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Notiziario Marketpress di Mercoledì 10 Aprile 2013
INAUGURATO A PONTEDERA UN TRIGENERATORE ITALO-GIAPPONESE PER UNA ENERGIA “INTELLIGENTE”  
 
Firenze, 10 aprile 2013 - “Un progetto strategico che punta a risolvere alcuni dei principali problemi che l’evoluzione dei sistemi di produzione e approvvigionamento energetico stanno ponendo con sempre maggiore urgenza”. Stella Targetti, vicepresidente di Regione Toscana con delega all’Innovazione, ha inaugurato questa mattina a Pontedera, presso l’azienda Pontlab, un impianto sperimentale che consentirà all’azienda stessa di gestire in modo “intelligente” e attivo il proprio consumo e la propria produzione di energia. “Un progetto con fondi interamente privati- commenta Stella Targetti – che rappresenta esattamente ciò per cui, come Regione Toscana, lavoriamo e che vorremmo vedere accadere sempre più sul nostro territorio: grandi player nazionali e internazionali, come l’italiana Enel e la giapponese Yanmar, che si incontrano con partner locali, come Pontlab e S.d.i sul terreno della ricerca per poi sviluppare sinergie industriali”. Il progetto, con un ruolo importante svolto dal Centro ricerca Enel di Pisa, è infatti coordinato e promosso da Yanmar R&d Europe: il primo centro di ricerca e sviluppo in Europa (è insediato a Firenze dal 2011, anche grazie all’azione della Regione Toscana) della multinazionale nipponica con sede a Osaka (produce e commercializza motori industriali, marini nonché macchine agricole e da costruzione). Il sistema realizzato nell’azienda di Pontedera è composto da un impianto di trigenerazione (in parole povere un impianto che non solo produce energia elettrica ma che consente anche di utilizzare l’energia termica recuperata anche per produrre acqua refrigerata): un impianto integrato con fonti energetiche rinnovabili (fotovoltaico ed eolico) e convenzionali; un impianto che, in concreto, si propone di gestire i flussi energetici interni all’azienda in modo “intelligente” ottenendo benefici economici e ambientali. “Questo è il nostro futuro – conclude Stella Targetti – che diventa possibile grazie al sistema della ricerca toscano, in questo caso l’Università di Firenze, che ha fatto e può fare da collante tra soggetti diversi”.  
   
   
TRIVELLE: CHIODI, NO ABRUZZO BLOCCA RICHIESTA SPECTRUM  
 
L´aquila,10 aprile 2013 - La decisione della Regione Abruzzo di rigettare la richiesta della Spectrum Geo Ltd di prospezione nel mare Adriatico ha spinto la Commissione plenaria nazionale ha rinviare l´esame della procedura. Lo afferma il presidente della Regione, Gianni Chiodi, in merito alla decisione del coordinamento regione del Comitato Via che lo scorso 2 aprile si è dichiarata "non favorevole" alla richiesta della Spectrum. "Quella decisione, comunicata tempestivamente agli organi della Via nazionale la mattina del giorno dopo, - sottolinea Chiodi - ha sortito i suoi effetti perché di fatto ha bloccato tutta la procedura nazionale che era in fase di definizione. Il rinvio della Commissione plenaria della Via di fatto rappresenta un importante punto a favore delle Regioni italiane interessate alla richiesta di prospezione della Spectrum Geo Ltd". La mattina del 3 aprile, infatti, era convocata presso il Ministero la sottocommissione Via che avrebbe dovuto istruire la procedura da inviare all´esame della Commissione plenaria prevista la mattina stessa. La sottocommissione alla luce del no della Regione Abruzzo ha rinviato l´esame definitivo alla Commissione plenaria che, proprio di fronte alla decisione della Via abruzzese, ha sospeso e rinviato l´esame della richiesta della Spectrum Geo Ltd. "Si tratta dell´affermazione di una linea politica vincente che l´Abruzzo sta portando avanti a livello locale e nazionale - ha aggiunto Gianni Chiodi -. Il nostro no ad ogni iniziativa di prospezione nel mare Adriatico e di trattamento di idrocarburi liquidi fa parte ormai di una linea politica condivisa dal Consiglio regionale e soprattutto dai territori abruzzesi. In tutti questi anni abbiamo supportato le nostre buone intenzioni - conclude Chiodi - con provvedimenti legislativi che hanno avuto il via libera di costituzionalità del Governo e che hanno tutelato l´integrità del territorio, rafforzando la vocazione turistica di una regione dalle grandi potenzialità".  
   
   
SISMA 2009, GIUNTA REGIONALE UMBRIA APPROVA PROGRAMMA RIPARTO 47 MILIONI EURO: VIA A RICOSTRUZIONE “PESANTE”  
 
Perugia, 10 aprile 2013 - È stato approvato il programma di ripartizione delle risorse per la ricostruzione post sismica a Marsciano e nelle aree interessate dal terremoto del dicembre 2009. La Giunta regionale, su proposta della presidente Catiuscia Marini, e sulla base di quanto disposto dalla legge regionale, ha infatti approvato il piano di attuazione degli interventi prioritari per un ammontare complessivo di oltre 47 milioni di euro. "Potrà essere avviata, finalmente, la ricostruzione ´pesante´ - ha sottolineato la presidente Marini - con gli interventi necessari per far rientrare le famiglie colpite nelle loro abitazioni e consentire alle imprese di ripristinare gli immobili danneggiati e tornare alla normalità. Sarà, inoltre, un contributo importante per la ripresa economica dell´area, in particolare per il settore dell´edilizia". Circa 35 milioni di euro saranno destinati agli interventi sugli edifici comprendenti unità immobiliari oggetto di ordinanza di sgombero che ha comportato l´evacuazione dell´immobile e adibite alla data del sisma ad abitazioni principali dei residenti o ad attività produttive in esercizio. Altri 9 milioni e 400 mila euro circa andranno invece per il Piano integrato di recupero ("Pir") di Spina, sia per interventi su edifici privati che per le opere pubbliche della frazione di Marsciano. Due milioni e 50 mila euro è la dotazione che la Giunta regionale ha definito per garantire il contributo ai cittadini per l´autonoma sistemazione per l´anno in corso e per tutto il 2014 e 2015. A seguito del sisma sono stati evacuati 204 nuclei familiari, per complessive 543 persone. Attualmente le famiglie che beneficiano del contributo per l´autonoma sistemazione sono 153, per complessive 344 persone. Ulteriori 192 edifici, anch´essi destinati ad abitazione di residenti o ad attività produttive in esercizio, sono stati poi oggetto di ordinanze di sgombero parziale.  
   
   
IV GIORNATA NAZIONALE PER LA SICUREZZA NEI CANTIERI: AVELLINO PROTAGONISTA IL 12 APRILE FOCUS SULLA PREVENZIONE PRESSO IL CENTRO SOCIALE SAMANTHA DELLA PORTA  
 
Avellino, 10 aprile 2013 – La città irpina protagonista della “Quarta Giornata nazionale per la sicurezza nei cantieri”. Organizzato da Federarchitetti (Sindacato Nazionale di Architetti ed Ingegneri Liberi Professionisti), con la collaborazione dell’Anmil (Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi sul Lavoro) e l’adesione con medaglia di rappresentanza del Presidente della Repubblica, l’appuntamento coinvolge quest’anno nove città italiane, di cui cinque campane tra le quali anche il capoluogo di Terra di Lavoro. Dopo il successo della precedente edizione, svoltasi in contemporanea in quattro città italiane del Centro, Nord, Sud ed Isole (Roma, Milano, Napoli e Catania), quest’anno Federarchitetti Regione Campania, con l’attiva partecipazione di tutte e cinque le sezioni provinciali, rafforza la sua azione di formazione e sensibilizzazione su un tema di grande attualità: promuovere la prevenzione e la sicurezza nel settore dell’edilizia. L’evento è in programma venerdì 12 aprile, presso il Centro Sociale Samantha della Porta di Avellino, e si svolge in contemporanea a Roma, Parma, Pisa, Napoli, Caserta, Benevento e Catania. Mentre a Salerno verrà celebrato in una data successiva. A presenziare all’iniziativa territoriale, ci sarà l’architetto Stefano Meo, presidente della sezione Territoriale di Federarchitetti. Secondo l’Inail, nel 2012 gli infortuni negli ambienti di lavoro sono diminuiti del 9 per cento. Ma quello della formazione per la sicurezza è un tema delicato su cui i professionisti dell’edilizia si interrogano. Per questo, Federarchitetti chiama di nuovo a raccolta professionisti, tecnici, imprese, lavoratori e istituzioni per confrontarsi sul tema degli infortuni nei cantieri edili. Gli aspetti normativi, i controlli, i ruoli e le competenze, i dati relativi agli infortuni saranno al centro di una articolata giornata di dibattito. Oggetto di approfondimento sarà soprattutto il tema della formazione che, secondo il Decreto Legislativo 81/08, è obbligatoria per tutte le figure presenti nel cantiere: operaio, impresa e professionisti devono infatti essere in possesso di un attestato che documenti la frequentazione di un corso di formazione. L’obbligatorietà della formazione però non deve essere intesa come ulteriore gabella da sopportare sulle spalle delle imprese e dei professionisti ma come momento di approfondimento culturale sull’argomento al fine di eliminare la messa a repentaglio della salute e della sicurezza degli addetti. La giornata di lavori è rivolta ai professionisti del settore, alle imprese ed ai lavoratori e sarà articolata in una prima parte di dibattito, nel quale interverranno anche rappresentanti delle istituzioni, a cui seguirà un pomeriggio dedicato alla formazione.  
   
   
LAZIO, VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO: NUOVI TERMINI PER ESERCITARE OPZIONE ACQUISTO IMMOBILI  
 
Roma, 10 aprile 2013 - I conduttori degli alloggi di proprietà regionale hanno trenta giorni in più per esercitare il diritto di opzione all´acquisto degli immobili. Una decisione presa dal presidente Nicola Zingaretti di concerto con l´Assessore al Bilancio, Demanio e Patrimonio Alessandra Sartore che hanno accolto la proposta pervenuta in questo senso dagli inquilini. Inoltre, al fine di garantire gli stessi diritti per tutti i conduttori, è stato concesso un ulteriore termine di trenta giorni a decorrere dalla data di pubblicazione sul Burl ´Bollettino Ufficiale della Regione Lazio´, per i conduttori che non avevano esercitato i diritti previsti dai commi 1,3,5 dell´articolo 6 del r.R. 5/2012.  
   
   
STATISTICA. IN VENETO CINTURE URBANE PIU’ ATTRATTIVE DEI CENTRI. I DATI DEL CENSIMENTO 2011  
 
Venezia, 10 aprile 2013 - Nell’ultimo decennio in Veneto si registra un lento ripopolamento di alcuni capoluoghi di provincia anche se le cinture urbane continuano a mostrare un potere attrattivo maggiore. La tendenza è confermata dai dati del 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni realizzato da Istat, che sono l’argomento dell’ultimo numero di “Statistiche flash”, la pubblicazione periodica curata dalla Direzione Sistema Statistico della Regione. A trasformare il puzzle della popolazione nei comuni del Veneto contribuiscono, oltre ai cambiamenti demografici, anche i mutamenti sociali ed economici degli ultimi decenni. Negli anni ´90 molti capoluoghi italiani, anche nelle province venete, sono stati protagonisti di un fenomeno di fuga dalle città, che ha portato a un progressivo inurbamento delle cinture metropolitane, dilatando aree produttive e residenziali fino a creare arcipelaghi metropolitani. I motivi di questa espansione territoriale centrifuga sono da ricercare nella necessità di abitazioni meno costose e meno densamente distribuite sul territorio, nonché nell´esigenza di allontanarsi dal caos e dall´inquinamento metropolitano a favore di una maggiore qualità di vita. La città si trasforma, dunque, sempre più in un luogo di consumo, attraversata da chi ne utilizza servizi e risorse, da chi studia o lavora, da chi la visita come turista. Dal 2001 in Veneto si assiste però a un lento ripopolamento di alcuni capoluoghi, come Vicenza (+4%), Belluno (+1,5%), Treviso (+1,1%) e Padova (+0,6%). I motori di questa nuova forza centripeta sono riconducibili da un lato al fenomeno dei grandi flussi migratori, che vede nuovi cittadini stranieri occupare in un primo momento i grandi centri urbani per eventualmente poi trasferirsi nei comuni limitrofi, e dall´altro allo sforzo di riqualificazione degli spazi urbani, intrapreso da molte città per riacquistare forza attrattiva. Sostanzialmente stabili invece i comuni di Rovigo e Verona, flessione per Venezia (-3,6%). Nonostante la recente ripresa di alcuni capoluoghi, per molte aree del Veneto le cinture urbane mostrano comunque un potere attrattivo superiore, più le seconde cinture delle prime. Questo vale specialmente per le province situate nella fascia centrale della regione, con una maggiore dinamicità economica e occupazionale.  
   
   
UE, AMBIENTE: AIUTARE LE IMPRESE A ORIENTARSI NEL LABIRINTO VERDE  
 
Bruxelles, 10 aprile 2013 - La Commissione europea propone metodologie valide in tutta l’Ue per la misurazione delle prestazioni ambientali per prodotti e organizzazioni e invita gli Stati membri e il settore privato ad applicarle. Al giorno d’oggi le imprese che vogliono mettere in rilievo le prestazioni ambientali dei loro prodotti devono affrontare diversi ostacoli: devono districarsi tra diverse metodologie promosse nel quadro di iniziative pubbliche e private, affrontare diversi costi per fornire informazioni in materia di ambiente e fare i conti con la sfiducia dei consumatori confusi dalla giungla di etichette informative che rendono difficile il confronto dei prodotti. In base all’ultimo Eurobarometro sui prodotti verdi il 48% dei consumatori europei è confuso dal flusso di informazioni sull’ambiente. Anche diverse federazioni industriali hanno invocato un approccio paneuropeo basato su valutazioni scientifiche e analisi del ciclo di vita a livello europeo. Le stesse temono che una moltitudine di iniziative a livello di Stati membri possa essere contraria ai principi del mercato unico e non faccia che creare confusione tra i consumatori e maggiori costi per l’industria. Il Commissario per l’Ambiente Janez Potočnik ha sostenuto: "Se vogliamo favorire la crescita sostenibile dobbiamo assicurarci che i prodotti più efficienti sotto il profilo delle risorse e più ecologici sul mercato siano conosciuti e riconoscibili. Fornire ai consumatori informazioni affidabili e confrontabili sugli impatti ambientali e sulle credenziali di prodotti e organizzazioni vuol dire metterli in condizione di scegliere, mentre aiutare le imprese ad allineare le metodologie applicate equivale a tagliare i loro costi e oneri amministrativi." La proposta presentata oggi sotto forma di una comunicazione dal titolo “Costruire il mercato unico dei prodotti verdi” e di una raccomandazione sull’uso delle metodologie è volta a fornire informazioni ambientali confrontabili e affidabili, a dare fiducia ai consumatori, ai partner commerciali, agli investitori e ad altre imprese interessate. La proposta • promuove due metodologie che consentono di misurare le prestazioni ambientali per tutto il ciclo di vita rispettivamente dei prodotti (Product Environmental Footprint - Pef) e delle organizzazioni (Organisation Environmental Footprint - Oef); • raccomanda agli Stati membri, alle imprese, alle organizzazioni private a alla comunità finanziaria di applicare su base volontaria queste metodologie; • preannuncia una fase di prova di tre anni che consenta di sviluppare norme specifiche per prodotto e per settore nel quadro di un processo che coinvolge portatori d’interesse a diversi livelli, dando modo alle organizzazioni che si avvalgono di altre metodologie di valutare queste ultime; • formula principi per comunicare le prestazioni ambientali, tra cui la trasparenza, l’affidabilità, la completezza, la comparabilità e la chiarezza; • sostiene gli sforzi compiuti a livello internazionale per un maggiore coordinamento nello sviluppo di metodologie e nella messa a disposizione dei dati. Prossime tappe Si prevede che la fase di prova di tre anni sia avviata poco dopo l’adozione della comunicazione. La Commissione pubblicherà un appello sui portali web Pef (Product Environmental Footprint) e Oef (Organisation Environmental Footprint), con cui inviterà le imprese, le organizzazioni industriali e le organizzazioni dei portatori d’interesse nell’Ue e in paesi terzi a partecipare, su base volontaria, all’elaborazione di norme specifiche per categorie di prodotti e settori. La seconda fase si baserà su una valutazione approfondita delle conclusioni del periodo di prova triennale e di ulteriori azioni realizzate nel quadro della comunicazione e della raccomandazione. In funzione di questa valutazione la Commissione deciderà le future strategie politiche relative alle metodologie Pef e Oef.  
   
   
IL SETTORE ESTRATTIVO IN ITALIA VALE 40 MILIARDI 1574 IMPRESE ATTIVE SUL TERRITORIO PER UN VALORE CORRISPONDENTE A QUASI IL 2% DEL PIL ITALIANO. SONO I NUMERI DEL SETTORE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE IN ITALIA, PRESENTATI OGGI ALL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA  
 
Milano, 10 aprile 2013 – 1574 imprese, di cui il 99,5% di dimensioni da piccolissime a medie, con un giro d’affari che si aggira intorno ai 40 miliardi, pari al 2% del Pil. Sono le dimensioni del settore dell’industria estrattiva italiana. I dati sono stati presentati questa mattina, presso l’Università degli Studi di Milano-bicocca, e fanno parte della ricerca “Il settore estrattivo in Italia. Analisi e valutazione delle strategie competitive per lo sviluppo sostenibile” condotta dal Criet, Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio con sede all’Università di Milano-bicocca. Quando si parla di settore estrattivo di solito si tende a ritenere che ad esso facciano riferimento solo risorse quali petrolio, carbone, gas naturale e metalli preziosi, da sempre oggetto di maggiore attenzione pubblica. Tuttavia, nel settore estrattivo sono ricomprese anche le attività connesse all’estrazione di materie prime non energetiche che rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo economico di ogni Paese. Come ha affermato l’Ing. Domenico Savoca, dirigente della Regione Lombardia e coordinatore del Comitato Strategico Operativo del Laboratorio Materie Prime, “La ricerca condotta da Criet ha il grande valore di tracciare un quadro organico del settore delle attività estrattive non energetiche in Italia e, in particolare, delle diverse aree di affari che lo compongono.” La ricerca si è composta di tre fasi fondamentali, tra loro interconnesse: un’analisi economico-finanziaria delle imprese del settore, con l’obiettivo di valutare i livelli di redditività, di solidità patrimoniale e della situazione di equilibrio finanziario; l’analisi competitiva del settore, sviluppata attraverso un’indagine quantitativa sulle imprese, finalizzata a delineare il posizionamento strategico e i fattori chiave di successo delle imprese di settore; infine, l’analisi delle best practices, mediante interviste dirette ad imprenditori di rilievo, per individuare quali siano le condotte strategiche e i modelli di business adottati dalle imprese di successo. Dalla ricerca nel suo complesso, emerge come nel nostro Paese il settore non solo sia attivo, ma mediamente generi un volume d’affari annuo pari a 4 miliardi di euro. Il settore acquisisce maggior rilevanza specie se si considera il fatturato dell’intera filiera: il giro d’affari prodotto dalle 1574 imprese attive sul territorio si attesta infatti a un valore di 40 miliardi di euro corrispondente a quasi il 2% del Pil italiano. Con riferimento alla dimensione aziendale, il settore è composto per il 74,5% da micro imprese, il 22% da piccole, il 3% da medie e soltanto lo 0,5% sono grandi (dati 2011). Le attività estrattive si concentrano per lo più nel Nord Italia, con una considerevole importanza della Lombardia sia per numero di aziende che per fatturato prodotto. Dal punto di vista dei materiali, sono “ghiaie, sabbie, argille e caolino” (50,5%) e “pietre ornamentali e da costruzione, calcare, pietra da gesso, creta e ardesia” (40,5%) le materie prime che vengono estratte in modo preponderante. Dai dati di bilancio ufficiali il settore appare in contrazione per la progressiva diminuzione dei ricavi di vendita – la variazione negativa nel 2011 si assesta al mezzo punto percentuale – e degli utili (-18,83% rispetto all’anno precedente). I principali indici (Tabella 1) mostrano comunque un accettabile “stato di salute” del settore estrattivo in senso stretto, con riferimento alla situazione di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale. La situazione appare decisamente più critica per quelle imprese che si sono integrate a valle nella filiera; seppur tale settore appaia in equilibrio dal punto di vista finanziario, l’utile del 2011 è calato del 71,46% rispetto all’anno precedente e gli indici di reddittività mostrano una perdita di competitività del settore. Tabella 1 – Analisi economico-finanziaria settore estrattivo a livello nazionale
Settore estrattivo in senso stretto Settore estrattivo integrato a valle
2010 2011 Var % 2010 2011 Var %
Roe (%) 1,71 1,45 -15,20% 2,07 0,61 -70,53%
Roi (%) 2,34 2,43 3,85% 2,32 0,66 -71,55%
Ros (%) 4,40 4,57 3,86% 4,55 1,30 -71,43%
Ebitda/vendite (%) 11,78 11,70 -0,68% 14,09 12,36 -12,28%
Oneri finanziari/Fatturato (%) 2,04 2,37 16,18% 2,87 3,17 10,45%
Indice di liquidità 0,85 0,86 1,18% 1,03 1,10 6,80%
Indice di disponibilità 1,13 1,13 0,00% 1,40 1,49 6,43%
Indice copertura immobilizzazioni 1,01 1,01 0,00% 1,05 1,07 1,90%
Rapporto di indebitamento 2,54 2,61 2,76% 2,13 2,10 -1,41%
Indice indebitamento a breve 0,70 0,69 -1,43% 0,50 0,48 -4,00%
Fatturato (M€) 3.312,76 3.296,22 -0,50% 8.170,73 7.772,42 -4,87%
Risultato di esercizio (M€) 41,84 33,96 -18,83% 153,45 43,80 -71,46%
Fonte: elaborazione su dati Aida L’analisi competitiva del settore, condotta attraverso la somministrazione di un questionario erogato a 658 imprese, mostra come il settore estrattivo sia caratterizzato da un elevato grado di radicamento territoriale, strutture organizzative semplici, partecipazione diretta della proprietà al governo e alla gestione d’impresa, comportamenti strategici informali e interesse verso opzioni di internazionalizzazione solo nel caso dei produttori di pietre ornamentali. “In particolare – aggiunge Angelo Di Gregorio, direttore di Criet – dall’indagine competitiva è emerso come le imprese abbiano una ridotta consapevolezza dei propri punti di forza, e abbiano una limitata percezione delle opportunità presenti sul mercato, quali ad esempio quelle offerte dalle iniziative eco-sostenibili; infine, risulta come le imprese attribuiscano una scarsa importanza alla fase di pianificazione strategica, intesa come processo consapevole. Sono infatti molteplici le aziende che competono senza aver delineato una propria strategia, finendo così col subire le pressioni ambientali”. “A fronte delle criticità del settore evidenziate – conclude l’Ing. Franco Terlizzese, direttore generale presso il Ministero Sviluppo Economico, Direzione Risorse Minerarie ed Energetiche – sono ipotizzabili alcune aree di intervento e di miglioramento. Ad esempio investimenti in attività di comunicazione e nella capacità di sviluppare relazioni in ambito internazionale. Sono altresì importanti la definizione dei gap della filiera, per esporre esigenze e fabbisogni delle imprese all’attenzione dei ministri competenti, e il rafforzare il partenariato tra Governo ed imprese, ma certamente anche il tema dello sviluppo e l’impegno delle aziende italiane nel riciclo e nei progetti di “mining sostenibile” nell’ambito dell’impegno comunitario con riferimento all’Eip – European Innovation Partnership”.
 
   
   
COMO: INDAGINE CONGIUNTURALE RAPIDA – FEBBRAIO 2013  
 
Como, 10 aprile 2013 - Si è conclusa nei giorni scorsi l’edizione relativa al mese di febbraio 2013 dell’Osservatorio rapido congiunto di Confindustria Como e Confindustria Lecco. Gli indicatori esaminati delineano per le aziende delle due province una situazione in linea con lo scenario a livello nazionale, in particolare rallentamento della domanda e dell’attività produttiva rispetto al mese di gennaio. Il mercato domestico continua a soffrire la stagnazione dei consumi e, al contempo, l’export rivela segnali di rallentamento. Le previsioni sulle prossime settimane non sono positive, con oltre un terzo delle imprese che ritiene possibile un’ulteriore contrazione dei livelli. Le diffuse situazioni di insolvenza da parte dei clienti e le criticità legate al mercato del lavoro continuano a rappresentare i principali ostacoli per le imprese dei due territori. A ciò si aggiunge il peggioramento delle condizioni nei rapporti tra imprese e istituti di credito. Gli Ordini Per le imprese delle province di Lecco e di Como si riscontra, in febbraio, un rallentamento della domanda rispetto a gennaio. Il mercato interno conferma la fase di stagnazione più volte rilevata nel 2012 durante le precedenti edizioni dell’Indagine e risulta sensibilmente penalizzato, con più di un terzo delle imprese (35,4%) indicanti una diminuzione della domanda. Per il 52,4% del campione i livelli di domanda sono rimasti invariati mentre per il restante 12,2% si è registrato un aumento delle richieste. Anche sul versante estero si rileva una decelerazione. Nonostante il 48,6% dei giudizi sia improntato alla stabilità, il 31,1% indica una minor vivacità degli scambi con i mercati internazionali a fronte di una percentuale più bassa, il 20,3%, di giudizi di livelli in aumento. La Produzione L’attività produttiva per le imprese dei due territori rivela una lieve flessione rispetto al mese di gennaio. Oltre la metà del campione (54,4%) ha indicato di non aver riscontrato variazioni rispetto al mese precedente. Le situazioni di rallentamento hanno riguardato il 24,1% delle imprese, a fronte di un 21,5% che ha invece segnalato un incremento dell’attività produttiva durante il mese di febbraio. La capacità produttiva degli impianti viene mediamente utilizzata per il 70,1%, in linea con l’andamento registrato nel corso delle precedenti rilevazioni. Il Fatturato Il fatturato delle imprese di Lecco e Como ricalca sostanzialmente quanto visto per l’indicatore associato all’attività produttiva e rivela una forte disomogeneità tra le imprese aderenti all’indagine. Solamente per un quarto del campione (il 27,4%) si registrano vendite stabili; il restante 72,6% si divide infatti tra imprese che comunicano diminuzione (38,1%) e quelle che segnalano un aumento (34,5%). Uno scenario che parrebbe lasciar trasparire una “stabilità artificiale” ma che, al contempo, conferma le criticità già esaminate in relazione al rallentamento della domanda nazionale ed estera. Le Previsioni Le imprese di Lecco e di Como non prevedono miglioramenti per le prossime settimane. Una impresa su due circa (51,8%) dichiara di non attendersi variazioni rispetto alla situazione attuale, mentre le imprese che indicano una diminuzione (33,7%) superano di gran lunga quelle che prevedono un miglioramento (14,5%). Per quanto riguarda gli ordini in portafoglio si evidenzia un moderato incremento rispetto alle precedenti settimane; il 22,8% delle imprese dichiara di avere un orizzonte temporale superiore al trimestre. Nel 32,9% dei casi l’orizzonte temporale scende a qualche mese, mentre permane una parte consistente del campione (44,3%) con una visibilità di poche settimane e comunque inferiore al mese. Le Materie Prime Il mese di febbraio non ha mostrato particolari situazioni anomale riguardo l’andamento dei prezzi delle materie prime. Per l’87% delle imprese di entrambi i territori i costi legati all’approvvigionamento sono rimasti invariati rispetto al mese precedente. I giudizi relativi ad incrementi e diminuzioni dei listini si sono rivelati più contenuti ed entrambi si sono attestati al 6,5%. Per quanto riguarda la diminuzione, i prezzi delle commodities sono variate al ribasso sino al 5% mentre, nel caso dell’aumento, le variazioni hanno superato tale quota. Un’azienda su dieci ha inoltre comunicato di aver riscontrato problemi legati all’ottenimento delle materie prime. La principale difficoltà ha riguardato i ritardi nelle forniture (45,5%), ma anche situazioni di indisponibilità da parte dei fornitori a consegnare le quantità richieste e cambiamenti delle condizioni economiche di fornitura. La Solvibilita’ Permane il problema legato al ritardo nei pagamenti e all’insolvenza da parte dei clienti per le imprese delle due province. Oltre i due terzi del campione (68,7%) ha infatti evidenziato tale criticità, a fronte solamente del 31,3% che non ha rilevato tale problema. Per le imprese che si sono trovate in questa condizione, la situazione è peggiorata nel mese di febbraio nel 36,9% dei casi, mentre è rimasta invariata per il rimanente 63,1%. Non si sono registrati casi di miglioramento. I Rapporti Con Gli Istituti Di Credito Per le imprese dei due territori il rapporto con gli istituti di credito è rimasto generalmente stabile rispetto a gennaio, così come segnalato da oltre l’80% del campione. Si segnala tuttavia una percentuale rilevante di imprese (18,1%) che ha evidenziato peggioramenti nel corso del mese di febbraio. L’occupazione Anche sul versante occupazionale si riscontrano in febbraio dinamiche sfavorevoli per le aziende dei due territori. Per circa l’80% del campione i giudizi rilevati sono improntati alla stabilità mentre per il 14% si registrano livelli in diminuzione, oltre il doppio del numero di imprese che ha invece indicato un aumento della forza lavoro (6%). Le prospettive per i prossimi mesi rivelano un possibile peggioramento dello scenario, con un quinto delle aziende del campione che indicano un’ulteriore contrazione dei livelli occupazionali nel proprio settore di appartenenza, a fronte di una percentuale più limitata (5%) di soggetti che ritengono probabile un aumento dell’occupazione. I Dati Di Como L’andamento della domanda in questi primi mesi del 2013, evidenzia uno stallo, il saldo delle risposte è di poco negativo e il 70% degli intervistati dichiara un calo o al massimo una situazione invariata rispetto agli ultimi mesi dell’anno precedente. Indipendentemente dai settori di appartenenza, si rileva che sono riscontrabili andamenti ben differenti tra imprese strutturate e con forte presenza all’estero e imprese di piccole dimensioni che risentono maggiormente del forte calo della domanda interna (o i cui prodotti sono legati direttamente o indirettamente all’attività residenziale). Anche i consuntivi delle vendite nel primo trimestre segnalano cali anche rilevanti, metà del campione rileva diminuzioni significative. Segnali meno allarmanti rispetto al passato sul fronte dell’approvvigionamento delle materie prime. Gli incrementi medi registrati si attestano poco sopra il livello di inflazione media. Dopo gli incrementi a doppia cifra del 2011 e del 2012, si mantengono molto elevati i prezzi registrati per le fibre seriche; secondo gli operatori ciò è da ricercare non tanto in un eccesso di domanda bensì in una strutturale riduzione della quantità offerta, soprattutto cinese. Segnali non positivi per quanto riguarda l’approvvigionamento di materiali ferrosi e per l’alluminio. Lo scenario di ripresa risulta sempre meno probabile nel breve termine, le aspettative per il primo semestre sono attualmente volte al ribasso, in un contesto in cui continuano a rimanere sopra la soglia d’attenzione le insolvenze, i ritardi nei pagamenti superiori ai 180 giorni e le difficoltà nell’ottenere credito. La situazione occupazionale appare in stato emergenziale con un uso accentuato degli ammortizzatori sociali.. Ci abbiamo sperato e creduto, ma la tanto attesa ripresa non pare ancora essere all’orizzonte, non a breve termine almeno – commenta Francesco Verga, presidente di Confindustria Como -. La vita per le nostre imprese è davvero sempre più difficile, tra cali delle vendite, difficoltà di accesso al credito, burocrazia e un carico fiscale esorbitante Speriamo che il decreto sul pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione contribuisca almeno a ridare un minimo di fiato a parte delle nostre aziende. Un cambio drastico di rotta è comunque necessario ”.  
   
   
BOLZANO, ANCORA UN TREND NEGATIVO PER L´ECONOMIA ALTOATESINA  
 
Bolzano, 10 aprile 2013 - Nel 2013 la situazione europea sarà di sostanziale stagnazione e all’andamento relativamente positivo dei principali partner commerciali dell’Alto Adige, la Germania e l’Austria, farà da contraltare il perdurare della recessione italiana. Vi è inoltre il rischio che l’instabilità politica generi un aggravamento della crisi. Nel complesso, è prevedibile che l’economia altoatesina possa beneficiare di un lieve incremento della domanda estera, ma vi saranno ulteriori perdite di fatturato per le imprese operanti sul mercato nazionale. Il clima di fiducia dei consumatori è in forte calo anche in Alto Adige e le previsioni degli operatori economici sono improntate al pessimismo, con solo due terzi delle imprese che si attendono di poter conseguire una redditività soddisfacente. Questo deterioramento del clima di fiducia influenzerà negativamente i consumi e gli investimenti, vanificando gli effetti del lieve miglioramento della congiuntura internazionale. Per questo motivo l’Ire – Istituto di ricerca economica della Camera di Commercio di Bolzano ritiene che nel 2013 l’economia locale resterà in una fase di stagnazione e vi è addirittura il considerevole rischio di osservare un tasso di crescita negativo. La variazione del Pil dovrebbe essere compresa tra 0% e -0,5%. Fiducia dei consumatori in calo - Dalla seconda metà del 2012 il clima di fiducia dei consumatori altoatesini è andato rapidamente peggiorando. Le ragioni sono molteplici: alle difficoltà congiunturali che coinvolgono gran parte dei paesi europei si sommano quelle, in larga misura strutturali, che determinano la profonda recessione italiana. A ciò si aggiunge la consapevolezza che la necessità di ripianare le finanze pubbliche costringerà per molto tempo il governo nazionale a politiche fiscali estremamente rigorose, che negli ultimi anni hanno sempre più coinvolto anche le regioni autonome. Inoltre, con la perdita della piena occupazione è definitivamente maturata nella popolazione la consapevolezza che l’economia locale, per quanto robusta, è tutt’altro che immune alle crisi congiunturali. Anche la recente crisi bancaria cipriota, con l’elaborazione di un piano di salvataggio basato su prelievi forzosi sui conti dei risparmiatori, ha creato ulteriore inquietudine. Alcuni consumatori temono infatti che una situazione analoga possa verificarsi anche in Italia, qualora la crisi economico-finanziaria dovesse sensibilmente aggravarsi. Diffuso pessimismo tra gli imprenditori - Solo il 71% delle imprese altoatesine valuta positivamente la propria redditività nel 2012. Tale risultato è il peggiore dell’ultimo decennio e rispecchia la difficile fase che l’economia si trova ad affrontare. Si rileva un aggravamento della situazione dei costi, su cui hanno inciso, oltre agli incrementi dei prezzi di alcune materie prime, anche l’introduzione dell’Imu e l’aumento delle accise. Il fatturato medio è diminuito e molti operatori lamentano la forte concorrenza sui prezzi. Emergono inoltre problemi di liquidità: il 44% degli intervistati ritiene peggiorata la morale dei pagamenti ed il 35% segnala maggiori difficoltà nell’accesso al credito. Tale circostanza trova conferma nei dati diffusi dalla Banca d’Italia, che indicano una riduzione del volume di credito del 5,4% per le imprese manifatturiere e del 7,7% per quelle dell’edilizia. Le aspettative per il 2013 sono pessimistiche, tanto che solamente due terzi delle imprese prevedono di poter chiudere l’esercizio con una redditività soddisfacente. L’andamento negativo del volume di affari e dei costi potrà solo parzialmente essere compensato da un incremento dei prezzi di vendita, su cui incidono la forte concorrenza e la ridotta propensione al consumo delle famiglie. Si teme inoltre un ulteriore peggioramento della liquidità per effetto del generale deterioramento della morale dei pagamenti e della stretta creditizia. Purtroppo, è presumibile che tale situazione genererà effetti avvertibili anche sull’occupazione. I settori in sintesi Settore manifatturiero - Il settore manifatturiero appare in generale piuttosto provato dall’attuale situazione di crisi economica: solo il 71% delle imprese valutano positivamente la redditività del 2012. Si avverte un significativo calo della domanda, in particolare sul mercato nazionale. La capacità produttiva degli impianti è sfruttata appena per due terzi e l’utilizzo della cassa integrazione nell’industria è passato dalle 300 mila ore del 2011 alle 683 mila del 2012. La quota di imprese con redditività positiva è relativamente più elevata nel comparto alimentare, mentre soffrono maggiormente i comparti legno e mobili, articoli per sport, hobby e tempo libero e carta, stampa e grafica. Per il 2013, solamente i due terzi (65%) delle imprese manifatturiere si attendono una redditività positiva. In particolare vi è poca fiducia in una ripresa dei prezzi di vendita e si prevede un ulteriore peggioramento dei fatturati e dei costi. La domanda debole frenerà gli investimenti. Costruzioni - Nel 2012 solo il 63% delle imprese del settore delle costruzioni ha raggiunto una redditività soddisfacente e si è registrata una diminuzione del 3,0% dei livelli occupazionali. Ai fatturati in contrazione si aggiungono una morale dei pagamenti in forte deterioramento, difficoltà di accesso al credito e incrementi dei costi. Purtroppo le prospettive per il 2013 sono di un ulteriore consistente peggioramento, tanto che solamente il 57% delle imprese si attende una redditività soddisfacente. I bilanci in riduzione delle Pubbliche Amministrazioni, il minor reddito disponibile delle famiglie, la scarsa propensione delle imprese ad investire e un clima di fiducia pesantemente negativo frenano la domanda. Di conseguenza è probabile un’ulteriore riduzione del numero di addetti. Commercio e riparazione di veicoli - Questo settore è particolarmente sensibile alla congiuntura ed in Italia nel 2012 si è assistito ad un vero e proprio crollo delle immatricolazioni (-21%). Tenendo conto di queste premesse, la situazione in Alto Adige non è stata particolarmente negativa, con un 70% di imprese che hanno concluso l’anno con una redditività soddisfacente. Purtroppo le aspettative per l’anno in corso sono particolarmente critiche: si prevede un’ulteriore diminuzione del volume d’affari e solo il 60% degli operatori confida di poter ottenere un risultato positivo anche nel 2013. Il perdurare della crisi del settore mette inoltre a rischio l’occupazione. Commercio all’ingrosso - Con il 72% di imprese che valutano positivamente la propria redditività nel 2012, il commercio all’ingrosso non si differenzia apprezzabilmente dall’andamento generale dell’economia altoatesina. Bisogna però considerare che nell’ultimo decennio questo settore ha quasi sempre fatto registrare una redditività inferiore alla media. Pertanto, nonostante la funzione di ponte tra i paesi di lingua tedesca e l’Italia risenta della debolezza economica di quest’ultima, si può affermare che il settore ha retto discretamente di fronte alla crisi. Per il 2013 è previsto un peggioramento della redditività, che si prevede positiva solamente per il 68% delle imprese. La situazione appare però meno critica rispetto a quella di altri comparti: l’aumento dei costi dovrebbe essere contenuto e compensato dall’incremento dei prezzi. Commercio al dettaglio - Nel 2012 la situazione reddituale del commercio al dettaglio è notevolmente peggiorata. La quota di imprese che hanno conseguito una redditività soddisfacente è infatti pari al 70%, in calo di 19 punti percentuali rispetto al 2011. A livello delle singole branche, la crisi ha colpito meno la vendita di generi alimentari, mentre le maggiori difficoltà riguardano il comparto arredamento, articoli in metallo e articoli per il fai-da-te. Per il 2013 solo il 64% dei commercianti prevede una situazione reddituale soddisfacente. A incidere negativamente sulle aspettative sono il deterioramento del clima di fiducia dei consumatori, il diffuso timore di un incremento dei costi e infine la consapevolezza che questo potrà essere compensato solo parzialmente con un incremento dei prezzi. Trasporti - Nel 2012 il comparto del trasporto di persone si è mantenuto su discreti livelli di redditività (78%), ma quello del trasporto merci ha subìto fortemente la crisi (54%). In entrambi i casi, a incidere negativamente sulla redditività è stato soprattutto il forte incremento dei costi. Si consideri che il prezzo del diesel alla pompa è rincarato del 17,9% rispetto al 2011, anche per effetto dell’incremento delle accise. Per il 2013 la situazione reddituale dovrebbe restare sostanzialmente invariata nel trasporto di persone, grazie all’incremento dei prezzi che dovrebbe consentire di far fronte al previsto aumento dei costi. Nel comparto del trasporto merci, invece, ci si attende un ulteriore consistente peggioramento, con appena il 37% degli operatori che si dichiara fiducioso di poter conseguire una redditività soddisfacente. Ciò sia per effetto della riduzione del volume di affari, sia per l’incremento dei costi, sia infine per la forte concorrenza. Alberghi e ristoranti - Nel 2012 il settore degli alberghi e ristoranti è stato fra quelli che meno hanno subito gli effetti della crisi. Il numero delle presenze turistiche è aumentato dell’1,8% e la redditività si è mantenuta su livelli relativamente buoni, risultando soddisfacente nel 79% dei casi. Molti ristoratori e titolari di bar lamentano però il forte incremento dei costi, anche per effetto dell’Imu. Per l’anno in corso si prevede un deciso peggioramento della situazione. La quota di imprese capaci di mantenere una redditività soddisfacente dovrebbe attestarsi al 65%, allineandosi così alla media dell’economia altoatesina. Il pessimismo degli operatori è dovuto innanzitutto ai timori di nuovi incrementi dei costi. In secondo luogo, ci si attende una riduzione del volume di affari a seguito del perdurare della situazione di crisi in Italia e, soprattutto per quanto riguarda i bar, anche della riduzione dei consumi da parte della popolazione locale. Servizi - Nel 2012 la quota di imprese soddisfatte della propria redditività è diminuita anche nel settore dei servizi, attestandosi al 74%. Bisogna tuttavia tenere presente che si tratta di un settore assai eterogeneo. Da un lato vi sono branche che hanno ottenuto una redditività buona, come le attività immobiliari, o addirittura ottima come i servizi finanziari e assicurativi, i servizi alle imprese e l’informatica. Dall’altro vi sono comparti che hanno sofferto maggiormente, come l’editoria e i servizi alle persone. Nel 2013 la quota di imprese in grado di ottenere una redditività soddisfacente dovrebbe diminuire ulteriormente (71%). Tale risultato risente del forte pessimismo espresso dagli operatori dei servizi alle persone, mentre le aspettative per gli altri comparti sono migliori. Agricoltura - Nel 2012 l’87% delle cooperative agricole ha potuto corrispondere ai produttori prezzi soddisfacenti. Ciò conferma come l’agricoltura sia il settore che meno ha sofferto della crisi. Anche per il 2013 le aspettative sono buone. Nonostante il previsto incremento dei costi di produzione, la quasi totalità delle cooperative (97%) dovrebbe essere in grado di pagare ai produttori compensi quanto meno soddisfacenti. Ciò grazie soprattutto alla favorevole dinamica dei prezzi di vendita. In particolare le scorte di mele sono inferiori agli anni scorsi e potranno essere piazzate sul mercato a prezzi interessanti. Le previsioni dei coltivatori confermano appieno il quadro positivo: la redditività dovrebbe essere stabile per gli allevatori e in aumento per frutticoltori e viticoltori. Previsione per il 2013: ancora niente ripresa in Alto Adige - Nel 2013 la situazione europea sarà di sostanziale stagnazione e all’andamento relativamente positivo dei nostri principali partner commerciali, la Germania e l’Austria, farà da contraltare il perdurare della recessione italiana. Vi è inoltre il rischio che le incertezze della politica generino un aggravamento della crisi. In questo senso il recente abbassamento del rating italiano operato da Fitch e le voci di una possibile imminente analoga decisione da parte di Moody’s rappresentano un forte segnale di allarme. Nel complesso, è prevedibile che l’economia altoatesina possa beneficiare di un lieve incremento della domanda estera, ma vi saranno ulteriori perdite di fatturato per le imprese operanti sul mercato nazionale. Permane inoltre il quadro di grande incertezza e la perdita di fiducia dei consumatori è evidente anche in Alto Adige. Anche le previsioni degli operatori economici sono improntate al pessimismo, con solo due terzi delle imprese che si attendono di poter conseguire una redditività soddisfacente. Questo deterioramento del clima di fiducia influenzerà negativamente i consumi e gli investimenti, vanificando gli effetti del lieve miglioramento della congiuntura internazionale. Per questo motivo l’Ire – Istituto di ricerca economica della Camera di Commercio di Bolzano ritiene che nel 2013 l’economia locale resterà in una fase di stagnazione e vi è addirittura il considerevole rischio di osservare un tasso di crescita negativo. La variazione del Pil dovrebbe essere compresa tra 0% e 0,5%.  
   
   
PERUGIA, LA CRISI SI SENTE SOPRATTUTTO NELL´ARTIGIANATO  
 
Perugia, 10 aprile 2013 - Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio di Perugia, lo dice senza parafrasi: “L’artigianato perugino e Umbro è in profondo rosso e sta attraversando uno dei peggiori momenti della sua storia secolare. Molte piccole imprese, e ovviamente non solo artigiane, ma industriali e del terziario sono stremate, avviate verso un declino, che in alcuni casi difficilmente riusciranno ad invertire”. I numeri dell’Artigianato sono impietosi. Ancora Mencaroni: “Ultimo trimestre del 2012, Artigianato della provincia di Perugia: Produzione – 8,1%, Fatturato – 9,9%, Ordinativi – 8,8%. Flessioni che si sommano a quelle almeno degli ultimi quattro anni”. Dal 2008 al 2012 in Umbria è scomparsa una impresa artigiana al giorno. Nel 2008 le aziende artigiane attive erano 24.662, alla fine dello scorso anno erano diventate 23.165: 1497 aziende in meno, il 6%, quando invece la flessione del totale delle imprese umbre si è fermata ad un – 0,8%. In provincia di Perugia in 3 anni (2010-2011 e 2012) sono 796 le imprese artigiane che hanno alzato bandiera bianca, in quasi tutti i settori. “Ma la forza dell’Artigianato è ancora viva e capace di proiettarsi nel futuro, di avere un domani, oltre la crisi – ha notato il presidente Mencaroni. In alcuni settori come il tessile e l’agro alimentare, ma anche la meccanica, siamo nella condizione di poter competere con chiunque, sia in Italia che all’Estero. Laddove sono necessari eccellenza, intelligenza, creatività, cultura, alta specializzazione possiamo competere e vincere. Una scelta che tuttavia non ci deve trovare isolati: fare sistema, operare per reti di impresa è la condizione necessaria per ripartire e tornare alla crescita dell’artigianato”. Un messaggio lanciato ai giovani, rappresentati in sala dagli studenti dell’Istituto Superiore Patrizi Baldelli Cavallotti di Città di Casello, che possono trovare nell’artigianato la piena rappresentazione delle proprie capacità e una occasione di lavoro vero e gratificante. Sulla necessità di stringere un rapporto diretto tra mondo dell’artigianato e sistema della formazione ha insistito Carla Casciari, vice presidente della Giunta Regionale e assessore regionale per le Politiche e i Programmi Sociali, l’Istruzione e Sistema Formativo Integrato. “Riflettiamo da sempre sulla necessità di dare un significato forte al rapporto che deve unire il mondo dela formazione da quello dell’impresa – ha detto Casciari - ma poi quando sento parlare di difficoltà del mondo del lavoro nel reperire profili professionali adeguati alle loro esigenze, mi rendo conto che ancora molta strada deve essere percorsa. Gli ultimi dati sulle iscrizioni all’anno scolastico 2013/2014, fanno capire che i percorsi lavorativi verso Impresa e Artigianato non sono tra i preferiti. E difatti, ancora una volta in Italia i ragazzi hanno scelto i licei per il 49,1%, il 31,4% ha preferito l’Istruzione Tecnica e il 19,6% gli Istituti Professionali. In Umbria, si è andati oltre questi risultati: i ragazzi che hanno scelto i licei sono stati il 52,3%, al di sopra della media nazionale, un 29,6% ha scelto l’Istruzione Tecnica e il 18,1% i Professionali. Una situazione che attende una qualche modifica, pensando ad esempio che verso i cluster Tecnologici, dell’Aerospazio, ma anche Agrifood e Chimica Verde esistono spinte forti in termini di capacità di assunzione”. Un altro dato significativo riportato dall’Assessore Casciari è quello relativo alla percentuale di studenti che abbandonano gli studi prima del conseguimento di un diploma o di una laurea. “L’umbria ha una situazione incoraggiante – ha detto Casciari: siamo all’11,6% rispetto alla media italiana del 18,2, peraltro abbastanza lontana dagli obiettivi europei fissati al 10 per cento. Una differenza positiva, per il fatto che l’Umbria ha una popolazione con qualifiche molto alte, soprattutto in termini di diplomi universitari e di lauree universitarie, ma che può trovare una giustificazione nella scarsa disponibilità di posti di lavoro anche induce a rimanere nell’area di parcheggio offerta dalla Scuola Superiore e dall’Università”. Il Prof. Enzo Rullani, docente di Economia della Conoscenza presso la Venice International University, guarda all’Artigianato come una esperienza viva, tutt’altro che avviata verso il tramonto. “Ai tempi del fordismo pensavamo che la capacità manuale e con essa la piccola impresa e soprattutto l’artigianato sarebbero spariti – ha ricordato il Prof. Rullani. E’ avvenuto il contrario: l’organizzazione fordista è entrata in crisi e l’artigianto conserva ancora molta dela sua vitalità. Basta vedere ad esempio la realtà empirica del Made in Italy, basato in gran parte sui valori dell’imprenditoria personale, sull’intelligenza di artigiani, stilisti, designer, uniti in una filiera in cui loro si specializzano nel fare design, ma poi occorre che qualcuno trasformi il design in mobili, i bozzetti in vestiti da confezionare e porre in vendita. Il Made in Italy è una sintesi dell’artigianato reinterpretato perché diventa globale e immateriale, uno stilista ha uno stile che si vende anche con la comunicazione televisiva, però ha dentro quell’approccio di conoscenza generativa che sta nella testa della gente, quindi ha dentro la base dell’artigiano, di colui che usa la testa per fare un prodotto”. Eccellenze produttive che riescono ad imporsi come ha ricordato l’Imprenditore Luca Mirabassi, che ha voluto smarcarsi dalle interpretazioni eccessivamente negative che troppo spesso raccontano di un artigianato umbro in stato comatoso. Non è così” ha detto Luca Mirabassi, “Il nostro settore tessile a Perugia sta funzionando e ha segnato da due, tre anni degli incrementi notevoli. Le aziende a marchio proprio e non solo le più note come Cucinelli, Cruciani, Filippi, come la nostra azienda Antoniazzi, da 3 anni hanno cominciato a crescere e si sono portate dietro un vasto settore della subfornitura artigiana, che è cresciuto insieme a noi. Ciò è stato possibile perché cinque anni fa, gli imprenditori a marchio proprio del settore tessile umbro abbiamo fatto scelte specifiche e mirate, decidendo di non delocalizzare, di restare uniti a lavorare e produrre in Umbria”.  
   
   
SELEX, ROSSI ALL’ATTACCO: ATTI ANTISINDACALI, PIANO DA RIFIUTARE, COORDINAMENTO FRA REGIONI, CHIAREZZA SU FINMECCANICA  
 
Firenze, 10 aprile 2013 – “Non ci limitiamo a esprimere preoccupazione: questo piano, almeno così come adesso formulato, noi lo rifiutiamo. Soprattutto perché penalizza la Toscana”. Così Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, concludendo ieri mattina in palazzo Strozzi Sacrati di Firenze l’incontro con i rappresentanti sindacali a proposito del piano di riorganizzazione nazionale presentato da Finmeccanica che coinvolge diversi stabilimenti toscani, diretti e controllati, di Selex Es (nelle province di Firenze, Pisa, Siena, Arezzo). Rossi ha annunciato che chiederà un immediato incontro a Roma con il ministro Corrado Passera con l’obiettivo di costruire un tavolo nazionale su una vicenda che in tutta Italia riguarda 1.938 esuberi (ancora non è chiaro quanti di questi saranno in toscana): la Selex Es, società di Finmeccanica, è leader internazionale nelle tecnologie elettroniche e informatiche applicate ai sistemi di difesa, all’aerospazio, alla sicurezza e protezione delle informazioni delle infrastrutture e del territorio nonché alla realizzazione di soluzioni “smart” sostenibili. Criticato con forza il “comportamento antisindacale” tenuto ieri a Firenze dall’azienda di Finmeccanica che ha impedito a un migliaio di lavoratori, costringendoli sotto la pioggia, di entrare nello stabilimento di Campi Bisenzio per una assemblea, il presidente Rossi si è anche detto d’accordo con una richiesta formulata dai sindacati: che i presidenti di tutte le Regioni italiane coinvolte nel piano (e sono ben 11: Friuli, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) si coordino fra loro rispetto a una vicenda non solo italiana ma globale (Selex Es è presente, oltre che in Italia e in Turchia, nel Regno Unito e negli Usa, in Ababia Saudita e in India). Rossi ha poi annunciato, sul piano più politico, una sua lettera al presidente del Consiglio in merito alla situazione dirigenziale, dopo le note vicende giudiziario-politiche, di questo che è il primo gruppo industriale italiano nel settore delle alte tecnologie e tra i primi dieci player mondiali nell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza. Alla riunione, insieme all’assessore regionale alle attività produttive Gianfranco Simoncini, hanno partecipato il presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci, l’assessore di Palazzo Vecchio Sara Biagiotti, il sindaco di Abbadia Lorenzo Avanzati, l’assessore Giuseppe Forte del Comune di Pisa.  
   
   
LECCE, IN CRESCITA I PROTESTI NEL 2012  
 
Lecce, 10 aprile 2013 - Sono 30.350 i titoli protestati nel 2012 nella provincia di Lecce per un valore di oltre 52 milioni di euro, protesti che hanno registrato un incremento, rispetto al 2011, del 10,8% per quanto riguarda il valore, e del 4,7%, per quanto riguarda il numero dei titoli. La fetta più consistente dei titoli protestati, sia per numero che per importo, è rappresentata dalle cambiali, queste, infatti, sono state 26.411 (87% dei titoli) per un valore di circa 31 milioni di euro pari al 59% del valore dei titoli protestati. Gli assegni pur costituendo il 10% dei titoli protestati, esattamente 3.094, coprono un valore di oltre 20 milioni di euro, corrispondente al 39% del valore complessivo. Le tratte non accettate, appena 748, rappresentano il 3% dei titoli, mentre il loro valore, poco più di un milione di euro, costituisce il 2% del valore dei titoli protestati. L’analisi dei dati per tipologia dei titoli evidenzia un aumento generalizzato, rispetto al 2011, sia nel numero dei titoli che negli importi, eccezion fatta per gli assegni il cui numero è diminuito passando da 3.353 a 3.094 registrando una flessione del -7,7%, ma l’importo è aumentato di quasi il 14%, passando da 17,8 milioni (2011) agli attuali 20,3 milioni di euro. Il numero delle cambiali protestate è aumentato del 6,3%, nel 2012 sono state 26.411 per un valore di 30,8 milioni di euro (+9,4%), mentre nel 2011 il loro numero è stato pari a 24.836 per un valore di 28 milioni di euro. Del tutto trascurabile il numero delle tratte non accettate pari a 748 per un valore di 1,1 milione di euro, diminuito del 5,4% rispetto allo scorso anno (1,2 mln). Residuale il numero e l’importo delle tratte accettate che nel 2012 sono state 97 per un valore di poco più di 127mila euro. Il valore medio degli assegni protestati nell’anno 2012 è stato di € 6.551,18, aumentato del 23,3% rispetto allo scorso anno (€ 5.313,25); anche l’importo medio delle cambiali è aumentato del 2,84% passando da € 1.134,65 a € 1.166,88. In media l’importo delle tratte non accettate è diminuito di circa l’8% passando da € 1.612,31 a € 1.484,46 mentre è aumentato del 55,64% quello delle tratte accettate, passando da 845 euro (2011) a 1.316 euro. Circa il 71% dei titoli protestati ha un taglio inferiore a 1.000 euro e il valore di questi titoli rappresenta il 17% del valore complessivo dei protesti, di conseguenza circa l’83% dell’importo dei titoli protestati si concentra nel 29% del numero dei titoli protestati. Analizzando i dati per tipologia di titoli si osservano andamenti completamenti differenti: il 77% delle cambiali protestate ha un taglio al di sotto dei 1.000 euro, cambiali che rappresentano il 27% delle cambiali protestate. Per quanto riguarda, invece, gli assegni protestati si osserva che il 21% degli assegni al di sotto dei mille euro copre il 2% del valore complessivo, mentre il 28%, quelli compresi nella fascia da 5.000 a 100.000 euro, assorbe il 52% del valore degli assegni protestati e la fascia da 100.000 euro in su, comprendente solo 5 assegni, racchiude il 26% del valore degli assegni protestati. In ambito regionale è Bari la provincia in cui si registrano il maggior numero di protesti 43.082, per un valore di circa 108 milioni di euro, segue Lecce e Foggia, quest’ultima con 17.744 titoli protestati per un valore di circa 35 milioni, Taranto con 17.345 per 29,5 milioni, Brindisi con 15.097 e un valore di 20 milioni. In rapporto alla popolazione è Lecce la provincia con il maggior numero di protesti: 1 ogni 26 abitanti, segue Brindisi 1 ogni 27, Bari 1 ogni 29 e Taranto e Foggia, rispettivamente 1 ogni 34 e 35 abitanti. In relazione ai protesti per comune di levata, i comuni più popolosi registrano, in valore assoluto, il maggior numero di titoli protestati, con il comune capoluogo in testa con 8.452 titoli, a seguire Gallipoli con 2.602 e Casarano con 1.663. Gallipoli si conferma anche per il 2012 il Comune in cui si levano più protesti in rapporto alla popolazione: 1 ogni 8 abitanti, seguono Lecce e il piccolo comune di Sanarica con un titolo protestato ogni 11 abitanti. I comuni in cui se ne elevano meno sono Guagnano (1 su 5.901), Racale (1 su 2.683) e Sancassiano ( 1 su 2.106).  
   
   
INDOTTO ALCOA: SARDEGNA SOLLECITA CONVOCAZIONE TAVOLO AL MISE  
 
Cagliari, 10 Aprile 2013 - "Abbiamo sollecitato il Ministero dello Sviluppo economico per la convocazione del tavolo tecnico per la vertenza dell´indotto Alcoa". Così come stiamo accelerando i tempi dell´incontro con i vertici dell´Inps per approfondire la questione degli ammortizzatori e accorciare i tempi di pagamento." Lo ha assicurato l´assessore del lavoro Mariano Contu incontrando le rappresentanze sindacali e la delegazione degli operai delle ditte che lavoravano in appalto nello stabilimento del Sulcis. "Chiediamo al governo nazionale - ha aggiunto l´esponente dell´esecutivo - uno sforzo straordinario per affrontare una vera e propria emergenza sociale. In Sardegna abbiamo registrato un aumento del 20 per cento delle richieste di cassa integrazione e mobilità rispetto alle richieste del 2012, per cui i dati relativi ai bisogni del 2013 sono stati stimati in circa 300 milioni di euro, a fronte dei 42 milioni di risorse oggi disponibili. Pertanto - ha concluso Contu - insieme agli altri assessorati regionali del lavoro abbiamo chiesto al governo di aumentare la dotazione finanziaria a livello nazionale di almeno un miliardo di euro per far fronte all´attuale trend."  
   
   
INAUGURATO THEMICAM SHANGHAI, SPACCA PRESENTA I PAT-POINT DELLA REGIONE, I PUNTI DI ASSISTENZA ALLE IMPRESE IN CINA.  
 
Ancona, 10 aprile 2013 - Primo giorno di apertura di Themicam Shanghai all’insegna della grande partecipazione di pubblico e compratori. E’ già molto forte l’interesse dei buyer internazionali per la Fiera della calzatura, che per la prima volta esce dall’Italia ed arriva in Cina. Ieri mattina, nel prestigioso Shanghai Exhibition Center, taglio del nastro alla presenza del presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca e del presidente dell’Anci nazionale, Cleto Sagripanti. E dopo la visita agli stand, Spacca ha presentato i Pat-point, Punti di assistenza tecnica alle imprese presenti in Cina. Nel suo intervento all’inaugurazione il presidente ha voluto sottolineare il “coraggio degli imprenditori marchigiani che, nonostante l’impegno, anche economico, che un evento come Themicam Shanghai richiede, hanno voluto rilanciare una sfida di mercato in un momento cosi difficile nella nostra economia. I calzaturieri della nostra regione hanno compreso le eccezionali potenzialità del mercato cinese, già oggi ricco di opportunità per il settore e con straordinarie prospettive di crescita. I dati ci confermano che la Cina è uno dei mercati più forti, in particolare per la calzatura. Accanto alle cifre, la conferma più tangibile ci viene da questa giornata di apertura di Themicam Shanghai. Negli stand le presenze dei buyer internazionali sono già molto numerose e ci sono già ordinativi. L’importanza del Micam sta infatti in questo: non una semplice manifestazione espositiva, ma una fiera ispirata alla massima concretezza, in cui i buyer sono qui per comprare e firmano ordinativi”. Spacca ha ricordato il ruolo che la Cina ricopre per l’export marchigiano, in particolare del calzaturiero, e il “peso” del settore per l’economia marchigiana. “La calzatura – ha detto – contribuisce per il 16% al Pil regionale, rivestendo una funzione importantissima per l’occupazione. E’ dunque fondamentale affrontare con determinazione la competizione mondiale, sempre più forte. Supportare le imprese nella strada dell’internazionalizzazione verso mercati in costante crescita come quello cinese, è quindi per la Regione Marche un imperativo. I nostri calzaturieri si sono sempre contraddistinti per capacità di intraprendere nuove vie per i loro prodotti. I dati dell’export confermano la bontà delle scelte verso un mercato che dimostra di apprezzare la qualità ed il gusto delle nostre calzature: nel 2012 le esportazioni verso la Cina hanno registrato un +41%. Si tratta di una delle migliori performance tra tutti i Paesi del mondo. Siamo convinti che le capacità dei nostri produttori, la bontà di iniziative come Themicam Shanghai e le possibilità offerte dall’economia cinese, consentiranno di migliorare ancora questi risultati. Di questo, sicuramente, sono convinte anche le aziende marchigiane, vista la loro grande partecipazione qui a Shanghai. E’ inevitabile guardare sempre più a Oriente e del resto la Regione lo sta facendo già da molto tempo”. Un impegno sempre più strutturato, quello della Regione in Oriente. In Cina ha infatti attivato cinque Pat-point (Punti di assistenza tecnica alle imprese). Questa mattina Spacca, alla presenza del presidente della Camera di Commercio di Fermo Graziano Di Battista e del presidente dell’agenzia speciale per l’internazionalizzazione della Camera di Commercio di Macerata Luca Bartoli, ha presentato l’attività dei Pat-point. “Una rete di punti di assistenza tecnica alle aziende, che forniscono tutti gli strumenti di supporto agli imprenditori marchigiani che vogliono aprirsi o consolidare la propria presenza in un mercato dalle straordinarie opportunità, ma allo stesso tempo molto complesso, come la Cina”. I Pat-point della Regione Marche sono operativi nei punti nevralgici di questo immenso Paese. Per l’area centro-meridionale sono attivi il Pp di Shanghai coordinato da Jamin Lu e quello di Changsha (Provincia dell’Hunan) coordinato da Cristiano Varotti; per l’area settentrionale quelli di Pechino e Dalian coordinati da Xiaomen Yin e di Jinan coordinato da Luca Rinaldi. Ai Pat-point possono rivolgersi le imprese marchigiane che necessitano di assistenza per l’ingresso nelle varie aree del mercato cinese. Offrono servizi di informazione sul mercato (requisiti, autorizzazioni, certificazioni, assistenza ai servizi doganali e fiscali, ecc.); ricerca e verifica di partner cinesi; traduzioni, interpretariato, accompagnamento nell’organizzazione di eventi o missioni imprenditoriali; valutazione di progetti di internazionalizzazione di imprese e consorzi di imprese; ricerca di opportunità sul mercato cinese e comunicazione istituzionale.