persone anziane. Non dunque una semplice razionalizzazione o una pura quantificazione dei posti letto, ma una autentica riqualificazione, da completare entro il 2010, che deve mettere al centro le esigenze delle persone". Dopo il primo momento di riclassificazione, la Regione intende investire sulla seconda fase, quella che mediante l´accreditamento cercherà di tradurre in pratica i principi di accoglienza. In generale, gli enti locali riuniti oggi hanno riconosciuto sostanziale condivisione sugli obiettivi delle linee di gestione sanitaria 2009, illustrate dallo stesso Kosic al Consiglio delle autonomie. Una condivisione che si aggiunge, dunque, a quella già espressa nei giorni scorsi dalla Conferenza permanente per la programmazione sociosanitaria. Anche sull´ultimo punto all´ordine del giorno, la proposta di legge n. 35 "Modifica dell´articolo 9 bis ´Sostegno al mantenimento dei minori´ della legge regionale 7 luglio 2006, n. 11 (Interventi regionali a sostegno della famiglia e della genitorialità", illustrata dal consigliere regionale Massimo Blasoni, il Consiglio ha espresso parere favorevole con 13 voti. . |
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CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE PER UN USO CORRETTO DEGLI ANTIBIOTICI |
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Roma, 18 novembre 2008 - L’uso inappropriato degli antibiotici, costituisce un problema di particolare rilievo per la tutela della salute dei cittadini tanto da spingere istituzioni internazionali come l’Oms a lanciare l’allarme. Il Centro europeo per il controllo delle malattie ha invitato gli Stati membri, in coincidenza con la giornata europea degli antibiotici - indetta per il 18 novembre 2008 - a realizzare iniziative di comunicazione rivolte alla popolazione generale per contrastare questo fenomeno. In tale ottica è stata presentata l´11 novembre 2008 la Campagna “Antibiotici si, ma con cautela”, realizzata dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e dall´Istituto superiore di sanità (Iss), in accordo con il Ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali, per informare i cittadini sull’importanza di ricorrere agli antibiotici ma solo quando necessario e dietro prescrizione medica. La Campagna prevede l’utilizzo di diversi strumenti di comunicazione, tra cui spazi sulla stampa quotidiana, su periodici e testate web. I messaggi saranno diffusi anche attraverso pubblicità urbana sugli autobus, spot radiofonici e cinematografici, ed il sito web della Campagna. I cittadini potranno avere risposte a quesiti sull’impiego corretto degli antibiotici telefonando al numero verde dell’Aifa: 800-571661. L’azione di sensibilizzazione è necessaria, poiché si è potuto accertare che alcuni importanti germi patogeni hanno ormai sviluppato livelli di antibiotico-resistenza che arrivano anche al 90%, e che alcuni ceppi (tra cui il Micobatterio della tubercolosi) sono divenuti resistenti a tutti i 100 antibiotici attualmente disponibili. Le cause di sviluppo dell’antibiotico-resistenza sono complesse, ma includono certamente un uso eccessivo e non appropriato di antibiotici. L’italia, nell’ambito dell’Ue, nel 2007 è stato uno dei paesi con il consumo più elevato di farmaci antibiotici, preceduto solo da Francia, Grecia e Cipro. A livello regionale, e sempre nel 2007, in Italia si sono registrati consumi più bassi al Nord (comparabili ai paesi scandinavi), e più elevati al Sud (comparabili a quelli di Francia, Grecia e Cipro). Le regioni dove si consumano antibiotici al di sopra della media nazionale sono state: Lazio, Umbria Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia. Le classi di antibiotici maggiormente consumate in Italia sono: penicilline, macrolidi, chinoloni e cefalosporine. In particolare, l’Italia è il Paese a maggior consumo di: penicilline dopo Francia e Cipro, macrolidi dopo Grecia e Slovacchia, chinoloni dopo Cipro, cefalosporine dopo Grecia, Cipro, Lussemburgo e Slovacchia. Quanto al consumo nella popolazione generale, si può stimare che ogni giorno in Italia circa 1 milione e mezzo di persone assuma un antibiotico al di fuori dell’ambito ospedaliero. Le cause più frequenti di prescrizione degli antibiotici sono le infezioni: delle vie respiratorie (60%), del sistema urinario (9%), dell’orecchio (6%) e del cavo orale (6%). In particolare, tra le infezioni delle vie respiratorie, la bronchite rappresenta la causa più frequente di prescrizione, seguita dalla faringite, dalla tonsillite e dall’influenza. Ma nella maggior parte di tali situazioni – che sono a prevalente etiologia virale - non è raccomandato l’uso degli antibiotici. Quanto al consumo ospedaliero, in Italia sono state consumate nel 2007 oltre 32 milioni di dosi di antibiotici, e si può quindi stimare che circa 3/4 milioni di pazienti abbiano ricevuto una terapia antibiotica ospedaliera. Due classi di antibiotici coprono da sole oltre il 50% dell’uso ospedaliero di antibiotici: combinazione di penicilline (J01r) e chinoloni (J01ma). Altre classi maggiormente utilizzate sono: cefalosporine di Iii generazione, macrolidi, derivati imidazolici e penicilline ad ampio spettro. . |
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PRESENTATI I PROGETTI PER IL FUTURO DELL´OSPEDALE S.CORONA DI GENOVA |
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Genova, 17 Novembre 2008 - Nel pomeriggio di ieri nella Sala Congressi dell´Ospedale Santa Corona, il Presidente della Regione Claudio Burlando, con l´Assessore alla Salute Claudio Montaldo, il Presidente della Comissione Sanità Nino Miceli, e il Direttore Generale dell´Asl 2 Savonese Flavio Neirotti, alla presenza del Sindaco di Pietra Ligure Luigi De Vincenzi e dei Direttori delle Strutture del nosocomio pietrese, ha presentato il piano per dare continuità e sviluppo alle attività di eccellenza dell´Ospedale. Durante l´incontro sono stati dunque illustrati quei progetti innovativi per la salute del Ponente Ligure in cui la Regione ha deciso di investire risorse sia economico-finanziarie che di personale Ecco in sintesi i punti di maggior rilievo: Trauma Center - Il progetto prevede l´integrazione di tutte le attività di emergenza fra il Presidio di Pietra Ligure- Albenga e quello di Savona-cairo Montenotte con l´Ospedale di Imperia, incentrando nel Dea di secondo livello, ubicato per legge regionale al Santa Corona, i compiti di coordinare le diverse strutture coinvolte. Obiettivo è riuscire a rispondere con prontezza ed efficacia ai casi di incidenti di natura traumatologica. Contemporaneamente sarà attivato il secondo elicottero regionale presso l´aeroporto di Villanova di Albenga. Mios (Malattie Infettive e Ortopedia Settica) - Sul solco dell´eccellente tradizione dell´Ospedale pietrese, verranno ancor più integrate tutte le specialità che sono coinvolte nella diagnosi e nella cura delle malattie infettive e ortopediche settiche. L´iniziativa prevede il coinvolgimento della Struttura complessa Malattie infettive di Savona, in un unico progetto di livello e respiro nazionale. Centro Di Chirurgia Oncologica Inter-disciplinare E Inter-ospedaliero - Il progetto prevede la creazione di un centro multidisciplinare dove patologie importanti come quelle oncologiche possano essere trattate con modalità sia mediche che chirurgiche derivate da decisioni condivise. L´obiettivo è offrire al paziente un iter diagnostico e terapeutico continuo, globale ed integrato, capace di coinvolgere tutti gli specialisti del settore e capace di valorizzare nel migliore dei modi il contributo che ciascuno di essi può offrire. All´iniziativa prenderanno parte anche le strutture dell´Ospedale San Paolo di Savona Consolidamento Pet - La Medicina Nucleare del Santa Corona è diventata ormai punto di riferimento per tutto il Ponente Ligure, per quanto riguarda l´erogazione di prestazioni relative a questa specialità diagnostica. L´installazione della Pet-ct, avvenuta a cavallo tra il 2006 ed il 2007, ha dato un ulteriore impulso a questo importante settore. E´ previsto nei piani della Regione un consolidamento ed un ulteriore impulso in questo campo di attività con l´obiettivo di raggiungere ulteriori miglioramenti in termini di qualità ed efficienza. Centro Di Riferimento Per Il Trattamento Mini-invasivo Sotto Guida Dell´imaging Delle Patologie Articolari E Muscoloscheletriche - Questa tecnologia che vede il radiologo interventista impegnato sul fronte della cura delle patologie articolari e muscoloscheletriche e che, al Santa Corona, ha recentemente avuto importanti e significativi sviluppi grazie alla presenza e all´impegno di grandi professionisti, sarà ulteriormente potenziata. Già sicuro punto di riferimento per tutto il Ponente Ligure, l´obiettivo è quello di realizzare un centro di attrazione per un utenza di livello regionale e non solo. Pietra Nuova Spa - Prosegue l´impegno dell´Azienda per la buona riuscita della nuova Società pubblico-privata. Nella casa di cura che troverà sede nella palazzina "ex reverende suore", ristrutturata, si svolgerà anche la libera professione e troveranno posto 50 posti letto di riabilitazione. . |
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SANITA’: MINISTERO ECONOMIA ACCREDITA PRIMA TRANCHE DEL MUTUO ALLA REGIONE SICILIA |
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Palermo, 18 novembre 2008 - Arrivano i primi segnali positivi all’azione di rigore portata avanti dall’assessore Massimo Russo e dal governo regionale in tema di sanità. Ieri l’assessore al Bilancio, Michele Cimino, ha avuto conferma da parte del dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia che sul conto della tesoreria della Regione Siciliana è stata accreditata la prima tranche di 211 milioni di euro relativa al piano di pagamento dei debiti ancora esistenti del sistema sanitario regionale. “Questo è un preciso segnale - afferma Cimino – che dimostra lo spirito di collaborazione e di intesa tra la Regione e lo Stato. Ed un auspicio che si possa proseguire sempre questa strada anche per i futuri rapporti”. Un contratto di finanziamento era stato firmato dal Ragioniere generale della Regione, Enzo Emanuele, con il ministero dell’Economia, per un importo complessivo di due miliardi e 800 milioni di euro. La prima tranche è stata accreditata a seguito della certificazione da parte della Regione del debito, pari a 1. 815 milioni di euro, come risulta dalla verifica trimestrale di attuazione del Piano di rientro dello scorso mese di ottobre. . |
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CON INTERNET SI PUÒ SMETTERE DI FUMARE L’AIUTO ARRIVA DALLA POSTA ELETTRONICA |
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Modena, 18 novembre 2008 – L’e-mail per dire basta. Internet si affianca agli strumenti antifumo tradizionali. Da uno studio condotto dall’equipe del prof. Riccardo Polosa dell’Università di Catania su 30 persone è emerso che il 36,7% dei partecipanti ha smesso completamente di fumare grazie al supporto offerto dagli esperti via posta elettronica. E più della metà di coloro che non sono riusciti a dire addio alle sigarette ha ridotto in modo sostanziale la propria dipendenza, passando da una media di 26 a 8 bionde al giorno. “Il fumo di sigaretta – afferma il prof. Leonardo Fabbri, presidente dell’Ers (European Respiratory Society) e direttore della Clinica di malattie Respiratorie dell’Università di Modena e Reggio Emilia – è responsabile della morte di più di 80000 italiani all’anno, la maggior parte per malattie cardiovascolari e tumori. Il fumo è la causa principale della broncopneumopatia cronica ostruttiva, malattia altamente invalidante che nel nostro Paese colpisce 4 milioni di persone ed è diretta responsabile di circa 18. 000 morti all’anno. È necessario ricorrere a tutti gli strumenti a nostra disposizione per aumentare la cultura della prevenzione. Soprattutto se si considera che il 75% dei pazienti con Bpco non riceve una diagnosi. Un mezzo semplice ed efficace come la posta elettronica può fornire supporto e assistenza a tutti i fumatori che vogliono smettere”. Per far luce su questi temi il 19 novembre si celebra la Vii Giornata mondiale di sensibilizzazione contro la Bpco: più di 600 milioni di persone nel mondo sono affette da questa malattia, che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sarà la terza causa di morte nel 2020. “È indispensabile – spiega Riccardo Polosa, professore ordinario di medicina interna all’Università di Catania e autore dello studio - capire che il fumo non è un vizio. Se così fosse, sarebbe materia esclusivamente privata, personale, soggetta al diritto individuale. Il fumo in realtà è una malattia, una tossicodipendenza di cui la medicina e la società devono occuparsi nell’interesse di un individuo che deve essere considerato alla stessa stregua di un ‘paziente’. L’oms, infatti, classifica il tabagismo tra le patologie da dipendenza farmacologica, nella stessa lista in cui si trovano anche l’abuso di alcol e l’assunzione di eroina”. La lotta al tabagismo è difficile e chi la conduce non ha nulla da guadagnarci, se non la coerenza scientifica e la soddisfazione del proprio senso del dovere. Lo strumento principale di questa battaglia è l’informazione avvalorata da conoscenze scientifiche. Basti pensare alla capillare opera di sensibilizzazione sui danni provocati dalle sigarette cosiddette “light”: studi scientifici hanno chiaramente dimostrato come il rischio di tumore al polmone non varia tra persone che fumano sigarette ad alto o basso contenuto di catrame. Pertanto la riduzione del contenuto di catrame al di sotto dei 15 mg (tipica della sigaretta cosiddetta “light”), che negli anni ’80 era stata massicciamente pubblicizzata quale soluzione ai danni derivanti dal fumo di sigaretta, non determina alcuna riduzione del rischio di tumore al polmone. Fumare è un danno per la salute, comunque. “Al congresso annuale della European Respiratory Society, svoltosi a Berlino in ottobre, - conclude il prof. Fabbri -abbiamo presentato l’identikit di chi più spesso riesce a smettere di fumare: uomini sposati che convivono con non fumatori, poco dipendenti dalla nicotina, che hanno iniziato tardi a fumare e hanno già provato a smettere per periodi abbastanza lunghi. Prendere in considerazione questi elementi serve a capire chi ha più difficoltà a farcela e aiuta a intervenire in maniera più incisiva, quando occorre. Le donne, ad esempio, vanno aiutate a non temere l’aumento di peso e a fronteggiare gli effetti del ciclo mestruale sui sintomi dell’astinenza. Con chi ha iniziato a fumare da giovane, è invece necessario adottare una strategia aggressiva fin dall’inizio”. “Per quanto impegno e professionalità si possano spendere in un programma di cessazione – conclude il prof. Polosa -, ci sarà sempre un discreto numero di fumatori che rispondono male ai tentativi di sospensione del fumo. Convinzioni ed atteggiamenti negativi possono essere risolti promuovendo la comprensione generale della storia naturale sulla cessazione del fumo, rendendo razionale l’utilizzo dei servizi per smettere di fumare ed informandosi sul corretto uso di farmaci per la dipendenza da nicotina. In particolare, una migliore conoscenza degli elementi predittivi per la riuscita della sospensione del fumo può essere utile nella consultazione clinica di routine alla individuazione dei tabagisti che hanno maggiore probabilità di smettere”. “Comunque, a parte smettere di fumare, dobbiamo occuparci dei fumatori che hanno sviluppato la Bpco - conclude il prof. Lorenzo Corbetta, Professore Associato Malattie dell’Apparato Respiratorio all’Università degli Studi di Firenze -. Il motto internazionale della giornata mondiale della Bpco del 2008 è ‘Breathless But Not helpless’: senza fiato ma non senza aiuto (o Aiutati per non restare senza fiato). Questo messaggio positivo getta una luce di ottimismo per i pazienti in quanto sono in arrivo nuovi e più efficaci trattamenti che miglioreranno ulteriormente la qualità della vita e forse anche l’attesa di vita dei pazienti con Bpco. Farmaci già in uso come la combinazione salmeterolo/fluticasone o anche il solo tiotropio, si sono confermati efficaci e sicuri in 2 recenti studi su migliaia di pazienti trattati per 3-4 anni, e sembrano anche portare ad una riduzione di mortalità. Inoltre, studi ancora in corso confermano che a breve vi sarà un nuovo farmaco, il roflumilast, in grado di aggiungere ulteriore efficacia ai trattamenti esistenti”. . |
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FVG ASS3, CONTINUITA´´ AD UN´´AZIENDA MODELLO |
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Gemona del Friuli, 18 novembre 2008 - "L´ass3 è un´azienda di eccellenza, che lavora bene e ha raggiunto risultati importanti sviluppando un´ottima integrazione con i servizi sociali. L´impegno dell´Amministrazione regionale è dunque nel segno della continuità e dello sviluppo di un lavoro che viene svolto nell´ottica di garantire massima qualità e sicurezza, con servizi sempre più vicini ai cittadini". E´ un convinto plauso quello espresso dall´assessore regionale alla salute e protezione sociale, Vladimir Kosic, nel corso dell´incontro con i vertici dell´Ass 3 "Alto Friuli", svoltosi, il 154 novembre, all´ospedale di Gemona, alla presenza dei rappresentanti delle maggiori associazioni di volontariato del territorio. Accolto dal direttore generale, Luciano Zanelli, Kosic ha infatti incontrato i portavoce di 96 associazioni di volontariato di carattere socio-sanitario, presenti anche il sindaco di Gemona, Gabriele Marini, intervenuto anche in veste di presidente dei sindaci dell´Alto Friuli, e quello di Tolmezzo, Sergio Cuzzi, presidente della rappresentanza dei sindaci. "La presenza attiva del volontariato nell´Alto Friuli è testimoniata dall´elevato numero di associazioni. Una presenza - ha sottolineato Zanelli - che considero socialmente irrinunciabile, non già per sostituirsi all´attività istituzionale dei servizi sanitari e sociali, né esclusivamente per arginare le conseguenze dell´attuale trend della spesa, bensì quale completamento ed integrazione sociale delle politiche sociali e della sanità". A sottolineare la considerazione affidata dall´Ass3 al ruolo del volontariato, Zanelli ha ricordato come il primo atto dopo la sua nomina a direttore generale sia l´avvio di una collaborazione con l´Avulss, l´associazione delle associazioni per il volontariato sociosanitario. "Abbiamo immediatamente aderito alla richiesta per un corso di formazione ai volontari che - ha annunciato il direttore - si terrà proprio in questa sede da gennaio 2009 con buona parte dei docenti composta da professionisti dell´ Ass3". Una linea, questa della formazione qualificata ai volontari, che è stata auspicata dallo stesso assessore Kosic. "Occorre che i volontari - ha affermato - diventino sempre più dei professionisti". Un messaggio raccolto dalle associazioni - per tutte sono intervenuti oggi a Gemona Sandro De Candido, vicepresidente dell´Afds e Diana Dapit, presidente dell´Avulss - che hanno indicato nella stretta collaborazione tra istituzioni e mondo associativo la base per costruire "un´alleanza terapeutica" efficace. Rassicurazioni sono giunte, infine, dall´assessore in merito alla permanenza del centro di raccolta donazioni di sangue di Gemona, nel segno di una continuità dell´offerta. "E´ previsto nelle linee di gestione e quindi nulla sarà toccato", ha assicurato Kosic. E proprio l´illustrazione delle Linee di gestione per il 2009, che indicano le risorse che le diverse aziende, territoriali ed ospedaliere, avranno a disposizione il prossimo anno, e sulle quali dovranno elaborare i propri piani aziendali entro la fine di novembre, ha caratterizzato l´intervento di Kosic a Gemona. "Abbiamo lasciato alle singole Aziende la possibilità di pianificare seguendo le peculiarità dei territori - ha spiegato -. Qui nell´Alto Friuli, per esempio, è cosa nota che vista l´ampia superficie coperta dall´Azienda il trasporto sia un´urgenza a cui si deve rispondere con la massima sollecitudine e disponibilità di risorse". Al termine dell´incontro Kosic, accompagnato dal direttore generale Zanelli si è recato in visita all´ospedale e, in particolare, al pronto soccorso e al reparto dialisi, oggetto di una prevista revisione strutturale. Dal nosocomio la visita è continuata al Centro di salute mentale del distretto gemonese, che da settembre è la prima struttura del genere aperta per le intere 24 ore. . |
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VERCELLI SCRIGNO D’ARTE |
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Vercelli, 18 novembre 2008 - Centro europeo del riso, è anche una delle città del Piemonte più ricche di tesori e di capolavori d’arte Sono stati censiti nel 1999, da Italia Nostra, più di duecento angoli di storia, archeologia, architettura. Dal 21 di novembre 2008 e fino al 1 marzo 20009, la città di Vercelli si prepara ad ospitare la mostra “Peggy Guggenheim e la nuova pittura americana”, secondo appuntamento di un progetto inaugurato lo scorso anno in Arca, uno spazio espositivo di grande suggestione, inserito come un parallelepipedo di vetro all’interno della ex chiesa di San Marco. Una mostra prestigiosa che diventa occasione per scoprire gli altri tesori di questa città dalla basilica gotica di Sant’andrea, al centro storico con piazza Cavour e i suoi portici, fino ai vari musei. E’ sufficiente anche solo una breve passeggiata, per avere la sorprendente percezione di fare un tuffo nella storia. A Vercelli si può arrivare agevolmente anche in treno (con tempi di circa 50 minuta da Milano o Torino). In questo caso, partendo dal piazzale della stazione, il primo incontro è proprio con l’imponente basilica di Sant’andrea (1227) simbolo della città, splendido esempio di fusione tra lo stile romanico lombardo – emiliano e l’architettura gotica d’oltralpe. La basilica ospita una delle più belle sale capitolari d’Italia, e un chiostro rettangolare con cornici in cotto e pitture dell’inizio del ‘500. Proseguendo sempre a piedi si raggiunge Piazza S. Eusebio, dalla quale si prospetta la solenne mole del Duomo. La Cattedrale di S. Eusebio ha origine antichissime, infatti i sarcofagi pagani e le sepolture cristiane ritrovate risalgono ad un periodo che va dal Ii secolo d. C. Alla prima metà del Vii secolo. Ha subito nel corso dei secoli numerose modifiche. Il grandioso interno a croce latina è diviso in tre navate. Al centro della maggiore, è appeso il magnifico Crocifisso in lamina d’argento, realizzato tra il 999 ed il 1026. Alle spalle della basilica si incontra Il Museo del Tesoro del Duomo che custodisce reliquiari e arredi liturgici della Cattedrale di Vercelli. Il pezzo più famoso della collezione è certamente il “Vercelli Book”, un codice manoscritto su pergamena in lingua anglosassone antica (sec. X) il cui arrivo a Vercelli è tuttora avvolto nel mistero. La passeggiata continua, e a breve distanza si incontra il Museo Leone che ospita una collezione eterogenea di oggetti. Al suo interno, sono esposte opere e vengono conservati reperti, che documentano il passato di Vercelli dalla preistoria all´età moderna. E’ disposto in due distinti edifici la cinquecentesca Casa Alciati che presenta un cortile porticato di straordinaria armonia arricchito da splendidi affreschi e il settecentesco Palazzo Langosco. I due palazzi sono collegati tra di loro da un raccordo costruito intorno al 1930 per ospitare l’esposizione “Vercelli e la sua provincia dalla Romanità al Fascismo”. Con un passaggio dalla medievale Piazza Cavour, da sempre cuore del centro storico, si arriva al Museo Borgogna, che celebra quest’anno il primo centenario di apertura al pubblico (1908/2008) Il museo rappresenta per importanza, qualità e quantità delle opere la più importante pinacoteca del Piemonte dopo la Galleria Sabauda di Torino. Al suo interno sono conservate preziose raccolte di arte antica, moderna e arti decorative. Ospita importanti affreschi e dipinti della scuola vercellese del Rinascimento, opere fiamminghe e olandesi del seicento e italiane dal Xviii al Xx secolo. Un suggerimento di percorso è sicuramente un approccio, una porta d’ingresso, per chi voglia visitare questa città dal fascino discreto, che può offrire tante alternative per un piacevole soggiorno e che una volta scoperta, ti fa desiderare di ritornare. . |
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YASUMASA MORIMURA 22 NOVEMBRE’08 – 21 FEBBRAIO 2009 |
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Verona, 18 novembre 2008 - Byblos Art Gallery continua il suo percorso espositivo nella scoperta di nuovi contenuti dell’arte contemporanea nazionale ed internazionale puntando i riflettori verso un importante artista nipponico quale Yasumasa Morimura. La Galleria diverrà quasi un teatro in cui il protagonista camaleonticamente si maschera giocando con se stesso e con personaggi rappresentativi dell’immaginario collettivo occidentale. L’artista, nato ad Osaka nel 1951, si distingue infatti per l’atteggiamento eclettico che trasporta nelle sue opere fondendo in modo decisamente originale i soggetti prescelti con le caratteristiche dell’autore stesso, creando un’atmosfera spettacolare. Lo stesso Morimura afferma che L’arte è sostanzialmente spettacolo. Anche Michelangelo e Leonardo erano intrattenitori…. Io non dipingo sulla tela, dipingo sulla mia faccia. L’arte del travestimento, che ha radici di lunga data nella tradizione culturale giapponese è il mezzo utilizzato da Morimura per entrare in modo ironico ed irriverente in un mondo in cui i confini solidi e certi tra maschile e femminile così come quelli tra Oriente ed Occidente vengono messi in discussione per proporre una riflessione critica della realtà in cui viviamo. La mostra, curata da Filippo Maggia, ripercorre e rende omaggio ai momenti principali della carriera artistica di Morimura, affrontando tematiche centrali della storia del Novecento e di grande attualità nel dibattito critico internazionale. Per l’occasione il visitatore avrà la possibilità di ammirare alcuni capolavori tratti dalle sue serie più famose quali Actresses” e “Requiem for the Xx century”. Dopo un inizio incentrato su un dialogo con la storia dell’arte del passato, in particolare di matrice occidentale - base della sua formazione artistica - Morimura rivolge il suo sguardo al Novecento e ai profondi cambiamenti occorsi nel secolo che hanno mutato profondamente una visione del mondo rimasta inalterata per secoli. In particolare Morimura è affascinato dalle trasformazioni sociali, politiche e culturali avvenute nella seconda metà del Novecento ovvero dai mutamenti dovuti alla penetrazione del capitalismo e dei miti del mondo occidentale in Giappone. Come Banana Yoshimoto in campo letterario Morimura diventa, nel campo dell’arte, il raffinato interprete dei cambiamenti della società del suo tempo; egli “ha interpretato via via - come suggerisce Angela Vettese - tutti i miti che l’Occidente ha portato a lui e al suo paese”. Attraverso il mezzo della fotografia, suo strumento espressivo per eccellenza, l’artista affronta principalmente i temi dell’autoritratto e del travestimento. L’opera Marylin Monroe, tratta dalla serie “Actresses”, è un esempio magistrale del procedimento creativo di Morimura: come un vero attore l’artista, mediante un cambio di identità, prova ad uscire da se stesso e a divenire “l’altro”. Le opere sono caratterizzate formalmente da una ricostruzione maniacale, da uno stile estremamente raffinato e da una cura per il dettaglio che le rendono uniche. Attraverso una sorta di sdoppiamento di personalità Morimura si immerge nella vita degli altri, dei “grandi” che hanno segnato la storia provando a guardare l’esistenza con gli occhi di chi rappresenta. Egli indaga così gli effetti che i grandi miti cinematografici occidentali hanno avuto sull’immaginazione collettiva per capire e comprendere i meccanismi del mondo contemporaneo. Anche nella serie “Requiem for the Xx century”, protagonista principale della mostra in corso, nella quale l’artista rappresenta i tragici eventi, i conflitti che hanno caratterizzato il Novecento, la lotta per la dominazione ed i miti delle ideologie occidentali – Hitler e Che Guevara in primo luogo – Morimura crea delle immagini fedeli all’originale ma che nello stesso tempo se ne discostano perché rivissute e ricreate attraverso la sua immaginazione creativa. Autenticità e artificiosità si affiancano e convivono nella sua opera, alla quale non manca mai comunque una latente ironia, il senso del gioco che intesse ogni sua creazione e che rende la sua opera “ambigua” perché tragica e scherzosa al tempo stesso. Sovente è proprio la mancanza di somiglianza plausibile con l’originale che crea quel gap che si trasforma immediatamente in distacco critico e quindi in riflessione. In “Requiem for the Xx century” i temi preponderanti della sua ricerca sono il potere e l’autorità, le grandi dittature che hanno colpito la storia del ‘900 e si conclude con una domanda ancora senza risposta sulla visione del futuro dell’umanità, una domanda senza risposta che, non a caso, induce l’uomo a fermarsi per un momento e a riflettere. . |
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DAL 5 DICEMBRE 2008 AL 29 MARZO 2009 ALESSANDRIA E LA SUA PROVINCIA CELEBRANO L’ARTE PIEMONTESE DEL ‘900 CON UNA MOSTRA IN CINQUE SEDI |
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Alessandria, 18 novembre 2008 - Dal 5 dicembre 2008 al 29 marzo 2009, Alessandria e la sua provincia celebreranno la grande e irripetibile stagione dell’arte piemontese del Novecento. L’esposizione, dal titolo ‘900. Cento anni di creatività in Piemonte, è promossa dalla Società Palazzo del Monferrato e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, in collaborazione con il Comune di Alessandria, il Comune di Novi Ligure, il Comune di Acqui Terme, il Comune di Valenza, col contributo della Regione Piemonte, della Provincia di Alessandria, della Banca Popolare di Milano, ed è curata da Marisa Vescovo, in collaborazione con Giuliana Godio e Isa Caffarelli. L’iniziativa abbraccia cinque sedi - Palazzo del Monferrato e Palazzo Cuttica ad Alessandria, il Museo dei Campionissimi a Novi Ligure, il Movicentro ad Acqui Terme e l’oratorio di San Bartolomeo a Valenza - e presenta 250 opere di oltre 150 artisti che hanno tracciato un solco indelebile nella storia dell’arte del Xx secolo, sia nella pittura, che nella scultura, che nella grafica. Ad Alessandria, la sezione allestita a Palazzo del Monferrato esplorerà la pittura piemontese del primo ‘900, da Morbelli a Pellizza da Volpedo, Carrà, Chessa, Casorati, mentre a Palazzo Cuttica sarà protagonista l’arte prodotta in provincia di Alessandria, in un percorso tra le pubbliche collezioni d’arte, da Bozzetti e Morando a Dina Bellotti, Fallini, Porta, Marchelli e Maddalena Sisto. Al Museo dei Campionissimi di Novi Ligure, si troveranno le opere del secondo ‘900, da Spazzapan a Merz, Mastroianni, De Maria, Salvo. Gli altri due segmenti testimonieranno, al Movicentro di Acqui Terme, l’importanza del Piemonte nel campo della scultura e dell’installazione contemporanea (da Mainolfi a Grassino, Viale, Bolla, Todaro), e all’oratorio di San Bartolomeo di Valenza, in quello delle tempere, degli acquerelli e dei disegni (da Bistolfi a Pistoletto, Boetti, Cremona, Paulucci). Infatti, il Piemonte, forse come nessuna altra regione italiana, ha visto crescere personalità che hanno dato impulso, per tutto il secolo scorso, a movimenti e correnti artistiche come il Divisionismo, il Futurismo, la Metafisica, il Novecento, l’Astrattismo, la Pop art, l’Arte povera e l’Arte concettuale. Il percorso espositivo prende avvio alla fine dell’Ottocento, da Pellizza da Volpedo e dalla grande stagione divisionista e post-divisionista, con Angelo Morbelli, Medardo Rosso, Cesare Maggi, Matteo Olivero, Angelo Barabino, e prosegue con Giacomo Balla e Carlo Carrà, che hanno traghettato l’arte italiana dapprima verso il Futurismo, quindi alla Metafisica, a Novecento, all’astrattismo ottico percettivo. Ma in Piemonte, dopo l’arcaismo di Carrà, ha trovato grande spazio, tra il 1910 e il 1940, il mondo di Felice Casorati, malinconico e crepuscolare, che passato dal florealismo a una forma di “anti-classicità” densa di simboli metafisici. Al suo fianco ha assunto una ben precisa collocazione, fin dal 1929, il “Gruppo dei sei”, decisamente antinovecentista, composto da Gigi Chessa, Nicola Galante, Francesco Menzio, Carlo Levi, Enrico Paulucci, Jessie Bosswel, che contrapponevano al ritorno all’ordine, il “gusto dei primitivi” teorizzato da Lionello Venturi ed Edoardo Persico. A Torino è nato, nel 1923, anche il “Secondo futurismo”, capitanato da Fillia, polemista e scrittore, fondatore, insieme a Pozzo, Djulgheroff, Farfa, il ‘Movimento futurista torinese’ e i ‘Sindacati artistici futuristi’. In Piemonte, poi, hanno trovato terreno fertile anche identità isolate, ma interessanti, come Pietro Morando, Adriano Parisot, Paola Levi Montalcini, Umberto Mastroianni, e soprattutto la geniale personalità dell’architetto, fotografo, romanziere, designer, Carlo Mollino, che ha inciso un solco profondo per molti anni nell’arte piemontese. Tra gli architetti, non si può non ricordare la personalità dell’alessandrino Ignazio Gardella. Dagli anni Cinquanta, fino ad oggi, il Piemonte è stato una fucina di movimenti e di singole identità che hanno avuto, e hanno tuttora, una valenza internazionale sia di mercato che di qualità e importanza, come l’Informale — con la pittura di Piero Ruggeri, Giacomo Soffiantino, Sergio Saroni e, in maniera autonoma e più utopica Pinot Gallizio — la forte presenza di Luigi Spazzapan e anche dello scultore Franco Garelli, ha segnato la discesa nella dimensione dell’esistenza psichica, ponendosi così contro il razionalismo astratto dilagante altrove. In seguito, altri artisti hanno colto la possibilità di uscire dalla misura individuale imposta dall’Informale e hanno iniziato a rendersi conto dei rapporti fondamentali con l’ambiente fisico e sociologico. Nasce quindi un’arte di relazione, quale la Pop-art, con Piero Gilardi, Aldo Mondino, il primo Michelangelo Pistoletto, Ugo Nespolo. L’ala più minimalista della pittura degli anni Settanta è stata quella delineata da Marco Gastini e Giorgio Griffa, mente Salvo inseguiva ante-litteram un citazionismo tutto mentale, insieme alle installazioni di Claudio Parmiggiani, e contemporaneamente a Luigi Mainolfi che portava il suo mondo fantastico all’interno di sculture di terracotta di grande fascino. Tutto questo avveniva mentre Piero Fogliati inseguiva l’utopia di una “città fantastica” legando arte e scienza e Nicola De Maria rappresentava il lato pittorico-poetico della Transavanguardia. Ma il Piemonte è stato protagonista anche negli anni Ottanta con Piero Bolla, Riccardo Cordero, Luigi Stoisa e Sergio Ragalzi, così come, tra il 1990 e il 2008 si presenta con artisti giovani che hanno raggiunto in breve una notorietà internazionale: Pierluigi Pusole, Daniele Galliano, Francesco Sena, per la pittura, Paolo Grassino, Mimmo Borrelli, Saverio Todaro, Fabio Viale, Nicola Bolla, Luisa Valentini, Enrica Borghi, Diego Scroppo, per la scultura, Monica Carocci, Giulia Caira, Botto & Bruno, Enzo Obiso, Marzia Migliora, per la fotografia. . |
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LE NATURE MORTE DI GUIDO PAJETTA ALLA PINACOTECA AMBROSIANA 24 NOVEMBRE 2008 - 1 MARZO 2009 MILANO, PINACOTECA AMBROSIANA |
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Milano, 18 novembre 2008 - Dal 24 novembre 2008 al 1 marzo 2009 si terrà la mostra Le nature morte di Guido Pajetta alla Pinacoteca Ambrosiana, a cura di Luigi Sansone. In mostra venti nature morte dell’artista lombardo scomparso nel 1987, proprio nello stesso luogo dove si trova testimonianza della prima natura morta dell’arte italiana ad opera di Caravaggio. La mostra si propone di suggerire una lettura della continuità culturale tra la natura morta caravaggesca, le numerose nature morte fiamminghe presenti alla Pinacoteca e l’esperienza della pittura novecentesca italiana, incarnata nelle opere dipinte da Guido Pajetta dal 1922 al 1970. La scelta del tema non ha soltanto un valore filologico legato alla Pinacoteca Ambrosiana ma anche, e soprattutto, una valenza interna alla storia dell’arte italiana ed europea del ‘900 in cui la Natura morta, da Cubismo e Futurismo attraverso Severini, Morandi, De Chirico, fino a Birolli, Afro e molti altri, ha rappresentato, proprio perché inerte e inespressivo, il soggetto di confine tra tutte le sperimentazioni artistiche del secolo; il trampolino di lancio verso i diversi modi di scomposizione o addirittura di negazione della forma. Pittore eclettico consapevolmente disposto ad ogni forma di contaminazione formale, collocato sempre trasversalmente rispetto ai modi ed alle mode correnti, Guido Pajetta è un artista singolare e anomalo nel panorama dell’arte italiana del ‘900. La sua è una vita ricchissima di vicende che, dalle radici nella pittura ottocentesca del nonno Paolo e degli zii, Pietro e Mariano, attraversano il ‘900 toccandone i gangli vitali: l’iscrizione all’Accademia di Brera nel ’15 sotto la guida di Ambrogio Alciati, l’adesione a Novecento Italiano a fianco di Bucci e Sironi, l’amicizia dal ’28 con Lucio Fontana, le personali alla Galleria Milano (storico spazio espositivo di Novecento Italiano) e al Milione (la galleria milanese che svela le avanguardie europee), la partecipazione alle Biennali veneziane del ‘28, ‘30, ‘32, le esperienze parigine dal ‘34 al ‘39 (tra pittura fauve e Surrealismo ultima avanguardia attiva in Francia), i secondi itinerari francesi (primo pittore a esporre a Parigi dopo il conflitto), le mostre a Londra degli anni ’50 e ’60, ed infine gli ultimi venti anni vissuti nel totale isolamento alla ricerca di una nuova figurazione assolutamente privata degli strumenti retorici della rappresentazione, in un viaggio impossibile alla fonte dell’apparizione dell’arte. Le venti opere in mostra sono una sintesi di tutta la lunga vicenda artistica di Guido Pajetta: dalle opere dei primi anni venti dal colorismo tardo ottocentesco alciatiano si passa al salto nella modernità con figurazione legata al surrealismo esperito in Francia nei primi anni ’30 e da qui a una figurazione chiarista e “neo-fauve” legata alla frequentazione dei compagni d’Accademia Lilloni e Del Bon e all’amicizia, in Francia, con Dufy e Friesz; da una pittura edenica degli anni quaranta al ritorno a canoni neo-novecenteschi dopo la tragedia esistenziale del secondo dopoguerra; dalla contaminazione con le esperienze degli artisti inglesi negli anni ’50 – ’60 in occasione delle mostre londinesi (Bacon, Sutherland e in particolare Henry Moore) alla gestione graffitista dell’immagine esperita alla fine degli anni ’60, con l’uso dei colori acrilici; infine l’approdo alla maturità artistica degli anni ’70 connotata da un uso del colore più estremo e radicale. La mostra riveste una grande importanza per il futuro dell’Ambrosiana; da qui inizia un nuovo percorso all’interno della pittura del ‘900 - secolo escluso dalla Pinacoteca, fino ad oggi rigorosamente ancorata alla classicità - con l’organizzazione di mostre antologiche, monografiche, tematiche e con l’apertura di sale dedicate alle esperienze figurative della Modernità, con particolare attenzione agli artisti che hanno operato in ambito milanese. . |
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GOLF – FINALE QS EUROPEAN TOUR: SI ASSEGNANO LE "CARTE" LORENZO GAGLI, MICHELE REALE E FEDERICO COLOMBO (AM) IN PIENA CORSA |
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Roma, 18 novembre 2008 - Si conclude con la disputa del sesto e ultimo giro la maratona di 108 buche della Qualifying School dell´European Tour al Pga Golf de Catalunya, a Girona in Spagna. I tre giocatori italiani che hanno superato il taglio sono in piena corsa per conquistare una delle ´carte´ in palio per il circuito 2009 riservate ai primi 30 classificati e ai pari merito al 30° posto: Lorenzo Gagli, 21° con 351 (73 66 69 70 73), e Michele Reale, 30° con 353 (69 72 66 74 72), si trovano in zona qualifica, mentre il dilettante Federico Colombo, 36° con 354 (68 67 76 70 73), è fuori di un solo colpo e in grado di recuperare. E´ tornato al comando lo svedese Oskar Henningsson (340 - 66 66 65 74 69), che aveva condotto nei primi tre turni: precede lo spagnolo Carlos Del Moral (342 - 72 67 66 70 67), l´inglese Danny Willett (344), che era in vetta nel quarto giro, l´australiano Wade Ormsby e l´austriaco Bernd Wiesberger (345). Lorenzo Gagli ha girato in 73 colpi con un birdie e un doppio bogey; Michele Reale in 72 dopo aver realizzato tre birdie nelle prime quattro buche annullati da altrettanti bogey; Federico Colombo ha iniziato con un birdie e due bogey, poi ha infilato quindici par per il 73. Sono usciti al taglio Nicola Maestroni, 91° con 288 (68 74 70 76), Edoardo Molinari, 124° con 293 (73 72 75 73), ed Emanuele Canonica, 140° con 297 (72 72 82 71) che nel 2009 avranno le seguenti categorie: Molinari la 12 per l´European Tour, Canonica e Maestroni rispettivamente la 9 e la 12 per il Challenge Tour. Lpga Tour: Terzo Titolo Per Angela Stanford - La statunitense Angela Stanford (275 - 68 66 72 69) ha vinto il Lorena Ochoa Invitational, torneo organizzato dalla numero uno mondiale Lorena Ochoa che si è svolto nella città messicana dove è nata, a Guadalajara, sul percorso del Guadalajara Golf Club. La Stanford, trentunenne texana, ha conseguito il secondo titolo stagionale e il terzo in carriera con un colpo di vantaggio sulla connazionale Brittany Lang (276 - 68 74 69 65), che ha tentato il recupero con un 65 finale, e sulla svedese Annika Sorenstam (276 - 68 72 67 69), che non è riuscita a completare la rimonta dopo il terzo giro nel quale aveva annullato cinque dei sei colpi di distacco dalla leader. Al quarto posto con 280 Meana Lee, Jeong Jang, Jee Young Lee, Sun Young Yoo e Katherine Hull, al 14° con 284 Paula Creamer e Lorena Ochoa, che davanti al suo pubblico non è riuscita ancora una volta ad esprimersi al meglio, al 24° con 289 Laura Davies, al 28° con 292 Suzann Pettersen. Alla gara, dove non erano presenti giocatrici italiane, hanno partecipato 36 selezionate proettes, le prime dell´ordine di merito e cinque invitate dagli sponsor. Alla Stanford sono andati 200. 000 dollari su un montepremi di 1. 000. 000 di dollari. Finale Qs Seniors Tour In Algarve: Ripamonti 53° Dopo Un Giro - Franco Ripamonti e al 53° posto con 75 colpi dopo la prima giornata della Qualifying School del Seniors Tour che si disputa, sulla distanza di 72 buche, sul percorso del Pinta Course del Pestana Golf Resort a Carvoeiro, nell´Algarve in Portogallo. Guida la classifica con 66 Mike Williams, dello Zimbabwe, con due colpi di vantaggio sul neozelandese Jim Lapsley, sull´inglese Kevin Spurgeon e sullo statunitense Greg Towne. Al quinto posto con 69 lo spagnolo Mariano Aparicio, l´argentino Alfonso Barbera, il tedesco Torsten Giedeon, lo scozzese John Grant, l´irlandese Jimmy Heggarty e l´inglese Tim Rastall. Alla gara prendono parte 78 giocatori che si contenderanno 14 "carte", delle quali solo le prime sei permettono la partecipazione a tempo pieno nel circuito. . |
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