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Notiziario Marketpress di Mercoledì 30 Novembre 2011
LOTTA AL CANCRO: RIVOLUZIONE DAL GIAPPONE. UN REAGENTE CHIMICO CONSENTE DI VEDERLO A OCCHIO NUDO.  
 
Lecce, 30 novembre 2011 - Dal Giappone una scoperta scientifica, che alimenta nuove speranze nella lotta al cancro. Ambasciatore di questa possibile rivoluzione è un reagente chimico che a contatto con le cellule cancerose diventa fluorescente e consente di individuarle anche a occhio nudo. Una volta perfezionata, questa tecnica potrebbe consentire di identificare carcinomi di dimensioni ridottissime che oggi ancora sfuggono alla risonanza magnetica e ad altre pratiche in uso. Dovuta alla reazione chimica innescata dal contatto con un enzima noto come Cgt, la fluorescenza regala in circa un minuto alle cellule cancerose una visibilità fino a 20 volte maggiore. Il reagente alla base del processo porta la congiunta firma di Hisataka Kobayashi, dell’Istituto Giapponese della Sanità, e del professor Yasuteru Urano dell’Università di Tokyo. “Utilizzato nel corso di un intervento chirurgico – dice quest’ultimo -, il reagente rende le cellule malate immediatamente visibili. Questo riduce sensibilmente il rischio che alcune di queste cellule non vengano individuate e resti quindi un focolaio della malattia”. Un rischio che – in relazione al cancro alle ovaie -le statistiche quantificano in un terzo di carcinomi, che ancora oggi sfuggono a qualsiasi identificazione. E proprio dall’impianto di cellule di un carcinoma alle ovaie su un topolino è partito l’esperimento del team giapponese. A test ancora in corso, i ricercatori escludono possibili effetti collaterali del reagente e parlano anzi di tecnica “low cost”, facilmente applicabile in contesto ospedaliero. Le verifiche si concentrano ora sul possibile impiego del reagente per l’identificazione di carcinomi anche ai polmoni, al fegato e al seno. Per Giovanni D´agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, speranza degli scienziati – e non solo – è che la loro scoperta sia presto applicabile su larga scala.  
   
   
UE: LA LOTTA CONTRO LE DROGHE SINTETICHE CIRCA 11 MILIONI DI EUROPEI (3,2% DEGLI ADULTI) HANNO PROVATO L´ECSTASY E CIRCA 12,5 MILIONI (3,8%) HANNO PRESO DELLE ANFETAMINE. CIRCA 78 MILIONI DI ADULTI, QUASI UN QUARTO DELLA POPOLAZIONE TOTALE, HA PROVATO LA CANNABIS.  
 
Bruxelles, 30 novembre 2011 - Il consumo di droghe tradizionali come la cannabis e la cocaina sta diminuendo, mentre l´utilizzo di droghe sintetiche continua a crescere. "Un fenomeno estremamente preoccupante che mostra la necessità di maggiore controllo e informazione a livello europeo", ha dichiarato Juan Fernando López Aguilar, presidente della commissione per le Libertà civili, martedì 29 novembre, in apertura della presentazione del rapporto annuale dell´Unione europea sulle droghe. Illustrando il rapporto sul "problema delle droghe in Europa", il direttore dell´agenzia europea sulle droghe Wolfgang Götz ha sottolineato che "la politica europea e le risposte delle istituzioni devono mobilitarsi e confrontarsi alle sfide del prossimo decennio". Il rapporto conferma che il fenomeno è crescente: un leggero abbassamento del consumo di droghe "tradizionali" come cannabis, marijuana e oppiacei, contro un aumento delle droghe sintetiche. "L´aumento del consumo di sostanze psicoattive più o meno controllate è estremamente preoccupante" ha dichiarato Juan Fernando López Aguilar, presidente della commissione per le libertà, chiedendo maggiore informazione tra i giovani sui rischi del consumo delle droghe sintetiche. "Fast moving joined up drug market" - Ecstasy, anfetamine e altre droghe sintetiche sono prodotte illegalemente in Europa a partire da preparati chimici importati. Circa 11 milioni di europei (3,2% degli adulti) hanno provato l´ecstasy e circa 12,5 milioni (3,8%) hanno preso delle anfetamine. "Il mondo globalizzato in cui viviamo è il riflesso di un mercato della droga sempre più veloce e globalizzato che sa raccogliere rapidamente le opportunità e adattarsi ai nuovi ostacoli", ha spiegato Götz. Delle nuove droghe vengono costantemente prodotte e immesse sul mercato. L´unione europea ha contato 41 nuove sostanze per il 2010 e 24 per l´anno precedente. Questi prodotti sono disponibili sulla rete e si sono diffusi rapidamente in numerosi stati membri, spesso in difficoltà nel combattere la loro vendita. Meno cannabis e cocaina - Secondo il rapporto, il consumo di cannabis, la droga illegale più utilizzata in Europa, continuerebbe ad abbassarsi tra i più giovani. Una tendenza che potrebbe avere a che fare con un abbassamento del consumo di tabacco e al cambiamento delle abitudini utilizzando droghe più "alla moda". Circa 78 milioni di adulti, quasi un quarto della popolazione totale, ha provato la cannabis e i giovani di sesso maschile sono più a rischio nel diventare consumatori regolari. La popolarità della cocaina potrebbe aver raggiunto il suo picco massimo. Dei recenti studi dimostrano un abbassamento del suo consumo nell´Europa occidentale. Ad un costo di circa 50-80 euro al grammo, i consumatori regolari potrebbero cercare altre soluzioni. Soprattutto in tempi di crisi. Circa 14,5 milioni (4,3% degli adulti europei) l´hanno già provata. La risposta dell´Unione europea - Le maggiori difficoltà sono legate ai singoli stati membri in quanto le politiche sulla droghe dipendono principalmente dalle legislazioni nazionali. Esistono inoltre problemi legati ai confini interstatali: in questo senso i paesi dell´Unione europea stanno lavorando insieme per ridurre il consumo delle droghe e il loro traffico.  
   
   
‘NUOVA ALLEANZA A SOSTEGNO DI 100 MILIONI DI PAZIENTI CON DOLORE CRONICO’  
 
Bruxelles, 30 Novembre 2011 - È stata ufficialmente presentata ieri la Pain Alliance Europe (Pae) all’interno del Parlamento Europeo, alla presenza di numerosi esponenti dei principali partiti politici, di un rappresentante dell’ufficio del Commissario John Dalli e del Presidente dell’Efic, la Federazione Europea delle Associazioni per lo Studio del Dolore. L’obiettivo della nuova Alleanza di Pazienti - un network di 18 Organizzazioni Non Governative in rappresentanza di 11 Paesi europei - è quello di sollecitare interesse e creare consapevolezza sul problema del dolore cronico, sia per quanto riguarda la mancanza di trattamenti adeguati per i pazienti che per il riconoscimento del dolore quale condizione che incide fortemente sulla qualità della vita. Per non parlare dei miliardi di euro che gravano ogni anno sull’economia europea, in termini di ore di lavoro perse a causa della malattia. Un Europeo su quattro soffre di dolore cronico severo, 100 milioni solo nei 27 Paesi dell’Unione Europea, la metà dei quali non riceve alcun trattamento o addirittura non viene presa sul serio. Mentre il dolore reumatico, ortopedico ed oncologico sono riconosciuti come patologie, con numerose associazioni che si battono perché venga riconosciuto il loro status di malattia e affinché i pazienti ricevano trattamenti adeguati, il dolore cronico come malattia è praticamente sconosciuto ai operatori della sanità e all’opinione pubblica in generale. “Il sollievo dal dolore rappresenta un diritto fondamentale, riconosciuto come tale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e dall’Osservatorio sul rispetto dei Diritti Umani (Human Rights Watch), il che significa che gli Stati membri dell’Unione Europea dovrebbero considerare il trattamento del dolore cronico e l’accesso alle cure una priorità di salute pubblica”, sottolinea Hans Georg Kress, Presidente dell’Efic - European Federation of Iasp Chapters - che raggruppa le Associazioni Europee impegnate nella medicina del dolore, affiliate alla International Association for the Study of Pain, Iasp ( www.Efic.org ). Lavorando in stretta collaborazione con Gina Plunkett, Presidente della Chronic Pain Ireland e Presidente in carica della Pae, Kress accoglie la nuova alleanza come “un passo importante per il riconoscimento del dolore cronico come una reale sfida non solo per i pazienti e i medici, ma anche per le Istituzioni, i politici e i decision-maker di tutta Europa”. Per Gina Plunkett, essa stessa affetta da dolore cronico, ‘sarà di “primaria importanza” fare appello ai Governi Europei e alle Istituzioni dell’Unione Europea, affinché inseriscano la “Road Map for Action” nell’agenda politica.’  
   
   
COMBATTERE IL PARKINSON CON LE NANOPARTICELLE DI CARBONIO  
 
Bruxelles, 30 novembre 2011 - Uno dei problemi che colpiscono il sistema nervoso umano è la carenza di dopamina. Ma l´analisi della concentrazione di dopamina è costosa e richiede sofisticate apparecchiature che non sono disponibili in uno studio medico. Un team di scienziati polacchi ha ora sviluppato un metodo che permette la rilevazione della dopamina nelle soluzioni in modo facile ed economico, anche in presenza di interferenze. Lo studio è un risultato del progetto Noblesse ("Nanotechnology, biomaterials and alternative energy source for the European Research Area (Era)"), finanziato con 3,3 milioni di euro attraverso il tema "Regioni della conoscenza" del Settimo programma quadro (7° Pq) dell´Ue. I risultati sono pubblicati nella rivista Biosensors and Bioelectronics. Per ottenere il risultato desiderato, gli scienziati dell´Istituto di chimica fisica dell´Accademia polacca delle scienze (Ipc Pas), a Varsavia, hanno rivestito nuovi elettrodi con nanoparticelle di carbonio depositate su submicroparticelle di silicato. Hanno applicato gli elettrodi in modo da determinare la concentrazione di dopamina nelle soluzioni in presenza di acido urico e ascorbico, e di paracetamolo, sostanze che intralciano l´analisi della dopamina. Questo metodo recente per rilevare la dopamina potrebbe spianare la strada per sviluppare esami clinici rapidi ed economici che i medici possono usare anche nei loro ambulatori. Queste informazioni aiuteranno i medici a determinare la probabilità di un paziente di soffrire di disturbi del sistema nervoso comuni, tra cui il morbo di Parkinson. I ricercatori hanno sviluppato gli elettrodi alternando strati di submicroparticelle di silicato e nanoparticelle di carbonio. Secondo il team, la dimensione delle submicroparticelle di silicato vanno da 100 nanometri a 300 nanometri (parte miliardesima di un metro). Essendo non conduttrici, sono utilizzate solo come quadro per estendere la superficie dell´elettrodo. Le nanoparticelle di carbonio, che vanno da 8 nanometri e 18 nanometri, rivestono densamente le particelle di silicato che formano la superficie di lavoro effettivamente conduttrice. "Le nanoparticelle di carbonio hanno gruppi funzionali a carica negativa, e i silicati ne hanno a carica positiva", spiega Anna Celebanska, dottoranda dell´Ipc Pas. "Le interazioni elettrostatiche tra loro sono molto forti. Abbiamo controllato che dalla ripetizione multipla dell´immersione, sulla superficie dell´elettrodo può essere ottenuto un "sandwich" composto da un massimo di 24 strati". Gli scienziati hanno applicato i nuovi elettrodi per il rilevamento della dopamina nelle soluzioni. Gli elettrodi rivestiti di nanoparticelle di carbonio vengono posizionati all´interno di una soluzione contenente dopamina e viene poi applicato il potenziale elettrico. Dicono che la dopamina è elettrochimicamente attiva e può essere ossidata regolando il valore potenziale. "I risultati dei test completati sono stati molto buoni", dice la Celebanska. "Il nostro metodo è tra i metodi più sensibili per il rilevamento della dopamina; permette di rilevare concentrazioni di dopamina di appena 10-7 mole per litro, in presenza di interferenze a concentrazioni fino a 10-3 mole per litro". Commentando i risultati dello studio, il professor Marcin Opallo dice: "Il metodo ha una soglia di rilevamento naturale e per questo possiamo stabilire una carenza di dopamina nell´organismo. Quanto è grande il deficit reale? Al momento non possiamo rispondere a questa domanda. Ci auguriamo, comunque, un ulteriore aumento della sensibilità del metodo". Per maggiori informazioni, visitare: Istituto di chimica fisica dell´accademia polacca delle scienze (Ipc Pas): http://www.Ichf.edu.pl/indexen.html  Biosensors and Bioelectronics: http://www.Journals.elsevier.com/biosensors-and-bioelectronics/    
   
   
SCIENZIATI SCOPRONO COME SUONARE UNO STRUMENTO MUSICALE ALTERA IL MODO IN CUI IL CERVELLO ELABORA GLI STIMOLI MULTISENSORIALI  
 
Bruxelles, 29 novembre 2011 - Da molto tempo si è ormai stabilito che i pianisti sviluppano un senso particolarmente acuto della correlazione temporale tra i movimenti dei tasti del pianoforte e il suono delle note suonate. Tuttavia, ricercatori dell´Istituto Max Planck per la cibernetica biologica in Germania hanno scoperto che quando si tratta di valutare la sincronia dei movimenti labiali e la lingua parlata, i pianisti non se la cavano meglio rispetto ai non musicisti privi di orecchio musicale. Gli autori dello studio, Hweeling Lee e Uta Noppeney, sono giunti a questa conclusione dopo aver svolto uno studio comparativo sull´elaborazione simultanea da parte del cervello, sia di musicisti che di non-musicisti, di stimoli provenienti da sensi differenti. Per il loro studio hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale per mappare le aree del cervello che erano attive durante questo processo. I ricercatori hanno studiato il modo in cui il cervello integra stimoli provenienti da veri sensi contemporaneamente e il modo in cui i circuiti nel cervello si modificano come conseguenza dell´apprendimento. Essi hanno osservato come 18 pianisti dilettanti erano in grado di percepire la corrispondenza temporale tra i movimenti delle dita sui tasti del pianoforte e un brano di musica per pianoforte, e tra i movimenti labiali e delle frasi dette ad alta voce in confronto a 19 non-musicisti. Secondo le loro conclusioni, quando i pianisti percepiscono un´asincronia tra musica e movimenti delle mani, si attivano dei segnali di errore più forti in un circuito che coinvolge il cervelletto, le aree premotorie e associative del cervello, una reazione che viene affinata nel tempo esercitandosi al pianoforte. I risultati dello studio dimostrano che la nostra esperienza senso-motoria influenza il modo in cui il cervello collega dal punto di vista temporale segnali provenienti da sensi diversi durante la percezione. Gli esperimenti rivelano che i pianisti erano significativamente più precisi rispetto ai non-musicisti nel valutare se vi era o meno sincronia tra i movimenti delle dita sul pianoforte e i suoni percepiti. Ma queste differenza non si osservavano quando si trattava di esperimenti che prevedevano frasi lette ad alta voce e movimenti labiali, poiché entrambi i gruppi facevano registrare risultati simili. Anche se l´asincronia nel linguaggio e nella musica riguarda le stesse aree del cervello, le scansioni effettuate dal team hanno mostrato che con i pianisti la musica asincrona scatenava un segnale più forte in un circuito che coinvolge la parte sinistra del cervelletto, una regione premotoria e associativa nella corteccia cerebrale, rispetto a quanto avviene nei non-musicisti. La coautrice Uta Noppeney dice: "Per questo studio noi ci siamo avvalsi del fatto che i pianisti si esercitano in un´attività in cui molti stimoli sensoriali, che sono informazioni visive e acustiche, movimenti e tocchi dei tasti del pianoforte, devono essere collegati. L´elaborazione degli stimoli nei cervelli dei pianisti mostra un meccanismo specifico legato al contesto: come conseguenza del loro allenamento al pianoforte, nel circuito è programmato un modello avanzato che coinvolge il cervelletto e la corteccia cerebrale premotoria e che consente al soggetto di fare previsioni molto più precise circa la corretta sequenza temporale dei segnali visivi e acustici. Uno stimolo asincrono innesca un segnale di previsione di un errore." Per maggiori informazioni, visitare: Istituto Max Planck per la cibernetica biologica: http://www.Kyb.mpg.de/    
   
   
MANGIARE PESCE IN ETÀ PRECOCE PER TENERE A BADA IL RESPIRO SIBILANTE: STUDIO  
 
Bruxelles, 29 novembre 2011 - Una nuova ricerca condotta in Svezia mostra come i bambini che hanno consumato pesce prima dell´età di nove mesi, hanno un rischio minore di soffrire di respiro sibilante in età prescolare. Ciò cambia, tuttavia, se sono stati trattati con antibiotici a largo spettro nella prima settimana di vita o se la madre ha assunto paracetamolo durante la gravidanza. Lo studio sarà pubblicato sulla rivista Acta Paediatrica nel mese di dicembre. Scienziati provenienti dall´Ospedale pediatrico Regina Silvia presso l´Università di Göteborg, in Svezia, hanno analizzato un campione di 4.171 famiglie scelte in modo casuale. I partecipanti hanno risposto alle domande quando il loro figlio aveva 6 mesi, 12 mesi e 4,5 anni di età. Il team ha cercato di scoprire i fattori di rischio per il respiro sibilante in età prescolare, in particolare in associazione con il consumo di pesce e l´esposizione precoce agli antibiotici. Intendevano inoltre scoprire le potenziali differenze tra il respiro sibilante con cause scatenanti multiple e la dispnea episodica virale. "Il respiro sibilante ricorrente è un problema clinico molto comune nei bambini in età prescolare e vi è la necessità di un miglior trattamento medico e una migliore comprensione dei meccanismi di fondo", spiega la dottoressa Emma Goksor dello stesso ospedale, primo autore dell´articolo. "Lo scopo del nostro studio era di individuare sia i principali fattori di rischio che i fattori protettivi della malattia. La nostra analisi demografica suggerisce che le risposte che abbiamo ottenuto sono ampiamente rappresentative della popolazione nel suo insieme e riteniamo che i nostri risultati forniscano informazioni utili su tre importanti fattori coinvolti nel respiro sibilante in età prescolare". I ricercatori hanno valutato bambini che avevano avuto almeno tre episodi di respiro sibilante nel corso dell´ultimo anno, in confronto a bambini che non ne soffrivano. Sono stati inclusi nello studio i bambini trattati con corticosteroidi per l´asma o altre malattia. Il team ha diviso il gruppo con sibilo in bambini che sviluppavano dispnea episodica virale quando avevano un raffreddore, e bambini con respiro sibilante con cause scatenanti multiple, ovvero i quali sibilavano anche quando non avevano un raffreddore, a causa di allergeni, fumo di tabacco o esercizio fisico. Complessivamente, il 20% dei bambini ha segnalato uno o più episodi di respiro sibilante, e il 5% ha riferito sibili ricorrenti nel corso dell´ultimo anno. Circa il 75% di questi sono stati trattati per l´asma e più del 50% ha riferito asma diagnosticato dal medico. Per quanto riguarda il consumo di pesce, i bambini che avevano mangiato pesce prima dei nove mesi di età avevano una probabilità del 50% inferiore di soffrire di respiro sibilante ricorrente all´età di 4,5 anni. Il pesce bianco è in cima alla lista, seguito da salmone e pesci piatti. Secondo i ricercatori, in trattamento con antibiotici ad ampio spettro nella prima settimana di età era legato a un raddoppio del rischio di respiro sibilante a 4,5 anni. Solo il 3,6% dei bambini del gruppo privo di respiro sibilante aveva ricevuto antibiotici, contro 10,7% di coloro che avevano avuto almeno tre episodi. Il rischio aumentava per i bambini con respiro sibilante con cause scatenanti multiple. I ricercatori non hanno trovato alcun aumento statistico significativo con il rischio di episodi di dispnea episodica virale. Per quanto riguarda l´uso di paracetamolo, i ricercatori hanno scoperto che il 28,4% delle madri aveva assunto il farmaco durante la gravidanza. L´incidenza di esposizione prenatale al paracetamolo nel gruppo con respiro sibilante che assumeva farmaci per l´asma era del 12,4%; l´assunzione di paracetamolo durante la gravidanza aumentava il rischio del 60%. Il team dice che l´effetto era evidente nel gruppo con respiro sibilante con cause scatenanti multiple, dove il rischio era raddoppiato. Il dottor Goksor conclude: "I nostri risultati mostrano chiaramente che mentre il pesce ha un effetto protettivo contro lo sviluppo del respiro sibilante in età prescolare, i bambini che hanno assunto antibiotici nella prima settimana di vita e le cui madri hanno assunto paracetamolo durante la gravidanza, presentano un rischio maggiore, in particolare di respiro sibilante con cause scatenanti multiple". Per maggiori informazioni, visitare: Acta Paediatrica: http://www.Wiley.com/bw/journal.asp?ref=0803-5253  Università di Göteborg http://www.Gu.se/english    
   
   
ITALIA UNITA MA NON A TAVOLA PER LA DIETA POVERA DEI PENSIONATI: MILIONI DI PENSIONATI "A RISCHIO DI SVILUPPARE PATOLOGIE CRONICHE", TUTTO COLPA DELLA CRISI ECONOMICA. UNA NUOVA RICERCA HA RIVELATO CHE MILIONI DI PENSIONATI HANNO UNA DIETA POVERA CHE CONDURRÀ A PROBLEMI DI PATOLOGIE CRONICHE COME L´OSTEOPOROSI, CORONARICHE O DEPRESSIONE.  
 
Lecce, 30 novembre 2011 - Gli esperti hanno lanciato l’allarme che una dieta povera sta interessando milioni di pensionati a rischio di sviluppare patologie croniche. La ricerca ha trovato una sconcertante 97% della gente tra la fascia di età tra 65 anni o più che non riescono a soddisfare il loro apporto giornaliero di vitamina raccomandato. I medici dicono che questa dieta povera esporrà molti anziani in futuro a gravi problemi di salute, che potrebbero essere facilmente evitati con una sana dieta equilibrata. La ricerca, pubblicata nel giornale inglese “Nutrizione & scienza dell´alimentazione” chiamata “ Il ruolo di micronutrienti in un invecchiamento sano”, è stata effettuata da dietista indipendente il Dr Carrie Ruxton. Secondo le risultanze delle indagine, più del 40% di quella fascia di età e quasi la metà (47 %) degli over-75, hanno patologie che limitano le loro capacità di svolgere le attività quotidiane. Questo significa che gli italiani, uomini e donne, possono aspettarsi di vivere i loro ultimi dai sette a nove anni con un handicap che possono includere l´osteoporosi, cardiopatia coronarica o depressione. Il Dr Ruxton, che ha esaminato i dati di 71 precedenti studi, ha sottolineato che l´obiettivo deve condurre ad invecchiare in modo sano, con un´assenza di malattia cronica con un lento declino della funzione cognitiva e fisica. Al contrario, non c´è una significativa prova che basse assunzioni di micronutrienti ed una scarsa nutrizione sono fattori di rischio nelle persone anziane di malattie croniche. Tra quelle più a rischio sono incluse le persone di ´ 80 anni. Secondo Giovanni D’agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” è necessario informare le persone più anziane a prendere gli integratori multi nutrimenti suggerendoli o consigliando profili nutrizionali finalizzati al miglioramento dello stato di salute. Il consigli di mangiare sano dovrebbe essere combinato con informazioni sul ruolo benefico degli integratori alimentari.´ Una recente indagine, ha rivelato che le persone anziane non stanno assumendo abbastanza vitamina A, vitamina B2, vitamina B6, vitamina D, acido folico, ferro, calcio, magnesio, zinco e iodio. La più grave carenza nella dieta dell´anziano è la mancanza di vitamina D, necessaria per la salute delle ossa. Questo valore è stato attribuito ad una mancanza della luce solare.  
   
   
INCONTRO TRA REGIONE CALABRIA E LA SOCIETÀ CALABRESE DEI NEFROLOGI  
 
Catanzaro, 30 novembre 2011 - Il sub Commissario per l’attuazione del Piano di rientro sanitario Luigi D’elia, su mandato del Presidente Scopelliti, ha incontrato la società calabrese dei nefrologi rappresentata della presidente Teresa Papalia, e dalla segretaria Margherita Bovino. Sul tavolo del confronto, richiesto dai nefrologi calabresi, l’illustrazione della proposta di rete nefro-dialitica da realizzare sul territorio regionale. I nefrologi, dimostrando consapevolezza dell’attuale contesto che impone l’attuazione di un piano di riorganizzazione del servizio sanitario regionale, hanno condiviso la riqualificazione della rete nefro-dialitica in modo da garantire un servizio ottimale, quantitativamente e qualitativamente, ai pazienti nefropatici ed, in particolare, ai soggetti dializzati. Su questi ultimi, che costituiscono una particolare categoria di pazienti che vedono nel buon funzionamento del servizio sanitario regionale una corrispondente buona qualità della loro vita, si è convenuto che occorre predisporre un piano per offrire le prestazioni il più possibile vicino agli ambiti del proprio domicilio, anche al fine di recuperare i costi della mobilità. Il sub Commissario D’elia, dopo aver espresso apprezzamento per l’approccio professionale e propositivo della società di nefrologia e ribadito le intenzioni del Presidente Scopelliti, ha detto che “la ristrutturazione del servizio sanitario regionale non può non prescindere dall’interlocuzione con le parti interessate tra cui, prioritariamente i professionisti impegnati nel servizio. Pertanto – ha assicurato il sub Commissario - si proseguirà con gli incontri tecnici con la società di nefrologia e con gli altri soggetti legittimati, al fine di attuare il Dpgr 18 di riassetto delle reti, in modo corretto e funzionale nell’interesse della collettività ed a tutela della salute dei cittadini calabresi”.  
   
   
NASCE L’ALLENZA TRA ISTITUZIONI E SOCIETÀ SCIENTIFICHE OBIETTIVO: RIDURRE DEL 20% LE MALATTIE CRONICHE DIABETE, CANCRO E CARDIOPATIE COLPISCONO MILIONI DI ITALIANI. E SONO IN COSTANTE AUMENTO. GLI STRUMENTI DI MONITORAGGIO DELLA SIMG E DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA ‘TOR VERGATA’ PER MANTENERE IN SALUTE I CITTADINI  
 
Roma, 30 novembre 2011 – Un nuovo modello di prevenzione per ridurre del 20% entro i prossimi 10 anni le malattie che non guariscono e che devono essere seguite sul territorio. Le patologie croniche non trasmissibili (diabete, cardiopatie, ictus, cancro, disturbi respiratori cronici) ogni anno colpiscono in massa gli italiani: sono circa 3,9 milioni i diabetici, 2milioni e 250mila vivono con una diagnosi di tumore. Ancora più alto è l’impatto delle malattie cardiovascolari, la prima causa di morte nel nostro Paese, con circa 250.000 decessi ogni anno (il 40% del totale). La situazione è allarmante, anche per i riflessi di carattere sociale ed economico. Circa l’80% di queste malattie potrebbe essere prevenuto eliminando alcuni fattori di rischio come il consumo di tabacco, la dieta poco sana, l’inattività fisica e l’abuso di alcol, ma senza un’adeguata prevenzione il loro peso sulla salute globale potrebbe crescere del 17% nei prossimi 10 anni. Per delineare nuove strategie di prevenzione, basate su innovativi sistemi di monitoraggio e campagne di sensibilizzazione, nasce oggi l’Health Prevention Institute, il primo progetto in Italia di questo tipo, con la firma di un accordo di programma tra l’Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione, l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, la Società Italiana di Medicina Generale (Simg) e la Fondazione “Livio Patrizi”. L’iniziativa viene presentata al Senato (Palazzo Madama) alla presenza del Ministro della Salute, prof. Renato Balduzzi. “Abbiamo avviato un progetto di alleanza istituzionale con organizzazioni accademiche e scientifiche che sono in grado di fornire strumenti d’analisi utili a valutare i meccanismi assistenziali, economici, clinici, sociali in atto in Italia – afferma il sen. Antonio Tomassini, Presidente della Xii Commissione Igiene e Sanità del Senato –. Le Istituzioni devono impegnarsi sul fronte della prevenzione attraverso strategie mirate. È necessario sviluppare politiche di sanità pubblica volte a rimuovere gli elementi che favoriscono lo sviluppo delle patologie croniche non trasmissibili”. Verrà realizzato un report annuale nazionale sullo stato di attuazione delle politiche sanitarie, assistenziali e sociali volte alla prevenzione. “Restare a guardare è costoso e inaccettabile – spiega il dott. Claudio Cricelli, presidente Simg –. Vogliamo ridurre del 20% l’impatto di queste malattie, i mezzi di controllo sono noti e sperimentati. Individueremo una road map nazionale in grado di tracciare le priorità di intervento. Metteremo a disposizione gli strumenti di monitoraggio che abbiamo sviluppato in questi anni, in particolare Health Search. Nato per raccogliere informazioni sui comportamenti dei medici, Health Search è un database che si è evoluto fino a offrire uno spaccato degli effetti degli interventi di cura. Oggi rappresenta un sistema di valutazione dei costi sanitari ‘pesati’ per risultati, uno strumento essenziale per favorire il governo clinico del sistema”. “L’università ‘Tor Vergata’ – sottolinea il Rettore, prof. Renato Lauro – dispone di dipartimenti di ricerca clinica, epidemiologica ed economica in campo sanitario, in grado di monitorare costantemente l’evoluzione del sistema sanitario nazionale e, in particolare, l’impatto delle malattie croniche, per questo ha costituito al suo interno l’Italian Barometer Diabetes Observatory. Con Simg è stato inoltre avviato il progetto Sissi, modello di simulazione dei costi sanitari messo a punto in collaborazione con il Ceis di Tor Vergata”. Verranno creati tavoli di lavoro con Istituzioni pubbliche, scientifiche e con i rappresentanti delle associazioni dei pazienti, per individuare le strategie idonee alla prevenzione. Tra gli obiettivi dell’Health Prevention Institute anche un think tank in grado di sviluppare un pensiero strategico su queste patologie. “È essenziale realizzare campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini – conclude la dott.Ssamaria Patrizia Patrizi, presidente della Fondazione ‘Livio Patrizi’ –. Finanzieremo anche ricerche economiche, epidemiologiche, sociali, sanitarie e cliniche”. Spesso si crede che le morti per malattie croniche interessino solo le persone più anziane, ma non è vero. A livello globale provocano ogni anno circa 35 milioni di decessi: di questi, 16 milioni riguardano persone al di sotto dei 70 anni di età. Inoltre, nei Paesi a reddito medio-basso questo accade in fasce d’età molto più basse rispetto alla nazioni più sviluppate.  
   
   
DAL TRENTINO A ROMA: NASCE UN NUOVO MODELLO DI APPROCCIO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO PER LA CURA DELLE MALATTIE RARE  
 
 Roma, 30 novembre 2011 - E´ stato firmato ieri un accordo tra la Magi onlus (International Association of Medical Genetics) e L´ospedale San Giovanni Battista di Roma, ospedale italiano dell´Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Ordine di Malta, con l´obiettivo di migliorare la diagnosi e il trattamento delle malattie rare di origine genetica. In particolare Magi onlus metterà a disposizione dell´Ospedale la sua esperienza nell´ambito dell´inquadramento delle patologie rare le strutture del laboratorio Magi´s Lab di diagnosi genetica molecolare situato a Rovereto, uno dei laboratori più avanzati in Italia ed unico, ad esempio, ad offrire il test per le forme familiari e primarie di linfedema, patologia molto grave che coinvolge il sistema linfatico. Magi in quanto struttura no profit si fa anche carico di pagare il ticket per i pazienti, qualora sia richiesto. Le malattie rare comprendono oltre 5000 forme morbose, la maggior parte delle quali trasmesse con carattere ereditario (genetiche). Stime accurate sulla prevalenza delle malattie genetiche e rare sono inficiate dalle problematiche inerenti alle attività diagnostiche e dalla scarsità di centri altamente specializzati dislocati su tutto il territorio italiano. Per queste patologie l´importanza di una corretta diagnosi è fondamentale ed è possibile solo attraverso test genetici mirati. Studi statistici hanno dimostrato che oggi un malato di malattie genetiche e rare riceve la diagnosi in media dopo sei anni dall’esordio dei sintomi, questo perché manca una rete ed un percorso strutturato che accompagnano il malato dall’ipotesi diagnostica alla cura. "In Italia - ha affermato il Dr. Matteo Bertelli, presidente di Magi - se si escludono rare eccezioni (centri regionali per la cura della fibrosi cistica) non esistono in Italia centri in cui i pazienti possono percorrere tutto l’iter clinico a partire dalla formulazione di una diagnosi fino alla conferma (con tecniche di genetica molecolare o citogenetica) ed alla strutturazione di un piano terapeutico e/o riabilitavo. In aggiunta, in molti casi, la stessa definizione diagnostica necessita di indagini genetiche che allo stato attuale sono disponibili in Italia solo per alcune patologie (non più di 500 a fronte di una media europea si 1.500 malattia diagnosticate); quindi deve essere fatta all´estero con ovvi disagi per pazienti e famigliari e notevole aggravio per il bilancio sanitario nazionale." L´accordo di collaborazione tra nasce proprio costituire una rete che metta in comune le capacità di diagnosi molecolare di Magi con l´esperienza clinica sviluppata dalla task force creata dal Dr. Sandro Michelini per la terapia e riabilitazione di malati affetti da malattie genetiche rare (in particolare il linfedema primario, i lipedemi, le lipodistrofie e le malformazioni venose). "Oggi - ha illustrato il dr. Sandro Michelini, responsabile dell´Unità Operativa Riabilitazione Vascolare del San Giovanni Battista - ricevo malati su cui mi trovo a fare una diagnosi corretta purtroppo anche dopo dieci anni dall´esordio dei primi sintomi. In questi casi la malattia è progredita a tal punto da impedire la vita lavorativa e, senza una diagnosi certa, è molto difficile avere un riconoscimento di invalidità. Quindi ai disagi della patologia, causata dal ritardo dell´inizio di un percorso terapeutico e riabilitativo appropriato, si sommano i problemi burocratici legati alla difficoltà di riconoscere il proprio status di paziente." L´accordo tra Magi e il San Giovanni Battista nasce proprio per ridurre al minimo le difficoltà dei malati e ridurre i tempi per la diagnosi e l´inizio del percorso terapeutico/riabilitativo. In particolare l´accordo prevede una serie di aree di lavoro comune: Consulenza multispecialistica Per un miglior inquadramento clinico e la formulazione di una corretta ipotesi diagnostica è necessario il lavoro di equipe che coinvolge caso per caso diversi specialisti esperti di un gruppo di patologie rare, oltre al genetista medico. Questa attività, spesso troppo onerosa per l’ente pubblico, è invece resa possibile dalla messa in rete di questi due centri che sfrutterebbero la sporadica presenza dei massimi esperti per singole patologie che offrirebbero le loro competenze per svolgere le consulenze multispecialistiche, grazie anche a strumenti come la telemedicina per la consultazione a distanza di singoli esperti per la comunicazione e la trasmissione di immagini e l’accesso a banche dati di tipo biomedico. Diagnosi di genetica molecolare. Per le malattie genetiche rare non diagnosticabili in Italia la Magi metterà a disposizione tutti i propri mezzi per offrire i test genetici con l’obiettivo di svolgere anche ricerca a sostegno dei malati rari La terapia farmacologica. In quest´ambito, che richiede ingenti investimenti, si valuterà l’avvio di sperimentazioni di nuovi farmaci di origine biotecnologica. Lo studio e la scoperta di nuovi geni coinvolti, ad esempio nel linfedema primario, permetteranno di mettere a punto nuovi farmaci o di sperimentare prodotti biotech, come alcune tipologie di proteine ricombinanti. Il Dr. Bruno Pastore, Rappresentante Magistrale dell´Ordine dei Cavalieri di Malta per le attività sanitarie, ha commentato l´accordo, sottolineando come sia importante coprire i vuoti assistenziali sulle malattie rare. Inoltre, grazie alla collaborazione con Magi si potrebbero diffondere più rapidamente possibile competenze e protocolli diagnostico assistenziali anche in altre realtà ospedaliere dell´Ordine fuori dall´Italia. Il linfedema primario familiare è una malattia genetica molto grave che coinvolge il sistema linfatico. Il sistema linfatico recupera i fluidi dai tessuti periferici e lo riporta nella circolazione sanguigna a livello del cuore. In questa malattia il sistema linfatico inizia a mostrare i primi segni di malfunzionamento tra la nascita e i 10 anni di età, anche se in alcuni casi, insorge più tardi, verso i 40 anni di età. Nei pazienti affetti, il sistema linfatico cessa di funzionare favorendo la formazione di edema a livello degli arti periferici (con conseguente accumulo di fluidi nei tessuti sottocutanei degli arti) e a livello dei visceri interni (con conseguente versamento di fluidi nei polmoni e nell’addome). La patologia porta a conseguenze estremamente gravi: diminuita funzionalità degli arti, ulcerazioni cutanee, infezioni ossee, dolore cronico; in casi estremi si hanno necrosi tissutale, ischemie, setticemia e morte. Nel corso degli anni la malattia può portare all’amputazione dell’arto coinvolto. Nel tentativo di salvare gli organi viscerali, i pazienti sono sottoposti a lunghi e dolorosi interventi chirurgici che spesso sono eseguiti all’estero. La forma più grave della malattia viscerale è quella polmonare che dà origine ad una polmonite interstiziale con pleurite asettica. La lipodistrofia è una patologia dolorosa e fortemente deturpante, peraltro censita dall’O.m.s. Tra le malattie ufficialmente riconosciute. Essa può arrivare ad indurre gravi disabilità nei soggetti che ne sono affetti con netta riduzione delle performance personali nelle attività della vita quotidiana. Molti di questi quadri sono spesso associati ad una condizione di soprappeso ponderale, fino all’obesità patologica. Un calo ponderale, nella maggior parte dei casi, si realizza essenzialmente in altre sedi corporee ma non in quelle in cui la forma patologica si è instaurata (in genere glutei, cosce e gambe con risparmio del piede per l’arto inferiore, braccio ed avambraccio con risparmio della mano per l’arto superiore). Un incremento ponderale, viceversa, si evidenzia immediatamente nelle zone corporee già colpite dall’affezione aggravandone il quadro clinico. Tali affezioni rispondono scarsamente ed in maniera incompleta all’esercizio fisico fine a se stesso. Rispondono parzialmente ad alcuni principi farmacologici e risentono parzialmente e temporaneamente (spesso con recidive a breve anche più serie dal punto di vista clinico) del trattamento chirurgico con ‘Liposuzione’. Le malformazioni venose possono avere un decorso a volte asintomatico per anni, e rivelarsi poi successivamente anche in tarda età, spesso a seguito di un trauma, di un’infezione, di uno squilibrio ormonale secondario alla pubertà, alla gravidanza, alla menopausa o all’uso di pillola anticoncezionale. Esse possono presentarsi ovunque nell’organismo, inclusi gli organi interni, anche se più frequentemente le troviamo localizzate alle labbra, la lingua le guance, e agli arti inferiori. Clinicamente una malformazione venosa può decorrere asintomatica oppure essere molto dolorosa a seconda della sede e della localizzazione. Se localizzata in sede gastrointestinale, il sintomo di esordio può essere un sanguinamento estemporaneo, oppure l’anemizzazione progressiva. Le complicanze sono ovviamente correlate all’estensione della malformazione, all’eventuale coinvolgimento di organi ed apparati nobili, alla possibile espansione progressiva per formazione di trombi all’interno della lesione stessa e, nelle forme molto estese, all’insorgenza di gravi sindromi coagulative diffuse come la Cid (Coagulazione Intravasale Disseminata). In Italia l’unico laboratorio che offre il test genetico per le forme ad eredità mendeliana è la Magi, le forme genetiche più comuni sono le Malformazioni Venose Mucocutanee che portano mutazioni a carico del gene Tek (Omim 600221), le Malformazioni Glomo Venose Causate dalle mutazioni nel gene Glmn (Omim 601749) ed infine le Malformazioni Capillari-malformazioni Arterovenose dovute a mutazioni nel gene Rasa1(omim 139150). Www.assomagi.org    
   
   
SANITA´:DOCENTI UNIVERSITA´ OXFORD VISITANO OSPEDALE PESCARA IL COMMISSARIO CHIODI: IL LORO INTERESSE E´ MOTIVO DI VANTO  
 
Pescara, 30 novembre 2011 - I coordinatori del Corso di Laurea in Fisioterapia della prestigiosa Oxford Brookers University sono in questi giorni in Abruzzo per uno scambio scientifico con i colleghi dell´Università d´Annunzio, e con i medici dell´ospedale di Pescara e le altre strutture ospedaliere collegate con la "d´Annunzio". In particolare la visita di questa mattina al "Santo Spirito" di Pescara è servita per visitare alcuni reparti di eccellenza e visionare e valutare l´attività didattica e pratico-riabilitativa in materia fisioterapica svolta dagli studenti della Facoltà di Medicina della d´Annunzio, nelle varie unità ospedaliere, per il recupero motorio dei degenti. "Grande interesse ed apprezzamento" è stato espresso dal Commissario alla Sanità, Gianni Chiodi, "verso l´iniziativa che ha coinvolto i dirigenti del corso di laurea in fisioterapia dell´Università di Oxford, in collaborazione con l´Università di Chieti e l´ospedale Santo Spirito di Pescara. E´ inutile negare il nostro motivo di vanto - ha evidenziato Chiodi - per una sanità che acquisisce anche valore di eccellenza, pur in una logica stringente di rispetto dei conti pubblici. E´ l´obiettivo che continuiamo a perseguire, cioè ottenere servizi di qualità ed altamente professionalizzati per i nostri cittadini al giusto costo". I coordinatori di Oxford, accompagnati dai docenti e medici dell´Università d´Annunzio Chieti-pescara, hanno visitato i reparti di Neonatologia, Chirurgia Toracica, Psichiatria, Neurochirurgia e Geriatria, tutti reparti dove la riabilitazione fisioterapica viene applicata da anni con successo. Grande è stato l´apprezzamento dei docenti britannici che hanno potuto verificare l´ottimo lavoro svolto nei reparti. L´illustrazione delle attività pratiche si è svolta nell´Unità di Geriatria dell´ospedale di Pescara che è la più grande per numero di posti letto (53) in Italia. Come ha sottolineato anche Maria Adele Cavoni, dirigente medico responsabile dell´Unità Operativa di Geriatria del "Santo Spirito", la fisioterapia permette nella maggior parte dei casi di curare e affrontare le problematiche derivanti dall´ospedalizzazione del paziente. Non a caso sono stati implementati dei protocolli di assistenza riabilitativa, con particolare riguardo al trattamento dei disordini neuromotori, l´assistenza al paziente respiratorio-critico, prevenzione e trattamento complicanze dell´allettamento dei degenti. Al termine dell´incontro con i coordinatori della Oxford University, i familiari di un paziente del reparto, hanno consegnato una targa allo staff della Geriatria, in ricordo del lavoro svolto nel corso del ricovero del loro congiunto. E´ già attiva una collaborazione fra l´Università d´Annunzio e la Oxford Brookers University per lo scambio di medici e docenti universitari. A breve dovrebbe diventare progetto anche la collaborazione e lo scambio di studenti delle due università. Alla visita hanno partecipato il professor Raoul Saggini (presidente del corso di laurea in Fisioterapia dell´Università d´Annunzio), Giovanni Barasso (Coordinatore del corso di laurea in Fisioterapia) e la professoressa Rosa Grazia Bellomo (docente di Fisioterapia presso la facoltà di Medicina dell´Università d´Annunzio).  
   
   
TOSCANA: SUICIDI IN MONTAGNA, PARTE IL NUMERO VERDE PER PREVENIRLI  
 
 Firenze, 30 novembre 2011 – Parte oggi il numero verde per la prevenzione del suicidio. Risultato di una collaborazione tra Regione Toscana, Uncem (Unione nazionale comuni comunità enti montani) toscana, aziende sanitarie 8 e 9, Società della Salute Casentino, Amiata Grossetana e Colline Metallifere (nell’ambito del progetto “Montagna in salute”), in questa prima fase sperimentale il numero sarà rivolto esclusivamente ai cittadini di queste tre Sds montane. Finita la fase di sperimentazione, sarà progressivamente esteso alle altre Sds della Toscana. Il numero (800-098718) sarà attivo tutti i giorni (sabati e domeniche compresi, escluse invece le festività come 8 dicembre, Natale, 1° maggio) dalle 8 alle 20, solo nelle zone interessate dalla sperimentazione. L’attività telefonica sarà gestita da operatori esperti in counseling e orientamento sui servizi territoriali e da psicologi, che lavorano in rete con gli operatori dei servizi sociosanitari dei territori coinvolti. Obiettivo principale, stimolare il cittadino, attraverso un attento ascolto, a inserirsi nel percorso adeguato, accedendo ai servizi sociosanitari presenti nella sua zona. Al telefono risponderanno 8 operatori (sociologi e psicologi) che analizzeranno la domanda dell’utente, individuando i bisogni espressi e le risorse per la risposta: in questo modo faciliteranno l’accesso del cittadino ai servizi, attivando i collegamenti in rete con i servizi sociali e sanitari territoriali, e anche con il volontariato locale. “Questo progetto innovativo è frutto di un percorso condiviso tra Regione, Uncem, Asl e Sds – dice l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – Il trend dei suicidi, a livello mondiale e anche in Toscana, è in diminuzione, ma in alcune aree toscane restano ancora dati preoccupanti, e soprattutto aumentano i casi di suicidi giovanili. Recenti ricerche hanno messo in evidenza che nelle zone montane si rileva un tasso di suicidio superiore alla media regionale. Per questo, con il progetto “Montagna in salute”, di cui il numero verde è uno dei punti cardine, vogliamo intervenire su tutti quei fenomeni – disagio sociale, isolamento, alcolismo, violenza su donne e minori – che possono avere come esito il ricorso al suicidio; e attuare una serie di interventi per ridurre il fenomeno”. “È un giorno importante questo, perché dopo un intenso lavoro di sensibilizzazione, formazione e programmazione sulla prevenzione del disagio sociale ed in particolar modo del suicidio, attiviamo un numero verde che vede, nella ottimizzazione dei servizi sociosanitari locali, la via ottimale per la prevenzione – è la dichiarazione di Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana – Grazie alla Regione Toscana e in stretta collaborazione con le tre Società della Salute montane coinvolte, abbiamo costruito una vera e propria rete di servizi in grado di accogliere la richiesta di aiuto da ognuno dei tre territori e dare risposte adeguate. Si tratta della prima esperienza in Italia del genere e partiamo proprio da tre territori montani isolati, marginali, dove il disagio sociale ha caratteristiche significative, ma non ci fermiamo qui perché prevediamo di estendere, a anno nuovo, tale modello di intervento ad altre aree della Toscana”. La campagna di informazione sui territori prevede una serie di incontri con i corpi di Polizia, il mondo dell’associazionismo, i servizi sociosanitari e la conferenza dei Sindaci: il 5 dicembre a Casteldelpiano (Amiata Grossetana) e Massa Marittima (Colline Metallifere) e il 7 mattina a Bibbiena (Casentino). Il servizio offrirà la possibilità di rilevare dati che contribuiranno all’analisi del fenomeno del disagio psico-sociale e della fruibilità dei servizi sociosanitari nelle aree montane. Questa sperimentazione intende creare e validare un modello di accoglienza e di assistenza della domanda legata al rischio del suicidio, da applicare progressivamente alle altre Sds toscane. I dati sul fenomeno del suicidio, a livello mondiale e in Toscana: Il suicidio è una delle più comuni emergenze in ambito psichatrico e un complesso problema clinico e sociale. Negli ultimi 50 anni, i dati dell’Oms mostrano un aumento del 60% del tasso di suicidio, con un incremento particolarmente marcato nei paesi industrializzati. Nel mondo, ogni giorno 3.000 persone commettono suicidio: si calcola che il tasso globale di mortalità sia di 16 su 100.000, con una morte ogni 40 secondi. Per ogni persona che completa il suicidio, 20 tentano di togliersi la vita, con conseguenze spesso invalidanti. Sebbene la maggior parte degli eventi riguardi persone adulte (oltre 60 anni), il suicidio rappresenta una tra le prime tre cause di morte nei giovani adulti di età compresa tra 15 e 34 anni. L’oms stima che, dall’attuale milione di morti per suicidio ogni anno, il fenomeno potrebbe raggiungere un milione e mezzo nel 2020. Da un’indagine condotta dall’Ars (Agenzia regionale di sanità) risulta che dal 1988 al 2008 in Toscana i suicidi sono calati da 314 nel 1988 (238 nei maschi e 76 nelle femmine) a 263 nel 2008 (205 nei maschi, 58 nelle femmine). Nei venti anni presi in considerazione, il tasso di mortalità per suicidio (numero di suicidi ogni 100.000 abitanti) è sceso da 10,5 a 6,8 (da 18,4 a 11,7 per i maschi e da 5,1 a 2,8 per le femmine). E la maggiore densità (con tassi tra 8,30 e 17,47) si rileva nell’area sud-est della regione, con particolare rilevanza nella zona dell’Amiata, e sulle montagne pistoiesi e casentinesi. Tra i fattori di rischio individuati dall’Ars, il sesso maschile, il basso grado di urbanizzazione, la condizione di isolamento. La primavera rappresenta il periodo dell’anno con il maggior numero di suicidi. Nei 6 mesi che precedono il suicidio, il ricorso ai servizi raddoppia. Nell’anno che precede l’evento, il ricorso ai farmaci è triplo rispetto alla media toscana.  
   
   
PIANO INVESTIMENTI 2011-2013, ALTRI 330 MILIONI IN ARRIVO PER LE AZIENDE SANITARIE DELLA TOSCANA  
 
 Firenze, 30 novembre 2011 – Ancora 330 milioni per le aziende sanitarie toscane. Con una serie di delibere approvate nel corso dell’ultima giunta, si assegna questa cifra, ripartita tra Asl 3 di Pistoia, 4 di Prato, 7 di Siena, 8 di Arezzo, 10 di Firenze, e le aziende ospedaliero-universitarie di Pisa e di Siena. Le risorse saranno utilizzate dalle aziende per adeguamenti strutturali e tecnologici, acquisto di apparecchi e attrezzature, potenziamento di impianti e infrastrutture. Le somme assegnate questa settimana fanno parte delle risorse stanziate dalla Regione per il Piano di investimenti in sanità 2011-2013, complessivamente 650 milioni per il triennio (250 milioni per il 2011, 200 per il 2012, 200 per il 2013). Nelle settimane passate sono state già fatte le assegnazioni ad altre aziende, entro la fine del 2011 tutte le risorse stanziate dalla legge finanziaria (65/2010) saranno assegnate alle aziende toscane. “Tra 650 milioni di fondi regionali, e quasi altrettanti statali e aziendali – commenta l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – per i prossimi tre anni ci sarà un impegno complessivo del sistema sanitario pari a oltre 1.200 milioni. In Toscana, dunque, pur in tempi di crisi e nonostante la diminuzione delle risorse statali a disposizione, si continua a investire. Gli investimenti, in innovazione, ricerca, sviluppo, sono uno dei pilastri su cui si fonda la nostra strategia sanitaria”. Queste le assegnazioni deliberate nel corso dell’ultima giunta: - azienda sanitaria 3 di Pistoia: 49.100.000 euro; - azienda sanitaria 4 di Prato: 45.800.000; - azienda sanitaria 7 di Siena: 24.050.000; - azienda sanitaria 8 di Arezzo: 20.730.000; - azienda sanitaria 10 di Firenze: 58.400.000; - azienda ospedaliero-universitaria senese: 18.000.000; - azienda ospedaliero-universitaria pisana: 111.750.000.  
   
   
CALABRIA: PROBLEMATICA DELLA SANITÀ  
 
 Catanzaro, 30 novembre 2011 - L’assessore all’Urbanistica e Governo del territorio Piero Aiello interviene con una dichiarazione sulla problematica relativa alla Sanità in calabria: “Si leggono da più parti – ha detto Aiello - riflessioni sulla gestione della Sanità che, spesso, rasentano l’insipienza passata ed un banale dilettantismo teso a screditare (senza successo politico … naturalmente) un impegno profondo, serio e garante dei diritti di tutti i territori, che il Presidente Scopelliti sta profondendo con grande spirito di abnegazione. Non sfuggirà a nessuno la situazione disastrosa in cui versava il sistema caratterizzato, sia da un disavanzo spaventoso, frutto, tra l’altro, oltre che di una scellerata gestione, anche di una procedura amministrativa sconcertante prodotta da “mero ascolto”, e sia, paradossalmente, da una inerzia programmatoria ed organizzativa che ha prodotto discrasie eclatanti sulle prestazioni sanitarie, anche, minimali. Riteniamo che screditare a tutti i costi, per pura demagogia e becero populismo, non aiuta a risolvere le tematiche organizzative impellenti ed improcrastinabili del Sistema Sanitario Regionale. Non serve superficialità negli interventi, come ha giustamente scritto qualcuno, bensì comprensione per il delicato momento che deve vedere, principalmente, “compartecipazione e senso di responsabilità”. Il piano di rientro, prevede alcune priorità tipo che mi piace qui ricordare: 1) la spesa farmaceutica (che oggi risulta sensibilmente calata); 2) l’abbattimento del deficit (ed i risultati sono più che lusinghieri, solo nel 2010 vi è stato un risparmio di circa sessanta milioni di euro); 3) la riorganizzazione della rete sanitaria generale (su questo punto è particolarmente impegnato il Presidente con continui incontri in giro per la Calabria). Mi domando quale altro Presidente ha sentito l’esigenza di sensibilizzare e ascoltare i territori della regione per capire e conoscere? Non è fallito, dunque, il piano di rientro ma esso ha rappresentato, insieme con il commissariamento, il fallimento di una politica sanitaria del passato che ha prodotto queste situazioni per cui il Presidente Scopelliti sta lavorando, ottenendo progressi confortanti riconosciuti anche dal Tavolo Massicci. E’ tutto risolto? Assolutamente no. Il Piano di Rientro prevede il suo completamento entro la fine del 2012. Lasciamo lavorare il Presidente ed i Subcommissari con serenità ed anzi, in quanto forze politiche responsabili, affianchiamolo e, se necessario, critichiamolo ma costruttivamente, senza argomentazioni di mera delegittimazione. Altrimenti ancora una volta, saremo additati come classe politica irresponsabile capace di creare solo sfiducia nelle istituzioni”.  
   
   
SANITÀ, FORMAZIONE MEDICI MEDICINA GENERALE: CORSO REGIONE UMBRIA AVVIATO A VILLA UMBRA  
 
Perugia, 30 novembre 2011 - Ha preso il via il 29 novembre, a Villa Umbra la decima edizione del corso di formazione organizzato e gestito dalla Regione Umbria, in collaborazione con la Scuola umbra di amministrazione pubblica, che ha l´obiettivo di abilitare venticinque laureati in Medicina allo svolgimento della professione di medico di medicina generale. "La Regione Umbria è particolarmente attenta alla formazione e al continuo aggiornamento del personale sanitario al fine di garantire sempre la massima competenza e una sempre maggiore qualità del servizio", ha detto Riccardo Brugnetta, della Direzione regionale Salute e coesione, sottolineando come il medico di medicina generale svolga un ruolo chiave nella medicina territoriale. "Il corso, che ha formato finora oltre quattrocento medici di medicina generale - ha rilevato Graziano Conti, presidente provinciale dell´Ordine dei medici di Perugia - è altamente professionalizzante, risponde appieno alle direttive nazionali sulla formazione postlaurea del personale sanitario ed è riconosciuto dagli organismi ministeriali per questa sua puntuale rispondenza ai dettami legislativi". Aprendo i lavori, l´amministratore unico Alberto Naticchioni ha ricordato come, in base alla legge regionale 24 del 2008, l´attività di formazione sia stata affidata alla Scuola umbra di amministrazione pubblica che coordina la segreteria didattica, organizzativa ed amministrativa. Naticchioni ha ribadito l´importanza di questo corso "poiché forma i futuri medici di medicina generale che rappresentano il collegamento tra i cittadini ed il sistema sanitario regionale e nazionale". La Regione Umbria, per le attività dei corsi di formazione in medicina generale, si avvale di una "Commissione tecnica per l´area medica e sanitaria convenzionata" coordinata dal presidente dell´Ordine provinciale dei Medici Graziano Conti, all´interno della Scuola umbra di amministrazione pubblica, che ha funzioni di programmazione e valutazione delle attività che i medici svolgono nel loro percorso formativo. Il corso avrà una durata triennale; al termine sarà rilasciato il diploma di formazione riconosciuto in tutti i Paesi della Comunità Europea. La giornata di oggi è inserita all´interno della "settimana metodologica" predisposta per esporre tutte le attività, sia pratiche sia teoriche, che saranno svolte duranti i tre anni di corso.  
   
   
GIORNATA LOTTA CONTRO AIDS, LE INIZIATIVE IN EMILIA-ROMAGNA. DALLA REGIONE 2,2 MILIONI  
 
Bologna, 30 novembre 2011 - Diminuiscono le nuove diagnosi di Aids e anche l’incidenza dei nuovi casi di persone sieropositive appare in lieve calo. E´ quanto emerge dal rapporto regionale sullo stato dell’infezione da Hiv in Emilia-romagna, pubblicato ogni anno per il 1° dicembre, la Giornata mondiale di sensibilizzazione e di lotta contro l´Aids. In particolare, sono 2,1 ogni centomila residenti i nuovi casi di Aids nel biennio 2009-2010 (2,5 il dato nel biennio 2008-2009); 9,1 ogni centomila emiliano-romagnoli è il dato medio annuale di nuovi sieropositivi esaminando il periodo 2006-2010, è l’8,4 nel 2010. Quasi una persona su due scopre di essere sieropositiva solo al momento della diagnosi. E la percezione del rischio nelle persone cui viene diagnostica la sieropositività è molto bassa: solo una persona su cinque la dichiara come motivazione per l’esecuzione del test. Nel 2010 si registra inoltre un lieve aumento delle diagnosi tra i giovani maschi (sotto i 29 anni), in particolare tra coloro che dichiarano come modalità di trasmissione il rapporto sessuale con altri maschi. Il quadro generale dei dati conferma dunque come Hiv e Aids non possano essere sottovalutati e quanto contino informazione e attività di prevenzione, essendo la modalità di trasmissione sessuale ampiamente quella principale. E su questo, la Regione, con il Servizio sanitario regionale, è impegnata da anni, garantendo anche il test Hiv a livello gratuito e in anonimato. Un impegno che viene ribadito anche con una delibera approvata dalla Giunta regionale che destina 2,2 milioni di euro per il programma regionale Aids: per le attività di formazione del personale sanitario, per i progetti mirati di prevenzione dei Consultori familiari delle Aziende Usl, in particolare degli Spazi giovani e degli Spazi per le donne immigrate e i loro bambini, e a sostegno delle attività del telefono verde regionale Aids 800 856080 e del sito www.Helpaids.it. In occasione del 1° dicembre, inoltre, in tutta l’Emilia-romagna, si svolgono iniziative promosse dalle Aziende sanitarie, dalle associazioni di volontariato, dagli Enti locali. E la Regione, a sostegno di queste iniziative, rilancia il messaggio della campagna di sensibilizzazione, in manifesti affissi nelle diverse realtà del territorio: “In una storia d’amore la tua storia ti accompagna sempre. Tieni fuori l’Aids”, “Usa il preservativo. Se hai avuto rapporti non protetti fai il test Hiv”. Un messaggio che ribadisce l’urgenza di sensibilizzare tutte e tutti sull’insufficiente percezione del rischio Aids diffusa nella maggioranza della popolazione, soprattutto tra i giovani. Nel manifesto sono riportati i riferimenti dei servizi a disposizione dei cittadini per avere informazioni sulla malattia, sulle modalità di prevenzione, per effettuare il test Hiv gratuito, anche in anonimato: il telefono verde Aids 800 856080, gestito dall’Azienda Usl di Bologna per tutto il Servizio sanitario regionale (dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 18; il lunedì anche dalle 9 alle 12); il sito internet www.Helpaids.it, gestito dalle Aziende sanitarie di Modena, per tutto il Servizio sanitario regionale, che offre anche consulenze in anonimato. Il rapporto su Hiv/aids in Emilia-romagna - Il rapporto regionale sull’Hiv/aids si concentra in particolare sui dati del nuovo sistema di sorveglianza sulla sieropositività, avviato in tutta l’Emilia-romagna all’inizio del 2009, a partire dalle esperienze maturate dell’Osservatorio provinciale di Modena e dell’Azienda Usl di Rimini. Il rapporto esamina anche i dati relativi ai tre anni precedenti l’avvio del sistema di sorveglianza. L’analisi sulla sieropositività, oltre che al 2010, si riferisce al periodo 2006-2010 che offre un quadro più esaustivo della situazione, rispetto al dato annuale. Nel 2010, le nuove diagnosi di Hiv, sono state 369 tra i residenti, un dato in calo rispetto agli anni precedenti; un dato tuttavia che dovrà trovare conferma dai dati dei prossimi anni. Nel periodo 2006-2010, il tasso medio di incidenza annuale è di 9,1 nuovi casi ogni centomila emiliano-romagnoli. Nel solo 2010, il valore è del 8,4. Le caratteristiche prevalenti della persona sieropositiva, sempre nel periodo 2006-2010: maschi (il 71,8% dei casi nel periodo 2006-2010), di età tra 30 e 39 anni (35,4%), di nazionalità italiana (70,6%). Il rapporto maschi femmine è di 2,6 maschi sieropositivi ogni donna, che scende a 1,5 se si considera la fascia di età sotto i 30 anni. La modalità di trasmissione principale si conferma essere quella sessuale: nei cinque anni di osservazione ha raggiunto l’84,5% di tutte le diagnosi di Hiv e il 55,1% è dovuto al contatto eterosessuale (29,4% omosessuale o bisessuale). Negli uomini, la fascia di età prevalente al momento della diagnosi è 30-49 anni (65,5%), nelle donne è 20-39 (64,4%). Il 20,3% delle donne sieropositive, ha scoperto di avere l’Hiv in occasione di controllo in gravidanza. Gli stranieri sieropositivi sono il 29,4%. Per quanto riguarda l’Aids, il rapporto, oltre ai dati 2010, considera il fenomeno nel biennio: i nuovi casi nel 2010 in Emilia-romagna sono stati 84, un dato che può essere sottostimato per il cosiddetto “ritardo di notifica”, il tempo che intercorre tra la data di diagnosi e il momento in cui la segnalazione perviene al Centro Operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di sanità (nel 2009 i nuovi casi erano stati 101); Il tasso biennale 2009-2010 registra 2,1 casi di Aids ogni centomila abitanti (2,5 nel 2008-2009). Nel 2010 risulta sempre costante il rapporto tra i due sessi (3 maschi ogni femmina). L’età mediana della diagnosi corrisponde a 43,5 anni nelle donne e 46,5 anni negli uomini. Quasi una persona su due al momento della diagnosi di Aids non sa di essere sieropositiva: la data del primo test Hiv positivo e la data di diagnosi della malattia coincidono nel 45,5% dei casi (nel 1996 il dato era al 13,7%). Nel confronto nazionale, l’Emilia-romagna nel 2010 risulta al terzo posto per tasso di incidenza, dopo Lombardia e Lazio. Le iniziative per la Giornata mondiale contro l’Hiv/aids - Tra le molte iniziative che si svolgono in ogni provincia in occasione della Giornata mondiale, a Ferrara l’1 dicembre, al Teatro Nuovo (Piazza Trento e Trieste dalle 8.10), le premiazioni del concorso giornalistico “Write-aids”, rivolto a tutti i cittadini, promosso dalle due Aziende sanitarie e dall’Ufficio scolastico provinciale, in collaborazione con la Regione, gli Enti locali e molte associazioni. Il concorso è articolato in tre sezioni (giornalismo; video-spot audiovisivi- audio produzioni; arte grafica e fotografia). A Ravenna, l’1 dicembre l’incontro “Una lotta lunga 30 anni (dalle 8.30, Casa Melandri), promosso dall’Azienda Usl con le onlus Nadir e Network persone sieropositive Emilia-romagna. A Piacenza, sempre l’1 dicembre, Azienda Usl, Comune, Provincia, sindacati e associazioni impegnate sul tema, promuovono al Teatro San Matteo (dalle 9) “L’aids c’è: non farti fregare”, laboratorio di approfondimento per gli studenti delle scuole superiori e alla sera lo spettacolo teatrale di Ennio Arzani “Una tundra di anime”, pensieri trasformati in parole di una persona sieropositiva. Tante le iniziative informative e di sensibilizzazione a Modena, per tutto il mese di dicembre, in particolare rivolte ai più giovani: coinvolti luoghi di aggregazione, come locali e circoli, con attenzione alla musica e al teatro. Dal 2 al 31 dicembre in tutte le farmacie della provincia profilattici scontati del 30%. A Forlì, il 30 novembre e l’1 dicembre la conferenza internazionale “Sudditi o cittadini? Hiv/aids e comunità rurali nell’Africa australe” (Sala Randi e Salone Comunale di Piazza Saffi), un’iniziativa del Comune e dell’Università degli Studi. Per approfondimenti e per il dettaglio di tutte le iniziative, consultare il portale web del Servizio sanitario regionale: www.Saluter.it  
   
   
ONCOLOGIA OSPEDALE TROPEA, SCOPELLITI: “PREVISTI QUATTRO POSTI LETTO NEL REPARTO DI MEDICINA”  
 
Catanzaro, 30 novembre 2011 - Il decreto 106 sul riordino della rete ospedaliera e l’ospedale di Tropea sono stati gli argomenti al centro dell’incontro presieduto dal Governatore della Regione Giuseppe Scopelliti che si è svolto a Palazzo Alemanni alla presenza del dirigente generale della Presidenza della Giunta, Franco Zoccali, del dirigente generale del dipartimento Salute Antonino Orlando, del presidente della commissione Sanità Nazareno Salerno, del sen. Franco Bevilacqua, del sindaco di Tropea Gaetano Vallone, di alcuni primi cittadini dei comuni della Provincia di Vibo e di rappresentanti di associazioni di categoria. Il presidente Scopelliti ha ribadito il suo no alla chiusura dell’unità operativa di oncologia dell’ospedale di Tropea. “Il decreto 106 – ha evidenziato – non abolisce l’attività. Sono state generate proteste dettate dalla non conoscenza. L’atto aziendale prevede infatti 4 posti letto di oncologia nei 20 polifunzionali del reparto di medicina”. L’oncologia dell´ospedale contava 8 posti letto in day-ospital, con l’applicazione del criterio dell’appropriatezza, realizzato in sede id Dpgr 18/2010 che definisce il riassetto del servizio sanitario regionale, solo due risultano appropriati. Nel 2010 su questi posti letto sono stati curati 160 pazienti e l’unità oncologica veniva classificata come “Struttura semplice dipartimentale”. “La Regione – ha specificato ancora il Governatore – ha tenuto conto della richiesta della commissione d’accesso dell’Asp di Vibo Valentia e non avrà nulla da eccepire se la commissione, per come si era già impegnata, riterrà di rafforzare, sotto il profilo organizzativo, l’attività oncologica. Il bisogno dei cittadini è quello di essere curati al meglio. Cosa che, per quanto ci riguarda, a Tropea per l’oncologia è avvenuta, sta avvenendo e avverrà. Si tratta di un primo riassetto della rete che sarà definita con il supporto dei professionisti interessati sulle linee già individuate dal decreto 18. Infatti – ha annunciato Scopelliti - giorno 7 dicembre la struttura commissariale incontrerà il responsabile del Comitato nazionale dei primari oncologi ospedalieri per ascoltare le proposte e i suggerimenti in merito alla definizione della nuova rete oncologica del servizio sanitario regionale calabrese”. L’incontro è stato anche l’occasione per discutere sul futuro del presidio ospedaliero di Tropea, individuato nel Dpgr 18 come “ospedale generale”, che prevede oltre al pronto soccorso, altre 4 specialità: medicina, chirurgia, ortopedia e anestesia. “Per la ristrutturazione dell’ospedale – ha dichiarato il presidente Scopelliti – sono previsti 7 milioni di euro. E in un’ottica in cui pensiamo a Tropea come centro baricentrico del turismo, lavoreremo affinché l’ospedale possa diventare un presidio d’eccellenza di questa realtà”.  
   
   
IMPIANTI SPORTIVI, LIGURIA RIAPRE LA VIA AI FINANZIAMENTI (2ML)  
 
 Genova, 30 Novembre 2011 - La Regione Liguria si appresta a sostenere con due milioni di euro la realizzazione di nuovi impianti sportivi , la manutenzione e il rimodernamento di quelli esistenti nel territorio. L´erogazione dei fondi sarà inserita nella legge finanziaria regionale 2012. Lo ha anticipato, a margine del Consiglio Regionale, l´assessore allo Sport e Tempo Libero Gabriele Cascino, di ritorno da un incontro a Roma sull´impiantistica sportiva con il coordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Attraverso un mutuo inserito in manovra, che sarà oggetto di una gara, la Regione Liguria potrà cominciare a far fronte ai bisogni dell´impiantistica sportiva" passando da 300 mila euro annui a una somma ben più consistente", ha spiegato Cascino. "Grazie a questo credito la Regione Liguria co-finanzierà per il 33% un terzo dei costi, l´impianto sportivo e, considerato che i costi rimanenti saranno carico degli enti locali che, a loro volta, potranno utilizzare la convenzione regionale per avere uno spread molto buono con l´istituto per il Credito Sportivo, i due milioni a disposizione potranno crescere fino a triplicarsi", aggiunge l´assessore. Un volano per il comparto che , in pratica, consentirà alla Regione Liguria, nel 2012, di avere a disposizione per gli impianti sportivi un finanziamento di 6 milioni di euro".