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SCOPERTA L'ORIGINE DEL PROTONE E DEI QUARKS 

Trieste, 4 novembre 2002 - Scoperta l'origine dei quarks e del protone: partendo da un fotone gamma è possibile ricostruire l'intero ciclo evolutivo della materia. I quarks ed il protone sono dei condensati di microparticelle. L'atomo prenatale deve esser posto al centro dell'Universo; La conformazione dell'Universo a qualsiasi scala di grandezza viene predeterminata da condizionamenti ambientali. Nell'Universo primordiale caldissimo la temperatura dello zero assoluto clamorosamente disciplina la nascita della materia. Grano unitario, nuova particella elementare, e massa del neutrino elettronico; Annichilazione del positrone e sopravvento della materia sull'antimateria. Di seguito la relazione di Ugo Fabbri cultore di scienze fisiche. Esplorando gli estremi confini dell'atomo di idrogeno, ho scoperto che la massa del protone e la massa dei quarks traggono origine dalla condensazione di una nube gassosa di microparticelle. Partendo da un fotone gamma è possibile ricostruire l'intero ciclo evolutivo della materia a qualsiasi scala di grandezza. Questo è l'annuncio di una rivoluzione scientifica che conferma la scienza attuale, ma ne sovverte il quadro generale di riferimento. Vengono qui gettate le prime basi per una nuova fisica. L'importanza dei risultati conseguiti ne legittima la presentazione. Il solo atomo che la scienza attuale conosce è quello che ha già completato il proprio ciclo formativo. In contrapposizione a ciò, la nuova fisica ipotizza l'esistenza di un "atomo prenatale", privo di identità, ancora in fase embrionale di formazione. Più specificatamente ho scoperto che l'atomo "prenatale" di idrogeno è la matrice unica dell'Universo perché possiede la straordinaria proprietà di raccogliere le radiazioni ambientali (luce, fotoni gamma, radiazioni termiche, raggi ultravioletti e quant'altro) e di convertirle in materia. Il processo evolutivo è il seguente: un fascio di radiazioni esterne investe l'atomo prenatale, vi deposita del suo sotto forma di energia di massa e ne fuoriesce con una ridotta intensità energetica. In termini più precisi la sequenza degli eventi è questa: le radiazioni che irrompono nell'atomo prenatale producono una nube gassosa di microparticelle a densità crescente secondo modalità descritte nel prosieguo; tale nube - qui definita gas prenatale o "Gas Levius"- espandendosi quantisticamente (cioè a salti) - raffredda l'atomo fino ad una temperatura prossima allo zero assoluto. Tale condizione ambientale estrema determina la condensazione del gas che si accumula progressivamente al centro del sistema fino a formare la massa del protone: con un processo analogo l'umidità atmosferica si condensa e precipita andando a formare le gocce di rugiada. I protoni , dunque, condensano nubi energetiche e, per tale motivo, dovrebbero esser considerati la rugiada dell'Universo. Per oltre un secolo intere generazioni di fisici hanno cercato l'origine del protone nel grande caldo: il mistero, invece, era custodito in una nicchia di grande freddo immersa in un ambiente ad altissima temperatura (i freezer funzionano anche d'estate). Il gas idrogeno é l'elemento più leggero che esista in natura: esso, a sua volta, come si è visto, trae origine da un Gas Levius (così definito perché ancora più leggero e rarefatto dell'idrogeno): la densità della nube di microparticelle, calcolata nel volume di massima espansione, è quasi 5500 volte più rarefatta del gas idrogeno Il processo formativo del protone ricorda, per analogia, il compattamento coerente di atomi prodotto per la prima volta nel 1995 in laboratorio, noto come condensato di Bose-Einstein che si ottiene portando un gas a temperature prossime a quelle dello zero assoluto. Così, analogamente, il protone è un condensato di microparticelle. La singola microparticella viene qui definita "grano unitario di energia minima" (o microgranulo) ed essa è destinata a soppiantare i quarks nel loro ruolo di componenti ultimi della materia. Nel ciclo evolutivo della materia sussiste, dunque, una straordinaria simmetria: una nube gassosa di microparticelle (Gas Levius) si condensa e forma l'atomo di idrogeno. Specularmente, ma ad un livello energetico superiore, una nube gassosa di atomi di idrogeno si condensa dando l'avvio alla formazione delle stelle . Come è noto, tutti gli elementi chimici, a loro volta, vengono forgiati all'interno delle stelle (nucleosintesi). L'esplosione di stelle Supernovae, infine, sparge nel cosmo materia da riversare in un ciclo evolutivo che si reitera all'infinito. Nella dinamica sin qui descritta, i condizionamenti ambientali giocano un ruolo determinante. Ho motivo di credere che i quarks e le altre particelle subatomiche traggano origine da un analogo processo formativo. Tutto lascia credere che la nuova teoria possa riunificare la fisica delle particelle con la spettrologia attualmente separate da un incolmabile scala di grandezza. Ritengo che l'atomo prenatale, per la funzione fondamentale che svolge, debba esser posto al centro dell'Universo: esso, infatti, si trova distribuito ovunque, rappresenta l'anello di congiunzione tra microcosmo e macrocosmo e possiede tutta l'informazione che disciplina il ciclo evolutivo della materia a qualsiasi scala di grandezza, dalla formazione delle particelle subatomiche fino alla formazione massiva dei corpi celesti. L'atomo di idrogeno é l'elemento più semplice e più diffuso nell'Universo. Esso è costituito da un elettrone, con carica elettrica negativa, che ruota attorno ad un protone con carica opposta. Tutto qui, ma dietro questa apparente semplicità, molti parametri che identificano tale atomo rimangono di origine sconosciuta: permane ignota, ad es., l'origine della carica elettrica, ignota fino ad oggi l'origine ed il ruolo che svolge la massa del protone ed ignoti taluni parametri che giustificano l'equilibrio all'interno del nucleo. A fronte di ciò, rendo noto alla comunità scientifica di aver scoperto analiticamente l'origine del rapporto di massa che intercorre tra l'elettrone ed il protone. Tale scoperta comprova che l'origine e evoluzione dell'idrogeno coincidono con l'origine e l'evoluzione dell'Universo. La nuova fisica, qui enunciata per la prima volta, si fonda su un unico presupposto: tutto ciò che esiste in natura è prodotto in origine dall'interazione tra due fattori complementari e reciprocamente determinanti: l'equilibrio dinamico tra tutte le energie presenti nel sistema ed il connesso condizionamento ambientale vincolante. Ogni dinamica degli eventi, infatti, può svilupparsi solamente entro i limiti fisico-matematici che definiscono i singoli parametri che definiscono il sistema. Il sistema stesso, a sua volta, è condizionato dai propri limiti. Alla fine, lo studio della nuova fisica si riduce alla ricerca dei limiti che predeterminano la conformazione della realtà fisica. In ogni fenomeno fisico , comunque, la risultante complessiva dell'interazione energetica, sia nella fase iniziale che finale, deve potersi ricondurre al rapporto tra due sole energie equivalenti. Il divenire cosmico, dunque, é disciplinato, dall'equazione E=E' che definisce il principio di massimo bilanciamento dinamico, formativo e selettivo tra "tutte" le forme di energia presenti nel sistema. Rivendico la paternità di tale legge universale assoluta: essa descrive lo strumento ed il solo modo per far comunque salvo il principio di conservazione dell'energia. Tutti i padri nobili della fisica hanno utilizzato, occasionalmente ed inconsapevolmente, la legge del bilanciamento energetico, ma nessuno di essi ne ha mai colto la valenza maestosamente universale. Così, analogamente, per secoli le mele hanno continuato a cadere dagli alberi tra l'indifferenza generale finché Newton non vi ha scorto la legge di gravitazione. Per la parte che qui interessa, l'atomo di idrogeno rappresenta l'unica soluzione ammessa nel gioco dei reciproci condizionamenti tra tutte le energie in campo (globalmente convertibili tra loro). Il quadro generale di riferimento implica - per ora solo in via di ipotesi - che valga anche l'assunto inverso: l'atomo di idrogeno è il luogo dal quale si dipartono tutte le costanti fisiche universali. La costante di Planck, ad es., scoperta in laboratorio, all'inizio del secolo è stata traslata nell'atomo di idrogeno per giustificarne il comportamento nelle emissioni radiali: la scienza, cioè, ha arbitrariamente invertito la cronologia degli eventi. Poiché l'atomo di idrogeno si è formato oltre dieci miliardi prima del corpo nero utilizzato da Planck, è evidente che l'origine della costante universale debba esser ricercata in tale atomo e non in laboratorio. A riprova basta considerare, per analogia, la costante di struttura fine (nota con la lettera alfa) che definisce la velocità dell'elettrone nel livello fondamentale dell'atomo di idrogeno: essa rappresenta l'unica soluzione ammessa nel bilanciamento tra due energie, come previsto dalla legge assoluta. Estendendo il concetto, si deve presumere che l'atomo di idrogeno, sottostimato per un secolo, rappresenti l'origine di tutte le scienze fisiche. Ed ancora. La realtà fisica è il solo prodotto possibile rispetto ai limiti che definiscono il campo di esistenza delle varie energie (velocità della luce, temperatura dello zero assoluto, numeri trascendenti e quant'altro). Tali limiti si proiettano su tutto il sistema e lo conformano. Valga qualche esempio. Nel corso della sua rivoluzione attorno al nucleo, l'elettrone emette una radiazione ondulatoria. In tale contesto, la scienza attuale ha presupposto l'esistenza di un solo condizionamento ambientale - definito condizione quantica - in esito al quale l'elettrone può percorrere solamente quelle orbite in grado di contenere un numero intero di onde (nÀ = 2iur). In caso contrario le onde si autodistruggono per interferenza: sarebbe come spingere un'altalena in opposizione di fase. La citata condizione quantica predetermina il dimensionamento di tutti i parametri noti che descrivono l'atomo: velocità dell'elettrone, raggio dell'orbita, comportamento spettroscopico, aumento relativistico della massa e quant'altro. La predeterminazione dei parametri esprime un principio universale: l'Universo stesso, inteso come contenitore dei corpi celesti, non è altro che una proiezione evolutiva dell'idrogeno: le stelle, infatti, come già detto, traggono la loro origine da enormi ammassi di idrogeno che si condensano. Per giustificare i parametri ignoti dell'atomo, dunque, era necessario scoprire l'esistenza di nuove condizioni quantiche. E questo è il risultato conseguito: ho scoperto, infatti, l'esistenza nell'atomo prenatale di altre cinque condizioni quantiche ignote alla scienza. E' sicuro, peraltro, che molte altre condizioni debbano esser ancora scoperte se non altro per giustificare gli equilibri che reggono il nucleo: ritengo di aver aperto un nuovo, maestoso campo di ricerca. La prima condizione, la più importante di tutte, ovviamente, è quella già esplicitata (il "massimo bilanciamento energetico"). Delle altre dirò sommariamente qui di seguito. In un oceano in tempesta l'energia contenuta in un'onda può essere devastante. La stessa onda, però, in una tranquilla laguna, si estingue dolcemente sulla spiaggia. La scienza attuale assume pacificamente che esista un rapporto diretto di proporzionalità tra l'energia radiale e l'onda che la esprime. In contrapposizione a ciò, ho scoperto che nell'atomo prenatale l'energia radiale ed il "corrispondente" treno d'onde solo per un tratto procedono correlati come previsto, ma poi - a sorpresa - giunti in prossimità delle contrapposte stazioni d'arrivo, si separano: l'energia radiale teoricamente dovrebbe esaurirsi all'infinito, mentre il treno d'onde cessa di esistere in corrispondenza ad una predeterminata Soglia critica. Quando, infatti, un treno d'onde percorre una circonferenza in espansione la distanza massima tra un'onda e l'altra (cioè la lunghezza d'onda) non può comunque superare la misura stessa della circonferenza che sta percorrendo! Ciò significa che, per ogni circonferenza percorribile da un treno d'onde, esiste una Soglia critica di massima espansione che funge da barriera invalicabile per le onde stesse. Tale barriera, peraltro, non esercita alcuna influenza sull'energia radiale (un'energia non può mai esaurirsi. Di norma si converte). In tale contesto, dunque, emerge il singolare paradosso di una energia radiale "non nulla"....le cui onde, però, si sono esaurite anzitempo per raggiunta massima espansione. Radiazione e materia si disaccoppiano e questo fenomeno deve esser interpretato come l'origine del protone. Naturalmente l'energia radiale (non nulla) senza le "proprie" onde, collassa ed assume l'identità anonima di un "quanto di energia minima" destinato, a sua volta, a convertirsi in una nuova particella fondamentale priva di carica elettrica ed infinitamente piccola - il "grano unitario" (o microgranulo) - che cumulandosi al centro del sistema andrà a formare la massa del protone. Il grano unitario possiede una massa leggermente inferiore ad 1/20 eV (elettronvolt) mentre l'elettrone possiede una massa di 510998,902 eV ed i quarks possiedono una massa presunta di miliardi di elettronvolt. Esiste, naturalmente, un meccanismo di reiterazione del fenomeno che garantisce un accumulo di eccedenze energetiche nella misura necessaria. La reiterazione avviene in modo pressoché esponenziale, cresce, cioè, rapidissimamente e in misura rilevante. A margine di quanto esposto, é presumibile che il nucleo dell'atomo prenatale sia costituito da un positrone (è l'antiparticella dell' elettrone, con carica positiva, ed è prodotto dalla materializzazione di un fotone gamma ad alta energia. In termini divulgativi è la luce che diventa materia). Se, come tutto lascia credere, tale conformazione dell'atomo prenatale dovesse trovare conferma, il positrone verrebbe annichilato fin dalle prime fasi del ciclo formativo travolto da un effluvio torrentizio costituito da miliardi di grani unitari. Il sopravvento della materia sull'antimateria troverebbe storicamente origine da tale fenomeno. Né può esser scartata, inoltre, l'ipotesi che il "grano unitario" si identifichi con il "neutrino elettronico" la cui massa viene attualmente ricercata nei laboratori di tutto il mondo. Nel corso dei miei studi sono stato ben attento a non incorrere nell'errore tautologico che consiste nello "scoprire" pretese verità scientifiche già inconsapevolmente poste in premessa. Un'altra condizione quantica da me identificata risiede nella immutabilità dello spettro. Lo spettro a righe dell'idrogeno è una specie di codice identificativo a barre che registra le radiazioni emesse o assorbite dall'atomo quando viene sottoposto a sollecitazioni esterne (ad es. se viene riscaldato). Lo spettro dell'idrogeno, relativo alle emissioni solari ovvero testato in laboratorio, è sempre uguale a sé stesso nonostante la temperatura ambientale nei due casi sia di intensità ben diversa. Questa circostanza dimostra che la distribuzione degli orbitali è stabile perché essa ha ormai raggiunto la condizione limite. Quando una radiazione ad alta energia investe l'atomo prenatale non può assolutamente modificare tale condizione, ma può replicarla entro i limiti dei condizionamenti ambientali. Il fenomeno si sviluppa secondo le seguenti modalità: l'elettrone che orbita nel livello fondamentale (il primo, quello più vicino al nucleo) riceve una spinta propulsiva che lo proietta al secondo livello ad una distanza maggiore già quantisticamente predefinita. Al livello raggiunto, però, si sovrappone una nuova distribuzione virtuale degli orbitali, clonata dalla precedente, con il risultato di riprodurre il livello fondamentale (sempre e solo quello) ad una distanza crescente dal nucleo, in un ciclo senza fine, finché una "nuova" condizione ambientale non verrà ad interrompere la duplicazione. In tale contesto il numero degli orbitali è destinato ad aumentare fino a raggiungere un numero limite massimo che - clamorosamente - coincide con la totalità degli orbitali presenti nell'intera Tavola periodica degli elementi. In altri termini l'atomo prenatale contiene una memoria preveggente in grado di predeterminare l'esistenza degli elementi chimici prima ancora che gli stessi facciano lo loro effettiva comparsa. Altra condizione quantica è l'ambiente, percorso da radiazioni, nel quale l'atomo è immerso fin dalla sua origine: tali radiazioni avviano il ciclo evolutivo della materia e forniscono l'energia necessaria per produrre le particelle. L'ultima condizione ambientale dipende dalle leggi della termodinamica e definisce la capienza energetica della Sfera virtuale quantica che contiene l'atomo prenatale (tale Sfera rappresenta la totalità delle orbite percorribili prese in esame nel loro volume di massima espansione e prescindendo dalla loro ininfluente forma effettiva). L'atomo di idrogeno assume la propria identità nel preciso momento in cui tale capienza energetica viene saturata. In conclusione, l'Universo attuale può esistere solo in quanto la sua esistenza è stata predeterminata dal concorso di tutte le condizioni quantiche presenti nel sistema (quelle scoperte e quelle ancora da scoprire). Tutto il resto è dettaglio. Resta insoluto il dilemma trascendente di quale Legge abbia predeterminato ....il determinismo. La ricostruzione degli eventi fin qui tratteggiata subirà certamente delle correzioni e modifiche non esiziali, atteso che la mia conoscenza, in ordine alle singole discipline richiamate, non è specialistica. Pur avendo in mente i limiti della conoscenza definiti da Karl Popper, il filosofo della scienza, nessun dubbio può sussistere in ordine alla circostanza che la credibilità della scienza attuale viene comunque pregiudizialmente compromessa dalle contraddizioni fin qui fatte esplodere: la ricerca scientifica in ogni caso sarà costretta a ripartire dalla nuova fisica, sia che essa venga accettata, sia che essa venga respinta. I quesiti sollevati, infatti, investono i fondamenti stessi della fisica e ad essi dovrà pur esser data una qualche risposta. I risultati conseguiti non possono peraltro esser frutto di molteplici e concomitanti casualità. Sugli esiti, pertanto, sono ottimista anche se il riconoscimento della nuova fisica implica la riformulazione della scienza. Infolink: http://utenti.lycos.it/nuovafisica 

SIMPOSIO INTERNAZIONALE DI TELEMEDICINA 
Göteborg, 4 novembre 2002 - Il secondo simposio internazionale di telemedicina, dedicato anche alla teleassistenza ed all'e-health, si terrà dal 15 al 19 dicembre 2002 a Göteborg (Svezia). La telemedicina è progredita significativamente negli ultimi 10-15 anni. Tuttavia, lo sviluppo e l'utilizzo di tale forma di assistenza variano notevolmente a seconda delle diverse applicazioni e dei paesi in cui essa viene praticata. Il simposio si propone di concentrare l'attenzione sullo sviluppo della telemedicina, riunendo un team pluridisciplinare di esponenti internazionali ed un consistente numero di oratori di chiara fama, nell'intento di comprendere a fondo le esigenze ed i fattori che determinano l'accettazione e la diffusione della telemedicina. Tale approccio pluridisciplinare è necessario per unire le esperienze nei settori medico, sanitario, economico, organizzativo, ufficiale, tecnologico ed industriale. Quanto detto vale anche per il miglioramento della qualità dell'assistenza sanitaria in senso lato, l'accesso a tale assistenza, l'efficienza economica, l'insegnamento e la ricerca. Il simposio è organizzato da Telia Research ed è sostenuto dal programma "Potenziale umano" della Commissione. Infolink: http://www.telia.se/research oppure inviare un'e-mail a: ari.l.johansson@telia.se

UNA RETE PER LA SANITA' ITALIANA NEL MONDO LA TELEMATICA VIENE PRESA IN CONSIDERAZIONE ANCHE DAL MINISTERO DELLA SALUTE PER IMPORTANTI INIZIATIVE DI CARATTERE INTERNAZIONALE 
Roma. 4 novembre 2002 - Si e' svolta a Roma dal 26 a 28 ottobre la "Prima Conferenza per l'Integrazione e Promozione degli Ospedali Italiani nel Mondo", promossa dal Ministero della Salute in collaborazione con il Ministro per gli Italiani all'Estero, il Ministero degli Affari esteri, il Dipartimento per l'Innovazione e le Tecnologie e il Ministero dell'Istruzione, Universita' e Ricerca. Nel corso di tale conferenza e' stato discusso e siglato il "Progetto per l'integrazione e la promozione degli ospedali e centri di cura italiani nel mondo"(Ipocm). Il Progetto ha l'obiettivo generale di concorrere a migliorare il livello qualitativo delle prestazioni sanitarie fornite alle popolazioni locali e ai nostri concittadini residenti nei Paesi che ospitano dette strutture sanitarie (in particolare vi sono all'estero 22 ospedali italiani e 20 centri di cura con assistenza italiana). Importante intesa raggiunta a Roma tra i rappresentanti dei 42 ospedali italiani nel mondo e centri di cura con assistenza italiana nel mondo. Il progetto Ipocm difatti oltre all'obiettivo generale summenzionato si pone 5 obiettivi specifici particolarmente importanti che sono: 1. Integrare strutturalmente e funzionalmente i nodi della rete ospedaliera in Italia e nel mondo. 2. Ridurre le criticita' di tipo clinico-diagnostico e tecnico-organizzativo tra i nodi della rete. 3. Promuovere la formazione generica e specifica del personale sanitario operante nei nodi della rete. 4. Favorire l'attuazione di gemellaggi tra ospedali e centri di cura all'estero e centri di eccellenza nazionali selezionati su tematiche di mutuo interesse. 5. Acquisire una migliore conoscenza dei fabbisogni di salute dei connazionali all'estero e delle popolazioni locali per lo sviluppo di "politiche" programmatorie e di cooperazione adeguate. Il progetto prevede la realizzazione di specifici presupposti strutturali, come ad esempio la rete telematica, nel corso del 2003, una fase di roll-out nel 2004, e la completa attuazione delle proprie macro-attivita' per la fine del 2005. Da quel momento in poi esso dovrebbe entrare a regime. Grazie alla realizzazione di una rete telematica di collegamento sara', quindi, possibile attuare in concreto la c.d. Telemedicina che si sostanzia nella trasmissione in tempo reale di informazioni a carattere scientifico tra medico e cittadino o tra addetti ai lavori, attraverso sistemi di comunicazione di tipo telematico/informatico. Accanto ad iniziative piu' specialistiche nello specifico settore della Telemedicina, il Ministero della Salute ha di recente avviato importanti progetti di carattere telematico come quello per l'integrazione dei Centri di Eccellenza sul territorio nazionale, in attuazione dell' obiettivo n° 6 del Piano Sanitario Nazionale 2002-2004 ed il programma nazionale di formazione continua in Medicina, destinato ai medici italiani (Ecm) 

ISEO (BS), INAUGURATO NUOVO OSPEDALE
Milano, 4 novembre 2002 - Inaugurato il 31 ottobre il nuovo presidio ospedaliero di Iseo. Presenti la vicepresidente della Giunta regionale, Viviana Beccalossi, e gli assessori regionali alla sanità, Carlo Borsani, e al Commercio, Mario Scotti. Il presidio fa parte dell'azienda ospedaliera "Mellino Mellini", costituita dalla Giunta regionale nel '97 con l'accorpamento di cinque presidi ospedalieri: Chiari, Iseo,Rovato, Palazzolo sull'Oglio e Orzinuovi. Gli interventi sul presidio di Iseo hanno permesso di ristrutturare ampiamente l'ospedale e di costruire nuove zone per la degenza i servizi. Sono stati costruiti nuovi reparti di medicina e ostetricia, tre sale operatorie, attivato un centro di dialisi, il servizio Tac, un nuovo servizio di laboratorio di analisi e patologia clinica ed è stato ampliato il poliambulatorio annesso all'ospedale. Tutte le cinque strutture ospedaliere dell'azienda "Mellini" in questi anni sono state sottoposte ad un importante e articolato intervento di riconversione che ha portato a eliminare inutili doppioni e a razionalizzare i servizi di assistenza e di cura. La Regione ha investito complessivamente 25 milioni di Euro. La riorganizzazione della rete ospedaliera ha mantenuto i presidi di Chiari e di Iseo come ospedali per acuti. Quello di Orzinuovi si sta trasformando in presidio di riabilitazione, dotato di un Hospice per le cure palliative. I presidi di Rovato e Palazzolo, attraverso una collaborazione pubblico-privato, sono stati affidati in gestione, opportunamente riconvertiti, per l'assistenza riabilitativa e per la lungodegenza alla Fondazione Don Gnocchi e all'Opera Pia Richiedei. "Questa realizzazione - ha affermato la vicepresidente Beccalossi - è un segnale della politica del fare che caratterizza questa amministrazione regionale. E' la testimonianza dell'attenzione che la Regione pone nell'ammodernamento anche dei piccoli ospedali, che rappresentano un punto di riferimento importante per la popolazione locale, e dalla loro umanizzazione, peraltro raggiunta, secondo quanto indicato da Sua Eminenza il cardinale Re". L'assessore alla sanità Carlo Borsani ha colto l'occasione dell'inaugurazione del presidio di Iseo, per ribadire le finalità del Piano sociosanitario della Regione e affrontare il problema della ristrutturazione della rete ospedaliera. " E' questo un esempio di come si sta realizzando il Piano - ha detto Borsani- Un esempio che smentisce chi parla di tagli indiscriminati di posti letto ospedalieri e di chiusure di strutture. Si tratta infatti di razionalizzare la rete ospedaliera : creare ospedali per affrontare la fase acuta della malattia sempre più attrezzati, ospedali nei quali il progresso della scienza medica e chirurgica consente di diminuire i tempi di ricovero e al contempo altre strutture, altrettanto attrezzate per migliorare la fase di riabilitazione e per rendere più efficiente la lungodegenza in particolare per gli anziani." "Il Piano regionale - ha concluso l'assessore - si misura sui servizi e sulle prestazioni offerte dal sistema sanitario che, con la riforma adottata dalla Regione, sono aumentate. Questo vuol dire che è aumentata la risposta ai bisogni sanitari dei cittadini." 

NEGLI OSPEDALI ITALIANI OCCORRONO PIÙ FARMACISTI 
Firenze, 4 novembre 2002 - - Negli ospedali e nelle aziende sanitarie occorrono più farmacisti. Non solo: i farmacisti del Servizio Sanitario Nazionale devono essere presenti ovunque vengano somministrati medicinali ad ammalati. Ma chi sta peggio sono le case di cura private e le residenze per anziani che di farmacisti sono del tutto prive. E' quanto emerso a Firenze nel corso della prima delle quattro giornate del 31° congresso della Società Europea di Farmacia Clinica (Escp). Il simposio è organizzato in collaborazione con la SIFO, Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie, che nella circostanza si è fatta portavoce delle rivendicazioni degli oltre 2500 soci, praticamente la totalità degli organici del settore. Secondo un calcolo approssimativo ce ne vorrebbero almeno il doppio. "Negli ospedali italiani i farmacisti sono ancora troppo pochi", ha ricordato la dottoressa Giovanna Scroccaro, presidente della Sifo, "Solo uno ogni 200 posti letto, mentre ce ne vorrebbe almeno uno ogni 50/100, come negli Stati Uniti, dove i farmacisti ospedalieri hanno un ruolo strategico. Difatti girano nei reparti insieme ai medici ai quali forniscono la loro consulenza". Sia in ospedale che nelle Asl i farmacisti del Servizio Sanitario Nazionale svolgono un incarico delicatissimo di monitoraggio, di farmacovigilanza, ovvero di raccolta delle prescrizioni per capire se i medicinali sono usati in maniera appropriata, e di informazione scientifica rivolta ai medici. Raccolgono inoltre le segnalazioni di reazioni avverse osservate dai medici e ne sorvegliano l'andamento nel tempo. "Dunque", aggiunge Giancarlo Donati Cori, direttore del Servizio Farmaceutico dell'Azienda Sanitaria Locale Fiorentina, la terza più grande d'Italia, "anche sul territorio la presenza del farmacista ha un significato decisivo. E purtroppo siamo pochi, esattamente come negli ospedali". Un calcolo rapido per la zona di Firenze: nell'Asl i farmacisti sono 12 e ne servirebbero almeno 25, nei sei ospedali che fanno capo all'Asl almeno 40 dai 20 che sono e all'ospedale di Careggi (14) almeno una trentina. Un numero adeguato di farmacisti è in sostanza indispensabile per garantire ai medici informazioni di interesse pubblico. In realtà, oggi i medici sentono una sola campana, quella delle aziende farmaceutiche che solo in Toscana, dove si spendono di farmaci € 1 miliardo, schierano 2000 informatori scientifici. "Con informazioni appropriate", suggerisce Donati Cori, "non avremmo avuto casi come quello della cerivastatina, ne' avremmo iper prescrizioni di farmaci o usi impropri. In altre parole, risparmieremmo molti soldi, ma soprattutto la gente ne guadagnerebbe in salute". Una più massiccia presenza di farmacisti nel Servizio sanitario Nazionale, ha aggiunto la dottoressa Scroccaro, è peraltro uno dei prerequisiti indispensabili anche per sfruttare i vantaggi della farmacogenetica. "Grazie ai progressi della genetica", ha spiegato, "la terapia farmacologica va verso una sempre più spinta individualizzazione che mira ad aumentarne i benefici e a ridurne i rischi. Questo processo comporterà il cambiamento di molte professioni, tra cui quella dei farmacisti. Occorre dunque anche un cambiamento radicale della Facoltà di Farmacia, con insegnamenti maggiormente orientati alla clinica e condivisi con la Facoltà di medicina, e una nuova mentalità da parte di quei medici ancora poco disponibili a condividere con i farmacisti, senza prevaricazioni o sovrapposizioni, la cura del paziente". 

ESPLODE A FIRENZE E IN TOSCANA IL CONSUMO DI PSICOFARMACI NEI PRIMI SEI MESI DEL 2002 È PIÙ CHE RADDOPPIATO. 
Firenze, 4 novembre 2002 - A Firenze e in Toscana il consumo di psicofarmaci sta aumentando in misura esponenziale. Secondo Giancarlo Donati Cori, direttore del Servizio Farmaceutico dell'Azienda Sanitaria Fiorentina che, come noto, svolge opera di monitoraggio sulle farmacie convenzionate, tra il 2001 e il 2002 si registrano aumenti superiori al 100% con punte del 200% e oltre. Analoghe le cifre per la Toscana. Ma il fenomeno, avverte Giovanna Scroccaro, presidente della Sifo, la Società Italiana dei Farmacisti Ospedalieri e dei Servizi Territoriali, riguarda tutta l'Italia. Questo quadro è emerso stamani nel corso del Congresso Europeo dei Farmacisti Ospedalieri e dei Servizi Sanitari (Escp) in svolgimento fino a domani a Firenze. I dati presentati da Donati Cori sono inequivocabili. Nell'area fiorentina, 850 mila abitanti, gli antidepressivi rappresentano ormai la terza voce di spesa farmaceutica dopo gli antibiotici e gli antiulcera. "Fino a pochi anni fa se ne faceva solo uso specialistico", ha spiegato, "Oggi costituiscono il 6,15 per cento della spesa farmaceutica, il 7 per cento circa in Toscana". Nel primo semestre del 2002 i fiorentini hanno speso in antidepressivi € 5,7 milioni, ovvero oltre 22 miliardi delle vecchie lire in base annua. Nel 2001 la spesa fu assai meno della metà. Il paniere è ora costituito soprattutto dagli antidepressivi di nuova generazione che, rispetto ai vecchi farmaci, hanno il pregio di presentare meno effetti collaterali, ma hanno anche il difetto di costare 4-5 volte di più, dice la presidente Scroccaro, finora senza alcuna evidenza scientifica di maggior efficacia. Nel semestre in esame le farmacie convenzionate con l'ASL fiorentina hanno venduto 66 mila confezioni di Paroxetina per un importo di € 1,685 milioni; 46 mila di Sertralina per € 936 mila; 37 mila di Citalopram per € 1,214 milioni; 36 mila di Fuoxetina, o Prozac, per € 509 mila; 8 mila di Fluvoxamina per € 155, oltre 28 mila di Venlafaxina per € 577 mila; 7 mila di Mirtazapina per € 177 mila e circa 5 mila di Reboxetina per € 62 mila. Più i farmaci di vecchia generazione per un totale di @ 350 mila. Le cause del fenomeno (ansia, depressione, disagio sociale) sono di competenza di psicologi e psichiatri. Ciò che i farmacisti del Servizio Sanitario Nazionale sono però in grado di certificare è che il grosso delle prescrizioni è opera non di medici specializzati, bensì di generici che non hanno alcuna competenza specifica in materia di disagio mentale. "Per ciò che riguarda l'area fiorentina di mia competenza", dice Donati Cori, "i medici generici sono all'origine del 75-80 per cento delle prescrizioni. Ritengo dunque che ci troviamo in presenza di un classico caso di medicalizzazione del disagio. Può accadere infatti, che di fronte a pazienti che presentano stati d'animo indefiniti di malessere la risposta clinica immediata sia di prescrivere antidepressivi di nuova generazione. Con effetti che possono aiutare a svuotare gli ambulatori, ma non a risolvere i problemi a monte". Il fatto è, sostiene la presidente Scroccaro, che l'eccessiva medicalizzazione è un fenomeno che riguarda tutta l'Italia, così come tutti i Paesi occidentali. "Ossia", spiega, "si tende a trattare con i farmaci anche problemi che potrebbero essere risolti altrimenti". 

TUMORE AL POLMONE: CONOSCERE I SINTOMI PUR SALVARE LA VITA 
Milano, 4 novembre 2002 - La Coalizione Mondiale per la lotta al Cancro del Polmone (Global Lung Cancer Coalition, Glcc) ha come obiettivo quello di diffondere il piu' possibile la conoscenza dei sintomi del tumore polmonare durante il mese di prevenzione (''Action on Lung Cancer' Month''). Una tosse persistente, sangue nell'espettorato, dolore al petto, affaticamento cronico e una bronchite o polmonite frequenti sono i sintomi che accomunano varie malattie; tuttavia si tratta anche dei sintomi del piu' terribile tumore mortale: il tumore al polmone. Il tema principale del mese della prevenzione del cancro del polmone, ''Action on Lung Cancer'', organizzata dalla Global Lung Cancer Coalition's (Glcc) e' quello di sensibilizzare il pubblico e di diffondere la conoscenza dei sintomi del tumore del polmone e di sottolineare l'importanza di una diagnosi preventiva. Nel nuovo sito della Glcc indirizzo web: http://www.lungcancercoalition.com  e' disponibile una Lista dei Sintomi del Tumore al Polmone. Questa lista rappresenta uno strumento utile per aiutare gli individui a rischio a riconoscere i sintomi di questa malattia devastante e facilitare la diagnosi per poi adottare una terapia il piu' velocemente possibile. In tutto il mondo, il tumore del polmone e' la principale causa di morte per uomini e donne e ogni anno le vittime sono piu' di un milione. La percentuale di sopravvivenza dopo aver ricevuto un trattamento idoneo e' molto inferiore rispetto ad altri tumori molto comuni, tra cui il tumore al seno e alla prostata. Una delle principali cause di questa disparita' tra il cancro del polmone e altri tumori e' data dal fatto che raramente il tumore e' individuato nelle fasi iniziali, poiche' i primi sintomi del cancro del polmone spesso vengono confusi - sia dai pazienti che dai medici - con sintomi di altre malattie meno gravi. Cosi' il tumore si espande nei polmoni e in altre parti del corpo, peggiorando la prognosi dei pazienti prima che il tumore possa essere individuato. ''La conoscenza dei sintomi e la diagnosi preventiva rappresentano un elemento fondamentale per aumentare le possibilita' di sopravvivenza nelle persone colpite da tumore del polmone. In primo luogo, gli individui a rischio sono cosi' in grado di riconoscere i sintomi potenziali della malattia e richiedere cure mediche nel caso in cui ritengano di avere individuato uno o piu' di questi sintomi'', ha dichiarato il dottor Jesme Baird della Roy Castle Lung Cancer foundation e membro della Glcc. ''Se il tumore e' individuato in tempo, l'intervento chirurgico rappresenta una valida cura. Tuttavia, per la maggior parte dei pazienti, i risultati sono davvero scarsi a causa di vari fattori tra cui i ritardi nel formulare una diagnosi, un trattamento inadeguato e una ricerca insufficiente. In generale, su 10 persone colpite da cancro del polmone solo una ha la possibilita' di vivere per 5 anni o per un periodo superiore. All'indirizzo internet http://www.lungcancercoalition.org  oltre alla lista dei sintomi relativi al tumore del polmone, sono disponibili altre risorse on-line e informazioni utili per tutti gli interessati o coloro colpiti da tumore del polmone; fra le risorse disponibili ricordiamo la Carta del Paziente colpito da Tumore del Polmone elaborata dalla Glcc, le informazioni generali sulla malattia, la diagnosi e le possibilita' di trattamento, e tutte quelle informazioni concernenti la Coalizione e le undici organizzazioni che la compongono. Il Dott. Baird ha poi aggiunto: ''Al giorno d'oggi, coloro che sono colpiti dal tumore del polmone, non solo devono combattere contro la malattia in se', bensi' anche contro la stigmatizzazione della malattia stessa, nel senso che la si ritiene auto inflitta e soprattutto la si collega al fumo. In seguito a queste considerazioni negative, non si deve assolutamente negare, a queste persone, il diritto a ricevere cure mediche adeguate. La Glcc ritiene che nessuno, si tratti di fumatori o meno, debba essere colpito da questa malattia e che tutti i pazienti abbiano diritto a ricevere i migliori trattamenti e tutte le cure necessarie.'' 

CON UNA LEZIONE MAGISTRALE DI MASSIMO CACCIARI INIZIANO LE LEZIONI ALLA NUOVA FACOLTA' DI FILOSOFIA DELL'UNIVERSITA' VITA-SALUTE SAN RAFFAELE 
Cesano Maderno, 4 novembre 2002 - Questa mattina alle ore 9.30 presso il Palazzo Arese-Borromeo di Cesano Maderno (MI) Iniziano le lezioni per l'anno accademico 2002-2003 della facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele. "Sarà una vera lezione non una cerimonia paludata a segnare l'avvio del nuovo corso di laurea situato nella città brianzola. Questo è anche un segnale dello stile e dei contenuti che sottendono a questo progetto", ha commentato il Rettore dell'Università Vita-Salute San Raffaele, Luigi Maria Verzé. "Abbiamo detto che questa facoltà si baserà sul pensiero concreto, la giornata di esordio non poteva che essere un gesto sobrio, non aperto al pubblico, un vero inizio insomma." Il sindaco di Cesano Maderno, Pietro Luigi Ponti, porterà agli studenti un saluto a nome della città che ospiterà il nuovo corso universitario. Toccherà poi a Massimo Cacciari, preside della facoltà, il compito della prima lectio dedicata ai suoi nuovi studenti. L'incontro non è aperto al pubblico. 

"BODY FAT": LA NUOVA FILOSOFIA DEL PESO CORPOREO
Trezzo sull'Adda, 4 novembre 2002 - Oggi la scienza medica indica nell'eccesso di grasso corporeo il vero nemico della salute, in quanto risulta essere una delle cause maggiori delle malattie cardiovascolari, dell'ipertensione, delle artropatie, del diabete, di diverse forme di cancro e la causa scatenante di alcune malattie tipiche della vecchiaia. Il controllo della percentuale del grasso corporeo è dunque un nuovo parametro fondamentale per la salute. In risposta a questo bisogno si è sviluppato un business enorme che coinvolge tanti settori ed una infinità di operatori. Negli Stati Uniti, a differenza dell'Europa, la scienza medica ha preso in attenta considerazione già da dversi anni il problema "Sovrappeso". Il trend è allarmante se si considera che i ragazzi in età scolare stanno diventando più grassi: il 30%, in età tra i 6 e i 17 anni, sono considerati obesi. Inoltre l'Istituto Nazionale della Salute (Nih), in considerazione dei circa 300.000 decessi direttamente imputabili a problemi legati al sovrappeso, indica l'obesità come seconda causa principale di morte dopo il fumo. A giusta ragione si può dunque affermare che l'obesità è la nuova malattia sociale dei paesi sviluppati. I nuovi orientamenti in campo nutrizionale e dietologico prescrivono comportamenti alimentari, diete mirate ad esercizi aerobici volti a far dimunuire la massa grassa, nemica della nostra salute ed a rafforzare i muscoli. Bisogna tener presente che il peso in se stesso non è un indicatore sufficiente e che il nostro peso forma dipende dalla giusta percentuale di massa adiposa corporea. Dunque bisogna fare attenzione: l'apparenza può ingannare. Due soggetti, pur avendo lo stesso peso, possono essere uno magro e l'altro grasso; ciò dipende dalla diversa percentuale di grasso nei loro corpi. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che la massa adiposa è fondamentale per le funzioni fisiche giornaliere: protegge le articolazioni e gli organi, aiuta a regolare la temperatura corporea, immagazzina le vitamine ed aiuta il corpo a resistere in carenza di cibo. Il grasso è indispensabile per un corretto e salutare funzionamento del nostro organismo e dunque non va deminizzato. Va ricordato, anzi, che una sua carenza causa molte malattie nervose quali l'anoressia e la bulimia, ad oggi anch'esse vere malattie sociali nei paesi sviluppati. In conclusione, si può affermare che il problema del peso in eccesso o "sovrappeso", che riguarda il 50% della popolazione anche in Italia, deve essere affrontato in maniera diversa. Il punto di partenza è la conoscenza della composizione del nostro peso ed in particolare "conoscere la percentuale di grasso corporeo per controllarla". Infatti la struttura del corpo umano è costituita: Massa Magra, che comprende ossa, muscoli, tessuti connettivi - Massa Grassa che si suddivide in viscerale (organi interni, nervi, ecc) e sottocutanea che è il tessuto adiposo vero e proprio. Da ciò si deduce che misurare la quantità del peso spesso non basta: è la sua Qualità l'indicatore più importante. La società Tanita, sfruttando il sistema (BIA) già ampiamente riconosciuto per la sua affibadilità scientifica ha progettato una bilancia "intelligente" che con la sola pesata dà un'analisi completa del peso in modo semplice ma scientificamente rigoroso. "Boy Fat": la bilancia "intelligente". La Tanita si avvale di una tecnica brevettata per l'analisi dell'impedienza bioelettrica da un piede all'altro mediante elettrodi a contatto e a pressione. la tecnica BIA si basa sulla buona conducibilità dei tessuti non adiposi che presentano un elevato contenuto di liquidi ed eòlettroliti. Fornendo un segnale elettrico di bassa intensità ed alta frequenza (50 kHz, 50opA), è possibile misurare la resistenza di base rispetto alla corrente elettrica Questa corrente viene inviata attraverso gli elettrodi anteriori alla pedana della bilancia mentre sugli elettrodi posteriori viene misurata la differenza di potenziale. Perchè scegliere il sistema Tanita "Bia Foot-Pad". Rapidità e precisione sono i vantaggi delle pesapersone Body . Oltre alla determiazione del peso in modo preciso e accurato effettua in pochi secondi, senza l'applicazione di fastidiosi elettrodi con liquidi conduttivi, la misurazione della: Massa Grassa - Massa Magra - Quantità di Liquidi - Metabolismo Basale.Infolink: www.wunder.it 

IMM COLOGNE - IL SALONE INTERNAZIONALE DEL MOBILE COLONIA, DAL 13 AL 19 GENNAIO 2003 IDEAL HOUSE COLOGNE UNA GIURIA INTERNAZIONALE PREMIA MOBILI INNOVATIVI 
Colonia, 4 novembre 2002 - All´imm cologne 2003 Karim Rashid e Konstantin Grcic presentano le loro visioni dell´abitare nel futuro In che modo abiteremo domani ? Quali esigenze domineranno nelle nostre quattro pareti ? Quali trend saranno determinanti per l´interieur del futuro ? L`imm cologne ha invitato i due stilisti di fama internazionale Karim Rashid e Konstantin Grcic a formulare le loro visioni personali dell´ abitare nel futuro. Rashid e Grcic realizzeranno quindi i loro scenari futuristici nelle cosiddette ideal houses - due case stilizzate posizionate una dirimpetto all´altra negli atri dei padiglioni 1 e 3. Un futurismo organico che si contrappone alla poesia della semplicità ? I due designer non potrebbero essere più diversi nelle loro ideazioni. Karim Raschid infatti è la Shooting star di Nuova York, colui che intende rivolu-zionare il nostro mondo con le forme organiche e con i materiali high-tech. Konstanti Grcic - di Monaco di Baviera - si considera invece il rappresentante più spiccato del nuovo razionalismo ed i suoi lavori - caratterizzati da una filigrana costruttiva che si serve del materiale con estrema cautela - si appellano alla morale delle cose. Nella contrapposizione di questi due concetti del design, l´imm cologne punta decisamente sulla polarizzazione. Ed il concetto che la KölnMesse ha saputo mettere a punto in sintonia con il Consiglio delle forme, riflette quindi la società postmoderna atta a favorire in simultanea anche lo sviluppo di fenomeni apparen-temente contrapposti.`imm cologne quale piattaforma globale del business specifico per il comparto nel 2003, punta con maggiore spicco al tema design. Con l´ideal house "informed by cologne" nel foro dei trend e con l´"inspired by cologne" , piattaforma per gli stilisti delle nuove generazioni, come pure con l´"interior innovation award cologne", l´imm cologne sottolinea la sua funzione di fiera che sa presentare il design di ogni continente. Première dell´interior innovation award all´imm cologne - salone internazionale del mobile. In tal modo la piattaforma globale del settore mobili organizza per la prima volta un concorso per i prodotti innovativi degli espositori. Partner ed organizzatore del concorso è il Consiglio della forma - l´istituzione tedesca che promuove il design e che conferisce fra l´altro anche il premio del design nella Germania federale. Il concetto dell´interior innovation award è finalizzato non soltanto al singolo mobile, ma considera anche i sistemi completi di mobili come pure tutte le soluzioni eccezionali sia nei dettagli che nel materiale. Un´altra categoria di valutazione è prevista per i classici la cui concezione innovativa sappia resistere anche nel tempo. Le cinque categorie del concorso s´intitolano Best Item, Best System, Best Detail, Materials Innovation e Classic Innovation. Per la valutazione dei progetti presentati al concorso è stato possibile coinvolgere esperti del design di fama internazionale. I membri della giuria sono: Prof Werner Aisslinger, designer, Berlino; Miguel Vieira Baptista, designer, Lisbona; James Irvine, designer, Milano; Andrej Kupetz, segretario generale del Consiglio della forma, Francoforte; Dieter Pesch, della ditta Pesch Wohnen, Colonia; Robert Thiemann, redattore capo di Frame Magazine, Amsterdam. Con questo premio all´innovazione, la KölnMesse mette a disposizione degli espositori uno strumento di comunicazione aggiuntivo atto a favorire il loro posizionamento sul mercato. Il premio verrà assegnato nell´ambito della manifestazione inaugurale dell´imm il 13 gennaio 2003. Termine ultimo per la partecipazione è il Nachlux 15 novembre 2002. 

SETTEMILA PERSONE HANNO VISITATO LA MOSTRA MERCATO ALLESTITA ALLA STAZIONE MARITTIMA TRIESTE ANTIQUA 2002: UN SUCCESSO ANNUNCIATO 
Trieste, 4 novembre 2002 - Poche cifre sono sufficienti per confermare che la ventesima edizione di TriesteAntiqua, la mostra mercato di antiquariato conclusasi ieri alla Stazione Marittima di Trieste dopo nove giorni di apertura al pubblico, sarà archiviata all'insegna del successo. Già considerato uno degli appuntamenti annuali più importanti dell'antiquariato nazionale, il salone-vetrina degli antiquari triestini, quest'anno ha visto crescere il numero degli espositori (che sono stati in tutto una settantina) e la superficie espositiva, estesa a 1.200 metri quadrati (gli stand, tutti allestiti con la cura e la perizia degne delle "sale dei musei" hanno occupato oltre ai tradizionali saloni del primo piano anche quelli del piano terra della Stazione Marittima). E' cresciuto anche il livello artistico generale della rassegna, grazie alla severa selezione operata dagli organizzatori che si sono avvalsi della collaborazione dell'associazione antiquari del Friuli-Venezia Giulia. Ma, soprattutto, quest'anno TriesteAntiqua ha consolidato la sua caratteristica di rassegna internazionale grazie alla presenza, accanto ai più prestigiosi operatori di Trieste, anche di una folta delegazione di antiquari giunti dalla regione austriaca della Stiria. Gli organizzatori hanno voluto anche accrescere i motivi di interesse per il grande pubblico ospitando due raffinate mostre dedicate al mare, un tema affascinante, particolarmente legato alla storia e alla cultura di Trieste, allestite, rispettivamente, dal Civico Museo del Mare di Trieste e dal comitato del Friuli Venezia Giulia dell'A.I.R.C., l'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, alla quale, come è ormai tradizione, Promotrieste devolve anche quest'anno parte degli incassi derivanti dalla vendita dei biglietti d'ingresso alla mostra-mercato. Nonostante il momento decisamente poco favorevole per l'economia italiana ed internazionale nonché il proliferare di mostre antiquarie, un grande successo è stato quello di mantenere una costante affluenza di pubblico, facendo registrare, complessivamente, dopo gli ultimi tre giorni di apertura al pubblico ( coincisi con il "ponte" dei Santi) la ragguardevole cifra di settemila visitatori. Da sottolineare che quest'anno sono state particolarmente numerose e di altissimo livello le personalità che hanno visitato TriesteAntiqua: dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al Vicepresidente della Camera di Commercio della Stiria Dieter Figner, dal Console d'Austria a Trieste Hans Sabaditsch,al professor Edoardo Boncinelli, scienziato di fama internazionale, autore di importanti studi sulle cellule staminali. "Siamo particolarmente soddisfatti per il bilancio con cui ieri sera abbiamo chiuso la ventesima edizione di TriesteAntiqua", ha commentato Franco Milosic, direttore di Promotrieste, il Consorzio che organizza la mostra mercato con il contributo della Camera di Commercio e il patrocinio della Regione autonoma Friuli-Venzia Giulia, della Provincia, del Comune e dell'agenzia di informazione e di accoglienza turistica di Trieste. Per quanto riguarda l'affluenza del pubblico, è da sottolineare non tanto il numero dei visitatori, che anche se di poco, è stato comunque superiore a quello registrato lo scorso anno, quanto il livello di interesse e di competenza dimostrato dalle migliaia di appassionati maggiormente interessati agli acquisti dei loro oggetti del desiderio e, soprattutto, l'incremento davvero significativo del numero di coloro che sono giunti da altre città italiane, prime fra tutte, Bolzano, Venezia, Trento, Milano, Bologna, Genova e da diversi paesi esteri, soprattutto dall'Austria, Slovenia, Croazia e Germania " . TriesteAntqua ha chiuso i battenti ieri sera, ma si sta già pensando alla edizione 2003. "Il prossimo anno", annuncia il direttore di Promotrieste "mireremo a consolidare la caratteristica di internazionalità della nostra mostra-mercato. Chissà che non si riesca a raggiungere l'ambizioso obiettivo di coinvolgere rappresentanze ufficiali degli antiquari dei Paesi che sono prossimi ad entrare nella nuova Europa, soprattutto quelli dell'area balcanica, geograficamente a noi più vicini e con i quali alcune strutture istituzionali della nostra Regione hanno già avviato rapporti di collaborazione sul piano commerciale."

RICICLA, FIERA DI RIMINI, 6-9 NOVEMBRE 2002 IMPORTANTI NOVITA' NELL'EDIZIONE 2002 LA QUALIFICA DI MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE E APERTURA ALL'ENERGIA.
Rimini, 4 novembre 2002 - In archivio con successo la quinta edizione di Ricicla - Fiera del recupero e riciclaggio di materie ed energia, organizzata da Rimini Fiera in collaborazione con Cic, Conai e Consorzi di Filiera, Federambiente, Fise-Assoambiente, Enea, Legambiente, Rappresentanze Associative di Produttori di Beni. Ricicla 2001 ha ospitato nei padiglioni la prima edizione di Salve il Salone triennale del veicolo ecologico industriale. Un debutto positivo come testimoniato dagli operatori del settore. Le due rassegne sono state inaugurate il 26 settembre dal Sottosegretario all'Ambiente e alla Tutela del Territorio, Roberto Tortoli. Le manifestazioni hanno presentato su un'area di 50 mila mt.q. oltre 700 le aziende espositrici con un afflusso di 29.294 visitatori (+18,9% sul 2000). Imperdibile vetrina di tecnologie per la raccolta, il trattamento e riciclaggio oltre ai prodotti derivati, sistemi per il controllo ambientale, produzione di energia rinnovabile, servizi per l'ambiente, formazione e consulenza normativa, Ricicla, che dalla prossima edizione si fregerà della qualifica ufficiale di manifestazione internazionale, ha visto adesioni commerciali di aziende spagnole, tedesche, norvegesi, svizzere, e ha avuto come Paese Partner la Spagna rappresentata istituzionalmente dal Viceministro per l'Ambiente, Maria del Carmen Martorelli Pallas; mentre per i business meeting, in collaborazione con Ice, sono giunti a Rimini operatori da Ungheria, Bulgaria, Polonia, Romania, Jugoslavia, Repubblica Ceca, Croazia. D'eccezione il calendario degli appuntamenti collaterali seguiti da oltre 5 mila addetti ai lavori con una rosa di relatori che ha superato le 220 presenze. Coordinatore e Responsabile del Comitato Scientifico di Ricicla Luciano Morselli, Straordinario di Chimica dell'Ambiente dell'Università di Bologna. I seminari hanno messo a tema le nuove frontiere nel campo dei rifiuti: parola d'ordine la prevenzione nella produzione e trasformazione. I recenti documenti dell'Unione Europea condizioneranno le politiche ambientali, anche per la gestione dei rifiuti, per i prossimi 10-15 anni e si riferiscono a 'prodotti puliti', 'processi sostenibili' e 'salute dell'uomo'. Sono stati illustrati principi ed esperienze, fra i quali i casi studio internazionali relativi allo 'Zero Waste - Rifiuto Zero' che ha come obiettivo la riduzione a zero dei rifiuti. Focus anche su educazione e formazione, vivibilità urbana e design in campo ambientale. Successo per le tre mostre: "Legni ri-creati" promossa dal Gruppo Frati; "Dalla raccolta al mobile ecologico" promossa dal Gruppo Mauro Saviola; e "Riciclandia", ideata dai creativi "Mollusco e Balena" con il sostegno di Amia, Provincia di Rimini, Italia in Miniatura, Comieco, Cial. La prossima edizione di Ricicla si svolgerà dal 6 al 9 novembre 2002. Nel corso di Ricicla è stato annunciato il progetto di un'iniziativa che dal prossimo anno arricchirà la manifestazione: si tratta di un settore espositivo denominato 'Ricicla Sezione Energia Energia', dedicato alle energie rinnovabili alternative e che estenderà il panorama di riferimento in particolare verso il settore energetico che vede come interlocutore principale le multiutility, il nuovo ruolo delle aziende di servizio degli enti locali. Temi chiave: energia, energia saving, edilizia intelligente e facility management. Partner dell'iniziativa sarà Energia Blu. Per sottolineare l'evoluzione di Ricicla, è stato deciso di mutare il sottotitolo della manifestazione che passerà da 'Fiera del recupero e riciclaggio di materie ed energia' a Fiera Internazionale del recupero di materia edenergia e delle sostenibilità ambientali". L'edizione 2002 sarà ulteriormente ottimizzato il calendario dei seminari scientifici e sarà arricchita la proposta di eventi. Tutto ciò anche per incrementare l'attenzione dei media, già oggi molto sensibili alla proposta di Ricicla. Alla 1a edizione di Salve, su 7 mila mt.q., hanno trovato spazio le aziende associate all'Anfia, in rappresentanza dell'80% della produzione nazionale. Un imponente colpo d'occhio su mezzi per il trasporto di rifiuti solidi e liquidi, novità della produzione e brevetti, mezzi a trazione elettrica, motori di nuova generazione. Nel riferire la soddisfazione dei propri associati per il superamento degli obbiettivi postisi con questa manifestazione che ha aperto importanti scenari commerciali alle aziende presenti, Anfia ha ribadito come Salve abbia finalmente colmato in Italia il vuoto di una fiera specifica sul settore e si appresti a consolidarsi e porsi in posizione autorevole rispetto al calendario delle manifestazioni europee del comparto. La prossima edizione nel 2004. 

INAUGURATA QUINTA EDIZIONE DI BIANCO E ROSSO 
Vaprio d'Adda, 4 novembre 2002 - Assaggiare, conoscere, vendere. Per apprezzare la qualità delle produzioni, capire le differenze e sostenere quei prodotti di nicchia che diversamente non potrebbero contare su una vetrina così selezionata. E' il leit motiv di "Bianco&Rosso", il salone del vino e della gastronomia di qualità che è stato inaugurato il 31 ottobre a Villa Castelbarco di Vaprio d'Adda, dalla vicepresidente e assessore regionale all'Agricoltura, Viviana Beccalossi, e da Michele Di Fiore e Martino Crespi, organizzatori della manifestazione. A Bianco&Rosso prenderà forma un percorso espositivo di oltre 6.000 metri quadri, organizzato per isole territoriali e volto a valorizzare l'imprescindibile legame prodotto-territorio. La Lombardia sarà padrona di casa con le aree "I sapori di Lombardia" e "I vini di Lombardia", ma anche Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia, Umbria, Marche, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Trentino e Sardegna saranno protagoniste per offrire ai visitatori ricche selezioni delle più esclusive specialità tipiche. "La Regione Lombardia - ha dichiarato l'assessore Beccalossi inaugurando ufficialmente la manifestazione - è impegnata ormai da diversi anni a promuovere le eccellenze del settore agroalimentare. Non tutti sanno che la nostra è la prima regione agricola d'Italia: e questa è un'occasione 'sfiziosa' per assaggiare i diversi prodotti della tradizione italiana, confrontarli e acquistarli, direttamente. Un momento imperdibile per scoprire quella tavolozza dei sapori tradizionali per cui la Lombardia non ha rivali nel mondo". L'assessore al Turismo della Regione Lombardia, Massimo Zanello ha ricordato che "il viaggio enogastronomico è una delle motivazioni più forti per intraprendere una vacanza. Anche nel turismo montano, ad esempio, sta assumendo un valore aggiunto considerevole poter organizzare il dopo attività sciistica con visite a cantine enologiche e degustazioni mirate. La Lombardia è senza dubbio una meta golosissima con eccellenze di primissimo piano e quindi può candidarsi senza dubbio a capitale italiana dei "sapori" da visitare". Il percorso di "Bianco&Rosso" ha fisicamente inizio in piazza Lombardia, con una raccolta di prodotti tipici della regione, per proseguire quindi con una selezione delle cantine lombarde, suddivisa nelle diverse zone vitivinicole, e delle diverse proposte nazionali: dalla burrata pugliese, all'aceto tradizionale balsamico di Modena, per continuare con la formaggella delle Langhe, le paste fresche dell'Emilia, il mandorlaccio pugliese, il salame di Tergu e le ricotte salate della Sardegna. Tutto presentato dai mastri artigiani custodi delle antiche ricette. Al termine del percorso espositivo il visitatore è accolto in un padiglione di ben 500 metri quadri, dedicato ai vini, Wines 2002, la fornita e selezionata enoteca che - novità assoluta di quest'anno - consentirà agli ospiti di "Bianco&Rosso" non solo di degustare i vini preferiti, scegliendoli tra le oltre 200 etichette presenti, ma di acquistarli facendoseli recapitare direttamente al proprio domicilio. 

SCOTTI A 'RASSEGNA ANTIQUARIA' MONTICHIARI (BS) 
Milano, 4 novembre 2002 - L'Assessore regionale al Commercio e alle Fiere, Mario Scotti, ha inaugurato venerdì 1° novembre, negli spazi della Fiera di Montichiari (Bs), la 'Rassegna Antiquaria 2002', in programma dall'1 al 10 novembre. La manifestazione si preannuncia particolarmente interessante per il qualificato afflusso dei collezionisti (una novantina), per la presenza di quattro mostre tematiche collaterali e per il particolare momento che il mondo dell'antiquariato sta vivendo. 

CINED@YS, PRIMA EDIZIONE DELLA SETTIMANA DI CINEMA EUROPEO
Bruxelles, 4 novembre 2002 - Dal 15 al 24 novembre 2002, l'Europa festeggerà il suo cinema attraverso la programmazione di capolavori nelle sale cinematografiche e alla televisione, con animazioni organizzate dalle cinemateche per i giovani, la partecipazione delle stelle del cinema, festival e giochi su Internet... Questa Settimana, lanciata da Viviane Reding, membro della Commissione e responsabile dell'educazione e della cultura, deve permettere ai giovani e ai meno giovani di (ri) scoprire il nostro patrimonio cinematografico e di apprezzarne la sua diversità. La Manifestazione avrà come padrino il realizzatore spagnolo Pedro Almodovar ed é sostenuta dalla rete di sale cinematografiche Europa-Cinema, dall'Associazione delle Cinemateche Europee e da numerosi partner: città, gerenti di cinema, associazioni culturali o di giovani ecc... Questa Settimana sarà accoppiata con i Netd@ays, dedicati quest'anno al tema dell'educazione all'immagine. 

DAI DEPOSITI E DOPO UN RESTAURO ESPOSTE TRE TAVOLE DEL XVI SECOLO DI GIOVANNI AGOSTINO DA LODI E MARCO D'OGGIONO MILANO, PINACOTECA DI BRERA FINO AL 20 DICEMBRE 2002 
Milano, 4 novembre 2002 - La Pinacoteca di Brera apre le porte dei suoi eccezionali depositi (per la terza volta nel 2002) e permette ai visitatori di ammirare tre tavole, recentemente restaurate, di Scuola leonardesca. La Pinacoteca di Brera a Milano dimostra quanto non sia una favola, né una leggenda metropolitana il sostenere che i depositi di musei e gallerie italiane sono colmi di preziosi tesori che meriterebbero di essere mostrati e ammirati tanto quanto quelli presenti nelle sale espositive. Vengono così aperte dalla Pinacoteca milanese, per la terza volta nel corso del 2002, le porte dei suoi depositi, offrendo eccezionalmente a tutti gli appassionati e curiosi l'opportunità di ammirare, dopo un intervento di restauro, tre capolavori della scuola leonardesca: L'Adorazione dei Magi e Il Battesimo di Cristo, opere a due mani di Giovanni Agostino da Lodi (pittore noto, sino al 1912, come lo Pseudo - Boccaccino) e Marco d'Oggiono e la Madonna col Bambino e un Angelo del solo Giovanni Agostino. I visitatori della Pinacoteca potranno così imbattersi nelle tre tavole esposte nella sala XV, quella dedicata proprio ai pittori lombardi del XV e XVI secolo, ingiustamente considerate, fino a qualche tempo fa, minori e per questo 'dimenticate'. L'Adorazione dei Magi e Il Battesimo di Cristo provengono da un polittico smembrato e di difficile identificazione della chiesa milanese di Santa Maria della Pace e sono stati restaurati nel 1998 da Carlotta Beccaria e Barbara Ferriani con la preziosa collaborazione storico critica di Cristina Quattrini che è riuscita a ricostruire non solo le complesse vicende delle due tavole ma anche quella della Fondazione di Santa Maria della Pace. L'attento lavoro di restauro ha accentuato il grande valore delle due opere amplificando le differenze stilistiche dei due pittori. Tanto Giovanni Agostino da Lodi, infatti, appare attento alle sfumature cromatiche e alla resa paesaggistica, quanto Marco d'Oggiono risulta metallico nei colori e, a volte, legnoso nell'impostazione delle figure. In particolare nell'Adorazione dei Magi fortissimo risulta, secondo la studiosa, l'influsso della corrente veneta che Agostino subisce dai continui spostamenti nelle marche veneziane. Un influsso che si esalta nel paesaggio della Adorazione di Brera che si distacca dai consueti canoni leonardeschi per abbracciare modelli decisamente più vicini alla lezione giorgionesca. Secondo gli studi effettuati sul pittore e le sue opere da Cristina Quattrini, che data le due tavole agli inizi degli anni dieci del Cinquecento, Giovanni Agostino, aderendo ai modelli cromatici (e soprattutto nello sfumato) del Giorgione e del giovanissimo Tiziano, intuisce e anticipa quella che poi sarà la grande stagione della pittura tonale veneziana. Tuttavia questo rapporto di dipendenza può essere tranquillamente rovesciato se si pensa al viaggio di Leonardo a Venezia, nel 1499, e dei conseguenti rapporti tra i pittori locali con i lombardi. Agostino fu uno di questi, anche perché seguì il Maestro in Laguna. L'impianto generale delle due tavole esposte in questi giorni a Brera (L'Adorazione dei Magi e Il Battesimo di Cristo) è quindi da addebitarsi, secondo la Quattrini, proprio ad Agostino, mentre a Marco d'Oggiono sono state riservate la grande figura del Cristo nel Battesimo e il volto della Madonna nella Adorazione. La studiosa mette, così, in evidenza come, nella Adorazione dei Magi, la diversa concezione cromatica dei due artisti sia evidente: da una parte la rigida e algida postura della Vergine, dall'altra la delicatezza dei volti degli anziani Magi, tipici dello stile di Agostino. La terza delle opere esposte fino al 20 dicembre a Brera, la tavoletta con la Madonna con Bambino e un Angelo, attribuita al solo Giovanni Agostino da Lodi - proveniente da una collezione privata - è opera di minor impatto ma ugualmente di ottimo livello. Il restauro è stato effettuato da Paola Borghese e Andrea Carini. Anche in questo caso, in seguito all'intervento, sono diventati lampanti stili ed influenze. Schietta è la derivazione veneta. Per la Madonna con Bambino e un Angelo, però, il riferimento diretto non è la generazione di Giorgione, come nelle prime due Tavole, ma quella appena precedente ed in particolare quella di Cima da Conegliano. La medesima impostazione della Vergine e del Bambino la ritroviamo, inoltre, in una delle opere tarde del lodigiano, la Pala di Gerenzano, forse l'ultimo grande capolavoro dell'artista. 

IN MOSTRA A PALAZZO REALE LE ORIGINI DELLA MODERNITÀ LA STORIA DI MILANO E DELL'UNIVERSITÀ BOCCONI INTRECCIATE NELL'IMPETUOSO PROCESSO DI MODERNIZZAZIONE AGLI INIZI DEL '900 
Milano 4 novembre 2002 - Se Milano è la città italiana più moderna, proiettata da sempre verso l'Europa, parte del merito va sicuramente ad una delle sue università più prestigiose. L'Università Bocconi celebra a Palazzo Reale il centenario della sua nascita, intrecciando strettamente la sua storia con quella della città. Fondata da una famiglia di ricchi commercianti nel 1902, la Bocconi ha rappresentato, dopo l'apertura del Politecnico nel 1863, la spinta agli studi di economia, settore vitale per una città immersa nel commercio e nella prima produzione industriale. La mostra di Palazzo Reale celebra gli anni tra il 1890 e il 1915 ruotando intorno al tema della "Modernità". Una modernità che fu vorticosa, forse non indolore: la prima centrale elettrica, 400mila immigrati al lavoro nelle fabbriche delle periferie buie e squallide dipinte da Sironi, lo sviluppo della Borsa, la Grande Fiera, la Permanente. Una rappresentazione non certo facile né rilassante, che è stata risolta con un percorso diviso in tre sezioni: il Labirinto della modernità, Milano si trasforma, il Futuro della modernità. Circa 600 oggetti sono in esposizione, in una varietà che spazia da opere d'arte come i dipinti di Canaletto, Previati, Boccioni, Carrà a un triciclo, la bicicletta da corsa Bianchi, le prime tessere sindacali, la turbina Francis progettata dalle Costruzioni Riva per l'impianto delle cascate del Niagara. Installazioni innovative e tecnologicamente avanzate, come un'immaginaria mongolfiera e labirinti virtuali, contrastano fortemente con le strutture del piano nobile di Palazzo Reale. Spezzoni di film rari e inediti fino ad una grande installazione audiovisiva costruiscono un viaggio temporale di forte impatto emotivo: lo spettatore è sollecitato a interrogarsi sugli stili di vita che si sono imposti a distanza di cento anni da quelle origini. "Il Mondo nuovo. Milano 1890-1915 ", 10 novembre - 28 febbraio 2003, Milano, Palazzo Reale, Catalogo Electa 

MANZU' L'UOMO E L'ARTISTA ROMA, PALAZZO VENEZIA, 28 NOVEMBRE 2002 - 2 MARZO 2003 
Roma, 4 novembre 2002 - La Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano, Banca IntesaBci e Gioco del Lotto - Lottomatica, copromotori, annunciano che il giorno 28 novembre 2002 sarà inaugurata, presso la prestigiosa sede del Palazzo di Venezia a Roma, una ampia retrospettiva dedicata al grande scultore italiano Giacomo Manzù, scomparso nel gennaio 1991, che lo celebra a undici anni dalla sua morte negli stessi Saloni dove più di trent'anni fa (1966) una memorabile retrospettiva ricordava Marino Marini, che con Manzù e Arturo Martini rappresenta le tre M della Rinascenza della scultura italiana del ventesimo secolo. La mostra, posta sotto il Patronato del Presidente della Repubblica e promossa dal un ampio Comitato presieduto dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio onorevole Gianni Letta, è a cura del professor Claudio Strinati, Soprintendente per il Polo Museale di Roma, coadiuvato da Livia Velani per l'allestimento e la scelta effettuata nella ricca e poliedrica attività di Manzù. Egli fu, infatti, grande sperimentatore delle diverse tecniche antiche, come l'encausto, l'intarsio, il bassorilievo 'stiacciato', il cesello, lo sbalzo, la fusione a cera perduta e la doratura a mercurio, nonché delle più moderne espressioni artistiche, come l'incisione nel cristallo, la creta, lo stucco, l'intaglio in ebano, l'acquaforte unita all'acquatinta. L'insieme delle opere rappresenta uno dei nuclei più cospicui della sua produzione, comprendendo una settantina di sculture, con un altrettanto numero di pitture e grafiche, che, accanto alla sua fama di scultore, lo celebrano pittore, disegnatore e incisore eccelso, tutte provenienti da importanti collezioni private e dai più prestigiosi musei italiani e stranieri, come il Museo Ludwig di Colonia, il Guggenheim Museum di New York, L'Accademia Carrara di Bergamo e il Museo di Brera di Milano. Giacomo Manzù, uno degli artisti più rappresentativi della cultura italiana per il suo "elevato idioma figurativo, che è insieme moderno e antico" (G.C.Argan in Giacomo Manzù ieri ed oggi cat. Shimonosehi-Iwaki, 1984) ha conferito al messaggio cristiano un'attualità di alto valore artistico. Dagli esordi con forme 'primitive', alle testine in cera e in bronzo di 'sfumato' medardiano, all'impegno sociale nelle famose formelle delle Crocefissioni del 1939, in cui l'iconografia del sacrificio di Cristo esprime la protesta contro la guerra e diviene l'emblema contro ogni tipo di violenza. La sua produzione religiosa è nota in tutto il mondo per i Cardinali e l'esecuzione della porta della Basilica di San Pietro, che gli consentì di stringere un rapporto profondo con il Papa Giovanni XXIII suo conterraneo bergamasco. La poetica di Manzù, oltre all'aspetto morale e cristiano, è ricca di altri motivi ispirati alla sua vita d'artista e di uomo. I sentimenti più intimi sono espressi nei temi che si snodano nel tempo, come "Pittore con modella", gli "Amanti", il "Passo di danza", la "Donna distesa", il gioco dei bambini legato all'amore per la natura. I frutti della terra esaltati nel tema della "Sedia", che Gombrich definì il primo esempio di 'natura morta' in scultura (E.H.Gombrich, A cavallo di un manico di scopa, 1971), ritornano nella 'fiasella' caravaggesca intitolata Divertimento (cestino con frutta) degli anni Ottanta: "Una cestina di vimini con due pere e due tralci di vite, niente di più modesto, niente di più essenziale... come un'offerta votiva..."(C.Brandi, "Manzù la scultura è un raggio di luna", 1983). Una particolare attenzione è stata rivolta nel ripercorrere tutto l'arco dell'attività dell'artista, al lento sbocciare della sua poetica personale, dai suoi esordi nel 1929, fino a tutti gli anni Quaranta, culminati con il Gran Premio per la Scultura nella Biennale di Venezia del 1948, ex aequo con Henry Moore, nell' indiscusso excursus di maestro, fino agli Ottanta, in cui ultima commissione ufficiale, inaugurata nel 1989 nella sede dell'ONU a New York, è "La Pace", bronzo dorato alto più di sette metri, raffigurante una madre con bambino. Mostra nella mostra, la sala riservata alle opere di Manzù acquisite dalla Provincia di Bergamo in onore al maestro nato nel proprio territorio. Per informazioni e prenotazioni: Grande Mostra Manzù, tel. 06.32650712 - fax 06.32650715 

GIOCA L'ARTE: MUSEO BAGATTI VALSECCHI - MILANO, MUSEI CAPITOLINI-ROMA, MUSEO DI CAPODIMONTE-NAPOLI 9 NOVEMBRE 2002 - 5 GENNAIO 2003 
Roma, 4 novembre 2002 - Il 9 novembre prende il via la IIa edizione di "Gioca l'arte" la manifestazione dedicata ai bambini che Walt Disney e Civita hanno ideato e organizzato mettendo in campo la propria esperienza e fantasia allo scopo di avvicinare i giovani all'arte giocando insieme ai mitici personaggi Disney. Lo scorso anno più di 25.000 bambini hanno partecipato a "Gioca l'arte", realizzata ai Musei Capitolini, il più prestigioso museo di Roma. Un vero successo, riscontrato nell'entusiasmo di genitori e figli, che ha spinto gli organizzatori a coinvolgere altri due celebri e importanti musei italiani: il Museo di Capodimonte a Napoli e il Museo Bagatti Valsecchi a Milano. Oltre ad assumere una valenza nazionale, la manifestazione è un emblematico esempio di una valida cooperazione tra un museo comunale (i Capitolini), un museo statale (Capodimonte) e uno privato (Bagatti Valsecchi); infatti l'evento, patrocinato dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Educative e Scolastiche, Assessorato alle Politiche Culturali - Sovraintendenza ai Beni Culturali, dalla Regione Campania e dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale di Napoli, è stato realizzato, secondo le specifiche competenze, con il contributo scientifico della Direzione dei Musei Capitolini, del Museo di Capodimonte e del Museo Bagatti Valsecchi. 

A VILLA LUPPIS, TRASCINATI NEI VORTICI DI LUCE DI VAN GOGH DAL 9 NOVEMBRE AL 30 MARZO 2003.
Pordenone, 4 novembre 2002 - Con Monet è stato un successo strepitoso. Con Van Gogh sarà un'apoteosi. E se al centro dei vortici di luce del grande maestro olandese, illuminati dal suo genio, ci saremo tutti noi, lo dovremo anche a Giorgio e Stefania Luppis, la coppia creativa, proprietaria dell'omonima, elegante Villa di campagna in provincia di Pordenone. Quelli che "se non ci fossero, bisognerebbe inventarli". Il caso: Treviso propone, dal 9 novembre 2002 al 30 marzo 2003, un nuovo, grande appuntamento d'arte con Vincent Van Gogh e i maggiori interpreti dell 'Impressionismo. Basterebbe questo accenno per fa drizzare le antenne agli appassionati di pittura: dal 1874, anno della prima esposizione impressionista, al 1886, anno dell'ultima, fino 1890, anno della morte di Van Gogh, che segna una cesura tra il mondo com'era prima e come fu dopo l' opera del magnifico olandese. Con le autorevolissime presenze di Seurat e di Signac, ma anche con un elenco strabiliante di "firme": Boudin, Manet, Monet, Cezanne, Renoir, Pissarro, Sisley, Degas, Toulouse Lautrec, Gaiguin. 120 opere convocate da tutto il mondo a Treviso, nella Casa dei Carraresi, formano un percorso, in cinque sezioni, che ruota intorno a un nucleo centrale, costituito dall'avventura impressionista. Dal dileggio della critica in occasione del primo Salon parigino, all'ultima mostra ufficiale dei "folli del colore". I quindici anni che cambiarono la storia della pittura mondiale! L'occasione: come per le precedenti Mostre trevigiane, anche per questo terzo, imperdibile appuntamento sull'Impressionismo e l'età di Van Gogh, Giorgio e Stefania Luppis hanno pensato ai loro ospiti. Villa Luppis è stata dimora dei Camaldolesi (XI secolo), poi centro mondano e diplomatico ai tempi di Napoleone. Oggi dimora di charme, immersa in un grande parco, con piscina e campo da tennis. Delle sue stanze si è scritto altrettanto: tutto è rimasto inalterato, dal magnifico bureau, ai mobili e agli arredi, dalla quadreria, ai pavimenti in cotto e alle trabeazioni in legno. A Villa Luppis, poi, c'è un altro capolavoro: l'arte di Franco de Bin, che adopera cucchiai, mestoli, salse e ingredienti come Van Gogh (ma anche Monet e compagni) adoperava pennelli, colori e solventi. Con la stessa maestria (lo diciamo senza tema di sembrare irriverenti nei confronti dei geni della pittura) Franco delizierà gli ospiti di Villa Luppis con i suoi "omaggi" al Grande Olandese. Eccone alcuni esempi da "collezione": per antipasto il "Giardino in fiore con sentiero" (filetto di gallinella con perle di verdure); "Campo di grano con corvi" è il primo piatto (caramelline di verza e tartufo con zafferano e.); il Sanpietro in crosta interpreta la sinfonia in verde e viola delle favolose "Iris" e la roulade di biscuit al cioccolato con tortino agli amaretti e crema di vaniglia e pistacchio non può essere che l'immortale "Notte stellata", pazza di vortici di luce. Ma le proposte di Villa Luppis non sarebbero deliziosamente speciali se Giorgio e Stefania non avessero pensato a qualcosa di veramente unico. Una serie di idee che conferiscono alla loro offerta un tocco di assoluta originalità, oltre che di buon gusto. Nei giorni della Mostra qui si respirerà arte ovunque, dalla tavola alle pareti. Patron Giorgio si è rivolto a Giorgio Casarin, un pittore che dagli anni '70 a oggi ha collezionato un numero di presenze artistiche di tutto riguardo: una trentina tra personali e collettive, per tacer di affreschi, tecniche murali, partecipazione a concorsi, corsi, e seminari, con un intenso programma anche per l'ultima parte del 2002. Casarin ha preparato in esclusiva per Giorgio Luppis una stupenda acquaforte e Giorgio farà dono di una copia numerata e firmata a ciascuno dei suoi ospiti, in occasione dei weekend di Van Gogh. L'altra sorpresa è fatta di dritti e di rovesci, eseguiti anch'essi.a regola d'arte, quelli del bellissimo maglione di cashmere "Van Gogh", offerto a un prezzo privilegiato. Tutto questo, insieme con un pernottamento, una cena a tema con wine tasting e un ingresso alla Mostra a soli 207,00 euro a persona è compreso nella strepitosa offerta. Più altre facilities messe a disposizione da Villa Luppis, tutto l'anno (card per superacquisti in zona, trasporto ospiti, trattamento speciale bambini ecc.) Per informazioni: Villa Luppis è a Rivarotta di Pasiano, in provincia di Pordenone (circa 40 minuti d'auto da Venezia), tel. 0434-626969. www.villaluppis.it  E-mail: hotel@villaluppis.it

ANNI VENTI E TRENTA. L'ARTE A BRESCIA FRA LE DUE GUERRE BRESCIA, PALAZZO BONORIS, 16 NOVEMBRE 2002 - 12 GENNAIO 2003 
Brescia, 4 novembre 2002 - L'Esposizione Anni Venti e Trenta. L'arte a Brescia fra le due guerre intende indagare un periodo scarsamente frequentato dagli studi storico artistici ma che ha rivelato sorprendenti novità, un periodo che si dipana fra gli estremi cronologici di due "scomode" presenze: quelle di D'Annunzio e di Mussolini, entrambi residenti, nei loro ultimi anni, in terra bresciana. Gli studi e le ricerche condotte per preparare quest'esposizione hanno rivelato il forte tessuto culturale di una città, certo di provincia, cui non mancava in ogni caso una sua dignitosa autonomia, fra importanti centri come Venezia, con la sua Biennale, e Milano, culla del "Novecento" di Margherita Sarfatti La mostra prende l'avvio dal graduale ritorno alla vita civile dopo gli sconvolgimenti della "guerra sull'uscio di casa", con i doverosi omaggi agli artisti scomparsi ma anche con iniziative di respiro nazionale. In città fu dedicata un'importante retrospettiva a Romolo Romani mentre sul Garda si allestì un'esposizione del paesaggio che radunava opere dei principali artisti italiani da Segantini a Filippini, da Previati a Grubicy senza trascurare artefici più o meno emergenti, come, tra gli altri, Marussig, Tosi, Vecchia ecc., raccolti in una speciale sezione. Nell'immediato dopoguerra la locale Associazione Arte in Famiglia continuò ad esprimere valori legati alla tradizione tardo-ottocentesca, quella del Naturalismo "alla Fililippini accanto ad ammiccamenti al Simbolismo di un Bertolotti o al Divisionismo di Togni e Soldini mentre non si avvertono segni di conoscenza delle inquietudini che sembrano sconvolgere a livello europeo le avanguardie artistiche. E naturale quindi che l'esperienza bresciana sia facilmente assorbita dalle nuove istituzioni legate al regime fascista e che la "normalizzazione" proceda senza sussulti. La sostanziale totalità degli artisti bresciani aderisce al Sindacato Provinciale Fascista di Belle Arti e partecipa regolarmente all'esposizioni periodicamente da questo organizzate a livello locale, regionale e nazionale. Tre nostri artisti emergeranno e otterranno riconoscimenti a livello nazionale i pittori Cesare Monti e Virgilio Vecchia e lo scultore Angelo Rigetti. Numerose loro opere furono acquistate dalle principali istituzioni pubbliche nazionali e figurano oggi nelle collezioni d'importanti musei come la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma o la milanese Galleria d'Arte Moderna. Accanto a questi tre nomi è unito quello del palazzolese Matteo Pedrali che, se non riscosse a livello ufficiale il successo degli altri, seppe ritagliarsi una dignitosa nicchia personale nel panorama dei grandi del novecento italiano. L'esposizione, che intende ricostruire il clima artistico della città in quegli anni, non raccoglie solo le opere degli artisti locali ma li affianca con quadri di Previati, Gola, Longoni, Cascella, Dudreville, Salietti, Focardi, Ambrosi, Casarini Sironi, ecc. che furono spesso presenti in città e largamente collezionati nelle famiglie bresciane. Una Sezione particolare sarà dedicata alle figure che cronologicamente delimitano questa rassegna: di D'Annunzio e Mussolini, estranee, ma nello stesso tempo legate, anche tragicamente, alla nostra terra. Si presenteranno alcune testimonianze delle vastissime collezioni conservate nell'ultima residenza di Gabriele D'Annunzio, il Vittoriale di Gardone Riviera, e alcuni dei pochi oggetti superstiti, provenienti dalla collezione artistica privata di Benito Mussolini, fortunosamente scampati ai saccheggi e recuperati nella sua ultima residenza di Gargnano. Per informazioni e prenotazioni, tel. 030.46499 www.comune.brescia.it www.cdobrescia.it 

LA CITTÀ DI GAIBAZZI (1935-1974) PARMA - PALAZZO PIGORINI ED EX-GALLERIA MAZZOCCHI 14 DICEMBRE 2002 - 16 FEBBRAIO 2003 
Parma, 4 novembre 2002 - La mostra, organizzata dall'Assessorato alle Attività Culturali e Teatrali del Comune di Parma, dalla Fondazione Monte di Parma e dall'Associazione Remo Gaibazzi, intende contribuire all'azione di divulgazione e di approfondimento dell'opera del grande artista parmigiano Remo Gaibazzi (1915 - 1994), prima fine caricaturista, poi denso e cupo, originalissimo esponente della pittura neorealista e infine uno dei massimi artisti italiani della neoavanguardia. Una pop-art, la sua, che cala i colori alterati, i tagli prospettici impossibili, l'iterazione - divenuta insieme cifra stilistica e sarcastica denuncia estetica - nel panorama culturale italiano, locale addirittura: non fumetti, ritratti di Marilyn o scatole di pomodoro sono le sue ossessioni visive, ma gli infiniti scorci della sua città, Parma, sempre deserta, luogo metafisico di solitudine e alienazione, patria amata e insieme freddamente, criticamente vivisezionata. Il titolo della mostra - che riprende quello scelto dallo stesso Gaibazzi per una sua personale nel 1959 - indica il tema che si è scelto come filo conduttore per dare una visione organica ed approfondita del primo grande periodo produttivo del pittore, compreso tra il 1935 e il 1974: date, rispettivamente, del primo giornale in cui compaiono sue caricature e dell'ultima mostra in cui la sua pittura è ancora rappresentativa (nel periodo successivo scomparirà qualunque forma di rappresentazione). In effetti, nell'arco di quei decenni, come è stato ripetutamente sottolineato in sede critica, la protagonista della sua pittura continua ad essere la città in cui vive, anche se l'immagine che ne ha dato il pittore si trasforma per effetto di una profonda evoluzione stilistica, che sarà possibile seguire passo per passo nelle sale della mostra. La sezione iniziale è dedicata alla produzione del Gaibazzi caricaturista: questa, che si può considerare la preistoria delle sua pittura, verrà per la prima volta documentata in maniera dettagliata con l'esposizione non soltanto dei giornali su cui comparivano i suoi disegni, ma anche di numerosi originali (talvolta mai stampati e comunque mai esposti). Già in quest'ambito si può registrare un'evoluzione dalle prove giovanili (ispirate a Novello o a Garetto) ai più maturi risultati del dopoguerra (in cui si attesta l'influenza di Steinberg e di Grosz): se la satira si fa più tagliente, il tratto si fa più nitido e più ampio, allargandosi talvolta a quadri d'insieme (la piazza del mercato, o l'interno del teatro, o il sagrato della cattedrale) incredibilmente fitti di figure. La capacità di cogliere al volo la fisionomia dei singoli (l'intellettuale o l'elegantone, la beghina o la bellona) si dimostra insomma pari alla capacità di rendere l'atmosfera di un ambiente collettivo. Le potenzialità latenti in quegli umili lavori si dimostrano nelle chine acquarellate in bianco e nero che Gaibazzi comincia a produrre quando smette di lavorare per la carta stampata verso la metà degli anni '50. I modelli che lo hanno spinto ad approfondire la sua ricerca oltre la dimensione della caricatura sono Ben Shahn e gli esponenti della Nuova Oggettività, ma l'artista dimostra un'originalità che lo distingue nella schiera dei neorealisti, tra i quali per altro si colloca soprattutto per i temi che affronta. Di questo periodo, che si inaugura con la prima personale del 1955, la mostra ha recuperato i pezzi più significativi (molti dei quali mai più esposti da allora), in particolare quelli segnalati dai primi critici che hanno apprezzato l'artista (A. Ghidiglia Quintavalle, M. De Micheli, R. Tassi) e che perciò permettono di seguire sia l'evoluzione dell'artista, sia il suo dialogo con l'intellettualità non soltanto locale. Della fase di transizione che segue il periodo neorealista a partire dei primi anni '60 (con la personale del 1962, se si vuole fissare una data), la mostra documenta analiticamente l'evoluzione dai cupi paesaggi urbani deserti di presenze umane fino alle tele emulsionate del 1966, che segnano lo spostamento di Gaibazzi su posizioni affini a quelli della neoavanguardia: la tecnica dei multipli - largamente impiegata dalla pop-art - è utilizzata dal pittore in chiave schiettamente benjaminiana, perché la stessa immagine viene riprodotta in formati diversi con lo scopo dichiarato di abbassare il prezzo dell'opera e di distruggerne l'"aura" (in mostra è stato possibile esporre un esemplare - davvero più unico che raro - di una serie completa in quattro diversi formati). La dimensione politica dell'operazione, per altro, è strettamente connessa (come è stato subito sottolineato da C. Costa) ad un'esplicita presa di posizione contro il naturalismo patrocinato da Arcangeli. E' procedendo in questa direzione che Gaibazzi approda, a partire dal 1967, alle grandi immagini pop dei monumenti storici, reinventandosi il paesaggio urbano. Di questa fase - che trova il suo momento culminante nella mostra all'Università di Parma del 1970 - sono stati scelti i dipinti che meglio illustrano la profonda trasformazione in atto: attraverso un processo di progressiva astrazione dai dati percettivi, l'immagine del monumento viene dapprima trasformata in emblemi e poi in sigle quasi del tutto prive di riferimenti rappresentativi. Quest'ultima tendenza si attesta soprattutto nella mostra del 1974, che se per un verso conclude il primo grande ciclo - figurativo - della pittura di Gaibazzi (con essa quindi si conclude anche la presente esposizione), per altro verso anticipa con le sue tensioni la posteriore fioritura produttiva. La mostra verrà inaugurata sabato 14 Dicembre 2002 alle ore 17 a Palazzo Pigorini in via Repubblica 29, in pieno centro di Parma. Curatori dell'iniziativa sono Andrea Calzolari, Maurizio Gatti e Riccardo Panattoni. Il catalogo è edito da Mazzotta. La mostra rimarrà aperta dal 14 Dicembre 2002 al 16 Febbraio 2003 tutti i giorni tranne i lunedì non festivi, con orario dalle 10 alle 18. L'ingresso è libero. Per informazioni: book-shop di Palazzo Pigorini, tel. 0521/218967; IAT del Comune di Parma, tel. 0521/218889, e-mail turismo@comune.parma.it 

WINTERTHUR SPONSORIZZA IL "RITORNO IN ITALIA" DI MARIO COMENSOLI
Milano, 4 novembre 2002 - Dal 1° novembre 2002 al 6 gennaio 2003, Winterthur Italia sarà sponsor della prima grande mostra antologica del pittore Mario Comensoli, ospitata dalla Fondazione Mazzotta a Milano, presso le sale della Posteria. Si tratta di un evento di notevole importanza culturale che segna, dopo anni di assenza, il ritorno dei quadri dell'artista svizzero in Italia e che si inserisce nell'ambito delle iniziative promosse dal Gruppo per sostenere l'arte e la cultura. Comensoli infatti, pur essendo poco conosciuto da gran parte del pubblico italiano, è uno dei più importanti artisti svizzeri del secolo scorso, nonché uno dei maggiori esponenti del realismo pittorico. Figlio di un toscano emigrato in Svizzera, Comensoli è spettatore dei cambiamenti che hanno segnato lo sviluppo economico e sociale della Confederazione elvetica e che rappresentano in larga parte i temi ricorrenti delle sue opere. Il legame tra la pittura di Comensoli ed il marchio Winterthur Italia è dunque forte: entrambe rappresentano un mix tra due culture, italiana e svizzera, e sono profondamente ancorati alla realtà sociale. Se l'impegno del pittore si manifestava anche attraverso la fedele rappresentazione del mondo operaio e delle condizioni di vita degli emigranti, la responsabilità di una moderna compagnia assicurativa si esprime attraverso un'attenzione costante al contesto nel quale opera. Winterthur oggi cerca di diffondere una "cultura assicurativa" e fornisce soluzioni innovative e personalizzate per la prevenzione e la copertura dei rischi che frenano lo sviluppo della società, coniugando ad una creatività tutta italiana la precisione e l'affidabilità proprie di un grande Gruppo svizzero. Winterthur, divisione assicurativa di Credit Suisse Group, è una delle principali compagnie di assicurazione in Europa. Winterthur offre ai clienti privati e alle imprese una gamma completa di prodotti assicurativi attraverso i canali di vendita tradizionali e internet. In Italia Winterthur ha realizzato negli anni scorsi un'importante fusione con altre cinque compagnie e ha raggiunto oggi una dimensione, in termini di ampiezza della rete di agenzie (circa 850 diffuse su tutto il territorio nazionale) e di portafoglio clienti (circa due milioni fra persone fisiche e giuridiche), che le permettono di affrontare in termini competitivi le sfide di un mercato in rapida evoluzione. Con una raccolta premi consolidata pari a 1.778,9 milioni di euro nel 2001, Winterthur è una delle principali compagnie del mercato assicurativo italiano. 

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