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VENERDI

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Notiziario Marketpress di Venerdì 25 Marzo 2011
MILANO (PALAZZO LOMBARDIA): LE VIE CRUCIS DI LUCIO FONTANA  
 
Per la prima volta riuniti insieme i tre capolavori d´arte sacra realizzati dall´artista milanese fra il 1947 e il 1957. L’iniziativa, organizzata dalla Regione Lombardia, su progetto scientifico del Museo Diocesano di Milano, a cura di Paolo Biscottini, pone a confronto le tre Vie Crucis che Lucio Fontana realizzò nel decennio 1947-1957, fondamentale per la sua maturazione artistica, riunendo per la prima volta tre capolavori finora considerati singolarmente. Oltre alla Via Crucis in ceramica del 1947, ora in collezione privata a Parma, verrà presentata, per la prima volta al pubblico, la Via Crucis “bianca” (1955-1956), recentemente acquistata dalla Regione Lombardia e depositata al Museo Diocesano di Milano. La Via Crucis in terracotta proveniente dalla Cappella dell’Istituto religioso le Carline (1956-57), oggi conservata nella Cripta della Chiesa di San Fedele a Milano, sarà invece visibile con l’ausilio di schermi multimediali. Le tre Vie Crucis testimoniano momenti fondamentali all’interno dell’opera di Lucio Fontana. Nel 1947, anno di realizzazione del primo complesso scultoreo, l’artista rientra dall’Argentina in Italia, continuando nel nostro Paese l’importante produzione in ceramica. Il 1947, inoltre, è anche l’anno del Primo Manifesto dello Spazialismo, in cui si afferma una concezione dell’arte completamente nuova, in stretto accordo con i progressi della scienza. La Via Crucis del San Fedele e la Via Crucis “bianca” - così chiamata per il particolare colore della ceramica - entrambe riferibili al periodo 1955-1957 sono frutto della collaborazione tra Lucio Fontana e l’architetto Marco Zanuso, impegnati in alcuni progetti milanesi con finalità sociali e di solidarietà. La prima è stata infatti realizzata per la cappella dell’Istituto religioso “Le Carline”; la seconda, per la cappella della Casa Materna Asili Nido Ada Bolchini Dell’acqua. Il rapporto fra i tre capolavori illustra la lenta maturazione della scultura di Fontana verso scelte sempre più ispirate a criteri concettuali. Fino al 30 aprile 2011 presso Palazzo Lombardia (Milano, via Galvani 27) Informazioni: Orari: da martedì a domenica 10.00 – 19.00. Giovedì 10.00 – 22.00. Lunedì chiuso. La mostra rimarrà aperta il 24 aprile, domenica di Pasqua. Ingresso libero Info Regione Lombardia: 800.318.318 Info Museo Diocesano: 02.89420019  
   
   
MILANO: IL TRAM SCENDE IN METRÒ PER GLI 80 ANNI DI ATM  
 
La mostra, fino al 30 aprile, nella stazione M2 Garibaldi Fs. Un tram, anzi quattro, sui binari del metrò. Uno spettacolo unico al mondo realizzato per un’occasione altrettanto speciale: gli 80 anni di Atm. Tram e metrò: la tradizione insieme al futuro, come la storia dell’Azienda Trasporti Milanesi. Così, dopo la mostra Incroci, che ha portato alla Triennale i volti di chi fa muovere Milano negli scatti del maestro Gianni Berengo Gardin, le celebrazioni si spostano in metropolitana per raccontare la storia di Atm con la mostra “Dalla tradizione al futuro: comunicare in movimento”. La stazione Garibaldi, con il suo nuovo aspetto, rappresenta il luogo ideale per mettere in scena questa esposizione in movimento, o meglio, la comunicazione in movimento nella città di Milano. L’obiettivo è raccontare la storia della città di Milano attraverso la pubblicità sui mezzi pubblici, dagli anni cinquanta ad oggi, ripercorrendo l’evoluzione del trasporto pubblico milanese, dal Carosello dei tram in piazza del Duomo dei primi del novecento, fino alla nuova rete costruita sui principi della sostenibilità ambientale ed energetica. Un percorso contraddistinto dalla storica collaborazione con Igpdecaux che da anni, con interesse, coinvolgimento ed esperienza, opera con Atm nel contesto milanese, tracciando i percorsi urbani. Le aree della stazione, allestite e curate dall’architetto Davide Bruno, si trasformano così in un palcoscenico per raccontare “una storia al futuro”: con una mostra fotografica lungo tutta la stazione e quattro tram a realizzare il colpo d’occhio sui binari. Ma un tram accoglierà i passeggeri anche all’entrata della stazione insieme ad una scultura futurista: per unire ancora tradizione e futuro. “Milano di nuovo al centro della comunicazione, della moda e del design - ha dichiarato il Sindaco Letizia Moratti. Con questa mostra promossa dal Comune di Milano insieme ad Atm e Igpdecaux, si è voluto ripercorrere la storia dello sviluppo della nostra città, la sinergica collaborazione fra le istituzioni pubbliche e private che negli anni hanno sostenuto trasformazioni fondamentali per la crescita economica, culturale e sociale di Milano. La storia della pubblicità sui mezzi pubblici diventa così protagonista di una grande esposizione nella stazione metropolitana di Garibaldi, che con la recente riqualificazione ci restituisce l’immagine ingrandita dell’evoluzione della nostra società.” “Atm ancora una volta è parte integrante della storia, della cultura, delle trasformazioni della città – ha dichiarato il Presidente Elio Catania. Tradizione e futuro di Milano. La stazione Garibaldi diventa oggi il simbolo del percorso di evoluzione che ha intrapreso l’azienda in questi ultimi anni verso una nuova rappresentazione dei luoghi di Atm, non solo specchio di una lunga tradizione ma motore di cambiamento della città, più moderna, centro della cultura, del business e del design.” “Igpdecaux ha dedicato il suo tempo, le sue idee, le sue energie per dare ai clienti il massimo possibile; nella metropolitana, sulle pensiline e sui mezzi autofilotranviari – ha dichiarato Fabrizio du Chène de Vère, Amministratore Delegato Igpdecaux – la pubblicità dinamica, ed in particolare quella legata ad Atm, ha saputo evolvere negli anni aderendo alle nuove spinte culturali provenienti dal contesto globale, così da accrescere la propria attualità in una direzione che questo evento dimostra meglio di qualsiasi parola, per questo motivo crediamo che “comunicare in movimento” possa costituire anche per i pubblicitari un ulteriore stimolo nella giusta direzione.”  
   
   
BASIANO (MILANO): FORTUNOPOLY, MOSTRA-EVENTO DI DANIELE FORTUNA - DAL 2 AL 9 APRILE 2011  
 
Dal 2 al 9 aprile, il Comune di Basiano (Milano) si trasforma in un’insolita e originale galleria d’arte contemporanea grazie al ritorno, nel suo paese d’origine, dell’artista Daniele Fortuna che presenta Fortunopoly. Fortunopoly ha le sembianze di una città fantastica in cui si mescolano frammenti di situazioni reali ed elementi surreali. Personaggi assurdi ed inattesi accolgono il visitatore e lo conducono come in un sogno, a scoprire cosa si nasconde dietro ad una banalissima parete, dentro ad una scatola spigolosa e in fondo alla fantasia di ognuno di noi. Questa città non è popolata da grattacieli e palazzoni grigi e inanimati, ma da pareti colorate e cangianti sulle quali si aprono un’infinità di finestre attraverso le quali immergersi in altrettante infinite situazioni. Fortunopoly è anche una reinterpretazione del noto gioco da tavolo, il Monopoly, in cui le componenti prettamente ludiche si alternano ad aspetti venali e lucrosi. La compravendita finalizzata al guadagno, l’accanimento contro l’avversario, l’adrenalina causata dal rischio sono atteggiamenti che, in un parallelismo nemmeno troppo azzardato, si possono riscontrare anche nel complesso sistema dell’arte, sempre in bilico tra la poeticità del gesto artistico e la commercializzazione del prodotto artistico. Le opere di Daniele Fortuna, che prendono forma attraverso un minuzioso lavoro di assemblaggio di tasselli di legno sagomati e smaltati con colori vivaci e caleidoscopici, sono dei veicoli comunicativi in grado di trasmettere sensazioni. Non è previsto un percorso obbligato, il visitatore sarà guidato come ogni giocatore che si rispetti da 3 componenti imprescindibili: istinto, curiosità, ed una buona dose di Fortuna. Fortunopoly è nuovo episodio del progetto creativo nato qualche anno fa dall’incontro dell’artista con Doris Tiberio (critica d’arte) e Antonio De Salvatore (graphic designer), che prevede la realizzazione di una serie di appuntamenti espositivi, ognuno dei quali potrà contribuire alla comprensione di questo giovane talento. “Fortunatamente” è stato il titolo della prima collaborazione, una mostra realizzata a Piacenza lo scorso gennaio e a cui segue in modo naturale questa mostra-evento. Ancora una volta attraverso l’omonimia tra il titolo e il nome dell’artista si vuole sottolineare l’aspetto ludico che contraddistingue l’atteggiamento di Daniele Fortuna nella sua vita e nella sua arte, sempre frizzante, vivace e positiva, ma mai frivola o scontata. Dopo le esposizioni di Pechino, Parigi, Praga e le numerose partecipazioni a personali e collettive in diverse gallerie italiane, Daniele Fortuna torna a casa grazie al sostegno della Pro-loco e del Comune di Basiano con la mostra “Fortunopoly”. Daniele Fortuna (www.Danielefortuna.com ) è nato a Milano nel 1981. Fin dall’infanzia entra in contatto con il mondo dell’arte grazie ai genitori, appassionati collezionisti d’arte. Dopo il diploma all’Istituto Europeo di Moda e Desing si trasferisce in Irlanda dove approfondisce lo studio dei materiali e scopre la sua passione per il legno. Tra le numerose esposizioni: Spazio Rosso Tiziano Piacenza 2011, Fiera Internazionale di Pechino 2010, Art Shopping di Parigi 2009 e 2010, e le personali di Praga 2010 e Latina 2009  
   
   
A MILANO CON CARLO EMILIO GADDA  
 
Oggi, 23 marzo, a quarant’anni dalla morte dello scrittore, è stato avviato al Castello Sforzesco il progetto biennale A Milano con Carlo Emilio Gadda: un ciclo di letture, conferenze e laboratori per raccontare i diversi ambiti in cui Gadda ha operato. Il programma si articola in dieci appuntamenti presso quattro diverse istituzioni culturali della città, proponendo una sorta di itinerario milanese dello scrittore: la Trivulziana, la Casa del Manzoni, la Triennale di Milano e il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, la cui partecipazione consente di sottolineare quanto le vicende della città e dei grandi, che l’hanno attraversata, siano segnate dal continuo rapporto tra scienza, arte e letteratura. Il progetto concentra l’attenzione non solo sui capolavori letterari (L’adalgisa e La cognizione del dolore), ma anche sulle pagine di divulgazione tecnica di Gadda ingegnere (I metalli leggeri produzione e consumo, I metalli leggeri nel futuro prossimo, Azoto atmosferico tramutato in pane, Automobili e automotrici azionati ad ammoniaca). Al progetto, cui collaborano docenti ed allievi del Politecnico di Milano, partecipano attori con larga frequentazione del repertorio gaddiano, come Anna Nogara, Franca Nuti e Massimo Popolizio. L’inizio e la fine del programma 2011 è segnato dalla mostra temporanea “Le carte di Gadda alla Trivulziana”, allestita appositamente presso la Sala del Tesoro, nel Cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco. L’esposizione consentirà di apprezzare in originale i manoscritti, le bozze di stampa e altre testimonianze relative alle opere che saranno oggetto delle letture e delle conferenze del programma A Milano con Carlo Emilio Gadda. Tutti i documenti in mostra appartengono al ricchissimo fondo gaddiano conservato presso l’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana e costituito dai nuclei Gadda Citati e Gadda Roscioni. Questa cospicua raccolta di testimonianze letterarie e biografiche è stata acquisita dal Comune di Milano in anni recenti, grazie anche alla ferma volontà di Dante Isella e alla disponibilità di Piero Citati e Gian Carlo Roscioni, ed è oggi aperta all’indagine degli studiosi in seguito ad una scrupolosa opera di riordino e inventariazione. Di gran parte dei testi gaddiani si conservano alla Trivulziana le redazioni manoscritte (talora in più stesure, spesso estremamente elaborate), i dattiloscritti (quasi sempre con correzioni autografe), le copie su carta carbone, le bozze di stampa. A questi materiali si aggiungono diversi volumi, nonché i giornali e le riviste su cui via via comparivano gli articoli di Gadda, a loro volta oggetto in molti casi di un ampio lavoro di rifacimento. Si conservano anche recensioni apparse su giornali e riviste, lettere di Gadda o a lui indirizzate, lettere della sorella Clara, fotografie, volumi di argomento letterario, filosofico e tecnico in alcuni casi postillati. Una parte del Fondo Roscioni comprende inoltre documenti personali e materiale biografico vario, relativo allo scrittore e alla sua famiglia. L’intero programma del progetto è consultabile al sito http://www.Milanocastello.it/ita/pdf/gaddacs.pdf . Info: Politecnico di Milano, Servizio Cultura: tel. 02 23992597, serviziocultura@polimi.It  - Comitato A Milano con Carlo Emilio Gadda: tel. 339 4188367, amilanocongadda@gmail.Com  - Casa del Manzoni, Centro Nazionale Studi Manzoniani: tel. 02 86460403, info@casadelmanzoni.It  
   
   
DAL 9 AL 17 APRILE 2011 UNA SETTIMANA TRA LE GROANE  
 
Il nuovo appuntamento alla scoperta di tesori nascosti e delle ricchezze artistiche e culturali del territorio a nord di Milano, propone itinerari d’eccezione con visite guidate ed eventi dentro prestigiose ville gentilizie, palazzi storici, chiese e musei, con accesso gratuito. L’edizione 2011 si arricchisce della partecipazione di 11 comuni della Provincia di Monza e Brianza. Più di 100.000 visitatori in sole 3 edizioni hanno decretato il successo di Una Settimana fra le Groane, l’iniziativa promossa dal Polo Culturale Insieme Groane in collaborazione con Provincia di Monza e Brianza e i Comuni di Rho, Cornaredo, Settimo Milanese e Vanzago con la partecipazione di Fondazione Fiera Milano, e con il patrocinio di Provincia di Milano e Regione Lombardia. Per un’intera settimana, da sabato 9 a domenica 17 aprile, sarà possibile immergersi gratuitamente nella magia di oltre 60 luoghi di interesse - tra ville, chiese, cappelle, palazzi e musei – eccezionalmente aperti, accompagnati da oltre 350 guide volontarie appositamente formate. Per l’occasione, i comuni di Arese, Baranzate, Bollate, Cesate, Garbagnate Milanese, Lainate, Novate Milanese, Senago, Solaro, Rho, Cornaredo, Settimo Milanese, Vanzago e il Consorzio Parco delle Groane aprono le porte dei loro più importanti luoghi storici e artistici per far conoscere al pubblico la bellezza e la suggestione di una zona ricca di storia e di cultura. La grande novità di quest’anno è l’ampliamento del circuito in Brianza: la Provincia di Monza e Brianza, infatti, propone per la prima volta “Aspettando Ville Aperte”, un’ inedita anteprima dello storico appuntamento in calendario a settembre, che prevede visite guidate al ricco patrimonio della Provincia, oltre al calendario di tutta la programmazione di aperture dei Beni Culturali targati Mb. Sono undici i comuni che aderiscono all’evento: Monza, Arcore, Briosco, Cesano Maderno, Desio, Lentate sul Seveso, Limbiate, Meda, Triuggio, Varedo, Vimercate. I visitatori potranno così ammirare l’affascinante Villa Reale di Monza, Villa Borromeo d’Adda ad Arcore, oltre che l’elegante Villa Cusani Traversi Tittoni a Desio, Villa Bagatti Valsecchi a Varedo, Villa Pusterla Arconati Crivelli a Limbiate, Villa Antona Traversi a Meda, Villa Taverna a Triuggio, Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno, l’Oratorio di Santo Stefano a Lentate sul Seveso, con i suoi affreschi trecenteschi e lo splendido Parco di Arte Contemporanea della Fondazione Rossini a Briosco. Da segnalare poi, Villa Sottocasa a Vimercate, che ospita in una sua ala, il Must – Museo del territorio Vimercatese – un viaggio nelle testimonianze e nelle identità di un territorio da riscoprire. Protagonisti della manifestazione saranno anche quest’anno i tanti giovani che grazie alla partecipazione di associazioni culturali, organizzazioni locali e scuole superiori del territorio, interverranno come volontari alle attività in calendario, nonché come guide turistiche delle diverse visite organizzate ai monumenti. Una settimana tra le Groane proporrà inoltre una serie di eventi come spettacoli, teatro, concerti, aperitivi, mostre, laboratori per bambini. Il tutto in una “maratona culturale” di eventi e proposte adatte a ogni gusto ed esigenza. Un progetto che in questi anni è cresciuto in partecipazione di pubblico e in coinvolgimento territoriale, assumendo una sua precisa identità e che costituisce un tassello del percorso di sviluppo del territorio e delle comunità locali verso il grande evento dell’Expo 2015. Lo spirito della manifestazione, inserita nel circuito nazionale della Settimana della Cultura 2011 promossa dal Ministero per i Beni e delle Attività culturali, è quello di costruire un sistema di valorizzazione e promozione del patrimonio artistico, culturale e ambientale del territorio attraverso il coinvolgimento dei giovani, del tessuto istituzionale e delle tante realtà locali, pubbliche e private. Un’operazione che vuole riappropriarsi della memoria collettiva e rafforzare la consapevolezza di appartenere ad una comunità Numerosi sono gli itinerari e le proposte che coinvolgono i 24 Comuni interessati. - Sistema Ville Nord Milano Saranno aperte per l’occasione le “Ville di Delizia”, sorte nel Xviii secolo fuori città, come luoghi dove rievocare il mito del Giardino dell´Eden e del Paradiso perduto, di voluttà e piacere, dove potersi distaccare dalla corruzione urbana ed entrare in contatto con la natura. In particolare cinque delle ville che aderiscono all’apertura fanno parte del circuito Sistema Ville Nord Milano, recentemente costituito, che raccoglie altrettante eccellenze del territorio: Villa Arconati al Castellazzo di Bollate, Villa Borromeo Visconti Litta a Lainate, Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno, Vilal Cusani Tittoni Traversi a Desio e Villa Crivelli Pusterla a Limbiate. Le ville di delizia lombarde erano il modo in cui il patriziato milanese nel Xvii e Xviii secolo scelse di rappresentare, con cura e con leggerezza allo stesso tempo, il proprio essere classe dirigente, fortemente radicata sul territorio. Gli ospiti, oggi come allora, erano invitati a lasciarsi coinvolgere e meravigliare dalle “delizie” di queste dimore, con i loro saloni ricchi di stucchi, gli affreschi e le opere d’arte, i parchi sontuosi e gli spettacolari giochi d’acqua. - Una settimana fra le... Cascine Alcune cascine del territorio aprono le loro porte e le loro cucine per offrire alle famiglie una giornata all’insegna della natura, a contatto con gli animali. - Lo chef Davide Oldani A livello di ristorazione lo chef di fama internazionale Davide Oldani partecipa con il suo ristorante D’o di Cornaredo. Dal 12 al 14 aprile sarà possibile pranzare da lui con una proposta low cost studiata appositamente per l’evento, con uno speciale Menù Groane con tre piatti della tradizione locale. - E per restare in città… Milano Non mancano anche alcuni appuntamenti gratuiti nella città di Milano, come i due giorni di visita allo storico edificio sede del Touring Club in Corso Italia con la possibilità di ammirare eccezionalmente “La Decollazione del Battista” del pittore cremonese Luca Cattapane; inoltre, sarà possibile visitare (su appuntamento) anche la Cascina Bollate, una cooperativa sociale posta all´interno della Ii Casa di Reclusione di Milano, in cui giardinieri e detenuti lavorano insieme nel vivaio; infine partecipare all’open day con iniziative per grandi e bambini in occasione dell’apertura del nuovo Centro Congressi di Fiera Milano. - Casa di Giovanni Testori a Novate Milanese A Novate Milanese si trova la casa dello scrittore Giovanni Testori. Oggi è un polo culturale di eccellenza; al suo interno sarà inaugurata una nuova stagione espositiva con la mostra Easy come easy go di Andrea Mastrovito. Un’occasione per visitare l’edificio e per conoscere uno degli artisti più promettenti della scena artistica contemporanea. - Edifici sacri La variegata proposta comprende anche molti edifici religiosi del territorio che, nonostante siano poco conosciuti racchiudono, in realtà, molte opere d’arte interessanti. Tra questi, il Santuario della Madonna del Latte a Cesate, con affreschi del Xv secolo di scuola lombardo, la Cappella Madonna della Neve a Bollate, un raffinato studiolo affrescato, o l’Oratorio dei Santi Ambrogio e Caterina di Solaro, costruito nel Xiv secolo con un ciclo pittorico di influenza viscontea di altissimo valore  
   
   
MILANO (CASTELLO SFORZESCO): L’ULTIMO MICHELANGELO, UN VIAGGIO ATTORNO ALLA PIETÀ RONDANINI  
 
Da Giovedì 22 marzo è in corso l’esposizione “L’ultimo Michelangelo. Disegni e rime attorno alla Pietà Rondanini”, la seconda tappa del progetto “Michelangelo al castello Sforzesco”. La mostra raccoglie intorno alla “Pietà Rondanini”, conservata nella sala 15 del museo d’arte antica del Castello Sofrzesco, la produzione artistica e letteraria di Buonarroti negli anni della maturità ed illustra il cammino che condusse il maestro a quello che è il suo estremo capolavoro, una sorta di ideale compimento della sua straordinaria esperienza. L’allestimento conta su prestiti giunti dai musei italiani e stranieri più prestigiosi quali, tra gli altri, il “British Museum” (“Cristo crocifisso con la Madonna e san Giovanni” e “Madonna col bambino” di Buonarroti) e la “Courtauld Gallery” di Londra, l’”Ashmolean” di Oxford, la “Bibliothèque nationale de France” (la “Pietà” di Agostino Carracci e “Cristo in croce” di Giulio Bonasone) e il Louvre di Parigi (come lo studio michelangiolesco per una deposizione e il “Trasporto di Cristo al sepolcro” di Giulio Clovio), la “Graphische Sammlung Albertina” di Vienna, la “Royal Library” di Windsor Castle, la fondazione “Casa Buonarroti” di Firenze (per esempio i tre studi per Cristo risorto e la scultura lignea “Cristo in croce”), e le romane “Galleria Borghese” e “Biblioteca Apostolica Vaticana” (otto fogli con le rime del maestro). In mostra anche la serie degli studi per crocifissioni e altri schizzi e disegni autografi, oltre a quelli appartenenti alla cerchia di Buonarroti come la “Pietà” di Nicola Beatrizet (dall’Istituto nazionale per la grafica di Roma). E poi sculture in marmo e bronzo, bulini, acqueforti, incisioni e dipinti tra cui la “Crocifissione con la Vergine e san Giovanni Evangelista” e il “Cristo deposto con la Madonna e due angeli” di Marcello Venusti, e la “Pietà con gli angeli” di Federico Zuccari. Il progetto è promosso dal Comune, dal Castello Sforzesco, da Palazzo Reale e dall’associazione “Metamorfosi”. Spiega l’assessore comunale alla cultura Massimiliano Finazzer Flory: “L’avere unito intimamente scultura e scrittura costituisce l’idea originale di quest’esposizione che considera le arti come saperi in dialogo, movimenti di pensiero ed emozione per esprimere il desiderio di bellezza, redenzione e amore che abitano il cuore degli uomini”. E’ la prima volta, grazie a un’idea del settore musei e del Castello Sforzesco, in particolare delle Civiche raccolte artistiche, e al lavoro scientifico coordinato dal professor Alessandro Rovetta dell’università Cattolica di Milano, che verranno proposte al pubblico anche le testimonianze del non-finito di Michelangelo nella parte conclusiva della sua esistenza. “Una fase – sottolinea Pietro Folena, presidente di Metamorfosi – segnata da un rapporto con la morte, con Dio, e con la ricerca della perfezione di sconvolgente attualità. Con la “Pietà Rondanini” sembra già entrare nel contemporaneo, saltando tre secoli”. Il percorso, che coinvolge le sale 13 e 15 del museo d’arte antica, presenta 50 opere, tra cui disegni, tra i più significativi del “catalogo” di Buonarroti, in gran parte databili agli ultimi decenni di vita, sculture, sei fogli di rime e quattro lettere. Si potranno ammirare anche gli studi per crocifissioni che, come concezione iconografica e resa formale, cambiano radicalmente, a poco a poco, rispetto all’ultima redazione del disegno a gessetto su carta, conservato al “British”, del “Crocefisso per Vittoria Colonna”. I sei fogli principali si possono considerare omogenei e rivelano una continuità di riflessione spirituale decisiva per comprendere l’ultimo Buonarroti, in perfetta assonanza con le ricerche espresse nella “Rondanini”. In tale direzione risultano suggestive le rime accanto a cui, nella stesura originale, si trovano schizzi per crocifissioni e Getsemani. In queste carte la compresenza di testo e figura raccorda il tema del destino personale di Michelangelo con le analisi sui soggetti che descrivono gli ultimi atti della vita terrena di Cristo. Particolarmente toccante è la lettera del 17 marzo 1564, proveniente dalla “Biblioteca nazionale” di Firenze, in cui Daniele da Volterra annuncia a Giorgio Vasari la morte del maestro. Proprio di Daniele da Volterra è proposta la scultura in bronzo “Ritratto di Michelangelo Buonarroti”; mentre è di Guglielmo Della Porta la “Deposizione” in marmo. Info 02.88463700 www.Milanocastello.it  – www.Mostramichelangelo.com    
   
   
MILANO (BARBARA FRIGERIO CONTEMPORARY): DANIELE CESTARI IN THE STILL OF THE CITY - INAUGURAZIONE GIOVEDÌ 31 MARZO ALLE ORE 18 – DAL 31 MARZO AL 30 APRILE 2011  
 
Daniele Cestari è un architetto che dipinge; appartiene cioè a quell’insieme di persone che esercitano un’arte che diventa un ibrido tra le valenze formali proprie dell’architettura e quelle delle arti visive. Un architetto che dipinge immagini di architettura non è propriamente un pittore: non lo sono stati in passato Raffaello e Giulio Romano (almeno quando ritrassero edifici) e neppure, venendo a tempi più vicini a noi, personaggi del calibro di Le Corbusier (così attento alla plasticità dei suoi dipinti). Il nostro tempo ha visto anche il dilagare del fenomeno della fotografia di architettura ed anche in questo caso alcuni dei risultati più interessanti sono opera di architetti prestati all’arte: si pensi, uno per tutti, a Berengo Gardin. L’architetto ha di per sé una forma mentis particolare, un modo di pensare allo spazio ed alle forme che lo abitano. Lo sguardo è proteso verso la descrizione analitica e senza censure dello stato di fatto, e questa analisi è per sua stessa natura protesa verso una forma di progettualità. Questo non significa per forza di cose il desiderio di trasformazione dell’esistente, ma, nel senso etimologico del termine (progetto deriva infatti dal latino pro ietto, cioè gettarsi in avanti), un lancio verso il futuro. La condizione presente, descritta dall’occhio critico dell’architetto, diventa alla fine una situazione carica di potenzialità e di presentimento del domani. Queste considerazioni sembrano essere alla base della pittura di Daniele Cestari che ha per oggetto paesaggi urbani indagati con l’occhio critico dell’architetto e, in alcuni casi, con il supporto materiale dell’obiettivo fotografico. Cestari, da architetto, dipinge visioni di architetture che assumono una consistenza fisica e quasi tattile di grande verosimiglianza. Non siamo davanti a riflessioni sulla veridicità o meno dell’immagine dipinta (come nella Pipa di Magritte per intendersi), l’immagine vuole comunicare la realtà della città attraverso la sua rappresentazione. L’occhio critico che indaga i paesaggi urbani lascia filtrare l’oggettività e la concretezza degli oggetti e dei manufatti architettonici che diventano lo spazio della possibilità dell’esistenza umana, il prerequisito della vita che si svolge al loro interno e che, anche se non compare in modo esplicito nelle opere di Cestari, viene di continuo evocata anche grazie alla testimonianza silenziosa di alcune automobili in movimento. Ad essere ritratte sono le viste sugli spazi più remoti e meno riconoscibili delle città. Non vi sono presenze monumentali o dettagli significativi che rendono subito decifrabile il nome delle città indagate dall’artista. Si ha l’impressione di una sostanziale omogeneità e questa assenza di caratterizzazione non diventa un aspetto negativo di critica dell’esistente, ma sembra piuttosto comunicare la presenza di spazi che, anche se profondamente usati dall’uomo, hanno mantenuto qualcosa della loro originaria verginità: spazi della possibilità in attesa di un riscatto, terreni fertili per le azioni dell’uomo che sono, in ultima analisi, l’anima stessa delle città. In questo presentimento di futuro, di cambiamento, di azione dell’uomo entra poi in gioco anche il passato che sembra essere proprio delle architetture silenziose ed immobili di questi dipinti. La memoria entra dentro le pennellate, le vivifica e le plasma dando vita a quella indeterminatezza delle immagini che assumono l’aspetto dei ricordi fissati nella pittura. Vengono al proposito alla mente alcuni lavori di Severini in cui figure di ballerine vengono scomposte e messe in relazione con lo spazio circostante per dare vita ad immagini di grande suggestione poetica. L’arte di Cestari non è quindi mera rappresentazione del dato concreto, ma lo sguardo dell’architetto finisce per dare vita ad immagini fortemente poetiche che partono dal visibile per andare oltre e mostrare un’essenza del reale in tutta la sua profonda drammaticità esistenziale fatta di memoria del passato e di proiezione verso il futuro. Del resto, “l’essenziale è invisibile agli occhi” per dirla con Saint Exupéry e per vedere l’anima delle città abbiamo bisogno dei dipinti di Cestari. Info: Barbara Frigerio Contemporary Art – Milano Via Fatebenefratelli 13 – tel. 02 36593924 – orario ma-sa 10-13 16-19.30 www.Barbarafrigeriogallery.it  
   
   
UN DIPINTO PROVENIENTE DALLA COLLEZIONE DI OPERE D’ARTE DELLA CITTA’ DI LUGANO È L’IMMAGINE GUIDA DELLA MOSTRA LO STUPORE NELLO SGUARDO IN PROGRAMMA ALLA FONDAZIONE STELLINE DI MILANO, FINO AL 1° GIUGNO 2011  
 
Si tratta della Veduta della Passerella di Passy, dipinta nel 1890-91 da Rousseau il Doganiere. Un dipinto di Henri Rousseau, detto il Doganiere - Veduta della Passerella di Passy - proveniente dalla collezione di opere d’arte della città di Lugano è stato scelto come immagine guida della mostra Lo stupore dello sguardo. La fortuna di Rousseau in Italia da Soffici e Carrà a Breveglieri, in programma alla Fondazione Stelline di Milano, dal 24 marzo al 1° giugno 2011. Nel dipinto, un olio su tela del 1890-91, definito dalla critica Dora Vallier “d’un’eleganza eccezionale”, Rousseau ritrae la Senna, a Parigi, sullo sfondo della passerella di Passy: un ponte metallico che attraversa l’Ile des Cygnes, eretto vent’anni prima, nel 1878, per l’Esposizione Universale (poi ricostruito nel 1905). Come afferma Elena Pontiggia, curatrice dell’esposizione, nella scheda in catalogo, “Il dipinto è un esempio tra i più emblematici di quella visione stupefatta, dagli accenti trasognati, che rende unica l’arte del Doganiere. Al di là della sua dimensione lirica, però, Rousseau agita istintivamente alcuni problemi stilistici. Abbandona la pennellata approssimativa dell’impressionismo, ritrovando un disegno preciso, nonostante gli errori di prospettiva (o, altrove, di anatomia); sostituisce alla visione en plein air una composizione meditata in studio, anche se venata di incongruenze; riacquista un senso del tempo immobile e sospeso, che non si misura in attimi. Una distanza profonda, insomma, separa questa Passerella dai paesaggi impressionisti, anche se il tema è apparentemente lo stesso: una veduta della Parigi moderna. Alla metà degli anni dieci, comunque, opere come questa, con la semplicità del disegno e i dettagli infantili (qui il filo di fumo troppo lungo, le figure troppo piccole sullo sfondo), agli artisti italiani insegnano soprattutto una dimensione elementare, non intellettualistica, della pittura. “Tutta l’arte che scaturisce da ragioni intellettualistiche e cerebrali non può aver durata”, scrive Carrà nel 1914, subito dopo il viaggio a Parigi in cui vede da vicino molti quadri di Rousseau”. La mostra Lo stupore dello sguardo comprende sessanta opere ed esamina per la prima volta organicamente l’influsso che il Doganiere Rousseau ha esercitato negli anni Dieci su artisti come Soffici, Carrà, Rosai, Garbari, Morandi; negli anni Venti e Trenta su Donghi, Usellini, Birolli, Tomea, Breveglieri e molti altri. Scoperto già nel 1910 da Soffici che lo fa conoscere in Italia, il Doganiere Rousseau (1844-1910) diventa in tempo di guerra, per tanti nostri artisti d’avanguardia, l’esempio di una pittura carica di stupore, tra il sogno e la fiaba. Il suo sguardo da bambino ispira loro un’arte apparentemente “ingenua”, ma in realtà raffinatissima, che sostituisce al dinamismo futurista immagini incantate e senza tempo, in anticipo sul realismo magico europeo.  
   
   
PORDENONE (PARCO - GALLERIA D´ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI PORDENONE "ARMANDO PIZZINATO"): PERCORSI FRA LE BIENNALI, 1948-1968 - DAL 26 MARZO AL 12 GIUGNO 2011  
 
Percorsi tra le Biennali. 1948 - 1968. La pittura nuova in Friuli e a Venezia" è il titolo della grande mostra che il Parco Galleria d´Arte Moderna e Contemporanea di Pordenone propone dal 26 marzo al 12 giugno in contemporanea con la 54^ Biennale veneziana. La mostra, promossa dal Comune di Pordenone è curata Giovanni Granzotto con la collaborazione di Gilberto Ganzer. 1948 - 1968, due date emblematiche per la storia italiana, e non solo, ma emblematiche anche per lo specifico dell´arte. La Biennale del ´48, all´indomani del più ampio conflitto del Novecento, segnò l´arrivo in Laguna e in Europa della nuova America. Fu un approdo deflagrante così come violento fu l´impatto che riverberò sull´arte italiana da poco reduce dal Ventennio. La Biennale del ´68 cadde in uno degli altri momenti topici della storia del Novecento in Europa, e visse il clima di contestazione che partito da Parigi dilagò in Italia e in tutta Europa. Fu la Biennale di Arp, Bacon, Dubuffet, Duchamp, Fautrier, Hartung, Man Ray, Oldenburg. Rothko, Rauschenberg, Warhol ma anche di Tacredi, Severini. Burri, Balla, Deluigi, Colombo, Fontana, Pascali. Insomma un momento magico, che suggellava un ventennio di sconvolgimenti, di novità che nel frattempo erano state metabolizzate, di virus inoculati e in parte persino già inattivati. La mostra pordenonese tiene tutto questo come sfondo per affrontare, in modo finalmente sistematico, il "locale", posto come tassello rappresentativo del "generale". I riflettori sono rivolti ai pittori friulani e veneziani che parteciparono appunto a quelle esposizioni. Per la capacità di fascinazione e captazione della città lagunare, tra i veneziani la mostra considera anche quelli di a"adozioni", come Guidi, Tancredi, Deluigi, Licata ecc, Limita però l´aggettivo "veneziani" alla sola città senza estensioni, quindi, alla terraferma veneta. La mostra poi ha scelto di delimitarsi nello stesso ambito della pittura, rinviando a successivi apprendimenti scultura e arti applicate; di qui l´assenza forzata dalla mostra stessa di artisti come Dino Basaldella, Alberto Viani e di altri protagonisti di quel fatidico ventennio. Il motivo e il significato stesso di questa rassegna - afferma Giovanni Granzotto che ne è il curatore - sta nel tentativo di rappresentare gli straordinari momenti di scambio e di innovazione vissuti da una componente fondamentale dell´arte visiva, nel cuore - in quegli anni - dell´arte stessa: Venezia; cercando di riportarli e spiegarli dalla parte degli artisti veneziani e friulani che contribuirono a fare grandi le Biennali in quegli anni. La ricerca si concentrerà su quelle generazioni che, anche percorrendo il solco della pittura iconografica, hanno comunque contribuito allo svecchiamento e allo sviluppo della pittura contemporanea; con una particolare sottolineatura per quei maestri che hanno davvero partecipato alla formazione delle avanguardie storiche del dopoguerra. A parte quindi l´eccezione Virgilio Guidi, non si incontreranno artisti nati nel diciannovesimo secolo. In mostra vengono presentate circa 180 opere, con nuclei più estesi (8 - 10 opere ciascuno) per Afro, Edmondo Bacci, Mario Deluigi, Virgilio Guidi, Riccardo Licata, Gino Morandis, Anton Zoran Music, Armando Pizzinato, Bruno Saetti, Giuseppe Santomaso, Emilio Vedova e Giuseppe Zigaina e con ambiti comunque rilevanti (6 - 8 opere, ciascuno) per Giorgio Celiberti, Luciano Gaspari, Alberto Gianquinto, Tancredi e Vinicio Vianello. Anzil, Saverio Barbaro, Ferruccio Bortolussi, Renato Borsato, Carlo Ciussi, Federico De Rocco, Giuseppe Gambino, Toni Fulgenzi, Bruna Gasparini, Carlo Hollesch, Leone Minassian, Mirko, Giorgio Dario Paolucci, Fred Pittino, Saverio Rampin completano la grande panoramica. Naturalmente le opere scelte sono rigorosamente legate alla produzione relativa agli anni delle esposizioni di questi maestri alla Biennali, con molte opere proprio presenti alle stesse Biennali. La mostra è accompagnata da un catalogo di circa 200 pagine riportanti tutte le immagini dei dipinti esposti, edito da Antiga. Nel catalogo, oltre ai testi di Giovanni Granzotto e Gilberto Ganzer (quest´ultimo focalizzato sull´area friulana), compaiono interventi di Franco Batacchi, Michele Beraldo, Giovanni Bianchi De Luigi, Leonardo Conti, Mauro Corona, Lorena Gava, Dino Marangon, Barbara Morandis e Ennio Pouchard. La mostra è sostenuta da Fondazione C.r.u.p. E da Gruppo Euromobil. Info: Percorsi Tra Le Biennali 1948 - 1968. La pittura nuova in Friuli e a Venezia Pordenone, Parco - Galleria d´arte Moderna e Contemporanea di Pordenone "Armando Pizzinato" (via Dante 33) 26 marzo - 12 giugno 2011 - Info: tel. 0434 523780 – 392935 - info@artemodernapordenone.It  - www.Artemodernapordenone.it  
   
   
MILANO (GALLERIA FABBRI CONTEMPORARY ART): JAN VAN DER PLOEG WALL PAINTING NO. 315, A CURA DI GIORGIO VERZOTTI - 25 MARZO/5 MAGGIO 2011  
 
La Galleria Fabbri Contemporary Art è lieta di presentare l’opera di Jan van der Ploeg, artista olandese alla sua prima mostra personale tenuta in una galleria privata italiana. L’artista nel corso della sua ormai lunga carriera internazionale (è nato ad Amsterdam nel 1959), si è dedicato in prevalenza alla pittura ambientale, dipingendo direttamente alle pareti degli spazi espositivi grandi forme astratte in colori acrilici, dinamiche nella struttura e ricche cromaticamente. Forme e colori arrivano così a trasfigurare la struttura architettonica che ospita l’opera dipinta interferendo con la sua percezione visiva. A contrasto con questi grandi exploits cromatici, Jan van der Ploeg usa esporre dipinti su tela altrettanto nitidi nella costruzione geometrica delle superfici e altrettanto spiazzanti visivamente per gli effetti quasi optical che raggiungono. In occasione della sua mostra milanese, l’artista presenterà una serie di lavori “site-specific”: una grande pittura murale studiata per la parete più ampia dello spazio (“Wal painting n.315”) e una serie di dipinti su tela inediti e pensati in relazione con questa pittura murale. Al piano inferiore della galleria sarà inoltre visibile una selezione di opere grafiche. La mostra è accompagnata da un catalogo che documenta l’installazione delle nuove opere nello spazio e contiene un testo critico del curatore Giorgio Verzotti. Jan vand der Ploeg si diploma alla Gerrit Rietvield Akademie di Amsterdam nel 1982. Espone dal 1984 e recentemente un suo wall painting è stato realizzato al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato in occasione della mostra “The Prato Project” realizzata con Thom Puckey. Info: info@fabbricontemporaryart.It  - T. + 39 02 91477463 - + 39 348 7474286  
   
   
CASTELLO DI BELGIOIOSO : "BRAVO" MAESTRI DI QUALITÀ  
 
Il Castello di Belgioioso riapre la stagione primaverile con la terza edizione di “Bravo” Maestri di Qualità, un evento dedicato all’ arte e all’artigianato che si svolgerà nei giorni 26/27 marzo. Creatività, esperienza, innovazione, manualità, sono gli ingredienti di questa manifestazione che presenta il meglio della produzione dell’artigianato tradizionale e d’arte. Ricerca, studio, tecnica, materiali, antichi metodi, esperienza ecco alcune delle caratteristiche che accomunano lo spirito di questi “maestri” che hanno saputo interpretare la loro passione con abilità e fantasia. Oggetti unici, fatti a mano, fuori dalla produzione industriale e dal rincorrersi delle tendenze, ma radicata nel circuito delle tradizioni e delle culture locali. La manifestazione si pone due obiettivi ambiziosi: restituire attenzione alla figura di questi artigiani che hanno mantenuto le tecniche di una volta come grande espressioni di qualità lavorativa e hanno fatto in modo che anche il prodotto creato oggi, come allora, diventasse frutto d’eccellenza; trasmettere ai giovani la passione per questi mestieri ridando slancio ad un settore da anni in crisi e creando i presupposti per la ripresa e per lo sviluppo dell’artigianato. Una manifestazione che avrà come filo conduttore la maestria con particolare attenzione alla bellezza e alla qualità. Un percorso nelle belle cose, nella tradizione e nella cultura con provenienze diverse. Sarà possibile, nel corso dell’evento, ammirare alcuni maestri dell’artigianato all’opera, come il calzolaio Giovanni Battista Bertollo, famoso per le sue calzature da “fiaba” , Maria Teresa Dullio, che darà vita a perle dalle forme irregolari o buffe, ammirare gli intrecci delle borse di Tommaso Candria, la trasparenza colorata degli oggetti da tavola di Martino Vertova, gli oggetti “fantastici” in cartapesta di Carla Fontanesi, lo studio e il design negli utensili da cucina in acciaio di Tiziano Paulon,i tessuti realizzati con vecchi telai della cooperativa Lou Dzeut e quelli tinti con colori vegetali di Anna Baldini, l’intaglio prezioso e accurato delle cornici di Cristiano Caffi, i gemelli da camicia in vetro di Giovanna Marchesi, le creazioni estrose dei gioielli manufatti di Antonella Ferrara, i capi unici di Cosedirò, le riproduzioni dei dipinti rinascimentali di Andrea Sansone, le maglie e i capi ad uncinetto di Cristiana Belloni e tanto altro ancora. La novità di questa edizione è la nascita di una nuova area denominata “Bravo Goloso” realizzata per i ghiotti e per gli amanti del buon cibo e per far conoscere le tante eccellenze gastronomiche di cui L’italia è ricca. Un progetto che prevede di ospitare una regione italiana alla volta, questa edizione, è volutamente dedicata al territorio, alle tradizioni e alle colture locali della provincia di Pavia. L’orario di apertura sarà continuato dalle ore 10,00 alle ore 20,00. “Le Terrecotte D’arte Di Angela Tripi” Angela Tripi , creatrice di presepi che viaggiano in tutto il mondo come messaggeri di arte e tradizioni, modella statuine artistiche in terracotta e stoffa che rappresentano una panoramica affascinante nel mondo dei costumi antichi. L´ispirazione trova radici nella tradizione del mondo arabo, rielaborato opportunamente dall´artista, che giunge così ad una personale interpretazione ricca di dettagli e sfumature che evocano atmosfere e memorie perse nel tempo. Molte sono le mostre a cui Angela Tripi ha partecipato sia in Italia che all´estero, è conosciuta anche in Giappone, vincendo premi importanti , come il premio "Collecion" con una dolcissima "Natività" negli Stati Uniti. Un altro avvenimento particolare è stato per Angela Tripi essere stata chiamata dal Comune di Parigi per la realizzazione di un grandissimo presepe esposto in Place de l’ Hotel de Ville. Www.angelatripi.it  - tripi@tripi.It  Info: Ente Fiere dei Castelli di Belgioioso e Sartirana - tel. 0382/970525 - fax 0382/970139 info@belgioioso.It  – www.Belgioioso.it    
   
   
PRAGA (FONDAZIONE BAROCCO BOEMO - GALLERIA LAPIDARIUM): IVANA HAIEK. MORFOLOGIE DELL’ADATTAMENTO A CURA DI MIROSLAVA HAJEK - 25 MARZO - 24 APRILE 2011  
 
Dal 25 marzo al 24 aprile 2011, la Galerie Lapidarium della Fondazione Barocco Boemo di Praga presenta una selezione di dipinti di grandi dimensioni (circa 10) eseguiti da Ivana Haiek nei primi anni ’70, tutti riprodotti nel volume pubblicato per l’occasione dalla casa editrice Mazzotta. Il libro è la testimonianza dell’attività artistica svolta da Ivana Haiek nell’arco di circa un decennio, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70: fondamentale per lo sviluppo della sua ricerca. Quello è stato un periodo di inattese trasformazioni per la storia del suo paese, la Cecoslovacchia, con forti ripercussioni anche sulla sua vita privata. Le opere ora presentate testimoniano le reazioni di Ivana Haiek all’inevitabile processo di adattamento alle situazioni in rapido e progressivo mutamento. Il volume è introdotto dalla narrazione della sorella Miroslava che ricostruisce le attività svolte a Praga dai gruppi di artisti che focalizzavano la loro ricerca sull’espressività corporea, soprattutto per mezzo dell’happening e della performance. Prosegue illustrando le opere realizzate da Ivana Haiek ai suoi esordi, con un intervento di Arnošt Goldflam; continua con alcune poesie di Pavel Řezníček associate ai disegni del periodo “fantastico-magico”. Infine il volume riporta un testo di Marco Tagliafierro dedicato alla produzione pittorica realizzata da Ivana Haiek in Italia nei primi anni ’70. Ivana Haiek. Morfologie dell’adattamento A cura di Miroslava Hajek Fondazione Barocco Boemo - Galleria Lapidarium Rámová 6, 11000 Praga 1 25 marzo - 24 aprile 2010 Orario: 11-18; giovedì 12.30-19.30, chiuso lunedì. Ingresso libero Catalogo Edizioni Gabriele Mazzotta. Testi di Arnošt Goldflam, Pavel Rezniček, Marco Tagliaferro (144 pagine, 80 illustrazioni di cui 50 a colori, Euro 28,00)  
   
   
MILANO (MUSEO PECCI MILANO, SPAZIO ESPOSITIVO DISTACCATO DEL CENTRO PER L´ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI DI PRATO, RIPA DI PORTA TICINESE 113): ARCHITETTURA E UTOPIA IN TOSCANA (1968-1973). VISIONI E RIFLESSIONI - EVENTI FUORISALONE, IN OCCASIONE DEL SALONE INTERNAZIONALE DEL MOBILE 2011 - DAL 12 AL 16 APRILE 2011  
 
In occasione del Salone Internazionale del Mobile, dal 12 al 16 aprile 2011 il Museo Pecci Milano organizza una serie di proiezioni e incontri dedicati a esperienze di Architettura E Utopia In Toscana (1968-1973), la neo-avanguardia di architettura e design emersa tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta a Firenze, definita radicale per le sue azioni rivoluzionarie e il suo pensiero utopico. Inserita nel contesto dell´esposizione in progress Invito Al Viaggio: Proposte Dalla Collezione Del Museo che include opere e progetti dei gruppi radicali Superstudio e Ufo. Programma Architettura E Utopia In Toscana (1968-1973) Visioni e riflessioni Martedì 12 aprile 2011, ore 16.00 Superstudio o la mossa del cavallo Documentario, Italia, 2008, 50´. Regia: Matteo Giacomelli. Produzione: Emmegiprod Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo di Francia e Piero Frassinelli, membri del gruppo fiorentino di Architettura Radicale, raccontano l´esperienza di Superstudio dal Monumento Continuo alla globalizzazione, dalla Supersuperficie alla rete iperconnessa: pensieri, parole, opere e visioni senza soluzione di continuità, fino alla radice dell’uomo e dell’architettura. Mercoledì 13 aprile 2011, ore 16.00 Dopo la rivoluzione. Azioni e protagonisti dell´Architettura Radicale Italiana 1963-1973 Video interviste monografiche, Italia, 2009. Una ricerca di Emanuele Piccardo. Produzione: plug_in Il critico di architettura Emanuele Piccardo ha raccolto le testimonianze dirette dei protagonisti della neo-avanguardia architettonica definita radicale per le sue azioni rivoluzionarie e il suo pensiero utopico, che ha caratterizzato il decennio 1963-73 in Italia e in particolare a Firenze, Torino, Milano. Venerdì 15 aprile 2011, ore 16.00 Gli atti fondamentali Incontro/dibattito con Gian Piero Frassinelli / Archivio Superstudio e proiezione dei film realizzati da Archivio Superstudio e Fundação Bienal de São Paulo (Brasile) Le ricerche di Superstudio sui rapporti tra l’architettura come formalizzazione cosciente del pianeta e la vita umana. Il ciclo di film iniziato nel 1971-73 e completato nel 2010 costituisce una propaganda di idee su grandi temi mai toccati prima dall’architettura: vita, educazione, cerimonia, amore, morte. Sabato 16 aprile 2011, ore 16.00 La città radicale, dall´Urboeffimero allo Space Electronic Incontro/dibattito con Emanuele Piccardo / plug_in, in collaborazione con archphoto.It con la partecipazione di Lapo Binazzi / Ufo e Carlo Caldini / 9999 La sperimentazione di nuovi linguaggi e di nuove forme per ripensare e ridefinire lo spazio pubblico: dall´occupazione delle piazze agli interventi in discoteca, le installazioni di oggetti del gruppo 9999 e le azioni performative di Ufo a Firenze tra il 1968 e il 1973. Eco_design Nell’ambito della rassegna il Museo Pecci Milano ospita, giovedì 14 aprile 2011 dalle ore 18.00 alle 22.00, il cocktail di presentazione del nuovo numero della rivista Eco_design, edito da Gruppo Editoriale srl e legato ad Anter Associazione Nazionale Tutela Energie Rinnovabili distribuito in 50.000 copie in tutto il paese, prima e unica pubblicazione in Italia interamente dedicata alla cultura dello sviluppo sostenibile, dall´architettura alla moda, dal design al risparmio energetico. Opere in mostra Invito Al Viaggio. Parte 3 Proposte in progress dalla collezione del museo Dal 7 aprile al 21 maggio 2011, da martedì a sabato, ore 15.00 – 19.00 In occasione del Salone Internazionale del Mobile, dal 12 al 16 aprile, ore 15.00 – 22.00 Ingresso libero Progetti e opere di Architettura Radicale in mostra Superstudio, Istogrammi d´architettura, 1969-70 Stampa numerata, p.A. Vii/xv e stampa non numerata Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato Comodato della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato Donazione dell´Archivio Superstudio, Firenze Superstudio, Il monumento continuo - New New York, 1969 Stampa numerata, 100/100 Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato Comodato della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato Superstudio, Niagara o l´architettura riflessa, 1970 Stampa numerata, Iii/xv Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato Comodato della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato Superstudio, Supersuperficie/vita, 1971-72 Film 35 mm riversato in dvd, colore, sonoro, 9´ Courtesy Archivio Superstudio, Firenze Superstudio, Supersuperficie, 1971 / 2011 Ricostruzione del microambiente originale realizzato per la mostra Italy: The New Domestic Lanscape al Moma di New York (1972) Courtesy Archivio Superstudio, Firenze Lighting Engineering: Studio Sauli, ing. Alessandro Sauli Apparecchi e sistema di illuminazione: ing. Paolo Mattu Realizzazione: Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato Ufo, Urboeffimero n. 6, 1968 Film 16 mm riversato in dvd, bianco/nero, sonoro, 8´ Courtesy Lapo Binazzi Ufo, Casa A.n.a.s., 1969-70 Serie di 10 fotografie a colori Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato Comodato della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato Ufo, Casa A.n.a.s. Gonfiabile, 1969 / 2000 Ricostruzione del gonfiabile originale Nylon ignifugo, 600x400x400 cm presentato alla Facoltà di Architettura di Firenze (1969) Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato Comodato di Lapo Binazzi Altre opere in mostra dall´8 aprile al 21 maggio 2011 Stefano Arienti, Cartoline, 1990-91 Pannelli di polistirolo, installazione Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato. Acquisto Alighiero Boetti, 20 tavole pitagoriche, 1990 Arazzo Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato Comodato da collezione privata Loris Cecchini, Steelorbitalcocoons, 2009 Moduli d´acciaio saldati Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato. Acquisto Enzo Cucchi, Senza titolo (montagna), 1989 Ferro, gesso, gomma, bassorilievo Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato. Acquisto Emilio Isgrò, Weltanschaung, 2007 Acrilico su tela montata su legno, polittico Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato. Donazione dell´artista Fabio Mauri, Luna, 1968 Perlinato di polistirolo, installazione ambiente Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato Donazione dello Studio Fabio Mauri / Associazione per l´arte L´esperimento del mondo Liliana Moro, Favilla, 1991 Gommaspugna, rete metallica, sollevatori idraulici a carrello, installazione Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato. Acquisto Remo Salvadori, Stella, 1998 Dischi di ferro, foglia d´oro, installazione Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato. Comodato dell´artista Gilberto Zorio, Canoa, 1984 Canoa di legno in due parti, barre di rame, pergamena, solfato di rame, giavellotto di rameCentro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato. Acquisto Progetti speciali Kinkaleri, West, 2003-2007 Video, colore, sonoro, installazione multicanale Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci, Prato. Donazione degli artisti Massimo Uberti, Altro Spazio, 2010 Tubi al neon, installazione in situ Courtesy l´artista Scheda tecnica Titolo Architettura E Utopia In Toscana (1968-1973) Visioni e riflessioni Eventi fuori salone, in occasione del Salone Internazionale del Mobile 2011 A cura di Museo Pecci Milano Con il sostegno di Regione Toscana / Toscana Promozione Con il patrocinio di Comune di Prato Sede Museo Pecci Milano Ripa di porta Ticinese 113, Milano (M2 stazione Porta Genova; tram 2 fermate Ripa Ticinese d’Adda) Periodo 12 aprile – 16 aprile 2011 Orari 7 aprile – 21 maggio 2011, da martedì a sabato, ore 15.00 – 19.00 In occasione del Salone internazionale del Mobile, 12 – 16 aprile , ore 15.00 – 22.00 Ingresso Libero Informazioni Museo Pecci Milano Ripa di Porta Ticinese 113, Milano Tel. +39 02 39811926 www.Centropecci.it    
   
   
LA FONDAZIONE STELLINE DI MILANO OSPITA LA MOSTRA LO STUPORE NELLO SGUARDO. LA FORTUNA DI ROUSSEAU IN ITALIA DA SOFFICI E CARRÀ A BREVEGLIERI  
 
L’esposizione, curata da Elena Pontiggia, presenterà sessanta opere in grado di analizzare, per la prima volta, l’influsso che il Doganiere Rousseau ha esercitato negli anni Dieci del Novecento su artisti come Soffici, Carrà, Rosai, Garbari, Morandi e, negli anni Venti e Trenta, su Donghi, Usellini, Birolli, Tomea, Breveglieri e altri. Lo stupore nello sguardo è organizzata dalla Fondazione Stelline con la collaborazione della Pinacoteca di Brera e il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Lombardia, della Provincia e del Comune di Milano, e si avvale di un comitato scientifico composto da Luigi Cavallo, Jean Clair, Elena Pontiggia e Rachele Ferrario. Scoperto già nel 1910 da Soffici che lo fa conoscere in Italia, Henri Rousseau (1844-1910) detto il Doganiere, diventa in tempo di guerra, per tanti nostri artisti d’avanguardia, l’esempio di una pittura carica di stupore, tra il sogno e la fiaba. Il suo sguardo da bambino ispira loro un’arte apparentemente “ingenua”, ma in realtà raffinatissima, che sostituisce al dinamismo futurista immagini incantate e senza tempo, in anticipo sul realismo magico europeo. L’esempio del pittore francese, erroneamente definito “naïf”, suggerisce infatti alle avanguardie italiane una nuova via alla modernità: la via dello stupore. Il percorso espositivo si apre con opere emblematiche del Doganiere, come Paesaggio di Passy, 1898, definito dalla critica francese “di eleganza eccezionale”, o come Pavillon, 1901, appartenuto a Soffici, e l’inedito disegno Il cane, 1901, appartenuto a Carrà. Accompagna la mostra un catalogo Silvana Editoriale con testi di Elena Pontiggia, Luigi Cavallo, Claudio Garbari, Silvano Petrosino, documenti inediti e approfonditi apparati critici (pagg. 200, € 30 in mostra)  
   
   
MILANO (PALAZZO REALE): PALADINO - DAL 30 MARZO AL 26 GIUGNO 2011  
 
La mostra racconta trent’anni di attività di uno dei più importanti artisti italiani. Per la prima volta, il sagrato del Duomo di Milano accoglierà un’opera d’arte monumentale: è la Montagna di sale (35 metri di diametro), lavoro tra i più belli ed emblematici del maestro campano. Dal 30 marzo al 26 giugno 2011, Milano sarà teatro di un imperdibile evento: Palazzo Reale, ma anche Piazza Duomo e l’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele Ii accolgono la monografica di Mimmo Paladino (Paduli, 1948). Durata da Flavio Arensi, promossa dal Comune di Milano - Cultura, prodotta da Palazzo Reale, Civita e Gamm Giunti, la mostra prende in esame oltre trent´anni di attività del maestro campano, una delle più autorevoli personalità del panorama artistico internazionale, attraverso un nucleo di oltre 50 opere, tra cui 30 dipinti di grandi dimensioni, sculture e installazioni. L´omaggio a Mimmo Paladino dalla città di Milano, dove per trent´anni ha mantenuto studio e abitazione, presenta degli elementi di eccezionalità. Per la prima volta, sul sagrato del Duomo, tra la statua equestre di Vittorio Emanuele Ii e la Cattedrale, verrà installata un’opera d’arte monumentale, la Montagna di sale (35 metri di diametro e 10 metri di altezza), ricostruita a vent´anni di distanza dalla sua prima realizzazione a Gibellina e a quindici anni dal riallestimento in piazza del Plebiscito a Napoli. "L´arte, come afferma Paladino, non è un fatto di superficie fine a se stesso, né di abbandono viscerale ad atteggiamenti poetici. L’arte è sempre indagine sul linguaggio. Ma che cosa vuole dirci l´artista? Potremmo tentare una duplice risposta: non è possibile un sogno senza memoria, non è narrabile un mito senza deformazione - spiega l´assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory. Con questa esposizione a lui consacrata, oltre alla monumentale Montagna di sale sul sagrato del Duomo, sarà offerta al pubblico una monografica di 50 opere fra dipinti, sculture e installazioni che indagano il percorso artistico di Paladino dagli anni Settanta a oggi. E fra influssi Dada e surrealisti, la nascita e il superamento della Transavanguardia, la personalissima rielaborazione di influenze pittoriche e plurali referenze letterarie, Paladino racconta il passato e il futuro. Con segni e simboli ancestrali e l’impiego di più linguaggi espressivi si schiera contro “l’orgia di segni” che ha connaturato questi anni e scommette a favore di un atteggiamento analitico". Al piano nobile di Palazzo Reale, saranno presentati i lavori pittorici che coprono un arco cronologico che dagli anni Settanta si sviluppa fino ai tempi recenti. L´intento è quello di costruire un percorso a tappe che metta in risalto i momenti cardine della sua evoluzione creativa con opere fondamentali come Silenzioso, mi ritiro a dipingere un quadro del 1977, che segna la rivoluzione pittorica degli anni Ottanta e che porterà all´esperienza della Transavanguardia, iniziata subito dopo la Biennale di Venezia del 1980. I dipinti scelti illustrano i diversi passaggi tematici e stilistici di Paladino, fino alla produzione più recente, con l´inserimento di importanti sculture. Fra i lavori anche alcune installazioni che dimostrano come Paladino sia l’artista italiano che ha cercato con maggior insistenza il dialogo con altri linguaggi, coniugando il mondo della concettualità con quello della pittura spostandosi con grande intelligenza fra i vari medium e utilizzando differenti materiali che rendono i confini dell´opera molto più larghi rispetto alle esperienze dei colleghi di epoche precedenti. Ogni sala è concepita per evidenziare alcuni aspetti estetici e linguistici della sua opera. Il percorso espositivo cerca la suggestione più che definire lo sviluppo cronologico del lavoro, proponendo i pezzi che Paladino stesso ritiene fondamentali all´interno della propria parabola professionale. Si è ritenuto di valorizzare le opere attraverso un progetto d’allestimento degli architetti Giovanni Tortelli e Roberto Frassoni, molto discreto e minimale che non interferisce ma esalta la complessità linguistica del maestro. Nel cortile di Palazzo Reale sono posizionati gli scudi di cinque metri di diametro ciascuno in terracotta, materia che si presta a mantenere i gesti pittorici ma con una declinazione tridimensionale, e sui quali Paladino assomma segni e oggetti. In Piazza Duomo, la Montagna di sale, dalla quale fuoriescono 30 elementi scultorei (riprendendo integralmente o per sezione la statua di un cavallo di quasi 4 metri di altezza) rappresenta uno dei capolavori del secolo appena concluso ed è carica di aspetti simbolici ancora fortemente validi, che cercano le proprie ragioni all´interno della storia sociale e culturale del nostro paese. Non a caso è stata indicata come possibile simbolo per il 150esimo anniversario dell´Unità di Italia, con il sale che ricorda la grande storia intellettuale del nostro popolo e i cavalli la sua forza e ingegnosità. Considerata come una delle installazione più importanti del Novecento, la Montagna rimette in gioco la meditazione sulla statuaria condotta da Rodin e Bourdelle (e di conseguenza Martini). Si tratta di un´opera che rilegge il confronto fra arte e spazio urbano, ed è interessante che questo ritorno al monumentale avvenga con un’opera temporanea, destinata a sparire e forse riemergere in altre città in altri tempi, dunque una struttura che evita il monumentalismo rigido di molta cattiva scultura contemporanea. In questo itinerario ideale alla scoperta dell’arte di Paladino, è coinvolto anche l’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele Ii dove è posto il modello in scala 1:1 di aeroplano della Piaggio Aereo la cui livrea è stata dipinta dal maestro. La mostra è realizzata grazie all’importante sostegno di Kiton, al contributo della Regione Lombardia e di Ferrarelle. La montagna di sale è resa possibile anche grazie al sostegno di Piaggio Aereo, Banca Popolare dell’Emilia Romagna e Meliorbanca e al supporto tecnico Gobbetto e di Italkali. Accompagna la mostra un catalogo edito Gamm-giunti, con testi del filosofo americano Arthur Danto e del critico Germano Celant, oltre all´intervista del curatore all´artista. Una seconda pubblicazione, interamente dedicata alla Montagna di sale, proporrà un intervento del poeta ed editore Richard Milazzo. La riflessione artistica di Mimmo Paladino, nato nel 1948 a Paduli, si sviluppa a partire dalla fine degli anni ’60. Affascinato dal clima culturale dell’epoca, tra arte concettuale e Pop Art americana, i cui artisti più rappresentativi avevano esposto alla Biennale di Venezia del ‘64, Paladino incentra la sua prima attività sulla fotografia, associata spesso al disegno, tecnica a lui particolarmente congeniale. La sua prima personale è a Caserta, nel 1969. Gli anni ’70 vedono affermarsi, sempre più incisivamente nel suo percorso, l’interesse per la figura: dalle iniziali sperimentazioni concettuali l’artista trasferisce la propria attenzione sulla pittura figurativa. Strutture geometriche e oggetti quali rami e maschere campeggiano sulle tele dai colori decisi. Nel 1978 è a New York dove inaugura, l’anno successivo, mostre personali alla Marian Goodman Gallery e alla Annina Nosei Gallery. Nel 1980 partecipa alla Biennale di Venezia nella sezione ‘Aperto ’80’ di Achille Bonito Oliva’, ed insieme a Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi e Nicola De Maria, dà vita alla ‘Transavanguardia’. Nel corso degli anni ’80 la sua arte diviene sempre più referenziale e sulle superfici dalle ampie dimensioni e di grande impatto visivo, l’artista rappresenta la vita e il mistero della morte. Le tecniche usate sono diverse: dal disegno all’incisione, all’inserimento nelle tele di elementi tridimensionali. Dal 1985 si dedica alle grandi sculture in bronzo e alle installazioni. Celebre l’intervento del 1995 in Piazza del Plebiscito a Napoli dove realizza una enorme montagna di sale su cui pone sculture con forme animali e umane. Negli anni ‘90 intensifica con successo l’attività all’estero e nel 1994, primo tra gli artisti italiani contemporanei, espone alla Galleria Nazionale di Belle Arti di Pechino. Nel 1999, nell’ambito del South London Gallery Project, in una grotta in mattoni sotto la Roundhouse at Chalk Farm di Londra installa l’opera ‘I Dormienti’, che dialoga con gli interventi sonori di Brian Eno. Nel 2003 Paladino viene scelto in qualità di rappresentante dell´arte italiana durante la presidenza italiana a Bruxelles: la scultura equestre ‘Zenith’ è installata nella piazza della sede del Parlamento Europeo. Il Centro d´Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, nel 2002-2003, gli dedica una mostra retrospettiva e nel 2004 alla Reggia di Caserta, nell´ambito del progetto Terrae Motus, si tiene una personale con i suoi lavori più recenti. Nel 2005 al Mar di Ravenna, per la prima volta, vengono esposte le scenografie realizzate negli ultimi quindici anni. A Napoli al Museo di Capodimonte nel 2005 presenta un lavoro dedicato a Don Chisciotte che prelude ‘Quijote’, il lungometraggio che l’artista dirigerà l’anno successivo. Nel 2008 gli viene affidata la realizzazione della copertura delle impalcature del cantiere di restauro della Ghirlandina, la torre campanaria del Duomo di Modena. Sempre del 2008 è una importante mostra al Museo dell’Ara Pacis di Roma con l’apporto del musicista Brian Eno e una personale presso la Villa Pisani a Stra. Importante installazione è quella presente sull´isola di Lampedusa per commemorare le vittime degli sbarchi clandestini. Nel 2009 esposizione di sculture che riempiono le strade, le piazze e i palazzi del paese, nello scenario incantevole di Orta S. Giulio, sul Lago d´Orta, curata da Flavio Arensi. Il catalogo della mostra è composto da 48 foto originali e inedite di Gianni Berengo Gardin: il famoso fotografo ha realizzato una serie di ritratti a Paladino e alle sue opere. Nel 2010 Mimmo Paladino ha firmato la scenografia di “work in progress”, tour che ha visto riunirsi dopo 30 anni la coppia Lucio Dalla e Francesco De Gregori. Il 10 aprile dello stesso anno è installato un grande cavallo blu di oltre quatro metri all´Anfiteatro del Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera (Bs), la casa-museo di Gabriele d´Annunzio. A fine gennaio 2011 realizza la nuova sala permanente del Museo Nazionale Archeologico di Villa Frigerj a Chieti dedicata al Guerriero di Capestrano e inaugura la mostra di sculture incentrata sul “nuovo Guerriero”, allestita presso il Centro espositivo della Fondazione Carichieti a Palazzo De Mayo. Info: Mimmo Paladino - Milano, Palazzo Reale, Piazza Duomo, Ottagono della Galleria - 30 marzo/ 26 giugno 2011 - Catalogo Gamm Giunti - tel 02.4335.3522 - www.Paladinopalazzoreale.it    
   
   
CALDONAZZO (VALSUGANA): LA STORIA DELLA MOTOCICLETTA IN UN MUSEO  
 
Una vita intera scandita da un solo rumore, il rombo dei motori. La motocicletta è una passione che ha trovato casa in Valsugana dove, in località Lochere di Caldonazzo, sorge un museo unico nel suo genere in tutta Europa. Il «Garage Bike Museum» raduna oltre 200 esemplari di moto dagli anni Settanta sino ai giorni nostri: da alcuni veri e propri pezzi unici alle classiche Vespe, dai mezzi per il motocross sino ai bolidi da strada, per finire con la più vasta collezione di Kawasaki di tutto il Vecchio Continente. Un´esperienza nata nel 2006 dall´idea di un gruppo di appassionati, che ha raccolto nelle stesse sale alcuni storici pezzi del motociclismo mondiale insieme a mezzi che anche oggi farebbero ancora il proprio figurone sulla strada. L´idea è nata in seno al Moto Club Levico, realtà fondata nel lontano 1935 e che dal 1978, con l´elezione a presidente di Paolo Frainzingher, si è impegnata in prima fila nell´organizzazione di competizioni sul territorio trentino. Nel 1988 è nata così la «Levico - Vetriolo», gara di regolarità in salita, che in pochi anni è diventata uno degli appuntamenti più sentiti dagli appassionati. Poi, fra il 1998 e il 2005, il Moto Club Levico ha riportato in auge una storica competizione, la «Trento - Bondone», che dopo il 1981 non era stata più organizzata. In seguito Paolo Frainzingher, Sergio Lorenzini e Ivan Eccher da queste esperienze trassero la spinta per la costituzione del museo, diventato da pochi anni una vera Mecca per gli appassionati del genere, in Italia e non solo. L´offerta del museo è completata dal «Garage Motor Zone», uno spazio dedicato al puro divertimento, dove i motociclisti possono cimentarsi in prove, gare, raduni e feste. Ovviamente tutti a base di due ruote. Il museo è aperto ogni domenica pomeriggio, dalle 14 alle 19, mentre nel corso della settimana le visite sono possibili su appuntamento. Per informazioni: www.Garagebikemuseum.org  
   
   
MILANO (GALLERIA MARCONI): GIANFRANCO PARDI - INEDITI DEL 1977-1978 E OPERE RECENTI 2009-2010 - INAUGURAZIONE: 29 MARZO 2011 ORE 19 - 30 MARZO/30 APRILE 2011  
 
La Fondazione Marconi martedì 29 marzo presenta la mostra Inediti 1977 -1978 e opere recenti 2009 - 2010 di Gianfranco Pardi. A partire dalla fine degli anni ’60 l’artista ha iniziato una sua riflessione sull’architettura, attraverso un lavoro che si colloca sempre nel contesto dell’arte, “una libera immersione in quel territorio che all’architettura sta intorno” (G. M. Accame), dapprima con raffigurazioni di interni ed esterni architettonici, successivamente con lavori chiamati appunto “architetture”. Quando lavoro attorno a un problema specifico che chiamo “architettura”, so di non parlare della architettura e so che il mio lavoro non agisce nel senso di produrre una sorta di astratta architettura. Eppure tutto il mio lavoro, da tempo, si istituisce espressamente attorno al senso di questo problema. G. Pardi Tutto il lavoro di Pardi si concentra sulle possibilità costruttive della forma, esperienze plastiche che rimandano chiaramente alle utopie e alle contraddizioni dell’avanguardia: il Suprematismo e il Costruttivismo russi e il Neoplasticismo olandese. La rilettura di Malevic, Tatlin, Lisicskij, protagonisti di quei movimenti, gli permette di cogliere gli elementi ancora vitali di quelle esperienze artistiche. La mostra, allestita sui due piani della Fondazione Marconi, presenta al pubblico un ciclo molto importante della biografia artistica di Pardi, dedicato alle Diagonali della fine degli anni settanta e una serie di nuovi lavori del 2010. Il titolo della mostra è stato scelto perchè sia le Diagonali che i lavori piu’ recenti sono presentati qui per la prima volta. Le Diagonali sono tele e disegni nati per una mostra nel 1978 ma allora Pardi, che aveva cominciato un nuovo ciclo di opere, preferì esporre solo le ultimissime. Ora dopo 33 anni queste opere escono dal deposito e vengono esposte a fianco dei lavori piu’ recenti. A proposito delle Diagonali dice l’artista: tutti questi quadri hanno in comune, insieme al titolo, “Diagonale”, una specie di trama predisposta – un sistema appunto di intersecazioni diagonali – come una griglia topografica sulla superficie della tela, aperta a differenti soluzioni di percorso. In queste opere, att raverso la disarticolazione degli elementi viene decostruita non solo l’immagine stessa ma anche la percezione dello spazio. Al secondo piano sono esposti i lavori più recenti, realizzati tutti tra il 2009 e il 2010: non si tratta di quadri astratti, nonostante la sola presenza di elementi geometrici. Pardi ricerca sempre una figura. La figura è sempre leggermente ruotata rispetto alla tela, in modo che il supporto non diventi un limite per la figura e che questa possa così mantenere una sua autonomia anche rispetto allo spazio. Realizzati tutti su tela grezza, con acrilici molto fluidi in modo che la superficie non venga mai coperta del tutto dal colore. I colori che ricorrono sono i grigi, i blu, i neri, i gialli, mai colori che rimandano al naturalismo come il verde e il rosso. Per l’occasione sarà pubblicato il Quaderno della Fondazione n. 6, una pubblicazione che raccoglie immagini delle opere esposte, fotografie, scritti dell’artista e testi critici. Gianfranco Pardi nasce nel 1933 a Milano. Dopo le prime prove all’insegna di una figurazione oggettualizzata dalle tonalità neometafisiche imposta una ricerca sullo spazio e sulla progettualità costruttiva che dà vita ad opere di grande rigore formale, caratterizzate dall’integrazione di disegno, pittura e scultura in una dimensione spaziale di respiro architettonico. Nel 1967 inizia il rapporto di collaborazione con lo Studio Marconi, e negli anni seguenti si dedica allo sviluppo di opere rigorosamente geometriche come i Terrazzi, le Architetture, le Diagonali e le Absidi, che scaturiscono da una personale rielaborazione del neoplasticismo, del suprematismo e del costruttivismo storico. Nella seconda metà degli anni ottanta la conquista dell’equilibrio formale si arricchisce di una nuova tensione e le sue composizioni acquistano una dimensione più lirica. Nei primi anni novanta nasce la serie della Montagna Sainte-victoire, ispirata al noto ciclo di Cézanne e accompagnata da un testo dell’artista. Seguono i Confini, i Ferri, e le serie intitolate Nagima, Box e Homeless. L’artista vive e lavora a Milano. Tra le principali mostre personali: 2006, Fondazione Marconi, Milano; Galleria Fumagalli, Bergamo (2006, 2004, 2002, 1999, 1996, 1994); Giò Marconi, Milano (2008, 2003, 2000, 1998, 1991); 1999, Frankfurter Kunstverein, Francoforte, Museum Bochum, Bochum e Kulturhistorisches Museum, Stralsund; 1998, Palazzo Reale, Milano; 1991, Galleria Arct actuel, Liegi; 1990, Galleria Plurima, Udine; 1989, Galleria La Chiocciola, Padova; 1987, Galleria L’isola, Roma; Studio Marconi, Milano (1987, 1985, 1983, 1981, 1976, 1972, 1970, 1967); 1986, Sala alla Xlii Biennale di Venezia e Quadriennale di Roma; Galleria Comunale di Arte Contemporanea di Arezzo; 1984, Csac – Centro Studi e Archivio della Comunicazione Università di Parma; 1982, Wirtz Gallery, San Francisco; 1979, Galleria Plurima, Udine; 1975, Galerie Rencontres, Parigi; Studio G7 Bologna; 1974, Galleria Il Triangolo e Università di Pescara; 1972, Galerie Foncke, Gand (1972, 1969); 1970, Salone Annunciata, Milano. Tra le principali mostre collettive: 2008, Pittura aniconica, Mantova; 2005, La scultura italiana del Xx secolo, Fondazione Arnaldo Pomodoro; 2002, Drawings for sculpture, Patriothall, Edimburgo; 1988, Die Andere Richtung der Kunst, Du Montkunsthalle, Colonia; 1992, Presenze d’arte in Italia oggi tra cose e natura, Triennale, Milano; 1991, Iii Biennale di Scultura, Montecarlo; 1990, Italian Contemporary Art, Taiwan Museum of Art; 1989, Dieci anni di acquisizioni 1979/1989, Pac Milano; 1988, Artisti italiani contemp oranei, Palazzo dell’Arte, Mosca; Astratta- Secessioni astratte in Italia dal dopoguerra al 1990, Palazzo Forti, Verona e Permanente, Milano; 1987, Les Peintres d’Europe, Strasburgo (itinerante); 1986, Xvii Triennale, Milano; 1982, Arte italiana 1960/1980, Palazzo delle Esposizioni, Roma; 1971, 10 Artistas italianos, Museo d’Arte Moderna, Città del Messico; Italian Art, David Hendrics Gallery, Dublin e Arts Council of Northern Ireland, Belfast; 1970, Neue Italianische Kunst, Rolandseck, Internazionale Kunstmesse, Basel; Iii Salon International des Galeries Pilotes, Lausanne; Studio Marconi at Felix Landau Gallery, Los Angeles; 1969, Salon de Mai, Paris; Bequest Exhibition, The Power Institute of Fine Arts, Sidney; Aspekte aus italien, Innsbruck-wien; 1968, Salon de la jeune peinture, Paris; 1967, Zoom, Galerie Blumenthal, Parigi; 1965, La figuration narrative dans l’art contemporain, Parigi; Alternative Attuali, L’aquila. Grandi sculture: 2006, Danza, Piazza Amendola, Milano (esterno); 2003, Sheet, Promatech, Begamo (esterno); 2003, Danza, Farmafactoring, Milano(esterno); 2003, Danza Didier, Bruxelles; Mamac, Maglione, 2002 (esterno), Acf Contract, Bergamo (esterno); Najima, Comune di Tortolì (esterno), 2001, Box, Cascina Mangiagruppa Zeme Lomellina (esterno); 2000, Finestra in cielo, San Donà di Piave (esterno); 1999, Soundtrack, Snam San Donato Milanese (esterno); 1998, Casa Zanaria, Rue de Bièvre, Parigi; 1996, Nave Costa Victoria, Genova; 1995, Via Xx Settembre, Roma (esterno); 1988, Albergo Bellevue, Malcesine (esterno) Info: Fondazione Marconi Arte Moderna e Contemporanea - Via Tadino 15, 20124, Milano - Tel. 02 29 41 92 32 - fax 02 29 41 72 78 - info@fondazionemarconi.Org  - www.Fondazionemarconi.Org  
   
   
LA VENARIA REALE, LA REGGIA D’ITALIA. LA BELLA ITALIA. ARTE E IDENTITÀ DELLE CITTÀ CAPITALI  
 
Insieme alle Officine Grandi Riparazioni, sede di Esperienza Italia è la Reggia di Venaria, a pochi chilometri da Torino, capolavoro dell’architettura barocca internazionale costruito nel Seicento e Settecento come residenza di piacere e di caccia dei Savoia, la dinastia che regnò in Italia dopo l’unificazione. La Venaria Reale fu progettata dai più grandi architetti del Barocco, tra i quali Amedeo di Castellamonte e Filippo Juvarra, e nel corso dei secoli venne ampliata fino a presentarsi come uno straordinario unicum ambientale-architettonico che include l’attuale centro storico, la Reggia, i Giardini e il vicino Parco La Mandria. Dopo l’occupazione napoleonica, per Venaria iniziò una fase di lungo abbandono. A partire dal 1998, il complesso ha costituito il più grande cantiere di restauro d’Europa e ha finalmente aperto al pubblico nel 2007, attestandosi poi fra i cinque beni culturali più visitati d’Italia. Il progetto di recupero nel 2011 sarà a regime, regalando così ai turisti ulteriori spazi di visita con proposte molteplici tra eccellenze dell´arte, della moda, del genio, del paesaggio e del gusto italiani: per scoprire gli 80.000 metri quadrati della Reggia e i 50 ettari di Giardini con itinerari tematici per visitatori singoli, gruppi organizzati, scuole di ogni ordine e grado; visitare nelle imponenti Scuderie Juvarriane le mostre La bella Italia. Arte e identità delle città capitali e Leonardo. Il genio, il mito, e la mostra Moda in Italia. 150 anni di eleganza nelle suggestive Sale delle Arti; e, infine, nell´incantevole cornice del Parco Basso, immergersi Potager Royal, il più grande d’Italia lasciandosi poi tentare, nella Galleria Grande della Reggia, dalle Cene Regali preparate dai migliori chef della cucina italiana. La Bella Italia. Arte E Identità Delle Città Capitali Scuderie Juvarriane della Reggia di Venaria Fino all’11 settembre 2011 Torino, Firenze, Roma, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Parma e Modena, Napoli e Palermo: ognuna delle principali “capitali culturali” preunitarie è stata ed è in diverso modo rappresentativa dei differenti destini e delle particolari identità delle corti e delle città italiane. Alla vigilia del 1861 si erano date un´auto-rappresentazione che univa vicende storiche, fenomeni letterari ed artistici, temperamenti dei popoli, destini, attese e speranze che sarebbero poi sfocianti nell’appuntamento dell’Unità nazionale. La mostra, allestita alle Scuderie Juvarriane della Reggia di Venaria, vuole dare immagine alle Italie che la Storia chiamò a diventare Italia. Oltre 350 opere d’arte provenienti dai musei d’Italia, del mondo nonché da collezioni private racconteranno alla Venaria Reale l’identità delle principali "capitali culturali” italiane. Ogni capitale sarà rappresentata da opere d’arte, documenti ed oggetti in un certo senso identitari, in grado cioè di significare e di ricostruire il profilo storico e i termini delle auto-rappresentazioni. Torino è l’Armata, la Metallurgia, la Corte. Firenze è la fondatrice della lingua e delle arti con Dante, Giotto, Donatello, Botticelli, Michelangelo. Roma è la gloria dell’Antichità classica e dell’Autorità religiosa: due elementi unificanti destinati a tenere insieme la nuova Italia. Milano è Leonardo da Vinci, è la religiosità dei Borromeo, è l’Illuminismo, è il dialogo costante e fecondo con l’Europa. Venezia è la grande pittura di Tiziano e di Veronese, è il profumo d’Oriente, è il mito del Buongoverno e della città inimitabile. C’è poi Genova, ricchissima e bellissima, capitale finanziaria nell’Europa della Controriforma e degli Assolutismi, la città che ha saputo trasformare il profitto bancario nei Rubens, nei Van Dyck, nei palazzi più belli della Cristianità. Bologna, la seconda città dello Stato Pontificio, è il prestigio della sua Università ed è l’ideale classico che da Raffaello arriva a Guido Reni. Parma e Modena sono l’arte e il collezionismo dei principi mecenati. E infine ci sono le due capitali del Regno: Napoli e Palermo. C’è la Napoli degli Aragona e dei Borbone, di San Gennaro, dei Lazzari e di Masaniello; la Palermo di Federico Imperatore, del Feudo, dei Baroni riottosi, dell’autonomia continuamente affermata e continuamente contrastata. Www.facebook.com/labellaitaliaarte    
   
   
PADOVA (PALAZZO DEL MONTE, PIAZZA DUOMO): LA "MOSTRA IMPOSSIBILE" - GUARIENTO, IL MAESTRO DEGLI ANGELI - DAL 16 APRILE AL 31 LUGLIO  
 
Di lui si conoscono soprattutto gli Angeli, anzi le Gerarchie Angeliche composte da Angeli, Arcangeli, Podestà, Serafini, Cherubini, Troni e Dominazioni, che riprodotti ovunque, sono diventati parte della iconografia universale, tanto diffusi da far dimenticare chi li dipinse e cosa effettivamente quelle meravigliose figure rappresentino. Dal 16 aprile al 31 luglio, a Padova, nelle sale dedicate alle attività espositive di Palazzo del Monte, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, una grande mostra riunisce per la prima volta la quasi totalità della produzione di Guariento, il "Maestro degli Angeli". La mostra, curata da Davide Banzato, Francesca Flores d´Arcais e Anna Maria Spiazzi è promossa e organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e dal Comune di Padova - Musei Civici. Guariento da Arpo fu il primo artista di corte a Padova. Di lui non si conoscono l´anno e il luogo di nascita. E´ documentata però la sua attività, tra il 1338 e il 1367, che lo colloca tra i protagonisti della nascita del gotico internazionale. Per i Carraresi, Signori di Padova, creò il suo capolavoro: la decorazione della Cappella della loro Reggia. Per i Dogi inventò il celebre Paradiso per Palazzo Ducale, poi danneggiato da un incendio e coperto per secoli dal telero di Tintoretto. A precedere il Paradiso veneziano sono le famosissime Gerarchie angeliche per la Cappella della Reggia Carrarese: Angeli, Arcangeli, Potestà, Serafini, Cherubini, Troni e Dominazioni, affascinanti per la complessità iconografica, per la bellezza della pittura e la delicata e sfumata trasparenza dei colori. Ma Guariento non si dedicò solo agli Angeli. Per i Carraresi e per altri non meno illustri committenti, realizzò tavole di soggetto sacro e ritratti profani di eleganza cortese, resi con un colorismo delicato e perfetto. Una mostra su Guariento non è mai stata fatta per la difficoltà di riunire le sue opere disperse in musei di mezzo mondo, opere su tavola e quindi di grande fragilità, opere spesso considerate "inamovibili". In mostra e negli studi che l´hanno preceduta, la figura di Guariento è posta a confronto con gli altri maestri con i quali la sua pittura presenta legami nelle sue varie fasi: Giotto, Pietro e Giuliano da Rimini, Vitale da Bologna, Paolo e Lorenzo Veneziano, Giusto Menabuoi, Altichiero, Vivarini, Nicolò di Pietro, Giambono. Tutto a comporre un racconto che prima d´ora non era mai stato proposto al pubblico e che, per rarità, preziosità e qualità delle opere esposte, potrà difficilmente esserlo una seconda volta. A rendere ancora più unico questo evento è la proposta, negli spazi per esposizioni temporanee dei Musei Civici, a Palazzo Zuckermann e agli Eremitani, di una ulteriore esposizione dedicata a Padova Carrarese. Rivivrà la città trecentesca attraverso la cartografia, modelli, codici che illustreranno i principali esponenti della Signoria e la letteratura dell´epoca. Monete, ceramiche, oreficerie, avori, intagli in legno, sculture, illustreranno la civiltà materiale del secolo Xiv, ma anche i raggiungimenti della scienza nel periodo di maggior splendore vissuto da Padova. Itinerari accompagneranno il visitatore a scoprire i principali luoghi e monumenti del Trecento padovano. Tra essi la Reggia Carrarese (affrescata dal Guariento) e il Museo Diocesano. In questo ultimo (posto di fronte a Palazzo del Monte, sede della mostra sul Guariento) altri angeli, stavolta contemporanei, accolgono il visitatore. Sono quelli di Omar Galliani proposti nella mostra loro dedicata, allestita nella magnifica scenografia del Salone dei Vescovi. "Guariento e la Padova Carrarese", Padova, Palazzo del Monte), dal 16 aprile al 31 luglio 2011. Orario: 9 - 19, lunedì chiuso. Mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e dal Comune di Padova - Musei Civici a cura di Davide Banzato, Francesca Flores d´Arcais e Anna Maria Spiazzi. Catalogo edito da Marsilio  
   
   
IL 1° APRILE RIAPRONO I GIARDINI DI SISSI A CASTEL TRAUTTMANSDORFF – MERANO E CELEBRANO IL LORO DECIMO ANNIVERSARIO  
 
Il 1° di aprile prossimo riaprono i Giardini di Sissi a Merano. Ad attendere i primi visitatori un tripudio di profumi e colori: nel mese di aprile sbocciano infatti più di 130.000 bulbi! Fioriscono in quel periodo tulipani, narcisi e anemoni, giacinti e camassie, Corone Imperiali e English Bluebell messi a dimora ad arte durante l’autunno dagli esperti giardinieri, per regalare ai visitatori sempre nuovi scenari mozzafiato. Premiati nel 2005 come Parco più bello d’Italia e visitati già da oltre 3 milioni di persone provenienti da tutto il mondo, i Giardini sono un vero paradiso terrestre alle porte di Merano. Estesi per oltre 12 ettari intorno al famoso Castel Trauttmansdorff, lo stesso in cui Sissi, l’imperatrice d’Austria, (interpretata di recente in una fiction su Rai 1 dall’attrice Cristiana Capotondi), amava passeggiare e rigenerarsi. In questi luoghi di pace e serenità è ancora possibile immaginare come poteva sentirsi la principessa, passeggiando lungo il sentiero a lei dedicato e che tracciò più di 100 anni fa. I Giardini di Sissi fanno parte del prestigioso network dei Grandi Giardini Italiani e sono partner del percorso culturale europeo “La strada di Sissi”. Il riuscito connubio tra arte e natura, fa dei Giardini di Castel Trauttmansdorff, un’attrazione unica a livello mondiale e la confermano meta turistica più amata dell’Alto Adige. I Giardini cambiano aspetto da stagione a stagione, di mese in mese! Nuove fioriture, fragranze e colori trasformano i paesaggi fino ad autunno inoltrato, quando cala il sipario sullo spettacolo novembrino del fall foliage. I Giardini di Sissi risplendono di nuovi colori… è il decimo anniversario. Alle meraviglie che i visitatori già conoscono se ne aggiungono tante altre. Novità assoluta ed unica al mondo sarà l’attrazione “Il Regno sotterraneo delle piante”. La stazione interattiva è allestita a sud del Castello e si sviluppa in un percorso , scavato nella roccia, lungo ben 200 metri. I visitatori, guidati in un percorso sotterraneo multimediale, possono approfondire alcuni aspetti quali l´acqua, la terra, le sostanze nutritive, le radici e la luce, in maniera avvincente e divertente. Per la stagione 2011 si riconfermano i brunch domenicali “Colazione da Sissi” e i grandi concerti della rassegna World Music Festival, che vede la partecipazione di artisti di fama internazionale e che lo scorso anno ha ospitato musicisti di calibro come i cantautori Marit Larsen e Milow. Tutti i venerdì dei mesi di giugno, luglio e agosto, i Giardini resteranno aperti fino alle ore 23.00, in occasione della nuovissima rassegna “i venerdì estivi”, tra musica e divertimento. Altra importante novità è la realizzazione da parte della direzione marketing di una nuova e speciale guida ai Giardini, che verrà presentata in anteprima il 16 giugno, in occasione delle celebrazioni del decennale. Inoltre, per ottimizzare l’accoglienza al visitatore quest’anno ci sarà una nuova veste grafica e una nuova segnaletica in tre lingue. Confermate da maggio a ottobre le visite alle libellule, consigliate soprattutto ai bambini e ai ragazzi che vogliono conoscere tutti i segreti della natura, guidati da un’esperta etmologa. Dal 4 agosto viene riproposto il pacchetto turistico “Giardini & Vino”, occasione in cui oltre a visitare la vite più grande e probabilmente più antica del mondo, si può degustare il suo prezioso nettare nella stupenda cornice di Castel Katzenzungen a Prissiano/tesimo, scoprendo la storia millenaria del vino in Alto Adige. Le sorprese non sono ancora finite: in calendario sono previste altre iniziative come ad esempio la rassegna “Stelle, Castelli e Malghe” prevista il 16 settembre. Sarà un evento in cui 5 chef altoatesini stellati, coordinati da Andrea Fenoglio (chef del ristorante Sissi di Merano),proporranno ricette d’autore in una cornice d’eccezione. Al Touriseum, Museo provinciale del Turismo, un’esposizione dedicata alla figura del cameriere. Il Touriseum, Museo Provinciale del Turismo allestirà una mostra temporanea dal titolo “Desidera?”, dedicata alla figura professionale del cameriere. L’intento della mostra è quello di richiamare l’attenzione del visitatore sul ruolo del cameriere nell’attività ristorativa, in quanto ambasciatore del gusto e promotore delle tradizioni e della cultura del suo territorio. L’esposizione, ospitata nella Rimessa di Castel Trauttmansdorff, offre uno spaccato dello sviluppo storico della figura del cameriere. Www.touriseum.it . Nuovi orari dei Giardini di Sissi e Touriseum: dal 1°aprile al 31 ottobre dalle 9.00 alle 19.00 dal 1° al 15 novembre dalle 9.00 alle 17.00 venerdì in giugno, luglio ed agosto dalle 9.00 alle 23.00 I Giardini di Sissi riapriranno al pubblico il 1° di aprile 2011. Www.giardinidisissi.it    
   
   
MILANO (ANGEL ART GALLERY): ORDINARY LIFE A CURA DI ALESSANDRA REDAELLI - INAUGURAZIONE GIOVEDÌ 12 MAGGIO, ORE 19 - 13 MAGGIO / 30 LUGLIO 2011  
 
È un appuntamento importante quello che si profila alla Angel Art Gallery di Milano a partire dal 13 maggio: Gianfranco Pulitano presenta, nella mostra Ordinary Life, Shopocalypse una macroinstallazione site specific che unisce sociologia, architettura, nuove tecnologie e Urban Art. La personale, curata da Alessandra Redaelli, mette in scena fino al 30 luglio la realtà metropolitana attraverso una stereotipizzazione dei gesti e delle abitudini dell’uomo contemporaneo e lo fa con la riproduzione di veri e propri “macrocircuiti stampati” che rivestono l’intero spazio espositivo. Sono microcosmi collegati da cavi nei quali, su piccoli display, si possono spiare momenti di vita quotidiana vissuti da pittogrammi segnaletici animati: i sintetici omini neri dalla testina tonda e dal corpo ridotto a poche linee si incontrano al supermercato, in coda alla cassa o intenti a spingere un carrello, ai giardinetti con i bambini, oppure, invecchiati, a passeggio per la città. Ma li si può anche ritrovare in situazioni “di ordinaria follia”, come l’omino che, dopo aver gettato ordinatamente i rifiuti nel cestino, decide – in un raptus di vandalismo – di dargli fuoco. L’installazione è realizzata con un sistema di cavi elettrici all’interno di canaline, collegati a display digitali inseriti in strutture di plexiglass colorato e illuminato: ne nasce un sistema modulare che come una rete si diffonde, tracciando un circuito che può crescere infinitamente nelle tre dimensioni, ricalcando perfettamente il modello di espansione sfrenata delle metropoli contemporanee. L’opera nasce direttamente nello spazio, è lì che l’artista decide il tracciato del circuito: “Su tutte le pareti e in tutti gli spazi espositivi solitamente troviamo una presa, – afferma Pulitano – mi piace l’idea che partendo da un solo punto della parete possa svilupparsi un percorso che si dirama infinitamente intorno alle superfici”. La mostra si presenta quindi al pubblico come una macroinstallazione unica, ma si compone in realtà di singoli elementi indipendenti: come singole frasi che raccontano un’unica storia, ma che hanno senso compiuto anche da sole. Le opere che compongono la mostra, unite insieme, ridefiniscono e reinventano lo spazio architettonico esistente. I progetti di Gianfranco Pulitano descrivono la condizione esistenziale della contemporaneità e ricordano le antiche arti murarie dove l’immaginario pittografico sostituiva le parole in un racconto universale per i secoli a venire. Un’analisi dei nostri giorni, dunque, che attraverso dei sistemi modulari ricostruisce l’architettura primordiale dei comportamenti sociali. Nel lavoro dell’artista si ritrova il concetto socio-antropologico dei celebri nonluoghi di Marc Augé: di tutti quegli spazi, cioè, che hanno la prerogativa di non essere identitari e relazionali, spazi in cui milioni di individualità si incrociano senza entrare in relazione, sospinti o dal desiderio frenetico di consumare o di accelerare le operazioni quotidiane. La vita scorre convulsamente, la società urbana sembra inarrestabile e il lavoro irrequieto rende gli spazi pubblici luoghi di passaggio continuo, “terre di mezzo” dove raramente si sosta. Allo stesso modo i pittogrammi degli omini statistici si animano elettronicamente, come d’incanto, svolgendo le attività e le abitudini consuete all´umanità. Si invertono allora i ruoli e gli spazi: il fruitore, nel momento in cui nota all’interno del circuito un’attività, si blocca e, incuriosito, resta immobile ad osservare le vite umane in movimento. “Il mio interesse per il linguaggio pittografico non è casuale – aggiunge l’artista – parte è ispirato alle mie origini basate sulle culture urbane come la street art e parte nasce dal mio amore per la comunicazione e gli antichi linguaggi, come quelli egizi. Trovo i geroglifici uno dei sistemi di comunicazione in assoluto più interessante, soprattutto il loro inserimento all’interno degli spazi e delle strutture architettoniche. Cerco nel mio lavoro di trovare le stesse soluzioni formali ed estetiche anche se attraverso l’uso delle nuove tecnologie nella forma e nei materiali come l’animazione digitale, l’elettronica e i materiali industriali”. Tale percorso intellettuale ed estetico dà vita ad opere elegantissime, dal forte potere seduttivo che spinge lo spettatore a seguire le avventure dei suoi piccoli alter ego riprodotti sullo schermo. Perché quello che Pulitano vuole mettere in luce sono i difetti di una vita vissuta “in loop”, ripetitiva ed automatica, le infinite variabili che spezzano il prevedibile e si intrufolano nel circuito alla stregua di virus. Completa la mostra un catalogo con testo critico di Alessandra Redaelli. Info: Angel Art Gallery - Via Ugo Bassi 18, 20159 Milano - Tel. 02.36.56.17.45 – 339.85.51.272 - info@angelartgallery.It  - www.Angelartgallery.it    
   
   
COMERIO (SALE MUNICIPALI): “LA MATERIA DELL’ARTE, QUANDO LA SCOPERTA DI NUOVI MATERIALI INFLUENZA LA MUSA” - 26 MARZO/26 APRILE 2011  
 
La mostra “La materia dell’arte, quando la scoperta di nuovi materiali influenza la Musa, realizzata a cura di Matteo Maria Rondanelli a Comerio (Va) si pone l’obiettivo di esaminare il rapporto fra artista e uso della materia nella realizzazione dell’opera d’arte. Di come nuove tecnologie e la scoperta di nuovi materiali influenzino direttamente la musa ispiratrice. Altro aspetto che si vuole evidenziare è come, sempre più nel nostro contesto sociale, la materia diventi da strumento passivo di realizzazione dell’opera d’arte essa stessa soggetto per il contenuto simbolico che esprime. Vengono presentate opere di Lucio Fontana, Andy Warhol, Joseph Beuys, Lucio Del Pezzo, Piero Manzoni, Maurizio Cattelan, Enzo Cucchi, Daniel Spoerri, Cèsar, Arman, Mimmo Rotella, Plumcake, Davide Nido, ecc La scelta di esporre le opere d’arte nelle sale comunali, aperte al pubblico, e quella di dare accesso gratuito a chiunque voglia seguire il percorso-mostra, nonché la volontà di coinvolgere in visite guidate scuole e studenti, vuole, in maniera assolutamente democratica, su indicazione del curatore Matteo Maria Rondanelli e dell’Amministrazione Comunale di Comerio, riportare l’ente pubblico a essere soggetto attivo di una proposta culturale gratuitamente rivolta a tutti. Inaugurazione: 26 marzo 2011 alle ore 11. Ingresso: gratuito Orari di apertura: dal lunedì al sabato 09:00-12:30 Per informazioni e visite guidate Associazione Incontrarti, T. 0331-770259 www.Incontrarti.org  - info@incontrarti.Org  Comune di Comerio, www.Comune.comerio.va.it  
   
   
SABATO 16 APRILE 2011, CONFIDANDO NEL BEL TEMPO, RIAPRONO A VEGLIO IL PARCO AVVENTURA E IL BUNGEE CENTER  
 
A Veglio (Biella), a poco più di un’ora da Milano e Torino, si inaugura la nuova stagione del Parco Avventura e del Bungee Center. Dal 16 aprile e per tutti i fine settimana fino a ottobre, ci sono quindi tutti i presupposti per concedersi del tempo fuori dal comune, davvero in ogni senso! I più temerari possono sfidare il loro coraggio con le attività del Bungee Center per il salto con l’elastico dal “Colossus”, il noto ponte di 152 metri, dal 1995 considerato un “cult” dagli appassionati di tutto il mondo. Chi invece preferisce divertirsi, mettendo alla prova concentrazione e abilità fisiche, ha a disposizione il Parco Avventura allestito nel bosco. Il Parco Avventura Veglio, costruito nel 2005 e certificato ogni anno nel pieno rispetto di rigide normative europee di sicurezza, conta oggi oltre 90 piattaforme attrezzate su 6 differenti percorsi, a cui si aggiunge l’area denominata Bimbi Camp, dedicata ai minori di 6 anni. Tutti quindi possono provare l’emozione di stare per un giorno “sospesi nel verde” fra ponti tibetani, scale e passerelle, in assoluta sicurezza, grazie a equipaggiamenti di protezione composti da imbragatura, moschettoni e caschetto. Inoltre, le attività proposte dal Parco Avventura e dal Bungee Center possono anche essere originali regali di compleanno, insoliti modi per festeggiare una ricorrenza oppure valide alternative alle gite scolastiche. Insomma, da sabato 16 aprile, c’è un’opportunità molto particolare per divertirsi, per fare esercizio fisico o, più semplicemente, per trascorrere una giornata originale, con la famiglia o con gli amici, all’aria aperta, nei boschi delle Alpi biellesi. Per il giorno dell’inaugurazione è previsto un prezzo speciale per l’accesso al Parco Avventura (15,00 per tutti), mentre per i bambini l’accesso all’area Bimbi Camp sarà gratuita. Prima di partire però è meglio dare un’occhiata al meteo! In caso di pioggia, infatti, l’inaugurazione sarà posticipata al sabato seguente, il 23 aprile. Il Parco Avventura Veglio e il Bungee Center sono aperti da aprile a ottobre tutte le domeniche e i giorni festivi dalle 10.00 alle 19.00; a giugno, luglio e settembre anche il sabato pomeriggio dalle 12.00; ad agosto invece il Parco Avventura è aperto da venerdì a lunedì compresi. Per il Parco Avventura e il Bungee Center sono inoltre previste 2 aperture notturne: sabato 25 giugno e sabato 13 agosto 2011. Per il salto con l’elastico al Bungee Center è sempre necessaria la prenotazione, telefonando o compilando la form sul sito! Informazioni su: http://veglio.Parcoavventura.it  - http://www.Bungee.it    
   
   
MILANO (SPAZIO CONCEPT) : FACCIAMO SESSO CON L´ARTE? - DAL 26 MARZO AL 3 APRILE 2011  
 
Tutti la chiamano Airìn e così lo sceglie come nome d´arte. Inizia a scrivere le proprie canzoni, anche grazie all´incontro con Enrico Gabrielli. Dal 2007 a oggi compone e incide brani e si esibisce in numerosi concerti in club e festival per l´Italia, dividendo il palco con artisti come L´aura, Il Genio, Marta Sui Tubi. “Il Regalo” è una collezione di piccoli ritratti in bilico tra l´ideale di un amore immaginato e il sofferto contrasto con la realtà. Nove storie incantate, narrate con delicatezza anche quando si scoprono disilluse. La vena di follia e l´anticonformismo presenti nei brani rendono Airìn un´artista pop unica e raffinata.“Il Regalo” è uscito per Adesiva Discografica, l´etichetta di Paolo Iafelice, già collaboratore di Vinicio Capossela, Fabrizio De Andrè, Pfm e Pacifico. La direzione artistica è affidata a Enrico Gabrielli, ex membro degli Afterhours arrangiatore e polistrumentista all´attivo con Calibro 35 e Mariposa. Nel cd hanno suonato tra gli altri Rodrigo D´erasmo e Roberto Dell´era, membri stabili degli Afterhours. Mostra Collettiva Street Art Reduce da tre anni di intensa attività per le vie d’Europa e del mondo, Christian Guemy, in arte C215 riapproda in Italia dopo la prima grande retrospettiva italiana dell’anno scorso, dedicata ad uno degli street artist più prolifici dei nostri tempi. Ritrattista, attento ai contrasti e al chiaroscuro, il linguaggio pittorico di Guemy abbraccia lo stencil soltanto negli ultimi quattro anni, alla ricerca di innovazione tecnica e nuove modalità espressive. Ne deriva un mood pittorico unico, che dà voce alle sensazioni più intime dei soggetti rappresentati. Jbrock Jb Rock nasce a Roma nel 1979. Fin dai primi anni novanta è sulla scena del writing romano. Parallelamente agli studi artistici, l´attività graffitista lo forma e ne caratterizza la produzione e l´estetica tenendo centrale un´immagine principalmente figurativa, post-pop, la quale al contempo appetisce, ricerca e si concede però il respiro di un confronto con l´esperienza e la tradizione grafica e pittorica europea di tutto il secolo scorso e contemporanea. Attualmente approfondisce la sua riflessione sull´immagine con un attenzione particolare per la figura umana, che analizza, elabora e ricrea attraverso un dialogo complesso tra la riconoscibilità del soggetto e la sua completa disintegrazione. Lucamaleonte Lucamaleonte è nato a Roma nel 1983, dove vive e lavora. Laureato all’Istituto Centrale per il Restauro, è attivo nel campo della Stencilart dal 2001. È entrato a contatto con la street art realizzando stencil sui muri di Roma, approdando in poco tempo alla produzione di opere più elaborate dipinte su tela. Ha sviluppato uno stile molto personale, ottenendo stencil elaborati a più livelli realizzando immagini con una resa quasi fotografica. Ha partecipato, nel corso degli anni a diverse esposizioni sia in gallerie italiane, sia all’estero (Stati Uniti, Australia...), la sua ultima esposizione è stata a maggio 2008 al Can’s Festival di Londra. Verbo Mitja “Verbo” Bombardieri classe ’77, è un artista poliedrico che spazia dalla pittura alle avanguardie elettroniche. Nutrendo particolare attitudine per tutte le arti visive, cresce velocemente nella scuola del graffiti-writing europeo dove le sue opere fanno la differenza tanto da venir invitato a far parte della storica crew Pdb, non che ad essere richiesto per importanti manifestazioni internazionali, per collaborazioni con grandi marchi, o per la realizzazione di opere pubbliche per molti comuni europei. La “celebrazione dello stile”, messaggio principale delle sue produzioni pittoriche, è automaticamente sia veicolo emozionale del proprio vissuto contemporaneo, che estetica del ludico e del sogno nati da quella prima generazione cresciuta con il bombardamento televisivo di cartoni animati e videogiochi, e si va ad inserisce in quella zona posta tra comunicazione massmediatica eterea e concretezza dell’asfalto metropolitano, sintetizzandosi in un segno plastico e deciso. Oltre all’uso delle tecniche pittoriche tipiche della graffiti-culture, introduce nuove regole visive grazie all’utilizzo di computer, proiettori e di un software (il flxer, di cui è co-sviluppatore) spostando le strumentazioni elettroniche dall’interno dei locali, in cui, praticamente una seconda vita, è solito esibirsi come visualartist (non ultima la sua performance al Sonar di Barcellona nel 2006), portandole sulla strada dove le sue “videoincursioni” trovano un pubblico a lui più congeniale: “back to the street”, dove si parla a tutti indistintamente accendendo dei segnali luminosi nel buio della notte, e dove una location si trasforma, diventando parte essenziale della performance visuale. Alice Pasquini Illustratrice e scenografa, è nata a Roma nel 1980. Nel 2004 ha conseguito il titolo di specialista in Arte e Critica d´arte presso la Universidad Computense di Madrid. Nei tre anni trascorsi in Spagna ha lavorato presso il Corte Engles come scenografa per Cortylandia disegnando parchi d´attrazione per bambini in Spagna e Portogallo e ha collaborato con Experimenta, prestigiosa rivista di Illustrazione, grafica e design. In Italia ha lavorato presso il fotografico de Il Venerdì di Repubblica ed è direttore artistico della rivista Greenager. Come illustratrice ha realizzato storyboard, campagne pubblicitarie e manifesti di eventi e festival in collaborazione con diverse agenzie romane. Contemporaneamente al lavoro di illustratrice, non ha interrotto la sua personale ricerca pittorica realizzando con gli acrilici quadri di grande dimensione. Photo Istant Performance: i fotografi di Polaroiders creeranno un Pola-wall, istantaneo e in divenire, interpretando in polaroid l´evento e coinvolgendo così tutti i partecipanti. Polaroiders Il socialnetwork dedicato alla fotografia istantanea www.Polaroiders.it nasce il 21 Giugno 2010. Info: Spazio Concept (www.Spazioconcept.org ) in collaborazione con Urban Painting (www.Urbanpainting.info ), Toylet Magazine (www.Toylet.it ) e Polaroiders (www.Polaroiders.it )  
   
   
MODENA (GALLERIA CIVICA): MOSTRA ANNA MALAGRIDA DAL 3 APRILE AL 19 GIUGNO 2011  
 
La Galleria Civica di Modena inaugurerà sabato 2 aprile 2011 alle 18.00 alla Palazzina dei Giardini (corso Canalgrande 103) la prima retrospettiva italiana dell’artista spagnola Anna Malagrida, coprodotta con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, in collaborazione con la Fundación Mapfre di Madrid, a cura di Isabel Tejeda. Protagonista della scena contemporanea spagnola, presente in numerose personali e collettive in tutta Europa e negli Stati Uniti, Anna Malagrida (Barcellona, 1970) è un’artista che si esprime attraverso la fotografia, il video e l´installazione. Per la mostra che sarà allestita alla Palazzina dei Giardini, prima assoluta dell’artista spagnola nel nostro Paese, Anna Malagrida realizzerà tre opere nuove, una delle quali verrà donata alla Raccolta della Fotografia contemporanea della Galleria Civica. Nel percorso espositivo varie serie di istantanee e alcuni video, oltre a un’installazione dal titolo "La sala de baile" che occuperà l´intera area di ingresso della Palazzina: una forma realizzata in tessuto che allude a un abito di foggia ottocentesca volerà sospesa sotto la cupola, riflessa da alcuni specchi, come a muovere passi di danza. L´installazione riprenderà in chiave contemporanea l´antica destinazione della Palazzina, in origine Casino delle Feste della corte Estense. Non mancheranno alcune serie di immagini fra le sue più conosciute, fra cui "Interiores" (2000-2001), sedici fotografie centrate sui ritratti di persone vicine all’artista e sulla riproduzione di strade e case del villaggio di Mouchotte, o "Vistas Veladas" (2007), con immagini colte durante un viaggio in Giordania di cui è protagonista la città di Amman ritratta dall´alto, dalle finestre di alcuni hotel di lusso. Lavoro complementare a questa serie, anch´esso visibile in mostra, il video "Danza de Mujer", girato nel deserto giordano nel 2007, che riprodurrà l´interno di un rifugio e mostrerà un velo scuro che copre una piccola finestra con il vento che lo muove di tanto in tanto, come una danza. Il "ballo" del velo è una metafora visuale che si riferisce alla condizione della donna nel mondo arabo. Il catalogo, Tf.editores, è in lingua inglese e francese (con testi in italiano in brochure allegata). Nel volume saggi di Rachida Triki, storica dell´arte all´Università di Tunisi, Martin Peran, critico d´arte e professore di storia dell´arte all´Università di Barcellona, testi di Isabel Tejeda, curatrice della mostra, e un´intervista ad Anna Malagrida. Nata a Barcellona nel 1970 Anna Malagrida vive a Parigi dal 2004. Debutta come fotografa nel 1988, anno in cui si iscrive all´Universitat Autònoma de Barcelona, dove in seguito ottiene una laurea in Scienze dell´informazione. Prosegue la sua formazione all´École Nationale Supérieure de la Photographie di Arles (1993). A partire dal 1998 sviluppa una personale poetica in equilibrio fra opacità e trasparenza, intimità ed esteriorità, vita quotidiana e rappresentazione, indagando all´interno delle immagini i limiti fisici e concettuali del visibile. Le sue opere invitano lo spettatore a sperimentare un´esperienza bivalente, al contempo fisica e intuitiva. Una dualità proposta attraverso scenari ricorrenti – la finestra, la frontiera – utilizzati per far dialogare fra loro i diversi spazi e suggerire un´idea sottesa di instabilità o ambiguità. Anna Malagrida sonda il rapporto tra la fotografia e il mondo contemporaneo; emergono nel suo lavoro tracce evidenti di una riflessione costante sull´immagine nell´attualità, i limiti della fotografia e la dualità dello sguardo. La finestra è un motivo chiave della sua poetica, cui l´artista affida un ruolo strategico: è il limite fra interno ed esterno, soglia attraverso la quale invita lo spettatore a entrare in relazione con l´immagine fotografica. Elemento di separazione o frammento capace di unire lembi diversi della realtà, qualche volta è rappresentata anche come semplice vetro trasparente che non interferisce con la nostra percezione, ma prende in altre occasioni un carattere deliberatamente pittorico. Tuttavia non tutto è sempre visibile nel lavoro della Malagrida. Il quadro della finestra implica sempre un fuori campo che invita lo spettatore, durante la contemplazione, a dispiegare la propria immaginazione. Info: Galleria Civica di Modena - Palazzina dei Giardini, corso Canalgrande 103, 41121 Modena – tel. +39 059 2032911/2032940 - fax +39 059 2032932 - www.Galleriacivicadimodena.it - dal 3 aprile al 19 giugno 2011 - inaugurazione 2 aprile ore 18.00 - a cura di Isabel Tejeda - catalogo Tf.editores con saggi di Rachida Triki, Martin Peran, testi di Isabel Tejeda e un´intervista ad Anna Malagrida  
   
   
VOLTERRA: I SAPORI DI VOLTERRAGUSTO - FESTA CON IL TARTUFO MARZUOLO - SABATO 26 E DOMENICA 27 MARZO  
 
Il pregiato tartufo locale protagonista di un fine settimana da non perdere, a braccetto con le altre eccellenze del territorio. Il tutto con la consueta cornice di eventi e iniziative pensate anche per i più piccoli. Sabato 26 (dalle 16 alle 20) E Domenica 27 Marzo (dalle 10 alle 20) ad animare le vie della città sarà ancora una volta il prodotto più rappresentativo di questo splendido territorio, il tartufo, protagonista della 2° Rassegna Del Tartufo Marzuolo E Dei Prodotti Tipici. Già famosa per la pregiatissima varietà bianca, celebrata nella Mostra Mercato a cavallo fra ottobre e novembre, Volterra rende omaggio all´altrettanto nobile, ancorché meno conosciuto, tartufo marzuolo: un signore della tavola tutto da scoprire, che sarà accompagnato negli spazi espositivi da altre tipicità del territorio e da una serie di menu proposti “ad hoc” dai ristoranti volterrani aderenti all´iniziativa. A rendere ancor più ricco il fine settimana ci penseranno come di consueto una serie di iniziative collaterali: fra queste il mercatino “Filiera Corta…della Buona Stagione” (Domenica 27, dalle 10 alle 20), con stand di esposizione e vendita allestiti lungo la centralissima Via Roma dedicati ad altre eccellenze enogastronomiche del territorio, con prodotti di filiera corta e Km zero. Da non perdere per grandi e piccini anche l´appuntamento con “Un Tiro Nel Segno”, un divertente gioco in cui i partecipanti, tutti rigorosamente dotati di costume medievale, dovranno dare prova di abilità – e soprattutto di buona mira – centrando con arco e freccia una serie di bersagli dislocati nel verde del Parco Fiumi: un incontro organizzato in collaborazione con l’Associazione “Spadacroce”, con tanto di classifica e premiazione finale (Domenica 27, Ore 15). I più piccoli saranno inoltre protagonisti di un altro attesissimo momento della rassegna, quello con la seconda edizione del concorso A Macchia D´olio: una iniziativa che ha visto gli studenti delle scuole volterrane parte attiva di un percorso di formazione dedicato alla cultura dell´olio extravergine di oliva e alla valorizzazione del territorio, che si è concluso con la produzione di una serie di elaborati a tema. Lavori che durante il fine settimana resteranno in mostra presso lo spazio espositivo di Via Turazza: la proclamazione dei piccoli vincitori si svolgerà invece Domenica 27, alle Ore 18, presso la Sala del Maggior Consiglio di Palazzo de´ Priori. Un appuntamento organizzato in collaborazione con l´Istituto Comprensivo di Volterra, la Camera di Commercio di Pisa, il Comune di Volterra e il Comitato Filiera Corta Agroalimentare del Volterrano. Per aggiornamenti ed informazioni relative al programma è sempre possibile consultare il sito www.Volterragusto.com  (mail: info@volterragusto.Com), o contattare il Consorzio Turistico “Volterra, Val di Cecina, Val d’Era” allo 0588-86099 (mail: info@volterratur.It). I sapori di Volterragusto è organizzata da Associazione Tartufai della Val di Cecina, Comitato Filiera Corta del volterrano, con il Patrocinio del Comune di Volterra e Camera di Commercio di Pisa  
   
   
TRA LE INIZIATIVE PER CELEBRARE I 150 DELL’UNITÀ D’ITALIA, AL SANTA MARIA DELLA SCALA LA MOSTRA-EVENTO CHE SPOSA LE ARTI ALLE NUOVE TECNOLOGIE CON “L’ANIMA E LA MUSICA”, IL MUSEO SI TRASFORMA IN UN’ESPERIENZA EMOTIVA  
 
A Siena, fino al 19 giugno, un viaggio nell’esperienza romantica e nell’età del Risorgimento attraverso dipinti, musica ed elaborazioni multimediali Entrare in un museo e trovarsi immersi nelle sale di una casa ottocentesca, ricostruita attraverso suggestioni multimediali di grande impatto, dipinti e oggetti di arredamento collocati come in origine, negli ambienti principali: dalla biblioteca al salotto, dal giardino d´inverno all’“alcova dell´amore”. Diventare come per incanto, i protagonisti di un viaggio virtuale nell’età romantica e risorgimentale, dove rivivono i personaggi e la letteratura dell’epoca ed essere come rapiti dalle musiche di notturni, mazurche, ballate, polacche, valzer, preludi e concerti, che accompagnano il percorso. Infine, sentirsi fatalmente attratti dalle campane sonore che riproducono le voci narranti di poeti e viaggiatori, come dal canto di una sirena. In una parola, coinvolti, partecipi emotivamente di un’esperienza che riesce a farci vivere gli spazi museali, in un modo completamente nuovo. Accade a Siena, grazie alla mostra - evento “L’anima e la musica”, allestita nel Complesso Museale Santa Maria della Scala, fino al 19 giugno. Un’esposizione a cura di Sergio Carrubba, Orietta Rossi Pinelli e Roberto Venuti, promossa dal Comune di Siena e dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, che in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell´Unità d´Italia, racconta l’esperienza romantica e l’età del Risorgimento, attraverso dipinti, documenti e musica, valorizzati da elaborazioni multimediali di grande impatto emotivo, che offrono al pubblico uno straordinario spaccato della realtà storica e culturale dell’Europa dell’Ottocento. Nell’esposizione senese, la pittura, la musica e la letteratura si fondono attraverso la narrazione multimediale. Il percorso nella mostra - la cui parte musicale è a cura di Fabio Pianigiani e il cui allestimento è a cura di Andrea Milani - è concepito come una vera e propria esperienza multisensoriale, che coinvolge oltre alla vista anche l´udito. Insieme alle opere originali tra cui spiccano quelle di Fussli e Ingres, Blechen e Friedrich, Constable, Vernet e Caffi, compaiono in successione e su schermi al plasma, alcune opere virtuali, attraverso un gioco di proiezioni e stampe serigrafiche davvero suggestivo, che sollecita il visitatore a spostare l’esperienza della visita alla mostra, ben oltre i confini perimetrali del museo. La rilettura del Romanticismo avviene attraverso il prisma dei generi musicali dell’epoca e del loro intreccio con i temi propri della cultura e della sensibilità romantica. La musica ha un ruolo dominante nel percorso espositivo. Non è semplicemente posta in sottofondo, ma si offre al pubblico come un richiamo esplicito e costante alle grandi figure della cultura romantica da Schubert a Mendelsshon, da Schumann a Liszt, da Wagner a Verdi. Sulle pareti degli ambienti della casa ottocentesca, scorrono le immagini virtuali di alcuni dei momenti più innovativi della ricchissima stagione culturale del Romanticismo - di cui la rivoluzione europea del 1848, la «primavera dei popoli» rappresenta il momento più emblematico. Una stagione diventata anche il contesto culturale e politico entro cui si innesta il Risorgimento italiano, testimoniato in mostra dai riferimenti ad alcuni episodi particolari, come la presenza di Verdi a Milano all’indomani delle Cinque giornate e la visita che Garibaldi fece a Manzoni, che arrivano dopo il lungo soggiorno italiano di Shelley e Byron in Italia e di un altro soggiorno significativo, quello di Stendhal a Milano, dove lo scrittore francese iniziò il suo celebre “De l’Amour”. Proprio per il suo intreccio tra arte, musica e letteratura “L’anima e la musica”, promossa dal Comune di Siena e dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, si offre in modo innovativo al pubblico con l’obiettivo di parlare anche a chi del Romanticismo ha una memoria che risale agli anni della scuola, rinnovando curiosità e suggerendo nuovi percorsi ed interpretazioni. La Delegazione Fai di Siena parteciperà alla mostra con il progetto “Apprendisti Ciceroni al Museo” che vede la scuola coinvolta in un servizio culturale per il pubblico. Alcune classi di studenti senesi opportunamente preparate dai loro insegnanti e dalle strutture educative del Santa Maria della Scala, accompagneranno gruppi di visitatori provenienti da altre scuole, dall’Università per Stranieri, dalle Contrade, dalla cittadinanza senese stessa ecc. Nel percorso espositivo, illustrando il contesto culturale politico che guida la mostra e le singole opere esposte. La mostra “L’anima e la musica”, a cura di Sergio Carrubba, Orietta Rossi Pinelli e Roberto Venuti e promossa dal Comune di Siena e dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena resterà aperta dal 12 marzo al 19 giugno 2011 dalle 10,30 alle 19,30 tutti i giorni compresi i festivi presso il Complesso museale Santa Maria della Scala. Con il biglietto della mostra, si entrerà con il biglietto ridotto nel Museo Civico di Siena e viceversa. Catalogo Silvana editoriale. Per informazioni, tel. 0577 534511 o 0577 534501  
   
   
PARMA: UN FINE SETTIMANA NEL SEGNO DEL FAI  
 
Doppio appuntamento nel Parmense: sabato 26 al Museo del Risorgimento Luigi Musini di Fidenza e domenica 27 alla scoperta del delizioso borgo medievale di Casacca Tornano il 26 e 27 marzo le Giornate Fai di Primavera, il tradizionale appuntamento con cui il Fai, Fondo per l’ambiente italiano, guida i visitatori alla scoperta di meraviglie più o meno note del territorio. Anche quest’anno l’appuntamento per il Parmense è doppio: sabato 26 a Fidenza, con una giornata dedicata al Museo del Risorgimento Luigi Musini e alla sue mille sorprese, perfettamente in tema con i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, e domenica 27 a Casacca, alla scoperta del piccolo borgo medievale che sorge appena sopra Ghiare di Berceto. L’iniziativa è realizzata dalla delegazione di Parma del Fai. L’appuntamento di sabato è organizzato con il supporto del Comune di Fidenza, quelli di domenica con la Provincia di Parma e con la Sezione parmense del Club Alpino Italiano, in accordo con il Comune di Berceto e con il sostegno di Banca Monte Parma, e con la collaborazione della proprietà del borgo di Casacca. “Il Fai anche questa volta ha colto nel segno, scegliendo due luoghi pregevoli del nostro territorio, ancora troppo poco conosciuti – ha detto il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, aprendo la presentazione dell’iniziativa questa mattina al Parma Point -. Il museo di Fidenza contiene cimeli originali di grande interesse, che permettono di conoscere un pezzo della nostra storia, una storia che nel Risorgimento affonda radici importanti: non dimentichiamo che Musini con un gruppo di parmigiani ha partecipato alla spedizione dei Mille. Domenica poi quella che il Fai propone è la scoperta di un angolo straordinario del nostro territorio, il borgo di Casacca che era andato in disuso e si trovava in uno stato di abbandono totale, e grazie allo sforzo di privati è stato recuperato”. “Il Fai in questi anni ha dato un contributo straordinario nel valorizzare il patrimonio culturale, artistico e ambientale del nostro Paese e quindi anche della nostra provincia, permettendo ogni anno di recuperare e far scoprire luoghi preziosi – ha affermato l’assessore provinciale al Turismo Agostino Maggiali -. Inoltre, svolge un’importante azione di sensibilizzazione, insegnando ai cittadini a rispettare, salvaguardare e a voler bene al territorio in cui vivono”. Le giornate Fai di primavera sono quindi lo specialissimo “invito alla visita” che ormai da quasi vent’anni il Fai rivolge agli italiani: un invito alla scoperta delle bellezze del nostro Paese che si trasforma ogni volta in una profonda e collettiva manifestazione d’affetto, di orgoglio e di identità nazionale. “Anche nel Parmense facciamo ciò che il Fai fa nel resto d’Italia: mostrare quei luoghi un po’ nascosti, segreti e a volte anche esemplari, come è la storia di Casacca – ha spiegato la responsabile della delegazione di Parma del Fai Laura Casalis Ricci -. Bisogna pensare all’Italia come a una grande proprietà di tutti, una madre che va rispettata e protetta: solo così le generazioni future potranno conoscere il nostro grande patrimonio e esserne orgogliosi”. “Il significato vero del Fai è contenuto nella parola stessa, “fai” può essere anche letto come un invito ad agire – ha aggiunto il sindaco di Berceto Luigi Lucchi -. Il governo è rappresentato da ogni amministratore pubblico, per cui ognuno ha la responsabilità ed è chiamato a fare il proprio dovere: tutti dobbiamo quindi cogliere questa esortazione a fare per valorizzare il territorio in cui viviamo”. Sabato 26, per rendere omaggio al 150° dell’Unità d’Italia, gli esperti del Fai accompagneranno tutti gli interessati a visitare il Museo del Risorgimento Luigi Musini di Fidenza, all’interno dello storico ex Palazzo delle Orsoline: una ricostruzione di un secolo e mezzo della nostra storia, dall’epoca napoleonica all’avvento della Repubblica. Il tema centrale è suggerito dal primo Risorgimento e dalla figura di Garibaldi. A questo proposito va segnalata una curiosità: il museo possiede una delle pochissime copie dell’Album dei Mille, con le foto di tutti coloro che salparono da Quarto con Garibaldi. Ciceroni e guide saranno a disposizione di chi vorrà fare la visita al Museo, all’Oratorio che si trova nello stesso edificio e al Collegio dei Gesuiti. (Dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 17,30. Non occorre prenotare). Per la giornata di domenica 27 il Fai offre anche quest’anno ai visitatori un’escursione suggestiva: un’opportunità che permetterà loro di apprezzare l’antico borgo di Casacca, ma anche le emergenze storiche, artistiche, architettoniche e naturalistiche dei dintorni. Il borgo di Casacca, eccezionalmente aperto per il Fai grazie alla disponibilità dei proprietari, è stato ricondotto a nuova vita attraverso anni di restauro che gli hanno restituito tutto il suo fascino. La gita di domenica sarà una vera e propria sorpresa per chi vorrà passare qualche ora in un angolo del nostro Appennino. Vi si potrà infatti trovare musica, un mercatino di prodotti tipici organizzato dalla Coldiretti, visite e spiegazioni che ripercorreranno le vicissitudini del minuscolo insediamento, e nel pomeriggio ci sarà una golosa merenda per tutti. Data l’impossibilità di raggiungere Casacca in auto, il Fai ha organizzato, con il sostegno della Provincia di Parma, di Banca Monte e del Comune di Berceto, un servizio di bus navetta Ghiare-casacca. Per chi invece preferisse raggiungere Casacca a piedi saranno a disposizione alcuni soci del Cai. “Alcuni nostri soci accompagneranno chi vorrà in una piacevole e non impegnativa camminata, di circa due chilometri, che porterà da Ghiare fino a Casacca - ha spiegato il presidente del Cai Fabrizio Russo -. In questo modo tutti potranno apprezzare anche le bellezze naturalistiche della nostra montagna”. Il Cai proporrà anche un’escursione più lunga e impegnativa, della durata di circa 4 ore, tra le bellezze naturalistiche della zona. Nel corso della giornata sarà possibile spostarsi anche a Berceto, dove si potranno visitare il Duomo e il suo Museo sotto la guida del parroco, monsignor Bertozzi (alle 12,30 e alle 16), e dove si potrà passeggiare per le antiche vie del paese fino alle pittoresche rovine del Castello, che fu dei Rossi di San Secondo. Sabato e domenica gli iscritti Fai potranno godere di corsie preferenziali nelle eventuali code, esibendo la tessera Fai. Alla presentazione di questa mattina erano presenti tra gli altri, il responsabile Servizio Enti di Banca Monte Parma Giuseppe Caltabiano e Annarosa Piombi che insieme a Rodolfo Cavandoli ha “strappato alla rovina” il borgo di Casacca. Www.fondoambiente.it  info@parmapoint.It    
   
   
CATANIA (EX MONASTERO DEI BENEDETTINI): LA COLLEZIONE DI FILIPPO E ANNA PIA PAPPALARDO (OPERE DAL 1950 AL 2011) A CURA DI DANIELA VASTA – INAUGURAZIONE SABATO 2 APRILE 2011, ORE 17.30 - 4/30 APRILE 2011  
 
È la collezione di Filippo Pappalardo, una delle più prestigiose ed ampie in Sicilia, la protagonista assoluta della mostra intitolata “L’arte c’è quando, malgrado, si ride. La collezione di Filippo e Anna Pia Pappalardo (opere dal 1950 al 2011)” ospitata presso la straordinaria cornice settecentesca dell’ex Monastero dei Benedettini a Catania. Le sessanta opere – realizzate nelle tecniche più diverse dall’olio su tela all’acquerello su carta, dalla fotografia all’installazione – rimangono esposte dal 4 al 30 aprile 2011 e sono frutto di un’accurata selezione, operata dalla curatrice Daniela Vasta, delle oltre 800 opere di cui la collezione Pappalardo si compone. Per la prima volta, una parte sinteticamente rappresentativa della collezione può essere fruita dalla città. L’iniziativa è promossa dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, in collaborazione con le Biblioteche Riunite “Civica e U. Recupero” e con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania e della Fondazione Puglisi Cosentino. Il titolo della mostra, apparentemente bizzarro, trae spunto da un’opera di Joseph Beuys che, in una sorta di ironico metadiscorso sull’arte, prova a riflettere sulla funzione e sui compiti dell’artista nel mondo contemporaneo, lavoro che pure fa parte della raccolta del collezionista siciliano. Le opere esposte illustrano alcune tra le principali correnti artistiche del Xx secolo per arrivare alle tendenze più contemporanee. Molti gli artisti in mostra: Abramovic, Alviani, Baj, Beecroft, Burri, Capogrossi, César, Chia, Christo, Cucchi, De Chirico, Fautrier, Fontana, Guttuso, Kapoor, Kounellis, Lewitt, Manzù, Mathieu, Paladino, Pivi, Rotella, Sassu, Schifano, Schnabel, Spalletti, Vasarely, Vedova, solo per citarne una piccola parte. Tra i lavori di particolare rilevanza e interesse si ricordano: Superficie Cp/200 di Giuseppe Capogrossi del 1953, uno dei capisaldi della collezione, Cellotex di Burri del 1980 su cui esplode il cromatismo del nero e del rosso, un Senza titolo di Mimmo Paladino del 1992 che esprime mirabilmente il mistero dell’uomo nel passato e nel presente, e il rarissimo Archimede a Broadway di Jannis Kounellis. Tra i contemporanei, altre presenze importanti: Vanessa Beecroft, presente con due lavori, Vb36.267.vb e Vb62.72.dg.vb, Marina Abramovic con una fotografia della performance Balkan Baroque della Biennale di Venezia 1997, e un bellissimo lavoro di George Baselitz del 2005 intitolato Cavaliere. L’incontro di Filippo Pappalardo con l’arte risale all’infanzia e diventa, con il tempo, fattore di condizionamento imprescindibile: “Il rapporto con le mie opere è continuo e irrinunciabile – afferma il collezionista – mi accompagnano e me ne sento il custode più che il proprietario”. Dall’ammirazione giovanile per Sironi, Campigli, De Chirico, Accardi, Guttuso, il suo gusto si evolve in modo naturale verso il contemporaneo, evoluzione che ha per tappa fondamentale la performance di Marina Abramovic “Balkan Baroque” alla Biennale di Venezia del 1997. Filippo e Anna Pia Pappalardo appartengono a quel gruppo ristretto di collezionisti che non si lascia influenzare dalle mode e hanno così dato vita ad una collezione di notevole apertura, al di fuori di dinamiche puramente speculative o di mera affermazione sociale. Il farmacista catanese ha collezionato arte seguendo una logica storica – la raccolta racconta compiutamente il percorso che l’arte, e la pittura in particolare, ha seguito negli ultimi sessant’anni – e autobiografica, poiché ogni pezzo si lega indissolubilmente alla sua vita – e alla sua terra – e sono, come lui stesso afferma, “pagine dello stesso libro, versi di un’unica poesia”. È un collezionismo “emotivo” quello di Filippo Pappalardo che concepisce l’arte non per essere chiusa in caveau ma per farla vivere intorno a sé. Tutti i pezzi della collezione sono infatti esposti, raggruppati per movimenti o temi, in tre spazi quotidianamente vissuti dalla famiglia Pappalardo. È in questo spirito di godimento dell’arte per sé e per gli altri che s’inserisce l’esposizione catanese che è la risposta generosa ad un invito avanzato dall’Università di Catania. A corredo della mostra, viene proposta una pubblicazione a carattere scientifico, edita da Giuseppe Maimone Editore con testi di Enrico Iachello, Preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Catania, Daniela Vasta, docente di Storia dell´arte contemporanea dell´Università di Catania, e Valentina Lucia Barbagallo, curatrice del volume “Vivere con (l’)arte. Dalla collezione di Filippo e Anna Pia Pappalardo 60 opere per 60 anni (1950 - 2010)”. Info: Ex Monastero dei Benedettini, Sala “Vaccarini” ed ex cucine - Piazza Dante, 32, Catania - Biblioteche riunite Civica e Ursino Recupero tel. 095.316883 - Officine culturali 095.7102767  
   
   
BELLINZONA (MUSEO VILLA DEI CEDRI): PAROLE & FIGURE16 APRILE | 17 LUGLIO 2011  
 
parole & figure è una mostra che può essere considerata “libro con le pagine aperte sulle pareti”. In programma al Museo Villa dei Cedri di Bellinzona (Ch) dal 16 aprile al 17 luglio 2011, la nuova esposizione del museo svizzero pone al centro della propria indagine la relazione fra l’immagine e il testo. La rassegna, ospitata nell’affascinate dimora ottocentesca - oggi divenuta museo attento ai linguaggi dell’arte contemporanea - percorre lo spazio in cui confluiscono la pittura e la scrittura. Un territorio dai contorni ambivalenti in cui dipinti, collages, disegni e libri d’artista rivelano l’avvincente dialogo che si crea quando l’immagine diventa parola espressiva e la parola si fa immagine. La scrittura, infatti, se sottratta dal suo ruolo puramente verbale, può assumere lo stesso valore della figura. Entrambe possono essere considerate materie simili; modalità espressive in grado di convivere e capaci di generare immagini nuove. Con una selezione di oltre un centinaio di opere, si compone nelle sale del museo un flusso inaspettato di figure, lettere e cifre. Risalta la mano dell’artista che dipinge, disegna, traccia, scrive liberando il gesto che scioglie le linee; che fa nascere figure e lettere con l’effetto di colori ravvivanti. Parole & figure è curata Matteo Bianchi che – dopo il successo di arte e natura (2009) e collage (2011) - conclude il trittico di rassegne collettive a tema realizzate per il Museo Villa dei Cedri. L’esposizione si apre con un omaggio al grande scrittore e poeta francese Michel Butor. Considerato uno degli esponenti culturali più importanti del Novecento, Butor intrattiene da tempo un rapporto privilegiato con l’immagine. I suoi testi, scarsamente interessati alle vicende del personaggio, si soffermano invece sulla minuziosa descrizione degli oggetti e della realtà esterna - quasi si avvalesse di una macchina fotografica - nell’intento di evidenziare la condizione dell´uomo nella società moderna. La sua scrittura, ispirata dall’opera di vari artisti, è qui “illustrata” dagli arazzi di Georges Badin, dalle steli di Jacques Clerc e in particolare dalle carte di Pierre Alechinsky, pittore amico della scrittura. Nelle tele degli autori le frasi, che vengono sovrapposte da Butor , divengono elementi espressivi che influenzano la materia e ne moltiplicano e arricchiscono gli esiti della lettura. Con ampio spazio, la mostra si apre inoltre ai segni di Henri Michaux, pittore e poeta, a cui si unisce la presenza delle parole su carta di Jiri Kolar. La trama letteraria di Ruggero Savinio – figlio di Alberto e nipote di De Chirico – è percorsa da una vena malinconica, con ironia sottile, mentre i testi dipinti da Emilio Tadini rappresentano le figure e le cose della nostra vita quotidiana. Presenti anche artisti ticinesi come Fernando Bordoni, l’illustratore Imre Reiner, Jean-pierre Schneider, Jan Voss e i due scultori Jaume Plensa e Etienne Viard i quali compongono una varietà di soluzioni espressive legate alla lettura, al libro e in genere sensibili e attente al dialogo perenne fra il disegno e la poesia, fra il testo e l’immagine. Il catalogo edito da Pagine d’Arte riflette il carattere “bilingue” dell’esposizione: riunisce parole e figure degli scrittori e degli artisti chiamati a partecipare alla rassegna. Info: Museo Villa dei Cedri - Piazza San Biagio 9 - 6500 Bellinzona (Ch) - Tel. + 41 (0)91 821 85 20 - -museo@villacedri.Ch  - www.Villacedri.ch  
   
   
COLLEZIONE CHRISTIAN STEIN A LUGANO. UNA STORIA DELL’ARTE ITALIANA AL MUSEO CANTONALE D´ARTE, LUGANO  
 
Il Museo Cantonale d’Arte di Lugano presenta fino al 22 maggio 2011 l’esposizione Collezione Christian Stein. Una storia dell´arte italiana, una selezione di circa cento capolavori dell´arte italiana del dopoguerra. La mostra è realizzata in coproduzione con l´Ivam, Institut Valencià d’Art Modern di Valencia. L’iniziativa si iscrive nella linea espositiva del Museo Cantonale d’Arte dedicata al collezionismo e, al contempo, in quella rivolta all’arte italiana dagli anni Cinquanta ad oggi. La Galleria Christian Stein La Galleria Christian Stein fu fondata da Margherita Stein nel 1966 a Torino dove iniziò da subito a rappresentare, tra gli altri, quegli artisti che furono poi inscritti nella fortunata denominazione di Arte povera, formulata da Germano Celant. Aprì in seguito, negli anni ottanta, nuovi spazi a Milano e, per qualche stagione, a New York. La Galleria è tuttora attiva a Milano. Margherita Stein, nota con il nome di Christian, scomparsa nel 2003, fu un’esponente di spicco della tradizione dei galleristi-collezionisti, preferì infatti conservare le opere che più la appassionavano piuttosto che limitarsi ad alimentare il mercato dell’arte. A caratterizzare la sua attività fu, inoltre, lo straordinario rapporto instaurato con gli artisti, amicizie rimaste intatte per quarant’anni. La sua avventura nel mondo dell’arte ebbe inizio a Torino nella Galleria di Via Teofilo Rossi per proseguire nella casa-galleria di Piazza San Carlo. Qui si tenevano incontri quotidiani tra Christian Stein e gli artisti. Boetti e Paolini furono i primi ad esporre insieme a Manzoni e a Fontana. Tutti, o quasi tutti, coloro che daranno vita all´Arte povera frequentarono la Galleria. La signora Stein, pur ovviamente informata sull’arte americana e tedesca già ben presente nell´Italia degli anni settanta, preferì la complicità dei "suoi" artisti. L´arte italiana divenne il suo mondo. Furono le conversazioni con Mario Merz, Luciano Fabro o Giulio Paolini, per citarne solo alcuni, a nutrire la sua quotidianità; non mancarono certo le discussioni, ma la sua condivisione fu sempre rinnovata. Le opere rimasero con lei: ad esempio, tenne con sé l’intero nucleo di lavori con cui Alighiero Boetti realizzò la sua prima personale in Galleria, nel 1967. Più tardi Giuseppe Penone, Gilberto Zorio, Giovanni Anselmo e Claudio Parmiggiani esporranno regolarmente. Remo Salvadori e Domenico Bianchi furono chiamati a rappresentare la generazione successiva, quella degli anni ottanta. L’esposizione In mostra sono presenti circa cento opere selezionate tra le molte, raramente esposte o, al contrario, cedute in seguito ai migliori musei del mondo. Cento opere che evocano e ripercorrono la storia della Collezione Stein, mitica narrazione di un momento irripetibile della storia culturale europea. L’esposizione propone monocromi di Manzoni e Lo Savio, sculture di Melotti, tagli di Fontana, una scultura di Colla, cementi armati di Uncini, "manifesti" di una nuova radicalità, che narrano gli anni cinquanta e sessanta di una Italia intrisa di storia classica e, al contempo, immersa nella contemporaneità del dopoguerra e del boom economico. Una collezione attraverso cui scoprire l’arte italiana nei suoi aspetti emblematici: l’eredità e le relazioni con le avanguardie storiche, le risposte all’ascesa dell´arte americana, un modo radicalmente diverso, peculiarmente italiano, di guardare alla storia dell’arte e di vivere la cultura dell’epoca. L’esposizione evoca una stagione in cui la visione degli artisti corrispondeva a quella degli allora rari collezionisti, un’epoca nella quale l’intenso incontro con un´opera poteva trasformare una gallerista in collezionista attenta a conservare per le generazioni successive la funzione testimoniale dell´arte. La mostra offre al pubblico un´occasione per riflettere sul sistema dell´arte, sulle possibili modalità di coltivare una collezione, ma soprattutto propone un percorso tra capolavori di grande vibrazione emozionale e di profondo rigore intellettuale