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Notiziario Marketpress di Lunedì 21 Marzo 2011
VIDEO MESSAGGIO DEL PRESIDENTE BARROSO IN OCCASIONE DEL 150° ANNIVERSARIO DELL´UNITÀ D´ITALIA  
 
 Bruxelles, 21 marzo 2011 – Di seguito il testo del video messaggio del Presidente della Commissione europea Barroso in occasione del 150° anniversario dell´Unità d´Italia: “Mi rivolgo oggi con piacere a tutti gli italiani, per rallegrarmi con loro nella ricorrenza del 150° anniversario dell´Unità d´Italia. Questa data, rappresenta non solo un avvenimento cruciale nella storia dell´Italia, ma anche una conquista per l´intero continente europeo. L´italia ha da sempre legato il proprio destino a quello dell´Europa. La sua lunga e ricca storia, il suo immenso patrimonio artistico e culturale hanno contribuito in maniera decisiva alla formazione dell´identità europea. Ogni volta che vengo in Italia, colgo l´occasione per rendere omaggio a questo patrimonio, unico al mondo. In tempi più recenti, grazie al grande spirito europeista e al suo ruolo chiave di Stato fondatore, l´Italia è diventata protagonista anche della costruzione della casa comune europea. Ora, di fronte alle grandi sfide del Xxi secolo, un´Europa forte e unita ha più che mai bisogno di un´Italia forte e unita. Il suo impulso, la creatività e la passione delle sue istituzioni, delle sue imprese, della sua società civile e dei suoi cittadini costituiscono una risorsa fondamentale. Anche l´Italia ha più che mai bisogno dell´Europa. Come dimostrano i più recenti sviluppi globali, è solo insieme, e in uno spirito di reciproca solidarietà e di responsabilità, che si trovano le soluzioni ai problemi che ci affliggono; è solo insieme che possiamo sperare di vincere le sfide che ci attendono. La Commissione europea, ed io personalmente, siamo convinti che l´Italia continuerà a giocare un ruolo di primo piano, con lo stesso spirito d´iniziativa e di dedizione che l´hanno sempre contraddistinta. Auguro a tutti gli amici italiani di celebrare con gioia questo giorno di festa.” http://ec.Europa.eu/avservices/video/videoplayer.cfm?ref=i069267    
   
   
DISCORSO DEL VICE PRESIDENTE TAJANI IN OCCASIONE DEI 150 ANNI DELL´UNITÀ D´ITALIA  
 
Bruxelles, 21 marzo 2011 – Di seguito il discorso del Vice Presidente Tajani fatto il 17 marzo in occasione dei 150 anni dell´Unità d´Italia: Signor Ambasciatore, Signore, Signori, Vorrei prima di tutto, in questa giornata di festa, inviare un deferente ossequio al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, garante dell´unità nazionale. Egli ha fortemente voluto le celebrazioni del 150° anniversario dell´Unità d´Italia. Vorrei esprimere l’orgoglio con cui, oggi, mi trovo qui a celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. E sono convinto che è con orgoglio che gli Italiani, che si trovano oggi nel nostro Paese e in tutto il mondo, dovrebbero ricordare i 150 anni insieme. Stasera vorrei ripercorrere con voi una storia che unisce non solamente un Paese, ma due idee: l´idea d´Italia e l´idea d´Europa. I protagonisti sono le donne e gli uomini che hanno contribuito a costruire questo legame per cui la storia d´Italia e la storia d´Europa si intrecciano in modo indissolubile. E se oggi esiste un´Europa economica e politica molto lo si deve al contributo dell´Italia. Il 17 Marzo 1861 è il giorno in cui l’Italia s’è desta. Il re Vittorio Emanuele Ii assume il titolo di Re d’Italia. Durante il discorso della Corona a Palazzo Carignano a Torino il Re, che aveva rappresentato il punto di riferimento per le molteplici anime del Risorgimento, mette nelle mani del parlamento “l’unità politica, sospiro di tanti secoli”. Nel primo Parlamento dell’Italia unita, le parole di quei giorni, in cui si vota il decreto reale che proclama la nascita dell’Italia, richiamano un’eco lontana. L’italianità, infatti, non fa solamente 150 anni, ma è molto, molto più antica. Mi riferisco almeno al periodo fra il 1000 e il 1200 quando riscopriamo quell’identità comune incarnata, da valori comuni come quello della famiglia, della proprietà privata e da forme di organizzazione politica come il municipalismo. In realtà nei Comuni si esprime la democrazia diretta, la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. E questo è un altro dei contributi degli italiani e dell´Italia alla costruzione della civiltà europea. Ed è proprio il sentirsi parte di una civiltà che caratterizza la nostra identità. Il richiamo a Roma è, in questo senso, emblematico. Non è solo la capitale dello Stato unitario, ma è più significativamente il centro della nostra civiltà. Senza contare, poi, l´enorme influsso della tradizione giuridica del diritto romano che permea il nostro ordinamento e tutti gli ordinamenti continentali. Ma in Italia, per le nostre particolari vicende storiche, non ci sono solo Roma e la Grecia antica, ma anche la componente germanica, quella slava, quella mediterranea, nelle sue declinazioni francese, spagnola e araba. E quella giudaica dove affondano le nostre radici, tragicamente rinnegate non solo nel secolo passato. La presenza di tutte queste componenti ci proietta inevitabilmente verso l´Europa unita e forte delle sue diversità. C´è un´altra tradizione che lega a doppio filo l´Italia e l´Europa: la tradizione cristiana. E vorrei parlarne non tanto in termini religiosi quanto squisitamente culturali e sociali. Nell´amalgama di particolarismi presenti in Europa, il cristianesimo rappresentava ancora secoli prima dell’anno Mille l´universalità che Roma aveva rappresentato nell´età antica. Non a caso festeggiamo San Benedetto da Norcia come patrono d´Europa. Il monachesimo benedettino ha diffuso in Europa una cultura comune, una cultura sí cristiana, ma che ha avuto il grande merito, grazie ai monaci copisti, di recupere i grandi classici greci e latini che sono l´altra grande base comune europea. Ma non solo, i monasteri benedettini diffondevano in tutta Europa nuove tecnologie agricole, nuove strutture architettoniche, nuove espressioni artistiche. Nei secoli successivi la cultura italiana diventerà la vera ispiratrice della cultura europea. Uomini come Dante, Leonardo e Caravaggio sono tra gli esempi più noti di una cultura italiana cui gli Europei si ispiravano. L’italia culturale faceva parte della coscienza europea. Non a caso Goethe nel suo viaggio in Italia scrive a proposito del nostro Paese: “Eccomi qui adesso tranquillo e, a quanto pare, placato per tutta la vita. Giacchè si può dir davvero che abbia inizio una nuova vita quando si vedono coi propri occhi tante cose che in parte già si conoscevano minutamente in ispirito. Tutti i sogni della mia gioventù li vedo ora vivere, tutto è come me l’ero figurato, e al tempo stesso tutto nuovo”. Per motivi profondamente storici e culturali, nel nostro paese, a differenza che altrove, l´appartenenza ad un organismo sovranazionale, seppur speciale come l´Unione Europea, non rappresenta una perdita di sovranità, ma un arricchimento. Si tratta di un arricchimento che è non solo ideale, ma soprattutto concreto. Cosí concreto che si riflette a livello di scelte politiche. Il binomio libertà-giustizia sociale su cui è fondato il processo di integrazione europea e su cui l´Unione europea intende costruire il suo futuro è, se ci pensate, il più importante obiettivo per il nostro paese. Rappresenta infatti la possibilità di portare a termine l´unificazione reale, di includere il Mezzogiorno nel futuro dell´Europa. 150 anni fa riproponevamo sul nostro territorio la varietà e la ricchezza dei paesi europei che ci avevano dominato per secoli. L´unificazione è stata il frutto della lungimiranza di alcuni grandi italiani. D´altronde, come si diceva già allora all´indomani del Risorgimento, e come si puó tranquillamente dire oggi guardando all´Unione Europea, l´unità era anche una conquista degli italiani su se stessi e non solo su dominatori stranieri. Allora come oggi, bisognava vincere resistenze esterne ed interne. Certo, i risultati non corrispondono mai alle aspettative e aver unificato un paese era solo il primo passo. Quindi, bisognava, rimboccarsi le maniche, lavorare, unificare sistemi produttivi molto diversi, unificare le organizzazioni amministrative, le finanze regionali, unificare una classe politica, unificare le monete, per non parlare delle lingue parlate dal popolo. Le analogie con la costruzione dell´Europa unita sono talmente evidenti e le difficoltà iniziali quasi identiche. E anche i protagonisti erano molto simili. In quel momento Camillo Benso conte di Cavour, di formazione londinese, parigina e ginevrina, dava respiro europeo alla politica estera del Regno di Sardegna e contemporaneamente dava respiro europeo ad una rivoluzione liberale, sapendo cogliere il favore dell´opinione pubblica inglese e alleandosi con un altro grande sognatore europeista, Napoleone Iii. L´idea d´Europa ha, poi, fra i suoi più illustri precursori, un protagonista del Risorgimento italiano, Giuseppe Mazzini. Mazzini concepí già allora con la creazione della Giovine Europa il sostrato libertario sul quale doveva fondarsi una federazione di nazioni amiche. Mentre tramonta la generazione dei miti del Risorgimento, nasce l’Italia industriale. Nasce una nuova borghesia, una nuova classe imprenditoriale con figure di spicco come Pirelli, Agnelli, Olivetti e Marzotto. E cambiano i rapporti economico-sociali. Comincia a formarsi una coscienza operaia che porta avanti un dibattito proficuo sul socialismo, in linea con quanto avviene in tutta Europa. Nello Stato monoclasse, in quell’Italia liberale consegnataci dalla classe politica storica dell‘800, cominciano a nascere i partiti politici di massa. L’italia si avvicina in quegli anni alle grandi democrazie europee. Ma in questo periodo vi sono luci ed ombre: il giovane Stato non riesce ad incanalare in una forma democratica le spinte che provengono dalla società ed è proprio per una mancata gestione dei nuovi rapporti sociali che perdiamo la libertà. Sono gli anni della dittatura, della Ii guerra mondiale, delle leggi razziali. In quegli anni, tuttavia, non tutti gli italiani rinunciano ai loro ideali di libertà e democrazia. Quegli italiani rappresentarono allora quel seme sotto la neve che una volta finita l´ubriacatura ultranazionalista potè rifiorire. La chiusura definitiva con quel passato di negazione della libertà si ha con le elezioni libere del 1946. Queste rappresentano non solo la rinascita della vita democratica, ma soprattutto un’altra tappa dell’unificazione del nostro paese. L’altra metà dell’Italia può finalmente andare al voto. Mi riferisco alle italiane che daranno anche in Assemblea Costituente il loro contributo fondamentale. Voglio qui ricordare i nomi di due italiane che con il loro l’impegno e la determinazione hanno dato lustro alla cultura e alla scienza italiane nel mondo. Sto parlando di Grazia Deledda e Rita Levi Montalcini, premi Nobel per la letteratura e per la medicina. La fine della seconda guerra mondiale ci ha catapultati in un mondo completamente diverso, in cui lo Stato-nazione ha cominciato a cambiare profondamente. E´ cosí che è rientrata in scena un´idea istituzionale più in sintonia con la nostra civiltà: l´idea dell´Italia protagonista della costruzione europea. L´idea che in poco più di mezzo secolo un gruppo di paesi, via, via allargatosi, in virtù di una progressiva integrazione prima economica poi politica, riportasse l´Europa tra i maggiori protagonisti della scena mondiale, dopo la tragedia della guerra e delle dittature. Abbiamo raggiunto risultati insperati, allargato i confini fino a comprendere nel sistema valoriale europeo fondato sulla libertà economica e dell´individuo i paesi dell’Est Europa. E adesso ci troviamo in uno dei momenti più difficili, un momento in cui dobbiamo affrontare il problema dei confini dellUnione Europea, problema che nasce direttamente dall´enigma irrisolto dell´identità europea. Invece penso che l´Italia unita, proprio proiettandosi all’interno dell’Unione Europea, abbia risolto l´enigma della sua identità, messa a dura prova dai fatti del 43-48, anno in cui è entrata in vigore la nostra Costituzione. L´adesione dell´Italia al progetto dell’ Unione europea fu possibile nei fatti, soprattutto, grazie all´intuizione di un grande italiano, ultimo Presidente del Consiglio del Regno e primo dell’Italia repubblicana, a metà fra due mondi, austro-ungarico e italiano, democratico, cattolico ed europeo. Mi riferisco ad Alcide De Gasperi. De Gasperi, durante l´esperienza al Parlamento di Vienna, seppe cogliere le difficoltà e le opportunità di un sistema politico multiculturale in cui la diversità compete positivamente per il benessere comune. Chi meglio di lui, poteva traghettare l´Italia nell’ Unione europea. Chiamava l´Italia la sua patria e la difese con fierezza nei momenti più difficili, come all´indomani della seconda guerra mondiale. La fece uscire fuori dall´isolamento internazionale e la rese protagonista del suo sogno europeo, convinto che solo in una prospettiva europea il nostro paese avrebbe potuto realizzarsi compiutamente. De Gasperi era l´uomo dell´unità, che voleva superare le divisioni. « La tendenza all´unità - diceva - è una delle costanti della storia. É proprio in una società più vasta che l´individuo puó affermarsi, dar la misura del proprio genio ». Da vero statista scelse l´Europa per l´Italia non soltanto per convinzione, ma anche per opportunità. Solo attraverso l´Europa, l´Italia poteva ritrovare la propria sovranità a livello internazionale, ricostruire il paese, proiettare all’esterno il suo sistema produttivo, capitalizzare i suoi punti di forza. Oggi riteniamo l´adesione dell´Italia all´Unione europea quasi un´acquisizione scontata. Ma in realtà non era affatto scontato che noi ci fossimo. La volontà dell´Italia di costruire l´Unione europea è stato il motivo dominante di quei primi anni in cui abbiamo gettato le basi di questo grande progetto. E il contributo italiano è fondamentale. Gaetano Martino a rilanciare il processo d’integrazione, in seguito alla battuta d’arresto della Ced. Nei negoziati per il progetto sul mercato comune difende i principi fondamentali su cui si fonda l´Unione europea: la libera circolazione delle merci, delle persone e dei capitali; e spinge per ampliare i poteri della futura Cee. E nel marzo del 1957 nella sala del Campidoglio nasce la Cee. E sono fiero di essere qui oggi come Vicepresidente della Commissione europea, a promuovere queste stesse libertà. Ma non è tutto, Martino è l´italiano che valorizzerà il ruolo del Parlamento europeo e promuoverà la cooperazione con i parlamenti nazionali. Dopo tanti anni di lavoro, passi indietro e passi in avanti, possiamo dire che il Trattato di Lisbona realizza il suo ambizioso progetto. Ma anche quello di Altiero Spinelli, altro convinto assertore di una politica europeista e protagonista italiano nelle istituzioni comunitarie. Il mercato comune ha dato un´ulteriore spinta al nostro sistema produttivo, da troppo tempo al sole di una politica protezionistica, che se da un lato lo aveva protetto, dall´altro lato gli aveva impedito di crescere. L´industria italiana trova in quel mercato un terreno ideale su cui espandersi e contribuire in modo decisivo allo sviluppo europeo. In questo nuovo clima economico e politico si dispiegano le forze produttive. Come tutte le trasformazioni anche questa non è stata indolore. L´apertura del mercato della manodopera, da un lato ha dato un’opportunità di lavoro ad un paese che usciva dalla guerra, favorendo l’emigrazione dei nostri cittadini in Europa, dall’altro lato ci ha dato tragedie come quella avvenuta a Marcinelle, che rimane fortemente impressa nella memoria degli italiani. Oggi ho voluto essere lí per ricordare il sacrificio di tanti minatori italiani. Quella tragedia fissa nella nostra memoria come la nostra Europa parta dalla sofferenza della guerra, dal sangue dei lavoratori, anche di quelli italiani, per ricostruire un mondo più giusto e allargare la sfera del benessere. Da allora le regole in materia di lavoro e sicurezza sono molto cambiate e questo lo si deve certamente anche all’ Unione Europea. L´emigrazione italiana in Europa ci ha dato la possibilità di istillare ancor più lo spirito europeo nella società italiana: la presenza di comunità nazionali all´estero è sempre un grande fattore di integrazione con i paesi ospiti, un fattore che ci consente di sviluppare le nostre relazioni internazionali. É per questo che siamo grati a tutti gli italiani che nel corso di questi 150 anni di storia unitaria hanno reso onore alla Patria a prezzo di enormi sacrifici. E, cosí, il nostro pensiero non può non andare a tutti gli italiani impegnati in missioni umanitarie nel mondo. Penso ai volontari civili, ai missionari laici e religiosi, ai militari. Militari che indossano la divisa con la stessa dignità e orgoglio con la quale la indossarono tutti coloro che hanno combattuto e sono caduti per l´unità e la libertà d´Italia e degli italiani: dai Mille di Giuseppe Garibaldi a Salvo D’acquisto, dai fanti delle trincee della prima guerra mondiale ai granatieri di Porta San Paolo. Per tutti questi motivi, oggi possiamo dire dopo tanti anni che in una possibile gerarchia dei nostri interessi nazionali la partecipazione all’Unione Europea occupa il primo posto e le ragioni sono molte. L´unione Europea osa proporci un futuro che guarda ad un nuovo concetto di benessere orientato alla qualità della vita, alla ricerca, all´innovazione, alla sostenibilità, alla pace. L´unione Europea propone un nuovo modello economico, l´economia sociale di mercato. Esso raccoglie le tradizioni dei paesi europei che hanno lavorato giorno dopo giorno per trovare il giusto bilanciamento fra i due ingredienti fondamentali della vita di ogni società: la libertà e la giustizia sociale. Solo rimanendo parte attiva di questo progetto, in un mondo sempre più competitivo l´Italia unita puó rispondere alle sfide economiche e politiche di oggi e dei prossimi anni. Puó continuare ad essere protagonista sulla scena mondiale, portabandiera della politica europea. Soprattutto nell´area del Mediterraneo che attraversa momenti difficili di grande tensione. Mai più di oggi sono attuali le parole scritte a fine Ottocento, dal britannico William Ewart Gladstone: “Noi siamo tutti debitori dell´Italia nell´ordine intellettuale. É un debito questo che noi non possiamo saldare: ma col riconoscerne l´esistenza possiamo anche confessarlo, e conformare la nostra condotta a questa confessione, facendo voti che l´Italia possa continuare a compiere i suoi più alti doveri come membro della famiglia europea”. L´augurio che rivolgo alla nuova generazione di italiani e di europei è quello di saper portare avanti la responsabilità di una storia cosí importante. Che sappiano fare tesoro di questi modelli, per guardare al futuro con fiducia, ma soprattutto per raggiungere quell´integrazione che tanto, da 150 anni e più, abbiamo cercato e che, in fondo, è il faro di tutte le iniziative di integrazione: l´integrazione sociale. Scriveva Niccoló Rodolico nella sua Storia degli italiani: La coscienza dell´essere nostro sia sempre viva ed operante, poichè a non portare con noi il nostro passato si rischia di essere non persone ma bagagli di un treno in corsa. La coscienza del nostro essere italiani ci accompagni nella corsa per più vasti orizzonti.  
   
   
NORD AFRICA: OSSERVAZIONI DELLA COMMISSARIA EUROPEA MALMSTRöM DOPO LA CONVERSAZIONE CON IL MINISTRO MARONI  
 
Bruxelles, 21 marzo 2011 – Di seguito il commento della Commissaria Malmostrom in merito alla conversazione con il ministro Maroni: "Ho avuto ieri un´utile e opportuna conversazione con il Ministro Maroni durante la quale abbiamo discusso delle conseguenze migratorie della drammatica situazione nel Nord Africa. Il Ministro mi ha informato degli ultimi sviluppi in Italia ed entrambi pensiamo che la nostra comune risposta europea dovrebbe essere basata sul principio di solidarietà dell´Unione europea con il Nord Africa, nonché tra gli Stati membri dell´Ue. Come risposta immediata alla situazione in Italia, dove migliaia di persone provenienti dalla Tunisia in pochi giorni hanno raggiunto la piccola isola di Lampedusa, il 20 febbraio Frontex ha lanciato nel centro del Mediterraneo l´operazione congiunta "Hermes 2011". Questa operazione viene effettuata con successo grazie ai contributi degli Stati membri che hanno reagito con prontezza all´appello mettendo a disposizione l´attrezzatura e gli strumenti necessari. Sono molto preoccupata per gli sviluppi nella regione. La Commissione sta monitorando attentamente la situazione ed è pronta ad aiutare e sostenere gli Stati membri che sono o potrebbero trovarsi di fronte a d un aumento dell´afflusso di immigrati. Il Ministro Maroni ed io condividiamo l´idea che dobbiamo prepararci per tutti gli scenari possibili, sia dal punto di vista finanziario che con concrete misure operative, e sono lieta che l´Italia si stia già attivando per occuparsi dei migranti che potrebbero avere bisogno di aiuto. A seconda delle circostanze particolari che gli Stati Ue potrebbero trovarsi ad affrontare, delle richieste degli Stati membri che necessitano di aiuto e della prontezza degli altri Stati membri a fornire il necessario supporto operativo, le risorse umane e tecniche di Frontex potrebbero essere aumentate in futuro. Stiamo anche analizzando come possiamo utilizzare al meglio i fondi di emergenza già disponibili a livello dell´Ue. Come ho sottolineato durante il mio colloquio con il ministro Maroni, gli obblighi di protezione rivestono un´importanza fondamentale. Pertanto, dobbiamo prestare particolare attenzione alle persone vulnerabili e a quelle bisognose di protezione internazionale nel quadro di una risposta europea. Dobbiamo assicurare loro la protezione di cui hanno diritto in base al diritto internazionale e comunitario e vegliare affinché il principio di "non-refoulement" sia rispettato. In questo contesto, accolgo con favore gli sforzi che l´Italia ha profuso nei giorni scorsi per evacuare alcuni cittadini di paesi terzi, principalmente di nazionalità eritrea, dalla Libia. La situazione per le persone di altre nazionalità che si trovano ancora in Libia o nelle zone di confine rimane particolarmente precaria, e invito tutti gli Stati membri ad impegnarsi per fornire assistenza nelle operazioni di reinsediamento. È altrettanto importante assicurare che coloro che non necessitano di tale protezione e non sono autorizzati a soggiornare nell´Ue siano rimpatriati in sicurezza e dignità nel rispetto dei nostri standard di legge pertinenti. Tuttavia, come discusso con il Ministro, affinchè un´azione dell´Unione europea sia efficace e sostenibile nel lungo periodo, è necessario sostenere il Nord Africa con una strategia globale per sostenere la transizione democratica ed economica, così come sono necessari partenariati per la mobilità e un´efficace gestione delle frontiere."  
   
   
LA COMMISSIONE EUROPEA PROPONE MAGGIOR CHIAREZZA SUI DIRITTI DI PROPRIETÀ DI 16 MILIONI DI COPPIE INTERNAZIONALI NELL’UE  
 
 Bruxelles, 21 marzo 2011 - Cosa fare della casa comune quando una coppia divorzia e i coniugi hanno cittadinanze diverse? E del conto corrente comune, in caso di decesso di uno dei partner? Cosa succede poi se in questi stessi casi i coniugi, pur avendo la stessa cittadinanza, hanno beni o un conto corrente all’estero? In Europa sono circa 16 milioni le coppie internazionali e almeno 650 000 ogni anno si pongono queste domande di fronte alla fine del loro matrimonio o della loro unione. I cittadini perdono tempo e denaro a cercare di capire quale legge si applichi al caso loro e quale sia l´autorità giurisdizionale competente. Le differenze tra gli ordinamenti giuridici dei 27 Stati membri dell´Unione europea spingono a scelte opportunistiche, incoraggiano cioè la pratica per cui un coniuge, di solito il più abbiente, si affretta a rivolgersi all’autorità giurisdizionale dello Stato in cui pensa di ottenere l’esito giudiziario più favorevole. A fronte di ciò, la Commissione europea propone norme applicabili in tutta l´Unione che facciano chiarezza sui diritti di proprietà delle coppie internazionali sposate o legate da unione registrata. I due regolamenti proposti permetteranno di determinare la legge applicabile ai diritti di proprietà della coppia e l’autorità giurisdizionale competente, e disporranno regole per il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni giudiziarie in questa materia in tutti gli Stati membri e con un´unica procedura. Le due proposte sono i primi frutti della relazione 2010 della Commissione sulla cittadinanza dell´Unione (Ip/10/1390 e Memo/10/525) che ha individuato 25 grossi ostacoli in cui si imbattono gli Europei nella vita pratica di tutti i giorni. Le proposte odierne sono anche la conseguenza logica dell’accordo raggiunto rapidamente lo scorso anno su uno strumento legislativo dell´Ue che determini la legge applicabile ai divorzi internazionali (Ip/10/347 e Memo/10/695). “La morte del coniuge o un divorzio sono già di per sé situazioni dolorose e difficili. Non si dovrebbero gravare ulteriormente i cittadini con procedimenti amministrativi o giudiziari complicati, lunghi e costosi”, ha dichiarato la Vicepresidente Viviane Reding, commissaria per la Giustizia. “Sono sempre di più i cittadini che si innamorano e poi si sposano o si legano con unione registrata all’estero; sono pertanto necessarie norme chiare per stabilire come si dividano i beni di proprietà comune in caso di divorzio o morte del partner. Le proposte odierne contribuiscono alla chiarezza giuridica e semplificano il complicato processo di divisione dei beni comuni indipendentemente da dove si trovino in Europa. È una buona notizia per le coppie internazionali e per le loro tasche: le nuove norme permetteranno infatti risparmi in costi supplementari per circa 400 milioni di euro l’anno”. I cittadini vogliono regole chiare per determinare quale autorità giurisdizionale tratterà il loro caso e quale legge si applicherà ai loro beni. Con le proposte di oggi la Commissione intende apportare certezza giuridica alla vita quotidiana delle coppie internazionali. Dopo le nuove leggi Ue varate l’anno scorso, che consentono alle coppie internazionali di scegliere la legge applicabile al loro divorzio, il passo successivo chiarisce le norme che disciplinano i diritti di proprietà delle coppie internazionali. La Commissione propone quindi due regolamenti distinti: uno relativo alle norme applicabili alle coppie sposate (“regimi patrimoniali tra coniugi”) e l’altro relativo alle norme applicabili alle unioni registrate (“effetti patrimoniali delle unioni registrate”). Il matrimonio è un istituto giuridico riconosciuto da tutti e 27 gli Stati membri. In cinque paesi può essere contratto sia da coppie di sesso diverso sia da coppie dello stesso sesso (nei Paesi Bassi dal 2001, in Belgio dal 2003, in Spagna dal 2005, in Svezia dal 2009 e in Portogallo dal 2010). L’unione registrata è un istituto giuridico più recente riconosciuto in 14 Stati membri (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica ceca, Slovenia, Svezia[1] e Ungheria). In tutti questi 14 paesi è ammessa l’unione registrata di coppie dello stesso sesso, mentre quella di coppie di sesso opposto è ammessa solo in Belgio, Francia, Lussemburgo e Paesi Bassi. Le due proposte odierne sono neutre sotto il profilo del genere e dell’orientamento sessuale. Ciò significa, ad esempio, che un matrimonio tra persone dello stesso sesso autorizzato dal diritto portoghese sarà trattato alla stregua di un matrimonio tra persone di sesso diverso. Analogamente, un’unione tra partner di sesso diverso potrà essere registrata in Francia alle stesse condizioni di un’unione tra persone dello stesso sesso, ed entrambe le unioni rientreranno nel campo di applicazione della proposta sulle unioni registrate. Le due proposte non armonizzano né modificano il diritto sostanziale degli Stati membri in materia di matrimonio o unioni registrate. Il loro obiettivo è aiutare le coppie che si trasferiscono in un altro Stato membro o che hanno cittadinanze diverse e beni all’estero a risolvere le questioni inerenti ai diritti di proprietà. “Oggi vogliamo gettare ponti tra i diversi ordinamenti giuridici dell’Ue, e facilitare la vita delle coppie internazionali; non è nostra intenzione uniformare istituti che, per tradizioni sociali e giuridiche, sono e saranno ancora molto diversi in un prossimo futuro”, ha dichiarato la Commissaria per la Giustizia Vivian Reding nel presentare le proposte a Bruxelles. “Sono sempre più numerosi gli ordinamenti giuridici che riconoscono le unioni registrate. È per questo che la Commissione ha deciso oggi di trattare gli aspetti di diritto internazionale privato delle coppie spostate ma anche di aumentare la certezza del diritto per le unioni registrate con carattere transnazionale, presentando la prima proposta di regolamento Ue sulle unioni registrate”. Le proposte della Commissione: consentiranno alle coppie internazionali sposate di scegliere la legge applicabile ai loro beni comuni in caso di morte di un coniuge o divorzio; aumenteranno la certezza del diritto per le unioni registrate con carattere internazionale assoggettando, come regola generale, i beni delle coppie legate da un’unione registrata alla legge del paese in cui l’unione è stata registrata; aumenteranno la certezza del diritto per le coppie internazionali (sposate o legate da unione registrata) istituendo un insieme di norme coerenti per determinare l’autorità giurisdizionale competente e la legge applicabile in base a una gerarchia di criteri di collegamento oggettivi; miglioreranno la prevedibilità per le coppie internazionali semplificando la procedura per riconoscere le decisioni e gli atti in tutta l’Ue. Le coppie risparmieranno tempo e denaro – in media tra i 2 000 e i 3 000 euro per causa. Questi risparmi deriveranno dalla possibilità per i cittadini di proporre dinanzi a un’unica autorità giurisdizionale varie domande giudiziali. Ad esempio, la domanda relativa ai diritti di proprietà potrà essere proposta alla stessa autorità giurisdizionale competente per il divorzio o la separazione.  
   
   
UE, PERMESSO UNICO: STESSI DIRITTI PER I LAVORATORI STRANIERI  
 
Strasburgo, 21 marzo 2011 - I lavoratori extracomunitari che si trovano in Europa dovrebbero avere gli stessi diritti dei cittadini europei su temi quali l´orario di lavoro, le ferie e la sicurezza sociale, secondo quanto approvato dalla commissione occupazione mercoledì 16 marzo. Tuttavia, i deputati hanno garantito agli Stati membri la possibilità di scegliere se applicare gli sgravi fiscali solo ai lavoratori che risiedono con tutta la famiglia e sono d´accordo con la Commissione a escludere i lavoratori distaccati dal campo d´applicazione della legislazione. La direttiva sul "permesso unico", una volta in vigore, permetterebbe agli immigranti legali provenienti da paesi esterni all´Unione di ottenere i documenti necessari al soggiorno e al lavoro con un´unica procedura per tutto il territorio dell´Ue. Tale legislazione garantirebbe inoltre che gli immigrati godano di una serie di diritti sociali, paragonabili a quelli dei cittadini comunitari, come il rispetto delle norme minime in tema di lavoro, il riconoscimento delle qualifiche professionali e l´accesso alla sicurezza sociale. Lo scorso 14 dicembre, dopo il voto favorevole su una serie di emendamenti alla legislazione, una maggioranza di deputati ha deciso di non poter sostenere, per diverse ragioni, il testo cosi modificato e l´ha respinto (306 voti a favore, 350 contrari e 25 astensioni). Poiché la Commissione europea ha deciso di non ritirare la proposta legislativa, il progetto di legge è tornato alle commissioni libertà civili e occupazione del Pe che devono pertanto presentare una nuova proposta all´Aula. Parità di trattamento - La direttiva, nella sua forma originale, prevede che siano garantiti, a livello comunitario, una serie di diritti, fra i quali i diritti relativi al lavoro (come l´accesso alla sicurezza sociale, alla formazione professionale e il diritto alla rappresentanza sindacale) agli immigrati che risiedono legalmente e che hanno un´occupazione. La commissione parlamentare ha oggi cancellato il riferimento al criterio dell´occupazione, estendendo cosi una serie di diritti anche agli stranieri legali che si trovano senza un lavoro, chiarendo allo stesso tempo i criteri di accesso alla sicurezza sociale e ai vantaggi fiscali. Ad esempio, un lavoratore straniero potrà richiedere uno sgravio fiscale solo se risiede nello stesso paese Ue con tutta la famiglia. Pensione e diritti sociali - Secondo il testo approvato, i governi nazionali avranno la possibilità di restringere l´accesso ai sostegni familiari e di disoccupazione ai lavoratori in possesso di un permesso valido per almeno sei mesi. Le persone che sono state ammesse nel paese per motivi di studio non potranno domandare sussidi di disoccupazione. I lavoratori extracomunitari avranno il diritto di ricevere la pensione una volta rientrati nel proprio paese solo nel caso in cui ci sia un accordo bilaterale in tal senso fra il paese Ue ospitante e quello d´origine. Formazione professionale e educazione - Un emendamento di compromesso approvato dalla commissione afferma che l´accesso alla formazione professionale e all´educazione può essere limitato solo ai lavoratori stranieri con un lavoro, cosi da escludere chi è in Ue per motivi di studio. Chi è escluso dalla direttiva? Il progetto di direttiva non si applica agli immigrati extracomunitari che hanno ottenuto un permesso di residenza a lungo termine, ai rifugiati, ai lavoratori stagionali, a quelli distaccati (che sono coperti da altre regole Ue) e ai lavoratori in trasferimento all´interno di società multinazionali (che saranno presto oggetto di un intervento legislativo ad hoc). Prossime tappe - I deputati della commissione occupazione hanno adottato questi emendamenti con 33 voti a favore, 12 contrari e un´astensione. Queste modifiche, insieme a quelle già adottate dalla commissione libertà civili lo scorso 3 febbraio, saranno sottoposte a votazione durante la prossima sessione plenaria di Bruxelles del 24 e 25 marzo.  
   
   
I DEPUTATI EUROPEI APPOGGIANO LA NOMINA DI PETER PRAET ALLA BCE CHE INVOCA LA STABILITÀ DEI PREZZI.  
 
Strasburgo, 21 marzo 2011 – Mercoledì 16 marzo i membri del Comitato economico e monetario del Parlamento europeo hanno approvato per acclamazione la nomina di Peter Praet, il candidato belga per un posto nel consiglio esecutivo della Banca centrale europea. Praet, che è stato interrogato in pubblica udienza da parte della commissione, ha sottolineato la necessità per i cittadini europei di avere la possibilità di riforme della governance economica. Il voto in plenaria sulla nomina di Praet è prevista per Giovedi 24 marzo. Nel corso del suo intervento di fronte alla commissione, l´onorevole Praet ha sottolineato che la zona euro aveva portato un certo grado di stabilità dei prezzi. La crisi ha dimostrato la necessità di accrescere la governance della zona euro, con il sostegno pubblico. Le tre grandi sfide per i prossimi mesi sono stati a suo avviso: la gestione del ciclo del credito all´economia, rafforzare la dimensione europea di unione monetaria, e quindi la governance della zona euro e, infine, la normalizzazione della politica monetaria, con la fine delle misure eccezionali e una ritorno al mandato iniziale della Bce. Rispondendo alle numerose domande poste dai deputati, l´onorevole Praet ha sottolineato l´importanza di un ritorno ad mandato iniziale della Bce, ossia conseguire la stabilità dei prezzi. Il meccanismo europeo di stabilità (Esm) dovrebbe avere una vasta gamma di strumenti, ha creduto. Ha chiesto il giusto equilibrio tra solidarietà e di responsabilità e ha sottolineato anche che il pubblico deve sentire un senso di appartenenza degli obiettivi perseguiti in relazione alla governance, in quanto questi sono stati cruciali per il successo del meccanismo. La Bce aveva un interesse fondamentale nel vedere che le strutture finanziarie funzionato bene e ha voluto essere coinvolta nell´elaborazione di norme e standard. I tempi non erano ancora maturi per gli Eurobond, a suo avviso. Anche se non convinta del valore di una tassa sulle transazioni finanziarie a livello europeo, egli ha riconosciuto che uno studio di fattibilità come proposto dal Parlamento potrebbe fornire idee utili. Combinando la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria è rimasta la sfida fondamentale, ha sostenuto l´onorevole Praet. Il patto della zona euro, che dovrebbe essere adottato al Consiglio europeo di primavera, gli sembrava un passo nella giusta direzione. Tuttavia, egli ha chiesto norme più severe e meccanismi di sanzione automatica, anche se ha sottolineato la necessità di un sostegno pubblico al fine di evitare qualsiasi reazione populista. Rispondendo alle domande sulla situazione in Grecia, il sig Praet ha sottolineato l´importanza di dare Grecia tempo per attuare il programma di riforma concordato e ripristinare la situazione. Infine, rivolgendosi agli eventi in corso in Giappone, ha detto i contatti necessari era stati presi per garantire che le infrastrutture finanziarie locali funzionassero regolarmente. Il disastro era ovviamente una tragedia umana. E ´stato difficile fare una valutazione complessiva del suo impatto a questo punto, ma questo nuovo elemento di incertezza, ha aggiunto alla situazione in Medio Oriente, potrebbe avere un effetto deleterio sulla crescita.  
   
   
EUROPA: CITTADINI DISINFORMATI SULLE ATTIVITA´ DEL PARLAMENTO  
 
Bruxelles, 21 marzo 2011 - La frattura sociale e´ senza dubbio l´elemento piu´ evidente dei risultati dell´ultima inchiesta di Eurobarometro: "Parlemeter", l´osservatorio sull´attivita´ del parlamento europeo, sviluppata tra il 25 novembre e il 17 dicembre 2010. Il rilevamento e´ stato compiuto effettuando 26 mila 574 interviste nei 27 paesi europei. Mille e 39 le interviste in Italia. Questo sondaggio, nella prospettiva delle elezioni europee del 2014, dimostra che piu´ gli uomini (64%) che le donne (55%) dichiarano di essere al corrente delle scelte politiche del parlamento; i cittadini di condizione piu´ agiata ne dimostrano una migliore conoscenza; i gruppi piu´ informati hanno un´eta´ tra i 40 e i 45 anni, mentre i giovani si sentono male informati. Sei mesi dopo le elezioni europee, il 62 per cento degli intervistati aveva dichiarato di aver sentito parlare di questioni europee attraverso i giornali, internet, la radio o la tv. Oggi, solo il 59 per cento degli intervistati (il 3 per cento in meno) dichiara di avere questo ricordo. La percentuale arriva al 42 per cento in Francia, al 49 per cento nel Regno unito e al 51 per cento in Italia. In particolare, il 69 per cento dei cittadini europei e il 64 per cento degli italiani, dichiara di non essere bene informato sulle attivita´ del parlamento europeo. In generale e´ scarsa la conoscenza del funzionamento del parlamento. I cittadini europei credono in buona percentuale (tra il 63 e il 69 per cento) che il parlamento svolga una funzione di sostegno della democrazia, anche se poco dinamica e incisiva. Una funzione da potenziare per il 52 per cento degli europei e il 57 per cento degli italiani. In direzione, soprattutto, dei diritti fondamentali: dei diritti umani (60% degli europei e 50% degli italiani); della liberta´ di parola (36 per cento in Europa e 30 per cento in Italia); dell´uguaglianza tra uomini e donne (36 Eu/ 27 It); della solidarieta´ tra stati europei (36 Eu/35 It); della solidarieta´ con le aree povere del mondo (25 Eu/28 It); del dialogo fra culture e religioni (22 Eu/23 It); della protezione delle minoranze (22 Eu/28 It); dell´abolizione della pena capitale nel mondo.  
   
   
AL VIA I NUOVI CONCORSI UE: TEST DI SELEZIONE ANCHE IN ITALIANO LA COMMISSIONE EUROPEA HA LANCIATO LA NUOVA PROCEDURA DI ASSUNZIONE PER RECLUTARE I MIGLIORI STUDENTI E NEOLAUREATI D’EUROPA. I TEST SI SVOLGERANNO IN TUTTE LE 23 LINGUE UFFICIALI PER GARANTIRE IL MULTILINGUISMO.  
 
Bruxelles, 21 marzo 2011 - E´ partita mercoledì 16 marzo la seconda campagna annuale di assunzioni per la carriera di “amministratore” nell’Ue, che intende invogliare i migliori elementi da tutta Europa a candidarsi per impieghi nel settore giuridico, economico e politico-strategico. In linea con l’obiettivo di attirare i migliori talenti verso una carriera presso le istituzioni europee, l’Ufficio europeo di selezione del personale (Epso) accetterà per la prima volta anche le candidature degli studenti all’ultimo anno di studi universitari, consentendo così all’Ue di competere ad armi pari con i principali datori di lavoro dei settori pubblico e privato. Un’altra importante modifica alla procedura di selezione di quest’anno consiste nel fatto che una parte fondamentale del processo di valutazione è disponibile nelle 23 lingue ufficiali dell’Ue. A dimostrazione dell’impegno delle istituzioni dell’Ue nei confronti del multilinguismo, i candidati affronteranno per la prima volta i test di ragionamento verbale, numerico e astratto nella loro lingua materna. Rallegrandosi per queste modifiche, che seguono a ruota la radicale modernizzazione della procedura di selezione avvenuta nel 2010, Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione responsabile per le relazioni interistituzionali e per l’amministrazione, ha affermato: “Le istituzioni dell’Ue offrono carriere che gli europei di talento dovrebbero porre in cima alla lista dei desideri quando riflettono sui propri sbocchi professionali. Sono lieto che con le modifiche introdotte potremo davvero puntare agli studenti migliori del continente e che con il nostro nuovo test multilingue continueremo a mantenere il nostro impegno in favore del multilinguismo, per far sì che all’interno dell’Unione europea le lingue, e il talento, possano superare i confini il più facilmente possibile”. Un ulteriore cambiamento introdotto nel 2011 è la separazione tra le candidature dei neolaureati e quelle di chi ha già un’esperienza professionale, in modo da consentire ai laureati che hanno già almeno sei anni di esperienza lavorativa nel proprio settore di essere assunti accedendo ad un grado superiore. Yves Quitin, presidente del consiglio di amministrazione di Epso e direttore generale del personale al Parlamento europeo, ha espresso il suo compiacimento per il lancio della nuova formula di concorso e per gli ulteriori miglioramenti apportati: “È un bene per tutte le istituzioni europee che le procedure di selezione dei funzionari dell’Ue vengano costantemente migliorate e sviluppate. Apprezzo in maniera particolare il sistema di candidature articolato su due gradi differenti; le istituzioni dell’Ue necessitano infatti di un personale diversificato: da un lato, di neolaureati pieni di entusiasmo, e dall´altro di funzionari dotati già di un certo bagaglio di esperienza. Puntiamo ad un personale che rappresenti tutte le sfaccettature della popolazione europea”. Le modifiche introdotte rappresentano un ulteriore perfezionamento della radicale riorganizzazione attuata da Epso nel 2010, quando fu introdotto un ciclo annuale per le principali procedure di selezione, rendendo così i tempi di assunzione più prevedibili e focalizzandosi maggiormente sulle competenze e sulle qualifiche dei candidati. L’ultimo cambiamento chiave è stato migliorare la rapidità e l’efficienza della procedura di concorso, il che ha permesso di portare a termine le principali procedure di selezione in soli 10 mesi, invece che in 2 anni, come prevedeva il sistema precedente, e di completare le procedure di portata inferiore in soli 6 mesi. David Bearfield, direttore di Epso, ha dichiarato: “Noi di Epso siamo orgogliosi per i risultati raggiunti lo scorso anno, che contribuiscono a migliorare l’esperienza dei candidati e ad assicurare che le istituzioni dell’Ue possano attirare i talenti migliori. Non possiamo però riposare sugli allori, e questi importanti miglioramenti, così come le piccole innovazioni, quali ad esempio l’apertura di altri centri di esame in tutto il mondo e i test di autoselezione per i candidati, mostrano che siamo intenzionati a portare avanti il processo di ammodernamento e sviluppo”. Nel complesso la procedura di selezione del 2011 punta a selezionare circa 300 candidati, destinati a diventare funzionari dell’Ue che lavoreranno al servizio degli oltre 500 milioni di cittadini europei. Per ottenere maggiori informazioni e per la candidatura online utilizzare il link seguente: www.Eu-careers.eu/  Il termine per la presentazione delle candidature è il 14 aprile, ore 12:00 Cet (ora di Bruxelles).  
   
   
EUROMEDITERRANEO, PRESIDENTE MARINI A CONFERENZA FIDEM: POLITICHE EUROPEE E ITALIANE OGGI ANCORA PIÙ STRATEGICHE  
 
Perugia, 21 marzo 2011 - "Oggi più che mai le politiche europee, ma soprattutto italiane, di cooperazione e collaborazione con i Paesi dell´area mediterranea, hanno una importanza assolutamente strategica e primaria. E non si può non considerare il contesto che, proprio in questi ultimi mesi, è radicalmente mutato, aprendo scenari e opportunità nuove che dobbiamo saper cogliere". È quanto ha affermato, il 18 marzo, la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, portando il suo saluto alla conferenza organizzata a Perugia, a Palazzo Donini, dall´associazione Fidem - Festival delle Idee Euromediterranee su politiche europee e prospettive di sviluppo dello spazio Euromediterraneo. "Il Mediterraneo è tornato ad essere oggi al centro della scena politica internazionale - ha detto la presidente -, imponendo all´Europa una più decisa azione di cooperazione per sostenere quelle forze progressiste che stanno lottando per il cambiamento, dall´Algeria, all´Egitto alla Libia". "Come Europa - ha ricordato - abbiamo sempre sostenuto la necessità di maggiori garanzie di democrazia e libertà nell´area del Maghreb. Ora che alcuni di questi Paesi si affacciano ad una prospettiva di cambiamento in direzione di assetti istituzionali democratici, noi dobbiamo superare un approccio provinciale e protezionistico verso queste aree. A cominciare - ha concluso - dalla questione dell´accoglienza e assistenza dei profughi, verso i quali l´Italia e l´Europa devono rapportarsi con un senso di civiltà degna della storia europea e italiana".  
   
   
REGIONE: LA SICILIA E IL PROCESSO DECISIONALE EUROPEO  
 
 Palermo, 21 marzo 2011 - Si e´ svolto il 16 marzo a Palermo il primo seminario dedicato all´analisi della partecipazione della Regione Siciliana alla formazione delle decisioni legislative dell´Unione europea. La riforma dell´articolo 117 ha previsto, al comma 5, la partecipazione delle Regioni, nelle materie di loro competenza, alla formazione degli atti normativi comunitari: la cosiddetta fase ascendente o di "botton up". Le successive leggi, la n. 131 del 5 giugno 2003 e la n. 11 del 4 febbraio 2005, hanno definito le modalita´ generali per l´applicazione della riforma costituzionale. Dopo lunghe trattative, nell´ambito della conferenza Stato-regioni, sono state adesso definite le modalita´ operative per la partecipazione delle regioni al processo decisionale della Ue. Il seminario, avviato a Palermo, continuera´ a Roma il 14 aprile e a Bruxelles il 30 giugno. L´incontro e´ rivolto ai responsabili dei dipartimenti regionali che saranno chiamati a rendere effettiva la partecipazione della Regione alla fase ascendente delle decisioni dell´Unione europea. I tre seminari si propongono di fornire ogni informazione sulla conoscenza degli strumenti di base. In programma c´e´ anche un ulteriore seminario, dedicato all´analisi della fase discendente (botton down), che prevede il recepimento delle direttive comunitarie con leggi regionali: sara´ organizzato in collaborazione con la commissione Ue dell´Assemblea regionale siciliana.  
   
   
OGGI NAPOLITANO INAUGURA NUOVO PALAZZO REGIONE LOMBARDIA  
 
Milano, 21 marzo 2011 - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inaugurerà ufficialmente oggi lunedì 21 marzo, insieme al presidente Roberto Formigoni, Palazzo Lombardia, la nuova sede della Regione, in cui da circa un mese si sono trasferiti tutti i dipendenti. La benedizione sarà impartita dal cardinale Dionigi Tettamanzi. ´E´ per tutti noi un grande onore - spiega Formigoni - accogliere di nuovo, dopo la visita fatta al cantiere il 6 dicembre 2007, il presidente della Repubblica. Un onore ancora più grande, considerato che l´inaugurazione cade nei giorni che ricordano i 150 anni dell´Unità d´Italia. L´arrivo del presidente Napolitano ci rende orgogliosi, perché rappresenta un riconoscimento per il prezioso lavoro svolto a servizio della comunità da tutte le persone che operano in Regione Lombardia´. Alle 9.30 il presidente Napolitano arriverà a Palazzo Lombardia, dove Roberto Formigoni gli consegnerà simbolicamente le chiavi e lo accompagnerà in una visita al Palazzo, nel corso della quale incontrerà tutti i dipendenti di Regione Lombardia, che lo attenderanno in Piazza Città di Lombardia.  
   
   
A ROMA LA MOSTRA DELLE REGIONI  
 
Potenza, 21 marzo 2011 - Nell’ambito delle iniziative per i 150 anni dell’Unità d’Italia è stata allestita a Roma la Mostra “Regioni e Testimonianze d’Italia” che verrà aperta il primo aprile e potrà essere visitata fino al 3 luglio. Le Regioni, con le proprie varietà e peculiarità, potranno così mostrare il lungo ed articolato percorso che ha caratterizzato l’evoluzione in realtà amministrative concrete, potranno dare visibilità ai protagonisti e a tutte quelle eccellenze che nel corso degli anni ne hanno segnato il carattere. Ogni Regione dunque presenterà le tappe che hanno contribuito a forgiarne l’immagine ed al tempo stesso saranno resi noti i percorsi che hanno integrato le singole realtà territoriali nella tradizione nazionale. La scelta di Roma 2011 non può non ricollegarsi idealmente alla prima mostra delle Regioni che si tenne proprio a Roma nel 1911. Quelle celebrazioni cambiarono radicalmente il volto della città e cento anni dopo, molti dei luoghi che ne furono protagonisti, ospiteranno una nuova mostra in una dialettica simbolica tra passato e futuro, tra le radici della Nazione ed i progetti per l’avvenire. Un ruolo chiave sarà riservato al Vittoriano che a cento anni dalla sua inaugurazione diventerà il centro delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità ed il punto di partenza della Mostra delle Regioni. Il Vittoriano non rappresenta solo un elemento di continuità con un passato glorioso, ma si pone a diventare un monumento simbolico, carico di riferimenti alle radici ed alla storia della Nazione. La grande Mostra delle Regioni, dunque, si candida a diventare un’occasione preziosa per riflettere sulla dialettica tra diversità ed unità. Da un lato la diversità delle cento, mille città, la diversità dei dialetti, della cultura e tradizioni. Dall’altro l’unitarietà basata sullo sviluppo di una lingua comune, di modelli, di arti visive, musica e teatro. Insomma Cento Italie che sono poi diventate la spina dorsale dello Stato Italiano. Tutte quelle realtà, messe a sistema, costituiscono uno dei grandi elementi di forza di questo Paese, della sua storia, del suo saper fare e delle sue competenze.  
   
   
MOSTRA REGIONI, IL PADIGLIONE DELLA BASILICATA  
 
Potenza, 21 marzo 2011 - Un padiglione di 160 metri quadrati e sette sezioni. Si articola così lo spazio espositivo della Basilicata nell’ambito della mostra “Regioni e Testimonianze d’Italia” allestita a Roma in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia. La Basilicata condividerà con la Sicilia e il Molise l’area espositiva, situata in prossimità di Castel Sant’angelo in via Fratel Porfirio Ciprari. All’inizio del percorso una teca con le Costituzioni Melfitane, emanate da Federico Ii nel 1241 nella cittadina normanna, e le carte che racchiudono i momenti più significativi della storia lucana. A presentare la Basilicata in un video, invece, sarà la giornalista Carmen Lasorella. Il percorso, poi, traccerà i Giubilei del 1911 e del 1961, per attraversare la storia della Basilicata negli ultimi 150 anni, fino a toccare la sezione dedicata a Leonardo Sinisgalli, personaggio simbolo della regione, si snoderà ancora attraverso una sezione sulla vita economica della Basilicata, un’altra sull’architettura e l’urbanistica (con progetti sulle città di Potenza e Matera tra passato e futuro) e si concluderà con un’ultima sezione sulla ricerca, nodo strategico su cui la Regione intende costruire il futuro.  
   
   
150° ITALIA: POLVERINI, ORGOGLIOSA DI VIVERLA DA PRESIDENTE REGIONE LAZIO  
 
Roma, 21 marzo 2011 - “Oggi e´ una giornata storica. Sono molto orgogliosa di viverla da presidente della Regione e sono molto entusiasta della grande partecipazione da parte dei cittadini. Le celebrazioni per il 150esimo anniversario dell´Unita´ d´Italia sono importanti, soprattutto per le giovani generazioni”. Lo ha detto il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, che il 17 marzo ha partecipato alle celebrazioni per i 150 ani dell’Unità d’Italia accompagnando, insieme alle altre autorità locali, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel programma dei festeggiamenti istituzionali. Dopo la deposizione di una corona d’alloro sul Sacello del Milite Ignoto all’Altare della Patria, con il passaggio delle Frecce Tricolori, la giornata è proseguita al Pantheon dove è stata deposta una corona d’alloro sulla tomba di Vittorio Emanuele Ii di Savoia, primo re d´Italia. La delegazione si è poi trasferita al Gianicolo, per la visita al Parco degli Eroi restaurato in occasione del 150esimo anniversario dell´Unita´ d´Italia e per rendere omaggio ai monumenti di Anita e Giuseppe Garibaldi. I festeggiamenti sono proseguiti al complesso monumentale di Porta San Pancrazio per l´inaugurazione del museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina. La mattinata di celebrazioni si è conclusa alla Basilica di santa Maria degli Angeli dove il cardinale Angelo Bagnasco ha celebrato una messa per i la Festa dell’Unità d’Italia. Nel pomeriggio a Montecitorio intervento di Napolitano davanti alle Camere. I festeggiamenti si sono conclusi al teatro dell’Opera con la rappresentazione del Nabucco diretto da Riccardo Muti.  
   
   
150° - ROSSI A LIVORNO: “RAFFORZIAMO IL PATTO UNITARIO”  
 
Firenze, 21 marzo 2011 - “W l’Italia tutta intera!” Con queste parole il presidente della Regione Enrico Rossi ha concluso il discorso ufficiale pronunciato il 17 marzo a Livorno, in occasione della celebrazione del 150° anniversario dell’Unità italiana. Un discorso tutto centrato sul ruolo della Toscana e di Livorno in particolare nel processo unitario. Livorno, ha detto tra l’altro Rossi, è una città “rosso-garibaldino, che offrì all’Italia tanti giovani volontari e in cui il Risorgimento ha maturato una forte impronta democratica e repubblicana. Livorno è stata un vero e proprio centro propulsore del nostro Risorgimento”. Il presidente ha inoltre invitato a “rafforzare il patto unitario tra nord e sud”, a considerare “l’asse Risorgimento, Resistenza, Costituzione come la spina dorsale dell’unità d’Italia” e ha ribadito l’attenzione prioritaria della Regione nei confronti dei giovani, a cui vanno assicurate le opportunità per cambiare in meglio il paese. Ecco il testo integrale del discorso del presidente Enrico Rossi. Signor Sindaco, Autorità presenti, Signore e Signori, Il 17 marzo 1861, 150 anni fa, il parlamento sabaudo proclamò Vittorio Emanuele Ii re d’Italia. Oggi, un secolo e mezzo dopo, è festa. E’ una festa civile. Una festa che serve per celebrare l’unità d’Italia, un’unità partecipata, in una giornata speciale, simbolica. Il 17 marzo 2011 è un giorno importante, rappresenta l’emancipazione del nostro Paese dopo secoli di divisioni e dominazioni straniere. Il 17 marzo scandisce una vicenda collettiva. E’ nella festa civile che la nazione rende visibili le ragioni della propria esistenza ed esprime una sorta di felicità pubblica. Come accade in altri Paesi: basti pensare al 4 luglio in America o al 14 luglio in Francia o al nostro 25 aprile o 2 giugno. Sono date simboliche in cui una nazione rende pubbliche le ragioni della propria esistenza e così facendo le rinvigorisce. Sono molto contento di essere qui a Livorno, oggi, insieme a tutti voi. Una città, la vostra, rosso-garibaldino, che offrì all’Italia tanti giovani volontari e in cui il Risorgimento ha maturato una forte impronta democratica e repubblicana. Livorno è stata un vero e proprio centro propulsore del nostro Risorgimento. Basti ricordare l’accoglienza trionfale che Livorno riservò a Mazzini, l’8 Febbraio 1849. Il Corriere livornese pubblicò le sue parole: “In Livorno arrivai esule nel 1830 e mi strinsi a fratello con quegli uomini che voi innalzaste al potere. Livorno ebbe i miei pensieri sempre, e son lieto oggi di rivederla come la più patriottica città d’Italia. I plausi che a me fate, dirigeteli ai principii ch’io professai, giammai all’uomo:” Durante la Seconda Guerra di Indipendenza circa 800 livornesi il 17 Aprile 1859 partirono dal Molo Mediceo diretti a Genova. Poco dopo cadeva il governo fiorentino sostituito da un governo provvisorio nel quale entrava anche il livornese Vincenzo Malenchini, con Ubaldino Peruzzi, ed Alessandro Danzini. Gli 800 volontari livornesi, giunti in Piemonte, furono in parte arruolati nell’esercito regolare e in parte aggregati ai Cacciatori delle Alpi di Garibaldi. Numerosi livornesi parteciparono poi con Garibaldi alla spedizione dei Mille, partita da Quarto il 5 Maggio 1860. Un primo contingente di 35 volontari comandati da Jacopo Sgarallino lasciò Livorno il 1° Maggio diretto a Genova. Un secondo contingente di 77 agli ordini di Andrea Sgarallino lasciò Livorno il 2 Maggio diretto a Talamone. I due gruppi confluirono nella spedizione verso la Sicilia. Andrea Sgarallino portò la bandiera che aveva salvato a Curtatone e Montanara il 29 Maggio 1848 e l’affidò a Cesare Gattai, uno dei più giovani partecipanti all’impresa, che morì successivamente a Calatafimi. Guidati dal livornese Vincenzo Malenchini, che aveva combattuto a Curtatone e Montanara, altri 1200 volontari toscani, di cui 800 livornesi, partirono il 19 Giugno 1860 da Calambrone per raggiungere Garibaldi in Sicilia. Tra le figure più significative del Risorgimento livornese vorrei ricordare: Giuseppe Bandi, mazziniano, segretario della Giovane Italia arrestato e liberato dopo la fuga di Leopoldo Ii dalla Toscana, imbarcato da Quarto con i Mille per la Sicilia, ferito a Calatafimi e successivamente, nel 1877 fondatore qui a Livorno del quotidiano Il Telegrafo. Enrico Bartelloni, fucilato dagli austriaci il 17 Maggio 1849 dopo l’eroica resistenza della città che il 10 e 11 Maggio cercò di resistere al ritorno del Secondo Corpo d’Armata austriaco comandato dal Generale d’Aspre; era uno dei capi della corrente democratico-mazziniana, insieme a Francesco Domenico Guerrazzi. Di mestiere faceva il bottaio. Per occuparsi delle questioni politiche era stato costretto a trascurare il proprio lavoro ed i propri interessi personali. Poco tempo prima dello scontro finale aveva scritto ad un amico: “Caro amico, sono a pregarla di un favore. Di un prestito di lire venti, ma se Tu non puoi guarda almeno di mandarmi uno zecchino perché sono imbarazzato per la pigione di casa. Alla restituzione conta a Natale”. Questi sono gli uomini che hanno fatto il nostro Risorgimento. E’ proprio alle nuove generazioni che deve guardare questo anniversario. Con lo spirito, perché no, che è anche quello di Lucio Villari, nel suo splendido “Bella e perduta”: “Non una voce stanca e nostalgica, ma quella di un giovane, allegro e lievemente incantato, dovrebbe raccontare le avventure e gli avvenimenti che hanno portato al Risorgimento dell’Italia”. Furono soprattutto i giovani i protagonisti del nostro Risorgimento. Entusiasmo, passione, convinzione e amore per l’Italia tutta intera: erano ideali forti, vissuti con intensità. Loro hanno costruito l’Italia unita. Tocca a noi oggi impegnarci per migliorarla, cambiarla, adeguarla, consegnando loro gli strumenti e le opportunità per farlo. Noi in Toscana ci stiamo provando. Ai nostri giovani vogliamo dare una ragione per credere nel futuro, assicurando aiuti e politiche mirate per favorire la conquista dell’autonomia personale e la possibilità di trovare un’occupazione adeguata. Stiamo poi lavorando ad una legge sui principi e sui valori che da sempre hanno caratterizzato il modo di intendere e di vivere l’esperienza autonomistica, una legge che rilanci l’insegnamento dell’educazione civica e la cittadinanza attiva e responsabile Signor Sindaco, Autorità, Cittadini, oggi, nonostante i tentativi di svalutare il Risorgimento, il valore dell’unità nazionale non è in discussione. Una recente ricerca dell’Università di Siena ci dice che il 90% degli intervistati è convinto che l’unità nazionale sia un fatto positivo, senza differenze tra le diverse aree politiche. Anche il giudizio critico dei cittadini del Nord nei confronti del Sud non si traduce in un atteggiamento favorevole alla separazione, bensì in uno scetticismo verso una politica di aiuti incondizionati alle regioni meridionali. Lo dico con convinzione: celebrare l’unità d’Italia significa lavorare per rafforzare il patto unitario tra Nord e Sud. Sono quindi incomprensibili le divisioni che si sono manifestate in occasione di questo anniversario. In realtà dietro le motivazioni produttivistiche si è nascosta la volontà di svalutare il Risorgimento e indebolire l’unità nazionale. Il nostro è l’unico grande paese europeo che ancora resta diviso a proposito del momento fondante della propria storia nazionale. Eppure ci vuole poco a capire che l’unità d’Italia ha rappresentato lo strumento decisivo per la nostra emancipazione culturale, civile, economica. Così come l’ingresso nell’euro ha rappresentato un importante fattore di stabilità monetaria assai preziosa soprattutto nei momenti di crisi. Proprio per questo il patrimonio risorgimentale deve essere valorizzato e conosciuto, perché fu una battaglia per l’affermazione dello Stato-nazione, una sovranità che non appartiene né a un singolo, né a gruppi ristretti, ma all’intera popolazione che vive in un territorio. Fu una battaglia combattuta in nome della libertà e della democrazia e fu l’avvio di un cammino lento e difficile di ingresso del popolo nella vita dello Stato e nella conquista di diritti prima inesigibili. Persino il federalismo, tema onnipresente nel dibattito pubblico, trova in correnti del pensiero risorgimentale il proprio momento di nascita e di visibilità politica, pur nella sconfitta del modello allora proposto. Dobbiamo poi sgomberare il campo da un equivoco di larga presa, secondo cui uno Stato nato da profonde lacerazioni interne (repubblicani e monarchici, centralisti e federalisti, clericali e laicisti) è come minato alle radici, un cavallo zoppo. Se così fosse, sarebbe la storia comune di tutti gli Stati moderni, nessuno esente da una fase iniziale piena di contraddizioni e di spinte diverse, pur dentro un medesimo obiettivo unitario. Gli esempi sarebbero tantissimi. L’argomento non ha forza propria, al di là della polemica politica contingente. Giusto invece è ogni contributo che “smonti” la retorica celebrativa di cui nessuno sente la necessità, tanto più nell’era che ha visto il tramonto di miti pericolosi come quello della guerra, e presenti invece aspetti della nostra storia nazionale che hanno bisogno di essere rivisitati e meglio compresi. Ci interessano i problemi che il processo di unificazione nazionale ha messo sul tavolo – e che magari rimangono come questioni aperte dell’Italia di oggi – e vogliamo far emergere lo straordinario contributo che la Toscana ha dato all’Italia in termini di idee e di protagonisti. Signor Sindaco, Autorità, Cittadini, c’è ancora molto da fare e forse la prima cosa è proprio quella di strappare il Risorgimento alla liturgia degli omaggi formali ai padri della patria. Ha ragione lo scrittore Antonio Scurati quando afferma che: “…l’unica stagione epica del nostro immaginario poetico-nazionale è anche la più dimenticata”. La stragrande maggioranza degli italiani ha incontrato il Risorgimento solo sui banchi di scuola, quasi sempre in forme che hanno finito per rendere antipatici o noiosi personaggi come Mazzini, Cavour o Cattaneo. È un peccato. Così abbiamo perso il senso di una straordinaria epoca di impegno ideale, generosità e coraggio. In conclusione mi piace ricordare le parole del presidente Ciampi: “L’asse Risorgimento, Resistenza, Costituzione è la spina dorsale dell’unità d’Italia: un filo rosso che si è svolto nella storia attorno alle parole riscatto e dignità. Una tensione e uno slancio che contrastano con la condizione di ripiegamento e di torpore spirituale dei nostri giorni”. Compito nostro è quello di lavorare per uscire da questa situazione. Possiamo farlo a condizione di riuscire a garantire il pieno sviluppo di due valori fondamentali: la libertà e l’uguaglianza. Non sono in contrasto ma anzi l’una presuppone l’altra. W l’Italia tutta intera!  
   
   
CELEBRAZIONI UNITÀ D´ITALIA - ERRANI: "STRAORDINARIO SUCCESSO DI PARTECIPAZIONE BEN RAPPRESENTATO DALLE PAROLE DI GRANDE VALORE DEL PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO, PUNTO DI RIFERIMENTO CUI CIASCUN ITALIANO DEVE ESSERE GRATO"  
 
 Bologna, 21 marzo 2011 – “Una forte e spontanea partecipazione ben rappresentata dalle parole di grande valore del presidente Giorgio Napolitano, cui ciascun italiano deve essere grato”. Così il presidente della Regione Emilia-romagna, Vasco Errani, ha commentato il successo delle celebrazioni per l’Unità d’Italia. “Lo straordinario successo delle manifestazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia – dice Errani – rappresenta un’importante spinta positiva per il futuro del nostro Paese. Bologna e tutte le città dell’Emilia-romagna (assieme a Torino, Firenze, Roma e ai tanti centri piccoli e grandi d’Italia) sono state protagoniste di una giornata di partecipazione popolare, diffusa e intimamente sentita. Questa forte e spontanea partecipazione è stata ben rappresentata dalle parole di grande valore del presidente Giorgio Napolitano in Parlamento, ancora una volta prezioso e alto riferimento per l’unità, l’identità, la spinta solidale, il desiderio di innovazione espressi dalle istituzioni e dai cittadini della Repubblica.” “Per tutto questo – conclude il presidente Errani – ciascun italiano deve essere grato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano”.  
   
   
150 UNITÀ - DE FILIPPO: DA COMUNI BASILICATA CONFERMA DI RADICAMENTO  
 
Potenza, 21 marzo 2011 - “L’italia è forte, l’Italia è quanto mai viva e la ricorrenza dei 150 anni più che una celebrazione è la conferma di come il sentimento nazionale sia radicato”. E’ la riflessione del presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, il 17 marzo, in occasione della partecipazione al Consiglio Comunale solenne celebrato a Potenza nel corso del quale si è proceduto all’intitolazione all’”Unità d’Italia” della nuova galleria di Gallitello e a margine del quale è stata scoperta una targa celebrativa a Palazzo di Città. “L’entusiasmo – ha ripreso De Filippo - con cui tante amministrazioni locali hanno accolto il mio appello a intitolare piazze e strade all’Unità d’Italia, i concetti espressi nei discorsi di tutte le forze politiche, di tutte le assemblee municipali, che sono la forma di governo più vicine ai cittadini, testimoniano come il sentimento unitario sia molto più vivo di quanto ci possa apparire da un dibattito politico e una rappresentazione mediatica influenzati da posizioni antistoriche, e ‘antigeografiche’ che arrivano anche a inventare territori inesistenti. Momenti come quelli che stiamo vivendo in questi giorni dovrebbero essere tenuti ben presenti e rinnovati anche al di fuori delle celebrazioni per rendere chiaro come tra la gente l’Unità nazionale sia talmente radicata da tranciare alla base ogni suggestione di tipo diverso”.  
   
   
150 ANNI DELL´UNITA´ D´ITALIA. IL PRESIDENTE DELLE MARCHE SPACCA ALLE CELEBRAZIONI A MONTECITORIO: ´GIORNATA EMOZIONANTE. IL DISCORSO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO PIENO DI SAGGEZZA E OTTIMISMO´..  
 
Ancona, 21 Marzo 2011 - ´Una giornata emozionante che testimonia quanto l´Italia sia nel cuore di tutti. Bellissimo il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha ripercorso le pagine piu` nobili della nostra storia e del senso di unita` e coesione nazionale. Un´unita` che rifiuta cieche partigianerie ed egoistiche rendite di posizione, per affrontare con coraggio e solidarieta` le prove durissime che attendono il nostro Paese. Un messaggio forte, pieno di saggezza, di ottimismo e determinazione che offre a tutti noi un modello di comportamento ispirato ai valori della Costituzione ed ai principi piu` alti del vivere civile. Le Marche esempio di virtu`, responsabilita` e laboriosita` si riconoscono in questa riflessione del presidente della Repubblica ed in questa giornata storica confermano il loro impegno all´unita` d´Italia ed agli ideali di pace, liberta`, giustizia e solidarieta`´. Cosi` il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, il 18 marzo, dopo aver preso parte nell´Aula di Montecitorio alla cerimonia celebrativa dei 150 anni dell´Unita` d´Italia..  
   
   
IL PRESIDENTE DELLA CALABRIA SCOPELLITI HA PARTECIPATO, A CROTONE, ALLE MANIFESTAZIONI DEDICATE AI 150 ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA  
 
 Cosenza, 21 marzo 2011 - Il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti ha partecipato a Crotone ai festeggiamenti dedicati ai 150 anni dell’unità d’Italia. Qui di seguito il discorso pronunciato durante la cerimonia che si è tenuta nei pressi del monumento dedicato ai fratelli Bandiera. “Signor Sindaco, Autorità, donne e uomini di Calabria, quando nel 1966 il Presidente della Repubblica Saragat e il Presidente della Camera Pertini inaugurarono a Crotone il monumento ai fratelli Bandiera, in Italia c´era il miracolo economico. Oggi, la situazione e´ assai diversa ma questo monumento e´ stato giustamente identificato come uno dei "luoghi della memoria" a livello nazionale da parte del Comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, appunto per ricordare due patrioti veneti che sacrificarono la vita nel Sud per l´unita´ di tutto il Paese. In questo che e´ il mio discorso ufficiale per il 17 marzo, intendo rivolgermi a tutti i calabresi, quelli che vivono nella nostra regione e quelli che, per scelta o necessità, sono andati via, invitandoli a utilizzare questa occasione dei centocinquant’anni per riflettere, sopratutto sul futuro. La nostra regione, come tutto il Sud, e´ stata scenario e protagonista attiva in tutto il Risorgimento e il sacrificio dei fratelli Bandiera ne e´ testimonianza autentica. A scanso di equivoci, premetto subito che l´Italia e´ stata una conquista e per noi e´ e deve rimanere una e indivisibile. Non a caso, come Regione Calabria abbiamo avviato tutta una serie di iniziative per i 150 anni. Abbiamo sollecitato e mobilitato scuole, musei statali comuni, coinvolgendo i più noti intellettuali italiani. Saremo presenti, insieme a tutti gli altri, alla Mostra delle Regioni che verrà inaugurata dal Capo dello Stato a Roma. Nell´occasione, abbiamo cercato di illustrare la Calabria del passato e del futuro. Abbiamo avviato a gennaio il censimento dei "Luoghi della Memoria" in tutti i comuni della Calabria, con l´apporto fondamentale dei Sindaci. Completate queste operazioni, inseriremo tutti i beni segnalati nell´Atlante dei Beni Culturali pronto per giugno. Tutto questo fiorire di iniziative, in quanto apparteniamo a quei meridionale che tengono tanto all´Unita´ d´Italia che avrebbero preferito fosse stata fatta un po´ meglio. Tra i tantissimi libri sull´unita´, ce n´e´ uno che occorre necessariamente leggere e che parla d´altro. Si tratta di uno studio coordinato da Paolo Savona, dal titolo "Sviluppo, rischio e conti con l´esterno delle regioni italiane". Da questa ricerca emerge la teoria della "pentola bucata" in base alla quale il problema principale delle regioni meridionali non e´quello di ricevere maggiori risorse ma mantenere all´interno dei territori il Prodotto Interno Lordo realizzato. E´ la Calabria e´ quella messa peggio di tutti: su 100 di Pil, solo il 74% rimane nella regione, il resto si volatilizza. Complessivamente, il Nord trasferisce al Sud 45 miliardi di euro, che e´ una somma non da poco in quanto rappresenta il 3 per cento del Pil italiano, ma il Sud invia alle regioni del Settentrione in termini di consumi 62 miliardi di euro. Ed e´ solo così che si mantiene elevata l´occupazione e la produttività del Nord. Con i soldi del Sud. E per restare sempre nell´ambito delle analisi economiche, sarebbe utile leggere quanto sostengono Paolo Malanima e Vittorio Daniele, professore all´Università della "Magna Grecia" di Catanzaro, in un saggio di qualche anno fa a proposito delle diseguaglianze al momento dell´Unita´. Nel 1861 il divario economico tra Nord e Sud, affermano i due ricercatori, era pressoché inesistente e si e´ andato creando dopo il 1876, tanto che su 150 anni, 120 per il Mezzogiorno sono stati di arretratezza. Riflettere anche su questo, sarebbe una bella occasione per festeggiare davvero il nostro straordinario Paese, al di la´ dei luoghi comuni. Infatti nella nostra regione esiste un simbolo, le Ferriere di Mongiana, il sogno interrotto dell´industrializzazione del Sud, che noi intendiamo proporre come "luogo della memoria" regionale, quale prezzo pagato dalla Calabria per l´indispensabile Unità nazionale. Nel 2011 la Calabria si presenta all´Italia con tanti problemi ma anche con innegabili opportunità. Abbiamo una classe giovane e motivata, con tanti Sindaci innamorati delle proprie città; siamo al centro del Mediterraneo, che sarà l´area di libero scambio più estesa del pianeta; abbiamo consistenti fondi europei, che intendiamo utilizzare per aumentare la produttività. Al momento dell´elezione ci siamo assunti un compito preciso: dopo 40 anni di regionalismo unire la Calabria, dal Pollino allo Stretto, per costruire una regione finalmente per tutti. In questa stagione del federalismo, rendendo più unita e coesa la nostra regione contribuiremo a rendere più unito il nostro grande, straordinario Paese. W l´Italia. W la Calabria”.  
   
   
PUGLIA, 150ESIMO: LUNEDÌ RAGAZZI IN TRENO CON " FERRATI IN STORIA"  
 
Bari, 21 marzo 2011- Continuano le iniziative della Regione Puglia per celebrare i 150 anni dell´Unità d´Italia. Lunedì 21 marzo partirà da Bari un treno storico diretto a Brindisi. A bordo divisi in sei aule itineranti, trecentocinquanta studenti delle scuole superiori pugliesi seguiranno inedite lezioni di noti autori. "Cento chilometri e tanti approfondimenti per raccontare come siamo diventati una nazione e riscoprire il senso di essere italiani oggi". L´assessore alla mobilità della Regione Puglia, Guglielmo Minervini, riassume così ´Ferrati in storia´, il contributo del suo assessorato alle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Al traino di un locomotore elettrico degli anni sessanta e con carrozze degli anni trenta di Trenitalia, conservate perfettamente grazie all’Associazione Treni Storici Puglia, il treno partirà dal primo binario della stazione di Bari Centrale alle ore 9. «Le ferrovie sono state la prima infrastruttura che ha unito l´Italia e siamo tornati in un tempo in cui la partita per lo sviluppo sostenibile dei territori, attraverso i traffici di merci e persone, corre proprio lungo i binari. Oggi si chiama alta velocità, paragonata con una bella immagine alla metropolitana d´Italia», spiega Minervini. Il treno storico transiterà da Bari a Brindisi, proprio lungo la linea realizzata pochi anni dopo l’unità d´Italia dalle Società delle Ferrovie Meridionali e inaugurata dai principi Umberto ed Amedeo di Savoia il 25 maggio del 1965. Ma il viaggio sarà solo un´occasione. A bordo, in apposite aule didattiche allestite nei vagoni, si alterneranno lezioni per approfondire il processo storico che ha portato all’Unità. Pasquale Guaragnella, Marina Comei, Ennio Corvaglia, Lino Patruno, Donato Cafagna, Oreste Serrano, accompagneranno gli studenti per raccontare come l’Italia è diventata una nazione attraverso gli aspetti linguistici, il ruolo della televisione e dei media, i processi economici, la “questione meridionale”, lo sviluppo delle infrastrutture e le pagine dei libri classici e attuali. Compagni di viaggio nell´organizzazione dell´evento l’Ufficio Scolastico Regionale, la Direzione regionale di Trenitalia, la Fondazione "Giuseppe Di Vagno", l’Associazione Presìdi del libro e la già citata Associazione treni storici Puglia. L’arrivo a Brindisi, capitale dell’Italia liberata tra il settembre 1943 e il febbraio 1944, è previsto per le 10.30 e lì le problematiche storiche lasceranno il posto ai temi d’attualità. Al Teatro Verdi a partire dalle ore 11 ci sarà un confronto d’eccezione tra il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, l’assessore alle infrastrutture Guglielmo Minervini ed il Sindaco di Brindisi Domenico Mennitti sul senso dell´essere italiani oggi, moderato dalla vicedirettrice del Corriere del Mezzogiorno, Maddalena Tulanti. In conclusione letture sul Risorgimento tratte da "Sui rami di Madre Memoria" del regista e attore teatrale Pasquale D’attoma Fanizzi. Alle 13.30 il treno ripartirà alla volta di Bari. Informazioni per la stampa: Il treno storico sosterà sul primo binario della stazione di Bari dalle 8.30 alle 9. L´arrivo a Brindisi è previsto alle ore 10.30. Ad accogliere gli studenti in stazione il Sindaco Mennitti. I giornalisti, operatori o fotografi che volessero seguire integralmente la giornata o ricevere maggiori info possono accreditarsi chiamando il 347.7756291.  
   
   
FVG: TONDO INCONTRA AMBASCIATORE ARGENTINA  
 
Trieste, 21 marzo 2011 - I rapporti istituzionali sono buoni contenitori, ma vanno riempiti di iniziative concrete e su questa strada il Friuli Venezia Giulia si sta muovendo anche nei rapporti con le realtà regionali argentine. È la considerazione che hanno condiviso il 16 marzo l´ambasciatore di Argentina in Italia Torcuato Di Tella e il presidente della Regione Renzo Tondo che ha accolto l´ospite nel palazzo della Regione a Trieste. Sono stati ricordati i progetti di cooperazione tra Italia e Argentina ai quali il Friuli Venezia Giulia partecipa, assieme ad altre regioni italiane, e il presidente Tondo ha ribadito l´importanza che l´amministrazione regionale attribuisce al rapporto con le comunità di corregionali all´estero, definite un valore aggiunto nelle relazioni economiche e culturali internazionali. L´ambasciatore Di Tella ha affermato di voler dare impulso al rapporto tra le realtà regionali italiane e le analoghe istituzioni argentine. Il particolare rapporto tra Friuli Venezia Giulia e Argentina è stato infine illustrato dal presidente Tondo, ricordando la significativa presenza di corregionali, soprattutto friulani, ai quali ha fatto visita anche recentemente.  
   
   
IN REGIONE EMILIA ROMAGNA L´AMBASCIATORE DELLA SVIZZERA BERNARDO REGAZZONI  
 
Bologna, 21 marzo 2011 – «La Svizzera è un mercato interessante per l’export di alcuni comparti produttivi dell’Emilia-romagna». Lo ha evidenziato l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli durante l’incontro del 18 marzo, in Regione, con l’ambasciatore della Svizzera Bernardo Regazzoni accompagnato dal Console onorario di Bologna Francesco Andina e il primo segretario agli affari commerciali Philippe Praz. Il valore di interscambio commerciale tra l’Emilia Romagna e la Svizzera è rilevante: l’export (il 2,5 % del complesso delle esportazioni all´estero dell’Emilia-romagna) - nonostante la flessione del 14% tra il 2009 e il 2010 - si è attestato nel 2010 a 1 miliardo e 86 milioni di euro. L’export riguarda in particolare riguarda: prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori per quasi 141 milioni; macchinari ed apparecchi per 203 milioni e 225 mila euro e mezzi di trasporto 146,5 milioni di euro. Le importazioni dell’Emilia-romagna dalla Svizzera, invece, si sono attestate nel 2010 a 247,8 milioni di euro. La delegazione svizzera ha dimostrato interesse a partecipare al’evento R2b Research to business, mostra-convegno sulle alte tecnologie che si terrà insieme a Smau alla fiera di Bologna l’8 e 9 giugno 2011.  
   
   
CALABRIA: AL VIA IL PROGETTO “PAESE CANADA”  
 
 Catanzaro, 21 marzo 2011 - L’assessorato regionale della Calabria alla Internazionalizzazione prosegue il suo percorso finalizzato, tra l’altro, a potenziare ed implementare la capacità di penetrazione da parte delle imprese calabresi nei mercati esteri. In questa ottica, il 10 marzo 2011 è stata siglata la convenzione operativa tra la Regione Calabria e la Camera di Commercio Italiana in Canada per l’avvio del progetto “Paese Canada”. L’iniziativa, promossa dall’assessorato all’Internazionalizzazione, intende favorire il processo di internazionalizzazione del ‘sistema Calabria’ con il Canada, con particolare attenzione ai settori regionali con maggiore potenziale di esportazione e integrazione. L’atto dà avvio alla nuova strategia regionale che intende rilanciare le produzione regionali sui mercati internazionali, attraverso interventi strutturati ed il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti rappresentativi del mondo imprenditoriale. L’obiettivo strategico del progetto “Paese Canada” è quello di sostenere la promozione della Calabria quale regione “in movimento”: non solo una Regione con alcune inconfondibili eccellenze in settori tradizionali, ma anche con settori medium-high tech in rapida crescita e per i quali rilevanti sono le opportunità di cooperazione e integrazione con il Canada. Il progetto intende perseguire obiettivi operativi tra i quali quello di avviare un percorso di scouting per l’attivazione di percorsi di cooperazione nel settore Ict e dell’incubazione d’imprese high tech, sostenendo l’avvio ed il consolidamento di relazioni commerciali ed industriali per i settori agroalimentare ed orafo ed assicurare il loro progressivo radicamento sul territorio Canadese. Inoltre, si vuole attivare in Canada un network istituzionale radicato in grado di fornire assistenza e orientamento costante alla Regione e agli operatori economici e della ricerca applicata calabresi; valorizzare la ‘business community’ canadese di origine calabrese, al fine di incrementare le opportunità di affari tra i due territori. L’attività centrale del progetto è la partecipazione della Regione alla manifestazione annuale “Echo Italia”. Promossa e realizzata dalla Camera di Commercio Italiana in Canada, con sede a Montréal, con la collaborazione dei più rilevanti attori del sistema paese in Canada, si svolgerà a Montreal dal 31 maggio al 2 giugno 2011. “Echo Italia” non è una fiera, si tratta di un evento unico ed originale di promozione del Made in Italy in Nord America, creato per dare ‘echo’ ai territori italiani e alle loro produzioni. Originalità e unicità di “Echo Italia” riguardano sia la sua formula organizzativa, sia i suoi contenuti. Per la realizzazione di tale percorso di sistema che, in un’ottica di forte sinergia istituzionale che coinvolgerà tutti gli Assessorati regionali competenti, sono state identificate due distinte fasi: la prima riguarda le Azioni di sistema propedeutiche ad “Echo Italia”; la seconda è quella relativa alle Azioni di sistema da svolgersi durante “Echo Italia”. All’interno della prima fase saranno realizzati per il settore Ict e business incubator un piano di fattibilità sui percorsi di integrazione e matching Calabria-canada ed un workshop presso l’Università della Calabria, attraverso cui saranno identificati gli operatori canadesi interessati al matching con le controparti calabresi. Specificamente, per il settore agroalimentare è prevista la realizzazione di tre workshop sul sistema paese Canada e sulle opportunità per le Pmi calabresi e l’elaborazione di un dossier informativo sul settore agroalimentare in Canada per le aziende interessate a partecipare. Il settore orafo trova la sua visibilità nel progetto mediante lo svolgimento di attività promozionale per la quale è prevista l’organizzazione di uno show case di quattro settimane in un gruppo selezionato di negozi e gioiellerie di Montréal. E’ prevista anche una selezione ed ingaggio task force giovani di origine calabrese e progettazione di dettaglio Workshop “Fare affari con la Calabria”, da svolgersi nel corso di “Echo Italia” 2011, al fine di incentivare l´interesse di giovani professionisti canadesi di origine calabrese ad intraprendere relazioni di affari con il proprio territorio d´origine. Durante la fase due del progetto Paese, che si volgerà a Montreal dal 31 maggio al 2 giugno 2011, saranno realizzati per il settore Ict e incubatore d’imprese high tech un workshop di presentazione delle opportunità calabresi e canadesi/quebecchesi nel settore Ict. Sarà allestita una vetrina Calabria nella quale sarà dedicato uno spazio con lo scopo di valorizzare le diverse componenti che rendono unica la Calabria attraverso la proiezione di filmati e documentari, organizzazione evento di degustazione di prodotti tipici ed esaltazione delle eccellenze del settore orafo. Per il settore agroalimentare saranno organizzati incontri tra le imprese calabresi partecipanti ed operatori canadesi (buyer, importatori distributori, etc), allo scopo di favorire la stipula di accordi commerciali produttivi. Sono previsti, inoltre, un Workshop “Fare affari con la Calabria” e un Networking cocktail con la business community di origine calabrese. Al termine del workshop saranno presentate e lanciate le azioni istituzionali a favore della comunità d’affari di origine calabrese, specie nella sua componente giovanile. Per la conclusione dell’evento è previsto un cocktail conclusivo dello showcase sul settore orafo alla presenza di buyer delle province Quebec e Ontario, stampa specializzata, panel di consumatori.  
   
   
FVG: TONDO INCONTRA CONSOLE GENERALE ROMANIA  
 
Trieste, 21 marzo 2011 - Il presidente della Regione Renzo Tondo ha ricevuto il 16 marzo il console generale di Romania a Trieste Radu Dobre. L´incontro è avvenuto in preparazione della visita istituzionale del presidente Tondo in Romania dal 23 al 25 marzo prossimi. La collaborazione nei settori economici e nel campo dell´istruzione e della ricerca sono tra i temi di maggior rilievo che saranno oggetto di specifici incontri con esponenti del governo rumeno.  
   
   
COOPERAZIONE TRA VENETO E SENEGAL PER PROMUOVERE OPPORTUNITA’ DI IMPRESA  
 
Venezia, 21 marzo 2011 - “Molti Paesi africani hanno superato la dimensione dello sviluppo primario e sono ormai approdati sul mercato per scambiare beni, servizi, cultura, intelletto, sogni e progetti, con un dinamismo ed un entusiasmo del tutto particolari e moderni. Tutto ciò non accade per caso, ma anche grazie all’attività di istituzioni quali la Regione del Veneto, che sostiene e promuove con convinzione questo tipo di impostazione delle relazioni nel quadro delle proprie politiche di cooperazione internazionale. Ed è quanto sta avvenendo con il Senegal”. Lo ha detto l’assessore veneto al bilancio e cooperazione transfrontaliera e transnazionale, Roberto Ciambetti, intervenendo alla seconda edizione del Forum Senegalese degli Affari e del Partenariato «Fosap», a Mestre (Ve). L’iniziativa, voluta per favorire i partenariati internazionali nel contesto della cooperazione italo-senegalese, nel cui ambito la Regione del Veneto ed Unioncamere stanno operando con continuità, è di fatto un punto d’incontro per imprenditori, attori istituzionali e sistema del credito locale, finalizzato alla promozione delle opportunità di impresa in uno dei Paesi dell’Africa Occidentale che attualmente presenta migliori condizioni per lo sviluppo di nuove attività economiche, con ottime prospettive di crescita già nel medio periodo. “Fino a qualche anno credo che pochi osservatori istituzionali o operatori economici avrebbero immaginato di partecipare a incontri finalizzati alla definizione di nuovi partenariati d’impresa tra aziende italiane e senegalesi – ha continuato Ciambetti –, ma la realtà è che abbiamo progetti rilevanti avviati e in via di definizione, tali da costituire quello che potremmo definire un vero e proprio approccio strategico del Veneto al Senegal. Un approccio, articolato, rispettoso, pensato e, soprattutto desiderato e costruito con il reciproco contributo delle parti”. “Anche se alcune criticità potranno talvolta rendere difficoltoso l’attuazione dei progetti – ha concluso l’assessore –, lo sforzo di comprendersi, di parlare la lingua comune del commercio, dello scambio, del riconoscimento di ogni valore e di ogni lavoro è una buona semina e le buone semine danno raccolti abbondanti. A questo stiamo lavorando nel Veneto, dove, tra l’altro, esiste una comunità senegalese fortemente organizzata e integrata”.  
   
   
LA GIUNTA TOSCANA RICORRE CONTRO L’IMPUGNAZIONE DELLA FINANZIARIA DA PARTE DEL GOVERNO  
 
Firenze, 21 marzo 2011 – Il governo ha impugnato alcuni articoli della finanziaria 2011 della Regione e la Toscana si difende. La giunta ha infatti dato mandato all’avvocatura regionale di rappresentarla di fronte alla Corte costituzionale. Entrambe le norme impugnate dal governo riguardano la parte in cui la Finanziaria regionale non avrebbe rispettato i vincoli di riduzione della spesa, in contrasto con il Dl 78 del 2010 (quello che conteneva misure urgenti di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica) e con la legge 191 del 2009 (la Finanziaria 2010 dello Stato) e di conseguenza con l’articolo 117 della Costituzione in materia di coordinamento della finanza pubblica. Riguardo al primo punto la Regione Toscana ritiene di essersi adeguata, per quanto riguarda le spese di funzionamento della macchina regionale (compresi anche gli enti dipendenti), alle percentuali di riduzione previste dal Dl 78 del 2010 prevedendo che, all’interno delle percentuali di riduzione complessiva a cui ci si è adeguati, le modalità con cui ciò viene realizzato possono essere diverse rispetto a quelle indicate nel decreto legge. La Regione inoltre eccepisce che, secondo un’altra sentenza della Consulta, le regioni, rispetto a quanto contenuto nel Dl 78, devono rispettare i principi ma non il dettaglio. Ovvero, in materia di finanza pubblica lo Stato può imporre certi tagli ma non il modo con cui le Regioni li attuano, in virtù del principio di autonomia di cui godono. Riguardo al secondo punto, relativo ai tagli del personale del sistema sanitario, si obietta che quelli fatti dalla Regione non sono coerenti con quanto previsto dal Dl 78. A questo la Regione risponde che il taglio è stato iniziato a partire dalla finanziaria regionale del 2006. Nella sequenza delle finanziarie la Toscana ha perciò assunto provvedimenti di contenimento della spesa relativa al personale sanitario tali da renderli legittimi rispetto alla previsione della finanziaria.  
   
   
CROCEFISSO: ZAIA, “CON CONVINZIONE DALLA PARTE DELLA CORTE EUROPEA”  
 
Venezia, 21 marzo 2011 - “Questa volta stiamo con convinzione dalla parte dell’Europa. Il crocefisso è un fatto di civiltà, di storia e d’identità popolare che non poteva in alcun modo essere interpretato come una violazione di un diritto”. Con queste parole il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia commentava il 18 marzo con soddisfazione la sentenza della Grande Camera della Corte Europea per i diritti dell’Uomo, che ha assolto l’Italia dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche. “Il crocefisso – aggiunge Zaia – non è una camicia di forza. E’ invece un simbolo universale dei valori cristianità, e come tale fa parte del patrimonio identitario e culturale delle nostre genti, a prescindere dal sentimento religioso, che ognuno deve in ogni caso essere libero di provare e professare, senza per questo sentirsi offeso in alcun modo”.  
   
   
SICILIA/UE: IL PIL REGIONALE AL DI SOTTO DELLA SOGLIA DEL 75%  
 
Bruxelles, 21 marzo 2011 - Nel 2008 il prodotto interno lordo (espresso in termini di potere d´acquisto) nella media dell´Ue a 27, va dal valore minimo del 28 per cento (registrato nella regione di Severozapaden nel nord della Bulgaria)al 343 per cento del centro di Londra. La Sicilia si conferma, con Calabria e Campania, agli ultimi posti per ricchezza prodotta in Italia, con un indice del 66 per cento. I dati elaborati da Eurostat, e appena diffusi, non lasciano dubbi sulla distribuzione della ricchezza nelle 271 regioni europee. Le aree che guidano la classifica del prodotto interno lordo per abitante nel 2008 vedono in testa il centro di Londra (343%), il gran ducato del Lussemburgo (279%), la regione di Bruxelles (216%), Groningen nei Paesi Bassi (198%), Amburgo in Germania (188%) e Praga in Cecoslovacchia (172%). Quaranta regioni superano il 125 per cento del livello: dieci in Germania, cinque in Olanda, quattro in Austria e in Gran Bretagna, tre in Spagna e Italia, due in Belgio e Finlandia, solo una regione nella Repubblica Ceca, Danimarca, Irlanda, Francia, Slovacchia, Svezia e Lussemburgo. Le regioni che fanno segnare i dati piu´ bassi sono tutte in Bulgaria e Romania. Il record spetta alla regione di Severozapaden nel nord ovest della Bulgaria (28%), seguita dal nord est della Romania (29%). Le regioni di Severen e di Yuzhen, al centro della Bulgaria raggiungono l´indice del 30%. Sessantaquattro regioni hanno indici al dik sotto del 75 per cento. Quindici sono in Polonia, sette nella repubblica Ceca e in Romania, sei in Bulgaria e Romania, quattro in Italia e Portogallo, tre in Grecia, Francia e Slovacchia, due in Gran Bretagna, una in Spagna, Estonia, Lettonia e Lituania. Le regioni italiane non figurano ne´ tra le venti piu´ ricche, ne´ tra le venti piu´ povere. Tutte le regioni del centro nord - tranne l´Umbria ferma al 97 per cento - fanno segnare indici superiori a 100. Si va, dal 106 delle Marche al 137 di Bolzano, seguito dal 143 della Lombardia. Emilia Romagna al 127, Lazio a 123. Tutti al di sotto di 100 gli indici delle regioni meridionali. Campania, Sicilia e Calabria fanno segnare il risultato piu´ basso, il 66 per cento. La Puglia al 67. Si sta meglio in Abruzzo (85 per cento), in Molise (80 per cento) e in Basilicata (76 per cento). I dati diffusi da Eurostat hanno una rilevanza che va oltre la pura statistica. La rilevazione dei dati riferiti al 2008 e´ infatti quella che nelle prossime settimane influira´ sulle scelte della Commissione sulla politica di coesione. Sui criteri cioe´ che saranno seguiti nelle politiche di sviluppo e, soprattutto, nella spesa del budget europeo. La logica seguita fino a questo momento e´ stata quella di indirizzare il maggior flusso di risorse comunitarie verso quelle regioni europee meno ricche, utilizzando come "spartiacque" statistico l´indice del 75 per cento della media del prodotto interno lordo Ue. Secondo questa impostazione, che moltissimi vorrebbero cambiare gia´ nel nuovo periodo di programmazione europea, che va dal 2013 al 2020, le uniche regioni italiane ancora nei parametri del cosiddetto "obiettivo convergenza" sarebbero: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Nel periodo di programmazione 2007-2013, la Basilicata ha usufruito di un regime agevolato di "phasing-out", in considerazione del fatto che la media del pil regionale sarebbe stata al di sotto del 75 per cento, con un´analisi economica limitata ai 15 stati precedenti all´allargamento. La Sardegna, fino al 2013 sara´ inserita nelle regioni del cosiddetto obiettivo "competitivita´ regionale e occupazione", che godono di agevolazioni per la "phasing-in": regioni che sono uscite dall´obiettivo convergenza e si trovano in una fase di primo inserimento tra le regioni piu´ ricche.  
   
   
IL PRESIDENTE DELLA CALABRIA SCOPELLITI A CASSANO ALLO IONIO AL CONVEGNO SUL PSA DELLA SIBARITIDE  
 
Catanzaro, 21 marzo 2011 - Il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti è intervenuto a Cassano allo Ionio, nel corso di un’iniziativa pubblica con le istituzioni locali del territorio per discutere del Piano Strutturale Associato della Sibaritide. Si è trattato di un sano momento di confronto nel corso del quale si è discusso sulle reali prospettive di rilancio del comprensorio. Il Psa della Sibaritide interessa i Comuni di Calopezzati, Cassano All’ionio, Corigliano, Crosia e Rossano e delinea le scelte strategiche di assetto e sviluppo del territorio interessato, puntando alla tutela, all’integrità fisica ed ambientale e l’identità culturale dello stesso. Il Psa associato è stato normato dalla legge regionale 14/06 che ha introdotto l’art.20 bis dove è definito l’iter da compiere che prevede espressamente la formazione di un ufficio di Piano, non solo in funzione di coordinamento, ma anche di realizzazione effettiva del Piano. La creazione di tali sistemi urbani reticolari è al centro delle politiche di pianificazione e riordino del territorio ed uno degli obiettivi per promuovere e favorire tale politica di sistema è quello di favorire l’associazione fra comuni per la redazione di un Piano Strutturale in associazione. Ciò dovrebbe portare degli innegabili vantaggi, quali: migliore e più efficace governo del territorio soprattutto delle risorse naturali (bacini idrografici, aree boscate, paesaggio) i cui caratteri di omogeneità travalicano spesso i confini comunali; costruire programmi di sviluppo locale in grado di utilizzare al meglio risorse che acquistano valore solo ad una scala sovracomunale ; si pensi ad esempio allo sviluppo di attività turistiche possibile solo attraverso “itinerari” che coinvolgono più comuni; possibilità di realizzare e gestire in associazione servizi ed infrastrutture che richiedono, per essere economicamente realizzabili, soglie di popolazione che spesso i piccoli comuni da soli non raggiungono, in special modo nei settori della raccolta dei rifiuti solidi urbani e delle strutture di protezione civile; possibilità di dotarsi di adeguate ed attrezzate strutture tecniche di pianificazione e progettazione che comuni di piccole dimensioni non sono in grado di mantenere con proprie risorse, ma certamente realizzabili e gestibili in associazione con altri comuni. Nel corso del proprio intervento, il Presidente Scopelliti ha affermato: “ritengo che il Psa, come modello di lavoro e programmazione, come abbiamo fatto anche per i Pisl, sia di uno strumento importante e necessario, soprattutto in questo avvio di una nuova stagione federalista. Le associazioni tra comuni garantiscono, soprattutto per quelli più piccoli, una buona possibilità per lavorare insieme, programmando le strategie future per un intero territorio. Da uno studio effettuato con la fondazione Field, è emerso che sono molti i comuni calabresi sotto i quindicimila abitanti, ritengo quindi che la capacità di fare emergere sinergie tra amministrazioni limitrofe, possa aiutare nel concreto a sviluppare prospettive di reale sviluppo. Si tratta di un modello che va oltre la capacità di erogazione dei servizi, la capacità di fare squadra, collaborando e programmando insieme, evita lo spreco di risorse e rende meno isolati i piccoli comuni”. Il Psa della Sibaritide, ha recentemente ribandito le consulenze di pianificazione, geologia, agronomia e per la gestione del Gis, è stato creato un ufficio del Piano che ha lavorato in questi mesi per la realizzazione di un documento di indirizzo politico per i cinque comuni interessati. Nel corso dell’iniziativa che ha registrato l’intervento dei Sindaci del comprensorio, Gennaro Bianco (Calopezzati), Gerardo Aiello (Crosia), Franco Filareto (Rossano) e Gianluca Gallo (Cassano allo Ionio), ha relazionato anche il Direttore generale del Dipartimento regionale urbanistica, Saverio Putortì.  
   
   
REGIONE VENETO E CORTE DEI CONTI LAVORANO INSIEME PER MIGLIORARE LA GESTIONE DELLA COSA PUBBLICA  
 
Venezia, 21 marzo 2011 - “In questi anni la Corte dei Conti e la Regione del Veneto hanno imparato a conoscersi nel rispetto dei reciproci ruoli istituzionali: da parte nostra abbiamo potuto, progressivamente, sperimentare un controllo da parte della Corte scevro da finalità meramente repressive, tipiche del controllo di legittimità più tradizionale, apprezzando, invece, un’azione collaborativa e di stimolo, finalizzata a un comune obiettivo: migliorare la gestione della cosa pubblica”. Con questo riconoscimento l’assessore veneto al bilancio, Roberto Ciambetti, è intervenuto il 16 marzo a Venezia, in rappresentanza della Regione e del suo presidente, Luca Zaia, all’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti. “Il procuratore regionale, Carmine Scarano – spiega Ciambetti –, nel corso del suo intervento ha svolto alcuni puntuali e precisi rilievi sull’attività regionale, in merito alla spesa sanitaria e in particolare ai rimborsi alle strutture private accreditate, e al sistema dei controlli per i finanziamenti in materia agricola. Quanto alle prestazioni erogate dal nostro sistema sanitario, come riconosciuto dallo stesso procuratore, la Regione ha già provveduto proprio in questi mesi ad emanare provvedimenti che garantiscono una più attenta verifica di eventuali irregolarità e strumenti atti a controllare che le prestazioni svolte dalle strutture private siano rimborsate con correttezza e trasparenza. In materia di pagamenti in agricoltura, pur convenendo sulla necessità di intensificare ulteriormente l’attività di accertamento, rilevo che l’agenzia regionale Avepa sta sicuramente lavorando meglio di quanto facesse in precedenza l’Agea. Ma non dobbiamo accontentarci – ha concluso Ciambetti – perché l’obiettivo di questa Giunta è fa sì che tutte le risorse pubbliche vengano spese con criteri di correttezza ed efficacia e ciò vale ancor di più quando le risorse sono poche”.  
   
   
FEDERALISMO IN SICILIA: E´ SOLIDALE SOLO SE UNISCE L´ITALIA"  
 
Palermo, 21 marzo 2011 -"Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, celebrando i 150 anni dell´Unita´ ha inteso rilanciare la questione meridionale nel Paese, affermando che il federalismo e´ coerente con le basi costituzionali della Repubblica, solo se si riconnette al divario tra nord e sud del Paese, consentendo al Mezzogiorno di esprimere le sue grandi potenzialita´. Anche per questo motivo, e´ tempo di rilanciare la ´nuova questione meridionale´, pretendendo che il federalismo fiscale sia accompagnato dalla perequazione fiscale e da quella infrastrutturale". Lo ha detto, il 19 marzo, l´assessore regionale per l´Economia, Gaetano Armao, intervenendo a Siracusa al convegno: "Sud dimenticato". "Abbiamo ottenuto di negoziare il federalismo per la Sicilia - ha detto Armao - ed abbiamo gia´ presentato al Governo nazionale le nostre rivendicazioni nell´ambito delle prerogative fissate dallo Statuto autonomistico; ma e´ necessario che l´intera deputazione nazionale, fuori dalle sterili contrapposizioni, si unisca nella rivendicazione, per dare ai siciliani quello che essi attendono, evitando cosi´ di essere trattati come cittadini di serie C". "A Roma - ha proseguito l´assessore - sotto la spinta della Lega, si corre verso l´attuazione del federalismo regionale, ma nulla ancora si dice su come si intende colmare il divario tra il nord ed il sud del Paese. E´ venuto il momento che il Governo nazionale assuma impegni concreti per il meridione, mettendo da parte strumenti propagandistici privi di contenuto come il Piano per il sud, che riduce e blocca le poche risorse assegnate al meridione". "I siciliani - ha concluso Armao - devono ottenere, subito, i termini concreti del federalismo fiscale che sara´ applicato alla Sicilia, che, cosi´ come e´ stato prospettato, puo´ portare solo poverta´, diseguaglianza e disperazione".  
   
   
SICILIA: APPROVATO REGOLAMENTO CONTRIBUTI ENTI ASSISTENZA  
 
Palermo, 21 marzo 2011 - L´assessore regionale per la Famiglia, le Politiche sociale e il Lavoro, Andrea Piraino, ha Firmato, il 16 marzo, il decreto con il quale viene approvato il regolamento inerente le modalita´ di accesso ai contributi previsti dalla legge di riordino dei servizi socio - assistenziali in Sicilia (art. 4 della L.r. 33/88). Possono accedere ai contributi regionali, destinati all´adeguamento delle strutture e dei presidi socio-assistenziali agli standard regionali fissati per tipologia di servizi fino alla misura massima del 50% della spesa da sostenere, gli enti assistenziali non aventi fini di lucro. L´adeguamento delle strutture e´ preordinato esclusivamente a quegli interventi necessari all´iscrizione o al mantenimento della stessa iscrizione all´albo regionale istituito presso l´Assessorato Regionale Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro, condizione necessaria per la stipula di convenzione con i comuni, singoli o associati, per la gestione dei servizi socio-assistenziali. I contributi sono diretti alla ristrutturazione e alla manutenzione straordinaria di edifici o plessi destinati o da destinare a servizi aperti e/o residenziali; all´istallazione e adeguamento degli impianti; all´acquisto di attrezzature tecniche esclusivamente per i servizi di cucina, lavanderia, riabilitazione ed ambulatoriale. Le istanze di contributo per l´adeguamento agli standards regionali, corredate da tutta la documentazione tecnica e amministrativa necessaria, dovranno pervenire all´assessorato Famiglia, (Dipartimento Famiglia e Politiche Sociali, servizio 4) improrogabilmente, entro il termine del 30 giugno di ciascun anno. Entro giorni 30 dall´approvazione del bilancio regionale, in base allo stanziamento previsto sara´ determinato l´importo progettuale massimo ammissibile ai fini del calcolo della percentuale di contributo regionale. L´ammontare del contributo verra´ determinato in base al numero di istanze ammissibili pervenute entro il termine previsto. Il decreto e il relativo allegato saranno integralmente pubblicati nel sito dell´assessorato( www.Regione.sicilia.it/famiglia ) e sulla Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana.  
   
   
IMPRESE ABRUZZESI: CHIODI,"PATTO CON LA BEI PER SOSTENERE L´ECONOMIA" ILLUSTRATO L´ACCORDO CHE PREVEDE 200 MLN DI FINANZIAMENTO  
 
Pescara, 21 marzo 2011 - E´ un rapporto esemplare quello che lega la Regione Abruzzo alla Bei, la Banca Europea degli Invesimenti. Lo ha definito così il vice presidente della più importante istituzione finanziaria europea, Dario Scannapieco, il 18 marzo, a Pescara, nella sede dell´Aurum, in apertura del convegno organizzato dal settore Affari della Presidenza della regione per illustrare l´Accordo quadro tra la stessa Regione Abruzzo e la Bei per il sostegno a progetti presentati da piccole e medie imprese abruzzesi. All´evento odierno hanno partecipato imprenditori e rappresentanti delle associazioni di categoria e sindacali. L´intesa, siglata poco più di un anno fa a Roma, a Palazzo Chigi, alla presenza del presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, prevede un prestito da parte della Bei di 100 milioni di euro quale provvista per gli Isitituti intermediari che sono stati individuati nella Carichieti, rappresentata dal presidente Tito Codagnone, nella Tercas, presente il vice presidente, Mario Russo, e nella Banca Nazionale del Lavoro (Bnl) rappresentata da Demetrio Guareschi. Tali istituti bancari arricchiranno, poi, il plafond con risorse proprie per un ammontare equivalente a quello messo a disposizione dalla Bei. Per cui, complessivamente, sarà mobilitato un capitale di ben 200 milioni di euro. Il presidente della Regione, Gianni Chiodi ha auspicato che "questa importante linea di sostegno alle piccole e medie imprese abruzzesi possa essere adeguatamente conosciuta e diffusa. Infatti, se questa misura dovesse trovare il "tiraggio" da parte dei beneficiari dei fondi - ha proseguito il Presidente - e cioè il sistema della imprese dovesse rilevare concreti vantaggi dall´operazione, la misura in questione potrebbe essere implementata e questo finirebbe, senza dubbio, per aprire scenari nuovi ed ulteriori con la Bei. Quindi, la collaborazione potrebbe andare ben oltre gli strumenti finanziari Jessica e Jeremy che sono stati già da tempo attivati". Un rapporto, quello tra Regione Abruzzo e la Bei che, nato appena dopo il terremoto dell´Aquila di due anni fa, ha favorito una importante sinergia tra le due istituzioni che, come ha ricordato anche il vice presidente Scannapieco, andrà sicuramente oltre questa specifica iniziativa. Determinante si è rivelato, a tal proposito, il ruolo della Regione nella fase attuativa dell´accordo che, da un lato, ha permesso di individuare gli Istituti bancari intermediari che andranno concretamente ad erogare i finanziamenti alle imprese e, dall´altro, è riuscita ad attivare una serie di incontri sul territorio con Enti locali ed altre istituzioni intermedie al fine di far conoscere i contenuti dell´intesa e le modalità di attuazione. "L´obiettivo - ha spiegato il presidente Chiodi - è quello di costruire la competitività dell´Abruzzo del futuro attraverso investimenti cospicui nei settori della cosiddetta blu-economy piuttosto che in quelli più tradizionali. Il che significherebbe essere in grado di vendere i nostri prodotti ad un prezzo sufficientemente alto per sostenere il nostro welfare". Il presidente della Regione ha, inoltre, sottolineato che "nonostante non si sia ancora usciti dalla crisi, acuita, in particolare, dal terremoto e dalle sofferenze del settore dell´automotive, il 2010 ha fatto registrare per l´Abruzzo indicatori positivi e comunque superiori alla media nazionale soprattutto in relazione all´export ad alla crescita del numero delle imprese". In ogni caso, Chiodi ha assicurato che la Regione, anche in sede di comitato di monitoraggio dell´accordo, continuerà a svolgere il suo ruolo di stimolo nei confronti del sistema delle imprese. "Infatti, - ha proseguito - se non si coglierà al volo questa occasione approfittando di prestiti a tassi fortemente agevolati, si rischia poi di incappare nella ripresa dell´inflazione che si annuncia tra un anno o al massimo un anno e mezzo". Infine, il presidente della Regione, tra le iniziative in via di defnizione con la Bei, è allo studio l´ipotesi di un prestito quadro per inizitive di efficienza energetica.  
   
   
FINANZE FVG: CREDITO D´IMPOSTA, PREMIATE IMPRESE CHE ASSUMONO  
 
 Trieste, 21 marzo 2011 - Il nuovo Regolamento sul credito d´imposta Irap messo a punto dalla Regione, a favore delle imprese regionali che mantengono, aumentano o stabilizzano l´occupazione - un intervento che vale 10 milioni di euro - è stato illustrato il 16 marzo dal presidente Renzo Tondo e dall´assessore alle Finanze Sandra Savino ai rappresentanti delle categorie economiche e delle organizzazioni sindacali, in una riunione che si è svolta a Trieste nel palazzo della Regione. ´´Questa manovra, che incide direttamente alla fonte lasciando maggiori risorse alle imprese - ha spiegato Tondo - si inserisce all´interno di una serie di provvedimenti che l´Amministrazione regionale ha messo in campo per affrontare la crisi e che, in questi due anni e mezzo, ha permesso di mantenere la coesione sociale e l´occupazione´´. Il presidente ha citato il contenimento del debito pubblico regionale, gli investimenti in infrastrutture, gli ammortizzatori sociali, il sostegno al credito delle imprese per 400 milioni di euro che, nel momento più difficile, è risultato determinante per superare la crisi. Dalla riunione con le parti sociali è emerso un giudizio sostanzialmente positivo della manovra sul credito d´imposta, soprattutto per il suo carattere ´´creativo e innovativo´´. Un provvedimento innovativo anche perché, ha ricordato Tondo, permette di introdurre meccanismi sostanziali di semplificazione e sburocratizzazione. Gli imprenditori potranno infatti ottenere il credito direttamente via computer, utilizzando la carta regionale dei servizi, oppure rivolgendosi a uno dei soggetti abilitati ad operare con l´Agenzia delle Entrate, grazie ad un accordo raggiunto dalla Regione con l´Insiel e con la stessa Agenzia. Sono state anche superate, ha confermato l´assessore Sandra Savino, le obiezioni sollevate in un primo tempo dal Governo sulla misura adottata dal Friuli Venezia Giulia. ´´Abbiamo chiarito - ha detto - che si tratta di un intervento sulla massa dell´Irap, che non tocca l´imposta in quanto tale´´. ´´Canalizzando la spesa pubblica, o meglio rimodulando le entrate e rimettendo in circolazione le risorse legate all´attività d´impresa - ha detto l´assessore Savino - si genera un circolo virtuoso con benefici visibili e immediati che si traducono non tanto in trasferimenti contributivi, che al momento graverebbero ulteriormente sul già appesantito bilancio regionale, quanto in crediti d´imposta´´. ´´In questo modo - ha aggiunto l´assessore - si sostengono le iniziative concrete e meritevoli, ovvero quelle lanciate dalle imprese che credono nella ripresa e che intendono portare avanti continuativamente un serio piano di investimenti nella nostra regione´´. Le misure introdotte dalla Regione con il nuovo regolamento sul credito d´imposta Irap sono rivolte alle imprese appartenenti a tutti i settori produttivi, compresi quelli agricolo e della pesca, e di ogni dimensione. Lo hanno confermato il presidente della Regione Renzo Tondo e l´assessore alle Finanze Sandra Savino illustrando, oggi a Trieste, il provvedimento ai rappresentanti delle parti sociali. Sono previsti in particolare due tipi di contributo, il primo rivolto espressamente alle microimprese e alle piccole imprese con 15 o meno dipendenti, il secondo a tutte le Pmi e alle grandi imprese. Nel primo caso (´´Salvaguardia del livello occupazionale´´), le piccole imprese che non hanno licenziato nei 12 mesi precedenti la data di presentazione della domanda, possono ottenere un contributo massimo fino al 20 per cento degli oneri previdenziali versati nel corso dell´anno solare 2010. Per quanto riguarda il beneficio rivolto a tutte le imprese (´´Incremento dell´occupazione e creazione di nuove opportunità di inserimento stabile in ambito lavorativo´´), possono beneficiarne quelle che assumono nuovi addetti (anche a tempo determinato, ma per almeno due anni) o li stabilizzano. In questo caso il credito d´imposta può essere commisurato, a scelta, ai costi salariali dei neoassunti (fino al 20 per cento) o agli oneri previdenziali obbligatori (fino al 30 per cento). Se vogliono ottenere il credito d´imposta, tutte le imprese devono impegnarsi a non licenziare nei due anni successivi e a non delocalizzare la propria attività nei cinque anni successivi. Nel nuovo regolamento è stata inserita anche una misura per il ´´Sostegno e conservazione dei valori tradizionali della panificazione artigiana´´. Possono beneficiarne le imprese artigiane di panificazione. L´aiuto consiste, in questo caso, nell´abbattimento dei costi energetici (fino al 20 per cento del totale), calcolati sulla bolletta annuale del 2010.  
   
   
´NDRANGHETA, FORMIGONI REPLICA A VENDOLA  
 
 Milano, 21 marzo 2011- ´Nichi Vendola, in evidente asfissia per drammatico decremento di consensi elettorali, cerca visibilità a tutti i prezzi ricorrendo spesso all´insulto. Nichi Vendola, che evidentemente sa poco di sanità finge di non sapere che, se un infermiere si reca a trovare un malato, il presidente di Regione non commette né reato né inadempienza né leggerezza alcuna, anche se questo malato si rivelasse poi essere un malavitoso´. E´ quanto afferma il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni in replica al presidente della Regione Puglia. ´Invece - prosegue Formigoni - un presidente di Regione, nel caso Nichi Vendola, dovrebbe decidersi a rispondere alla domanda che gli pongo da 10 giorni. E cioè: come mai il suo ex assessore Tedesco ha ricevuto una richiesta d´arresto per l´imputazione di un reato commesso in perfetta solidarietà con il presidente Vendola, mentre lui non ha ricevuto nemmeno un avvisetto di garanzia?´.  
   
   
ROSSI: “SULLA PIANA DOBBIAMO DECIDERE TUTTI INSIEME, ALLA REGIONE TOSCANA COMPETE DARE INDIRIZZI”  
 
Firenze, 21 marzo 2011 – “La Toscana è abituata a discutere, non si spaventa delle polemiche, ma i nodi vanno risolti. In giunta abbiamo prodotto un documento importante, su un tema di cui si discuteva da decenni, che abbiamo consegnato al Consiglio regionale. Non abbiamo bloccato alcunchè, e risponderemo a tutti. Quando si fa una discussione vera, nell’interesse superiore del bene comune, le istituzioni e il loro prestigio ne escono rafforzate.” Così il presidente della Regione, Enrico Rossi, sulla variante al Pit (il piano integrato territoriale) riguardante la “piana”, sul quale stamani era convocato un consiglio regionale straordinario su richiesta della Pdl. “Sono nodi complessi e complicati – ha detto Rossi – ma dobbiamo risolverli perchè non dobbiamo perdere l’occasione di costruire in Toscana il terzo polo aeroportuale italiano, ne assumerci la responsabilità di un declassamento. Tuttavia trovo che non si debba ridurre tutto alla questione dell’aeroporto, abbiamo una grande area da consegnare alle generazioni future e dobbiamo, in una visione partecipata che coinvolge tutti, i Comuni e le due Province, fare pianificazione urbanistica per tutta la zona che va dall’Ombrone pistoiese fino a Firenze. Una zona che comprende anche una vasta zona agricola, di grande pregio, non solo l’aeroporto, e che comprende anche aree archeologiche. D’altronde oggi, che i confini dei Comuni sono superati tutti i giorni dai cittadini, una visione d’insieme ci deve essere. Certo, dobbiamo tutelare le aree intonse, ma questo non può significare stare fermi. Io la vedo così.” Rossi ha poi sottolineato che la Regione in questo ambito “Ha le sue prerogative, che sono quelle di dare un indirizzo”. Ed ha anche ribadito che per quanto riguarda Castello: “La Regione ha riconfermato gli 80 ettari di parco. Non siamo contro la cittadella viola – ha detto il presidente – ma in quella zona 80 ettari sono vincolati a parco e prima o poi andranno piantati gli alberi”. Durante il suo intervento Rossi ha anche annunciato che in tempi rapidi verrà presentato il Prs, il piano regionale di sviluppo, del quale è stato già presentato il preliminare.  
   
   
COMUNI FOGGIANI ALLA VERIFICA DEI PIANI SOCIALI DI ZONA CON LA REGIONE  
 
Bari, 21 marzo 2011 – Oggi dalle 09.30 presso la sala conferenze dell’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Foggia in via Fuiani, si svolge l’incontro tra i tecnici dell’Assessorato al Welfare della Regione Puglia, gli amministratori e i tecnici degli Ambiti territoriali sociali in provincia di Foggia e della Bat, i rappresentanti regionali e provinciali delle Organizzazioni Sindacali e dell’Anci Puglia. Oggetto dell’appuntamento sarà un focus di approfondimento sull’attuazione dei Piani Sociali di Zona a circa un anno dall’approvazione delle programmazioni sociali predisposte in maniera concertata da tutti gli Ambiti d’intesa con i soggetti del territorio (sindacati appunto, terzo settore ed altri Enti chiamati in causa per la costruzione del sistema di welfare locale), e dopo che la Regione Puglia ha erogato la gran parte delle risorse finanziarie che finanziano il triennio 2010-2012 dei servizi sociali dei Comuni interessati. Proprio nel periodo in cui sono in corso le procedure di erogazione, da parte della Regione Puglia, di tutti i fondi previsti per l’attuazione dei Piani Sociali di Zona in favore degli Ambiti e nelle more di attivare un monitoraggio complessivo sull’attuazione dei servizi sul territorio, la Regione Puglia ha inteso promuovere un ciclo di incontri territoriali, tra cui appunto quello di Foggia di lunedì prossimo, tesi a fare il punto su una serie di questioni rilevanti inerente l’attuazione dei Piani. In particolare durante l’incontro si potranno approfondire diversi aspetti di rilievo quali: l’effettiva organizzazione degli Uffici di Piano; lo stato dell’arte dei servizi già attivati e la loro continuità rispetto al precedente ciclo di programmazione; lo stato di raggiungimento degli Obiettivi di Servizio fissati a livello regionale attraverso il Piano Regionale delle Politiche Sociali 2009/2011 (Dgr 1875/2009); la verifica delle procedure connesse con l’attuazione degli interventi a regia regionale (Assegno di Cura, Assistenza indiretta personalizzata e Prima dote per i novi nati); la verifica delle procedure di attivazione a livello territoriale delle Pua e delle Uvm per l’accesso ai servizi ad integrazione sociosanitaria; le modalità di organizzazione e funzionamento degli Uffici di Piano di Ambito territoriale in linea con le indicazioni regionali. L’assessore Gentile, che parteciperà a tutte le fasi dell’incontro, intende porre in evidenza le principali criticità nell’attuazione dei Piani Sociali di Zona che proprio in alcune realtà territoriali si concentrano, ma anche rendere evidenti tante buone pratiche che potrebbero essere mutuate dagli ambiti eccellenti per dare concreta attuazione alla rete dei servizi sociali che i cittadini attendono e che proprio in questa fase diventano essenziali.  
   
   
FORMAZIONE FVG: POSITIVI INTERVENTI PER BENEFICIARI DI AMMORTIZZATORI SOCIALI  
 
Trieste, 21 marzo 2011 - ´´Gli interventi formativi promossi dall´Amministrazione regionale nel corso del 2010 e negli ultimi mesi del 2009, da quando cioè è stata adottata l´obbligatorietà della formazione per i beneficiari degli ammortizzatori sociali in deroga - fa notare l´assessore regionale a Lavoro e Formazione Angela Brandi - hanno riguardato 9.415 intestatari di tali benefici. Si tratta di un numero certamente significativo che speriamo possa essere migliorato nel corso del 2011 in particolare per quanto attiene ai lavoratori disoccupati e quelli beneficiari di cassa integrazione straordinaria e in mobilità non in deroga´´. La quota maggiore dei 9.415 lavoratori beneficiari degli ammortizzatori in deroga, sottolinea l´assessore, risiede nella provincia di Udine con 4.222 unità (44,8 per cento del totale), mentre in provincia di Pordenone i beneficiari di azioni formative hanno raggiunto i 2.053 (21,8). Nell´isontino gli utenti presi in carico dal sistema di formazione sono pari a 1.346 (14,3); nel comprensorio triestino raggiungono il valore di 1.397 (14,8). Dal punto di vista della distribuzione per genere la quota di utenza femminile presenta un´incidenza complessiva del 39,8 per cento. Il dato più elevato si raggiunge nella provincia di Udine, dove il valore tocca il 46 per cento, similmente a quanto si registra nella provincia di Pordenone (43,2), mentre appare assai più contenuta nei territori di Gorizia (28,7) e di Trieste (28,6). Circa gli aspetti riguardanti la quota dei lavoratori stranieri coinvolti nelle attività formative, essi sono 1.302. La composizione dell´utenza per titolo di studio: in termini generali si osserva come il titolo di studio maggiormente rappresentato continui ad essere costituito dalla licenza di scuola media. Al secondo posto si collocano i lavoratori che hanno conseguito il diploma di scuola superiore con il 32,1 per cento. Ancora assai distanti in termini percentuali dai primi due, con un distacco che è andato crescendo, si pongono sia il diploma di qualifica professionale (14,8), sia la licenza elementare (4,4). I laureati sono il 5,9 per cento del totale degli iscritti. Più contenuti in termini percentuali risultano i lavoratori sprovvisti di titolo di studio (1,3) mentre costituiscono una quota residuale coloro che risultano essere in possesso di un dottorato di ricerca (7, pari allo 0,1). Tra i lavoratori dipendenti gli operai, subalterni e assimilati rappresentano la quota maggiormente cospicua, con 5.680 casi, pari al 65,9 per cento, a fronte della categoria degli impiegati (25,8), seguita da quella degli apprendisti (6,8). Nei quindici mesi considerati le aziende di appartenenza degli utenti risultano ammontare complessivamente a 1.075. Considerando la distribuzione dei lavoratori in formazione per classe dimensionale delle aziende di appartenenza, si osserva come la classe maggiormente rappresentata è costituita dal raggruppamento da 50 a 249 addetti, che a oggi assorbe il 17,9 per cento dei soggetti. I lavoratori in formazione si distribuiscono in modo piuttosto omogeneo entro l´intero spettro delle classi dimensionali, dalla minore che racchiude le imprese tra 1 e 5 addetti, sino alla classe che raggruppa le aziende con oltre 500 addetti. Tra i settori produttivi maggiormente interessati dalle attività formative, osserva l´assessore Brandi, si distingue il settore manifatturiero, che ad oggi pesa per il 46,4 per cento degli occupati in formazione, mentre gli ulteriori settori maggiormente consistenti sono rappresentati dal commercio all´ingrosso e dettaglio, riparazione auto e motoveicoli, che incide per il 15, mentre le altre attività di servizi si collocano al 16,2 per cento. All´interno del settore manifatturiero spicca il comparto della fabbricazione di prodotti in metallo, con 984 utenti pari al 23,5 per cento del settore, mentre il comparto metallurgico perde una parte del proprio peso relativo rispetto al recente passato, attestandosi sul 12,7. Il comparto del legno nel suo complesso, mobili inclusi, incide per il 20,5 per cento sull´intero settore manifatturiero, interessando a oggi 874 lavoratori in formazione. In crescita anche il settore tessile, che sale per incidenza al 15,7 per cento, giungendo a contare 657 utenti. Tra l´ottobre del 2009 e il dicembre 2010 sono stati promossi 2.772 corsi di formazione. La distribuzione delle attività corsuali per provincia della sede di erogazione evidenzia una sostanziale stabilità nel medio periodo. In provincia di Udine sono stati promossi ad oggi 1.344 corsi di formazione, pari al 48,5 per cento dello sforzo complessivo, mentre in provincia di Pordenone si sono avviati 773 corsi, pari al 27,9 dell´offerta regionale. Nell´area giuliana la quota percentuale raggiunta dagli interventi formativi fa segnare il 12,7 per cento, mentre nell´Isontino si assiste a una stabilizzazione delle attività di formazione sul valore dell´11 per cento. Sotto il profilo della distribuzione delle attività corsuali per settore formativo, gli interventi oggetto di una maggiore richiesta da parte dell´utenza sono riconducibili a tre ambiti specifici. Si tratta innanzitutto del settore della sicurezza sui luoghi di lavoro, con 485 corsi (26,8 per cento), a seguire troviamo il settore informatico con l´avvio di 466 corsi, pari al 25,8 per cento dell´offerta formativa complessiva, mentre in terza posizione si attestano i lavori d´ufficio, con 279 interventi pari al 15,4 per cento del totale. La distribuzione dei lavoratori occupati in formazione per classe dimensionale delle aziende di appartenenza indica come il raggruppamento prevalente sia costituito dalla classe da 50 a 249 addetti, che attualmente comprende il 42,4 per cento dei lavoratori. Le classi ulteriori si collocano rispettivamente su una forbice non molto ampia. La classe da 16 a 49 addetti, insieme a quella da 500 addetti copre il 15,2 per cento degli utenti, la classe da 250 a 499 assorbe il 12,1 e infine la classe da 10 a 15 addetti pesa per il 9,1. L´analisi della distribuzione dei lavoratori in formazione per settore produttivo delle aziende di appartenenza fa emergere come la quasi totalità dei lavoratori occupati coinvolti nelle azioni formative appartenga ad imprese riconducibili al settore dell´industria manifatturiera. Si tratta infatti di 26 soggetti su 33, pari al 78,8 per cento. I settori formativi maggiormente interessati risultano essere quello dei lavori d´ufficio, che attualmente raccoglie il 41,1 per cento del totale delle attività, con 185 misure erogate, mentre quello della distribuzione commerciale è stato interessato da un processo di forte espansione che lo colloca al 13,3. La meccanica e metallurgia conta ad oggi 57 interventi avviati, pari al 12,7 per cento. Quanto alle linee di finanziamento utilizzate a sostegno delle attività formative, tutte a valere sull´Asse 2 - Azione 33 - Piano d´azione per la ricollocazione lavorativa dei disoccupati dell´Obiettivo 2 Fse, dei 423 interventi avviati, 183 (94 per cento) sono stati realizzati mediante la formula delle Work Experiences (in crescita nel medio periodo), 18 grazie alla formazione per gruppi omogenei, 8 mediante lo sviluppo di corsi di qualifica di base abbreviata. ´´Nel complesso - conclude l´assessore Brandi - è stato raggiunto un risultato importante in termini di partecipazione alle attività formative e di rafforzamento dell´occupabilità dei lavoratori che a vario titolo sono stati coinvolti per le crisi occupazionali nell´utilizzo degli ammortizzatori sociali. Un risultato che peraltro non è totalmente soddisfacente relativamente alle scelte formative e che pertanto richiede un ulteriore rafforzamento nel corso del 2011 verso un più mirato orientamento formativo degli interventi anche attraverso un più attivo ruolo delle imprese per riuscire a indirizzare la scelta formativa secondo i fabbisogni del mercato.  
   
   
REGIONE ABRUZZO: CALAMITÀ, NO AD AUMENTO DI TASSE REGIONALI INVITO ALLA MOBILITAZIONE A FAVORE PROVINCIA DI TERAMO  
 
 L´aquila, 21 marzo 2011 - L´assessore regionale Gianfranco Giuliante interviene sulla modifica Decreto legge n. 225 e invita alla mobilitazione del territorio e delle istituzioni in difesa del ristoro fondi per la Provincia di Teramo. "La Regione Abruzzo - afferma l´assessore - non esclude di sollevare questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte per la palese ingerenza del Governo in materia di competenza regionale. L´aggiunta dei commi 5 quater e 5 quinques all´art. 5 del decreto N. 225, sembra condizionare la possibilità per le Regioni, di accedere al fondo nazionale ´solo dopo´ l´assunzione di aumenti di imposte e tributi regionali. Ipotizzare la necessità di rimodulazione del bilancio, imporre l´utilizzo della tassazione, e sinanco l´entità della previsione di aumento delle accise della benzina, per fronteggiare i danni per calamità naturali, estendere il sindacato del Mi.s.e. (Ministero Sviluppo ed Economia) alla concertazione sulla possibilità di spendere fondi propri, dà l´idea dell´ingerenza inaccettabile sulla sfera delle competenze regionali. L´art. 127 della Costituzione al secondo comma esplicita che ´la Regione quando ritenga che una legge o atto avente valore di atto di legge leda la sua sfera di competenze può promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte Costituzionale entro 60 giorni dalla pubblicazione della legge o atto avente valore di legge´. La Regione Abruzzo sta vivendo la stagione del risanamento, paga il conto per errori commessi in passato; un conto salato, che è ´comunque addebitabile alla politica´, e ha un bilancio prosciugato da un risanamento non più rinviabile. Questa premessa, per dire, che non consentiremo ad alcuno di imporci anche una ´tassa sulle disgrazie´. Ipotesi che chiediamo di denegare attraverso una interpretazione di norme non chiare e che per esser applicata richiede decreti attuativi non ancora emessi. Alla luce di quanto sopra, riteniamo indispensabile una mobilitazione del territorio e delle istituzioni per un fronte comune che imponga una rivisitazione complessiva della filosofia tremontiana almeno in tema emergenziale e/o escluda l´applicabilità di dette norme ad eventi verificatesi prima dell´emissione dei decreti attuativi e in assenza di linee guida per l´applicazione della nuova procedura. Per il futuro, se non si riuscirà a cambiare questa impostazione, altro non si potrà fare che attivare un ´fondo preghiere´ come unica risorsa che - evitando a monte la calamità - non ci costringerà al dissesto.  
   
   
ALLONTANATE 3 FAMIGLIE CHE HANNO VIOLATO REGOLAMENTO PREFETTO. RISPETTO DELLE REGOLE ED ENTRO APRILE SI CHIUDE. 6500 ROM SE NE SONO ANDATI DA MILANO GRAZIE A POLITICA DI RIGORE DEL COMUNE, MARONI SI DIA UNA MOSSA PER ACCELERARE DDL SU RIMPATRIO NULLAFACENTI COMUNITARI RECIDIVI  
 
Milano, 21 marzo 2011 - “Tre famiglie rom romene, composte complessivamente da 13 persone, che risiedevano in container al campo autorizzato di Triboniano, sono state allontanate a seguito di un intervento della Polizia Locale supportato da Polizia di Stato e Carabinieri. Il provvedimento è stato adottato a seguito della revoca dell’assegnazione per violazione al regolamento prefettizio. In particolare un nucleo aveva abbandonato la struttura senza dare alcuna comunicazione e gli altri due erano stati diffidati due volte per furto di energia elettrica e per avere ospitato abusivi”. Lo dichiara il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato. “Triboniano deve chiudere entro aprile -spiega De Corato – come ha recentemente assicurato il prefetto che è, lo ricordo, il commissario all’emergenza rom. Ma lì seguitiamo a fare rispettare le regole. Recentemente, nelle motivazioni di rigetto del ricorso sul presunto carattere discriminatorio del censimento, un giudice per la prima volta ha scritto che la ‘massiccia’ presenza dei nomadi nei campi viene associata a ‘un’evidente situazione di degrado igienico-sanitario’ e di ‘conseguente all’allarme sociale’. E’ chiaro che la politica di rigore adottata dal Comune va seguita a una politica di rimpatri. Occorre pertanto che il ministro Maroni si dia una mossa e provveda a fare accelerare l’iter del ddl presentato al consiglio dei Ministri lo scorso novembre. E che prevede finalmente allontanamenti coatti per i rom nullafacenti recidivi. Ha ragione il sindaco Alemanno a invocare l’urgenza di questa legge”. “Milano – prosegue De Corato – grazie a 435 sgomberi ha ridotto la presenza di nomadi abusivi negli ultimi tre anni da 8.000 in città a 1.500 in tutta la provincia, come ha dichiarato il prefetto Gian Valerio Lombardi. Ma occorre un giro di vite sui comunitari nullafacenti che violano la direttiva europea sul diritto di soggiorno oltre tre mesi. E i rimpatri coatti dei ‘recidivi’ consentirebbero un’ulteriore diminuzione di presenze dei comunitari ‘irregolari’”. “La Polizia Locale di Milano, su mia disposizione, - sottolinea De Corato - ha cominciato sin dalla fine del mese di luglio 2007 ad attivare procedure identificative di stranieri comunitari nullafacenti (dai rom presenti nei campi irregolari ai questuanti ai semafori) che dopo tre mesi, come prescrive la direttiva, non dispongono di mezzi di autosostentamento e non si sono registrati all’anagrafe. Identificazioni che proseguono tuttora accompagnate da richieste di rimpatrio sottoposte al vaglio della Prefettura. Dunque c’è un impegno di lunga data”.  
   
   
FVG: SIGLATO PROTOCOLLO PER LE ADOZIONI INTERNAZIONALI  
 
Trieste, 21 marzo 2011 - È stato firmato il 18 marzo a Trieste il Protocollo in materia di adozioni internazionali che si pone l´obiettivo di creare un sistema integrato e coordinato in grado di svolgere un´efficace azione di sostegno e accompagnamento sia ai minori che cercano una nuova famiglia, sia alle coppie le quali, con scelta libera e responsabile, si offrono per adottare un bimbo straniero. Il documento è stato condiviso tra i diversi attori che operano in questo delicato settore: in primis la Regione che, come ha detto l´assessore alla Salute e Politiche sociali Vladimir Kosic, era chiamata a stimolare la nascita di una rete di servizi che possano operare in sinergia e senza sovrapposizioni; e quindi Servizi sociali dei Comuni, Consultori familiari delle Aziende sanitarie, Magistratura minorile, Terzo settore; senza escludere l´Ufficio Scolastico Regionale in considerazione del fatto che l´età dei bambini adottati dal 2000 è in crescita - oggi sei anni di media - e, oltre a quello dell´integrazione nella nuova famiglia, c´è spesso da affrontare anche il tema, delicato, dell´inserimento scolastico. Con oltre 4mila coppie che nel 2010 si sono rese disponibili a diventare padre e madre di un bimbo straniero, l´Italia è al secondo posto al mondo, dietro agli Stati Uniti, come numero di adozioni, che in Friuli Venezia Giulia, sempre lo scorso anno, sono state 75. Il Protocollo, firmato, oltre che dall´assessore Kosic, dal presidente del Tribunale per i minorenni Paolo Sceusa, dal Procuratore capo Dario Grohmann, dal direttore dell´Ufficio Scolastico Regionale Daniela Beltrame, dai direttori delle Aziende Sanitarie, e dai rappresentanti delle tre associazioni autorizzate ad operare in regione (´I Fiori semplici´ Onlus, ´International Adoption´ e ´Adozioni senza frontiere´ Onlus), getta dunque le basi per mettere in stretta relazione i diversi attori; per lubrificare ingranaggi che devono muoversi senza intoppi, ha precisato Sceusa. Soggetti, istituzionali e non, i quali, ciascuno con il proprio bagaglio di esperienze e professionalità, dovranno concorrere a facilitare il percorso dell´adozione, che in genere è lungo e tortuoso, non privo di difficoltà legate anche alle norme dei paesi di provenienza dei bimbi, e impegnativo anche sotto il profilo economico. Un sostegno che ha inizio con la valutazione dei potenziali genitori, per selezionare le coppie più adatte e per aiutarle a riflettere sulla propria scelta, che prosegue con il primo contatto, dove comincia a fondersi il rapporto e che culmina con l´accoglienza, da cui dovrà generarsi un legame intimo e duraturo, non inferiore a quello fondato sull´appartenenza biologica. Attraverso il raccordo tra tutti i diversi soggetti coinvolti si crea un sistema di riferimento coerente che offre certezza ai diritti di ciascuno, ha aggiunto Kosic, evidenziando che il protocollo è stato fortemente voluto dal presidente della Regione Renzo Tondo e dalla sua famiglia, da anni attivamente impegnati su questo fronte. Kosic ha anche ricordato come la Regione possa aiutare le famiglie grazie ad un Fondo che può contare su 900mila euro all´anno complessivi (i contributi vengono materialmente erogati tramite i Servizi sociali dei Comuni), cui si aggiungono 500mila euro a favore delle Aziende. Possibile anche, sul piano fiscale, la deducibilità dal reddito imponibile della metà delle spese certificate.