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LUNEDI
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Notiziario Marketpress di
Lunedì 06 Settembre 2010 |
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PROGETTO MIRACLE PER FAR AVANZARE LA CURA DEL CANCRO |
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Bruxelles, 6 settembre 2010 - Ricercatori in Europa continuano a combattere la dura battaglia contro il cancro, una malattia devastante che ogni anno colpisce oltre 3 milioni di europei. Alla lotta si sono ora uniti i ricercatori e gli operatori industriali del progetto Miracle ("Magnetic isolation and molecular analysis of single circulating and disseminated tumour cells on chip"), che si è accaparrato 7 milioni di euro nell´ambito del tema "Tecnologie dell´informazione e della comunicazione" (Tic) " del Settimo programma quadro (7° Pq) dell´Ue. Il loro obiettivo è quello di sviluppare un sistema Loc (lab-on-a-chip) completamente automatizzato e integrato per la rilevazione e la caratterizzazione di cellule tumorali circolanti e diffuse, Ctc e Dtc. Il nuovo Loc porterà a una più rapida ed economicamente efficiente diagnosi del cancro. Fino ad oggi, i ricercatori hanno concentrato gran parte del loro impegno sullo sviluppo di trattamenti contro il cancro basati sulla biologia del tumore primario. Il problema, tuttavia, è che la maggior parte delle persone muoiono perché il tumore si diffonde ad altre parti del corpo. Purtroppo, a volte le cellule tumorali sopravvivono nonostante l´applicazione di trattamenti come la chemioterapia. Queste cellule cosiddette "occulte", che sfuggono al radar dei test comuni e rimangono quindi inosservate, possono spostarsi attraverso il flusso sanguigno e raggiungere siti diversi sviluppando malattie metastatiche. Il progetto Miracle è determinato a isolare, contare e caratterizzare queste cellule tumorali nascoste, in quanto esse sono ritenute importanti per la terapia e la prognosi. In particolare, il team ritiene che il monitoraggio di tali cellule potrebbe aiutare a diagnosticare la diffusione del cancro e a seguire i pazienti durante la terapia. I partner Miracle spiegano che l´analisi di rilevamento delle Ctc e Ctd viene attualmente condotta in laboratori medici costosi, che impiegano molto tempo e impegno per eseguire l´elaborazione del campione e l´isolamento delle cellule. In genere, sono necessarie più di 24 ore per eseguire una completa analisi di rilevamento delle cellule tumorali. L´avanzato sistema Loc di Miracle contribuirà significativamente al consolidamento delle fasi di elaborazione, rendendo più veloce, semplice e meno costosa l´individuazione delle cellule tumorali nel sangue. Per realizzare il loro sistema Loc i partner del progetto Miracle utilizzeranno l´esperienza e il know-how acquisito in un precedente progetto. Mascot ("Integrated microsystem for the magnetic isolation and analysis of single circulating tumour cells for oncology diagnostics and therapy follow-up"), che ha ricevuto 2,5 milioni di euro attraverso l´area tematica "Tecnologie della società dell´informazione" (Tsi) Sesto programma quadro (6° Pq), è riuscito a sviluppare moduli microfluidi singoli per l´isolamento delle cellule, il conteggio delle cellule, l´amplificazione e la rilevazione del Dna (acido desossiribonucleico). Guidata dal Centro interuniversitario di microelettronica (Imec) in Belgio, il consorzio Miracle utilizzerà una matrice di sensori elettrochimici per individuare le cellule tumorali prima di estrarre il loro materiale genetico e amplificare i marcatori legati al cancro. In definitiva, il sistema Loc aiuterà a rivoluzionare la diagnostica del cancro e gli approcci di trattamento individualizzato. I partner del progetto Miracle includono l´Universitat Rovira i Virgili (Spagna), l´Institut für Mikrotechnik Mainz, Adnagen, Thinxxs e Consultech (Germania), Mrc Holland (Paesi Bassi), l´Ospedale universitario di Oslo (Norvegia), il Kth Royal Institute of Technology, Multi-d e Fujirebio Diagnostics (Svezia), Ecco (European Cancer Organisation, Belgio), e Labman (Regno Unito). Per maggiori informazioni, visitare: Miracle: http://www.Miracle-fp7.eu/ Imec: http://www2.Imec.be/be_en/home.html |
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RIDURRE IL NUMERO DI BATTITI DEL CUORE PER VINCERE LO SCOMPENSO ECCO LA MOLECOLA SALVAVITA: LA MORTALITÀ SCENDE DEL 26% |
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Stoccolma, 6 settembre 2010 – Un quarto di morti in meno ogni anno fra gli oltre 1 milione 200mila pazienti del nostro Paese una riduzione del 26% dei ricoveri ospedalieri. La lotta allo scompenso cardiaco acquista oggi una nuova, potentissima, arma. È l’ivabradina, una molecola innovativa, frutto della ricerca italiana, che agisce in maniera specifica per ridurre i battiti del cuore e cambierà radicalmente la storia di questa malattia. I risultati dello studio Shift, sono stati presentati il 29 agosto in sessione plenaria al Congresso Europeo di Cardiologia (Esc) di Stoccolma, suscitando lo straordinario interesse dei circa 30.000 esperti presenti. “I dati sono davvero eccezionali – afferma Roberto Ferrari, presidente dell’Esc – soprattutto perché chi era incluso nello studio già riceveva cure ottimali, come previsto dalle linee guida. Si tratta inoltre di una molecola antischemica immediatamente disponibile, utilizzata in pazienti con angina e per prevenire eventi coronarici. Agisce riducendo la frequenza cardiaca, un fattore di rischio poco conosciuto ma importante al pari di ipertensione, colesterolo alto, fumo e sovrappeso. Inoltre permette una migliore ossigenazione del cuore quando è sottoposto ad uno sforzo. A partire da questo Congresso, l’ivabradina diventerà una risorsa imprescindibile anche per lo scompenso”. “Dopo 20 anni dall’avvento degli Ace-inibitori e 10 dai beta-bloccanti, abbiamo oggi un nuovo farmaco salvavita – conferma il prof. Michel Komajda, coordinatore dello Shift. Questa patologia è estremamente diffusa, impedisce al muscolo cardiaco di lavorare correttamente e quindi la circolazione del sangue è insufficiente. Fra le principali cause, l’infarto, ma anche un’ipertensione trascurata. Sempre più frequenti i malati in età lavorativa, nel 30% dei casi colpisce ultra 65enni. In Italia la spesa totale per lo scompenso assorbe l’1,4% della spesa sanitaria nazionale. Dal 2003 rappresenta la prima causa di ospedalizzazione nel nostro Paese (dopo il parto naturale), con 200.000 ricoveri all’anno, in costante aumento (per il 2010 ne sono stimati oltre 230.000). “Ma purtroppo l’8% muore durante la prima degenza, il 15% a un semestre dalla dimissione e il 16% dopo 12 mesi – spiega Ferrari –, con ivabradina possiamo invece salvare centinaia di migliaia di pazienti, farli vivere meglio e ottenere un significativo risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale. Ecco perché questa ricerca ha un’importanza determinante, riconosciuta dall’intera comunità scientifica”. Lo Shift (Systolic Heart Failure Treatment with If inhibitor Ivabradine Trial), pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista Lancet, è il più ampio studio al mondo mai condotto sullo scompenso, ha coinvolto 6.500 persone in 37 paesi, Italia compresa. Tutte soffrivano di questa patologia in grado moderato o severo e presentavano una frequenza cardiaca superiore a 70 battiti al minuto, considerata il valore soglia. L’esc, per la prima volta presieduta da un italiano è la più grande società scientifica al mondo, rappresenta 56 nazioni e collabora direttamente con le Istituzioni europee per diminuire l’incidenza e il prezzo delle malattie cardiovascolari nel continente. Le cifre sono impressionanti: nel 2006 circa 192 miliardi di euro, dovuti per il 57% (circa 110) ai costi sanitari, per il 21% alla produttività persa e per il 22% all’assistenza (82 miliardi). Le spese dirette ammontano a circa 223 euro all’anno pro capite: sono le patologie che hanno oneri economici, oltre che umani, più elevati d’Europa. Anche il nostro Paese non fa eccezione: per il solo scompenso, il costo di ricovero medio è di 3.236 €, e un paziente può richiedere fino a 3 ospedalizzazioni l’anno, per una media di 9 giorni per volta. Altra malattia estremamente dispendiosa è l’ictus, terza causa di morte nel nostro Paese, responsabile del 10%-12% del totale dei decessi e principale motivo d’invalidità. Qui lo sforzo dei cardiologi è concentrato sulla lotta alla fibrillazione atriale, che porta allo stroke in gran parte dei casi. A questo è dedicato il programma “One mission, One million”, presentato oggi al Congresso, che si propone di prevenire un milione di casi attraverso la sensibilizzazione e l’informazione a medici e pazienti. “Si tratta di un vero e proprio bando per individuare campagne di prevenzione innovative – spiega il presidente Esc -, rivolto a professionisti della salute, associazioni ed enti. Abbiamo a disposizione un milione di euro per finanziare le proposte più idonee ed efficaci. L’obiettivo è educare la popolazione a modificare i propri stili di vita e a sottoporsi precocemente ai controlli e i medici all’utilizzo della miglior terapia”. In questa 4 giorni di congresso, che si chiuderà il primo settembre, la prevenzione resta il tema centrale e, ancora una volta, la dieta mediterranea viene indicata dagli esperti come la chiave per evitare la gran parte dei disturbi cardiovascolari. “Tutti ne parlano ma pochi la mettono in pratica fino in fondo – conclude Ferrari – e i risultati si vedono nei nostri ambulatori. Vanno scelti con cura gli ingredienti (olio d’oliva, cereali, pesce azzurro, frutta e verdura, ecc.) ma vanno controllate attentamente anche le quantità e le modalità di cottura, limitando al massimo ad esempio i fritti. Per evitare il paradosso tutto italiano per cui sono proprio le regioni bagnate dal “mare nostrum” a mostrare i più alti tassi di obesità infantile: il record va alla Campania con un tasso pari al 21%, seguono Sicilia e Calabria, con una media del 12%. Per fornire un aiuto concreto l’Esc presenta a Stoccolma il primo libro di cucina realizzato dalla società scientifica”. |
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QUERCETINA CONTRO LA LEUCEMIA LA TERAPIA CONTRO LA LEUCEMIA LINFOCITICA CRONICA PUÒ ESSERE MIGLIORATA DALL’UTILIZZO DI QUESTO ANTIOSSIDANTE NATURALE, IN GRADO DI POTENZIARE L’EFFICACIA DEI FARMACI. |
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Roma, 6 settembre 2010 - La quercetina, una piccola molecola ad attività antiossidante comunemente presente in cipolle, capperi, sedano, mele, uva, tè verde e vino rosso, potrebbe essere impiegata nella terapia delle leucemie. Lo attesta una ricerca dell’Istituto di scienze dell’alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche di Avellino (Isa-cnr), pubblicata dal British Journal of Cancer. “Studi eseguiti dal nostro e da altri gruppi di ricerca hanno dimostrato da tempo che la quercetina appartiene a quell’ampio gruppo di molecole di origine vegetale (fitochimici) con attività chemio-preventiva”, spiega Gian Luigi Russo, ricercatore presso l’Isa-cnr e responsabile della ricerca. “La molecola, cioè, è capace di bloccare il processo di trasformazione di una cellula normale in tumorale, oppure di invertirlo se esso è già in atto”. Sinora, però, gli studi erano stati condotti essenzialmente su linee cellulari o modelli animali. “Adesso, per la prima volta, abbiamo dimostrato che la quercetina è efficace in cellule tumorali di pazienti affetti da leucemia linfocitica cronica (Llc)”, continua Russo. In tali pazienti, la molecola “è in grado di rendere vulnerabili al trattamento farmacologico con chemioterapici cellule isolate dal paziente che prima non lo erano. Questa ‘sensibilizzazione’ è stata confermata associando la quercetina sia a farmaci sperimentali come Trail (un agente che induce apoptosi, ovvero il ‘suicidio’ della cellula leucemica), sia a farmaci da tempo presenti in terapia quali la fludarabina”. I dati fanno ben sperare per una prossima sperimentazione clinica. “Sebbene la quercetina non sia esente da tossicità, studi preclinici hanno dimostrato che la molecola è ben tollerata anche a dosi elevate”, spiega il ricercatore. “Ciò consentirebbe di superare il problema della bassa biodisponibilità di questi composti e raggiungere le concentrazioni ematiche necessarie a garantire un’azione chemio-preventiva nei soggetti a rischio e quella terapeutica in soggetti affetti da Llc”. Infatti, la quantità di quercetina assunta giornalmente con la dieta (25-30 milligrammi) è molto lontana dal poter svolgere una qualsivoglia attività biologica. Anche dopo un pasto ricco di alimenti contenenti la molecola, dunque, le concentrazioni ematiche sarebbero troppo basse per giustificare l’attività antitumorale, che, invece, è associabile all’assunzione di dosi farmacologiche. La leucemia linfocitica cronica colpisce circa 1-6 persone su 100.000 e rappresenta la più frequente forma di leucemia nell’adulto (22-30% dei casi). Una percentuale significativa di pazienti mostra resistenza ai protocolli standard di chemioterapia ed è proprio a questa popolazione che si rivolge lo studio eseguito dall’Isa-cnr in collaborazione con Silvestro Volpe del Reparto di Ematologia dell’Ospedale Moscati di Avellino. “Ma attenzione a interpretazioni errate o superficiali dei dati scientifici”, conclude Russo. “Massicce dosi di antiossidanti, quercetina inclusa, assunte liberamente come supplementi dietetici da persone sane e senza il diretto controllo del medico, possono risultare dannose alla salute. Il nostro lavoro fornisce invece indicazioni sperimentali utili per la progettazione di nuovi studi indirizzati a comprendere sia i meccanismi d’azione molecolare sia le reali potenzialità terapeutiche di questa molecola”. |
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ECCO LA SUPERPILLOLA DI VITAMINA D, SOLO 3 ALL’ANNO UN NUOVO, RIVOLUZIONARIO METODO DI CURA PER CHI SOFFRE DI DEFICIT ORMONALE: INVECE DELLA DOSE MINIMA QUOTIDIANA, SPERIMENTATA CON SUCCESSO SU GIOVANI E ANZIANI UNA SUPER DOSE CAPACE DI GARANTIRE EFFETTI IMMEDIATI E DURATURI NEL TEMPO |
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Roma, 6 settembre 2010 – Si può fare: per garantire all’organismo un’opportuna iniezione di vitamina D, l’ormone vitale per la salute delle ossa, basta una sola superpillola ogni 3 – 4 mesi, invece della tradizionale dose quotidiana raccomandata soprattutto agli anziani a rischio di fratture. Ne dà notizia la rivista scientifica Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism che nell’ultimo numero pubblica i risultati di uno studio realizzato all’Università ‘Sapienza’ di Roma dall’equipe del professor Salvatore Minisola, il presidente della Siommms (Società italiana dell’osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro). Secondo lo studio, è sufficiente assumere per bocca una dose di 600 mila Unità (Ui) di Colecalciferolo (la speciale vitamina D3 sintetizzata dal nostro organismo), per determinare, anche in soggetti carenti, un aumento significativo, rapido e duraturo dei livelli di vitamina D. La ricerca è stata condotta su un doppio campione: da un lato un gruppo di persone anziane gravemente carenti di vitamina D; dall’altro un gruppo di soggetti giovani con deficit dovuti essenzialmente a scarsa esposizione al sole (come noto, i raggi ultravioletti sono la fonte principale attraverso cui il nostro organismo produce l’ormone). In entrambi i gruppi il trattamento con una sola alta dose di vitamina D3 si è rivelato dunque efficace e sicuro per contrastare rapidamente tutte le alterazioni metaboliche conseguenti alla carenza di vitamina D. “Questo metodo, spiega Elisabetta Romagnoli, dirigente medico del Policlinico Umberto I e co-autrice dello studio, “permette di soddisfare pienamente quanti soffrono di deficit ormonali più o meno importanti e quanti, per motivi vari, non si espongono abitualmente al sole. Si tratta, in altri termini, della più valida alternativa alla produzione naturale di vitamina D. Molto frequente negli anziani, la carenza di vitamina affligge infatti sempre più spesso anche la popolazione giovane-adulta, per lo più a causa di un’esposizione solare non sufficiente”. L’efficacia di questa nuova terapia, aggiunge, è riscontrabile anche nei suoi effetti a lungo termine: “Abbiamo infatti la possibilità di somministrare la vitamina D con intervalli di alcuni mesi tra una dose e l’altra, giacché i livelli nel sangue restano più o meno costanti per l’intero periodo. I vantaggi sono evidenti: per chiunque, a qualunque età, è molto più comodo prendere un farmaco 3 o 4 volte all’anno, piuttosto che tutti i giorni”. Ciò è di evidente importanza in considerazione dei numerosi studi che, soprattutto negli anziani, associano la carenza di vitamina D a una maggiore tendenza a cadere, quindi a fratturarsi, a causa di una minore stabilità di tutto il corpo. La deficienza di vitamina D è inoltre responsabile di numerosi sintomi, quali dolore e debolezza muscolare. Negli ultimi anni sono aumentate anche le segnalazioni scientifiche che ne associano il deficit con lo sviluppo di alcuni tipi di tumori e di molte malattie croniche. |
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SANITA’: PRESIDENTE MARINI E ASSESSORE RIOMMI: “REGIONE UMBRIA TRA LE PIÙ VIRTUOSE D’ITALIA, I DATI LO DIMOSTRANO” |
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Perugia, 6 settembre 2010 – È più virtuosa una Regione che ha ridotto il numero dei posti letto, riorganizzando e razionalizzando la propria rete ospedaliera, già nei primi anni del 2000, o una Regione che, costretta da un deficit ormai fuori controllo – e per tale ragione addirittura posta sotto Commissariamento da parte del Governo – lo ha dovuto fare negli ultimi sei mesi? Sembrerebbe scontata la risposta a questo interrogativo, anche se così non è dalla lettura dei dati del recente studio pubblicato dal “Sole 24 Ore” ed effettuato dal “Centro studi Sintesi” che colloca la Regione Umbria al sedicesimo posto, discostandosi quindi in maniera significativa dai risultati rilevati con altri sistemi di valutazione analoghi, quelli dell’indicatore multidimensionale elaborato all’interno del resoconto di legislatura presentato in Consiglio regionale nello scorso marzo, sulla base della “performance” delle Regioni italiane in oltre 40 indicatori statistici, nel quale l’Umbria si posiziona al sesto posto, evidenziando un significativo progresso rispetto al 2000 dove superava diverse Regioni, tra cui Toscana e Lazio. “La valutazione che emerge dallo studio di ‘Sintesi’ risulta largamente condizionata dall’errato utilizzo di alcuni indicatori, che seppure corretti nella loro individuazione, vengono considerati con una logica opposta a quella in cui andrebbero intesi, non solo in base ai riferimenti teorici di settore, ma agli indirizzi normativi e gestionali che caratterizzano le politiche sanitarie degli ultimi anni”. È quanto affermano congiuntamente la presidente della Regione, Catiuscia Marini, e l’assessore regionale alla Sanità, Vincenzo Riommi. E per rafforzare tale tesi la presidente Marini e l’assessore Riommi citano, ad esempio, il più recente studio del “Cerm” (Competitività Regolazione Mercati) che colloca l’Umbria non solo tra le sole cinque Regioni “virtuose”, assieme a Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana, ma la pone assieme alla Toscana in una posizione superiore al resto delle altre “virtuose” per quanto riguarda la “qualità” complessiva del sistema sanitario, tanto da poter affrontare senza alcuna necessità di ulteriori manovre correttive, riduzioni o ricorso a nuove tasse, il passaggio al “federalismo fiscale”. Tornando allo studio di “Sintesi”, per meglio comprendere la differente e negativa posizione nella classifica attribuita alla Regione Umbria, va detto che a livello metodologico generale – secondo gli uffici regionali che si occupano sia di sanità che di programmazione strategica - l’osservazione più rilevante risiede nel diverso “peso” adottato dallo studio di “Sintesi” nel misurare la dimensione “progresso” o “arretramento” dei diversi fenomeni. Mentre infatti le valutazioni multidimensionali di norma sono basate su indicatori “neutrali”, ovvero che si limitano a misurare separatamente il posizionamento nel singolo anno e la variazione nel tempo, l’indicatore elaborato dal “Centro studi Sintesi” accoppia la valutazione, dando un premio più significativo al “progresso nel tempo” piuttosto che al posizionamento. Questo spiega bene il fatto che una Regione con un migliore posizionamento complessivo nelle diverse aree, come l’Umbria, riceva un punteggio inferiore di una Regione posizionata più in basso, ma nel quale si sono registrati più avanzamenti (Campania). Questo modo di procedere – non sembri speciosa la puntualizzazione – può generare dei problemi di valutazione, perché “nasconde” dietro al giudizio di valore (che può essere condivisibile o meno) delle “distorsioni” statistiche. Ad esempio: una Regione meglio posizionata nel fenomeno “Demografia” ma che registra una variazione anche solo lievemente negativa (ad esempio, un calo dello 0,1 per cento) viene penalizzata in modo notevole rispetto ad una regione messa anche molto peggio nello stesso fenomeno, ma che registra una variazione anche solo lievemente positiva (+0,1 per cento). Ad esempio, l’indicatore della dotazione di medici per 100mila abitanti viene considerato in positivo laddove sia più alto della media nazionale e in crescita rispetto al 2000; ciò contrasta sia con le scelte attuate in materia nell’ultimo decennio dalle Regioni cosiddette “virtuose” sia con le indicazioni della letteratura di settore e non ultimo anche dagli indirizzi normativi nazionali, da tempo orientati al contenimento delle spese per il personale. Nel caso della Regione Umbria, si rileva un posizionamento al di sopra alla media nazionale (peraltro, posto che siano presi in esame i medici dipendenti pubblici, il dato non tiene conto dell’incidenza del personale delle strutture convenzionate, che in alcune regioni forniscono quote di attività rilevanti), ma si evidenzia una positiva tendenza alla riduzione. L’indicatore spesa/sanitaria su “Pil” (Prodotto interno lordo), oltre a non essere appunto indicativo del “livello di salute”, è costruito abbastanza inappropriatamente sul rapporto tra una spesa per una materia costituzionalmente rilevante che deriva da trasferimenti su base capitaria e una grandezza, appunto il “Pil”, che è la risultante del sistema economico complessivo della regione. L’indicatore ha senso solo in una logica di valutazione dell’impatto di forme di “federalismo fiscale” di tipo competitivo. Anche il numero dei posti letto per 1000 abitanti, in contrasto con tutti gli obiettivi e standard fissati negli ultimi “Patti della salute” e ripresi dalla normativa di settore, viene erroneamente considerato positivamente in funzione della sua maggiore entità. Anche in questo caso vengono solo considerati i posti letto pubblici; il dato rilevato per l’Umbria evidenzia comunque un allineamento con la media nazionale (comunque sottostimata per non includere la quota di posti letto privati accreditati) e una significativa tendenza alla riduzione rispetto al dato del 2002. Il risultato della non corretta costruzione dell’indicatore è che il Molise e il Lazio conseguono la migliore valutazione prevista pur essendo, proprio a causa anche dell’eccessiva offerta di attività di ricovero e delle dotazioni di medici ridondante, due delle Regioni commissariate dal Governo e con piano di rientro. “Se soltanto i ranking del primo e terzo indicatore fossero rovesciati, come appare corretto, il risultato dell’area “Salute” sarebbe “sopra la media e in miglioramento”, con un punteggio di 3 in luogo di 1 e uno “score” totale di 8,5, che garantirebbe un posizionamento più rispondente alla realtà dei valori in campo. |
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UMBRIA: PRESIDENTE MARINI: “NO A ‘FAR WEST’ PER LE CASE DI RIPOSO. PRESTO INCONTRO CON SINDACATI E PARTI SOCIALI” |
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Perugia, 6 settembre 2010 – “Non c’è alcun intento di allargare le maglie delle regole per la proliferazione delle case di riposo. Anzi, tutt’altro. Con questa delibera si individuano le linee guida di una riorganizzazione che dovrà appunto impedire il ‘far-west’ in questo settore”. E’ quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, in merito alle critiche rivolte alla Giunta regionale dal sindacato Spi-cgil, per i contenuti dell’atto deliberativo relativo all’offerta in materia di servizi semiresidenziali e residenziali a carattere socio assistenziale per le persone anziane. La presidente ha annunciato di aver convocato per questa settimana un incontro con organizzazioni sindacali e parti sociali al fine di fare chiarezza su eventuali incomprensioni ed illustrare nel dettaglio i contenuti della deliberazione. L’incontro servirà anche ad avviare il confronto per la definizione dei successivi atti regolamentari che la Giunta dovrà emanare. “Ciò che intendiamo fare è attuare, per questo specifico settore, quanto già concordato con tutte le parti sociali e le organizzazioni sindacali e contenuto nel Piano sociale regionale. Cioè – ha spiegato la presidente - allargare l’offerta di servizi per gli anziani autosufficienti che intendono però vivere assieme ad altri in strutture moderne, in grado di offrire servizi alla persona. E’ in questa direzione – ha concluso Marini - che va anche l’Europa, ma soprattutto una cultura sempre più attenta e sensibile alle esigenze della popolazione anziana, in Umbria particolarmente numerosa”. |
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SANITA´ IN SICILIA: RUSSO, "STIAMO ULTIMANDO LA RIORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA" |
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Palermo, 6 settembre 2010 - "Stiamo ricostruendo la sanita´ siciliana secondo una logica di sistema, rispettando quel disegno organizzativo previsto dalla legge di riforma e togliendo spazio a quelle logiche di potere che avevano inquinato il sistema siciliano, portandolo a un passo dalla bancarotta e dal conseguente commissariamento. L´approvazione in Giunta di tre atti aziendali e´ un altro importante passo avanti: nel giro di qualche settimana approveremo gli atti delle altre undici aziende per poi passare all´approvazione delle nuove piante organiche secondo i parametri previsti a livello nazionale e all´approvazione del piano sanitario regionale, la cui bozza e´ gia´ stata distribuita a tutti i soggetti interessati, secondo la logica della trasparenza e del confronto. Entro la fine dell´anno potremo completare una vera e propria rivoluzione che in Sicilia non si era mai vista". Lo ha detto l´assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, al termine della Giunta di Governo svoltasi il 4 settembre. Russo ha anche annunciato di avere riconvocato le organizzazioni sindacali per mercoledi´ 8 settembre. "Le aziende, che a livello locale hanno gia´ attivato le procedure di concertazione con i sindacati, stanno via via trasmettendo in assessorato le loro bozze riguardanti le piante organiche. Siamo ancora una volta disponibili a recepire eventuali sollecitazioni e spunti critici, nel quadro di quella riorganizzazione gia´ ripetutamente delineata con le forze sindacali, ma sempre all´interno delle regole nazionali previste dal Patto per la Salute che intendiamo rispettare per evitare di essere poi bacchettati dal tavolo ministeriale come avveniva fino a qualche anno fa. Grazie alla puntuale esecuzione del blocco parziale del turn over previsto dal "Piano di rientro" abbiamo gia´ raggiunto, senza fare alcun licenziamento, il livello di personale previsto dai parametri nazionali. Si tratta adesso di riorganizzare il sistema sfruttando la mobilita´ interna, i pensionamenti e le nuove assunzioni di quelle figure professionali di cui il sistema e´ carente. Lo faremo entro l´anno in modo trasparente con i nuovi concorsi. Gli obiettivi sono chiari cosi´ come sono chiari i mezzi per conseguirli. Non possiamo certo farci condizionare da pressioni e strumentalizzazioni che, alla fine dei conti, sono finalizzate ad impedire il consolidarsi del cambiamento o a favorire rendite di posizione e incrostazioni di potere. Debbo sottolineare che finora l´interlocuzione con i sindacati e´ stata ottima, seppure con qualche piccola eccezione e proprio per evitare spiacevoli incomprensioni ci confronteremo nuovamente con i rappresentanti della dirigenza medica e con i confederali l´8 settembre". "Con i fatti, peraltro apprezzati in sede ministeriale, e non certo con le chiacchiere, - ha concluso Russo - abbiamo dimostrato di avere riorganizzato il sistema ad appena un anno dalla nascita delle aziende, razionalizzando l´offerta sanitaria senza guardare soltanto agli aspetti economici. Ma e´ doveroso far sapere ai cittadini che proprio grazie alla migliore utilizzazione delle risorse economiche colmeremo ritardi e decennali lacune dell´offerta sanitaria e sara´ possibile, fin dal prossimo anno, ridurre le tasse e ampliare sensibilmente la fascia di esenzione dal ticket". |
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SANITÀ, LA GIUNTA REGIONALE DELLA BASILICATA VARA I POIS MOBILITATI 82 MILIONI E MEZZO CON I FONDI FESR PER INTERVENTI NEI SEI AMBITI TERRITORIALI CHE RAGGRUPPANO TUTTI I COMUNI ECCETTO I DUE CAPOLUOGHI |
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Potenza, 6 settembre 2010 - Continua il processo di integrazione dei servizi sanitari socio assistenziali sul territorio che ispira l’opera di rimodellamento della sanità lucana. La Giunta Regionale, su proposta dell’assessore al ramo, Attilio Martorano, ha deliberato il via ai Pois, acronimo per “Piani di Offerta Integrata di Servizi” che mirano proprio a fornire ai cittadini servizi sanitari, sociali, assistenziali e educativi direttamente sul territorio, vale a dire nel momento e nel posto in cui servono, superando le vecchie logiche articolate su plessi accentrati erogatori di servizi ai quali i cittadini dovevano recarsi. L’investimento, realizzato con fondi europei, sarà di oltre 82 milioni e mezzo di euro che si andranno a sommare ai fondi già a disposizione dei singoli enti coinvolti nei piani (come quelli attivati tramite il Por o il piano operativo Val d’Agri) che saranno utilizzati in un’ottica comune in modo da offrire coerenza alle politiche socio-sanitarie, socio-assistenziali, scolastiche ecc. L’intervento sarà articolato su sette assi territoriali che, con altrettanti progetti, porteranno all’erogazione di servizi su tutto il territorio regionale ad esclusione dei due capoluoghi. Si va dalla realizzazione di punti salute, poliambulatori e punti di erogazione di cure che evitino, per le patologie per cui è possibile, il ricorso al ricovero ospedaliero o gli spostamenti per raggiungere gli ospedali per accertamenti e terapie, per quel che riguarda l’aspetto sanitario, alla realizzazione di centri diurni e residenze per anziani (per l’asse socio-assistenziale), dalla realizzazione di centri sociali, sportivi e per il tempo libero (sul versante degli interventi di potenziamento di servizi per le comunità) all’adeguamento di Istituti scolastici anche per consentire la polifunzionalità e l’utilizzo al di là dell’orario scolastico diurno. Si tratta di interventi che dovrebbero avere rapida realizzazione considerato che buona parte di questi dispongono di progettazione definitiva e sono di rapida cantierabilità e la quasi totalità degli interventi è finanziariamente di dimensioni contenute e privo di difficoltà tecniche di esecuzione. Il varo dei Pois, infatti, è frutto di un intenso lavoro portato avanti da mesi. Le sette aree Pois (composte oltre che dai Comuni anche da Province ed Aziende Sanitarie), hanno definito il quadro delle operazioni entro la fine del 2009 e successivamente si è proceduto a verificare la coerenza delle operazioni ai criteri di selezione ed il rispetto delle regole di ammissibilità, a raccordare gli investimenti sanitari e sociosanitari previsti con il quadro complessivo degli investimenti regionali in materia di salute, con una attenzione preliminare alla identificazione di operazioni coerenti con la strategie regionali in tema di welfare, che rispondano alle esigenze del territorio in termini di fabbisogni e rispondano al criterio della sostenibilità di gestione. Solo dopo questo percorso di verifica su utilità, sostenibilità e efficacia degli interventi, la Giunta regionale ha provveduto al varo definitivo dei piani. |
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SCIENZIATI SCOPRONO 95 VARIANTI GENETICHE COLLEGATE AL FATTORE DI RISCHIO PER LE MALATTIE CARDIACHE |
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Bruxelles, 6 settembre 2010 - Un team internazionale di scienziati ha identificato 95 varianti genetiche collegate a un alto livello di colesterolo e di trigliceridi nel sangue, che sono i principali fattori di rischio per le patologie cardiocoronariche. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature e finanziato in parte dall´Ue, potrebbe condurre a nuovi modi di prevenire e curare le patologie cardiache. La malattia cardiocoronarica è una delle principali cause di morte in tutto il mondo. I livelli anomali del colesterolo totale, del colesterolo lipoproteine a bassa densità (Ldl-c - o colesterolo "cattivo"), del colesterolo lipoproteine ad alta densità (Hdl-c) e dei trigliceridi sono tutti fattori di rischio per le patologie del cuore e rappresentano importanti obiettivi farmacologici. In questo articolo, gli scienziati descrivono lo studio associativo condotto sull´intero genoma (genome-wide association study o Gwas) analizzando i genomi di 100.000 persone di discendenza europea e cercando vaiazioni nel materiale genetico che fossero legate a cambiamenti nei livelli di lipidi. "Sebbene le concentrazioni di colesterolo e di trigliceridi nel sangue siano da lungo tempo considerate fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, è stato difficilissimo ricavare l´influenza genetica su queste concentrazioni e come le alterazioni genetiche sottostanti portino allo sviluppo di patologie," ha spiegato il dott. Sekar Kathiresan del Massachusetts General Hospital negli Stati Uniti. L´analisi dei ricercatori ha scoperto 95 varianti genetiche, 59 delle quali erano precedentemente sconosciute. Secondo il team, nel loro insieme le 95 varianti "spiegano il 10-12% della variabilità totale (che rappresenta il 25-30% della variabilità genetica"). Molte delle varianti si trovano in geni di cui si conosce il legame con i livelli lipidici e con le patologie del cuore. "Un´esame più minuzioso dei loci genetici ha rivelato varianti genetiche che sappiamo essere un obiettivo molecolare per i farmaci che abbassano il colesterolo," ha commentato il professor Thomas Meitinger del Centro di ricerca tedesco per la salute e l´ambiente. Gli scienziati hanno esaminato anche i genomi di migliaia di persone dell´Asia orientale e meridionale e di discendenza afro-americana. Questo esame ha rivelato che la maggior parte delle varianti sono comuni a diversi gruppi etnici. "Le nuove scoperte ci mostrano specifici indicatori genetici che ci permettono di capire meglio perché molte persone di ogni ceto sociale hanno livelli fuori norma di colesterolo e di altri lipidi del sangue che portano alle malattie cardiache," ha detto Christopher O´donnell dei National Insitutes of Health (Nih) negli Stati Uniti. "La cosa veramente eccitante di questo lavoro è che ci stiamo muovendo dalla scoperta alla comprensione di informazioni nuove di zecca su come i geni alterano i lipidi che contribuiscono alle patologie del cuore." Oltre a far luce sulle cause genetiche dei livelli di lipidi anormali e, per estensione, del rischio di patologie del cuore, lo studio convalida l´uso di Gwas su grandi numeri di persone. Studi precedenti dei fattori genetici che stanno dietro a livelli alti di lipidi coinvolgevano 20.000 persone e c´era chi aveva suggerito che condurre studi più ampi non avrebbe portato alla scoperta di nuove varianti o avrebbe scoperto varianti il cui effetto è talmente piccolo da essere trascurabile dal punto di vista biologico e clinico. "Si sostiene spesso che le meta-analisi su larga scala con un numero di soggetti superiore a 100.000 sono poco significative per la biologia di malattie complesse," ha detto il professor H.-erich Wichmann del Centro di ricerca tedesco per la salute e l´ambiente. "Il nostro studio confuta con decisione tale affermazione. Al contrario, alcuni dei loci genetici appena scoperti hanno una rilevanza biologica e clinica chiara." L´ue ha sostenuto questo lavoro attraverso diversi progetti. Il progetto Engage ("European network for genetic and genomic epidemiology") finanziato attraverso il tema "Salute" del Settimo programma quadro (7° Pq). Ingenious Hypercare ("Integrated genomics, clinical research and care in hypertension"), Diabesity ("Novel molecular drug targets for obesity and type 2 diabetes") e Eurospan ("European special populations research network: quantifying and hargenssing genetic variation for gene discovery") sono tutti finanziati nell´ambito dell´area tematica "Scienze della vita, genomica e biotecnologia per la salute" del Sesto programma quadro (6° Pq). Infine il progetto Genomeutwin ("Genome-wide analyses of European twin and population cohorts to identify genes in common diseases") è stato finanziato nell´ambito del programma "Qualità della vita e gestione delle risorse viventi" del Quinto programma quadro (5° Pq) dell´Ue. Per maggiori informazioni, visitare: Nature: http://www.Nature.com/nature Centro di ricerca tedesco per la salute e l´ambiente: http://www.Helmholtz-muenchen.de/ National Institutes of Health (Nih): http://www.Nih.gov |
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FVG: CARDIOTRAPIANTATI FRUTTO DI SANITá ESEMPLARE |
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Udine, 6 settembre 2010 - Sono la dimostrazione tangibile che la sanità del Friuli Venezia Giulia funziona i cinque atleti cardiotrapiantati che hanno ottenuto prestazioni eccellenti ai 13/esimi "Ehlt Games", Giochi europei per trapiantati di cuore e polmone, svoltisi in Svezia, e che il 2 settembre hanno voluto esprimere gratitudine alla Regione presentando i loro risultati al presidente, Renzo Tondo, e all´assessore allo Sport, Elio De Anna, nella sede dell´Amministrazione a Udine. Non una semplice visita di cortesia: l´incontro è stato frutto del desiderio dei cardiotrapiantati, rappresentati dal presidente dell´Associazione regionale, Nevio Toneatto - quarto nel getto del peso -, di far sapere all´opinione pubblica come la vita possa continuare a essere svolta in assoluta normalità anche dopo il trapianto, e come sia possibile condurre uno stile di vita che può consentire prestazioni atletiche di eccellenza. Ciò anche grazie alla sanità del Friuli Venezia Giulia e all´assistenza prestata dopo il trapianto nella nostra regione. I cardiotrapiantati del Friuli Venezia Giulia: Mario Rapotec (cuore nuovo da 6 anni), due ori nel ciclismo e salto in lungo, e due argenti, nel salto in alto e nei 4000 metri; Renato Marcolin (da 17 anni), 2 ori nel tennis; Franco Bucciol (da 7 anni), quarto nel ciclismo; Cristian Sugar (da 5 anni), quarto nel ciclismo), facevano parte della rappresentativa azzurra composta da 12 atleti: essi hanno vinto 6 delle 8 medaglie conquistate complessivamente dagli italiani. Ai Giochi di Vaxjo hanno partecipato 298 atleti di 25 nazioni. Ai presenti all´incontro odierno - tra essi il primario della cardiochirurgia dell´Ospedale di Udine, Ugo Livi, il coordinatore del Centro regionale trapianti, Roberto Peressutti, il responsabile della riabilitazione del cardiopatico per l´Azienda sanitaria n. 4, Duilio Tuniz - il presidente Tondo ha rivolto un sentito ringraziamento e un abbraccio sincero per il messaggio di fiducia all´apparato sanitario trasmesso dagli atleti. Una fiducia fondata sui fatti che, secondo il presidente, devono stimolare tutti i cittadini a diffondere la cultura della donazione di organi. Senza la quale, non solo tali prestazioni non avrebbero mai potuto essere ottenute, ma le stesse vite di questi atleti, così come quelle di numerosi altri cardiopatici, non avrebbero più potuto esistere. Giova considerare che, a tutt´oggi, nel solo 2010, nel Friuli Venezia Giulia sono già stati eseguiti ben 20 trapianti di cuore, mentre sono soltanto sedici i pazienti in lista di attesa del trapianto. Si tratta di cifre che portano la regione ai vertici nazionali del settore per efficienza. Gli atleti reduci dai Giochi europei, oltre a essere "testimonial" della grande fiducia nella vita, della eguaglianza dei diritti e soprattutto del diritto alla salute e a praticare attività sportive, sono altresì testimoni diretti, secondo il presidente Tondo, di una sanità, quella del Friuli Venezia Giulia, che funziona. In tutte le sue componenti e attività, con altissima qualità, e indipendentemente dalle scelte e decisioni politiche intercorse in questi anni. |
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COTA: CON PANNOLINI GRATIS SPERO PIU´ NUOVI NATI IN PIEMONTE MISURE CONCRETE A SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE PIEMONTESI |
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Torino, 6 settembre 2010 - “Subito misure concrete a sostegno delle famiglie piemontesi, sull’esempio della vicina Francia” L’esenzione dal pagamento dei pannolini sarà sostenuta dal Servizio sanitario regionale . “Nella vicina Francia sono molte le iniziative concrete a favore delle famiglie: noi in Piemonte interverremo per non far pagare i pannolini alle famiglie che hanno figli piccoli”. Il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, rilancia con forza la proposta di esenzione regionale sui pannolini annunciata in conferenza stampa questa mattina al Meeting di Cl a Rimini. Intervenendo al dibattito “Quale politica per la famiglia? Le prospettive del Welfare locale”, svoltosi nella sala Neri, Cota ha confermato che utilizzerà il Servizio sanitario regionale per sostenere le famiglie piemontesi con nuovi figli attraverso il pagamento dei pannolini . "Voglio fare - ha ribadito il governatore del Piemonte - una politica che tenga conto davvero del ruolo della famiglia, introducendo subito misure concrete. Qualcuno potrà considerarla una piccola cosa, ma credo che i piemontesi apprezzeranno appieno questa iniziativa. Per noi la famiglia è una priorità". Cota ha spiegato che l´idea nasce anche dalla sua esperienza personale come padre di una bambina piccola. “Dai primi conti fatti dalla Regione, si stima un impegno che va dai 10 ai 15 milioni di euro l´anno a fronte di circa 35mila nuovi nati ogni anno. Anche se noi speriamo che con questa misura ne nascano di più”. |
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ARCHITETTURA E COMFORT OSPEDALIERO CON GLI INTERVENTI DELLE “ARCHISTAR” ALBERT DE PINEDA (BARCELLONA) E AYMERIC ZUBLENA (PARIGI) |
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Genova, 6 settembre 2010 - "La realizzazione di strutture ospedaliere di nuova concezione". E´ questo il titolo del convegno che si svolgerà giovedì 9 settembre presso il Salone Congressi dell´ospedale Galliera e al quale parteciperanno gli architetti di fama internazionale Albert De Pineda, progettista del Nuovo Ospedale Galliera di Genova, e Aymeric Zublena. “Un momento di grande interesse – spiega Luciano Grasso, Direttore Amministrativo del Galliera – per approfondire nuove tecniche finalizzate a realizzare strutture sanitarie dell´ultima generazione, dove i concetti di centralità del malato e umanizzazione generano le coordinate per sviluppare progetti innovativi di alto valore tecnologico e comfort”. Tra i temi al centro dell´attenzione dell´evento: Ospedale per intensità di cura, tecniche lean, funzionalità, ergonomia, alta tecnologia, sicurezza, inserimento ambientale, uso di fonti di energia rinnovabili. Il convegno si rivolge non solo a operatori di aziende sanitarie territoriali e ospedaliere, ma anche a liberi professionisti (architetti, ingegneri) e al relativo settore universitario di specifica competenza. “Il convegno di giovedì fa parte di un primo nucleo di nove incontri formativi che come Ente abbiamo voluto dedicare ai nuovi modelli organizzativi in management sanitario, gestionale e organizzativo. L´obiettivo - continua Grasso - avviandoci concretamente alla realizzazione del Nuovo Ospedale Galliera, è quello di proporre e condividere una proposta formativa su temi innovativi grazie alla diretta esperienza dell´Ente maturata nella progettazione strategica di tutte le funzioni amministrative, sanitarie e tecniche, impegnate nella realizzazione di una delle più importanti opere edilizie dei prossimi anni”. Eventi già realizzati: 26 maggio “Il Bilancio delle Competenze”per la definizione dei profili professionali richiesti dal nuovo modello organizzativo dell´ospedale. 30 giugno La costruzione di un nuovo ospedale. Lo studio di fattibilità, il Rup, le diverse fasi progettuali, i rapporti con le istituzioni. Prossimi eventi in programma: 24 settembre G:ood Galliera Ospedale Orientato al Digitale; 7 ottobre La misurazione delle attività sanitarie: la metodica dei costi standard; 21 ottobre Linee di attività nell´ospedale per intensità di cure; 8 novembre Una nuova organizzazione della funzione amministrativa per l´ospedale del futuro; 25 novembre Progettazione e realizzazione del nuovo Galliera: piano economico e finanziario e aspetti fiscali; 16 dicembre Come si lavora in un ospedale dove si costruisce un nuovo ospedale. Programma 9 settembre 2010: Ore 8.45 - Registrazione dei partecipanti; Ore 9.00 - Saluto della Direzione; Moderatore: Paolo Orlando. Ore 9.15 Ospedale di nuova concezione: i criteri ispiratori. Maurizio Mauri; Ore 9.45 Il nuovo Galliera, Ospedale in rete. Albert De Pineda; Ore 10.15 Il colore, la luce, gli elementi naturali come espedienti architettonici e di cura: il caso dell´Ospedale dei bambini di Parma. Paolo Brescia; Ore 10.45 Strategie di contenimento dei consumi energetici negli Ospedali. Mauro Strada; Ore 11.15 Coffee-break Ore 11.45 Ospedale di Monselice e/o Ospedale di Bergamo: due esperienze di realizzazione di strutture all´avanguardia. Aymeric Zublena; Ore 12.15 L´evoluzione delle apparecchiature di diagnosi e cura: prospettive del prossimofuturo. Gianni Taccini; Ore 12.45 La realizzazione di un nuovo Ospedale con attività sanitaria in atto in area metropolitana, interazioni e interferenze nel day by day: l´esperienza della Fondazione Ircss Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena-milano. Claudio Carminati; Ore 13.15 Conclusioni Ezio Nicolàs Bruno Urbina; Ore 13.30 Dibattito; Ore 14.00 Lunch. Moderatori e Relatori: Arch. Paolo Brescia Libero professionista Società Obr - Open Building Research; Ing. Ezio Nicolàs Bruno Urbina S.c. Gestione tecnica e programmazione lavori E.o. Ospedali Galliera; Sig. Claudio Carminati U.o. Funzioni Tecniche – Settore Elettrico Fondazione Ircss Ospedale Maggiorepoliclinico, Mangiagalli e Regina Elena- Milano; Arch. Albert De Pineda Libero professionista - Società Pinearq; Dott. Maurizio Mauri Direttore Generale Fondazione Cerba; Prof. Paolo Orlando Professore Ordinario Facoltà di Architettura Università degli Studi di Genova; Ing. Mauro Strada Libero professionista - Società Steam; Dott. Gianni Taccini Ircss Ist Genova; Arch. Aymeric Zublena Libero professionista - Studio S.c.a.u. Sede dell´evento: E.o. Ospedali Galliera Salone Congressi - Via Volta, 8. Per informazioni: tel. 010 5632044/4026 e-mail: segreteria.Formazione@galliera.it |
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TRENTO: 23 MILIONI ALLE COMUNITÀ PER GESTIRE LE FUNZIONI SOCIO - ASSISTENZIALI |
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Trento, 6 settembre 2010 - Continua il cammino delle Comunità di valle, disegnato dalla riforma istituzionale del 2006. Oggi la Giunta provinciale ha approvato la delibera di Mauro Gilmozzi, assessore all’Urbanistica, enti locali e personale, che assegna i finanziamenti per la gestione delle funzioni socio - assistenziali alla Comunità con funzioni trasferite nell´anno 2010. L´impegno di spesa è di 23.509.300,00 euro. Come noto la legge provinciale del 2006, “Norme in materia di governo dell’autonomia del Trentino” ha previsto un progressivo trasferimento di funzioni dalla Provincia ai Comuni, comprese quelle già attribuite o delegate ai Comprensori, disponendo per gran parte di esse l’obbligo di esercizio in forma associata mediante le Comunità ed individuando le funzioni che rimangono riservate al livello provinciale. Dal 1 gennaio 2010 sono state trasferite le prime funzioni alle Comunità di Primiero e delle Giudicarie, mentre nel corso del corrente anno sono state trasferite le funzioni rispettivamente alle Comunità Val di Non, Alta Valsugana e Bersntol e Comunità territoriale della Val di Fiemme. Le funzioni trasferite riguardano quelle già esercitate dai rispettivi Comprensori a titolo di delega dalla Provincia e riguardano l’assistenza scolastica, l’assistenza e la beneficenza pubblica, compresi i servizi socio-assistenziali, le funzioni amministrative relative all’edilizia abitative. Relativamente alle funzioni socio-assistenziali i criteri individuati prevedono che le risorse da trasferire debbano garantire gli importi necessari al mantenimento del regime dei servizi erogati all´utenza in materia di assistenza e beneficenza pubblica. Tali somme sono pari alle spese sostenute nel corso del 2009 dai Comprensori per le medesime funzioni esercitate in regime di delega. Il Servizio politiche sociali e abitative della Provincia ha quindi quantificato l’ammontare complessivo dei trasferimenti necessari per la gestione delle funzioni socio-assistenziali per il 2010. Per le Comunità titolari di funzioni il trasferimento definitivo per l’anno 2010 per l´attività di funzionamento, compresa la gestione diretta (e non più in regime di delega) delle funzioni socio assistenziali, è di complessivi 33.415.500,00 euro. L´importo spettante a ciascuna Comunità, comprensivo delle quote già erogate in acconto, risulta così suddiviso: * Euro 4.086.400,00 per la Comunità territoriale della Val di Fiemme; * Euro 2.725.000,00 per la Comunità del Primiero; * Euro 13.109.400,00 per la Comunità Alta Valsugana e Bersntol; * Euro 6.694.800,00 per la Comunità della Val di Non; * Euro 6.799.900,00 per la Comunità delle Giudicarie. Tenuto conto degli importi già erogati in acconto per il 2010 - per complessivi 9.906.200,00 euro - l’importo residuo da assegnare alle predette Comunità è di 23.509.300,00 euro. |
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MOSTRE D’AUTUNNO. VINCENT VAN GOGH: CAMPAGNA SENZA TEMPO E CITTÀ MODERNA |
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Roma, 6 settembre 2010 - Per questa importante mostra sono stati prenotati diversi turni di ingresso per le visite guidate, non sarà possibile aggiungerne altre perché in soli 2 giorni dall’apertura delle prenotazioni sono già quasi esauriti i turni per i gruppi. Ecco le date scelte, programmate per tempo la vostra visita guidata: Venerdì 15 ottobre, ore 16.45, Sabato 16 ottobre, ore 17.15, Mercoledì 20 ottobre, ore 11.45, Sabato 23 ottobre, ore 21.15, Martedì 26 ottobre, ore 16.45, Domenica 31 ottobre, ore 17.15, Martedì 2 novembre, ore 15.45, Martedì 16 novembre, ore 17.30, Martedì 23 novembre, ore 17.30, Domenica 5 dicembre, ore 17.45, Mercoledì 8 dicembre, ore 11.15, Venerdì 17 dicembre, ore 17.00, Martedì 21 dicembre, ore 11.45 Domenica 26 dicembre, ore 9.45, Giovedì 6 gennaio, ore 17.15; Domenica 9 gennaio, ore 9.45, Sabato 15 gennaio, ore 21.15; Domenica 23 gennaio, ore 9.15, Venerdì 4 febbraio, ore 16.45 (ultima data, il 5 febbraio la mostra chiude). Biglietto d’ingresso: 10 euro; Visita guidata: 10 euro; Il numero massimo per ogni gruppo è di 25 partecipanti. Grazie a prestiti straordinari dei maggiori musei del mondo, saranno esposte oltre 110 opere tra dipinti, acquarelli disegni che coprono l´intera produzione del pittore olandese. Intitolata “Vincent van Gogh. Campagna senza tempo-Città moderna”, l´importante esposizione mette in luce le due tematiche principali intraprese dall’artista: l´amore per la campagna, in quanto ambiente fisso e immutabile, e il legame con la città, centro della vita moderna nella sua rapida evoluzione. La mostra è stata curata con il supporto di importanti musei quali il Van Gogh Museum e il Rijksmuseum di Amsterdam, il Guggenheim Museum di New York, la National Gallery del Canada, la Tate National di Londra, e il Louvre di Parigi. Il percorso espositivo prende le mosse dalla figura di van Gogh, quale uomo di raffinata cultura, profondo conoscitore dei grandi maestri che l´avevano preceduto, da Rembrandt a Eugene Delacroix, dei suoi contemporanei, tra cui Jean-françois Millet, che chiamava ´padre´ (e di cui copiò incisioni e disegni per riprodurne le composizioni nei propri dipinti), nonché dei pittori impressionisti e post-impressionisti della sua generazione (Cezanne, Gauguin, Seraut). La mostra presenterà anche una serie di ritratti e autoritratti: tra questi ultimi, due tele provenienti dal Van Gogh Museum. Www.eoscultura.it |
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GUTTUSO. PASSIONE E REALTÀ ALLA FONDAZIONE MAGNANI ROCCA DI PARMA |
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Parma, 6 settembre 2010 - Anticipa le celebrazioni per l´imminente Centenario della nascita, l´importante esposizione che a Renato Guttuso dedica, dall´11 settembre all´8 dicembre, la Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo, nel parmense. Una mostra a suo modo completa, nel senso che presenta opere fondamentali per tutti i maggiori momenti dell´attività artistica del maestro. Comprese alcune celebri icone come La spiaggia, Il Comizio, Spes contra spem, Caffè Greco, eccezionalmente prestato dal Museo Thyssen-bornemisza di Madrid. Una mostra antologica, quindi, che prende idealmente spunto dalle quattro opere di Guttuso presenti nella collezione permanente della Magnani Rocca e dal cospicuo fondo epistolare che mette in luce i rapporti tra il maestro e Luigi Magnani. Una motivazione ulteriore viene dal ricordo della grande mostra che nel 1963-64 Parma dedicò a Guttuso, mostra in cui era esposto il monumentale olio La spiaggia (4,5 metri di base) che il maestro di Bagheria destinò alla Galleria Nazionale di Parma e che sarà tra i capolavori presentati alla Magnani Rocca. Sessantacinque opere, sceltissime, per documentare l´intensità espressiva del momento formativo, all´inizio degli anni trenta, il sentito realismo sociale ed espressionista, fino al vitalismo rinnovato della sua ultima stagione. Queste le sezioni su cui si dipana il percorso espositivo: "l´artista, il suo mondo, gli amici; i ritratti"; "il realismo sociale e bellico, il lavoro, la politica, la memoria"; "la vita collettiva/la solitudine, i divertimenti, il realismo allegorico, l´eros"; "gli interni, le nature morte, i paesaggi". Per offrire ai visitatori l´opportunità di confrontarsi con un artista che aveva un´idea forte della funzione dell´arte nella società, una concezione che oltrepassava le mura dello studio; al di fuori, dentro o contro movimenti artistici, che lo vedono protagonista o escluso, spesso polemista sanguigno e colto. Oggettivamente Guttuso è stato per più di cinquant´anni uno straordinario testimone dei tempi, in grado di rappresentare con le sue opere, ma anche coi suoi scritti, il realismo della condizione umana con le sue sofferenze, i suoi miti, le sue passioni. Lui che in politica e in amore trasfuse passione viscerale, offrendo spunti frequenti ai rotocalchi, al punto da divenire, in vita e ancor più dopo la morte, uno dei personaggi più citati dalle cronache. Se La spiaggia, Il Comizio, Caffè Greco, Spes contra spem sono le icone, certamente alta è la qualità anche delle altre opere proposte dalla mostra: a cominciare dalle splendide, drammatiche nature morte che, negli anni quaranta, facevano presagire la tragedia della guerra e della catastrofe, fra realismo organolettico e narrativo postcubista. Oppure i personaggi del "realismo sociale" e poi di quello "esistenziale" degli anni cinquanta, fino alle situazioni del suo particolare "realismo memoriale", evocativamente visionarie. Oltre che dal museo madrileno le opere provengono da importanti musei italiani e da celebri collezioni, come la Collezione Barilla d´Arte Moderna, la Collezione Bocchi, con opere raccolte dal parmigiano Mario Bocchi tra i più importanti estimatori e amici di Guttuso e tra i principali artefici della citata mostra del 1963-64, e la Fondazione Francesco Pellin, originata dal rapporto di amicizia fra il pittore e l´industriale varesino Pellin, testimoniata da una raccolta di opere guttusiane di grande bellezza e dal sostegno mecenatesco alla pubblicazione del Catalogo Generale del pittore, curato da Enrico Crispolti, autore anche del saggio principale del catalogo della mostra. Dalla mostra emerge un artista capace di intessere rapporti con altri artisti, anche impegnati in discipline diverse: scrittori come Moravia - raffigurato da Guttuso in un celebre ritratto - , scultori come Manzù - che gli dedicò il monumento funebre di Bagheria dove è sepolto - , musicisti come Nono, poeti come Pasolini, Montale, Neruda, grandi maestri della pittura come, fra gli altri, Picasso, Sutherland, Morlotti ebbero con lui rapporti di amicizia e di feconda collaborazione artistica. E anche per questa visione olistica dell´arte, Guttuso trova comunanza di linguaggio con Luigi Magnani, imprenditore ma soprattutto uomo di cultura che, nella sua magnifica dimora, si circondò di opere d´arte che comprendono Gentile da Fabriano, Dürer, Tiziano, Van Dyck, Rubens, Füssli, Goya, Canova, Monet, Cézanne, ma anche una emozionante sequenza di artisti a lui contemporanei e spesso amici, Morandi, De Pisis, lo stesso Guttuso. Mostra e catalogo a cura di Stefano Roffi con saggio in catalogo di Enrico Crispolti e interventi di Alberto Mattia Martini e Stefano Roffi. Edizioni Gabriele Mazzotta. |
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I RAPPORTI TRA GIORGIONE E PADOVA. LE RELAZIONI, I CONTATTI, LE CITAZIONI, I RICHIAMI ALLUSIVI ALLA CITTA’ DEL SANTO NELLE SUE OPERE . A SVELARLO UNA SUGGESTIVA MOSTRA, DA OTTOBRE, AI CIVICI MUSEI DI PADOVA |
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Padova, 6 settembre 2010 - La Tempesta di Giorgione, l’opera-icona dell’affascinante artista di cui ricorrono le celebrazioni per i 500 anni dalla morte, non finisce di dar vita a mille differenti letture e interpretazioni, di svelare storie o assecondare ricostruzioni di personaggi, luoghi o eventi. Grandezza e carisma di Giorgione. E dunque, se il paese su cui si scatena l’inatteso fulmine – rivoluzionario nella storia della pittura per il suo spiazzante protagonismo - fosse nientemeno che la città di Padova? In effetti i fossati della cittadella con il Castello potrebbero ricordare quelli della città antoniana del tempo e gli edifici immortalati dall’artista di Castelfranco verosimilmente trovano corrispondenze nel ponte San Tomaso, nella cupola del Carmine con la torre di Ezzelino, nella Porta di Ponte Molino. E c’è anche chi individua allusioni alla fondazione leggendaria della città da parte di Antenore, in particolare nella figura del guerriero. Nessun azzardo dunque ma un’ipotesi fascinosa e intrigante, che confermerebbe – accanto a tanti altri indizi – l’esistenza di uno stretto rapporto professionale e personale di Giorgione con Padova: quel rapporto sul quale s’incentra l’originale mostra che dal 16 ottobre 2010 al 16 gennaio 2011 si terrà nella Città del Santo, presso i Civici Musei agli Eremitani, promossa dal Comune di Padova-assessorato alla Cultura, Musei Civici di Padova e Settore Attività Culturali, dalla Direzione per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e la collaborazione di Ne-t by Telerete Nordest. “Giorgione e Padova. L’enigma del carro” - ovvero lo stemma dei Carraresi visibile sulla porta dipinta da “Zorzi” nel suo capolavoro, presente in mostra – è dunque il titolo di un evento singolare che partendo dall’interpretazione in chiave padovana di alcune opere del Maestro ricostruisce rapporti, evidenzia affinità culturali, suggerisce riferimenti iconografici e influenze reciproche tra Giorgione e l’ambiente culturale, artistico e letterario della città, tra il Xv e il Xvi secolo. Giorgione a Padova. L’enigma del carro Padova, Musei Civici agli Eremitani 16 ottobre 2010 – 16 gennaio 2011 |
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A MARGINE DELL’ESTATE: 150 POSTER D’AUTORE ORIGINALI DA “CONTEMPLARE”. |
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Milano, 6 settembre 2010 - È una Mostra di immagini inconsuete, quella promossa dall’Associazione dei Marchigiani & Umbri di Milano e Lombardia. L’invito è ad entrare in un particolare percorso di “istantanee”: pagine singolari stilate da uno sguardo estetico e poetico assolutamente originale. La Personale - Aforismi e Poesie per immagini. Il Tuo sguardo sulle Cose - di Antonio De Paolis , è già patrocinata dalla Regione Umbria, dalla Provincia e Comune di Perugia, con patrocinio della Regione Lombardia – Assessorato Cultura – in avvio. Chi vorrà visitarla la trova al Centro Culturale Rosetum di Milano, negli spazi espositivi della Galleria d’Arte Velasquez di Via Pisanello 1 dal 6 al 22 Settembre 2010, con apertura feriale 16,00-19,30, e prefestiva e festiva anche 10,30-12,30. Per il suo valore pedagogico e simbolico, è stata definita dalla critica come assolutamente eccezionale. In una visione impegnativa di soggetti vari: un viandante, un volto, le mani al lavoro, una casa, la luna, un’ombra umana, una goccia d’acqua, un campo di grano maturo, un rigo musicale… Chi non ha cessato di amare le “cose che sono” può ritrovare in questa Personale aspetti importanti ed entrare in dialogo con la potenza dei simboli. Cuore e mente possono essere nuovamente pro-vocati da frammenti del quotidiano per leggere il contingente in un modo nuovo, attraverso l’interpretazione poetica; mentre ragione e cuore possono aprirsi al trascendente. Dunque, si tratta di una nuova occasione per incontrare ancora una volta il Vero, il Bello e il Bene, con un linguaggio ora disarmante, ora più impegnativo, ora di giocosa ironia, ora trascendente. Venerdì 10 settembre alle ore 17,00 l’Autore racconterà la genesi delle sue opere, con una riflessione sul tema “L’immagine è Parola”. Domenica 19 settembre alle ore 17,00 ci sarà la Presentazione di Critici d’Arte e l’intervento del M° Antonello Madau Diaz - vicepresidente dell’Associazione Marchigiani & Umbri di Milano e Lombardia - e di altre autorevoli personalità del mondo dell’Arte, della Cultura e della Comunicazione. |
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AL CASTELLO DI RIVOLI MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA, ATTRAVERSO L’USO DI UN FORMATO ESPOSITIVO INEDITO, LA MOSTRA EXHIBITION, EXHIBITION (MOSTRA, MOSTRA), SPECIFICATAMENTE CONCEPITA PER GLI SPAZI DELLA MANICA LUNGA, RIFLETTE SULLA PERCEZIONE E SULL’ESPERIENZA DEL GUARDARE L’ARTE E LE MOSTRE. |
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Rivoli, 6 settembre 2010 - Il percorso espositivo include opere dagli anni Sessanta ai giorni nostri di artisti internazionali emergenti o affermati come: Tauba Auerbach (1981, vive e lavora a New York e San Francisco), Nina Beier (1976, vive e lavora a Berlino), Pierre Bismuth (1963, vive e lavora a Bruxelles), Alighiero e Boetti (1940-1994), Marcel Broodthaers (1924-1976), Liudvikas Buklys (1984, vive e lavora a Vilnius), Maurizio Cattelan (1960, vive e lavora a Milano e New York), Gintaras Didžiapetris (1985, vive e lavora a Vilnius), Jason Dodge (1969, vive e lavora a Berlino), Michael Elmgreen e Ingar Dragset (1961 e 1968, vivono e lavorano a Londra e Berlino), Zhang Dali (1963, vive e lavora a Pechino), Lara Favaretto (1973, vive e lavora a Torino), Ceal Floyer (1968, vive e lavora a Berlino), Claire Fontaine (vive e lavora a Parigi), Hreinn Fridfinnsson (1943, vive e lavora a Amsterdam), Simon Fujiwara (1982, vive e lavora a Londra e Berlino), Ryan Gander (1976, vive e lavora a Londra), Carsten Höller (1961, vive e lavora a Colonia e Stoccolma), Roni Horn (1955, vive e lavora a New York), Douglas Huebler (1924–1997), On Kawara (1932, vive e lavora a New York), Louise Lawler (1947, vive e lavora a New York), Kris Martin (1972, vive e lavora a Gent), Jonathan Monk (1969, vive e lavora a Berlino), Alek O. (1981, vive e lavora a Milano), Giulio Paolini (1940, vive e lavora a Torino), Giuseppe Penone (1947, vive e lavora a Torino e Parigi), Michelangelo Pistoletto (1933, vive e lavora a Biella), Wilfredo Prieto (1978, vive e lavora all’Avana e Barcellona), Dan Rees (1982, vive e lavora a Berlino), Mandla Reuter (1975, vive e lavora a Berlino), Pamela Rosenkranz (1979, vive e lavora a Zurigo), Tino Sehgal (1976, vive e lavora a Berlino), Andreas Slominski (1959, vive e lavora ad Amburgo), Matthew Smith (1976, vive e lavora a Londra), Mungo Thomson (1969, vive e lavora a Los Angeles), Kerry Tribe (1972, vive e lavora a Los Angeles e Berlino), Tris Vonna-michell (1982, vive e lavora a Southend), Ian Wallace (1943, vive e lavora a Vancouver), Andy Warhol (1928-1987), Lawrence Weiner (1942, vive e lavora a New York), Christopher Williams (1959, vive e lavora a Los Angeles), Aaron Young (1972, vive e lavora a New York). Le opere in mostra sono caratterizzate dal concetto del “doppio” e della simmetria; in alcuni casi prodotte in coppia o in serie, o ancora realizzate in più versioni. Lo spettatore è accompagnato nell’elaborazione di un nuovo modo di interpretare l’arte e visitare le mostre. Nella Manica Lunga del Castello sono esposti dipinti, video, opere sonore, sculture, installazioni e lavori basati sull’azione performativa. Vengono inoltre presentate opere appositamente realizzate per l’occasione. Nell’ambito della mostra sono organizzati incontri, concerti ed eventi destinati a stimolare l’investigazione e approfondire i concetti base della rassegna quali la copia e l’originale, la percezione e l’interpretazione nell’arte contemporanea. Chi è l’altro? E chi sono io? Una unità, un doppio o una molteplicità di cose? Il tema del doppio abita trasversalmente la filosofia, in particolare quella contemporanea, così come buona parte della letteratura e dell’arte. La letteratura, fin dall’antichità classica, è sempre stata ossessionata dal problema dell’identità, dai turbamenti dell’io e dai suoi innumerevoli sdoppiamenti. Il tema del doppio, nella sua sostanziale ambiguità, permette, infatti, di indagare non solo il problema dell’identità, ma anche la questione altrettanto complessa del rapporto con l’altro, e quindi della sua rappresentazione. Come dare voce all’altro? Come rappresentarlo? Attraverso la lente del doppio la letteratura può rappresentare l’altro come emanazione dell’Io. Il doppio in questo senso fa spesso riferimento a una crisi del soggetto: l’Io è il teatro di un dramma tragicomico nel quale molti attori si contendono un’identità forse impossibile da raggiungere. Il doppio è quindi anche il luogo attraverso il quale la letteratura mette a nudo un Io pieno di sé, che irrigidisce il mondo e la questione dell’altro in una visione unilaterale delle cose. Questo processo è alla base dello schema narrativo del Visconte dimezzato di Italo Calvino. Lo scrittore italiano immagina una ricomposizione del visconte Medardo (paradigma dell’uomo contemporaneo scisso e alienato) in una unità finale superiore a quella iniziale, proprio perché attraversata dalla sua negazione. Questa è ovviamente solo una delle possibilità che il tema del doppio offre in campo letterario, basti pensare – per citare solo qualche esempio – al problema delle molteplici identità e del moltiplicarsi infinito delle maschere, perché una maschera ne cela sempre un’altra, nell’opera di August Strindberg, Luigi Pirandello, Fernando Pessoa o Philip K. Dick. Nel contesto delle arti visive il campo tematico del doppio offre una complessità di approcci paragonabile a quello della letteratura; si tratta di una storia forse meno nota ma certo non meno importante. Tra gli artisti il problema del doppio suscita da sempre un grande interesse, basti pensare al tema ricorrente in pittura dell’antico mito di Narciso, ma è nel corso del secondo Novecento che l’idea dello sdoppiamento diventa un vero e proprio territorio di esplorazione e di esperienza. Attraverso il concetto di doppio Andy Warhol contesta, ad esempio, la separazione classica tra l’opera originale e la copia attribuendogli lo stesso valore, mentre per Alighiero Boetti il doppio assume una connotazione fondamentalmente esistenziale e comportamentale. Per Maurizio Cattelan il doppio può rappresentare più semplicemente il gesto di un furto, come quando nel 1997 vede la mostra personale di Carsten Höller presso la galleria Air de Paris, e la riproduce perfettamente (compreso il comunicato stampa) nella galleria di Emmanuel Perrotin, mentre nel caso di Ceal Floyer il doppio prende la forma di due fotografie identiche, un bicchiere pieno d’acqua, con due titoli diversi: mezzo pieno e mezzo vuoto, come a dire che non esistono i fatti ma solo la loro interpretazione. La mostra Exhibition, Exhibition, a cura di Adam Carr, rappresenta un’ampia rassegna storica di opere realizzate attorno a questo concetto nell’arco degli ultimi sessant’anni. Si tratta di una mostra speculare, una mostra composta da due mostre: l’una si riflette nell’altra, come in un gioco di specchi. L’elemento di interesse di Exhibition, Exhibition, tuttavia, non consiste semplicemente in questo duplicarsi dell’impianto espositivo, ma nelle ragioni interne al duplicarsi di ogni singola opera. Il visitatore ha la possibilità di entrare in una strana camera ottica nella quale l’esperienza del “vedere “, o sarebbe meglio dire del “vedere doppio”, si trasforma in una straordinaria avventura intellettuale. Exhibition, Exhibition è un progetto site specific appositamente concepito da Carr per la Manica Lunga, uno degli spazi più complessi del museo dal punto di vista installativo. Si tratta di una sorta di lungo corridoio, largo 6 e lungo 147 metri; l’esatto contrario del classico e neutrale white cube. La nostra idea è quella di trasformare questa costrizione spaziale in un valore aggiunto, commissionando una serie di progetti espositivi ideati appositamente per questo luogo. Carr ha interpretato il lungo corridoio della Manica Lunga come una sorta di fantastico meccanismo della visione, un immenso caleidoscopio che raddoppia le immagini, e così facendo moltiplica il mondo e la nostra esperienza dell’arte. […] Il curatore inglese traccia un’interessante storia delle mostre d’arte e del modo di esporre le opere, a partire dai primi cabinetti delle curiosità del sedicesimo secolo fino ad arrivare al più recente concetto di white cube. Partendo da queste considerazioni Carr analizza poi i campi tematici del doppio e di simmetria, di ripetizione, di cambio e variazione, fino a sottolineare il modo nel quale questa mostra rappresenti un sostanziale cambiamento di rotta rispetto ai modi tradizionali non solo di concepire e allestire una mostra ma anche di fruirne. |
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TRE FAMOSI DIPINTI DEL PITTORE VENETO, TRA CUI “LA TEMPESTA”, IN UN GIOIELLO ARCHITETTONICO VENEZIANO CHE SI APRE ALLA CITTÀ |
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Venezia, 6 settembre 2010 - Tre tra le più celebri opere di Giorgione (1477-1510), La Vecchia (1506), La Nuda (1508) e soprattutto il suo capolavoro più noto, ammirato e ancora oggi di significato controverso, La Tempesta (1507-08), saranno esposte, per oltre un mese, in uno dei più singolari edifici di Venezia, il Palazzo Grimani a campo S. Maria Formosa, restituito alla città nel 2008, che, con questa occasione, diventa spazio espositivo permanente aperto tutti i giorni al pubblico. Il Palazzo Grimani, acquistato dallo Stato Italiano nel 1981, è un edificio unico per la storia e l’architettura di Venezia. Finalmente aperto come museo di se stesso e di poche, selezionatissime opere nel dicembre 2008 era visitabile finora solo su prenotazione, ma con questa mostra apre definitivamente le sue porte alla città. I tre capolavori di Giorgione inaugurano, infatti, una serie di mostre che vedranno come protagonisti i grandi artisti italiani e internazionali. Per la prima esposizione, il Soprintendente ai Musei e alle Gallerie statali di Venezia Vittorio Sgarbi, ha voluto scegliere proprio Giorgione, di cui ricorre il quinto centenario della morte. La mostra di Palazzo Grimani sarà il principale omaggio della città al grande artista veneziano. Nei mesi successivi a Palazzo Grimani saranno ospitate, sempre con allestimenti rispettosi degli spazi del palazzo, le Visioni dell’aldilà di Hieronimous Bosch e i quaderni del Canaletto. La Nuda, esito di un affresco originariamente al Fondaco dei tedeschi e La Vecchia, eccezionale dipinto, in trasferta temporanea dalle Gallerie dell’Accademia, sono il coronamento ideale e la riunificazione di un percorso giorgionesco tutto veneziano che culmina nel capolavoro de La Tempesta, il più celebre ed enigmatico dipinto di Giorgione, primo vero esempio di paesaggio nella pittura italiana e al centro, per secoli, di innumerevoli dispute filologiche sulla corretta interpretazione del suo soggetto. Ancora recentemente sull’opera si sono pronunciati diversi studiosi. Ma Vittorio Sgarbi, ideatore della mostra, nel saggio in catalogo è di vedute più caute. “La prima fotografia – scrive Sgarbi del soggetto del dipinto - il lampo nel cielo colto nell’istante in cui appare, rendendo luminose e spettrali le architetture sul fondo. Un fulmine, l’avviso della tempesta imminente, in una città che non è difficile identificare nella stessa Castelfranco, subito di là del ponte di legno. Da molto tempo penso che la lettura più pertinente sia proprio quella impressionistica, che fa riferimento alla “tempesta”, la cui evidenza metereologica ha lo stesso peso dei due umani protagonisti. Il fulmine nel cielo nuvoloso sopra la città, quel lampo di luce strisciante sulle case è il tema sostanziale ed è colto con la stessa velocità nel tempo in cui si manifesta: un’istantanea fotografica che corrisponde al “momento decisivo” evocato da Cartier Bresson, in contraddizione con l’atteggiamento “in posa”, quasi per evidenziare il contrasto, dei due personaggi. Paesaggio puro dunque, ma in un momento determinato, in cui la nostra attenzione è improvvisamente destata da quella irruzione imprevedibile e aleatoria che rappresenta la vera, sostanziale originalità di quella veduta”. Con La Vecchia e La Nuda, Giorgione ha esplorato le risorse delle fattezze femminili cogliendole nelle mutazioni del tempo (e proprio un cartiglio con la scritta “Col tempo” è sorretto dalla mano destra della Vecchia) andando ben oltre il semplice ritratto, mentre La Tempesta, con il suo allusivo gioco di rimandi, con la sua tecnica “impressionistica”, con il soggetto che si presta a mille interpretazioni, anche di matrice religiosa, costituisce un caposaldo della cultura italiana del Rinascimento, esattamente come Palazzo Grimani costituisce un unicum architettonico e culturale veneziano. Un’occasione di breve durata e di grande significato resa possibile dagli sforzi congiunti di Soprintendenza, Arthemisia Group e Assicurarte, sponsor dell’evento. Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa Ramo Grimani, Castello 4858, Venezia |
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AL PALAZZO DEL CAPITANO DI BAGNO DI ROMAGNA LA MOSTRA CESARE ZAVATTINI. “MA È CERTO CHE SONO UN PITTORE” |
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Bagno di Romagna, 6 settembre 2010 - In mostra gli autoritratti dell´età matura dove Zavattini abbandona la “castigatezza” dei periodi precedenti. Bagno di Romagna, nota località termale dell’appennino cesenate, dedica un omaggio a Cesare Zavattini pittore con una rassegna di opere provenienti dalla collezione del regista e scrittore, attualmente conservata presso i Musei Civici di Reggio-emilia. L’iniziativa, che rappresenta il momento artisticamente più importante del calendario “Bagno d´arte 2010”, fa seguito alla pubblicazione di un volume promosso dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-romagna (Un archivio dell’arte. Cesare Zavattini e la pittura, a cura di Giorgio Boccolari e Orlando Piraccini, Bologna, Editrice Compositori, 2009), specificamente dedicato al rapporto di Zavattini con la vicenda artistica del suo tempo. In esposizione, con il corredo di un originale apparato documentario, figureranno oltre quaranta opere che ricostruiscono il percorso creativo zavattiniano, ponendo l’accento sulla serie degli “autoritratti” e sull’opera matura dell’artista nella quale Zavattini abbandona l’abituale castigatezza dei “quadri minimi”. Proiezioni in collaborazione con l´arena San Biagio di Cesena, visite guidate con i consoli del Touring Club e incontri con le scuole animeranno la mostra durante tutto il periodo di apertura. La mostra è promossa dal Comune di Bagno di Romagna, d’intesa con Ibacn Emilia-romagna e Archivio Cesare Zavattini di Reggio-emilia. Www.bagnodiromagnaturismo.it |
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EGITTO MAI VISTO: LE DIMORE ETERNE DI ASSIUT E GEBELEIN A FORLÌ, MUSEI SAN DOMENICO |
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Forlì, 6 settembre 2010 - Il Complesso di San Domenico a Forlì si è ormai affermato come uno dei più importanti centri espositivi in Italia. Dal 2006 ha infatti proposto ogni anno un grande appuntamento culturale, coinvolgendo un larghissimo pubblico nazionale e perfino internazionale. Cinque mostre su altrettanti momenti della storia dell’arte, partendo sempre da un elemento significativo del patrimonio artistico e culturale forlivese: da Marco Palmezzano a Silvestro Lega, da Guido Cagnacci a Canova, sino alla mostra dedicata ai Fiori da poco conclusa. Per iniziativa della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, in collaborazione con il Comune di Forlì e con Civita Servizi, nella prossima stagione autunnale i Musei San Domenico ospiteranno una nuova grande mostra dedicata alla civiltà egizia, inaugurando un secondo programma espositivo, aperto alle più varie espressioni della cultura artistica antica e moderna. Egitto mai visto presenterà 400 straordinari reperti datati intorno al 2000 a.C. Scoperti dal grande egittologo Ernesto Schiaparelli nelle necropoli di Assiut e Gebelein e premurosamente conservati per un secolo nei depositi del Museo Egizio di Torino, allestiti nelle sale a piano terra del San Domenico, grazie alla generosa concessione della Soprintendenza Archeologica del Piemonte e delle Antichità Egizie e alla collaborazione della società Start. Nei primi anni del ‘900 Ernesto Schiaparelli (1856 – 1928) era il direttore del Museo Egizio di Torino e della Missione Archeologica Italiana, impegnata nelle campagne di scavo nella valle del Nilo. L’esplorazione scientifica era ormai subentrata alla ricerca dei collezionisti e stava portando alla luce nuovi contesti come quelli delle comunità neolitiche che avevano preceduto l’età delle piramidi. Erano impegnate in Egitto le maggiori potenze europee e gli Stati Uniti, ma uno straordinario apporto alle nuove scoperte scientifiche è dovuto proprio alla missione italiana, nonostante la scarsa dotazione di mezzi di cui disponeva nel contesto politico e sociale postunitario. Nelle necropoli di Assiut e Gebelein la Missione aveva portato alla luce straordinarie sepolture, ricche di testimonianze della vita sociale e del contesto culturale di una provincia del Medio Egitto fra il 2100-1900 a.C. Oggi a distanza di quasi 100 anni, dopo un accurato lavoro di studio e di restauro, è finalmente possibile per tutti rivivere l’esperienza e le emozioni di quelle straordinarie scoperte, effettuate fra il 1908 e il 1920 dalla Missione Archeologica Italiana. Nella mostra sono finalmente esposti al pubblico quei materiali archeologici rimasti per molti anni nei depositi del Museo Egizio. Anche con l’ausilio di fotografie originali, possiamo tornare virtualmente nei due capoluoghi di provincia nell’Antico Egitto dove il deserto ha custodito per 4.000 anni i segreti della vita quotidiana e della vita nell’aldilà. L’esposizione ruota intorno ad uno straordinario nucleo di dodici sarcofagi a cassa in legno stuccato e dipinto con iscrizioni che tramandano formule d’offerta e rituali funerari magico-religiosi. In molti casi grazie alla lettura dei geroglifici è possibile svelare i nomi di questi uomini e donne appartenuti alla classe media, amministratori e piccoli proprietari terrieri, vissuti nel Medio Egitto intorno al 2000 a.C. I sarcofagi, alcuni dei quali contengono ancora la mummia, sono arricchiti da tutti gli elementi del corredo funerario che accompagnavano il defunto e attraverso i quali oggi possiamo ricostruire le loro storie e quelle delle loro famiglie: vasi, poggiatesta, specchi, sandali, bastoni, archi e frecce, cassette in legno, modellini di animali, barche con equipaggi, modelli di attività agricole e artigianali. Dall’osservazione di tutti questi materiali emerge la sorprendente capacità degli artigiani egiziani nella lavorazione del legno, che fece di Assiut uno dei centri dove fu raggiunto il massimo livello di espressione artistica alla fine del Primo Periodo Intermedio. Sono esposte circa 40 pareti di sarcofago con geroglifici incisi e dipinti e 10 stele recentemente restaurate, che svelano i segreti della scrittura geroglifica e permettono di conoscere le credenze funerarie e le principali divinità del pantheon egiziano. Il progetto scientifico e la curatela della mostra è dovuta ad Elvira D’amicone e Massimiliana Pozzi Battaglia, della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie e della Società Cooperativa Archeologica. Il suggestivo allestimento è progettato da Costantin Charalabopoulos. La visita in mostra può avvalersi di un articolato progetto didattico, curato da Giovanna Gotti e Federica Scatena, che comprende un ampio apparato di testi in mostra, la possibilità di visite guidate e laboratori progettati per le scuole e un servizio di audioguide per singoli visitatori. |
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