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4 NOVEMBRE 2002
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SCOPERTA
L'ORIGINE DEL PROTONE E DEI QUARKS
Trieste,
4 novembre 2002 - Scoperta l'origine dei quarks e del protone: partendo da
un fotone gamma è possibile ricostruire l'intero ciclo evolutivo della
materia. I quarks ed il protone sono dei condensati di microparticelle.
L'atomo prenatale deve esser posto al centro dell'Universo; La conformazione
dell'Universo a qualsiasi scala di grandezza viene predeterminata da
condizionamenti ambientali. Nell'Universo primordiale caldissimo la
temperatura dello zero assoluto clamorosamente disciplina la nascita della
materia. Grano unitario, nuova particella elementare, e massa del neutrino
elettronico; Annichilazione del positrone e sopravvento della materia
sull'antimateria. Di seguito la relazione di Ugo Fabbri cultore di scienze
fisiche. Esplorando gli estremi confini dell'atomo di idrogeno, ho scoperto
che la massa del protone e la massa dei quarks traggono origine dalla
condensazione di una nube gassosa di microparticelle. Partendo da un fotone
gamma è possibile ricostruire l'intero ciclo evolutivo della materia a
qualsiasi scala di grandezza. Questo è l'annuncio di una rivoluzione
scientifica che conferma la scienza attuale, ma ne sovverte il quadro
generale di riferimento. Vengono qui gettate le prime basi per una nuova
fisica. L'importanza dei risultati conseguiti ne legittima la presentazione.
Il solo atomo che la scienza attuale conosce è quello che ha già
completato il proprio ciclo formativo. In contrapposizione a ciò, la nuova
fisica ipotizza l'esistenza di un "atomo prenatale", privo di
identità, ancora in fase embrionale di formazione. Più specificatamente ho
scoperto che l'atomo "prenatale" di idrogeno è la matrice unica
dell'Universo perché possiede la straordinaria proprietà di raccogliere le
radiazioni ambientali (luce, fotoni gamma, radiazioni termiche, raggi
ultravioletti e quant'altro) e di convertirle in materia. Il processo
evolutivo è il seguente: un fascio di radiazioni esterne investe l'atomo
prenatale, vi deposita del suo sotto forma di energia di massa e ne
fuoriesce con una ridotta intensità energetica. In termini più precisi la
sequenza degli eventi è questa: le radiazioni che irrompono nell'atomo
prenatale producono una nube gassosa di microparticelle a densità crescente
secondo modalità descritte nel prosieguo; tale nube - qui definita gas
prenatale o "Gas Levius"- espandendosi quantisticamente (cioè a
salti) - raffredda l'atomo fino ad una temperatura prossima allo zero
assoluto. Tale condizione ambientale estrema determina la condensazione del
gas che si accumula progressivamente al centro del sistema fino a formare la
massa del protone: con un processo analogo l'umidità atmosferica si
condensa e precipita andando a formare le gocce di rugiada. I protoni ,
dunque, condensano nubi energetiche e, per tale motivo, dovrebbero esser
considerati la rugiada dell'Universo. Per oltre un secolo intere generazioni
di fisici hanno cercato l'origine del protone nel grande caldo: il mistero,
invece, era custodito in una nicchia di grande freddo immersa in un ambiente
ad altissima temperatura (i freezer funzionano anche d'estate). Il gas
idrogeno é l'elemento più leggero che esista in natura: esso, a sua volta,
come si è visto, trae origine da un Gas Levius (così definito perché
ancora più leggero e rarefatto dell'idrogeno): la densità della nube di
microparticelle, calcolata nel volume di massima espansione, è quasi 5500
volte più rarefatta del gas idrogeno Il processo formativo del protone
ricorda, per analogia, il compattamento coerente di atomi prodotto per la
prima volta nel 1995 in laboratorio, noto come condensato di Bose-Einstein
che si ottiene portando un gas a temperature prossime a quelle dello zero
assoluto. Così, analogamente, il protone è un condensato di
microparticelle. La singola microparticella viene qui definita "grano
unitario di energia minima" (o microgranulo) ed essa è destinata a
soppiantare i quarks nel loro ruolo di componenti ultimi della materia. Nel
ciclo evolutivo della materia sussiste, dunque, una straordinaria simmetria:
una nube gassosa di microparticelle (Gas Levius) si condensa e forma l'atomo
di idrogeno. Specularmente, ma ad un livello energetico superiore, una nube
gassosa di atomi di idrogeno si condensa dando l'avvio alla formazione delle
stelle . Come è noto, tutti gli elementi chimici, a loro volta, vengono
forgiati all'interno delle stelle (nucleosintesi). L'esplosione di stelle
Supernovae, infine, sparge nel cosmo materia da riversare in un ciclo
evolutivo che si reitera all'infinito. Nella dinamica sin qui descritta, i
condizionamenti ambientali giocano un ruolo determinante. Ho motivo di
credere che i quarks e le altre particelle subatomiche traggano origine da
un analogo processo formativo. Tutto lascia credere che la nuova teoria
possa riunificare la fisica delle particelle con la spettrologia attualmente
separate da un incolmabile scala di grandezza. Ritengo che l'atomo
prenatale, per la funzione fondamentale che svolge, debba esser posto al
centro dell'Universo: esso, infatti, si trova distribuito ovunque,
rappresenta l'anello di congiunzione tra microcosmo e macrocosmo e possiede
tutta l'informazione che disciplina il ciclo evolutivo della materia a
qualsiasi scala di grandezza, dalla formazione delle particelle subatomiche
fino alla formazione massiva dei corpi celesti. L'atomo di idrogeno é
l'elemento più semplice e più diffuso nell'Universo. Esso è costituito da
un elettrone, con carica elettrica negativa, che ruota attorno ad un protone
con carica opposta. Tutto qui, ma dietro questa apparente semplicità, molti
parametri che identificano tale atomo rimangono di origine sconosciuta:
permane ignota, ad es., l'origine della carica elettrica, ignota fino ad
oggi l'origine ed il ruolo che svolge la massa del protone ed ignoti taluni
parametri che giustificano l'equilibrio all'interno del nucleo. A fronte di
ciò, rendo noto alla comunità scientifica di aver scoperto analiticamente
l'origine del rapporto di massa che intercorre tra l'elettrone ed il
protone. Tale scoperta comprova che l'origine e evoluzione dell'idrogeno
coincidono con l'origine e l'evoluzione dell'Universo. La nuova fisica, qui
enunciata per la prima volta, si fonda su un unico presupposto: tutto ciò
che esiste in natura è prodotto in origine dall'interazione tra due fattori
complementari e reciprocamente determinanti: l'equilibrio dinamico tra tutte
le energie presenti nel sistema ed il connesso condizionamento ambientale
vincolante. Ogni dinamica degli eventi, infatti, può svilupparsi solamente
entro i limiti fisico-matematici che definiscono i singoli parametri che
definiscono il sistema. Il sistema stesso, a sua volta, è condizionato dai
propri limiti. Alla fine, lo studio della nuova fisica si riduce alla
ricerca dei limiti che predeterminano la conformazione della realtà fisica.
In ogni fenomeno fisico , comunque, la risultante complessiva
dell'interazione energetica, sia nella fase iniziale che finale, deve
potersi ricondurre al rapporto tra due sole energie equivalenti. Il divenire
cosmico, dunque, é disciplinato, dall'equazione E=E' che definisce il
principio di massimo bilanciamento dinamico, formativo e selettivo tra
"tutte" le forme di energia presenti nel sistema. Rivendico la
paternità di tale legge universale assoluta: essa descrive lo strumento ed
il solo modo per far comunque salvo il principio di conservazione
dell'energia. Tutti i padri nobili della fisica hanno utilizzato,
occasionalmente ed inconsapevolmente, la legge del bilanciamento energetico,
ma nessuno di essi ne ha mai colto la valenza maestosamente universale. Così,
analogamente, per secoli le mele hanno continuato a cadere dagli alberi tra
l'indifferenza generale finché Newton non vi ha scorto la legge di
gravitazione. Per la parte che qui interessa, l'atomo di idrogeno
rappresenta l'unica soluzione ammessa nel gioco dei reciproci
condizionamenti tra tutte le energie in campo (globalmente convertibili tra
loro). Il quadro generale di riferimento implica - per ora solo in via di
ipotesi - che valga anche l'assunto inverso: l'atomo di idrogeno è il luogo
dal quale si dipartono tutte le costanti fisiche universali. La costante di
Planck, ad es., scoperta in laboratorio, all'inizio del secolo è stata
traslata nell'atomo di idrogeno per giustificarne il comportamento nelle
emissioni radiali: la scienza, cioè, ha arbitrariamente invertito la
cronologia degli eventi. Poiché l'atomo di idrogeno si è formato oltre
dieci miliardi prima del corpo nero utilizzato da Planck, è evidente che
l'origine della costante universale debba esser ricercata in tale atomo e
non in laboratorio. A riprova basta considerare, per analogia, la costante
di struttura fine (nota con la lettera alfa) che definisce la velocità
dell'elettrone nel livello fondamentale dell'atomo di idrogeno: essa
rappresenta l'unica soluzione ammessa nel bilanciamento tra due energie,
come previsto dalla legge assoluta. Estendendo il concetto, si deve
presumere che l'atomo di idrogeno, sottostimato per un secolo, rappresenti
l'origine di tutte le scienze fisiche. Ed ancora. La realtà fisica è il
solo prodotto possibile rispetto ai limiti che definiscono il campo di
esistenza delle varie energie (velocità della luce, temperatura dello zero
assoluto, numeri trascendenti e quant'altro). Tali limiti si proiettano su
tutto il sistema e lo conformano. Valga qualche esempio. Nel corso della sua
rivoluzione attorno al nucleo, l'elettrone emette una radiazione
ondulatoria. In tale contesto, la scienza attuale ha presupposto l'esistenza
di un solo condizionamento ambientale - definito condizione quantica - in
esito al quale l'elettrone può percorrere solamente quelle orbite in grado
di contenere un numero intero di onde (nÀ = 2iur). In caso contrario le
onde si autodistruggono per interferenza: sarebbe come spingere un'altalena
in opposizione di fase. La citata condizione quantica predetermina il
dimensionamento di tutti i parametri noti che descrivono l'atomo: velocità
dell'elettrone, raggio dell'orbita, comportamento spettroscopico, aumento
relativistico della massa e quant'altro. La predeterminazione dei parametri
esprime un principio universale: l'Universo stesso, inteso come contenitore
dei corpi celesti, non è altro che una proiezione evolutiva dell'idrogeno:
le stelle, infatti, come già detto, traggono la loro origine da enormi
ammassi di idrogeno che si condensano. Per giustificare i parametri ignoti
dell'atomo, dunque, era necessario scoprire l'esistenza di nuove condizioni
quantiche. E questo è il risultato conseguito: ho scoperto, infatti,
l'esistenza nell'atomo prenatale di altre cinque condizioni quantiche ignote
alla scienza. E' sicuro, peraltro, che molte altre condizioni debbano esser
ancora scoperte se non altro per giustificare gli equilibri che reggono il
nucleo: ritengo di aver aperto un nuovo, maestoso campo di ricerca. La prima
condizione, la più importante di tutte, ovviamente, è quella già
esplicitata (il "massimo bilanciamento energetico"). Delle altre
dirò sommariamente qui di seguito. In un oceano in tempesta l'energia
contenuta in un'onda può essere devastante. La stessa onda, però, in una
tranquilla laguna, si estingue dolcemente sulla spiaggia. La scienza attuale
assume pacificamente che esista un rapporto diretto di proporzionalità tra
l'energia radiale e l'onda che la esprime. In contrapposizione a ciò, ho
scoperto che nell'atomo prenatale l'energia radiale ed il
"corrispondente" treno d'onde solo per un tratto procedono
correlati come previsto, ma poi - a sorpresa - giunti in prossimità delle
contrapposte stazioni d'arrivo, si separano: l'energia radiale teoricamente
dovrebbe esaurirsi all'infinito, mentre il treno d'onde cessa di esistere in
corrispondenza ad una predeterminata Soglia critica. Quando, infatti, un
treno d'onde percorre una circonferenza in espansione la distanza massima
tra un'onda e l'altra (cioè la lunghezza d'onda) non può comunque superare
la misura stessa della circonferenza che sta percorrendo! Ciò significa
che, per ogni circonferenza percorribile da un treno d'onde, esiste una
Soglia critica di massima espansione che funge da barriera invalicabile per
le onde stesse. Tale barriera, peraltro, non esercita alcuna influenza
sull'energia radiale (un'energia non può mai esaurirsi. Di norma si
converte). In tale contesto, dunque, emerge il singolare paradosso di una
energia radiale "non nulla"....le cui onde, però, si sono
esaurite anzitempo per raggiunta massima espansione. Radiazione e materia si
disaccoppiano e questo fenomeno deve esser interpretato come l'origine del
protone. Naturalmente l'energia radiale (non nulla) senza le
"proprie" onde, collassa ed assume l'identità anonima di un
"quanto di energia minima" destinato, a sua volta, a convertirsi
in una nuova particella fondamentale priva di carica elettrica ed
infinitamente piccola - il "grano unitario" (o microgranulo) - che
cumulandosi al centro del sistema andrà a formare la massa del protone. Il
grano unitario possiede una massa leggermente inferiore ad 1/20 eV
(elettronvolt) mentre l'elettrone possiede una massa di 510998,902 eV ed i
quarks possiedono una massa presunta di miliardi di elettronvolt. Esiste,
naturalmente, un meccanismo di reiterazione del fenomeno che garantisce un
accumulo di eccedenze energetiche nella misura necessaria. La reiterazione
avviene in modo pressoché esponenziale, cresce, cioè, rapidissimamente e
in misura rilevante. A margine di quanto esposto, é presumibile che il
nucleo dell'atomo prenatale sia costituito da un positrone (è
l'antiparticella dell' elettrone, con carica positiva, ed è prodotto dalla
materializzazione di un fotone gamma ad alta energia. In termini divulgativi
è la luce che diventa materia). Se, come tutto lascia credere, tale
conformazione dell'atomo prenatale dovesse trovare conferma, il positrone
verrebbe annichilato fin dalle prime fasi del ciclo formativo travolto da un
effluvio torrentizio costituito da miliardi di grani unitari. Il sopravvento
della materia sull'antimateria troverebbe storicamente origine da tale
fenomeno. Né può esser scartata, inoltre, l'ipotesi che il "grano
unitario" si identifichi con il "neutrino elettronico" la cui
massa viene attualmente ricercata nei laboratori di tutto il mondo. Nel
corso dei miei studi sono stato ben attento a non incorrere nell'errore
tautologico che consiste nello "scoprire" pretese verità
scientifiche già inconsapevolmente poste in premessa. Un'altra condizione
quantica da me identificata risiede nella immutabilità dello spettro. Lo
spettro a righe dell'idrogeno è una specie di codice identificativo a barre
che registra le radiazioni emesse o assorbite dall'atomo quando viene
sottoposto a sollecitazioni esterne (ad es. se viene riscaldato). Lo spettro
dell'idrogeno, relativo alle emissioni solari ovvero testato in laboratorio,
è sempre uguale a sé stesso nonostante la temperatura ambientale nei due
casi sia di intensità ben diversa. Questa circostanza dimostra che la
distribuzione degli orbitali è stabile perché essa ha ormai raggiunto la
condizione limite. Quando una radiazione ad alta energia investe l'atomo
prenatale non può assolutamente modificare tale condizione, ma può
replicarla entro i limiti dei condizionamenti ambientali. Il fenomeno si
sviluppa secondo le seguenti modalità: l'elettrone che orbita nel livello
fondamentale (il primo, quello più vicino al nucleo) riceve una spinta
propulsiva che lo proietta al secondo livello ad una distanza maggiore già
quantisticamente predefinita. Al livello raggiunto, però, si sovrappone una
nuova distribuzione virtuale degli orbitali, clonata dalla precedente, con
il risultato di riprodurre il livello fondamentale (sempre e solo quello) ad
una distanza crescente dal nucleo, in un ciclo senza fine, finché una
"nuova" condizione ambientale non verrà ad interrompere la
duplicazione. In tale contesto il numero degli orbitali è destinato ad
aumentare fino a raggiungere un numero limite massimo che - clamorosamente -
coincide con la totalità degli orbitali presenti nell'intera Tavola
periodica degli elementi. In altri termini l'atomo prenatale contiene una
memoria preveggente in grado di predeterminare l'esistenza degli elementi
chimici prima ancora che gli stessi facciano lo loro effettiva comparsa.
Altra condizione quantica è l'ambiente, percorso da radiazioni, nel quale
l'atomo è immerso fin dalla sua origine: tali radiazioni avviano il ciclo
evolutivo della materia e forniscono l'energia necessaria per produrre le
particelle. L'ultima condizione ambientale dipende dalle leggi della
termodinamica e definisce la capienza energetica della Sfera virtuale
quantica che contiene l'atomo prenatale (tale Sfera rappresenta la totalità
delle orbite percorribili prese in esame nel loro volume di massima
espansione e prescindendo dalla loro ininfluente forma effettiva). L'atomo
di idrogeno assume la propria identità nel preciso momento in cui tale
capienza energetica viene saturata. In conclusione, l'Universo attuale può
esistere solo in quanto la sua esistenza è stata predeterminata dal
concorso di tutte le condizioni quantiche presenti nel sistema (quelle
scoperte e quelle ancora da scoprire). Tutto il resto è dettaglio. Resta
insoluto il dilemma trascendente di quale Legge abbia predeterminato ....il
determinismo. La ricostruzione degli eventi fin qui tratteggiata subirà
certamente delle correzioni e modifiche non esiziali, atteso che la mia
conoscenza, in ordine alle singole discipline richiamate, non è
specialistica. Pur avendo in mente i limiti della conoscenza definiti da
Karl Popper, il filosofo della scienza, nessun dubbio può sussistere in
ordine alla circostanza che la credibilità della scienza attuale viene
comunque pregiudizialmente compromessa dalle contraddizioni fin qui fatte
esplodere: la ricerca scientifica in ogni caso sarà costretta a ripartire
dalla nuova fisica, sia che essa venga accettata, sia che essa venga
respinta. I quesiti sollevati, infatti, investono i fondamenti stessi della
fisica e ad essi dovrà pur esser data una qualche risposta. I risultati
conseguiti non possono peraltro esser frutto di molteplici e concomitanti
casualità. Sugli esiti, pertanto, sono ottimista anche se il riconoscimento
della nuova fisica implica la riformulazione della scienza. Infolink: http://utenti.lycos.it/nuovafisica
SIMPOSIO
INTERNAZIONALE DI TELEMEDICINA
Göteborg, 4 novembre 2002 - Il secondo simposio internazionale di
telemedicina, dedicato anche alla teleassistenza ed all'e-health, si terrà
dal 15 al 19 dicembre 2002 a Göteborg (Svezia). La telemedicina è
progredita significativamente negli ultimi 10-15 anni. Tuttavia, lo sviluppo
e l'utilizzo di tale forma di assistenza variano notevolmente a seconda
delle diverse applicazioni e dei paesi in cui essa viene praticata. Il
simposio si propone di concentrare l'attenzione sullo sviluppo della
telemedicina, riunendo un team pluridisciplinare di esponenti internazionali
ed un consistente numero di oratori di chiara fama, nell'intento di
comprendere a fondo le esigenze ed i fattori che determinano l'accettazione
e la diffusione della telemedicina. Tale approccio pluridisciplinare è
necessario per unire le esperienze nei settori medico, sanitario, economico,
organizzativo, ufficiale, tecnologico ed industriale. Quanto detto vale
anche per il miglioramento della qualità dell'assistenza sanitaria in senso
lato, l'accesso a tale assistenza, l'efficienza economica, l'insegnamento e
la ricerca. Il simposio è organizzato da Telia Research ed è sostenuto dal
programma "Potenziale umano" della Commissione. Infolink: http://www.telia.se/research
oppure inviare un'e-mail a: ari.l.johansson@telia.se
UNA
RETE PER LA SANITA' ITALIANA NEL MONDO LA TELEMATICA VIENE PRESA IN
CONSIDERAZIONE ANCHE DAL MINISTERO DELLA SALUTE PER IMPORTANTI INIZIATIVE DI
CARATTERE INTERNAZIONALE
Roma. 4 novembre 2002 - Si e' svolta a Roma dal 26 a 28 ottobre la
"Prima Conferenza per l'Integrazione e Promozione degli Ospedali
Italiani nel Mondo", promossa dal Ministero della Salute in
collaborazione con il Ministro per gli Italiani all'Estero, il Ministero
degli Affari esteri, il Dipartimento per l'Innovazione e le Tecnologie e il
Ministero dell'Istruzione, Universita' e Ricerca. Nel corso di tale
conferenza e' stato discusso e siglato il "Progetto per l'integrazione
e la promozione degli ospedali e centri di cura italiani nel
mondo"(Ipocm). Il Progetto ha l'obiettivo generale di concorrere a
migliorare il livello qualitativo delle prestazioni sanitarie fornite alle
popolazioni locali e ai nostri concittadini residenti nei Paesi che ospitano
dette strutture sanitarie (in particolare vi sono all'estero 22 ospedali
italiani e 20 centri di cura con assistenza italiana). Importante intesa
raggiunta a Roma tra i rappresentanti dei 42 ospedali italiani nel mondo e
centri di cura con assistenza italiana nel mondo. Il progetto Ipocm difatti
oltre all'obiettivo generale summenzionato si pone 5 obiettivi specifici
particolarmente importanti che sono: 1. Integrare strutturalmente e
funzionalmente i nodi della rete ospedaliera in Italia e nel mondo. 2.
Ridurre le criticita' di tipo clinico-diagnostico e tecnico-organizzativo
tra i nodi della rete. 3. Promuovere la formazione generica e specifica del
personale sanitario operante nei nodi della rete. 4. Favorire l'attuazione
di gemellaggi tra ospedali e centri di cura all'estero e centri di
eccellenza nazionali selezionati su tematiche di mutuo interesse. 5.
Acquisire una migliore conoscenza dei fabbisogni di salute dei connazionali
all'estero e delle popolazioni locali per lo sviluppo di
"politiche" programmatorie e di cooperazione adeguate. Il progetto
prevede la realizzazione di specifici presupposti strutturali, come ad
esempio la rete telematica, nel corso del 2003, una fase di roll-out nel
2004, e la completa attuazione delle proprie macro-attivita' per la fine del
2005. Da quel momento in poi esso dovrebbe entrare a regime. Grazie alla
realizzazione di una rete telematica di collegamento sara', quindi,
possibile attuare in concreto la c.d. Telemedicina che si sostanzia nella
trasmissione in tempo reale di informazioni a carattere scientifico tra
medico e cittadino o tra addetti ai lavori, attraverso sistemi di
comunicazione di tipo telematico/informatico. Accanto ad iniziative piu'
specialistiche nello specifico settore della Telemedicina, il Ministero
della Salute ha di recente avviato importanti progetti di carattere
telematico come quello per l'integrazione dei Centri di Eccellenza sul
territorio nazionale, in attuazione dell' obiettivo n° 6 del Piano
Sanitario Nazionale 2002-2004 ed il programma nazionale di formazione
continua in Medicina, destinato ai medici italiani (Ecm)
ISEO
(BS), INAUGURATO NUOVO OSPEDALE
Milano, 4 novembre 2002 - Inaugurato il 31 ottobre il nuovo presidio
ospedaliero di Iseo. Presenti la vicepresidente della Giunta regionale,
Viviana Beccalossi, e gli assessori regionali alla sanità, Carlo Borsani, e
al Commercio, Mario Scotti. Il presidio fa parte dell'azienda ospedaliera
"Mellino Mellini", costituita dalla Giunta regionale nel '97 con
l'accorpamento di cinque presidi ospedalieri: Chiari, Iseo,Rovato, Palazzolo
sull'Oglio e Orzinuovi. Gli interventi sul presidio di Iseo hanno permesso
di ristrutturare ampiamente l'ospedale e di costruire nuove zone per la
degenza i servizi. Sono stati costruiti nuovi reparti di medicina e
ostetricia, tre sale operatorie, attivato un centro di dialisi, il servizio
Tac, un nuovo servizio di laboratorio di analisi e patologia clinica ed è
stato ampliato il poliambulatorio annesso all'ospedale. Tutte le cinque
strutture ospedaliere dell'azienda "Mellini" in questi anni sono
state sottoposte ad un importante e articolato intervento di riconversione
che ha portato a eliminare inutili doppioni e a razionalizzare i servizi di
assistenza e di cura. La Regione ha investito complessivamente 25 milioni di
Euro. La riorganizzazione della rete ospedaliera ha mantenuto i presidi di
Chiari e di Iseo come ospedali per acuti. Quello di Orzinuovi si sta
trasformando in presidio di riabilitazione, dotato di un Hospice per le cure
palliative. I presidi di Rovato e Palazzolo, attraverso una collaborazione
pubblico-privato, sono stati affidati in gestione, opportunamente
riconvertiti, per l'assistenza riabilitativa e per la lungodegenza alla
Fondazione Don Gnocchi e all'Opera Pia Richiedei. "Questa realizzazione
- ha affermato la vicepresidente Beccalossi - è un segnale della politica
del fare che caratterizza questa amministrazione regionale. E' la
testimonianza dell'attenzione che la Regione pone nell'ammodernamento anche
dei piccoli ospedali, che rappresentano un punto di riferimento importante
per la popolazione locale, e dalla loro umanizzazione, peraltro raggiunta,
secondo quanto indicato da Sua Eminenza il cardinale Re". L'assessore
alla sanità Carlo Borsani ha colto l'occasione dell'inaugurazione del
presidio di Iseo, per ribadire le finalità del Piano sociosanitario della
Regione e affrontare il problema della ristrutturazione della rete
ospedaliera. " E' questo un esempio di come si sta realizzando il Piano
- ha detto Borsani- Un esempio che smentisce chi parla di tagli
indiscriminati di posti letto ospedalieri e di chiusure di strutture. Si
tratta infatti di razionalizzare la rete ospedaliera : creare ospedali per
affrontare la fase acuta della malattia sempre più attrezzati, ospedali nei
quali il progresso della scienza medica e chirurgica consente di diminuire i
tempi di ricovero e al contempo altre strutture, altrettanto attrezzate per
migliorare la fase di riabilitazione e per rendere più efficiente la
lungodegenza in particolare per gli anziani." "Il Piano regionale
- ha concluso l'assessore - si misura sui servizi e sulle prestazioni
offerte dal sistema sanitario che, con la riforma adottata dalla Regione,
sono aumentate. Questo vuol dire che è aumentata la risposta ai bisogni
sanitari dei cittadini."
NEGLI
OSPEDALI ITALIANI OCCORRONO PIÙ FARMACISTI
Firenze, 4 novembre 2002 - - Negli ospedali e nelle aziende sanitarie
occorrono più farmacisti. Non solo: i farmacisti del Servizio Sanitario
Nazionale devono essere presenti ovunque vengano somministrati medicinali ad
ammalati. Ma chi sta peggio sono le case di cura private e le residenze per
anziani che di farmacisti sono del tutto prive. E' quanto emerso a Firenze
nel corso della prima delle quattro giornate del 31° congresso della Società
Europea di Farmacia Clinica (Escp). Il simposio è organizzato in
collaborazione con la SIFO, Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei
Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie, che nella circostanza si è
fatta portavoce delle rivendicazioni degli oltre 2500 soci, praticamente la
totalità degli organici del settore. Secondo un calcolo approssimativo ce
ne vorrebbero almeno il doppio. "Negli ospedali italiani i farmacisti
sono ancora troppo pochi", ha ricordato la dottoressa Giovanna
Scroccaro, presidente della Sifo, "Solo uno ogni 200 posti letto,
mentre ce ne vorrebbe almeno uno ogni 50/100, come negli Stati Uniti, dove i
farmacisti ospedalieri hanno un ruolo strategico. Difatti girano nei reparti
insieme ai medici ai quali forniscono la loro consulenza". Sia in
ospedale che nelle Asl i farmacisti del Servizio Sanitario Nazionale
svolgono un incarico delicatissimo di monitoraggio, di farmacovigilanza,
ovvero di raccolta delle prescrizioni per capire se i medicinali sono usati
in maniera appropriata, e di informazione scientifica rivolta ai medici.
Raccolgono inoltre le segnalazioni di reazioni avverse osservate dai medici
e ne sorvegliano l'andamento nel tempo. "Dunque", aggiunge
Giancarlo Donati Cori, direttore del Servizio Farmaceutico dell'Azienda
Sanitaria Locale Fiorentina, la terza più grande d'Italia, "anche sul
territorio la presenza del farmacista ha un significato decisivo. E
purtroppo siamo pochi, esattamente come negli ospedali". Un calcolo
rapido per la zona di Firenze: nell'Asl i farmacisti sono 12 e ne
servirebbero almeno 25, nei sei ospedali che fanno capo all'Asl almeno 40
dai 20 che sono e all'ospedale di Careggi (14) almeno una trentina. Un
numero adeguato di farmacisti è in sostanza indispensabile per garantire ai
medici informazioni di interesse pubblico. In realtà, oggi i medici sentono
una sola campana, quella delle aziende farmaceutiche che solo in Toscana,
dove si spendono di farmaci € 1 miliardo, schierano 2000 informatori
scientifici. "Con informazioni appropriate", suggerisce Donati
Cori, "non avremmo avuto casi come quello della cerivastatina, ne'
avremmo iper prescrizioni di farmaci o usi impropri. In altre parole,
risparmieremmo molti soldi, ma soprattutto la gente ne guadagnerebbe in
salute". Una più massiccia presenza di farmacisti nel Servizio
sanitario Nazionale, ha aggiunto la dottoressa Scroccaro, è peraltro uno
dei prerequisiti indispensabili anche per sfruttare i vantaggi della
farmacogenetica. "Grazie ai progressi della genetica", ha
spiegato, "la terapia farmacologica va verso una sempre più spinta
individualizzazione che mira ad aumentarne i benefici e a ridurne i rischi.
Questo processo comporterà il cambiamento di molte professioni, tra cui
quella dei farmacisti. Occorre dunque anche un cambiamento radicale della
Facoltà di Farmacia, con insegnamenti maggiormente orientati alla clinica e
condivisi con la Facoltà di medicina, e una nuova mentalità da parte di
quei medici ancora poco disponibili a condividere con i farmacisti, senza
prevaricazioni o sovrapposizioni, la cura del paziente".
ESPLODE
A FIRENZE E IN TOSCANA IL CONSUMO DI PSICOFARMACI NEI PRIMI SEI MESI DEL
2002 È PIÙ CHE RADDOPPIATO.
Firenze, 4 novembre 2002 - A Firenze e in Toscana il consumo di psicofarmaci
sta aumentando in misura esponenziale. Secondo Giancarlo Donati Cori,
direttore del Servizio Farmaceutico dell'Azienda Sanitaria Fiorentina che,
come noto, svolge opera di monitoraggio sulle farmacie convenzionate, tra il
2001 e il 2002 si registrano aumenti superiori al 100% con punte del 200% e
oltre. Analoghe le cifre per la Toscana. Ma il fenomeno, avverte Giovanna
Scroccaro, presidente della Sifo, la Società Italiana dei Farmacisti
Ospedalieri e dei Servizi Territoriali, riguarda tutta l'Italia. Questo
quadro è emerso stamani nel corso del Congresso Europeo dei Farmacisti
Ospedalieri e dei Servizi Sanitari (Escp) in svolgimento fino a domani a
Firenze. I dati presentati da Donati Cori sono inequivocabili. Nell'area
fiorentina, 850 mila abitanti, gli antidepressivi rappresentano ormai la
terza voce di spesa farmaceutica dopo gli antibiotici e gli antiulcera.
"Fino a pochi anni fa se ne faceva solo uso specialistico", ha
spiegato, "Oggi costituiscono il 6,15 per cento della spesa
farmaceutica, il 7 per cento circa in Toscana". Nel primo semestre del
2002 i fiorentini hanno speso in antidepressivi € 5,7 milioni, ovvero
oltre 22 miliardi delle vecchie lire in base annua. Nel 2001 la spesa fu
assai meno della metà. Il paniere è ora costituito soprattutto dagli
antidepressivi di nuova generazione che, rispetto ai vecchi farmaci, hanno
il pregio di presentare meno effetti collaterali, ma hanno anche il difetto
di costare 4-5 volte di più, dice la presidente Scroccaro, finora senza
alcuna evidenza scientifica di maggior efficacia. Nel semestre in esame le
farmacie convenzionate con l'ASL fiorentina hanno venduto 66 mila confezioni
di Paroxetina per un importo di € 1,685 milioni; 46 mila di Sertralina per
€ 936 mila; 37 mila di Citalopram per € 1,214 milioni; 36 mila di
Fuoxetina, o Prozac, per € 509 mila; 8 mila di Fluvoxamina per € 155,
oltre 28 mila di Venlafaxina per € 577 mila; 7 mila di Mirtazapina per €
177 mila e circa 5 mila di Reboxetina per € 62 mila. Più i farmaci di
vecchia generazione per un totale di @ 350 mila. Le cause del fenomeno
(ansia, depressione, disagio sociale) sono di competenza di psicologi e
psichiatri. Ciò che i farmacisti del Servizio Sanitario Nazionale sono però
in grado di certificare è che il grosso delle prescrizioni è opera non di
medici specializzati, bensì di generici che non hanno alcuna competenza
specifica in materia di disagio mentale. "Per ciò che riguarda l'area
fiorentina di mia competenza", dice Donati Cori, "i medici
generici sono all'origine del 75-80 per cento delle prescrizioni. Ritengo
dunque che ci troviamo in presenza di un classico caso di medicalizzazione
del disagio. Può accadere infatti, che di fronte a pazienti che presentano
stati d'animo indefiniti di malessere la risposta clinica immediata sia di
prescrivere antidepressivi di nuova generazione. Con effetti che possono
aiutare a svuotare gli ambulatori, ma non a risolvere i problemi a
monte". Il fatto è, sostiene la presidente Scroccaro, che l'eccessiva
medicalizzazione è un fenomeno che riguarda tutta l'Italia, così come
tutti i Paesi occidentali. "Ossia", spiega, "si tende a
trattare con i farmaci anche problemi che potrebbero essere risolti
altrimenti".
TUMORE
AL POLMONE: CONOSCERE I SINTOMI PUR SALVARE LA VITA
Milano, 4 novembre 2002 - La Coalizione Mondiale per la lotta al Cancro del
Polmone (Global Lung Cancer Coalition, Glcc) ha come obiettivo quello di
diffondere il piu' possibile la conoscenza dei sintomi del tumore polmonare
durante il mese di prevenzione (''Action on Lung Cancer' Month''). Una tosse
persistente, sangue nell'espettorato, dolore al petto, affaticamento cronico
e una bronchite o polmonite frequenti sono i sintomi che accomunano varie
malattie; tuttavia si tratta anche dei sintomi del piu' terribile tumore
mortale: il tumore al polmone. Il tema principale del mese della prevenzione
del cancro del polmone, ''Action on Lung Cancer'', organizzata dalla Global
Lung Cancer Coalition's (Glcc) e' quello di sensibilizzare il pubblico e di
diffondere la conoscenza dei sintomi del tumore del polmone e di
sottolineare l'importanza di una diagnosi preventiva. Nel nuovo sito della
Glcc indirizzo web: http://www.lungcancercoalition.com
e' disponibile una Lista dei Sintomi del Tumore al Polmone. Questa lista
rappresenta uno strumento utile per aiutare gli individui a rischio a
riconoscere i sintomi di questa malattia devastante e facilitare la diagnosi
per poi adottare una terapia il piu' velocemente possibile. In tutto il
mondo, il tumore del polmone e' la principale causa di morte per uomini e
donne e ogni anno le vittime sono piu' di un milione. La percentuale di
sopravvivenza dopo aver ricevuto un trattamento idoneo e' molto inferiore
rispetto ad altri tumori molto comuni, tra cui il tumore al seno e alla
prostata. Una delle principali cause di questa disparita' tra il cancro del
polmone e altri tumori e' data dal fatto che raramente il tumore e'
individuato nelle fasi iniziali, poiche' i primi sintomi del cancro del
polmone spesso vengono confusi - sia dai pazienti che dai medici - con
sintomi di altre malattie meno gravi. Cosi' il tumore si espande nei polmoni
e in altre parti del corpo, peggiorando la prognosi dei pazienti prima che
il tumore possa essere individuato. ''La conoscenza dei sintomi e la
diagnosi preventiva rappresentano un elemento fondamentale per aumentare le
possibilita' di sopravvivenza nelle persone colpite da tumore del polmone.
In primo luogo, gli individui a rischio sono cosi' in grado di riconoscere i
sintomi potenziali della malattia e richiedere cure mediche nel caso in cui
ritengano di avere individuato uno o piu' di questi sintomi'', ha dichiarato
il dottor Jesme Baird della Roy Castle Lung Cancer foundation e membro della
Glcc. ''Se il tumore e' individuato in tempo, l'intervento chirurgico
rappresenta una valida cura. Tuttavia, per la maggior parte dei pazienti, i
risultati sono davvero scarsi a causa di vari fattori tra cui i ritardi nel
formulare una diagnosi, un trattamento inadeguato e una ricerca
insufficiente. In generale, su 10 persone colpite da cancro del polmone solo
una ha la possibilita' di vivere per 5 anni o per un periodo superiore.
All'indirizzo internet http://www.lungcancercoalition.org
oltre alla lista dei sintomi relativi al tumore del polmone, sono
disponibili altre risorse on-line e informazioni utili per tutti gli
interessati o coloro colpiti da tumore del polmone; fra le risorse
disponibili ricordiamo la Carta del Paziente colpito da Tumore del Polmone
elaborata dalla Glcc, le informazioni generali sulla malattia, la diagnosi e
le possibilita' di trattamento, e tutte quelle informazioni concernenti la
Coalizione e le undici organizzazioni che la compongono. Il Dott. Baird ha
poi aggiunto: ''Al giorno d'oggi, coloro che sono colpiti dal tumore del
polmone, non solo devono combattere contro la malattia in se', bensi' anche
contro la stigmatizzazione della malattia stessa, nel senso che la si
ritiene auto inflitta e soprattutto la si collega al fumo. In seguito a
queste considerazioni negative, non si deve assolutamente negare, a queste
persone, il diritto a ricevere cure mediche adeguate. La Glcc ritiene che
nessuno, si tratti di fumatori o meno, debba essere colpito da questa
malattia e che tutti i pazienti abbiano diritto a ricevere i migliori
trattamenti e tutte le cure necessarie.''
CON
UNA LEZIONE MAGISTRALE DI MASSIMO CACCIARI INIZIANO LE LEZIONI ALLA NUOVA
FACOLTA' DI FILOSOFIA DELL'UNIVERSITA' VITA-SALUTE SAN RAFFAELE
Cesano Maderno, 4 novembre 2002 - Questa mattina alle ore 9.30 presso il
Palazzo Arese-Borromeo di Cesano Maderno (MI) Iniziano le lezioni per l'anno
accademico 2002-2003 della facoltà di Filosofia dell'Università
Vita-Salute San Raffaele. "Sarà una vera lezione non una cerimonia
paludata a segnare l'avvio del nuovo corso di laurea situato nella città
brianzola. Questo è anche un segnale dello stile e dei contenuti che
sottendono a questo progetto", ha commentato il Rettore dell'Università
Vita-Salute San Raffaele, Luigi Maria Verzé. "Abbiamo detto che questa
facoltà si baserà sul pensiero concreto, la giornata di esordio non poteva
che essere un gesto sobrio, non aperto al pubblico, un vero inizio
insomma." Il sindaco di Cesano Maderno, Pietro Luigi Ponti, porterà
agli studenti un saluto a nome della città che ospiterà il nuovo corso
universitario. Toccherà poi a Massimo Cacciari, preside della facoltà, il
compito della prima lectio dedicata ai suoi nuovi studenti. L'incontro non
è aperto al pubblico.
"BODY
FAT": LA NUOVA FILOSOFIA DEL PESO CORPOREO
Trezzo sull'Adda, 4 novembre 2002 - Oggi la scienza medica indica
nell'eccesso di grasso corporeo il vero nemico della salute, in quanto
risulta essere una delle cause maggiori delle malattie cardiovascolari,
dell'ipertensione, delle artropatie, del diabete, di diverse forme di cancro
e la causa scatenante di alcune malattie tipiche della vecchiaia. Il
controllo della percentuale del grasso corporeo è dunque un nuovo parametro
fondamentale per la salute. In risposta a questo bisogno si è sviluppato un
business enorme che coinvolge tanti settori ed una infinità di operatori.
Negli Stati Uniti, a differenza dell'Europa, la scienza medica ha preso in
attenta considerazione già da dversi anni il problema "Sovrappeso".
Il trend è allarmante se si considera che i ragazzi in età scolare stanno
diventando più grassi: il 30%, in età tra i 6 e i 17 anni, sono
considerati obesi. Inoltre l'Istituto Nazionale della Salute (Nih), in
considerazione dei circa 300.000 decessi direttamente imputabili a problemi
legati al sovrappeso, indica l'obesità come seconda causa principale di
morte dopo il fumo. A giusta ragione si può dunque affermare che l'obesità
è la nuova malattia sociale dei paesi sviluppati. I nuovi orientamenti in
campo nutrizionale e dietologico prescrivono comportamenti alimentari, diete
mirate ad esercizi aerobici volti a far dimunuire la massa grassa, nemica
della nostra salute ed a rafforzare i muscoli. Bisogna tener presente che il
peso in se stesso non è un indicatore sufficiente e che il nostro peso
forma dipende dalla giusta percentuale di massa adiposa corporea. Dunque
bisogna fare attenzione: l'apparenza può ingannare. Due soggetti, pur
avendo lo stesso peso, possono essere uno magro e l'altro grasso; ciò
dipende dalla diversa percentuale di grasso nei loro corpi. Tuttavia non
dobbiamo dimenticare che la massa adiposa è fondamentale per le funzioni
fisiche giornaliere: protegge le articolazioni e gli organi, aiuta a
regolare la temperatura corporea, immagazzina le vitamine ed aiuta il corpo
a resistere in carenza di cibo. Il grasso è indispensabile per un corretto
e salutare funzionamento del nostro organismo e dunque non va deminizzato.
Va ricordato, anzi, che una sua carenza causa molte malattie nervose quali
l'anoressia e la bulimia, ad oggi anch'esse vere malattie sociali nei paesi
sviluppati. In conclusione, si può affermare che il problema del peso in
eccesso o "sovrappeso", che riguarda il 50% della popolazione
anche in Italia, deve essere affrontato in maniera diversa. Il punto di
partenza è la conoscenza della composizione del nostro peso ed in
particolare "conoscere la percentuale di grasso corporeo per
controllarla". Infatti la struttura del corpo umano è costituita:
Massa Magra, che comprende ossa, muscoli, tessuti connettivi - Massa Grassa
che si suddivide in viscerale (organi interni, nervi, ecc) e sottocutanea
che è il tessuto adiposo vero e proprio. Da ciò si deduce che misurare la
quantità del peso spesso non basta: è la sua Qualità l'indicatore più
importante. La società Tanita, sfruttando il sistema (BIA) già ampiamente
riconosciuto per la sua affibadilità scientifica ha progettato una bilancia
"intelligente" che con la sola pesata dà un'analisi completa del
peso in modo semplice ma scientificamente rigoroso. "Boy Fat": la
bilancia "intelligente". La Tanita si avvale di una tecnica
brevettata per l'analisi dell'impedienza bioelettrica da un piede all'altro
mediante elettrodi a contatto e a pressione. la tecnica BIA si basa sulla
buona conducibilità dei tessuti non adiposi che presentano un elevato
contenuto di liquidi ed eòlettroliti. Fornendo un segnale elettrico di
bassa intensità ed alta frequenza (50 kHz, 50opA), è possibile misurare la
resistenza di base rispetto alla corrente elettrica Questa corrente viene
inviata attraverso gli elettrodi anteriori alla pedana della bilancia mentre
sugli elettrodi posteriori viene misurata la differenza di potenziale. Perchè
scegliere il sistema Tanita "Bia Foot-Pad". Rapidità e precisione
sono i vantaggi delle pesapersone Body . Oltre alla determiazione del peso
in modo preciso e accurato effettua in pochi secondi, senza l'applicazione
di fastidiosi elettrodi con liquidi conduttivi, la misurazione della: Massa
Grassa - Massa Magra - Quantità di Liquidi - Metabolismo Basale.Infolink: www.wunder.it
IMM
COLOGNE - IL SALONE INTERNAZIONALE DEL MOBILE COLONIA, DAL 13 AL 19 GENNAIO
2003 IDEAL HOUSE COLOGNE UNA GIURIA INTERNAZIONALE PREMIA MOBILI
INNOVATIVI
Colonia, 4 novembre 2002 - All´imm cologne 2003 Karim Rashid e Konstantin
Grcic presentano le loro visioni dell´abitare nel futuro In che modo
abiteremo domani ? Quali esigenze domineranno nelle nostre quattro pareti ?
Quali trend saranno determinanti per l´interieur del futuro ? L`imm cologne
ha invitato i due stilisti di fama internazionale Karim Rashid e Konstantin
Grcic a formulare le loro visioni personali dell´ abitare nel futuro.
Rashid e Grcic realizzeranno quindi i loro scenari futuristici nelle
cosiddette ideal houses - due case stilizzate posizionate una dirimpetto all´altra
negli atri dei padiglioni 1 e 3. Un futurismo organico che si contrappone
alla poesia della semplicità ? I due designer non potrebbero essere più
diversi nelle loro ideazioni. Karim Raschid infatti è la Shooting star di
Nuova York, colui che intende rivolu-zionare il nostro mondo con le forme
organiche e con i materiali high-tech. Konstanti Grcic - di Monaco di
Baviera - si considera invece il rappresentante più spiccato del nuovo
razionalismo ed i suoi lavori - caratterizzati da una filigrana costruttiva
che si serve del materiale con estrema cautela - si appellano alla morale
delle cose. Nella contrapposizione di questi due concetti del design, l´imm
cologne punta decisamente sulla polarizzazione. Ed il concetto che la KölnMesse
ha saputo mettere a punto in sintonia con il Consiglio delle forme, riflette
quindi la società postmoderna atta a favorire in simultanea anche lo
sviluppo di fenomeni apparen-temente contrapposti.`imm cologne quale
piattaforma globale del business specifico per il comparto nel 2003, punta
con maggiore spicco al tema design. Con l´ideal house "informed by
cologne" nel foro dei trend e con l´"inspired by cologne" ,
piattaforma per gli stilisti delle nuove generazioni, come pure con l´"interior
innovation award cologne", l´imm cologne sottolinea la sua funzione di
fiera che sa presentare il design di ogni continente. Première dell´interior
innovation award all´imm cologne - salone internazionale del mobile. In tal
modo la piattaforma globale del settore mobili organizza per la prima volta
un concorso per i prodotti innovativi degli espositori. Partner ed
organizzatore del concorso è il Consiglio della forma - l´istituzione
tedesca che promuove il design e che conferisce fra l´altro anche il premio
del design nella Germania federale. Il concetto dell´interior innovation
award è finalizzato non soltanto al singolo mobile, ma considera anche i
sistemi completi di mobili come pure tutte le soluzioni eccezionali sia nei
dettagli che nel materiale. Un´altra categoria di valutazione è prevista
per i classici la cui concezione innovativa sappia resistere anche nel
tempo. Le cinque categorie del concorso s´intitolano Best Item, Best
System, Best Detail, Materials Innovation e Classic Innovation. Per la
valutazione dei progetti presentati al concorso è stato possibile
coinvolgere esperti del design di fama internazionale. I membri della giuria
sono: Prof Werner Aisslinger, designer, Berlino; Miguel Vieira Baptista,
designer, Lisbona; James Irvine, designer, Milano; Andrej Kupetz, segretario
generale del Consiglio della forma, Francoforte; Dieter Pesch, della ditta
Pesch Wohnen, Colonia; Robert Thiemann, redattore capo di Frame Magazine,
Amsterdam. Con questo premio all´innovazione, la KölnMesse mette a
disposizione degli espositori uno strumento di comunicazione aggiuntivo atto
a favorire il loro posizionamento sul mercato. Il premio verrà assegnato
nell´ambito della manifestazione inaugurale dell´imm il 13 gennaio 2003.
Termine ultimo per la partecipazione è il Nachlux 15 novembre 2002.
SETTEMILA
PERSONE HANNO VISITATO LA MOSTRA MERCATO ALLESTITA ALLA STAZIONE MARITTIMA
TRIESTE ANTIQUA 2002: UN SUCCESSO ANNUNCIATO
Trieste, 4 novembre 2002 - Poche cifre sono sufficienti per confermare che
la ventesima edizione di TriesteAntiqua, la mostra mercato di antiquariato
conclusasi ieri alla Stazione Marittima di Trieste dopo nove giorni di
apertura al pubblico, sarà archiviata all'insegna del successo. Già
considerato uno degli appuntamenti annuali più importanti dell'antiquariato
nazionale, il salone-vetrina degli antiquari triestini, quest'anno ha visto
crescere il numero degli espositori (che sono stati in tutto una settantina)
e la superficie espositiva, estesa a 1.200 metri quadrati (gli stand, tutti
allestiti con la cura e la perizia degne delle "sale dei musei"
hanno occupato oltre ai tradizionali saloni del primo piano anche quelli del
piano terra della Stazione Marittima). E' cresciuto anche il livello
artistico generale della rassegna, grazie alla severa selezione operata
dagli organizzatori che si sono avvalsi della collaborazione
dell'associazione antiquari del Friuli-Venezia Giulia. Ma, soprattutto,
quest'anno TriesteAntiqua ha consolidato la sua caratteristica di rassegna
internazionale grazie alla presenza, accanto ai più prestigiosi operatori
di Trieste, anche di una folta delegazione di antiquari giunti dalla regione
austriaca della Stiria. Gli organizzatori hanno voluto anche accrescere i
motivi di interesse per il grande pubblico ospitando due raffinate mostre
dedicate al mare, un tema affascinante, particolarmente legato alla storia e
alla cultura di Trieste, allestite, rispettivamente, dal Civico Museo del
Mare di Trieste e dal comitato del Friuli Venezia Giulia dell'A.I.R.C.,
l'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, alla quale, come è ormai
tradizione, Promotrieste devolve anche quest'anno parte degli incassi
derivanti dalla vendita dei biglietti d'ingresso alla mostra-mercato.
Nonostante il momento decisamente poco favorevole per l'economia italiana ed
internazionale nonché il proliferare di mostre antiquarie, un grande
successo è stato quello di mantenere una costante affluenza di pubblico,
facendo registrare, complessivamente, dopo gli ultimi tre giorni di apertura
al pubblico ( coincisi con il "ponte" dei Santi) la ragguardevole
cifra di settemila visitatori. Da sottolineare che quest'anno sono state
particolarmente numerose e di altissimo livello le personalità che hanno
visitato TriesteAntiqua: dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al
Vicepresidente della Camera di Commercio della Stiria Dieter Figner, dal
Console d'Austria a Trieste Hans Sabaditsch,al professor Edoardo Boncinelli,
scienziato di fama internazionale, autore di importanti studi sulle cellule
staminali. "Siamo particolarmente soddisfatti per il bilancio con cui
ieri sera abbiamo chiuso la ventesima edizione di TriesteAntiqua", ha
commentato Franco Milosic, direttore di Promotrieste, il Consorzio che
organizza la mostra mercato con il contributo della Camera di Commercio e il
patrocinio della Regione autonoma Friuli-Venzia Giulia, della Provincia, del
Comune e dell'agenzia di informazione e di accoglienza turistica di Trieste.
Per quanto riguarda l'affluenza del pubblico, è da sottolineare non tanto
il numero dei visitatori, che anche se di poco, è stato comunque superiore
a quello registrato lo scorso anno, quanto il livello di interesse e di
competenza dimostrato dalle migliaia di appassionati maggiormente
interessati agli acquisti dei loro oggetti del desiderio e, soprattutto,
l'incremento davvero significativo del numero di coloro che sono giunti da
altre città italiane, prime fra tutte, Bolzano, Venezia, Trento, Milano,
Bologna, Genova e da diversi paesi esteri, soprattutto dall'Austria,
Slovenia, Croazia e Germania " . TriesteAntqua ha chiuso i battenti
ieri sera, ma si sta già pensando alla edizione 2003. "Il prossimo
anno", annuncia il direttore di Promotrieste "mireremo a
consolidare la caratteristica di internazionalità della nostra
mostra-mercato. Chissà che non si riesca a raggiungere l'ambizioso
obiettivo di coinvolgere rappresentanze ufficiali degli antiquari dei Paesi
che sono prossimi ad entrare nella nuova Europa, soprattutto quelli
dell'area balcanica, geograficamente a noi più vicini e con i quali alcune
strutture istituzionali della nostra Regione hanno già avviato rapporti di
collaborazione sul piano commerciale."
RICICLA,
FIERA DI RIMINI, 6-9 NOVEMBRE 2002 IMPORTANTI NOVITA' NELL'EDIZIONE 2002 LA
QUALIFICA DI MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE E APERTURA ALL'ENERGIA.
Rimini, 4 novembre 2002 - In archivio con successo la quinta edizione di
Ricicla - Fiera del recupero e riciclaggio di materie ed energia,
organizzata da Rimini Fiera in collaborazione con Cic, Conai e Consorzi di
Filiera, Federambiente, Fise-Assoambiente, Enea, Legambiente, Rappresentanze
Associative di Produttori di Beni. Ricicla 2001 ha ospitato nei padiglioni
la prima edizione di Salve il Salone triennale del veicolo ecologico
industriale. Un debutto positivo come testimoniato dagli operatori del
settore. Le due rassegne sono state inaugurate il 26 settembre dal
Sottosegretario all'Ambiente e alla Tutela del Territorio, Roberto Tortoli.
Le manifestazioni hanno presentato su un'area di 50 mila mt.q. oltre 700 le
aziende espositrici con un afflusso di 29.294 visitatori (+18,9% sul 2000).
Imperdibile vetrina di tecnologie per la raccolta, il trattamento e
riciclaggio oltre ai prodotti derivati, sistemi per il controllo ambientale,
produzione di energia rinnovabile, servizi per l'ambiente, formazione e
consulenza normativa, Ricicla, che dalla prossima edizione si fregerà della
qualifica ufficiale di manifestazione internazionale, ha visto adesioni
commerciali di aziende spagnole, tedesche, norvegesi, svizzere, e ha avuto
come Paese Partner la Spagna rappresentata istituzionalmente dal
Viceministro per l'Ambiente, Maria del Carmen Martorelli Pallas; mentre per
i business meeting, in collaborazione con Ice, sono giunti a Rimini
operatori da Ungheria, Bulgaria, Polonia, Romania, Jugoslavia, Repubblica
Ceca, Croazia. D'eccezione il calendario degli appuntamenti collaterali
seguiti da oltre 5 mila addetti ai lavori con una rosa di relatori che ha
superato le 220 presenze. Coordinatore e Responsabile del Comitato
Scientifico di Ricicla Luciano Morselli, Straordinario di Chimica
dell'Ambiente dell'Università di Bologna. I seminari hanno messo a tema le
nuove frontiere nel campo dei rifiuti: parola d'ordine la prevenzione nella
produzione e trasformazione. I recenti documenti dell'Unione Europea
condizioneranno le politiche ambientali, anche per la gestione dei rifiuti,
per i prossimi 10-15 anni e si riferiscono a 'prodotti puliti', 'processi
sostenibili' e 'salute dell'uomo'. Sono stati illustrati principi ed
esperienze, fra i quali i casi studio internazionali relativi allo 'Zero
Waste - Rifiuto Zero' che ha come obiettivo la riduzione a zero dei rifiuti.
Focus anche su educazione e formazione, vivibilità urbana e design in campo
ambientale. Successo per le tre mostre: "Legni ri-creati" promossa
dal Gruppo Frati; "Dalla raccolta al mobile ecologico" promossa
dal Gruppo Mauro Saviola; e "Riciclandia", ideata dai creativi
"Mollusco e Balena" con il sostegno di Amia, Provincia di Rimini,
Italia in Miniatura, Comieco, Cial. La prossima edizione di Ricicla si
svolgerà dal 6 al 9 novembre 2002. Nel corso di Ricicla è stato annunciato
il progetto di un'iniziativa che dal prossimo anno arricchirà la
manifestazione: si tratta di un settore espositivo denominato 'Ricicla
Sezione Energia Energia', dedicato alle energie rinnovabili alternative e
che estenderà il panorama di riferimento in particolare verso il settore
energetico che vede come interlocutore principale le multiutility, il nuovo
ruolo delle aziende di servizio degli enti locali. Temi chiave: energia,
energia saving, edilizia intelligente e facility management. Partner
dell'iniziativa sarà Energia Blu. Per sottolineare l'evoluzione di Ricicla,
è stato deciso di mutare il sottotitolo della manifestazione che passerà
da 'Fiera del recupero e riciclaggio di materie ed energia' a Fiera
Internazionale del recupero di materia edenergia e delle sostenibilità
ambientali". L'edizione 2002 sarà ulteriormente ottimizzato il
calendario dei seminari scientifici e sarà arricchita la proposta di
eventi. Tutto ciò anche per incrementare l'attenzione dei media, già oggi
molto sensibili alla proposta di Ricicla. Alla 1a edizione di Salve, su 7
mila mt.q., hanno trovato spazio le aziende associate all'Anfia, in
rappresentanza dell'80% della produzione nazionale. Un imponente colpo
d'occhio su mezzi per il trasporto di rifiuti solidi e liquidi, novità
della produzione e brevetti, mezzi a trazione elettrica, motori di nuova
generazione. Nel riferire la soddisfazione dei propri associati per il
superamento degli obbiettivi postisi con questa manifestazione che ha aperto
importanti scenari commerciali alle aziende presenti, Anfia ha ribadito come
Salve abbia finalmente colmato in Italia il vuoto di una fiera specifica sul
settore e si appresti a consolidarsi e porsi in posizione autorevole
rispetto al calendario delle manifestazioni europee del comparto. La
prossima edizione nel 2004.
INAUGURATA
QUINTA EDIZIONE DI BIANCO E ROSSO
Vaprio d'Adda, 4 novembre 2002 - Assaggiare, conoscere, vendere. Per
apprezzare la qualità delle produzioni, capire le differenze e sostenere
quei prodotti di nicchia che diversamente non potrebbero contare su una
vetrina così selezionata. E' il leit motiv di "Bianco&Rosso",
il salone del vino e della gastronomia di qualità che è stato inaugurato
il 31 ottobre a Villa Castelbarco di Vaprio d'Adda, dalla vicepresidente e
assessore regionale all'Agricoltura, Viviana Beccalossi, e da Michele Di
Fiore e Martino Crespi, organizzatori della manifestazione. A
Bianco&Rosso prenderà forma un percorso espositivo di oltre 6.000 metri
quadri, organizzato per isole territoriali e volto a valorizzare
l'imprescindibile legame prodotto-territorio. La Lombardia sarà padrona di
casa con le aree "I sapori di Lombardia" e "I vini di
Lombardia", ma anche Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Puglia,
Sicilia, Umbria, Marche, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Trentino e
Sardegna saranno protagoniste per offrire ai visitatori ricche selezioni
delle più esclusive specialità tipiche. "La Regione Lombardia - ha
dichiarato l'assessore Beccalossi inaugurando ufficialmente la
manifestazione - è impegnata ormai da diversi anni a promuovere le
eccellenze del settore agroalimentare. Non tutti sanno che la nostra è la
prima regione agricola d'Italia: e questa è un'occasione 'sfiziosa' per
assaggiare i diversi prodotti della tradizione italiana, confrontarli e
acquistarli, direttamente. Un momento imperdibile per scoprire quella
tavolozza dei sapori tradizionali per cui la Lombardia non ha rivali nel
mondo". L'assessore al Turismo della Regione Lombardia, Massimo Zanello
ha ricordato che "il viaggio enogastronomico è una delle motivazioni
più forti per intraprendere una vacanza. Anche nel turismo montano, ad
esempio, sta assumendo un valore aggiunto considerevole poter organizzare il
dopo attività sciistica con visite a cantine enologiche e degustazioni
mirate. La Lombardia è senza dubbio una meta golosissima con eccellenze di
primissimo piano e quindi può candidarsi senza dubbio a capitale italiana
dei "sapori" da visitare". Il percorso di
"Bianco&Rosso" ha fisicamente inizio in piazza Lombardia, con
una raccolta di prodotti tipici della regione, per proseguire quindi con una
selezione delle cantine lombarde, suddivisa nelle diverse zone vitivinicole,
e delle diverse proposte nazionali: dalla burrata pugliese, all'aceto
tradizionale balsamico di Modena, per continuare con la formaggella delle
Langhe, le paste fresche dell'Emilia, il mandorlaccio pugliese, il salame di
Tergu e le ricotte salate della Sardegna. Tutto presentato dai mastri
artigiani custodi delle antiche ricette. Al termine del percorso espositivo
il visitatore è accolto in un padiglione di ben 500 metri quadri, dedicato
ai vini, Wines 2002, la fornita e selezionata enoteca che - novità assoluta
di quest'anno - consentirà agli ospiti di "Bianco&Rosso" non
solo di degustare i vini preferiti, scegliendoli tra le oltre 200 etichette
presenti, ma di acquistarli facendoseli recapitare direttamente al proprio
domicilio.
SCOTTI
A 'RASSEGNA ANTIQUARIA' MONTICHIARI (BS)
Milano, 4 novembre 2002 - L'Assessore regionale al Commercio e alle Fiere,
Mario Scotti, ha inaugurato venerdì 1° novembre, negli spazi della Fiera
di Montichiari (Bs), la 'Rassegna Antiquaria 2002', in programma dall'1 al
10 novembre. La manifestazione si preannuncia particolarmente interessante
per il qualificato afflusso dei collezionisti (una novantina), per la
presenza di quattro mostre tematiche collaterali e per il particolare
momento che il mondo dell'antiquariato sta vivendo.
CINED@YS,
PRIMA EDIZIONE DELLA SETTIMANA DI CINEMA EUROPEO
Bruxelles, 4 novembre 2002 - Dal 15 al 24 novembre 2002, l'Europa festeggerà
il suo cinema attraverso la programmazione di capolavori nelle sale
cinematografiche e alla televisione, con animazioni organizzate dalle
cinemateche per i giovani, la partecipazione delle stelle del cinema,
festival e giochi su Internet... Questa Settimana, lanciata da Viviane
Reding, membro della Commissione e responsabile dell'educazione e della
cultura, deve permettere ai giovani e ai meno giovani di (ri) scoprire il
nostro patrimonio cinematografico e di apprezzarne la sua diversità. La
Manifestazione avrà come padrino il realizzatore spagnolo Pedro Almodovar
ed é sostenuta dalla rete di sale cinematografiche Europa-Cinema,
dall'Associazione delle Cinemateche Europee e da numerosi partner: città,
gerenti di cinema, associazioni culturali o di giovani ecc... Questa
Settimana sarà accoppiata con i Netd@ays, dedicati quest'anno al tema
dell'educazione all'immagine.
DAI
DEPOSITI E DOPO UN RESTAURO ESPOSTE TRE TAVOLE DEL XVI SECOLO DI GIOVANNI
AGOSTINO DA LODI E MARCO D'OGGIONO MILANO, PINACOTECA DI BRERA FINO AL 20
DICEMBRE 2002
Milano, 4 novembre 2002 - La Pinacoteca di Brera apre le porte dei suoi
eccezionali depositi (per la terza volta nel 2002) e permette ai visitatori
di ammirare tre tavole, recentemente restaurate, di Scuola leonardesca. La
Pinacoteca di Brera a Milano dimostra quanto non sia una favola, né una
leggenda metropolitana il sostenere che i depositi di musei e gallerie
italiane sono colmi di preziosi tesori che meriterebbero di essere mostrati
e ammirati tanto quanto quelli presenti nelle sale espositive. Vengono così
aperte dalla Pinacoteca milanese, per la terza volta nel corso del 2002, le
porte dei suoi depositi, offrendo eccezionalmente a tutti gli appassionati e
curiosi l'opportunità di ammirare, dopo un intervento di restauro, tre
capolavori della scuola leonardesca: L'Adorazione dei Magi e Il Battesimo di
Cristo, opere a due mani di Giovanni Agostino da Lodi (pittore noto, sino al
1912, come lo Pseudo - Boccaccino) e Marco d'Oggiono e la Madonna col
Bambino e un Angelo del solo Giovanni Agostino. I visitatori della
Pinacoteca potranno così imbattersi nelle tre tavole esposte nella sala XV,
quella dedicata proprio ai pittori lombardi del XV e XVI secolo,
ingiustamente considerate, fino a qualche tempo fa, minori e per questo 'dimenticate'.
L'Adorazione dei Magi e Il Battesimo di Cristo provengono da un polittico
smembrato e di difficile identificazione della chiesa milanese di Santa
Maria della Pace e sono stati restaurati nel 1998 da Carlotta Beccaria e
Barbara Ferriani con la preziosa collaborazione storico critica di Cristina
Quattrini che è riuscita a ricostruire non solo le complesse vicende delle
due tavole ma anche quella della Fondazione di Santa Maria della Pace.
L'attento lavoro di restauro ha accentuato il grande valore delle due opere
amplificando le differenze stilistiche dei due pittori. Tanto Giovanni
Agostino da Lodi, infatti, appare attento alle sfumature cromatiche e alla
resa paesaggistica, quanto Marco d'Oggiono risulta metallico nei colori e, a
volte, legnoso nell'impostazione delle figure. In particolare
nell'Adorazione dei Magi fortissimo risulta, secondo la studiosa, l'influsso
della corrente veneta che Agostino subisce dai continui spostamenti nelle
marche veneziane. Un influsso che si esalta nel paesaggio della Adorazione
di Brera che si distacca dai consueti canoni leonardeschi per abbracciare
modelli decisamente più vicini alla lezione giorgionesca. Secondo gli studi
effettuati sul pittore e le sue opere da Cristina Quattrini, che data le due
tavole agli inizi degli anni dieci del Cinquecento, Giovanni Agostino,
aderendo ai modelli cromatici (e soprattutto nello sfumato) del Giorgione e
del giovanissimo Tiziano, intuisce e anticipa quella che poi sarà la grande
stagione della pittura tonale veneziana. Tuttavia questo rapporto di
dipendenza può essere tranquillamente rovesciato se si pensa al viaggio di
Leonardo a Venezia, nel 1499, e dei conseguenti rapporti tra i pittori
locali con i lombardi. Agostino fu uno di questi, anche perché seguì il
Maestro in Laguna. L'impianto generale delle due tavole esposte in questi
giorni a Brera (L'Adorazione dei Magi e Il Battesimo di Cristo) è quindi da
addebitarsi, secondo la Quattrini, proprio ad Agostino, mentre a Marco d'Oggiono
sono state riservate la grande figura del Cristo nel Battesimo e il volto
della Madonna nella Adorazione. La studiosa mette, così, in evidenza come,
nella Adorazione dei Magi, la diversa concezione cromatica dei due artisti
sia evidente: da una parte la rigida e algida postura della Vergine,
dall'altra la delicatezza dei volti degli anziani Magi, tipici dello stile
di Agostino. La terza delle opere esposte fino al 20 dicembre a Brera, la
tavoletta con la Madonna con Bambino e un Angelo, attribuita al solo
Giovanni Agostino da Lodi - proveniente da una collezione privata - è opera
di minor impatto ma ugualmente di ottimo livello. Il restauro è stato
effettuato da Paola Borghese e Andrea Carini. Anche in questo caso, in
seguito all'intervento, sono diventati lampanti stili ed influenze. Schietta
è la derivazione veneta. Per la Madonna con Bambino e un Angelo, però, il
riferimento diretto non è la generazione di Giorgione, come nelle prime due
Tavole, ma quella appena precedente ed in particolare quella di Cima da
Conegliano. La medesima impostazione della Vergine e del Bambino la
ritroviamo, inoltre, in una delle opere tarde del lodigiano, la Pala di
Gerenzano, forse l'ultimo grande capolavoro dell'artista.
IN
MOSTRA A PALAZZO REALE LE ORIGINI DELLA MODERNITÀ LA STORIA DI MILANO E
DELL'UNIVERSITÀ BOCCONI INTRECCIATE NELL'IMPETUOSO PROCESSO DI
MODERNIZZAZIONE AGLI INIZI DEL '900
Milano 4 novembre 2002 - Se Milano è la città italiana più moderna,
proiettata da sempre verso l'Europa, parte del merito va sicuramente ad una
delle sue università più prestigiose. L'Università Bocconi celebra a
Palazzo Reale il centenario della sua nascita, intrecciando strettamente la
sua storia con quella della città. Fondata da una famiglia di ricchi
commercianti nel 1902, la Bocconi ha rappresentato, dopo l'apertura del
Politecnico nel 1863, la spinta agli studi di economia, settore vitale per
una città immersa nel commercio e nella prima produzione industriale. La
mostra di Palazzo Reale celebra gli anni tra il 1890 e il 1915 ruotando
intorno al tema della "Modernità". Una modernità che fu
vorticosa, forse non indolore: la prima centrale elettrica, 400mila
immigrati al lavoro nelle fabbriche delle periferie buie e squallide dipinte
da Sironi, lo sviluppo della Borsa, la Grande Fiera, la Permanente. Una
rappresentazione non certo facile né rilassante, che è stata risolta con
un percorso diviso in tre sezioni: il Labirinto della modernità, Milano si
trasforma, il Futuro della modernità. Circa 600 oggetti sono in
esposizione, in una varietà che spazia da opere d'arte come i dipinti di
Canaletto, Previati, Boccioni, Carrà a un triciclo, la bicicletta da corsa
Bianchi, le prime tessere sindacali, la turbina Francis progettata dalle
Costruzioni Riva per l'impianto delle cascate del Niagara. Installazioni
innovative e tecnologicamente avanzate, come un'immaginaria mongolfiera e
labirinti virtuali, contrastano fortemente con le strutture del piano nobile
di Palazzo Reale. Spezzoni di film rari e inediti fino ad una grande
installazione audiovisiva costruiscono un viaggio temporale di forte impatto
emotivo: lo spettatore è sollecitato a interrogarsi sugli stili di vita che
si sono imposti a distanza di cento anni da quelle origini. "Il Mondo
nuovo. Milano 1890-1915 ", 10 novembre - 28 febbraio 2003, Milano,
Palazzo Reale, Catalogo Electa
MANZU'
L'UOMO E L'ARTISTA ROMA, PALAZZO VENEZIA, 28 NOVEMBRE 2002 - 2 MARZO
2003
Roma, 4 novembre 2002 - La Soprintendenza Speciale per il Polo Museale
Romano, Banca IntesaBci e Gioco del Lotto - Lottomatica, copromotori,
annunciano che il giorno 28 novembre 2002 sarà inaugurata, presso la
prestigiosa sede del Palazzo di Venezia a Roma, una ampia retrospettiva
dedicata al grande scultore italiano Giacomo Manzù, scomparso nel gennaio
1991, che lo celebra a undici anni dalla sua morte negli stessi Saloni dove
più di trent'anni fa (1966) una memorabile retrospettiva ricordava Marino
Marini, che con Manzù e Arturo Martini rappresenta le tre M della
Rinascenza della scultura italiana del ventesimo secolo. La mostra, posta
sotto il Patronato del Presidente della Repubblica e promossa dal un ampio
Comitato presieduto dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
onorevole Gianni Letta, è a cura del professor Claudio Strinati,
Soprintendente per il Polo Museale di Roma, coadiuvato da Livia Velani per
l'allestimento e la scelta effettuata nella ricca e poliedrica attività di
Manzù. Egli fu, infatti, grande sperimentatore delle diverse tecniche
antiche, come l'encausto, l'intarsio, il bassorilievo 'stiacciato', il
cesello, lo sbalzo, la fusione a cera perduta e la doratura a mercurio,
nonché delle più moderne espressioni artistiche, come l'incisione nel
cristallo, la creta, lo stucco, l'intaglio in ebano, l'acquaforte unita
all'acquatinta. L'insieme delle opere rappresenta uno dei nuclei più
cospicui della sua produzione, comprendendo una settantina di sculture, con
un altrettanto numero di pitture e grafiche, che, accanto alla sua fama di
scultore, lo celebrano pittore, disegnatore e incisore eccelso, tutte
provenienti da importanti collezioni private e dai più prestigiosi musei
italiani e stranieri, come il Museo Ludwig di Colonia, il Guggenheim Museum
di New York, L'Accademia Carrara di Bergamo e il Museo di Brera di Milano.
Giacomo Manzù, uno degli artisti più rappresentativi della cultura
italiana per il suo "elevato idioma figurativo, che è insieme moderno
e antico" (G.C.Argan in Giacomo Manzù ieri ed oggi cat.
Shimonosehi-Iwaki, 1984) ha conferito al messaggio cristiano un'attualità
di alto valore artistico. Dagli esordi con forme 'primitive', alle testine
in cera e in bronzo di 'sfumato' medardiano, all'impegno sociale nelle
famose formelle delle Crocefissioni del 1939, in cui l'iconografia del
sacrificio di Cristo esprime la protesta contro la guerra e diviene
l'emblema contro ogni tipo di violenza. La sua produzione religiosa è nota
in tutto il mondo per i Cardinali e l'esecuzione della porta della Basilica
di San Pietro, che gli consentì di stringere un rapporto profondo con il
Papa Giovanni XXIII suo conterraneo bergamasco. La poetica di Manzù, oltre
all'aspetto morale e cristiano, è ricca di altri motivi ispirati alla sua
vita d'artista e di uomo. I sentimenti più intimi sono espressi nei temi
che si snodano nel tempo, come "Pittore con modella", gli
"Amanti", il "Passo di danza", la "Donna
distesa", il gioco dei bambini legato all'amore per la natura. I frutti
della terra esaltati nel tema della "Sedia", che Gombrich definì
il primo esempio di 'natura morta' in scultura (E.H.Gombrich, A cavallo di
un manico di scopa, 1971), ritornano nella 'fiasella' caravaggesca
intitolata Divertimento (cestino con frutta) degli anni Ottanta: "Una
cestina di vimini con due pere e due tralci di vite, niente di più modesto,
niente di più essenziale... come un'offerta votiva..."(C.Brandi,
"Manzù la scultura è un raggio di luna", 1983). Una particolare
attenzione è stata rivolta nel ripercorrere tutto l'arco dell'attività
dell'artista, al lento sbocciare della sua poetica personale, dai suoi
esordi nel 1929, fino a tutti gli anni Quaranta, culminati con il Gran
Premio per la Scultura nella Biennale di Venezia del 1948, ex aequo con
Henry Moore, nell' indiscusso excursus di maestro, fino agli Ottanta, in cui
ultima commissione ufficiale, inaugurata nel 1989 nella sede dell'ONU a New
York, è "La Pace", bronzo dorato alto più di sette metri,
raffigurante una madre con bambino. Mostra nella mostra, la sala riservata
alle opere di Manzù acquisite dalla Provincia di Bergamo in onore al
maestro nato nel proprio territorio. Per informazioni e prenotazioni: Grande
Mostra Manzù, tel. 06.32650712 - fax 06.32650715
GIOCA
L'ARTE: MUSEO BAGATTI VALSECCHI - MILANO, MUSEI CAPITOLINI-ROMA, MUSEO DI
CAPODIMONTE-NAPOLI 9 NOVEMBRE 2002 - 5 GENNAIO 2003
Roma, 4 novembre 2002 - Il 9 novembre prende il via la IIa edizione di
"Gioca l'arte" la manifestazione dedicata ai bambini che Walt
Disney e Civita hanno ideato e organizzato mettendo in campo la propria
esperienza e fantasia allo scopo di avvicinare i giovani all'arte giocando
insieme ai mitici personaggi Disney. Lo scorso anno più di 25.000 bambini
hanno partecipato a "Gioca l'arte", realizzata ai Musei
Capitolini, il più prestigioso museo di Roma. Un vero successo, riscontrato
nell'entusiasmo di genitori e figli, che ha spinto gli organizzatori a
coinvolgere altri due celebri e importanti musei italiani: il Museo di
Capodimonte a Napoli e il Museo Bagatti Valsecchi a Milano. Oltre ad
assumere una valenza nazionale, la manifestazione è un emblematico esempio
di una valida cooperazione tra un museo comunale (i Capitolini), un museo
statale (Capodimonte) e uno privato (Bagatti Valsecchi); infatti l'evento,
patrocinato dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Educative e
Scolastiche, Assessorato alle Politiche Culturali - Sovraintendenza ai Beni
Culturali, dalla Regione Campania e dalla Soprintendenza Speciale per il
Polo Museale di Napoli, è stato realizzato, secondo le specifiche
competenze, con il contributo scientifico della Direzione dei Musei
Capitolini, del Museo di Capodimonte e del Museo Bagatti Valsecchi.
A
VILLA LUPPIS, TRASCINATI NEI VORTICI DI LUCE DI VAN GOGH DAL 9 NOVEMBRE AL
30 MARZO 2003.
Pordenone, 4 novembre 2002 - Con Monet è stato un successo strepitoso. Con
Van Gogh sarà un'apoteosi. E se al centro dei vortici di luce del grande
maestro olandese, illuminati dal suo genio, ci saremo tutti noi, lo dovremo
anche a Giorgio e Stefania Luppis, la coppia creativa, proprietaria
dell'omonima, elegante Villa di campagna in provincia di Pordenone. Quelli
che "se non ci fossero, bisognerebbe inventarli". Il caso: Treviso
propone, dal 9 novembre 2002 al 30 marzo 2003, un nuovo, grande appuntamento
d'arte con Vincent Van Gogh e i maggiori interpreti dell 'Impressionismo.
Basterebbe questo accenno per fa drizzare le antenne agli appassionati di
pittura: dal 1874, anno della prima esposizione impressionista, al 1886,
anno dell'ultima, fino 1890, anno della morte di Van Gogh, che segna una
cesura tra il mondo com'era prima e come fu dopo l' opera del magnifico
olandese. Con le autorevolissime presenze di Seurat e di Signac, ma anche
con un elenco strabiliante di "firme": Boudin, Manet, Monet,
Cezanne, Renoir, Pissarro, Sisley, Degas, Toulouse Lautrec, Gaiguin. 120
opere convocate da tutto il mondo a Treviso, nella Casa dei Carraresi,
formano un percorso, in cinque sezioni, che ruota intorno a un nucleo
centrale, costituito dall'avventura impressionista. Dal dileggio della
critica in occasione del primo Salon parigino, all'ultima mostra ufficiale
dei "folli del colore". I quindici anni che cambiarono la storia
della pittura mondiale! L'occasione: come per le precedenti Mostre
trevigiane, anche per questo terzo, imperdibile appuntamento
sull'Impressionismo e l'età di Van Gogh, Giorgio e Stefania Luppis hanno
pensato ai loro ospiti. Villa Luppis è stata dimora dei Camaldolesi (XI
secolo), poi centro mondano e diplomatico ai tempi di Napoleone. Oggi dimora
di charme, immersa in un grande parco, con piscina e campo da tennis. Delle
sue stanze si è scritto altrettanto: tutto è rimasto inalterato, dal
magnifico bureau, ai mobili e agli arredi, dalla quadreria, ai pavimenti in
cotto e alle trabeazioni in legno. A Villa Luppis, poi, c'è un altro
capolavoro: l'arte di Franco de Bin, che adopera cucchiai, mestoli, salse e
ingredienti come Van Gogh (ma anche Monet e compagni) adoperava pennelli,
colori e solventi. Con la stessa maestria (lo diciamo senza tema di sembrare
irriverenti nei confronti dei geni della pittura) Franco delizierà gli
ospiti di Villa Luppis con i suoi "omaggi" al Grande Olandese.
Eccone alcuni esempi da "collezione": per antipasto il
"Giardino in fiore con sentiero" (filetto di gallinella con perle
di verdure); "Campo di grano con corvi" è il primo piatto (caramelline
di verza e tartufo con zafferano e.); il Sanpietro in crosta interpreta la
sinfonia in verde e viola delle favolose "Iris" e la roulade di
biscuit al cioccolato con tortino agli amaretti e crema di vaniglia e
pistacchio non può essere che l'immortale "Notte stellata", pazza
di vortici di luce. Ma le proposte di Villa Luppis non sarebbero
deliziosamente speciali se Giorgio e Stefania non avessero pensato a
qualcosa di veramente unico. Una serie di idee che conferiscono alla loro
offerta un tocco di assoluta originalità, oltre che di buon gusto. Nei
giorni della Mostra qui si respirerà arte ovunque, dalla tavola alle
pareti. Patron Giorgio si è rivolto a Giorgio Casarin, un pittore che dagli
anni '70 a oggi ha collezionato un numero di presenze artistiche di tutto
riguardo: una trentina tra personali e collettive, per tacer di affreschi,
tecniche murali, partecipazione a concorsi, corsi, e seminari, con un
intenso programma anche per l'ultima parte del 2002. Casarin ha preparato in
esclusiva per Giorgio Luppis una stupenda acquaforte e Giorgio farà dono di
una copia numerata e firmata a ciascuno dei suoi ospiti, in occasione dei
weekend di Van Gogh. L'altra sorpresa è fatta di dritti e di rovesci,
eseguiti anch'essi.a regola d'arte, quelli del bellissimo maglione di
cashmere "Van Gogh", offerto a un prezzo privilegiato. Tutto
questo, insieme con un pernottamento, una cena a tema con wine tasting e un
ingresso alla Mostra a soli 207,00 euro a persona è compreso nella
strepitosa offerta. Più altre facilities messe a disposizione da Villa
Luppis, tutto l'anno (card per superacquisti in zona, trasporto ospiti,
trattamento speciale bambini ecc.) Per informazioni: Villa Luppis è a
Rivarotta di Pasiano, in provincia di Pordenone (circa 40 minuti d'auto da
Venezia), tel. 0434-626969. www.villaluppis.it
E-mail: hotel@villaluppis.it
ANNI
VENTI E TRENTA. L'ARTE A BRESCIA FRA LE DUE GUERRE BRESCIA, PALAZZO BONORIS,
16 NOVEMBRE 2002 - 12 GENNAIO 2003
Brescia, 4 novembre 2002 - L'Esposizione Anni Venti e Trenta. L'arte a
Brescia fra le due guerre intende indagare un periodo scarsamente
frequentato dagli studi storico artistici ma che ha rivelato sorprendenti
novità, un periodo che si dipana fra gli estremi cronologici di due
"scomode" presenze: quelle di D'Annunzio e di Mussolini, entrambi
residenti, nei loro ultimi anni, in terra bresciana. Gli studi e le ricerche
condotte per preparare quest'esposizione hanno rivelato il forte tessuto
culturale di una città, certo di provincia, cui non mancava in ogni caso
una sua dignitosa autonomia, fra importanti centri come Venezia, con la sua
Biennale, e Milano, culla del "Novecento" di Margherita Sarfatti
La mostra prende l'avvio dal graduale ritorno alla vita civile dopo gli
sconvolgimenti della "guerra sull'uscio di casa", con i doverosi
omaggi agli artisti scomparsi ma anche con iniziative di respiro nazionale.
In città fu dedicata un'importante retrospettiva a Romolo Romani mentre sul
Garda si allestì un'esposizione del paesaggio che radunava opere dei
principali artisti italiani da Segantini a Filippini, da Previati a Grubicy
senza trascurare artefici più o meno emergenti, come, tra gli altri,
Marussig, Tosi, Vecchia ecc., raccolti in una speciale sezione.
Nell'immediato dopoguerra la locale Associazione Arte in Famiglia continuò
ad esprimere valori legati alla tradizione tardo-ottocentesca, quella del
Naturalismo "alla Fililippini accanto ad ammiccamenti al Simbolismo di
un Bertolotti o al Divisionismo di Togni e Soldini mentre non si avvertono
segni di conoscenza delle inquietudini che sembrano sconvolgere a livello
europeo le avanguardie artistiche. E naturale quindi che l'esperienza
bresciana sia facilmente assorbita dalle nuove istituzioni legate al regime
fascista e che la "normalizzazione" proceda senza sussulti. La
sostanziale totalità degli artisti bresciani aderisce al Sindacato
Provinciale Fascista di Belle Arti e partecipa regolarmente all'esposizioni
periodicamente da questo organizzate a livello locale, regionale e
nazionale. Tre nostri artisti emergeranno e otterranno riconoscimenti a
livello nazionale i pittori Cesare Monti e Virgilio Vecchia e lo scultore
Angelo Rigetti. Numerose loro opere furono acquistate dalle principali
istituzioni pubbliche nazionali e figurano oggi nelle collezioni
d'importanti musei come la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma o la
milanese Galleria d'Arte Moderna. Accanto a questi tre nomi è unito quello
del palazzolese Matteo Pedrali che, se non riscosse a livello ufficiale il
successo degli altri, seppe ritagliarsi una dignitosa nicchia personale nel
panorama dei grandi del novecento italiano. L'esposizione, che intende
ricostruire il clima artistico della città in quegli anni, non raccoglie
solo le opere degli artisti locali ma li affianca con quadri di Previati,
Gola, Longoni, Cascella, Dudreville, Salietti, Focardi, Ambrosi, Casarini
Sironi, ecc. che furono spesso presenti in città e largamente collezionati
nelle famiglie bresciane. Una Sezione particolare sarà dedicata alle figure
che cronologicamente delimitano questa rassegna: di D'Annunzio e Mussolini,
estranee, ma nello stesso tempo legate, anche tragicamente, alla nostra
terra. Si presenteranno alcune testimonianze delle vastissime collezioni
conservate nell'ultima residenza di Gabriele D'Annunzio, il Vittoriale di
Gardone Riviera, e alcuni dei pochi oggetti superstiti, provenienti dalla
collezione artistica privata di Benito Mussolini, fortunosamente scampati ai
saccheggi e recuperati nella sua ultima residenza di Gargnano. Per
informazioni e prenotazioni, tel. 030.46499 www.comune.brescia.it www.cdobrescia.it
LA
CITTÀ DI GAIBAZZI (1935-1974) PARMA - PALAZZO PIGORINI ED EX-GALLERIA
MAZZOCCHI 14 DICEMBRE 2002 - 16 FEBBRAIO 2003
Parma, 4 novembre 2002 - La mostra, organizzata dall'Assessorato alle
Attività Culturali e Teatrali del Comune di Parma, dalla Fondazione Monte
di Parma e dall'Associazione Remo Gaibazzi, intende contribuire all'azione
di divulgazione e di approfondimento dell'opera del grande artista
parmigiano Remo Gaibazzi (1915 - 1994), prima fine caricaturista, poi denso
e cupo, originalissimo esponente della pittura neorealista e infine uno dei
massimi artisti italiani della neoavanguardia. Una pop-art, la sua, che cala
i colori alterati, i tagli prospettici impossibili, l'iterazione - divenuta
insieme cifra stilistica e sarcastica denuncia estetica - nel panorama
culturale italiano, locale addirittura: non fumetti, ritratti di Marilyn o
scatole di pomodoro sono le sue ossessioni visive, ma gli infiniti scorci
della sua città, Parma, sempre deserta, luogo metafisico di solitudine e
alienazione, patria amata e insieme freddamente, criticamente vivisezionata.
Il titolo della mostra - che riprende quello scelto dallo stesso Gaibazzi
per una sua personale nel 1959 - indica il tema che si è scelto come filo
conduttore per dare una visione organica ed approfondita del primo grande
periodo produttivo del pittore, compreso tra il 1935 e il 1974: date,
rispettivamente, del primo giornale in cui compaiono sue caricature e
dell'ultima mostra in cui la sua pittura è ancora rappresentativa (nel
periodo successivo scomparirà qualunque forma di rappresentazione). In
effetti, nell'arco di quei decenni, come è stato ripetutamente sottolineato
in sede critica, la protagonista della sua pittura continua ad essere la
città in cui vive, anche se l'immagine che ne ha dato il pittore si
trasforma per effetto di una profonda evoluzione stilistica, che sarà
possibile seguire passo per passo nelle sale della mostra. La sezione
iniziale è dedicata alla produzione del Gaibazzi caricaturista: questa, che
si può considerare la preistoria delle sua pittura, verrà per la prima
volta documentata in maniera dettagliata con l'esposizione non soltanto dei
giornali su cui comparivano i suoi disegni, ma anche di numerosi originali
(talvolta mai stampati e comunque mai esposti). Già in quest'ambito si può
registrare un'evoluzione dalle prove giovanili (ispirate a Novello o a
Garetto) ai più maturi risultati del dopoguerra (in cui si attesta
l'influenza di Steinberg e di Grosz): se la satira si fa più tagliente, il
tratto si fa più nitido e più ampio, allargandosi talvolta a quadri
d'insieme (la piazza del mercato, o l'interno del teatro, o il sagrato della
cattedrale) incredibilmente fitti di figure. La capacità di cogliere al
volo la fisionomia dei singoli (l'intellettuale o l'elegantone, la beghina o
la bellona) si dimostra insomma pari alla capacità di rendere l'atmosfera
di un ambiente collettivo. Le potenzialità latenti in quegli umili lavori
si dimostrano nelle chine acquarellate in bianco e nero che Gaibazzi
comincia a produrre quando smette di lavorare per la carta stampata verso la
metà degli anni '50. I modelli che lo hanno spinto ad approfondire la sua
ricerca oltre la dimensione della caricatura sono Ben Shahn e gli esponenti
della Nuova Oggettività, ma l'artista dimostra un'originalità che lo
distingue nella schiera dei neorealisti, tra i quali per altro si colloca
soprattutto per i temi che affronta. Di questo periodo, che si inaugura con
la prima personale del 1955, la mostra ha recuperato i pezzi più
significativi (molti dei quali mai più esposti da allora), in particolare
quelli segnalati dai primi critici che hanno apprezzato l'artista (A.
Ghidiglia Quintavalle, M. De Micheli, R. Tassi) e che perciò permettono di
seguire sia l'evoluzione dell'artista, sia il suo dialogo con
l'intellettualità non soltanto locale. Della fase di transizione che segue
il periodo neorealista a partire dei primi anni '60 (con la personale del
1962, se si vuole fissare una data), la mostra documenta analiticamente
l'evoluzione dai cupi paesaggi urbani deserti di presenze umane fino alle
tele emulsionate del 1966, che segnano lo spostamento di Gaibazzi su
posizioni affini a quelli della neoavanguardia: la tecnica dei multipli -
largamente impiegata dalla pop-art - è utilizzata dal pittore in chiave
schiettamente benjaminiana, perché la stessa immagine viene riprodotta in
formati diversi con lo scopo dichiarato di abbassare il prezzo dell'opera e
di distruggerne l'"aura" (in mostra è stato possibile esporre un
esemplare - davvero più unico che raro - di una serie completa in quattro
diversi formati). La dimensione politica dell'operazione, per altro, è
strettamente connessa (come è stato subito sottolineato da C. Costa) ad
un'esplicita presa di posizione contro il naturalismo patrocinato da
Arcangeli. E' procedendo in questa direzione che Gaibazzi approda, a partire
dal 1967, alle grandi immagini pop dei monumenti storici, reinventandosi il
paesaggio urbano. Di questa fase - che trova il suo momento culminante nella
mostra all'Università di Parma del 1970 - sono stati scelti i dipinti che
meglio illustrano la profonda trasformazione in atto: attraverso un processo
di progressiva astrazione dai dati percettivi, l'immagine del monumento
viene dapprima trasformata in emblemi e poi in sigle quasi del tutto prive
di riferimenti rappresentativi. Quest'ultima tendenza si attesta soprattutto
nella mostra del 1974, che se per un verso conclude il primo grande ciclo -
figurativo - della pittura di Gaibazzi (con essa quindi si conclude anche la
presente esposizione), per altro verso anticipa con le sue tensioni la
posteriore fioritura produttiva. La mostra verrà inaugurata sabato 14
Dicembre 2002 alle ore 17 a Palazzo Pigorini in via Repubblica 29, in pieno
centro di Parma. Curatori dell'iniziativa sono Andrea Calzolari, Maurizio
Gatti e Riccardo Panattoni. Il catalogo è edito da Mazzotta. La mostra
rimarrà aperta dal 14 Dicembre 2002 al 16 Febbraio 2003 tutti i giorni
tranne i lunedì non festivi, con orario dalle 10 alle 18. L'ingresso è
libero. Per informazioni: book-shop di Palazzo Pigorini, tel. 0521/218967;
IAT del Comune di Parma, tel. 0521/218889, e-mail turismo@comune.parma.it
WINTERTHUR
SPONSORIZZA IL "RITORNO IN ITALIA" DI MARIO COMENSOLI
Milano, 4 novembre 2002 - Dal 1° novembre 2002 al 6 gennaio 2003,
Winterthur Italia sarà sponsor della prima grande mostra antologica del
pittore Mario Comensoli, ospitata dalla Fondazione Mazzotta a Milano, presso
le sale della Posteria. Si tratta di un evento di notevole importanza
culturale che segna, dopo anni di assenza, il ritorno dei quadri
dell'artista svizzero in Italia e che si inserisce nell'ambito delle
iniziative promosse dal Gruppo per sostenere l'arte e la cultura. Comensoli
infatti, pur essendo poco conosciuto da gran parte del pubblico italiano, è
uno dei più importanti artisti svizzeri del secolo scorso, nonché uno dei
maggiori esponenti del realismo pittorico. Figlio di un toscano emigrato in
Svizzera, Comensoli è spettatore dei cambiamenti che hanno segnato lo
sviluppo economico e sociale della Confederazione elvetica e che
rappresentano in larga parte i temi ricorrenti delle sue opere. Il legame
tra la pittura di Comensoli ed il marchio Winterthur Italia è dunque forte:
entrambe rappresentano un mix tra due culture, italiana e svizzera, e sono
profondamente ancorati alla realtà sociale. Se l'impegno del pittore si
manifestava anche attraverso la fedele rappresentazione del mondo operaio e
delle condizioni di vita degli emigranti, la responsabilità di una moderna
compagnia assicurativa si esprime attraverso un'attenzione costante al
contesto nel quale opera. Winterthur oggi cerca di diffondere una
"cultura assicurativa" e fornisce soluzioni innovative e
personalizzate per la prevenzione e la copertura dei rischi che frenano lo
sviluppo della società, coniugando ad una creatività tutta italiana la
precisione e l'affidabilità proprie di un grande Gruppo svizzero.
Winterthur, divisione assicurativa di Credit Suisse Group, è una delle
principali compagnie di assicurazione in Europa. Winterthur offre ai clienti
privati e alle imprese una gamma completa di prodotti assicurativi
attraverso i canali di vendita tradizionali e internet. In Italia Winterthur
ha realizzato negli anni scorsi un'importante fusione con altre cinque
compagnie e ha raggiunto oggi una dimensione, in termini di ampiezza della
rete di agenzie (circa 850 diffuse su tutto il territorio nazionale) e di
portafoglio clienti (circa due milioni fra persone fisiche e giuridiche),
che le permettono di affrontare in termini competitivi le sfide di un
mercato in rapida evoluzione. Con una raccolta premi consolidata pari a
1.778,9 milioni di euro nel 2001, Winterthur è una delle principali
compagnie del mercato assicurativo italiano.
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