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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 15 Marzo 2011
ALLARME NUCLEARE: IL PARLAMENTO EUROPEO QUASI PROFETICAMENTE AVEVA FISSATO IL 15 FEBBRAIO SCORSO I LIVELLI DI RADIOATTIVITÀ MASSIMI AMMISSIBILI PER I PRODOTTI ALIMENTARI E PER GLI ALIMENTI PER ANIMALI  
 
 Lecce - Prima che nel mondo irrompesse prepotentemente e con rinnovato timore l’incubo del nucleare e quindi meno di un mese prima dei tragici eventi del Sol Levante, quasi profeticamente, il 15 febbraio scorso il Parlamento Europeo ha adottato una propria risoluzione al regolamento del Consiglio Euratom che istituisce un sistema che detta i livelli massimi tollerabili di radioattività per i prodotti alimentari e per gli alimenti per animali in caso di un incidente nucleare o in qualsiasi altra possibile emergenza radioattiva. Non dimentichiamo, infatti, ricorda Giovanni D’agata, componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” che anche in Europa sono attivi ben 195 impianti e quindi è opportuno rammentare che anche la popolazione europea è soggetta ai pericoli connessi e per dipanare ogni dubbio, chi scrive ritiene utile anche alla luce del disastro di Cernobyl che sconvolse il Vecchio Continente negli anni ’80 e dei recentissimi fatti poc’anzi ripresi relativi al Giappone, una politica europea unitaria di abbandono del nucleare quale fonte energetica e di smantellamento graduale di tutte le centrali atomiche presenti. La statuizione dell’organo europeo, peraltro, affonda le sue radici nell’art. 168 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue), per il quale “nella definizione e nell´attuazione di tutte le politiche ed attività dell´Unione è garantito un livello elevato di protezione della salute umana” e gli Stati membri sono responsabili di verificare la conformità di alimenti e mangimi anche rispetto ai livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva stabiliti nel nuovo regolamento. Il regolamento, disponibile sul sito dell’Europarlamento, è composto di 11 articoli e 5 allegati che riportiamo in sintesi: - in caso di incidente nucleare o emergenza radiologica, la Commissione adotta immediatamente una decisione – valida per non più di tre mesi - sull’applicazione dei livelli massimi ammissibili di contaminazione, in conformità agli allegati del regolamento. La Commissione è assistita da un comitato di esperti scientifici indipendenti, competenti in materia di sanità pubblica e sicurezza alimentare (art. 2). - la Commissione aggiorna gli allegati con atti delegati (da notificarsi al Parlamento europeo e al Consiglio, che hanno due mesi per obiettare), tenendo conto di ogni nuovo dato scientifico disponibile o, quando necessario, dopo un incidente nucleare o un’emergenza radiologica (art. 3-6). - i prodotti alimentari o gli alimenti per animali non conformi ai livelli massimi ammissibili non possono venire immessi sul mercato. Il regolamento si applica anche ai prodotti alimentari e mangimi importati da paesi terzi, in transito doganale o destinati all´esportazione. Gli Stati membri verificano la conformità con i livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva. Per questo fine, organizzano un sistema di controlli ufficiali e la comunicazione al pubblico, in conformità all´art. 17 Re. Ce n. 178/2002 (art. 7). - entro marzo 2012 la Commissione dovrà presentare al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione su un meccanismo per indennizzare gli agricoltori i cui prodotti alimentari siano stati contaminati oltre i livelli massimi e non possano essere immessi sul mercato. Tale meccanismo dovrebbe essere basato sul principio «chi inquina paga» (art. 8). - il regolamento, infine, abroga i precedenti (Euratom) n. 3954/87 del Consiglio e n. 944/89 e n. 770/90 della Commissione (art. 10).  
   
   
TEMPERATURE DELL´ACQUA PIÙ ALTE? IL MERLUZZO POTREBBE NON PREOCCUPARSENE TROPPO  
 
Ricercatori in Danimarca hanno usato una tecnologia sofisticata per determinare la temperatura limite per i merluzzi. Presentate nelle Marine Ecology Progress Series, le scoperte sono un risultato del progetto Codyssey ("Cod spatial dynamics and vertical movements in European waters and implications for fishery management"), che è stato supportato nell´ambito del programma "Qualità della vita e gestione delle risorse viventi" del Quinto programma quadro (5° Pq) dell´Ue. Le loro scoperte indicano che l´acqua più calda non è poi così dannosa per i merluzzi adulti quanto pensi la maggior parte della gente. L´acqua fredda non è un elemento negativo per il merluzzo. Quindi, se il riscaldamento globale sta influenzando qualsiasi cosa su questo pianeta, come se la caveranno i merluzzi? Gli esperti affermano che questo pesce dovrà riuscire ad affrontare in modo diretto le crescenti temperature del mare. Ecco allora i partner del progetto Codyssey, che hanno esaminato esattamente a quali temperature si trovano i merluzzi nel Nord-est Atlantico. Centinaia di merluzzi sono stati attrezzati con modernissimi minitermometri per vedere con precisione quanto calda dev´essere l´acqua perché essi ne siano influenzati negativamente. Ricercatori provenienti da varie istituzioni europee, compreso l´Istituto nazionale di risorse acquatiche in Danimarca (Dtu Aqua), hanno collocato indicatori di temperatura all´avanguardia su oltre 2000 merluzzi di vari stock dell´Atlantico del Nord, vale a dire nel Mar Baltico, nel Mare del Nord e nello stretto di Skagerrak. Secondo i ricercatori, gli indicatori hanno registrato e immagazzinato le temperature dell´acqua attorno ai pesci per oltre 12 mesi a intervalli regolari prefissati. Finora il team ha catturato 902 merluzzi mediante la pesca, e ha rispedito i dispositivi contenenti i dati registrati al laboratorio. "Possedere dati provenienti da uno studio così grande e completo è un fatto eccezionale," ha detto il professor Ken Haste Andersen di Dtu Aqua. Ma perché il merluzzo e non qualche altro pesce? I ricercatori spiegano che due importanti caratteristiche del merluzzo li hanno aiutati a fare questa scelta: si tratta di un pesce importante dal punto di vista commerciale e la sua taglia è sufficientemente grande da permettergli di trasportare il dispositivo elettronico senza che questo gli arrechi fastidio. "Alcuni pesci sono stati trovati a temperature molto basse, fino a -1,5°C, mentre altri nuotavano abbastanza tranquilli in acque che avevano quasi 20°C sopra lo zero," fa notare il professor Andersen. "Questo mostra che i merluzzi sono dei pesci abbastanza adattabili e in grado di tollerare temperature superiori a quanto si riteneva in precedenza. Tuttavia, anche se questo è generalmente vero per i merluzzi adulti, essi sembrano essere abbastanza più tradizionali nella loro scelta della temperatura dell´acqua quando depongono le uova," ha aggiunto. "Durante questo periodo, tutti gli stock di pesci studiati regolarmente trovavano dell´acqua con una temperatura tra uno e otto gradi Celsius. Questo indica che gli stadi di uovo e larva della vita di un merluzzo potrebbero rappresentare un momento particolarmente vulnerabile per quanto riguarda gli effetti del cambiamento climatico." Si deve comunque sottolineare che anche se il merluzzo del Nord-est Atlantico è in grado di sopravvivere in acque con temperature che raggiungono i 20°C, non ci sono garanzie che tutti i merluzzi adulti possono tollerare tutte le temperature. Ad esempio, trasferire il merluzzo dal Mare del Nord al nord dell´Islanda, con temperature dell´acqua di -1.5°C, avrebbe un effetto negativo sui pesci. "Ogni stock di pesci in ciascuna area è ben adattato alle condizioni locali," sottolinea il professor Andersen. "È risaputo che i merluzzi possono vivere in acque a temperature sotto lo zero, poiché sono in grado di produrre proteine antigelo che li proteggono." Applicando ai merluzzi dei termometri che registrano i dati, gli scienziati in Europa dispongono di un quadro molto più chiaro di come i pesci tollereranno gli aumenti della temperatura dell´oceano. Inoltre, i risultati del progetto Codyssey stanno aiutando i ricercatori a comprendere meglio i movimenti orizzontali e verticali dei merluzzi, e a migliorare le loro previsioni sui movimenti degli individui e sulle distribuzioni stagionali degli stock. Per maggiori informazioni, visitare: Codyssey: http://www.Codyssey.co.uk/  Marine Ecology Progress Series: http://www.Int-res.com/journals/meps/    
   
   
TAGLI SETTORE ZOOTECNICO, IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA DELLE REGIONI ERRANI SCRIVE AL MINISTRO FITTO  
 
 Roma - Il Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha scritto una lettera al Ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaelle Fitto sul problema dei mancati finanziamenti alle Associazioni degli allevatori e in particolare sulle difficoltà derivanti dai tagli per il settore zootecnico, conseguenza della manovra estiva. “Reitero e sollecito al Governo – scrive Errani – la convocazione entro una settimana di un incontro che possa fare chiarezza sull’intera vicenda e conduca in tempi rapidi ad individuare soluzioni atte a scongiurare il rischio di uno smantellamento dell’intero sistema”. Nella lettera inviata il 10 marzo il Presidente della Conferenza delle Regioni ricorda che “la situazione sui territori sta diventando sempre più insostenibile e che le associazioni per sopravvivere hanno dovuto far ricorso alle anticipazioni bancarie”. “Se nei prossimi giorni non perverranno dal Governo segnali positivi per l’apertura di un confronto fattivo – conclude Errani – sarà messo in crisi il già difficile sistema delle relazioni Stato-regioni in materia di agricoltura”. Una precedente richiesta in tal senso, a nome di tutte le Regioni e Province autonome, delle organizzazioni professionali e delle rappresentanze del mondo agricolo e sociale, era stata fatta da Errani il 24 febbraio scorso.  
   
   
LOMBARDIA: AGROALIMENTARE PIACE IN AMERICA ´TRUE LOMBARDY, TRUE LOVE´  
 
Milano - "I prodotti tipici agroalimentari proseguiranno la loro conquista del Nord America grazie al sostegno sinergico di Regione Lombardia, Unioncamere e Buonitalia spa". Lo ha detto nella sede di Unioncamere Lombardia l´assessore all´Agricoltura della Regione Lombardia Giulio De Capitani, intervenendo al convegno ´Dalla Lombardia al Nord America, promozione dei prodotti tipici agroalimentari´. "Il progetto pilota di diffusione dell´agroalimentare ´True Lombardy, True Love´ - ha ricordato l´assessore De Capitani - ha coinvolto 107 aziende, in rappresentanza di tutte e 12 le province lombarde". "Lo sforzo congiunto di Regione, Unioncamere e Buonitalia spa - ha proseguito De Capitani - è volto a far conoscere il vero prodotto lombardo, minacciato da troppe contraffazioni, e sostenere le nostre imprese agricole nel processo di internazionalizzazione nei mercati del Nord America". "Il progetto ha integrato in maniera coerente varie iniziative - ha ricordato l´assessore -. Abbiamo, ad esempio, organizzato corsi di formazione e informazione sull´e-commerce, promosso lezioni sulle certificazioni europee di tutela per i buyers, organizzato oltre 1400 incontri di affari, realizzato momenti di degustazione presso fiere e mercati e proposto menù con prodotti tipici lombardi nei più noti ristoranti italiani del Nord America". "Abbiamo guardato oltreoceano - ha continuato De Capitani - perché il Nord America è il nostro primo mercato extra-europeo di riferimento e dalle grandi potenzialità per il futuro, ma che occorre affrontare ben preparati". "Anche pensando all´Expo - ha concluso De Capitani - noi puntiamo a far conoscere i veri prodotti ´Made in Lombardy´ e vogliamo creare occasioni per le nostre aziende di essere sempre più protagoniste anche nei mercati stranieri".  
   
   
OGM, VENETO: IL NO DELLE REGIONI ITALIANE IGNORATO DALLA BUROCRAZIA MINISTERIALE  
 
Venezia - “Per me la Costituzione non è un documento d’intenti ma la legge fondamentale, che tra l’altro in materia agricola attribuisce alle Regioni competenza esclusiva. E sugli Ogm le Regioni, cioè le rappresentanze istituzionali politiche e territoriali deputate in materia, sono state chiare e unanimi, senza se, ma o distinguo: assoluta contrarietà rispetto alla autorizzazione della coltivazione degli organismi geneticamente modificati sul territorio nazionale”. Lo ha ricordato l’assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato, spiegando che “spiace constatare come gli uffici ministeriali intendano liquidare la questione come se si trattasse di un cavillo burocratico. Sulle Linee guida di coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificata, Regioni e Province autonome, tenuto conto dei nuovi orientamenti emersi e delle proposte normative avanzate a livello comunitario, hanno considerato la questione, ‘nel merito tecnico e giuridico superata’ dai nuovi orientamenti proposti dalla Commissione Europea’. E dal momento che la normativa europea non si può dunque considerare quindi, non è obbligatorio permettere coltivazioni ogm e le linee guida non sono necessarie”. “E invece la burocrazia ministeriale non solo fa finta di nulla, ma ventila anche l’utilizzo del potere sostitutivo dello Stato su quanto deciso unanimemente dalle Regioni, senza neppure badare al fatto che il ministero cui quell’ufficio fa riferimento sopravvive per altri compiti, di fronte a più referendum popolari che l’avevano abrogato proprio per questa voglia di sovrapporsi”. “A chi non conoscesse i risvolti della questione – ha aggiunto Manzato – faccio presente che dal Ministero è partita per la Presidenza del Consiglio dei Ministri una lettera che richiama la necessità di adottare linee di coesistenza, ignorando quanto avviene a livello comunitario e sostenendo che le Regioni stanno provocando ritardo alle procedure tanto da preoccupare il Ministero, che si appella appunto all’ipotesi di intervenire con l’‘eventuale attivazione del potere sostitutivo’” “A Roma farebbero bene invece a ricordarsi che l’agricoltura nazionale siamo noi, le Regioni con le loro imprese. Semmai è materia di legislazione concorrente quella relativa ai rapporti delle Regioni con l’Unione europea, dove l’Italia deve sostenere la nostra posizione, non il contrario. Mi auguro che, su questo, il Ministro batta i pugni a Bruxelles perché i nuovi orientamenti europei in materia trovino un rapida formazione, non per fermarli. Qui non si tratta di libertà di commercio, ma di lungimiranza e di salvaguardia della nostra libertà e della nostra identità, rispetto ad una sudditanza che potrebbe persino apparire sospetta”.  
   
   
VENETO, LA PESCA IN CRISI: PROGRAMMI A LUNGO TERMINE E LOTTA AI CAVILLI CHE FRENANO AZIONI  
 
Caorle (Venezia) - La crisi della pesca in Adriatico è ormai un fatto strutturale da affrontare tutti assieme con strategie a lungo termine, lottando contro i cavilli di scaldasedie da ufficio che non hanno mai affrontato il mare per procurare cibo per gli altri e reddito per sé e le proprie famiglie. Ne è convinto l’assessore alla pesca del Veneto Franco Manzato, che il 12 marzo a Caorle, in provincia di Venezia, ha nuovamente affrontato i problemi del settore con i presidenti delle Cooperative di pesca del bacino. “Faccio miei i vostri problemi – ha affermato Manzato – e lavoreremo assieme per trovare soluzioni possibili a quello che si sta rivelando un collasso per un settore storico, che ha creato prosperità per millenni e che oggi deve anche affrontare cavilli giuridici che frenano le possibili risposte anziché contribuire a trovarle”. Manzato ha soprattutto ascoltato gli operatori. “Non faccio promesse se non sono in grado di mantenerle e non ho soluzioni miracolose: costruiamo invece come sistema, Regione, filiera, pescatori, un dialogo costruttivo ed efficace che ci porti a definire una programmazione a lungo termine – ha detto ancora l’assessore – per realizzare la quale dobbiamo distribuire le risorse in modo efficace, fronteggiando e cercando di risolvere le problematiche attuali. La situazione è difficile e anche intricata – ha continuato Manzato – ma dobbiamo garantire la massima legalità delle azioni: è un condizione fondamentale che ci permetterà di raggiungere risultati”. I rappresentanti delle cooperative, dal canto loro, hanno ricordato la lista dei problemi che minano il settore e ne determinano l’involuzione. Le loro preoccupazioni sono state riassunte in una relazione consegnata nelle mani dell’assessore. “Dobbiamo costruire i presupposti di una nuova partenza per un settore spesso trascurato”, ha affermato Manzato, accogliendo la richiesta unanime di inserire nell’unità di crisi i rappresentanti di tutte le marinerie del Veneto: “Da un tavolo che deve dare soluzioni, non ci possono essere esclusi, mentre serve la disponibilità di tutti ad ogni livello”.  
   
   
ASSE 3: LE OPPORTUNITÀ PER I TERRITORI IN PROVINCIA DI PARMA IL PRIMO DEI TRE INCONTRI ORGANIZZATI PER PRESENTARE AGLI OPERATORI LE MISURE CONTENUTE NEL PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE. PER IL PARMENSE BANDI PER 7 MILIONI DI EURO  
 
Diversificazione in attività non agricole, incentivazione delle attività turistiche, miglioramento della viabilità rurale locale. Sono solo alcune delle misure contenute nell’Asse 3 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013, che sono state presentate in Provincia nel primo dei tre seminari informativi promossi dall’Ente di piazza della Pace con l’obiettivo di illustrare agli operatori tutte le opportunità offerte dai bandi: bandi che mettono a disposizione del Parmense, sommando le varie misure, un totale di 7 milioni di euro. Ad introdurre l’incontro è stato il dirigente del Servizio Agricoltura e Risorse naturali della Provincia Vittorio Romanini. Le conclusioni sono state affidate al vicepresidente della Provincia Pier Luigi Ferrari. “La presentazione delle misure comunitarie contenute nell’asse 3 – ha detto Ferrari - risponde alla primaria esigenza di “pubblicizzare” al meglio strumenti indispensabili per rispondere alle attese del mondo agricolo e rurale. L’asse 3 si caratterizza per alcuni interventi che riguardano nello specifico le fonti rinnovabili, il recupero della viabilità minore e degli acquedotti rurali, i percorsi enogastronomici, il sostegno alle realtà agrituristiche e all’ospitalità turistica in ambito agricolo, e quindi componenti del turismo rurale che sostanzialmente rispondono all’esigenza di multifunzionalità dell’azienda agricola: la multifunzionalità è il futuro, la linea sulla quale si sta avviando l’Unione europea con i prossimi regolamenti”. Le misure, i cui bandi si apriranno nei primi giorni di aprile, hanno l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita nelle zone rurali e diversificare l’economia rurale. Per quanto riguarda il primo aspetto, gli operatori che lavorano nei territori rurali potranno ad esempio potenziare le infrastrutture e i servizi a scala locale, mentre gli enti pubblici potranno recuperare edifici rurali tipici a finalità collettive, turistico-culturali e di servizio. La diversificazione delle attività agricole passa invece attraverso lo sviluppo dell’attività agrituristica, della didattica, dell’ospitalità turistica e della produzione, dell’impiego e della fornitura a terzi di energia da fonti rinnovabili. La Provincia con l´avvio di queste misure si propone quindi il mantenimento e la creazione di opportunità occupazionali e di reddito, oltre che il miglioramento dell’attrattività dei territori rurali. I prossimi due incontri sull’asse 3 sono in programma il 15 marzo a Borgotaro (ore 10, sede della Comunità montana delle Valli del Taro e del Ceno) e il 30 marzo a Langhirano (ore 10, sede della Comunità Montana Unione comuni Parma est).  
   
   
COTECHINO E ZAMPONE IGP: NEL 2010 HA VINTO LA TRADIZIONE  
 
Milanofiori - Gli italiani a tavola hanno sempre più voglia di gusto e tradizione e non rinunciano al Cotechino Modena e allo Zampone Modena, due prodotti tipici della nostra gastronomia elevati al rango di Indicazione Geografica Protetta (Igp) nel 1999. Secondo i dati forniti dal Consorzio di tutela, nel 2010 le vendite del Cotechino Modena sono salite del 3,7%; la produzione ha superato largamente le 3.000 tonnellate. Anche lo Zampone Modena registra dei trend molto positivi: le vendite sono aumentate dell’1,3%, la produzione è stata circa di 1.500 tonnellate. Come attestato dagli ultimi dati Iri Infoscan, nell’ambito di cotechini e zamponi precotti, ben il 70% dei consumatori predilige quelli a marchio Igp. Infatti Il Cotechino Modena e lo Zampone Modena Igp, oltre ad essere egregi rappresentanti della tradizione salumiera italiana, sono dei prodotti che garantiscono qualità e sicurezza alimentare, grazie ai numerosi e severi controlli sul processo produttivo che assicurano il rispetto di un preciso disciplinare di produzione. “E’ stato un anno molto positivo – ha affermato Paolo Ferrari, Presidente del Consorzio Zampone Modena Cotechino Modena - che ci fa ben sperare per il 2011. Il primo trimestre è partito molto bene, in particolare per il Cotechino. Merito delle campagne stampa degli ultimi anni, che hanno sempre mirato a destagionalizzare il prodotto evidenziandone le caratteristiche nutrizionali e organolettiche e anche la versatilità in cucina”.  
   
   
PUGLIA: VARATA PROROGA PER AIUTI "DE MINIMIS" IMPRESE AGRICOLE  
 
E’ stato prorogato al 30 aprile il termine per la presentazione della domanda per gli aiuti “de minimis” destinati alle imprese agricole pugliesi che hanno pagato interessi passivi nell’anno 2009 a seguito di operazioni di credito effettuate con le banche. Lo rende noto l’Assessore alle Risorse Agroalimentari Dario Stefàno che sottolinea l’importanza dell’aiuto quale “strumento utile soprattutto ai produttori più piccoli, poiché il credito rappresenta molto spesso una variabile importante per i bilanci delle piccole imprese”. “Oltre alla proroga – spiega ancora l’assessore Stefàno - abbiamo previsto alcune novità, condivise con le Organizzazioni Professionali Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Copagri, che riteniamo possano essere particolarmente d’aiuto per i produttori in questo delicatissimo periodo per l’agricoltura pugliese, in cui nonostante gli effetti della crisi e delle avversità naturali tutto il sistema è impegnato a realizzare la strategia di sviluppo del nostro Psr”. Le novità, contenute nella delibera di Giunta regionale n 422, approvata oggi giovedì 10 marzo, prevedono la riduzione da 1.000 euro a 500 euro per l’importo della soglia minima di accesso all’aiuto e l’inserimento tra le tipologie di operazioni ammissibili dei prestiti triennali e quinquennali rivenienti da calamità naturali e/o da diverse esigenze aziendali e dei mutui agrari contratti per adeguamenti strutturali e miglioramenti agrari necessari per sostenere la competitività aziendale. Elevati, inoltre, del 20% i limiti di finanziabilità stabiliti dal Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 15.10.2002 ed eliminati gli scaglioni sui quali applicare le percentuali di aiuto concedibile, ammettendo a contributo l’intera somma riveniente dal calcolo. Riguardo alle modalità di presentazione della domanda di aiuto, come già stabilito con la delibera di Giunta regionale n. 1507 del 25 giugno scorso, si dovrà procedere esclusivamente on-line all’indirizzo www.Uma.regione.puglia.it. La stessa potrà essere compilata tramite i Caa autorizzati che detengono il “fascicolo aziendale”, oppure tramite le Associazioni sindacali e professionali agricole maggiormente rappresentative e convenzionate con la Regione Puglia ai sensi della L. R. 30/82, o ancora tramite liberi professionisti abilitati all’accesso al portale regionale pma.Regione.puglia.it o da abilitare con opportuna delega. La domanda potrà, altresì, essere presentata direttamente dal titolare della azienda agricola (facendo richiesta di credenziali di accesso al sistema via e-mail all´indirizzo helpdeskaiuti@innovapuglia.It indicando: Cognome, Nome, Cuaa, Ragione Sociale Azienda, Provincia e Comune). L’aiuto potrà essere concesso nel rispetto della normativa comunitaria in materia “de minimis” dimostrando di essere iscritti alla Camera di Commercio nell’elenco speciale degli imprenditori agricoli, titolari di impresa agricola e di essere iscritti all’Inps nella gestione previdenziale ed assistenziale dei “ Coltivatori Diretti” e/o degli Imprenditori Agricoli Professionali (I.a.p). Nel caso di società, l’istanza potrà essere presentata qualora almeno un socio risulti iscritto nella gestione assistenziale e previdenziale Inps come “coltivatore diretto” e/o I.a.p. Requisito essenziale per accedere all’aiuto è l’aver pagato ad un Istituto Bancario interessi passivi su esposizioni bancarie nell’anno 2009 per un importo superiore alla soglia minima di €. 500,00. Altri requisiti per accedere all’aiuto: essere titolare di fascicolo aziendale detenuto da Agea e per essa dai C.a.a.; aver condotto almeno dal 1 gennaio 2009 e continuare a condurre, a qualsiasi titolo, un’azienda agricola nel territorio della Regione Puglia; essere in regola con le norme in materia di assunzione in campo agricolo ed aver versato e continuare a versare contributi agricoli; non rientrare tra coloro che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato gli aiuti che sono individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione Europea; non aver beneficiato, a qualsiasi titolo, nel triennio 2008 - 2010 di aiuti de minimis o, in caso contrario, non aver superato la soglia di €. 7.500,00 nello stesso triennio. In tal caso, l’entità dell’aiuto che si andrà a richiedere cumulato agli importi precedentemente ottenuti non deve superare la somma totale di €. 7.500,00 nel triennio. Per le aziende che hanno già presentato la domanda di aiuto, Innovapuglia provvederà al ricalcolo del contributo spettante per effetto dei nuovi criteri introdotti con l’ultimo provvedimento di giunta. Resta comunque ferma la possibilità da parte dell’azienda di presentare una nuova domanda, in sostituzione di quella già presentata. Ulteriori informazioni possono essere richieste al numero 080 4670888 dell’help desk di Innovapuglia o via mail all’indirizzo: helpdeskaiuti@innovapuglia.It  
   
   
MILANO: CIBI SCADUTI DA QUATTRO ANNI, E CON STERCO DI TOPI: VIGILI SEQUESTRANO 902 KG DI ALIMENTI IN ATTIVITÀ ALL’INGROSSO CINESE E ARABA  
 
Duplice operazione del Nucleo Annonaria della Polizia Locale al mercato settimanale coperto di via Isernia. Gli agenti, che hanno effettuato i controlli insieme ad Asl secondo il progetto Mangia Sicuro, hanno sequestrati 650 Kg di alimenti scaduti (farina, olive in scatola, aromi in polvere e liquidi, margarina, patate in scatola, crema per pasticceria) anche dal 2007, in un locale adibito a deposito per vendita all’ingrosso. Che è stato trovato in pessime condizioni igieniche, con scaffali arrugginiti, muffa sulle pareti e pavimenti luridi. Il titolare, un cinese di 41 anni, è stato multato di 3000 euro per cattiva conservazione degli alimenti e sporcizia diffusa. I vigili hanno, poi, sequestrato in un laboratorio di pasticceria araba che vendeva all’ingrosso, 252 Kg di prodotti per la produzione di dolciumi (margarina, arachidi, pasta sfoglia), in cattivo stato di conservazione: surgelati ormai scongelati o cibi da conservare in frigo, che erano invece depositati all’esterno dell’attività, all’aria aperta. E i contenitori presentavano rosicchiatura di topi e tracce di sterco. Il proprietario, un egiziano di 52 anni, con precedenti specifici, è stato denunciato per cattiva conservazione degli alimenti. E sanzionato per 3 mila euro”. Lo comunica il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato. “Constatiamo purtroppo – commenta De Corato - che gli stranieri continuano a non rispettare gli standard igienico-sanitari. Solo la settimana scorsa un ristorante cinese in Corso Lodi era stato temporaneamente chiuso a seguito delle ispezioni di vigili e Asl, per cibo avariato e sporcizia diffusa. Ora appuriamo che perseverano nel delinquenziale comportamento di servire alimenti pericolosi per la salute dei cittadini, visto che gli agenti hanno trovato alimenti conservati addirittura all’addiaccio, con topi che se ne sono cibati”. “L’operazione – sottolinea De Corato – dimostra che grazie ai costanti controlli garantiti dall’indiscussa professionalità della Polizia Locale Milano è una delle città più tutelate per la sicurezza alimentare. Nel 2010 gli agenti dell’Annonaria hanno effettuato ben 633 sopralluoghi in attività commerciali (ristoranti, laboratori, minimarket). Senza contare le centinaia di ispezioni congiunte con Asl. Interventi che hanno determinato il sequestro di circa 1 tonnellata di cibo, 1.146 violazioni a leggi e regolamenti, 16 sequestri penali e 52 denunce all’autorità giudiziaria”.  
   
   
“CONIUGARE PROGRAMMAZIONE DELLE POLITICHE AGRICOLE E PIANIFICAZIONE PAESAGGISTICA”  
 
Firenze – “Saper coniugare programmazione delle politiche agricole e pianificazione paesaggistica. Questo il compito che abbiamo davanti, già formulato nel programma di legislatura che parla esplicitamente di riconoscimento del ruolo di riproduzione del paesaggio tipico toscano svolto dall’agricoltura e della capacità di declinare nel mondo moderno il patrimonio culturale e paesaggistico affinché rappresenti un fattore di crescita economica e sociale. Ma va verificato come le politiche agricole trasformino il paesaggio. E’ qui la chiave di volta per capire come coniugare il bello e l’utile. Per questo abbiamo avviato un lavoro di confronto con le associazioni di categoria”. Lo ha affermato l’ 11 marzo l’assessore al governo del territorio Anna Marson chiudendo il confronto a più voci che si è sviluppato in occasione della presentazione in Regione del volume “Paesaggi rurali storici”( ed.Laterza, curatore Mauro Agnoletti della facoltà di Agraria dell’Università di Firenze), inizio di catalogazione di un patrimonio come il paesaggio rurale che viene riconosciuto come uno dei valori costitutivi dell’identità nazionale. In apertura era intervenuto l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Salvadori, seguito dall’olandese Bas Pedroli, Presidente di Uniscape, la rete di università europee per l’attuazione della Convenzione europea del paesaggio, Andrea Carandini, Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, il sindaco di Greve Alberto Bencistà, Leonardo Marras, presidente della Provincia di Grosseto, Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana e i rappresentanti di associazioni di categoria, dell’Ordine dottori agronomi e forestali e della Fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico. “E’ necessario – ha proseguito Marson – superare il rischio di ridurre le politiche per il paesaggio a politiche di conservazione passiva, operanti nelle aree già vincolate oppure attraverso la sola apposizione di nuovi vincoli. Il richiamo ai legami stretti ma troppo spesso ignorati tra attività agricola e paesaggio rurale cambia la prospettiva analitica e al tempo stesso il terreno di confronto. Alle politiche per il paesaggio è richiesta una nuova e maggiore attenzione nel venire incontro anche al punto di vista e agli interessi degli agricoltori, attori essenziali nella produzione e riproduzione del territorio rurale. Le politiche agricole devono tuttavia anch’esse porsi il problema di come intervengono sui diversi paesaggi, verificando la loro declinazione in rapporto ai caratteri peculiari dei diversi luoghi, e sviluppando adeguatamente il tema (e dunque gli incentivi) per la multifunzionalità”. Raccogliendo una sollecitazione avanzata da più interventi Marson ha affermato che quello che nella legge 1/2005 veniva definito territorio “aperto”sarà cambiato in territorio “agricolo” nelle aree destinate speficamente all’agricoltura. “Una significativa ridenominazione – ha proseguito Marson – che vale anche per le aree della Piana messe in salvaguardia temporanea dalla variante al Pit. Parlare di territorio ‘aperto’ e non ‘agricolo’ implica una concezione dell’agricoltura tradizionale come non produttiva, in cui solo l’industria manifatturiera viene considerata tale. Il parco agricolo della Piana dovrà essere invece un incubatore di nuovi processi produttivi in agricoltura”. L’assessore al territorio ha insistito sull’esigenza di “rivalutare, come in altri paesi europei, a differenza dell’italia, è già avvenuto, il ruolo del contadino e delle sue conoscenze complesse che sapevano coniugare il bello e l’utile, come nei paesaggi rurali storici, punto di equilibrio tra cicli antropici e naturali”. Quelli scelti per la Toscana nel catalogo curato da Agnoletti sono otto: le abetine dei monaci di Vallombrosa, le biancane della Val d’orcia, i castagneti dello Scesta a Bagni di Lucca, la collina fiesolana, la montagnola senese di Spannocchia, il mosaico paesistico del Montalbano, i paesaggi silvopastorali di Moscheta e i vigneti di Lamole. Marson ha poi riassunto le tappe del percorso di revisione e completamento del Piano paesaggistico, parte statutaria del Pit. A breve sarà sottoscritto un protocollo di intesa rivisto e aggiornato con Ministero per i beni e le attività culturali, Anci, Uncem, Upi Toscana. Una delle azioni qualificanti la nuova redazione del piano dovrà consistere nella predisposizione di una cartografia in grado di evidenziare e articolare le caratteristiche paesaggistiche.Un’altra integrazione rilevante dovrà essere finalizzata a individuare le misure necessarie per il corretto inserimento, nel contesto paesaggistico, degli interventi di trasformazione del territorio. “Un lavoro complesso – ha detto Marson – in cui la Regione intergirà oltre che con i soggetti firmatari del protocollo di intesa, anche con il sistema universitario toscano nel suo insieme, con le associazioni professionali e di categoria e con la cittadinanza nelle sue forme associative. Il nostro obiettivo è arrivare a un piano paesaggistico adeguato al valore del paesaggio toscano al fine di mantenere e promuovere la sua competitività”.  
   
   
ASSEGNATE AI PRODUTTORI SARDI LE QUOTE LATTE DELLA RISERVA NAZIONALE  
 
Argea Sardegna ha approvato le graduatorie relative alla riassegnazione gratuita dei quantitativi di latte revocati ai produttori a causa del non utilizzo – campagna di commercializzazione 2011/2012. Le graduatorie sono sette e sono suddivise per categoria e tipologia di quota. Delle 39 domande presentate, ne sono state ammesse 28 ed escluse 11. Le quote latte assegnate saranno usufruibili dal 1° aprile 2011.  
   
   
UN “TAVOLO BLU” PER SVILUPPARE LA PESCA E TUTELARE IL MARE  
 
 Genova - Nasce in Liguria il Tavolo Blu per sostenere e promuovere la pesca e l’acquacoltura e la tutela e conservazione delle risorse del mare. Lo ha reso noto l’assessore regionale alla Pesca Giovanni Barbagallo. “Come il Tavolo Verde dell’ agricoltura, il tavolo permanente di coordinamento della pesca e dell’acquacoltura avrà fra i suoi obiettivi l’ammodernamento della flotta peschereccia, la valorizzazione della pesca tradizionale e dell’acquacoltura, la qualità e la tipicità delle produzioni, la tutela dei consumatori, il sostegno alle imprese, la sostenibilità ambientale, il miglioramento delle condizioni di lavoro del comparto”. Il nuovo strumento servirà a coinvolgere in un confronto continuo tutti i soggetti interessati- Regione Liguria, le Associazioni professionali di categoria, la Capitaneria di Porto- Guardia Costiera, l’Università di Genova, l’Osservatorio ligure marino per la pesca e l’ambiente- nella programmazione comunitaria e nelle politiche regionali dei prossimi anni. L’intesa, per la Regione Liguria, sarà firmata, nelle prossime settimane, dal presidente Claudio Burlando. Le Associazioni professionali del settore pesca e acquacoltura sono: Associazione Generale delle Cooperative italiane, Confederazione Cooperative taliane- Federcopesca, Lega Ligure Cooperative e Mutue-lega Pesca.  
   
   
SARDEGNA: BANDO PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLE ZONE DI PESCA, ESITI  
 
Argea Sardegna ha pubblicato l’elenco delle domande ammissibili del bando per la selezione di un gruppo, composto da rappresentanti del settore pesca, da enti pubblici e da altri rappresentanti dei settori locali di rilievo in ambito socioeconomico e ambientale, per l´attuazione di una strategia di sviluppo sostenibile nelle zone di pesca. Ricordiamo che gli obiettivi dell´intervento sono: a) mantenere la prosperità economica e sociale delle zone di pesca e aggiungere valore ai prodotti della pesca e dell’acquacoltura; b) preservare e incrementare l’occupazione nelle zone di pesca sostenendo la diversificazione o la ristrutturazione economica e sociale nelle zone che devono affrontare problemi socioeconomici connessi ai mutamenti nel settore del pesca; c) promuovere la qualità dell’ambiente costiero; d) promuovere la cooperazione nazionale e transnazionale tra le zone di pesca; e) acquisire competenze e agevolare la preparazione e l’attuazione di una strategia di sviluppo locale; f) contribuire alle spese operative dei gruppi; h) promuovere il miglioramento delle competenze professionali, della capacità di adattamento dei lavoratori e dell’accesso al mondo del lavoro, in particolare per le donne.  
   
   
AREE PRODUTTIVE ECOLOGICAMENTE ATTREZZATE IN ITALIA: 30 SU 83 IN EMILIA-ROMAGNA  
 
Bologna - «Trenta Aree produttive ecologicamente attrezzate, Apea, delle 83 presenti sul territorio nazionale sono in Emilia-romagna. E’ un dato che parla da solo, e indica chiaramente il loro valore strategico per le politiche regionali». Lo ha detto l’assessore regionale ad Attività produttive ed economia verde, Gian Carlo Muzzarelli intervenendo al convegno ‘Le aree produttive ecologicamente attrezzate in Italia: stato dell’arte e prospettive’, nel quale è stata presentata la ricerca sulle Apea realizzata da Ervet nell´ambito della Rete Cartesio. Le Aree produttive ecologicamente attrezzate in Emilia Romagna (per una superficie di quasi 4800 ettari su un totale di 10 mila in Italia) sono collocate: 5 in provincia di Bologna, 4 a Ferrara, 2 a Forì-cesena, 4 a Modena, 3 a Parma, 3 a Piacenza, 3 a Ravenna, 3 a Reggio Emilia e 3 a Rimini. «Le Apea - ha concluso Muzzarelli - rappresentano un’innovazione per tutto il ciclo produttivo, ed un forte e concreto passo in avanti nella qualificazione energetica dell’Emilia-romagna. Le caratteristiche di queste aree rispondono alla nostra concezione di sviluppo sostenibile, inclusivo e intelligente: favoriscono la collaborazione fra pubblico e privato e la progettazione partecipata di soluzioni comprese e accettate dalle comunità locali; danno benefici ambientali, abbassando i costi per le imprese; rendono, in sostanza, più attrattivi i nostri territori». I siti bolognesi Sono cinque le Aree produttive ecologicamente attrezzate in provincia di Bologna. Si trovano a Ozzano (Area “Ponte Rizzoli”, di 113 ettari di superficie), Castelguelfo/castel S. Pietro (“San Carlo”, 232 ettari), Cento di Budrio (“Budrio”, 158 ettari), Camugnano (“Parco dell’energia e Polo Tecnologico Val Limentra”, 4 ettari) e Calderara di Reno/sala Bolognese (“Tavernelle”, 109 ettari). Risultati della ricerca Attraverso il coinvolgimento di 6 regioni è stato possibile ricostruire un quadro degli ambiti produttivi impegnati in un percorso di qualificazione ambientale e di miglioramento gestionale. Il quadro generale che ne risulta conta 83 realtà - per un totale di 10 mila ettari di superficie interessata - di cui 30 in Emilia-romagna, 21 in Friuli Venezia Giulia, 15 in Liguria, 9 in Toscana, 7 nelle Marche, 1 in Piemonte. Il numero di iniziative per ogni regione è piuttosto variabile, dipendendo dalle scelte strategiche delle amministrazioni, ma anche dalla fase di maturazione degli strumenti messi in atto (norme, regolamenti, linee guida, bandi di finanziamento, eccetera). L’indagine ha approfondito 14 casi di studio. Si tratta di aree la cui caratterizzazione produttiva vede la prevalenza di aziende manifatturiere e che, su una superficie complessiva di oltre 2.000 ettari, ospitano in totale più di 1.000 aziende ed oltre 20.000 addetti. Si tratta di aree con dimensioni molto variabili (da un minimo di quattro ettari in Liguria ad un massimo di 560 ettari dell’area Spip Parma in Emilia Romagna), con la presenza di un gestore d’area a prevalente capitale misto (55%) a forte componente pubblica. La preferenza per la matrice pubblica si giustifica in parte con il fattore garanzia che questa rappresenta a fronte di iniziative spesso sperimentali ed inoltre per il ruolo di interlocutore tra imprese e istituzioni che essa può svolgere. Sistemi per la raccolta, il trattamento e il recupero e riutilizzo delle acque, dotazioni di verde e valorizzazione degli elementi naturalistici, opere di messa in sicurezza dell’area, centri servizi (mensa, centro direzionale, asilo), reti per le telecomunicazioni di tipo avanzato (wireless, banda larga) e impianti centralizzati per la produzione di energia costituiscono le principali dotazioni rilevate. Le aree si segnalano inoltre per progetti di sviluppo che porteranno nel breve periodo un incremento di tali dotazioni, in particolare nei settori energia, rifiuti e gestione delle acque (approvvigionamento e smaltimento). Ad oltre 10 anni dall’introduzione delle Apea nell’ordinamento italiano solo otto regioni hanno disciplinato l’argomento con proprie leggi e norme. La ricerca evidenzia tuttavia come le Apea rappresentino un elemento strategico nelle politiche industriali e ambientali delle Regioni che hanno affrontato l’argomento. Il tema presenta notevoli potenzialità a fronte degli investimenti erogati dalle Regioni analizzate (complessivamente circa 100 milioni di euro) i quali serviranno per finanziare dotazioni impiantistiche e territoriali, ma anche a sostenere le attività del gestore unitario o la predisposizione di studi di fattibilità.  
   
   
AGRICOLTURA: PUBBLICATO BANDO PER I "CUSTODI" DEI FRUTTI SICILIANI  
 
 Palermo - E´ stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana un bando, emanato dal dipartimento regionale degli Interventi infrastrutturali in agricoltura, per favorire il recupero, la raccolta, la conservazione e la propagazione di alberi da frutto tipici siciliani, attraverso la realizzazione di campi affidati agli "agricoltori custodi". Per "agricoltore custode" si intende un soggetto privato che esercita la pratica agricola nell´ambito del territorio regionale a qualsiasi titolo e che provvede alla conservazione di varieta´ di piante da frutto originali siciliane. Tali piante sono comprese in un apposito elenco, predisposto dall´assessorato delle Risorse agricole e alimentari, composto da 251 varieta´ appartenenti a 17 specie da frutto, a diffusione prevalentemente locale, e che spesso hanno nomi in dialetto. I campi di raccolta e protezione potranno essere realizzati in uno o due distinti appezzamenti della medesima azienda. La loro superficie deve essere compresa tra 2.000 mq minimo e 7.000 mq massimo. Il finanziamento dell´iniziativa ammonta a 7 milioni e 670 mila euro, stanziati nell´ambito della sottomisura 214/2 azione B del Programma di Sviluppo Rurale (Psr) Sicilia 2007-2013. Le istanze per ottenere il contributo, compilate seguendo le indicazioni emanate dall´Autorita´ di Gestione consultabili sul sito www.Psrsicilia.it, potranno essere presentate in tre sottofasi. La prima e´ aperta dall´ 11/03/2011 e si chiudera´ il 31 maggio 2011. Le altre due sottofasi si svolgeranno fra ottobre 2011 e gennaio 2012 e nello stesso periodo dell´anno successivo. Il fine dell´iniziativa e´ la conservazione delle risorse genetiche in agricoltura e la preservazione della biodiversita´ siciliana.  
   
   
AGRICOLTURA IN SICILIA: PUBBLICATO BANDO AIUTI PER RECUPERO BORGHI ABBANDONATI  
 
Palermo - E´ stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana l´avviso pubblico emanato dal dipartimento regionale degli Interventi infrastrutturali in agricoltura, per la presentazione della manifestazione d´interesse per le forme di aiuto previste dalla Misura 322 del Programma di Sviluppo Rurale Sicilia 2007-2013. La Misura finanzia interventi di recupero e valorizzazione del patrimonio immobiliare e storico-culturale del mondo rurale (edifici di interesse storico-architettonico, fabbricati rurali tipici e strutture ad uso collettivo, ecc.) per finalita´ sociali, turistico-culturali e di servizio. Gli interventi possono essere realizzati sull´intero territorio regionale e sono destinati ai piccoli comuni che posseggano i requisiti indicati nell´avviso e nelle disposizioni attuative consultabili sul sito www.Psrsicilia.it/  Al finanziamento dei progetti presentati sono destinati 12 milioni e 700 mila euro di cui il 57,2% a carico del Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale (Feasr). Il sostegno e´ concesso, dopo una procedura valutativa, in forma di contributo in conto capitale fino al 100% della spesa ammissibile. La data di scadenza per la presentazione delle domande e´ fissata per il 04 giugno 2011. L´obiettivo che l´assessorato regionale per le risorse Agricole e Alimentari persegue e´ il miglioramento della qualita´ della vita e la diversificazione dell´economia dei territori rurali. I villaggi e i borghi rurali siciliani rappresentano un valore aggiunto caratterizzando ed elevando la qualita´ paesaggistica dell´Isola. Dal punto di vista economico il recupero e la valorizzazione del patrimonio architettonico e culturale esistente costituisce un investimento che, migliorando l´attrattivita´ dei territori, tende a favorire la permanenza delle popolazioni residenti, la nascita di imprese e l´arrivo di turisti.  
   
   
IL MIELE DELLE DOLOMITI BELLUNESI UFFICIALMENTE A DENOMINAZIONE D’ORIGINE PROTETTA  
 
 Il Veneto dei primati nell’agroalimentare di qualità ha ufficialmente conquistato la 17ª Denominazione d’Origine Protetta. E’ quella del “Miele delle Dolomiti Bellunesi Dop”, della quale è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 66 di sabato 12 marzo scorso il Regolamento di esecuzione (Ue) n. 241 dell’11 marzo relativo alla registrazione della nuova denominazione. Il regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue ed è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri. “Il primato veneto, nazionale ed europeo, in fatto di denominazioni si consolida ulteriormente – ha commentato l’assessore all’agricoltura Franco Manzato – a riprova della volontà degli imprenditori e del sistema agricolo e agroalimentare di perseguire il miglioramento del reddito e il riposizionamento sul mercato valorizzando la tipicità e il territorio. Alla faccia di chi vorrebbe inseguire fanfaluche mondialistiche che farebbero solo arretrare la nostra economia, magari in maniera illegale, affidando le sorti del lavoro e dell’imprenditoria dei campi alla volatilità delle borse internazionali delle granaglie. Sulle quali non saremo mai competitivi se non valorizziamo la nostra tipicità”. Il “Miele delle Dolomiti Bellunesi” Dop è prodotto, a partire dal nettare dei fiori del territorio montano bellunese, dall’ecotipo locale di “Apis mellifera” che deriva da incroci naturali tra diverse razze apistiche e che si è particolarmente adattata nel corso del tempo alle caratteristiche dell’ambiente montano alpino bellunese e permette di ottenere buone rese di miele. In funzione delle differenti specie botaniche che fioriscono durante il periodo di produzione, Il “Miele delle Dolomiti Bellunesi “ Dop comprende le seguenti tipologie: Millefiori, di Acacia, di Tiglio, di Castagno, di Rododendro e di Tarassaco. Queste le caratteristiche delle singole varietà: Millefiori (o multiflora): colore dal giallo chiaro all’ambrato, sapore dolciastro, morbido con spiccata tendenza alla cristallizzazione. Acacia (o Robinia): colore chiaro, ambrato, trasparente, sapore delicato e molto dolce, con profumo che ricorda i fiori di robinia, tipicamente liquido. Tiglio: colore variabile dal giallo al verdolino, sapore con leggero retrogusto amaro, odore fresco, balsamico, aspetto pastoso con cristallizzazione ritardata. Castagno: colore bruno scuro, sapore poco dolce, amarognolo, tannico, odore pungente e aromatico, tendenzialmente liquido. Rododendro: da quasi incolore fino al bianco o beige chiaro dopo la cristallizzazione, sapore delicato, odore vegetale e fruttato, aspetto liquido e poi pastoso a granulazione fine. Tarassaco: miele con riflessi gialli, poco o normalmente dolce, solitamente acido, leggermente amaro, astringente. Il “Miele delle Dolomiti Bellunesi” viene prodotto, trasformato e lavorato esclusivamente nel territorio della Provincia di Belluno. Per il confezionamento del “Miele delle Dolomiti Bellunesi” Dop devono essere utilizzati contenitori di vetro da 250, da 500 o da 1.000 grammi, chiusi con tappo metallico e sigillati con l’etichetta. E’ inoltre consentito confezionare il miele in formato monodose, utilizzando piccoli contenitori in vetro, bustine, vaschette o altro contenitore in materiale idoneo. E’ possibile inserire in etichetta l’indicazione aggiuntiva “prodotto della montagna”. Le confezioni devono riportare il logo della Dop, contraddistinto dalla riproduzione delle Tre Cime di Lavaredo: Da sempre il miele delle Dolomiti Bellunesi è utilizzato anche in molti piatti tipici, come ingrediente per dolci e pani caratteristici cadorini ed ampezzani (del Cadore e dell’ Ampezzo) nonché nel tipico liquore di miele e in abbinamento con i formaggi locali. Il prodotto é oggi molto ricercato dai consumatori, specialmente dai turisti che, riconoscendo le peculiarità che lo caratterizzano, lo acquistano nei periodi di ferie per il consumo di tutto l’anno, diffondendolo in tutte le regioni italiane. Con questa nuova Dop la tipicità e qualità del Veneto si presenta oggi con 17 Dop, 18 Igp, 27 Doc di Vini e 11 vini a Docg, oltre a 7 Indicazioni geografiche Tipiche, che coniugano tipicità, qualità e anche quantità. La posizione di eccellenza è completata da 367 prodotti tradizionali.  
   
   
TUTELA E BENESSERE DEGLI ANIMALI, ECCO IL REGOLAMENTO  
 
 Firenze – Tutelare gli animali, e garantirne il benessere in ogni situazione: nei luoghi di custodia, durante il trasporto, nel corso di manifestazioni storico-culturali, e in tutti quei contesti in cui agli animali d’affezione (cani e gatti, ma non solo) devono essere assicurate tutte le condizioni di sicurezza, benessere, spazi adeguati. La giunta della toscana ha approvato il Regolamento di attuazione della legge regionale del 20 ottobre 2009 “Norme per la tutela degli animali”. Ora il testo passa all’esame della competente commissione consiliare, che entro 30 giorni dovrà esprimere il suo parere, ed eventualmente proporre modifiche, soppressioni o integrazioni. Dopodiché passerà all’approvazione del Consiglio. Il Regolamento detta disposizioni specifiche finalizzate alla tutela del benessere degli animali e alla prevenzione del randagismo. Stabilisce che gli animali devono essere custoditi in luoghi idonei e con modalità tali da assicurare adeguate condizioni di sicurezza, spazio, temperatura, ventilazione e illuminazione, e detta precise disposizioni per il loro trasporto. Introduce specifici obblighi di disporre di spazi adeguati per il riposo degli animali, anche nel caso in cui si tratti di commercio in forma ambulante. Definisce gli spazi minimi all’interno dei quali devono essere custoditi, così da garantire loro la libertà di movimento. Stabilisce che non è consentita la permanenza di cani e gatti negli esercizi commerciali fissi o ambulanti per più di trenta giorni. Nel caso di impiego degli animali in manifestazioni storico-culturali, deve essere garantito un adeguato servizio di assistenza veterinaria di pronto intervento. Il Regolamento fissa anche le procedure di anagrafe canina (iscrizione all’anagrafe e identificazione elettronica tramite microchip) e i requisiti necessari per l’accreditamento dei canili sanitari e dei canili rifugio. La Regione concorre al finanziamento per la costruzione e il risanamento dei canili.  
   
   
GLI ALBERI DELL’AZIENDA “LE ROGHETE” DIVENTANO ADOTTABILI  
 
. Basta sottoscrivere un contratto per dare una famiglia virtuale ad un ulivo All’adesione si riceve una lattina da un litro di olio extravergine d’oliva biologico, una notte gratuita per 2 persone presso l’annesso Agriturismo, per un soggiorno di almeno 2 notti una targhetta in metallo con il numero della pianta “da far crescere”, e sconti per gli acquisti Aaa... Cercasi “Casa” per piante d’ulivo. Una casa virtuale pronta ad “accogliere” un ulivo e a vederlo crescere. L’insolito cartello dà il benvenuto all’Azienda Agricola Le Roghete, ai confini della Riserva Naturale di Monte Rufeno (in provincia di Viterbo a pochissimi km dalla Toscana)che si estende su oltre 200 ettari. Qui, complice una natura incontaminata, crescono rigogliose circa 3000 piante di ulivo. Una di queste può diventare la propria pianta personale. Almeno a distanza. E’ partita, infatti, la campagna “Adotta un Ulivo” per dare dei genitori, o dei nonni, o uno zio, o un grande amico, a ciascuna di queste piante d’ulivo. Una campagna di adozione che la famiglia Cirillo, titolare dell’Azienda, ha avviato per sviluppare un turismo sostenibile teso a valorizzare la storia, le tradizioni contadine messe a dura prova dalla globalizzazione, e la cultura di questo territorio, vocato alla produzione di olio di oliva extravergine biologico di alta qualità. E soprattutto un progetto per salvaguardare il patrimonio di conoscenze e antichi sapori, patrimonio che solo chi ama la terra e le piccole aziende come questa riescono a preservare e a tramandare. “Dare una casa virtuale” ad una pianta di ulivo, vuol dire adottare consapevolmente la natura, consumando un olio scevro da qualsiasi contaminazione che non sia naturale, toccare con mano cosa vuol dire fare con passione un lavoro e sposare uno stile di vita che premi e garantisca la bio-diversità. Inoltre vuol dire adottare uno stile di vita “slow” fatto di relax per sé e per i propri familiari e amici, visitando e soggiornando presso il confortevole agriturismo dell’Azienda “Le Roghete”, immerso nel verde e avvolto nel silenzio. Investire un piccolo budget (solo 60 euro per un contratto di 2 anni) significa tutelare il territorio rurale. L’albero con cui si stringe un legame affettivo avrà una targhetta metallica con il nome di chi ha avviato l’adozione e il numero progressivo della pianta scelta (esempio Mario Rossi, pianta di olivo 103). Una copia in piccolo della targhetta numerata, sarà inviata direttamente a casa e potrà servire da comodo portachiavi, ed anche una tessera nominativa che attesta l’adozione dell’ulivo. Periodicamente si riceveranno informazioni, via e-mail, sulle varie fasi colturali legate allo “sviluppo” della propria pianta: potatura, trinciatura, raccolta e frangitura. Ogni pianta personalizzata e fotografata sarà visibile sul sito internet dell’azienda (www.Leroghete.it) e previo avviso si potrà partecipare alle varie fasi di lavorazione delle olive, o seguire il ciclo produttivo dell’olio o anche visitare il frantoio. E non solo. Con la sottoscrizione del modulo di adesione si riceverà subito a casa gratuitamente una lattina d’olio extravergine di oliva biologico da 1 litro, una notte gratuita per 2 persone presso l’agriturismo dell’Azienda (valido per un soggiorno di almeno 2 notti), la possibilità di usufruire dello sconto del 20% sull’acquisto del quantitativo di olio che si desidera, così come il 20% di sconto sul miele e sugli altri prodotti aziendali. In più una riduzione del 15% sul pernottamento, successivo alla prima notte gratuita, presso l’annessa struttura ricettiva, ideale per chi desidera una vacanza veramente alternativa a contatto con la natura. L’albero adottato – basta recarsi in Azienda - potrà essere “coccolato” direttamente, e ciò fa bene allo spirito e al corpo. Abbracciare un albero significa stabilire un contatto con l´origine della terra, una fonte generatrice di energia. Oltre a dare energia, l´albero dell´olivo rappresenta saggezza e rinnovamento, ma anche la forza (un tronco d´olivo era il bastone di Ercole) ed è per questo che “dare una casa virtuale” ad un olivo può essere anche un’originale idea regalo. Per una nascita, per un compleanno, un anniversario e per tutte le altre ricorrenze che possono avere l’amore, l’affetto e la vita come motivi di ispirazione. Azienda Agricola Le Roghete a r.L. Via di Villa Rogheta, 137 • Acquapendente (Vt) www.Leroghete.it  
   
   
MERCATO DEL VINO: FRENA ANCHE LA GRANDE DISTRIBUZIONE  
 
Calano le vendite del vino confezionato, ma crescono i vini a denominazione d’origine di fascia alta – L’anteprima della ricerca di Symphonyiri per Vinitaly 2011 Chianti e Lambrusco i vini più venduti nei supermercati – Pignoletto, Inzolia e Falanghina i vini emergenti Anche le vendite di vino nei supermercati nel 2010 risentono della contrazione dei consumi e confermano le difficoltà dell’intero mercato nazionale del vino. E’ quanto emerge dall’anteprima dell’indagine sulle vendite di vino nella Grande Distribuzione realizzata dall’istituto di ricerca Symphonyiri Group per conto di Veronafiere, che verrà presentata a Vinitaly (Verona 7-11 aprile 2011, www.Vinitaly.com). Il dato totale delle vendite del vino confezionato (vino in bottiglia, da tavola e a denominazione d’origine, e vino brik) nel 2010 rispetto all’anno precedente è negativo, facendo segnare – 0,9% a volume (+ 0,4% a valore), vedi tabella 1 allegata. Crescono, invece, le vendite delle bottiglie da 0,75 l. A denominazione d’origine (Doc, Docg e Igt) che aumentano del 2,3% a volume ( e del 3% a valore). Ancor più significativo l’aumento delle vendite delle bottiglie a denominazione d’origine della fascia di prezzo da 6 euro in su, che mettono a segno un + 11,2% a volume ( e + 10,8% a valore). “I dati sulle vendite di vino nella Grande Distribuzione non sono positivi – ha commentato Virgilio Romano Client Services Director di Symphonyiri Group – possiamo parlare di una battuta di arresto rispetto alle speranze di fine 2009, ma lo scenario macroeconomico non ha aiutato. Va sottolineata, tuttavia, l’ottima performance dei vini a denominazione d’origine, specie quelli di fascia alta, a conferma della crescita registrata negli ultimi anni: gli italiani acquistano sempre più anche il vino di qualità nella distribuzione moderna, preferendo questo canale distributivo rispetto ad altri, e non rinunciano al piacere dell’acquisto dei vini tipici e di nicchia”. Ma la Grande Distribuzione può giocare un ruolo positivo per aiutare le cantine a superare l’attuale momento di stallo del mercato nazionale? Se ne parlerà nel convegno “Dalla vigna allo scaffale” che Veronafiere ha organizzato a Vinitaly l’8 aprile, cui parteciperanno esperti, produttori e distributori e dove Symphonyiri presenterà la sua ricerca completa. La ricerca di Symphonyiri Group per Vinitaly indica anche quali sono stati i vini a denominazione d’origine più acquistati dagli italiani nel 2010 nel canale della Gdo, che è largamente il canale più consistente con più del 60% delle vendite totali del mercato. Le classifiche, realizzate incrociando i dati relativi a tipologia di vino e territorio per i vini a denominazione d’origine in bottiglia, vedono il Chianti ed il Lambrusco dividersi il podio, col Chianti che vende di più a valore (più di 54 milioni di euro) ed il Lambrusco che vende di più a volume (più di 14 milioni di litri). Seguono il Nero d’Avola ed il Montepulciano d’Abruzzo (vedi tabella 2). Interessanti novità si affacciano nella classifica dei vini “emergenti”, cioè quei vini col maggior tasso di crescita nel 2010 rispetto al 2009: al primo posto il Pignoletto con + 24,8%, seguito dal “multi regionale” Syrah (+ 18,7%) e dal siciliano Inzolia (+ 16%). Va notato che compaiono in questa speciale classifica, assai indicativa per individuare i trend di consumo, vini che non erano in questa classifica l’anno scorso come Aglianico, Vernaccia, Cirò e Valpolicella (vedi tabella 3)  
   
   
DAL 21 AL 27 MARZO LA XIXESIMA EDIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE ERCOLE OLIVARIO 2011, L’EDIZIONE DEI RECORD 355 ETICHETTE DI 17 REGIONI ITALIANE PARTECIPANO ALLE SELEZIONI  
 
I migliori oli extravergine italiani sono in gara per aggiudicarsi la partecipazione all’Ercole Olivario, concorso di riferimento nel panorama olivicolo nazionale voluto e organizzato dall’Unione Italiana delle Camere di Commercio, in collaborazione con la Camera di Commercio di Perugia, il Mipaaf, l’Ice e il sostegno del Sistema Camerale Nazionale e degli Enti e le Associazioni di settore. Un’edizione, quella del 2011, che presenta subito numeri da record. “Sono ben 355 le etichette iscritte al concorso – commenta Giorgio Mencaroni, Presidente del Comitato di Coordinamento del Concorso – con un incremento del 20% rispetto alla passata edizione. Una crescita importante che conferma dell’importanza e della credibilità del nostro concorso. E ci fa piacere che questo avvenga proprio nell’ambito dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, quasi a sottolineare come la produzione di extravergine di qualità costituisca un ideale elemento di condivisione tra i diversi territori del nostro Paese”. Quindi, dopo l’attento lavoro svolto nel corso delle selezioni regionali che ha portato a una short list di 80 finalisti, dal 21 marzo la palla passa a una giuria nazionale estremamente qualificata che decreterà i vincitori delle diverse categorie in lizza: fruttato leggero, fruttato medio e fruttato intenso. Va specificato come per ogni categoria siano previste due diverse graduatorie, quella per gli oli extravergine e quella per gli oli extravergine Dop e Igp. I riconoscimenti verranno consegnati la mattina di sabato 26 marzo nei suggestivi saloni del Teatro Caio Melisso di Spoleto. Il giorno precedente, venerdì 25 presso il Centro Galeazzo Alessi di Perugia, sarà invece dedicato al business e all’approfondimento sulla qualità dell’extravergine. “Abbiamo pensato di organizzare un evento nell’evento – spiega Mario Pera, Segretario Generale della Camera di commercio di Perugia – Si chiamerà “Affari d’Olio” e costituirà un interessante momento di incontro tra produttori e buyers. Nel corso di una giornata, che si concluderà con una “cena sensoriale”, le due parti avranno la possibilità di confrontarsi e, ovviamente, di concludere delle trattative. Perché l’Ercole vuole essere certamente un’occasione per testare lo stato di salute dell’olio extravergine di qualità italiano ma riteniamo sia nostro compito anche favorire la commercializzazione di quello che rimane uno dei più importanti biglietti da visita della produzione del nostro paniere agroalimentare”